COLDIRETTI N.
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30 GIUGNO 6 LUGLIO 2017
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SETTIMANALE DI INFORMAZIONE PER LE IMPRESE DEL SISTEMA AGROALIMENTARE Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni
Raccolti spazzati via dai violenti nubifragi che si sono abbattuti sullle campagne del Nord Italia
Dopo la siccità arriva la grandine, nuovi danni Al Sud è ancora allarme siccità con gli invasi a secco e il crollo delle produzioni Sale in conto dei danni all’agricoltura stremata dalla siccità con l’arrivo di ondate di maltempo con violenti nubifragi e grandine dal Piemonte, all’Emilia Romagna, dalla Lombardia fino al Veneto. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti della precipitazione che ha attraversato le Regioni centro settentrionali. In Provincia di Torino nei comuni in particolare di Piobesi, Moncalieri, Vinovo e Candiolo si registrano danni a tettoie, alle serre di ortaggi, al mais steso a terra e rotture di alberi per effetto di bombe d’acqua e di grandine mentre in Emilia si contano i danni del vento forte e una intensa grandinata con chicchi della misura di monete da 1 euro che hanno colpito in provincia di Modena distruggendo completamente il mais, il grano, la vite e le pere nel comune di Rolo. Le campagne sono state devastate a macchia di leopardo anche in
ECONOMIA I
Lombardia dove in provincia di Como una frana ha isolato una stalla con una trentina di animali e la grandine che ha spianato i campi di mais e alberi sradicati lungo i canali in
diverse zone della regione mentre in Veneto si contano i danni delle grandinate con serre di ortaggi e fiori divelte, campi di mais distrutti, vigneti di Prosecco rovinati. Le precipitazioni non hanno peraltro scalfito lo stato di grave siccità dei campi perché l’acqua per poter essere assorbita dal terreno deve cadere in modo continuo e non violento mentre gli acquazzoni aggravano i danni e pericolo di frane e smotta-
menti. L’allarme siccità riguarda in questo momento in Italia i 2/3 della superficie agricola nazionale interessando praticamente tutte le regioni anche se con diversa intensità con perdite ben superiori al miliardo secondo la Coldiretti che si estendono dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro, ma anche i vigneti e gli uliveti ed il fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte per i grandi formaggi tipici. Particolarmente critica la situazione al Sud dove la mancanza di precipitazioni ha causato un abbassamento del livello di acqua negli invasi ed una aridità diffusa nei campi. ll crollo dei raccolti nelle campagne meridionali per la prolungata siccità mette a rischio gli investimenti avviati per l’annata agraria con una diminuzione del livello occupazionale per il calo delle giornate lavorative offerte dall’agricoltura.
dati Istat sull’inflazione indicano rincari per la frutta
Su i prezzi al consumo ma è crisi nei campi Aumentano sopra la media i prezzi al dettaglio della frutta (+1,3%) e dei vegetali freschi (+2,3%) rispetto allo stesso mese dello scorso anno ma nelle campagne è crisi per l’effetto congiunto di speculazioni e condizioni climatiche avverse con quotazioni che in molti casi non coprono i costi di produzione delle aziende. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti a commento dei dati Istat sull’inflazione che scende a giungo ad un valore tendenziale
dell’1,2%. Proprio nel momento in cui si assiste ad un aumento dei consumi, importante per fronteggiare il grande caldo, pratiche commerciali sleali lungo la filiera stanno provocando situazioni di crisi diffuse per i coltivatori di frutta estiva che chiede interventi per prevenire e perseguire tali pratiche, in una situazione in cui nelle campagne le anomalie climatiche della prima parte del 2017 hanno già provocato danni stimati in oltre un miliardo di euro
ECONOMIA
Moncalvo: “Proroga embargo russo costa cara al Made in Itraly” “E’ già costato quasi un miliardo di euro al Made in Italy agroalimentare l’embargo deciso dalla Russia come risposta alle sanzioni decise dall'Occidente per la guerra in Ucraina”. E’ quanto afferma con preoccupazione il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, in riferimento al decreto firmato dal presidente russo Vladimir Putin e pubblicato dal governo che proroga l'embargo su prodotti agricoli, lattiero-caseari, carne e altri alimenti fino al 31 dicembre 2018. L’agroalimentare è l’unico settore ad essere colpito direttamente da un embargo totale sancito, come ritorsione alle sanzioni europee, dalla Russia per la prima volta con decreto n. 778 del 7 agosto 2014 e poi sempre prorogato che ha chiuso completamente le frontiere del paese di Putin ad una lista di prodotti, frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia con successiva proroghe. Un blocco che è costato caro all’agroalimentare nazionale anche perché al divieto di accesso a questi prodotti si sono aggiunte le tensioni commerciali che hanno ostacolato di fatto le esportazioni anche per i prodotti non colpiti direttamente.
