IL PUNTO COLDIRETTI N.15 2017

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COLDIRETTI N.

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PUNTO COLDIRETTI

SETTIMANALE DI INFORMAZIONE PER LE IMPRESE DEL SISTEMA AGROALIMENTARE Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni

Diffusi i dati Inps sull’utilizzo dei buoni lavoro nel 2016, gli ultimi prima dell’abrogazione

Voucher, solo l’1,6% usati in campagna Agricoltura vittima incolpevole degli abusi che si sono verificati negli altri settori L’impiego dei voucher in agricoltura è stato pari ad appena l’1,6% del totale praticamente stabile da cinque anni perché è l’unico settore rimasto praticamente “incatenato” all’originaria disciplina “sperimentale” con tutte le iniziali limitazioni, solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati dell'Osservatorio sul lavoro accessorio pubblicato dall'Inps secondo il quale nel 2016 sono stati venduti 134,065 milioni di buoni per il lavoro accessorio con una crescita del 24% sul 2015. In

agricoltura sono stati venduti nel 2016 solo 2.210.440 voucher, addirittura in calo rispetto all’anno precedente e

più o meno gli stessi del 2012, per un totale di oltre 380mila giornate di lavoro che hanno semolificato gli adempimenti burocratici per le imprese in cerca di manodopera occasionale, aiutando

al contempo ad avvicinare al mondo dell’agricoltura giovani studenti e a mantenere attivi molti anziani pensionati nelle campagne. Il tutto senza far mai segnare gli abusi che, al contrario, si sono verificati in altri settori. L’abrogazione fa perdere opportunità di lavoro a 50mila giovani studenti, pensionati e cassa integrati impiegati nelle attività stagionali in campagna dove con l’arrivo della primavera sono iniziati i lavori. Occorre ora individuare una valida alternativa perché, con l’abrogazione della disciplina del voucher, il sistema agricolo è stato doppiamente penalizzato.

ECONOMIA I danni causati alle colture hanno portato a un aumento dei prezzi

Inflazione da record con i rincari da gelo A spingere l’inflazione è l’aumento del 12,6% dei prezzi dei vegetali freschi rispetto allo stesso mese dello scorso anno per effetto del maltempo che con gelo e neve ha decimato le coltivazioni agricole ad aprile e che potrebbe portare a un ulteriore rialzo delle quotazioni. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti a commentare i dati Istat sull’inflazione che raggiunge ad aprile il valore tendenziale dell’1,8% il valore più alto dal 2013. L’incremento dei prezzi degli ortaggi su base annua rischia, peraltro, di diventare ancora più consistente non appena si manifesteranno in maniera compiuta sui mercati gli effetti dei danni causati dal maltempo dei campi. Il gelo ha colpito l’agricoltura proprio mentre in molti territori si stavano facendo i conti della grandine che ha distrutto interi raccolti dopo un anno di lavoro. Particolarmente danneggiati i

frutteti, i vigneti e le coltivazioni orticole, tanto che dal Piemonte al Veneto è stato chiesto lo stato di calamità, con la situazione che è comunque grave anche nelle regioni del Centro Italia. Peraltro, gli effetti dell’ondata di maltempo sono destinati a farsi sentire anche nei prossimi mesi quando, con l’arrivo delle produzioni frutticole e, successivamente, delle uve, sarà possibile valutare gli eventuali cali nei raccolti. Una situazione che conferma i cambiamenti climatici in atto che in Italia si manifestano con ripetuti sfasamenti stagionali ed eventi estremi anche con il rapido passaggio dalla siccità all’alluvione, precipitazioni brevi e violente accompagnate anche da grandine con pesanti effetti sull’agricoltura italiana che negli ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro a causa delle bizzarrie del tempo.

ECONOMIA

Moncalvo: “Necessario trovare una valida alternativa” “Dopo l’abrogazione del voucher diviene indispensabile costruire ex-novo uno strumento che possa rispondere alle stesse esigenze delle imprese e dei lavoratori”. Lo ha sottolineato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo commentando i dati dell’Inps secondo i quali appena l’1,6% dei buoni lavoro venduti nel 2016 è stato utilizzato nel settore agricolo. “Se da una parte non si riscontravano nel settore indizi di abnorme e fraudolento utilizzo da dover correggere - ha ricordato Moncalvo -, dall’altra certamente l’intero percorso di emersione intrapreso dal 2008 ad oggi rischia, in assenza di interventi adeguati, di andare perduto. Ciò che è necessario - ha concluso il presidente della Coldiretti per le aziende è uno strumento che al pari del voucher semplifichi la burocrazia per l’impresa, sia agile e flessibile rispondendo soprattutto ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e dall’altra generi opportunità di integrazione al reddito per giovani studenti, pensionati e cassa integrati in quadro compiuto di garanzie soprattutto assicurative”.

