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Parchi Locali di Interesse Sovracomunale in provincia di Milano
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Il presente documento è stato redatto nell’ambito della ricerca ATLANTE DEI PARCHI LOCALI DI INTERESSE SOVRACOMUNALE IN PROVINCIA DI MILANO (CON_22_06) su incarico della Provincia di Milano Direzione centrale pianificazione e assetto del territorio
Il gruppo di lavoro che ha curato la realizzazione del rapporto è composto dallo staff PIM: dott. Franco Sacchi (direttore responsabile FF) arch. Fabio Bianchini (capo progetto) ing. Francesca Boeri - arch. Piero Nobile ing. Maria Evelina Saracchi Alma Greco - Cinzia Vanzulli; e dal Settore Parchi della Provincia di Milano: arch. Fabio Lopez Nunes (direttore) arch. Chiara Lombardi - arch. Nausicaa Pezzoni dott. Barbara Raimondi Grafica e impaginazione: Paolo Marelli, Ada Magnani
studio AM:PM
Un ringraziamento particolare va rivolto agli Amministratori e ai tecnici dei Parchi locali per la loro preziosa collaborazione
Direzione cent r a l e pianificazio n e e assetto del territ o r i o
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Atlante dei Parchi Locali di Interesse Sovracomunale in provincia di Milano Fotografia di una realtà in movimento Questo volume sottolinea simbolicamente un momento molto significativo per la storia delle aree protette della provincia milanese. Si tratta di un compendio di tutti i Parchi Locali di Interesse Sovracomunale, con un livello di approfondimento importante e dettagliato e che restituisce un quadro di insieme rigoroso e completo. La realtà dei PLIS, la sigla che indica i parchi locali, è complessa e composita, contempla realtà diverse tra loro per dimensione, storia e caratteristiche. Ed è una realtà di grande importanza, perché rappresenta la linea di difesa del territorio contro un’urbanizzazione diffusa che spesso non risponde a un disegno guidato, ma è figlia di un’espansione senza controllo. Le aree verdi della provincia milanese costituiscono un punto di riferimento irrinunciabile per migliorare la qualità della vita degli abitanti e per mantenere le caratteristiche di biodiversità ancora presenti. Il nostro assessorato, fin dall’inizio della legislatura, ha impresso un forte impulso alla tutela e allo sviluppo dei parchi locali. Basti pensare che da 11 realtà presenti sul territorio nel 2004 siamo arrivati a 16 e altri nuovi parchi sono in via di istituzione. Senza parlare degli ampliamenti effettuati in questi anni. La crescita di queste realtà è un fatto concreto di miglioramento della qualità intrinseca del territorio della provincia milanese, ed è frutto di una politica di incremento fatta di importanti finanziamenti da parte della Provincia, ma anche di uno sforzo in direzione di una crescita culturale che coinvolga gli amministratori e i cittadini. Il disegno strategico che abbiamo definito non si limita a un semplice – seppure indispensabile – incremento di superficie protetta, ma si inserisce in una prospettiva ben più ambiziosa. Lo sviluppo di una rete ecologica provinciale che crei un’area di tutela del territorio e che rappresenti la premessa per la realizzazione di una vera e propria infrastruttura verde: la grande Dorsale verde del Nord Milano. Una grande fascia che colleghi tutti i parchi presenti nel quadrante settentrionale del territorio provinciale, a segnare un percorso naturale che innervi – ecologicamente – tutta l’area dal Parco del Ticino fino a quello dell’Adda Nord. Non è un sogno, è un obiettivo complesso ma raggiungibile, un punto di arrivo che può rappresentare una svolta di enorme significato per il territorio provinciale milanese. A dimostrare che è possibile coniugare lo sviluppo con una corretta gestione sostenibile, rispettosa degli equilibri naturali e capace di mantenere le caratteristiche tipiche di ogni area.
Pietro Mezzi, assessore al territorio, parchi, Agenda 21, mobilità ciclabile, diritti degli animali della Provincia di Milano
Indice Premessa - p.7
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Parte prima IL QUADRO DI RIFERIMENTO 1. I caratteri e le potenzialità dei PLIS p. 10 1.1 - L’evoluzione delle politiche delle aree protette alla scala metropolitana, p. 10 1.2 - L’origine dei PLIS, p. 16 / 1.3 - Il ruolo e le potenzialità dei PLIS, p. 17 1.4 - I rapporti con il PTCP e il ruolo della Provincia, p. 18 2. Il percorso per la nascita dei PLIS p. 20 2.1 - Gli aspetti normativi, p. 20 / 2.2 - I criteri di perimetrazione e le modalità di riconoscimento, p. 22 / 2.3 - Le forme di gestione, p. 23 / 2.4 - I criteri e le modalità di pianificazione, p. 24
Parte seconda LO SCENARIO TERRITORIALE 3. Il quadro paesistico-ambientale fra spazi aperti e aree protette p. 28 3.1 - Le aree protette regionali, p. 28 / 3.1.1 - I parchi regionali e i parchi naturali, p. 28 3.1.2 - I parchi locali di interesse sovracomunale, p. 32 / 3.2 - La rete ecologica, p. 34 3.3 - Il rapporto tra le strutture urbane e gli spazi aperti di contesto, p. 37 3.4 - Progetti, interventi e studi riguardanti il sistema paesistico-ambientale, p. 38 4. Il quadro urbanistico-territoriale p. 44 4.1 - Il disegno del territorio, p. 44 / 4.2 - Progetti, interventi e studi riguardanti il sistema urbanistico e territoriale, p. 49 5. Il quadro della mobilità p. 54 5.1 - Lo stato di fatto della rete stradale, p. 54 / 5.2 - Lo stato di fatto del trasporto pubblico, p. 56 / 5.3 - La mobilità ciclistica, p. 57 / 5.4 - Progetti, interventi e studi riguardanti il sistema della mobilità, p. 58
Parte terza BILANCI E STRATEGIE 6. Dalla tutela e valorizzazione alla progettazione di nuovi paesaggi: le future strategie dei PLIS p. 73 7. Per un bilancio finale p. 74 8. Le nuove risorse verdi per la regione urbana milanese p. 88 8.1 - Le strutture urbane e gli spazi aperti di contesto, p. 88 / 8.2 - Le aree di frangia e le nuove politiche ambientali, p. 91 / 8.3 - L’agricoltura tra mercato e territorio, p. 93 8.4 - Gli attori e le politiche del verde, p. 96 / 8.5 - Il superamento di una concezione puramente difensiva delle politiche ambientali, p. 97 / 8.6 - I parchi come fattore di sviluppo, p. 98 / 8.7 - La fruizione “lenta” del territorio, p. 99 / 8.8 - Il nuovo disegno di legge regionale sulle aree protette, p. 100 9. Un contributo propositivo p. 102 9.1 - I PLIS e le prospettive di integrazione degli spazi aperti per l’equilibrio dell’area metropolitana, p. 102 / 9.2 - I PLIS fuori dal territorio della provincia di Milano, p. 104 9.3 - Opportunità in merito alle relazioni con altri attori non istituzionali, p. 107 9.4 - Dai Parchi locali al progetto di dorsale verde del nord Milano, p. 109 9.5 - Verso una rete di parchi locali, p. 110
RIFERIMENTI NORMATIVI - p. 112 INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE - p. 113
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Atlante dei Parchi Locali di Interesse Sovracomunale in provincia di Milano
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SCHEDE DEI PLIS P a r c o d e l Ri o V allone, p. 116 - Elementi identificativi, p. 118 / Inquadramento territoriale, p. 122 / Territorio del Parco, p. 129 / Pianificazione, p. 142 / Gestione, fruizione e progettualità, p. 150 P a r c o A l t o M i l a nese , p. 156 - Elementi identificativi, p. 158 / Inquadramento territoriale, p. 162 / Territorio del Parco, p. 169 / Pianificazione, p. 182 / Gestione, fruizione e progettualità, p. 182 P a r c o d e l B os c o del Rugareto , p. 186 - Elementi identificativi, p. 188 / Inquadramento territoriale, p. 192 / Territorio del Parco, p. 199 / Pianificazione, p. 212 / Gestione, fruizione e progettualità, p. 218 P a r c o d e l l a B r i a nza Centrale , p. 220 - Elementi identificativi, p. 222 / Inquadramento territoriale, p. 226 / Territorio del Parco, p. 235 / Pianificazione, p. 250 / Gestione, fruizione e progettualità, p. 258 P a r c o d e l l a C o l l i na di San Colombano, p. 264 - Elementi identificativi, p. 266 / Inquadramento territoriale, p. 270 / Territorio del Parco, p. 275 / Pianificazione, p. 286 / Gestione, fruizione e progettualità, p. 294 B o s c o d i L e g n a n o, p. 296 - Elementi identificativi, p. 298 / Inquadramento territoriale, p. 302 / Territorio del Parco, p. 309 / Pianificazione, p. 320 / Gestione, fruizione e progettualità, p. 328 P a r c o d e l l e C a s cine, p. 330 - Elementi identificativi, p. 332 / Inquadramento territoriale, p. 336 / Territorio del Parco, p. 343 / Pianificazione, p. 352 / Gestione, fruizione e progettualità, p. 352 P a r c o d e l l a B r u ghiera Briantea , p. 354 - Elementi identificativi, p. 356 / Inquadramento territoriale, p. 360 / Territorio del Parco, p. 367 / Pianificazione, p. 380 / Gestione, fruizione e progettualità, p. 380 P a r c o d e l M ol g ora , p. 384 - Elementi identificativi, p. 386 / Inquadramento territoriale, p. 390 / Territorio del Parco, p. 397 / Pianificazione, p. 416 / Gestione, fruizione e progettualità, p. 426 P a r c o d e l Ro c c o lo, p. 432 - Elementi identificativi, p. 434 / Inquadramento territoriale, p. 438 / Territorio del Parco, p. 445 / Pianificazione, p. 458 / Gestione, fruizione e progettualità, p. 462 P a r c o d e l G r u g n otorto-Villoresi, p. 466 - Elementi identificativi, p. 468 / Inquadramento territoriale, p. 472 / Territorio del Parco, p. 479 / Pianificazione, p. 492 / Gestione, fruizione e progettualità, p. 492 P a r c o d e l l a M e d ia Valle del Lambro , p. 496 - Elementi identificativi, p. 498 / Inquadramento territoriale, p. 502 / Territorio del Parco, p. 509 / Pianificazione, p. 524 / Gestione, fruizione e progettualità, p. 532 P a r c o d e i C ol l i B riantei , p. 536 - Elementi identificativi, p. 538 / Inquadramento territoriale, p. 542 / Territorio del Parco, p. 549 / Gestione, fruizione e progettualità, p. 562 P a r c o d e l l a B a l ossa, p. 564 - Elementi identificativi, p. 566 / Inquadramento territoriale, p. 579 / Territorio del Parco, p. 577 / Gestione, fruizione e progettualità, p. 590 P a r c o E s t d e l l e C ave , p. 592 - Elementi identificativi, p. 594 / Inquadramento territoriale, p. 598 P a r c o d e l l a V a l l e tta, p. 608 - Elementi identificativi, p. 610 / Inquadramento territoriale, p. 614 P a r c o d e l l e Ro g g ìe , p. 624 - Elementi identificativi, p. 623 / Inquadramento territoriale, p. 630 P a r c o d e i M u l i n i , p. 638 - Elementi identificativi, p. 640 / Inquadramento territoriale, p. 658 P a r c o d e l B a s s o Olona-Rhodense, p. 652 - Elementi identificativi, p. 654 / Inquadramento territoriale, p. 658 P a r c o d e l G e l s o , p. 666 - Elementi identificativi, p. 668 / Inquadramento territoriale, p. 672 Parco della Cavallera, p. 680 - Elementi identificativi, p. 682 / Inquadramento territoriale, p. 686
A P P E N D I C E - Criteri per l’esercizio da parte delle province della delega delle funzioni in materia di parchi locali di interesse sovracomunale (estratto dalla Del.GR n. 8/6148 del 12/12/2007) - p . 6 9 6
Premessa A partire dall’inizio degli anni ’70, mentre si consolida il carattere policentrico della crescita metropolitana e lo sviluppo della motorizzazione privata, sostenuto dalla crescente infrastrutturazione, coinvolge nei processi di diffusione insediativa ambiti territoriali fino ad allora scarsamente interessati dalle dinamiche urbane, il tema del verde si intreccia in modo virtuoso con l’avvio di una politica regionale per la salvaguardia del territorio e l’istituzione di parchi regionali. Il grande tema degli anni ’70-’80 sarà, infatti, quello della salvaguardia ecologica e ambientale del territorio e vedrà la comparsa di nuovi attori, sia istituzionali che sociali, ed un allargamento del quadro territoriale di riferimento che non sarà privo di conseguenze, in positivo, per il destino della stessa area metropolitana.
Gli obiettivi della ricerca All’interno di questo quadro, la Direzione centrale pianificazione e assetto del territorio della Provincia di Milano, nell’ottica di consolidare i suoi strumenti conoscitivi, ha fra i suoi obiettivi lo sviluppo di un atlante in grado di restituire il quadro dei parchi locali di interesse sovracomunale (PLIS) presenti sul territorio provinciale. Il sistema delle aree protette in Lombardia ha acquistato forma di programma organico con la LR 86/83. Esso si compone di diverse tipologie di aree di rilevanza, fra le quali i parchi locali di interesse sovracomunale acquisiscono particolare importanza dal punto di vista delle politiche territoriali e ambientali alla scala locale. Sul territorio provinciale esistono, oltre a 6 parchi regionali, 14 parchi locali istituiti e altri 7 proposti o in fase di riconoscimento, con varie dimensioni e diverse capacità di pianificazione. L’obiettivo della Direzione centrale è lo sviluppo di questa rete di aree protette, ampliando e potenziando quelli esistenti, realizzandone nuovi, evitando che i PLIS diventino “isole” ambientali e creando un tessuto connettivo che disegni sul territorio una dorsale verde che unisca tutte le aree protette da ovest a est, dal Parco del Ticino al Parco dell’Adda Nord.In quest’ottica i parchi locali di interesse sovracomunale costituiscono la struttura portante di una rete di luoghi dove alla tutela delle aree di naturalità e al potenziamento del paesaggio agrario, si accompagnano iniziative e interventi per la fruizione da parte dei cittadini, per le quali occorre convogliare prioritariamente nei PLIS stessi capacità progettuali e concreti interventi. La ricerca si propone di sviluppare un atlante in grado di restituire il quadro dei PLIS presenti sul territorio provinciale, con uno sguardo ai rapporti alla scala interprovinciale, soprattuto nell’ottica dell’avvio della nuova Provincia di Monza e Brianza. L’atlante si propone inoltre come uno strumento strategico condiviso con i diversi attori in campo, finalizzato a mettere in rete le diverse realtà che compongono il sistema del verde.
P L I S Parte prima IL QUADRO DI RIFERIMENTO
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Plis riconosciuti Plis proposti
1 . I C A R AT T E R I E L E POTENZIALITÀ DEI PLIS
1.1 L’evoluzione delle politiche delle aree protette alla scala metropolitana
Nel 1972 il Consiglio Regionale Lombardo, sollecitato dalla crescente attenzione ai temi dell’ambiente che si diffonde tra i cittadini e che trova sbocco in numerose iniziative per la salvaguardia di specifici ambiti, tra i quali i boschi e le sponde del Ticino, istituisce una “Commissione speciale di studio e ricerca sui parchi regionali della Lombardia”. La Commissione giungerà alla proposta di un “sistema del verde” che intendeva porsi come un “momento significativo”, quasi un’anticipazione, della pianificazione territoriale regionale, finalizzato non solo a salvaguardarne e valorizzarne le risorse ma anche a ricostituire, nelle aree più densamente urbanizzate, un ambiente più equilibrato. Alcune di queste aree, peraltro, erano già state fatte oggetto di prime iniziative e proposte promosse dal PIM: basti ricordare la decisione dell’Amministrazione comunale di Cinisello Balsamo, alla fine degli anni ’60, di destinare a “verde attrezzato intercomunale”, coerentemente col Progetto di Piano approvato dall’Assemblea dei Sindaci, un vasto ambito territoriale che costituirà, assieme alle aree destinate a verde pubblico dal PRG di Milano, larga parte del futuro Parco Nord, o l’elaborazione, nel 1972, da parte dello stesso PIM, di una prima proposta di piano per l’area delle Groane. Nel 1973, con la LR 58 (“Istituzione delle riserve naturali e protezione della flora spontanea”), la Regione Lombardia, confermando gli orientamenti emersi dai lavori della Commissione, si impegna all’approvazione, entro un anno, di un “piano generale delle riserve e dei parchi di interesse regionale” (destinato alla “formazione graduale di un sistema organico di riserve e parchi” esteso all’intero territorio regionale) ed alla tempestiva predisposizione di un programma di provvedimenti per identificare e salvaguardare le aree nelle quali appariva più urgente prevedere misure di tutela.
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L’area del Parco Nord prima e dopo la realizzazione (foto S. Topuntoli)
Negli anni successivi verranno istituiti come parchi regionali il Parco Nord Milano (1975) e il Parco delle Groane (1976) aprendo così la possibilità di dare concretamente avvio alla realizzazione del sistema del verde previsto per l’area metropolitana, fondamentale per contrastare un processo di crescita che continua a essere basato sullo spreco delle risorse territoriali e sulla scarsa attenzione per la qualità dell’ambiente che, oltre alla continua erosione delle residue aree verdi del nord, si accompagna ormai a vistosi fenomeni di compromissione della stessa compattezza e continuità delle aree agricole del sud milanese. All’inizio degli anni ’80, mentre prosegue un confronto serrato tra le forze politiche e le associazioni ambientaliste per la definitiva approvazione del piano generale delle aree protette regionali, l’approvazione del PTC del Parco del Ticino (LR 33/80) e la pubblicazione dello Schema di Piano Territoriale di Coordinamento Comprensoriale elaborato dal PIM nel 1980 sembrano aprire una nuova stagione nella pianificazione di “area vasta”, all’interno della quale la “politica del verde” comincia ad assumere una più matura articolazione. Lo Schema di Piano Comprensoriale, in particolare, contiene la prima proposta organica per la realizzazione di una cintura verde di scala metropolitana. Nel Piano viene infatti posta con chiarezza, l’esigenza di salvaguardare un corretto equilibrio tra aree urbanizzate e aree verdi (superando la pura logica degli standard urbanistici e considerando invece il rapporto tra il complesso delle aree verdi – agricole e non – e il complesso delle aree urbanizzate) e, in particolare, di tutelare quelle aree che, per la loro compattezza e continuità, potevano costituire i collegamenti tra il verde metropolitano e il sistema del verde regionale, ponendo così le premesse per una inversione di tendenza rispetto al progressivo e preoccupante degrado della qualità ambientale delle aree extraurbane.
Il quadro di riferimento
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Coerentemente con queste premesse, il piano definiva le aree da sal-
Il sistema del verde proposto dalla Commissione Provinciale di Milano per i lavori della Commissione Regionale (Regione Lombardia, 1972)
vaguardare come “cintura verde metropolitana”, individuando al suo interno le aree agricole produttive, le aree a verde agricolo-ecologico e le aree a parco e verde attrezzato comprensoriale; una particolare attenzione era dedicata al settore sud della cintura metropolitana per il quale veniva riconfermata la proposta, ormai da tempo presente nel dibattito culturale, di un “parco diffuso” integrato alle aree agricole, il Parco Sud. Con la promulgazione nel 1983 della legge quadro n° 86 (“Piano generale delle aree regionali protette. Norme per l’istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale”), la Regione porta a compimento il processo avviato nel decennio precedente: viene individuato un sistema costituito da 23 parchi e vengono istituiti tre nuovi parchi (Adda Nord, Adda Sud e Valle del Lambro), che si aggiungono a quelli istituiti nel corso degli anni ’70 (Ticino,
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Groane, Nord Milano, Colli di Bergamo e Monte Barro). La legge inoltre,
Lo Schema di Piano Territoriale Comprensoriale elaborato dal Centro Studi PIM nel 1982
istituendo le “Commissioni Provinciali per l’ambiente naturale”, affida alle Province nuovi compiti connessi alla individuazione dei particolari valori del territorio e delle misure per la loro tutela. In questo contesto, la Provincia di Milano, chiamata a completare il quadro territoriale delle aree protette anche adottando misure di controllo e indirizzo della pianificazione comunale, si fa promotrice di studi, ricerche e momenti di dibattito e confronto che, partendo dal disegno definito nel Piano Comprensoriale, intendono approfondirne le indicazioni e individuare le possibili politiche di intervento. La ricerca promossa nel 1984 su “Il sistema delle aree verdi nel territorio provinciale”, si proponeva, in particolare di individuare uno sche-
Il quadro di riferimento
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ma di riferimento generale e di fornire indicazioni per l’iniziativa della
Il sistema dei parchi regionali individuato dalla LR 86/83 (Regione Lombardia, 1983)
Provincia, finalizzata a consolidare la tutela delle “aree di cintura” e a promuovere e coordinare le iniziative comunali per la loro valorizzazione e fruizione pubblica. I temi che emergono e i principali settori sui quali si propone di concentrare l’attenzione e l’iniziativa provinciale sono soprattutto, oltre alla tutela e alla qualificazione delle attività agricole esistenti, quello dello sviluppo delle attività forestali e quello della costruzione di un sistema di attrezzature che consentano e favoriscano una effettiva fruizione sociale del verde e degli spazi aperti. L’impegno della Provincia e la forte mobilitazione delle associazioni e dei cittadini su questi temi porteranno all’approvazione della LR 41/85, istitutiva dei “parchi di cintura metropolitana”, e all’inclusione all’interno di questa categoria, su proposta dell’amministrazione provinciale, del Parco Sud Milano, la cui definitiva istituzione avverrà tuttavia solo nel 1990, mentre solo in un secondo tempo la LR 32/96, con la classificazione dei parchi in relazione alle specifiche finalità e caratteristiche territoriali, ha definito tutti i parchi della provincia di
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Milano, come parchi “fluviali”, “forestali”, o “agricoli”, oltre che “di cin-
Il sistema delle aree verdi nella regione metropolitana milanese (Engel - Spinelli, 1986)
tura metropolitana”, riconoscendone così il ruolo di salvaguardia dei corridoi ambientali interni all’area e di qualificazione del paesaggio. Al di là delle difficoltà attuali dei parchi, ossia dei problemi di funzionalità e di rapporto con la società e l’economia, che appaiono in gran parte legati ad una cultura amministrativa ormai superata, si può ritenere che, tra i sistemi di aree regionali protette, quello lombardo manifesti una grande potenzialità, per la sua propensione a mescolare i parchi a città e campagne, sperimentando nuove forme di sviluppo sostenibile, per la concezione reticolare, dove i parchi (soprattutto fluviali) costituiscono la maglia primaria e per la molteplicità dei modelli di gestione, aperti a diverse esperienze con gli enti e le collettività locali, integrandone l’identità culturale.
Il quadro di riferimento
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1.2 L’origine dei PLIS
In Lombardia i primi parchi locali di interesse sovracomunale (PLIS) trovano il loro punto d’inizio in modeste aree di verde pubblico attrezzato, il Bosco di Legnano e il Parco I maggio di Malnate, previste dalla LR 58/73. Con l’abrogazione della legge e la sua sostituzione con la LR 86/83 queste due aree vennero riclassificate, in mancanza di meglio, come parchi locali di interesse sovracomunale, anche se era difficile individuare in esse questa fondamentale valenza. Nell’area milanese i primi PLIS traggono origine da tutele paesistiche o naturalistiche di corsi d’acqua minori (Molgora), di aree boscate (Rio Vallone) o di ambiti particolari nella storia agraria del territorio (Roccolo), ma in seguito si sono estesi soprattutto alla difesa e riprogettazione paesistica di aree agricole interstiziali rispetto all’espansione dell’edificato, e sono rivolti alla conservazione e alla valorizzazione di spazi aperti anche attraverso la creazione di aree attrezzate a servizio delle comunità locali.
In tale ottica recentemente sono stati proposti alcuni parchi locali, collocati tutti nel settore centro-settentrionale di Milano, in zone nelle quali il rapporto tra le strutture urbane in affaccio, l’uso agricolo dei suoli, la ricostruzione del paesaggio e degli aspetti ecologici dei colle-
I primi PLIS, che trovano il loro punto d’inizio in modeste aree di verde pubblico attrezzato, come il Bosco di Legnano, traggono origine da tutele paesistiche o naturalistiche di corsi d’acqua minori, di aree boscate o di ambiti particolari nella storia agraria del territorio
gamenti tra sistemi naturali, costituiscono il tema dominante. Questo è il caso dei parchi del Grugnotorto, della Media Valle del Lambro e della Brianza Centrale che rappresentano uno snodo nel sistema delle grandi aree protette, situandosi in una posizione strategica rispetto alle Groane, al Parco Nord, al Parco della Valle del Lambro, grazie anche alle connessioni permesse dalle aste del Seveso e del Villoresi.
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1.3 Il ruolo e le potenzialità dei PLIS
Il disegno del sistema delle aree protette, compreso fra le due “spalle” costituite dai parchi regionali fluviali della Valle del Ticino e della Valle dell’Adda, definito verso le propaggini collinari briantee dai parchi delle Groane e del Lambro, e chiuso nell’arco meridionale dal Parco Sud, costituisce la struttura portante di una rete di luoghi dove alla tutela delle aree di naturalità e al potenziamento del paesaggio agrario, si accompagnano iniziative e interventi per la fruizione da parte dei cittadini. La complessità dell’esperienza dei parchi lombardi e il dibattito tuttora aperto sul contributo che essi possono dare alla difesa dell’ambiente e allo sviluppo sostenibile suggeriscono un’impostazione del documento che parta da un bilancio sintetico di efficacia delle aree protette, per poi fornire un contributo alla ridefinizione dei principi della politica provinciale dei PLIS. La difficoltà incontrata dai parchi regionali a promuovere azioni di valenza strategica sul territorio in rapporto di cooperazione con le altre istituzioni e le società insediate, ha determinato un diffuso atteggiamento difensivo degli enti gestori, con la tendenza a compensare la propria debolezza operativa moltiplicando i momenti di controllo amministrativo, che sembrano attribuire all’istituzione parco poteri concreti e certezze nei rapporti con gli altri soggetti operanti sul territorio, sia pure “a valle” dei singoli progetti puntuali, non riuscendo ad influire positivamente “a monte”, modificando i processi generali di trasformazione del territorio di lunga durata. Accanto al problema dello squilibrio dei contenuti tra i diversi strumenti di pianificazione dei parchi e livelli di responsabilità provinciale e locale, deve essere attentamente valutato il problema dell’efficacia dei PLIS, da perseguire tramite la costruzione di reti e sinergie tra enti parco e soggetti del parternariato. In questo quadro i PLIS rivestono una grande importanza strategica all’interno delle politiche di tutela e riqualificazione territoriale, rappresentando fondamentali elementi di connessione e integrazione tra il sistema delle aree regionali protette e il sistema del verde urbano, permettendo la tutela e la riqualificazione di aree a vocazione naturalistica e agricola, la conservazione della biodiversità, la creazione di corridoi ecologici, la valorizzazione del paesaggio, la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico-architettonico, lo sviluppo di percorsi per la fruizione lenta del territorio e il recupero di aree urbane degradate. Allo stesso tempo, il fatto che i PLIS non presentino generalmente valori naturalistici di rilievo assoluto, permette molte più possibilità di dialogo tra i diversi soggetti coinvolti. Il consolidamento di alcune di queste iniziative e la loro messa in rete mediante la formazione di un sistema di percorsi ciclabili, consente, perquanto un po’ lentamente, di ridistribuire la domanda di spazi verdi accessibili e di allentare conseguentemente la pressione esercitata sui pochi parchi esistenti strutturati ed effettivamente protetti, primi fra tutti il Parco Nord Milano e il Parco di Monza. In questo senso i PLIS si rivelano strumenti per la pianificazione e la
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gestione del territorio, adatti a operare in ambiti differenti da quelli dei Parchi regionali, con una notevole valenza strategica indirizzata alla costruzione di un sistema regionale integrato di aree verdi. I PLIS rappresentano l’espressione diretta della volonta delle popolazioni locali, che si concretizza nella definizione degli obiettivi di tutela, valorizzazione e riequilibrio territoriale, oltre che nell’individuazione dell’area destinata a parco all’interno degli strumenti urbanistici comunali. Grazie al ruolo centrale assunto dalle Amministrazioni comunali, alle quali viene attribuita l’iniziativa e la conseguente decisione di istituire il PLIS, questa tipologia di area protetta diviene un elemento cardine per le politiche territoriali e ambientali alla scala locale, nell’ottica innovativa di una politica di riqualificazione e valorizzazione che si origina dal basso. In tal senso i PLIS possono rappresentare, per i Comuni proponenti e per la stessa Provincia, ambiti nei quali convogliare prioritariamente capacità progettuali e concreti interventi volti alla qualificazione degli spazi di contesto delle città che compongono la regione urbana.
1.4 I rapporti con il PTCP e il ruolo della Provincia
Con le nuove valenze naturalistiche e paesistiche attribuite dalla legge Bassanini alla pianificazione provinciale, al PTCP spetta il compito di rapppresentare le esigenze generali di difesa, gestione e sviluppo del paesaggio e dell’ambiente, orientando gli interventi dei Comuni in materia di uso del suolo e di reti ecologiche. I PLIS, infatti trovano la loro collocazione ideale all’interno di un movimento dal basso verso l’alto di costruzione empirica di brani della rete ecologica provinciale, in risposta a un simmetrico movimento dall’alto verso il basso del PTCP, finalizzato alla ricucitura organica dei vari interventi sul territorio. I PLIS si collocano strategicamente nella pianificazione territoriale provinciale quali elementi di connessione tra le aree protette regionali e le aree verdi di tipo urbano a vario titolo denominate. Essi inoltre assolvono a una importante funzione di tutela e conservazione di aree che per la loro posizione correrebbero il rischio, a fronte di ulteriori urbanizzazioni, di essere completamente saldate dai fronti urbani. In quest’ottica il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale individua, all’art.68 delle Norme di attuazione (Proposta di nuovi ambiti di tutela) e alla tav.3 i PLIS già istituiti e, sulla base delle proposte delle Amministrazioni comunali, quelle porzioni di territorio per le quali si propone l’istituzione di nuovi ambiti di tutela. In tal senso l’attuale PTCP, vigente dal novembre 2003, individua nel complesso una serie di ambiti territoriali per i quali si ritiene opportuno l’istituzione di nuovi PLIS o l’ampliamento di PLIS esistenti, che vanno a comporre, insieme ad altri elementi, il quadro provinciale del sistema paesistico-ambientale:
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Parco delle Cave;
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Parco delle Colline Briantee;
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ampliamento del Parco della Brianza Centrale;
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Parco agricolo della Cavallera;
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ampliamento del Parco del Grugnotorto-Villoresi;
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ampliamento del Parco della Media Valle del Lambro;
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Parco delle Colline di San Colombano;
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Parco delle Roggìe;
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Parco del Medio Olona (dei Mulini);
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Parco dei Curzi;
•
Parco agricolo di Novate-Cormano.
