Io sono Zero

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Luigi Ballerini Io sono Zero Š 2015 Editrice Il Castoro Srl viale Abruzzi 72, 20131 Milano www.castoro-on-line.it info@castoro-on-line.it

ISBN 978-88-8033-923-6


Luigi Ballerini

io sono

ZERO



ZERO

È

troppo buio per essere buio.

Non so neanche da quanto tempo sono qui. Fermo. Sembra un’eternità. Non mi piace: così è davvero troppo buio, non è mai successo prima. Certe volte capitava che andasse via la luce per qualche minuto, però sulla cornice del soffitto si accendevano immediatamente le lucine azzurre per mostrare i contorni delle cose. Le stesse che restano accese quando dormo. E in quei casi Madar mi parlava per tranquillizzarmi. Adesso invece c’è buio. E silenzio. Di per sé non sarebbe strano: anche di notte c’è silenzio nel Mondo, ma così senza luce anche questo silenzio sembra troppo silenzioso. Soprattutto buio e silenzio non sono mai stati insieme. Finora. Ho deciso: non ha più senso stare fermo, ho atteso fin troppo. Devo fare qualcosa. Sì, adesso mi muovo. Mi muovo. Mi muovo di sicuro. Se solo sapessi cosa fare. «Tranquillo Zero, ci sono io e tutto è sotto controllo…» Oh ecco, meno male… Lo dicevo che c’era troppo silenzio e che avrebbe dovuto finire. Non poteva durare. 1


Allora, conviene che aspetti. Di sicuro Madar sta mettendo le cose a posto. Presto tutto tornerà esattamente come prima. Si riaccenderà la luce, si riattiveranno gli schermi, ripartirà il tapis roulant e io potrò continuare gli esercizi interrotti sul più bello. Farò anche in modo di recuperare il tempo perduto, non ho nessuna intenzione di restare indietro. Hai visto che alla fine è intervenuta? Che stupido sei stato a dubitare di lei! Lo sai che Madar non ti lascia mai. Lei è con te. Da sempre e lo sarà per sempre.

Proprio così, Madar mi vuole bene. «Madar, vero che questo buio finisce presto?» Mi fa piacere parlarle mentre aggiusta le cose, perché io al buio non sto bene. Detesto le situazioni nuove. Mi mettono agitazione, improvvisamente iniziano a cadermi delle gocce di sudore dalla fronte e sento battere forte il cuore, come dei pugni dentro il petto che spingono per venir fuori. Lei sa che mi succede così perché lei sa sempre tutto. Non le si può nascondere nulla. «Tranquillo Zero, ci sono io e tutto è sotto controllo…» «Tranquillo Zero, ci sono io e tutto è sotto controllo…» Ma perché ripete la stessa frase? Non farti domande inutili. Sta’ tranquillo. Hai sentito: dice che è tutto sotto controllo. Fidati, sei sempre stato nelle sue mani.

«Dai Madar, non scherzare! Lo sai che mi spavento per niente. Mi rimproveri sempre che non dovrei farlo perché ormai sono quasi un uomo, mentre a volte mi comporto da bambino. Se è uno scherzo, ti prego fallo finire in fretta. Non mi piace. Per favore…» 2


«Tranquillo Zero, ci sono io e tutto è sotto controllo…» «Madar, sei davvero tu?» Chi vuoi che sia? Certe volte sei proprio buffo.

Perché dici così? La sua voce sembra diversa dal solito, è più lenta e un pochino incerta, come se stesse mangiando una caramella o avesse il mal di denti. Ricordi quella volta che ho avuto il mal di denti? Mi è toccato prendere una pastiglia due volte al giorno per una settimana. Fortuna che è passato e non è più tornato. L’antibiotico però mi aveva anche fatto venire il mal di pancia e siccome dovevo andare in bagno in continuazione mi hanno costretto a bere dei fermenti lattici che sapevano di amaro. Dovevo guarire per stare in Postazione… Cosa c’entrano adesso il mal di denti e il mal di pancia? Concentrati sul buio, piuttosto.

