LA CAMPAGNA TOSCANA N.2 2018

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Giornale di Coldiretti Toscana Anno XXI n.2/2018 Marzo-Aprile

LARGO AGLI AGRICHEF DI TOSCANA STOP GRANO AL GLIFOSATO A Guasticce (Li) consegnato il “diploma” ai primi 20 cuochi contadini

Si chiamano Agrichef o cuochi-contadini e si “diplomano” partecipando ad un corso organizzato da Coldiretti Toscana e Terranostra agriturismo di Campagna Amica. Il primo corso per Agrichef toscani aveva preso il via a Firenze Bio nei saloni della Fortezza da Basso sotto la guida di Diego Scaramuzza primo agrichef d’Italia e presidente nazionale di Terranostra e Francesca Buonagurelli, primo agrichef toscana, titolare dell’agriturismo Al Benefizio di Barga (LU). Di recente la chiusura del corso e la consegna dell’ambìto diploma a venti nuovi Agrichef toscani presso l'agriturismo Tenuta Bellavista Insuese a Guasticce di Livorno. Alla consegna del premio Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana, Simone Ferri Graziani, presidente di Coldiretti Livorno e vice-presidente nazionale di Terranostra e Aniello Ascolese, direttore di Coldiretti Pisa-Livorno. “La figura dell’agrichef è sempre più richiesta anche quale veicolo d’informazione, per questo dobbiamo essere in grado di rispondere con figure professionali ed adeguatamente formate – ha detto Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana - espressione sia dell’impresa agricola sia del territorio e del suo cibo. Saper cogliere questa sfida ci permette di dare ulteriore

slancio e visibilità al nostro patrimonio enogastronomico e ci consente di distinguere l’offerta proposta dai nostri imprenditori rispetto a quella turistica locale poiché gli agrichef puntano su di una cucina di qualità fatta di pietanze la cui storia si arricchisce del racconto in prima persona dell’origine dei prodotti con cui vengono realizzate”. Hanno ricevuto il diploma di Agrichef i livornesi, Stefania Paggetti (Agriturismo La Nocciolina), Paolo Graziani (Agriturismo Villa Graziani) e Sabina Vitarelli (Agriturismo Tenuta Bellavista Insuese), le pisane Paola Chiellini e Agnese Macchia (Agriturismo Terre & Aroma), le aretine Sara Barbara Guadagnoli (Agriturismo Le Rocche), Francesca Panci (Agriturismo Vecchia Quercia) e Giada Ciofi (Agriturismo Le Terrazze), i lucchesi Michela Pierantoni e Franco Moscardini (Agriturismo Chioi) e Stefano Bravi (Agriturismo Polla Cantina Bravi) e i fiorentini Ivana Natali e Paolo Bartoli (Agriturismo Fattoria La Loggia), Elisabetta Focardi e Francesca Bellacci (Agriturismo Poderaccio), Laura Gianassi (Agriturismo Corzano) e Loriana Marzuoli (Agriturismo Renai e Monte) e la pratese Marzia Maso (Agriturismo Vaiano). In Italia sono 22mila gli agriturismi che offrono la possibilità di stare all'aria aperta lontano dalle preoccupazio-

ni e di questi ben 4.500 si trovano in Toscana. Leader dell’ospitalità agrituristica regionale è Siena con 1150 aziende seguita da Grosseto con 960 e Firenze con 600. I posti letto dell’agriturismo toscano parlano di 31mila camere, in struttura od appartamento, e 700 piazzole per una recettività di oltre 60mila persone. Crescono gli agriturismi che oltre all’ospitalità fanno anche attività di somministrazione pasti, con prodotti “made in Tuscany”, sono oltre 2000. "Durante questo primo corso – ha affermato Simone Ferri Graziani – è stata posta la massima attenzione sulla valorizzazione dei prodotti del nostro territorio, sulle ricette e sulle preparazioni tradizionali innovate sul piano tecnico e di realizzazione. In questo modo vogliamo fornire ai nostri agriturismi gli strumenti necessari per essere sempre competitivi e al passo con le richieste del mercato. I temi affrontati infatti hanno spaziato dalle tecniche e tecnologie di cottura all’ottimizzazione e organizzazione dei tempi di preparazione, dalle modalità di conservazione degli alimenti al pricing del piatto e menù, dalla mise en place fino all’abbinamento vino e bicchiere. Siamo convinti – conclude Ferri Graziani- che tutto questo possa fornire ai neoagrichef una panoramica sul mondo della ristorazione di qualità”.

