Lombardia Nord Ovest 1-2011

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Lombardia nord-ovest

VARESE SportEconomy Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c legge 662/96 filiale Varese

Lombardia nord-ovest 1.2011

V a r e s e

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C o m m e r c i o

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1.2011

C a m e r a


L’anfiteatro prealpino, dalla pianura alle montagne tra i laghi, è sede naturale per ogni attivitĂ sportiva che si accompagna nei colori spettacolari del suo cielo. (fotografie di Paolo Zanzi) The subalpine amphitheatre, which goes from the plain to the mountains around the lakes and is combined with the wonderful colours of its sky, is the natural place for any sport activity. (photographs by Paolo Zanzi)

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Lombardia nord-ovest


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04 05

Editoriale di Bruno Amoroso Visita Presidente della Repubblica

10

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r

i

32

Il Tempo Libero Sportivo: un’Industria di Valore di Paolo Guenzi

Imprese da Record di Nicola Antonello, Franco Belfiore Marco Croci, Elisa Polveroni

64

12

Più Sport, più Benessere, Individuale e Collettivo di Caterina Carletti

Acqua, Aria e Terra: Sport per Tutti di Mario Chiodetti

74

16

Lo Sport Strumento di Relazione? Sì, Perché…. di Federico Visconti

Bikehotel Crescono… di Andrea Giacometti

80

18

Alle Origini del Marketing Sportivo: Varese e la Sua Industria di Gianni Spartà

Un “Sacrificio” Intelligente per un Centro Sportivo Modello di Michele Mancino

84

Quella Sanità Varesina che Fa Gol di Massimo Lodi

88

Edo Bulgheroni & Ottavio Missoni: Generazioni a Confronto di Alba Moneta

22 Insieme è Meglio: Sport e Sponsor a Braccetto di Francesco Caielli 29

Sport & Diffusione nella provincia di Varese

30

Da un Tormentone al Manuale del Marketing di Damiano Franzetti Lombardia Nord Ovest n.1 Anno LXXXIV

Rivista semestrale della Camera di Commercio In­dustria Artigianato e Agricoltura di Varese Direttore responsabile Mauro Temperelli Redazione Antonio Franzi, Rosa Pandini, Enrico Argentiero, Elena Botter

Comitato scientifico Giuseppe Armocida, Walter Baggini, Carlo Brusa, Marco Dal Fior, Mauro Luoni, Pietro Macchione, An­gelo Monti, Ga­spare Morgione, Francesco Pierantozzi, Pierfausto Vedani Art direction e progetto grafico Paolo Zanzi

Traduzione Roberta Bogni Impaginazione studio paolozanzi con Giuliano Zanzi Direzione Redazione e Amministrazione Piazza Monte Grappa, 5 - 21100 Varese tel. 0332.295.321 - fax 0332.282.158 email: comunicazione@va.camcom.it L’accettazione degli articoli dipende dal giudizio insindacabile della direzione. Gli scritti firmati o si­glati rispecchiando soltanto il pensiero dell’autore, non impegnano né la direzione nè l’editore. Non è consentita la riproduzione degli articoli senza autorizzazione. I manoscritti, le pubblicazioni e le richieste a titolo di cambio devono essere in­dirizzate alla redazione. I manoscritti, anche se non pubblicati

o

Varese Sport Economy

non si restituiscono.

Registrazione del tribunale di Varese N° 260 del 31 ottobre 1983 Stampa F.lli Crespi Industria Grafica srl 21012 Cassano Magnago, Varese Editore © Camera di Commercio Industria, Arti­gianato e Agricoltura di Varese Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Sulla soglia dello sport si abbandona il quotidiano e si vivono la bellezza e l’armonia del nostro paesaggio. (fotografia di Paolo Zanzi) Sport makes us forget our everyday life and perceive our landscape’s beauty and harmony. (photograph by Paolo Zanzi)


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Editoriale di Bruno Amoroso Visita Presidente della Repubblica

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Il Tempo Libero Sportivo: un’Industria di Valore di Paolo Guenzi

Imprese da Record di Nicola Antonello, Franco Belfiore Marco Croci, Elisa Polveroni

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Più Sport, più Benessere, Individuale e Collettivo di Caterina Carletti

Acqua, Aria e Terra: Sport per Tutti di Mario Chiodetti

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Lo Sport Strumento di Relazione? Sì, Perché…. di Federico Visconti

Bikehotel Crescono… di Andrea Giacometti

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Alle Origini del Marketing Sportivo: Varese e la Sua Industria di Gianni Spartà

Un “Sacrificio” Intelligente per un Centro Sportivo Modello di Michele Mancino

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Quella Sanità Varesina che Fa Gol di Massimo Lodi

88

Edo Bulgheroni & Ottavio Missoni: Generazioni a Confronto di Alba Moneta

22 Insieme è Meglio: Sport e Sponsor a Braccetto di Francesco Caielli 29

Sport & Diffusione nella provincia di Varese

30

Da un Tormentone al Manuale del Marketing di Damiano Franzetti Lombardia Nord Ovest n.1 Anno LXXXIV

Rivista semestrale della Camera di Commercio In­dustria Artigianato e Agricoltura di Varese Direttore responsabile Mauro Temperelli Redazione Antonio Franzi, Rosa Pandini, Enrico Argentiero, Elena Botter

Comitato scientifico Giuseppe Armocida, Walter Baggini, Carlo Brusa, Marco Dal Fior, Mauro Luoni, Pietro Macchione, An­gelo Monti, Ga­spare Morgione, Francesco Pierantozzi, Pierfausto Vedani Art direction e progetto grafico Paolo Zanzi

Traduzione Roberta Bogni Impaginazione studio paolozanzi con Giuliano Zanzi Direzione Redazione e Amministrazione Piazza Monte Grappa, 5 - 21100 Varese tel. 0332.295.321 - fax 0332.282.158 email: comunicazione@va.camcom.it L’accettazione degli articoli dipende dal giudizio insindacabile della direzione. Gli scritti firmati o si­glati rispecchiando soltanto il pensiero dell’autore, non impegnano né la direzione nè l’editore. Non è consentita la riproduzione degli articoli senza autorizzazione. I manoscritti, le pubblicazioni e le richieste a titolo di cambio devono essere in­dirizzate alla redazione. I manoscritti, anche se non pubblicati

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Varese Sport Economy

non si restituiscono.

Registrazione del tribunale di Varese N° 260 del 31 ottobre 1983 Stampa F.lli Crespi Industria Grafica srl 21012 Cassano Magnago, Varese Editore © Camera di Commercio Industria, Arti­gianato e Agricoltura di Varese Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Sulla soglia dello sport si abbandona il quotidiano e si vivono la bellezza e l’armonia del nostro paesaggio. (fotografia di Paolo Zanzi) Sport makes us forget our everyday life and perceive our landscape’s beauty and harmony. (photograph by Paolo Zanzi)


EDITORIALE di Bruno Amoroso “ECONOMIA DELLO SPORT”

L

4

a Varese che non t’aspetti: non certa quella che vanta primati e successi sportivi di rilievo internazionale. Anzi, sotto questo profilo - a partire dai ciclisti e dai canottieri che hanno fatto la storia dei rispettivi sport alla grande Ignis dei Meneghin e degli Ossola e ai Roosters di Pozzecco fino al Varese Calcio di Mister Sannino ma anche alle pallavoliste della Yamamay e della McCarnaghi - squadre e atleti sono stati e sono tutt’ora straordinari strumenti di veicolazione delle bellezze che caratterizzano l’intero territorio provinciale come pure delle qualità e delle capacità produttive dei suoi abitanti. La Varese che non t’aspetti che vogliamo evidenziarvi è invece quella che ha fatto della creazione di articoli sportivi un ennesimo modello di successo. Basta scandagliare quel macrocosmo costituito di piccole e medie industrie che intessono la realtà sociale della nostra provincia per scoprire che c’è chi ha scommesso e vinto anche su questo mercato. Un mercato in crescita, dove la Lombardia fa da capofila a livello nazionale con il 21,3% dei produttori, in aumento del 2% tra il 2004 e il 2009. E Varese rappresenta una quota pari al 10% del totale regionale per numero di attività. Questo numero di Lombardia NordOvest scandaglia allora questa ricca e interessante realtà. Ai suoi lettori questa nostra pubblicazione offre altresì un quadro il più dettagliato e approfondito possibile di un contesto che s’allarga anche alla produzione di valore che lo sport genera sul piano dell’accoglienza turistica e al rilievo sociale che tale attività occupa nella società contemporanea.

V

arese, a town that you do not expect: certainly you do not expect it to boast sport records and successes at international level. In particular on this matter there are cyclists and rowers that made the history of their relative sports, great teams like Ignis of Meneghin and Ossola, Roosters of Pozzecco and Varese Calcio of Mister Sannino, as well as the volleyball players of Yamamay and McCarnaghi. These teams and athletes were and continue to be extraordinary instruments to diffuse the beauties that characterize all the lands of our Province, but also to spread the qualities and productive capacities of its inhabitants. We would like to highlight a town that you do not expect, that transformed sport articles in a new successful model. You just need to sound that macrocosm based on small and medium enterprises which form the social reality of our Province. This research makes you discover that there are entrepreneurs who successfully staked on this increasing market. In this positive business Lombardy is the leading region at national level, includes the 21,3% of all the producers and registered a 2% increase between 2004 and 2009. And Varese represents the 10% of the regional total number of activities. This number of Lombardia NordOvest examines this rich and interesting reality. Besides our publication offers its readers a more detailed and in-depth picture of a field which also allows sport to do business in tourism welcome and underlines the social importance that this activity has in our contemporary society.

150

°

Anniversario Unità d'Italia

21 marzo 2011 Giorgio Napolitano: il Presidente incontra l'Economia Varesina


EDITORIALE di Bruno Amoroso “ECONOMIA DELLO SPORT”

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a Varese che non t’aspetti: non certa quella che vanta primati e successi sportivi di rilievo internazionale. Anzi, sotto questo profilo - a partire dai ciclisti e dai canottieri che hanno fatto la storia dei rispettivi sport alla grande Ignis dei Meneghin e degli Ossola e ai Roosters di Pozzecco fino al Varese Calcio di Mister Sannino ma anche alle pallavoliste della Yamamay e della McCarnaghi - squadre e atleti sono stati e sono tutt’ora straordinari strumenti di veicolazione delle bellezze che caratterizzano l’intero territorio provinciale come pure delle qualità e delle capacità produttive dei suoi abitanti. La Varese che non t’aspetti che vogliamo evidenziarvi è invece quella che ha fatto della creazione di articoli sportivi un ennesimo modello di successo. Basta scandagliare quel macrocosmo costituito di piccole e medie industrie che intessono la realtà sociale della nostra provincia per scoprire che c’è chi ha scommesso e vinto anche su questo mercato. Un mercato in crescita, dove la Lombardia fa da capofila a livello nazionale con il 21,3% dei produttori, in aumento del 2% tra il 2004 e il 2009. E Varese rappresenta una quota pari al 10% del totale regionale per numero di attività. Questo numero di Lombardia NordOvest scandaglia allora questa ricca e interessante realtà. Ai suoi lettori questa nostra pubblicazione offre altresì un quadro il più dettagliato e approfondito possibile di un contesto che s’allarga anche alla produzione di valore che lo sport genera sul piano dell’accoglienza turistica e al rilievo sociale che tale attività occupa nella società contemporanea.

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arese, a town that you do not expect: certainly you do not expect it to boast sport records and successes at international level. In particular on this matter there are cyclists and rowers that made the history of their relative sports, great teams like Ignis of Meneghin and Ossola, Roosters of Pozzecco and Varese Calcio of Mister Sannino, as well as the volleyball players of Yamamay and McCarnaghi. These teams and athletes were and continue to be extraordinary instruments to diffuse the beauties that characterize all the lands of our Province, but also to spread the qualities and productive capacities of its inhabitants. We would like to highlight a town that you do not expect, that transformed sport articles in a new successful model. You just need to sound that macrocosm based on small and medium enterprises which form the social reality of our Province. This research makes you discover that there are entrepreneurs who successfully staked on this increasing market. In this positive business Lombardy is the leading region at national level, includes the 21,3% of all the producers and registered a 2% increase between 2004 and 2009. And Varese represents the 10% of the regional total number of activities. This number of Lombardia NordOvest examines this rich and interesting reality. Besides our publication offers its readers a more detailed and in-depth picture of a field which also allows sport to do business in tourism welcome and underlines the social importance that this activity has in our contemporary society.

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Anniversario Unità d'Italia

21 marzo 2011 Giorgio Napolitano: il Presidente incontra l'Economia Varesina


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The speech of the Italian President of the Republic Giorgio Napolitano during his meeting with the citizens of Varese in the rooms of the Chamber of Commerce. This speech overflowed with esteem, was quivering with hope wise and authoritative. (photographs by Flavio Zulle)

8

Ph. Paolo Zanzi - Flavio Zulle

Colmo di stima, vibrante di speranza, autorevole nella saggezza l’intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nell’incontro con gli operatori varesini nelle sale del palazzo della Camera di Commercio. (fotografie di Flavio Zulle)


The speech of the Italian President of the Republic Giorgio Napolitano during his meeting with the citizens of Varese in the rooms of the Chamber of Commerce. This speech overflowed with esteem, was quivering with hope wise and authoritative. (photographs by Flavio Zulle)

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Ph. Paolo Zanzi - Flavio Zulle

Colmo di stima, vibrante di speranza, autorevole nella saggezza l’intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nell’incontro con gli operatori varesini nelle sale del palazzo della Camera di Commercio. (fotografie di Flavio Zulle)


Il Tempo Libero Sportivo: un’Industria di Valore di Paolo Guenzi*

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econdo diverse ricerche, nelle economie avanzate il business dello sport contribuisce per il 6-7% al PIL complessivo. In aggiunta ai produttori di articoli sportivi, il valore economico è generato soprattutto dalla creazione e commercializzazione di eventi e manifestazioni nelle quali sono coinvolti consumatori di sport nelle varie vesti di praticanti, spettatori e fruitori di vario tipo. Parte di tale valore è costituito dai mega-eventi (ad esempio le Olimpiadi del 2008 di Pechino hanno generato ricavi di 2,9 miliardi di dollari grazie a sponsorizzazioni, diritti TV, merchandising e vendita di biglietti, mentre per l’edizione di Londra, nel 2012, le previsioni superano addirittura i 4 miliardi) e dalle società professionistiche operanti nelle discipline sportive di maggiore richiamo (ad esempio, secondo Deloitte, il calcio in Europa ha un fatturato di circa 15 miliardi di euro). In larga misura il business model di tali organizzazioni si basa sulla loro visibilità mediatica, e quindi in particolare sugli introiti televisivi e sui conseguenti investimenti da parte di sponsor. Ad esempio ...l’importanza eco- nel 2010 la finale del SuperBowl di football americanomica dello sport no è stata seguita da 106 milioni di telespettatori negli è determinata dal Stati Uniti, mentre nel maggio 2009 109 milioni di diffusissimo livello spettatori hanno seguito la finale della UEFA di pratica e di con- Champions League. A seguito di questa esposizione sumo di sport da mediatica, i ricavi da sponsorizzazioni sono molto ingenti. Per esempio, per sponsorizzare la UEFA parte di ampie fasce Champions League occorrono circa 80 milioni di euro della popolazione... per 3 anni, mentre per sponsorizzazione un team di Formula 1 servono circa 80 milioni di dollari e il Comitato Olimpico Internazionale ha raccolto per le edizioni di Torino 2006 e Pechino 2008 circa 866 milioni di dollari dai 12 sponsor principali. La Sponsorizzazione è Soprattutto Sportiva In Europa, secondo vari studi di International marketing reports, i contratti di sponsorizzazione hanno a oggetto lo sport nel 70% dei casi, e le sponsorizzazioni sportive rappresentano l’86% del totale del valore degli accordi di sponsorship. Dal punto di vista delle tipologie di sponsorship in ambito sportivo, quelle relative a team rappresentano il 62% del totale, seguite da quelle associate ad eventi (23%) e a singoli atleti (12%). Gli accordi di naming rights per strutture quali stadi e palazzetti, pur essendo in crescita, pesano oggi solo il 2%. Nel Vecchio Continente, i settori di provenienza delle imprese che investono in sponsorizzazione sono molto numerosi: i principali sono i servizi finanziari (13% del totale del valore dei contratti), seguiti dall’automotive (12%) e dalle telecomunicazioni (10%). Lo sport di alto livello ha anche rilevanti implicazioni in termini occupazionali: ad esempio il Boston Consulting Group ha calcolato che nel 2010, per arrivare alla finale del Super Bowl, i New Orleans Saints hanno impiegato, per soli 18 incontri, 514.000 ore di lavoro svolte da 53 giocatori, circa 20 coach, 12 scout più le figure manageriali a supporto. Al di là del mondo professionistico, l’importanza economica dello sport è determinata dal diffusissimo livello di pratica e di consumo di sport da parte di ampie fasce della popolazione: ad esempio nei principali cinque paesi del Vecchio continente il 25% degli abitanti dichiara di essere “molto interessato” e un ulteriore 35% si professa *Università Bocconi “interessato” allo sport.

Sport Free time: a leading Industry

I

n accordance with several researches, sport business in advanced economies represents the 6/7 % of the total Gross Domestic Product. In addition to the producers of sport articles the economic value is particularly based on events’ promotion and marketing. These events involve different types of sportsmen, from practising ones to spectators and audience. This value partly includes megaevents (for example, thanks to sponsors, TV rights, merchandising and tickets, the Olympic games of Peking 2008 yielded a good return – 2.9 billions dollars, while for the Olympic games of London 2012 people speak about 4 billions dollars), but also professional companies operating in the most popular sports (for example, in accordance with Deloitte, football in Europe has a return of about 15 billions Euro). The business model of these organizations is mainly based on their media popularity and in particular on television profits and on the consequent investments through sponsors. For example in 2010 the American SuperBowl football final was followed by 106 millions of people in the USA, while in May 2009 the UEFA Champions League final was followed by 109 millions of people. Owing to this media exposure the profits deriving from sponsors are very high. For example 80 millions Euro are necessary to sponsor UEFA Champions League for three years, while 80 millions dollars are required to sponsor a Formula 1 team and 866 millions dollars were collected by the main twelve sponsors to support the Turin Championship in 2006 and the Peking one in 2008. Sponsors are mainly sport

ones In accordance with several studies concerning International marketing reports in Europe the 70% of the sponsoring contracts regards sport, while sport sponsoring represents the 86% of the total value of sponsoring agreements. As regards the types of sponsorship at sport level, the sponsors related to a team represent the 62% of the total sponsorship, followed by the sponsors regarding events (23%) and single athletes (12%). The naming rights’ agreements for stadiums and sports halls are increasing, but they still include only the 2% of the total business. In Europe the enterprises investing in sponsorship are connected with numerous sectors: the most relevant ones are financial services (13% of the total value of the contracts), automotives (12%) and telecommunications (10%). igh level sport has also significant effects at employment level: for example Boston Consulting Group calculated that in 2010 New Orleans Saints counted 514,000 work hours by its 53 players, about twenty coaches, twelve scouts and supporting managers for only 18 matches, in order to reach Super Bowl final. Beyond the professional field, the economic importance of sport is determined by the widespread level of practise and sport of large number of citizens: for example in the five main European countries the 25% of people says to be “very interested” in sport, while the 35% declares to be “interested” in sport.

Turismo&Sport per Generare Business

O

ltre all’acquisto di articoli sportivi, ai consumi legati alla fruizione di servizi come l’assistere a pagamento a manifestazioni sportive, l’affitto di strutture o il pagamento di istruttori, lo sport assume rilevanza economica in termini di indotto, ovvero di produzione e consumo di servizi derivati. Questo è particolarmente evidente nel caso del turismo sportivo e, in generale, di eventi capaci di attrarre spettatori in un certo ambito territoriale, generando spesso rilevanti ricadute non solo di carattere immediato (come i ricavi per i trasporti, le strutture ricettive e di ristorazione), ma anche di lungo periodo, sia in termini di capacità di attrarre investimenti, sia di generare duraturi ritorni di immagine per una certa località. Si pensi in proposito, ad esempio, all’impatto economico di una tappa del Giro d’Italia. Il rilevante e crescente giro d’affari dello sport business, unito alla spesso notevole complessità organizzativa di tale contesto, evidenzia la necessità di sviluppo di competenze specialistiche e variegate, a livello di soggetti sia pubblici che privati, in parte diverse rispetto al tradizionale mondo d’impresa.

11

Tourism & Sport to Create Business

B

eyond the purchase of sport articles, the consumptions related to the enjoyment of services such as paying sport events, the rent of structures or the payment of the coaches, sport has economic relevance for induced activities too, that is for the production and the consumption of the services concerned. This is particularly evident in sport tourism and, in general, in those events that can attract spectators in a specific territorial area. These events often produce relevant short-term effects (such as profits related to transport, accommodation facilities and restoration), but also long-term consequences, which refer to the capacity to attract investments and to produce durable advantages for the image of a specific land. For example, on this latest matter you can think about the economic impact of a lap of the Giro d’Italia. The relevant and increasing turnover of sport business, combined with the significant frequent organizational complexity of this field, can highlight the necessity to develop special and varied competences as concerns both public and private subjects, which are partly different from the traditional entrepreneurial world.


Il Tempo Libero Sportivo: un’Industria di Valore di Paolo Guenzi*

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econdo diverse ricerche, nelle economie avanzate il business dello sport contribuisce per il 6-7% al PIL complessivo. In aggiunta ai produttori di articoli sportivi, il valore economico è generato soprattutto dalla creazione e commercializzazione di eventi e manifestazioni nelle quali sono coinvolti consumatori di sport nelle varie vesti di praticanti, spettatori e fruitori di vario tipo. Parte di tale valore è costituito dai mega-eventi (ad esempio le Olimpiadi del 2008 di Pechino hanno generato ricavi di 2,9 miliardi di dollari grazie a sponsorizzazioni, diritti TV, merchandising e vendita di biglietti, mentre per l’edizione di Londra, nel 2012, le previsioni superano addirittura i 4 miliardi) e dalle società professionistiche operanti nelle discipline sportive di maggiore richiamo (ad esempio, secondo Deloitte, il calcio in Europa ha un fatturato di circa 15 miliardi di euro). In larga misura il business model di tali organizzazioni si basa sulla loro visibilità mediatica, e quindi in particolare sugli introiti televisivi e sui conseguenti investimenti da parte di sponsor. Ad esempio ...l’importanza eco- nel 2010 la finale del SuperBowl di football americanomica dello sport no è stata seguita da 106 milioni di telespettatori negli è determinata dal Stati Uniti, mentre nel maggio 2009 109 milioni di diffusissimo livello spettatori hanno seguito la finale della UEFA di pratica e di con- Champions League. A seguito di questa esposizione sumo di sport da mediatica, i ricavi da sponsorizzazioni sono molto ingenti. Per esempio, per sponsorizzare la UEFA parte di ampie fasce Champions League occorrono circa 80 milioni di euro della popolazione... per 3 anni, mentre per sponsorizzazione un team di Formula 1 servono circa 80 milioni di dollari e il Comitato Olimpico Internazionale ha raccolto per le edizioni di Torino 2006 e Pechino 2008 circa 866 milioni di dollari dai 12 sponsor principali. La Sponsorizzazione è Soprattutto Sportiva In Europa, secondo vari studi di International marketing reports, i contratti di sponsorizzazione hanno a oggetto lo sport nel 70% dei casi, e le sponsorizzazioni sportive rappresentano l’86% del totale del valore degli accordi di sponsorship. Dal punto di vista delle tipologie di sponsorship in ambito sportivo, quelle relative a team rappresentano il 62% del totale, seguite da quelle associate ad eventi (23%) e a singoli atleti (12%). Gli accordi di naming rights per strutture quali stadi e palazzetti, pur essendo in crescita, pesano oggi solo il 2%. Nel Vecchio Continente, i settori di provenienza delle imprese che investono in sponsorizzazione sono molto numerosi: i principali sono i servizi finanziari (13% del totale del valore dei contratti), seguiti dall’automotive (12%) e dalle telecomunicazioni (10%). Lo sport di alto livello ha anche rilevanti implicazioni in termini occupazionali: ad esempio il Boston Consulting Group ha calcolato che nel 2010, per arrivare alla finale del Super Bowl, i New Orleans Saints hanno impiegato, per soli 18 incontri, 514.000 ore di lavoro svolte da 53 giocatori, circa 20 coach, 12 scout più le figure manageriali a supporto. Al di là del mondo professionistico, l’importanza economica dello sport è determinata dal diffusissimo livello di pratica e di consumo di sport da parte di ampie fasce della popolazione: ad esempio nei principali cinque paesi del Vecchio continente il 25% degli abitanti dichiara di essere “molto interessato” e un ulteriore 35% si professa *Università Bocconi “interessato” allo sport.

Sport Free time: a leading Industry

I

n accordance with several researches, sport business in advanced economies represents the 6/7 % of the total Gross Domestic Product. In addition to the producers of sport articles the economic value is particularly based on events’ promotion and marketing. These events involve different types of sportsmen, from practising ones to spectators and audience. This value partly includes megaevents (for example, thanks to sponsors, TV rights, merchandising and tickets, the Olympic games of Peking 2008 yielded a good return – 2.9 billions dollars, while for the Olympic games of London 2012 people speak about 4 billions dollars), but also professional companies operating in the most popular sports (for example, in accordance with Deloitte, football in Europe has a return of about 15 billions Euro). The business model of these organizations is mainly based on their media popularity and in particular on television profits and on the consequent investments through sponsors. For example in 2010 the American SuperBowl football final was followed by 106 millions of people in the USA, while in May 2009 the UEFA Champions League final was followed by 109 millions of people. Owing to this media exposure the profits deriving from sponsors are very high. For example 80 millions Euro are necessary to sponsor UEFA Champions League for three years, while 80 millions dollars are required to sponsor a Formula 1 team and 866 millions dollars were collected by the main twelve sponsors to support the Turin Championship in 2006 and the Peking one in 2008. Sponsors are mainly sport

ones In accordance with several studies concerning International marketing reports in Europe the 70% of the sponsoring contracts regards sport, while sport sponsoring represents the 86% of the total value of sponsoring agreements. As regards the types of sponsorship at sport level, the sponsors related to a team represent the 62% of the total sponsorship, followed by the sponsors regarding events (23%) and single athletes (12%). The naming rights’ agreements for stadiums and sports halls are increasing, but they still include only the 2% of the total business. In Europe the enterprises investing in sponsorship are connected with numerous sectors: the most relevant ones are financial services (13% of the total value of the contracts), automotives (12%) and telecommunications (10%). igh level sport has also significant effects at employment level: for example Boston Consulting Group calculated that in 2010 New Orleans Saints counted 514,000 work hours by its 53 players, about twenty coaches, twelve scouts and supporting managers for only 18 matches, in order to reach Super Bowl final. Beyond the professional field, the economic importance of sport is determined by the widespread level of practise and sport of large number of citizens: for example in the five main European countries the 25% of people says to be “very interested” in sport, while the 35% declares to be “interested” in sport.

Turismo&Sport per Generare Business

O

ltre all’acquisto di articoli sportivi, ai consumi legati alla fruizione di servizi come l’assistere a pagamento a manifestazioni sportive, l’affitto di strutture o il pagamento di istruttori, lo sport assume rilevanza economica in termini di indotto, ovvero di produzione e consumo di servizi derivati. Questo è particolarmente evidente nel caso del turismo sportivo e, in generale, di eventi capaci di attrarre spettatori in un certo ambito territoriale, generando spesso rilevanti ricadute non solo di carattere immediato (come i ricavi per i trasporti, le strutture ricettive e di ristorazione), ma anche di lungo periodo, sia in termini di capacità di attrarre investimenti, sia di generare duraturi ritorni di immagine per una certa località. Si pensi in proposito, ad esempio, all’impatto economico di una tappa del Giro d’Italia. Il rilevante e crescente giro d’affari dello sport business, unito alla spesso notevole complessità organizzativa di tale contesto, evidenzia la necessità di sviluppo di competenze specialistiche e variegate, a livello di soggetti sia pubblici che privati, in parte diverse rispetto al tradizionale mondo d’impresa.

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Tourism & Sport to Create Business

B

eyond the purchase of sport articles, the consumptions related to the enjoyment of services such as paying sport events, the rent of structures or the payment of the coaches, sport has economic relevance for induced activities too, that is for the production and the consumption of the services concerned. This is particularly evident in sport tourism and, in general, in those events that can attract spectators in a specific territorial area. These events often produce relevant short-term effects (such as profits related to transport, accommodation facilities and restoration), but also long-term consequences, which refer to the capacity to attract investments and to produce durable advantages for the image of a specific land. For example, on this latest matter you can think about the economic impact of a lap of the Giro d’Italia. The relevant and increasing turnover of sport business, combined with the significant frequent organizational complexity of this field, can highlight the necessity to develop special and varied competences as concerns both public and private subjects, which are partly different from the traditional entrepreneurial world.


Più Sport, Più Benessere, Individuale e Collettivo A

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di Caterina Carletti*

sere individuale e collettivo, generando minori costi a livello medico - assistenziale. Una ricerca effettuata in Germania su dati individuali della popolazione tra il 1984 e il 2006 dimostra inoltre che le attività sportive hanno non solo effetti positivi a lungo termine su salute e su benessere soggettivo, ma anche importanti effetti sul mercato del lavoro in termini di guadagni e stipendi. Innegabile è pure l’importante relazione tra sport e socialità. Sia che si tratti di educazione alle regole e ai rapporti con gli altri per giovani e adolescenti, sia che si tratti di integrazione sociale delle categorie più deboli (disabili, immigrati, reclusi…), lo sport assume un ruolo sociale imprescindibile e rappresenta un’opportunità fondamentale per la costruzione delle reti di relazioni. Infine studi in questo ambito hanno dimostrato ...una provincia, quella che la partecipazione ad attività organizzative nell’ambito delle società sportive favorisce la fiducia di Varese, che proprio nelle istituzioni e nell’impegno politico. sul binomio tra econoServono Nuovi Indicatori Lo sport quindi assume un ruolo insostituibile nella produzione di capitale umano e di capitale mia e sport, ha costruisociale. Ma quanto vale economicamente questo contributo? Che ruolo assume lo sport nella to la sua storia e la sua crescita economica di una società? La domanda appare particolarmente pertinente in una pro- ricchezza. vincia come quella di Varese che, sul binomio tra economia e sport, ha costruito la sua storia e la sua ricchezza. Quanto hanno contribuito lo spirito di sacrificio, il rispetto delle regole, la capacità di fare squadra appresi sui campi di gioco a formare gli imprenditori, i manager e i collaboratori che hanno fatto crescere le nostre imprese? Se potessimo connotare il vantaggio competitivo della nostra economia nell’esperienza sportiva che ha caratterizzato la formazione della nostra forza lavoro, allora il legame tra sport ed economia si arricchirebbe di nuovi significati e di nuove prospettive. La tutela delle società sportive minori e dell’attività di base, lo sviluppo e l’accessibilità tecnica ed economica degli impianti sportivi, un’adeguata formazione degli operatori del settore (dirigenti, allenatori ed atleti) rappresenterebbero un investimento economico con forti ricadute sulla cultura del territorio, sul suo sviluppo economico e sulla sua competitività e sostenibilità. Nuovi indicatori economici potrebbero permetterci di valutare l’impatto di questi fattori e di considerare in un’ottica diversa la relazione tra sport ed economia, al di là della più semplice ed immediata lettura del fenomeno in termini di fatturato e di risultati. *Supsi Lugano

L’industria motociclistica varesina sembra trasferire in ogni suo modello, a fianco del più sofisticato design, un “plus valore” di condivisione “sportiva” con il nostro territorio, regalando “macchine” di razza, abili interpreti di ogni tipo di percorso in viaggio. (fotografia di Flavio Zulle)

The motorcycle industry of Varese offers models with the most sophisticated design but that also seem to have a surplus value based on the sport inclination of our land. These are high quality motorcycles, that can adapt themselves to any kind of route during a travel. (photograph by Flavio Zulle)

SPORT

bbandonate le logiche decoubertiane, lo sport ha progressivamente approfondito il dialogo con l’economia dapprima vista come una minaccia e poi sempre più come un fattore di crescita e di sviluppo. Il condizionamento progressivo esercitato dall’economia ha portato ad un’evoluzione dello sport verso la dimensione dello spettacolo. Questo processo ha trasformato gli introiti da diritti televisivi in uno dei fattori principali dei bilanci delle società sportive. Atleti star, canali televisivi dedicati, personaggi sportivi utilizzati come testimonial di prodotto, hanno reso il confine tra i due mondi sempre più sottile. Un Generatore di Modelli di Riferimento Lo sport attrae il grande pubblico, crea modelli di riferimento, generando profitti diretti ed indiretti ed esercitando un’incontenibile attrazione nei confronti di altri settori. Basti pensare alla moda con l’evoluzione dell’abbigliamento sportivo e soprattutto la contaminazione degli elementi sportivi nell’abbigliamento casual. Numeri sempre più significativi se già all’inizio del nuovo millennio si era toccata la ragguardevole cifra di 29,5 miliardi di dollari e se la sola Nike ha raggiunto nel primo trimestre 2011 un fatturato di 5,2 miliardi e un più 8% rispetto allo scorso anno. Non meno importante è la contaminazione col settore della tecnologia e dei media a cui lo sport fa da importante traino: dai video games alle televisioni, dai giornali e le riviste di settore ai siti internet, oltre agli stimoli offerti al turismo sia a livello di mete turistiche che ospitano gli eventi sia a livello di occasioni di pratica sportiva. Queste contaminazioni sempre più soggette a studi specialistici, ci permettono di quantificare in termini economici i valori di mercato messi in campo dallo sport sia a livello diretto che indiretto. Sport e Felicità Restano però da valutare altri aspetti meno visibili ma altrettanto rilevanti. Le scienze economiche si stanno ultimamente sempre più occupando di benessere e di felicità. Un tema reso attuale dalla scoperta che le società occidentali negli ultimi cinquant’anni hanno incrementato in modo significativo la loro ricchezza ma a scapito della qualità di vita, che ha subito significativi peggioramenti. Queste rilevazioni hanno acceso il dibattito sugli indicatori utilizzati per misurare il grado di benessere e di soddisfazione dei cittadini, ritenendo ormai il dato relativo al Prodotto Interno Lordo insufficiente per descrivere la situazione reale. Tra i vari fattori che vengono presi in considerazione, ve ne sono in particolare alcuni che possono essere messi in stretta correlazione con lo sport. In particolare: la salute, il grado di socialità, la fiducia nelle istituzioni. Che lo sport contribuisca al mantenimento di un buono stato di salute è un dato di fatto ormai consolidato. L’educazione all’attività fisica e a una sana alimentazione e lo sviluppo della conoscenza del proprio corpo contribuiscono in modo determinante al benes-

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Più Sport, Più Benessere, Individuale e Collettivo A

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di Caterina Carletti*

sere individuale e collettivo, generando minori costi a livello medico - assistenziale. Una ricerca effettuata in Germania su dati individuali della popolazione tra il 1984 e il 2006 dimostra inoltre che le attività sportive hanno non solo effetti positivi a lungo termine su salute e su benessere soggettivo, ma anche importanti effetti sul mercato del lavoro in termini di guadagni e stipendi. Innegabile è pure l’importante relazione tra sport e socialità. Sia che si tratti di educazione alle regole e ai rapporti con gli altri per giovani e adolescenti, sia che si tratti di integrazione sociale delle categorie più deboli (disabili, immigrati, reclusi…), lo sport assume un ruolo sociale imprescindibile e rappresenta un’opportunità fondamentale per la costruzione delle reti di relazioni. Infine studi in questo ambito hanno dimostrato ...una provincia, quella che la partecipazione ad attività organizzative nell’ambito delle società sportive favorisce la fiducia di Varese, che proprio nelle istituzioni e nell’impegno politico. sul binomio tra econoServono Nuovi Indicatori Lo sport quindi assume un ruolo insostituibile nella produzione di capitale umano e di capitale mia e sport, ha costruisociale. Ma quanto vale economicamente questo contributo? Che ruolo assume lo sport nella to la sua storia e la sua crescita economica di una società? La domanda appare particolarmente pertinente in una pro- ricchezza. vincia come quella di Varese che, sul binomio tra economia e sport, ha costruito la sua storia e la sua ricchezza. Quanto hanno contribuito lo spirito di sacrificio, il rispetto delle regole, la capacità di fare squadra appresi sui campi di gioco a formare gli imprenditori, i manager e i collaboratori che hanno fatto crescere le nostre imprese? Se potessimo connotare il vantaggio competitivo della nostra economia nell’esperienza sportiva che ha caratterizzato la formazione della nostra forza lavoro, allora il legame tra sport ed economia si arricchirebbe di nuovi significati e di nuove prospettive. La tutela delle società sportive minori e dell’attività di base, lo sviluppo e l’accessibilità tecnica ed economica degli impianti sportivi, un’adeguata formazione degli operatori del settore (dirigenti, allenatori ed atleti) rappresenterebbero un investimento economico con forti ricadute sulla cultura del territorio, sul suo sviluppo economico e sulla sua competitività e sostenibilità. Nuovi indicatori economici potrebbero permetterci di valutare l’impatto di questi fattori e di considerare in un’ottica diversa la relazione tra sport ed economia, al di là della più semplice ed immediata lettura del fenomeno in termini di fatturato e di risultati. *Supsi Lugano

L’industria motociclistica varesina sembra trasferire in ogni suo modello, a fianco del più sofisticato design, un “plus valore” di condivisione “sportiva” con il nostro territorio, regalando “macchine” di razza, abili interpreti di ogni tipo di percorso in viaggio. (fotografia di Flavio Zulle)

The motorcycle industry of Varese offers models with the most sophisticated design but that also seem to have a surplus value based on the sport inclination of our land. These are high quality motorcycles, that can adapt themselves to any kind of route during a travel. (photograph by Flavio Zulle)

SPORT

bbandonate le logiche decoubertiane, lo sport ha progressivamente approfondito il dialogo con l’economia dapprima vista come una minaccia e poi sempre più come un fattore di crescita e di sviluppo. Il condizionamento progressivo esercitato dall’economia ha portato ad un’evoluzione dello sport verso la dimensione dello spettacolo. Questo processo ha trasformato gli introiti da diritti televisivi in uno dei fattori principali dei bilanci delle società sportive. Atleti star, canali televisivi dedicati, personaggi sportivi utilizzati come testimonial di prodotto, hanno reso il confine tra i due mondi sempre più sottile. Un Generatore di Modelli di Riferimento Lo sport attrae il grande pubblico, crea modelli di riferimento, generando profitti diretti ed indiretti ed esercitando un’incontenibile attrazione nei confronti di altri settori. Basti pensare alla moda con l’evoluzione dell’abbigliamento sportivo e soprattutto la contaminazione degli elementi sportivi nell’abbigliamento casual. Numeri sempre più significativi se già all’inizio del nuovo millennio si era toccata la ragguardevole cifra di 29,5 miliardi di dollari e se la sola Nike ha raggiunto nel primo trimestre 2011 un fatturato di 5,2 miliardi e un più 8% rispetto allo scorso anno. Non meno importante è la contaminazione col settore della tecnologia e dei media a cui lo sport fa da importante traino: dai video games alle televisioni, dai giornali e le riviste di settore ai siti internet, oltre agli stimoli offerti al turismo sia a livello di mete turistiche che ospitano gli eventi sia a livello di occasioni di pratica sportiva. Queste contaminazioni sempre più soggette a studi specialistici, ci permettono di quantificare in termini economici i valori di mercato messi in campo dallo sport sia a livello diretto che indiretto. Sport e Felicità Restano però da valutare altri aspetti meno visibili ma altrettanto rilevanti. Le scienze economiche si stanno ultimamente sempre più occupando di benessere e di felicità. Un tema reso attuale dalla scoperta che le società occidentali negli ultimi cinquant’anni hanno incrementato in modo significativo la loro ricchezza ma a scapito della qualità di vita, che ha subito significativi peggioramenti. Queste rilevazioni hanno acceso il dibattito sugli indicatori utilizzati per misurare il grado di benessere e di soddisfazione dei cittadini, ritenendo ormai il dato relativo al Prodotto Interno Lordo insufficiente per descrivere la situazione reale. Tra i vari fattori che vengono presi in considerazione, ve ne sono in particolare alcuni che possono essere messi in stretta correlazione con lo sport. In particolare: la salute, il grado di socialità, la fiducia nelle istituzioni. Che lo sport contribuisca al mantenimento di un buono stato di salute è un dato di fatto ormai consolidato. L’educazione all’attività fisica e a una sana alimentazione e lo sviluppo della conoscenza del proprio corpo contribuiscono in modo determinante al benes-

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More Sport, More Personal and General Wealth

A

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fter dropping the logic of De Coubert sport gradually strengthened its dialogue with economy. At the beginning economy was considered a threat but it became a more and more relevant element of growth and development. The progressive influence that economy exerted allowed the evolution of sport in a show. This process transformed the receipts of television rights in one of the main factors that characterize the balance of sport associations. Athletes like stars, specialized television channels and sport personalities that give their endorsement to products have made the frontier between these two worlds become slighter and slighter. A source of patterns of reference Sport is very popular, develops patterns of reference, produces direct and indirect profits and stimulates an unrestrained attraction to other sectors. You can just think about fashion, the evolution of sport clothing and, in particular, the influence of sport elements in casual clothes. Data are more and more significant. In fact at the beginning of the new millennium the considerable amount of 29.5 billions of Dollars was reached, while, during the first quarter 2011, Nike reached on its own a turnover of 5.2 billions and more than 8% sales in comparison with 2010. It is also relevant to notice the influence that sport exercises on technology and media. Its important driving force involves video games, televisions, newspapers, specialized magazines and web sites, but also stimulates tourism, with particular reference to the tourist itineraries where sport events take place and to the possibilities to do sport. These influences, which are more and more subjected to specialized studies, allow us to quantify in economic terms those market values that sport produces both at direct and indirect level. Sport and Happiness In any case other aspects, which are less noticeable but relevant, are to be analysed. In recent times economic sciences are more and more interested in well-being and happiness. This theme becomes actual when discovering that in the latest fifty years Western companies have significantly increased their wealth to the detriment of life quality, which remarkably worsened. These data rekindled the discussions about the indicators used to measure the level of citizens’ wealth and satisfaction. In fact data concerning the Gross Domestic Product are not sufficient to describe any real situation. Among the elements taken into consideration there are some data that can be strongly linked with sport. In particular: Health, social relations, faith in institutions. Everyone knows by now that sport helps keeping a good state of health. Education in physical exercise and in a healthy diet and the development of body’s knowledge decisively help individual and collective well-being and reduce medical and welfare costs. Besides, a German study that analysed individual data concerning the population between 1984 and 2006 demonstrates that sport activities have both positive long-term effects on health and subjective well-being and relevant effects on labour market as concerns profits and wages. It is also undeniable the central relation between sport and social relations. Sport has an essential social role both in teaching young people and teenagers rules and how to relate with others and in favouring social integration of the weakest categories (handicapped people, immigrants, prisoners…). Besides sport represents a fundamental opportunity for the development of relations’ networks. Finally, studies in this sector have confirmed that the participation to activities promoted by sport associations favours faith in institutions and political engagement. New indicators occur Therefore sport has an unavoidable role in the production of human and social capital. But which is the economic value of this support? Which is the role of sport in the economic growth of a society? This questions is particularly pertinent in the Province of Varese, that developed its history and wealth on the pair economy and sport. How important was the role of the spirit of sacrifice, the respect of the rules and the ability to be a team in playing field in order to train those entrepreneurs, managers and collaborators that made our firms develop? If we could define the competitive advantage in our economy of the sport experience that determined our labour’s development, the relation between sport and economy enriched with new meanings and opportunities. The protection of minor sport associations and basic sport activities, the development and the technical and economic accessibility to sport structures, as well as a proper training of people working in this sector (managers, trainers and athletes) would represent an economic investment with strong effects on the culture of our land, on its economic development and on its competitiveness and sustainability. New economic data could allow us to measure the impact of these factors and to analyse the relation between sport and economy from a different point of view, without considering it as a simple and fast interpretation of this phenomenon in terms of profits and results.