«Madar, per favore rispondimi bene, come sai fare tu. Dimmi qualcosa di diverso, non sempre la stessa frase. Ho paura!» Sttt! Non devi urlare, lo sai. È assolutamente proibito perdere la pazienza, è segno che non sai gestire le emozioni e questa è la peggior cosa che ti possa accadere. Non puoi permettertelo, mai. Certo che non impari proprio.

Lo so, lo so; non si dovrebbe urlare, qualunque cosa accada, e nemmeno perdere la lucidità, ma adesso mi viene così. Tremo, anche. Vedi? Ecco ci mancava che tremassi.

«Tranquillo Zero, ci sono io e tutto è sotto controllo…» Ok, mi hai convinto, non serve né tremare né lamentarsi, piuttosto provo a riattivare il sistema con i comandi vocali. 3


«Luci!» Ritento, ma niente. Perché

non provi con le mani?

Magari l’attivazione

a toni

funziona ancora.

Buona idea! Batto le mani. Uffa, i comandi non rispondono. Tutti gli schermi restano neri. Con questo buio non riesco a fare niente. Deve assolutamente finire. E subito. «Madar, ti prego cantami una canzone, quella che sai che mi piace, quella che quando ero piccolo mi cantavi la sera le volte che non riuscivo a prendere sonno o di notte quando mi svegliavo con i sogni di paura.» «Tranquillo Zero, ci sono io e tutto è sotto controllo…» «Tranqui… Tranqui… Tranqui…» No no, così non va bene. Non va affatto bene. Tremo sempre di più, le mani si muovono da sole; anche questo non dovrebbe succedere, ma che ci posso fare? Non riesco a controllarlo. Hai ragione, non va affatto bene.

«Tra-tranqui… Tra-tranqui…» Sttt… hai sentito?

Sì, sì! Ripete sempre tranqui. Non quello, intendevo il clack di là.

Anche a me è sembrato di sentire un clack, una specie di rumore secco, provenire dalla Camera. Dici che conviene andare a vedere? Magari Madar mi sta sottoponendo a un test di coraggio e si aspetta che le dimostri che non sono un fifone. Un po’ lo sei… 4


Questo lo sappiamo io e te. Beh, forse anche lei… Però, stavolta non devo deluderla. Dai, vado a vedere. Se è un test lo voglio assolutamente passare. In questo buio totale devo prima ricordarmi come sono disposte le cose in Palestra. Per cominciare, iniziamo a scendere piano da questo maledetto tapis roulant che, quando si è spento tutto, si è fermato di colpo e a momenti mi faceva ammazzare. Speriamo che Madar apprezzi che sono rimasto in equilibrio. Meriterei un punto in più solo per questo. Mannaggia, sono così nervoso che le mani si sono avvinghiate alla macchina, come quando mi vengono i crampi per il troppo sforzo e le dita faticano ad aprirsi. Seee, troppo sforzo… Ma se a volte fai finta di fare esercizio! Credi davvero che Madar non se ne accorga?

Non mi sembra il momento più adatto per tirar fuori certi argomenti. E poi so io il male che mi fanno i muscoli dopo gli allenamenti. Soprattutto di notte, le gambe non vogliono star ferme e vanno in giro da sole per il letto, senza un attimo di pace. Ma non mi distrarre, adesso che sono sceso, cerchiamo con attenzione la porta. Si trova giusto dietro la Butterfly dove lavoro sui pettorali e i dorsali. Sono i muscoli che mi è chiesto di tenere più in allenamento, quelli che uso di più. Fosse per me, invece, farei solo gli esercizi sulla panca, per addominali e quadricipiti. Mi piacciono da pazzi. Sono cresciuto molto in questi ultimi mesi, non solo in altezza, mi sono irrobustito e mi sento anche più forte. È 5