In Canada l’annuncio della Barilla

Alla fine il colosso mondiale della pasta Barilla ha detto stop al grano con il gliosato. Infatti nei giorni scorsi il direttore degli acquisti di Barilla, Emilio Ferrari, a Toronto al Canadian Global Crops Symposium ha sottolineato come l’azienda ha aggiornato i parametri qualitativi per questa materia prima strategica e chiede “ai produttori di grano duro di tutti i Paesi di non usare il glifosato prima del raccolto” rimarcando come “al momento Barilla non ha firmato nessun contratto per l’importazione del grano dal Canada”. “In una situazione in cui un pacco di pasta su sette prodotto in Italia è fatto con grano canadese, si tratta – sottolinea Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana - di una svolta storica della principale industria pastaia del mondo che risponde alle sollecitazioni che vengono dai consumatori che chiedono garanzie di sicurezza alimentare. Un cambiamento che ha portato – sottolinea Marcelli – al prepotente ritorno dei grani nazionali antichi come il Senatore Cappelli e alla rapida proliferazione di marchi e linee che garantiscono l’origine nazionale al 100% del grano impiegato, da Ghigi a Valle del grano, da Jolly Sgambaro a Granoro, da Armando a Felicetti, da Alce Nero a Rummo, da FdAI firmato dagli agricoltori italiani fino a “Voiello”, che fa capo proprio al Gruppo Barilla, senza dimenticare molte linee della grande distribuzione”. Le importazioni di grano duro dal Canada erano crollate già nel 2017 del 39,5% in valore per un quantitativo comunque estremamente rilevante di 720 milioni di chili secondo una analisi della Coldiretti su dati Istat. A pesare – continua la Coldiretti –l’entrata in vigore in Italia del decreto con l’obbligo di

indicare in etichetta la provenienza del grano impiegato. Ora da Barilla fanno sapere – riferisce la Coldiretti - di aver investito 240 milioni in progetti che coinvolgono 5000 imprese agricole italiane che coltivano una superficie di circa 65 mila ettari “con un incremento del 40% dei volumi di grano duro italiano nei prossimi tre anni. “La scelta di Barilla è una buona notizia anche per il mondo cerealicolo toscano – ha precisato Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti regionale - perché dimostra la capacità di un`azienda di rispondere alla preoccupazioni dei consumatori che chiedono pasta fatta con il grano italiano ma anche di sostenere l’economia e l’occupazione sul territorio contro la delocalizzazione .....anche della produzione cerealicola”. “Una novità che è il risultato della guerra del grano lanciata da Coldiretti con decine di migliaia di agricoltori scesi in piazza per difendere il Granaio Italia contro l’invasione di prodotto straniero, spesso di bassa qualità e trattato con sostanze vietate nel nostro paese – continua De Concilio - e le speculazioni che hanno provocato il crollo dei prezzi del grano italiano al di sotto dei costi di produzione, con una drastica riduzione delle semine e il rischio di abbandono per un territorio di 2 milioni di ettari coltivati situati spesso in aree marginali”. Nel 2017 la superficie investita a grano in Toscana è scesa a 80.000 ettari dei quali 57.000 a grano duro e 23.000 a tenero. Sono circa 7.500 le imprese agricole interessate. L’anno scorso la produzione è crollata del 40% fermandosi a 2,2 milioni di quintali di grano e le semine hanno segnato un calo del 26%.

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GREENING, COME SI APPLICA CONDIZIONALITA’ 2018 TOSCANA

2 - MARZO-APRILE 2018

La Politica Agricola Comunitaria nella programmazione 2014-2020 Il decreto in Gazzetta Ufficiate

Il greening rappresenta una delle componenti del Regime dei Pagamenti diretti entrato in vigore nel 2015 a seguito dell’avvio della Programmazione 2014-2020. Consiste nell’obbligo per gli agricoltori che ricevono il pagamento di base di rispettare pratiche benefiche per il clima e l’ambiente o, in alternativa, di attuare pratiche equivalenti che apportino un beneficio pari o superiore alle pratiche benefiche per il clima e l’ambiente. Il non rispetto degli obblighi greening comporta l’applicazione di riduzioni e sanzioni per l’agricoltore. Le pratiche agricole benefiche per il clima e l’ambiente sono la diversificazione, il mantenimento delle superfici a prato permanente e la disponibilità in azienda di aree di interesse ecologico, comunemente indicate come Efa. La diversificazione si applica alle aziende con una superficie a seminativo superiore a 10 ettari. In questi casi l’agricoltore deve garantire la presenza di almeno 2 colture (seminativi tra 10 e 30 ettari) o 3 colture (seminativi superiori a 30 ettari); tuttavia, sono previste esenzioni. In base a quanto stabilito dall’obbli-

go del mantenimento del prato permanente, gli agricoltori non possono convertire o arare i prati permanenti situati in zone sensibili sotto il profilo ambientale e contemplate nelle zone “Natura 2000”. I prati permanenti al di fuori delle aree sensibili potranno essere convertiti previa autorizzazione di Agea. Infine, l’obbligo Efa stabilisce che almeno il 5% dei seminativi aziendali dichiarati dall’agricoltore deve essere costituito da aree di interesse ecologico (es. elementi caratteristici del paesaggio, terreni a riposo, superfici investite ad azotofissatrici, ecc). Tali aree devono avere specifiche caratteristiche indicate dalla normativa. L’obbligo è previsto solo per le aziende la cui superficie a seminativo supera i 15 ettari; come per la diversificazione, sono previste esenzioni. Le tre pratiche benefiche devono essere applicate congiuntamente e non sono alternative. Le aziende biologiche sono considerate greening ipso facto cioè esenti dagli obblighi greening (anche le aziende in conversione). Tale esenzione, però, è prevista solo per le unità