Scatto, senso della meta e vitalità a mille scrivono nella fantasia dello sguardo il fascino e il sorriso dell’azione sportiva. (fotografia di Flavio Zulle) The fancy of a look underlines how a sprint, the meaning of a destination and the dynamism represent the charm and the serenity of a sport action. (photograph by Flavio Zulle)


More Sport, More Personal and General Wealth

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fter dropping the logic of De Coubert sport gradually strengthened its dialogue with economy. At the beginning economy was considered a threat but it became a more and more relevant element of growth and development. The progressive influence that economy exerted allowed the evolution of sport in a show. This process transformed the receipts of television rights in one of the main factors that characterize the balance of sport associations. Athletes like stars, specialized television channels and sport personalities that give their endorsement to products have made the frontier between these two worlds become slighter and slighter. A source of patterns of reference Sport is very popular, develops patterns of reference, produces direct and indirect profits and stimulates an unrestrained attraction to other sectors. You can just think about fashion, the evolution of sport clothing and, in particular, the influence of sport elements in casual clothes. Data are more and more significant. In fact at the beginning of the new millennium the considerable amount of 29.5 billions of Dollars was reached, while, during the first quarter 2011, Nike reached on its own a turnover of 5.2 billions and more than 8% sales in comparison with 2010. It is also relevant to notice the influence that sport exercises on technology and media. Its important driving force involves video games, televisions, newspapers, specialized magazines and web sites, but also stimulates tourism, with particular reference to the tourist itineraries where sport events take place and to the possibilities to do sport. These influences, which are more and more subjected to specialized studies, allow us to quantify in economic terms those market values that sport produces both at direct and indirect level. Sport and Happiness In any case other aspects, which are less noticeable but relevant, are to be analysed. In recent times economic sciences are more and more interested in well-being and happiness. This theme becomes actual when discovering that in the latest fifty years Western companies have significantly increased their wealth to the detriment of life quality, which remarkably worsened. These data rekindled the discussions about the indicators used to measure the level of citizens’ wealth and satisfaction. In fact data concerning the Gross Domestic Product are not sufficient to describe any real situation. Among the elements taken into consideration there are some data that can be strongly linked with sport. In particular: Health, social relations, faith in institutions. Everyone knows by now that sport helps keeping a good state of health. Education in physical exercise and in a healthy diet and the development of body’s knowledge decisively help individual and collective well-being and reduce medical and welfare costs. Besides, a German study that analysed individual data concerning the population between 1984 and 2006 demonstrates that sport activities have both positive long-term effects on health and subjective well-being and relevant effects on labour market as concerns profits and wages. It is also undeniable the central relation between sport and social relations. Sport has an essential social role both in teaching young people and teenagers rules and how to relate with others and in favouring social integration of the weakest categories (handicapped people, immigrants, prisoners…). Besides sport represents a fundamental opportunity for the development of relations’ networks. Finally, studies in this sector have confirmed that the participation to activities promoted by sport associations favours faith in institutions and political engagement. New indicators occur Therefore sport has an unavoidable role in the production of human and social capital. But which is the economic value of this support? Which is the role of sport in the economic growth of a society? This questions is particularly pertinent in the Province of Varese, that developed its history and wealth on the pair economy and sport. How important was the role of the spirit of sacrifice, the respect of the rules and the ability to be a team in playing field in order to train those entrepreneurs, managers and collaborators that made our firms develop? If we could define the competitive advantage in our economy of the sport experience that determined our labour’s development, the relation between sport and economy enriched with new meanings and opportunities. The protection of minor sport associations and basic sport activities, the development and the technical and economic accessibility to sport structures, as well as a proper training of people working in this sector (managers, trainers and athletes) would represent an economic investment with strong effects on the culture of our land, on its economic development and on its competitiveness and sustainability. New economic data could allow us to measure the impact of these factors and to analyse the relation between sport and economy from a different point of view, without considering it as a simple and fast interpretation of this phenomenon in terms of profits and results.

Scatto, senso della meta e vitalità a mille scrivono nella fantasia dello sguardo il fascino e il sorriso dell’azione sportiva. (fotografia di Flavio Zulle) The fancy of a look underlines how a sprint, the meaning of a destination and the dynamism represent the charm and the serenity of a sport action. (photograph by Flavio Zulle)


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1. perché è un’industria: si realizzano prodotti, si organizzano eventi, si promuovono sponsorizzazioni, si creano posti di lavoro, si contribuisce al PIL. Gli esperti in materia ce lo documentano. 2. perché è un biglietto da visita. Rende visibili, genera contatti, apre porte, come dimostra un imprenditore che, dopo aver rilevato un club storico, mi ha confidato: «Quando contattavo la Fiat da potenziale fornitore, tanta gentilezza ma nessun appuntamento. Quando l’ho contattata da Presidente, due giorni dopo mi hanno ricevuto». Non sappiamo con quali risultati, ma qualcosa si è mosso. 3. perché stimola dei bisogni. Non avrà la spinta del merchandising del Manchester United o dei Chicago Bulls ma la felpa del rugby Varese è ormai un classico. Per non parlare della sciarpa del Varese Calcio: chi, fino a qualche anno fa, avrebbe pensato di regalarla ai nipotini per Natale? 4. perché fa conoscere situazioni di difficoltà e traina opere di bene. Valgano per tutti gli impegni della Nazionale Cantanti (o chi per essa, compresa quella dei politici), gli incontri tra vecchie glorie, le giornate del campionato dedicate alla tal malattia, le fondazioni promosse da sportivi…. 5. perché favorisce l’interazione. Pensate a quelle cene d’ordinanza, ad elevato tasso di ingessatura sociale, dove “è gradito l’abito scuro”. Quante volte avete provato a rompere il ghiaccio con una battuta calcistica? In genere funziona meglio che partire dai fratelli Karamazov o dall’effetto serra. 6. perché aiuta a prendere le misure sulle persone. Vi fissano una cena di lavoro quando c’è una semifinale di Champions League (stile Fantozzi, corazzata Potemkin versus Italia-Inghilterra): o l’affare è molto grosso o l’interlocutore vive in un suo mondo. E’ quello stesso mondo per cui qualcuno apprezza la finale dei Mondiali perché non c’è traffico e può girare tranquillamente per Milano. Viva la libertà, ma io preferisco la partita. 7. perché crea luoghi di incontro. Osservare le tribune vip di stadi e palazzetti per credere. Osservare i bar e le sedi dei club per credere. Osservare le cene tra amici con tanto di schermo gigante per credere. 8. perché accomuna le generazioni. Quando entrate in un’aula con 150 studenti, dovete avere sempre in tasca qualche colpo per tenere alto il ritmo e per debellare l’effetto abbiocco (lo studente che fa casino passi, lo studente che dorme è una sconfitta devastante). Sull’iPod è difficile reggere il confronto: lo usano da quando erano all’asilo. Inter, Milan, Juventus, Napoli, sono una garanzia per interagire con la componente maschile e tutto sommato sembrano interessare anche il pubblico femminile. 9. perché rilassa. Qualcuno (non pochi) comincia a pensare che anziché farsi bombardare dai talk show in cui si dice tutto e il contrario di tutto, sia preferibile l’anticipo di serie B tra Crotone e Frosinone. E’ una boutade, ma deve farci riflettere. L’alternativa, contro la quale ogni battaglia è persa, rimane pur sempre il commissario Montalbano. 10. perché tutto sommato unisce il Paese. Quante delle bandiere esposte per nobili motivi il 17 marzo sono uscite dai cassetti in cui erano state messe dopo il 9 luglio 2006? Ps. per quelli di cui al punto 6: l’Italia aveva vinto i Mondiali, a Berlino, battendo la Francia ai rigori.

1. because it is an industry: products are created, events are organized, sponsors are promoted, workplaces are improved and Gross Domestic Product is supported. Experts of this field prove it by documents. 2. because it is a visiting card. It makes people be known, it generates contacts and it opens doors. As an entrepreneur told me after taking over a historic club: «When I contacted Fiat as potential supplier I received great kindness but no appointments; but when I became President and I contacted it again, I was received after two days». We do not know the consequences of it, but something started developing. 3. because it stimulates new needs. Although it has not the merchandising impact of Manchester United or Chigago Bulls, the sweatshirt of Varese rugby is a custom by now. We have also to mention the scarf of Varese Calcio: Who thought to give it to his grandchildren for Christmas till some years ago? 4. because it underlines difficulties and stimulates good works. We can for example mention the events organized by the Nazionale Cantanti (or by other teams, such as the politicians’ one), as well as the matches promoted by the former stars of football, the championship’s days which are dedicated to specific illnesses and the foundations supported by sportsmen… 5. because it favours interactions. You can just think about those regulation dinners, where the level of social severity is high and “you should wear dark colours”. How many times have you tried to break the ice using a football quip? Quips are generally more effectiveness than discussing about Karamazov brothers or about the greenhouse effect. 6. because it helps judging people. If you are fixed a work dinner in the same evening of the Champions League semi-finals (such as the match corazzata Potemkin v. Italy-England in Fantozzi movies), it means that you are going to discuss about a very relevant business or that your conversation partner lives cut off from the world. This latest world includes those people who appreciate World Championship finals because there is no traffic and can quietly drive in Milan. Let us be free, but... I prefer the match concerned. 7. because it promotes meeting points. This is confirmed by VIP stands in grounds and sports halls, by cafés and clubs and by dinners with friends in which there is a very big screen. 8. because it joints generations. When you go in a classroom with 150 students, you always need to have some ideas to keep a high rhythm and to wipe out sleepiness (you can justify a student that is kicking up a row, but not a student who sleeps, because this is a terrible defeat). It is difficult to stand comparison with iPod: students have been using it since they attended the kindergarten. On the contrary, Milan, Juventus and Naples teams assure the interactions with male students and, all in all, they seem to arouse the female interest too. 9. because it relaxes people. Some people (and not a few ones) start thinking that a First Division match brought forward between Crotone and Frosinone is better than talk shows, in which people speak about everything and its contrary. It is a quip on which we have to reflect upon. The alternative solution, against which every conflict is lost, is to see the television film Commissario Montalbano. 10. because it unites our Country on the whole. How many flags exposed for noble reasons on 17 March 2010 were taken out from the drawer in which they were put back after the 9 July 2006? Ps. As concerns point 6: Italy won the Berlin Football World Championship, defeating France during penalties.

* Bocconi University

*Università Bocconi

Lo Sport Strumento di Relazione? Sì, Perché… Sport, instrument for social relations?Yes! Because…

di Federico Visconti *

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1. perché è un’industria: si realizzano prodotti, si organizzano eventi, si promuovono sponsorizzazioni, si creano posti di lavoro, si contribuisce al PIL. Gli esperti in materia ce lo documentano. 2. perché è un biglietto da visita. Rende visibili, genera contatti, apre porte, come dimostra un imprenditore che, dopo aver rilevato un club storico, mi ha confidato: «Quando contattavo la Fiat da potenziale fornitore, tanta gentilezza ma nessun appuntamento. Quando l’ho contattata da Presidente, due giorni dopo mi hanno ricevuto». Non sappiamo con quali risultati, ma qualcosa si è mosso. 3. perché stimola dei bisogni. Non avrà la spinta del merchandising del Manchester United o dei Chicago Bulls ma la felpa del rugby Varese è ormai un classico. Per non parlare della sciarpa del Varese Calcio: chi, fino a qualche anno fa, avrebbe pensato di regalarla ai nipotini per Natale? 4. perché fa conoscere situazioni di difficoltà e traina opere di bene. Valgano per tutti gli impegni della Nazionale Cantanti (o chi per essa, compresa quella dei politici), gli incontri tra vecchie glorie, le giornate del campionato dedicate alla tal malattia, le fondazioni promosse da sportivi…. 5. perché favorisce l’interazione. Pensate a quelle cene d’ordinanza, ad elevato tasso di ingessatura sociale, dove “è gradito l’abito scuro”. Quante volte avete provato a rompere il ghiaccio con una battuta calcistica? In genere funziona meglio che partire dai fratelli Karamazov o dall’effetto serra. 6. perché aiuta a prendere le misure sulle persone. Vi fissano una cena di lavoro quando c’è una semifinale di Champions League (stile Fantozzi, corazzata Potemkin versus Italia-Inghilterra): o l’affare è molto grosso o l’interlocutore vive in un suo mondo. E’ quello stesso mondo per cui qualcuno apprezza la finale dei Mondiali perché non c’è traffico e può girare tranquillamente per Milano. Viva la libertà, ma io preferisco la partita. 7. perché crea luoghi di incontro. Osservare le tribune vip di stadi e palazzetti per credere. Osservare i bar e le sedi dei club per credere. Osservare le cene tra amici con tanto di schermo gigante per credere. 8. perché accomuna le generazioni. Quando entrate in un’aula con 150 studenti, dovete avere sempre in tasca qualche colpo per tenere alto il ritmo e per debellare l’effetto abbiocco (lo studente che fa casino passi, lo studente che dorme è una sconfitta devastante). Sull’iPod è difficile reggere il confronto: lo usano da quando erano all’asilo. Inter, Milan, Juventus, Napoli, sono una garanzia per interagire con la componente maschile e tutto sommato sembrano interessare anche il pubblico femminile. 9. perché rilassa. Qualcuno (non pochi) comincia a pensare che anziché farsi bombardare dai talk show in cui si dice tutto e il contrario di tutto, sia preferibile l’anticipo di serie B tra Crotone e Frosinone. E’ una boutade, ma deve farci riflettere. L’alternativa, contro la quale ogni battaglia è persa, rimane pur sempre il commissario Montalbano. 10. perché tutto sommato unisce il Paese. Quante delle bandiere esposte per nobili motivi il 17 marzo sono uscite dai cassetti in cui erano state messe dopo il 9 luglio 2006? Ps. per quelli di cui al punto 6: l’Italia aveva vinto i Mondiali, a Berlino, battendo la Francia ai rigori.

1. because it is an industry: products are created, events are organized, sponsors are promoted, workplaces are improved and Gross Domestic Product is supported. Experts of this field prove it by documents. 2. because it is a visiting card. It makes people be known, it generates contacts and it opens doors. As an entrepreneur told me after taking over a historic club: «When I contacted Fiat as potential supplier I received great kindness but no appointments; but when I became President and I contacted it again, I was received after two days». We do not know the consequences of it, but something started developing. 3. because it stimulates new needs. Although it has not the merchandising impact of Manchester United or Chigago Bulls, the sweatshirt of Varese rugby is a custom by now. We have also to mention the scarf of Varese Calcio: Who thought to give it to his grandchildren for Christmas till some years ago? 4. because it underlines difficulties and stimulates good works. We can for example mention the events organized by the Nazionale Cantanti (or by other teams, such as the politicians’ one), as well as the matches promoted by the former stars of football, the championship’s days which are dedicated to specific illnesses and the foundations supported by sportsmen… 5. because it favours interactions. You can just think about those regulation dinners, where the level of social severity is high and “you should wear dark colours”. How many times have you tried to break the ice using a football quip? Quips are generally more effectiveness than discussing about Karamazov brothers or about the greenhouse effect. 6. because it helps judging people. If you are fixed a work dinner in the same evening of the Champions League semi-finals (such as the match corazzata Potemkin v. Italy-England in Fantozzi movies), it means that you are going to discuss about a very relevant business or that your conversation partner lives cut off from the world. This latest world includes those people who appreciate World Championship finals because there is no traffic and can quietly drive in Milan. Let us be free, but... I prefer the match concerned. 7. because it promotes meeting points. This is confirmed by VIP stands in grounds and sports halls, by cafés and clubs and by dinners with friends in which there is a very big screen. 8. because it joints generations. When you go in a classroom with 150 students, you always need to have some ideas to keep a high rhythm and to wipe out sleepiness (you can justify a student that is kicking up a row, but not a student who sleeps, because this is a terrible defeat). It is difficult to stand comparison with iPod: students have been using it since they attended the kindergarten. On the contrary, Milan, Juventus and Naples teams assure the interactions with male students and, all in all, they seem to arouse the female interest too. 9. because it relaxes people. Some people (and not a few ones) start thinking that a First Division match brought forward between Crotone and Frosinone is better than talk shows, in which people speak about everything and its contrary. It is a quip on which we have to reflect upon. The alternative solution, against which every conflict is lost, is to see the television film Commissario Montalbano. 10. because it unites our Country on the whole. How many flags exposed for noble reasons on 17 March 2010 were taken out from the drawer in which they were put back after the 9 July 2006? Ps. As concerns point 6: Italy won the Berlin Football World Championship, defeating France during penalties.

* Bocconi University

*Università Bocconi

Lo Sport Strumento di Relazione? Sì, Perché… Sport, instrument for social relations?Yes! Because…

di Federico Visconti *

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Alle Origini del Marketing Sportivo: Varese e la Sua Industria di Gianni Spartà

O

ggi lo chiamano marketing sportivo: è un business sostenuto dai risultati industriali, evidentemente lusinghieri, che i professionisti delle sponsorizzazioni sono in grado di garantire a imprese disposte a mettere il loro marchio sulle magliette di atleti, piloti, giocatori, squadre. Ma ci sono stati tempi pionieristici, di autentica passione sportiva e scarsa convenienza economica, che nella provincia di Varese hanno fatto scuola consegnando alla storia interessanti esempi di come l’industria e lo svago possano sostenersi a vicenda.

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Bici&Moto Luigi Ganna, campionissimo del ciclismo e primo vincitore di un Giro d’Italia nel 1909, e due marchi del motociclismo glorioso, MV Agusta e Aermacchi-Harley Davidson, sono le testimonianze, all’ombra delle Prealpi, di fatti assolutamente singolari: è accaduto che lo sport abbia segnalato vie di sviluppo all’economia di un territorio prima che, negli anni del boom, il rapporto si capovolgesse. Nato a Induno Olona nel 1912, Luigi Ganna aprì a Varese una fabbrica di biciclette alle quali diede il suo cognome conosciutissimo. Quattordici anni più tardi si mise a costruire, con meno fortuna, anche motociclette di media e grossa cilindrata. Lo sport che dà idee all’industria: la storia si è ripetuta alla fine della Seconda Guerra mondiale quando le aziende aeronautiche vivevano momenti drammatici. L’Agusta intravide nella produzione di motociclette uno spiraglio per uscire dal tunnel. Il 12 febbraio del 1946 nacque a Cascina Costa la “Meccanica Verghera”, che nel segno di due lettere “MV” sarebbe diventata sinonimo delle vittorie mondiali di Agostini, Ubbiali, Surtess, Read. E forte impulso, da quelle competizioni, ebbe un’industria del cielo che riprese a volare anche grazie alle imprese terrene di piloti chiamati “squali” dalle tifoserie. Oggi Agusta ha rilievo mondiale nel comparto degli elicotteri e il marchio MV vive stampigliato sulle motociclette costruite a Varese dalla ex Cagiva. Anche l’Aermacchi s’affidò alla due ruote per tornare a volare dopo la guerra. All’inizio fu un motocarro disegnato dall’allora giovane ingegnere di Tradate Ermanno Bazzocchi - gran protagonista del volo moderno avendo concepito gli addestratori MB 326 e MB 339 (l’aereo delle Frecce Tricolori) - a imprimere la svolta: il veicolo si chiamava Macchitre. Poi vennero diversi motociclette che consacrarono l’ingresso dell’azienda varesina nel settore. Si arrivò così a uno storico accordo con la leggendaria Harley Davidson. Fino al 1980 il marchio americano, spinto ai vertici delle popolarità negli anni ’70 dal film Easy Rider, fu impresso sulle moto costruite alla Schiranna, in riva al lago di Varese. Arrivano i “Giovani Turchi” Anni ruggenti per l’industria di Varese. Ai “vecchi turbanti”, cioè i rappresentanti delle antiche dinastie del tessile, delle calzature e della concia, si affiancavano i “giovani turchi” che nella meccanica, nell’elettronica, nella chimica, nel comparto alimentare si ricavavano spazi economici di sicura rilevanza. Quante storie di matrimoni tra le fabbriche e i campi di gioco e quanti nomi di proprietari e sponsor di squadre: i Bulgheroni del cioccolato Lindt, i Carabelli delle calze di Solbiate, i Curti del riso, i Filiberti delle stufe di Cavaria, i Prevosti del burro Prealpi, i Dall’Oglio delle lavatrici Hoonved, i Castiglioni delle moto e gli Orrigoni dei supermercati Tigros sono gli espo-

The origins of sport marketing: Varese and its industry

T

oday people speak about sport marketing: this is a business supported by industrial results which are clearly tempting and that the experts of sponsorship are able to ensure to those enterprises that intend to put their brand on athletes’, pilots’, players’ and teams’ shirts. However there were pioneering periods, made of real sport passion and lean economic profits. These periods created a school in the Province of Varese and gave history interesting examples of mutual support between industry and amusement. Bike & Motorbike Luigi Ganna, a great cycling champion and first winner of the Giro d’Italia in 1909, and two brands representing the glorious motorcycling, MV Agusta and Aermacchi-Harley Davidson, confirm absolutely unique aspects which happened in the shadow of the Alps. In fact it happened that sport determined the development of the economy of a land. This relation was reversed during the boom years. Luigi Ganna was born in Induno Olona in 1912. He opened in Varese a bicycle factory, to which he gave his famous name. After fourteen years he started producing medium and high-powered motorbikes, but he was less lucky. Sport gives ideas to industry: This happened at the end of the Second World War, when aeronautical factories went through a terrible period. Agusta recognized a glimmer to recover from crisis in bicycle production. On 12 February 1946 “Meccanica Verghera” was opened in Cascina Costa. This factory’s abbreviation is “MV”, brand that became synonym of the world wins of Agostini, Ubbiali, Surtess and Read. Besides those competitions gave vital impetus to aeronautical industry, which resumed developing thanks to the earthly exploits of pilots called


Alle Origini del Marketing Sportivo: Varese e la Sua Industria di Gianni Spartà

O

ggi lo chiamano marketing sportivo: è un business sostenuto dai risultati industriali, evidentemente lusinghieri, che i professionisti delle sponsorizzazioni sono in grado di garantire a imprese disposte a mettere il loro marchio sulle magliette di atleti, piloti, giocatori, squadre. Ma ci sono stati tempi pionieristici, di autentica passione sportiva e scarsa convenienza economica, che nella provincia di Varese hanno fatto scuola consegnando alla storia interessanti esempi di come l’industria e lo svago possano sostenersi a vicenda.

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Bici&Moto Luigi Ganna, campionissimo del ciclismo e primo vincitore di un Giro d’Italia nel 1909, e due marchi del motociclismo glorioso, MV Agusta e Aermacchi-Harley Davidson, sono le testimonianze, all’ombra delle Prealpi, di fatti assolutamente singolari: è accaduto che lo sport abbia segnalato vie di sviluppo all’economia di un territorio prima che, negli anni del boom, il rapporto si capovolgesse. Nato a Induno Olona nel 1912, Luigi Ganna aprì a Varese una fabbrica di biciclette alle quali diede il suo cognome conosciutissimo. Quattordici anni più tardi si mise a costruire, con meno fortuna, anche motociclette di media e grossa cilindrata. Lo sport che dà idee all’industria: la storia si è ripetuta alla fine della Seconda Guerra mondiale quando le aziende aeronautiche vivevano momenti drammatici. L’Agusta intravide nella produzione di motociclette uno spiraglio per uscire dal tunnel. Il 12 febbraio del 1946 nacque a Cascina Costa la “Meccanica Verghera”, che nel segno di due lettere “MV” sarebbe diventata sinonimo delle vittorie mondiali di Agostini, Ubbiali, Surtess, Read. E forte impulso, da quelle competizioni, ebbe un’industria del cielo che riprese a volare anche grazie alle imprese terrene di piloti chiamati “squali” dalle tifoserie. Oggi Agusta ha rilievo mondiale nel comparto degli elicotteri e il marchio MV vive stampigliato sulle motociclette costruite a Varese dalla ex Cagiva. Anche l’Aermacchi s’affidò alla due ruote per tornare a volare dopo la guerra. All’inizio fu un motocarro disegnato dall’allora giovane ingegnere di Tradate Ermanno Bazzocchi - gran protagonista del volo moderno avendo concepito gli addestratori MB 326 e MB 339 (l’aereo delle Frecce Tricolori) - a imprimere la svolta: il veicolo si chiamava Macchitre. Poi vennero diversi motociclette che consacrarono l’ingresso dell’azienda varesina nel settore. Si arrivò così a uno storico accordo con la leggendaria Harley Davidson. Fino al 1980 il marchio americano, spinto ai vertici delle popolarità negli anni ’70 dal film Easy Rider, fu impresso sulle moto costruite alla Schiranna, in riva al lago di Varese. Arrivano i “Giovani Turchi” Anni ruggenti per l’industria di Varese. Ai “vecchi turbanti”, cioè i rappresentanti delle antiche dinastie del tessile, delle calzature e della concia, si affiancavano i “giovani turchi” che nella meccanica, nell’elettronica, nella chimica, nel comparto alimentare si ricavavano spazi economici di sicura rilevanza. Quante storie di matrimoni tra le fabbriche e i campi di gioco e quanti nomi di proprietari e sponsor di squadre: i Bulgheroni del cioccolato Lindt, i Carabelli delle calze di Solbiate, i Curti del riso, i Filiberti delle stufe di Cavaria, i Prevosti del burro Prealpi, i Dall’Oglio delle lavatrici Hoonved, i Castiglioni delle moto e gli Orrigoni dei supermercati Tigros sono gli espo-

The origins of sport marketing: Varese and its industry

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oday people speak about sport marketing: this is a business supported by industrial results which are clearly tempting and that the experts of sponsorship are able to ensure to those enterprises that intend to put their brand on athletes’, pilots’, players’ and teams’ shirts. However there were pioneering periods, made of real sport passion and lean economic profits. These periods created a school in the Province of Varese and gave history interesting examples of mutual support between industry and amusement. Bike & Motorbike Luigi Ganna, a great cycling champion and first winner of the Giro d’Italia in 1909, and two brands representing the glorious motorcycling, MV Agusta and Aermacchi-Harley Davidson, confirm absolutely unique aspects which happened in the shadow of the Alps. In fact it happened that sport determined the development of the economy of a land. This relation was reversed during the boom years. Luigi Ganna was born in Induno Olona in 1912. He opened in Varese a bicycle factory, to which he gave his famous name. After fourteen years he started producing medium and high-powered motorbikes, but he was less lucky. Sport gives ideas to industry: This happened at the end of the Second World War, when aeronautical factories went through a terrible period. Agusta recognized a glimmer to recover from crisis in bicycle production. On 12 February 1946 “Meccanica Verghera” was opened in Cascina Costa. This factory’s abbreviation is “MV”, brand that became synonym of the world wins of Agostini, Ubbiali, Surtess and Read. Besides those competitions gave vital impetus to aeronautical industry, which resumed developing thanks to the earthly exploits of pilots called


nenti di spicco di famiglie di imprenditori scesi nell’arena per sostenere il calcio, la pallacanestro, il ciclismo, il canottaggio, il puglato, il motociclismo, il tennis e l’ippica. Frigoriferi e Sport Un capitolo a sé di questo romanzo popolare, il più lungo e il più fantasioso, ha per protagonista un milanese sfollato a Comerio durante la guerra che attraversò un’epoca facendo crescere un vero e proprio villaggio olimpico all’ombra delle sue industrie di elettrodomestici. Si chiamava Giovanni Borghi, classe 1910: le sue imprese di “patròn” di cestisti, pedalatori, puledri e calciatori proiettarono Varese sul palcoscenico nazionale. Di lui ha detto Giovanni Agnelli: «E’ stato il simbolo della più felice stagione dell’imprenditoria italiana». La Ignis e lo sport, Borghi e la promozione di prodotti industriali mediata dagli incontri di pugilato, di pallacanestro, di tennis, di calcio e da gare di ciclismo. Denominatore comune: il marchio di frigoriferi, cucine e lavatrici stampigliato sulle maglie, quasi sempre colorate di giallo e di blu, indossate dagli atleti. Bilancio: una storia da manuale della comunicazione pubblicitaria quando questa non era ancora scienza studiata nelle università, ma cimento lasciato all’intuito di quanti, spontaneamente, vi si dedicavano.

20

Il Goleador Pagato con i Compressori Dicono sia stata la figlia primogenita Midia ad avvicinare Giovanni Borghi alla pallacanestro. La ragazza era una delle colonne nella squadra della scuola. Un giorno chiese al padre di andare a vederla giocare e lui s’innamorò di uno sport che non era popolare in Italia, ma aveva una bella tradizione a Varese. Fu l’inizio di un trionfo. Il trionfo della “Valanga Gialloblù”: nove scudetti, cinque Coppe dei Campioni, quattro Coppe Italia, tre Coppe Intercontinentali dal 1961 al 1980. Nessuna squadra ha vinto di più in un periodo così breve. E poi il calcio con i biancorossi del Varese in serie A capaci di infliggere un clamoroso 5 a 0 alla Juventus. E il goleador di quella squadra, l’azzurro Pietro Anastasi. Fu poi venduto alla “vecchia signora” e pagato dagli Agnelli metà in contanti, metà in compressori Fiat da montare nei frigoriferi della Ignis.

“sharks” by supporters. Nowadays Agusta is world famous in helicopters’ field and its brand MV is stamped on the motorcycles produced by the ex Cagiva in Varese. Aermacchi trusted in cycles in order to overcome crisis after the War too. At the beginning a delivery tricar was designed by the then young engineer Ermanno Mazzocchi. He came from Tradate and was the great protagonist of modern flight because he designed the models MB 326 and MB 339 (the airplane used by Frecce Tricolori). This delivery tricar, which was called Macchitre, marked a turning point for Aermacchi. Afterwards several motorcycles were designed and the first steps of this factory of Varese in the aeronautical field were celebrated. Then there was the historic agreement with the legendary Harley Davidson. Till 1980 this American brand, which became very popular during the Seventies after the movie Easy Rider, was stamped on the motorcycles produced in Schiranna, in the factory on the shores of the Lake of Varese.

took refuge in Comerio during the War. He marked an epoch and created a real Olympic village near his home appliance factories. His name was Giovanni Borghi and was born in 1910: He was the patron of basketball players, cyclists, horse riders and football players that made Varese be known at national level. Giovanni Agnelli affirmed that he: «was the symbol of the most enthusiastic season of Italian entrepreneurship». This was the pair Ignis and sport, Borghi and the promotion of industrial products through boxing, basketball, tennis and football matches, as well as cycling races. Their common element was the brand for refrigerators, kitchens and washing machines stamped on the shirts. The colours of the shirts wore by the athletes were often yellow and blue. Which is the result? A story which can be perfectly described in a book concerning advertising communication. At that time this subject was not studied in any university and is now the symbol of the insight of those people who spontaneously dedicated their work to this sponsorship.

The “young Turkish entrepreneurs” arrive These were the roaring years of the industry of Varese. The “old Turkish entrepreneurs” who represented the old generations of textile, shoe and leather industry, met the “young Turkish entrepreneurs”, that started emerging in important economic fields such as mechanics, electronics, chemical and food industry. There were several stories of unions between factories and sport and a lot of entrepreneurs and brands that sponsored teams: Bulgheroni for Lindt chocolate, Carabelli for the shoes made in Solbiate, Curti for rice, Filiberti for stoves made in Cavaria, Prevosti for Prealpi buttrer, Dall’Oglio for Hoonved washing machines, Castiglioni for motorcycles and Orrigoni for Tigros supermarkets. These are the leading representatives of families of entrepreneurs that started supporting football, basketball, cycling, rowing, boxing, motorcycles, tennis and horse riding.

The Goleador paid through compressors’ sponsorship People say that Giovanni Borghi started being interested in basketball thanks to his eldest daughter Midia. This girl was one of the pillars of her school team. One day she asked her father to watch her playing. Her father was enthusiastic about this sport, which had a successful tradition in Varese although it was not popular in Italy. It was the beginning of a triumph, that is the success of “Valanga Gialloblù”: nine shields, five Champions’ Cups, four Italy Cups, three Intercontinental Cups from 1961 to 1980. No team won so many medals in a so short period of time. Besides there is football: the white-red team of Varese played in Premier League and was able to win 5-0 in the match vs. Juventus. The goleador of that team was the national player Pietro Anastasi. He was successively moved to Juventus, called “vecchia signora” (old lady, translator’s note) and paid by Agnelli. Half of his salary was based on cash, while the rest was represented by Fiat compressors to insert in Ignis refrigerators.

Refrigerators and Sport This popular story includes a separate chapter, which is the longest and imaginative one. Its protagonist is a man who came from Milan and

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nenti di spicco di famiglie di imprenditori scesi nell’arena per sostenere il calcio, la pallacanestro, il ciclismo, il canottaggio, il puglato, il motociclismo, il tennis e l’ippica. Frigoriferi e Sport Un capitolo a sé di questo romanzo popolare, il più lungo e il più fantasioso, ha per protagonista un milanese sfollato a Comerio durante la guerra che attraversò un’epoca facendo crescere un vero e proprio villaggio olimpico all’ombra delle sue industrie di elettrodomestici. Si chiamava Giovanni Borghi, classe 1910: le sue imprese di “patròn” di cestisti, pedalatori, puledri e calciatori proiettarono Varese sul palcoscenico nazionale. Di lui ha detto Giovanni Agnelli: «E’ stato il simbolo della più felice stagione dell’imprenditoria italiana». La Ignis e lo sport, Borghi e la promozione di prodotti industriali mediata dagli incontri di pugilato, di pallacanestro, di tennis, di calcio e da gare di ciclismo. Denominatore comune: il marchio di frigoriferi, cucine e lavatrici stampigliato sulle maglie, quasi sempre colorate di giallo e di blu, indossate dagli atleti. Bilancio: una storia da manuale della comunicazione pubblicitaria quando questa non era ancora scienza studiata nelle università, ma cimento lasciato all’intuito di quanti, spontaneamente, vi si dedicavano.

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Il Goleador Pagato con i Compressori Dicono sia stata la figlia primogenita Midia ad avvicinare Giovanni Borghi alla pallacanestro. La ragazza era una delle colonne nella squadra della scuola. Un giorno chiese al padre di andare a vederla giocare e lui s’innamorò di uno sport che non era popolare in Italia, ma aveva una bella tradizione a Varese. Fu l’inizio di un trionfo. Il trionfo della “Valanga Gialloblù”: nove scudetti, cinque Coppe dei Campioni, quattro Coppe Italia, tre Coppe Intercontinentali dal 1961 al 1980. Nessuna squadra ha vinto di più in un periodo così breve. E poi il calcio con i biancorossi del Varese in serie A capaci di infliggere un clamoroso 5 a 0 alla Juventus. E il goleador di quella squadra, l’azzurro Pietro Anastasi. Fu poi venduto alla “vecchia signora” e pagato dagli Agnelli metà in contanti, metà in compressori Fiat da montare nei frigoriferi della Ignis.

“sharks” by supporters. Nowadays Agusta is world famous in helicopters’ field and its brand MV is stamped on the motorcycles produced by the ex Cagiva in Varese. Aermacchi trusted in cycles in order to overcome crisis after the War too. At the beginning a delivery tricar was designed by the then young engineer Ermanno Mazzocchi. He came from Tradate and was the great protagonist of modern flight because he designed the models MB 326 and MB 339 (the airplane used by Frecce Tricolori). This delivery tricar, which was called Macchitre, marked a turning point for Aermacchi. Afterwards several motorcycles were designed and the first steps of this factory of Varese in the aeronautical field were celebrated. Then there was the historic agreement with the legendary Harley Davidson. Till 1980 this American brand, which became very popular during the Seventies after the movie Easy Rider, was stamped on the motorcycles produced in Schiranna, in the factory on the shores of the Lake of Varese.

took refuge in Comerio during the War. He marked an epoch and created a real Olympic village near his home appliance factories. His name was Giovanni Borghi and was born in 1910: He was the patron of basketball players, cyclists, horse riders and football players that made Varese be known at national level. Giovanni Agnelli affirmed that he: «was the symbol of the most enthusiastic season of Italian entrepreneurship». This was the pair Ignis and sport, Borghi and the promotion of industrial products through boxing, basketball, tennis and football matches, as well as cycling races. Their common element was the brand for refrigerators, kitchens and washing machines stamped on the shirts. The colours of the shirts wore by the athletes were often yellow and blue. Which is the result? A story which can be perfectly described in a book concerning advertising communication. At that time this subject was not studied in any university and is now the symbol of the insight of those people who spontaneously dedicated their work to this sponsorship.

The “young Turkish entrepreneurs” arrive These were the roaring years of the industry of Varese. The “old Turkish entrepreneurs” who represented the old generations of textile, shoe and leather industry, met the “young Turkish entrepreneurs”, that started emerging in important economic fields such as mechanics, electronics, chemical and food industry. There were several stories of unions between factories and sport and a lot of entrepreneurs and brands that sponsored teams: Bulgheroni for Lindt chocolate, Carabelli for the shoes made in Solbiate, Curti for rice, Filiberti for stoves made in Cavaria, Prevosti for Prealpi buttrer, Dall’Oglio for Hoonved washing machines, Castiglioni for motorcycles and Orrigoni for Tigros supermarkets. These are the leading representatives of families of entrepreneurs that started supporting football, basketball, cycling, rowing, boxing, motorcycles, tennis and horse riding.

The Goleador paid through compressors’ sponsorship People say that Giovanni Borghi started being interested in basketball thanks to his eldest daughter Midia. This girl was one of the pillars of her school team. One day she asked her father to watch her playing. Her father was enthusiastic about this sport, which had a successful tradition in Varese although it was not popular in Italy. It was the beginning of a triumph, that is the success of “Valanga Gialloblù”: nine shields, five Champions’ Cups, four Italy Cups, three Intercontinental Cups from 1961 to 1980. No team won so many medals in a so short period of time. Besides there is football: the white-red team of Varese played in Premier League and was able to win 5-0 in the match vs. Juventus. The goleador of that team was the national player Pietro Anastasi. He was successively moved to Juventus, called “vecchia signora” (old lady, translator’s note) and paid by Agnelli. Half of his salary was based on cash, while the rest was represented by Fiat compressors to insert in Ignis refrigerators.

Refrigerators and Sport This popular story includes a separate chapter, which is the longest and imaginative one. Its protagonist is a man who came from Milan and

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Insieme è Meglio: Sport e Sponsor a Braccetto di Francesco Caielli

Un patto a più mani, a più personaggi, a più forze per realizzare quanto solo una manciata d’anni indietro, sembrava utopia. Qui insieme alcuni dei protagonisti di “Varese nel Cuore”, uomini e imprese che puntano sullo sport per fare della squadra di pallacanestro un modello vincente di marketing territoriale. (fotografia di Flavio Zulle)

22

An agreement among several subjects in order to realize a project which some years ago was considered an utopia. Here there are some of the protagonists of “Varese nel Cuore”, that is individuals and enterprises aiming at transforming through sport a basketball team in a winning element of territorial marketing. (photograph by Flavio Zulle)

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Insieme è Meglio: Sport e Sponsor a Braccetto di Francesco Caielli

Un patto a più mani, a più personaggi, a più forze per realizzare quanto solo una manciata d’anni indietro, sembrava utopia. Qui insieme alcuni dei protagonisti di “Varese nel Cuore”, uomini e imprese che puntano sullo sport per fare della squadra di pallacanestro un modello vincente di marketing territoriale. (fotografia di Flavio Zulle)

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An agreement among several subjects in order to realize a project which some years ago was considered an utopia. Here there are some of the protagonists of “Varese nel Cuore”, that is individuals and enterprises aiming at transforming through sport a basketball team in a winning element of territorial marketing. (photograph by Flavio Zulle)

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arlare di Varese come di una città dalle grandi tradizioni sportive è ormai diventato naturale. Basta scorrere nella storia, andare indietro nel tempo e scoprire le eccellenze varesine nelle discipline più disparate: dalla pallacanestro al calcio, dal ciclismo al canottaggio, dal pugilato alla pallavolo. Raccontare le storie di questi sport è relativamente facile, così come è semplice attingere nel numero di trofei e allori che atleti e squadre varesine - la pallacanestro su tutte - hanno conquistato nel corso degli anni. Meno facile - e, forse, altrettanto doveroso - cercare di capire e provare a raccontare quello che realmente sta dietro a questi successi: cosa permette e rende possibile la vita di una società sportiva o la carriera di un atleta, cosa o chi ne garantisce la solidità economica e permette di continuare a esistere, anno dopo anno. Parlare di storia dello sport significa, necessariamente, parlare anche di storia delle sponsorizzazioni: uomini, aziende, realtà economiche che, per i motivi più disparati e con modalità diverse, hanno legato il loro nome a una squadra, a una società, a un atleta.