Gli indirizzi del PTCP (art.35 - Parchi urbani e aree per la fruizione) mirano alla creazione di un sistema di connessioni, attraverso percorsi ciclopedonali ed equestri, corridoi ecologici e interventi paesistici lungo i corsi d’acqua, che mettano in relazione tali aree con i Parchi regionali, le aree per la fruizione, i parchi urbani e i luoghi di interesse storico-architettonico. Infine, l’art.89 esclude la localizzazione delle grandi strutture di vendita all’interno di tutte le aree protette, compresi i PLIS. Gli elaborati del PTCP sono da assumere quali strumenti fondamentali di informazione e conoscenza ai fini di produrre la documentazione necessaria alle istruttorie di riconoscimento e pianificazione dei PLIS. Il PTCP costituisce infatti il supporto per determinare il quadro generale di riferimento per la definizione dei caratteri territoriali che in sede di istruttoria devono essere valutati dalla Provincia. L’attuale percorso di revisione del PTCP in risposta alle prescrizioni della recente legge regionale per il governo del territorio (LR 12/05) ha determinato un aggiornamento del quadro paesistico-ambientale provinciale e, in particolare, del sistema dei PLIS. Ai realizzati ampliamenti dei parchi della Brianza Centrale, del Grugnotorto-Villoresi e della Media Valle del Lambro e al riconoscimento dei parchi delle Colline Briantee e della Balossa (Novate-Cormano), si sono aggiunti alcuni nuovi PLIS ancora in attesa di riconoscimento (Basso Olona Rhodense e Gelso) o riconosciuti (Rugareto), mentre l’ampliamento verso nord del Parco del Rio Vallone sulla porzione di territorio del previsto Parco dei Curzi, ha determinato, di fatto, la cancellazione di quest’ultimo. Il ruolo pianificatorio della Provincia non si esaurisce nella definizione degli obiettivi generali e delle strategie per la tutela dell’ambiente, ma deve anche incaricarsi di coordinare, programmare e fornire sostegno finanziario alle azioni concrete sul territorio, attraverso il coordinamento e la promozione degli interventi di Comuni, Enti parco ed altri soggetti socio-economici. In quest’ottica il punto di forza dell’azione della Provincia è legato alla possibilità di instaurare sinergie con altri piani di settore di competenza provinciale (Piano Cave, Piano di Indirizzo Forestale, ecc.) dai quali possono provenire risorse significative.
Il quadro di riferimento
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2. IL PERCORSO PER L A N A S C I TA D E I P L I S 2.1 Gli aspetti normativi
In un periodo di grande attenzione per i parchi regionali, la LR 86/83 “Piano generale delle aree regionali protette” concepisce i PLIS in modo alquanto residuale. Infatti, dopo aver trattato all’art. 1 le altre tipologie di aree protette, la legge quadro introduce i PLIS solo all’art.34, confermando in tal modo da parte del legislatore un differente peso attribuito a questa categoria, alla quale, anche in ragione della diversa natura giuridica, viene attribuito un ruolo complementare, se non secondario. Secondo la legge la Regione, e oggi la Provincia, si limitano a conferire ai PLIS un riconoscimento di sovracomunalità, a fronte di un’iniziativa promossa e gestita dagli Enti locali. Nel 1999 la Regione approva un primo atto (DelGR n° 6/43150 del 21 maggio 1999 “Procedure per la gestione, la pianificazione e il riconoscimento dei PLIS”), finalizzata a rendere più chiari e meno restrittivi i criteri di delimitazione e accelerare le procedure di istituzione e pianificazione dei PLIS. Successivamente, con la LR 1/2000 (“Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia. Attuazione del D.lgs 112/98”), inizia una nuova fase di sviluppo dei PLIS, che coinvolge le Amministrazioni provinciali nel processo di riconoscimento dei PLIS. In tal senso la LR 1/2000: •
all’art. 3, comma 28 demanda al PTCP il compito di indicare gli ambiti territoriali in cui risulti opportuna l’istituzione di parchi locali di interesse sovracomunale in conformità al comma 58;
•
all’art.3, comma 58, delega alle Province le competenze in materia di PLIS, consistenti in: 1) il riconoscimento dei parchi, su iniziativa e proposta dei comuni interessati; 2) la determinazione delle modalità di pianificazione e gestione dei parchi stessi in base agli indirizzi stabiliti dalla Giunta regionale; 3) l’erogazione dei contributi ordinari e straordinari agli enti gestori dei parchi;
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•
all’art.3, comma 58 bis, afferma che alle varianti degli strumenti urbanistici generali dirette alla perimetrazione e regolamentazione dei PLIS, si applicano le disposizioni del capo1, titolo 1 della LR 23/97, purché tali varianti non comportino modifiche della zonizzazione del territorio.
In seguito alla delega alle Province, disposta dalla LR 1/2000, la Regione con la DelGR n° 7/6296 del 1 ottobre 2001 (”Delega alle Province delle funzioni in materia di Parchi Locali di Interesse Sovracomunale”), attua la delega e approva la circolare che fissa i criteri e le procedure per il riconoscimento dei PLIS, nonché le relative modalità di pianificazione e gestione degli stessi, che ricalcano, per buona parte quanto previsto dalla delibera regionale del 1999 “Procedure per la gestione, la pianificazione e il riconoscimento dei PLIS”. Con la DelGP n° 941/02 del 20 dicembre 2002 “Criteri e modalità di pianificazione e gestione dei Parchi Locali di Interesse Sovracomunale in Provincia di Milano”, l’Amministrazione Provinciale, nell’esercizio concreto delle funzioni delegate dalla DelGR n° 7/6296 del 1/10/01 e in raccordo con il PTCP e la pianificazione settoriale, ha ritenuto necessario elaborare criteri e modalità che potessero offrire un modello di riferimento sia per per i PLIS già istituiti che tuttavia non hanno ancora assunto uno strumento di pianificazione, sia per tutti i Comuni interessati alla promozione di nuovi PLIS. Nel Piano Territoriale Paesistico Regionale in riferimento al “quadro provinciale dei riferimenti conoscitivi”, i PLIS sono individuati quale
Il “Piano generale delle aree regionali protette” (LR 86/83) attribuisce ai PLIS, anche in ragione della diversa natura giuridica rispetto alle altre tipologie di aree protette, un ruolo complementare, se non secondario
dato di base nel sistema dei vincoli vigenti (LR 86/83). Infine, è utile ricordare che l’istituzione di un PLIS, a differenza di quanto avviene per un parco regionale, non fa scattare il vincolo ex D.lgs 42/04, art. 142, già L 431/85, ma assume invece un valore locale, diretta espressione delle Amministrazioni che partecipano al PLIS, che specificano la loro volontà nei contenuti degli strumenti urbanistici.
Il quadro di riferimento
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2.2 I criteri di perimetrazione e le modalità di riconoscimento
Come emerge dall’esame della DelGP n° 941/02, 20/12/2002 (“Criteri e modalità di pianificazione e gestione dei Parchi Locali di Interesse Sovracomunale in Provincia di Milano”), che rappresenta attualmente la normativa di riferimento, la perimetrazione dei PLIS è strettamente connessa all’esatta definizione del regime di uso dei suoli che compete al PRG/PGT, come da DM n° 1448/68. In relazione alle caratteristiche dei PLIS, le destinazioni prevalenti dovrebbero fare riferimento alle zone omogenee E (agricolo) e F (attrezzature e impianti di interesse generale), anche se è possibile inserire nel parco le aree destinate a spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport, a patto di non prevedere interventi ad alto impatto ambientale, favorendo in questo modo interessanti opportunità di contiguità e, soprattutto, di penetrazione dei PLIS nei centri abitati. Un’ulteriore opportunità è data dall’inserimento del perimetro di ambiti che ricadono in zone A, ritenuti in grado di aumentare il valore assoluto del parco. In ogni caso le ormai numerose esperienze lombarde insegnano che è rischioso per l’affermarsi del PLIS adottare criteri troppo rigidi in merito all’omogeneità delle aree, mentre la presenza di elementi interclusi con differente regime d’uso, ovviamente esclusi dalla perimetrazione,
In relazione al regime di uso dei suoli, le destinazioni prevalenti dovrebbero fare riferimento alle zone omogenee E (agricolo) e F (attrezzature e impianti di interesse generale), anche se è possibile inserire nel parco le aree destinate a spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport, favorendo in questo modo interessanti opportunità di contiguità e, soprattutto, di penetrazione dei PLIS nei centri abitati
può costituire uno stimolo per la costruzione del parco. L’individuazione delle aree che andranno inserite nel PLIS deve essere ratificata con apposita variante allo strumento urbanistico comunale, indipendentemente dal fatto che ciò comporti o meno modifiche alla zonizzazione del territorio preesistente. Mentre la LR 86/83, all’art.34, stabiliva la competenza della Giunta Regionale nel processo di riconoscimento dei parchi locali di interesse sovracomunale istituiti dai Comuni, con la LR 1/2000 tale compito viene delegato alle Amministrazioni provinciali (art.3, comma 58), che devono procedere al riconoscimento dei parchi sempre su iniziativa e proposta dei comuni interessati.
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2.3 Le forme di gestione
Le forme di gestione e i relativi criteri gestionali devono essere individuati dagli enti promotori contestualmente all’istituzione del parco. Nel caso in cui l’area del parco ricada interamente nel territorio di un solo Comune, è lo stesso Comune ad assumere la funzione di ente gestore, provvedendo in via diretta alla gestione del parco, mentre se il parco coinvolge più comuni, come previsto dal comma 5 dell’Allegato A alla DelGR n° 7/6296 del 1/10/01, recante criteri per l’esercizio da parte delle Province della delega di funzioni in materia di Parchi Locali di Interesse Sovracomunale, le Amministrazioni coinvolte possono scegliere se riunirsi in consorzio o adottare una semplice convenzione, come previsto dal Testo unico sull’ordinamento degli Enti locali (D.lgs 267/2000). Per le diverse caratteristiche dei PLIS presenti sul territorio provinciale, la scelta fra consorzio o convenzione presenta differenti elementi di vantaggio o di svantaggio. L’utilizzo dello strumento della convenzione tra gli Enti interessati, permette di appoggiarsi alle strutture comunali esistenti, di volta in volta chiamate a realizzare gli interventi sulla base del quadro relazionale previsto dalla convenzione stessa. La convenzione normalmente opera attraverso un capofila o capoconvenzione, che si assume gli oneri della organizzazione tecnica e/o amministrativa del parco. La scelta del consorzio, che prevede finanziamenti per le necessità
Per le diverse caratteristiche dei PLIS presenti sul territorio provinciale, la scelta della forma di gestione (consorzio o convenzione) presenta differenti elementi di vantaggio o di svantaggio, in merito all’opportunità di appoggiarsi alle strutture tecniche comunali esistenti o di creare una nuova struttura gestionale
degli interventi del Parco in base alla classe demografica dei singoli Comuni, garantisce l’efficacia delle disposizioni soprattutto quando il peso demografico dei Comuni aderenti risulta omogeneo. L’esercizio dell’agricoltura all’interno dei PLIS è certamente da sostenere in quanto attività che permette, attraverso gli operatori agricoli, un controllo del territorio di tipo puntuale, assumendo in tal senso una forte valenza da un punto di vista gestionale. A tale scopo è di estremo interesse la possibilità di applicare gli artt.
Il quadro di riferimento
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14 e 15 del D.lgs n° 228/01 “Orientamento e modernizzazione del settore agricolo, a norma dell’articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57 ”, che prevede contratti di collaborazione e convenzioni con le pubbliche amministrazioni. In particolare le convenzioni (art. 15) concernono lo svolgimento di attività funzionali alla sistemazione e manutenzione del territorio, alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale, alla cura e al mantenimento dell’assetto idrogeologico, nonché alla promozione delle vocazioni produttive. La legge di orientamento e modernizzazione dell’agricoltura prevede infatti attività di fornitura di beni o servizi mediante l’utilizzo prevalente di attrezzature o risorse dell’azienda, normalmente impiegate nell’attività agricola, in modo da consentire di ottemperare ai principi e criteri direttivi della legge stessa per quanto attiene alla multifunzionalità e alla pluriattività delle aziende agricole.
2.4 I criteri e le modalità di pianificazione
Con la DelGP 941/02 del 20 dicembre 2002 (“Criteri e modalità di pianificazione e gestione dei Parchi Locali di Interesse Sovracomunale”), la Provincia ha inteso offrire un modello di riferimento sia per l’Amministrazione Provinciale nell’esercizio concreto delle funzioni delegate, sia per i PLIS già istituiti che tuttavia non hanno ancora assunto uno strumento di pianificazione, sia infine per tutti i Comuni interessati alla promozione di nuovi ambiti di parco. Della delibera fa parte l’Allegato “Linee guida per la pianificazione dei Parchi Locali di Interesse Sovracomunale”, nel quale vengono definite le modalità di pianificazione dei PLIS. I PLIS, in quanto elementi di integrazione del più ampio sistema delle aree protette, rivestono un ruolo di importanza strategica all’interno della pianificazione paesistico-ambientale di area vasta. Proprio per questo è opportuno svolgere un’attenta attività di analisi e pianificazione, nella consapevolezza dei valori, delle risorse e delle sensibilità
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paesistiche presenti, in grado di fare emergere la specifica caratterizzazione dei territori destinati a parco locale. In tal modo sarà possibile orientare correttamente le programmazioni e gli interventi, individuando obiettivi diversificati di tutela, in relazione ai diversi contesti. Vi saranno ad esempio aree destinate a parco con valore paesististicoambientale intrinseco, in cui prevarranno modalità di pianificazione volte alla conservazione e alla valorizzazione, quali i PLIS in ambiti di paesaggio agrario fortemente strutturato dal punto di vista paesistico o in zone con importanti valenze ecologiche e naturalistiche, mentre altre che si configurano quali elementi non di pregio paesistico in termini assoluti, ma di rilevanza strategica per la loro capacità di innescare processi di riqualificazione e recupero ambientale rispetto a contesti già degradati, come i PLIS situati in ambiti di frangia urbana o di cava. Gli enti gestori dei PLIS nei loro strumenti pianificatori dovranno perciò dare concretezza alle istanze di tutela, conservazione e recupero, in relazione alle caratteristiche paesistiche e ambientali peculiari del parco emerse dalla fase di analisi. Il percorso di pianificazione territoriale del PLIS dovrà tenere conto delle logiche di continuità (quelle espresse ad esempio dal sistema della viabilità storico-paesaggistica o dai sistemi del verde e della rete idrica) e delle relazioni esistenti o potenziali con il più vasto contesto territoriale. Essa dovrà prevedere due diverse fasi, analitica e propositiva, strettamente correlate e consequenziali. La fase analitica comprende: •
l’analisi di dettaglio delle componenti ambientali e antropiche finalizzata alla comprensione delle caratteristiche generali e agli approfondimenti tematici specifici per l’area destinata a parco locale;
•
l’individuazione e la valutazione dei caratteri strutturali del sistema paesistico-ambientale e delle sue dinamiche.
La fase propositiva comprende: •
la formulazione di una proposta, che verrà attuata attraverso il Programma Pluriennale degli Interventi (PPI), in coerenza alle esigenze di tutela e valorizzazione del territorio destinato a parco locale e nel rispetto dei valori individuati;
•
un’eventuale ulteriore fase di controllo con simulazioni a diverse soglie temporali.
Lo strumento di pianificazione del PLIS sarà composto dai seguenti elaborati: •
Relazione tecnico-illustrativa;
•
Indirizzi normativi;
•
Cartografia, su CTR 1:10.000.
La scala di rappresentazione degli elaborati riferiti alla fase analitica e alla fase propositiva dovrà rispondere al criterio di efficacia della rappresentazione e di adeguatezza rispetto al livello di dettaglio (1:5.000 o 1:2000, salvo tavole di inquadramento a scala superiore).
Il quadro di riferimento
25
P L I S Parte seconda LO SCENARIO TERRITORIALE
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Infrastrutture (progetto) Progetti insediativi
3 . I L Q U A D R O PA E S I S T I C O A M B I E N T A L E F R A S PA Z I APERTI E AREE PROTETTE 3.1 Le aree protette regionali
Il sistema dei parchi e delle aree protette è uno dei fattori di qualificazione dell’organizzazione territoriale della regione urbana milanese. Come abbiamo visto, esso comincia a configurarsi negli anni ’70 proprio nell’area milanese come forma di tutela e difesa di ambiti con connotati di elevata naturalità rispetto al diffondersi delle strutture urbane (Groane, Valle del Ticino, Nord Milano) e acquisisce forma di programma organico con la LR 86/83 “Piano generale delle aree regionali protette”. Il sistema previsto dalla legge si compone di diverse tipologie di aree protette a difesa delle aree di maggiore interesse morfologico e naturalistico: i parchi regionali, i parchi naturali, i parchi locali di interesse sovracomunale (affidati all’iniziativa locale), le riserve regionali e i monumenti naturali in ordine decrescente di importanza territoriale.
3.1.1 I parchi regionali e i parchi naturali
Nel territorio milanese le grandi aree protette possono essere lette come il necessario contesto delle strutture urbane dell’area metropolitana, e, pur rappresentando il limite alla loro diffusione, ne delineano i margini costituendo una sorta di “cintura verde”. All’interno del sistema, con la classificazione di tutte le aree protette in relazione alle specifiche finalità e alle caratteristiche territoriali, la Regione ha riconosciuto a tutti i parchi della Provincia di Milano, la qualità di parchi “di cintura metropolitana”, oltrechè “fluviali”, “forestali”, “agricoli”, sottolineandone così il ruolo primario di salvaguardia di corridoi ambientali interni all’area più densamente popolata e di qualificazione del paesaggio. La LR 11/00, in adempimento ai dispositivi della “Legge quadro sulle aree protette” (L 394/91), che impone, tra l’altro, il silenzio venatorio nei parchi naturali, ha sancito inoltre la distinzione, all’interno dei perimetri dei parchi già istituiti, delle aree a maggiore contenuto naturalistico, definite “parco naturale”, dalle altre che restano “parco
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Nell’ambito della provincia di Milano sono presenti sei parchi regionali e un parco naturale che rispondono principalmente alla necessità di conservare e garantire a lungo termine gli ambienti di maggiore interesse paesistico, naturalistico e storico dei grandi corsi d’acqua (Ticino, Lambro, Adda), degli ambiti dei terrazzamenti delle Groane e del grande spazio agricolo del Sud Milano
regionale”, determinando quantomeno difficoltà in particolare nei parchi della cintura metropolitana milanese, ove la componente agricola dell’uso del suolo è prevalente rispetto ai caratteri di naturalità. Il sistema dei parchi regionali, che nell’intera Lombardia raggiunge il 22% del territorio, nella provincia di Milano si alza al 39% a ulteriore conferma della urgenza di tutela degli spazi aperti che stava all’origine della LR 86/83, a fronte di una percentuale di suolo occupato da strutture urbane, o da previsioni di insediamenti urbani, pari al 41%, a testimonianza di una sostanziale scarsità di spazi liberi, in special modo di quelli non soggetti a tutela. Nell’ambito della provincia di Milano il sistema è costituito da sei parchi regionali e risponde principalmente alla necessità di conservare e garantire a lungo termine gli ambienti di maggiore interesse paesistico, naturalistico e storico dei grandi corsi d’acqua (Ticino, Lambro, Adda), degli ambiti dei terrazzamenti e dei boschi delle Groane e del grande spazio agricolo del sud Milano, che copre il 55% dell’intera superficie a parco regionale della provincia. Diverso è il caso del Parco naturale del Bosco delle Querce, nato con lo scopo principale di bonifica, recupero ambientale e ricostruzione dell’ecosistema dopo l’incidente dell’ICMESA del 1976, su cui si è intervenuto con opere di bonifica e recupero ambientale. Procedendo verso l’area densa del capoluogo, il Parco Nord, votato ad un uso principalmente fruitivo, interessa una serie di aree periferiche
a nord della città di Milano, derivanti da aree industriali dismese e terreni agricoli residuali. Immediatamente a nord dei confini provinciali, nell’area collinare che fa comunque parte del paesaggio della regione urbana milanese, sono presenti altri parchi regionali, in genere orientati alla tutela forestale, a contatto con le conurbazioni Varesina, Comasca e Lecchese. Da un’attenta lettura delle normative dei singoli piani finalizzata ad evidenziare e a mettere a confronto i diversi modi con cui le grandi tematiche della pianificazione di settore, individuate dalla LR 86/83, vengono affrontate e tradotte negli azzonamenti e nelle normative dei piani emerge come la pianificazione dei parchi regionali, pur nel rispetto e nell’adeguamento alle situazioni geografiche e territoriali locali, si può leggere sostanzialmente attraverso tre grandi settori: la tutela degli aspetti naturalistici, gli indirizzi per la fruizione degli spazi protetti da parte dei cittadini, il consolidamento e la conservazione degli spazi agrari. L’utilizzo di una legenda unificata per la rappresentazione dei piani dei parchi mette in evidenza, assieme ai caratteri della pianificazione dei diversi territori, i rapporti più diretti con le aree urbane di contesto. Gli aspetti di tutela della natura sono prevalenti nei parchi fluviali e forestali, come il Parco della Valle del Ticino, che, considerata la grande superficie territoriale, include nel territorio di Parco naturale praticamente tutti gli ambienti interni al terrazzo principale del fiume, il Parco delle Groane, che sottopone a tutela naturalistica ampie zone di brughiera, il Parco della Valle del Lambro e il Parco dell’Adda Nord che individuano nelle aree di pertinenza dei fiumi gli ambiti di maggiore pregio. Le aree riservate ad attrezzature per la fruizione acquistano peso sempre maggiore quanto più ci si avvicina all’area centrale e densamente abitata della regione urbana milanese, fino ad occupare la massima percentuale nel Parco Nord Milano che, per dimensioni e posizione, assolve alla funzione di grande parco urbano territoriale. Significative presenze di aree attrezzate per la fruizione sono poi rilevabili nelle Groane, nel Parco Sud e nel Valle Lambro (Parco di Monza), nel quale la necessità di accedere a luoghi dove esercitare pratiche sportive, trascorrere il tempo libero, fino al semplice bisogno di “aprire le finestre” sul verde determina una forte pressione in coorrispondenza del Parco di Monza. Oggi il ruolo di questo parco è essenzialmente di carattere sovracomunale, andando a investire tutta l’area a nord di Milano, ponendosi come anello di congiunzione tra le colline brianzole e la pianura asciutta. I parchi più esterni, a partire dal Valle Ticino indirizzano il tema della fruizione verso la percorribilità del territorio, garantita da “punti visita”, piuttosto che da vere e proprie aree attrezzate.
30
Nei parchi agricoli Sud Milano e Adda Sud e parzialmente nel Valle Ticino (a causa dell’inclusione degli interi territori comunali nel perimetro del parco) i temi dominanti sono la conservazione nel lungo periodo dei territori agricoli produttivi della pianura irrigua e la riqualificazione del paesaggio agrario, storico ed attuale. In particolare, nel Parco Sud la tutela del patrimonio storico rurale, costituisce tema di un Piano di Settore specifico indirizzando i Comuni ad una piena conoscenza dei valori del proprio territorio. Il Parco delle Groane individua le aree di indirizzo agricolo destinate alla valorizzazione dell’attività primaria nel contesto dell’area protetta, in un corretto equilibrio fra esigenze produttive, ambientali e fruitive, mentre il Parco della Valle del Lambro, oltre a individuare il “sistema delle aree prevalentemente agricole”, comprende aree agricole interne al perimetro di Parco naturale classificate come aree di protezione dei corsi d’acqua in quanto facenti parte dell’ecosistema fluviale. Nell’esame delle aree urbane, riservate cioè a vario titolo alla iniziativa comunale, i rapporti percentuali hanno scarsa rilevanza in quanto dipendono dal “disegno” del perimetro all’atto dell’istituzione del singolo parco: i due estremi sono rappresentati dal Parco della Valle del Ticino, nel quale tutte le aree urbane fanno parte del territorio del parco e dal Parco Agricolo Sud Milano nel quale tutte le aree urbane sono escluse. Una particolare attenzione è riservata, nel Parco Sud, ai Naturalità, agricoltura e fruizione nei parchi regionali interessati dall’area di studio (Centro Studi PIM, 2007)
rapporti con la città di Milano, attraverso la introduzione dei “piani di cintura urbana”, strumenti destinati ad approfondire e rendere fra loro compatibili i temi dello sviluppo urbano e della tutela del territorio.
Lo scenario territoriale
31
3.1.2 I parchi locali di interesse sovracomunale
Il quadro delle aree protette si completa con i parchi locali di interesse sovracomunale, mentre le riserve regionali esterne ai parchi e i monumenti naturali tutelano aree specifiche di limitata superficie o singoli fenomeni isolati di carattere morfologico o naturalistico. Attualmente in provincia di Milano sono presenti 14 PLIS riconosciuti, la cui superficie supera i 7.700 ettari, e altri 7 proposti o in fase di riconoscimento (3.636 ha), che arrivano complessivamente a coprire una superficie pari a 11.373 ettari. Tale estensione risulta ancor più significativa se si pensa che la quasi totalità dei PLIS si localizza nell’ambito settentrionale del territorio provinciale, mentre quello meridionale è interamente tutelato dal Parco Sud. Osservando la distribuzione di queste aree protette, tutte comprese nell’ambito del nord Milano, si possono abbozzare ipotesi di sub-sistema dei PLIS interposti tra i grandi ambiti tutelati dei parchi regionali: •
il sistema dell’ovest, tra il Parco Valle Ticino e il Parco delle Groane, costituito dai PLIS dell’Alto Milanese e del Rugareto (entrambi in parte fuori provincia di Milano), dal Parco del Roccolo, dai proposti parchi dei Mulini, del Gelso e del Basso Olona - Rhodense e da quello delle Roggìe, in fase di riconoscimento;
•
il sistema del centro, tra i parchi delle Groane e della Valle Lambro, costituito dai PLIS della Brughiera Briantea, della Brianza Centrale, del Grugnotorto-Villoresi, della Balossa e della Media Valle del Lambro;
•
il sistema dell’est Milano, tra i parchi Valle Lambro e Adda Nord, costituito dai PLIS della Cavallera e Est delle Cave (per i quali sono in via di definizione le intese istitutive) e da quelli dei Colli Briantei, delle Cascine, del Molgora e del Rio Vallone; un’ulteriore proposta riguarda l’ampliamento del Parco della Valletta, in provincia di Lecco, ai territori di Besana e Renate;
•
il Parco della Collina di San Colombano, a margine di questo sistema per la sua collocazione territoriale, e per il quale è prevista l’estensione alle province di Lodi e Pavia.
Tutti questi sistemi si caratterizzano per un andamento radiale o subradiale rispetto all’area centrale milanese e presentano spesso aspetti di grande frammentarietà. Il consolidamento di alcune di queste iniziative e la loro messa in rete mediante la formazione di un sistema di percorsi ciclabili, consente, perquanto un po’ lentamente, di ridistribuire la domanda di spazi verdi accessibili e di allentare conseguentemente la pressione esercitata sui pochi parchi esistenti strutturati ed effettivamente protetti, primi fra tutti il Parco Nord Milano e il Parco di Monza. Gli aspetti di tutela della natura sono prevalenti nei parchi fluviali, come il Parco del Molgora (22% del territorio) e, soprattutto, il Parco del Rio Vallone (34%) che sottopongono a tutela naturalistica anche ampie zone boschive superstiti delle antiche foreste planiziali.
32
Codice
Stato
Nome
Sup. tot. (ha)
Sup. prov. MI+MB (ha)
PL_001
riconosciuto
Parco Alto Milanese
359
178
PL_216
riconosciuto
Parco della Balossa
146
146
PL_003
riconosciuto
Bosco di Legnano (Parco Castello)
25
25
PL_202
riconosciuto
Parco della Brianza Centrale
396
396
PL_219
riconosciuto
Parco della Brughiera Briantea
2.137
638
PL_042
riconosciuto
Parco delle Cascine a Pioltello
270
270
PL_217
riconosciuto
Parco dei Colli Briantei
538
538
PL_016
riconosciuto
Parco della Collina di San Colombano
1.403
717
PL_040
riconosciuto
Parco del Grugnotorto-Villoresi
783
783
PL_201
riconosciuto
Parco della Media Valle del Lambro
296
296
PL_011
riconosciuto
Parco del Molgora
1.015
1.015
PL_015
riconosciuto
Parco del Rio Vallone
1.019
924
PL_007
riconosciuto
Parco del Roccolo
1.609
1.609
PL_220
riconosciuto
Parco del Rugareto
1.260
202
PL_223
proposto
Parco del Basso Olona - Rhodense
252
252
PL_210
proposto
Parco della Cavallera
636
636
PL_213
proposto
Parco Est delle Cave
573
573
PL_222
proposto
Parco del Gelso
1.043
1.043
PL_215
proposto
Parco dei Mulini
305
305
PL_041
proposto
Parco delle Roggìe
510
510
Parco della Valletta
837
317
proposto (riconosciuto PL_224
in prov. LC)
Le aree riservate ad attrezzature per la fruizione acquistano peso sempre maggiore quanto più ci si avvicina all’area centrale e densamente abitata della regione urbana milanese, fino ad occupare la massima percentuale nel Parco della Brianza Centrale che, per posizione, assolve alla funzione di grande parco urbano territoriale. I parchi più esterni, a partire dal Molgora, indirizzano il tema della fruizione verso la percorribilità del territorio, garantita da un’estesa rete di itinerari ciclopedonali, mentre il Parco della Collina di San Colombano si concentra su “punti vista” sulla campagna circostante, piuttosto che su vere e proprie aree attrezzate. La conservazione dei territori agricoli produttivi e la riqualificazione del paesaggio agrario sono i temi dominanti nel Parco della Collina di San Colombano, la cui tutela si estende al paesaggio di questa emergenza geomorfologica. Il Parco del Molgora e quello del Rio Vallone (rispettivamente con il 62% e il 56% del loro territorio) individuano le aree di indirizzo agricolo in un corretto equilibrio fra esigenze produttive, ambientali e fruitive, mentre il Parco della Brianza Centrale prevede una maggiore
Lo scenario territoriale
33
integrazione con la fruizione dello spazio rurale e con gli interventi di forestazione. Anche per i PLIS, nell’esame delle aree urbane, riservate cioè a vario titolo alla iniziativa comunale, i rapporti percentuali hanno scarsa rilevanza in quanto dipendono dal “disegno” del perimetro all’atto dell’istituzione del singolo parco: i due estremi sono rappresentati dal Parco della Brughiera Briantea, nel quale la quasi totalità delle aree urbane fa parte del territorio del PLIS e dal Parco del Grugnotorto-Villoresi nel quale tutte le aree urbane sono escluse.