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QUALITÀ Approvato
il provvedimento per l’utilizzo dell’indicazione facoltativa
Scatta il via libera ai “Prodotti di Montagna” Via libera della Conferenza StatoRegioni al decreto per l'utilizzo dell’indicazione facoltativa di qualità “prodotto di montagna”. Il provvedimento promosso dal Ministero delle Politiche agricole, di prossima pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, è una delle innovazioni previste dal Regolamento 1151/2012 sui sistemi di qualità per quei prodotti le cui materie prime, compresi gli alimenti per animali, provengono essenzialmente da zone di montagna e, nel caso dei prodotti trasformati, anche la trasformazione avviene in zone di montagna. In particolare, il decreto ministeriale riprende i requisiti stabiliti a livello comunitario dal regolamento delegato n. 665/2014 e definisce anche alcuni aspetti relativi alle deroghe per gli stabilimenti di trasformazione, nonché la modulistica che gli operatori devono utilizzare per chiedere l’indicazione facoltativa di qualità “Prodotto di Montagna”. Per “zone di montagna” si intendono le aree che si trovano nei comuni classificati totalmente montani e parzialmente montani, di cui al-
l’art. 31 paragrafo 1 del Reg. UE n. 1305/2013, nei piani di sviluppo rurale delle rispettive regioni. In tal senso, l'indicazione "prodotti di montagna" si applica: - ai prodotti di origine animale, solo se ottenuti da animali allevati per almeno gli ultimi due terzi del loro ciclo di vita nelle zone di montagna ed ivi trasformati (un quarto della loro vita per i transumanti). I mangimi per gli animali di allevamento sono considerati provenire essenzialmente da zone di montagna se la proporzione della dieta annuale degli animali che non può essere prodotta nelle zone di montagna,
non supera il 75% nel caso dei suini, il 40% per i ruminanti e il 50% per gli altri animali da allevamento; - ai prodotti di origine vegetale, solo se le piante sono state coltivate unicamente nella zona di montagna; - ai prodotti dell'apicoltura, solo se le api hanno raccolto il nettare e il polline esclusivamente nelle zone di montagna. Per i prodotti quali erbe, spezie e zucchero, utilizzati come ingredienti nei prodotti di montagna di origine animale e vegetale, questi possono anche provenire da aree al di fuori delle zone di montagna, purché non superino il 50% del peso totale degli ingredienti. Il decreto precisa che le operazioni di macellazione di animali e sezionamento e disossamento delle carcasse e quelle di spremitura dell'olio di oliva devono avvenire in impianti di trasformazione situati non oltre 30 km dal confine amministrativo della zona di montagna. Per il latte e i prodotti lattiero caseari ottenuti al di fuori delle zone di montagna in impianti di trasformazione in funzione dal 3 gennaio 2013, viene sta-
bilita una distanza non superiore ai 10 km dal confine amministrativo della zona di montagna. I produttori interessati, in forma singola o associata, possono rivolgersi alle strutture locali di Coldiretti per l’assistenza nella presentazione alla regione di appartenenza della comunicazione per l’utilizzo dell’indicazione facoltativa di qualità “Prodotto di Montagna”. Il Mipaaf potrà istituire, con un apposito decreto, anche un logo identificativo per i prodotti di montagna, di cui potranno beneficiare gli operatori che aderiscono a questo regime di qualità.Con il nuovo decreto nazionale viene finalmente definito un quadro di trasparenza, nei confronti di produttori e consumatori, sull’utilizzo del termine “prodotto di montagna”, che può essere una molla vincente per la valorizzazione dei prodotti che effettivamente vengono dalle aree montane, il quali assolvono al difficile compito di tramandare la tradizione agroalimentare locale mantenendo l'attività primaria in territori spesso più periferici e svantaggiati.