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ECONOMIA Servono

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i decreti per schedario vitivinicolo, certificazioni Do e contrassegni

Vino e semplificazione, ecco le tre priorità Schedario vitivinicolo, certificazioni, contrassegni. Sono queste le priorità da affrontare con i decreti applicativi del testo Unico prima della prossima campagna vendemmiale, che scatterà dal 1° agosto 2017. La prima è rimettere mano allo schedario vitivinicolo, modificando il decreto16 dicembre 2010 per recepire i principi di semplificazione appena introdotti su richiesta di Coldiretti. Di vitale importanza per le imprese è soprattutto la non duplicazione inutile dei controlli con l’obiettivo di limitare gli effetti negativi del periodico “refresh”, assicurando la certezza dei dati inseriti specie ai fini del calcolo delle rese massime per le produzioni a Denominazione di origine/Indicazione geografica. Sul fronte della certificazione e controllo dei vini a Do/Ig è poi urgente modificare il dm 14 giugno 2012 in tema di piano dei controlli e il dm 11 novembre 2011 in tema di esami

analitici e organolettici. Infatti il Testo Unico individua chiaramente dei meccanismi di miglioramento del sistema di certificazione e controllo dei vini a Denominazione con l’obiettivo

di aumentare l’efficacia delle attività e ridurre tempi e costi collegati. Coldiretti ha lavorato fortemente in questa direzione ottenendo l’inserimento del principio dell’”unica struttura di controllo” per azienda e l’infor-

matizzazione delle comunicazioni da e verso le strutture di controllo attraverso il registro telematico. Pertanto solo attraverso il completamento della piattaforma informatica del Sian, con lo sviluppo delle funzionalità connesse potrà completare il processo di semplificazione e i benefici per i produttori. In tema di verifica del rispetto delle caratteristiche chimico fisiche e organolettiche previste dai disciplinari di produzione, per qualificare l’attività di controllo e ridurre i costi della certificazione e degli esami chimico fisici e organolettici bisognerà recepire l’analisi dei rischi

e la possibilità, per le denominazioni con produzione certificata inferiore ai 10.000 hl, di avere verifiche non sistematiche. Il decreto applicativo dovrà prevedere le modalità per evitare la duplicazione delle analisi chimico fisiche che se già effettuate dall’azienda avvalendosi di laboratori autorizzati dovrà assolvere all’obbligo di verifica della rispondenza analitica. L’ultima priorità riguarda contrassegni, sistemi alternativi e tipografie autorizzate: E’ urgente modificare il dm 19 aprile 2011 per recepire le novità introdotte dall’art. 48. In tema di contrassegni di Stato si apre infatti alla possibilità che le “fascette” possano essere stampate anche da tipografie autorizzate oltre che dal Poligrafico dello Stato. La previsione ha il chiaro obiettivo di eliminare la situazione di Monopolio esistente senza mettere in discussione la qualità e sicurezza dello strumento.

Via alla campagna per difendere l'agricoltura familiare La XV Campagna nazionale "Abbiamo riso per una cosa seria" a favore dell'agricoltura familiare in Italia e nel mondo, promossa da Focsiv – Volontari nel Mondo, insieme a Coldiretti e Campagna Amica, torna a partire dagli stadi del Campionato Serie B conTe.it, per arrivare nelle piazze italiane con il tradizionale pacco di riso il 6 e 7 maggio. L'iniziativa, anche per questa edizione, si avvale del Patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e della diffusione nei Centri Missionari Diocesani della Cei. Contadini italiani e del resto del mondo insieme ai consumatori consapevoli uniti per difendere chi lavora la terra, contro il suo abbandono, il caporalato e la schiavitù di chi sottopaga i prodotti agricoli e il lavoro nei campi. Una filiera di persone per sostenere le piccole comunità rurali, richiedere politiche adeguate, promuovere il valore dell'agricoltura familiare come risposta alla crisi globale, ai cambiamenti climatici, alle migrazioni. Fino all’ 8 maggio con un sms

