Fedoro

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KatherinE Applegate per Jackson e la sua famiglia è un momento difficile. Non ci sono i soldi per l’affitto, il frigo è sempre vuoto e Jackson ha una gran paura che prima o poi saranno Un giorno però arriva Fedoro, un misterioso gattone surfista, dotato di ombrellino di plastica giallo e rosa e di una folta, morbidissima coda. Chi è davvero Fedoro? Perché appare e scompare a piacimento? E soprattutto, perché non miagola, ma parla?

katherine applegate è autrice della serie best seller degli Animorphs e di L’unico e insuperabile Ivan, con il quale ha vinto la prestigiosa Newbery Medal nel 2013. Vive nel nord della California con suo marito e i loro due bambini.

€ 13,50

ISBN 978-88-6966-109-9

www.castoro-on-line.it

9 788869 661099

Fedoro

costretti a lasciare la loro casa. Un’altra volta.


Fedoro di Katerine Applegate Traduzione di Mara Pace © 2016 Editrice Il Castoro Srl viale Andrea Doria 7, 20124 Milano www.castoro-on-line.it info@castoro-on-line.it

Pubblicato per la prima volta con il titolo Crenshaw da Feiwel and Friends, un Imprint di Macmillan. Used with the permission of Pippin Properties Inc. through Rights People, London. Copyright © 2015 by Katherine Applegate Copertina: immagine © 2015 Erwin Madrid; design di Rich Deas e Liz Dresner

ISBN 978-88-6966-109-9


katherine applegate

traduzione di mara pace



per Jake



Dr Sanderson: «Pensaci bene, Down. Non conoscevi qualcuno, un tempo, da qualche parte, che si chiamava Harvey? Hai mai conosciuto qualcuno che portasse quel nome?» Elwood P. Dowd: «No, no, nessuno, Dottore. Forse è per questo che ci spero così tanto.» – Mary Chase, Harvey (1944)



PRIMA PARTE Una porta serve per aprire

– una buca serve per scavare primo libro delle prime definizioni scritto da Ruth Krauss illustrato da Maurice Sendak



1 Il gatto che faceva surf era strano da molti punti di vista. Punto numero uno: Era un gatto che faceva surf. Punto numero due: Indossava una maglietta. Sopra c’era scritto il gatto regna, il cane rogna. Punto numero tre: Stringeva tra le zampe un ombrello chiuso, come se avesse paura di bagnarsi. Il che, a pensarci bene, dovrebbe essere l’ultima delle preoccupazioni per un surfista. Punto numero quattro: Nessun altro in spiaggia sembrava vederlo. Aveva preso una bella onda, e la cavalcava con sicurezza. Ma quando si è avvicinato alla spiaggia, ha commesso l’errore di aprire l’ombrello. Una folata di vento l’ha sbalzato in cielo. Per un soffio non è finito contro un gabbiano. Nemmeno il gabbiano sembrava essersi accorto di lui. Il gatto si librava sopra di me come una mongolfiera pelosa. Ho guardato in alto. Lui ha guardato in basso. Mi ha salutato agitando la zampa. 3


Aveva il pelo bianco e nero, come un pinguino. Con quello smoking peloso, sembrava diretto a una festa elegante. C’era qualcosa di terribilmente familiare, in lui. «Fedoro», ho sussurrato. Mi sono guardato intorno. La gente in spiaggia costruiva castelli di sabbia, giocava a frisbee o andava a caccia di granchi. Nessuno guardava il gatto che si librava in cielo con l’ombrello e la tavola da surf. Ho chiuso forte gli occhi e ho contato fino a dieci. Lentamente. Dieci secondi mi sembravano un tempo ragionevole per smettere di essere matto. Mi girava la testa. A volte mi capita, quando ho troppa fame. E non mangiavo nulla da quella mattina. Quando ho riaperto gli occhi, ho sospirato di sollievo. Il gatto se n’era andato. Il cielo era vuoto e sconfinato. Zap. L’ombrello si è piantato nella sabbia a pochi centimetri dai miei piedi, come un gigantesco dardo. Era di plastica gialla e rossa, punteggiato di topolini sorridenti. Sul manico spiccava una scritta a pastello: questo parapioggia appartiene a fedoro. Ho chiuso di nuovo gli occhi. Ho contato fino a dieci. Li ho riaperti: l’ombrello – o il parapioggia, qualsiasi cosa fosse – era sparito. E con lui anche il gatto. 4


Era la fine di giugno, calda e piacevole, eppure ho rabbrividito. Mi sono sentito come in quel breve istante prima di tuffarsi in piscina, nel punto dove l’acqua è più profonda. Ero in viaggio per un altro luogo. Non ero ancora arrivato. Ma sapevo già che non c’era modo di tornare indietro.