persino spuntata un po’ di barba sotto le basette. Ho chiesto di potermela tagliare, però Madar ha detto che per ora va bene così, che non è ancora arrivato il momento. Presto mi faranno vedere un video su cosa vuol dire diventare uomini: io so solo che dopo la Sintesi si resta bambini per un po’, poi si diventa ragazzi e per ultimo uomini. Nel video imparerò molte altre cose del passaggio da ragazzo a uomo. In verità ho già provato a cercarle da me, ma sullo schermo è venuto fuori Ricerca non autorizzata e ci sono rimasto male. Non resta che aspettare. Se bisogna obbedire, lo si fa in tutto. Spero solo di non aver deluso Madar con la mia curiosità. Adesso torna a concentrarti, ricordati che l’obiettivo è uscire dalla Palestra. Concentrati!

Non è facile senza vederci, bisogna ricreare una piantina nella testa. Ahia! Devo aver dato un calcio ai pesi che avevo lasciato per terra prima di iniziare a correre. Hai visto! Quante volte Madar ti ripete che bisogna rimettere tutto a posto, subito dopo l’uso? Lei ha sempre ragione.

Ok, la prossima volta starò più attento. Certo che anche tu non me ne passi una. Ecco, finalmente sono arrivato contro il muro. D’ora in poi sarà tutto più facile: basta appiattirsi e strisciarci sopra le mani finché non sento il vuoto della porta che è proprio nel mezzo. Piano… piano… Ancora un pochino e dovrei esserci. Se è una prova, la sto superando alla grande. Madar sarà fiera di me e stasera per cena mi darà un gelato di soia come 6


ricompensa, magari con sopra una colata di cioccolata vegetale e la granella di nocciole. Il premio per i grandi successi. Le luci fra poco si accenderanno tutte insieme e sentirò il suo battimani mentre mi dice bravo, prova superata! «Tra… tra… tra… Tra…tranqui…» Che noia, questa storia. È un test di quelli duri. Minimo da dieci punti. Facciamo un po’ i conti: con dieci punti completerei il livello e salirei di grado… Oh, sono quasi arrivato in Camera. Ci mancava anche la pipì, adesso. Me la sto facendo addosso. Devi svuotare la vescica prima di ogni sessione di esercizi. È la regola. E anche questa volta non l’hai rispettata: ho visto che non sei passato in bagno prima di accedere alla Palestra. Meriteresti una nota di biasimo per questo.

Ma che ci posso fare se non mi scappava, prima? Non importa se ti scappa o no, ci vai e basta. Le regole sono regole.

Dai, il bagno è proprio qui attaccato e ci arrivo in un attimo. Costeggio il muro. Non è un problema fare pipì al buio: quando mi alzo di notte si vede pochissimo. Finalmente entro in Camera, nella parete dove è accostato il letto si è aperta una fessura. Filtra una luce grigiastra. Stranissimo, non c’è mai stata. Giuro. Mai vista. Mai vista prima. Vado lì, ovvio. No, fermati. Non andarci. Meglio essere prudenti e chiedere a Madar. 7


Vado lì. Ti ho detto di no!

E io ho detto che ci vado, invece. Fa certo parte della prova. Sennò, perché mai si sarebbe aperta? Infilo piano le dita nella fessura. Toh guarda, è una porta. Riprende il tremito alle mani, ma la apro lo stesso. Che fatica, è pesante. Adesso per lo meno ci vedo un pochino di più. Ma cos’è questa stanza? Dove sei finito?

Me lo chiedo anch’io. Alle pareti ci sono delle lampade che spandono una luce grigia. Mi guardo intorno. Fili, solo metri di fili neri tirati su pareti nere. «Tranqui… Tra… Tranqui…» La voce di Madar è fortissima. Faccio un salto per la paura. Mi metto le mani sulle orecchie. Resta troppo forte lo stesso. Fa vibrare tutto. Anche la pancia, fino al cuore che ha ripreso a correre come un ossesso e a dare pugni dal di dentro. Torna subito indietro, qui dentro sembra pericoloso.