Agevolazioni per l’acquisto di beni strumentali, le novità 2017 Anche per il 2017 è possibile presentare domande di accesso ai contributi della nuova Legge Sabatini e fino al 31 dicembre 2018, salvo esaurimento risorse finanziarie. I fondi ancora a disposizione a giugno 2017 sono pari al 38% (356 milioni di euro sul complessivo stanziato di poco inferiore a 944 milioni euro). Lo strumento di agevolazione sui beni strumentali ha l’obiettivo di accrescere la competitività del sistema produttivo del Paese e migliorare l’accesso al credito delle micro, piccole e medie imprese (Pmi) compreso le imprese agricole e della pesca per l’acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature. Possono beneficiare delle agevolazioni le Pmi (comprese quelle operati nel settore agricolo) che alla data di presentazione della domanda sono regolarmente costituite e iscritte nel Registro delle imprese o nel Registro delle imprese di pesca. Le imprese in questione devono essere nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, non devono risultare in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali e non devono aver ricevuto aiuti illegali o incompatibili dalla Commissione europea. Infine non devono risultare “imprese in difficoltà”.È previsto un contributo sotto forma di finanziamento bancario o in leasing finanziario che deve essere deliberato da una banca/intermediario finanziario aderente alla convenzione. Il finanziamento può
essere assistito dalla garanzia del “Fondo di garanzia per le Pmi” nella misura massima dell’80% dell’ammontare del finanziamento. Il contributo deve avere una durata massima di 5 anni. L’importo è compreso, per ciascuna impresa beneficiaria, tra 20 mila euro e 2 milioni di euro. È concesso un contributo in misura pari al valore degli interessi calcolati, in via convenzionale, su un finanziamento della durata di cinque anni e di importo pari all’investimento, al tasso d’interesse annuo del: - 2,75 % per gli investimenti ordinari; - 3.575 % per gli investimenti in tecnologie digitali e in sistemi di tracciamento e pesatura dei rifiuti (contributo maggiorato del 30% introdotto dalla legge di bilancio 2017 per i beni indicati negli specifici allegati tecnici).Per le imprese operanti nei settori agricolo, forestale e zone rurali, gli investimenti devono perseguire i seguenti obiettivi: Aiuti agli investimenti materiali o immateriali nelle aziende (Art 14 del Reg. 702/2014) e Aiuti agli investimenti nel settore della trasformazione di prodotti agricoli e della commercializzazione di prodotti agricoli (di cui all’art. 17). Per le imprese operanti nel settore della produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura, gli investimenti riguardano: “Aiuti volti a migliorare l’efficienza energetica e a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici” (Art.
26 Reg.1388/2014); “Aiuti per i porti di pesca, i luoghi di sbarco, le sale per la vendita all’asta e i ripari di pesca” (Art. 28); “Aiuti per gli investimenti produttivi nel settore dell’acquacoltura” (Art. 31), Aiuti alle misure di commercializzazione (Art. 41) e Aiuti alla trasformazione dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura (Art. 41). Sono ammissibili le spese riguardanti l’acquisto, o l’acquisizione nel caso di operazioni di leasing finanziario di macchinari, impianti, beni strumentali di impresa, attrezzature nuove di fabbrica ad uso produttivo e hardware, nonché di software e tecnologie digitali, destinati a strutture produttive già esistenti o da impiantare, ovunque localizzate nel territorio nazionale. I beni oggetto di agevolazione devono essere ad uso produttivo, correlati all’attività svolta dall’impresa ed essere ubicati presso l’unità locale dell’impresa in cui è realizzato l’investimento. Il Ministero ha inoltre chiarito che i finanziamenti concessi alle Pmi, a valere sul Plafond Beni Strumentali, possono beneficiare di tutti gli “interventi di garanzia, pubblici e privati, eventualmente disponibili che siano compatibili con le disposizioni del relativo contratto di Finanziamento (Es. garanzie Ismea, fondi regionali di garanzia, Confidi, etc.), nei limiti dell’intensità di aiuto massima concedibile, ai sensi della normativa comunitaria applicabile”.