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Dalla Ignis alla Yamamay: i Grandi Magnati dello Sport Parlare di sport a Varese significa, quasi automaticamente, parlare di pallacanestro. E parlare di pallacanestro a Varese significa, quasi automaticamente, parlare di Ignis. Storica azienda varesina divenuta simbolo e icona dell’industria italiana, celebre marchio che il suo fondatore Giovanni Borghi volle legare alle diverse realtà sportive del territorio. Il binomio Ignis-basket nasce nel 1956 e prospera per diciotto anni vincendo trofei e competizioni in ogni angolo del mondo. Successi figli della passione e dei denari di Borghi: Varese era più forte perché riusciva ad assicurarsi i giocatori migliori e gli allenatori più preparati. Uno squadrone che era tenuto in vita da un’unica persona, un magnate che non badava a spese e che da solo finanziava le società sportive che sponsorizzava. Se una cosa del genere era possibile negli anni '60, il “modello Borghi” è difficilmente riproponibile ai giorni nostri: sono diverse le congetture economiche e sono esponenzialmente lievitati i costi di una società sportiva di alto livello. I grandi magnati, nel corso degli anni, Parlare di storia sono via via spariti dallo sport ed è difficilissimo trovare, oggi, figure anche lontanamente dello sport significa, paragonabili a quelle di Borghi. Per restare nell’ambito varesino, è doveroso citare i necessariamente, casi “Yamamay Busto Arsizio” e “Mc Carnaghi Villa Cortese”: due realtà distinte, figlie parlare anche di storia di imprenditori che hanno scelto di investire nella pallavolo femminile. Yamamay, azienda delle sponsorizzazioni tessile nata nel 2001, è entrata nella pallavolo nel 2006 acquisendo la denominazione della squadra di Busto e del palasport della città: tutto grazie alla passione del sua patron Luciano Cimmino. Discorso simile per McCarnaghi (azienda che produce torni industriali e componenti aeronautiche), il cui presidente Flavio Radice si è appassionato alla pallavolo e ha portato la squadra di un piccolo paese dai campionati oratoriani alla conquista della Coppa Italia 2010.

“Roosters” e “Varese nel Cuore”: Casi di Successo Nel corso degli anni la sponsorizzazione sportiva è cambiata: si è evoluta, si è adattata alle congiunture economiche notevolmente variate negli ultimi decenni. Tramontata la figura del magnate, unico soggetto dalla cui passione dipendevano le fortune e la sopravvivenza delle società sportive, si è cercato di studiare formule nuove e diverse per garantire la tranquillità economica delle società. A Varese è emblematico il caso “Roosters”. Nel 1997, dopo quasi vent’anni di presidenza Bulgheroni, la Pallacanestro Varese ha proposto una soluzione innovativa rivoluzionando l’idea di sponsorizzazione (che nel basket, storicamente, riserva al marchio dello sponsor grande attenzione tanto che la squadra viene chiamata con il nome dell’azienda che la finanzia). Da un’idea di Edo Bulgheroni, il nome dello sponsor è stato tolto dalle maglie da gara e sostituito con quello della città. La squadra ha poi assunto, sul modello delle franchigie dei professionisti americani, un nome di fantasia (nel caso “Roosters”, in italiano “galletti”). A sponsorizzare la società non più un unico nome, ma un pool di aziende locali. L’idea è vincente, e nella stagione 1998/1999 i Roosters Varese conquistano lo scudetto. Nel giro di un paio d’anni però il progetto viene abbandonato e con il cambio di proprietà - da Bulgheroni a Castiglioni - si torna alla tradizione (unico sponsor sulle maglie: Metis). Nell’estate del 2011, in seguito al disimpegno della famiglia Castiglioni dovuto all’impossibilità per una sola famiglia di mantenere una società di serie A, Varese è stato teatro di un’altra novità. E’ stato creato un consorzio di sponsor e imprenditori (poco meno di cinquanta) chiamato “Varese nel Cuore” che ha assunto la proprietà della società: l’assemblea dei soci ha nominato un CdA di cinque persone, incaricato di prendere le decisioni relative alla vita societaria. Il modello “Varese nel Cuore” è guardato con curiosità dalle altre realtà della pallacanestro italiana, tanto che la Juve Caserta ha di recente fondato un consorzio in tutto simile a quello varesino. Gli Altri: un Mondo Nient’Affatto Piccolo E’ infine doveroso parlare di tutto il mondo dei cosiddetti “piccoli”: quella galassia di società dilettantistiche che fanno della provincia di Varese uno dei luoghi a maggior “concentrazione sportiva” d’Italia. Numeri importanti, realtà che hanno il merito di far giocare centinaia e centinaia di bambini e ragazzi. Realtà che stanno in piedi grazie alla forza dei volontari che prestano la loro opera e all’aiuto economico che ricevono dalle piccole realtà imprenditoriali e aziendali della zona. I casi di cui parlare sarebbero tantissimi, tutti in egual misura meritevoli di attenzione e di considerazione. Citiamo il caso della Polisportiva San Carlo di Varese, che nel 2011 festeggia i quarant’anni di storia, o della Polisportiva Daverio, solida realtà di paese che trae linfa da una quarantina di piccoli sponsor che le permettono di continuare a fare attività. Spazi congressuali, ville da principi, una città adagiata in una natura generosa sono opportunità preziose per promuovere, realizzare e firmare eventi di rilievo. Insieme a “Varese nel Cuore” ecco la novità di “Varese Sport Events” per promuovere momenti di grande sport. (fotografia di Roberto Genuardi) Conference areas, noble villas and a town with a generous nature and landscape are precious opportunities to improve, organize and manage relevant events. Here are the innovations of “Varese Sport Events”, that together with “Varese nel Cuore” are aimed at promoting great sport events. (photograph by Roberto Genuardi)

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arlare di Varese come di una città dalle grandi tradizioni sportive è ormai diventato naturale. Basta scorrere nella storia, andare indietro nel tempo e scoprire le eccellenze varesine nelle discipline più disparate: dalla pallacanestro al calcio, dal ciclismo al canottaggio, dal pugilato alla pallavolo. Raccontare le storie di questi sport è relativamente facile, così come è semplice attingere nel numero di trofei e allori che atleti e squadre varesine - la pallacanestro su tutte - hanno conquistato nel corso degli anni. Meno facile - e, forse, altrettanto doveroso - cercare di capire e provare a raccontare quello che realmente sta dietro a questi successi: cosa permette e rende possibile la vita di una società sportiva o la carriera di un atleta, cosa o chi ne garantisce la solidità economica e permette di continuare a esistere, anno dopo anno. Parlare di storia dello sport significa, necessariamente, parlare anche di storia delle sponsorizzazioni: uomini, aziende, realtà economiche che, per i motivi più disparati e con modalità diverse, hanno legato il loro nome a una squadra, a una società, a un atleta.

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Dalla Ignis alla Yamamay: i Grandi Magnati dello Sport Parlare di sport a Varese significa, quasi automaticamente, parlare di pallacanestro. E parlare di pallacanestro a Varese significa, quasi automaticamente, parlare di Ignis. Storica azienda varesina divenuta simbolo e icona dell’industria italiana, celebre marchio che il suo fondatore Giovanni Borghi volle legare alle diverse realtà sportive del territorio. Il binomio Ignis-basket nasce nel 1956 e prospera per diciotto anni vincendo trofei e competizioni in ogni angolo del mondo. Successi figli della passione e dei denari di Borghi: Varese era più forte perché riusciva ad assicurarsi i giocatori migliori e gli allenatori più preparati. Uno squadrone che era tenuto in vita da un’unica persona, un magnate che non badava a spese e che da solo finanziava le società sportive che sponsorizzava. Se una cosa del genere era possibile negli anni '60, il “modello Borghi” è difficilmente riproponibile ai giorni nostri: sono diverse le congetture economiche e sono esponenzialmente lievitati i costi di una società sportiva di alto livello. I grandi magnati, nel corso degli anni, Parlare di storia sono via via spariti dallo sport ed è difficilissimo trovare, oggi, figure anche lontanamente dello sport significa, paragonabili a quelle di Borghi. Per restare nell’ambito varesino, è doveroso citare i necessariamente, casi “Yamamay Busto Arsizio” e “Mc Carnaghi Villa Cortese”: due realtà distinte, figlie parlare anche di storia di imprenditori che hanno scelto di investire nella pallavolo femminile. Yamamay, azienda delle sponsorizzazioni tessile nata nel 2001, è entrata nella pallavolo nel 2006 acquisendo la denominazione della squadra di Busto e del palasport della città: tutto grazie alla passione del sua patron Luciano Cimmino. Discorso simile per McCarnaghi (azienda che produce torni industriali e componenti aeronautiche), il cui presidente Flavio Radice si è appassionato alla pallavolo e ha portato la squadra di un piccolo paese dai campionati oratoriani alla conquista della Coppa Italia 2010.

“Roosters” e “Varese nel Cuore”: Casi di Successo Nel corso degli anni la sponsorizzazione sportiva è cambiata: si è evoluta, si è adattata alle congiunture economiche notevolmente variate negli ultimi decenni. Tramontata la figura del magnate, unico soggetto dalla cui passione dipendevano le fortune e la sopravvivenza delle società sportive, si è cercato di studiare formule nuove e diverse per garantire la tranquillità economica delle società. A Varese è emblematico il caso “Roosters”. Nel 1997, dopo quasi vent’anni di presidenza Bulgheroni, la Pallacanestro Varese ha proposto una soluzione innovativa rivoluzionando l’idea di sponsorizzazione (che nel basket, storicamente, riserva al marchio dello sponsor grande attenzione tanto che la squadra viene chiamata con il nome dell’azienda che la finanzia). Da un’idea di Edo Bulgheroni, il nome dello sponsor è stato tolto dalle maglie da gara e sostituito con quello della città. La squadra ha poi assunto, sul modello delle franchigie dei professionisti americani, un nome di fantasia (nel caso “Roosters”, in italiano “galletti”). A sponsorizzare la società non più un unico nome, ma un pool di aziende locali. L’idea è vincente, e nella stagione 1998/1999 i Roosters Varese conquistano lo scudetto. Nel giro di un paio d’anni però il progetto viene abbandonato e con il cambio di proprietà - da Bulgheroni a Castiglioni - si torna alla tradizione (unico sponsor sulle maglie: Metis). Nell’estate del 2011, in seguito al disimpegno della famiglia Castiglioni dovuto all’impossibilità per una sola famiglia di mantenere una società di serie A, Varese è stato teatro di un’altra novità. E’ stato creato un consorzio di sponsor e imprenditori (poco meno di cinquanta) chiamato “Varese nel Cuore” che ha assunto la proprietà della società: l’assemblea dei soci ha nominato un CdA di cinque persone, incaricato di prendere le decisioni relative alla vita societaria. Il modello “Varese nel Cuore” è guardato con curiosità dalle altre realtà della pallacanestro italiana, tanto che la Juve Caserta ha di recente fondato un consorzio in tutto simile a quello varesino. Gli Altri: un Mondo Nient’Affatto Piccolo E’ infine doveroso parlare di tutto il mondo dei cosiddetti “piccoli”: quella galassia di società dilettantistiche che fanno della provincia di Varese uno dei luoghi a maggior “concentrazione sportiva” d’Italia. Numeri importanti, realtà che hanno il merito di far giocare centinaia e centinaia di bambini e ragazzi. Realtà che stanno in piedi grazie alla forza dei volontari che prestano la loro opera e all’aiuto economico che ricevono dalle piccole realtà imprenditoriali e aziendali della zona. I casi di cui parlare sarebbero tantissimi, tutti in egual misura meritevoli di attenzione e di considerazione. Citiamo il caso della Polisportiva San Carlo di Varese, che nel 2011 festeggia i quarant’anni di storia, o della Polisportiva Daverio, solida realtà di paese che trae linfa da una quarantina di piccoli sponsor che le permettono di continuare a fare attività. Spazi congressuali, ville da principi, una città adagiata in una natura generosa sono opportunità preziose per promuovere, realizzare e firmare eventi di rilievo. Insieme a “Varese nel Cuore” ecco la novità di “Varese Sport Events” per promuovere momenti di grande sport. (fotografia di Roberto Genuardi) Conference areas, noble villas and a town with a generous nature and landscape are precious opportunities to improve, organize and manage relevant events. Here are the innovations of “Varese Sport Events”, that together with “Varese nel Cuore” are aimed at promoting great sport events. (photograph by Roberto Genuardi)

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Together is better: Sport gets along with Sponsor Nowadays it is natural to consider Varese as a town of great sport traditions. You just need to analyse history and past times and to discover the excellences of Varese in the most varied fields: from basketball to football, from cycling to rowing, from boxing to volleyball. It is relatively easy to tell the stories of these sports, but also to count the number of trophies and medals that athletes and teams of Varese (basketball ones above all) won during the years. Perhaps it is less easy but necessary to try to understand and tell what was really behind these successes: Which elements allow and make the life of a sport association or the career of an athlete possible? What or who assures their economic solidity and allows them to continue existing year after year? If we speak about the history of sport we have also to mention the history of its sponsors: men, companies and economic realities that linked their names with a team, a sport association or an athlete for the most different reasons and in various ways. From Ignis to Yamamay: the great sport magnates If we speak about sport in Varese we have almost automatically to mention basketball. And when we speak about basketball in Varese we almost automatically refer to Ignis, that is the historic enterprise of Varese which became symbol and icon of Italian industry. This is a famous brand that its founder – Giovanni Borghi – decided to connect with the sport activities of our land: Basketball, but also football (when Borghi was president of Varese football his team played in the Premier League), cycling (in his team there are for example Ercole Baldini and Miguel Poblet), boxing (the world champions Sandro Mazzinghi and Duilio Loi are included in his team) and rowing. On the other hand the names Ignis and Giovanni Borghi will remain mainly related to the basketball team of Varese. The couple Ignis-basketball was born in 1956 and developed for eighteen years. This connection allowed Pallacanestro Varese to win several trophies and competitions all over the world. These successes are the result of Borghi’s passion and money: Varese was a strong team because it could get the best players and the most competent trainers. This great team was only supported by one person, that is a magnate who spared no expenses and financed the sport associations he sponsored. The so-called “Borghi model” was possible only during the Sixties, because it can be hardly applied nowadays. In fact economic views are different and costs of high level sport associations have been exponentially increasing. In the latest years the great magnates have gradually disappeared from sport context and nowadays it is really difficult to find figures that can be even vaguely compared with Borghi. In order to remain in the context of our Province, it is necessary to mention two cases, “Yamamay Busto Arsizio” and “Mc Carnaghi Villa Cortese”: These are two different realities, which derive from entrepreneurs who chose to invest in female volleyball. Yamamay is a textile company which was opened in 2001. This company started following volleyball in 2006 and, thanks to the passion of its patron Luciano Cimmino for this sport, it acquired the name of the team of Busto and of the indoor stadium of the same town. This story is similar to the experience of McCarnaghi (company that produces industrial lathes and aeronautical elements), whose president – Flavio Radice – is keen on volleyball and transformed a team playing in oratory championships in a team able to win the Coppa Italia 2010.

The others: a world which is not small at all Finally it is necessary to speak about the world of the so-called “small ones”, that is that galaxy of amateur associations that make the Province of Varese be one of the areas with the greatest sport Italian concentration. These numbers are relevant and reflect realities that allow hundreds and hundreds of children and teenagers to do sport. These realities live thanks to the efforts of volunteers that offer them their services and to the economic support of small entrepreneurial realities and companies of our Province. We could speak about numerous cases, which all deserve attention and consideration. We mention the Polisportiva San Carlo of Varese, that in 2011 celebrates forty years of history, or the Polisportiva Daverio, a solid town reality that lives thanks to the support of forty small sponsoring firms which allow it to continue its activity.

Ph. Paolo Zanzi

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“Roosters” and “Varese nel Cuore”: Successful cases During the years sport sponsoring is changed: it developed and adapted itself to the economic trends that impressively and variously characterized these latest decades. In the past the successes and the life of sport associations depended only on the magnate and on his passion. When this figure faded, new different ideas started to be developed in order to assure the economic stability of the same associations. In Varese the case “Roosters” is emblematic. In 1997, after twenty years of presidency by Bulgheroni, Pallacanestro Varese suggested an innovative solution that revolutionized the concept of sponsor (from a historical point of view basket has always paid a so great attention to the sponsoring brand that the same team is usually called with the name of the financing enterprise). Thanks to an idea of Edo Bulgheroni the name of the sponsor has been cancelled from the shirts and substituted with the name of the town. Moreover, with reference to the exempts of the American professional players, the team has chosen a fantasy name (in this case “Roosters”, in Italian “Galletti”). Therefore the sport association is no more sponsored by an only name but by a pool of local firms. This is a winning idea and during the year 1998/1999 Roosters Varese won the medal. However, in a couple of years, this project was abandoned and the change of the owners (from Bulgheroni to Castiglioni) brought back the traditional name (the only one sponsor on the shirts is: Metis). In summer 2011, after the disengagement of Castiglioni family due to its impossibility to support a Premier league team only on its own, Varese is the centre of an other news. A group of sponsors and entrepreneurs (almost fifty ones), which is called “Varese nel Cuore”, has been founded. This group is the new owner of the sport association. Its assembly named a board with five directors aimed at taking decisions concerning the life of the same association. This model is analysed with curiosity by the other Italian basketball realities. In fact the same Juve Caserta has recently founded a group which is particularly similar to the association of Varese.

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Together is better: Sport gets along with Sponsor Nowadays it is natural to consider Varese as a town of great sport traditions. You just need to analyse history and past times and to discover the excellences of Varese in the most varied fields: from basketball to football, from cycling to rowing, from boxing to volleyball. It is relatively easy to tell the stories of these sports, but also to count the number of trophies and medals that athletes and teams of Varese (basketball ones above all) won during the years. Perhaps it is less easy but necessary to try to understand and tell what was really behind these successes: Which elements allow and make the life of a sport association or the career of an athlete possible? What or who assures their economic solidity and allows them to continue existing year after year? If we speak about the history of sport we have also to mention the history of its sponsors: men, companies and economic realities that linked their names with a team, a sport association or an athlete for the most different reasons and in various ways. From Ignis to Yamamay: the great sport magnates If we speak about sport in Varese we have almost automatically to mention basketball. And when we speak about basketball in Varese we almost automatically refer to Ignis, that is the historic enterprise of Varese which became symbol and icon of Italian industry. This is a famous brand that its founder – Giovanni Borghi – decided to connect with the sport activities of our land: Basketball, but also football (when Borghi was president of Varese football his team played in the Premier League), cycling (in his team there are for example Ercole Baldini and Miguel Poblet), boxing (the world champions Sandro Mazzinghi and Duilio Loi are included in his team) and rowing. On the other hand the names Ignis and Giovanni Borghi will remain mainly related to the basketball team of Varese. The couple Ignis-basketball was born in 1956 and developed for eighteen years. This connection allowed Pallacanestro Varese to win several trophies and competitions all over the world. These successes are the result of Borghi’s passion and money: Varese was a strong team because it could get the best players and the most competent trainers. This great team was only supported by one person, that is a magnate who spared no expenses and financed the sport associations he sponsored. The so-called “Borghi model” was possible only during the Sixties, because it can be hardly applied nowadays. In fact economic views are different and costs of high level sport associations have been exponentially increasing. In the latest years the great magnates have gradually disappeared from sport context and nowadays it is really difficult to find figures that can be even vaguely compared with Borghi. In order to remain in the context of our Province, it is necessary to mention two cases, “Yamamay Busto Arsizio” and “Mc Carnaghi Villa Cortese”: These are two different realities, which derive from entrepreneurs who chose to invest in female volleyball. Yamamay is a textile company which was opened in 2001. This company started following volleyball in 2006 and, thanks to the passion of its patron Luciano Cimmino for this sport, it acquired the name of the team of Busto and of the indoor stadium of the same town. This story is similar to the experience of McCarnaghi (company that produces industrial lathes and aeronautical elements), whose president – Flavio Radice – is keen on volleyball and transformed a team playing in oratory championships in a team able to win the Coppa Italia 2010.

The others: a world which is not small at all Finally it is necessary to speak about the world of the so-called “small ones”, that is that galaxy of amateur associations that make the Province of Varese be one of the areas with the greatest sport Italian concentration. These numbers are relevant and reflect realities that allow hundreds and hundreds of children and teenagers to do sport. These realities live thanks to the efforts of volunteers that offer them their services and to the economic support of small entrepreneurial realities and companies of our Province. We could speak about numerous cases, which all deserve attention and consideration. We mention the Polisportiva San Carlo of Varese, that in 2011 celebrates forty years of history, or the Polisportiva Daverio, a solid town reality that lives thanks to the support of forty small sponsoring firms which allow it to continue its activity.

Ph. Paolo Zanzi

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“Roosters” and “Varese nel Cuore”: Successful cases During the years sport sponsoring is changed: it developed and adapted itself to the economic trends that impressively and variously characterized these latest decades. In the past the successes and the life of sport associations depended only on the magnate and on his passion. When this figure faded, new different ideas started to be developed in order to assure the economic stability of the same associations. In Varese the case “Roosters” is emblematic. In 1997, after twenty years of presidency by Bulgheroni, Pallacanestro Varese suggested an innovative solution that revolutionized the concept of sponsor (from a historical point of view basket has always paid a so great attention to the sponsoring brand that the same team is usually called with the name of the financing enterprise). Thanks to an idea of Edo Bulgheroni the name of the sponsor has been cancelled from the shirts and substituted with the name of the town. Moreover, with reference to the exempts of the American professional players, the team has chosen a fantasy name (in this case “Roosters”, in Italian “Galletti”). Therefore the sport association is no more sponsored by an only name but by a pool of local firms. This is a winning idea and during the year 1998/1999 Roosters Varese won the medal. However, in a couple of years, this project was abandoned and the change of the owners (from Bulgheroni to Castiglioni) brought back the traditional name (the only one sponsor on the shirts is: Metis). In summer 2011, after the disengagement of Castiglioni family due to its impossibility to support a Premier league team only on its own, Varese is the centre of an other news. A group of sponsors and entrepreneurs (almost fifty ones), which is called “Varese nel Cuore”, has been founded. This group is the new owner of the sport association. Its assembly named a board with five directors aimed at taking decisions concerning the life of the same association. This model is analysed with curiosity by the other Italian basketball realities. In fact the same Juve Caserta has recently founded a group which is particularly similar to the association of Varese.

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Ph. Paolo Zanzi

Sport & Diffusione nella provincia di Varese

ogni 100.000 abitanti - Fonte: IlSole24Ore – Gruppo Clas

Tesserati Tennis (amatoriali) 132 Tesserati Atletica (amatoriali) 470 Tesserati Ciclismo (amatoriali) 57

Bambini Scuole Calcio 711 Bambini MiniBasket 230 Bambini MiniVolley 92

Palestre Impianti Sportivi Scuole Nuoto Piste cicloturistiche (km)

6,54 7,57 0,92 3,90

Negozi Articoli Sportivi 15,38 Laureati Scienze Motorie 6,43

Bocciofile SocietĂ Sportive Disabili Circoli Nautici Campi da Golf

8,03 1,15 0,80 0,69


Ph. Paolo Zanzi

Sport & Diffusione nella provincia di Varese

ogni 100.000 abitanti - Fonte: IlSole24Ore – Gruppo Clas

Tesserati Tennis (amatoriali) 132 Tesserati Atletica (amatoriali) 470 Tesserati Ciclismo (amatoriali) 57

Bambini Scuole Calcio 711 Bambini MiniBasket 230 Bambini MiniVolley 92

Palestre Impianti Sportivi Scuole Nuoto Piste cicloturistiche (km)

6,54 7,57 0,92 3,90

Negozi Articoli Sportivi 15,38 Laureati Scienze Motorie 6,43

Bocciofile SocietĂ Sportive Disabili Circoli Nautici Campi da Golf

8,03 1,15 0,80 0,69


Da un Tormentone al Manuale del Marketing di Damiano Franzetti

D

i certo Giuseppe Sannino, l’allenatore del Varese dei miracoli, non pensava che quella parola usata al suo arrivo nello spogliatoio della squadra biancorossa sull’orlo di una crisi di nervi sarebbe diventata un tormentone positivo e vincente anche dal punto di vista del marketing sportivo. Era l’inizio di ottobre del 2008, sulla Città Giardino aleggiava ancora un’aria iridata per i Mondiali di ciclismo ma la squadra di calcio viveva un momento pessimo: sconfitto nel derby di Como e ultimo in classifica in Serie C2 senza vittorie, il Varese esonerava a malincuore Gedeone Carmignani per affidarsi al tecnico nato a Ottaviano e cresciuto a Torino che già in un’occasione era passato dal “Franco Ossola”. Fu un mezzo shock, perché al termine del primo discorso alla squadra Sannino prese tutti in contropiede: «E adesso sfogatevi, mandatemi tutti un bel vaffa e tornate ad allenarvi che di giocare siete capaci». Un “vaffa” come esorcismo, come carburante, come modo per scacciare le paure, una parolaccia di quelle che i bambini non dovrebbero imparare ma che sa essere molto efficace. Da quel giorno il Varese ha costruito una cavalcata storica: doppia promozione consecutiva, ritorno in Serie B dopo 25 anni e campionato di altissimo profilo pure tra i cadetti. Il “vaffa” però non è stato dimenticato, anzi: adoperato prima con i calciatori, poi con i giornalisti a mo’ di congedo in sala stampa, è presto stato esportato dai tifosi che da tempo chiedono a gran voce al mister di essere “redarguiti” in quel modo. L’espressione però con il tempo è mutata fino a trasformarsi nell’inglese “Fun Cool”, che a prima vista suona come “Divertente e alla moda” ma che non lascia dubbi sulla sua origine. La mutazione avvenne quando alcuni amici di Sannino trovarono una maglietta con questa scritta e gliela recapitarono: da allora il mister la indossa ogni volta che allena tanto da dire oggi: «Quando la guardo, sdrucita e smanicata, quasi mi commuovo». Da lì agli scaffali il passo è stato automatico, grazie all’ufficio marketing del Varese 1910 e all’accordo con Enzo Cattarulla, gestore del Varese Point di Besozzo e coordinatore dei punti vendita ufficiali del merchandising legato alla squadra. «Il mister è stato fin da subito disponibile, come è nel suo stile, a tramutare il suo slogan in una mini linea di abbigliamento – spiega Cattarulla –. Noi abbiamo

Ph. Flavio Zulle

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puntato sui capi più giovani, le t-shirt e le felpe rigorosamente biancorosse e la risposta dei tifosi è stata ottima». Numeri non enormi, sia chiaro, ma importanti se consideriamo che fino all’anno scorso il merchandising del Varese era ridotto all’essenziale e che la piazza locale è storicamente occupata dalle grandi squadre come Milan, Inter e Juve o al limite dalla Pallacanestro Varese. Le maglie “Fun Cool” invece hanno subito fatto breccia negli appassionati che Sannino e i suoi ragazzi hanno saputo riportare sui gradoni di Masnago: nei primi due mesi di commercializzazione sono stati venduti circa 400 capi tra felpe e t-shirt. Numeri inattesi e interessanti, che rappresentano l’ennesimo miracolo biancorosso legato al vulcanico allenatore e al suo gruppo di ragazzi terribili.

From a hit to the marketing manual

G

iuseppe Sannino was the trainer of the so-called “Varese dei miracoli” (wonder Varese, translator’s note). He did not certainly thought that the word he said when entering the changing room of his red-white team, whose nerves were strained to breaking point, would have become a positive and winning hit, in sport marketing too. It was the beginning of October 2008. While in the so-called Città Giardino there was the rainbow breath of the Cycling World Championship, the football team of the same town went through a critical patch. The football team of Varese was won during the derby with Como and the lack of victories made Varese team come last in the Second Division table. Varese reluctantly exempted Gedeone Carmi-gnani from training the football team of the town, which was left in a new trainer’s care. This latest trainer was born in Ottaviano, grew in Turin and had already had the opportunity to visit the “Franco Ossola” stadium. This change was a half shock, because at the end of his first speech to the team Sannino wrong footed all: «And now let off steam, send me about my business and, as you are able to play, restart to train». The insult “vaffa” was used to exorcize the team, to stimulate the players and as a way to drive away fears. In other words this vaffa was that kind of bad expression that children should not learn although it is very efficient. From that day Varese made a historic evolution: a double consecutive promotion, its return in the First Division after twenty-five years and a very high level championship of the young players too. However “vaffa” was not forgotten. In fact it was firstly used with football players and afterwards with journalists as a way to take leave of people in the pressroom. Then it was exported by those supporters who for long time have been asking their coach to be reproached in this way. This expression gradually changed and transformed itself in the English “Fun Cool”, that is in an expression that can be apparently translated as “Divertente e alla moda”, but that clearly shows its origin. The real change took place when some friends of Sannino found a T-shirt with the above mentioned expression and decided to delivered it to him: Since that moment the coach always wears it when training his team and says today: «Every time I look at this unpicked and sleeveless T-shirt I am nearly moved». Thanks to the marketing office of Varese 1910 and to the agreement with Enzo Cattarulla, manager of Varese Point in Besozzo and coordinator of the official points of sale of the merchandising related to the same team, this T-shirt started automatically to be sold. «As it is his style, the coach was immediately willing to transform his slogan in a mini clothing line – Cattarulla explains – We staked on younger clothes, T-shirts and sweatshirts, which are strictly red-white, and the answer of our supporters was excellent». It has to be cleared that we do not speak about great numbers. However these results are important, in particular if we consider that till 2010 the merchandising of Varese produced small results (just the essential ones) and that the local market is historically ruled by great teams, such as Milan, Inter, Juventus or at least Pallacanestro Varese. On the contrary the T-shirts called “Fun Cool” rapidly conquered all those supporters that Sannino and his team were able to bring back on the steps of Masnago: during the first two months of sale about 400 clothes (T-shirts and sweatshirts were sold. These numbers were unexpected but interesting and represent the umpteenth red-white miracle of this volcanic coach and of his team of spiteful boys.

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Da un Tormentone al Manuale del Marketing di Damiano Franzetti

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i certo Giuseppe Sannino, l’allenatore del Varese dei miracoli, non pensava che quella parola usata al suo arrivo nello spogliatoio della squadra biancorossa sull’orlo di una crisi di nervi sarebbe diventata un tormentone positivo e vincente anche dal punto di vista del marketing sportivo. Era l’inizio di ottobre del 2008, sulla Città Giardino aleggiava ancora un’aria iridata per i Mondiali di ciclismo ma la squadra di calcio viveva un momento pessimo: sconfitto nel derby di Como e ultimo in classifica in Serie C2 senza vittorie, il Varese esonerava a malincuore Gedeone Carmignani per affidarsi al tecnico nato a Ottaviano e cresciuto a Torino che già in un’occasione era passato dal “Franco Ossola”. Fu un mezzo shock, perché al termine del primo discorso alla squadra Sannino prese tutti in contropiede: «E adesso sfogatevi, mandatemi tutti un bel vaffa e tornate ad allenarvi che di giocare siete capaci». Un “vaffa” come esorcismo, come carburante, come modo per scacciare le paure, una parolaccia di quelle che i bambini non dovrebbero imparare ma che sa essere molto efficace. Da quel giorno il Varese ha costruito una cavalcata storica: doppia promozione consecutiva, ritorno in Serie B dopo 25 anni e campionato di altissimo profilo pure tra i cadetti. Il “vaffa” però non è stato dimenticato, anzi: adoperato prima con i calciatori, poi con i giornalisti a mo’ di congedo in sala stampa, è presto stato esportato dai tifosi che da tempo chiedono a gran voce al mister di essere “redarguiti” in quel modo. L’espressione però con il tempo è mutata fino a trasformarsi nell’inglese “Fun Cool”, che a prima vista suona come “Divertente e alla moda” ma che non lascia dubbi sulla sua origine. La mutazione avvenne quando alcuni amici di Sannino trovarono una maglietta con questa scritta e gliela recapitarono: da allora il mister la indossa ogni volta che allena tanto da dire oggi: «Quando la guardo, sdrucita e smanicata, quasi mi commuovo». Da lì agli scaffali il passo è stato automatico, grazie all’ufficio marketing del Varese 1910 e all’accordo con Enzo Cattarulla, gestore del Varese Point di Besozzo e coordinatore dei punti vendita ufficiali del merchandising legato alla squadra. «Il mister è stato fin da subito disponibile, come è nel suo stile, a tramutare il suo slogan in una mini linea di abbigliamento – spiega Cattarulla –. Noi abbiamo

Ph. Flavio Zulle

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puntato sui capi più giovani, le t-shirt e le felpe rigorosamente biancorosse e la risposta dei tifosi è stata ottima». Numeri non enormi, sia chiaro, ma importanti se consideriamo che fino all’anno scorso il merchandising del Varese era ridotto all’essenziale e che la piazza locale è storicamente occupata dalle grandi squadre come Milan, Inter e Juve o al limite dalla Pallacanestro Varese. Le maglie “Fun Cool” invece hanno subito fatto breccia negli appassionati che Sannino e i suoi ragazzi hanno saputo riportare sui gradoni di Masnago: nei primi due mesi di commercializzazione sono stati venduti circa 400 capi tra felpe e t-shirt. Numeri inattesi e interessanti, che rappresentano l’ennesimo miracolo biancorosso legato al vulcanico allenatore e al suo gruppo di ragazzi terribili.

From a hit to the marketing manual

G

iuseppe Sannino was the trainer of the so-called “Varese dei miracoli” (wonder Varese, translator’s note). He did not certainly thought that the word he said when entering the changing room of his red-white team, whose nerves were strained to breaking point, would have become a positive and winning hit, in sport marketing too. It was the beginning of October 2008. While in the so-called Città Giardino there was the rainbow breath of the Cycling World Championship, the football team of the same town went through a critical patch. The football team of Varese was won during the derby with Como and the lack of victories made Varese team come last in the Second Division table. Varese reluctantly exempted Gedeone Carmi-gnani from training the football team of the town, which was left in a new trainer’s care. This latest trainer was born in Ottaviano, grew in Turin and had already had the opportunity to visit the “Franco Ossola” stadium. This change was a half shock, because at the end of his first speech to the team Sannino wrong footed all: «And now let off steam, send me about my business and, as you are able to play, restart to train». The insult “vaffa” was used to exorcize the team, to stimulate the players and as a way to drive away fears. In other words this vaffa was that kind of bad expression that children should not learn although it is very efficient. From that day Varese made a historic evolution: a double consecutive promotion, its return in the First Division after twenty-five years and a very high level championship of the young players too. However “vaffa” was not forgotten. In fact it was firstly used with football players and afterwards with journalists as a way to take leave of people in the pressroom. Then it was exported by those supporters who for long time have been asking their coach to be reproached in this way. This expression gradually changed and transformed itself in the English “Fun Cool”, that is in an expression that can be apparently translated as “Divertente e alla moda”, but that clearly shows its origin. The real change took place when some friends of Sannino found a T-shirt with the above mentioned expression and decided to delivered it to him: Since that moment the coach always wears it when training his team and says today: «Every time I look at this unpicked and sleeveless T-shirt I am nearly moved». Thanks to the marketing office of Varese 1910 and to the agreement with Enzo Cattarulla, manager of Varese Point in Besozzo and coordinator of the official points of sale of the merchandising related to the same team, this T-shirt started automatically to be sold. «As it is his style, the coach was immediately willing to transform his slogan in a mini clothing line – Cattarulla explains – We staked on younger clothes, T-shirts and sweatshirts, which are strictly red-white, and the answer of our supporters was excellent». It has to be cleared that we do not speak about great numbers. However these results are important, in particular if we consider that till 2010 the merchandising of Varese produced small results (just the essential ones) and that the local market is historically ruled by great teams, such as Milan, Inter, Juventus or at least Pallacanestro Varese. On the contrary the T-shirts called “Fun Cool” rapidly conquered all those supporters that Sannino and his team were able to bring back on the steps of Masnago: during the first two months of sale about 400 clothes (T-shirts and sweatshirts were sold. These numbers were unexpected but interesting and represent the umpteenth red-white miracle of this volcanic coach and of his team of spiteful boys.

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Ph. Flavio Zulle

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avorare per la propria squadra del cuore è un privilegio che non capita a tutti. E se poi la squadra si chiama Inter, il fatto diventa ancora più raro. Da trent’anni capita a Pasquale Gervasini, quarta generazione di una dinastia di florovivaisti abituati ad appalti importanti. In principio furono Milanello e San Siro: ora, però, sotto i riflettori degli esperti giardinieri varesini c’è la Pinetina di Appiano Gentile, la palestra comasca degli assi nerazzurri. 365 giorni all’anno, che nevichi o che splenda il sole, c’è un’altra squadra pronta ad entrare in campo perché l’erbetta sia sempre verdissima, morbida, irrigata o riscaldata all’occorrenza da chilometri di fili elettrici, per accompagnare gli allenamenti dei bomber osannati da grandi e piccini. La ditta Gervasini (oltre un secolo di vita, 50 dipendenti) cura i cinque campi regolamentari e i due campetti ridotti al confine con il Varesotto. Senza dare troppo nell’occhio, i “campioni” del verde, in questi 15mila metri quadrati hanno visto passare 25 allenatori: «Mourinho? Un grande perfezionista – commenta Pasquale Gervasini – Leonardo? Un signore. Nel mio cuore, il più grande in assoluto è Giovanni Trapattoni, ancora ci sentiamo dopo i tempi d’oro del 1988-89. Quando si lavora per una società ai vertici mondiali, c’è la giusta tensione: ricordo le battaglie contro la neve e le gelate. L’erba della Pinetina cresce anche d’inverno e viene tagliata ogni due giorni nella stagione calda. Il prato dell’Inter pensa sempre di essere in Riviera». Elisa Polveroni

A “green” team with a black-blue heart

Squadra “Green” dal Cuore Nerazzurro

N

ot everyone has the opportunity to work with his/her own favourite team. And when this team is called Inter, this opportunity becomes more extraordinary. Pasquale Gervasini, who represents the fourth generation of a family of nursery gardeners working for important customers, has this opportunity for thirty years. At the beginning he worked for Milanello and San Siro: now his team of expert gardeners of Varese works for Pinetina in Appiano gentile, that is the Como field of black-blue champions. They work every day of the year, when it snows or when the sun is shining. In every moment there is a team which is ready to enter the field in order to assure that grass is always green, soft, irrigated or warmed, when necessary, through kilometres of electrical threads during the trainings of those bombers applauded by grown-ups and children. Gervasini enterprise (more than a century of life and fifty workers) takes care of five regulation fields, as well as the two small fields within the borders of our Province. Without attracting attention these “champions” of green fields met twenty-five trainers in these 15,000 square metres: «Mourinho? He is a great perfectionist – Pasquale Gervasini comments – Leonardo? A lord. Giovanni Trapattoni is absolutely the greatest trainer in my heart. I still have contacts with him after the gold 198889 times. When we work for a company which is relevant at international level, there is a genuine tension. I remember our battles against snow and frost. The grass of Pinetina field grows during winter too and is cut every two days during summer. The grass of Inter team seems a coastal one».

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prises

Imprese d Recor a Record d ente r

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Ph. Flavio Zulle

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avorare per la propria squadra del cuore è un privilegio che non capita a tutti. E se poi la squadra si chiama Inter, il fatto diventa ancora più raro. Da trent’anni capita a Pasquale Gervasini, quarta generazione di una dinastia di florovivaisti abituati ad appalti importanti. In principio furono Milanello e San Siro: ora, però, sotto i riflettori degli esperti giardinieri varesini c’è la Pinetina di Appiano Gentile, la palestra comasca degli assi nerazzurri. 365 giorni all’anno, che nevichi o che splenda il sole, c’è un’altra squadra pronta ad entrare in campo perché l’erbetta sia sempre verdissima, morbida, irrigata o riscaldata all’occorrenza da chilometri di fili elettrici, per accompagnare gli allenamenti dei bomber osannati da grandi e piccini. La ditta Gervasini (oltre un secolo di vita, 50 dipendenti) cura i cinque campi regolamentari e i due campetti ridotti al confine con il Varesotto. Senza dare troppo nell’occhio, i “campioni” del verde, in questi 15mila metri quadrati hanno visto passare 25 allenatori: «Mourinho? Un grande perfezionista – commenta Pasquale Gervasini – Leonardo? Un signore. Nel mio cuore, il più grande in assoluto è Giovanni Trapattoni, ancora ci sentiamo dopo i tempi d’oro del 1988-89. Quando si lavora per una società ai vertici mondiali, c’è la giusta tensione: ricordo le battaglie contro la neve e le gelate. L’erba della Pinetina cresce anche d’inverno e viene tagliata ogni due giorni nella stagione calda. Il prato dell’Inter pensa sempre di essere in Riviera». Elisa Polveroni

A “green” team with a black-blue heart

Squadra “Green” dal Cuore Nerazzurro

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ot everyone has the opportunity to work with his/her own favourite team. And when this team is called Inter, this opportunity becomes more extraordinary. Pasquale Gervasini, who represents the fourth generation of a family of nursery gardeners working for important customers, has this opportunity for thirty years. At the beginning he worked for Milanello and San Siro: now his team of expert gardeners of Varese works for Pinetina in Appiano gentile, that is the Como field of black-blue champions. They work every day of the year, when it snows or when the sun is shining. In every moment there is a team which is ready to enter the field in order to assure that grass is always green, soft, irrigated or warmed, when necessary, through kilometres of electrical threads during the trainings of those bombers applauded by grown-ups and children. Gervasini enterprise (more than a century of life and fifty workers) takes care of five regulation fields, as well as the two small fields within the borders of our Province. Without attracting attention these “champions” of green fields met twenty-five trainers in these 15,000 square metres: «Mourinho? He is a great perfectionist – Pasquale Gervasini comments – Leonardo? A lord. Giovanni Trapattoni is absolutely the greatest trainer in my heart. I still have contacts with him after the gold 198889 times. When we work for a company which is relevant at international level, there is a genuine tension. I remember our battles against snow and frost. The grass of Pinetina field grows during winter too and is cut every two days during summer. The grass of Inter team seems a coastal one».

