Storie di quadri (a testa in giù)

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€ 13,50 ISBN 978-88-6966-007-8

9 788869 660078 www.castoro-on-line.it

Bernard Friot

(a testa in giù)

Storie che raccontano quadri, o quadri che illustrano storie? Il museo immaginario di Bernard Friot è fatto d’arte e di racconti. Storie d’amore, dell’orrore, comiche, assurde, tristi o spassose nascono da un dettaglio, un colore, uno sguardo, un soggetto, un’atmosfera. È la festa dell’immaginazione, il tripudio della creatività, ogni quadro una storia, ogni storia un mondo. In questo museo si trova di tutto: un Apollo egocentrico e svogliato, un misterioso bar immerso nel tempo, una donna persa fra le vaschette di fragole, un bambino dai mille nomi… buona visita!

Bernard Friot

(a testa in giù)


Per Edith e René W. Ringraziamenti a Grazia, Michela e David

Bernard Friot Storie di quadri (a testa in giù) © 2015 Editrice Il Castoro viale Andrea Doria 7 - 20124 Milano info@castoro-on-line.it www.castoro-on-line.it Tradotto dalle classi 4G 4H e 3G, della Sezione Internazionale di Francese Esabac del Liceo “Luigi Galvani” di Bologna, nel corso dell’anno scolastico 2013-2014, con la consulenza di Michela Mengoli, Maria Luisa Vezzali, Michele Tosi, Clémence Muller, Catherine Guillotin, Francesca Salvatori, Magda Indiveri, Alessandra Valtieri David Tolin, Beatrice Masella, Licia Reggiani, Chiara Elefante, Roberta Pederzoli. 4G: Alessia Speziale; Francesca Ferrara; Emma Lolli; Maria Chiara Cloutier; Giulia Cortesi; Estelle Giannakaris; Davide Mastroianni; Valentina Vannini; Chiara Rizzoli 5G: Federica Andreoli; Stefano Brera; Sara Burnett Stuart; Matilde Campolungo; Matilde Castriotta; Irene Cerrigone; Laura Di Sisto; Giacomo Distefano; Margherita Ferrari; Isabella Lo Duca; Hélène Lovato; Micol Malaguti; Beatrice Marioloni; Orlando Olivieri; Alessia Pizzirani; Eugenio Restani; Lisa Soverini; Marta Stoppa; Virginia Tullini; Yvonne Tullini 5H: Carlotta Bilancioni; Ran Ceretta; Gabriella Cova; Francesca Dall’aglio; Laura De Nuzzo; Lorenzo Dugato; Clara Gabrielli; Andrea La Bianca; Maria Giulia Landi; Simone Manzano; Beatrice Merini; Claire Musajo; Giulia Ginevra Nascetti; Virgile Nassetti; Maria Giulia Ricci Armandi; Odo Paganelli; Beatrice Sabattini; Marghetita Taddei; Silvia Tassoni; Claudia Vatalaro; Sara Youssef Grafica di copertina di Giuseppe Reale Pubblicato per la prima volta con il titolo Peintures Pressées. Un musée imaginaire © 2013 Éditions Milan - France ISBN 978-88-6966-007-8 Stampato nell’agosto 2015 presso Svetprint d.o.o. Slovenia


Bernard Friot

(a testa in gi첫)


percorso di visita Apollo, 62-79 d.C., frammento di pittura murale della villa di Giulia Felice. –> p. 10

I giocatori di carte, 1525, Luca di Leida. –> p. 56 Doppio ritratto, 1570, Sofonisba Anguissola. –> p. 25

Il giardiniere, 1590, Arcimboldo. –> p. 44 e 47 I bari, 1594-1595 circa, Caravaggio. –> p. 57

Studio di una mano sinistra, xv secolo, Leonardo da Vinci. –> p. 50-51 Il martirio dei santi Cosma e Damiano, 1438-1443 circa, Beato Angelico. –> p. 102-103 Ritratto di Giovanna Tornabuoni, 1448, Domenico Ghirlandaio. –> p. 31 I due ipocriti, xvi secolo, Quentin Metsys. –> p. 54

I piccoli giocatori di carte, xvii secolo, fratelli Le Nain. –> p. 58 San Sebastiano, 1610-1614, El Greco. –> p. 105

Giuditta che decapita Oloferne, 1625-1630 circa, Artemisia Gentileschi. –> p. 104 Soldati che giocano a carte, 1640, Louis Le Nain. –> p. 59

L’Inferno, 1622, François de Nomé. –> p. 86-87 Il cavaliere sorridente, 1624, Frans Hals. –> p. 16

Giovane ragazza addormentata davanti alla candela, xviii secolo, Jean-Baptiste Santerre. –> p. 53 Giovane uomo che legge una lettera, 1762-1765, Hubert Robert. –> p. 32


Utterwalder Grund (Il fondo di Utterwalder), 1825 circa, Caspar David Friedrich. –> p. 43 La bambina malata, 1885-1886, Edvard Munch. –> p. 73 Autoritratto con maschere, 1899, James Ensor. –> p. 69