da cellulare personale o con una telefonata da rete fissa al 45529, si potrà sostenere un unico grande progetto in Italia e nel mondo. Il Villaggio solidale nell'area di Rosarno in Calabria, realizzato insieme a Coldiretti, darà ospitalità agli immigrati sottraendoli allo sfruttamento del caporalato, garantendo loro un regolare contratto di lavoro per la raccolta stagionale. I 41 interventi dei Soci Focsiv di agricoltura familiare nel mondo favoriranno 119.543 famiglie di contadini. Quindici anni fa Focsiv scelse il riso, alimento tra i più consumati al mondo, in particolare tra i più poveri, come simbolo della Campagna "Abbiamo riso per una cosa seria". Oggi è un grande movimento che vede il 6 e 7 maggio in 1000 piazze, parrocchie e mercati di Campagna Amica oltre 4000 volontari offrire pacchi di riso 100% italiano della FdAI - Filiera degli Agricoltori Italiani, per una donazione minima di 5,00 Euro. “Una grande forza, contadini e consumatori, uniti dalla Campagna per difendere in Italia e nel mondo chi lavora

la terra e per garantire il diritto al cibo a partire dai più vulnerabili. - ha dichiarato Gianfranco Cattai, presidente Focsiv - Il nostro è un grande movimento, rappresentato dai milioni di chicchi di riso offerti dai nostri volontari i primi giorni di maggio, che ribadisce come nessuno di noi sia disposto a delegare alcuno per ciò che ci riguarda più da vicino: il liberarci dalla schiavitù dei prezzi imposti dalle multinazionali dell'agroalimentare, dal fenomeno del caporalato, dai condizionamenti dell'agribusiness, dai cambiamenti climatici e dalle cause che portano all'emigrazione di milioni di persone. Ben consapevoli che solo dall'agricoltura familiare si può avere una risposta alla fame, al bisogno di lavoro e allo sviluppo umano secondo una visione più equa e più giusta di democrazia alimentare e di ecologia integrale”. “Dal riso asiatico alle conserve di pomodoro cinesi, dall’ortofrutta sudamericana a quella africana in vendita nei supermercati italiani fino ai fiori del Kenya, un prodotto agroalimentare su cinque che arriva in

Italia dall’estero non rispetta le normative in materia di tutela dei lavoratori – a partire da quella sul caporalato – vigenti nel nostro Paese. - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che sono solo alcuni dei prodotti stranieri che sono spesso il frutto di un “caporalato invisibile” che passa inosservato solo perché avviene in Paesi lontani, dove viene sfruttato il lavoro minorile, che riguarda in agricoltura circa 100 milioni di bambini, di operai sottopagati e sottoposti a rischi per la salute, di detenuti o addirittura di veri e propri moderni “schiavi”. “Non è accettabile che alle importazioni sia consentito aggirare le norme previste in Italia dalla Legge nazionale sul caporalato ed è necessario, invece, garantire che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore a sostegno di un vero commercio equo e solidale e a tutela della dignità dei lavoratori in ogni angolo del Pianeta”.

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Presentato alla Ue il nuovo sistema, a rischio 4,2 miliardi di export Made in Italy

L’etichetta a semaforo, arriva anche in Francia L’arrivo anche in Francia dell’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti mette a rischio 4,2 miliardi di euro di esportazioni Made in Italy nel paese transalpino, secondo partner commerciale del nostro Paese, e rappresenta una deriva preoccupante rispetto alla quale l’Ue deve ora intervenire. E’ quanto afferma la Coldiretti dopo che il governo francese ha notificato alla Commissione europea il decreto che fissa le specifiche del 'Nutriscore', l'etichetta a semaforo che classifica gli alimenti con cinque colori secondo il loro contenuto di ingredienti 'buoni' (fibre, frutta, verdura) o 'cattivi' (grassi, zuccheri). Il provvedimento del paese transalpino segue l’adozione del sistema di informazione visiva, fuorviante discriminatorio ed incompleto, adottato in Gran Bretagna, che finisce per escludere paradossal-

mente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. In questo modo si mette in pericolo l’85% del Made in Italy a denominazione di origine (Dop) che la stessa Unione Europea dovrebbe invece tutelare e valorizzare. Ad essere bocciati dal semaforo rosso ci sono, infatti, tra gli altri le prime tre specialità italiane Dop più vendute in Italia e all’estero come il Grana Pa-