3.2 La rete ecologica
Il sistema di aree protette appena descritto delinea la “cintura verde” della regione urbana milanese secondo un principio noto e da tempo realizzato in molte città europee, a partire dalla green belt di Londra e dalla ceinture verte parigina. L’area in questione si caratterizza però per alcuni elementi di diversità rispetto ad altre realtà metropolitane: la presenza di un nucleo centrale relativamente piccolo ad elevatissima densità di funzioni, un alto numero di Comuni e perciò di enti territoriali decisori, la diffusione radiale delle conurbazioni e la presenza, immediatamente a sud di Milano, di un grande comparto agricolo. Ma se il Parco Sud, con le sue tutele volte soprattutto alla conservazione delle continuità degli spazi agrari, contribuisce a conservare il rapporto storico tra città e campagna, nell’arco nord, anche tenendo conto della presenza dei PLIS, il completamento della “cintura” e la realizzazione della rete ecologica si presenta più problematico. Problema ancora aperto, e di notevole rilievo nell’ottica della costruzione di itinerari culturali-fruitivi, è quello delle connessioni tra i cen-
Il sistema delle acque, costituito non solo dalle grandi aste fluviali, in direzione nord-sud (Ticino, Olona, Seveso, Lambro e Adda), ma anche dai corsi d’acqua naturali minori (torrenti groanici, Molgora, Rio Vallone), dal naviglio Martesana e dal Villoresi, stabilisce un fondamentale collegamento est-ovest
tri maggiori e le aree verdi, in quanto pochi sono gli itinerari ciclabili continui e poco frequenti, oltre che poco note, sono le connessioni treno+bici che permettono di raggiungere i parchi più esterni. Lo strumento che oggi risulta di primaria importanza per il completamento della cintura è la formazione della “rete ecologica“, affidata alla pianificazione provinciale nel suo disegno generale, ma realizzabile nelle sua specificità soprattutto attraverso la risposta della pianificazione locale.
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La costruzione di una “rete ecologica” ha lo scopo di mettere in relazione gli ambiti di valore naturalistico, già soggetti a tutela, con altre aree ed ambiti, continui e interrelati con le strutture insediative e le reti infrastrutturali, al fine di evitare la formazione di sistemi “chiusi” ed isolati. La rete, che rappresenta la strategia per il rafforzamento della componente ambientale e lo strumento per il superamento delle criticità delle aree ad alto tasso di urbanizzazione del sistema metropolitano, si fonda su uno schema portante di habitat capaci di fornire livelli sufficienti di biodiversità, da consolidare, su nuovi elementi di naturalità, da creare negli ambiti di maggiore carenza, e su un sistema di fasce di connessione in grado di metterli in comunicazione. Come noto la rete ecologica si compone di “matrici naturali primarie”, “gangli” o nodi principali e secondari costituiti dalle zone di naturalità protette dai grandi parchi regionali e dai PLIS, e da “corridoi” che ne garantiscano le interconnessioni. In questo senso, la recente proposta di “Dorsale Verde del Nord Milano”, promossa dall’Amministrazione provinciale, si incarica di sviluppare il progetto di rete ecologica contenuto nel PTCP, riconducendo a sistema le diverse opportunità di carattere paesistico-ambientale presenti sul territorio (in primis i PLIS) e stabilendo un organico sistema di tutela specifica di una serie di porzioni territoriali in grado di consentire il collegamento strategico tra le diverse aree protette, dal Ticino all’Adda, producendo effetti positivi anche da un punto sociale e ricreativo, del tempo libero e del turismo, ma anche agro-ambientale. È evidente come, avvicinandosi al nucleo centrale dell’area metropolitana, la realizzazione dei corridoi della rete diventi estremamente complicata e difficilmente ottimizzabile senza un forte impegno dei comuni interessati. I corridoi sono costituiti da fasce di continuità territoriale, eventualmente con brevi interruzioni ed elementi puntuali (stepping stones) che funzionino come punti di appoggio temporanei, in grado di garantire la presenza di elementi di naturalità e il transito di specie di interesse. Nell’ambito oggetto di analisi le maggiori potenzialità sono rappresentate da alcuni elementi che si possono considerare “di base”: •
il sistema delle acque, costituito non solo dalle grandi aste fluviali, in direzione nord-sud (Ticino, Olona, Seveso, Lambro e Adda), ma anche dai corsi d’acqua naturali minori (torrenti groanici, Molgora, Rio Vallone), dal naviglio Martesana, dal Villoresi, che stabilisce un fondamentale collegamento est-ovest, e dalla rete minuta del sistema irriguo derivato;
•
gli ambiti di naturalità compresi nei parchi e nelle riserve regionali;
•
i parchi locali di interesse sovracomunale, quali elementi di poten-
•
il progetto di dorsale verde del nord Milano, dal Ticino all’Adda, che
ziale ricostruzione di elementi di naturalità; vuole trasformare quello che oggi è un insieme di isole verdi (in primis i PLIS) in una vera e propria rete interconnessa di aree protette;
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•
i sistemi di verde urbano, una volta messi a regime e in contatto
•
il sistema della percorribilità “lenta” del territorio, costituita dai
con gli spazi aperti; principali tracciati ciclopedonali esistenti o in progetto (sistema dei navigli, Villoresi, ciclabile Vallassina, itinerario del Parco della Valle del Lambro) che possono essere adeguatamente dotati di elementi di arredo vegetale continui; •
la conservazione degli spazi liberi, non soggetti a tutela, laddove costituiscano “varchi” tra aree fortemente urbanizzate, con conseguente orientamento dell’attività agricola presente verso colture che garantiscano la conservazione della biodiversità;
•
gli indirizzi alla progettazione delle grandi infrastrutture di mobilità che tengano conto della necessità di superare le barriere, attra-
La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
verso opportuni interventi di mitigazione e compensazione tali da garantire la continuità dei corridoi ecologici.
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3.3 Il rapporto tra le strutture urbane e gli spazi aperti di contesto
Il primo aspetto che emerge dall’analisi del rapporto tra aree urbane ed extraurbane nel territorio in esame riguarda la proporzione tra spazio costruito e spazi aperti, rappresentativa dei territori degli ambiti in esame. Paradossalmente i ”suoli liberi” appartengono ai soli settori a nord di Milano, là dove il sistema delle aree protette non penetra negli interstizi delle strutture urbane, ad eccezione del Parco Nord, costruito significativamente proprio su un insieme di aree di frangia, mentre negli ambiti della cintura meridionale, dove effettivamente gli spazi aperti sono ancora ampi, essi sono comunque tutelati e organizzati attraverso la pianificazione del Parco Sud Milano. Inoltre nei parchi regionali e locali se da un lato le tutele paesistiche e naturalistiche sono prioritarie e costituiscono un vincolo alle espansioni insediative, dall’altro le strutture urbane acquistano qualità (e quindi valore) quanto più affacciano su aree di pregio ambientale, come è possibile riscontrare ad esempio nelle aree di contesto del Parco Nord Milano. I parchi regionali presentano alle popolazioni un’ampia offerta nel settore del tempo libero attraverso spazi attrezzati come i grandi parchi territoriali e gli impianti sportivi estensivi, ma anche attraverso la rete degli itinerari di conoscenza del territorio e la messa in valore degli elementi significativi del patrimonio storico. Gli spazi “liberi” del settore settentrionale della regione urbana milanese, in assenza di logiche di pianificazione unitaria, risultano poi ul-
Un’area fruitiva nel Parco della Brianza Centrale (Provincia di Milano) e il Parco delle Cave, fulcro della cintura ovest di Milano
teriormente frammentati dalla presenza delle grandi infrastrutture di mobilità, mentre con la scomparsa dell’attività agricola, essi non sono più in grado di costituire paesaggio di contesto alle città.
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3.4 Progetti, interventi e studi riguardanti il sistema paesistico-ambientale
La progettualità inerente il sistema del verde vede l’emergere dei Piani di cintura compresi nel Parco Sud, del Parco delle Groane, ma soprattutto del Parco Nord e dei numerosi PLIS che caratterizzano l’arco di territorio a nord del capoluogo e che vivono condizioni molto differenti per quanto concerne il livello di progetto e attuazione. Il Parco Nord costituisce una realtà concreta nel territorio, con problemi di consolidamento, di sviluppo e di gestione dell’esistente. Gli interventi sul
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suo territorio consistono in operazioni di riqualificazione ambientale che prevedono, oltre alla bonifica, la piantumazione, la formazione di prati e aiuole, lo sviluppo del sistema dei percorsi e la realizzazione di impianti e attrezzature per il tempo libero nel rispetto dei paesaggi naturali. Per il Parco Sud si tratta di dare definizione, contenuto e quindi sviluppo a progetti ambientali per i differenti ambiti articolati nei Piani di Cintura, oltre che per la fruizione e riqualificazione del paesaggio agrario attraverso progetti come “Camminando sull’acqua”, che si propone come un asse “verde” con direzione nordovest-sudest appena al di là della tangenziale, tra i navigli Grande e Pavese. A ovest del capoluogo, il Piano di Cintura Boscoincittà prevede la connessione dell’omonimo parco milanese con il Parco delle Cave e l’estensione degli ambiti naturalistici, mentre per il Parco dei Fontanili di Rho è previsto il recupero del sistema dei fontanili, in un’area strategica per la connessione con gli ambiti di cintura del Parco Sud. Nel sud Milano, fra i grandi progetti territoriali con contenuti di verde occorre citare il depuratore di Nosedo e gli interventi collegati di recupero paesistico e ambientale del sistema irriguo della Vettabbia. All’interno del Parco delle Groane occorre segnalare l’intervento riguardante il corridoio ambientale del Biulè, tra il Seveso, l’altopiano e l’Oasi di Cesano Maderno, importante elemento di connessione fruitiva e ambientale a ridosso della conurbazione lungo la direttrice della Comasina. Per quanto riguarda invece il Bosco delle Querce sono stati avviati una serie di interventi di miglioria forestale a cura dell’ERSAF, atti ad arricchire la componente arborea del Parco e a rendere più agevole e funzionale la sua fruizione. Fra gli interventi portati avanti dall’Amministrazione provinciale quello denominato Metrobosco, nato dalla collaborazione con il laboratorio Multiplicity del DIAP del Politecnico di Milano, si muove nella direzione di rafforzare il sistema delle reti ecologiche attraverso la creazione di un grande anello verde di 30.000 ettari, con 3 milioni di alberi, che circondi l’area metropolitana milanese. Il già citato progetto di dorsale verde del nord Milano si pone invece l’obiettivo di trasformare quello che oggi è un insieme di isole verdi (in primis i PLIS) in una vera e propria rete interconnessa di aree protette da ovest a est, dal Parco del Ticino al Parco dell’Adda Nord, una sorta di contenitore unitario di tutte le esperienze e le iniziative presenti. Per i PLIS si tratta invece di dare definizione, contenuto e quindi sviluppo a progetti fruitivi e ambientali. In questo senso, accanto a PLIS in corso di riconoscimento, come quello Est delle Cave, o di recente riconoscimento, come quello della Balossa, troviamo parchi che appaiono realtà giovani ma ben avviate (Brianza Centrale), mentre altri, come il Grugnotorto-Villoresi, sembrano stentare a sviluppare i
L’utilizzo delle grandi aree verdi nell’area metropolitana milanese
peraltro importanti temi che li caratterizzano, pur avendo avviato i
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primi interventi di riqualificazione e rimboschimento, che riguardano il Parco sant’Eusebio a Cinisello Balsamo e l’Oasi dei Gelsi a Paderno Dugnano. Il Master Plan Navigli prevede il recupero delle aste dei navigli, e opere per la navigazione sul Grande e sul Pavese, mentre può costituire, sul Martesana, un fondamentale elemento di riqualificazione del contesto di frangia urbana degli ambiti interessati dal naviglio, in connessione, a ovest, con il corridoio verde lungo il corso del Lambro,
Progetto Camminando sull’acqua (Centro Studi PIM, 2001-2006)
con la creazione di un sistema verde/corridoio ecologico.
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A livello locale occorre invece citare le potenzialità che offre Sesto San Giovanni per quanto riguarda la riqualificazione delle aree ex Falck, mentre la realizzazione del nuovo polo fieristico di Rho-Pero costituisce un’occasione mancata, oltre che per l’intervento in sé, per le sue connessioni territoriali. Il progetto di inserimento ambientale del depuratore di Nosedo (Comune di Milano, 2005)
Infine il Parco urbano del Martesana a Cernusco appare un’interessante opportunità di connessione e ricucitura del paesaggio del naviglio, più di quanto lo possa essere la creazione di nuovi PLIS.
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4. IL QUADRO U R B A N I S T I C O - T E R R I TO R I A L E
4.1 Il disegno del territorio
Non è un territorio omogeneo quello racchiuso nel confine amministrativo della provincia di Milano. Sebbene si estenda su di una zona pianeggiante compresa nell’area padana, che solo nella parte più settentrionale vede le prime ondulazioni del terreno, a preludio dell’ambito pedemontano, il territorio della provincia milanese nella sua attuale dimensione, comprensiva dell’area briantea, si caratterizza per la pluralità di sub-sistemi territoriali. Ciascuno di essi mantiene ancora oggi le proprie specificità, sia di natura prettamente territoriale che socio-economica, nonostante sia stato oggetto per buona parte di uno sviluppo urbano spesso aggressivo e, soprattutto, poco incline a garantire la tutela dei caratteri fisico-ambientali. A partire dai subsistemi territoriali che convivono nell’area metropolitana è possibile evidenziare la relazione tra le forme della struttura urbana ed insediativa ed il sistema delle aree protette - dai Parchi regionali ai PLIS sino ai parchi urbani - che rappresenta l’elemento portante posto a tutela ed a valorizzazione ambientale e paesistica del territorio. l primo ambito è quello dell’area centrale. Si compone del capoluogo regionale e dei comuni di cintura. Nell’area si distingue, oltre al “nocciolo” metropolitano, formato dal nucleo storico della città, la fascia urbana intermedia, imperniata sulla cintura ferroviaria, che rappresenta il prodotto della prima espansione della città industriale moderna, contrassegnata negli ultimi decenni da fenomeni di dismissione, che solo più di recente hanno visto il concretizzarsi di progetti di trasformazione urbanistica nei quali la funzione residenziale e commerciale ha avuto in genere il sopravvento rispetto alle preesistenti funzioni produttive. Attorno a questo i comuni di corona, caratterizzati da una maggiore densità, simile al nucleo centrale metropolitano, quelli posti sull’arco settentrionale e con una densità più rada, ma in fase di crescita, quelli dell’ambito meridionale. Un territorio questo, nel complesso, con caratteristiche eterogenee dove si intrecciano zone
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Il territorio della provincia milanese si caratterizza per la pluralità di sub-sistemi territoriali che mantengono ancora oggi le proprie specificità, nonostante sia stato oggetto di uno sviluppo urbano spesso aggressivo e, soprattutto, poco incline a garantire la tutela dei caratteri fisico-ambientali
produttive, quartieri residenziali, insediamenti direzionali e commerciali e alcuni grandi servizi. Anche in questi territori, in particolare nel caso dei nuclei urbani più maturi, si manifestano processi si riorganizzazione e trasformazione che interessano spesso vaste porzioni di suolo. La presenza di spazi aperti è in questo territorio residuale e, in ragione di questa condizione, il loro mantenimento risulta indispensabile a garantire una soglia di vivibilità dell’intero sistema urbano. Al riguardo le iniziative promosse dal capoluogo di formazione di parchi urbani quali il Parco di Trenno, il Boscoincittà, il Parco delle Cave, il Parco Lambro e il Forlanini, posti ai margini occidentale e orientale del nucleo urbano, si sono integrate, a scala intercomunale, con la realizzazione del Parco Regionale Nord Milano e con i parchi locali della Media Valle del Lambro e del Grugnotorto-Villoresi. Il secondo ambito è costituito dalla fascia agricola del sud Milano. Qui è il contatto della grande pianura agricola irrigua padana con la conurbazione metropolitana. Quest’area, rimasta fino a pochi decenni fa immutata nei suoi caratteri ambientali e di paesaggio agrario originari, è stata più di recente, e lo è ancora oggi, interessata da un processo di trasformazione territoriale e di sviluppo di tipo esogeno, alimentato dalla pressione insediativa esercitata dai fenomeni di traboccamento/espulsione dal nucleo centrale.
Dall’inizio degli anni Novanta l’istituzione del Parco regionale Agricolo Sud Milano, che si estende dal capoluogo sino a connettersi con il Parco regionale della Valle del Ticino, verso occidente e idealmente verso i parchi regionali lungo la valle dell’Adda a oriente, costituisce un elemento per la valorizzazione delle qualità paesistiche di questo territorio. L’ambito del nord-est, esteso dall’asta del naviglio Martesana, al fiume Adda verso nord, presenta condizioni di una dinamica abbastanza costante che ha consentito una evoluzione complessiva piuttosto equilibrata del sistema territoriale senza bruschi stravolgimenti degli assetti preesistenti. L’ambito della nuova provincia briantea rappresenta, dopo il nucleo centrale, il fronte più compatto e denso dell’agglomerazione urbana metropolitana, che tende a stemperarsi in un sistema insediativo diffuso in coincidenza con i primi rilievi collinari. In quest’area, al pari delle realtà urbane e produttive più mature, si sono visti fenomeni di decadimento di alcune porzioni di tessuto insediativo causate dalla dismissione produttiva cui è seguito con fasi alterne processi di recupero e sostituzione funzionale. In questo territorio, dalle marcate caratteristiche morfologiche, i maggiori spazi aperti sono segnati dalla presenza delle aste di fiumi e torrenti, elementi portanti che hanno supportato la creazione di aree a parco, da quello regionale della Valle del Lambro a quelli locali del Mogora e del Rio Vallone. L’ambito del nord-ovest si trova spesso in condizioni analoghe a quelle dell’area briantea, almeno per le parti a ridosso dell’asse del Sempione (conurbazione Sempione-Olona) e della direttrice Varesina, ciò per quel che concerne sia l’addensamento urbano, sia per il manifestarsi di fenomeni di dismissione con i conseguenti processi di sostituzione. Minori densità, si rilevano invece nella zona verso l’est Ticino-magentino, che ha fino ad ora subito minori pressioni insediative, anche in ragione di una collocazione defilata rispetto ai principali assi infrastrutturali della mobilità. Anche in questo ambito territoriale gli spazi aperti presenti, in generale non di grande estensione, ma caratterizzati da elementi paesistici di rilievo sono stati spesso oggetto di attenzione da parte delle comunità locali che hanno proposto la formazione di PLIS in grado di tutelare e valorizzare gli elementi di pregio del territorio, come nel caso dei parchi del Roccolo, dell’Alto Milanese, ma anche dei proposti PLIS lungo il corso dell’Olona. In sintesi nella provincia di Milano il sistema dei parchi, considerato nella sua interezza, risulta piuttosto esteso con una percentuale che, rispetto all’intero territorio provinciale, si aggira attorno al 45%, siano essi di scala regionale o di livello sovralocale (PLIS), riconosciuti o solamente istituiti. Si coglie quindi come l’armatura sia data dai parchi regionali fluviali della Valle del Ticino e dell’Adda Nord e Sud connessi, nel settore meridionale, dal Parco Agricolo Sud Milano, mentre nella fascia più settentrionale, in ragione di una diffusa e massiccia urbanizzazione, il sistema del verde sia più frammentato con una alternanza di Parchi Regionali e PLIS. Rispetto a questo sistema la dimensione dello spazio occupato da insediamenti urbani nell’area
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provinciale interessa una percentuale complessiva pari al 34% riferita all’intera superficie territoriale; ovviamente come descritto in precedenza, all’interno della provincia si registrano situazione molto differenziate con punte di suolo occupato che raggiunge e supera il 70% per le aree del nord Milano a situazioni attorno a poco meno del 50% per gli ambiti del nord ovest (rhodense, legnanese) e della Brianza sino a giungere all’area abbiatense-binaschino che registra una percentuale di suolo occupato pari al 10%.
parchi regionali parchi locali suoli liberi aree urbane di espansione aree urbane esistenti Gli usi del suolo in provincia di Milano (2006)
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4.2 Progetti, interventi e studi riguardanti il sistema urbanistico e territoriale
Sul versante degli interventi urbanistici il commercio e il direzionale assieme alla residenza risultano le funzioni prevalenti se non esclusive, con il commercio costituito da interventi di sviluppo di grandi centri commerciali o dalla formazione di nuovi. Nel settore dei servizi, oltre al nuovo polo fieristico, l’ambito di maggiore sviluppo è nel quadrante est ove si concentrano iniziative nei campi della sanità e dello sport con il rafforzamento del polo per il tempo libero attorno all’idroscalo. Oltre alla emergenza assoluta rappresentata dal nuovo Polo Fieristico, per quanto riguarda la direttrice del Sempione si tratta di considerare gli effetti indotti sui nuclei urbani circostanti che trovano alcuni primi riscontri nelle proposte di Programmi Integrati di Intervento relative ai comuni di Pero e Rho. Per la direttrice Varesina, al di là del rilievo assunto dal comparto ex Alfa Romeo con le previsioni di polo per la logistica, in più diretta relazione con Milano, sono le previsioni relative alla funzione commerciale in Baranzate, in adiacenza alla viabilità di accesso al Polo esterno della Fiera (Rho-Monza). Lungo le direttrici verso Monza, che interessano i comuni di Sesto San Giovanni e Cinisello, si concentra una pluralità di aree che saranno oggetto di trasformazione urbanistica per funzioni in prevalenza di servizio alle persone ed alle attività economiche. Vanno ricordate tra le altre, a Sesto San Giovanni, le aree Falk e le proposte di insediamento dell’Università Statale nelle aree dell’ex Marelli, mentre a Cinisello il nuovo Centro Commeciale lungo la SP 5. Azioni di promozione e coordinamento dello sviluppo locale trovano inoltre collocazione nel Piano Strategico del Nord Milano che vede protagonisti i comuni dell’area. Lungo la direttrice del Martesana i principali progetti e interventi di sviluppo si concentrano nelle adiacenze del nodo infrastrutturale di Gobba. In particolare è possibile citare il nuovo quartiere residenziale di Vimodrone, attualmente in via di completamento, collocato in prossimità del polo sanitario/universitario del San Raffaele di cui sono in corso di realizzazione una serie di interventi di potenziamento e le cui future espansioni interesseranno, presumibilmente, il territorio di Vimodrone. A Monza è possibile segnalare una serie di iniziative, solo in parte legate all’istituzione della nuova Provincia di Monza e Brianza. In particolare, ci si riferisce al grande progetto di riqualificazione paesistico-ambientale, imperniato attorno a una maggiore valorizzazione del Parco di Monza e della Villa Reale, in grado di costituire una centralità per tutta la Brianza, ma anche al recupero dell’ex Caserma IV Novembre, che diverrà sede dell’Amministrazione provinciale. In quest’ottica, a Limbiate, un importante progetto prevede il recupero del comparto immobiliare di Mombello, destinato a sede decentrata della Provincia di Monza e Brianza (Polo Interprovinciale di Mombello). Il Comuni di Barlassina e Lentate sul Seveso promuovono un intervento di riqualificazione urbanistica a carattere polifunzionale del Parco Militare, un’area di 180.000 mq a cavallo dei due territori comunali e baricentrica fra il Parco della Brughiera e le Groane.
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5. IL QUADRO DELLA MOBILITÀ
5.1 Lo stato di fatto della rete stradale
La struttura della rete stradale nella provincia di Milano è contraddistinta dalla presenza di direttrici con andamento prevalentemente radiocentrico rispetto al capoluogo, tra loro interconnesse in corrispondenza del sistema tangenziale milanese. Tale rete radiale fondamentale è costituita da due ordini gerarchici di viabilità, rappresentata, da un lato, dalle autostradale e superstrade e, dall’altro, dagli assi statali, ex-statali e provinciali principali. Nel primo caso, si tratta delle direttrici che garantiscono i collegamenti di più lunga percorrenza con le aree esterne, caratterizzate dal transito di consistenti volumi di traffico, con elevati livelli di congestione (la A1 Milano-Bologna, la A7 Milano-Genova, la A8 dei Laghi, la A9 Lainate-Como, la A4 Torino-Milano-Bergamo-Venezia e le superstrade ex-SS35 Milano-Meda e SS36 Valassina). Nel secondo caso, si tratta di strade di tipo prevalentemente ordinario che consentono i collegamenti di medio-lunga percorrenza, interessate da carichi veicolari relativamente elevati, crescenti all’approssimarsi all’area centrale, con livelli di congestione anche in questo caso generalmente consistenti, in particolare in corrispondenza delle tratte di attraversamento delle aree urbane (la ex-SS11 Padana Superiore, la SP103 Cassanese, la SP14 Rivoltana, la SP415 Paullese, la ex-SS9 Via Emilia, la ex-SS412 della Val Tidone, la ex-SS35 dei Giovi, la SP59 e la ex-SS494 Vecchia e Nuova Vigevanese, la SP114 Baggio-Castelletto, settore nord, la SS33 del Sempione, la ex-SS233 Varesina). Dalla lettura dell’assetto della maglia viaria risulta, invece, decisamente più carente la dotazione di itinerari in direzione trasversale, che si presentano discontinui e, pertanto, poco efficienti, sia nel ruolo di connessione locale e intercomunale, che nella loro funzione di assorbimento dei traffici di semplice transito rispetto al cuore dell’area metropolitana (gli unici veri itinerari degni di nota sono quelli della SP39 Cerca-SP13 Monza-Melzo, della SP40 Binaschina–SP30 BinascoVermezzo e della SS527 Bustese). Questa situazione rappresenta una delle principali criticità del sistema della mobilità provinciale, che porta, come conseguenza, ad un ulteriore aggravio delle condizioni di circolazione anche lungo le direttrici
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Le direttrici che garantiscono i collegamenti di più lunga percorrenza con le aree esterne sono caratterizzate dal transito di consistenti volumi di traffico, con elevati livelli di congestione
radiali. Infatti, si può assistere a due fenomeni: uno, dovuto alla ormai completa saturazione dalle tangenziali milanesi, dovuta al sovrapporsi dei traffici propri di transito, non interessati a raggiungere il capoluogo lombardo, con quelli generati dagli spostamenti locali tra aree urbane contermini, prive di itinerari alternativi di collegamento; l’altro, legato al ruolo improprio svolto dalle direttrici radiali, alle quali viene demandato il compito di smaltire traffici di natura e con destinazioni differenti, che, in mancanza di un’adeguata struttura della maglia, tendono a gravitare ulteriormente, e talvolta inutilmente, sul nodo centrale dell’area metropolitana. I PLIS presenti nella provincia di Milano si collocano prevalentemente nel comparto territoriale a nord dell’asse trasversale della ex-SS11 Padana Superiore, dove, oltre all’urbanizzazione, anche l’infrastrutturazione risulta decisamente più fitta ed articolata. Sebbene questa condizione contribuisca a determinare, in linea generale, buone condizioni di accessibilità per la fruizione delle aree a parco, certamente determina anche ripercussioni negative in termini di impatti generati sul sistema ambientale, in relazione, sia alle cesure territoriali dovute alla presenza di assi stradali di diversa importanza che attraversano le aree medesime (interrompendo la continuità dei comparti verdi), sia ai livelli di inquinamento acustico ed atmosferico derivanti dagli elevati gradi di congestione veicolare che caratterizzano la maglia viaria (in particolare per quanto riguarda i PLIS più prossimi al sistema delle tangenziali di Milano).
5.2 Lo stato di fatto del trasporto pubblico
La rete del trasporto pubblico su ferro che interessa la provincia di Milano è rappresentata da linee ferroviarie, metropolitane e tranviarie con andamento, anche in questo caso, prevalentemente radiocentrico rispetto al capoluogo. Le linee ferroviarie corrono parallelamente alle principali direttrici stradali (Milano-Brescia-Venezia, Milano-Bologna, Milano-Pavia-Genova, Milano-Mortara, Milano-Novara-Torino, Milano-Gallarate, MilanoMonza-Como e Milano-Monza-Lecco, gestite da RFI, Milano-Saronno e Milano-Asso, gestite da FNM) e, nella maggior parte dei casi, risultano tra loro interconnesse nell’area cittadina di Milano grazie agli instradamenti sul sistema di “cintura” e nel Passante ferroviario. I servizi offerti sono molteplici, regionali, nazionali ed internazionali, e si sono recentemente arricchiti, in seguito all’apertura del Passante ferroviario, di alcune linee di tipo suburbano, che offrono un servizio cadenzato e più frequente, maggiormente rispondente alle esigenze di accessibilità del territorio, in particolare per le relazioni con Milano. Il completamento del ramo verso Pavia del Passante ferroviario, consentirà di estendere ulteriormente i servizi Suburbani anche verso il settore meridionale della provincia, rappresentando un passo in avanti verso la completa attuazione del Servizio Ferroviario Regionale. Le linee metropolitane costituiscono la rete di forza del trasporto pubblico di Milano e solo in pochi casi offrono un servizio che ne travalica i confini comunali, con benefici per il sistema della mobilità a scala intercomunale (la linea M1, che raggiunge l’area di Sesto S.G. e i comuni di Pero e Rho, la linea M2, che raggiunge Cologno M. e serve l’intera asta urbanizzata lungo il Martesana, da Vimodrone fino a Gessate, la linea M2, per la quale sono in corso i lavori per la realizzazione del prolungamento verso l’area di Assago). Un’analisi complessiva in merito alla distribuzione delle stazioni nelle diverse realtà comunali, permette di identificare alcune direttrici “privilegiate” di accessibilità locale con il mezzo pubblico su ferro, rappresentate dall’intero nord Milano e dalla porzione più settentrionale dell’ambito est, servite dalle linee Suburbane e metropolitane. Si precisa, comunque, che, oltre alla necessità di attuare opere infrastrutturali che consentano di migliorare l’offerta complessiva anche lungo le altre direttrici, permangono ancora ovunque criticità legate alla qualità del servizio offerto ed alle condizioni dei nodi di interscambio, che potranno essere risolte con interventi finalizzati ad ottenere una maggiore integrazione tra le diverse modalità di trasporto pubblico.
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5.3 La mobilità ciclistica
Il contesto territoriale della provincia di Milano è caratterizzato da una rete di percorsi ciclabili che, dal punto di vista dell’estensione lineare, ha assunto una dimensione di forte rilievo. Non sempre si tratta di itinerari ciclabili di lungo raggio di percorrenza; più spesso si rilevano tratti di percorribilità intercomunali (fra comuni contermini) o di collegamento fra le frazioni e i capoluoghi, in una logica di sovracomunalità che non ha ancora rappresentato comunque il punto di forza della mobilità ciclistica. I principali itinerari ciclabili, in termini di estensione e continuità lineare, sono per la maggior parte legati alla presenza di infrastrutture stradali, grandi canali, parchi regionali e parchi locali di interesse sovracomunale. È il caso, ad esempio, della pista ciclabili realizzata lungo l’alzaia del canale Villoresi, seppur attualmente molto frammentata e realizzata con continuità solo nel tratto fra il Ticino e Senago, della pista ciclabile lungo l’alzaia del naviglio Martesana, realizzata da Milano all’Adda, delle piste lungo i navigli Grande e Pavese, che seppur non con continuità, permettono di collegarsi al Ticino e alla provincia di Pavia. All’interno dei centri abitati la gran parte della rete ciclabile è rappresentata da piste realizzate in sede propria o in promiscuo con la pedonalità, mentre sono ancora limitati i casi di compresenza della bicicletta con il traffico veicolare regolamentato. Quest’ultimo caso si rileva sopratutto all’interno dei centri abitati nelle zone centrali dove sono state realizzate strade a traffico limitato (ZTL). Nelle aree extraurbane ancora a destinazione agricola è possibile trovare itinerari ciclabili che sfruttano strade rurali preesistenti, permettendo il flusso ciclabile in promiscuo con il passaggio di mezzi agricoli. All’interno dei Parchi si è constatato come la considerazione della ciclabilità si sia spostata dal concetto rigido di spazio più o meno specializzato, ma, in ogni caso, definito e delimitato a favore della ciclabilità, verso un concetto di “percorso” o di “itinerario”, anche in-
Una pista ciclabile all’interno del Parco Nord e la pista lungo il Martesana a Cernusco sul Naviglio
terferente con una quota di mobilità veicolare, e quindi non necessariamente su sede riservata e con caratteristiche di sicurezza diverse da quelle di piste vere e proprie.