Stavolta hai ragione, meglio ascoltarti. Mi volto di scatto, inciampo in un cavo che striscia per terra come un serpente cattivo nella notte senza luna della savana. Per non cadere mi attacco a un altro cavo e tiro giù una scatola che fa un rumore tremendo. Un cubo nero. Ma lì dentro c’è Madar! «Tranquuu…», grida, prima di spegnersi del tutto con un flop che assomiglia tanto a un risucchio. 8


Mi volto. Oh no. Dimmi che non è vero, dimmi che non è vero. La fessura di prima è sparita, non è più possibile rientrare in Camera. Sei bloccato!

Mi ci consumo sopra le dita per ritrovarla. Dai, dai, dai! Maledetta fessura dove sei finita? Niente, è tutto inutile. Fra poco qui dentro mancherà l’aria: proprio ieri sera ho visto un film su un sommergibile incagliato nel fondo dell’oceano. Sono morti i marinai, imprigionati come topi in una trappola senza via di scampo. Sono morti tutti, uno per uno. Nessuno ha provato a salvarli. Io non voglio morire soffocato. Aria, ho bisogno di aria. Cerca di stare tranquillo. Se ti agiti consumi più ossigeno. Ricordati l’addestramento. Adesso ti trovi in una situazione di emergenza: devi risparmiare fiato ed energia. Controlla ogni mossa, muoviti solo quando sai precisamente cosa fare.

Mi giro, e in mezzo a quest’assurdo groviglio di fili scorgo davanti a me una porta nera. Prima non c’era, o forse non l’avevo vista. Ha un lungo maniglione rosso e un adesivo verde con la scritta Emergenza. Accidenti se è un’emergenza! L’hai detto anche tu. La spingo ed esco. Lei di scatto si richiude, dietro di me. Il clack è ancora più forte di quello di prima. Mi rimbomba in testa e fa male. Ma dove sei finito?

9


UNO

B

ianco. Freddo, freddissimo. Non si può alzare un po’ la temperatura? «Alzare subito la temperatura!» Impartisco un ordine vocale che nessuno esegue. Fa troppo freddo, forse i comandi non rispondono proprio a causa di un blocco termico. Dovranno intervenire i Tecnici. E c’è anche troppa aria, qui. Ma qui dove, esattamente? Non riesco a vedere bene, mi si è appannata la vista, come se si fossero ghiacciate le lacrime negli occhi. Non ci pensare. Adesso respira più lentamente che puoi altrimenti ti si congelano anche i polmoni! Non guardare in giro. Chiudi gli occhi, concentrati sull’ossigeno che fluisce nel sangue e porta nutrimento ai tessuti.

Ok, rallento il respiro e chiudo gli occhi. Appena mi sembrerà di stare meglio, li riaprirò. Ma non ora. Che sensazione orribile: mi gira la testa, la sento leggera come se si stesse staccando dal collo, come se potesse galleggiare in aria. Anche lo stomaco sembra attorcigliarsi, è 10


diventato un pitone che si stringe attorno alla sua preda, e dall’esofago sale una nausea sconosciuta che fa pizzicare la gola e tossire forte. Ecco adesso, di colpo, non respiro più. Lo sapevo che sarebbe finita così: si sono bloccati i muscoli del petto. Anzi peggio, è tutto il corpo che si è paralizzato, non riesco più a muovere niente. Che paralisi strana, i muscoli sono contratti e fanno male, da un momento all’altro potrebbero persino strapparsi. Anche quelli della faccia mi costringono a sorridere come un idiota, come se ci fosse qualcosa di divertente in questa situazione… Adesso per favore calmati! Ricorda cosa ti ha insegnato Madar: autocontrollo e disciplina. Libera la mente e fai il vuoto dentro di te.