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ord ises c e da R erpr

eserd ent r p Im eco R

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omec Italia è andata in buca. Date loro qualsiasi superficie e riusciranno a “scriverci” sopra qualsiasi tipo di simbolo, lettera o marchio. Merito della stampa tampografica, il tipo di stampa più flessibile esistente, che permette la decorazione di prodotti su superfici piane, concave e convesse. Un esempio eclatante è quello della pallina da golf con uno strato costellato da tanti forellini, su cui Comec riesce a scrivere come con la più elegante delle penne stilografiche. «È questo – racconta Manuele Baggini, socio e responsabile commerciale dell’azienda di Cavaria – uno dei settori dove viene richiesto l’utilizzo della nostra tecnologia che consente la personalizzazione: un settore è dedicato ai produttori e un altro agli stampatori conto terzi che personalizzano le palline». Grazie a Comec, ogni giocatore, ogni campo e ogni singolo torneo può avere la sua pallina ad hoc. Un prodotto unico, in modo da realizzare un “birdie” di immagine nei confronti dei golfisti. Ovviamente questa tecnologia è stata sviluppata nei più svariati ambiti, ovunque ci sia bisogno di una scritta personalizzata. Una vocazione iniziata nel 1970 dai fratelli Baggini, che sono stati i primi in Italia a pensare e realizzare macchine tampografiche a livello industriale. Con gli anni si è passati da strumentazioni di concezione prevalentemente meccanica a quelle più sofisticate, controllate da microprocessori a funzionamento elettronico e pneumatico. Fino alle palline da golf dove Comec è la Tiger Woods delle imprese. Nicola Antonello

Palline da Golf Ad Hoc Ad hoc golf balls

C

omec Italia has holed out. You can give this factory any kind of surface and it will be able to “write” any type of symbol, letter or brand on it. The merit derives from tampo-graphic printing, the most flexible kind of existing print. This print allows to decorate products with level, concave and convex surfaces. An evident example is offered by golf balls having a surface covered by numerous little holes, on which Comec is able to write with the same accuracy offered by the most elegant fountain pen. As Manuele Baggini, member and commercial person in charge of the firm placed in Cavaria, explains: «This is one of the sectors where our technology is requested, in order to have personalization. One field is dedicated to producers and an other one to printers who work on behalf of third parties that personalize balls». Thanks to Comec every player, every field and every single match can have its own ad hoc ball, that is a unique product which allows a real birdie for golfers as concerns the firm’s image. Certainly this technology was developed in various fields and everywhere a personalized sign is requested. This project started in 1970 thanks to Baggini brothers. They were the first entrepreneurs in Italy to project and create tampo-graphic machines at industrial level. During the years machines with a prevailing mechanical structure were substituted with more complex machines, which are monitored by microprocessors that work electronically and pneumatically. Now golf balls make Comec be the Tiger Woods of all enterprises.

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omec Italia è andata in buca. Date loro qualsiasi superficie e riusciranno a “scriverci” sopra qualsiasi tipo di simbolo, lettera o marchio. Merito della stampa tampografica, il tipo di stampa più flessibile esistente, che permette la decorazione di prodotti su superfici piane, concave e convesse. Un esempio eclatante è quello della pallina da golf con uno strato costellato da tanti forellini, su cui Comec riesce a scrivere come con la più elegante delle penne stilografiche. «È questo – racconta Manuele Baggini, socio e responsabile commerciale dell’azienda di Cavaria – uno dei settori dove viene richiesto l’utilizzo della nostra tecnologia che consente la personalizzazione: un settore è dedicato ai produttori e un altro agli stampatori conto terzi che personalizzano le palline». Grazie a Comec, ogni giocatore, ogni campo e ogni singolo torneo può avere la sua pallina ad hoc. Un prodotto unico, in modo da realizzare un “birdie” di immagine nei confronti dei golfisti. Ovviamente questa tecnologia è stata sviluppata nei più svariati ambiti, ovunque ci sia bisogno di una scritta personalizzata. Una vocazione iniziata nel 1970 dai fratelli Baggini, che sono stati i primi in Italia a pensare e realizzare macchine tampografiche a livello industriale. Con gli anni si è passati da strumentazioni di concezione prevalentemente meccanica a quelle più sofisticate, controllate da microprocessori a funzionamento elettronico e pneumatico. Fino alle palline da golf dove Comec è la Tiger Woods delle imprese. Nicola Antonello

Palline da Golf Ad Hoc Ad hoc golf balls

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omec Italia has holed out. You can give this factory any kind of surface and it will be able to “write” any type of symbol, letter or brand on it. The merit derives from tampo-graphic printing, the most flexible kind of existing print. This print allows to decorate products with level, concave and convex surfaces. An evident example is offered by golf balls having a surface covered by numerous little holes, on which Comec is able to write with the same accuracy offered by the most elegant fountain pen. As Manuele Baggini, member and commercial person in charge of the firm placed in Cavaria, explains: «This is one of the sectors where our technology is requested, in order to have personalization. One field is dedicated to producers and an other one to printers who work on behalf of third parties that personalize balls». Thanks to Comec every player, every field and every single match can have its own ad hoc ball, that is a unique product which allows a real birdie for golfers as concerns the firm’s image. Certainly this technology was developed in various fields and everywhere a personalized sign is requested. This project started in 1970 thanks to Baggini brothers. They were the first entrepreneurs in Italy to project and create tampo-graphic machines at industrial level. During the years machines with a prevailing mechanical structure were substituted with more complex machines, which are monitored by microprocessors that work electronically and pneumatically. Now golf balls make Comec be the Tiger Woods of all enterprises.

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Imprese d Recor a Record d ente r

prises

I

n April 1999 the course of Monza welcomed the first dynamic presentation of F4 Gold model: people was left open mouthed for the speed of this motorcycle (280 Km/h) and for its innovative cycling structure. This could be sufficient to summarize the running spirit of the most fascinating street motorcycle of the world, that is MvAgusta motorcycles. They are produced in the factory of Schiranna, which is near the centre of Varese. This factory aims at an hyper-technological future but pay attention to sport history too. As its managing director, Giovanni Castiglioni, explains us: «…sport is the sector where our brand won more». Although the courses have been left, the factory of Varese is still winning on the market: «Porsche teaches it too: This is the motor factory that sells more, although it is one of the few realities not involved in competitions». However this historic brand, that was purchased in 1992 by Cagiva and re-launched in 1997 with the famous F4, considers performance fundamental: «Performances must be excellent –Castiglioni underlines –. Our brand is the most exclusive one of the market: people who buy a MvAgusta are always in pole position». The prestige of these motorcycles is confirmed when glancing at the garages of the richest lovers of the world: from King of Spain Juan Carlos to Tom Cruise, from Angelina Jolie to the pilot Michael Schumacher, from the world champions of the national football team 2006 to prince Emanuele Filberto, who recently bought the Brutale 1090RR in “Royal” version, with the Italian tricolour griffe and the coat of arms of Casa Savoia.

Here is the most fascinating motorcycle of the world

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Ecco la Moto Più Affascinante al Mondo

Ph. Flavio Zulle

N

ell’aprile del 1999 sul circuito di Monza venne organizzata la prima presentazione dinamica della F4 Serie Oro: la moto lasciò tutti a bocca aperta per la velocità, oltre i 280 chilometri orari, e per l’innovativa ciclistica. Basterebbe questo per sintetizzare l’anima corsaiola delle moto da strada più affascinanti al mondo: le MvAgusta. Prodotte nello stabilimento della Schiranna, a pochi chilometri dal centro di Varese, guardano ad un futuro ipertecnologico ma strizzano l’occhio alla storia dello sport dove, come spiega l’amministratore delegato Giovanni Castiglioni, «…il nostro marchio ha vinto più di tutti». Lasciate le piste, la Casa varesina continua oggi a vincere sul mercato. «Lo insegna anche Porsche: è la Casa automobilistica che vende di più, pur essendo tra le poche a non essere impegnata in competizioni». Ma per lo storico nome, acquistato nel 1992 da Cagiva e rilanciato poi nel 1997 con la mitica F4, le prestazioni sono fondamentali: «Devono essere eccezionali – rimarca Castiglioni –. Il nostro marchio è presente sul mercato come quello più esclusivo: chi acquista una MvAgusta dev’essere sempre davanti a tutti». Per avere una conferma del prestigio di questi bolidi su due ruote basta sbirciare nei garage dei più facoltosi appassionati di mezzo mondo: dal re di Spagna Juan Carlos a Tom Cruise, da Angelina Jolie al pilota Michael Schumacher, fino ai giocatori della nazionale di calcio 2006, i campioni del mondo, e al principe Emanuele Filiberto, che ha recentemente acquistato una Brutale 1090RR in versione “Reale”, griffata con tricolore e stemMarco Croci ma di Casa Savoia.


Imprese d Recor a Record d ente r

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n April 1999 the course of Monza welcomed the first dynamic presentation of F4 Gold model: people was left open mouthed for the speed of this motorcycle (280 Km/h) and for its innovative cycling structure. This could be sufficient to summarize the running spirit of the most fascinating street motorcycle of the world, that is MvAgusta motorcycles. They are produced in the factory of Schiranna, which is near the centre of Varese. This factory aims at an hyper-technological future but pay attention to sport history too. As its managing director, Giovanni Castiglioni, explains us: «…sport is the sector where our brand won more». Although the courses have been left, the factory of Varese is still winning on the market: «Porsche teaches it too: This is the motor factory that sells more, although it is one of the few realities not involved in competitions». However this historic brand, that was purchased in 1992 by Cagiva and re-launched in 1997 with the famous F4, considers performance fundamental: «Performances must be excellent –Castiglioni underlines –. Our brand is the most exclusive one of the market: people who buy a MvAgusta are always in pole position». The prestige of these motorcycles is confirmed when glancing at the garages of the richest lovers of the world: from King of Spain Juan Carlos to Tom Cruise, from Angelina Jolie to the pilot Michael Schumacher, from the world champions of the national football team 2006 to prince Emanuele Filberto, who recently bought the Brutale 1090RR in “Royal” version, with the Italian tricolour griffe and the coat of arms of Casa Savoia.

Here is the most fascinating motorcycle of the world

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Ecco la Moto Più Affascinante al Mondo

Ph. Flavio Zulle

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ell’aprile del 1999 sul circuito di Monza venne organizzata la prima presentazione dinamica della F4 Serie Oro: la moto lasciò tutti a bocca aperta per la velocità, oltre i 280 chilometri orari, e per l’innovativa ciclistica. Basterebbe questo per sintetizzare l’anima corsaiola delle moto da strada più affascinanti al mondo: le MvAgusta. Prodotte nello stabilimento della Schiranna, a pochi chilometri dal centro di Varese, guardano ad un futuro ipertecnologico ma strizzano l’occhio alla storia dello sport dove, come spiega l’amministratore delegato Giovanni Castiglioni, «…il nostro marchio ha vinto più di tutti». Lasciate le piste, la Casa varesina continua oggi a vincere sul mercato. «Lo insegna anche Porsche: è la Casa automobilistica che vende di più, pur essendo tra le poche a non essere impegnata in competizioni». Ma per lo storico nome, acquistato nel 1992 da Cagiva e rilanciato poi nel 1997 con la mitica F4, le prestazioni sono fondamentali: «Devono essere eccezionali – rimarca Castiglioni –. Il nostro marchio è presente sul mercato come quello più esclusivo: chi acquista una MvAgusta dev’essere sempre davanti a tutti». Per avere una conferma del prestigio di questi bolidi su due ruote basta sbirciare nei garage dei più facoltosi appassionati di mezzo mondo: dal re di Spagna Juan Carlos a Tom Cruise, da Angelina Jolie al pilota Michael Schumacher, fino ai giocatori della nazionale di calcio 2006, i campioni del mondo, e al principe Emanuele Filiberto, che ha recentemente acquistato una Brutale 1090RR in versione “Reale”, griffata con tricolore e stemMarco Croci ma di Casa Savoia.


Vincere in Pista

per Vincere col Cliente

R

d ecor ises da R rpr ese ente Imprecord 39 39

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Ph. Flavio Zulle

C

on in testa una corona, avere una vocazione vincente è praticamente un obbligo. Un “peso” che all’Husqvarna ha il sapore della sfida, come precisa senza troppi giri di parole Martino Bianchi, da anni responsabile delle attività sportive del gruppo motociclistico specializzato nel fuoristrada: «Il nostro marchio è strettamente legato alle attività sportive: un connubio indissolubile che dal 1959 ci ha portato ad ottenere ben 78 titoli mondiali. Tutto questo perché la vittoria nelle attività di racing non è solo del pilota: a vincere è l’azienda e il suo prodotto». Un punto che all’headquarter di Cassinetta di Biandronno, sulle rive del lago di Varese dove la Casa dell’“H coronata” è approdata nel 1987, hanno stampato nel Dna: «Husqvarna non corre solo per la competizione sportiva ma anche per la competizione di mercato, testando le moto direttamente “on the road”. Le corse della domenica diventano quindi una sorta di vetrina, dove il brand può mostrarsi al pubblico in tutta la sua completezza. Ma non va dimenticato l’aspetto tecnico: testando la moto in gara si potrà poi procedere all’eventuale miglioramento del modello in questione. Se il pilota sarà soddisfatto delle prestazioni della moto, lo sarà anche il cliente». Nata in Svezia all’inizio del secolo scorso, la casa motociclistica si è trasferita alle porte del capoluogo bosino a seguito della cessione al gruppo Cagiva dei fratelli Castiglioni, per poi passare nel 2007 al colosso Bmw. E la vocazione sportiva è da sempre un “chiodo fisso”: «Se si vince la domenica in pista, si vince anche il giorno Marco Croci dopo nelle vendite».

To win during a race in order to win with customers

W

hen you wear a crown you have a winning vocation. This “responsibility” is considered by Husqvarna as a challenge. This is the opinion of Martino Bianchi, who has been working for years as responsible for sport activities of this motorcycling group, which is specialized in off-road motorcycles. He explains us without circumlocution: «Our brand is strongly connected with sport activities: this is an indissoluble union that since 1959 has been allowing us to win 78 world titles. This is not only due to pilot’s contribution in racing events, because the real winners are the enterprise and its product». This idea is in the DNA of Husqvarna headquarter, situated since 1987 in Cassinetta di Biandronno, on the shores of the Lake of Varese. He continues: «Husqvarna does not aim only at sport competitions but also at market competitions. Therefore it directly tests its motorcycles “on the road”. Thus Sunday racings become a kind of window, where our brand can show the audience all its completeness. However we must not forget technical aspect too: If we test a motorcycle during a race, we can start improving the model concerned if necessary. If the pilot is satisfied with the performance of the motorcycle, the customers will be satisfied too». Husqvarna was founded in Sweden at the beginning of last century, then this motorcycles’ factory moved near Varese after it was purchased by Cagiva group (managed by Castiglioni brothers). Afterwards (in 2007) it was purchased by the giant BMW. Sport vocation has always been the obsession of this enterprise: «If we win during Sunday racings, we certainly win in sales the day after».


Vincere in Pista

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Ph. Flavio Zulle

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on in testa una corona, avere una vocazione vincente è praticamente un obbligo. Un “peso” che all’Husqvarna ha il sapore della sfida, come precisa senza troppi giri di parole Martino Bianchi, da anni responsabile delle attività sportive del gruppo motociclistico specializzato nel fuoristrada: «Il nostro marchio è strettamente legato alle attività sportive: un connubio indissolubile che dal 1959 ci ha portato ad ottenere ben 78 titoli mondiali. Tutto questo perché la vittoria nelle attività di racing non è solo del pilota: a vincere è l’azienda e il suo prodotto». Un punto che all’headquarter di Cassinetta di Biandronno, sulle rive del lago di Varese dove la Casa dell’“H coronata” è approdata nel 1987, hanno stampato nel Dna: «Husqvarna non corre solo per la competizione sportiva ma anche per la competizione di mercato, testando le moto direttamente “on the road”. Le corse della domenica diventano quindi una sorta di vetrina, dove il brand può mostrarsi al pubblico in tutta la sua completezza. Ma non va dimenticato l’aspetto tecnico: testando la moto in gara si potrà poi procedere all’eventuale miglioramento del modello in questione. Se il pilota sarà soddisfatto delle prestazioni della moto, lo sarà anche il cliente». Nata in Svezia all’inizio del secolo scorso, la casa motociclistica si è trasferita alle porte del capoluogo bosino a seguito della cessione al gruppo Cagiva dei fratelli Castiglioni, per poi passare nel 2007 al colosso Bmw. E la vocazione sportiva è da sempre un “chiodo fisso”: «Se si vince la domenica in pista, si vince anche il giorno Marco Croci dopo nelle vendite».

To win during a race in order to win with customers

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hen you wear a crown you have a winning vocation. This “responsibility” is considered by Husqvarna as a challenge. This is the opinion of Martino Bianchi, who has been working for years as responsible for sport activities of this motorcycling group, which is specialized in off-road motorcycles. He explains us without circumlocution: «Our brand is strongly connected with sport activities: this is an indissoluble union that since 1959 has been allowing us to win 78 world titles. This is not only due to pilot’s contribution in racing events, because the real winners are the enterprise and its product». This idea is in the DNA of Husqvarna headquarter, situated since 1987 in Cassinetta di Biandronno, on the shores of the Lake of Varese. He continues: «Husqvarna does not aim only at sport competitions but also at market competitions. Therefore it directly tests its motorcycles “on the road”. Thus Sunday racings become a kind of window, where our brand can show the audience all its completeness. However we must not forget technical aspect too: If we test a motorcycle during a race, we can start improving the model concerned if necessary. If the pilot is satisfied with the performance of the motorcycle, the customers will be satisfied too». Husqvarna was founded in Sweden at the beginning of last century, then this motorcycles’ factory moved near Varese after it was purchased by Cagiva group (managed by Castiglioni brothers). Afterwards (in 2007) it was purchased by the giant BMW. Sport vocation has always been the obsession of this enterprise: «If we win during Sunday racings, we certainly win in sales the day after».


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From Busto to Schumacher

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Ph. Flavio Zulle

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Re mpre co se d rd a R en ec ter or pr d ise s

L

a provincia con le ali è anche la provincia delle due ruote, della velocità e dei caschi protettivi, compendio indispensabile per la sicurezza che fa passi da gigante. In “pista”, c’è anche un’azienda di Busto Arsizio, la Omnia Plastica, nata nel 1950, arrivata già a un traguardo importante in epoche difficili: quello della seconda generazione e della salvaguardia del posto di lavoro per una cinquantina di dipendenti. Dalla fabbrica bustese escono i caschi e le visiere più importanti al mondo, e forse, nel prossimo futuro, gli elmetti dei pompieri italiani ed europei. «Ci siamo attestati su un’élite produttiva – racconta il titolare Osvaldo Castiglioni –. La visiera del casco Bell, fra le marche più famose a livello internazionale, nasce qui. Abbiamo anche studiato uno speciale trattamento anti-abrasione all’esterno e anti-appannamento all’interno, grazie a uno strato di 3,4 millimetri, per le visiere della Formula 1. Oggi, è il materiale numero uno sul mercato. Il nostro prodotto è stato apprezzato in passato anche da campioni del calibro di Schumacher, Trulli e Fisichella». Un successo che si vede anche nei numeri: ogni anno, la produzione di visiere sfiora le 30mila unità. E poi, c’è un altro segmento importantissimo, in costante evoluzione: Omnia Plastica ha studiato un casco speciale per i vigili del fuoco e attende il responso del Ministero dopo l’invio di mille esemplari in prova. Un’altra gara appassionante per un’azienda storica che non vuole smettere di correre. Elisa Polveroni

ur Province, which is famous for its aeronautical tradition, is also known for (motor)cycles and speed. Our Province makes great strides in the production of protective crash helmets, which are indispensable supports for security. In this field there is also an enterprise called Omnia Plastica, which is situated in Busto Arsizio and was opened in 1950. This enterprise reached a relevant position in difficult epochs, that is a second generation of entrepreneurs and the protection of the work places for its fifty workers. This factory produces the most important crash helmets and visors of the world and perhaps in the near future it will produce Italian and European firemen’s helmets too. «We strenghthened on a productive elite – the owner of the factory Osvaldo Castiglioni explains – We produce the visor of the crash helmet called Bell, which is one of the most famous brands at international level. We have also projected a special treatment for Formula 1 visors against external abrasion and inside tarnishing, thanks to a 3.4 millimetre layer. Today it is the best material on the market. In the past our product was appreciated by champions such as Schumacher, Trulli and Fisichella». This success is also demonstrated by numbers: every year visors’ production almost reaches 30,000 articles. Moreover there is an other very important and constantly developing sector: Omnia Plastica projected a special helmet for firemen and is now waiting the Ministerial feedback on the 1,000 models on approval. This is an other fascinating match for a historic enterprise that does not intend to stop running.


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a provincia con le ali è anche la provincia delle due ruote, della velocità e dei caschi protettivi, compendio indispensabile per la sicurezza che fa passi da gigante. In “pista”, c’è anche un’azienda di Busto Arsizio, la Omnia Plastica, nata nel 1950, arrivata già a un traguardo importante in epoche difficili: quello della seconda generazione e della salvaguardia del posto di lavoro per una cinquantina di dipendenti. Dalla fabbrica bustese escono i caschi e le visiere più importanti al mondo, e forse, nel prossimo futuro, gli elmetti dei pompieri italiani ed europei. «Ci siamo attestati su un’élite produttiva – racconta il titolare Osvaldo Castiglioni –. La visiera del casco Bell, fra le marche più famose a livello internazionale, nasce qui. Abbiamo anche studiato uno speciale trattamento anti-abrasione all’esterno e anti-appannamento all’interno, grazie a uno strato di 3,4 millimetri, per le visiere della Formula 1. Oggi, è il materiale numero uno sul mercato. Il nostro prodotto è stato apprezzato in passato anche da campioni del calibro di Schumacher, Trulli e Fisichella». Un successo che si vede anche nei numeri: ogni anno, la produzione di visiere sfiora le 30mila unità. E poi, c’è un altro segmento importantissimo, in costante evoluzione: Omnia Plastica ha studiato un casco speciale per i vigili del fuoco e attende il responso del Ministero dopo l’invio di mille esemplari in prova. Un’altra gara appassionante per un’azienda storica che non vuole smettere di correre. Elisa Polveroni

ur Province, which is famous for its aeronautical tradition, is also known for (motor)cycles and speed. Our Province makes great strides in the production of protective crash helmets, which are indispensable supports for security. In this field there is also an enterprise called Omnia Plastica, which is situated in Busto Arsizio and was opened in 1950. This enterprise reached a relevant position in difficult epochs, that is a second generation of entrepreneurs and the protection of the work places for its fifty workers. This factory produces the most important crash helmets and visors of the world and perhaps in the near future it will produce Italian and European firemen’s helmets too. «We strenghthened on a productive elite – the owner of the factory Osvaldo Castiglioni explains – We produce the visor of the crash helmet called Bell, which is one of the most famous brands at international level. We have also projected a special treatment for Formula 1 visors against external abrasion and inside tarnishing, thanks to a 3.4 millimetre layer. Today it is the best material on the market. In the past our product was appreciated by champions such as Schumacher, Trulli and Fisichella». This success is also demonstrated by numbers: every year visors’ production almost reaches 30,000 articles. Moreover there is an other very important and constantly developing sector: Omnia Plastica projected a special helmet for firemen and is now waiting the Ministerial feedback on the 1,000 models on approval. This is an other fascinating match for a historic enterprise that does not intend to stop running.


Un Casco da F1 A F1 helmet

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hey gleam in circuits, under the sun or when it rains, and they are worn by the greatest champions of the fascinating motors’ world. They can passed unnoticed, but they represent the protection instrument of those ones who constantly live for circuits and need to protect their head. Many of these helmets are produced in the Province of Varese. The brand Cat Helmets is known for thirty years, while Guido Zocchi enterprise of Morazzone produces helmets and special components for the same sector, which are branded Gizeta and JTech and are used in races all over the world, from China to the USA. Every month this company produces about 500 helmets and millions of components that are used by the principal international companies (they are also mounted on the helmets of several Formula 1 champions). Guido Zocchi, owner of this company, explains us: «Our most requested product is a leather helmet for bikers, which is made with precious materials like ostrich, crocodile and piton. Which is our winning idea? To continue developing ideas. To follow innovations. Moreover till the Seventies we were among the first companies which used composite fibres with innovative technical elements. As concerns components’ sector we have also various licences that allow us to increase security when lacing the helmet. A model is generally recognized for external aspects, but in our case the difference is made by elements that are less visible but essential»

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Re mpre co se d rd a R en ec ter or pr d ise s

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cintillano nei circuiti, sotto il sole o sotto l’acqua, in testa ai più grandi campioni del mondo affascinante dei motori. Possono passare inosservati, ma sono la base della sicurezza per chi vive costantemente su di giri e ha necessità di mettere… la testa a posto. E molti di loro sono prodotti in provincia di Varese. Con il marchio Cat Helmets, noto ormai da trent’anni, alla società Guido Zocchi di Morazzone si producono caschi e componenti speciali per lo stesso settore, con i marchi Gizeta e JTech, destinati a correre in tutto il mondo, dalla Cina agli Stati Uniti. In un mese si sfornano circa 500 caschi, mentre nella componentistica i pezzi diventano milioni e sono utilizzati dalle maggiori case mondiali, anche per essere montati sui caschi di diversi campioni di Formula 1. «Il nostro prodotto più ricercato è il casco in pelle da biker, realizzato con materiali pregiati, come struzzo, coccodrillo, pitone – spiega il titolare Guido Zocchi –. L’idea vincente? Continuare ad avere idee. Inseguire le novità; tra l’altro siamo stati (fin dagli anni ‘70) tra i primi a utilizzare le fibre composite con particolari tecnici all’avanguardia. Nel settore della componentistica abbiamo anche diversi brevetti che permettono di aumentare la sicurezza nella fase di chiusura del casco. Spesso un modello si riconosce per fattori esterni, ma nel nostro caso a fare la differenza sono particolari meno visibili, ma essenziali». Elisa Polveroni


Un Casco da F1 A F1 helmet

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hey gleam in circuits, under the sun or when it rains, and they are worn by the greatest champions of the fascinating motors’ world. They can passed unnoticed, but they represent the protection instrument of those ones who constantly live for circuits and need to protect their head. Many of these helmets are produced in the Province of Varese. The brand Cat Helmets is known for thirty years, while Guido Zocchi enterprise of Morazzone produces helmets and special components for the same sector, which are branded Gizeta and JTech and are used in races all over the world, from China to the USA. Every month this company produces about 500 helmets and millions of components that are used by the principal international companies (they are also mounted on the helmets of several Formula 1 champions). Guido Zocchi, owner of this company, explains us: «Our most requested product is a leather helmet for bikers, which is made with precious materials like ostrich, crocodile and piton. Which is our winning idea? To continue developing ideas. To follow innovations. Moreover till the Seventies we were among the first companies which used composite fibres with innovative technical elements. As concerns components’ sector we have also various licences that allow us to increase security when lacing the helmet. A model is generally recognized for external aspects, but in our case the difference is made by elements that are less visible but essential»

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Ph. Flavio Zulle

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Re mpre co se d rd a R en ec ter or pr d ise s

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cintillano nei circuiti, sotto il sole o sotto l’acqua, in testa ai più grandi campioni del mondo affascinante dei motori. Possono passare inosservati, ma sono la base della sicurezza per chi vive costantemente su di giri e ha necessità di mettere… la testa a posto. E molti di loro sono prodotti in provincia di Varese. Con il marchio Cat Helmets, noto ormai da trent’anni, alla società Guido Zocchi di Morazzone si producono caschi e componenti speciali per lo stesso settore, con i marchi Gizeta e JTech, destinati a correre in tutto il mondo, dalla Cina agli Stati Uniti. In un mese si sfornano circa 500 caschi, mentre nella componentistica i pezzi diventano milioni e sono utilizzati dalle maggiori case mondiali, anche per essere montati sui caschi di diversi campioni di Formula 1. «Il nostro prodotto più ricercato è il casco in pelle da biker, realizzato con materiali pregiati, come struzzo, coccodrillo, pitone – spiega il titolare Guido Zocchi –. L’idea vincente? Continuare ad avere idee. Inseguire le novità; tra l’altro siamo stati (fin dagli anni ‘70) tra i primi a utilizzare le fibre composite con particolari tecnici all’avanguardia. Nel settore della componentistica abbiamo anche diversi brevetti che permettono di aumentare la sicurezza nella fase di chiusura del casco. Spesso un modello si riconosce per fattori esterni, ma nel nostro caso a fare la differenza sono particolari meno visibili, ma essenziali». Elisa Polveroni


I

Re mpre co se d rd a R en ec ter or pr d ise s

I

n pochi seppero intuire la svolta “off road” che il settore della bicicletta avrebbe compiuto nel giro di pochissimi anni. Una vocazione concettualmente innovativa, che ha cambiato l’utilizzo della bici ma anche il suo mercato. Tra i pionieri del fenomeno mountain bike c’è senza dubbio la Mic, acronimo di Milan International Commerce, guidata da Amedeo Colombo e da sua moglie, Caterina Palmieri. Nata nel 1979 come distributrice di componentistica per biciclette, legando a doppio filo il suo nome al marchio Shimano, di cui acquisì la distribuzione esclusiva per l’Italia nel 1981, l’azienda con sede a Legnano ha continuato a rafforzare negli anni la sua posizione sul mercato, fino a diventarne un vero e proprio leader. Da oltre trent’anni, Mic e Shimano partecipano alle più importanti manifestazioni ciclistiche Road e Mtb, sostenendo i campioni di ieri, di oggi e di domani, con assistenza tecnica specializzata. Ma il successo della Milan International Commerce, che dal 1997 ha un headquarter di oltre ottomila metri quadri, ad alto tasso di tecnologia, è legato anche alla distribuzione di altri marchi capofila del settore, come ad esempio Cateye, Panaracer, Andriolo e Cobra. «Siamo un’azienda che lavora nel mondo dello sport a tutto tondo – sintetizza l’amministratore delegato Massimiliano Colombo – sia nell’ambito specifico, biciclette e pesca, ma anche con sponsorizzazioni nel mondo del calcio, del motociclismo, del golf, dell’hockey e, non ultimo, anche nello sport disabili». Marco Croci

Cambiare il Mercato della Bici To change bicycle market

Ph. Flavio Zulle

O

nly a few people could guess the “off road” turning point that bicycling sector reached in a few years. This vocation is conceptually innovative and changed the way to use bicycle, but also its market. Among the pioneers of mountain bike phenomenon there is certainly Mic, acronym of Milan International Commerce. This firm is managed by Amedeo Colombo and his wife, Caterian Palmieri. This firm was opened in 1979 and started selling bicycles’ components. It strongly linked its name with the brand Shimano. In fact it obtained the exclusive distribution in Italy of Shimano products in 1981. This firm, whose head office is situated in Legnano, has been strengthening its position on the market during the years and is now a real leader. For more than thirty years Mic and Shimano take part to the most important cycling Road and Mtb events, they support past, present and future champions and offer them specialized techniques. Since 1997 Milan International Commerce has a more than 8,000 square metre headquarter that boasts a high level of technology. Milan International Commerce success is also connected with the distribution of other leading brands of this sector, such as Cateye, Panaracer, Andriolo and Cobra. Its managing director Massimiliano Colombo summarizes: «We are a firm that works totally for sport world, in specific fields like bicycling and fishing and sponsoring football, motorcycling, golf, hockey and, not least, sports for disable persons».

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Re mpre co se d rd a R en ec ter or pr d ise s

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n pochi seppero intuire la svolta “off road” che il settore della bicicletta avrebbe compiuto nel giro di pochissimi anni. Una vocazione concettualmente innovativa, che ha cambiato l’utilizzo della bici ma anche il suo mercato. Tra i pionieri del fenomeno mountain bike c’è senza dubbio la Mic, acronimo di Milan International Commerce, guidata da Amedeo Colombo e da sua moglie, Caterina Palmieri. Nata nel 1979 come distributrice di componentistica per biciclette, legando a doppio filo il suo nome al marchio Shimano, di cui acquisì la distribuzione esclusiva per l’Italia nel 1981, l’azienda con sede a Legnano ha continuato a rafforzare negli anni la sua posizione sul mercato, fino a diventarne un vero e proprio leader. Da oltre trent’anni, Mic e Shimano partecipano alle più importanti manifestazioni ciclistiche Road e Mtb, sostenendo i campioni di ieri, di oggi e di domani, con assistenza tecnica specializzata. Ma il successo della Milan International Commerce, che dal 1997 ha un headquarter di oltre ottomila metri quadri, ad alto tasso di tecnologia, è legato anche alla distribuzione di altri marchi capofila del settore, come ad esempio Cateye, Panaracer, Andriolo e Cobra. «Siamo un’azienda che lavora nel mondo dello sport a tutto tondo – sintetizza l’amministratore delegato Massimiliano Colombo – sia nell’ambito specifico, biciclette e pesca, ma anche con sponsorizzazioni nel mondo del calcio, del motociclismo, del golf, dell’hockey e, non ultimo, anche nello sport disabili». Marco Croci

Cambiare il Mercato della Bici To change bicycle market

Ph. Flavio Zulle

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nly a few people could guess the “off road” turning point that bicycling sector reached in a few years. This vocation is conceptually innovative and changed the way to use bicycle, but also its market. Among the pioneers of mountain bike phenomenon there is certainly Mic, acronym of Milan International Commerce. This firm is managed by Amedeo Colombo and his wife, Caterian Palmieri. This firm was opened in 1979 and started selling bicycles’ components. It strongly linked its name with the brand Shimano. In fact it obtained the exclusive distribution in Italy of Shimano products in 1981. This firm, whose head office is situated in Legnano, has been strengthening its position on the market during the years and is now a real leader. For more than thirty years Mic and Shimano take part to the most important cycling Road and Mtb events, they support past, present and future champions and offer them specialized techniques. Since 1997 Milan International Commerce has a more than 8,000 square metre headquarter that boasts a high level of technology. Milan International Commerce success is also connected with the distribution of other leading brands of this sector, such as Cateye, Panaracer, Andriolo and Cobra. Its managing director Massimiliano Colombo summarizes: «We are a firm that works totally for sport world, in specific fields like bicycling and fishing and sponsoring football, motorcycling, golf, hockey and, not least, sports for disable persons».

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Re mpre co se d rd a R en ec ter or pr d ise s

Ph. Dani Fiori

Ai Mondiali i Paletti da Slalom Firmati Varese

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A

gli ultimi Mondiali di Garmisch, i successi degli sciatori italiani hanno avuto dei compagni di discesa varesini. I materassi, le reti di sicurezza e soprattutto i paletti da gara sono stati forniti interamente dalla Spm di Brissago Valtravaglia. In questo piccolo borgo sul lago Maggiore, infatti, è nata (nel 1954) e cresciuta un’azienda leader in questo particolare settore. Tutto nacque da un’intuizione di Giovanni Berutti, figlio del fondatore Giampiero e oggi direttore generale dell’impresa. Più che discreto sciatore e stufo di medicare le contusioni da paletto, all’ennesima “tranvata” ebbe l’idea da atleta-imprenditore che cambia la vita: il paletto snodabile. Un marchingegno per cui la porta da superare non diventa più un muro, ma un passaggio da attaccare con vigore senza la paura di un impegnativo e pericoloso “frontale”. Una volta “inforcata” quella pista, alla Spm non si sono più fermati. Il paletto made in Varese (assieme a tutti gli altri strumenti collegati alla sicurezza degli uomini-jet) è diventato protagonista delle gare di mezzo mondo e oggi fornisce la Coppa del mondo di sci in tutte le prove in Svizzera e poi a Chamonix, Val Gardena, Tarvisio e Maribor. «Il primo brevetto di questo tipo – racconta Roberto Meraviglia, direttore commerciale della Spm – è stato nostro. Da allora dove c’è neve ci siamo noi. Non soltanto per le competizioni Nicola Antonello internazionali ma anche per l’attività sciistica amatoriale e da allenamento».

World championships with slalom stakes made in Varese

D

uring the latest World Championship in Garmisch the successes of Italian skiers were linked with downhill race elements made in Varese. Mattresses, security nets and in particular competition stakes were entirely supplied by Spm of Brissago Valtravaglia. In fact in this small village on the shore of the Lake Maggiore a leading firm in this specific sector was opened in 1954. This firm was established thanks to the intuition of Giovanni Berutti, son of the founder Giampiero and now general director of the same firm. He is a good skier, but he was tired of dress bruises caused by slalom stakes daily. Therefore, after his umpteenth bruise this athlete-entrepreneur had an idea that changes life: an articulated stake. This is a contraption through which stakes are no more like walls, but passages to attack with energy and without the fear of a demanding and dangerous “frontal” with the stake. After choosing this field, Spm continued the production of ski elements. The stake made in Varese (together with all the other instruments related with jet men’ security) became the protagonist of the competitions all over the world and is now used for all the competitions of World Ski Championships that take place in Switzerland, Chamonix, Val Gardena, Tarvisio and Maribor. As the commercial director of Spm Roberto Meraviglia explains: The first patent of this type was our one. Thanks to this patent we supply our products for all ski runs. Not only for international competitions, but also for amateur and training skiing».


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Ph. Dani Fiori

Ai Mondiali i Paletti da Slalom Firmati Varese

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gli ultimi Mondiali di Garmisch, i successi degli sciatori italiani hanno avuto dei compagni di discesa varesini. I materassi, le reti di sicurezza e soprattutto i paletti da gara sono stati forniti interamente dalla Spm di Brissago Valtravaglia. In questo piccolo borgo sul lago Maggiore, infatti, è nata (nel 1954) e cresciuta un’azienda leader in questo particolare settore. Tutto nacque da un’intuizione di Giovanni Berutti, figlio del fondatore Giampiero e oggi direttore generale dell’impresa. Più che discreto sciatore e stufo di medicare le contusioni da paletto, all’ennesima “tranvata” ebbe l’idea da atleta-imprenditore che cambia la vita: il paletto snodabile. Un marchingegno per cui la porta da superare non diventa più un muro, ma un passaggio da attaccare con vigore senza la paura di un impegnativo e pericoloso “frontale”. Una volta “inforcata” quella pista, alla Spm non si sono più fermati. Il paletto made in Varese (assieme a tutti gli altri strumenti collegati alla sicurezza degli uomini-jet) è diventato protagonista delle gare di mezzo mondo e oggi fornisce la Coppa del mondo di sci in tutte le prove in Svizzera e poi a Chamonix, Val Gardena, Tarvisio e Maribor. «Il primo brevetto di questo tipo – racconta Roberto Meraviglia, direttore commerciale della Spm – è stato nostro. Da allora dove c’è neve ci siamo noi. Non soltanto per le competizioni Nicola Antonello internazionali ma anche per l’attività sciistica amatoriale e da allenamento».

World championships with slalom stakes made in Varese

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uring the latest World Championship in Garmisch the successes of Italian skiers were linked with downhill race elements made in Varese. Mattresses, security nets and in particular competition stakes were entirely supplied by Spm of Brissago Valtravaglia. In fact in this small village on the shore of the Lake Maggiore a leading firm in this specific sector was opened in 1954. This firm was established thanks to the intuition of Giovanni Berutti, son of the founder Giampiero and now general director of the same firm. He is a good skier, but he was tired of dress bruises caused by slalom stakes daily. Therefore, after his umpteenth bruise this athlete-entrepreneur had an idea that changes life: an articulated stake. This is a contraption through which stakes are no more like walls, but passages to attack with energy and without the fear of a demanding and dangerous “frontal” with the stake. After choosing this field, Spm continued the production of ski elements. The stake made in Varese (together with all the other instruments related with jet men’ security) became the protagonist of the competitions all over the world and is now used for all the competitions of World Ski Championships that take place in Switzerland, Chamonix, Val Gardena, Tarvisio and Maribor. As the commercial director of Spm Roberto Meraviglia explains: The first patent of this type was our one. Thanks to this patent we supply our products for all ski runs. Not only for international competitions, but also for amateur and training skiing».


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Re mpre co se d rd a R en ec ter or pr d ise s

G

iocare a tennis e sentirsi quasi a Wimbledon, dribblare sui campi di calcetto con gli amici e immaginarsi il frusciare dell’erba di San Siro. La Playdom ha fatto gol nel campo dell’erba sintetica. È infatti quest’azienda di Gallarate che sta “firmando” buona parte dei palloni gonfiabili o dei campetti in costruzione in Lombardia. L’innovazione principale degli ultimi tempi riguarda una speciale sabbia gommata in poliuretano, dove possono trovarsi a proprio agio sia i calciatori che i tennisti. E così anche due colpi completamente diversi come una rovesciata e una volée hanno la stessa garanzia di riuscita, senza essere per forza Ibrahimovic o Federer. «È da due anni - spiega Mauro Galozzi, socio e amministratore dell’azienda - che stiamo promuovendo questo prodotto. Gli sportivi sono soddisfatti perché ha lo stesso peso e granulamento della sabbia ma, allo stesso tempo, è molto meno scivoloso rispetto al materiale utilizzato in precedenza». Adesso è in arrivo anche il match point per l’omologazione sui campi sintetici di calcio a undici: «In Serie B - prosegue il manager con esperienza ventennale nel settore - il Novara gioca già su questo tipo di materiale. In Italia sono pochissime le aziende certificate poiché l’iter è lungo sette mesi; noi siamo quasi alla fine. Invece siamo all’avanguardia nel comparto del risparmio energetico: soprattutto alle nostre latitudini, i costi di riscaldamento pesano molto e chi investe ci chieNicola Antonello de dei palloni sempre più termo-efficienti ».

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ou can play tennis like during a Wimbledon match or play football with your friends and image the rustle of San Siro grass. Playdom scored as concerns synthetic grass. In fact the brand of this enterprise of Gallarate is printed on almost all the inflated balloons or is present in almost all the fields which will open soon in Lombardy. The principle innovation of the latest years concerns a special rubber sand, which is made of polyurethane and can meet football and tennis players’ needs. Therefore the success of two completely different strokes, such as an overhead kick and a volley, is assured, even when the players are not Ibrahimovic or Federer. As Mauro Galozzi, member and manager of this enterprise, explains: «For two years we have been promoting this product. Sportsmen are satisfied because it has the same weight and granular effect of the sand, but at the same time it is less slippery than the material used in the past». Now the match point regarding its homologation on synthetic fields for football with eleven players is coming. The manager, who has a twenty-year experience in this sector, continues: «In First Division Novara team already plays on fields made of this type of material. In Italy there are a few certificated enterprises, because the certification iter is seven month long; we have almost obtained this licence. Moreover we are in the van in energy conservation. In particular we have to consider that our latitudes strongly influence heating costs and that investors ask us more and more thermo-efficient balloons».

Far Gol con l’Erba Sintetica To score in a field made of synthetic grass

Ph. Flavio Zulle

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Re mpre co se d rd a R en ec ter or pr d ise s

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iocare a tennis e sentirsi quasi a Wimbledon, dribblare sui campi di calcetto con gli amici e immaginarsi il frusciare dell’erba di San Siro. La Playdom ha fatto gol nel campo dell’erba sintetica. È infatti quest’azienda di Gallarate che sta “firmando” buona parte dei palloni gonfiabili o dei campetti in costruzione in Lombardia. L’innovazione principale degli ultimi tempi riguarda una speciale sabbia gommata in poliuretano, dove possono trovarsi a proprio agio sia i calciatori che i tennisti. E così anche due colpi completamente diversi come una rovesciata e una volée hanno la stessa garanzia di riuscita, senza essere per forza Ibrahimovic o Federer. «È da due anni - spiega Mauro Galozzi, socio e amministratore dell’azienda - che stiamo promuovendo questo prodotto. Gli sportivi sono soddisfatti perché ha lo stesso peso e granulamento della sabbia ma, allo stesso tempo, è molto meno scivoloso rispetto al materiale utilizzato in precedenza». Adesso è in arrivo anche il match point per l’omologazione sui campi sintetici di calcio a undici: «In Serie B - prosegue il manager con esperienza ventennale nel settore - il Novara gioca già su questo tipo di materiale. In Italia sono pochissime le aziende certificate poiché l’iter è lungo sette mesi; noi siamo quasi alla fine. Invece siamo all’avanguardia nel comparto del risparmio energetico: soprattutto alle nostre latitudini, i costi di riscaldamento pesano molto e chi investe ci chieNicola Antonello de dei palloni sempre più termo-efficienti ».