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5.4 Progetti, interventi e studi riguardanti il sistema della mobilità
Alla luce delle attuali condizioni del sistema della mobilità nella provincia di Milano, emerge la necessità di attuare una riorganizzazione complessiva delle reti, secondo criteri di pianificazione che interessino tutti i livelli della mobilità e ne considerino le reciproche sinergie, perseguendo alcuni obiettivi fondamentali, rappresentati da: •
la creazione di una adeguata gerarchizzazione degli assi, che ri-
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l’allontanamento dei traffici di transito dall’area centrale, già inte-
•
l’integrazione delle diverse modalità di trasporto, potenziando i
sponda maggiormente alle esigenze di relazione sul territorio; ressata da una propria elevata quota di spostamenti in ingresso; nodi di interscambio e rendendo più compatibili orari e tariffe; •
lo sviluppo di forme di mobilità sostenibile e meno impattanti, da un lato, promovendo il trasferimento modale verso il trasporto pubblico, dall’altro, sostenendo progetti infrastrutturali ambientalmente compatibili.
PROGETTI RELATIVI ALLA RETE STRADALE
Considerando nello specifico la rete stradale, i progetti attualmente allo studio sono finalizzati nel complesso a: •
potenziare le direttrici radiali esistenti, con opere prevalentemente in sede (lungo la A4, la A9, la SP46 Rho-Monza, la SS36 Valassina Monza-Cinisello B., la ex-SS415 Paullese, la SP103 Cassanese, la SP14 Rivoltana e la SP114 Baggio-Castelletto) o con la realizzazione di nuovi itinerari in variante esterna alle aree urbane (varianti al SS33 Sempione ed alla ex-SS233 Varesina), per rendere più efficienti i collegamenti in avvicinamento al capoluogo;
•
riqualificare la maglia viaria diffusa, per aumentare la sicurezza, migliorare gli attraversamenti urbani, rendere più fluide le connessioni trasversali intercomunali, realizzando, in alcuni casi, varianti locali esterne rispetto ai principali nuclei edificati;
•
realizzare nuovi tronchi autostradali, con andamento prevalentemente trasversale, di valenza strategica per l’intera Lombardia e tutto il nord Italia, la cui attuazione, oltre che alla disponibilità delle risorse finanziarie, è in parte ancora subordinata al raggiungimento del necessario consenso da parte delle realtà territoriali coinvolte (la Pedemontana, la Tangenziale Est Esterna e la BreBeMi).
L’attuazione di tali interventi consentirà di migliorare notevolmente le condizioni della mobilità nell’area provinciale, diminuendo le situazioni di congestione. Verranno, infatti, potenziate le caratteristiche prestazionali delle infrastrutturale esistenti, con interventi che, in alcuni casi, miglioreranno anche le condizioni di vivibilità delle aree urbane attraversate dalle direttrici stradali principali. Ricadute positive più consistenti sulle singole realtà comunali si avranno, comunque, soprattutto con la realizzazione delle opere inerenti la viabilità ordinaria, volte all’allontanamento dei traffici di attraversamento, anche a carattere locale, su itinerari più esterni rispetto alle aree edificate, potendo recuperare la viabilità storica per usi più urbani. Per quanto riguarda i PLIS, le ricadute derivanti dall’attuazione dei progetti infrastrutturali sono differenti, a seconda della particolare
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collocazione territoriale di ciascuno di essi: nella maggior parte dei
Le linee metropolitane e le linee suburbane attivabili entro il 2009
casi le opere previste si posizionano esternamente al loro perimetro (salvaguardando l’integrità degli spazi tutelati e, talvolta, contribuendo a diminuire il livello di inquinamento presente), mentre, in altri casi, i progetti infrastrutturali producono una potenziale un’interferenza diretta, che dovrà essere il più possibile contenuta (valutando approfonditamente la compatibilità ambientale degli interventi previsti, per consentire la scelta della soluzione meno impattante e la previsione delle più opportune ed efficaci opere di mitigazione e compensazione). PROGETTI RELATIVI ALLA RETE DEL TRASPORTO PUBBLICO SU FERRO
Considerando nello specifico la rete del trasporto pubblico su ferro, i progetti attualmente allo studio sono finalizzati nel complesso a: •
liberare “tracce” per lo sviluppo del Servizio Ferroviario Regionale, grazie alla realizzazione delle linee ad alta capacità (direzione Bologna, Torino, Venezia, Gottardo) ed il potenziamento di quelle radiali esistenti (Milano-Pavia, Milano-Mortara, Rho-Gallarate);
•
allontanare i traffici merci dal “nodo milano” verso un più esterno sistema di “gronde” (FNM Saronno-Seregno, Vanzaghello-Novara e RFI Seregno-Bergamo);
•
offrire un servizio qualitativamente migliore, ammodernando e
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completando la rete suburbana (FNM Milano-Asso, RFI Monza-Molteno, Secondo Passante), realizzando adeguate aree di interscambio ed attuando un orario di tipo cadenzato; •
rafforzare le opportunità offerte dal trasporto pubblico di tipo metropolitano, estendendo le linee esistenti o previste oltre ai confini di Milano.
L’insieme di tali interventi offrirà opportunità decisamente nuove in termini di accessibilità per il territorio analizzato, da un lato, potenziando in maniera consistente i servizi lungo le linee esistenti, dall’altro, mettendo in rete realtà comunali attualmente non raggiunte dal trasporto pubblico di forza incentrato su Milano. Rimane ancora scarsa, invece, l’offerta per le connessioni in senso traCon il Piano Strategico per la Mobilità ciclistica (MiBici), la Provincia di Milano intende promuovere l’utilizzo della bicicletta quale mezzo di trasporto primario, in grado di soddisfare non solo gli spostamenti a scopo ricreativo o sportivo, ma anche quelli sistematici casa-scuola, casa-lavoro e di accesso ai servizi
sversale, limitata alle indicazioni contenute nel Piano di Bacino della Mobilità e dei Trasporti della Provincia di Milano (ed in alcuni studi di fattibilità già predisposti) in merito a possibili itinerari per il trasporto pubblico in sede prevalentemente riservata, tangenziali rispetto al nodo milanese ed al servizio dei comuni di prima cintura. In molti casi, comunque, la domanda di trasporto non gravitante direttamente su Milano non risulta tale da giustificare la realizzazione di un sistema di trasporto a guida vincolata, potendo essere, invece, adeguatamente soddisfatta semplicemente con una più attenta riorganizzazione delle autolinee.
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L’insieme delle previsioni inerenti il sistema di trasporto pubblico produrrà certamente benefici in termini di fruibilità dei PLIS, soprattutto per gli ambiti più prossimi alla rete ferroviaria ed ai prolungamenti delle linee metropolitane. Affinché si possano effettivamente sfruttare le opportunità offerte è, però, indispensabile (come già anticipato) mettere in atto un efficace coordinamento tra le diverse modalità di trasporto, potenziando in via prioritaria le aree di interscambio ed il servizio offerto per tutto l’arco della giornata, per aumentare il grado di attrattività del mezzo pubblico negli spostamenti verso le aree che costituiscono il sistema del verde sovracomunale.
PIANI E PROGETTI RIGUARDANTI IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ CICLISTICA
Stante il quadro della mobilità ciclistica attuale diventa fondamentale conseguire l’obiettivo di realizzare delle “reti” di percorribilità ciclabile, caratterizzate da continuità e organicità diffusa sul territorio, coordinando le microreti che spontaneamente si sono tracciate e formate per iniziativa dei singoli comuni. In quest’ottica la Provincia di Milano ha recentemente completato il Piano Strategico per la Mobilità ciclistica, denominato MiBici, con il quale intende promuovere e diffondere l’utilizzo della bicicletta quale mezzo di trasporto primario, in grado di soddisfare non solo gli spostamenti a scopo ricreativo o sportivo, ma anche quelli sistematici casa-scuola, casa-lavoro e di accesso ai servizi.
Le attuali condizioni del sistema della mobilità determinano la necessità di integrare le diverse modalità di trasporto, potenziando i nodi di interscambio, e sviluppare forme di mobilità sostenibile e meno impattanti, promovendo il trasporto pubblico e sostenendo progetti infrastrutturali ambientalmente compatibili
Punti di partenza del Piano Strategico sono stati: •
la dimensione ‘sovracomunale’ delle attività che si svolgono all’interno della provincia milanese, che di conseguenza determina una intensa domanda di relazioni tra comuni limitrofi e di accesso al capoluogo. Tale domanda in parte resta nell’ambito di distanze direttamente ‘ciclabili’, ed in parte può sfruttare la bicicletta quale mezzo privilegiato di accesso alle stazioni ed alle fermate del trasporto pubblico;
•
l’intensa attività di realizzazione di strutture dedicate alla cicla-
Lo scenario territoriale
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bilità da parte dei singoli Comuni, che però non ha raggiunto i risultati sperati in termini di diffusione dell’uso della bicicletta; sia a motivo della frammentarietà delle realizzazioni, sia a causa della mancata leggibilità del sistema ciclabile nel suo complesso. La rete ciclabile (rete MiBici) individuata dal Piano risulta formata da itinerari continui che garantiscono il collegamento tra nuclei insediati limitrofi, l’accesso ai principali poli urbanistici di interesse (poli scolastici, complessi sportivi e sanitari, emergenze storico-monumentali) ai nodi del trasporto pubblico, ai grandi sistemi ambientali. La rete ciclabile strategica è pertanto un sistema di collegamenti ciclabili caratterizzato da: •
continuità e connettività degli itinerari;
•
completezza delle polarità servite;
•
disponibilità di standard geometrici e prestazionali adeguati alla gerarchia dei tracciati;
•
elevato grado di sicurezza;
•
completezza, coerenza ed omogeneità della segnaletica.
Il Piano MiBici si pone come un processo in divenire che partendo dalla rete ciclabile esistente coordina e integra le nuove iniziative di sviluppo, in modo da ottenere un sistema continuo ed adeguato in termini di omogeneità tecnica-funzionale. La Provincia di Milano concorre alla realizzazione delle rete della mobilità ciclistica individuata nel Piano mediante la costruzione diretta di opere o mediante il sostegno tecnico e finanziario, per la progettazione e la realizzazione di piste ciclabili, agli Enti locali e agli Enti gestori di aree protette. In quest’ottica la Provincia di Milano ha già erogato nel 2005 e nel 2006 consistenti finanziamenti per la redazione di programmi sovracomunali di mobilità ciclistica, progetti e realizzazione di piste ciclabili e servizi per la ciclabilità (parcheggi, centri di assistenza, punti di noleggio bici). Il completamento della rete ciclabile individuata nel Piano MiBici porterebbe al completamento dei grandi itinerari di connessione fra i PLIS e i parchi regionali e alla realizzazione delle reti ciclabili interne ai PLIS stessi.
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P L I S Parte terza BILANCI E STRATEGIE
Plis all’interno della Provincia di Milano Plis all’esterno della Provincia di Milano La Dorsale Verde
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Rete Mi-Bici portante Rete Mi-Bici di supporto Corridoi ecologici
6. DALLA TUTELA E VA L O R I Z Z A Z I O N E A L L A P R O G E T TA Z I O N E D I N U O V I PA E S A G G I : L E F U T U R E S T R AT E G I E D E I P L I S
Le politiche ambientali appaiono ancora oggi basate troppo spesso su principi oltremodo restrittivi e vincolistici, muovendo dal presupposto che la difesa dell’ambiente e lo sviluppo socio-economico costituiscano elementi incompatibili, o per lo meno contrastanti. l’ambiente
In
realtà
le
devono
la
politiche loro
di
tutela
efficacia
e
valorizzazione
all’integrazione
del-
sinergica
con gli aspetti economici tipici delle diverse realtà territoriali. Il sistema delle aree protette della regione urbana milanese, storicamente appoggiato sulle due “spalle”, costituite dai parchi fluviali dell’Adda e del Ticino, trova la sua integrazione nell’ambito delicatissimo del nord Milano e della Brianza attraverso i Parchi Locali di Interesse Sovracomunale, che si aggiungono e interconnettono ai parchi metropolitani, quali il Parco Nord Milano e il Parco delle Groane. Questo sistema, che copre complessivamente il 44% dell’ambito provinciale, si propone così di bilanciare il territorio urbanizzato-urbanizzabile (in tutto il 41% della provincia), vicino alla soglia critica del 50%. I PLIS permettono di estendere il complesso delle aree protette, costituendo così un sistema vasto e articolato che costituisce un evidente vantaggio strategico per la Lombardia e all’interno del quale la Provincia di Milano affida un ruolo di grande rilievo a questi ambiti intermedi di tutela e valorizzazione territoriale, ma anche dalle reti ecologiche di valenza locale, strumenti di tutela che, anche per la loro flessibilità, incontrano crescente consenso da parte dei Comuni. Tale sistema, che deve parte della sua utilità al fatto di coprire oltre un terzo del territorio, per essere veramente efficace, dovrebbe introdurre, allo stesso tempo, solo il minimo indispensabile di nor-
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Il sistema delle aree protette della regione urbana milanese, che copre complessivamente il 44% dell’ambito provinciale, si propone di bilanciare il territorio urbanizzatourbanizzabile (in tutto il 41% della provincia), ormai vicino alla soglia critica del 50%
me di salvaguardia, evitando così di creare ulteriori situazioni di conflitto sociale e valorizzando l’iniziativa delle comunità locali, coinvolte direttamente nel difficile tema della conservazione della biodiversità e della valorizzazione dell’ambiente. I soli parchi nazionali e regionali non appaiono infatti sufficienti a costituire un’efficace trama di aree protette, ma possono trovare un valido contributo nella creazione di parchi locali, in grado di offrire alle popolazioni locali un migliore livello di “abitabilità”, intendendo con questo focalizzare l’attenzione sulla qualità della vita e dell’ambiente, non solo per i residenti, ma anche per gli utilizzatori temporanei, attraverso il raggiungimento di standard qualitativi realmente accessibili. A tal fine, la realizzazione dei PLIS concorre a mettere in atto una
molteplicità
di
misure
di
tipo
diffuso
per
la
difesa
del-
la natura, in collaborazione con gli attori competenti in settori paralleli e sinergici (soprattutto agricoltura, foreste e difesa del suolo) e con l’apporto indispensabile delle componenti socio-economiche più interessate (in particolare imprese agro-silvo-pastorali). Se i PLIS maggiormente strutturati tendono a tutelare e valorizzare realtà paesistiche e ambientali caratterizzate da un’accezione antropologico-culturale oppure da significative connotazioni locali, è pur vero che i parchi locali rappresentano uno strumento in grado di risolvere problematiche ambientali anche di un certo rilievo, legate, per esempio, a cave dismesse, discariche, infrastrutture della mobilità, impianti tecnologici, per i quali, più che la semplice rinaturalizzazione, è necessaria la codificazione dei valori antropologici degli artefatti che hanno determinato la situazione di compromissione.
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7. PER UN BILANCIO FINALE
La crescente diffusione di esperienze legate alla nascita di nuovi PLIS può, almeno in parte, essere considerata eredità della grande attenzione ai temi del verde e dello sviluppo locale, che ha caratterizzato l’ultimo decennio. Il primo dato che emerge dall’analisi fin qui effettuata è che i PLIS della provincia di Milano stanno singolarmente sperimentando percorsi di sviluppo molto interessanti, anche se spesso non agevoli e a fronte di numerosi problemi, finanziari e non solo, che rendono difficoltoso l’emergere delle specificità locali. In questo senso i PLIS manifestano una notevole potenzialità, per la loro propensione a mescolare i parchi a città e campagne, sperimentando nuove forme di sviluppo sostenibile, per la concezione reticolare e per la molteplicità dei modelli di gestione, aperti a diverse esperienze con gli enti e le collettività locali, integrandone l’identità culturale. Molto spesso, i PLIS esistenti, anche quelli riconosciuti già da molto tempo, non riescono ad avere una loro identità specifica, perché privi di quei “segni” in grado di rendere riconoscibile il Parco, non solo sulla carta, ma anche nella realtà. Ciò che invece si fa fatica a cogliere è il ruolo che queste strutture possono svolgere, sia dal punto di vista territoriale che da quello della governance, a una scala diversa da quella locale e cioè della regione urbana milanese, che è propria delle competenze dell’Amministrazione provinciale. Diventa in quest’ottica importante dare una qualche forma di strutturazione alle relazioni tra gli attori delle politiche dei parchi, ponendosi nella prospettiva della costruzione di un sistema di connessioni che deve essere si di natura territoriale (percorsi ciclabili, corridoi verdi, ricucitura degli spazi aperti), ma anche di natura decisionale, tra le reti di attori che operano all’interno di ciascun ambito. Non è infatti possibile produrre concreti effetti di governo da parte delle politiche del verde, senza la completa mobilitazione di tutti gli
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I dati riguardanti l’uso del suolo nei territori interessati dai PLIS evidenziano una decisa prevalenza di aree agricole, che interessano circa il 52% della superficie totale, mentre sorprende la cospicua presenza di aree boscate, pari al 28% del totale, e la scarsa consistenza delle aree riservate ad attrezzature per la fruizione, che interessano solamente il 2% della superficie complessiva
attori che vi operano, si tratti di enti locali, consorzi di gestione, singoli operatori, associazioni locali o altri gruppi organizzati. Questo approccio appare fondamentale non solo per accompagnare i processi di costituzione o di consolidamento dei parchi, ma, soprattutto, per gestire in modo nuovo i conflitti potenzialmente aspri che si generano sempre più spesso tra le necessità di valorizzazione ambientale e quelle di sviluppo socio-economico, con le loro pressanti domande di nuove funzioni, attrezzature e infrastrutture. Il ripensamento del ruolo dei PLIS, che non godono di un grado di tutela paragonabile a quello delle altre aree protette, nei confronti delle future trasformazioni territoriali della regione urbana, diviene allora un passo essenziale nell’ottica del riequilibrio ambientale, della costruzione della rete ecologica locale e provinciale, delle connessioni verdi e nei percorsi della mobilità lenta. I dati riguardanti l’uso del suolo nei territori interessati dai PLIS forniscono, per quanto parziali, alcune interessanti indicazioni. Innanzitutto si evidenzia una decisa prevalenza di aree agricole, che interessano circa il 52% della superficie totale (5.308 ha), mentre sorprende la cospicua presenza di aree boscate, pari al 28% (2.800 ha) del totale. Infine, occorre sottolineare la scarsa consistenza delle aree riservate ad attrezzature per la fruizione, che coprono solamente una superficie di 167 ettari (2%), mentre ulteriori 1800 ettari (18%) sono destinati ad altri usi.
In questo quadro, la presenza di territori agricoli produttivi risulta prevalente nei parchi del Molgora (62%), del Rio Vallone, del Roccolo e, soprattutto, nel Parco delle Colline di San Colombano, dove su una superficie agricola di 246 ha operano ben 293 aziende, tutte occupate in coltivazioni viticole. Sottolineando l’ovvia mancanza di aree agricole nel Bosco di Legnano, occorre segnalare il caso del Parco del Grugnotorto-Villoresi dove, nonostante una superficie agricola di 476 ha, sono presenti solamente cinque aziende. Le aree a carattere naturalistico raggiungono significative presenze nei parchi fluviali, come il Parco del Molgora e quello del Rio Vallone, in cui sono presenti ampie zone boschive, ma soprattutto appaiono prevalenti nei PLIS della Brughiera Briantea e del Rugareto, parco dove superano il 70% della superficie complessiva. Infine, le aree fruitive, che acquistano peso maggiore negli ambiti più densamente abitati della regione urbana milanese, occupano la massima percentuale nel Bosco di Legnano e valori decisamente significativi nel Parco della Brianza Centrale e in quello del Grugnotorto-Villoresi, aree che, per posizione, ricoprono il ruolo di grandi parchi urbani di valore territoriale. Nei parchi più esterni, come il Molgora, il tema della fruizione è indirizzato verso la percorribilità del territorio, garantita da una rete di itinerari ciclopedonali che si estende per 34 km, mentre il Parco delle Colline di San Colombano si concentra su “punti vista” sulla campagna circostante, serviti da un’estesa rete di strade vicinali , piuttosto che da vere e proprie aree attrezzate. Questi dati aprono una finestra di riflessione, innanzitutto sul soddisfacimento di sempre più diffusi bisogni di verde fuori porta, ma anche sull’opportunità di creare valore, utile anche per finanziare i PLIS, nell’ottica di una progettualità concertata in grado di costituire un’importante occasione per le politiche ambientali dell’Amministrazione provinciale. I PLIS scontano ancora una certa debolezza, dal punto di vista normativo, tecnico ed economico e la loro funzione necessita di un deciso rafforzamento.
aree attrezzate (167 ha) aree agricole (5308 ha) aree boscate (2800 ha) altre aree (1800 ha)
I principali usi dei suoli nei territori dei PLIS (2007)
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Non essendo delle aree protette ai sensi della Legge quadro 394/91, il regime vincolistico dei PLIS non appare confrontabile con quello di altri istituti di tutela. In tal senso l’istituzione di un PLIS, a differenza di quanto avviene per un parco regionale, non fa scattare il vincolo ex D.lgs 42/04, art. 142 (già L 431/85), ma assume invece un valore all’interno degli strumenti urbanistici locali, riducendo, in tal modo, al minimo le norme di salvaguardia e rappresentando una mera espressione della volontà amministrativa a livello locale. Occorre in primo luogo la definizione di un quadro normativo chiaro che regoli il funzionamento di questi enti, ma, soprattutto, decisive appaiono nuove disponibilità finanziarie, che possono essere reperite ottenendo trasferimenti regionali che consentano alla Provincia di intraprendere un’azione di maggior efficacia e ai Parchi locali di consolidare i loro organi di gestione, favorire opportune forme di aggregazione, coordinare i diversi uffici tecnici. In tal senso, all’interno dell’attuale progetto di legge regionale sulle aree protette (vedi il successivo par. 3.8), sarebbe opportuno il riconoscimento della valenza giuridico-urbanistica degli strumenti pianificatori che governano le trasformazioni dei PLIS, i cui contenuti potrebbero trovare il giusto riconoscimento negli strumenti di pianificazione territoriale e settoriale della Provincia, assumendo così una rilevanza giuridica sovralocale. La maggioranza dei PLIS è dotata di un ente specifico preposto alla gestione, affidata in 5 casi a un consorzio intercomunale: Parco dell’Alto Milanese, Parco della Brughiera Briantea, Parco del Molgora, Parco del Rio Vallone e Parco del Rugareto.
Le aree a carattere naturalistico raggiungono significative presenze nei parchi fluviali, come il Parco del Molgora e quello del Rio Vallone, ma soprattutto appaiono prevalenti nei PLIS della Brughiera Briantea e del Rugareto
In 4 casi il modello di gestione prevede una convenzione tra i Comuni coinvolti, come nel caso dei PLIS del Grugnotorto-Villoresi, del Roccolo, della Balossa e dei Colli Briantei, mentre il Parco della Media Valle del Lambro si basa su un protocollo d’intesa. L’elevata incidenza di parchi gestiti direttamente dalle Amministrazioni comunali (Bosco di Legnano, Brianza Centrale, Cascine di Pioltello e Colline di San Colombano) non deve trarre in inganno, in quanto si tratta in tutti i 4 casi di parchi che interessano il territorio di un solo comune.
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Il rischio è comunque legato agli evidenti limiti temporali dell’impegno da parte dei funzionari e dei tecnici coinvolti. In ogni caso, le strutture di gestione risultano dimensionalmente alquanto limitate, a volte ai limiti della sopravvivenza, dando luogo a una serie di connessioni “informali” fra PLIS, ma anche fra questi e Parchi regionali, legate alla condivisione di personale (per esempio fra Molgora e Rio Vallone e fra questo e il Parco di Montevecchia e della Valle del Curone), cercando in tal modo di sopperire alla scarsità di risorse finanziarie, tecniche e umane. In tema di pianificazione tutti i PLIS, attraverso gli strumenti urbanistici comunali, si sono adoperati, con vincoli più “leggeri” rispetto ai Parchi regionali, per arrestare un processo di consumo di suolo che, in questo ambito territoriale, pareva irreversibile. Fino a poco tempo fa solo una parte dei PLIS era dotata di Piano Particolareggiato o di Piano Pluriennale degli Interventi, situazione che nell’ultimo anno ha subito una decisa evoluzione. Attualmente, escludendo i recenti riconoscimenti della Balossa e dei Colli Briantei, tre Parchi risultano avere il Piano in preparazione, mentre i rimanenti PLIS si sono dotati di una serie di strumenti di pianificazione, con caratteristiche differenti e che risentono, in ogni caso, di uno stato attuativo spesso carente. A fronte però dell’esiguo numero di Piani a oggi adottati/approvati (7 di cui uno parziale), l’elaborazione di un Mosaico dei Piani dei PLIS, è apparsa prematura e, in tal senso, nell’ambito del recente aggiornamento del MIPARP (Mosaico Informatizzato dei Parchi e delle Aree Regionali Protette) l’Amministrazione provinciale ha operato la scelta di rimandare tale operazione, anche alla luce di una serie di piani che dovrebbero vedere prossimamente la luce e fornire quindi una casistica più ampia. Un’attenta lettura delle normative dei singoli piani, utilizzando la stessa legenda impiegata per la formazione del MIPARP e finalizzata a rilevare e a mettere a confronto i diversi modi con cui le grandi tematiche della pianificazione di settore vengono affrontate e tradotte negli azzonamenti e nelle normative, ha permesso di evidenziare, assieme ai caratteri della pianificazione dei diversi territori, i rapporti più diretti con le aree urbane di contesto. La pianificazione dei PLIS, pur nel rispetto e nell’adeguamento alle situazioni geografiche e territoriali locali, è stata letta, secondo la metodologia ampiamente sperimentata nel MIPARP (Mosaico Informatizzato dei Parchi e delle Aree Regionali Protette) della Provincia di Milano, sostanzialmente attraverso tre grandi settori: la tutela degli aspetti naturalistici, gli indirizzi per la fruizione degli spazi protetti da parte dei cittadini, il consolidamento e la conservazione degli spazi agrari, mentre un quarto settore contiene le altre prescrizioni che sottopongono a tutela i rimanenti territori. Da questa analisi emerge che le aree riservate ad attrezzature per la fruizione acquistano peso sempre maggiore quanto più ci si avvicina all’area densamente abitata della regione urbana milanese, fino ad
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Nome
Tipo di Piano
Parco Alto Milanese
Piano Attuativo
Nta
Approvazione in preparazione
Parco della Balossa Bosco di Legnano (Parco Castello)
PPI
si
27-03-2007
Parco della Brianza Centrale
PP
si
9-02-2005
Parco della Brughiera Briantea
PPI
in preparazione
Parco delle Cascine a Pioltello
PP
in preparazione
Parco dei Colli Briantei Parco delle Colline di San Colombano
PPI
si
26-05-2006
Parco del Grugnotorto-Villoresi
PPI
Parco della Media Valle del Lambro
PPI
no
14-05-2007
Parco del Molgora
PP
si
proposta 13-12-2006
Parco del Rio Vallone
PP
si
12-10-2001
Parco del Roccolo
PPI
si
16-02-2000
Parco del Rugareto
PPI
no
proposta 03-2007
adottato
occupare la massima percentuale nel Bosco di Legnano e nel Parco
Lo stato della pianificazione nei PLIS riconosciuti
della Brianza Centrale che, per posizione, assolvono alla funzione di grandi parchi urbani territoriali. I parchi più esterni, quello del Molgora in modo particolare, indirizzano invece il tema della fruizione verso la percorribilità del territorio, garantita da un’importante rete di itinerari ciclopedonali, mentre il Piano del Parco delle Colline di San Colombano mette in evidenza i principali “punti vista” sulla campagna circostante. Gli aspetti di tutela della natura sono prevalenti nei parchi fluviali, che, come nel caso del Parco del Molgora (22% del territorio) e, soprattutto, del Rio Vallone (34%), sottopongono a tutela naturalistica anche ampie zone boschive superstiti delle antiche foreste planiziali. La conservazione dei territori agricoli produttivi e la riqualificazione del paesaggio agrario sono i temi dominanti nel Parco delle Colline di San Colombano, la cui tutela si concentra sul caratteristico paesaggio a vocazione vinicola. Il Parco del Molgora (62%) e quello del Rio Vallone (56%) individuano le aree di indirizzo agricolo in un corretto equilibrio fra esigenze produttive, ambientali e fruitive, mentre il Parco della Brianza Centrale prevede una maggiore integrazione con gli interventi di forestazione e, soprattutto, con la fruizione da parte della popolazione. Occorre comunque precisare che la valutazione di strumenti pianificatori diversi per età di elaborazione, caratteristiche dei territori interessati, grado di maturità e di integrazione del parco nella società locale rende necessaria l’adozione di alcune cautele.