aziendali condotte in biologico. Sono inoltre esonerati dal greening: gli agricoltori che aderiscono al regime semplificato dei piccoli agricoltori; che, a seguito dell’adesione a misure agro-climatico-ambientali dei Psr o ad alcune tipologie di certificazione, adottano pratiche benefiche per l’ambiente e per il clima che danno benefici equivalenti o maggiori rispetto a quelli del greening (questa opzione finora è stata utilizzata solo dalla Regione Marche); le cui aziende sono situate in tutto o in parte nelle zone rientranti nelle direttive Habitat, Acqua e Uccelli, i quali hanno diritto al pagamento ecologico purché applichino le pratiche agricole benefiche, nella misura in cui tali pratiche siano compatibili, nell’azienda in questione, con gli obiettivi delle suddette direttive. Il greening assorbe il 30% del massimale nazionale, cioè delle risorse totali annualmente disponibili in Italia per i pagamenti diretti.Il pagamento è calcolato annualmente in modo individuale come percentuale del pagamento di base. Con il Regolamento Omnibus sono state introdotte importanti novità per la diversificazione e per le Efa con l’obiettivo di semplificare la gestione dell’obbligo da parte degli agricoltori. ____________ Articoli realizzati con il contributo finanziario della Commissione Europea nell’ambito del progetto Agri 2017/0160. I pareri espressi impegnano soltanto l’autore e la CE declina ogni responsabilità sull’uso che potrà essere fatto delle informazioni in essi contenute.

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto ministeriale del 18 gennaio 2018 che definisce le regole sulla condizionalità per l’anno 2018 e le riduzioni ed esclusioni per inadempienze dei beneficiari dei pagamenti diretti e dei programmi di sviluppo rurale. La condizionalità comprende l’insieme degli atti e delle norme che l’agricoltore è tenuto a rispettare per poter ricevere i pagamenti diretti, i pagamenti relativi alle misure ambientali dello Sviluppo Rurale e i pagamenti dell’Ocm legati ai vigneti (vendemmia verde e ristrutturazione dei vigneti). In particolare, il decreto elenca i Criteri di Gestione Obbligatori (Cgo) e definisce le norme per il mantenimento del terreno in Buone Condizioni Agronomiche ed Ambientali (Bcaa). Il non rispetto delle norme di condizionalità comporta l’applicazione di sanzioni (a valere sui pagamenti spettanti) o l’applicazione di riduzioni od esclusioni adottate in relazione all’insieme delle domande di aiuto o di pagamento presentate dal beneficiario nel corso dell’anno in cui si verifica l’adempienza, nonché alle domande presentate per la vendemmia verde o la ristrutturazione dei vigneti. E’ bene precisare che la riduzione od esclusione si applica solo qualora l’inadempienza sia imputabile ad atti od omissioni direttamente imputabili al beneficiario e qualora l’inadempienza sia connessa all’attività agricola del beneficiario e/o sia interessata la superficie aziendale del beneficiari. L’inadempienza per negligenza comporta una riduzione dei pagamenti spettanti al beneficiario pari massi-

mo al 5%. Tale percentuale è aumentata al 15% in caso di reiterazione. I casi di inadempienza giudicati di minore valore (data la loro limitata rilevanza della gravità, portata e durata) non determinano riduzioni od esclusioni. Al beneficiario sarà segnalato l’obbligo di prevedere misure correttive. Qualora in un controllo successivo (entro i tre anni consecutivi) si riscontri la non applicazione delle misure correttive, e quindi il mancato risanamento dell’inadempienza, si applicano riduzioni con effetto retroattivo e l’infrazione si considera reiterata, con aumento della percentuale di riduzione. Se l’inadempienza è stata commessa intenzionalmente dal beneficiario, la riduzione da applicare all’importo complessivo è pari al 20%. In ogni caso l’ammontare complessivo delle riduzioni e delle esclusioni per un anno civile non supera l’importo spettante al beneficiario. In caso di inadempienza intenzionale estrema (ripetizione di una o più infrazioni intenzionali) in termini di portata, gravità o durata, il beneficiario nell’anno successivo, oltre alla sanzione, è escluso da tutti i pagamenti. Anche per il 2018, le riduzioni ed esclusioni si applicano anche quando l’importo è pari o inferiore a 100 euro per beneficiario e per anno civile. Nel decreto sono inoltre definite disposizioni specifiche per lo Sviluppo rurale relative alla definizione dei requisiti e delle norme per l’accesso alle misure e ai criteri di riduzione ed esclusione per inadempienze relative agli impegni ed altri obblighi.



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