Ci provo. Autocontrollo e disciplina. Autocontrollo e disciplina. Sono bravo negli esercizi di concentrazione, prendo sempre il massimo dei voti. Libero la mente e faccio il vuoto dentro di me. Vuoto dentro di me. Di me. Vedi, va già meglio. Sta funzionando. I muscoli si sciolgono. Ora riesco persino a voltarmi facendo perno su un piede, ancora a occhi chiusi. Le caviglie non mi tradiscono e l’equilibrio è perfetto. Riapro piano gli occhi. Un muro grande, enorme, fatto di tanti blocchi grigi. La vista è ancora annebbiata. Ci passo su la mano, è umido e ruvido; a intervalli regolari sporgono delle righe in rilievo, come se non fosse rifi11


nito. La porta nera è sempre qui, davanti a me, adesso pare minuscola rispetto al muro, e soprattutto è stramaledettamente chiusa. Da questo lato non esiste nessun maniglione. Non è altro che una perfida lastra di metallo nero che mi separa dal Mondo, una barriera invalicabile. Vorrei passarci in mezzo come farebbe un supereroe o un fantasma. Busso disperato, non si apre. Mi spacco i pugni, mi fracasso la mano, non serve a niente. Madar, dove sei? Forse da qui Madar non può sentirti…

Come fa a non sentirmi? Non so. Ho solo detto forse.

Allora, che mi consigli: provo a girarmi? No, meglio di no.

Ti ascolto. Forse è meglio restare qui davanti al muro, col naso schiacciato, in modo da non vedere niente. Ecco, sì è meglio.

E invece, senza neanche sapere perché, prevale l’istinto di voltarmi. Ruoto su un piede. Ho fatto male: di nuovo si blocca il respiro. L’aria, ho capito: è quella che mi distrugge. Quanta ce n’è! Un’immensità, tanta da affogarci dentro. Finirò esattamente come quelli del sottomarino, imprigionato dentro un oceano d’aria che arresta il respiro e soffoca. Nessuno che mi verrà più a recuperare. Morto soffocato d’aria. Non guardarti in giro!

Certo che no, sennò muoio. Non sono mica un idiota. Un attimo, però… Ti ricordi quel modulo di esercitazione dell’anno scorso, al Livello Sette? 12


No, non me lo ricordo. Dimmi meglio.

C’era una situazione veramente critica e il modo per uscirne era mantenere la calma, concentrarsi e identificare l’unica strada possibile. Il trucco stava proprio lì: non disperarsi, ma analizzare con cura ogni dettaglio. Probabilmente qui la situazione è simile, esiste una sola via di uscita. Fammi pensare… se non posso andare indietro, vorrà dire che andrò avanti. Focalizzarmi, ecco cosa fare. Ottima

idea: trova un obiettivo raggiungibile e poi concen-

trati su quello.

Là in fondo c’è qualcosa, sembrano dei grandi schermi; sono lontani, ma se mi metto a correre non dovrei impiegarci molto a raggiungerli. Forse questo è un po’ troppo. Non credi di esagerare? Quando dicevo un obiettivo raggiungibile intendevo raggiungibile. Ricorda che, nel Manuale, il capitolo sulla gestione dell’emergenza sconsiglia azioni troppo ardite o imprudenti di cui non è possibile calcolare il rischio.

Pensi che sia così sprovveduto da non aver calcolato il rischio? L’ho fatto e so di poterci riuscire. Madar è sempre stata orgogliosa dei miei tempi sul tapis roulant; non per niente mi chiama “il mio campione”. Nel programma di Potenziamento Fisico vado alla grande, di settimana in settimana miglioro i tempi. Lo sai anche tu, sulla tabella nel monitor Allenamento ogni volta che supero un record compare una bandierina verde che lampeggia. Tre bandierine verdi sono un bonus per salire di livello, e manca poco per raggiungere la cima. Ce la faccio ad arrivare sin là, davvero. 13


Se lo dici tu.

Piuttosto, cos’è che fa così male ai piedi? Mi chino e la tocco. Pazzesco, è freddissima! Ritiro subito la mano. Ci resta incollato sopra qualche cristallo prima che il caldo della pelle lo trasformi in una goccia d’acqua. Ti è entrata anche dai buchi dei sandali, deve essere per questo che senti gli spilli ai piedi.

