La famiglia Ridens

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La famiglia Ridens abita in una normalissima villetta con giardino, in un normalissimo quartiere della citta, ma... non e una famiglia come tutte le altre!

â‚Ź 13,50

No, la famiglia Ridens non e- come tutte le altre. Ma siete riusciti a indovinare il loro segreto?

ISBN 978-88-6966-160-0

www.castoro-on-line.it




La famiglia Ridens di Julian Clary Illustrazioni di David Roberts Traduzione di Maria Laura Capobianco © 2017 Editrice Il Castoro Srl viale Andrea Doria 7, 20124 Milano www.castoro-on-line.it info@castoro-on-line.it Pubblicato per la prima volta nel 2015 con il titolo: The Bolds da Andersen Press Limited, 20 Vauxhall Bridge Road - London SW1V 2SA . Testo © Julian Clary, 2015 Illustrazioni © David Roberts, 2015 Mappa © Chris Williams, 2015 ISBN 978-88-6966-160-0 Finito di stampare a gennaio 2017 presso Elcograf S.p.A. - Stabilimento di Cles (TN)


Per i miei meravigliosi nipoti Nico, Jake, Dani, Mia, Alex e Zac.

JC



Dire le bugie non è MAI una buona idea. Una volta ho detto ai miei amici che ero un hot dog. «Vi assicuro che è così, davvero!», ho detto. Quando finalmente mi hanno creduto si sono messi a schizzarmi con il ketchup e a mordermi la gamba. «Piantatela!»,

ho

dovuto gridare alla fine. «Non sono un hot dog, sono un essere umano!»


Datemi retta, quel giorno ho imparato la lezione. Non racconto più le bugie. Mai. Per cui credetemi se dico che la storia che vi racconterò è ASSOLUTAMENTE VERA. Dovete capirlo e dovete averlo ben chiaro, perché è una storia proprio straordinaria. Ed è spassosa. Spassosa ma stramba. Spassosa ma parecchio stramba, in realtà. Però è vera. Parola per parola. Prima che cominci a raccontare, tuttavia, dovete avere chiaro che per qualche ragione, con il tempo, gli esseri umani si sono montati un po’ la testa e credono di essere molto, ma molto più in gamba di tutte le altre creature viventi. Si sbagliano di grosso. Solo perché sanno leggere e scrivere e usano coltelli, forchette e computer, gli umani pensano di essere meglio degli altri animali. Che stupidi! Lo sapevate che uno scoiattolo può nascondere diecimila

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nocciole nel bosco e che si ricorda ogni singolo nascondiglio? Beh, ditemi: voi vi ricordereste dove avete messo diecimila nocciole? Le rane sanno dormire a occhi aperti. E voi? I gatti riescono a leccarsi il sedere! Si può essere piÚ in gamba di cosÏ?


La verità è che gli animali sono in gamba tanto quanto le persone, ma in gamba in altri modi. Gli animali pensano che, ogni tanto, siano le persone a essere stupide. La prossima volta che vi capita di passare accanto a un gregge di pecore al pascolo, fermatevi a guardarle: vi restituiranno uno sguardo fisso, condiscendente. Magari se guardate meglio le vedrete anche scuotere la testa: ci trovano divertenti, con addosso i nostri maglioni e cappotti di lana, mentre loro sono già belle lanose per natura. Che figura da scemi!


Ma torniamo alla nostra storia. Comincia dieci anni fa nella lontana Africa. L’Africa, come forse sapete dalle fotografie e dai programmi in Tv, è un posto molto caldo e molto bello. Ci sono foreste e savane e grandi, sconfinate pianure dove vivono molti animali selvatici: leoni, elefanti e giraffe. Ci sono uccelli dai colori sgargianti che vivono fra gli alberi, scimmie e gorilla, lucertole, iene, istrici e bufali. È un posto strapieno di esseri viventi di ogni tipo e forma che riusciate a immaginare. E in Africa, fatemelo dire, gli animali selvatici sono anche molto in gamba. Osservano gli esseri umani e sogghignano sotto i baffi. «Roba da non crederci… Se ne vanno in giro tutti ammucchiati dentro ai pullman e alle macchine climatizzate, e mangiano quella noia di cibo cotto! Non sembrano per niente contenti, gli umani!» «Noi cosiddetti animali “selvatici” siamo liberi di andarcene dove vogliamo», si dicono l’un


l’altro. «Respiriamo aria fresca e mangiamo cibo fresco che cacciamo o raccogliamo o bruchiamo da soli. Ce la passiamo molto, ma molto meglio, secondo il nostro modesto parere!» A voi quale stile di vita piacerebbe di più? Tutti gli animali dell’Africa sanno che, fra loro, le iene sono le più in gamba. Non che siano le più veloci o le più feroci, né, ammettiamolo, le più belle, però sono scaltre, cocciute e brave a collaborare per ottenere quello che vogliono. E poi sono delle spazzine niente male. Ma c’è una cosa in cui le iene sono bravissime e che fa diventare matti tutti gli

altri

ridono.

animali:


Infatti vengono chiamate “iene ridens�. Si fanno delle grandi, lunghe, stridule, sghignazzanti risate.


Se si mettono a correre intorno a un gruppo di leoni, a furia di ridere e grugnire, sono capaci di abbindolarli. E approfittando del baccano gli rubano la cena.


