DOOR-MAY-2023

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LESLEY LOKKO «La mia Biennale Architettura, laboratorio di futuro». TANGERI Un’oasi sulla porta tra mari e continenti. DAKAR L’indirizzo segreto di uno scrigno d’arte. KENYA Il nido tech tra le foglie dei baobab. E POI Ritorno al Cairo, un viaggio in Sudafrica, l’atollo in Mozambico...
THE AFRICA ISSUE

SULLA PORTA DI MARI E CONTINENTI

Nell’antico quartiere ebraico di TANGERI una palazzina costruita negli anni 30 è diventata il rifugio di Nicolò Castellini Baldissera. Il primo proprietario la dedicò alla Rachele biblica, oggi l’interior designer milanese le ha dato il nome Tosca: «È la mia oasi borghese in una terra esotica»

di ENRICO DAL BUONO — foto di JAMES NELSON per DOOR

Nel Medioriente di parecchi millenni fa Rachele porta ad abbeverare il bestiame e incontra un cugino che ha fatto a botte con Dio. I cugini si innamorano e mettono al mondo due dei dodici progenitori delle tribù di Israele. Partorendo il secondo, lei muore. Nella Roma del 1800 l’amante del bonapartista Mario, gelosa perché lui ha dipinto un soggetto simile a una marchesa dagli occhi azzurri, aiuta Scarpia, poliziotto papalino, a trovare l’innamorato cospiratore (e, quel che è peggio, spennellatore). Finisce malissimo: Tosca accoltella Scarpia, fucilano Mario, Tosca si butta giù da Castel Sant’Angelo.Due storie che sembrano incontrarsi solo nella iella delle protagoniste. E invece lo fanno anche sui muri miracolosamente ancora intatti, dato il curriculum di cui sopra di una casa della vecchia Tangeri, perché i nomi sono distillati di storie e in poche lettere condensano secoli di vite e di morti umane. La famiglia di commercianti ebrei di tessuti che l’ha costruita nel 1930 aveva chiamato quella casa Rachele III. Nicolò Castellini Baldissera, l’interior designer milanese che l’ha acquistata nel terzo millennio, l’ha poi chiamata Casa Tosca in onore dell’opera lirica del suo antenato Giacomo Puccini – nonché di un’omonima bassottina. In mezzo a queste due proprietà ce n’è stata almeno una terza: dopo l’indipendenza del Marocco la casa è passata per le mani di un uomo di Stato, vicino al re Mohammed V, che a quanto risulta non ha arricchito l’onomastica dell’edi cio con una storia ulteriore. Tuttavia bastano quei due nomi, Rachele e Tosca, per rivelare come un luogo possa trasformarsi in una selva narrativa. E per luogo qui si intendono sia Tangeri sia Casa Tosca, che di Tangeri è una perfetta sineddoche.

La facciata dell’abitazione, tutt’oggi nel quartiere ebraico della città, si trova allo sbocco di una via un tempo chiamata Leonardo Da Vinci: la poliedricità qui ritorna ovunque come un destino. Sul retro dà sul tetto di rame inverdito dall’ossidazione dell’ex consolato italiano che, secondo alcuni, in precedenza fu dimora di Giuseppe Garibaldi in esilio prima di salpare per l’Inghilterra. Se è vero che da queste parti la realtà si confonde con la chiacchiera e la chiacchiera si confonde con la leggenda, è anche vero che, oltre alla poliedricità, il destino del luogo ha a che fare con la fuga dai nemici, dagli Stati, da Dio, da se stessi e con il rifugio, che della fuga non è che il controcanto in maggiore. Dalla terrazza con piscina del quarto piano («vasca da bagno» la denisce con british understatement l’attuale proprietario, che ha studiato storia dell’arte da Sotheby’s, Londra), dove ci sono pure un hammam e una cucina d’estate, si vedono la Spagna, muri bianchi di Tarifa e più a Nordest, quando il cielo è terso, addirittura la britannica Gibilterra: in pratica, tre nazioni in un solo colpo d’occhio. Tangeri è un crocevia ventoso di storie e universi. Capo Spartel, ad appena quindici chilometri da qui, è la sponda meridionale della ne del mondo antico. Segna il con ne inquieto tra Oceano Atlantico, di un cobalto abissale, e Mediterraneo, celeste e schiumoso. Porta di argilla rossa e calcare giallastro tra mari e continenti, Tangeri è stata fenicia, cartaginese, romana, vandala, bizantina, araba, portoghese, spagnola, britannica. Per di più il Marocco in generale vive da sempre un rapporto speciale con la comunità ebraica, tanto che re Muhammad V, nonno dell’attuale sovrano Muhammad VI (che a sua volta si avvale di un consigliere economico ebreo, André Azoulay), fu riconosciuto come Giusto fra le nazioni per aver protetto gli ebrei marocchini durante il regime di Vichy. Dal 1923 no all’indipendenza del Paese, nel 1956, Tangeri fu città internazionale, con neutralità politica e militare nonché totale libertà d’impresa. La sua storia si dipana ancora oggi nella medina, tutta volti e chiaroscuri, dove viottoli, che ricordano gli arzigogoli dei portoni intagliati e i fregi dei portali, curvano, si ritorcono e spesso riconducono al punto di partenza; dove si incrociano occhi marroni mediorientali e latini, occhi azzurri berberi e vandali, dove si ascoltano “s” spagnole, “r” francesi, gutturali arabe. Se ne ascoltano pure troppe, di lettere, forse.