dano, il Parmigiano Reggiano ed il p r o sciutto d i Parma, ma si arriva addirittura a colpire anche l’extravergine di oliva, considerato il simbolo della dieta mediterranea.Con l’inganno delle etichette a semaforo si rischia di sostenere, con la semplificazione, modelli alimentari sbagliati che mettono in pericolo, non solo la salute dei cittadini italiani ed europei ma anche un sistema produttivo di qualità che si è affermato pure grazie ai riconoscimenti dell’Unione Europea. In gioco c’è la leadership italiana in Europa

nelle produzioni di qualità con 289 riconoscimenti di prodotti a denominazione (Dop/Igp) Rischia però di essere messo all’indice solo nelle produzioni a denominazione di origine (Dop) un sistema di eccellenza del Made in Italy che genera un volume di affari al consumo di 11,5 miliardi di euro, con 70 mila operatori, ma il conto è in realtà ben più salato e riguarda interi settori chiave che vanno dai salumi ai formaggi fino all’olio di oliva. L’etichetta semaforo indica con i bollini rosso, giallo o verde il contenuto di nutrienti critici per la salute come grassi, sali e zuccheri, ma non basandosi sulle quantità effettivamente consumate, bensì solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze, porta a conclusioni fuorvianti arrivando a promuovere cibi spazzatura come le bevande gassate senza zucchero e a bocciare elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva.

Impianti a rinnovabili, il Gse intensifica i controlli Dal 2001 il Gse - Gestore dei Servizi Energetici controlla gli impianti a fonte rinnovabile incentivati al fine di verificare la legittimità delle pratiche di incentivazione e interviene, in presenza di anomalie, per recuperare gli incentivi indebitamente ottenuti disponendo il decadimento della tariffa assegnata. Il 31 Gennaio 2014 è stato emanato il Decreto Controlli che individua le modalità organizzative e operative dei controlli, le attività in carico ai vari soggetti coinvolti, gli aspetti degli impianti oggetto di controllo e la lista delle violazioni rilevanti in conseguenza delle quali il Gestore può disporre la sospensione o la decadenza degli incentivi, con l’integrale recupero delle

somme già erogate.Negli ultimi anni queste verifiche si sono intensificate. Nel 2015 il Gse ha condotto 3.464 controlli (84,6% fotovoltaico, 7,2%

FER, 2,3% termico, 4,2% efficienza energetica), con oltre 2290 sopralluoghi, attestando violazioni in 504 procedure che hanno portato alla revoca e recupero degli incentivi percepiti per un valore di 106,6 milioni di euro e una stima

del mancato esborso pari a 1.294,7 milioni. Le violazioni accertate per soli 116 impianti rinnovabili non fotovoltaici pesano per oltre 1.115 milioni di euro sulla stima del mancato esborso. In generale, a seconda della tipologia e della gravità delle violazioni accertate si possono configurare le seguenti modalità di recupero delle somme erogate e/o da erogare: Decadenza dalle tariffe incentivanti; Riconfigurazione della tariffa incentivante; Ridefinizione della potenza incentivata; Mancato riconoscimento degli incentivi in parte del periodo di incentivazione.Le principali cause

di decadenza degli incentivi rilevati sono: presentazione al Gse di dati non veritieri o di documenti falsi, mendaci o contraffatti, in relazione alla richiesta di incentivi, ovvero mancata presentazione di documenti indispensabili ai fini della verifica della ammissibilità agli incentivi; violazione del termine per la presentazione dell’istanza di incentivazione e, nel caso in cui sia determinante ai fini dell’accesso degli incentivi, la violazione del termine per l’entrata in esercizio; indisponibilità della documentazione da tenere presso l’impianto, nel caso in cui se ne sia già accertata l’assenza nell’ambito di una precedente attività di controllo; manomissione degli strumenti di misura del-

l’energia incentivata; alterazione della configurazione impiantistica, non comunicata al Gse, finalizzata ad ottenere un incremento dell’energia incentivata; interventi di rifacimento e potenziamento realizzati in difformità dalle norme di riferimento ovvero da quanto dichiarato in fase di qualifica o di richiesta dell’incentivo; inefficacia del titolo autorizzativo per la costruzione ed esercizio dell’impianto; insussistenza dei requisiti per la qualificazione dell’impianto, per l’accesso agli incentivi ovvero autorizzativi; utilizzo di componenti contraffatti ovvero rubati. Gli approfondimenti sono consultabili sul sito http://www.fattoriedelsole.org/