Bilanci e strategie
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Tavola sinottica dei Piani dei Parchi
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Accanto al problema dello squilibrio dei contenuti tra i diversi strumenti di pianificazione dei parchi e livelli di responsabilità provinciale e locale, deve essere attentamente valutato il problema dell’efficacia dei piani, da perseguire tramite la costruzione di reti e sinergie tra enti parco e soggetti del parternariato. Finora i piani dei parchi hanno incentivato lo sviluppo di un rapporto particolarmente stretto soltanto con i piani urbanistici comunali, peraltro prevalentemente finalizzato alla revisione ed integrazione dei vincoli all’uso del territorio, secondo una strategia di difesa passiva. Va precisato che i piani dei parchi, nei quali all’inizio assumevano un ruolo centrale i sistemi normativi di difesa passiva (vincoli), più recentemente hanno manifestato la tendenza ad integrare anche principi di difesa attiva e di coordinamento. Tuttavia, mentre l’applicazione dei vincoli con il relativo apparato sanzionatorio risulta immediata, l’attivazione di interventi e sinergie richiede una specifica capacità imprenditoriale degli enti gestori, adeguatamente promossa dalla Provincia, che superi il ruolo della Regione che in passato si è rilevato spesso insufficiente. Va comunque specificato che, anche all’interno dei PLIS, esiste la possibilità di ricavare spazi idonei per interventi autonomi alla scala comunale, in particolare finalizzati alla riqualificazione dei beni naturali e paesistici nel quadro delle scelte strategiche e della normativa di riferimento del Piano del parco. Si contribuirà così a superare una concezione restrittiva del piano comunale, limitata all’adeguamento ai vincoli del PTC, con il risultato di aumentare l’operatività complessiva. Spazi ancora maggiori di autonomia comunale si identificano nelle aree del bordo parco all’esterno dei confini. Gli attori appaiono complessivamente numerosi, di varia natura, ma, soprattutto, non sempre strutturati e spesso carenti per quanto riguarda una visione e un’organizzazione sovralocale e condivisa. Il ruolo degli amministratori locali e degli enti parco diventa allora fondamentale: si tratta di provocare, promuovere e coordinare l’incontro tra i diversi attori, affinché sia riconosciuto, malgrado le diversità, il valore comune del territorio e dei progetti destinati a valorizzarlo e sia condivisa la responsabilità del suo futuro nell’ambito di una visione collettiva. Nell’ambito della promozione e del coordinamento tra i diversi attori, spesso i parchi attivano una serie di relazione con il partenariato locale, in modo particolare con quelle associazioni che che hanno avuto un ruolo importante nella nascita dei diversi PLIS, come nel caso del Parco della Media Valle del Lambro, con l’Associazione Amici della Valle del Parco della Media Valle del Lambro. In altri casi, soprattutto per i parchi che hanno recentemente avviato il loro percorso, emerge con evidenza l’opportunità di attivare maggiori relazioni con con altri attori, come nel caso del Comitato “Gruppo Amici del Rugareto” che si occupa della salvaguardia del Bosco e che potrebbe supportare il Parco nell’ideazione e gestione di iniziative a carattere divulgativo, culturale e di sensibilizzazione rivolte alle popolazioni locali. Infine, nel caso del Parco delle Colline di San Colombano le maggiori opportunità sono da ricercarsi nelle molteplici iniziative, prevalentemente in chiave eno-turistica (Sagra Provinciale dell’Uva, Festa del Vino e altre), strettamente legate al riconoscimento regionale ottenuto da San Colom-
Bilanci e strategie
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bano nel 1997 di “località turistica” e all’istituzione nel 2001 della “Strada del vino di San Colombano e dei sapori lodigiani”. Sempre in relazione al carente stato attuativo dei PLIS, è possibile sottolineare che, per quanto le risorse messe in campo dai Comuni e dalla Provincia siano sensibilmente aumentate, questo tema conserva, sotto vari profili, numerose criticità, sia per le risorse organizzative, sia per quelle umane, ma anche per quelle finanziarie. Per quanto concerne queste ultime, gli enti di gestione non hanno generalmente grandi disponibilità finanziarie, sia legate all’apporto diretto dei Comuni, sia a quello della Provincia, rendendo necessario il coinvolgimento di soggetti sociali ed economici disponibili a collaborare nelle diverse iniziative. Questo perché i PLIS, con 1.981.000 € di budget complessivo per il 2006 1 , non dispongono delle necessarie risorse finanziarie, non avendo possibilità di autofinanziamento e dovendo far riferimento, a parte i contributi della Provincia (532.000 € per il 2006), essenzialmente sulle risorse dei Comuni di riferimento. Questo dato, per quanto rappresenti un importante incremento rispetto al 2005 (1.693.000 €), sottolinea la necessità di procedere alla costruzione di una efficace politica di autofinanziamento dei PLIS. L’elevata incidenza di parchi gestiti direttamente dalle Amministrazioni comunali (4 casi) fa si che spesso non siano disponibili indagini in grado di permettere una valutazione quali/quantitativa delle caratteristiche degli utenti di questi PLIS, per i quali le iniziative non sono quasi mai separate, così come gli aspetti gestionali, da quelle messe in campo dalle rispettive Amministrazioni comunali. L’unico dato fornito è quello del numero degli alunni coinvolti nei programmi educativi organizzati con le scuole inferiori. Nell’anno scolastico 2005-2006 hanno partecipato oltre 15.300 studenti, con un notevole aumento rispetto ai circa 12.200 del precedente anno scolastico.
1
Il dato, così come quelli successivi, non comprende il Parco delle Cascine, per il quale non è ancora pervenuto il rendiconto 2006, e i neonati parchi della Balossa e dei Colli Briantei.
Gli ambiti di maggior concentrazione da parte degli utenti sono rappresentati dagli spazi a carattere fruitivo a maggior contatto con i centri abitati, ma anche con i principali poli didattico-ricreativi, mentre
84
le modalità fruitive più significative sono rappresentate dalle passeggiate in bicicletta e a cavallo, con pochi utenti che percorrono a piedi queste aree. Numerosi enti gestori hanno avviato una serie di progetti finalizzati ad aiutare gli alunni delle scuole elementari e medie a ristabilire un legame con la natura, insegnando loro a conoscere le risorse dei diversi parchi e il rispetto dell’ambiente come fondamento per la conservazione delle differenti specie animali e vegetali. Spesso questi progetti trovano un’ulteriore importante motivazione nel fatto che la maggior parte dei residenti proviene ormai da altri ambiti territoriali, rendendo quindi necessario favorire il sapere di un territorio avulso dalle conoscenze radicate delle famiglie. L’ormai lunga esperienza maturata dai PLIS indica questa tipologia di aree protette come uno degli esempi positivi e degli elementi propulsivi sui quali appoggiare le politiche locali e provinciali per la tutela dell’ambiente, la riprogettazione del paesaggio e l’uso razionale del territorio, in special modo di quello più compromesso. In questo senso i PLIS possono svolgere il fondamentale ruolo di progetti territoriali in grado di riavvicinare le comunità locali alla gestione di quegli spazi aperti che hanno storicamente costituito il riferimento economico delle comunità urbane. I caratteri spaziali dei PLIS determinano così la necessità di una costante presenza delle popolazioni e delle associazioni locali in grado di promuovere percorsi partecipativi, di animazione e di volontariato.
L’ormai lunga esperienza maturata dai PLIS indica questa tipologia di aree protette come uno degli esempi positivi e degli elementi propulsivi sui quali appoggiare le politiche locali e provinciali per la tutela dell’ambiente, la riprogettazione del paesaggio e l’uso razionale del territorio
Le potenzialità dei PLIS sono perciò quelle di elementi propulsivi per le politiche locali e provinciali per la tutela dell’ambiente, la riprogettazione del paesaggio e l’uso razionale del territorio, operando al fine di contribuire alla diffusione dei valori storici, culturali, naturalistici e paesistici presso le popolazioni locali, anche in ambiti territoriali che non sempre presentano qualità rilevanti, ma che possono comunque assumere un ruolo strategicamente di rilievo nei confronti del territorio e delle popolazioni locali, presso le quali possono contribuire alla diffusione della conoscenza di questi valori.
Bilanci e strategie
85
Alto
Bosco di
Brianza
Brughiera
Milanese
Legnano
Centrale
Briantea
ha
359
25
396
2.137
270
ha
178
25
-
421
270
superficie in prov. Monza e Brianza
ha
-
-
396
212
-
superficie in altre prov.
ha
VA 181
-
-
CO 1504
-
superficie totale superficie in prov. Milano
(escluso MB)
tutela paesistica area agricola interclusa
obiettivi
creazione area verde pubblico attrezzato
tutela e riprogettaz. paesistica aree agricole interstiziali
tutela naturalistica area di brughiera
Cascine
tutela agricola area periurbana
superficie boscata o naturale
ha
73
24
15
1405
n.d.
superficie agricola
ha
185
-
245
945
n.d.
superficie aree ricreative e attrezzate
ha
10
1
38
-
n.d.
aziende agricole operanti nel PLIS
n°
5
-
19
98
2
terreni di proprietà pubblica
ha
19,0
25,0
59,5
23,31
n.d.
terreni in uso, comodato o affitto
ha
-
-
-
44,57
n.d.
percorsi esistenti
m
8.500
4.000
11.226
* 60
n.d.
percorsi in costruzione
m
-
-
1.127
-
n.d.
percorsi in progettazione def./esec.
m
-
-
-
-
n.d.
n°
1.000
1.500
-
4.750
n.d.
Consorzio
Comune
Comune
Consorzio
Comune
personale a tempo pieno
3
-
-
6
-
personale a tempo parziale
3
2
4
stima studenti raggiunti da programmi di educazione ambientale
gestione
1
entrate 2006
€
302.831,64
167.619,00
106.211,00
164.766,38
n.d.
contributo Provincia di Milano 2006
€
40.000,00
7.768,55
35.455,86
21.709,45
12.044,06
%
13
5
33
13
n.d.
Piano
PPI (appr.
PP (appr.
PPI (in prep.)
PP (in prep.)
Attuativo (in
27/03/07)
09/02/05)
percentuale contributo Provincia di Milano su totale entrate
pianificazione
prep.) * percorsi la cui manutenzione è curata dal Parco n.d. dati non disponibili
86
Collina di San
Grugnotorto-
Media Valle
Colombano
Villoresi
del Lambro
Molgora
Rio Vallone
Roccolo
Rugareto
TOTALE
717
783
296
1.015
1.019
1.609
1.253
9.879
717
511
253
457
201
1.609
202
4.844
-
272
43
558
723
-
-
2.204
-
-
-
-
LC 95
-
VA 1051
3.129
tutela paesistica area collinare
tutela e riprogettaz. paesistica area agricola interclusa
tutela e riprogettaz. paesistica area degradata interclusa
tutela naturalistica corso d’acqua
tutela naturalistica corso d’acqua
tutela paesistica area agricola
tutela naturalistica area boschiva
6
74
-
82
80
140
901
2.799
246
476
65
539
954
1300
352
5.308
-
64
30
8
15
1
-
167
293
5
6
13
50
95
10
596
0,994
385
n.d.
2,33
1
18,59
-
535
-
7,4
n.d.
1,4
-
-
-
53
20.000
1.000
n.d.
34.050
42
45.329
20.000
144.147
-
200
n.d.
-
-
-
-
1.327
6.200
2.340
n.d.
8.150
-
9.925
-
26.615
400
900
-
1.500
2.200
570
2.500
15.320
Comune
convenzione
Prot. d’int.
Consorzio
Consorzio
convenzione
Consorzio
-
-
1
3
2
2
-
17
2
1
2
2
1
1
19
117.902,56
155.007,00
350.338,41
237.646,54
200.521,21
158.277,47
19.793,90
1.980.915,11
23.483,01
25.007,00
210.338,41
30.305,95
69.513,68
64.809,93
11.793,90
552.229,80
20
16
60
13
35
41
60
27
PPI (appr.
PPI (adottato)
PPI (appr.
PP (proposta
PP (appr.
PPI (appr.
PP (proposta
14/05/07)
13/12/06)
12/10/01)
16/02/00)
03/07)
26/05/06)
I principali dati dei PLIS riconosciuti
Bilanci e strategie
87
8. LE NUOVE RISORSE VERDI PER LA REGIONE URBANA MILANESE 8.1 Le strutture urbane e gli spazi aperti di contesto
Gli spazi aperti della regione urbana milanese, nei quali spesso la conduzione agricola è cessata o è residuale, sono a rischio di urbanizzazione incontrollata, anche a seguito della nuova legge regionale per il governo del territorio (LR 12/05), in merito alla disciplina delle aree agricole. Gli spazi “liberi” del settore settentrionale della regione urbana milanese, in assenza di logiche di pianificazione unitaria, risultano ulteriormente frammentati dalla presenza delle grandi infrastrutture di mobilità, mentre con la scomparsa dell’attività agricola, essi non sono più in grado di costituire paesaggio di contesto alle città. Solamente interventi di totale ricostruzione paesaggistica e ambientale, affidati a programmi concordati tra le amministrazioni locali (come i PLIS), o la realizzazione della rete ecologica attraverso un progetto di scala provinciale, o un adeguato utilizzo delle opere di mitigazione e compensazione derivanti da nuove infrastrutture o da potenziamenti di quelle esistenti, appaiono oggi in grado di incidere in modo significativo sui paesaggi esistenti. D’altra parte è proprio sulla condivisione di progetti di intervento negli spazi aperti che si fondano le prospettive di miglioramento della qualità ambientale complessiva della regione urbana, della conservazione delle identità locali, della soluzione dei problemi posti dai margini e dalle “frange” urbane. Ciò dovrebbe essere il tema primario nei rapporti tra amministrazioni locali e parchi ma anche in genere nelle valutazioni, alla scala adeguata, della localizzazione e dell’inserimento ambientale dei grandi progetti. Gli spazi aperti sono infatti in grado di accogliere la costruzione di paesaggi dotati di senso ed efficienti da un punto di vista paesaggistico, ma anche ecologico. In particolare negli ambiti della pianura asciutta appare evidente l’urgenza di azioni progettuali coordinate in grado di evitare pericolose saldature dei tessuti urbani contigui, sfruttando le opportunità offerte dai PLIS e dai finanziamenti dell’Amministrazione provinciale per i progetti locali. Il progetto di “Dorsale Verde del Nord Milano” promosso dalla Provincia va proprio nella direzione di sviluppare il progetto di rete ecologica
88
Solamente interventi di totale ricostruzione paesaggistica e ambientale, affidati a programmi concordati tra le amministrazioni locali (come i PLIS), o la realizzazione della rete ecologica attraverso un progetto di scala provinciale, o un adeguato utilizzo delle opere di mitigazione e compensazione di nuove infrastrutture, appaiono oggi in grado di incidere in modo significativo sui paesaggi esistenti
contenuto nel PTCP, cercando al tempo stesso di superare i limiti di una visione troppo radiocentrica contenuta nel progetto di Stefano Boeri del Metrobosco, sviluppato per la stessa Provincia, e in quello di Andreas Kipar dei Raggi verdi, messo a punto per il Comune di Milano. Nell’ambito della cintura milanese le maggiori opportunità si riscontrano dunque: •
nella cintura meridionale dove la progettazione dei Piani di Cintura urbana che, come noto, è affidata al Parco Sud “di concerto e d’intesa con i comuni interessati....e muovendo dalle iniziative pianificatorie dei comuni stessi” (art.26 delle NTA del PTC del parco), offre lo spazio di confronto e di progettazione dei margini urbani e delle strutture “verdi” tra Milano e i comuni contermini. Non vanno sottovalutate anche le “zone di fruizione” del parco che, a contatto con le conurbazioni minori, offrono analoghe potenzialità. In particolare si evidenziano: •
la riqualificazione complessiva dell’asta del Lambro settentrionale, ad est, attraverso i due Piani di Cintura dell’est, Idroscalo e Lambro-Monluè, da mettere in relazione con il parco Lambro di Milano, con il PLIS della Media Valle del Lambro e con la zona di fruizione di San Donato-San Giuliano;
•
il Piano di Cintura dell’ovest, con le possibili connessioni tra i parchi milanesi di Boscoincittà e delle Cave, il parco dei fontanili di Rho, la zona di fruizione della cava di Pero e la zona di fruizione attorno
ai laghi di cava delle cascine Guascona e Guasconcina, verso Cesano Boscone e Trezzano; •
il Piano di Cintura di sud-ovest o dei “navigli”, interamente in Milano, a diretto contatto con la fascia dei parchi urbani di Buccinasco lungo il cavo Borromeo e con il parco agricolo di Assago;
•
i Piani di Cintura del sud e del sud-est, o delle “abbazie”, con i necessari collegamenti con Mirasole e Viboldone, attraverso una decisiva riambientazione della tangenziale e il recupero del corso della Vettabbia;
•
ancora a sud, la zona di fruizione “Lambro meridionale”, tra Milano e Rozzano, anche in rapporto alla riqualificazione dell’asta del naviglio Pavese.
•
nella cintura settentrionale, al momento la struttura del verde è affidata al Parco Nord, e alle sue possibili connessioni a nord lungo il Seveso e con il Parco della Balossa. Vanno in ogni caso attentamente valutate: •
la necessità di ripristinare, anche attraverso iniziative locali coordinate, l’aggancio, attraverso il comune di Bollate con il Parco delle Groane;
•
le ricuciture minute della maglia degli spazi liberi, capaci di
attenuare l’impatto con l’insieme delle barriere infrastrutturali, attualmente soggette ad ulteriori potenziamenti in relazione al nuovo polo fieristico di Rho-Pero; •
un importante contributo alla formazione di “corridoi” verdi è dato dai grandi itinerari ciclabili, allo stato riconoscibili nel:
•
sistema delle strade alzaie dei navigli;
•
sistema della direttrice Valassina, collegata all’itinerario del Parco della Valle del Lambro a partire da Monza lungo il fiume;
•
progetto “Camminando sull’acqua”;
•
corridoio dello scolmatore di nord-ovest tra Cornaredo e il naviglio Grande ad Albairate.
Le aree di frangia costituiscono delle interessanti opportunità per lo sviluppo delle politiche paesistiche e ambientali
La riforma dei grandi spazi aperti residui all’interno della regione urbana milanese appare come una delle politiche territoriali più rilevanti per recuperare buoni livelli di abitabilità e di vivibilità in una regione
90
che, soprattutto nella sua porzione settentrionale risulta fortemente urbanizzata, con una bassa qualità paesaggistica, ma che presenta tutta una serie di spazi aperti interclusi di valore, legati alla presenza di corsi d’acqua, aree boscate, ambiti agricoli residuali. Questi ambiti possono contribuire alla costruzione di nuovi paesaggi di qualità, il cui effetto può agire in modo significativo sui tessuti urbanizzati circostanti, divenendo una vera e propria “infrastruttura” ambientale e paesistica dalle valenze plurime, fondamentale non solo da un punto di vista strettamente ecologico, ma anche per quanto riguarda i livelli di abitabilità delle popolazioni della regione urbana, secondo una visione che non appare ancora pienamente condivisa e scontata. In questo senso la sempre più fitta rete dei PLIS della porzione settentrionale della provincia, ma che interessa anche tutto l’ambito pedemontano delle province limitrofe di Varese, Como e Lecco, testimonia l’esistenza di una concreta e consistente domanda di verde fruibile e di una potenziale domanda per la costruzione di una rete ecologica, ambientale e paesistica che metta in rete tutte queste iniziative, troppo spesso considerate come una questione essenzialmente locale.
8.2 Le aree di frangia e le nuove politiche ambientali
Nell’ottica di uno sviluppo sostenibile i PLIS possono svolgere molteplici funzioni, consentendo non solo di salvaguardare e migliorare l’ambiente, ma anche di agevolare il recupero di aree urbane degradate e di spazi di risulta tipici degli ambiti periurbani milanesi. In questo modo la funzione dei PLIS può essere quella di elementi regolatori della crescita insediativa e di limite per l’urbanizzato, andando a costituire cinture verdi a scala locale, evitando la saldatura di centri urbani limitrofi della regione urbana e realizzando ambiti paesaggisticamente di pregio all’ingresso delle aree urbane, quasi delle nuove porte di ingresso alle città. Per quanto concerne invece gli ambiti rurali, il loro ruolo può divenire, da quello assunto nei tradizionali strumenti urbanistici di territorio periferico e di riserva rispetto allo sviluppo insediativo, a quello di elemento centrale nelle politiche di sviluppo territoriale. Ma sono le aree periurbane, spesso trascurate dalla moderna cultura urbanistica, quelle che contengono al loro interno la maggior parte degli elementi prodotti dalla città contemporanea e dalla dilatazione dei suoi confini, ma anche quelli provenienti dall’addensamento degli insediamenti rurali, con i loro processi lenti e le loro basse densità insediative. Questi spazi appaiono oggi frammentati e destrutturati dalla pressione insediativa, oltre che dalla disorganizzazione degli attori e delle funzioni che vi sono ospitate, e sono oggi interessati da nuove pratiche sociali ed economiche, con forti aspettative da parte del pubblico, che hanno trasformato la cultura rurale in una forma ibrida di urbanità e ruralità. La dinamica dell’espansione metropolitana richiede infatti interventi tanto più forti, diretti e mirati quanto più si è in prossimità delle parti più dense della struttura insediativa: in que-
Bilanci e strategie
91
sti ambiti si rende necessario, attraverso tutti i possibili meccanismi di acquisizione diretta o di convenzionamento delle aree, un ampio spazio di intervento da parte della collettività. Ciò avviene in modo particolare, oltre che negli ambiti dei Piani di Cintura urbana del Parco Sud, nei parchi locali di interesse sovracomunale, dove le amministrazioni locali sono chiamate ad una più incisiva presenza ed a maggiori responsabilità di realizzazione. Se le aree di margine della città, a maggior ragione se già comprese in ambiti di parco, vengono intese come il campo di applicazione di quelle “politiche del paesaggio” individuate dalla Convenzione Europea, esse perdono la connotazione negativa di territori di frangia per acquisire il significato di territorio di contesto delle strutture urbane e di “transizione” rispetto ai territori agricoli o naturali più lontani. Si tratta di individuare un “nuovo” paesaggio dove le diverse attività presenti sono chiamate a riqualificare e valorizzare l’ambiente in modo propositivo, facendo leva sulle radici storiche ma superando le non più attuali posizioni basate su un rigido schema di conservazione/restauro. Le aree di frangia accolgono infatti, a fianco di ciò che resta dell’attività agricola che un tempo aveva caratterizzato i dintorni della città, le attività più disparate, spesso marginalizzate dalle strutture urbane (sfasciacarrozze, campi nomadi, depositi di varia natura, orti spontanei), accanto a centri commerciali localizzati lungo le direttrici di maggiore richiamo o ad aree attrezzate per il tempo libero del tutto casuali o realizzate in corrispondenza di laghi di cava parzialmente dismessi. Il “nuovo paesaggio” è chiamato a comporre queste diverse funzioni ricreando una logica localizzativa in grado di accoglierle e di renderne compatibile la presenza. Tutto ciò implica una diversa impostazione progettuale, un diverso coinvolgimento degli enti operanti ai differenti livelli, una diversa capacità di indirizzo e di coordinamento delle iniziative private. In questo senso l’azione protezionistica, sempre necessaria, può essere indirizzata a garantire il permanere delle funzioni che stanno alla base del modello territoriale e dell’assetto ambientale. Andranno in altre parole create le migliori condizioni perchè le funzioni, considerate ”virtuose” per la qualità dell’ambiente e del paesaggio, si sostengano attraverso proprie economie di gestione. Se un paesaggio, in particolare se di frangia, è il risultato di attività produttive uscite o che tendono ad uscire dalla contemporaneità e a divenire antieconomiche, la sua conservazione deve necessariamente prevedere l’attribuzione di nuove funzioni e nuovi ruoli socio-economici in grado di esprimere e contestualizzare nuove forme di paesaggio, nuovi valori paesistici in grado di esprimere il coinvolgimento delle comunità locali. La pianificazione del verde può passare così da un’ottica di salvaguardia passiva alla riscoperta di antichi usi e alla progettazione di nuovi usi compatibili.
92
8.3 L’agricoltura tra mercato e territorio
Negli ultimi anni, all’interno del dibattito sullo sviluppo sostenibile, la Politica Agricola Comune (PAC) è stata messa duramente in discussione soprattutto per gli impatti ambientali negativi in termini di preservazione delle risorse naturali, in favore di un nuovo approccio qualitativo, meglio rispondente alle attese dell’opinione pubblica e dei consumatori. L’Unione Europea ha approvato nel 2003 una riforma che, pur comprendendo alcuni interessanti aspetti innovativi, lascia insolute contraddizioni e problematiche di non poco conto. Si tratta di aspetti che, se da un lato rischiano di perpetuare la continuità della PAC, dall’altro costituiscono delle interessanti opportunità dal punto di vista delle politiche paesistiche e ambientali. La caratteristica della riforma è data dal fatto di non legare il contributo comunitario all’attività agricola, ma al mantenimento del terreno in “buono stato agronomico“, con il rischio che si favoriscano posizioni di rendita, diminuendo il contributo dell’agricoltura stessa all’economia di scala del mondo rurale, con conseguenti ricadute sull’ambiente e sulle produzioni tipiche territoriali. Secondo il nuovo approccio non si tratterebbe più di fornire unicamente un sostegno al prodotto, ma anche di remunerare l’importante contributo che gli operatori agricoli forniscono sul piano sociale e territoriale, trasformando i sussidi all’agricoltura in contributi per la
All’interno degli spazi aperti del territorio a nord del capoluogo, l’attività agricola deve trovare un nuovo ruolo, basato sulla creazione di imprese agricole ibride con valenze prevalentemente di tipo fruitivo, legate alle pratiche del tempo libero e alla cura del paesaggio agricolo, facendone emergere il ruolo pubblico ed ecologico
gestione dei fondi a fini ambientali ed ecologici e permettendo una totale flessibilità nella scelta del tipo di coltivazione. In questo senso la trasformazione delle politiche agricole è destinata ad avere ripercussioni sulle modalità di gestione delle trasformazioni urbane e territoriali. La nuova PAC si basa essenzialmente su due strumenti: le Misure di mercato e le Misure di sviluppo rurale. Le Misure di mercato, che governano il 90% delle risorse, sono basate su un contributo diretto al produttore, indipendentemente dalla produzione dell’azienda (disaccoppiamento), in cambio del mantenimento dei terreni in buone condizioni agroambientali, secondo un principio considerato funzionale a ridurre l’impatto negativo sul terreno e sul paesaggio.
Bilanci e strategie
93
Le Misure di sviluppo rurale si basano invece sull’assegnazione tramite bando di contributi per il potenziamento degli interventi per la qualità dei prodotti alimentari e per più efficaci politiche in materia di ambiente. Questa impostazione è destinata a generare in breve tempo una trasformazione radicale dell’organizzazione delle aziende agricole e delle colture praticate (a bassi costi di produzione e colture specializzate ad alta resa) e del rapporto ormai consolidato tra agricoltura e urbanistica, con le piccole imprese che, soprattutto negli ambiti periurbani, potrebbero limitarsi a mantenere in buone condizioni i fondi e lo sviluppo delle attività agricole multifunzionali a carattere ecologico, che dovrebbero scongiurare il potenziale abbandono dei terreni. Per quanto riguarda l’agricoltura italiana va sottolineato come, accanto a un’agricoltura orientata verso produzioni standardizzate, si vada affermando un’agricoltura in grado di rispondere all’evoluzione dei bisogni di una parte consistente dei consumatori, assicurando, al tempo stesso, un elevato grado di coesione sociale e una buona stabilizzazione del reddito agricolo. Si tratta di un’agricoltura che possiamo definire “territoriale”, perché ha in parte mantenuto le connessioni con le risorse ambientali e il territorio, un’agricoltura tipica dei territori con un elevato valore storico-ambientale e paesaggistico e potenzialmente in grado di offrire alle popolazioni anche un mix di servizi culturali e paesaggistici. Lo sviluppo di questi processi è legato alla capacità di fare sistema tra imprese agricole ed extragricole, istituzioni e popolazione locale accomunate tutte da una specifica identità locale, non solo tecnico-settoriale, ma anche culturale e di relazione con le risorse territoriali. Il punto più critico della riforma riguarda invece l’inadeguatezza progettuale della politica di sviluppo rurale, il cui impianto è tuttora privo di un disegno complessivo e innovatore di ampio respiro. La marginalità delle politiche di sviluppo rurale è resa ancora più evidente da un affermato nuovo modello di relazioni tra città-campagna, non più concepito come un rapporto di estraneità e/o contrapposizione o, peggio, di primazia economica e culturale della prima sulla seconda; ovviamente, tutto ciò richiede una profonda ricalibratura del modello di sviluppo dei nostri territori, che impegni in primo luogo la pianificazione urbanistica e paesaggistica. In territori profondamente segnati dalla storia del lavoro umano, in cui il patrimonio paesistico rappresenta un bene comune, è evidente che la discussione su questi temi deve coinvolgere un arco vasto di inter-
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locutori della società civile, fermo restando il fatto che l’agricoltore deve poter restare il protagonista attivo di questa custodia se si vuole preservare la diversità e ricchezza dei territori rurali e dei beni paesaggistici. All’interno degli spazi aperti del territorio a nord del capoluogo, l’attività agricola può conoscere qualche presenza significativa, ma deve trovare comunque un nuovo ruolo, basato sulla creazione di imprese agricole ibride con valenze prevalentemente di tipo fruitivo, legate alle pratiche del tempo libero e alla cura del paesaggio agricolo, in un’ottica nella quale emerge il ruolo pubblico ed ecologico. La Regione Lombardia si impegna con il PTPR (art. 34 - Politiche per la tutela del paesaggio agrario) per un riorientamento delle politiche agricole comunitarie che promuova un’agricoltura più compatibile. Inoltre in relazione agli effetti negativi indotti dalle pratiche monocolturali e dall’abbandono delle terre marginali, la Regione si impegna a definire con le associazioni degli agricoltori forme di convenzione, basate sull’adesione volontaria dei singoli associati, volte a tutelare localmente specifici aspetti del paesaggio agrario tradizionale nonché a promuoverne la conoscenza e l’apprezzamento da parte delle giovani generazioni. A sua volta il Documento strategico per il Piano Territoriale Regionale (2005) dà ampio spazio alle opportunità offerte dalla nuova PAC, oltre che per la realizzazione degli interventi di mitigazione dei nuovi corridoi infrastrutturali, per l’attuazione dei progetti di rete ecologica dei PTCP, attraverso contributi annuali e per attività e servizi connessi alla riqualificazione paesistico-ambientale, consentendo alle amministrazioni locali la promozione, in tempi rapidi e con costi contenuti rispetto alle procedure tradizionali, di una serie di iniziative che coinvolgano gli agricoltori negli interventi di riqualificazione e nella creazione di servizi. Questa integrazione tra politiche agricole e politiche di gestione dello sviluppo territoriale è stata applicata, per esempio, attraverso l’estensione del principio perequativo alle aree agricole nel Masterplan della Certosa di Pavia (2004) e nel PGT di Monza (2005) che prevedono convenzioni decennali con gli agricoltori per la realizzazione e il mantenimento di opere di riqualificazione paesistico-ambientale, le cui risorse derivano dagli oneri di urbanizzazione, in quanto gli obiettivi conseguiti rappresentano un fondamentale contributo alla riqualificazione complessiva del sistema insediativo.