Ce n’è tanta in giro, potrebbe essere lei a raffreddare l’aria. Sono sbalordito. L’ho vista infinite volte negli schermi, ma non pensavo esistesse davvero e soprattutto che fosse così fredda. Ci infilo dentro un dito, poi entrambe le mani, poi le braccia fino al gomito e più su. All’inizio è divertente, ma a un certo punto non le sento più. Le tiro fuori spaventato: sono diventate rosse, quasi livide, come quando faccio il bagno troppo caldo e poi mi brucia la pelle. Non sapevo che la neve facesse male, probabilmente è per questo che Madar non me l’ha mai fatta toccare. Alzo la testa, un’intera distesa bianca separa me dagli schermi lontani. È tutta neve. Sembra impossibile che sia così tanta. Il pitone nello stomaco ha ripreso a contorcersi. Non devo pensarci, devo attraversarla, e basta. Non posso restare qui fermo; questa porta non si aprirà più. Se l’hai deciso, allora corri. Non perdere tempo a pensare inutilmente. Ricorda: nessuna emozione, davanti a te solo sfide da superare e obiettivi da centrare. Corri ora!

Inizio a correre e mentre corro, per non sentire quel tremendo dolore ai piedi che sta salendo anche ai polpacci, mi metto a cantare a squarciagola. 14


We all live in a yellow submarine, yellow submarine, yellow submarine. We all live in a yellow… Ce l’hai proprio su con questo sottomarino, eh?

Madar me la fa sentire quando faccio esercizio, le piacciono un sacco i Beatles e poi sostiene che è una canzone perfetta per dare il ritmo. Come una specie di marcia. Dice che con questa musica le braccia e le gambe si muovono da sole e non fanno fatica, che non si accumula nemmeno l’acido lattico. Io odio l’acido lattico, è quello che mi fa venire i crampi alle mani, quello che le fa contrarre sul joystick e rende difficile continuare le manovre. Guarda, il fumo! Una nuvola bianca esce dalla mia bocca. Come quando nei film i personaggi fumano seduti ai tavolini dei bar e ridono e bevono whiskey col ghiaccio e dicono portamene un altro, solo che qui non c’è nessuna sigaretta. Non vorrei fosse la neve che ha iniziato a bruciarmi dentro, oltre che i piedi. Provo ad afferrare il fumo con le mani. Scappa via. Non si lascia prendere. Si dissolve tra le dita che non lo sentono nemmeno e sparisce in un attimo. Ritento. Un respiro profondo, faccio uscire forte tutta l’aria che ho dentro. Nel test di capacità polmonare devo espirare più forte che posso dentro un tubo grigio di plastica, ora faccio lo stesso ma senza il tubo. All’improvviso un cono bianco di fumo si allarga davanti a me, poi si scompone rapido per salire verso l’alto. In tutto dura tre secondi, massimo quattro. Richiudo la bocca. Meglio cantare nella mente. Io non posso fumare. Per nessun motivo al mondo. 15


Bravo. Fumare distrugge i polmoni. A cosa servirebbe essere stati sintetizzati se poi ci si ammala? È vietato fumare nel Mondo. Continua così, tieni la bocca chiusa. Niente entra, niente esce.

Questa storia mi piace sempre meno. Ci mancava anche il fumo e la neve e il freddo e tutta l’aria intorno. Ma quanto spazio c’è? Sembra non finire mai. Guardo a destra e guardo a sinistra, guardo davanti e dietro, cerco ostinatamente delle pareti, dei limiti, un soffitto sopra la testa, ma non ci sono. Sei proprio buffo. Certo che i limiti ci sono. Non si vive senza limiti. Sono solo lontani e non si vedono da qui. Hai capito bene: sei finito in un altro Mondo, uguale a quello di prima, solo molto, molto più grande. E se fosse la promozione a un nuovo livello? Un livello più alto e più impegnativo. Vedrai che arriverai a una parete dove fermarti, prima o poi. Magari è proprio dove stai correndo. Non ti preoccupare. Madar sarà lì ad aspettarti.