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2 Il fatto è questo: non sono uno da amici immaginari. Dico sul serio. Quest’autunno vado in quinta. Alla mia età è meglio non passare per matto. Mi piacciono i fatti. Da sempre. Le cose vere. Tipo due-più-due-uguale-quattro. O tipo i-cavolini-di-Bruxelles-puzzano-di-calzini-sudati. Sì, okay, forse la seconda è solo un’opinione. Peraltro non ho mai assaggiato un calzino sudato, quindi potrei sbagliarmi. Per gli scienziati contano i fatti, e io da grande voglio fare lo scienziato. Più di tutto mi interessano i fatti sulla natura. Quelle notizie curiose che ti fanno dire: Non posso crederci. Per esempio, sapete che un ghepardo può superare i centodieci chilometri all’ora? O che uno scarafaggio può sopravvivere senza testa per più di due settimane? O che una lucertola cornuta spruzza sangue dagli occhi quando si arrabbia? 6


Voglio diventare zoologo. Non sono ancora sicuro della specializzazione. Al momento mi piacciono molto i pipistrelli. Anche i ghepardi, i gatti, i cani, i serpenti, i ratti e i lamantini. Sono tutte possibilità. Mi piacciono anche i dinosauri, escluso il fatto che sono tutti morti. Per un po’ di tempo, la mia amica Marisol e io abbiamo pensato che saremmo diventati paleontologi e che saremmo andati in cerca di fossili di dinosauro. Lei seppelliva nel recinto di sabbia del suo giardino le ossa di pollo avanzate a cena, così potevamo esercitarci a scavare. Quest’estate ci siamo trovati un lavoretto: portiamo a spasso i cani degli altri. A volte, quando siamo a passeggio con i cani, ci scambiamo qualche curiosità sugli animali. Ieri mi ha raccontato che un pipistrello può mangiarsi fino a milleduecento zanzare in un’ora. I fatti sono decisamente meglio delle storie. Una storia non la puoi vedere. Non la puoi tenere in mano né misurarla. A dire il vero non puoi tenere in mano nemmeno un lamantino. Ma non importa. Se ci pensate, le storie non sono altro che bugie. E io detesto quando mi dicono le bugie. Non mi è mai piaciuto nemmeno giocare a far-fintache. Quando ero piccolo, non mi vestivo da Batman, non 7


parlavo con gli animali impagliati e non avevo paura dei mostri sotto il letto. I miei genitori dicono che, quando ero alla scuola materna, una volta me ne sono andato in giro a raccontare che ero il sindaco della Terra. Ma è stato solo per un paio di giorni. Certo, ho avuto la mia fase Fedoro. Ma a un sacco di bambini capita di avere un amico immaginario. Una volta i miei genitori mi hanno portato al centro commerciale per farmi incontrare il coniglio pasquale. Eravamo su un prato di erba finta, vicino a un gigantesco uovo finto che spuntava da un altrettanto gigantesco cestino finto. Quando è arrivato il mio turno di mettermi in posa per la foto con il coniglio, ho scoccato un’occhiata alla zampa e gliel’ho strappata. Dentro c’era la mano di un uomo. Con una fede d’oro e qualche ciuffo di peli biondi. «Quest’uomo non è un coniglio!», ho gridato. Una bambina è scoppiata in un pianto dirotto. Il responsabile del centro commerciale ci ha mandati via. Non mi hanno regalato il cestino con gli ovetti di zucchero e nemmeno la fotografia con il coniglio finto. Quella volta ho capito una cosa importante: non tutti vogliono sentirsi dire la verità.

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3 Dopo l’incidente con il coniglio pasquale, i miei genitori hanno cominciato a preoccuparsi. Se si escludevano i due giorni come sindaco della Terra, non sembravo un bambino di grande immaginazione. Avevano paura che fossi troppo adulto. Troppo serio. Il papà si domandava se non dovesse leggermi più fiabe. La mamma si domandava se non dovesse impedirmi di guardare tutti quei documentari naturalistici in cui gli animali si sbranavano a vicenda. Hanno chiesto consiglio anche alla nonna. Volevano sapere se mi comportavo troppo da adulto per la mia età. Lei ha detto che non dovevano preoccuparsi. Per quanto adulto potessi sembrare, ha detto, era solo una fase: di sicuro l’avrei superata con l’arrivo dell’adolescenza.

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KatherinE Applegate per Jackson e la sua famiglia è un momento difficile. Non ci sono i soldi per l’affitto, il frigo è sempre vuoto e Jackson ha una gran paura che prima o poi saranno Un giorno però arriva Fedoro, un misterioso gattone surfista, dotato di ombrellino di plastica giallo e rosa e di una folta, morbidissima coda. Chi è davvero Fedoro? Perché appare e scompare a piacimento? E soprattutto, perché non miagola, ma parla?

katherine applegate è autrice della serie best seller degli Animorphs e di L’unico e insuperabile Ivan, con il quale ha vinto la prestigiosa Newbery Medal nel 2013. Vive nel nord della California con suo marito e i loro due bambini.

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