Autoritratto con collana, 1903, Paula Modersohn-Becker. –> p. 83 Fragole, 1905 circa, Auguste Renoir. –> p. 62-63 La bambina di campagna, 1912, Egon Schiele. –> p. 40 L’Enfant gras (La bambina grassa), 1915, Amedeo Modigliani. –> p. 19

Rondine-Amore, 1933-1934, Joan Miró. –> p. 90

Il tessuto vocale della cantante Rosa Silber, 1922, Paul Klee. –> p. 64

Donne che ascoltano musica, 1945, Joan Miró. –> p. 91

La patria di Herbert Hoover, 1931, Grant Wood. –> p. 98-99

Coppia e violinista, 1956, Marc Chagall. –> p. 71

L’Atelier di La Californie, 1956, Pablo Picasso. –> p. 39 Jacqueline nell’atelier, 1956, Pablo Picasso. –> p. 38 L’artista, 1964, Pablo Picasso. –> p. 36

Elke 1, 1975, Georg Baselitz. –> p. 95 Due scarpe, 1984, Antoni Tàpies. –> p. 28

Una e tre sedie, 1965, Joseph Kosuth. –> p. 6-7 Riflesso con due bambini (autoritratto), 1965, Lucian Freud. –> p. 78-79


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Joseph Kosuth, Una e tre sedie, 1965.


LA SEDIA 7


Una sedia.

È una sedia. Insomma, dipende. Dipende da come la si guarda. L’artigiano dice: Dimensioni. Materiali. Resistenza. Ecc. Il commerciante dice : Costo di realizzazione. Prezzo di

vendita. IVA. Utile. Ecc.

L’arredatore dice: Stile. Confort. Forma. Colore. Ecc.

Il fruitore dice: «Mi piace, è comoda e starà bene

in cucina», oppure, «ah no, è troppo brutta, e la seduta è scomoda». Il sentimentale dice: «Era della zia Anna. È

un ricordo, capite, ci tengo molto, anche se non si intona col mio arredamento».

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Il pittore, lui, non dice niente. Disegna, dipinge.

Cerca di cogliere tutto: materiali, colori, usi, ricordi.

Il sognatore (o creatore di storie) non dice niente

nemmeno lui. Immagina le natiche che si sono appoggiate sulla sedia. Giovani o vecchie. Grasse o magre. Sode o flaccide. Tranquille o agitate. Ad esempio, immagina le piccole natiche tremanti del bambino che aspetta, sulla sedia, che sua zia venga a prenderlo dopo la seduta dal dentista. Ha avuto paura, ha sentito male (un po’), ma non ha pianto. Aspetta, e sua zia non arriva. Allora viene preso dal panico e qualche lacrima scivola via. La sedia trema. Quando, finalmente, la zia arriva rimbrotta il bambino, lo scuote, lo tira per il braccio perché lui, fra i singhiozzi, s’aggrappa al suo cappotto.

Il sognatore (o creatore di

storie) guardando la sedia pensa a tutte queste cose. E ciò che vede è vero: la sedia ne è testimone. 9


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Apollo, detto Popol (O Pollo) Sono Dio. Ok, esagero un po’: sono

un Dio

Arte romana, Apollo, 62-79 d.C., frammento di pittura murale della villa di Giulia Felice.

(ma attenzione, ci tengo alla maiuscola).

Un Dio fra tanti. Il Dio numero sette, diciamo. La mia specialità sono le arti: musica, pittura, danza, letteratura e tutte le altre scocciature. Eh sì, mi occupo degli artisti e, credetemi, non sempre è un piacere. Il peggio, credo, sono gli scrittori. E il peggio del peggio, i poeti! Si prendono terribilmente sul serio, poverini. Sono dei veri rompi capo… e rompi scatole. Fortuna vuole che io sia anche il Dio del Sole (mi raccomando, sempre con la maiuscola).

Quindi ogni tanto, per divertirmi, punto sul loro capo calvo un raggio di sole incandescente. Così si prendono un gran colpo al melone e si mettono a delirare ancora più del solito. Per esempio, tre minuti fa, ho fatto fumare le cervella a un giovane poeta, che si è messo a urlare come un’aquila con la mano sul cuore:

zero cervello zero cervello fuggi fuggi entrate qua qua sono venuto in treno dentro ombrelle di nuvole ahia ahia ahia fanno venire le bolle al capitano

crac !

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Voi ci capite qualcosa? La chiamate poesia, questa? Dovrei chiedere a... Accidenti, com’è che si chiama quella? La Musa della poesia: Erato? Calliope? Boh, me ne frego. Le Muse sono mie segretarie. Ma le confondo continuamente. È ovvio, hanno tutte uno chignon e gli occhiali. E unghie color pistacchio. In teoria, dovrebbero “ispirare” gli artisti. Che sciocchezza! Se fosse per me, gli artisti si dovrebbe imbavagliarli o legargli le mani, e staremmo tutti più tranquilli. Ma non andate a dirlo in giro, altrimenti, il grande capo, Zeus, il Dio numero uno, sarebbe capace di licenziarmi. E in fin dei conti, fare il Dio (con la maiuscola), è un buon mestiere. Sei ben pagato, ricevi un sacco di regali, ti fanno le foto e ti chiedono l’autografo: fantastico, no?