Bilanci e strategie
95
8.4 Gli attori e le politiche del verde
L’obiettivo della costruzione di una rete di parchi va inteso non solo nella sua dimensione fisica di connessione fra differenti ambiti territoriali, ma anche in quella decisionale, nel senso di stabilire un efficace sistema di relazioni tra gli attori delle politiche dei parchi, nell’ottica di una visione d’insieme della governance delle aree protette provinciali. La coscienza collettiva, prima che il sistema legislativo, deve divenire consapevole che il territorio deve essere valorizzato nel suo significato originario di risorsa, risultato del lavoro umano su di esso. Per questo motivo la tutela e il governo del paesaggio e del verde devono diventare un obiettivo della collettività, superando l’attuale situazione nella quale la percezione del paesaggio come valore da sostenere stenta ad essere diffusa. Le problematiche legate all’ambiente non possono essere risolte a scala locale, ma devono trovare la loro soluzione a una scala chiaramente più grande, come quella rappresentata dall’ambito provinciale. Il ruolo delle amministrazioni pubbliche (Provincia, Comuni ed Enti parco) deve essere innanzitutto rivolto all’individuazione e promozione di politiche comuni di riqualificazione paesistico-ambientale, coinvolgendo tutti gli operatori in campo, per ritrovare nel sistema paesistico una convenienza economica, definendone potenzialità d’uso e riuso che valorizzino le diverse componenti, ripristinando quella duplice valenza utilitaria ed estetica che un tempo caratterizzava il territorio extraurbano. In secondo luogo, esse dovranno operare nel coordinamento dei progetti e nel sostegno mirato di specifiche componenti, attorno alle quali aggregare le azioni dei soggetti privati che intendano inserirsi nei processi di valorizzazione delle risorse paesistico-ambientali. In questo quadro, i numerosi PLIS possono contribuire a favorire la crescita di una sensibilità diffusa tra la popolazione e il coinvolgimento delle amministrazioni locali. Cogliere opportunità, mobilitare risorse umane e tecniche, attivare finanziamenti diventa così l’esito di progetti complessi di valorizzazione dell’ingente patrimonio storico, culturale e ambientale costituito dalle aree protette, mentre il lavoro dell’Amministrazione provinciale dovrà essere quello di fare rete fra gli attori della filiera decisionale, riconducendo le numerose iniziative in atto a un disegno complessivo del sistema del verde nella regione urbana.
Cogliere opportunità, mobilitare risorse umane e tecniche, attivare finanziamenti rappresenta l’esito di progetti complessi di valorizzazione delle aree protette, con l’Amministrazione provinciale a fare rete fra gli attori della filiera decisionale, riconducendo le numerose iniziative in atto a un disegno complessivo del sistema del verde nella regione urbana
Questo tipo di approccio richiede una ridefinizione profonda della funzione dei soggetti pubblici, con la Provincia che, pur mantenendo un ruolo forte, sia in grado di gestire in modo efficace i conflitti sempre più frequenti fra parchi e interventi di trasformazione. Un’importante crucialità è rappresentata dalla disponibilità di competenze tecniche da parte delle istituzioni locali, attori chiave nell’attuazione dello scenario. Su questo versante, il rafforzamento delle Amministrazioni comunali, ma anche degli enti gestori dei PLIS, costituisce un rilevante fattore di successo, non facile da raggiungere. Sviluppare forme di cooperazione fra i Comuni e gli Enti parco può rappresentare
96
una modalità che ne facilita il perseguimento, così come è possibile ipotizzare l’affacciarsi sulla scena di strutture apposite, come le “agenzie del verde” o “agenzie d’area” già sperimentate nelle esperienze francesi e tedesche, che integrino prescrizioni normative, strumenti e modalità di gestione propri del processo socio-economico.
8.5 Il superamento di una concezione puramente difensiva delle politiche ambientali
Due sono i rischi connessi con l’attuale impostazione delle politiche ambientali: il primo è la concezione “settoriale” dell’ambiente e soprattutto del sistema del “verde”, a sua volta suddiviso nei due filoni dei parchi (ex LR 86/83) e del verde urbano, in antitesi con i sistemi urbani o, al più, come compensazione del consumo di suolo che gli inevitabili sviluppi degli assetti territoriali comportano. Se il nuovo strumento del “piano dei servizi” affidato alle amministrazioni comunali può restituire al verde urbano un ruolo incisivo nella definizione della morfologia urbana, è necessario che siano ben chiare e comprese da tutti gli operatori in campo le sue connessioni con i grandi spazi di contesto affidati ai parchi e alle province nella predisposizione delle reti ecologiche. Il secondo è l’aspetto puramente “difensivo”, spesso associato con le tutele promosse dagli enti parco, che, se possono rallentare il degrado o il cattivo utilizzo degli spazi aperti, non sono certamente sufficienti a garantirne la sopravvivenza, possibile solo attraverso interventi a carattere propositivo e progettuale, senza i quali i beni paesistico-ambientali fanno il loro ingresso nel campo delle economie assistite, divenendo riserve decontestualizzate dal territorio da un punto di vista sociale, economico e fruitivo. Gli stessi rischi si presentano nel complesso delle tutele del paesaggio, inteso come l’insieme degli aspetti assunti dal territorio nella lunga storia delle attività e delle opere dell’uomo (e della natura) che ne hanno via via modificato gli assetti e che non possono essere “congelate” in una unica operazione di conservazione. In tal senso le politiche ambientali devono diventare progetto e programma strategico in grado di creare, a partire dal riconoscimento dei valori territoriali sedimentati nella storia dei luoghi, nuove funzioni e nuovi valori paesistici che esprimono il coinvolgimento delle comunità locali. La pianificazione del verde può passare così da un’ottica di salvaguardia passiva alla riscoperta di antichi usi e alla progettazione di nuovi usi compatibili.
Bilanci e strategie
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8.6 I parchi come fattore di sviluppo
Per quanto riguarda i problemi, l’ambito nel suo complesso è caratterizzato dalle tracce di uno sviluppo molto intenso, che riguarda sia la residenza sia le attività produttive, accompagnato da una estesa, anche se non sufficiente, dotazione infrastrutturale, con livelli di inquinamento atmosferico e acustico, congestione e traffico che presentano caratteri di acutezza tali da richiedere interventi immediati, anche alla luce del continuo trend di crescita della popolazione residente. Quest’area possiede d’altro canto notevoli risorse, che fanno riferimento a due ambiti principali, quello più noto dell’economia e quello dell’ambiente, che, con le sue rilevanti (ma sottovalutate) risorse, rappresenta uno dei fattori da valorizzare nel percorso di sviluppo della provincia, sfruttandone le potenzialità per il turismo e per la creazione di spazi ricreativi per la popolazione residente. Perseguire l’obiettivo della qualità territoriale in questo contesto vuole dire, allora, assumere la qualità dell’ambiente come un elemento di sviluppo dell’economia locale, costruendo nuovi fattori di attrattività del territorio e, al tempo stesso, consentendo di sviluppare un atteggiamento maggiormente selettivo nelle strategie di attrazione di nuove imprese. Nel campo delle politiche ambientali assumono valore strategico quelle iniziative volte a fare emergere, valorizzare e rendere maggiormente fruibili le risorse paesaggistiche e ambientali presenti nel territorio, anche attraverso la loro messa in rete. La possibilità di dar corpo a una ipotesi di sviluppo fondata sulla riqualificazione e valorizzazione paesistico-ambientale dipende dalla capacità di integrare mercato e politiche pubbliche, mondo delle imprese e progetti istituzionali. Si tratta di un obiettivo sicuramente ambizioso,
Nel campo delle politiche ambientali assumono valore strategico quelle iniziative, come i PLIS, volte a fare emergere, valorizzare e rendere maggiormente fruibili le risorse paesaggistiche e ambientali presenti nel territorio, anche attraverso la loro messa in rete
soprattutto sul piano delle competenze tecniche e degli orientamenti culturali di tutti i soggetti coinvolti, che implica il superamento di atteggiamenti ideologici, la disponibilità al negoziato, la capacità di promuovere la cooperazione e, in generale, il superamento di quegli approcci settoriali, che tendono a trattare separatamente questioni ambientali e temi dello sviluppo economico.
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8.7 La fruizione “lenta” del territorio
La costruzione di una rete per una fruizione “lenta” del territorio, costituita oggi dai principali itinerari ciclopedonali esistenti o in progetto (Villoresi, Valassina, Martesana), rappresenta un’importante potenzialità per una forma di turismo culturale da noi poco sviluppata e che necessita di una modalità di approccio differente rispetto a quelle praticate in ambiti di maggior notorietà, anche se non necessariamente di uguale fascino e valore storico-culturale. Il ruolo svolto da questa rete, che necessita sicuramente di essere ulteriormente implementata con nuovo tracciati, dotati di adeguati elementi di arredo vegetale, può quindi essere quello di dorsale per la fruizione del paesaggio e dell’ambiente da parte di un turismo “dolce” di origine locale, aperto tuttavia a soddisfare una domanda più larga, proveniente dalla diffusione di forme di turismo e di loisir largamente praticate nel resto d’Europa. Questo sistema, il cui principale obiettivo deve essere quello di promuovere e far conoscere il territorio, attraverso la fruibilità, deve mettere in rete il sistema dei beni storico-architettonici, le aree protette e gli spazi urbani a verde delle singole comunità locali, salvaguardando il sistema policentrico tipico del nord Milano. Poiché la condizione per poter tutelare l’ambiente è la sua conoscenza attraverso la fruizione, la realizzazione di itinerari ciclopedonali, agevolati da connessioni treno+bici, diviene allora il presupposto per consentire ai cittadini di godere dell’ambiente attraverso la sua percorribilità. In quest’ottica la realizzazione di un sistema di greenway offre grandi potenzialità riguardo al turismo e allo sviluppo a esso connesso, come il contatto diretto con gli agricoltori e l’accesso ai prodotti locali alimentari e artigianali. Da un lato esse si prestano a un uso locale, offrendo, nelle vicinanze dei centri abitati, un immediato accesso al verde e alle risorse ricreative e turistico-culturali, dall’altro, sono in grado di stimolare il turismo a distanza, offrendo, per le percorrenze mediolunghe, continuità di collegamento tra varietà di luoghi e di attività. Questa tipologia di percorsi fruitivi rappresenta quindi un importante strumento per la lettura del territorio, rilevandone i segni e consentendo di ritrovare nel “viaggio” una vera e propria dimensione narrativa, permettendo alle popolazioni di avvicinarsi in modo nuovo alle aree protette, sfruttando la nascente rete di itinerari di lunga percorrenza in grado di stabilire concrete connessioni fra di esse.
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8.8 Il nuovo disegno di legge regionale sulle aree protette
Le nuove norme sulle aree protette, attualmente allo studio da parte degli organi regionali, individuano all’art.2 (Classificazione ed individuazione delle aree protette regionali) diverse tipologie di aree di rilevanza ambientale, fra le quali, oltre a parchi naturali, parchi regionali, riserve naturali e monumenti naturali, i parchi locali di interesse sovracomunale sono definiti come ambiti territoriali caratterizzati da ambienti naturali, anche degradati, da aree agro-silvo-pastorali, ma anche da aree verdi periurbane, attribuendo loro un ruolo non più complementare e secondario, ma di piena responsabilità nel campo della tutela delle risorse naturali e della biodiversità. Il successivo art. 25 tratta in modo specifico dei Parchi Locali di Interesse Sovracomunale, orientati alla conservazione e alla valorizzazione dei caratteri tipici degli spazi aperti e dei loro valori naturali e rurali, comprendenti eventualmente aree verdi urbane, anche in connessione con parchi regionali, riserve e monumenti naturali, che necessitano di forme di gestione e tutela di tipo sovracomunale per il loro valore naturale, paesistico e storico-culturale, anche in relazione alla posizione e al potenziale di sviluppo in contesti paesisticamente impoveriti o degradati. I PLIS non possono comunque essere individuati all’interno dei parchi naturali regionali, dei parchi regionali, delle riserve naturali e dei monumenti naturali. Per quanto concerne le procedure per la loro creazione, i PLIS sono istituiti dai Comuni interessati, singoli o associati, con apposita deliberazione anche in variante allo strumento urbanistico, che definisce il perimetro del parco e la disciplina d’uso del suolo. La normativa prevede che alle varianti agli strumenti urbanistici comunali dirette alla perimetrazione dei PLIS si applichino le disposizioni della LR 12/05. Il riconoscimento dell’interesse sovracomunale è effettuato in conformità agli indirizzi del Piano Regionale delle Aree Protette e in coerenza con la rete ecologica regionale (art. 5), su richiesta dei Comuni competenti per territorio, con deliberazione della Provincia. La Regione e le Province concorrono alla realizzazione degli interventi previsti dai PPI dei PLIS, oltre che con risorse proprie, attivando sinergie con i piani di settore in materia agro-silvo-pastorale, di difesa del suolo e delle acque, di difesa della fauna e di esercizio venatorio, di ricupero e valorizzazione dei beni culturali e ambientali e di ricupero delle aree degradate. Per quanto riguarda gli aspetti gestionali, i Comuni interessati, individuano la più idonea forma di gestione tra quelle previste dalla legislazione vigente. A loro volta gli enti gestori dei PLIS hanno il compito di: •
elaborare un Piano Pluriennale degli Interventi finalizzato alla tute-
•
emanare i regolamenti sull’assetto e l’utilizzo del parco;
•
promuovere la fruizione del parco nel rispetto delle proprietà pri-
la, riqualificazione e valorizzazione del parco;
vate e delle attività antropiche esistenti; •
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provvedere alla vigilanza.
NORME PER LA ISTITUZIONE E LA GESTIONE DELLE AREE PROTETTE REGIONALI E LA TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ (estratto dal disegno di legge regionale sulle aree protette) Art. 2 Classificazione ed individuazione delle aree protette regionali 1. Le aree protette regionali si classificano in: a) parchi naturali, le cui caratteristiche territoriali sono definite dalla legge 6 dicembre 1991, n. 394 “Legge quadro sulle aree protette” e caratterizzati inoltre da una molteplicità di valenze naturalistiche, paesaggistiche, culturali, storico-artistiche dove la presenza umana si integra in modo equilibrato con l’ambiente; b) parchi regionali, i cui territori possono avere identica natura dei parchi naturali, con l’eccezione dell’applicazione differente da quanto previsto dalla legge 394/1991, per quanto concerne alcuni specifici divieti, tra cui l’attività venatoria, dove di norma è consentita. c) riserve naturali, definite secondo la classificazione dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN) in integrali, orientate, parziali e caratterizzate dalla presenza di uno o più ecosistemi importanti per la diversità biologica o da aspetti geologici, geomorfologici, paleontologici di rilievo; d) monumenti naturali, caratterizzati dalla presenza di peculiari elementi geomorfologici o/o botanici riconoscibili in superfici di limitata estensione; e) parchi locali di interesse sovracomunale, caratterizzati da ambienti naturali, anche degradati, aree agrosilvopastorali ed eventualmente da aree verdi periurbane. 2. La tutela delle risorse naturali e della biodiversità è attuata attraverso un sistema territoriale regionale costituito dalle aree protette di cui al comma 1 e dai siti di Rete Natura 2000 di cui al Titolo III della presente legge. Art. 25 Parchi locali di interesse sovracomunale 1. I Parchi locali di interesse sovracomunale, di seguito denominati PLIS, sono aree comprendenti strutture naturali ed eventualmente aree verdi urbane, anche in connessione con parchi regionali, riserve e monumenti naturali, di interesse sovracomunale per il loro valore naturale, paesistico e storico-culturale, anche in relazione alla posizione ed al potenziale di sviluppo in contesti paesisticamente impoveriti, urbanizzati o degradati. I PLIS non sono individuati all’interno dei parchi naturali regionali, dei parchi regionali, delle riserve naturali regionali e dei monumenti naturali. 2. I PLIS sono finalizzati alla valorizzazione delle risorse territoriali che necessitano di forme di gestione e tutela di tipo sovracomunale e orientati al mantenimento ed alla valorizzazione dei tipici caratteri delle aree rurali e dei loro valori naturali e seminaturali tradizionali. 3. I PLIS sono istituiti dai Comuni interessati, singoli o associati, con apposita deliberazione anche in variante allo strumento urbanistico, che definisce il perimetro del parco e la disciplina d’uso del suolo. 4. Alle varianti agli strumenti urbanistici generali dirette alla perimetrazione dei PLIS si applicano le disposizioni della legge regionale 12/2005. 5. Il riconoscimento dell’interesse sovracomunale è effettuato in conformità agli indirizzi del PRAP ed in coerenza con la rete ecologica regionale di cui all’articolo 5, su richiesta dei Comuni competenti per territorio, con deliberazione della Provincia. La deliberazione di riconoscimento determina i criteri di pianificazione e di gestione del PLIS. 6. La Regione e le Province concorrono, in conformità ai criteri definiti dal PRAP, alla realizzazione degli interventi previsti dai piani pluriennali di cui al successivo comma 8, lett. a), con risorse proprie anche attivando sinergie con i piani di settore in materia agro-silvo-pastorale, di difesa del suolo e delle acque, di difesa della fauna e di esercizio venatorio, di ricupero e valorizzazione dei beni culturali e ambientali e di ricupero delle aree degradate. 7. I PLIS sono gestiti dai Comuni interessati, singoli o associati, che individuano la più idonea forma di gestione tra quelle previste dalla legislazione vigente. 8. Il soggetto gestore del PLIS: a) elabora un piano pluriennale degli interventi necessari alla tutela, riqualificazione e valorizzazione del parco; b) emana regolamenti sull’assetto e utilizzazione del parco; c) promuove la fruizione del parco nel rispetto delle proprietà private e delle attività antropiche esistenti; d) provvede alla vigilanza ai sensi dell’articolo 51 ed informa le autorità competenti per l’attivazione delle idonee azioni amministrative.
9 . U N C O N T R I B U TO PROPOSITIVO
9.1 I PLIS e le prospettive di integrazione degli spazi aperti per l’equilibrio dell’area metropolitana
Il disegno del sistema delle aree protette, compreso fra le due “spalle” costituite dai parchi regionali fluviali della Valle del Ticino e della Valle dell’Adda, definito verso le propaggini collinari briantee dai parchi delle Groane e del Lambro, e chiuso nell’arco meridionale dal Parco Sud, costituisce la struttura portante di una rete di luoghi dove alla tutela delle aree di naturalità e al potenziamento del paesaggio agrario, si accompagnano iniziative e interventi per la fruizione da parte dei cittadini. In questo quadro, il progressivo avvio dei parchi locali di interesse sovracomunale, che ormai rappresentano una significativa percentuale della superficie delle aree protette, conferma l’interesse e la necessità di completare la “cintura verde” del territorio densamente urbanizzato del nord Milano, attraverso la messa a sistema degli spazi aperti, siano essi appartenenti ad ambiti agricoli strutturati, ad aree di valenza ambientale-naturalistica o a spazi urbani attrezzati a “verde”. I punti di forza di queste politiche degli spazi aperti devono ricercarsi in un ambiente agricolo strutturato ma capace di fornire qualità anche paesistica e nel rafforzamento delle aree in cui ancora permane evidente la valenza ambientale-naturalistica. Qui la “sostenibilità” dei valori ambientali risiede principalmente nell’individuazione di una “rete ecologica” che metta in comunicazione le aree protette tra di loro e con gli spazi urbani attrezzati a “verde” dalle singole comunità locali. Il significato di tale rete appare rilevante anche sotto il profilo insediativo e il suo progetto dovrà mettere in luce l’insieme delle conoscenze nel settore naturalistico e paesaggistico, le molteplici opportunità, le situazioni già mature per interventi di qualificazione, coordinando iniziative degli enti gestori dei parchi e dei Comuni, per i quali la rete ecologica, insieme ai PLIS, può rappresentare un ambito nel quale convogliare prioritariamente capacità progettuali e concreti interventi. In tal senso i PLIS possono fornire un contributo tanto concreto, quanto fondamentale alla costruzione della rete ecologica, superando l’at-
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I PLIS possono fornire un contributo fondamentale alla costruzione della rete ecologica, superando l’attuale disegno a isole ambientali che caratterizza il sistema delle aree regionali protette e che non appare in grado di assicurare la conservazione della biodiversità, ma neppure di offrire un’elevata qualità del paesaggio
tuale disegno a isole ambientali che caratterizza il sistema delle aree regionali protette e che non appare in grado di assicurare la conservazione della biodiversità, ma neppure di offrire un’elevata qualità del paesaggio. In tal senso gli studi più recenti in tema di reti ecologiche suggeriscono che la loro realizzazione dovrebbe assecondare, senza forzarli, i naturali flussi di organismi presenti sul territorio. Negli ultimi anni, infatti, nonostante l’estendersi del sistema delle aree protette, assistiamo a una progressiva riduzione della diversità ecologica all’interno degli stessi parchi, accompagnata da una sempre maggior erosione degli ambiti di valenza naturalistica esterni, che subiscono la pressione di dinamiche insediative sempre più aggressive. In questo senso le aree protette devono essere trasformate da “arcipelago” a nodi di una rete ecologica, divenendo in questo modo un vero e proprio sistema radicato sul territorio, nel quale gli ambiti di maggior tutela, quali parchi regionali e riserve, devono essere messi in relazione reciproca attraverso corridoi ecologici, in grado di consentire gli spostamenti della fauna, ma anche di costituire azioni di riqualificazione paesaggistico-ambientale e di ricucitura territoriale. Questo progetto dovrà innanzitutto creare una continuità verde estovest, collegando fra loro le grandi aree protette, dal Parco del Ticino a quello delle Groane a quello della Valle del Lambro, verso il Parco di Montevecchia e della Valle del Curone, fino a quello dell’Adda Nord, attraverso il Parco del Molgora e quello del Rio Vallone, e favorire interventi di connessione con le aree protette esterne, quali i parchi varesini della valle dell’Olona, della Brughiera, del Lura e Sud Milano. La predisposizione della rete fa necessariamente capo ad un ente territoriale di larga scala, quale la Provincia, cui spetta il compito della definizione di ambiti spaziali ai quali assegnare determinati obiettivi funzionali, come quello della permeabilità ecologica e della adozione di regole attuative eco-compatibili per le attività umane, che dovrà operare in modo strettamente coordinato con Enti Parco e Comuni.
Bilanci e strategie
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9.2 I PLIS fuori dal territorio della provincia di Milano
La Provincia di Milano sta da tempo lavorando per creare un raccordo stabile con le altre province lombarde al fine di definire con la Regione una strategia che ponga le basi per uno sviluppo solido e concreto dei PLIS 2 . La Provincia sta anche svolgendo un ruolo di coordinamento e di facilitazione del processo di ampliamento di alcuni parchi già esistenti. Si tratta, in particolare, del Parco della Collina di San Colombano, nel quale tra breve saranno inserite porzioni del territorio dei comuni di Graffignana e Sant’Angelo Lodigiano, appartenenti alla provincia di Lodi, e di Inverno Monteleone e Miradolo Terme della provincia di Pavia, un’operazione che porterà a oltre 1.400 ettari l’estensione complessiva del Parco, mentre Besana e Renate hanno recentemente aderito al Parco della Valletta già esistente in provincia di Lecco. In provincia di Varese, i PLIS rivestono un ruolo strategico nella politica di tutela e riqualificazione ambientale, soprattutto nell’ambito me-
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I dati sui PLIS esterni alla provincia di Milano sono stati forniti dalle Amministrazioni provinciali di Bergamo, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Pavia e Varese
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ridionale, fortemente frammentato dai dilaganti fenomeni insediativi. La connessione con i parchi del territorio milanese assume notevole importanza, a partire dai PLIS dell’Alto Milanese e del Rugareto, per disegnare un elemento di sostanziale continuità lungo i corsi d’acqua
dell’Olona, del Bozzente, del Rile, del Tenore e del Lura, contribuendo a rafforzare l’idea di un corridoio fluviale multifunzionale nell’area di particolare rilevanza naturale e ambientale del Medio Olona ai sensi della LR 86/83, occupata da una serie di terrazzi fluvio-glaciali quasi interamente boscati. Il sistema dei PLIS si articola a partire dai parchi del Medio Olona e del Rile, Tenore, Olona, mentre il Parco del Fontanile di San Giacomo, a Gerenzano, interessa un territorio pressoché pianeggiante, attraversato dal torrente Bozzente, a forte vocazione agricolo-forestale. Infine, il Parco della Valle del Lura comprende l’incisione valliva che giunge fino alle porte di Saronno. In provincia di Como, il Parco include le colline boschive di Guanzate e
I PLIS nelle altre province lombarde
Cermenate, con boschi di farnia e robinia, residui di pineta e boschi ripariali. Realizzato l’importante ampliamento del Parco della Brughiera
nella pagina precedente, Le aree protette e le prospettive di integrazione degli spazi aperti per l’equilibrio del sistema metropolitano
Briantea, l’attenzione dell’Amministrazione provinciale si è orientata verso la valorizzazione dell’ambito montano del Lario occidentale, tralasciando l’ambito meridionale, a maggior pressione insediativa. In provincia di Lecco, la connessione con i parchi del territorio milane-
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se assume notevole importanza, a partire dal PLIS agricolo della Valletta, recentemente ampliato ai comuni di Besana e Renate in provincia di Milano, che costituisce un fondamentale elemento di connessione fra i parchi regionali del Lambro e di Montevecchia, nodi funzionali di un sistema di rete ecologica a scala interprovinciale, mentre l’estensione del Parco del Rio Vallone al territorio di Verderio Inferiore ha posto un ulteriore tassello verso il Parco dell’Adda Nord. Il PTCP della Provincia di Bergamo individua aree di preminente interesse ambientale per la presenza sia di valori paesaggistici e naturalistici da salvaguardare, sia di elementi di criticità ambientale da tutelare e valorizzare attraverso la creazione di PLIS. In particolare, gli ambiti di maggior interesse ai fini della connessione con le aree protette della provincia di Milano, soprattutto con il Parco Regionale dell’Adda Nord, sono rappresentati dall’Isola Bergamasca, territorio pianeggiante incuneato tra Adda e Brembo, e dal corso di quest’ultimo. Il Parco del Monte Canto e del Bedesco è collocato su un’ampia porzione di questo territorio, un pianalto caratterizzato da una morfologia lievemente ondulata, leggermente soprelevato rispetto al livello fondamentale della pianura. Più a sud, l’area del Parco del Basso Brembo attraversa tratti di elevato pregio paesaggistico, in particolare nel tratto compreso tra gli abitati di Filago, Marne e Brembate, ove si determina un notevole restringimento dell’alveo del fiume, che in tale tratto scorre tra ripide pareti, fittamente boscate. In provincia di Cremona, per le sue possibili connessioni con le aree protette in provincia di Milano, riveste un particolare interesse il Parco del Tormo, che interessa l’ambito fluviale dell’omonimo corso d’acqua, estendendosi alle limitrofe province di Bergamo e Lodi. Fra i progetti di rilevanza sovralocale individuati dal PTCP della Provincia di Lodi, riveste particolare rilevanza il PLIS del Lambro. Anche se in passato la Regione Lombardia non ha ritenuto conveniente la sua istituzione, a causa delle pesanti modificazioni che il corso del fiume ha subito da parte dell’attività antropica, questo Parco, contiguo con il PLIS della Collina di San Colombano, rappresenta un’importante opportunità di tutela e valorizzazione lungo questo importante corridoio ecologico. Infine, appare di notevole interesse, per quanto riguarda l’esigenza, da tempo sentita da parte degli amministratori locali delle province di Lodi e di Pavia, ampliare i confini del Parco della Collina di San Colombano, riunendo in questa realtà porzioni di territorio dalle caratteristiche morfologiche omogenee. In tal senso, dopo il Protocollo d’intesa del 1999 tra le Province di Milano, Lodi e Pavia, nel maggio 2006 è stata firmata una lettera di intenti per la ripresa dell’iter di ampliamento ai territori dei comuni di Graffignana e Sant’Angelo Lodigiano (provincia di Lodi) e di Inverno Monteleone e Miradolo Terme (provincia Pavia).
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Il ruolo pianificatorio della Provincia e degli Enti parco non si esaurisce nella definizione degli obiettivi generali e delle strategie per la tutela dell’ambiente, ma deve anche incaricarsi di coordinare, programmare e fornire sostegno finanziario alle azioni concrete sul territorio,
9.3 Opportunità in merito alle relazioni con altri attori non istituzionali
attraverso il coordinamento e la promozione degli interventi e delle iniziative degli altri soggetti socio-economici, in grado di valorizzare, malgrado le diversità, il valore comune del territorio e dei progetti destinati a valorizzarlo. Alla tutela e al governo di un bene altamente diffuso come il paesaggio e di un sistema fondamentale come quello del verde, non può che partecipare la totalità della popolazione, ma, allo stesso tempo, la conoscenza e di conseguenza la percezione del paesaggio come valore da sostenere stenta ad essere diffusa. Per far questo gli enti gestori dei PLIS devono adoperarsi nel coinvolgimento di tutti gli operatori in campo e nel sostegno mirato di progetti specifici, attorno ai quali si possono aggregare le azioni di altri soggetti, anche privati, che condividano la responsabilità del futuro del territorio nell’ambito di una visione collettiva Occorre anche individuare delle fonti di entrata dal settore privato, anche per la realizzazione di interventi in project financing, senza peraltro svilire il carattere primario di luogo pubblico svolto dagli spazi aperti di contesto delle strutture urbane, purché il modello di progettazione e di gestione risulti economicamente sostenibile ed integrato con l’intero processo di valorizzazione del territorio. Alla luce di un panorama che appare complessivamente alquanto eterogeneo, emerge la necessità, da parte degli enti parco, ma anche delle amministrazioni locali di riferimento, di operare per la creazione di una visione e di un’organizzazione sovralocale e condivisa. Appare anche evidente che la possibilità di una gestione diretta degli interventi di difesa attiva da parte degli stessi enti gestori dei parchi risulta strutturalmente limitata e idonea solo in situazioni particolari. Tranne eccezioni, i PLIS non devono essere chiamati a gestire in prima persona gli interventi, ma soprattutto a promuoverli e coordinarli, secondo precise strategie. Di conseguenza la pianificazione dei parchi è fortemente interessata a favorire l’interazione degli attori istituzionali, economici e sociali secondo il principio di cooperazione, attuando una continua e paziente programmazione concertata che coinvolga le popolazioni locali, per verificare la misura in cui gli uni possono farsi carico degli obiettivi degli altri. Poiché i piani dei parchi, oltre all’obiettivo del “mantenimento” dello stato di fatto dei luoghi, perseguono l’obiettivo più ambizioso della “valorizzazione del territorio”, anche tramite azioni tese all’autosostenibilità, devono essere attivati strumenti di lavoro che sappiano coinvolgere tutti gli attori sociali interessati, superando le apparenti difficoltà. È giunto quindi il momento di far prevalere la cultura della cooperazione rispetto a quella del confronto, con le molteplici istituzioni territoriali e funzionali, attraverso le rispettive
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Il progetto di dorsale verde del nord Milano e il sistema paesistico-ambientale del PTCP
forme di pianificazione. Tale cooperazione dovrà essere sviluppata sistematicamente anche con riferimento ai piani territoriali e paesistici provinciali e ai piani urbanistici comunali e selettivamente con riferimento ai piani di settore, in funzione del contesto ambientale e socioeconomico in cui ciascun PLIS è chiamato a operare. L’importanza di questo approccio è sottolineata dal fatto che l’efficacia ambientale di un PLIS non si esplica solo per le opere interne al suo perimetro di competenza, ma anche se e quando il Parco riesce a influenzare gli interventi in aree esterne e vicine, a difesa più in generale della biodiversità e della salute delle popolazioni insediate in quel territorio.