A dire la verità, non è che le iene siano amatissime dagli altri animali. Il canto degli uccelli è melodioso, il ruggito dei leoni è impressionante, ma la risata inarrestabile delle iene fa venire agli altri animali un gran mal di testa. Ma riprendiamo. Nel Masai Mara (un enorme parco nazionale in Africa) viveva un numeroso branco di iene. Iene ridens, naturalmente. E queste iene in particolare ridevano perfino più delle altre. Le loro tane erano vicine a un campo safari frequentato da molti turisti, che morivano dalla voglia di vedere gli animali nel loro habitat naturale. A poco a poco le iene si erano abituate a quei bizzarri visitatori. Quatte quatte si erano avvicinate sempre più al campo, spazzolando avanzi di cibo e facendosi sempre più audaci. Finché, con il tempo, avevano iniziato a capire come comunicavano le persone… e avevano imparato a comprendere le lingue umane.

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Questo campo safari aveva molti visitatori inglesi, perciò dopo un po’ le iene si misero a copiare la loro lingua e cominciarono a parlare. Per la precisione, le prime parole che si scambiarono furono:

Qualcuno gradisce un tè? Un giorno due sposini in luna di miele al parco safari furono così sciocchi da avventurarsi nella savana senza guida, muniti solo di zaino. Visto che il sole a picco dell’Africa era troppo caldo per loro, si sfilarono i vestiti di tela e andarono a fare


un tuffo in uno stagno. Pessima idea. In quello stagno abitavano dei coccodrilli affamati, che si papparono i due sempliciotti per pranzo.

Gnam

Gnam! Yum

Gulp!


Alla scena avevano assistito Spot e Sally, due iene che parlavano inglese, e che a dirla tutta erano anche innamoratissime. Si avvicinarono per annusare gli oggetti abbandonati. «Ehi!», disse Spot a Sally. «Vieni a dare un’occhiata!» E le tese due passaporti che aveva tirato fuori da uno degli zaini. «Ma guarda un po’!», esclamò Sally. «I poveri tesori si chiamavano Fred e Amelia Ridens. Toh: Ridens, proprio come noi! Beh… Riposino in pace.» Le due iene si fermarono un attimo e chinarono la testa, rivolgendo un pensiero ai poveri umani morti. Ma le iene, si sa, sono creature opportuniste, e infatti a Sally venne presto un’idea molto audace. «Tesoro, sai camminare sulle zampe di dietro?», chiese a Spot.

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Certo che sì, com’è vero che ai babbuini puzza il sedere!


«Allora apri le orecchie», disse entusiasta Sally. «Secondo me questi vestiti ci starebbero bene. Perché non ce li mettiamo e torniamo al campo come Fred e Amelia Ridens?» «E dopo?», chiese Spot aggrottando la fronte. «Non capisci?», disse Sally. «È la soluzione per andarcene da qui! Ho sempre sognato di vivere in Inghilterra. Ho sentito dire che non fa caldo quanto in Africa e che lì gli umani adorano stare in fila. Sarebbe una bella novità, rispetto alle solite zuffe e ai parapiglia con le altre iene del branco per mettere i denti su un po’ di carne. È la nostra occasione per rifarci una vita!» «Perdindirindina!», disse Spot con una risata incredula. «Questa sì che è un’idea con i controfiocchi! Pensi davvero che riusciremmo a farla franca?» «E perché no?», chiese Sally, continuando a frugare tra le cose della sventurata coppietta.

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«Guarda qui: due biglietti aerei, una patente, le chiavi di casa, le chiavi della macchina... e il nostro nuovo indirizzo! Il numero 41 di Fairfield Road, a Teddington, in Inghilterra…» «Suona proprio bene», disse Spot, infilandosi i calzoncini della taglia più grande. «E devo dire che questi calzoncini mi stanno a pennello.» «Nascondi quella coda, per l’amor del cielo! Non farla sbucare dall’orlo. Ci beccherebbero subito.» Spot rise. «Oh, Sally, ti amo tanto!», disse mentre si provava un cappellone di paglia. «Non sono più Sally, ricordi?», rispose lei con una voce da vera lady, abbottonandosi la camicetta di tela. «D’ora in poi mi devi chiamare Amelia. E tu, mio caro marito, sei Fred! Siamo Fred e Amelia Ridens.»

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E dopo essersi rotolati a terra dalle risate, si alzarono sulle zampe di dietro e si incamminarono verso il campo – e verso una nuova vita.


Ve l’avevo detto o no che era una storia bizzarra? Appunto. Insomma, fu così che, travestite da umani e ben dritte sulle zampe, le due iene s’intrufolarono in Inghilterra e cominciarono una nuova vita come Fred e Amelia Ridens. Non era facile. Dovevano nascondere la coda per tutto il tempo. In genere le persone non hanno la coda, e se i Ridens se ne fossero andati in giro a scodinzolare a piede libero la gente avrebbe avuto di che spettegolare. Si accorsero anche che con il cappello (e i vestiti) sembravano molto più umani. Spot (cioè,

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La famiglia Ridens abita in una normalissima villetta con giardino, in un normalissimo quartiere della citta, ma... non e una famiglia come tutte le altre!

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