Sofia e i pinguini di Edward van de Vendel illustrazioni di Floor de Goede Traduzione di Laura Pignatti © 2014 Editrice Il Castoro Srl viale Abruzzi 72, 20131 Milano www.castoro-on-line.it info@castoro-on-line.it Pubblicato per la prima volta con il titolo Sofie en de pinguïns copyright testo © 2010 Edward van de Vendel, copyright illustrazioni © 2010 Floor de Goede, copyright testo nelle fotostorie © 2010 Ype + Willem Amsterdam, Em. Querido’s Uitgeverij B.V.
L’editore riconosce con gratitudine il supporto del Fondo nederlandese per la letteratura
ISBN 978-88-8033-820-8
Finito di stampare nel mese di maggio 2014 presso Grafica Veneta S.p.A. Trebaseleghe (PD)
EDWARD VAN DE VENDEL
Sofia e i pinguini illustrazioni di Floor de Goede fotostorie di Ype + Willem Traduzione di Laura Pignatti
La storia inizia qui? Q u as i . . .
Sofia
Papà incolla adesivi. Lo fa per lavoro. Sono adesivi grandissimi. C’è sopra la pubblicità e li attacca sugli autobus, sui treni e sugli aerei. A volte per questo deve andare in un altro paese. Papà adora viaggiare. Ma anche tornare a casa. Da Sofia.
Papà
Questa è Sofia. Ha otto anni. Veramente otto e mezzo. Tra qualche mese ne compie già nove! Per il suo compleanno vuole libri di animali. E dvd di animali.
Questo è Donny. Donny non è il fratello maggiore di Sofia. È suo zio. La nonna, che è sua mamma, dice che deve sbrigarsi a decidere cosa vuole fare da grande. Lui però non lo sa ancora! Nel frattempo consegna pizze in motorino. E fa compagnia a Sofia.
La mamma abita in Inghilterra. Ma solo per quest’anno! Lei sa tutto delle stelle lontane. Per un anno le guarda con il telescopio insieme a tante altre persone. E ogni sei settimane la mamma torna a casa per un po’. Con dei regali.
Donny
Nonna Adelina
Nonno Hans
La nonna è nonna Adelina e il nonno è nonno Hans. La nonna lavora in un centro di giardinaggio. Il nonno era falegname. Prima. Il nonno è molto più anziano della nonna e insieme non entrano nella porta. Anche da soli ci entrano a malapena. Ma non importa, perché Sofia può sempre stare in braccio a loro. È bello morbido.
Billy e Timmy sono compagni di classe di Sofia. Abitano nella sua stessa via. E a pranzo mangiano in cucina con lei. Adorano giocare alla guerra. Per questo Donny li chiama “i nemici”. Loro non si offendono affatto.
Mamma
Billy e Timmy
Pinguino macaroni
Pinguino reale Pinguino imperatore Pinguino pigoscelide
Pinguino occhigialli
Pinguino dai piedi neri
Pinguino crestato maggiore
Pinguino Papua
Qui ci sono tutte le specie di pinguini che esistono. Ma questo non c’entra ancora per niente con la storia. La storia non è ancora iniziata. Non c’è ancora stata la caduta di Sofia. Perché la storia di Sofia comincia così: con una caduta.
Pinguino delle Snares
Pinguino beccogrosso Pigoscelide di Adelia
Pinguino delle Galapagos
Pinguino di Magellano
Pinguino di Humboldt
Pinguino saltarocce
Pinguino minore blu
Pinguino dell’isola Macquarie
Oh, e questo è papà pinguino. Ma lui viene molto dopo.
Prima viene la caduta.