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ou can play tennis like during a Wimbledon match or play football with your friends and image the rustle of San Siro grass. Playdom scored as concerns synthetic grass. In fact the brand of this enterprise of Gallarate is printed on almost all the inflated balloons or is present in almost all the fields which will open soon in Lombardy. The principle innovation of the latest years concerns a special rubber sand, which is made of polyurethane and can meet football and tennis players’ needs. Therefore the success of two completely different strokes, such as an overhead kick and a volley, is assured, even when the players are not Ibrahimovic or Federer. As Mauro Galozzi, member and manager of this enterprise, explains: «For two years we have been promoting this product. Sportsmen are satisfied because it has the same weight and granular effect of the sand, but at the same time it is less slippery than the material used in the past». Now the match point regarding its homologation on synthetic fields for football with eleven players is coming. The manager, who has a twenty-year experience in this sector, continues: «In First Division Novara team already plays on fields made of this type of material. In Italy there are a few certificated enterprises, because the certification iter is seven month long; we have almost obtained this licence. Moreover we are in the van in energy conservation. In particular we have to consider that our latitudes strongly influence heating costs and that investors ask us more and more thermo-efficient balloons».

Far Gol con l’Erba Sintetica To score in a field made of synthetic grass

Ph. Flavio Zulle

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Ph. Flavio Zulle

Elisa Polveroni

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Re mpre co se d rd a R en ec ter or pr d ise s

Q

uanti pomeriggi trascorsi in compagnia attorno a un tavolo da biliardo, da ping-pong o a un “calcetto”. Quanti momenti di divertimento e spensieratezza, con l’inconfondibile colonna sonora di una palla che fa rumore “incitata” dalle grida degli amici: in oratorio, al centro sportivo, nel garage del vicino di casa. In molti casi, al centro della stanza c’era una firma: Lupo Sport. La piccola azienda di Gurone di Malnate (tre dipendenti, una storia lunga 60 anni e oltre) ormai è depositaria di tutti i segreti per costruire un biliardo o un tennistavolo come si deve. «Tutto è iniziato nel 1947 – ricorda il titolare Luigi Lupo –. Prima facevamo solo biliardi, poi mio padre introdusse il ping-pong e infine ci fu il boom del calcio-balilla negli anni Cinquanta. Tre articoli specifici, con una parentesi limitata dedicata agli sci di legno, presto abbandonati. Un campo settoriale, che ci ha permesso di approfondire la tecnica». Negli anni, i prodotti hanno fornito le basi per tornei e gare federali, hanno arricchito giardini e spazi di ricreazione. Alcuni sono finiti addirittura nelle splendide dimore di sceicchi arabi, che hanno voluto particolari in oro o legni di rosa. Per costruire un biliardo, ci vogliono 40 giorni di lavoro di due operai e materiali di prim’ordine, dal legno massello per la struttura al piano di ardesia (ne nascono una dozzina al massimo all’anno). E il ping-pong si è evoluto, riuscendo a resistere alle intemperie per l’esposizione all’aperto. Quello che non cambierà mai, è la gioia di chi, oggi come ieri, si riunisce attorno a un tavolo inseguendo una pallina.

Biliardi per Sceicchi

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Billiard tables for sheiks

H

ow many afternoons we spent with our friends round a billiard, a ping-pong table, or a table football? How many moments of entertainment and thoughtlessness in parish youth clubs, sport centres and in the garage of a neighbour we spent listening the unmistakable sound of the ball supported by friends’ typhus? In many cases in the centre of the room there was a brand: Lupo Sport. This small enterprise of Gurone di Malnate (three workers and more than 60 years of experience) is now the guardian of all the secrets to produce a billiard table or a tennis table properly. As its owner, Luigi Lupo, reminds us: «All started in 1947. At the beginning we produced only billiard tables, then my father started producing pingpong tables and finally there was the boom related to table football during the Fifies. Three specific articles, with a short interval dedicated to wooden skies whose design was soon dropped. This is a sectional production, which allowed us to deepen our techniques». During years the products of this firm were used for tournaments and federal matches, but adorned gardens and recreation centres too. Some of these products were even placed in the wonderful houses of Arabic sheiks, who requested gold decorations or rose woods. A billiard table requires forty days of work, two workers and high quality materials, from solid wood for the structure of the table to a slate top (they produce only twelve pieces a year). Ping- pong table developed and can now resist against bad weather when it is places outdoor. What will never change is the happiness of those people who still continue gathering around a table playing with a small ball.


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Ph. Flavio Zulle

Elisa Polveroni

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Re mpre co se d rd a R en ec ter or pr d ise s

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uanti pomeriggi trascorsi in compagnia attorno a un tavolo da biliardo, da ping-pong o a un “calcetto”. Quanti momenti di divertimento e spensieratezza, con l’inconfondibile colonna sonora di una palla che fa rumore “incitata” dalle grida degli amici: in oratorio, al centro sportivo, nel garage del vicino di casa. In molti casi, al centro della stanza c’era una firma: Lupo Sport. La piccola azienda di Gurone di Malnate (tre dipendenti, una storia lunga 60 anni e oltre) ormai è depositaria di tutti i segreti per costruire un biliardo o un tennistavolo come si deve. «Tutto è iniziato nel 1947 – ricorda il titolare Luigi Lupo –. Prima facevamo solo biliardi, poi mio padre introdusse il ping-pong e infine ci fu il boom del calcio-balilla negli anni Cinquanta. Tre articoli specifici, con una parentesi limitata dedicata agli sci di legno, presto abbandonati. Un campo settoriale, che ci ha permesso di approfondire la tecnica». Negli anni, i prodotti hanno fornito le basi per tornei e gare federali, hanno arricchito giardini e spazi di ricreazione. Alcuni sono finiti addirittura nelle splendide dimore di sceicchi arabi, che hanno voluto particolari in oro o legni di rosa. Per costruire un biliardo, ci vogliono 40 giorni di lavoro di due operai e materiali di prim’ordine, dal legno massello per la struttura al piano di ardesia (ne nascono una dozzina al massimo all’anno). E il ping-pong si è evoluto, riuscendo a resistere alle intemperie per l’esposizione all’aperto. Quello che non cambierà mai, è la gioia di chi, oggi come ieri, si riunisce attorno a un tavolo inseguendo una pallina.

Biliardi per Sceicchi

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Billiard tables for sheiks

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ow many afternoons we spent with our friends round a billiard, a ping-pong table, or a table football? How many moments of entertainment and thoughtlessness in parish youth clubs, sport centres and in the garage of a neighbour we spent listening the unmistakable sound of the ball supported by friends’ typhus? In many cases in the centre of the room there was a brand: Lupo Sport. This small enterprise of Gurone di Malnate (three workers and more than 60 years of experience) is now the guardian of all the secrets to produce a billiard table or a tennis table properly. As its owner, Luigi Lupo, reminds us: «All started in 1947. At the beginning we produced only billiard tables, then my father started producing pingpong tables and finally there was the boom related to table football during the Fifies. Three specific articles, with a short interval dedicated to wooden skies whose design was soon dropped. This is a sectional production, which allowed us to deepen our techniques». During years the products of this firm were used for tournaments and federal matches, but adorned gardens and recreation centres too. Some of these products were even placed in the wonderful houses of Arabic sheiks, who requested gold decorations or rose woods. A billiard table requires forty days of work, two workers and high quality materials, from solid wood for the structure of the table to a slate top (they produce only twelve pieces a year). Ping- pong table developed and can now resist against bad weather when it is places outdoor. What will never change is the happiness of those people who still continue gathering around a table playing with a small ball.


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Re mpre co se d rd a R en ec ter or pr d ise s

Ph. Carlo Meazza Ph. Paolo Zanzi

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Costruire gli Sci per il Re del Deserto U

na Sfida vinta: costruire sci per quasi settant’anni e vendere pattini per sled-dog (le slitte trainate dai cani) ai maestri scandinavi. Il miracolo produttivo è di Mario Fidanza, anima della Sfida, l’azienda di Mesenzana che ha preso il nome da papà Sergio. Scomparso quest’ultimo prematuramente, Mario è diventato imprenditore a soli quindici anni. Pur lontano dalle grandi montagne e in un mercato che con gli anni è stato dominato dalle multinazionali, qualche soddisfazione se l’è tolta. Come quando ha costruito gli sci per re Hussein di Giordania che, nel 1975, ne commissionò un paio per slalomeggiare sulla sabbia del deserto. Fidanza trasformò il miraggio in realtà, realizzando due gioiellini “reali” con soletta in Hickory, un particolare frassino canadese, ritenuto il più nobile fra i legni per sci. «La passione del sovrano per questo sport impossibile da praticare nel suo Paese - racconta Fidanza - lo portò a farsi tenere costantemente bagnata una pista nel deserto, per permettere ai suoi Sfida di scivolar sulla sabbia». Passato il periodo d’oro degli sci, l’azienda si è specializzata in slitte e in pattini per sled-dog. «Sono produzioni di nicchia che richiedono grande impegno e capacità operativa giorno dopo giorno – rivela ancora l’artigiano imprenditore, che oggi ha 61 anni –. In Italia siamo rimasti in pochi produttori nel settore degli sport invernali. La Sfida è riuscita ad andare avanti restando in un piccolo mercato e puntando su elasticità e Nicola Antonello innovazione: questo è il nostro motivo d’orgoglio. Non è poco!».

To produce skis for the king of the desert

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his is a challenge we won: To produce skis for almost seventy years and to sell skates for Scandinavian sleg-dogs trainers. This productive miracle has a name: Mario Fidanza. He is the soul of Sfida, an enterprise situated in Mesenzana that kept the name of his father Sergio. His father died prematurely and Mario became an entrepreneur when he was only fifteen years old. Although he lives far from famous mountains and works in a market ruled by multinational companies during the years, he had some satisfaction. For example when he produced in 1975 the skis for the Jordanian King Hussein, who ordered him a pair of skis to slalom on the sand of the desert. Fidanza transformed this mirage in reality, and realized two “royal” skies: their sole was made of Hickory, a particular Canadian ash tree that was considered one of the noblest woods for skis. As Fidanza tells us: «The King was so keen on this sport (impossible to be done in his Country), that he asked to keep a track in the desert constantly wet. In this way his Sfida skis could slide on the sand». When the gold period of skis passed, the enterprise specialized in sleighs and skates for people keen on sled-dog. As the 61 year-old entrepreneur states: «These are niche productions, which daily require much efforts and operative capacity. In Italy winter sport sector counts only a few producers. Sfida could go on dealing on the market and aiming at elasticity and innovation: This is our reason of pride. Which is something!».

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Ph. Carlo Meazza Ph. Paolo Zanzi

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Costruire gli Sci per il Re del Deserto U

na Sfida vinta: costruire sci per quasi settant’anni e vendere pattini per sled-dog (le slitte trainate dai cani) ai maestri scandinavi. Il miracolo produttivo è di Mario Fidanza, anima della Sfida, l’azienda di Mesenzana che ha preso il nome da papà Sergio. Scomparso quest’ultimo prematuramente, Mario è diventato imprenditore a soli quindici anni. Pur lontano dalle grandi montagne e in un mercato che con gli anni è stato dominato dalle multinazionali, qualche soddisfazione se l’è tolta. Come quando ha costruito gli sci per re Hussein di Giordania che, nel 1975, ne commissionò un paio per slalomeggiare sulla sabbia del deserto. Fidanza trasformò il miraggio in realtà, realizzando due gioiellini “reali” con soletta in Hickory, un particolare frassino canadese, ritenuto il più nobile fra i legni per sci. «La passione del sovrano per questo sport impossibile da praticare nel suo Paese - racconta Fidanza - lo portò a farsi tenere costantemente bagnata una pista nel deserto, per permettere ai suoi Sfida di scivolar sulla sabbia». Passato il periodo d’oro degli sci, l’azienda si è specializzata in slitte e in pattini per sled-dog. «Sono produzioni di nicchia che richiedono grande impegno e capacità operativa giorno dopo giorno – rivela ancora l’artigiano imprenditore, che oggi ha 61 anni –. In Italia siamo rimasti in pochi produttori nel settore degli sport invernali. La Sfida è riuscita ad andare avanti restando in un piccolo mercato e puntando su elasticità e Nicola Antonello innovazione: questo è il nostro motivo d’orgoglio. Non è poco!».

To produce skis for the king of the desert

T

his is a challenge we won: To produce skis for almost seventy years and to sell skates for Scandinavian sleg-dogs trainers. This productive miracle has a name: Mario Fidanza. He is the soul of Sfida, an enterprise situated in Mesenzana that kept the name of his father Sergio. His father died prematurely and Mario became an entrepreneur when he was only fifteen years old. Although he lives far from famous mountains and works in a market ruled by multinational companies during the years, he had some satisfaction. For example when he produced in 1975 the skis for the Jordanian King Hussein, who ordered him a pair of skis to slalom on the sand of the desert. Fidanza transformed this mirage in reality, and realized two “royal” skies: their sole was made of Hickory, a particular Canadian ash tree that was considered one of the noblest woods for skis. As Fidanza tells us: «The King was so keen on this sport (impossible to be done in his Country), that he asked to keep a track in the desert constantly wet. In this way his Sfida skis could slide on the sand». When the gold period of skis passed, the enterprise specialized in sleighs and skates for people keen on sled-dog. As the 61 year-old entrepreneur states: «These are niche productions, which daily require much efforts and operative capacity. In Italy winter sport sector counts only a few producers. Sfida could go on dealing on the market and aiming at elasticity and innovation: This is our reason of pride. Which is something!».

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I

Re mpre co se d rd a R en ec ter or pr d ise s

All’Ippodromo con Soluzioni Geniali

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In the racetrack with genial solutions The most genial solutions derive from the union of technique with passion. In this case we refer to the strong passion of Pierluigi Chierichetti for horses and horse racing. In fact the complete sport vocation of Traflex is based on it. However we have to proceed in an orderly manner. This enterprise, which produces plastic materials, was founded in Malnate during the Sixties. Afterwards it moved in Casale Litta, where it built the first factory. This factory successively became a real productive pole near Varese. In less than ten years of activity, Chierichetti, who is keen on horse racing and cousin of Pinuccio Molteni, called “cavaliere dei record” (record horse riders, translator’s note), decided to combine his personal professional experience with his favourite hobby. Therefore in 1967 the racetrack of Varese boasted the first rails made of plastic, flexible and secure materials. These rails substituted wooden ones, which were real traps for jockeys and horses. This change attracted experts from all over the world in our racetrack, named Bettole: Some of them successively tried to copy this innovative solution, while others referred to the professionalism of Traflex. For several years Traflex have been selling its product in all Italian racetracks. As its founder states with a little pride: «Our rails and fences are used from Milan to Rome, till Calabria». Now this enterprise counts about thirty workers and enlarged the number of products offered. Besides it was able to impose itself not only in industrial and horse field, but also in building sector.

55

Ph. Paolo Zanzi

Q

uando la tecnica si fonde con la passione, nascono le soluzioni più geniali. In questo caso la passione, fortissima, è quella di Pierluigi Chierichetti per i cavalli e per l’ippica. Proprio da qui parte infatti una declinazione tutta sportiva dell’attività della Traflex. Ma andiamo con ordine. L’azienda plastica, nata all’inizio degli anni Sessanta a Malnate, è poi approdata nel territorio di Casale Litta, come primo stabilimento di quello che diverrà in seguito un vero e proprio polo produttivo a pochi chilometri dal capoluogo. Dopo meno di dieci anni d’attività Chierichetti, cugino del “cavaliere dei record” Pinuccio Molteni e a sua volta impegnato nelle corse, decide di applicare la propria esperienza professionale all’hobby tanto amato. È così che nel 1967 all’ippodromo di Varese fa la sua apparizione il primo steccato in materiale plastico, flessibile e sicuro, che va a sostituire quelli in legno, vere e proprie trappole per fantini e cavalli. Una svolta che richiamerà alle Bettole esperti da mezzo mondo: alcuni proveranno a copiare l’innovativa soluzione, altri si affideranno alla professionalità della Traflex, che da anni propone il suo prodotto negli ippodromi di tutt’Italia. «I nostri steccati e le recinzioni – precisa il fondatore, con un pizzico d’orgoglio – sono utilizzati da Milano a Roma, fino in Calabria». Ora l’azienda conta una trentina di dipendenti e il ventaglio della sua offerta s’è ampliato, Marco Croci arrivando anche ad affermarsi, oltre che in ambito industriale e ippico, anche nel settore dell’edilizia.


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Re mpre co se d rd a R en ec ter or pr d ise s

All’Ippodromo con Soluzioni Geniali

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In the racetrack with genial solutions The most genial solutions derive from the union of technique with passion. In this case we refer to the strong passion of Pierluigi Chierichetti for horses and horse racing. In fact the complete sport vocation of Traflex is based on it. However we have to proceed in an orderly manner. This enterprise, which produces plastic materials, was founded in Malnate during the Sixties. Afterwards it moved in Casale Litta, where it built the first factory. This factory successively became a real productive pole near Varese. In less than ten years of activity, Chierichetti, who is keen on horse racing and cousin of Pinuccio Molteni, called “cavaliere dei record” (record horse riders, translator’s note), decided to combine his personal professional experience with his favourite hobby. Therefore in 1967 the racetrack of Varese boasted the first rails made of plastic, flexible and secure materials. These rails substituted wooden ones, which were real traps for jockeys and horses. This change attracted experts from all over the world in our racetrack, named Bettole: Some of them successively tried to copy this innovative solution, while others referred to the professionalism of Traflex. For several years Traflex have been selling its product in all Italian racetracks. As its founder states with a little pride: «Our rails and fences are used from Milan to Rome, till Calabria». Now this enterprise counts about thirty workers and enlarged the number of products offered. Besides it was able to impose itself not only in industrial and horse field, but also in building sector.

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Ph. Paolo Zanzi

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uando la tecnica si fonde con la passione, nascono le soluzioni più geniali. In questo caso la passione, fortissima, è quella di Pierluigi Chierichetti per i cavalli e per l’ippica. Proprio da qui parte infatti una declinazione tutta sportiva dell’attività della Traflex. Ma andiamo con ordine. L’azienda plastica, nata all’inizio degli anni Sessanta a Malnate, è poi approdata nel territorio di Casale Litta, come primo stabilimento di quello che diverrà in seguito un vero e proprio polo produttivo a pochi chilometri dal capoluogo. Dopo meno di dieci anni d’attività Chierichetti, cugino del “cavaliere dei record” Pinuccio Molteni e a sua volta impegnato nelle corse, decide di applicare la propria esperienza professionale all’hobby tanto amato. È così che nel 1967 all’ippodromo di Varese fa la sua apparizione il primo steccato in materiale plastico, flessibile e sicuro, che va a sostituire quelli in legno, vere e proprie trappole per fantini e cavalli. Una svolta che richiamerà alle Bettole esperti da mezzo mondo: alcuni proveranno a copiare l’innovativa soluzione, altri si affideranno alla professionalità della Traflex, che da anni propone il suo prodotto negli ippodromi di tutt’Italia. «I nostri steccati e le recinzioni – precisa il fondatore, con un pizzico d’orgoglio – sono utilizzati da Milano a Roma, fino in Calabria». Ora l’azienda conta una trentina di dipendenti e il ventaglio della sua offerta s’è ampliato, Marco Croci arrivando anche ad affermarsi, oltre che in ambito industriale e ippico, anche nel settore dell’edilizia.


Clothes that win in sport activities

T

he athletes that wore the clothes of PoloTexSport won. This is the visiting card of a project developed inside the CentroCot in Busto Arsizio and aimed at producing excellent technical clothes for sport and free time. Gianluca Genoni knows it very well. He wore a wet suit made in Busto Arsizio and could descend to a depth of 152 metres. Lorenza Baroli and Marta Camilletti, young fencing champions, always wear PoloTexSport suits, which are light but hyper-resistant at the same time. The boxer shorts that Pro Patria players wear are hydrophilic and antibacterial, thanks to special silver fibres. Sportsmen, who always yearn for gold medals, will soon find in this sport laboratory a new team-mate. PoloTexSport laboratory is developing suits against motorcyclists’ accidents, indestructible shirts for rugby players or clothes which are thermo-functional and traspirable in extreme conditions too: from Alpine skiing to diving. And soon the Rain Tower wil be introduced: «It is an experiment – Roberto Vannucci, person in charge for project area, explains – it concerns impermeability of clothes and in particular of seams. In other words a manikin is given a shower, in order to verify the total water-resistant performance of a cloth. Our approach and the position of the productive enterprises which support our project aim at meet all the needs of the customers who use these products . it seems banal but at professional level it is often a relevant matter».

Ph. Flavio Zulle

56

Im

C

hi ha indossato i loro capi, ha vinto. È questo il biglietto da visita di PoloTexSport, il progetto avviato all’interno del CentroCot di Busto Arsizio con lo scopo di realizzare abbigliamento tecnico di eccellenza, destinato allo sport e al tempo libero. Lo sa bene Gianluca Genoni che, con una muta bustocca, è riuscito a scendere a meno 152 metri. Oppure Lorenza Baroli e Marta Camilletti, campionesse giovanili di scherma sempre con tute di PoloTexSport, leggere e allo stesso tempo super resistenti. Come i boxer indossati dai giocatori della Pro Patria: idrofili e antibatterici grazie a speciali fibre d’argento. Sempre a caccia della medaglia d’oro, gli sportivi avranno in questo laboratorio sportivo un compagno di squadra in più. La sperimentazione sta sviluppando tute anti-infortunio per i motociclisti, magliette indistruttibili per i rugbisti oppure termofunzionali e traspiranti in condizioni estreme: dallo sci alpinistico alle profondità degli abissi. E presto sarà inaugurata la Rain Tower: «Si tratta di una prova – afferma Roberto Vannucci, responsabile dell’area progetti – sull’impermeabilità dei tessuti e soprattutto delle cuciture. In pratica un manichino sottoposto a una doccia dovrà certificare la completa repellenza all’acqua di un capo di abbigliamento. Il nostro approccio e quello delle aziende produttrici aderenti è di avvicinarsi quanto più possibile alle esigenze del cliente utilizzatore dei prodotti. Sembra banale ma, Nicola Antonello anche a livelli professionistici, spesso non è così».

Re prese cor da d e Rec nte ord rpr ise s

L’Abbigliamento che Vince nello Sport

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Clothes that win in sport activities

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he athletes that wore the clothes of PoloTexSport won. This is the visiting card of a project developed inside the CentroCot in Busto Arsizio and aimed at producing excellent technical clothes for sport and free time. Gianluca Genoni knows it very well. He wore a wet suit made in Busto Arsizio and could descend to a depth of 152 metres. Lorenza Baroli and Marta Camilletti, young fencing champions, always wear PoloTexSport suits, which are light but hyper-resistant at the same time. The boxer shorts that Pro Patria players wear are hydrophilic and antibacterial, thanks to special silver fibres. Sportsmen, who always yearn for gold medals, will soon find in this sport laboratory a new team-mate. PoloTexSport laboratory is developing suits against motorcyclists’ accidents, indestructible shirts for rugby players or clothes which are thermo-functional and traspirable in extreme conditions too: from Alpine skiing to diving. And soon the Rain Tower wil be introduced: «It is an experiment – Roberto Vannucci, person in charge for project area, explains – it concerns impermeability of clothes and in particular of seams. In other words a manikin is given a shower, in order to verify the total water-resistant performance of a cloth. Our approach and the position of the productive enterprises which support our project aim at meet all the needs of the customers who use these products . it seems banal but at professional level it is often a relevant matter».

Ph. Flavio Zulle

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Im

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hi ha indossato i loro capi, ha vinto. È questo il biglietto da visita di PoloTexSport, il progetto avviato all’interno del CentroCot di Busto Arsizio con lo scopo di realizzare abbigliamento tecnico di eccellenza, destinato allo sport e al tempo libero. Lo sa bene Gianluca Genoni che, con una muta bustocca, è riuscito a scendere a meno 152 metri. Oppure Lorenza Baroli e Marta Camilletti, campionesse giovanili di scherma sempre con tute di PoloTexSport, leggere e allo stesso tempo super resistenti. Come i boxer indossati dai giocatori della Pro Patria: idrofili e antibatterici grazie a speciali fibre d’argento. Sempre a caccia della medaglia d’oro, gli sportivi avranno in questo laboratorio sportivo un compagno di squadra in più. La sperimentazione sta sviluppando tute anti-infortunio per i motociclisti, magliette indistruttibili per i rugbisti oppure termofunzionali e traspiranti in condizioni estreme: dallo sci alpinistico alle profondità degli abissi. E presto sarà inaugurata la Rain Tower: «Si tratta di una prova – afferma Roberto Vannucci, responsabile dell’area progetti – sull’impermeabilità dei tessuti e soprattutto delle cuciture. In pratica un manichino sottoposto a una doccia dovrà certificare la completa repellenza all’acqua di un capo di abbigliamento. Il nostro approccio e quello delle aziende produttrici aderenti è di avvicinarsi quanto più possibile alle esigenze del cliente utilizzatore dei prodotti. Sembra banale ma, Nicola Antonello anche a livelli professionistici, spesso non è così».

Re prese cor da d e Rec nte ord rpr ise s

L’Abbigliamento che Vince nello Sport

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La Tecnologia Si Tuffa in Piscina

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Technology dives in the swimming pool

R

4

July is a date that has been representing an idea of independence, rebirth and challenge for more than two centuries. Jaked knows it very well. This enterprise was opened on 4 July 2008. As it is written in official texts, its aim is to “reject every kind of levelling and to abandon for the first time the concept of standardization”. In a few years the enterprise of Gallarate could become a real leader in the field of hi-tech bathing costumes and the technical sponsor of the Italian Swimming Federation. Moreover, as the president Francesco Fabbrica explains when speaking about this enterprise, in which he is responsible for the Research and Development Department: «Jaked derives from technology and is aimed at meeting the needs of athletes and sport. Our work is led and stimulated by sport results and performances. In fact our verb is to be competitive, in the most agonistic and sportive sense of the word. Technological performance is decisive in our choices, in order to satisfy sportsmen and their needs in a strategic way». Therefore it is not a case that water is the former element of this brand, which comes from Gallarate. It was firstly related to swimming poll, but successively became a leader in cold activities and technical sponsor of the Federazione Italiana Sport su Ghiaccio: «Jaked does not only produce bodies for competitions –Fabbrica continues– but it represents a project, a developing target, a continuous challenge in order to find, to fix and to go beyond the limits. An idea has always been guiding us: the importance of athletes. All our work is aimed at finding effective answers to their requests».

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Ph. Flavio Zulle

I

l 4 luglio evoca da oltre due secoli un’idea di indipendenza, di rinascita, di sfida. Lo sanno bene alla Jaked, nata proprio in questo giorno del 2008 con l’intento di un “disimpegno da qualsiasi forma di appiattimento, primo vero distacco dal concetto di uniformazione”, come si legge nei testi ufficiali. L’azienda di Gallarate è oggi leader nei costumi da bagno hi-tech, sponsor tecnico della Federazione Italiana Nuoto. Ma non solo. «Jaked nasce dalla tecnologia, con lo scopo di rispondere e soddisfare le esigenze degli atleti e dello sport – dice Francesco Fabbrica, presidente di un’azienda di cui cura direttamente il Dipartimento Ricerca e Sviluppo –. Il nostro lavoro è guidato e stimolato dai risultati sportivi, dalle performance. Perché il nostro verbo è la competizione, nel senso più agonistico e “sportivo” del termine. L’aspetto performante della tecnologia è decisivo nelle nostre scelte, per servire in maniera strategica gli sportivi e le loro esigenze». Non è un caso quindi che il marchio gallaratese nasca dall’acqua, in piscina, ma abbia conquistato anche il “freddo”, diventando sponsor tecnico anche della Federazione Italiana Sport del Ghiaccio: «Jaked è nata da un rivoluzionario costume da competizione – prosegue Fabbrica –, ma presto è diventata molto di più! Un progetto, un percorso… Oggi è un’azienda all’avanguardia per la tecnologia applicata al tessile. E la nostra sfida è dettare sempre nuovi confini, da fissare prima e poi superare. Con una idea che ci guida da sempre: la centralità degli atleti. Tutto il nostro lavoro è teso a creare risposte efficaci alle loro richieste». Marco Croci

rd ses o c e a R terpri d e s mI preecord en


La Tecnologia Si Tuffa in Piscina

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Technology dives in the swimming pool

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July is a date that has been representing an idea of independence, rebirth and challenge for more than two centuries. Jaked knows it very well. This enterprise was opened on 4 July 2008. As it is written in official texts, its aim is to “reject every kind of levelling and to abandon for the first time the concept of standardization”. In a few years the enterprise of Gallarate could become a real leader in the field of hi-tech bathing costumes and the technical sponsor of the Italian Swimming Federation. Moreover, as the president Francesco Fabbrica explains when speaking about this enterprise, in which he is responsible for the Research and Development Department: «Jaked derives from technology and is aimed at meeting the needs of athletes and sport. Our work is led and stimulated by sport results and performances. In fact our verb is to be competitive, in the most agonistic and sportive sense of the word. Technological performance is decisive in our choices, in order to satisfy sportsmen and their needs in a strategic way». Therefore it is not a case that water is the former element of this brand, which comes from Gallarate. It was firstly related to swimming poll, but successively became a leader in cold activities and technical sponsor of the Federazione Italiana Sport su Ghiaccio: «Jaked does not only produce bodies for competitions –Fabbrica continues– but it represents a project, a developing target, a continuous challenge in order to find, to fix and to go beyond the limits. An idea has always been guiding us: the importance of athletes. All our work is aimed at finding effective answers to their requests».

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Ph. Flavio Zulle

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l 4 luglio evoca da oltre due secoli un’idea di indipendenza, di rinascita, di sfida. Lo sanno bene alla Jaked, nata proprio in questo giorno del 2008 con l’intento di un “disimpegno da qualsiasi forma di appiattimento, primo vero distacco dal concetto di uniformazione”, come si legge nei testi ufficiali. L’azienda di Gallarate è oggi leader nei costumi da bagno hi-tech, sponsor tecnico della Federazione Italiana Nuoto. Ma non solo. «Jaked nasce dalla tecnologia, con lo scopo di rispondere e soddisfare le esigenze degli atleti e dello sport – dice Francesco Fabbrica, presidente di un’azienda di cui cura direttamente il Dipartimento Ricerca e Sviluppo –. Il nostro lavoro è guidato e stimolato dai risultati sportivi, dalle performance. Perché il nostro verbo è la competizione, nel senso più agonistico e “sportivo” del termine. L’aspetto performante della tecnologia è decisivo nelle nostre scelte, per servire in maniera strategica gli sportivi e le loro esigenze». Non è un caso quindi che il marchio gallaratese nasca dall’acqua, in piscina, ma abbia conquistato anche il “freddo”, diventando sponsor tecnico anche della Federazione Italiana Sport del Ghiaccio: «Jaked è nata da un rivoluzionario costume da competizione – prosegue Fabbrica –, ma presto è diventata molto di più! Un progetto, un percorso… Oggi è un’azienda all’avanguardia per la tecnologia applicata al tessile. E la nostra sfida è dettare sempre nuovi confini, da fissare prima e poi superare. Con una idea che ci guida da sempre: la centralità degli atleti. Tutto il nostro lavoro è teso a creare risposte efficaci alle loro richieste». Marco Croci

rd ses o c e a R terpri d e s mI preecord en


D

alla passione sportiva alla fabbrica: dal campo da gioco alla sfida produttiva. È lo “strike” piazzato da Antonio Virgili, 52 anni, un passato da giocatore di baseball, un presente da tecnico e allenatore. E soprattutto da inventore di mazze: i due-tremila esemplari in legno usciti dal campo base della ditta Woodart di Malnate si sono già “esibiti” nei circuiti di casa nostra fra le mani di campioni della nazionale come Roberto De Franceschi e Beppe Mazzanti. Ma la speranza è quella di approdare un giorno nell’Olimpo del gioco delle basi, gli Stati Uniti. «L’attività della nostra azienda di famiglia fin dal 1988 è sempre stata la produzione di mobili su misura – racconta l’imprenditore –. Siamo in cinque, lavoriamo nel settore dell’arredamento, con contatti che vanno da New York a Singapore. Da due anni, sulla scorta della mia grande passione, ci siamo dedicati a questo filone innovativo. Ora, abbiamo l’omologazione per i campionati nazionali e stiamo cercando di penetrare nel mercato europeo: certo, non è facile, bisogna farsi conoscere e non ci aspettiamo picchi di fatturato, anzi». Per costruire una mazza da baseball, servono legni pregiati: acero e frassino. Si lavora con le macchine tradizionali della falegnameria come sega e pialla. Poi, dopo aver ottimizzato pesi e misure, si passa al tornio per avere la forma perfetta, per concludere con la verniciatura. Infine, la mazza targata Malnate è pronta a scendere in campo, a regalare emozioni agli sportivi con l’anima a stelle e strisce. Elisa Polveroni

A firm in first base

F

rom sport passion to factory: From playground to productive challenge. This is the “strike” of the 52 year-old Antonio Virgili. In the past he played baseball, while now he is a technician, a trainer but, in particular, an inventor of bats. Twothree thousand wooden models produced in Woodart factory in Malnate were already exhibited in national playgrounds and used by national champions like Roberto De Franceschi and Beppe Mazzanti. However Woodart’s hope is to achieve the elite playgrounds of the United States. As the entrepreneur tells us: «Our family enterprise has been producing pieces of furniture made to measure. We are five, we work in furnishing field and have contacts from New York to Singapore. As baseball is my greatest passion, we have been dedicating to this innovative sector for a couple of years. Now we are homologating our products for national championships and are planning to compete in European market. Of course it is not easy, you need to be known and we do not certainly expect peak turnover». You need precious woods like maple and ash tree to produce a baseball bat. You work with traditional machines and joinery instruments, such as saw and planer. After optimizing weights and measures, you use a lathe to have a perfect shape and conclude your work painting the bat. Finally the baseball bat with a Malnate number plate is ready to be used in playground and to move sportsmen with a star and strip soul.

Un’Azienda in Prima Base 60

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Re

Ph. Flavio Zulle

rd es o c e a Rterpris d e s e Imprcord en


D

alla passione sportiva alla fabbrica: dal campo da gioco alla sfida produttiva. È lo “strike” piazzato da Antonio Virgili, 52 anni, un passato da giocatore di baseball, un presente da tecnico e allenatore. E soprattutto da inventore di mazze: i due-tremila esemplari in legno usciti dal campo base della ditta Woodart di Malnate si sono già “esibiti” nei circuiti di casa nostra fra le mani di campioni della nazionale come Roberto De Franceschi e Beppe Mazzanti. Ma la speranza è quella di approdare un giorno nell’Olimpo del gioco delle basi, gli Stati Uniti. «L’attività della nostra azienda di famiglia fin dal 1988 è sempre stata la produzione di mobili su misura – racconta l’imprenditore –. Siamo in cinque, lavoriamo nel settore dell’arredamento, con contatti che vanno da New York a Singapore. Da due anni, sulla scorta della mia grande passione, ci siamo dedicati a questo filone innovativo. Ora, abbiamo l’omologazione per i campionati nazionali e stiamo cercando di penetrare nel mercato europeo: certo, non è facile, bisogna farsi conoscere e non ci aspettiamo picchi di fatturato, anzi». Per costruire una mazza da baseball, servono legni pregiati: acero e frassino. Si lavora con le macchine tradizionali della falegnameria come sega e pialla. Poi, dopo aver ottimizzato pesi e misure, si passa al tornio per avere la forma perfetta, per concludere con la verniciatura. Infine, la mazza targata Malnate è pronta a scendere in campo, a regalare emozioni agli sportivi con l’anima a stelle e strisce. Elisa Polveroni

A firm in first base

F

rom sport passion to factory: From playground to productive challenge. This is the “strike” of the 52 year-old Antonio Virgili. In the past he played baseball, while now he is a technician, a trainer but, in particular, an inventor of bats. Twothree thousand wooden models produced in Woodart factory in Malnate were already exhibited in national playgrounds and used by national champions like Roberto De Franceschi and Beppe Mazzanti. However Woodart’s hope is to achieve the elite playgrounds of the United States. As the entrepreneur tells us: «Our family enterprise has been producing pieces of furniture made to measure. We are five, we work in furnishing field and have contacts from New York to Singapore. As baseball is my greatest passion, we have been dedicating to this innovative sector for a couple of years. Now we are homologating our products for national championships and are planning to compete in European market. Of course it is not easy, you need to be known and we do not certainly expect peak turnover». You need precious woods like maple and ash tree to produce a baseball bat. You work with traditional machines and joinery instruments, such as saw and planer. After optimizing weights and measures, you use a lathe to have a perfect shape and conclude your work painting the bat. Finally the baseball bat with a Malnate number plate is ready to be used in playground and to move sportsmen with a star and strip soul.

Un’Azienda in Prima Base 60

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Re

Ph. Flavio Zulle

rd es o c e a Rterpris d e s e Imprcord en


Quell’Ottagono che Fa Salire sull’Everest d ecor ises da R rpr ese ente Impr cord Re

D

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An octagonal building that makes you reach Everest

F

or more than seventy years the unmistakable yellow octagonal building with the sign “Vibram” defines a brand which is known all over the world and represents the symbol of an enterprise whose products have given a relevant contribution in the history of mountain climbing. The vulcanized rubber soles of this enterprise have revolutionized several sport activities. These soles were an irreplaceable companion in infinite extreme adventurous expeditions and conquered Everest, K2 and all the highest mountain tops of the world. The same soles have also helped sailors and navigators during competitions and trans-oceanic regattas, such as America’s Cup and Vendée Globe Challenge. This enterprise was opened seventy years ago in Albizzate by Vitale Bramati, an academic member of the Club Alpino Italiano. Today, thanks to researches and collaborations with institutes specialized in foot bio-mechanics, this enterprise produces pieces that are perfectly suitable for mixed or unstable grounds and to protect their users from any risk of traumatic and muscular accidents. The first aim of Vibram was to pay attention to the needs of people climbing on high mountain tops. Then its production started varying in accordance with sport activities. In this way the soles projected in the enterprise of Varese are used for tele-mark shoes and ski-tourism, but also by cycling and motorcycling European and world supermotard champions. Moreover its production includes articles for water sports, such as rowing, and for trekking and racing competitions. Ph. Flavio Zulle

62

a oltre 70 anni l’inconfondibile ottagono giallo, che con la scritta “Vibram” identifica un marchio conosciuto in tutto il mondo, rappresenta il simbolo di un’azienda che con i suoi prodotti ha dato un contributo di grande rilievo alla storia dell’alpinismo: le sue suole di gomma vulcanizzata hanno rivoluzionato la pratica di questa e di altre discipline sportive. Suole che si sono dimostrate insostituibili compagne d’avventura durante un’infinità di spedizioni estreme, conquistando l’Everest, il K2 e praticamente tutte le vette più alte del mondo. Ma le stesse suole hanno anche aiutato velisti e navigatori in gare e regate trans-oceaniche come l’America’s Cup e il Vendée Globe Challenge. Oggi l’impresa fondata 70 anni fa ad Albizzate dall’accademico del Club Alpino Italiano Vitale Bramati, grazie anche alla ricerca e alla collaborazione con istituti specializzati nella biomeccanica del piede, produce pezzi che si adeguano perfettamente a terreni misti o instabili, proteggendo chi li utilizza dai rischi di incidenti, traumatici e muscolari. Partendo dall’attenzione verso le necessità di chi s’arrampica in alta montagna, la produzione Vibram si è differenziata a seconda delle discipline sportive: così, le suole ideate nella sede varesina equipaggiano le scarpe da telemark e da sci alpinismo, ma anche quelle dei ciclisti e sono calzate dai motociclisti campioni europei e mondiali della specialità supemotard. E ancora, i prodotti per gli sport d’acqua, come la canoa, e quelli per le competizioni di trekking e di corsa d’altura. Franco Belfiore


Quell’Ottagono che Fa Salire sull’Everest d ecor ises da R rpr ese ente Impr cord Re

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An octagonal building that makes you reach Everest

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or more than seventy years the unmistakable yellow octagonal building with the sign “Vibram” defines a brand which is known all over the world and represents the symbol of an enterprise whose products have given a relevant contribution in the history of mountain climbing. The vulcanized rubber soles of this enterprise have revolutionized several sport activities. These soles were an irreplaceable companion in infinite extreme adventurous expeditions and conquered Everest, K2 and all the highest mountain tops of the world. The same soles have also helped sailors and navigators during competitions and trans-oceanic regattas, such as America’s Cup and Vendée Globe Challenge. This enterprise was opened seventy years ago in Albizzate by Vitale Bramati, an academic member of the Club Alpino Italiano. Today, thanks to researches and collaborations with institutes specialized in foot bio-mechanics, this enterprise produces pieces that are perfectly suitable for mixed or unstable grounds and to protect their users from any risk of traumatic and muscular accidents. The first aim of Vibram was to pay attention to the needs of people climbing on high mountain tops. Then its production started varying in accordance with sport activities. In this way the soles projected in the enterprise of Varese are used for tele-mark shoes and ski-tourism, but also by cycling and motorcycling European and world supermotard champions. Moreover its production includes articles for water sports, such as rowing, and for trekking and racing competitions. Ph. Flavio Zulle

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a oltre 70 anni l’inconfondibile ottagono giallo, che con la scritta “Vibram” identifica un marchio conosciuto in tutto il mondo, rappresenta il simbolo di un’azienda che con i suoi prodotti ha dato un contributo di grande rilievo alla storia dell’alpinismo: le sue suole di gomma vulcanizzata hanno rivoluzionato la pratica di questa e di altre discipline sportive. Suole che si sono dimostrate insostituibili compagne d’avventura durante un’infinità di spedizioni estreme, conquistando l’Everest, il K2 e praticamente tutte le vette più alte del mondo. Ma le stesse suole hanno anche aiutato velisti e navigatori in gare e regate trans-oceaniche come l’America’s Cup e il Vendée Globe Challenge. Oggi l’impresa fondata 70 anni fa ad Albizzate dall’accademico del Club Alpino Italiano Vitale Bramati, grazie anche alla ricerca e alla collaborazione con istituti specializzati nella biomeccanica del piede, produce pezzi che si adeguano perfettamente a terreni misti o instabili, proteggendo chi li utilizza dai rischi di incidenti, traumatici e muscolari. Partendo dall’attenzione verso le necessità di chi s’arrampica in alta montagna, la produzione Vibram si è differenziata a seconda delle discipline sportive: così, le suole ideate nella sede varesina equipaggiano le scarpe da telemark e da sci alpinismo, ma anche quelle dei ciclisti e sono calzate dai motociclisti campioni europei e mondiali della specialità supemotard. E ancora, i prodotti per gli sport d’acqua, come la canoa, e quelli per le competizioni di trekking e di corsa d’altura. Franco Belfiore


Acqua, Aria e Terra: Sport per Tutti

Aria L’Aero club “Adele Orsi” di Calcinate del Pesce è poi il più importante sodalizio italiano per il volo a vela, con 230 soci piloti e un’attiva scuola di brevetto. Intitolato alla campionessa varesina Adele Mazzucchelli Orsi e inaugurato nel 1962 su progetto dall’ingegnere Paolo Contri, Calcinate ospita anche gare di Coppa del Mondo. Oltre all’aliante, gli appassionati del volo senza motore possono scegliere tra deltaplano e parapendio, grazie alla scuola del Campo Volo a Vela “Icaro” del Pradaccio, a Laveno Mombello, mentre chi ama i motori può far pratica all’Aero Club di Varese, che ha sede all’aeroporto “Arturo Ferrarin” di Venegono Inferiore, oppure a quello di Vergiate.

di Mario Chiodetti embrano trascorsi secoli da quando il conte ingegnere Alberto Bonacossa, tra l’altro primo editore della “Gazzetta dello Sport”, volteggiava sui pattini sopra il ghiaccio del lago di Ghirla, vincendo perfino il titolo di campione italiano. Correva il 1913, e il nobiluomo era la punta dell’iceberg di una frotta di “sportsman” che calava da Milano nel Varesotto, già allora terra fertile per moltissime discipline, con il pattinaggio artistico e l’hockey su ghiaccio praticati con ardore a Ganna e Ghirla. Nel freddissimo inverno del 1938, per esempio, come si legge in un numero di “Varese”, rivista mensile del Calzaturificio di Varese e del suo dopolavoro, diretta da Umberto Bagaini, figlio di Giovanni, fondatore de “La Prealpina”, «…si è organizzata una riunione notturna che ha ottenuto un brillante successo. Illuminata da potenti riflettori in una cornice di palloncini alla veneziana, la vasta superficie del lago ha accolto una folla policroma di agili pattinatori e di gentili pattinatrici che si sono sbizzarriti in mille evoluzioni ed in rapidissime corse». Quasi un secolo dopo, la nostra terra non è cambiata, e si mantiene sede privilegiata di un turismo sportivo di alta qualità, con un ventaglio di proposte davvero difficile da trovare in altre province, grazie soprattutto a un territorio comprensivo di laghi, montagne e pianure, palestre naturali e accattivanti per dilettanti e professionisti. Chi visita il Varesotto, infatti, ha soltanto l’imbarazzo della scelta e può praticare sport acquatici, aerei e terrestri a ogni livello. Dal canottaggio al volo a vela, dal trekking al ciclismo, fino al golf e all’equitazione, non mancano corsi e sedi adatti a ciascuna esigenza.