Nicolò Castellini Baldissera è arrivato per la prima volta a Tangeri nel 2009 con dei clienti francesi. «Vivevo tra Londra e Parigi, vole-

vo cambiare il mio stile di vita, trovare un ritiro esotico e appartato a poche ore di volo. Così ho vissuto sei anni nella medina ma dopo un po’ l’ho percepita come troppo rumorosa. Per caso mi sono imbattuto in quest’altro edi cio, che ha ben poco di marocchino. Mi ha subito ricordato una casa di via Venti Settembre a Milano, e così ho deciso di crearmi un’oasi borghese in una terra esotica». Della famiglia di commercianti che aveva battezzato la casa Rachele III non si sa molto. Si sa però che l’Alleanza israelitica universale aveva aperto una scuola a Tangeri nel 1864 per formare una classe media ebraica occidentalizzata di impiegati, interpreti, commercianti. E che, durante l’epoca della città internazionale, Tangeri arrivò a contare migliaia di società anonime, ottantacinque banche e una comunità ebraica di diecimila persone. Si può dedurre che muri di Rachele III siano cresciuti su questo humus. «Forse la casa esisteva ancora prima, come piccola residenza a un solo piano», dice Castellini Baldissera, il cui bisnonno era l’architetto Piero Portaluppi e il cui padre, Piero Castellini Baldissera, è cofondatore dell’azienda tessile C&C Milano. «L’impianto architettonico è ottocentesco, poi rivisitato in stile Art déco con qualche tocco marocchino. Penso ai vetri, tecnicamente chiamati irakeni, delle nestre del terzo piano, che sono rossi, verdi gialli e blu». Lo spazio del terzo piano era il salone principale. «Adesso invece è la zona letto, con due camere doppie per gli ospiti e la mia master suite. Per darle più spazio ho coperto un terrazzo: in camera da letto non ci dormo soltanto, ma ci studio, ci lavoro, ci converso». Il salone, come assecondando un impulso gravitazionale, è sceso di un piano. È dipinto di rosa, misura ottanta metri quadrati e dà su un terrazzo che funge pure da tetto per il portico con cui Castellini Baldissera ha bordato il giardino sul retro dell’edi cio.

Lo stile di Casa Tosca – che è anche il nome della linea di mobili in rattan di Castellini Baldissera prodotti tra Milano e Tangeri – con i suoi muri rosa, verdi, color ottanio, i lampadari di corna di cervo abbracciate, i letti a baldacchino, è tanto eclettico da poter essere considerato, con le parole dello stesso proprietario, un «non stile» E in questo senso si trova nel proprio posto nel mondo: in una città che, oltre alla sedimentazione plurimillenaria di civiltà, ha ospitato il succedersi di subculture da tutto il mondo, dagli scrittori beat William S. Barroughs, Paul Bowles e Jack Kerouac, in fuga dal conformismo americano, alle rockstar Rolling Stones e Patti Smith. «In questi quattordici anni Tangeri si è riempita di impalcature per le ristrutturazioni, di strade, rotonde, aiuole quasi ginevrine», dice Castellini Baldissera. «Un Tgv la collega a Casablanca in due ore e un quarto, il Tanger Med è il più grande porto del Nord Africa, qui c’è la più grossa fabbrica di Renault del mondo. Tangeri è la scommessa del re per il secolo». Forse un giorno lo sviluppo tecnologico del Marocco permetterà di dotare Casa Tosca di un paio di razzi propulsori sotto le fondamenta, in modo da lanciarla nello spazio e farla viaggiare tra le galassie, per mostrare all’universo intero quale stupefacente ginepraio di storie sarà stato il Mediterraneo del pianeta azzurro.

L’autore, scrittore, è nato a Ferrara e vive a Milano. Il suo ultimo romanzo, Ali è pubblicato da La Nave di Teseo.

NELLAPAGINAACCANTO La vista sull’ex consolato italiano e sull’Oceano Atlantico.

APAGINA 76 Il portico affacciato sul giardino con mobili in rattan della linea Casa Tosca di Castellini Baldissera, un divano indiano di fine Ottocento e cuscini realizzati con scampoli di un antico tessuto Suzani. APAGINA 77 Il salotto con il camino in gesso disegnato da Ncb e ispirato a un modello piemontese del Seicento.

APAGINA 78 In camera da letto, il ritratto di un artista locale e un copricapo cerimoniale africano. APAGINA 79 Nello studio: copriletto Etro, pitture murali di Pictalab Milano, cuscini in tessuti etnici, la collezione di quadri del padrone di casa.

APAGINA 80 Il giardino disegnato da Umberto Pasti con tavolo e sedie di Ncb in pietra locale. APAGINA 81 In salotto, un orologio francese in stile Luigi XV ridipinto in finta malachite dal designer Tony Duquette comprato a un’asta. APAGINA 82 L’angolo del salone con lo scrittoio Regency. APAGINA 83 L’ingresso principale di Casa Tosca.

Thanks to Beatrice de Sorrento/Reserved Locations

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