La caduta
s ba s s s s s m Bu m bu
da bu m
«È proooonto!» grida Donny dal piano di sotto. Sofia lo sente. Deve andare, perché i würstel sono pronti. Würstel sullo spiedino, con il ketchup. È il piatto preferito di Donny e anche di Sofia. Ma resta ancora un momento al computer. Di sopra, nella sua stanza. «Sofia, dai, sbrigati!» «Sììì!» dice Sofia. «Arriiivo!» Ah, ecco, il giochino è finito. Sofia spegne il computer in fretta, perché a un tratto ha una gran fame! Spinge indietro la sedia. La sedia si rovescia, lei sta quasi per inciamparci sopra, ma riesce a non cadere, non è successo niente, corre verso le scale. Ma ha solo le calze. E le calze scivolano. Scivolano sul primo gradino, e poi sul secondo gradino, e i piedi di Sofia non hanno ancora deciso di seguire le calze, oh, le calze intanto sono già sul terzo o quarto gradino, scivolano sul legno liscio delle scale,
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fanno un giro in aria, SoďŹ a diventa come una palla, una palla con le gobbe e le braccia e la pelle, rimbalza sul gradini,
bum
bum
sbadabum
a un tratto
si trova a terra,
in fondo alle scale,
a pancia all’aria
e guarda il sofďŹ tto. 8
Sofia dice: «Ahi». Lo dice molto piano. E poi un po’ più forte: «Ahi». La porta si apre. Sofia sente il soffio dell’aria sulla pelle e poi ecco Donny. Si china su di lei. Le passa la mano sulla guancia e sui capelli. Gli trema, la mano. «Tesoro» le dice. «Pinguina Piccolina...» Anche la sua voce trema. «È tutto a posto?» le chiede. «Come va, dimmi, cosa senti?» «Ahia» dice Sofia. Si chiede che cosa sia successo. Il mondo si è rovesciato? «Sei caduta dalle scale» le dice Donny. «Ti fa male da qualche parte? Dimmi qualcosa, su Sofia. Tu chi sei, io chi sono, cosa stavamo per mangiare?» «Ahiahi» dice Sofia. «Io sono io. Tu sei Donny. E würstel.» Che strane domande. E la faccia di Donny è molto più bianca del solito. Le dice: «Volevo vedere se non hai una commozione cerebrale. Per questo ti ho chiesto quelle cose. Oh, Sofi, che brutta botta.» «Io non ce l’ho la... commozione cerebrale» dice Sofia. Solleva la testa. Donny le infila un braccio sotto il collo. E allora la vede. La mano. Ha una gobba, lì, vicino al polso. È anche in una posizione strana. Come un pezzo di puzzle nel posto sbagliato. Come un pezzo di puzzle messo male. Prova a muovere il pezzo di puzzle, ma sente pungere il braccio. «Aaahiiia!» grida Sofia. «Aaaaahiiiia!»
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Un orso in motorino
A h ia h ia h i !
Poco dopo Sofia è sul motorino, dietro Donny. Lui ha chiamato il dottore, che ha detto che devono andare dritti in ospedale. Donny ha passato uno strofinaccio sotto il braccio di Sofia e le ha annodato le punte dello strofinaccio dietro il collo. «Ahi ahi ahi ahi ahi» diceva Sofia, ma poi con lo strofinaccio legato le fa subito meno male. «Mi pulsa il braccio» dice. «Dentro. Fa bip bip, piano piano. È come se ci fosse l’elettricità.» Ma adesso sul motorino il bip bip torna a farsi sentire più forte. «Aaahh» dice dentro il casco. Cerca di pensare a qualcos’altro. A Donny, che ha in testa il suo casco da pizza, quello con le orecchie d’orso. Quando Donny va a consegnare le pizze deve portare una giacca da orso e un casco da orso. La ditta per cui lavora si chiama «Gli Orsi». Fa ridere. Le pizze vengono consegnate da orsi in moto e motorini. Papà dice che Donny ci fa la figura dello stupido. Ma a Donny non importa niente. Lui dice: «Gli orsi ricevono mance più grandi dei fattorini normali. E poi ridere fa bene». Ma non basta per aggiu10
stare un braccio rotto. Perché adesso l’orso Donny passa su una cunetta. «Ahiaaaaai!» strilla Sofia. «Ahiaaaaai!» fa eco la strada. Donny prende in braccio Sofia e la porta in ospedale. Presto! Presto! Quando entrano, le infermiere ridono. Con la mano sulla bocca, questo sì, ma Sofia le vede lo stesso. Guardano lei, ma guardano soprattutto Donny. Le infermiere indicano le orecchie da orso. Donny si toglie il casco. Scopre la faccia. È tutta rossa. Poco dopo è di nuovo pallida, però. Pallida come quando Sofia era per terra in fondo alle scale. Perché adesso entrano dal dottore. Lui slega lo strofinaccio e guarda il braccio di Sofia. «Ehi», dice Sofia, «adesso non mi fa più male. E non pulsa nemmeno più». Ma poi il dottore prende un paio di forbici e si mette a tagliare la manica della sua maglia. «Scusami» le dice. «Se no non riesco a vederlo.» Sofia gli fa segno di sì con la testa. Si vede la pelle nuda. Oh. La gobba vicino al polso è cresciuta. «È rotto» dice il dottore. «Vedi? L’osso è tutto storto.» Sofia si spaventa, si gira a guardare Donny. Ma lui è ancora più spaventato. Si asciuga qualche goccia di sudore sulla fronte bianca e dice: «Oh, mi sa che devo...». E poi sviene.