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ECONOMIA L’accordo Ue-Canada legalizza l’agropirateria e promuove l’invasione di grano straniero
#StopCeta per salvare il Made in Italy a tavola Una mobilitazione permanente per sensibilizzare i senatori e i deputati chiedendo loro di votare no al Ceta, l’accordo di libero scambio tra Ue e Canada atteso alla ratifica da parte del Parlamento italiano. A promuoverla è la Coldiretti poiché il trattato per la prima volta nella storia dell’Unione accorda a livello internazionale esplicitamente il via libera alle imitazioni dei prodotti italiani più tipici ma che spalanca anche le porte all’invasione di grano duro e a ingenti quantitativi di carne a dazio zero. Proprio per fermare il Ceta, migliaia di agricoltori da tutte le regioni invaderanno dalle ore 9.30 di mercoledì 5 luglio, Piazza Montecitorio a Roma, davanti al Parlamento dove è in corso la discussione per la ratifica del Trattato. L’iniziativa è della Coldiretti insieme ad un'inedita e importante alleanza con altre organizzazioni (Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair
Watch). Ma l'invito è anche ad inviare subito una lettera ai parlamentari, mettendo in chiaro che chiunque approvi il Ceta non avrà mai più il proprio voto, ma anche appoggiando la campagna su twitter con l’hashtag #StopCeta chiamando in causa gli account di senatori e deputati presenti sul social (clicca qui per scaricare il modello).Il Ceta, denuncia la Coldiretti, uccide il grano duro italiano con il crollo dei prezzi favo-
rito dall’azzeramento strutturale i dazi per l’importazione dal Canada dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosate nella fase di preraccolta, vietato in Italia perché accusato di essere cancerogeno. Oltre la metà del grano importato dall’Italia arriva proprio dal Canada dove le lobby in vista dell’accordo Ceta sono già al lavoro contro l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima per la pasta previsto per decreto e trasmesso all’Unione Europea, trovando purtroppo terreno fertile anche in Italia. A rischio è lo stesso principio di precauzione, visto che la legislazione canadese ammette l’utilizzo
di prodotti chimici vietati in Europa. Ma l’accordo di libero scambio con il Canada legittima inoltre la pirateria alimentare che tanti danni provoca al sistema produttivo Made in Italy, accordando il via libera alle imitazioni canadesi dei nostri prodotti più tipici, dal Parmesan al Prosciutto di Parma. Secondo la Coldiretti delle 291 denominazioni Made in Italy registrate ne risultano protette appena 41, peraltro con il via libera all’uso di libere traduzioni dei nomi dei prodotti tricolori (un esempio è il parmesan) e alla possibilità di usare le espressioni “tipo; stile o imitazione”. E peserebbe anche l’impatto di circa 50.000 tonnellate di carne di manzo e 75.000 tonnellate di carni suine a dazio zero. E’ necessaria quindi una valutazione ponderata e approfondita dell’argomento che non può esaurirsi in pochi giorni di una bollente estate, soprattutto in considerazione della mancanza di reciprocità tra modelli produttivi diversi che grava sul trattato.
Partita la campagna di promozione di pesche e nettarine E’ in fase di avvio la campagna di promozione e comunicazione istituzionale dell'organizzazione interprofessionale ortofrutticola italiana - Ortofrutta Italia - a sostegno dei consumi di pesche e nettarine italiane con il patrocinio del Ministero delle politiche agricole (Mipaaf). L'iniziativa di promozione e comunicazione collettiva si svilupperà, in un arco temporale che va dal 26 giugno al 2 settembre 2017, in tutto il territorio nazionale con la presenza nei
punti vendita di tutte le principali catene della distribuzione moderna e nei negozi specializzati (questi ultimi coinvolti per tramite degli operatori grossisti dei mercati agroalimentari) di manifesti, locandine e altro materiale similare che con lo stesso layout richiameranno l'attenzione del consumatore sulla stagionalità, sulla territorialità e sulla qualità delle pesche e nettarine italiane. Rispetto al 2016 ci sarà una novità in via sperimentale. In alcuni punti ven-
dita le pesche a polpa gialla e le nettarine a polpa gialla, verranno distinte tra un gruppo “tradizionale”, succose e acidule, e un gruppo “subacido”, amabili e dolci, sulla base di una classificazione studiata da un gruppo di tecnici. Scopo della sperimentazione è verificare se la suddivisione dei frutti in base al sapore può essere un elemento che può far crescere la soddisfazione dei consumatori e, di conseguenza, i consumi.
