T om A ngleberger
I P ersonaggi T empofosco
l ’ ereditiera
e ospiti
i giornalisti
della storia
i domestici
guardie e ladri
1 Dove il corsetto di Milady viene allentato... Questo libro è talmente pieno di cose emozionanti – un diamante rubato, degli stallieri spioni, un famoso detective, la scomparsa di una parrucca preziosa, amore, bignè ai sottaceti, il Male in persona, le trame oscure dei pirati Senzavascello – che si direbbe un vero peccato cominciare dalla biancheria per signore. Tuttavia, si dà il caso che proprio la biancheria per signore sia all’origine di queste Meraviglie Inaudite (con la sola eccezione, forse, dei bignè). Il capo in questione è quel fastidioso indumento che va sotto il nome di “corsetto”. Un corsetto è una specie di canottiera dotata di cinghie, lacci, stringhe e stecche di balena. Ai tempi delle carroz-
ze trainate da cavalli e delle parrucche incipriate, c’erano donne – ma anche uomini – che si infilavano dentro ai corsetti, i quali strizzavano e premevano le loro carni fino a farle sembrare magre come acciughe. Immaginate di farvi strizzare a quel modo giorno dopo giorno, anno dopo anno: c’è di che far incattivire la più gentile delle signore. E ora immaginate l’effetto su una donna come Lady Tempofosco, che era già una belva di suo. La nostra storia ha inizio un mattino, quando il corsetto aveva già trasformato da tempo Lady Tempofosco in una delle peggiori persone al mondo. Per qualche misteriosa ragione, tuttora ignota, quel mattino Milady decise che non si sarebbe lasciata strizzare. «Oggi non così stretto, Parmelia», disse Lady Tempofosco mentre la sua vecchia cameriera tirava i lacci del corsetto. La vecchia Parmelia restò di stucco, e non era certo tipo da lasciarsi impressionare facilmente. Per la precisione, erano passati ben diciassette anni dall’ultima volta che aveva espresso sorpresa, in un modo o nell’altro. Ma d’altronde, nella sua lunga memoria, non c’era stato un solo giorno in cui Milady non avesse voluto il corsetto il più strizzato possibile. Pur essendo un’esile vecchina, Parmelia era in grado di stringere i lacci più forte di un boia con il capestro. Ma oggi era diverso e così la domestica, delusa, rinunciò al solito strattone deciso e si limitò a una tiratina poco convinta. 12
«Ah, così mi sento molto meglio, Parmelia!», commentò Lady Tempofosco. Tra il termine della vestizione e il tragitto fino all’armadio della biancheria nell’ala ovest del castello, la vecchia Parmelia aveva impiegato venti minuti buoni prima di raggiungere la cucina per sovrintendere alla preparazione della Crostata alla frutta destinata alla colazione di Lady Tempofosco. Eppure, erano bastati quei venti minuti appena perché la notizia della Meraviglia Inaudita del corsetto allentato circolasse per tutto il Castello di Tempofosco, agitando l’aria immobile del maniero, dai sotterranei fin sulla torre. Fra i membri della servitù aleggiava la sensazione che, per esempio, avrebbero potuto anche pulirsi il naso con la manica senza incorrere nella punizione prevista (in questo caso, il licenziamento). I servi si sentirono autorizzati a prendersela un po’ più comoda, le cameriere a strofinare i pavimenti con meno lena del solito. E le ferree regole che governavano la cucina apparvero d’un tratto un pochino... arrugginite. Quando finalmente fu in cucina, Parmelia constatò che nessuno stava impastando la Crostata alla frutta destinata alla colazione di Lady Tempofosco. Per la vecchia domestica fu un secondo shock. Il motivo dell’assenza della cuoca era Gianni Mezzotegame, lo sguattero di cucina più insulso di tutto il castel13
lo, il più infimo. La cuoca, Miss Selvaggia Verafuria, si era vista costretta a picchiarlo per l’ennesima volta. Gianni aveva rovesciato una catasta di legna alla rinfusa accanto alla stufa. Sia mai! La legna andava appoggiata accanto alla stufa pezzo per pezzo, con grande cura e senza emettere suono. Non appena sentì il rumore della cascata di legna che rovinava a terra, la cuoca aveva abbandonato la Crostata alla frutta in favore di un cucchiaio di legno, che usò per picchiare ripetutamente il giovane Mezzotegame sulla testa. «Scansafatiche, scansafatiche che non sei altro!», aveva tuonato Miss Verafuria, una donna di mezza età con una cattiveria in corpo che dimostrava almeno duecento anni. I capelli neri le ricadevano selvaggiamente sul volto furioso mentre agitava il cucchiaio di legno sullo sguattero. «Brutto scimmione coperto di verruche!» Ma attenzione, lettore: non farti fuorviare dalle crudeli parole di Miss Verafuria. È vero che Mezzotegame era stato un tantino maldestro con la legna. C’è da dire però che stiamo parlando dell’eroe della nostra storia, e per amor di giustizia dobbiamo precisare che il giovane era mal pagato e maltrattato in cambio dei suoi servigi, consistenti perlopiù nel lavaggio dei piatti, cosa che in genere faceva piuttosto bene. E ti prego di non giudicarlo nemmeno dalle apparenze! I suoi vestiti erano sudici perché non ne aveva di ri14
cambio e lavorava in una cucina coperta d’unto. I capelli castani erano spettinati perché non possedeva né pettine né spazzola. La testa ciondolava un po’, il naso era piuttosto buffo e le labbra un tantino sporgenti, semplicemente perché era fatto così. Ma era un ragazzo sveglio e decisamente amichevole, anche se è difficile che tali qualità emergano quando sei inchiodato a una cucina rovente, sporca e fumosa ogni santo giorno. «La prego, smetta di colpirmi con quel cucchiaio, Miss Verafuria!», implorò Gianni. Lo vedi, lettore? Lui era educato e a modo, anche in quelle circostanze, mentre veniva preso a cucchiaiate in testa. «Quante volte ti ho detto di non scaricare la legna a quel modo?», domandò Miss Verafuria. «Mai, Miss. Non ha mai avuto occasione di dirmelo, perché questa è la prima volta che lo faccio.» Era la verità. Naturalmente l’aveva fatto di proposito, e così avrebbe agito qualsiasi altro ragazzo di cucina. È difficile che un ragazzo di cucina riconosca quanto sia meritevole l’atto di piegarsi e posare con garbo la legna sul pavimento. E a ragione poi, perché non fa certo bene alla schiena... Ciononostante, Gianni Mezzotegame non aveva mai buttato in terra la legna prima di allora. Qui, al Castello 15
di Tempofosco, dimora ancestrale della dinastia dei Tempofosco, un comportamento del genere era giudicato semplicemente inappropriato. Oggi però le cose andavano diversamente. C’era stato un allentamento. Gianni l’aveva percepito, e con lui tutti gli altri. E che il cielo protegga le loro anime!
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2 Dove il Male si sveglia prima del solito... L’allentamento fu avvertito dal castello al capanno di caccia, dal pergolato al padiglione, dal giardino al frontone sul tetto. Le rigide regole che avevano da sempre governato il Castello di Tempofosco, quelle stesse regole che garantivano l’ubbidienza dei domestici e l’onnipotenza di Lady Tempofosco, erano state per l’appunto allentate. Non eliminate, attenzione, soltanto leggerissimamente allentate, e comunque più di quanto non fosse mai accaduto prima. I domestici non furono i soli ad accorgersene.