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Dal dottore
Sofia è u n piccolo pi ngu i no?
«Ooh, tesoro» dicono le infermiere a Donny. Fanno gli occhi dolci. Donny per fortuna è rinvenuto subito. Adesso è seduto con la testa in giù, tra le ginocchia, così il sangue gli torna nelle guance. Ma le infermiere lo guardano ancora preoccupate. «Ooh, tesoro» dicono tutto il tempo. E ridono di nuovo, è sempre per via delle orecchie da orso? Sofia decide di mettersi a piangere. Soltanto un pochino. Perché così poi le cose vanno di nuovo come è giusto che vadano: le infermiere non ridono più. Guardano lei. E anche Donny si rialza. «Piccolina» le dice. «Pinguina Piccolina...» Pinguina Piccolina? Ma come gli è venuto in mente? Di solito la chiama Sofi. O Soso. Fifi. SofiSofi. O altri nomi così. Ma Pinguina Piccolina, Sofia non l’ha mai sentito. Quando vuole chiedere, però, devono farle una foto. Una foto del braccio. Con una macchina che non somiglia per niente a una macchina fotografica. E poi comincia l’attesa, nella sala d’attesa. Sofia si appoggia comoda contro Donny. Ha tirato dalla sua parte il cappuccio della sua felpa e lo usa come cuscino. «Pinguina Piccolina» gli sussurra. «Cosa?» «L’hai detto tu. Due volte.» «Veramente?» 12
«Sì. Quando sono caduta e poi quando piangevo. Ma io non somiglio per niente a un pinguino, no?» «No, no» dice Donny. «È una cosa vecchia.» Mette il braccio sulle spalle di Sofia. Per sbaglio tocca la fascia che le hanno messo le infermiere. Lo strofinaccio che hanno portato da casa è accanto a Donny, su una sedia di plastica. «Ahi» dice Sofia. «Scusa» dice Donny. E poi comincia a raccontare.
Donny smette di raccontare, perché il dottore li chiama. «Eh sì, Sofia» dice il medico. «Ti sei proprio rotta il braccio. Qui, vicino al polso, guarda. È una frattura strana, ma guarirà di sicuro. Adesso ti facciamo un bel gesso. Per un paio di settimane non potrai andare a nuotare e non potrai fare giochi violenti. Tutto qua.» Tutto qua? Sofia guarda Donny. Lui sta di nuovo sbiancando. «Ehi» dice il medico. «Tutto bene?» «Una frattura strana...» sussurra Donny. «Io l’ho chiamata per cena... E Sofia si è messa a correre... Giù per le scale...» «Eh» dice il medico. Guarda l’orologio. Forse è nuovo. Forse deve guardarlo sempre. O forse è già tardi e deve andare da qualche altra parte. «Eh» dice di nuovo. «Il gesso!» grida Sofia allora. «Mi mettono il gesso! L’ho sempre desiderato!»
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Il gesso di Sofia
Non troppo stretto e non troppo largo
«Farò una presentazione in classe» dice Sofia. Tiene alzato il braccio ingessato. Deve ancora seccarsi. «Tutto bene?» le chiede l’infermiera. «Sì, certo» dice Sofia, perché veramente va tutto bene. Le hanno dato una pastiglia di paracetamolo. E tanto anche prima non sentiva quasi niente. Un braccio rotto? Non è così grave. «Lo racconterò in classe» dice Sofia. «Sarà l’argomento della mia presentazione. Quest’anno facciamo le presentazioni per la prima volta. Io ancora non ho mai parlato.» «Tieni» le dice l’infermiera dei gessi. «Ti do un paio di cosette.» Le dà una fascia asciutta. E una protezione per la doccia da mettere sopra il gesso, così non si bagna. E una bomboletta spray, per il prurito, le dà anche quella. «Che bello, che sono caduta dalle scale!» dice Sofia. «Adesso ho un argomento di cui parlare!» L’infermiera ride. Anche Donny. E quando tutto è asciutto, Sofia può scegliersi un colore da mettere sul gesso. Lei naturalmente sceglie il suo colore preferito. Il rosa. «Eh sì» dice Donny. «È proprio tipico per una bambina come te.» 15
fascia sul braccio
uno strato di ovatta
strisce di gesso
nell’acqua
strisce sopra l’ovatta