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LA NOVITÀ
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Firmato l’accordo tra Filiera agricola italiana e salumificio Rigamonti
Arriva la bresaola con la carne 100% italiana E’ stato firmato a Roma un importante accordo tra Filiera Agricola Italiana promossa dalla Coldiretti e Rigamonti Spa per sviluppare un progetto di filiera che incrementi la produzione di Bresaola prodotta con carne Italiana. Una garanzia per gli allevatori e un impegno per Rigamonti di portare quanto più è possibile lavoro in Italia incrementando la crescita di una filiera nostrana di qualità in un mercato che in 15 anni ha visto aumentare del 43% in Italia il consumo di bresaola che oggi trova spazio sulle tavole di ben 8 italiani su 10 secondo la ricerca Doxa del Consorzio della Bresaola della Valtellina IGP) La bresaola Rigamonti ottenuta con carne italiana sarà riconoscibile dai consumatori sul mercato dalla scritta 100%
Italiana con il marchio “Firmato dagli Agricoltori Italiani”. L’accordo stipulato quindi ha l’obiettivo di sviluppare la filiera garantendo il lavoro degli allevatori italiani
per arrivare entro tre anni alla macellazione di almeno 30.000 capi provenienti da bestiame nato, allevato, macellato e sezionato in Italia secondo regole e prezzi concordati. Claudio Palladi Ad di Rigamonti spa, leader di mer-
cato nella bresaola: “Siamo ben felici con questo progetto di sostenere gli allevatori italiani e di incentivare una produzione di qualità attraverso un progetto di filiera che a noi permetterà di aumentare la quota di produzione 100% italiana. La bresaola nasce da una profonda cultura alimentare delle nostre valli e poter sostenere al massimo la filiera è per noi motivo di grande orgoglio Ettore Prandini Presidente Filiera Agricola Italiana “L’arrivo sul mercato della Bresaola con carne 100% italiana è una vera svolta che risponde alle domande di un numero crescente di consumatori che crede nella qualità del Made in Italy dalla stalla alla tavola ma è anche un valore aggiunto per il territorio con il sostegno dell’economia e dell’occupazione”.
Embargo russo, nuove misure salva-frutta La Commissione europea ha annunciato che, a partire da domani 1º luglio, le misure eccezionali già in atto a favore dei produttori di frutti deperibili colpiti dall'embargo sulle importazioni imposto dalle autorità russe saranno prorogate per un altro anno, fino alla fine di giugno 2018.Il regime copre un quantitativo massimo di 165.835 tonnellate di frutta, suddivisa in quattro categorie di specie: mele e pere; prugne; agrumi; pesche e
pesche noci. La misura riguarda 12 Stati membri, a cui verranno applicati volumi di ritiro differenziati per garantire che il sostegno finanziario arrivi ai produttori che più ne hanno bisogno (cfr. la tabella allegata). Per l’Italia sono stati assegnati i seguenti quantitativi: Mele e pere: 4.505 tonnellate, Prugne: 3.910 tonnellate, Arance, clementine, mandarini e limoni: 850 tonnellate, Pesche e nettarine: 2.380 tonnellate.
ECONOMIA
Ancora caos sui manutentori del verde Si è discusso di formazione dei manutentori del verde al Tavolo Tecnico del Settore Florovivaistico che si è tenuto al Ministero delle Politiche Agricole. Come si ricorderà, l’art. 12 della legge 28 luglio 2016 n°154, relativamente alla costruzione, sistemazione e manutenzione del verde pubblico o privato affidata a terzi, individua i soggetti che sono abilitati a svolgere tale attività. Lo scopo è quello di individuare modalità operative comuni, per evitare che vi siano situazioni differenti nelle diverse regioni che possano mettere in difficoltà gli operatori. Coldiretti ritiene che, fatta salva la posizione degli operatori storici, iscritti al registro ufficiale dei produttori florovivaistici, tutti gli altri soggetti che vogliano operare nel settore della costruzione, sistemazione e manutenzione del verde, debbano acquisire, attraverso corsi di formazione adeguati, una capacità professionale consona ad evitare il diffondersi di problematiche di ordine fitosanitario e ad una adeguata gestione del patrimonio verde pubblico e privato. Il documento approvato dalla Conferenza delle Regioni, anche se migliorato rispetto alle bozze precedenti, non sembra soddisfare i requisiti di cui sopra, essendo previsto che anche soggetti privi di un titolo di studio adeguato o di esperienza specifica, possano diventare manutentori del verde con un corso di sole 80 ore, di cui almeno 30 di attività pratiche. Da qui le critiche espresse da tutti i partecipanti alla riunione del Tavolo.
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