S

Terra Chi invece preferisce rimanere con i piedi per terra, ha a disposizione oltre 100 chilometri di piste ciclopedonali, con la possibilità di costeggiare l’intero lago di Varese, grazie a un percorso verde di 27 chilometri, e gran parte di quello di Comabbio, con una pedana di legno di oltre mezzo chilometro che dà la sensazione a chi pedala di essere sospeso sull’acqua. Il Varesotto vanta un’invidiabile tradizione ciclistica - Luigi Ganna vinse il primo Giro d’Italia, quello svolto nel 1909, e qui si sono corsi due Campionati del Mondo, nel 1951 e nel 2008 - così il turista può scegliere il percorso più adatto alle sue caratteristiche tra una quantità di proposte di diversa difficoltà. Dal lago di Lugano al Maggiore, dal giro del monte Sette Termini a quello della splendida val Veddasca, 127 chilometri in mezzo a una natura in parte ancora selvaggia, l’appassionato di mountain bike o di bicicletta da corsa può scoprire un territorio ricchissimo di bellezze naturali come di emergenze architettoniche a volte fuori dai soliti circuiti turistici e avvicinabili proprio grazie a un mezzo ecologico e duttile come la bicicletta. Lo stesso avviene con il trekking a cavallo - il club ippico “La Valletta” di via Valle Luna a Varese ne organizza al Sacro Monte e in Palude Brabbia - sport che sta avendo una notevole diffusione, con scuole di equitazione sparse per la provincia. Tra i più attivi, la Scuderia Scerée e il club ippico del Gallione, a Bodio Lomnago, il Gruppo equestre della Brughiera a Casorate Sempione e la scuderia Le Vignazze di Somma Lombardo. Nel borgo di Mustonate sopra Lissago, invece, Francesco Aletti Montano ha creato un vero e proprio centro equestre, con una pista panoramica affacciata sul lago di Varese e il monte Rosa, che accoglie gare di equipaggi provenienti da diverse parti d’Europa.

Acqua Sport di grande tradizione, con campioni nati e cresciuti da queste parti come Elia Luini, solo per fare un nome, il canottaggio vanta sul lago di Varese due scuole di alto livello, la Canottieri Gavirate, nata nel 1960, e la storica Canottieri Varese, del 1927, con sede alla Schiranna. Altre associazioni però si incontrano sul Maggiore, ad Angera e Castelveccana come a Ispra, sul lago di Monate, con sede a Travedona, e su quello di Comabbio, con la Canottieri Corgeno. Quanto sia importante il lago di Varese per gli sport acquatici, lo testimonia la recente inaugurazione al lido di Gavirate dell’hub per gli sportivi australiani, con le squadre di canottaggio e canoa che hanno scelto di allenarsi proprio su queste acque. Grandi novità si preannunciano per il canottaggio, in una provincia - la seconda per importanza in Italia - che conta tredici società e oltre mille tesserati, pari al 13% del totale nazionale, e si candida per ospitare i Campionati Mondiali del 2015, che verrebbero inseriti nelle manifestazioni per l’Expo. Rispetto ai concorrenti - il Brandeburgo tedesco, il lago francese di Aiguebelette e la città bielorussa di Brest - il Varesotto può offrire una miglior qualità alberghiera e soprattutto la vicinanza degli alloggi e di Malpensa alle acque di gara. Ma altri appuntamenti di livello sono previsti sul lago di Varese per il 2012, con i Campionati Europei, e l’anno successivo, con il World Rowing Masters Regatta dedicato agli amatori. Un progetto a largo raggio che punta a fare del Varesotto un centro federale di alto livello, secondo soltanto a quello umbro di Piediluco, e a portare nel nostro territorio sempre più praticanti e appassionati di uno sport ecologico e non invasivo. A chi ama la vela, invece, il Verbano offre ampia scelta di circoli, a Luino, con l’associazione velica “Alto Verbano”, a Caldè, Maccagno e Cerro di Laveno, ma chi desidera imparare può anche scegliere il lago di Lugano e il Circolo Velico di Porto Ceresio.

Ph. Paolo Zanzi

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Verde Trascorsi i tempi in cui Domenico Balestrieri, scrittore meneghino del Settecento, si faceva trasportare in portantina per le cappelle del Sacro Monte, oggi la montagna varesina è parte integrante della Via Verde, uno straordinario itinerario di trekking di ben 184 chilometri, con dieci tappe attraverso il territorio dei laghi di Lugano, Varese e Maggiore. Il percorso attraversa, tra l’altro, la parte Nord della provincia, ricca di specie botaniche e faunistiche già alpine: non è difficile, infatti, osservare l’aquila volteggiare a caccia di prede o ascoltare il richiamo del gufo reale tra le montagne che segnano il confine con la Svizzera. Il Varesotto vanta anche cospicue tradizioni di arrampicata, con la storica palestra di roccia di Campo dei Fiori, ancor oggi meta degli allievi della scuola di roccia del Cai, e altre importanti e divertenti “vie”, come la falesia di Brezzo di Bedero, di Cassano Valcuvia e quella più attrezzata del monte San Martino, per chi ama salire in cordata. Ben sei sono invece i campi di golf sparsi nel territorio: lo storico club di Luvinate, con il green che affaccia sul magnifico panorama del lago di Varese, “Le Robinie” di Solbiate Olona, il “Golf dei Laghi” a Travedona Monate, il “Panorama Golf” di via Belmonte e l’“European Golf Club” di Ispra, cui s’è aggiunto il campo pratica “Idea verde” di Olgiate Olona.

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Acqua, Aria e Terra: Sport per Tutti

Aria L’Aero club “Adele Orsi” di Calcinate del Pesce è poi il più importante sodalizio italiano per il volo a vela, con 230 soci piloti e un’attiva scuola di brevetto. Intitolato alla campionessa varesina Adele Mazzucchelli Orsi e inaugurato nel 1962 su progetto dall’ingegnere Paolo Contri, Calcinate ospita anche gare di Coppa del Mondo. Oltre all’aliante, gli appassionati del volo senza motore possono scegliere tra deltaplano e parapendio, grazie alla scuola del Campo Volo a Vela “Icaro” del Pradaccio, a Laveno Mombello, mentre chi ama i motori può far pratica all’Aero Club di Varese, che ha sede all’aeroporto “Arturo Ferrarin” di Venegono Inferiore, oppure a quello di Vergiate.

di Mario Chiodetti embrano trascorsi secoli da quando il conte ingegnere Alberto Bonacossa, tra l’altro primo editore della “Gazzetta dello Sport”, volteggiava sui pattini sopra il ghiaccio del lago di Ghirla, vincendo perfino il titolo di campione italiano. Correva il 1913, e il nobiluomo era la punta dell’iceberg di una frotta di “sportsman” che calava da Milano nel Varesotto, già allora terra fertile per moltissime discipline, con il pattinaggio artistico e l’hockey su ghiaccio praticati con ardore a Ganna e Ghirla. Nel freddissimo inverno del 1938, per esempio, come si legge in un numero di “Varese”, rivista mensile del Calzaturificio di Varese e del suo dopolavoro, diretta da Umberto Bagaini, figlio di Giovanni, fondatore de “La Prealpina”, «…si è organizzata una riunione notturna che ha ottenuto un brillante successo. Illuminata da potenti riflettori in una cornice di palloncini alla veneziana, la vasta superficie del lago ha accolto una folla policroma di agili pattinatori e di gentili pattinatrici che si sono sbizzarriti in mille evoluzioni ed in rapidissime corse». Quasi un secolo dopo, la nostra terra non è cambiata, e si mantiene sede privilegiata di un turismo sportivo di alta qualità, con un ventaglio di proposte davvero difficile da trovare in altre province, grazie soprattutto a un territorio comprensivo di laghi, montagne e pianure, palestre naturali e accattivanti per dilettanti e professionisti. Chi visita il Varesotto, infatti, ha soltanto l’imbarazzo della scelta e può praticare sport acquatici, aerei e terrestri a ogni livello. Dal canottaggio al volo a vela, dal trekking al ciclismo, fino al golf e all’equitazione, non mancano corsi e sedi adatti a ciascuna esigenza.

S

Terra Chi invece preferisce rimanere con i piedi per terra, ha a disposizione oltre 100 chilometri di piste ciclopedonali, con la possibilità di costeggiare l’intero lago di Varese, grazie a un percorso verde di 27 chilometri, e gran parte di quello di Comabbio, con una pedana di legno di oltre mezzo chilometro che dà la sensazione a chi pedala di essere sospeso sull’acqua. Il Varesotto vanta un’invidiabile tradizione ciclistica - Luigi Ganna vinse il primo Giro d’Italia, quello svolto nel 1909, e qui si sono corsi due Campionati del Mondo, nel 1951 e nel 2008 - così il turista può scegliere il percorso più adatto alle sue caratteristiche tra una quantità di proposte di diversa difficoltà. Dal lago di Lugano al Maggiore, dal giro del monte Sette Termini a quello della splendida val Veddasca, 127 chilometri in mezzo a una natura in parte ancora selvaggia, l’appassionato di mountain bike o di bicicletta da corsa può scoprire un territorio ricchissimo di bellezze naturali come di emergenze architettoniche a volte fuori dai soliti circuiti turistici e avvicinabili proprio grazie a un mezzo ecologico e duttile come la bicicletta. Lo stesso avviene con il trekking a cavallo - il club ippico “La Valletta” di via Valle Luna a Varese ne organizza al Sacro Monte e in Palude Brabbia - sport che sta avendo una notevole diffusione, con scuole di equitazione sparse per la provincia. Tra i più attivi, la Scuderia Scerée e il club ippico del Gallione, a Bodio Lomnago, il Gruppo equestre della Brughiera a Casorate Sempione e la scuderia Le Vignazze di Somma Lombardo. Nel borgo di Mustonate sopra Lissago, invece, Francesco Aletti Montano ha creato un vero e proprio centro equestre, con una pista panoramica affacciata sul lago di Varese e il monte Rosa, che accoglie gare di equipaggi provenienti da diverse parti d’Europa.

Acqua Sport di grande tradizione, con campioni nati e cresciuti da queste parti come Elia Luini, solo per fare un nome, il canottaggio vanta sul lago di Varese due scuole di alto livello, la Canottieri Gavirate, nata nel 1960, e la storica Canottieri Varese, del 1927, con sede alla Schiranna. Altre associazioni però si incontrano sul Maggiore, ad Angera e Castelveccana come a Ispra, sul lago di Monate, con sede a Travedona, e su quello di Comabbio, con la Canottieri Corgeno. Quanto sia importante il lago di Varese per gli sport acquatici, lo testimonia la recente inaugurazione al lido di Gavirate dell’hub per gli sportivi australiani, con le squadre di canottaggio e canoa che hanno scelto di allenarsi proprio su queste acque. Grandi novità si preannunciano per il canottaggio, in una provincia - la seconda per importanza in Italia - che conta tredici società e oltre mille tesserati, pari al 13% del totale nazionale, e si candida per ospitare i Campionati Mondiali del 2015, che verrebbero inseriti nelle manifestazioni per l’Expo. Rispetto ai concorrenti - il Brandeburgo tedesco, il lago francese di Aiguebelette e la città bielorussa di Brest - il Varesotto può offrire una miglior qualità alberghiera e soprattutto la vicinanza degli alloggi e di Malpensa alle acque di gara. Ma altri appuntamenti di livello sono previsti sul lago di Varese per il 2012, con i Campionati Europei, e l’anno successivo, con il World Rowing Masters Regatta dedicato agli amatori. Un progetto a largo raggio che punta a fare del Varesotto un centro federale di alto livello, secondo soltanto a quello umbro di Piediluco, e a portare nel nostro territorio sempre più praticanti e appassionati di uno sport ecologico e non invasivo. A chi ama la vela, invece, il Verbano offre ampia scelta di circoli, a Luino, con l’associazione velica “Alto Verbano”, a Caldè, Maccagno e Cerro di Laveno, ma chi desidera imparare può anche scegliere il lago di Lugano e il Circolo Velico di Porto Ceresio.

Ph. Paolo Zanzi

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Verde Trascorsi i tempi in cui Domenico Balestrieri, scrittore meneghino del Settecento, si faceva trasportare in portantina per le cappelle del Sacro Monte, oggi la montagna varesina è parte integrante della Via Verde, uno straordinario itinerario di trekking di ben 184 chilometri, con dieci tappe attraverso il territorio dei laghi di Lugano, Varese e Maggiore. Il percorso attraversa, tra l’altro, la parte Nord della provincia, ricca di specie botaniche e faunistiche già alpine: non è difficile, infatti, osservare l’aquila volteggiare a caccia di prede o ascoltare il richiamo del gufo reale tra le montagne che segnano il confine con la Svizzera. Il Varesotto vanta anche cospicue tradizioni di arrampicata, con la storica palestra di roccia di Campo dei Fiori, ancor oggi meta degli allievi della scuola di roccia del Cai, e altre importanti e divertenti “vie”, come la falesia di Brezzo di Bedero, di Cassano Valcuvia e quella più attrezzata del monte San Martino, per chi ama salire in cordata. Ben sei sono invece i campi di golf sparsi nel territorio: lo storico club di Luvinate, con il green che affaccia sul magnifico panorama del lago di Varese, “Le Robinie” di Solbiate Olona, il “Golf dei Laghi” a Travedona Monate, il “Panorama Golf” di via Belmonte e l’“European Golf Club” di Ispra, cui s’è aggiunto il campo pratica “Idea verde” di Olgiate Olona.

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Water, Air and Land: Sport for All

M

any centuries seem to be passed after the vaulting of Count Eng. Alberto Bonacossa with his skates on the iced lake of Ghirla. Count Bonacossa, who was also the first “Gazzetta dello Sport” editor, was even an Italian champion. In 1913 the nobleman Bonacossa was the tip of the iceberg for a group of sportsmen that moved from Milan to the Province of Varese, which was already known as a fertile land for many sports (such as figure skating and hockey on ice, in particular in Ganna and Ghirla). For example, during the cold winter of 1938, an issue of “Varese”, a monthly magazine of the Calzaturificio of Varese and of its club, which was directed by Umberto Bagaini (son of Giovanni Bagaini, founder of “La Prealpina”) said that: «a night meeting was successfully organized. The lake was impressively floodlighted by lines of Venetian lanterns and its surface welcomed a polychrome crowd of agile and kind ice skaters who satisfied their whims through thousands of rolls and quick running». Almost a century later our land has not changed and still represents a favoured point of reference for high quality sport tourism. Thanks to its lakes, mountains and plains, which embody natural and catchy training opportunities for amateurs and professionals, our land assures a range of proposals that can be hardly found in other Provinces. In fact people who visit the Province of Varese are spoilt for choice and are offered various levels of water, air and land sports. Courses and centres satisfy every kind of need, from rowing to sail flying, from trekking to cycling and from golf to horse riding.

66

Ph. Flavio Zulle

Water Rowing on the Lake of Varese is a very traditional sport and boasts champions that were born and grew in our Province such as Elia Luini, just to mention one of them. There are two high level schools: Canottieri Gavirate, founded in 1960, and the historic Canottieri Varese, created in 1927 and placed in Schiranna. There are also other associations near Lake Maggiore, in Angera, Castelveccana and Ispra (near the Lake of Monate, centre of Travedona), as well as near the Lake of Comabbio (such as Canottieri Corgeno). The importance of the Lake of Varese for water sports is

confirmed by the recent opening of a hub for Australian sportsmen (on the shore of Gavirate), that chose to train with their rowing canoeing teams on this lake. Great news are pre-announced for rowing in our Province, which is the second most important Italian land for this sport. Our Province boasts thirteen associations and more than one thousand members, equal to the 13% of National card-carrying members. Besides it is also one of the lands proposed for the World Championship 2015, that could be included among Expo events. If compared with the other competitors (Brandenburg, the French Lac d’Aiguebelette and the Byelorussian town Brest), our Province can offer a higher hotel quality and, above all, its sport competitions’ waters are near various hotels and Malpensa airport. Besides other high level events on the Lake of Varese are planned for the year 2012, such as the European Championship, and for the year 2013, such as the World Rowing Masters Regatta, that is dedicated to amateurs. This is a long-range project, aimed at making the Province of Varese become a high level federal centre (just after the centre of Piediluco in Umbria) and at offering our land more and more sportsmen and fans of this ecologic and non invasive sport. On the other hand, Verbano offers people keen on sailing a wide range of associations: “Alto Verbano”, a sailing association of Luino, as well as centres placed in Caldè, Maccagno and Cerro di Laveno. Besides, people who desire to learn to sail can opt for the Lake of Lugano and for the Circolo Velico of Porto Ceresio. Air The Aero Club “Adele Orsi” of Calcinate del Pesce is the most important Italian sail flying association, it has 230 members and an active school where it is possible to take out a pilot’s licence. This club is in honour of Adele Mazzuchelli Orsi, a champion coming from Varese, was projected by the engineer Paolo Contri and was opened in 1962. World Cup competitions take place in Calcinate too. People keen on flights without motor can refer to the school Campo Volo a Vela “Icaro” of Pradaccio in Laveno Mombello, that offers gliders, as well as hang gliders or paragliding, while people keen on motors can practise by the Aero Club of Varese, placed in the airport “Arturo Ferrarin” of Venegono Inferiore or in the airport of Vergiate.

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Water, Air and Land: Sport for All

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any centuries seem to be passed after the vaulting of Count Eng. Alberto Bonacossa with his skates on the iced lake of Ghirla. Count Bonacossa, who was also the first “Gazzetta dello Sport” editor, was even an Italian champion. In 1913 the nobleman Bonacossa was the tip of the iceberg for a group of sportsmen that moved from Milan to the Province of Varese, which was already known as a fertile land for many sports (such as figure skating and hockey on ice, in particular in Ganna and Ghirla). For example, during the cold winter of 1938, an issue of “Varese”, a monthly magazine of the Calzaturificio of Varese and of its club, which was directed by Umberto Bagaini (son of Giovanni Bagaini, founder of “La Prealpina”) said that: «a night meeting was successfully organized. The lake was impressively floodlighted by lines of Venetian lanterns and its surface welcomed a polychrome crowd of agile and kind ice skaters who satisfied their whims through thousands of rolls and quick running». Almost a century later our land has not changed and still represents a favoured point of reference for high quality sport tourism. Thanks to its lakes, mountains and plains, which embody natural and catchy training opportunities for amateurs and professionals, our land assures a range of proposals that can be hardly found in other Provinces. In fact people who visit the Province of Varese are spoilt for choice and are offered various levels of water, air and land sports. Courses and centres satisfy every kind of need, from rowing to sail flying, from trekking to cycling and from golf to horse riding.

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Ph. Flavio Zulle

Water Rowing on the Lake of Varese is a very traditional sport and boasts champions that were born and grew in our Province such as Elia Luini, just to mention one of them. There are two high level schools: Canottieri Gavirate, founded in 1960, and the historic Canottieri Varese, created in 1927 and placed in Schiranna. There are also other associations near Lake Maggiore, in Angera, Castelveccana and Ispra (near the Lake of Monate, centre of Travedona), as well as near the Lake of Comabbio (such as Canottieri Corgeno). The importance of the Lake of Varese for water sports is

confirmed by the recent opening of a hub for Australian sportsmen (on the shore of Gavirate), that chose to train with their rowing canoeing teams on this lake. Great news are pre-announced for rowing in our Province, which is the second most important Italian land for this sport. Our Province boasts thirteen associations and more than one thousand members, equal to the 13% of National card-carrying members. Besides it is also one of the lands proposed for the World Championship 2015, that could be included among Expo events. If compared with the other competitors (Brandenburg, the French Lac d’Aiguebelette and the Byelorussian town Brest), our Province can offer a higher hotel quality and, above all, its sport competitions’ waters are near various hotels and Malpensa airport. Besides other high level events on the Lake of Varese are planned for the year 2012, such as the European Championship, and for the year 2013, such as the World Rowing Masters Regatta, that is dedicated to amateurs. This is a long-range project, aimed at making the Province of Varese become a high level federal centre (just after the centre of Piediluco in Umbria) and at offering our land more and more sportsmen and fans of this ecologic and non invasive sport. On the other hand, Verbano offers people keen on sailing a wide range of associations: “Alto Verbano”, a sailing association of Luino, as well as centres placed in Caldè, Maccagno and Cerro di Laveno. Besides, people who desire to learn to sail can opt for the Lake of Lugano and for the Circolo Velico of Porto Ceresio. Air The Aero Club “Adele Orsi” of Calcinate del Pesce is the most important Italian sail flying association, it has 230 members and an active school where it is possible to take out a pilot’s licence. This club is in honour of Adele Mazzuchelli Orsi, a champion coming from Varese, was projected by the engineer Paolo Contri and was opened in 1962. World Cup competitions take place in Calcinate too. People keen on flights without motor can refer to the school Campo Volo a Vela “Icaro” of Pradaccio in Laveno Mombello, that offers gliders, as well as hang gliders or paragliding, while people keen on motors can practise by the Aero Club of Varese, placed in the airport “Arturo Ferrarin” of Venegono Inferiore or in the airport of Vergiate.

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Ph. Paolo Zanzi

Per il canottaggio un progetto a largo raggio che punta a fare del Varesotto un centro federale di alto livello, secondo soltanto a quello umbro di Piediluco, e a portare nel nostro territorio sempre pi첫 praticanti e appassionati di uno sport ecologico e non invasivo.


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Ph. Paolo Zanzi

Per il canottaggio un progetto a largo raggio che punta a fare del Varesotto un centro federale di alto livello, secondo soltanto a quello umbro di Piediluco, e a portare nel nostro territorio sempre pi첫 praticanti e appassionati di uno sport ecologico e non invasivo.


Land People who prefer to stay on land are offered more than 100 km cycle-lanes. Thanks to a green 27 km road there is the possibility to cycle along all the shores of the Lake of Varese and the majority of the shores of the Lake of Comabbio, where people can go along a wood platform that is half kilometre long and gives cyclists the sensation to be hanging over the water. The Province of Varese boasts an enviable cycling tradition: Luigi Ganna won the first Giro d’Italia in 1909, while in 1951 and in 2008 the World Championships took place in our land. Therefore tourists can select the most suitable route among various itineraries, that present different levels of difficulty. The routes go from the Lake of Lugano to the Lake Maggiore and from the mount Sette Termini to the wonderful Val Veddasca, and offer 127 km cycle-lanes that cross natural landscapes which are still partly wild. People keen on mountain bike or racing bicycle can discover a land which is rich of natural beauties and architectonic buildings that sometimes are not included in the usual tourist itineraries and can be seen from close up thanks to an ecologic and adaptable mean like the bicycle. The same opportunities are given by horse trekking, a sport which has been greatly developing and promoting riding schools all over our Province. For example the horse club “La Valletta” in Via Valle Luna – Varese organises horse trekking to Sacro Monte and in Palude Brabbia. Among the most active riding schools there are: Scuderia Scerée and the horse club Gallione in Bodio Lomnago, the Gruppo equestre della Brughiera in Casorate Sempione and the stable Le Vignazze in Somma Lombardo. Besides in the village called Mustonate (near Lissago) Francesco Aletti Montano opened a real equestrian centre, that has a panoramic track where it is possible to admire the Lake of Varese and the Monte Rosa and where races involving teams coming from all over Europe are organized.

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Ph. Paolo Zanzi

Ph. Flavio Zulle

Green During the XVIII Century Domenico Balestrieri, who was a writer from Milan, used to be carried with a sedan chair when visiting the chapels of Sacro Monte. Nowadays the mountains in the Province of Varese are integral part of the so-called Via Verde (Green Road, translator’s note), that is an extraordinary 184 km trekking itinerary with ten stopping places in the area that covers the Lake of Lugano, the Lake of Varese and the Lake Maggiore. Besides this route crosses the Northern part of our Province, that is rich of botanic and faunal alpine species. In fact it is not difficult to see an eagle circling in order to catch preys or to hear the cries of the eagle-owl in the mountains that define the border between Italy and Switzerland. Moreover the Province of Varese boasts relevant climbing traditions, thanks to the historic practice wall of Campo dei Fiori, which still represents the point of reference for those who belong to CAI school (Italian Alpine School, translator’s note) for rock climbing. However there are other significant and amusing “walls”, such as the cliff of Brezzo di Bedero, of Cassano Valcuvia and the falaise of the mount San Martino, which is more equipped and is suited for roped climbers. There are also a good six golf courses in all our Province: the historic club of Luvinate, that boasts a green course where it is possible to admire the Lake of Varese, the golf course “Le Robinie” of Solbiate Olona, the “Golf dei Laghi” in Travedona Monate, the “Panorama Golf” in Via Belmonte and the “European Golf Club” in Ispra, as well as the new practice golf course “Idea verde”in Olgiate Olona.


Land People who prefer to stay on land are offered more than 100 km cycle-lanes. Thanks to a green 27 km road there is the possibility to cycle along all the shores of the Lake of Varese and the majority of the shores of the Lake of Comabbio, where people can go along a wood platform that is half kilometre long and gives cyclists the sensation to be hanging over the water. The Province of Varese boasts an enviable cycling tradition: Luigi Ganna won the first Giro d’Italia in 1909, while in 1951 and in 2008 the World Championships took place in our land. Therefore tourists can select the most suitable route among various itineraries, that present different levels of difficulty. The routes go from the Lake of Lugano to the Lake Maggiore and from the mount Sette Termini to the wonderful Val Veddasca, and offer 127 km cycle-lanes that cross natural landscapes which are still partly wild. People keen on mountain bike or racing bicycle can discover a land which is rich of natural beauties and architectonic buildings that sometimes are not included in the usual tourist itineraries and can be seen from close up thanks to an ecologic and adaptable mean like the bicycle. The same opportunities are given by horse trekking, a sport which has been greatly developing and promoting riding schools all over our Province. For example the horse club “La Valletta” in Via Valle Luna – Varese organises horse trekking to Sacro Monte and in Palude Brabbia. Among the most active riding schools there are: Scuderia Scerée and the horse club Gallione in Bodio Lomnago, the Gruppo equestre della Brughiera in Casorate Sempione and the stable Le Vignazze in Somma Lombardo. Besides in the village called Mustonate (near Lissago) Francesco Aletti Montano opened a real equestrian centre, that has a panoramic track where it is possible to admire the Lake of Varese and the Monte Rosa and where races involving teams coming from all over Europe are organized.

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Ph. Paolo Zanzi

Ph. Flavio Zulle

Green During the XVIII Century Domenico Balestrieri, who was a writer from Milan, used to be carried with a sedan chair when visiting the chapels of Sacro Monte. Nowadays the mountains in the Province of Varese are integral part of the so-called Via Verde (Green Road, translator’s note), that is an extraordinary 184 km trekking itinerary with ten stopping places in the area that covers the Lake of Lugano, the Lake of Varese and the Lake Maggiore. Besides this route crosses the Northern part of our Province, that is rich of botanic and faunal alpine species. In fact it is not difficult to see an eagle circling in order to catch preys or to hear the cries of the eagle-owl in the mountains that define the border between Italy and Switzerland. Moreover the Province of Varese boasts relevant climbing traditions, thanks to the historic practice wall of Campo dei Fiori, which still represents the point of reference for those who belong to CAI school (Italian Alpine School, translator’s note) for rock climbing. However there are other significant and amusing “walls”, such as the cliff of Brezzo di Bedero, of Cassano Valcuvia and the falaise of the mount San Martino, which is more equipped and is suited for roped climbers. There are also a good six golf courses in all our Province: the historic club of Luvinate, that boasts a green course where it is possible to admire the Lake of Varese, the golf course “Le Robinie” of Solbiate Olona, the “Golf dei Laghi” in Travedona Monate, the “Panorama Golf” in Via Belmonte and the “European Golf Club” in Ispra, as well as the new practice golf course “Idea verde”in Olgiate Olona.


Chi visita il Varesotto ha soltanto l’imbarazzo della scelta e può praticare sport acquatici, aerei e terrestri a ogni livello. Dal canottaggio al volo a vela, dal trekking al ciclismo, fino al golf e all’equitazione, non mancano corsi e sedi adatti a ciascuna esigenza.

Ph. Paolo Zanzi

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Chi visita il Varesotto ha soltanto l’imbarazzo della scelta e può praticare sport acquatici, aerei e terrestri a ogni livello. Dal canottaggio al volo a vela, dal trekking al ciclismo, fino al golf e all’equitazione, non mancano corsi e sedi adatti a ciascuna esigenza.

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Bikehotel Crescono… di Andrea Giacometti

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on più un’abitudine d’élite, il cicloturismo si sta diffondendo a macchia d’olio. Godersi il paesaggio e la natura, è un privilegio impagabile, tanto più se ciò costituisce la cornice di una vacanza. Un’abitudine di fare vacanza, uno stile di vita, ma anche uno sport, che trovano in Europa del Nord, in particolare in Germania, il loro vero regno. L’istituto di ricerche Trendscope ha effettuato su incarico del Parlamento Europeo una ricerca sul cicloturismo. Secondo tale ricerca, ogni anno circa 25,6 milioni di persone in Europa intraprendono un viaggio in bicicletta con almeno un pernottamento: ciò corrisponde al 3% dei viaggi turistici della popolazione dell’Ue. In Europa, oltre un cicloturista su cinque è tedesco: circa 5 milioni e mezzo di tedeschi intraprendono complessivamente un viaggio in bici di più giorni all’anno. Una Location Ideale Il cicloturismo trova nella provincia di Varese una location ideale. Luoghi interessanti e suggestivi, bellezze naturali, varietà di itinerari possibili, fanno del Varesotto un luogo ideale. Da qualche anno inoltre, a partire dai Mondiali di Ciclismo di Varese del 2008 e poi di Mendrisio dell’anno dopo, si è sempre più consapevoli che il cicloturismo è un’importante carta da giocare. Sul territorio sono presenti diverse strutture ricettive ad hoc, almeno una dozzina: i Bikehotel, nati grazie a un progetto sviluppato dalla Camera di Commercio. «Da noi principalmente arrivano stranieri, in particolare svizzeri e tedeschi. E le richieste più frequenti che ci rivolgono sono relative ai percorsi ciclabili e ai luoghi dove si possono assaggiare prodotti locali». Guido Brovelli è proprietario dell’Hotel Conca Azzurra a Ranco, sul Lago Maggiore. Spiega che ormai l’offerta di servizi di un Bikehotel è ampia. Ci sono servizi come un’officina meccanica per eventuali guasti, un luogo di ricovero delle bici, la lavanderia. E non manca la possibilità di preparare menu che rispettino diete particolari, spesso vegetariane, nel caso di turisti del Nord. Per Brovelli è la varietà della nostra provincia che attira. Nuove idee e progetti si affacciano sul territorio: è il caso del progetto ecosostenibile Road to Wellness (Territorio per il Benessere) che, tra la Costa Fiorita del Lago Maggiore e i verdi vigneti di Mendrisio, consente di lasciare l’auto a casa perché l’arrivo negli hotel e B&B che aderiscono all’iniziativa è garantito con il trasporto gratuito tra le strutture alberghiere e le principali stazioni e aeroporti di arrivo e partenza, e per spostarsi sul territorio c’è un parco biciclette elettriche a disposizione.

Ph. Carlo Meazza

Giocarsela con le Dolomiti Molto vicino al centro di Varese c’è poi l’Art Hotel, che gestisce il giovane Andrea Lorenzini. Spiega che gran parte di gruppi organizzati di cicloturisti arrivano grazie ai tour operator. «Gruppi da Stati Uniti e Australia. Ma dobbiamo sempre tenere alta la

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Bikehotel Crescono… di Andrea Giacometti

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on più un’abitudine d’élite, il cicloturismo si sta diffondendo a macchia d’olio. Godersi il paesaggio e la natura, è un privilegio impagabile, tanto più se ciò costituisce la cornice di una vacanza. Un’abitudine di fare vacanza, uno stile di vita, ma anche uno sport, che trovano in Europa del Nord, in particolare in Germania, il loro vero regno. L’istituto di ricerche Trendscope ha effettuato su incarico del Parlamento Europeo una ricerca sul cicloturismo. Secondo tale ricerca, ogni anno circa 25,6 milioni di persone in Europa intraprendono un viaggio in bicicletta con almeno un pernottamento: ciò corrisponde al 3% dei viaggi turistici della popolazione dell’Ue. In Europa, oltre un cicloturista su cinque è tedesco: circa 5 milioni e mezzo di tedeschi intraprendono complessivamente un viaggio in bici di più giorni all’anno. Una Location Ideale Il cicloturismo trova nella provincia di Varese una location ideale. Luoghi interessanti e suggestivi, bellezze naturali, varietà di itinerari possibili, fanno del Varesotto un luogo ideale. Da qualche anno inoltre, a partire dai Mondiali di Ciclismo di Varese del 2008 e poi di Mendrisio dell’anno dopo, si è sempre più consapevoli che il cicloturismo è un’importante carta da giocare. Sul territorio sono presenti diverse strutture ricettive ad hoc, almeno una dozzina: i Bikehotel, nati grazie a un progetto sviluppato dalla Camera di Commercio. «Da noi principalmente arrivano stranieri, in particolare svizzeri e tedeschi. E le richieste più frequenti che ci rivolgono sono relative ai percorsi ciclabili e ai luoghi dove si possono assaggiare prodotti locali». Guido Brovelli è proprietario dell’Hotel Conca Azzurra a Ranco, sul Lago Maggiore. Spiega che ormai l’offerta di servizi di un Bikehotel è ampia. Ci sono servizi come un’officina meccanica per eventuali guasti, un luogo di ricovero delle bici, la lavanderia. E non manca la possibilità di preparare menu che rispettino diete particolari, spesso vegetariane, nel caso di turisti del Nord. Per Brovelli è la varietà della nostra provincia che attira. Nuove idee e progetti si affacciano sul territorio: è il caso del progetto ecosostenibile Road to Wellness (Territorio per il Benessere) che, tra la Costa Fiorita del Lago Maggiore e i verdi vigneti di Mendrisio, consente di lasciare l’auto a casa perché l’arrivo negli hotel e B&B che aderiscono all’iniziativa è garantito con il trasporto gratuito tra le strutture alberghiere e le principali stazioni e aeroporti di arrivo e partenza, e per spostarsi sul territorio c’è un parco biciclette elettriche a disposizione.

Ph. Carlo Meazza

Giocarsela con le Dolomiti Molto vicino al centro di Varese c’è poi l’Art Hotel, che gestisce il giovane Andrea Lorenzini. Spiega che gran parte di gruppi organizzati di cicloturisti arrivano grazie ai tour operator. «Gruppi da Stati Uniti e Australia. Ma dobbiamo sempre tenere alta la

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Ph. Carlo Meazza

Bike-hotels are increasing…

C

ycling tourism is no longer an elite habit and is increasing in all directions. It is invaluable privilege to enjoy landscapes and nature, all the more so because it can be the framework of a holiday. This is a way to go on holiday, a life style but also a sport, that rules in Northern Europe and particularly in Germany. The research institute Trendscope was charged by the European Parliament with a research on cycling tourism. In accordance with this research, every year about 25.6 millions of people in Europe set out on a journey by bicycle which includes at least an overnight stay. This result coincides with the 3% of tourist journeys chosen by EU population. In Europe more than one cycling tourist in five comes from Germany and every year about five millions and a half German citizens set out on a cycling journey that lasts several days. A perfect Location The Province of Varese represents a perfect location for cycling tourism and an ideal place, thanks to its interesting and suggestive landscapes, its natural beauties and its variety of possible itineraries. Besides, since the Cycling World Championships of Varese in 2008 and of Mendrisio in 2009 people is more and more aware that cycling tourism is a relevant safe card. In our land there are several ad hoc accommodation facilities (at least twelve ones), that is the so-called bike-hotels, opened thanks to a project of the Chamber of Commerce. «In general our guests come from foreign countries, in particular Switzerland and Germany. Their most frequent requests concern cycling tracks and places where they can taste local products». Guido Brovelli is the owner of Hotel Conca Azzura, situated in Ranco, on the shore of Lake Maggiore. He explains us that the services offered by a bike-hotel are numerous by now. There are facilities like a machine shop for any failure, a room where tourists can place their bikes and a laundry. Moreover, in case of tourists coming from the North of Europe, there is the possibility to chose menus that follow particular diets, often vegetarian ones. In Brovelli’s opinion our Province attracts tourism thanks to the various opportunities offered. New ideas and projects are developed for our land: This is the case of the eco-sustainable project called Road to Wellness (Territorio per il Benessere), whose route goes from the shore full of flowers of Lake Maggiore to the green vineyards of Mendrisio. The Road to Wellness allows tourists to leave their car at home because the hotels and B&Bs that agree to this initiative guarantee arrivals and free transport from their hotel accommodations to the main

stations and airports. Besides tourists can move using the electric bicycles offered them by the same hotels. Varese is competing with Dolomites Art Hotel, which is managed by the young Andrea Lorenzini, is near the centre of Varese. He explains us that the majority of cycling tourists and groups arrive in our land thanks to tour operators. «There are groups coming from the USA and Australia. However we must always be careful because competition in this sector is very high. This year we compete with the Dolomites». Cycling tourism is chosen by an increasing number of families, which request electric bikes. They are suggested several solutions, but on the whole it is fundamental to develop a strategy to spread and promote facilities for people keen on bikes. «This market is wide and our point of reference is represented by those Countries which are accustomed to rich, coherent and innovative offers». Promotion is a target from which entrepreneurs expect more results: «After the initiatives linked with the World Cycling Championship it is essential institutions of our land to promote resolutely bike-hotels». If we opt for Varese and the shores of its Lake cycling tourists meet Hotel Vecchia Riva, which pays a lot of attention on them. As its owner Maurizio De Andreis says: «Our land is chosen by those who are keen on bicycle but also by a lot of normal people who ride a bicycle». Here there are many Belgian, Dutch and French people too. This type of guests is important, but it should be offered more initiatives. New initiatives, ideal locations, hoteliers’ enthusiasm: these are the right ingredients to issue a challenge thinking about future.

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Ph. Paolo Zanzi

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guardia, perché la concorrenza, anche su questo fronte, è fortissima. Quest’anno ce la siamo giocata con le Dolomiti». Sempre più famiglie scelgono il cicloturismo, che puntano sull’uso di bici elettriche. A loro sono rivolte diverse proposte, ma in generale diventa fondamentale una strategia per diffondere e promuovere queste strutture rivolte agli amanti delle due ruote. «Il mercato è ampio, il nostro riferimento sono Paesi abituati ad un’offerta ricca, coerente, innovativa». Un fronte, la promozione, da cui gli imprenditori si aspettano di più. «Dopo le iniziative legate ai Mondiali di Ciclismo, occorre rilanciare un’azione di convinta promozione dei Bikehotel da parte degli enti del territorio». Sempre a Varese, ma sul Lago, anche l’Hotel Vecchia Riva guarda con attenzione ai cicloturisti. Per il proprietario Maurizio De Andreis: «La nostra è una zona scelta da tanta gente normale che va in bici, non solo appassionati». Anche qui arrivano tanti belgi, olandesi, francesi. Una clientela importante, che però dovrebbe essere attirata con più iniziative. Nuove proposte, location ideali, entusiasmo degli albergatori: tutti ingredienti giusti per lanciare una sfida alla grande guardando al futuro.