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provvedimento rappresenterebbe un toccasana per le aziende e per l’ambiente

Bonus fiscale verde contro l’inquinamento Bisogna intervenire in modo strutturale per combattere lo smog con un bonus fiscale verde per favorire la diffusione di parchi e giardini in città capaci di catturare le polveri e di ridurre il livello di inquinamento. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’invio all’Italia da parte della Commissione europea di una lettera con un parere motivato, seconda fase della procedura di infrazione, affinché adotti "azioni appropriate" per ridurre le emissioni di particolato Pm10 per l’inquinamento eccessivo riscontrato nell'aria. Secondo l’analisi della Coldiretti queste metropoli italiane hanno una ridotta disponibilità di spazi verdi che concorrono a combattere le polveri sottili e gli inquinanti gassosi, che va dagli appena 15,9 metri quadrati di verde urbano per abitante a Roma ai 17,2 di Milano fino a 21 di Torino. Una disponibilità addirittura inferiore a

ECONOMIA

Import fiori recisi prima minaccia per i vivai quella già bassa della media dei capoluoghi di provincia che è di appena 31,1 metri quadrati di verde urbano per abitante. Una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili, un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno. Un’opportunità importante da sfruttare anche per evitare il rischio della maximulta in arrivo dall’Ue per lo sforamento dei limiti di polveri sottili. Il verde urbano in Italia però rappresenta appena il 2,7% del

territorio dei capoluoghi di provincia (oltre 567 milioni di metri quadrati) sulla base dell’ultimo rilevamento Istat. In questo contesto è necessario intervenire per qualificare il verde pubblico ma sono importanti anche interventi a favore di quello privato a partire da misure di defiscalizzazione degli interventi su giardini e aree verdi, cosiddetto “bonus verde” da realizzare con un meccanismo simile a quello previsto per il risparmio energetico, le abitazioni, i mobili o gli elettrodomestici.

Rinnovabili, antimafia da aggiornare L’informativa antimafia deve essere aggiornata ogni 12 mesi dalla data del rilascio, inviando al Gse-Gestore dei Servizi Energetici la documentazione richiesta. Pertanto i soggetti sottoposti alla verifica devono ogni anno inviare la documentazione necessaria tramite la sezione del Portale informatico Antimafia del Gestore, anche se non vi è stata alcuna variazione dell'assetto societario o dei componenti del nucleo familiare. Di fatti il Gse ha l’obbligo di acquisire d’ufficio, tramite le Prefetture, la documentazione antimafia per tutti

gli operatori che ricevono incentivi per un importo superiore a €150.000, calcolato per l’intera durata del periodo incentivante. Quindi anche un piccolo impianto fotovoltaico di potenza superiore a 20kW potrebbe essere interessato dall’obbligo annuale.Infine si ricorda che a seguito del mancato rispetto dei termini, il Gestore può sospendere l’erogazione degli incentivi e delle convenzioni RID e SSP. Gli approfondimenti sono consultabili sul sito http://www.fattoriedelsole.org/.

Secondo i dati del rapporto annuale “Europhyt”, relativo al sistema dell’Ue di allerta rapida per la salute delle piante, i fiori recisi sono il prodotto florovivaistico più intercettato come veicolo di ingresso di organismi nocivi, davanti alle piante e alle sementi. Il rapporto si concentra esclusivamente sui rischi di importazione dai paesi terzi, date le maggiori minacce fitosanitarie (insetti, funghi, nematodi, batteri e virus) che questi paesi complessivamente portano all’Unione. Per le intercettazioni a causa della presenza di organismi nocivi, i principali prodotti florovivaistici, provenienti da paesi terzi, sono stati: fiori recisi (111 casi); materiale di moltiplicazione (75 casi); sementi (25 casi). Tra i fiori recisi di importazione, il numero maggiore di intercettazioni è risultato legato alle orchidee, a seguire rose e gipsofile. Risulta pertanto evidente la necessità di maggiori controlli sui prodotti florovivaistici stranieri, per ridurre il rischio di ingresso di nuovi organismi patogeni per la salute delle piante.

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