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La costituzione di una rete ecologica su un ambito fortemente compromesso dal punto di vista ecologico, quale quello del nord Milano, trova il suo principale ostacolo in un territorio diffusamente antropizzato
9.4 Dai Parchi locali al progetto di dorsale verde del nord Milano
e con una rete viaria molto ramificata. Solo lungo l’asse dei principali corsi d’acqua, quali Olona, Seveso, Lambro, Molgora, Rio Vallone, è possibile trovare un elemento di continuità ecologica, anche se la presenza di importanti infrastrutture lineari, come i tracciati dell’autostrada A4, produce nette divisioni. Al sistema antropico si affianca uno scarso sistema di aree naturaliformi, costituite da alcuni lembi boscati relitti e dalla vegetazione arboreo-arbustiva spontanea rilevabile lungo le valli fluviali, anche se spesso gli alvei si presentano canalizzati e la fasce di vegetazione ripariale tendono a ridursi fino a scomparire negli ambiti di più intensa urbanizzazione. L’attuale spesso assoluta mancanza di connessione fra le isole di vegetazione arborea residue produce un significativo isolamento ecologico, talvolta aggravato dalla scarsità d’acqua, mentre una sicura opportunità è rappresentata dall’eventuale presenza di filari e siepi boscate. Il recente progetto di Dorsale verde del nord Milano, elaborato dall’Amministrazione provinciale, si propone di mettere in relazione e ricondurre a sistema le diverse opportunità di carattere paesisticoambientale presenti sul territorio, con l’intento di creare una reale connessione orizzontale fra i diversi ambiti territoriali e istituire una serie di legami fra i suoi parchi. In quest’ottica i Parchi locali rappresentano una risorsa importante per trasformare quello che oggi è un insieme di isole verdi disseminate nel nord Milano in una vera e propria rete interconnessa di aree protette, mentre, in vista di un futuro ampliamento della dorsale appare interessante la possibilità di valorizzare le connessione con l’ambito del Parco Nord. Al fine di concorrere alla realizzazione della rete ecologica della provincia di Milano, la Dorsale verde deve operare su quelle aree adibite ad uso agricolo situate in porzioni di territorio ritenute interessanti ai fini di un potenziamento dei collegamenti tra le aree di maggiore interesse forestale e faunistico, anche nell’ottica di salvaguardare/creare direttrici di permeabilità verso il territorio delle province limitrofe. Più in generale gli obiettivi perseguiti dal progetto sono: •
collegare e ampliare i parchi esistenti e includere i territori agricoli non compresi in essi;
•
istituire una contiguità spaziale che favorisca lo scambio e l’inter-
•
rafforzare i corridoi orizzontali al fine di controbilanciare l’anda-
connessione fra le diverse ecologie; mento nord-sud dei parchi, in un ambito dove le conurbazioni lineari sono ormai segnate da evidenti fenomeni di saldatura; •
garantire un’adeguata compensazione ambientale lungo i nuovi tracciati ferroviari e autostradali, fra i quali quello della Pedemontana, evitando al tempo stesso nuovi insediamenti che sfruttano la straordinaria accessibilità generata.
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9.5 Verso una rete di parchi locali
Viviamo in una società sempre più urbanizzata, nella quale spazi naturalistici e agricoli sono oggetto di forti pressioni, ma anche di grandi aspettative da parte delle popolazioni. Questi spazi appaiono oggi complessivamente frammentati e destrutturati dalla sempre più elevata pressione insediativa, oltre che dalla disorganizzazione degli attori e delle funzioni che vi sono ospitate. Una delle prime strategie può essere quella di attribuire agli spazi naturali e a quelli agricoli la valenza di un insieme coerente e organizzato in rete, in grado di rappresentare uno dei sistemi strutturanti della regione urbana, attraverso un approccio che dovrà risultare allo stesso tempo globale, multiscala e intersettoriale. Questi spazi vanno considerati come ricchi di opportunità, progettualità e politiche socio-economiche specifiche, che possano contribuire al progetto e non come spazi di risulta, riserve per l’urbanizzazione. Il sistema degli spazi aperti può così costituire un’infrastruttura naturale del nord Milano, nella quale i progetti relativi al verde acquistano un ruolo centrale nelle politiche pubbliche. Il programma di azioni della Provincia pur avendo come quadro di riferimento l’intero territorio provinciale, deve applicare le sue strategie d’azione ad alcune parti più mature, in relazione al consenso e alla collaborazione degli enti locali, e comprendendo: •
il progetto di rete ecologica;
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la rete di percorsi ciclopedonali per la fruizione “lenta” del territorio;
•
le aree protette di interesse provinciale;
•
i Parchi Locali di Interesse Sovracomunale;
•
le intese con gli agricoltori.
In tal senso l’Atlante rappresenta uno strumento finalizzato a registrare, mettere a sistema, far dialogare politiche settoriali promosse e attivate dall’Amministrazione provinciale e dagli Enti gestori che già mettono a tema, in forme differenziate, le questioni ambientali. La rapida crescita del numero di parchi, in particolare di PLIS, rende oggi necessaria un’attenta valutazione in merito all’opportunità di
110
creare nuove aree protette, con un livello di tutela inferiore a quello dei Parchi naturali e regionali, anche in relazione ad un futuro scenario che vede rafforzare le funzioni di protezione paesistico-ambientale della pianificazione provinciale e comunale. In realtà i PLIS possono rappresentare un efficace strumento in grado di stimolare nuovi soggetti ad assumere un ruolo attivo nella conservazione e nella progettazione paesistico-ambientale e divenire ambiti nei quali far convergere in via prioritaria finanziamenti non solo provinciali, ma anche regionali. Per superare le difficoltà fin qui emerse risulta di fondamentale importanza promuovere una rete permanente tra i Parchi locali, una sorta di regia in grado di assicurare collegamenti, scambi di informazioni e di esperienze, andando aldilà delle connessioni “informali” già presenti fra i PLIS, con lo scopo di sopperire alla scarsità di risorse tecnicofinanziarie. L’iniziativa provinciale del Forum dei PLIS appare come un primo passo in tale direzione, divenendo sede di un reale confronto, mettendo in circolo le esperienze più avanzate sotto il profilo della pianificazione, della promozione e, soprattutto, della gestione. E poi produrre modelli di riferimento che tengano conto delle diverse specificità, garantire un monitoraggio dell’attività dei PLIS, aiutare i PLIS a intercettare altri finanziamenti e contribuire a creare il senso di partecipazione al rilevante progetto di rete dei PLIS all’interno del sistema delle aree regionali protette. Per superare le difficoltà presenti occorre promuovere una rete permanente tra i Parchi locali, una sorta di regia in grado di assicurare collegamenti, scambi di informazioni e di esperienze, andando aldilà delle connessioni “informali” già presenti fra i PLIS, con lo scopo di sopperire alla scarsità di risorse tecnico-finanziarie
La Provincia di Milano può così proseguire nell’operazione di favorire il processo di crescita dei PLIS, svolgendo un ruolo di coordinamento della loro attività attraverso un sostegno non solamente di tipo finanziario, ma anche tecnico, con la creazione di strutture per la valorizzazione e la gestione delle risorse ambientali presenti nei grandi spazi verdi, come lo Sportello Parchi, già ampiamente sperimentate nelle esperienze straniere, che prevedano, in modo integrato con le prescrizioni normative, strumenti e modalità di progettazione, realizzazione e gestione propri del processo socio-economico.
Bilanci e strategie
111
Riferimenti normativi
•
L 1497/39 “Protezione delle bellezze naturali”
•
L 431/85 “Conversione in legge, con modificazioni, del DL 27 giugno 1985, n° 312, recante disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale” (Legge Galasso)
•
L 394/91 “Legge quadro sulle aree protette”
•
D.lgs 490/99 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia
•
D.lgs 42/04 “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (Codice Ur-
•
LR 58/73 “Istituzione delle riserve naturali e protezione della flora
di beni culturali e ambientali” bani) spontanea” •
LR 86/83 “Piano generale delle aree regionali protette. Norme per l’istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale”
•
LR 41/85 “Integrazioni e modifiche alla LR 30 novembre 1983, n°
•
LR 1/00 “Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia: Attua-
86 in materia di aree regionali protette” zione del D.lgs 112/98 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dallo Stato alle regioni ed agli enti locali .....)” •
LR 11/00 “Nuove disposizioni in materia di aree regionali protette”
•
LR 12/05 “Legge per il governo del territorio”
•
DelGR 6/43150, 21 maggio 1999 “Procedure per la gestione, la pianificazione e il riconoscimento dei PLIS”
•
DelGP 941/02, 20 dicembre 2002 “Criteri e modalità di pianificazione e gestione dei Parchi Locali di Interesse Sovracomunale in Provincia di Milano”
112
Le indicazioni bibliografiche riportate di seguito, che privilegiano le
Indicazioni bibliografiche
opere di carattere generale e storico, possono costituire, pur nella loro parzialità, un orientamento alla letteratura sul ruolo svolto dai parch ilocali di interesse sovracomunale nella configurazione della città e del territorio metropolitano.
AA.VV. – PLIS. Parchi locali di interesse sovracomunale, Consorzio Parco del Molgora, 2003 Calvaresi, Claudio – Gfeller, Caterina - Longo, Antonio - Guida alla governance dei parchi della Provincia di Milano, Provincia di Milano, Milano 2005 Di Fidio, Mario – Ferrari, Alessandro – Lazzeri, Omar – I Parchi Locali di Interesse Sovracomunale in Lombardia, Fondazione Lombardia per l’ambiente, Milano 2001 Dimaggio, Claudia – Ghiringhelli, Rossana - Reti ecologiche in aree urbanizzate, Quaderno del PTC della Provincia di Milano, n° 13, Franco Angeli, Milano 1999 Engel, Marco - Spinelli, Giampiero - Il sistema delle aree verdi nel territorio provinciale, Provincia di Milano, Milano 1986 Malcevschi, Sergio – La rete ecologica della Provincia di Milano, Quaderno del PTC della Provincia di Milano, n° 4, Franco Angeli, Milano 1999 Mauri, Michele (a cura di) - Parchi locali di interesse sovracomunale: nuovi protagonisti nelle strategie di valorizzazione del territorio, Atti del seminario, Bellavite, Missaglia 2000 Provincia di Milano – Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, Milano 2003
Bilanci e strategie
113
P L I S
Plis proposti
Parco della Collina di San Colombano
Parco delle Cascine
Parco Est delle Cave
dei Colli Briantei p. 536 del Molgora p. 384 del Rio Vallone p. 116 Est delle Cave p. 592 delle Cascine p. 330 della Collina di San Colombano p. 264
Parco del Rio Vallone
Parco Parco Parco Parco Parco Parco
Parco del Molgora
Parco della Valletta
Parco della Cavallera
Parco della Media Valle del Lambro
del Grugnotorto-Villoresi p. 466 della Brianza Centrale p. 220 della Media Valle del Lambro p. 496 della Cavallera p. 680 della Valletta p. 608
Parco della Brianza Centrale
Parco Parco Parco Parco Parco
Parco del Grugnotorto-Villoresi
Parco della Brughiera Briantea
Parco della Balossa
Parco Basso Olona-Rhodense
del Bosco del Rugareto p. 186 dei Mulini p. 638 Basso Olona-Rhodense p. 652 della Balossa p. 564 della Brughiera Briantea p. 354
Parco dei Mulini
Parco del Bosco del Rugareto
Parco del Bosco di Legnano
Parco del Roccolo
Parco Alto Milanese
Plis riconosciuti
114
Parco Parco Parco Parco Parco
del Gelso p. 666 delle RoggĂŹe p. 624 Alto Milanese p. 156 del Roccolo p. 432 del Bosco di Legnano p. 296
Parco delle RoggĂŹe
Parco del Gelso
Parco Parco Parco Parco Parco
Parco dei Colli Briantei
SCHEDE DEI PLIS
PA R C O D E L R I O VA L L O N E Elementi identificativi .........................118 Inquadramento territoriale ................128 Territorio del Parco ............................129
116
Pianificazione ........................................142 Gestione, fruizione e progettualitĂ ....150
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco del Rio Vallone
Codice PLIS: PL_015 P R O V I N C E : Milano, Lecco. C O M U N I : Aicurzio, Basiano, Bellusco, Busnago, Cavenago di Brianza,
Masate, Mezzago, Ornago, Sulbiate e Verderio Inferiore (LC). R I C O N O S C I M E N T O : Del.GR n°5/21784 del 23/04/1992 (riconoscimento
nei comuni di Basiano, Bellusco, Cavenago di Brianza, Masate, Ornago); Del.GR n°6/33405 del 19/12/1997 (ampliamento a Ornago); Del.GP n°572/05 del 27/7/05 (ampliamento a Aicurzio, Busnago, Mezzago, Sulbiate); Del.GP di Lecco n°74 del 30/9/05 (ampliamento a Verderio Inferiore). A M P L I A M E N T I : Aicurzio, Gessate, Bernareggio, Cambiago, Cornate
d’Adda. G E S T I O N E : Consorzio tra i Comuni di Aicurzio, Busnago, Basiano,
Bellusco, Cavenago, di Brianza, Gessate, Mezzago, Masate, Ornago, Sulbiate e Verderio Inferiore. S E D E : Cascina Sofia 1, 20040 Cavenago Brianza (MI)
tel. 02 95335235 - fax. 02 95019052 e-mail: info@parcoriovallone.it www.parcoriovallone.it S U P E R F I C I E : totale: 1019 ha; nella pagina accanto, In un ambito diffusamente antropizzato, il Parco tutela ambienti di eccezionale pregio naturalistico inseriti nel paesaggio agricolo dell’alta pianura asciutta
provincia di Milano: 201 ha provincia di Monza e Brianza: 723 ha; provincia di Lecco: 95 ha. O B I E T T I V I : tutela naturalistica del corso del Rio Vallone.
In un ambito diffusamente antropizzato, una ramificata rete viaria
nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR
determina una notevole frammentazione del territorio, che solo lungo l’asse del Rio Vallone può trovare un elemento di continuità ambientale. Il Parco tutela ambienti di eccezionale pregio naturalistico, come
Inquadramento territoriale e possibili ambiti di ampliamento del Parco su ortofoto
lembi di foresta planiziale di querce e alcune zone umide, inserite nel paesaggio agricolo dell’alta pianura asciutta.
118 Parco del Rio Vallone
119
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco del Rio Vallone fa parte del sub-sistema est, tra i parchi Valle Lambro e Adda Nord, costituito anche dai PLIS del Molgora, dei Colli Briantei, della Cavallera, delle Cave, questi ultimi due in via di riconoscimento. Attraversato trasversalmente dal tracciato della A4 Milano-Venezia, il Parco è situato nella porzione nord-est della provincia di Milano (Brianza orientale), inserito fra il Parco regionale dell’Adda Nord e il PLIS del Molgora.
Territorio
122
Lungo il Rio Vallone, uno dei principali elementi di caratterizzazione dell’altopiano ferrettizzato dell’est brianzolo, il Parco rappresenta un polmone verde in un territorio fortemente urbanizzato, a nord-est della cintura metropolitana milanese Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
Il Parco, recentemente ampliato verso il Parco Adda Nord, si sviluppa
e commerciali che, assieme all’espansione
lungo l’asta dell’omonimo torrente Rio Vallone, uno dei principali ele-
delle aree residenziali, ha concorso in modo
menti di caratterizzazione dell’altopiano ferrettizzato dell’est brian-
significativo all’erosione di ampie superfici
zolo, formando un polmone verde in un territorio fortemente urbaniz-
di suoli agricoli. Le aree ove tale processo
zato, a nord-est della cintura metropolitana di Milano.
appare più evidente sono quelle lungo l’au-
L’area del Parco del Rio Vallone ha pienamente condiviso le potenti
tostrada A4, nei pressi dell’abitato di Ber-
trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato la Brianza, e hanno
nareggio e nel territorio compreso tra Bellu-
connotato l’attuale uso del suolo nel quale gli elementi “naturali” risul-
sco e Busnago. La maturazione di iniziative
tano residuali rispetto ai piani di sviluppo urbanistico. L’ambito della
volte a tutelare le parti più pregevoli e in-
Brianza orientale è infatti caratterizzato dalla pervasiva presenza del-
teressanti dell’ambiente (in particolare, ma
l’urbanizzato immerso in una matrice agricola con la quale ha stabilito
non solo, i Consorzi del Parco del Molgora
modi di contatto caratterizzati da aree di frangia spesso disordinate e
e del Rio Vallone) ha contribuito ad eleva-
dalla capillare, e spesso imponente, presenza di infrastrutture viarie.
re ulteriormente i valori territoriali e urbani
Il processo di sviluppo dell’area, acceleratosi fortemente a partire dagli
dell’area. Le principali indicazioni fornite
anni ’60, è avvenuto sulla base di modalità insediative che non hanno
dagli strumenti urbanistici comunali sono
compromesso in modo significativo né il territorio né la preesistente
costituite dalla presenza di aree produtti-
struttura urbana e demografica. L’evidente e pronunciato ampliamento
ve di espansione lungo il tracciato della A4,
degli insediamenti residenziali, con una netta espansione dei centri
ma anche lungo la SP2, dove, fra Bellusco
urbani, una volta poco estesi e con nuclei densi a delimitazione ab-
e Busnago appare significativo il rischio di
bastanza netta e ben separati tra di loro, ha condotto alla fusione di
saldatura tra i centri abitati contermini. In
nuclei limitrofi e alla eliminazione delle case sparse e delle piccole
quest’area la realizzazione di un campo da
unità quali ortaglie, frutteti, ecc., caratteristiche degli insediamenti
golf attorno al nucleo di Camuzzago (Bellu-
rurali. Da una parte, la prevalente concentrazione dei nuovi insedia-
sco), se da un lato può contribuire a preser-
menti ha consentito di mantenere e di rafforzare un modello fondato
vare la presenza di spazi aperti, dall’altro
su un reticolo di centri che solo in rari casi hanno conosciuto forme di
non appare una scelta opportuna dal punto
conurbazione. Dall’altra, la qualità delle nuove strutture produttive ha
di vista della pubblica fruizione.
determinato un ulteriore orientamento verso un sistema residenziale
Infine, le espansioni residenziali interes-
ad alta e medio-alta qualificazione, dalle caratteristiche assai differen-
sano principalmente i margini urbani degli
ti rispetto al modello di urbanizzazione tipico dell’hinterland metro-
abitati di Ornago, Busnago e Roncello, co-
politano. Allo stesso tempo il significativo sviluppo economico ha de-
muni dove sono in atto evidenti trasforma-
terminato la comparsa di ampie aree destinate alle attività produttive
zioni insediative.
Paesaggio e ambiente
Il boscone di Ornago, lungo il corso del Rio Vallone, uno degli ambiti di maggior potenzialità per il riequilibrio ecologico del territorio
Il PLIS del Rio Vallone è situato nel contesto dell’alta pianura terrazza-
del sistema insediativo e in relazione alla loro funzione di riequilibrio
ta, in un ambito territoriale caratterizzato da lievi ondulazioni e mo-
ecologico, riqualificazione del paesaggio e promozione di un “presidio
dellamenti dovuti alla presenza del terrazzo fluvioglaciale di Trezzo,
ecologico” del territorio.
dove la scarsa permeabilità dei suoli ha determinato un fitto reticolo
Il modificarsi delle pratiche agricole ha inoltre comportato una pro-
idrografico costituito da corsi d’acqua a regime temporaneo, alimen-
gressiva riduzione e impoverimento dei caratteristici elementi di inte-
tati dagli afflussi meteorici.
resse ecologico propri della campagna, con la presenza degli elementi
Le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato tale am-
naturali del tutto ridotta e marginale e le formazioni prevalentemente
bito hanno fatto si che le fasce di naturalità lungo Molgora e Rio Val-
isolate fra di loro.
lone rappresentino degli elementi di eccezione in un territorio in cui
Se facciamo salva la valle dell’Adda che delimita a oriente la Brianza,
la presenza di spazi agricoli appare ancora rilevante, determinando la
le uniche presenze di una qualche significatività che possiedono an-
riduzione dei connotati di naturalità e la progressiva perdita di funzio-
cora caratteri di unitarietà e di relativa continuità sono rappresentate
nalità ecologica. Il Parco del Molgora garantisce, pur con le restrizioni
dalla valle del Molgora e da quella del Rio Vallone, confermandone il
determinate dagli attraversamenti urbani, una continuità del sistema
ruolo di corridoio ecologico.
ecologico nord-sud, ponendo in relazione il sistema prealpino della
Nel sistema delle aree regionali protette l’area costituisce un impor-
Brianza con i parchi urbani del sistema metropolitano. A sua volta il
tante corridoio ecologico essendo circondato a ovest dal Parco del
Parco del Rio Vallone rappresenta un sostanziale elemento ecologico
Molgora, a sud dal Parco Sud, a est dal Parco dell’Adda Nord e a nord
nord-sud, con il ruolo di “ricucitura” fra le aree agricole periurbane e
dal Parco di Montevecchia e della Valle del Curone.
quelle di frangia oltre che, almeno in prospettiva, di connessione della
Il Rio Vallone sembra avere conservato in buona misura l’assetto mor-
rete ecologica con il sistema ambientale dell’Adda.
fologico e le caratteristiche strutturali; le maggiori modifiche derivano
In tale ambito il sistema agricolo, in cui prevalgono le superfici a
dall’interferenza con le vie di comunicazione, dagli interventi di siste-
seminativo e a prato, appare ancora riconoscibile e apprezzabile, ri-
mazione idraulica e dalla pressione esercitata dallo sviluppo delle aree
vestendo notevole importanza in quanto elemento di interfaccia e di
industriali, che hanno determinato la mancanza di acqua nel torrente
relazione tra i diversi sistemi insediativi e, almeno in prospettiva, per
per la maggior parte dell’arco dell’anno.
la possibilità di istituire un rapporto privilegiato tra i margini dei tes-
Altri corsi d’acqua presenti, oltre al canale Villoresi, sono il Rio Cava
suti urbani e lo spazio aperto. Sotto il profilo paesistico-ambientale,
e il Rio Pissanegra, per i quali gli elementi di maggiore criticità sono
sono aree di estrema potenzialità (e per contro di estrema fragilità)
rappresentati dalle interferenze con l’incremento dello sviluppo della
proprio in ordine al loro ruolo di assorbimento degli impatti da parte
rete viaria.
124 Parco del Rio Vallone
Un sistema agricolo, in cui prevalgono le superfici a seminativo e a prato, ancora riconoscibile e apprezzabile e che riveste notevole importanza come elemento di relazione tra i margini dei tessuti urbani e lo spazio aperto
125
Mobilità
La principale infrastruttura presente nell’ambito del Parco è rappresen-
il previsto svincolo di Bellusco e
tata dall’autostrada A4 Milano-Bergamo, che interessa la sua porzione
l’opera connessa costituita dalle
più meridionale, comportando rilevanti modifiche sugli agroecosiste-
varianti alle SP3, SP177 e SP210
mi, condizionando l’evoluzione dello sviluppo insediativo e rappresen-
esterne alle aree urbane di Bellu-
tando il fattore principale di frammentazione delle residue unità na-
sco, Bernareggio, Aicurzio e Sul-
turali. Per il tratto di A4 compreso tra Cavenago e Trezzo sull’Adda è
biate). Per entrambe queste ope-
stato recentemente completato l’ampliamento in sede a quattro corsie
re sono stati aperti i tavoli degli
per senso di marcia, con lavori ancora in fase di realizzazione lungo le
Accordi di Programma, successi-
tratte esterne fino a Milano e a Bergamo.
vi alle approvazioni dei progetti
Più distanti, a est e a ovest del PLIS, si collocano la SP176 Gessate-
preliminari con prescrizioni da
Bellusco, la SP179 Villa Fornaci-Trezzo e la SP207 Basiano-Roncello,
parte del CIPE, nell’ambito della
che collegano la ex-SS11 Padana Superiore (posta poco più a sud) con
Legge Obiettivo.
la SP2, interconnettendosi anche con la A4 in corrispondenza degli
Relativamente al trasporto pub-
svincoli di Cavenago-Cambiago e Trezzo sull’Adda (ristrutturati conse-
blico su ferro, sempre esterna-
guentemente ai lavori di ampliamento della carreggiata autostradale).
mente all’area del PLIS, in co-
Altre direttrici provinciali che attraversano il territorio del PLIS, per
mune di Gessate, si attesta il
i collegamenti intercomunali in direzione est-ovest, sono la SP57 tra
capolinea della metropolitana M2 di Milano, mentre, all’altezza di Vimercate, si potrebbe in prospettiva posizionare il capolinea del prolungamento del ramo di Cologno Monzese della medesima metropolitana (per la quale è stato predisposto uno studio di fattibilità). L’area nord del PLIS sarà, invece, direttamente interessata dal passaggio della nuova tratta ferroviaria Carnate-Bergamo, ramo nord-est del previsto sistema di
Roncello e Ornago, la SP245 tra Basiano e Cambiago e la SP216 tra
gronde ferroviarie per le merci
Masate e Gessate.
(con progetto preliminare appro-
Per quanto riguarda l’area di recente ampliamento nord del PLIS, que-
vato con prescrizioni dal CIPE
sta è attraversata dalla SP156 Bellusco-Cornate e dalla SP210 Sulbiate-
nell’ambito della Legge Obietti-
Verderio, mentre, esternamente, ad est e ad ovest, transitano la SP3
vo), il cui tracciato è previsto in
d’Imbersago, la SP177 Bellusco-Gerno e la SP178 Roncello-Cornate.
affiancamento a quello della Pe-
A Cambiago e Gessate è prevista la realizzazione di due varianti di
demontana.
tracciato, a ovest della SP176 (con previsione contenuta nel Piano Generale del Traffico Urbano del Comune di Gessate) e a nord della SP216 (con progetto definitivo della Provincia di Milano), che consentiranno di migliorare la percorrenza dei due itinerari, by-passando esternamente le aree urbane, così come è previsto lungo la ex-SS11 a nord
Sistema della mobilità esistente e prevista
dell’abitato di Bellinzago. Oltre a questi, i più importanti interventi infrastrutturali che interes-
La ramificata rete viaria determina una notevole frammentazione del territorio, comportando rilevanti modifiche sugli agroecosistemi e condizionando l’evoluzione dello sviluppo insediativo
seranno il comparto circostante il PLIS sono, a sud-ovest (sebbene ad una certa distanza da esso), la Tangenziale Est esterna di Milano (interconnessa con la A4 a Caponago-Agrate e con la ex-SS11 nei pressi di Gessate) e, a nord, la tratta Vimercate-Osio del Sistema Viabilistico Pedemontano (interconnessa indirettamente con la SP2 attraverso
126 Parco del Rio Vallone
127
T E R R I TO R I O D E L PA R C O Il territorio compreso entro i confini del Parco è diffusamente antropizzato, con diversi nuclei di abitati densi fra i quali si inseriscono significativi poli produttivi, connessi da una rete viaria molto ramificata, determinando una notevole frammentazione del territorio, che solo lungo l’asse del Rio Vallone può trovare un elemento di continuità ambientale.
Il territorio della porzione centro-meridionale del Parco concentra i poli
Aspetti territoriali
produttivi di maggiori dimensioni e le infrastrutture lineari più importanti, con l’autostrada A4 che produce una netta divisione dell’area. Nella zona più meridionale del Parco insiste invece un solo polo produttivo, di dimensioni contenute, nei pressi della cascina San Naborre (Masate), mentre non vi sono infrastrutture lineari importanti, oltre al tracciato della metropolitana M2 che interessa il territorio di Gessate. Le dinamiche insediative, che privilegiano l’affaccio in prossimità dei limiti amministrativi, causano una difficoltà di continuità tra l’area del Un territorio diffusamente antropizzato, con nuclei di abitati densi, connessi da una ramificata rete viaria, ed estesi ambiti agricoli
Parco e le zone agricole circostanti. Dalla lettura degli strumenti urbanistici comunali emergono, all’interno del perimetro del Parco, accanto a una preponderante presenza di aree destinate a uso agricolo, due grandi aree destinate ad attrezzature di livello sovracomunale, l’ex discarica di Cavenago e l’ex Sanatorio
nella pagina precedente, Usi aggregati dei suoli
di Ornago.
Parco del Rio Vallone
129
Aspetti paesistico-ambientali
Morfologicamente il territorio del Parco è caratterizzato da terrazzi
suggestive formatesi per il ristagno dell’acqua piovana sul suolo ar-
fluvioglaciali, che determinano un paesaggio mosso e vario, caratte-
gilloso, ha recentemente proposto due Siti di Importanza Comunitaria
rizzato da rilievi morenici, incisi dal corso del torrente Vallone, inte-
(SIC) posti, rispettivamente, fra i nuclei di Ornago e Cavenago di Brian-
ressato dal vincolo ex D.lgs 42/04, art.142, lett. c, già L 431/85 art.1.
za e nel territorio di Mezzago.
Sono presenti diverse zone umide, sorte in vecchie cave d’argilla, che
Fa parte del Parco anche la “collina” della discarica esaurita di Cave-
favoriscono un positivo interscambio fra ecosistemi differenti.
nago (circa 56 ha), ormai in via di recupero attraverso interventi di forestazione e recupero ambientale e il cui profilo è destinato a far
Gran parte del territorio è coperto da superfici agricole a seminativo
parte dell’orografia locale.
semplice (954 ha), talvolta delimitate da siepi e filari, mentre lungo tutto il corso del Rio Vallone e sulle sponde dei corsi d’acqua, la ve-
Nell’ambito meridionale, vicino a cascina Sofia di Cavenago, sono pre-
getazione è costituita in maggioranza da boschi di robinia, arrivando
senti alcune ex cave d’argilla che ora, dopo una serie di interventi di
a coprire circa 80 ettari.
rinaturazione, costituiscono zone umide d’un certo interesse, all’interno dell’oasi naturalistica denominata Le Foppe, votate a un utilizzo
L’assenza di acqua nel Rio per la maggior parte dell’arco dell’anno fa
a scopo didattico-ricreativo.
si che l’ambiente risulti totalmente inospitale alla maggior parte delle
I terrazzi fluvioglaciali determinano un paesaggio mosso e vario, caratterizzato da rilievi morenici, incisi dal corso del torrente Vallone
specie potenzialmente presenti.
Infine, lungo il margine del Parco, il nucleo rurale di Camuzzago (Bel-
Il Parco, che custodisce ambienti di eccezionale pregio naturalistico,
lusco) è interessato da un intervento di recupero che prevede anche la
come alcuni lembi di foresta planiziale di querce e zone umide molto
realizzazione di un campo da golf.