Ma perché Madar non mi ha parlato di questo Mondo più grande? Io non sapevo che tutto questo esistesse davvero… Non farti domande assurde: Madar sa sempre cosa è bene e cosa è male per te. Devi fidarti di lei. Se non te l’ha detto significa che non dovevi saperlo. Magari voleva farti una sorpresa. Magari nel Programma lo si scopre solo a un certo livello. Magari esiste persino un Mondo più grande di questo e non l’hai ancora visto… Non ti preoccupare: non devi sapere tutto, devi solo eseguire i compiti e fare quello che ti viene chiesto. Non pensare troppo. Anche Madar te lo dice: non lasciare andare libera la mente, arrivano solo cose cattive che ti distraggono e non ti lasciano tranquillo. Poi va a finire che fatichi ad addormentarti e la mattina non sei lucido per le esercitazioni. 16


Uhm, mi piace l’idea del nuovo livello e anche quella della sorpresa! Se non altro adesso i campi sono finiti e ho raggiunto una strada. Perché è una strada questa, vero? Mi sembra di sì.

È la prima volta che mi trovo in una strada, una strada vera voglio dire. Cosa intendi?

Quelle del Simulatore sono simili, ma con questa non c’è paragone. Non è solo da vedere, è anche da calpestare, toccare, annusare! Qui la neve è cambiata, innanzitutto ce n’è meno e poi è diventata una poltiglia scura. Provo a toccarla, è sempre fredda come prima, ma un po’ di schifo nero resta attaccato alle dita. Le pulisco passandole sui pantaloncini. Si sono macchiati, speriamo Madar non si arrabbi. Sotto la neve spunta un pavimento grumoso e scuro. Mi inginocchio, ci struscio le mani sopra. È ruvido, come fosse fatto di tanti sassolini scuri tenuti insieme da una colla nera. Quando mi rialzo, sulle ginocchia ne rimangono incastrati alcuni. Oddio, li spazzo via, ma intanto qualcosa di tremendo è successo alle mie gambe: la pelle è rossa e dove c’erano i sassolini ora ci sono dei buchini bianchi. Questo nel Simulatore non sarebbe mai successo. Non mi piace questa nuova strada. Alzo lo sguardo. Le luci dei lampioni rischiarano i muri. Gli occhi rimbalzano da una parte all’altra, c’è troppo da vedere. C’è troppo tutto. Sono frastornato. 17


Te l’ho già detto: concentrati, non farti distrarre da ciò che hai intorno, guarda solo quello che serve. Il resto non esiste. Per cosa hai fatto tanto esercizio, se poi ti perdi così?

La fai facile tu, ma in questo posto anche gli odori sono troppi e troppo odori. Non capisco nemmeno di cosa sappiano né da dove vengano, so solo che sono diversi, strani e cattivi. A me piace il profumo del bagnoschiuma blu nel dispenser del Bagno, quello dell’hamburger di soia appena arrivato caldo dal Dispensatore di Cibo, l’odore di plastica che resta sulle dita dopo che ho manovrato per tutto il giorno il joystick, quello delle scarpe da ginnastica nuove appena le tiro fuori dalla scatola. Non questi odori che mi fanno bruciare il naso e mi danno la nausea. Sembra davvero di essere all’interno di un enorme videogioco, ma è molto di più del Simulatore Sensoriale cui sono abituato. Qui ci sono proprio dentro. Non credi che potrebbe essere un’innovazione da sperimentare? Lo so, non sarebbe la procedura standard, di solito ci sono i video di istruzioni e Madar poi mi spiega cosa devo testare. Però, fosse davvero così, sarebbe una novità grandiosa. È quel che è. Concentrati! Quante volte devo ripeterlo? Ti stai distraendo e perdi focus. Se perdi la partita non sei contento tu e soprattutto non è contenta Madar. Devi vincere anche questa volta, anzi proprio questa volta che sembra così difficile.