Ph. Carlo Meazza

Bike-hotels are increasing…

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ycling tourism is no longer an elite habit and is increasing in all directions. It is invaluable privilege to enjoy landscapes and nature, all the more so because it can be the framework of a holiday. This is a way to go on holiday, a life style but also a sport, that rules in Northern Europe and particularly in Germany. The research institute Trendscope was charged by the European Parliament with a research on cycling tourism. In accordance with this research, every year about 25.6 millions of people in Europe set out on a journey by bicycle which includes at least an overnight stay. This result coincides with the 3% of tourist journeys chosen by EU population. In Europe more than one cycling tourist in five comes from Germany and every year about five millions and a half German citizens set out on a cycling journey that lasts several days. A perfect Location The Province of Varese represents a perfect location for cycling tourism and an ideal place, thanks to its interesting and suggestive landscapes, its natural beauties and its variety of possible itineraries. Besides, since the Cycling World Championships of Varese in 2008 and of Mendrisio in 2009 people is more and more aware that cycling tourism is a relevant safe card. In our land there are several ad hoc accommodation facilities (at least twelve ones), that is the so-called bike-hotels, opened thanks to a project of the Chamber of Commerce. «In general our guests come from foreign countries, in particular Switzerland and Germany. Their most frequent requests concern cycling tracks and places where they can taste local products». Guido Brovelli is the owner of Hotel Conca Azzura, situated in Ranco, on the shore of Lake Maggiore. He explains us that the services offered by a bike-hotel are numerous by now. There are facilities like a machine shop for any failure, a room where tourists can place their bikes and a laundry. Moreover, in case of tourists coming from the North of Europe, there is the possibility to chose menus that follow particular diets, often vegetarian ones. In Brovelli’s opinion our Province attracts tourism thanks to the various opportunities offered. New ideas and projects are developed for our land: This is the case of the eco-sustainable project called Road to Wellness (Territorio per il Benessere), whose route goes from the shore full of flowers of Lake Maggiore to the green vineyards of Mendrisio. The Road to Wellness allows tourists to leave their car at home because the hotels and B&Bs that agree to this initiative guarantee arrivals and free transport from their hotel accommodations to the main

stations and airports. Besides tourists can move using the electric bicycles offered them by the same hotels. Varese is competing with Dolomites Art Hotel, which is managed by the young Andrea Lorenzini, is near the centre of Varese. He explains us that the majority of cycling tourists and groups arrive in our land thanks to tour operators. «There are groups coming from the USA and Australia. However we must always be careful because competition in this sector is very high. This year we compete with the Dolomites». Cycling tourism is chosen by an increasing number of families, which request electric bikes. They are suggested several solutions, but on the whole it is fundamental to develop a strategy to spread and promote facilities for people keen on bikes. «This market is wide and our point of reference is represented by those Countries which are accustomed to rich, coherent and innovative offers». Promotion is a target from which entrepreneurs expect more results: «After the initiatives linked with the World Cycling Championship it is essential institutions of our land to promote resolutely bike-hotels». If we opt for Varese and the shores of its Lake cycling tourists meet Hotel Vecchia Riva, which pays a lot of attention on them. As its owner Maurizio De Andreis says: «Our land is chosen by those who are keen on bicycle but also by a lot of normal people who ride a bicycle». Here there are many Belgian, Dutch and French people too. This type of guests is important, but it should be offered more initiatives. New initiatives, ideal locations, hoteliers’ enthusiasm: these are the right ingredients to issue a challenge thinking about future.

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guardia, perché la concorrenza, anche su questo fronte, è fortissima. Quest’anno ce la siamo giocata con le Dolomiti». Sempre più famiglie scelgono il cicloturismo, che puntano sull’uso di bici elettriche. A loro sono rivolte diverse proposte, ma in generale diventa fondamentale una strategia per diffondere e promuovere queste strutture rivolte agli amanti delle due ruote. «Il mercato è ampio, il nostro riferimento sono Paesi abituati ad un’offerta ricca, coerente, innovativa». Un fronte, la promozione, da cui gli imprenditori si aspettano di più. «Dopo le iniziative legate ai Mondiali di Ciclismo, occorre rilanciare un’azione di convinta promozione dei Bikehotel da parte degli enti del territorio». Sempre a Varese, ma sul Lago, anche l’Hotel Vecchia Riva guarda con attenzione ai cicloturisti. Per il proprietario Maurizio De Andreis: «La nostra è una zona scelta da tanta gente normale che va in bici, non solo appassionati». Anche qui arrivano tanti belgi, olandesi, francesi. Una clientela importante, che però dovrebbe essere attirata con più iniziative. Nuove proposte, location ideali, entusiasmo degli albergatori: tutti ingredienti giusti per lanciare una sfida alla grande guardando al futuro.


Ph. Paolo Zanzi


Ph. Paolo Zanzi


Un “Sacrificio” Intelligente per un Centro Sportivo Modello di Michele Mancino

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obur et Fides. Forza e fede. Una storia sportiva che continua da oltre un secolo (fu fondata nel 1902) grazie alla forza e alla fede delle persone che nei vari anni si sono avvicendate alla guida della polisportiva. Persone che hanno fatto scelte coraggiose per dare una prospettiva allo sport varesino. «Erano i primi anni Settanta e avevamo una squadra competitiva. Alla fine del campionato Marco Veronesi, Claudio Guidali, Antonio Rodà, Beppe Gergati e altri pezzi pregiati furono ceduti alla Mobilquattro, la seconda squadra di Milano. Con i soldi incassati costruimmo l’impianto di via Marzorati». Per Cesare Corti, uno dei fondatori, insieme ad Annibale Zambelli, del movimento cestistico della Robur et Fides, quella scelta fu determinante perché senza impianti e strutture lo sport non può crescere. «Finalmente avevamo un campo tutto nostro e una piscina – continua Corti – ed è da quel momento che la nostra società sportiva ha fatto un salto di qualità».

Un Complesso di Prim’Ordine Sono passati quasi quarant’anni e grazie a quell’intelligente “sacrificio”, a cui si deve aggiungere anche l’ultimo investimento di tre milioni di euro, i varesini possono contare su un complesso sportivo di prim’ordine. In via Marzorati oggi ci sono 4 piscine, 2 palestre per il basket, un campo di calcetto, una sala fitness di 300 metri quadri. Senza dimenticare la struttura del Campus presa in affitto dalla polisportiva. «E’ stato un grande investimento – spiega Alberto Zambelli, direttore dell’area tecnica –. Tutti hanno voluto metter il loro mattoncino perché la Robur et Fides è prima di tutto una società di persone. L’ammortamento sarà rapido, perché le iscrizioni sono più che triplicate». Alla polisportiva sono iscritti, tra agonisti e amatori, 2.500 atleti che frequentano corsi di nuoto, judo e ginnastica rit-

La razionale ed efficiente sede della Robur et Fides sul colle Marzorati: si fa sport guardando il Sacro Monte di Varese. (fotografia di Paolo Zanzi) The functional and efficient Robur et Fides on the hill Marzorati: Here people do sport looking Sacro Monte of Varese. (photograph by Paolo Zanzi)

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Un “Sacrificio” Intelligente per un Centro Sportivo Modello di Michele Mancino

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obur et Fides. Forza e fede. Una storia sportiva che continua da oltre un secolo (fu fondata nel 1902) grazie alla forza e alla fede delle persone che nei vari anni si sono avvicendate alla guida della polisportiva. Persone che hanno fatto scelte coraggiose per dare una prospettiva allo sport varesino. «Erano i primi anni Settanta e avevamo una squadra competitiva. Alla fine del campionato Marco Veronesi, Claudio Guidali, Antonio Rodà, Beppe Gergati e altri pezzi pregiati furono ceduti alla Mobilquattro, la seconda squadra di Milano. Con i soldi incassati costruimmo l’impianto di via Marzorati». Per Cesare Corti, uno dei fondatori, insieme ad Annibale Zambelli, del movimento cestistico della Robur et Fides, quella scelta fu determinante perché senza impianti e strutture lo sport non può crescere. «Finalmente avevamo un campo tutto nostro e una piscina – continua Corti – ed è da quel momento che la nostra società sportiva ha fatto un salto di qualità».

Un Complesso di Prim’Ordine Sono passati quasi quarant’anni e grazie a quell’intelligente “sacrificio”, a cui si deve aggiungere anche l’ultimo investimento di tre milioni di euro, i varesini possono contare su un complesso sportivo di prim’ordine. In via Marzorati oggi ci sono 4 piscine, 2 palestre per il basket, un campo di calcetto, una sala fitness di 300 metri quadri. Senza dimenticare la struttura del Campus presa in affitto dalla polisportiva. «E’ stato un grande investimento – spiega Alberto Zambelli, direttore dell’area tecnica –. Tutti hanno voluto metter il loro mattoncino perché la Robur et Fides è prima di tutto una società di persone. L’ammortamento sarà rapido, perché le iscrizioni sono più che triplicate». Alla polisportiva sono iscritti, tra agonisti e amatori, 2.500 atleti che frequentano corsi di nuoto, judo e ginnastica rit-

La razionale ed efficiente sede della Robur et Fides sul colle Marzorati: si fa sport guardando il Sacro Monte di Varese. (fotografia di Paolo Zanzi) The functional and efficient Robur et Fides on the hill Marzorati: Here people do sport looking Sacro Monte of Varese. (photograph by Paolo Zanzi)

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mica. E poi c’è l’amore viscerale per la pallacanestro, con i suoi 460 tesserati, che genera un movimento di atleti apprezzato in tutta Italia. La prima squadra, che milita nella serie B dilettanti, nel giro di cinque anni ha vinto due volte la Coppa Italia, mentre le nove formazioni giovanili (dall’under 19 al minibasket) si fanno valere nei vari campionati di categoria. «All’epoca – conclude Corti – la Robur era una palestra e una piscina. Oggi è una vera polisportiva». Ecco l’Hub Australiano Nel 2106 l’European Training Centre di Gavirate, meglio noto come hub degli australiani, compirà 100 anni. Risale, infatti, al 2006 l’accordo tra l’Amministrazione provinciale e l’Australian Sport Commission per la realizzazione dell’opera. Forse, a quella data, il fatto che governi stranieri investono per costruire strutture sportive in altri paesi, sarà una cosa normale. Al momento, quello di Gavirate rimane un esempio quasi unico, ma, secondo Warwick Forbes, rappresentante dell’Australian Sport Commission, questa soluzione è allo studio di altri stati come Canada e Cina. L’Amministrazione provinciale, per la costruzione dell’edificio, progettato dagli australiani, che hanno fornito le attrezzature interne, ha investito circa 5 milioni di euro. Investimento che sarà ammortizzato affittando la struttura agli australiani per dieci anni. I benefici per il territorio sono evidenti: sul lago di Gavirate arriveranno ogni anno un migliaio di atleti con il loro staff, i parenti e i tifosi, a cominciare da quelli che si dovranno preparare le Olimpiadi di Londra 2012. L’hub, che si sviluppa su due piani e comprende tutti i servizi necessari (laboratori di analisi, sale di terapia sportiva, vasche termali, 25 camere doppie e mensa), sarà aperto anche agli sportivi del Varesotto.

Rigoroso, misurato e funzionale, aperto all’ospitalità del nuovo “turista/residente e sportivo” che in squadra sceglie la nostra terra come culla alle sue attività, l’European Training Centre australiano di Gavirate si adagia a fronte lago.(fotografie di Paolo Zanzi) The Australina European Training Centre of Gavirate is a rigorous, functional, efficient and hospitable place for tourists, residents and sportsmen that choose our land as centre of their sport and team activities. The European Training Centre is situated in front of the Lake.(photographs by Paolo Zanzi)

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A clever “Offering” For a model sport centre

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obur et Fides. Perseverance and creed. This sport story has been continuing for more than a century (it was opened in 1902), thanks to the perseverance and the creed of those people who managed this sports club during the years. These persons made bold choices in order to give an opportunity to sport in Varese. «At the beginning of the Seventies we had a competitive team. At the end of the Championship Marco Veronesi, Claudio Guidali, Antonio Rodà, Beppe Gergati and other precious subjects were moved to Mobilquattro, that is the second team of Milan. With the money cashed we built the structure placed in Via Marzorati». In the opinion of Cesare Corti, who is one of the founders – together with Annibale Zambelli, of the basketball team of Robur et Fides, this was a determining choice because without facilities and structures sport cannot develop. «We had our own field and a swimming pool at last – Corti continues– and from that moment our sports club made a qualitative leap».

A first level structure After almost forty years and thanks to that clever “offering”, to which it is also necessary to add the latest three million euro investment, people of Varese can rely on a fist level sports centre. In this centre, placed in Via Marzorati, there are now four swimming pools, two basket gyms, a football field and a 300 square metre fitness room. We do not forget the structure in Campus rented by the sports club too. «This was a great investment – as Alberto Zambelli, director of the technical area explains us – All people wanted to give their brick and support the club, because Robur et Fides is firstly a form of partnership. The amortization will be rapid, because memberships are trebled». The sports club counts 2,500 athletes, that include members, agonists and amateurs following swimming, judo and eurhythmics courses. Moreover there is a visceral passion for basketball, that counts 460 members and generates an athletes’ involvement that is appreciated in all Italy. Its first team, which is in the First Division, won twice the Coppa Italia in five years, while the nine young teams (from under 19 to mini-basket) assert themselves in League championships. «In the past –Corti concludes– Robur was a fitness centre and a swimming pool. Nowadays is a real sports club». Here is the Australian Hub In 2016 the European Training Centre of Gavirate, better-known as the Australian Hub, will be 10 years old. In fact in 2006 the agreement concerned the building of this hub was signed between the Administration of the Province and the Australian Sport Commission. Maybe in 2016 the presence of foreign governments investing in sport structures abroad will be considered normal. At this moment the hub of Gavirate is an almost unique example, but in the opinion of the representative of the Australian Sport Commission, Warwick Forbes, this solution has been also studied by other countries like Canada and China. The Administration of our Province invested about 5 millions Euro in the building of this structure, which was projected by an Australian group that also supplied inside facilities. This investment will be amortized by renting this building to Australian teams for ten years. The advantages for our land are evident: Every year on the shores of the Lake of Gavirate will arrive a thousand athletes with their staff, their relatives and fans, starting from those people who need to train for the London Olympic Games 2012. The hub includes two floors, has all the necessary services (laboratories for analysis, rooms for sport therapy, thermal baths, twenty-five double rooms and canteen) and it will be opened to sportsmen of the Province of Varese too.

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mica. E poi c’è l’amore viscerale per la pallacanestro, con i suoi 460 tesserati, che genera un movimento di atleti apprezzato in tutta Italia. La prima squadra, che milita nella serie B dilettanti, nel giro di cinque anni ha vinto due volte la Coppa Italia, mentre le nove formazioni giovanili (dall’under 19 al minibasket) si fanno valere nei vari campionati di categoria. «All’epoca – conclude Corti – la Robur era una palestra e una piscina. Oggi è una vera polisportiva». Ecco l’Hub Australiano Nel 2106 l’European Training Centre di Gavirate, meglio noto come hub degli australiani, compirà 100 anni. Risale, infatti, al 2006 l’accordo tra l’Amministrazione provinciale e l’Australian Sport Commission per la realizzazione dell’opera. Forse, a quella data, il fatto che governi stranieri investono per costruire strutture sportive in altri paesi, sarà una cosa normale. Al momento, quello di Gavirate rimane un esempio quasi unico, ma, secondo Warwick Forbes, rappresentante dell’Australian Sport Commission, questa soluzione è allo studio di altri stati come Canada e Cina. L’Amministrazione provinciale, per la costruzione dell’edificio, progettato dagli australiani, che hanno fornito le attrezzature interne, ha investito circa 5 milioni di euro. Investimento che sarà ammortizzato affittando la struttura agli australiani per dieci anni. I benefici per il territorio sono evidenti: sul lago di Gavirate arriveranno ogni anno un migliaio di atleti con il loro staff, i parenti e i tifosi, a cominciare da quelli che si dovranno preparare le Olimpiadi di Londra 2012. L’hub, che si sviluppa su due piani e comprende tutti i servizi necessari (laboratori di analisi, sale di terapia sportiva, vasche termali, 25 camere doppie e mensa), sarà aperto anche agli sportivi del Varesotto.

Rigoroso, misurato e funzionale, aperto all’ospitalità del nuovo “turista/residente e sportivo” che in squadra sceglie la nostra terra come culla alle sue attività, l’European Training Centre australiano di Gavirate si adagia a fronte lago.(fotografie di Paolo Zanzi) The Australina European Training Centre of Gavirate is a rigorous, functional, efficient and hospitable place for tourists, residents and sportsmen that choose our land as centre of their sport and team activities. The European Training Centre is situated in front of the Lake.(photographs by Paolo Zanzi)

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A clever “Offering” For a model sport centre

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obur et Fides. Perseverance and creed. This sport story has been continuing for more than a century (it was opened in 1902), thanks to the perseverance and the creed of those people who managed this sports club during the years. These persons made bold choices in order to give an opportunity to sport in Varese. «At the beginning of the Seventies we had a competitive team. At the end of the Championship Marco Veronesi, Claudio Guidali, Antonio Rodà, Beppe Gergati and other precious subjects were moved to Mobilquattro, that is the second team of Milan. With the money cashed we built the structure placed in Via Marzorati». In the opinion of Cesare Corti, who is one of the founders – together with Annibale Zambelli, of the basketball team of Robur et Fides, this was a determining choice because without facilities and structures sport cannot develop. «We had our own field and a swimming pool at last – Corti continues– and from that moment our sports club made a qualitative leap».

A first level structure After almost forty years and thanks to that clever “offering”, to which it is also necessary to add the latest three million euro investment, people of Varese can rely on a fist level sports centre. In this centre, placed in Via Marzorati, there are now four swimming pools, two basket gyms, a football field and a 300 square metre fitness room. We do not forget the structure in Campus rented by the sports club too. «This was a great investment – as Alberto Zambelli, director of the technical area explains us – All people wanted to give their brick and support the club, because Robur et Fides is firstly a form of partnership. The amortization will be rapid, because memberships are trebled». The sports club counts 2,500 athletes, that include members, agonists and amateurs following swimming, judo and eurhythmics courses. Moreover there is a visceral passion for basketball, that counts 460 members and generates an athletes’ involvement that is appreciated in all Italy. Its first team, which is in the First Division, won twice the Coppa Italia in five years, while the nine young teams (from under 19 to mini-basket) assert themselves in League championships. «In the past –Corti concludes– Robur was a fitness centre and a swimming pool. Nowadays is a real sports club». Here is the Australian Hub In 2016 the European Training Centre of Gavirate, better-known as the Australian Hub, will be 10 years old. In fact in 2006 the agreement concerned the building of this hub was signed between the Administration of the Province and the Australian Sport Commission. Maybe in 2016 the presence of foreign governments investing in sport structures abroad will be considered normal. At this moment the hub of Gavirate is an almost unique example, but in the opinion of the representative of the Australian Sport Commission, Warwick Forbes, this solution has been also studied by other countries like Canada and China. The Administration of our Province invested about 5 millions Euro in the building of this structure, which was projected by an Australian group that also supplied inside facilities. This investment will be amortized by renting this building to Australian teams for ten years. The advantages for our land are evident: Every year on the shores of the Lake of Gavirate will arrive a thousand athletes with their staff, their relatives and fans, starting from those people who need to train for the London Olympic Games 2012. The hub includes two floors, has all the necessary services (laboratories for analysis, rooms for sport therapy, thermal baths, twenty-five double rooms and canteen) and it will be opened to sportsmen of the Province of Varese too.

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Quella Sanità Varesina che Fa Gol di Massimo Lodi

N

on si scopre nulla di nuovo dicendo dell’esistenza d’un polo sportivo-sanitario di prim’ordine a Varese. Però ogni tanto è il caso di riscoprirne (ricordarne) l’esistenza e la primazia, perché non è che capiti di vederlo spesso citato, questo polo, nell’opulento dichiarazionismo sulle eccellenze locali. Se ne indicano altre, bellamente trascurandolo.

84

Con Arcelli Nasce la Preparazione Fisica Per esempio si trascura di dire che la preparazione fisica in Italia, intesa secondo criteri scientifici d’avanguardia, ha avuto il suo fondatore in Enrico Arcelli, medico sportivo, allenatore prima e tecnico poi della Federazione italiana d’atletica leggera, presidente dell’équipe Enervit specializzata nell’alimentazione degli agonisti. E non solo degli agonisti. Arcelli, potendo combinare tutte queste conoscenze, ha prodotto un risultato unico nella cura dei praticanti dello sport: ne ha individuato i criteri d’allenamento senza disgiungerli da quelli del pre e del dopo allenamento. E cioè: come ci si avvicina a una prestazione fisica, come ce ne si allontana. Come si deve mangiare e come bere. Quali tipi di esercizi è meglio eseguire e quali no, a seconda della disciplina praticata e delle caratteristiche individuali. Soprattutto: che pregiudizi sfatare, che consuetudini modificare, che sbagli evitare. Arcelli è stato il primo in Italia a battere questa strada, che apparve rivoluzionaria quand’egli, negli anni Settanta, la indicò. E gli capitò d’indicarla quasi per caso. Faceva il preparatore della Primavera del Varese calcio, allenata da Maroso. Era inverno, nevicò, i campi da gioco risultavano impraticabili. Arcelli propose a Maroso di far lavorare i ragazzi in palestra. E quel lavoro svolto per un paio di settimane, diede esito così brillante da far insorgere in Maroso il sospetto (in Arcelli era già una certezza) che lo si dovesse proseguire anche a neve scomparsa e campi ritornati asciutti. Così si fece e nacque un nuovo modo d’allenarsi. Dal Varese alla Juve Pluriscudettata Nacque e si sviluppò tra lo scetticismo dei santoni del giornalismo sportivo d’allora. Quando Fascetti, un altro allenatore del Varese, sposò le idee di Arcelli e lo associò alla conduzione della prima squadra che militava nel campionato di serie B, i lazzi si sprecarono. Ma intanto si sprecavano anche gli applausi, perché il Varese dava la paga a tutti, correva di più, recuperava meglio dopo gl’infortuni, non pativa flessioni di rendimento da un mese all’altro. I santoni se la diedero a gambe (se la diedero lentamente, essendo poco preparati a darsela) quando i metodi di Arcelli vennero esportati. Per esempio, per il tramite del suo epigono Pincolini, al Milan di Sacchi. Per esempio alla Juve di Lippi. Pochi rammentano che di quella grande Juve (Vialli e Del Piero, Deschamps e Zidane, Peruzzi e Ferrara) Arcelli era il prezioso consulente e un suo discepolo, Giampiero Ventrone, il preparatore atletico. Ci fu un bel po’ di Varese nella Juve pluriscudettata, campione d’Europa e campione del mondo.

Un Moser da Record dell’Ora… Ci fu un bel po’ di Varese anche nel record dell’ora di Moser nell’84. Arcelli propose l’impresa allo svizzero Gisiger che declinò l’invito, Francesco l’accolse, venne ad allenarsi qui, faceva sul Cartabbia e al Sacro Monte ripetute di potenziamento con rapporti durissimi e a bassa frequenza. Più molto altro di specifico che non è il caso di ricordare. Andò a Città del Messico a provare l’impresa, e contro ogni previsione infranse la barriera (che pareva infrangibile) fissata da Eddy Merckx detto il Cannibale. Moser se lo pappò con disinvoltura. Il ciclismo credette molto nei metodi di Arcelli e dei suoi discepoli. Ci credette Sergio Squinzi dando vita al Centro Mapei di Castellanza diretto da Aldo Sassi, laboratorio di alta qualità professionale per misurare le potenziali prerogative degli atleti e darvi il più adatto sviluppo. Da lì sono passati e continuano a passare torme di sconosciuti, ma anche file di campioni. L’Ivan Basso post-doping si è ricostruito a Castellanza e, per raccontarne una un po’ meno nota, perfino Jean Alesi, al tempo in cui pilotava la Ferrari, andava da Sassi a verificare la sua condizione fisica e studiare come elevarne il livello. Riabilitazione e Ortopedia Abbiamo sempre avuto, noi varesini, questo pallino di gareggiare per l’optimum. Ce l’ha avuto per esempio Mario Carletti, anch’egli medico sportivo e ricercatore nella frontiera dell’allenamento atletico e oggi in prima linea nella riabilitazione di chi pratica attività paraolimpiche nel suo ruolo di direttore della specifica area dell’Inail. Ce l’ha avuto, a proposito di disabili, Fabrizio Macchi, versatile atleta di successo e fisioterapista che aiuta i successi altrui, ove per successi il più delle volte s’intende la riacquistata capacità di mettere il corpo e la mente all’inseguimento vincente d’una idea di recupero. Ce l’ha naturalmente avuto - classico esempio di “last, but not the least”- una celebrità dell’ortopedia come Mario Cherubino. Che non è varesino di nascita, ma è come se lo fosse, per questo suo essere attivo, concreto, coraggioso. Anche provocatorio, quando serve. Cherubino ha portato Varese addirittura oltre il confine del progresso immaginabile nel trattamento delle lesioni ossee e cartilaginee degli atleti, con relativo beneficio per la quotidiana routine degli operati comuni. Cherubino ha creato un a scuola, come l’aveva creata Arcelli. Gente che ha lasciato un bene d’inestimabile valore e che ha trovato altra gente disposta a conservarlo ed arricchirlo. Non è poco. Anzi: è tantissimo.

Varese in prima linea nella riabilitazione e preparazione atletica paraolimpiche: il campione Fabrizio Macchi. (fotografia di Giorgio Lotti) Varese, leader in the rehabilitation and in Paralympics’ athletic training: the champion Fabrizio Macchi. (photograph by Giorgio Lotti)

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Quella Sanità Varesina che Fa Gol di Massimo Lodi

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on si scopre nulla di nuovo dicendo dell’esistenza d’un polo sportivo-sanitario di prim’ordine a Varese. Però ogni tanto è il caso di riscoprirne (ricordarne) l’esistenza e la primazia, perché non è che capiti di vederlo spesso citato, questo polo, nell’opulento dichiarazionismo sulle eccellenze locali. Se ne indicano altre, bellamente trascurandolo.

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Con Arcelli Nasce la Preparazione Fisica Per esempio si trascura di dire che la preparazione fisica in Italia, intesa secondo criteri scientifici d’avanguardia, ha avuto il suo fondatore in Enrico Arcelli, medico sportivo, allenatore prima e tecnico poi della Federazione italiana d’atletica leggera, presidente dell’équipe Enervit specializzata nell’alimentazione degli agonisti. E non solo degli agonisti. Arcelli, potendo combinare tutte queste conoscenze, ha prodotto un risultato unico nella cura dei praticanti dello sport: ne ha individuato i criteri d’allenamento senza disgiungerli da quelli del pre e del dopo allenamento. E cioè: come ci si avvicina a una prestazione fisica, come ce ne si allontana. Come si deve mangiare e come bere. Quali tipi di esercizi è meglio eseguire e quali no, a seconda della disciplina praticata e delle caratteristiche individuali. Soprattutto: che pregiudizi sfatare, che consuetudini modificare, che sbagli evitare. Arcelli è stato il primo in Italia a battere questa strada, che apparve rivoluzionaria quand’egli, negli anni Settanta, la indicò. E gli capitò d’indicarla quasi per caso. Faceva il preparatore della Primavera del Varese calcio, allenata da Maroso. Era inverno, nevicò, i campi da gioco risultavano impraticabili. Arcelli propose a Maroso di far lavorare i ragazzi in palestra. E quel lavoro svolto per un paio di settimane, diede esito così brillante da far insorgere in Maroso il sospetto (in Arcelli era già una certezza) che lo si dovesse proseguire anche a neve scomparsa e campi ritornati asciutti. Così si fece e nacque un nuovo modo d’allenarsi. Dal Varese alla Juve Pluriscudettata Nacque e si sviluppò tra lo scetticismo dei santoni del giornalismo sportivo d’allora. Quando Fascetti, un altro allenatore del Varese, sposò le idee di Arcelli e lo associò alla conduzione della prima squadra che militava nel campionato di serie B, i lazzi si sprecarono. Ma intanto si sprecavano anche gli applausi, perché il Varese dava la paga a tutti, correva di più, recuperava meglio dopo gl’infortuni, non pativa flessioni di rendimento da un mese all’altro. I santoni se la diedero a gambe (se la diedero lentamente, essendo poco preparati a darsela) quando i metodi di Arcelli vennero esportati. Per esempio, per il tramite del suo epigono Pincolini, al Milan di Sacchi. Per esempio alla Juve di Lippi. Pochi rammentano che di quella grande Juve (Vialli e Del Piero, Deschamps e Zidane, Peruzzi e Ferrara) Arcelli era il prezioso consulente e un suo discepolo, Giampiero Ventrone, il preparatore atletico. Ci fu un bel po’ di Varese nella Juve pluriscudettata, campione d’Europa e campione del mondo.

Un Moser da Record dell’Ora… Ci fu un bel po’ di Varese anche nel record dell’ora di Moser nell’84. Arcelli propose l’impresa allo svizzero Gisiger che declinò l’invito, Francesco l’accolse, venne ad allenarsi qui, faceva sul Cartabbia e al Sacro Monte ripetute di potenziamento con rapporti durissimi e a bassa frequenza. Più molto altro di specifico che non è il caso di ricordare. Andò a Città del Messico a provare l’impresa, e contro ogni previsione infranse la barriera (che pareva infrangibile) fissata da Eddy Merckx detto il Cannibale. Moser se lo pappò con disinvoltura. Il ciclismo credette molto nei metodi di Arcelli e dei suoi discepoli. Ci credette Sergio Squinzi dando vita al Centro Mapei di Castellanza diretto da Aldo Sassi, laboratorio di alta qualità professionale per misurare le potenziali prerogative degli atleti e darvi il più adatto sviluppo. Da lì sono passati e continuano a passare torme di sconosciuti, ma anche file di campioni. L’Ivan Basso post-doping si è ricostruito a Castellanza e, per raccontarne una un po’ meno nota, perfino Jean Alesi, al tempo in cui pilotava la Ferrari, andava da Sassi a verificare la sua condizione fisica e studiare come elevarne il livello. Riabilitazione e Ortopedia Abbiamo sempre avuto, noi varesini, questo pallino di gareggiare per l’optimum. Ce l’ha avuto per esempio Mario Carletti, anch’egli medico sportivo e ricercatore nella frontiera dell’allenamento atletico e oggi in prima linea nella riabilitazione di chi pratica attività paraolimpiche nel suo ruolo di direttore della specifica area dell’Inail. Ce l’ha avuto, a proposito di disabili, Fabrizio Macchi, versatile atleta di successo e fisioterapista che aiuta i successi altrui, ove per successi il più delle volte s’intende la riacquistata capacità di mettere il corpo e la mente all’inseguimento vincente d’una idea di recupero. Ce l’ha naturalmente avuto - classico esempio di “last, but not the least”- una celebrità dell’ortopedia come Mario Cherubino. Che non è varesino di nascita, ma è come se lo fosse, per questo suo essere attivo, concreto, coraggioso. Anche provocatorio, quando serve. Cherubino ha portato Varese addirittura oltre il confine del progresso immaginabile nel trattamento delle lesioni ossee e cartilaginee degli atleti, con relativo beneficio per la quotidiana routine degli operati comuni. Cherubino ha creato un a scuola, come l’aveva creata Arcelli. Gente che ha lasciato un bene d’inestimabile valore e che ha trovato altra gente disposta a conservarlo ed arricchirlo. Non è poco. Anzi: è tantissimo.

Varese in prima linea nella riabilitazione e preparazione atletica paraolimpiche: il campione Fabrizio Macchi. (fotografia di Giorgio Lotti) Varese, leader in the rehabilitation and in Paralympics’ athletic training: the champion Fabrizio Macchi. (photograph by Giorgio Lotti)

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Those winning health of Varese

W

e discover nothing new when we say that Varese is an excellent sport and health pole, but sometimes it is necessary to discover again and remember its existence and primacy, because it is not often mentioned in the numerous references to local excellences. In fact this is skilfully disregarded, while other excellences are mentioned.

86

Thanks to Arcelli physical preparation is developed For example people disregard to say that Enrico Arcelli is the founder of the physical preparation in Italy, that is of a training which follows modern scientific criteria. Enrico Arcelli is a sport doctor, he was trainer and afterwards technician of the Federazione Italiana di Atletica Leggera and is now president of the group Enervit, that is specialized in the diet of athelets and common people. Arcelli had the possibility to combine all these knowledges and obtained a unique result as regards the diet of sportsmen: He defined training criteria without separating them from the criteria to use before and after a training. In other words, his criteria regard how sportsmen approach a physical activity and how they stop it. He studied how sportsmen have to eat and drink, as well as the type of exercises that is better to do and which exercises are not advisable in accordance with the sport practised and with individual features. In particular he specified which prejudices must be discredited, which habits must be changed and which mistakes must be avoided. Arcelli was the first Italian doctor who chose this field; when he suggested this type of study during the Seventies, his idea appeared revolutionary. He mentioned this field by chance. He was the coach of Primavera Varese Football, a team trained by Maroso. It was winter, it snowed and the football fields were unplayable. Arcelli suggested Maroso to make the players train in the gymnasium. This type of training went on for a couple of weeks and it gave a so successful result that Maroso started wondering if it had to be kept also with dry fields and no snow (Arcelli was sure of this necessity). Therefore they decided to continue this kind of training and a new way to train was developed. From Varese to Juve, winner of several championships This training method was developed in spite of the scepticism of the wizards of the sport journalism at that period. When Fascetti, who was an other coach of Varese, embraced Arcelli’s ideas and associated them with the coaching of the first team playing in the First Division Championship, jokes increased. At the same time applause increased too, because Varese overcame all, its players run more and recovered better than other ones after an accident and did not suffered drops of performance from one month to another. When Arcelli’s methods were exported, wizards went off like a shot (although they took slowly their heels, because they were not ready for it). For example, thanks to his follower Pincolini, they were exported to Milan, which was trained by Sacchi at that time and to Juventus, which was trained Lo sport nell’arte varesina: Giuseppe Montanari, Pugilatori, 1932. (fotografia di Vivi Papi) Sport in the art of Varese: Giuseppe Montanari, Pugilatori, 1932. (photograph by Vivi Papi)

by Lippi. Only a few people remember that Arcelli was the precious consultant of that great team called Juve, which included Vialli and Del Piero, Deschamps and Zidane, Peruzzi and Ferrara). Moreover Giampiero Ventrone was Arcelli’s follower and Juve’s athletic trainer. Juve, which won several European and World Championships, was partly based on Varese contribution. Moser, a Hour Recordman… Varese gave its contribution in the hour record of Moser in 1984 too. Arcelli suggested his method to the Swiss Gisiger, who declined his invitation. On the contrary Francesco approved it, came in Varese to train and chose Cartabbia and Sacro Monte for his strengthening exercises, in which he used very hard and low frequency gears and many other specific methods that we cannot hereby remember. He went to Mexico City in order to face a new task and he shattered the wall (which seemed to be unbreakable) reached by Eddy Merckx, called the Cannibal. Moser easily overcame him. Cycling really believed in Arcelli’s and his followers’ methods. Sergio Squinzi belived in it and opened Centro Mapei in Castellanza, directed by Aldo Sassi. This is a high quality professional centre, aimed at measuring the potential athletes’ qualities and assuring them the most suitable development. This centre welcomed and still welcomes a lot of not known athletes, but also several champions. Ivan Basso recovered his performances in Castellanza after his doping problems. We could also speak about a less known story, which regards Jean Alesi. When Alesi was a Ferrari pilot he used to meet Sassi to monitor his physical condition and to study how to increase its level. Rehabilitation and Orthopaedics People living in Varese has always been mad on competitions with the highest results. For example Mario Carletti, sport doctor and researcher in the field of athletic training, was mad on winning races. Nowadays he is at the fore front as concerns rehabilitation for people training for Paralympics and works as director of the specific Inail area. As regards disabled persons, Carletti helped Fabrizio Macchi too. Macchi is a versatile successful athlete and a physiotherapist that helps people reaching successes, which are often intended as the recovered capacity to use body and mind to pursue the concept of winning rehabilitation. A traditional example of the idea of “last but not the least” has always been represented by Mario Cherubino, who is considered a celebrity in Orthopaedics. He was not born in Varese, but his active, concrete and brave personality give the impression that his origins are in our town. When it occurs he is also provocative. Cherubino made Varese overcome the borders of the imaginable progresses concerning the treatment of athletes’ bony and cartilaginous lesions and the related advantages in the daily routine of those common patients who has been operated on. Cherubino developed a new school, such as Arcelli project. People who left a good of inestimable value can find there other persons that are willing to keep and enrich it. It is not a small result, but a very great one.

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Those winning health of Varese

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e discover nothing new when we say that Varese is an excellent sport and health pole, but sometimes it is necessary to discover again and remember its existence and primacy, because it is not often mentioned in the numerous references to local excellences. In fact this is skilfully disregarded, while other excellences are mentioned.

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Thanks to Arcelli physical preparation is developed For example people disregard to say that Enrico Arcelli is the founder of the physical preparation in Italy, that is of a training which follows modern scientific criteria. Enrico Arcelli is a sport doctor, he was trainer and afterwards technician of the Federazione Italiana di Atletica Leggera and is now president of the group Enervit, that is specialized in the diet of athelets and common people. Arcelli had the possibility to combine all these knowledges and obtained a unique result as regards the diet of sportsmen: He defined training criteria without separating them from the criteria to use before and after a training. In other words, his criteria regard how sportsmen approach a physical activity and how they stop it. He studied how sportsmen have to eat and drink, as well as the type of exercises that is better to do and which exercises are not advisable in accordance with the sport practised and with individual features. In particular he specified which prejudices must be discredited, which habits must be changed and which mistakes must be avoided. Arcelli was the first Italian doctor who chose this field; when he suggested this type of study during the Seventies, his idea appeared revolutionary. He mentioned this field by chance. He was the coach of Primavera Varese Football, a team trained by Maroso. It was winter, it snowed and the football fields were unplayable. Arcelli suggested Maroso to make the players train in the gymnasium. This type of training went on for a couple of weeks and it gave a so successful result that Maroso started wondering if it had to be kept also with dry fields and no snow (Arcelli was sure of this necessity). Therefore they decided to continue this kind of training and a new way to train was developed. From Varese to Juve, winner of several championships This training method was developed in spite of the scepticism of the wizards of the sport journalism at that period. When Fascetti, who was an other coach of Varese, embraced Arcelli’s ideas and associated them with the coaching of the first team playing in the First Division Championship, jokes increased. At the same time applause increased too, because Varese overcame all, its players run more and recovered better than other ones after an accident and did not suffered drops of performance from one month to another. When Arcelli’s methods were exported, wizards went off like a shot (although they took slowly their heels, because they were not ready for it). For example, thanks to his follower Pincolini, they were exported to Milan, which was trained by Sacchi at that time and to Juventus, which was trained Lo sport nell’arte varesina: Giuseppe Montanari, Pugilatori, 1932. (fotografia di Vivi Papi) Sport in the art of Varese: Giuseppe Montanari, Pugilatori, 1932. (photograph by Vivi Papi)

by Lippi. Only a few people remember that Arcelli was the precious consultant of that great team called Juve, which included Vialli and Del Piero, Deschamps and Zidane, Peruzzi and Ferrara). Moreover Giampiero Ventrone was Arcelli’s follower and Juve’s athletic trainer. Juve, which won several European and World Championships, was partly based on Varese contribution. Moser, a Hour Recordman… Varese gave its contribution in the hour record of Moser in 1984 too. Arcelli suggested his method to the Swiss Gisiger, who declined his invitation. On the contrary Francesco approved it, came in Varese to train and chose Cartabbia and Sacro Monte for his strengthening exercises, in which he used very hard and low frequency gears and many other specific methods that we cannot hereby remember. He went to Mexico City in order to face a new task and he shattered the wall (which seemed to be unbreakable) reached by Eddy Merckx, called the Cannibal. Moser easily overcame him. Cycling really believed in Arcelli’s and his followers’ methods. Sergio Squinzi belived in it and opened Centro Mapei in Castellanza, directed by Aldo Sassi. This is a high quality professional centre, aimed at measuring the potential athletes’ qualities and assuring them the most suitable development. This centre welcomed and still welcomes a lot of not known athletes, but also several champions. Ivan Basso recovered his performances in Castellanza after his doping problems. We could also speak about a less known story, which regards Jean Alesi. When Alesi was a Ferrari pilot he used to meet Sassi to monitor his physical condition and to study how to increase its level. Rehabilitation and Orthopaedics People living in Varese has always been mad on competitions with the highest results. For example Mario Carletti, sport doctor and researcher in the field of athletic training, was mad on winning races. Nowadays he is at the fore front as concerns rehabilitation for people training for Paralympics and works as director of the specific Inail area. As regards disabled persons, Carletti helped Fabrizio Macchi too. Macchi is a versatile successful athlete and a physiotherapist that helps people reaching successes, which are often intended as the recovered capacity to use body and mind to pursue the concept of winning rehabilitation. A traditional example of the idea of “last but not the least” has always been represented by Mario Cherubino, who is considered a celebrity in Orthopaedics. He was not born in Varese, but his active, concrete and brave personality give the impression that his origins are in our town. When it occurs he is also provocative. Cherubino made Varese overcome the borders of the imaginable progresses concerning the treatment of athletes’ bony and cartilaginous lesions and the related advantages in the daily routine of those common patients who has been operated on. Cherubino developed a new school, such as Arcelli project. People who left a good of inestimable value can find there other persons that are willing to keep and enrich it. It is not a small result, but a very great one.