C’è solo una cosa che non mi piace: il mio nome. Apollo, suona stupido. E per scherzare, i miei colleghi mi chiamano “Popol” o “Pollo”, è offensivo. Vabbé, c’è di peggio. E poi recentemente ho inventato un aggeggio: la televisione. Sì, sì, sono io il Dio della televisione! Non lo dicono mai nei libri, ma è vero. Tv, cinema, Internet e videogiochi sono la mia specialità. E dunque passo le mie giornate a fare zapping bevendo birra ghiacciata. Quando un poeta mi manda per raccomandata il suo ultimo libro con dedica, strappo le pagine a una a una e ne faccio palline che butto nel cestino. Dato che sono Dio, (con la maiuscola),

faccio sempre canestro.

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Ieri, ho avuto un’idea geniale: ho deciso di spedire le mie nove Muse su Internet. Saranno occupatissime, ciascuna nel proprio campo, e io starò finalmente in pace. Loro nel mondo virtuale, e io stravaccato sul divano, a scaricare cartoni animati. D’altronde faccio quello che mi pare. E se anche mi piacesse vivere come un pensionato delle Poste o un adolescente maleducato? Poco importa, sono Dio. Ok, esagero un po’: sono

un Dio

(maiuscola).

Come lo siamo tutti, no?

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Sala 3

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Sala 3, Loubna si ferma sempre davanti al Cavaliere sorridente. Non a lungo, solo qualche decina di secondi perché ha il tempo contato. La sua tabella di marcia prescrive nove minuti esatti per pulire il pavimento, le maniglie delle porte e i telai delle finestre. Il resto, non deve toccarlo. Si ferma davanti al Cavaliere e lo saluta con un cenno del capo. E lui, a modo suo, risponde. In questo modo inizia una conversazione muta che, tradotta in parole, sarebbe più o meno così: Buongiorno, come sta? Come sempre. Che tempo fa fuori? Freddo e umido. Da gelare le ossa. Dovresti metterti le calze di lana. Lo vedo, sai, che sotto il grembiule hai solo una minigonna e delle calze leggere. Va a finire che ti prendi un accidente.

Ma no, non si preoccupi. Fa caldo nel museo. Questo è vero. Allora, dimmi, ti ha risposto? Loubna prende tempo, fa finta di non avere sentito, lucida con energia la maniglia della porta. Poi sorridendo risponde: Sì! Pensi che ieri sera mi ha perfino aspettato davanti a casa quando sono uscita a comprare le sigarette.

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E? È stato bello. Ecco. Nulla di più. Loubna riprende il lavoro. Ancora tre metri quadri da pulire e il tempo scadrà. Quando deve andarsene dalla Sala 3, non riesce a resistere e chiede: Secondo lei, è una cosa seria? Crede che sia quello giusto, stavolta?

Frans Hals, Il cavaliere sorridente, 1624.

Il cavaliere sorridente non risponde. Non direttamente. Ma approva muovendo leggermente la testa, Loubna ne è certa. E il cavaliere sorride. Ancora più del solito.

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La bambina

grassa Una bambina davanti alla pasticceria. Incolla il naso alla vetrina. Contempla i dolci: bavarese alle fragole, torta di mele, bignè, charlotte ai lamponi, delizia alle pere. Sa tutti i nomi, conosce tutti i sapori. Ma non può. Mangiare dolci. Troppo grasso. Nei dolci. E anche lei. Ha detto il dottore. Fare attenzione. Dieta. Alimentazione sana. Frutta e verdura. Vietati i dolci. Ma a me piacciono i dolci, dice la bambina, con il naso ancora incollato alla vetrina. Amo i

dolci,

amo i dolci e me ne frego di essere

grassa

.

Fa un passo indietro, con il risvolto della manica cancella l’impronta lasciata sulla vetrina. E sorride. Quando sarò grande, farò la pasticcera. Dice la bambina.

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Amedeo Modigliani, L’Enfant gras (La bambina grassa), 1915.


€ 13,50 ISBN 978-88-6966-007-8

9 788869 660078 www.castoro-on-line.it

Bernard Friot

(a testa in giù)

Storie che raccontano quadri, o quadri che illustrano storie? Il museo immaginario di Bernard Friot è fatto d’arte e di racconti. Storie d’amore, dell’orrore, comiche, assurde, tristi o spassose nascono da un dettaglio, un colore, uno sguardo, un soggetto, un’atmosfera. È la festa dell’immaginazione, il tripudio della creatività, ogni quadro una storia, ogni storia un mondo. In questo museo si trova di tutto: un Apollo egocentrico e svogliato, un misterioso bar immerso nel tempo, una donna persa fra le vaschette di fragole, un bambino dai mille nomi… buona visita!

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