Sì, però intanto i piedi non li sento più, è servito a poco correre. Sono blu: non li ho mai visti così. Guardali! Oddio, ma che sta succedendo? Ho paura che si stacchino. 18


Guarda avanti, non i piedi!

Sì, guardo avanti. Non i piedi, anche se sono blu, anche se fanno male, anche se le dita non le sento più. Ehi, lo vedi anche tu quel grande touch screen sulla parete? Finalmente! Mi avvicino e mi sento rinascere. È ciò che serviva adesso: un meraviglioso Dispensatore di Cibo. Enorme. Ci sono tanti dolci, belli e invitanti, tutti perfettamente 3D. Che grafica splendida! Solo a vederli lo stomaco è diventato una voragine. Sono indeciso, cosa scelgo? Fosse per me li prenderei tutti. C’è una strana torta a forma di tronco d’albero, un’altra bianca con sopra una spruzzata di briciole marroncine, dei biscotti gialli a forma di omino e là in fondo… accidenti non riesco a vedere bene. Prova a fare lo zoom!

Ottima idea. Potrebbe essere una torta di mele, la mia preferita in assoluto e anche la preferita di Madar. Secondo lei il profumo della torta di mele rende più buoni, una volta lo ha anche diffuso nel Mondo e io mi sono quasi sciolto. È successo solo una volta, ma lo ricordo ancora benissimo. Tap tap sul vetro. Aspetto. Qualcosa non funziona. Tap tap, continua a non succedere niente; l’immagine è fissa, non si ingrandisce. Probabilmente la funzione zoom è disabilitata. Vediamo se almeno si riesce a scovare qualcosa di salato. Con questo freddo l’ideale sarebbe un piatto caldo. E dopo, ovviamente, un dolcetto. 19


Faccio scivolare le dita verso destra sul vetro per cambiare schermata e passare al salato. Ma restano le torte. Riprova.

Faccio più pressione, eppure l’immagine resta fissa. Non è proprio la mia serata. E se fosse il nuovo modello di schermo a comandi vocali? Come hai fatto a non pensarci prima? Dai, prova!

«Del riso integrale saltato con verdure, per favore.» «Del riso integrale saltato con verdure, per favore.» «Ehi, ho chiesto del riso integrale saltato con verdure!» Ci fosse Madar si sarebbe aperto lo sportellino e avrei già fra le mani una bella ciotola. Il riso integrale ha il doppio di fosforo e ferro di quello bianco, è ricco di fibre e regolarizza le funzioni intestinali. Le verdure contengono i sali minerali e le vitamine. Tutti i giorni devo mangiarne almeno due porzioni. Io ci ho provato, però qui non succede niente. Fra un po’ svengo, ho una fame. Dopo il programma di Allenamento Fisico sono abituato a mangiare subito, mentre adesso è tardissimo. Già, che ore saranno? Anche qui le luci si spegneranno da sole quando è il momento? E stasera resterò così, senza cena? I piedi, che male fanno! E che freddo… Non ne posso più. Adesso non metterti a piangere, per favore…

Guarda, quasi lo farei, se solo ne avessi le forze. Ho l’impressione che le luci si affievoliscano, vedo tutto annebbiato. Forse è meglio se mi sdraio un attimo, mi viene anche da vomitare. 20


Per terra c’è la neve sporca che tinge di nero.

Non importa. Fa troppo freddo qui, voglio rannicchiarmi e chiudere gli occhi. Solo per poco. No! Non farlo!

Sì dai, solo un attimo. Poi li riapro subito. Magari intanto i Tecnici di questo Mondo riescono ad alzare la temperatura e a riparare il monitor. Dopo potrò mangiare ciò che voglio. E quando mi sveglierò sarà di nuovo tutto a posto. Tutto come prima. Ma Zero, non senti i cani che abbaiano lontani? Madar ti sta cercando, non puoi addormentarti proprio adesso, devi restare sveglio e dirle dove sei. Zero! Zero, mi senti?

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