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Edo Bulgheroni & Ottavio Missoni:

Generazioni a Confronto

di Alba Moneta

A Varese due binomi di successo: Edo Bulgheroni e Dan Peterson, impresa e sport. (fotografia di Marco Guariglia) In Varese there is a successful pair: Edo Bulgheroni and Dan Peterson, enterprise and sport. (photograph by Marco Guariglia)

“L

88

’arte di far parlare di sé, parlando d’altro”. La definizione è del giornalista economico Pierre Sahnoun. Quando i tifosi di pallacanestro discutono di partite, squadre e classifiche - «Hai visto come la Cimberio s’è bevuta la Pepsi?», e via discorrendo - mettono in scena un’antica figura retorica, l’allusione, grazie alla quale ormai gran parte del mondo sportivo trae i mezzi per vivere. Spesso per sopravvivere, in qualche raro caso per arricchirsi. A Varese amiamo attribuirci il primato storico dell’idea di abbinare un nome, un marchio, un prodotto che con lo sport non c’entra nulla, a una squadra. Chiamando Ignis la Pallacanestro Varese nel 1956, Giovanni Borghi creò un binomio di straordinario successo in due campi che erano in realtà legati soltanto dall’evoluzione della società italiana verso stili di vita ispirati da modelli “americani”, negli elettrodomestici di casa come nelle preferenze sportive. Ma merito al merito, senza provincialismi: il primo sponsor sportivo italiano - proprio nella pallacanestro - fu già negli Anni Trenta la Borletti con la Olimpia di Milano. Trecentomila lire per un anno. E il primo atleta in assoluto a indossare una maglia con una pubblicità senza rapporti con la sua disciplina fu un ciclista: Fiorenzo Magni, il campione che contendeva i favori dei tifosi a Coppi e Bartali, venne sponsorizzato dal 1955 dalla Nivea, in un abbinamento curioso, visto che si trattava di una crema destinata alle donne. Ma il caso Ignis segna comunque un primato varesino, se non altro per i risultati ottenuti in ben diciotto anni filati di un contratto onorato da una sfilza di vittorie. E oggi? In una stagione che ha visto la ribalta occupata di nuovo soprattutto dal calcio, ma con ancora ben vive le emozioni regalate negli anni scorsi dal basket e dal ciclismo, come si orientano le forze economiche e produttive della città? Lo sport offre ancora stimoli a investire in cambio di quel far parlare di sé parlando d’altro? Lo abbiamo chiesto a due protagonisti in settori diversi: all’erede dell’ultima stirpe varesina di imprenditori sportivi (e sportivi imprenditori), Edoardo Bulgheroni, e a uno stilista che a 90 anni compiuti l’11 febbraio ha ancora nel sangue e nel carattere lo scatto dell’atleta, Ottavio Missoni. Entrambi grandi appassionati, entrambi con un passato di praticanti sportivi.

Edoardo Bulgheroni, cos’è rimasto di quella Varese che ha sposato tra le

prime in Italia e con tanto successo l’imprenditoria e l’impresa sportiva? «Certamente è un fatto storico che il forte legame tra un marchio di fabbrica e una squadra sia nato per la prima volta come moderna sponsorizzazione proprio a Varese con la Ignis di Giovanni Borghi. Coincideva, tra l’altro, la proprietà dell’azienda con quella della squadra. Tra Borghi e mio nonno Edoardo c’erano una stima e un’amicizia molto forti, così che è stato quasi naturale il passaggio di testimone dalla famiglia Borghi alla nostra, nel 1981». Lei è stato, a 28 anni, il presidente più giovane del basket italiano di serie A, vincendo pure lo scudetto. Ma sembra passata un’era. Che cosa è successo? «I tempi di Borghi e della Ignis sono ormai irripetibili e anche il successo del ’99 resta un

evento bellissimo ma lontano. Cosa è cambiato? Lo sport, innanzitutto. Allora, parlo della Varese firmata Ignis, oltre alla pallacanestro, lo scenario era di un calcio spesso in serie A, di un ciclismo e anche di una boxe a livelli di grande professionismo con una enorme attenzione del pubblico. Lo sport è sempre stato legato a famiglie che si possono definire di magnati, che lo finanziavano in cambio dell’impiego dei loro marchi. È stato un binomio consolidato fino agli anni Novanta. Ora nessuna famiglia o impresa varesina ha bilanci tali da consentire di investire i capitali necessari a mantenere una squadra a un livello d’eccellenza. A parte forse gli istituti di credito, la sola possibilità oggi è rappresentata dai consorzi. È stata la svolta avvenuta con i “Roosters” e che oggi continua con “Varese nel cuore” con i suoi diversi soci tra i quali uno dà anche il nome alla squadra». La Cimberio e il Varese Calcio navigano allo stesso livello, nelle rispettive classifiche. Un ottimo livello. Non è un ciclo positivo che può incoraggiare l’imprenditoria ad aprire la borsa? O è la crisi economica a costringere all’austerità anche sul fronte sportivo? «I risultati sono indiscutibili, ma la visibilità del calcio rispetto alla pallacanestro resta comunque sempre ben diversa, anzi per il basket gli spazi sui media si sono andati ulteriormente restringendo, quasi sempre tra le “altre notizie”. C’è meno visibilità per la Cimberio di quanto ne aveva la Cagiva dei Castiglioni qualche anno fa. I buoni risultati in realtà qui incidono relativamente. E non bastano a giustificare impegni finanziari sempre più rilevanti. Anche perché a trainare il grande pubblico sono i risultati nelle competizioni internazionali, i successi degli azzurri, e oggi siamo ben lontani dai livelli del passato. Vale anche nel calcio, dove oltretutto i costi sono di ben altro impegno».

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Edo Bulgheroni & Ottavio Missoni:

Generazioni a Confronto

di Alba Moneta

A Varese due binomi di successo: Edo Bulgheroni e Dan Peterson, impresa e sport. (fotografia di Marco Guariglia) In Varese there is a successful pair: Edo Bulgheroni and Dan Peterson, enterprise and sport. (photograph by Marco Guariglia)

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’arte di far parlare di sé, parlando d’altro”. La definizione è del giornalista economico Pierre Sahnoun. Quando i tifosi di pallacanestro discutono di partite, squadre e classifiche - «Hai visto come la Cimberio s’è bevuta la Pepsi?», e via discorrendo - mettono in scena un’antica figura retorica, l’allusione, grazie alla quale ormai gran parte del mondo sportivo trae i mezzi per vivere. Spesso per sopravvivere, in qualche raro caso per arricchirsi. A Varese amiamo attribuirci il primato storico dell’idea di abbinare un nome, un marchio, un prodotto che con lo sport non c’entra nulla, a una squadra. Chiamando Ignis la Pallacanestro Varese nel 1956, Giovanni Borghi creò un binomio di straordinario successo in due campi che erano in realtà legati soltanto dall’evoluzione della società italiana verso stili di vita ispirati da modelli “americani”, negli elettrodomestici di casa come nelle preferenze sportive. Ma merito al merito, senza provincialismi: il primo sponsor sportivo italiano - proprio nella pallacanestro - fu già negli Anni Trenta la Borletti con la Olimpia di Milano. Trecentomila lire per un anno. E il primo atleta in assoluto a indossare una maglia con una pubblicità senza rapporti con la sua disciplina fu un ciclista: Fiorenzo Magni, il campione che contendeva i favori dei tifosi a Coppi e Bartali, venne sponsorizzato dal 1955 dalla Nivea, in un abbinamento curioso, visto che si trattava di una crema destinata alle donne. Ma il caso Ignis segna comunque un primato varesino, se non altro per i risultati ottenuti in ben diciotto anni filati di un contratto onorato da una sfilza di vittorie. E oggi? In una stagione che ha visto la ribalta occupata di nuovo soprattutto dal calcio, ma con ancora ben vive le emozioni regalate negli anni scorsi dal basket e dal ciclismo, come si orientano le forze economiche e produttive della città? Lo sport offre ancora stimoli a investire in cambio di quel far parlare di sé parlando d’altro? Lo abbiamo chiesto a due protagonisti in settori diversi: all’erede dell’ultima stirpe varesina di imprenditori sportivi (e sportivi imprenditori), Edoardo Bulgheroni, e a uno stilista che a 90 anni compiuti l’11 febbraio ha ancora nel sangue e nel carattere lo scatto dell’atleta, Ottavio Missoni. Entrambi grandi appassionati, entrambi con un passato di praticanti sportivi.

Edoardo Bulgheroni, cos’è rimasto di quella Varese che ha sposato tra le

prime in Italia e con tanto successo l’imprenditoria e l’impresa sportiva? «Certamente è un fatto storico che il forte legame tra un marchio di fabbrica e una squadra sia nato per la prima volta come moderna sponsorizzazione proprio a Varese con la Ignis di Giovanni Borghi. Coincideva, tra l’altro, la proprietà dell’azienda con quella della squadra. Tra Borghi e mio nonno Edoardo c’erano una stima e un’amicizia molto forti, così che è stato quasi naturale il passaggio di testimone dalla famiglia Borghi alla nostra, nel 1981». Lei è stato, a 28 anni, il presidente più giovane del basket italiano di serie A, vincendo pure lo scudetto. Ma sembra passata un’era. Che cosa è successo? «I tempi di Borghi e della Ignis sono ormai irripetibili e anche il successo del ’99 resta un

evento bellissimo ma lontano. Cosa è cambiato? Lo sport, innanzitutto. Allora, parlo della Varese firmata Ignis, oltre alla pallacanestro, lo scenario era di un calcio spesso in serie A, di un ciclismo e anche di una boxe a livelli di grande professionismo con una enorme attenzione del pubblico. Lo sport è sempre stato legato a famiglie che si possono definire di magnati, che lo finanziavano in cambio dell’impiego dei loro marchi. È stato un binomio consolidato fino agli anni Novanta. Ora nessuna famiglia o impresa varesina ha bilanci tali da consentire di investire i capitali necessari a mantenere una squadra a un livello d’eccellenza. A parte forse gli istituti di credito, la sola possibilità oggi è rappresentata dai consorzi. È stata la svolta avvenuta con i “Roosters” e che oggi continua con “Varese nel cuore” con i suoi diversi soci tra i quali uno dà anche il nome alla squadra». La Cimberio e il Varese Calcio navigano allo stesso livello, nelle rispettive classifiche. Un ottimo livello. Non è un ciclo positivo che può incoraggiare l’imprenditoria ad aprire la borsa? O è la crisi economica a costringere all’austerità anche sul fronte sportivo? «I risultati sono indiscutibili, ma la visibilità del calcio rispetto alla pallacanestro resta comunque sempre ben diversa, anzi per il basket gli spazi sui media si sono andati ulteriormente restringendo, quasi sempre tra le “altre notizie”. C’è meno visibilità per la Cimberio di quanto ne aveva la Cagiva dei Castiglioni qualche anno fa. I buoni risultati in realtà qui incidono relativamente. E non bastano a giustificare impegni finanziari sempre più rilevanti. Anche perché a trainare il grande pubblico sono i risultati nelle competizioni internazionali, i successi degli azzurri, e oggi siamo ben lontani dai livelli del passato. Vale anche nel calcio, dove oltretutto i costi sono di ben altro impegno».

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Gli anni di gloria del presidente Edo Bulgheroni si specchiano nel trionfo biancorosso costruito nel santuario del basket col fantasioso Pozzecco. The glorious years of the president Edo Bulgheroni reflect the white-red success reached in the basketball shrine thanks to the imaginative Pozzecco.

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Ottavio Missoni in azione a tutto campo nella vita varesina: volare sugli ostacoli verso il successo nel mondo della moda. The dynamism of Ottavio Missoni in Varese: to clear hurdles in order to reach the success in fashion field.

Quella dei Roosters, i galletti biancorossi, è stata però un’idea vincente. «Sì, anche per la scelta di un nome e di un simbolo originali della squadra di Varese. Le varie realtà che hanno investito, in partenza erano sei con 400milioni ciascuna, più gli incassi degli abbonamenti e dei biglietti, hanno raggiunto anche il pareggio dei conti. “Varese nel Cuore” ha circa quaranta consorziati, con il main sponsor Cimberio e i top sponsor Castigroup, Superenalotto, Fim, AirOne. È la strada giusta, quella del pool». Ricorda quando si parlò di quotazione in Borsa? «Sì, non c’era ancora la crisi, però. Allora il mercato tirava, oggi gli esperimenti di chi lo ha fatto, come Juve, Lazio e Roma, non hanno certo premiato gli investitori». Ma nel pool del basket non ci sarà più un Bulgheroni? «Improponibile, oggi, come ho detto». E la Lindt? «La Lindt non ha fatto che una sola sponsorizzazione sportiva nella sua storia, quella di Federer. Ma è svizzero». Non sponsorizzò anche Saronni? «Sì, è vero, ma non sono mai andati oltre. Quanto a noi, come Bulgheroni, sponsorizziamo da sempre il rugby varesino, ma si capisce che si tratta di cifre minime rispetto a sport come basket e calcio». E il ciclismo? «Il doping lo ha bruciato, è troppo rischioso investire in uno sport così esposto al pericolo di un effetto pubblicitario negativo». Sembra di capire che è piuttosto scettico non solo sui ritorni economici ma anche sui benefici che gli sponsor portano allo sport. È così? Pensa che troppo business abbia nuociuto allo spirito sportivo? «Sì, con il senno di poi devo dire che il passaggio del basket al professionismo ha portato conseguenze negative per la pallacanestro come sport. Se fossero rimasti dilettanti, lasciando che la lega professionista si regolasse con logiche diverse tipo NBA, oggi non saremmo qui a leccarci le ferite. È evidente come i valori sani dello sport si vadano perdendo e anche come diventi sempre più difficile reclutare ragazzi, sempre meno inclini a praticare seriamente un’attività sana, da vivere insieme agli altri per imparare a crescere dentro. Suonerà romantico, ma ammetto, da appassionato, che vorrei uno sport diverso, più libero e autentico».

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Gli anni di gloria del presidente Edo Bulgheroni si specchiano nel trionfo biancorosso costruito nel santuario del basket col fantasioso Pozzecco. The glorious years of the president Edo Bulgheroni reflect the white-red success reached in the basketball shrine thanks to the imaginative Pozzecco.

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Ottavio Missoni in azione a tutto campo nella vita varesina: volare sugli ostacoli verso il successo nel mondo della moda. The dynamism of Ottavio Missoni in Varese: to clear hurdles in order to reach the success in fashion field.

Quella dei Roosters, i galletti biancorossi, è stata però un’idea vincente. «Sì, anche per la scelta di un nome e di un simbolo originali della squadra di Varese. Le varie realtà che hanno investito, in partenza erano sei con 400milioni ciascuna, più gli incassi degli abbonamenti e dei biglietti, hanno raggiunto anche il pareggio dei conti. “Varese nel Cuore” ha circa quaranta consorziati, con il main sponsor Cimberio e i top sponsor Castigroup, Superenalotto, Fim, AirOne. È la strada giusta, quella del pool». Ricorda quando si parlò di quotazione in Borsa? «Sì, non c’era ancora la crisi, però. Allora il mercato tirava, oggi gli esperimenti di chi lo ha fatto, come Juve, Lazio e Roma, non hanno certo premiato gli investitori». Ma nel pool del basket non ci sarà più un Bulgheroni? «Improponibile, oggi, come ho detto». E la Lindt? «La Lindt non ha fatto che una sola sponsorizzazione sportiva nella sua storia, quella di Federer. Ma è svizzero». Non sponsorizzò anche Saronni? «Sì, è vero, ma non sono mai andati oltre. Quanto a noi, come Bulgheroni, sponsorizziamo da sempre il rugby varesino, ma si capisce che si tratta di cifre minime rispetto a sport come basket e calcio». E il ciclismo? «Il doping lo ha bruciato, è troppo rischioso investire in uno sport così esposto al pericolo di un effetto pubblicitario negativo». Sembra di capire che è piuttosto scettico non solo sui ritorni economici ma anche sui benefici che gli sponsor portano allo sport. È così? Pensa che troppo business abbia nuociuto allo spirito sportivo? «Sì, con il senno di poi devo dire che il passaggio del basket al professionismo ha portato conseguenze negative per la pallacanestro come sport. Se fossero rimasti dilettanti, lasciando che la lega professionista si regolasse con logiche diverse tipo NBA, oggi non saremmo qui a leccarci le ferite. È evidente come i valori sani dello sport si vadano perdendo e anche come diventi sempre più difficile reclutare ragazzi, sempre meno inclini a praticare seriamente un’attività sana, da vivere insieme agli altri per imparare a crescere dentro. Suonerà romantico, ma ammetto, da appassionato, che vorrei uno sport diverso, più libero e autentico».

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Ottavio Missoni, prima che stilista, lei è stato un campione di atletica. Quanto

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ha contato lo sport nella sua vita? E quanto le è servito per ottenere successo anche nel lavoro? «Lo sport agonistico, come l’ho praticato da giovane, lascia impronte profonde nel carattere e quindi nel modo di affrontare la vita. La prima lezione è l’autodisciplina: vivere in modo sano, sapersi regolare. Nel mio caso, anche saper vincere la mia naturale pigrizia. Sono spesso riluttante a impegnarmi in qualcosa, ma quando parte la gara, al colpo di pistola, allora qualcosa mi scatta dentro, mi dice che bisogna che ce la metta tutta e dia il meglio di me stesso. Una forma di agonismo sano, di spirito di competizione nella vita che va però di pari passo con l’altro fondamentale insegnamento dello sport: il rispetto dell’avversario. Sempre saper riconoscere il valore dell’altro, le sue capacità, che possono essere migliori delle tue. E poi lo sport è stato decisivo nella mia vita anche perché durante le Olimpiadi di Londra, dopo avere vinto la mia batteria dei 400 ostacoli, conobbi lì allo stadio una giovane spettatrice - portata dalle suore del collegio dove studiava inglese - che sarebbe diventata mia moglie. Pratico ancora sport. L’anno scorso, agli Europei di atletica ad Ancona, nella categoria Master fino a 89 anni, ho vinto al giavellotto con un lancio di 18 metri e sono arrivato secondo nel peso, sui 7 e 30. Ai campionati italiani, nelle specialità del lancio, sono arrivato primo in tutte e tre: disco, giavellotto e peso. Mi tengo sempre allenato, mi muovo un’ora tutti i giorni, per fortuna vivo in campagna, sulle colline…». Ha mai sponsorizzato qualche squadra o qualche atleta? «Non nel senso proprio del termine. Ho fatto le maglie, le tute e le divise per le squadre di Trieste, calcio, pallacanestro e atletica, ma come un omaggio, senza prendere soldi e senza mettere il marchio, soltanto un gabbiano, simbolo del mare. La Missoni Sport sostiene la squadra giovanile di pallacanestro di Sumirago, ma solo la giovanile: se vanno in A, non li seguo! Non è il mio mestiere sponsorizzare squadre o atleti, preferisco invece dare dei soldi al Comune perché li spenda nelle attività sportive dei ragazzi». Perché, non considera quello nello sport un buon investimento? «Non è questo, anzi, può essere un ottimo investimento pubblicitario. Ci sono calciatori famosi che si sono rivelati bravi testimonial, come Del Piero per l’acqua minerale e Totti con la Vodafone». A proposito, Totti e Ilary Blasi in quello spot vestono proprio Missoni… e poi si racconta che da buon milanista lei ha regalato un suo cardigan a tutti i giocatori rossoneri… «Sì, anche se non è lo sport il nostro genere di investimento pubblicitario. A me capitano dei testimonial diciamo volontari, nel senso di personaggi noti che amano vestire Missoni e siccome i miei capi si riconoscono facilmente ecco che ne ricavo un vantaggio. Ultima la popstar Rihanna in un suo video Ci sono anche diversi sportivi, ma il più appassionato tra i miei sponsor, se vogliamo definirlo così, è stato senz’altro un attore, il grande Nino Manfredi: lui portava ovunque i miei maglioni! Ma era una sua scelta, non glielo avevo mica chiesto io… anzi, a volte esagerava persino». Disegnerebbe le maglie del Varese se andasse in serie A? «Mah, speriamo che ci arrivi, innanzitutto. E allora perché no?». Lei ha realizzato anche dei costumi d’opera. Preferisce vestire tenori e soprani piuttosto che calciatori e atleti? «Ah, l’ho fatto una volta, per "Lucia di Lammermoor". Non sapevo nemmeno di cosa parlava, poi mi hanno spiegato che i personaggi erano scozzesi: beh, allora è facile mi sono detto e ho disegnato dei costumi ispirati ai colori dei clan. Ma non lo rifarei più! Sono cose impegnative e il rischio di sbagliare è troppo grosso. Meglio vestire gli sportivi». I successi sportivi di Varese giustificano uno stadio nuovo? O è meglio un teatro? «Sono necessari tutti e due, Varese non dovrebbe avere problemi ad avere uno stadio moderno e anche un bel teatro». La vittoria è colore e simpatia: il design di vita secondo Ottavio Missoni. (fotografia di Flavio Zulle) Victory represents colours and affection: life design for Ottavio Missoni. (photograph by Flavio Zulle)

Edo Bulgheroni & Ottavio Missoni: Generations in comparison

“T

he art of making people speak of you when speaking about other things”. This is an expression of the economic journalist Pierre Sahnoun. When basketball fans discuss about matches, teams and tables - «Have you seen how Cimberio drank Pepsi?», and so on – they use an old figure of speech, that is allusion, which is the mean used by the majority of the sport world to live by now. Sometimes allusion is used to survive and rarely to get rich. In Varese we love to take the historic credit for the idea to combine a name, a brand or a product without sport links with a team. When Giovanni Borghi gave the name Ignis to the Pallacanestro Varese in 1956, he developed an extraordinary successful couple. This pair concerned two fields that were only united by the evolution of Italian society towards lifestyles of American inspiration, that is home appliances and sport preferences. For all his merits and without provincialism we have to recognize that the first Italian sport sponsor concerning basketball dates back to the Thirties. In that period Borletti sponsored Olimpia team of Milan with a yearly support of 300,000 Liras. The first athlete who wore a T-shirt with an advertisement that had no relations with a sport was a cyclist called Fiorenzo Magni. The champion Magni, who competed for the favours of Coppi and Bartali’s fans, was sponsored in 1955 by Nivea. This was a curious couple because Nivea produced a cream for women. However Ignis case represents a record for Varese, in particular for the results reached in eighteen years of sponsorship and with several wins. And what about now? We live in a period in which football is again the leading sport, although the emotions that basket and cycling offered us in the latest years are still strong. What do economic and productive energies of our town react? Does sport offer any stimulus to invest applying “The art of making people speak of you when speaking about other things”? We asked it to two protagonists of two different sectors: One is Edoardo Bulgheroni, the heir of the last generation of sport (and sporting) entrepreneurs of Varese, and the other one is Ottavio Missoni, a 90 year-old stylist – his birthday is 11th February – that still has the athlete’s sprint in his blood and personality. Both these protagonists are very keen on sport and did sport in their past.

Edoardo Bulgheroni, if we consider that Varese was one of the first towns in Italy that successfully combined entrepreneurship and sport challenge, is this pair still present? «It is surely a historic fact that the strong relation between a brand and a team was developed for the fist time in Varese. This modern sponsorship was invented by Giovanni Borghi with the name Ignis. Besides, the ownership of the firm coincided with the ownership of the team. Between Borghi and my grandfather Edoardo there were a very strong respect and friendship. Therefore it was almost natural the changeover from Borghi to our family in 1981». When you were 28 years old you became the youngest president of Italian Premier League basket and won national championship. But it seems that a lot of years passed. What happened? «Borghi and Ignis days are unique and also the 1998 success remains a wonderful but far event. What is changed? Sport above all. Well, I speak about Varese. Beyond basketball the scene of that period included football, with a team which was often playing in Premier League, cycling, but also boxing. There was great professionalism and a great attention by the audience. Sport has always been connected with families that can be considered as magnates, because they financed it and asked in return for it the use of their brands. This consolidated pair lasted until the Nineties. Nowadays no family or enterprise in Varese has so high profits to invest the necessary capitals and support a team at high levels. Apart from lending institutions the only actual possibility is represented by associations. This is the case of “Roosters”. This solution still continues with “Varese nel cuore”, that has various members and one of them also represents the name of the team». Cimberio and Varese Calcio are at the same level in their respective tables. This level is high. Can this positive status stimulate entrepreneurship’s financial support? Or is the economic crisis that forces sport to austerity? «The results are indisputable, but football popularity, if compared with basketball, is always different. Moreover basketball media references are gradually diminishing and this sport is almost always included among the “other news”. Cimberio is less popular than Castiglioni’s team Cagiva. To be honest good results have a limited influence and are not enough to justify more and more relevant financial engagements. This is also due to the fact that great public is more influenced by the results of international competitions, by the successes of our national teams and nowadays we are very far from past levels. This also includes football, where expenses require higher forms of support». Roosters, our red-white galletti had a winning idea... «Yes, it is true. The name and the symbol adopted for the team of Varese is original. At the beginning there were six different supporting realities. Each of them had a 400 million euro budget, to which the team added the gate money and tickets. Now these realities’ investments are satisfied. “Varese nel Cuore” has about forty members, Cimberio is its main sponsor and the other top sponsors are Castigroup, Superenalotto, Fim, AirOne. Pool is the right way». Do you remember the suggestion to quote the team on the Stock? «Yes, I do. However there was no crisis. At that time market gave positive results, but today the investors who bought shares of teams such as Juve, Lazio and Roma get no benefits from it». Won’t a new Bulgheroni emerge in basketball pool? «As I already told this is not possible now». And what about Lindt? «Lindt offered only one sport sponsorship in the past. This was the sponsoring of the Swiss team Federer».

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Ottavio Missoni, prima che stilista, lei è stato un campione di atletica. Quanto

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ha contato lo sport nella sua vita? E quanto le è servito per ottenere successo anche nel lavoro? «Lo sport agonistico, come l’ho praticato da giovane, lascia impronte profonde nel carattere e quindi nel modo di affrontare la vita. La prima lezione è l’autodisciplina: vivere in modo sano, sapersi regolare. Nel mio caso, anche saper vincere la mia naturale pigrizia. Sono spesso riluttante a impegnarmi in qualcosa, ma quando parte la gara, al colpo di pistola, allora qualcosa mi scatta dentro, mi dice che bisogna che ce la metta tutta e dia il meglio di me stesso. Una forma di agonismo sano, di spirito di competizione nella vita che va però di pari passo con l’altro fondamentale insegnamento dello sport: il rispetto dell’avversario. Sempre saper riconoscere il valore dell’altro, le sue capacità, che possono essere migliori delle tue. E poi lo sport è stato decisivo nella mia vita anche perché durante le Olimpiadi di Londra, dopo avere vinto la mia batteria dei 400 ostacoli, conobbi lì allo stadio una giovane spettatrice - portata dalle suore del collegio dove studiava inglese - che sarebbe diventata mia moglie. Pratico ancora sport. L’anno scorso, agli Europei di atletica ad Ancona, nella categoria Master fino a 89 anni, ho vinto al giavellotto con un lancio di 18 metri e sono arrivato secondo nel peso, sui 7 e 30. Ai campionati italiani, nelle specialità del lancio, sono arrivato primo in tutte e tre: disco, giavellotto e peso. Mi tengo sempre allenato, mi muovo un’ora tutti i giorni, per fortuna vivo in campagna, sulle colline…». Ha mai sponsorizzato qualche squadra o qualche atleta? «Non nel senso proprio del termine. Ho fatto le maglie, le tute e le divise per le squadre di Trieste, calcio, pallacanestro e atletica, ma come un omaggio, senza prendere soldi e senza mettere il marchio, soltanto un gabbiano, simbolo del mare. La Missoni Sport sostiene la squadra giovanile di pallacanestro di Sumirago, ma solo la giovanile: se vanno in A, non li seguo! Non è il mio mestiere sponsorizzare squadre o atleti, preferisco invece dare dei soldi al Comune perché li spenda nelle attività sportive dei ragazzi». Perché, non considera quello nello sport un buon investimento? «Non è questo, anzi, può essere un ottimo investimento pubblicitario. Ci sono calciatori famosi che si sono rivelati bravi testimonial, come Del Piero per l’acqua minerale e Totti con la Vodafone». A proposito, Totti e Ilary Blasi in quello spot vestono proprio Missoni… e poi si racconta che da buon milanista lei ha regalato un suo cardigan a tutti i giocatori rossoneri… «Sì, anche se non è lo sport il nostro genere di investimento pubblicitario. A me capitano dei testimonial diciamo volontari, nel senso di personaggi noti che amano vestire Missoni e siccome i miei capi si riconoscono facilmente ecco che ne ricavo un vantaggio. Ultima la popstar Rihanna in un suo video Ci sono anche diversi sportivi, ma il più appassionato tra i miei sponsor, se vogliamo definirlo così, è stato senz’altro un attore, il grande Nino Manfredi: lui portava ovunque i miei maglioni! Ma era una sua scelta, non glielo avevo mica chiesto io… anzi, a volte esagerava persino». Disegnerebbe le maglie del Varese se andasse in serie A? «Mah, speriamo che ci arrivi, innanzitutto. E allora perché no?». Lei ha realizzato anche dei costumi d’opera. Preferisce vestire tenori e soprani piuttosto che calciatori e atleti? «Ah, l’ho fatto una volta, per "Lucia di Lammermoor". Non sapevo nemmeno di cosa parlava, poi mi hanno spiegato che i personaggi erano scozzesi: beh, allora è facile mi sono detto e ho disegnato dei costumi ispirati ai colori dei clan. Ma non lo rifarei più! Sono cose impegnative e il rischio di sbagliare è troppo grosso. Meglio vestire gli sportivi». I successi sportivi di Varese giustificano uno stadio nuovo? O è meglio un teatro? «Sono necessari tutti e due, Varese non dovrebbe avere problemi ad avere uno stadio moderno e anche un bel teatro». La vittoria è colore e simpatia: il design di vita secondo Ottavio Missoni. (fotografia di Flavio Zulle) Victory represents colours and affection: life design for Ottavio Missoni. (photograph by Flavio Zulle)

Edo Bulgheroni & Ottavio Missoni: Generations in comparison

“T

he art of making people speak of you when speaking about other things”. This is an expression of the economic journalist Pierre Sahnoun. When basketball fans discuss about matches, teams and tables - «Have you seen how Cimberio drank Pepsi?», and so on – they use an old figure of speech, that is allusion, which is the mean used by the majority of the sport world to live by now. Sometimes allusion is used to survive and rarely to get rich. In Varese we love to take the historic credit for the idea to combine a name, a brand or a product without sport links with a team. When Giovanni Borghi gave the name Ignis to the Pallacanestro Varese in 1956, he developed an extraordinary successful couple. This pair concerned two fields that were only united by the evolution of Italian society towards lifestyles of American inspiration, that is home appliances and sport preferences. For all his merits and without provincialism we have to recognize that the first Italian sport sponsor concerning basketball dates back to the Thirties. In that period Borletti sponsored Olimpia team of Milan with a yearly support of 300,000 Liras. The first athlete who wore a T-shirt with an advertisement that had no relations with a sport was a cyclist called Fiorenzo Magni. The champion Magni, who competed for the favours of Coppi and Bartali’s fans, was sponsored in 1955 by Nivea. This was a curious couple because Nivea produced a cream for women. However Ignis case represents a record for Varese, in particular for the results reached in eighteen years of sponsorship and with several wins. And what about now? We live in a period in which football is again the leading sport, although the emotions that basket and cycling offered us in the latest years are still strong. What do economic and productive energies of our town react? Does sport offer any stimulus to invest applying “The art of making people speak of you when speaking about other things”? We asked it to two protagonists of two different sectors: One is Edoardo Bulgheroni, the heir of the last generation of sport (and sporting) entrepreneurs of Varese, and the other one is Ottavio Missoni, a 90 year-old stylist – his birthday is 11th February – that still has the athlete’s sprint in his blood and personality. Both these protagonists are very keen on sport and did sport in their past.

Edoardo Bulgheroni, if we consider that Varese was one of the first towns in Italy that successfully combined entrepreneurship and sport challenge, is this pair still present? «It is surely a historic fact that the strong relation between a brand and a team was developed for the fist time in Varese. This modern sponsorship was invented by Giovanni Borghi with the name Ignis. Besides, the ownership of the firm coincided with the ownership of the team. Between Borghi and my grandfather Edoardo there were a very strong respect and friendship. Therefore it was almost natural the changeover from Borghi to our family in 1981». When you were 28 years old you became the youngest president of Italian Premier League basket and won national championship. But it seems that a lot of years passed. What happened? «Borghi and Ignis days are unique and also the 1998 success remains a wonderful but far event. What is changed? Sport above all. Well, I speak about Varese. Beyond basketball the scene of that period included football, with a team which was often playing in Premier League, cycling, but also boxing. There was great professionalism and a great attention by the audience. Sport has always been connected with families that can be considered as magnates, because they financed it and asked in return for it the use of their brands. This consolidated pair lasted until the Nineties. Nowadays no family or enterprise in Varese has so high profits to invest the necessary capitals and support a team at high levels. Apart from lending institutions the only actual possibility is represented by associations. This is the case of “Roosters”. This solution still continues with “Varese nel cuore”, that has various members and one of them also represents the name of the team». Cimberio and Varese Calcio are at the same level in their respective tables. This level is high. Can this positive status stimulate entrepreneurship’s financial support? Or is the economic crisis that forces sport to austerity? «The results are indisputable, but football popularity, if compared with basketball, is always different. Moreover basketball media references are gradually diminishing and this sport is almost always included among the “other news”. Cimberio is less popular than Castiglioni’s team Cagiva. To be honest good results have a limited influence and are not enough to justify more and more relevant financial engagements. This is also due to the fact that great public is more influenced by the results of international competitions, by the successes of our national teams and nowadays we are very far from past levels. This also includes football, where expenses require higher forms of support». Roosters, our red-white galletti had a winning idea... «Yes, it is true. The name and the symbol adopted for the team of Varese is original. At the beginning there were six different supporting realities. Each of them had a 400 million euro budget, to which the team added the gate money and tickets. Now these realities’ investments are satisfied. “Varese nel Cuore” has about forty members, Cimberio is its main sponsor and the other top sponsors are Castigroup, Superenalotto, Fim, AirOne. Pool is the right way». Do you remember the suggestion to quote the team on the Stock? «Yes, I do. However there was no crisis. At that time market gave positive results, but today the investors who bought shares of teams such as Juve, Lazio and Roma get no benefits from it». Won’t a new Bulgheroni emerge in basketball pool? «As I already told this is not possible now». And what about Lindt? «Lindt offered only one sport sponsorship in the past. This was the sponsoring of the Swiss team Federer».

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Didn’t Lindt sponsor Saronni too? «yes, it did, but Lindt has never gone too far. Just as Bulgheroni we have always been sponsoring the rugby team of Varese, but it is evident that we speak about amounts that are lower than the financial support of basketball and football teams». And what about cycling? «Doping damaged it and it is too dangerous to invest in a sport whose popularity risks to suffer negative effects». You seem rather sceptical of the economic turnover but also of the advantages that sponsors offer sport. Is it true? Do you think that too much business damaged sport spirit? «Yes, I do. With the wisdom of hindsight I have to admit that the transformation of basket in professionalism caused negative consequences for this sport. If players were still amateurs and the professional association was regulated by different rules, such as NBA one, we should not medicate our wounds now. It is evident that high sport values are disappearing and that it becomes more and more difficult to find new young players. In fact they are not very keen on practising a healthy activity, which must be shared with other people in order to learn and grow. I admit that my opinion sounds sentimental and is typical of a sport lover, but I really want a different, free and more authentic sport».

Ottavio Missoni, before to be a stylist you was an athletic champion. How much importance had sport in your life? And how much influence had sport in your professional success? «Competitive sport, which I did when I was young, leaves deep marks in your personality and therefore in your way to face life. The first lesson you receive is self-discipline: To live in a healthy way and be able to control yourself. In my case sport helped me to win my natural laziness. I am often reluctant to apply myself in something, but when a race starts and I hear the gunshot something increases inside me and tells me that I have to go all out and to do my best. This is a high form of sport competition, that is a spirit of competition that in daily life is combined with an other fundamental lesson offered by sport: To respect the opponents. You have always to recognize the others’ values and their capacities, which can also be better than yours. Then sport was a crucial element of my life, because during the Olympic Games of London, where I won the 400 obstacle heats, I knew I girl that afterwards became my wife. She studied English in a college there and her nuns decided to take her to the stadium. I still do sport. Last year I took part to the European athletic championship in Ancona (Master League for people till 89 years old), I won with a 18 metre javelin throwing and was second in shot put (about 7.30 meters). During the Italian weight championships I was first in shot put, javelin throwing and discus. I always train, every day I spend an hour to make myself fit, I fortunately live in the country and near hills…».

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Ph. Paolo Zanzi

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Have you ever sponsored a team or an atlete? «Not in the strict sense of the word. I designed the shirts, the tracksuits and the uniforms of the football, basketball and athletics teams of Trieste. However it was a free gift, I received no money and I did not used my brand, but only a sea gull, which is the symbol of the sea. Missoni Sport supports the basketball team of Sumirago, but only the youth one: If they reach the Premier League I do not follow them! I am not an expert in sponsoring teams and athletes, I prefer to give money to municipal authorities so that they can spend them in sport activities for young people». Why don’t you consider sport a good investment? «Well, I know that sport can be a perfect advertising investment. There are famous football players that revealed themselves to be good testimonials, such as Del Piero as concerns mineral water and Totti with Vodafone». On this subject, there is an ad in which Totti and Ilary Blasi wear Missoni clothes.. Moreover people say that as you are a good Milan supporter you presented all the red-black players with one of your cardigans… «Yes, it is true, although sport is not our model of advertising investment. Sometimes I meet testimonials that I consider voluntary. They are famous personages that love wearing Missoni clothes. As my clothes are easy to be recognized I gain benefits from it. The latest personage is the pop star Rihanna, that chose my clothes in one of her videos. There are also several sportsmen. However the greatest fan among my sponsors, if we intend to define them in this way, was an actor, that is the great Nino Manfredi: He always wore my sweaters! But it was his choice, I never asked him to wear Missoni… and sometimes he even exaggerated». If Varese played in Premier League, would you design the shirts of this team? «I do not know. First of all I hope Varese to play in Premier League. And in that case… why not?». You also designed opera costumes. Do you prefer to wear tenors and sopranos rather than football players and athletes? «Well, I designed only the costumes used in ”Lucia di Lammermoor”. I did not even know the plot, but afterwards I was explained that the characters were Scottish. Well, I thought it was an easy task and I designed costumes which were inspired to the colours of the clans. But I do not intend to do it again! This is a demanding job and the risk to make mistakes is very high. It is better to design clothes for sportsmen». Do you think that the sport successes of Varese can justify a new stadium? Or is it better a theatre? «They are two necessary works, it should not be difficult for Varese to have a modern stadium and a fine theatre».


Didn’t Lindt sponsor Saronni too? «yes, it did, but Lindt has never gone too far. Just as Bulgheroni we have always been sponsoring the rugby team of Varese, but it is evident that we speak about amounts that are lower than the financial support of basketball and football teams». And what about cycling? «Doping damaged it and it is too dangerous to invest in a sport whose popularity risks to suffer negative effects». You seem rather sceptical of the economic turnover but also of the advantages that sponsors offer sport. Is it true? Do you think that too much business damaged sport spirit? «Yes, I do. With the wisdom of hindsight I have to admit that the transformation of basket in professionalism caused negative consequences for this sport. If players were still amateurs and the professional association was regulated by different rules, such as NBA one, we should not medicate our wounds now. It is evident that high sport values are disappearing and that it becomes more and more difficult to find new young players. In fact they are not very keen on practising a healthy activity, which must be shared with other people in order to learn and grow. I admit that my opinion sounds sentimental and is typical of a sport lover, but I really want a different, free and more authentic sport».

Ottavio Missoni, before to be a stylist you was an athletic champion. How much importance had sport in your life? And how much influence had sport in your professional success? «Competitive sport, which I did when I was young, leaves deep marks in your personality and therefore in your way to face life. The first lesson you receive is self-discipline: To live in a healthy way and be able to control yourself. In my case sport helped me to win my natural laziness. I am often reluctant to apply myself in something, but when a race starts and I hear the gunshot something increases inside me and tells me that I have to go all out and to do my best. This is a high form of sport competition, that is a spirit of competition that in daily life is combined with an other fundamental lesson offered by sport: To respect the opponents. You have always to recognize the others’ values and their capacities, which can also be better than yours. Then sport was a crucial element of my life, because during the Olympic Games of London, where I won the 400 obstacle heats, I knew I girl that afterwards became my wife. She studied English in a college there and her nuns decided to take her to the stadium. I still do sport. Last year I took part to the European athletic championship in Ancona (Master League for people till 89 years old), I won with a 18 metre javelin throwing and was second in shot put (about 7.30 meters). During the Italian weight championships I was first in shot put, javelin throwing and discus. I always train, every day I spend an hour to make myself fit, I fortunately live in the country and near hills…».

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Ph. Paolo Zanzi

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Have you ever sponsored a team or an atlete? «Not in the strict sense of the word. I designed the shirts, the tracksuits and the uniforms of the football, basketball and athletics teams of Trieste. However it was a free gift, I received no money and I did not used my brand, but only a sea gull, which is the symbol of the sea. Missoni Sport supports the basketball team of Sumirago, but only the youth one: If they reach the Premier League I do not follow them! I am not an expert in sponsoring teams and athletes, I prefer to give money to municipal authorities so that they can spend them in sport activities for young people». Why don’t you consider sport a good investment? «Well, I know that sport can be a perfect advertising investment. There are famous football players that revealed themselves to be good testimonials, such as Del Piero as concerns mineral water and Totti with Vodafone». On this subject, there is an ad in which Totti and Ilary Blasi wear Missoni clothes.. Moreover people say that as you are a good Milan supporter you presented all the red-black players with one of your cardigans… «Yes, it is true, although sport is not our model of advertising investment. Sometimes I meet testimonials that I consider voluntary. They are famous personages that love wearing Missoni clothes. As my clothes are easy to be recognized I gain benefits from it. The latest personage is the pop star Rihanna, that chose my clothes in one of her videos. There are also several sportsmen. However the greatest fan among my sponsors, if we intend to define them in this way, was an actor, that is the great Nino Manfredi: He always wore my sweaters! But it was his choice, I never asked him to wear Missoni… and sometimes he even exaggerated». If Varese played in Premier League, would you design the shirts of this team? «I do not know. First of all I hope Varese to play in Premier League. And in that case… why not?». You also designed opera costumes. Do you prefer to wear tenors and sopranos rather than football players and athletes? «Well, I designed only the costumes used in ”Lucia di Lammermoor”. I did not even know the plot, but afterwards I was explained that the characters were Scottish. Well, I thought it was an easy task and I designed costumes which were inspired to the colours of the clans. But I do not intend to do it again! This is a demanding job and the risk to make mistakes is very high. It is better to design clothes for sportsmen». Do you think that the sport successes of Varese can justify a new stadium? Or is it better a theatre? «They are two necessary works, it should not be difficult for Varese to have a modern stadium and a fine theatre».


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L’anfiteatro prealpino, dalla pianura alle montagne tra i laghi, è sede naturale per ogni attivitĂ sportiva che si accompagna nei colori spettacolari del suo cielo. (fotografie di Paolo Zanzi) The subalpine amphitheatre, which goes from the plain to the mountains around the lakes and is combined with the wonderful colours of its sky, is the natural place for any sport activity. (photographs by Paolo Zanzi)

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