130 Parco del Rio Vallone
Sulle sponde dei corsi d’acqua, come il rio Pissanegra la vegetazione è costituita in maggioranza da boschi di robinia
131
Il patrimonio storico-architettonico appare di notevole importanza pur non essendo paragonabile per diffusione e valore ad altri ambiti della
Beni storico-architettonici e ambientali
Brianza, nei quali il sistema delle dimore extraurbane rappresenta un segno distintivo del territorio. I complessi rurali, prevalentemente a corte aperta e spesso trasformati, pur interessando in modo diffuso tutto l’ambito, non risultano presenti all’interno del Parco, con poche significative eccezioni rappresentate dalla cascina Fornacetta a Verderio, dalla cascina Castellazzo a Basiano, situata lungo il corso del Rio Vallone, e dal nucleo di cascina Sofia a Cavenago Brianza, attualmente sede del Parco. All’esterno del Parco è invece possibile segnalare la cascina San Naborre a Masate, il complesso della cascina Santa Maria a margine dell’abitato di Mezzago e, a Bellusco, il nucleo rurale di Camuzzago con l’oratorio di S.Maria Maddalena. Nel bosco di Ornago un roccolo in disuso presenta ancora l’impianto arboreo e la disposizione planimetrica dell’impianto originario, mentre a Masate si trova un secondo roccolo, il cui recupero potrà contribuire a creare nuovi valori paesaggistici e culturali. Per quanto riguarda invece le architetture religiose, il Santuario di Ornago costituisce, per la sua notorietà, un elemento di chiaro riferimento territoriale. Infine occore considerare che, essendo i centri storici localizzati all’esterno del perimetro del Parco, le altre tipologie di beni risultano presenti solamente ai suoi margini. Lungo il margine nord-ovest del Parco, l’asse storico che da Vimercate raggiunge Lecco rappresenta un importante elemento della memoria storica. La fruizione dell’ambiente naturale da parte delle popolazioni è favorita dalla posizione dei nuclei urbanizzati rispetto all’asse centrale del
Un patrimonio storicoarchitettonico di notevole rilievo, pur non paragonabile ad altri ambiti della Brianza, nel quale spiccano il Santuario di Ornago e il nucleo rurale di Camuzzago con l’oratorio di S. Maria Maddalena
Parco, che permettono lo sviluppo di vie di accesso da ciascuno dei centri abitati che si affacciano su di esso, consentendo all’utente di raggiungere agevolmente gli ambiti naturalistici, grazie allo sviluppo futuro di percorsi fruitivi che non interferiscono con le principali vie di comunicazione. Fra i più significativi ambiti di interesse naturalistico l’oasi Le Foppe e il boscone di Ornago, lungo il corso del Rio Vallone.
nella pagina precedente, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
La presenza, a ridosso del Rio Vallone, del polo industriale impedisce però l’inserimento di aree a verde attrezzato fino al bosco di querce posto all’altezza del Santuario di Ornago.
Parco del Rio Vallone
133
Aspetti naturalistici
-
Riguardo alle unità naturali o naturaliformi occorre innanzi-
da rovi. La vegetazione palustre bordante piccoli specchi lacustri è quasi
tutto sottolineare la modesta diminuzione delle superfici boschive lungo la
del tutto assente ad eccezione di piccole formazioni di cannuccia di palude
VEGETAZIONE
valle del Rio Vallone. Un altro aspetto è rappresentato da manifestazioni di
(Phragmites australis) nell’area circostante le Foppe di Cavenago Brianza
“rinaturazione spontanea”, cioè, un aumento localizzato della vegetazione
e le pozze nei pressi del campo di volo in comune di Bellusco. Parte delle
arborea ed arbustiva in agroecosistemi abbandonati, come è accaduto nei
formazioni erbacee del Parco sono costituite da prati sfalciati e concima-
pressi della cascina S. Giuseppe. Le cenosi forestali presenti nel Parco del
ti. Si tratta di vegetazioni di origine artificiale e quindi a basso grado di
Rio Vallone fanno parte degli aggruppamenti boschivi a latifoglie caducifo-
naturalità, ma con un certo pregio dal punto di vista paesaggistico e della
glie dominati da rovere (Quercus petraia) e farnie (Quercus robur). Queste
ricchezza floristica, che è sempre elevata. Tra le specie più diffuse si rile-
formazioni assumono attualmente le sembianze di aree residuali di una
va l’Avena altissima (Arrhenatherium elatius), il Millefoglio roseo-bianco
fascia ben più ampia ed estesa che si sviluppava sui terrazzi a ferretto
(Achillea roseo-alba) e il Fiordaliso nerastro (Centaurea nigrescens), ma
della Pianura Padana e appartengono alle formazioni forestali tipiche della
anche specie legate a incolti o infestanti dei coltivi, a evidenziare la non
media Europa. All’interno del Parco il bosco situato nei pressi del Santua-
sempre elevata frequenza degli sfalci.
rio di Ornago presenta una struttura arborea-arbustiva immediatamente
Il Parco custodisce ambienti di eccezionale pregio naturalistico, come alcuni lembi di foresta planiziale di querce e il biotopo di Bellusco
-
riconoscibile e ascrivibile alla tipologia sopra citata.
FAUNA
Il bosco situato nei pressi dell’Ospedale di Ornago, pur assumendo nel
alcuni casi con sottobosco ben articolato e con presenza di radure incolte,
corso degli anni la funzione di parco-giardino, accogliendo specie arboree
offre la disponibilità di habitat idonei per specie faunistiche di particolare
ornamentali (generi Picea e cedrus), presenta ancora il corteggio floristico
pregio. Tra le presenze faunistiche di maggior pregio rilevate nel Parco
tipico dei Querceti acidofili. La componente arbustiva presenta un discreto
figurano rapaci diurni (gheppio e poiana) e notturni (allocco, civetta e
numero di specie, quali il Sambuco (Sambucus nigra), il Prugnolo (Prunus
barbagianni), mentre tra le specie particolarmente protette (L 157/92) si
spinosa) e il Sanguinello (Cornus sanguinea). Il sottobosco è ricco di fiori-
segnala il picchio rosso maggiore. Buona anche la presenza di mammiferi
La presenza, all’interno dell’area del Parco, di aree arboree, in
ture di Anemone di bosco (Anemone nemorosa), localmente dominato da
carnivori (donnola e volpe), le cui tracce sono state riscontrate in numero-
graminacee acidofile come il Bambagione aristato (Holcus mollis) o la Gra-
si sentieri nella parte del Parco a nord dell’Autostrada MI-VE. Decisamente
migna altissima (Molinia arundinacea). Lungo il Rio Vallone, il sottobosco
numerosa, specialmente nella zona nei pressi del campo di volo di Bellu-
è dominato dalla Carice brizolina (Carex brizoides) accompagnata dalla
sco, la popolazione di coniglio selvatico, che presumibilmente riveste un
Scilla dei boschi (Scilla bifolia) e più raramente dal Campanellino di prima-
ruolo di rilievo nella catena trofica (prede dei carnivori e dei rapaci).
vera (Leucojum vernum); ciò rileva un maggiore condizionamento operato
L’erpetofauna è piuttosto povera in relazione alla limitata presenza di ha-
dal corso d’acqua, in termini di natura e umidità del suolo. Il patrimonio
bitat acquatici idonei (pozze e fossi di collegamento tra i vari ambienti)
floristico e forestale è tuttavia alterato a causa del pesante intervento an-
e alla temporaneità dei corsi d’acqua. Anfibi sono stati infatti osservati
tropico. Le aree che maggiormente evidenziano questa alterazione sono
solo nei pressi del canale Villoresi e dello stagno delle Foppe e si tratta,
rappresentate da vegetazioni in cui la Robinia (specie esotica, originaria-
in particolare, della Rana verde (Rana sinklepton esculenta) e del Rospo
mente coltivata, oramai spontaneizzata), è l’unica componente arborea
smeraldino (Bufo viridis). Per quanto riguarda i rettili, oltre alla Lucertola
presente. Questo si rileva soprattutto lungo il corso del Rio Vallone, dove
muraiola (Podarcis muralis), si rileva la presenza del Biacco (Coluber vi-
i robinieti sono l’unica tipologia boschiva attualmente presente. In alcuni
ridiflavus) e del Ramarro (Lacerta viridis). Non risultano presenti pesci,
casi alla Robinia, dominante, si associano altre specie, quali il Ciliegio
visto il carattere torrentizio con prevalenti periodi di asciutta dei corsi
tardivo (Prunus serotina) e il Pioppo nero (Populus nigra). I canali di ir-
d’acqua e la mancanza di aree umide naturali. Le specie di uccelli legate
rigazione e i campi coltivati sono talvolta delimitati da siepi e filari, che
all’ambiente agricolo risultano talvolta piuttosto povere (Allodola e Ghep-
rappresentano molto spesso l’unico elemento vegetazionale verticale del
pio) ed estremamente ridotte sono anche le specie legate all’acqua, data la
paesaggio agrario. Lo strato arboreo monoplanare è costituito in prevalen-
quasi totale assenza di ambienti lotici o lentici; la sola Gallinella d’acqua è
za da robinie (Robinia pseudoacacia) o da platani (Platanus hybrida); più
stata rilevata nell’area del Parco. Occorre, infine, ricordare che la presenza
raramente sono presenti farnie (Quercus robur) e olmi campestri (Ulmus
dell’Autostrada MI-VE, costituisce indubbiamente un fattore limitante agli
minor). Nelle siepi lo strato arbustivo è assai scarso e dominato esclusiva-
spostamenti degli animali all’interno del Parco, intersecando il “corridoio”
mente da Sambuco (Sambucus nigra), Ciliegio tardivo (Prunus serotina) e
naturale costituito dal Rio Vallone.
134 Parco del Rio Vallone
Le ex cave d’argilla costituiscono oggi zone umide d’un certo interesse, all’interno dell’oasi naturalistica denominata Le Foppe
135
La rete ecologica
La costituzione di una rete ecologica su un territorio fortemente compromesso dal punto di vista ecologico, quale quello del Parco del Rio Vallone, trova il suo principale ostacolo in un territorio diffusamente antropizzato e con una rete viaria molto ramificata. Solo lungo l’asse del corso d’acqua è possibile trovare un elemento di continuità ecologica, anche se l’autostrada A4 produce una netta divisione. Al sistema antropico si affianca uno scarso sistema di aree naturaliformi, costituite da alcuni lembi boscati relitti e dalla vegetazione arboreo-arbustiva spontanea rilevata lungo la valle del Rio Vallone, il cui alveo si presenta canalizzato e la fascia di vegetazione ripariale tende a ridursi fino a scomparire verso il confine sud. L’attuale spesso assoluta mancanza di connessione fra le isole di vegetazione arborea residue ne produce un significativo isolamento ecologico, mentre un’ulteriore criticità è rappresentata dalla mancanza d’acqua che caratterizza il Rio Vallone per lunghi periodi dell’anno, deprimendo la sua funzionalità ecologica. Il sovrappasso del rio Vallone da parte del canale Villoresi, nei periodi in cui il rio Vallone non è in asciutta può costituire una barriera per la fauna terricola, in quanto il rio scorre in questo punto sotto uno stretto passaggio che ospita solo l’alveo. In questo punto è pertanto necessario creare un passaggio alternativo, quale potrebbe essere un ponte biologico sul canale. Vicino alla cascina Pignone, presso il confine sud del Parco, sono presenti due cave d’argilla, ora con falda a giorno, che servivano la Fornace Cerini, oggi dismessa, e che rendono la zona idonea a divenire un punto di importanza ecologica e fruitiva. In questo ambito il recente progetto di Dorsale verde del nord Milano elaborato dall’Amministrazione provinciale si propone di mettere in relazione e ricondurre a sistema le diverse opportunità di carattere paesistico-ambientale presenti sul territorio, con l’intento di creare una connessione orizzontale fra le diverse Brianze e istituire un legame fra i suoi parchi. Più in generale gli obiettivi perseguiti dal progetto sono: •
collegare e ampliare i parchi esistenti e includere i territori agricoli non compresi in essi;
•
istituire una contiguità spaziale che favorisca lo scambio e l’interconnessione fra le diverse ecologie;
•
rafforzare i corridoi orizzontali al fine di controbilaciare l’andamento nord-sud dei parchi, in un ambito dove i centri urbani sono disposti in forma reticolare, evitando così la loro saldatura;
Nella pagina a destra, dall’alto: - schema del progetto di dorsale verde; - stralcio con l’individuazione del Parco del Rio Vallone
•
garantire un’adeguata compensazione ambientale lungo il tracciato della Pedemontana, evitando al tempo stesso nuovi insediamenti che sfruttano la straordinaria accessibilità generata.
136
A partire dal dopoguerra gli agroecosistemi hanno subito una riduzione
Aspetti agronomici
di superficie a favore, prevalentemente, degli insediamenti civili e industriali, pur consentendo di mantenere il carattere di fitta trama di appezzamenti, mentre le riduzioni più significative si sono avute a carico degli elementi lineari più esili e quindi maggiormente vulnerabili ed effimeri. Secondo una recente indagine effettuata dal Parco, su una superficie agricola totale di 972 ettari operano circa 60 aziende agricole, più della metà delle quali sono cerealicole. Inoltre la cascina Castellazzo di Basiano svolge il ruolo di fattoria didattica, mentre non è presente nessun agriturismo. Fra le attività extra agricole, diffusa è la presenza di piccoli maneggi o pensioni per cavalli. Per quanto concerne le colture praticate, si tratta di un’agricoltura classica di pianura, nella quale sono prevalenti i seminativi a mais o frumento (70 % SAU). Tra Mezzago e Busnago è presente una importante attività produttiva di asparagi, sia in termini quantitativi che qualitativi (Asparago rosa di Mezzago) alla quale è associato un marchio di “denominazione d’origine comunale” (DE.CO.). Inoltre, sono piuttosto
La ripartizione delle superfici agricole e il tipo di conduzione evidenziano un’agricoltura classica di pianura, nella quale prevalgono i seminativi a mais o frumento
diffuse, più o meno sparse su tutta l’area, attività orticole a conduzione domestica, oltre a frutteti e vivai. Decisamente ridotte sono le superfici a prato permanente, mentre sono spesso presenti specie legate ad incolti o infestanti dei coltivi, ad evidenziare la non elevata frequenza dei tagli.
nella pagina precedente La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
Rari sono gli impianti di arboricoltura da legno, costituiti quasi esclusivamente da alberi di Noce (Juglans regia). Oltre il 70% dei terreni sono condotti in affitto o altre forme (comodato, accordi verbali,...).
Parco del Rio Vallone
139
coltura
sup (ha)
seminativi
700
prato
72
vivaio/orticole
15
bosco
150
riposo
25
tare e incolti
10
Rete dei percorsi
Il Parco presenta una fitta rete di sentieri e strade campestri che raggiungono un’estensione complessiva di circa 40 km. Tali percorsi conservano la finalità di collegare i centri abitati e le cascine all’interno del Parco, ma anche di attraversare i terreni agricoli che caratterizzano il territorio. La rete dei percorsi consente di godere del paesaggio tipico dell’alta pianura lombarda (alternarsi di aree agricole ad aree boscate residue di valore naturalistico) e permette il continuare dell’attività lavorativa nel settore agricolo, ormai attento a coniugare l’attività produttiva con la salvaguardia ambientale. Il percorso principale attraversa tutto il territorio del Parco da sud a nord, da Gessate a Verderio Inferiore, sfruttando strade campestri e, ove non possibile, strade comunali asfaltate a basso volume di traffico. Il percorso collega fra loro le principali aree di valore paesistico-naturalistico interne al territorio del Parco. Numerosi sono i percorsi che attraversano in senso est-ovest il Parco, permettendo il collegamento fra i comuni in sponda destra e in sponda sinistra del Rio Vallone e fra questi e il torrente stesso. Lo stato attuale di manutenzione dei percorsi non è sempre ottimale, specialmente nei tratti su strade campestri con fondo sterrato. Il Parco prevede un progetto di riqualificazione e valorizzazione dei percorsi per migliorarne la fruibilità da parte di tutti gli utenti. Fra i principali punti di accesso il PP individua le Porte del Parco, dislocate in posizione strategica rispetto alle aree esterne e alle aree interne al Parco stesso. Si tratta di : • l’oasi naturalistica le “Foppe”, in comune di Cavenago Brianza, • il Boscone in comune di Ornago; • località Castellazzo in comune di Basiano. Il Piano prevede, presso le tre porte, la realizzazione di servizi minimi per l’accoglienza degli utenti del Parco, nel rispetto delle caratteristiche del territorio circostante. Saranno realizzati parcheggi per auto e punti di informazione e ristoro per i visitatori. Stante il perimetro attuale del Parco, definito dagli ampliamenti del 2005 e dalle più recenti previsioni, rivestono grande importanza, nell’ottica di futuri interventi, le possibilità di acesso dai centri urbani di Bernareggio, Aicurzio, Mezzago, Cornate e Gessate. L’accessibilità ciclistica al Parco è permessa sfruttando la Rete Strategica
Una fitta rete di sentieri e strade campestri collegano i centri abitati e le cascine all’interno del Parco, attraversando i terreni agricoli che caratterizzano il territorio
della Mobilità ciclistica – MiBici – messa a punto dalla Provincia di Milano. I grandi itinerari individuati si pongono come elementi di connessione fra i PLIS, i parchi regionali e il nucleo metropolitano centrale. Attualmente l’unico itinerario continuo di accesso al Parco del Rio Vallone è rappresentato dalla pista ciclabile realizzata lungo il naviglio Martesana. Gli altri
nella pagina successiva, Rete dei percorsi
itinerari sono, infatti, ancora frammentati.
140
PIANIFICAZIONE S T R U M E N T O : Piano Particolareggiato (PP) vigente e recepito solo per
territorio in unità funzionali, basate sulle carat-
i comuni di Basiano, Bellusco, Cavenago di Brianza, Masate, Ornago.
teristiche e vocazioni ambientali, naturalistiche
Attualmente è in corso l’aggiornamento del Piano esteso a tutto il ter-
e paesaggistiche delle diverse porzioni di Parco.
ritorio e la cui ultimazione è prevista per la fine del 2007.
In rapporto al perimetro riconosciuto del Parco, coincidente con il perimetro del PP, le aree risul-
A P P R O V A Z I O N E : Del. Assemblea Consortile n°7 del 12/10/2001.
tano disciplinate in due differenti modalità (tav. 13):
CARATTERI
Il Piano Particolareggiato indica le modalità di pianificazione e gestio-
•
ne del Parco. Le modalità di pianificazione sono le seguenti:
Parco, ma interne al perimetro comunale di
•
mantenimento, recupero e riqualificazione dell’assetto naturale e
PRG di Parco. Per questa situazione, il PP non
paesistico, nonché continuazione dell’attività agricola;
effettua alcuna scelta, in quanto ha individua-
conservazione e valorizzazione delle emergenze naturali, nonché
to come proprio perimetro il perimetro rico-
tutela e ricostruzione del paesaggio tradizionale e recupero delle
nosciuto. La disciplina delle aree è lasciata
•
all’iniziativa comunale;
aree degradate; •
conservazione e ricostruzione della vegetazione forestale, favoren-
•
aree interne al perimetro riconosciuto del
do la diffusione delle specie tipiche locali e la conversione dei bo-
Parco, ma esterne al perimetro comunale di
schi cedui in cedui composti e in boschi d’alto fusto;
PRG di Parco. Per questa situazione, il PP non
•
salvaguardia degli specchi e dei corsi d’acqua;
effettua egualmente alcuna scelta, richiaman-
•
mantenimento delle caratteristiche architettoniche dell’edilizia;
dosi sia al desiderio di non contrastare le spe-
•
attrezzature e interventi per l’esercizio delle attività ricreative
cifiche volontà dei Comuni, sia all’art. 58-bis
compatibili con i caratteri naturali e paesistici, con particolare ri-
della LR 1/2000, che consente modifiche al
ferimento al sistema dell’accessibilità interna (sentieri pedonali,
perimetro dei Parchi senza mutare la disci-
piste ciclabili, percorsi didattici);
plina urbanistica dei PRG. Le aree interessate
cessazione delle attività incompatibili.
sono poste all’interno del perimetro del Par-
•
Il Piano si basa sul mantenimento, il recupero e la riqualificazione dell’assetto naturale e paesistico, favorendo la continuazione dell’attività agricola
aree esterne al perimetro riconosciuto del
co, ma la loro disciplina é rinviata direttamen-
142
Per quanto concerne invece la gestione del Parco, questa è affidata a
te ai vari PRG. Sarà la successiva eventuale
un consorzio fra i Comuni interessati.
volontà dei comuni a decidere se adeguare i
L’elemento base sul quale il Piano è impostato è la suddivisione del
propri PRG al perimetro riconosciuto.
Il territorio disciplinato dal PP copre una superficie di 486 ha (mq 4.856.323), contro i 1.019 ha di superficie complessiva. Le unità funzionali in cui è stato diviso il Parco nel Piano Particolareggiato sono le seguenti: •
unità 1: fluviale;
•
unità 2: recupero ambientale;
•
unità 3: rilevanza ambientale e biotopi;
•
unità 4: aree umide;
•
unità 5: parco del sanatorio di Ornago;
•
unità 6: agricola;
•
unità 7: viabilità.
Tutte le aree del Parco, con la sola esclusione della Unità 6 (agricola), sono potenzialmente preordinate all’uso pubblico ed è prevista l’acquisizione alla pubblica proprietà solo delle aree specificamente individuate dalla tav. 2. Il Piano è attuato in fasi successive, mediante “progetti esecutivi di area” estesi almeno all’intero ambito di ciascuna unità funzionale. ELABORATI DI PIANO
1. Relazione 2. Norme di attuazione 3.1-5 Elenco delle proprietà contenute nel Piano (Basiano, Bellusco, Cavenago Brianza, Masate e Ornago) 4. Documentazione fotografica 5. Norme tecniche di attuazione dei PRG dei Comuni interessati
nella pagina successiva, Legende della tav. 7 e delle tavv. 8.1-6 (Progetto: Suddivisione in unità funzionali) e della tav. 9 e delle Tavv 10.1-6 (Progetto: Interventi proposti)
Tav. 1 - Rilievo: corografia - scala 1:25000
AMBITI DI NATURALITÀ
Tav. 2 - Rilievo: unità ecosistemiche - situazione all’anno 1954 - scala
Nel Parco acquistano particolare rilevanza le aree specificatamente
1:5000
destinate alla categoria “Ambiti di naturalità”. Si tratta, innanzitutto,
Tav. 3 - Rilievo: unità ecosistemiche - situazione all’anno 1991 - scala
di quelle parti del territorio prossime ai corsi d’acqua, quali il Rio
1:5000
Vallone, il Rio Cava, il Rio Pissanegra e il canale Villoresi, interessate
Tav. 4 - Rilievo: carta della vegetazione - scala 1:5000
dall’Unità 1 - fluviale (art.4). Tale unità costituisce l’asse portante
Tav. 5 - Rilievo: PRG vigenti - azzonamento - scala 1:5000
della rete ecologica del Parco e su di essa sono proposte misure per la
Tav. 6 - Rilievo: catasto parte 1 - scala 1:5000
riqualificazione della vegetazione e per il miglioramento del rapporto
Tav. 7 - Progetto: suddivisione in unita’ funzionali - intero territorio
con la matrice agricola.
- scala 1:5000
I principali obiettivi del Piano nella unità 1 sono i seguenti:
Tav. 8.1-6 - Progetto: unità funzionali - scala 1:2000
•
ricostruzione e/o mantenimento delle unità ecosistemiche acquatiche;
Tav. 9 - Progetto: interventi proposti - intero territorio - scala 1:5000
•
miglioramento funzionale del corridoio ecologico;
Tav. 10.1-6 - Progetto: interventi proposti - scala 1:2000
•
potenziamento della vocazione faunistica degli habitat periacquatici;
Tav. 11 - Variante LR 23/97: perimetro del PP in rapporto al perimetro
•
salvaguardia della qualità delle acque;
dei PRG - scala 1:5000
•
mantenimento di un minimo deflusso vitale lungo il corso d’acqua;
Tav. 12 - Variante LR 23/97: aree di interesse pubblico - scala 1:5000
•
recupero delle aree inquinate.
Tav. 13 - Progetto: rapporto con il PRG dei vari Comuni: zone non di-
L’area su cui è prevista la cassa di espansione del Rio Pissanegra in-
sciplinate dal PP - scala 1:5000
teressa invece l’Unità 2 - controllo ecologico (art.5), comprendente
Caratteristiche e prescrizioni del PP
l’asta fluviale del torrente e i terreni circostanti. Altri territori di interesse naturalistico sono rappresentati dalle aree di rilevanza ambientale e dai biotopi. L’Unità 3 (art.6) comprende, oltre al biotopo di Ornago costituito da aree agricole frammezzate da aree boscate di interesse botanico e fau-
144 Parco del Rio Vallone
145
nistico lungo il Rio Pissanegra, il boscone di Ornago, l’area boscata di
co che possono ancora essere destinate alla conduzione agricola e
maggiori dimensioni presente nel Parco, collocata lungo il Rio Vallone.
forestale secondo le normali pratiche agronomiche. L’attività agricola
L’Unità 4 - biotopo di Bellusco, rappresenta invece un’area di interesse
è mantenuta e sostenuta sia come attività economica importante, sia
botanico e faunistico, costituita da un’ex cava esaurita divenuta un
per il suo contributo alla valorizzazione del paesaggio e dell’ambien-
habitat naturale con presenza di acqua. Infine, l’Unità 5 – pubblici ser-
te, incentivando il recupero degli elementi paesistici agricoli anche
vizi (art.7) è in parte interessata da aree di interesse naturalistico, in
in funzione di arginatura alla conurbazione. Il Piano intende favorire
particolare la ex discarica di Cavenago (5.1), ormai recuperata a verde
la progressiva riduzione dell’impatto ambientale indotto dall’uso di
pubblico, e l’oasi naturalistica “le Foppe”, sempre a Cavenago (5.3).
prodotti chimici e dall’uso intensivo di macchine agricole, introducendo pratiche agronomiche maggiormente compatibili, anche attraverso
Il PP individua (Tavv. 5, 9 e 10) una serie di possibili interventi pun-
incentivi economici e raccordando l’attività produttiva agricola con
tuali (mirati ad aspetti di criticità localizzati) o di azioni di governo di
quelle di tutela vegetazionale-faunistica e ambientale-paesaggistica.
aree finalizzate alla riduzione degli impatti oggi presenti e al miglio-
Un altro importante obiettivo è legato a una maggiore integrazione
ramento ambientale a fini botanici e faunistici:
fra l’esercizio dell’attività agricola e la fruizione dello spazio rurale
•
la rinaturazione diffusa;
aperto alle esigenze della popolazione dell’area.
•
la salvaguardia delle isole di naturalità;
•
la riqualificazione ecologica delle aree degradate;
AMBITI PER LA FRUIZIONE
•
la riqualificazione ecologica della discarica, ormai ultimata;
Le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti per la frui-
•
la costituzione di siepi, filari e macchie arboree;
zione” non assumono particolare rilevanza da un punto di vista quanti-
•
la riqualificazione della vegetazione;
tativo. Si tratta, innanzitutto, di quelle parti del Parco prossime ai suoi
•
la riqualificazione di aree intercluse fra infrastrutture lineari;
confini che, per la loro collocazione in rapporto alle aree urbanizzate
•
la creazione di passaggi per la fauna.
e alle aree di attrazione interne, sono da destinarsi al tempo libero ed in particolare alle attrezzature di servizio agli utenti.
AMBITI AGRICOLI
Le aree a verde attrezzato costituiscono elemento di fruizione privile-
Le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti agricoli” in-
giata dell’ambiente naturale per la generalità del pubblico e trovano
teressano più della metà del territorio disciplinato dal PP, rendendo
dislocazione entro alcune aree appartenenti all’Unità 5 – servizi pub-
tale ambito, anche per il suo ruolo ecologico, uno dei punti salienti
blici (art.7), in prossimità di strade di grande comunicazione, quali
della pianificazione.
l’oasi naturalistica “le Foppe”, il boscone di Ornago, nei pressi del
L’Unità 6 - agricola (art.9) individua quelle parti del territorio del Par-
Santuario di Ornago e in località Castellazzo.
146 Parco del Rio Vallone
L’agricoltura è mantenuta e sostenuta sia come attività economica, sia per il suo contributo alla valorizzazione del paesaggio e dell’ambiente
147
La lettura della normativa secondo i grandi ambiti della pianificazione di settore fornisce i seguenti dati:
ALTRE AREE
Tav. 7 - Progetto: Suddivisione in unità funzionali
Le aree esterne al perimetro di PP, anche se appartenenti al perimetro di PRG (art.2 C.1 - aree esterne), non vengono disciplinate e la loro gestione urbanistica è riservata alle indicazioni dei vari strumenti urbanistici comunali. Non vengono altresì disciplinate dal PP (art.2 C.3 - aree grigie), secondo le indicazioni dell’articolo 58-bis della LR
•
naturalità: 165,84 ha (34,2%);
•
agricoltura: 273,88 ha (56,4%);
•
fruizione: 4,24 ha (0,9%);
•
aree urbane: 36,68 ha (7,5%);
•
altro: 5 ha (1%).
Tipi di ambito
Superficie mq parziale
Aree disciplinate dai P.R.G. dei vari Comuni (Aree grigie) Unità 1: fluviale
fluviale corso d’acqua
1/2000, le aree interne al perimetro di PP, ma esterne al perimetro di PRG, indipendentemente dalla zona omogenea di PRG e le aree appartenenti a zone omogenee specificamente destinate dall’azzonamento
Unità 2: di controllo ecologico
non siano Parco, zona agricola e fascia di rispetto stradale. Tra le aree
Unità 3: di rilevanza ambientale e biotipi 3a. Biotipi di Ornago 3b. Boscone di Ornago
riconducibili alla pianificazione comunale sono presenti alcune aree
Unità 4: aree umide del biotipo di Bellusco
appartenenti all’Unità 5 – servizi pubblici (art.7). Si tratta di due aree
mento delle attività e la possibilità di ampliamento delle strutture, nel
Unità 5: servizi pubblici 1. Bosco urbano ex discarica CEM 2. Sede amministrativa consorzio CEM 3. Oasi naturalistica “le Foppe” 4. Ospedale “Sanatoio di Ornago” 5. Attrezzature collettive 6. Attrezzature collettive 7. Attrezzature collettive 8. Parcheggio, chiosco e depuratore di Castellazzo
rispetto delle caratteristiche ambientali esistenti.
Unità 6: agricola
Il Piano individua anche nell’Unità 7 – viabilità (art.10) l’Autostrada A4
Unità 7: viabilità
di PRG a zona residenziale e a zona produttiva o ad altre funzioni che
principali, la sede del Consorzio Provinciale Est Milanese per lo smaltimento rifiuti a Cavenago Brianza (art.7.2), per la quale è previsto il proseguimento delle attività in atto, con la possibilità di ampliamento delle strutture, nel rispetto delle caratteristiche ambientali esistenti e l’ex “sanatorio” di Ornago (art.7.4), per il quale è previsto il prosegui-
Milano-Venezia e le SP 2, 57 e 245. Per esse i principali obiettivi del Piano sono i seguenti: •
mitigazione degli impatti visivi, riduzione del rumore, protezione
•
riduzione dell’effetto barriera per il corridoio ecologico.
760.709 33.188
TOTALE
Strade esistenti Strade in progetto
Perc.
totale 126.783
2,61%
793.897
16,35%
66.270
1,36%
351.465
7,24%
11.707
0,24%
717.418
14,77%
2.738.796
56,40%
49.987
1,03%
4.856.323
100,00%
283.706 67.759
327.234 131.692 107.812 90.912 2.970 42.424 6.970 7.404
43.990 5.997
dalle emissioni gassose inquinanti;
148 Parco del Rio Vallone
149
GESTIONE FRUIZIONE E PROGETTUALITÀ Aspetti gestionali
La struttura che gestisce il Parco è composta da 4 persone:
con temi di carattere naturalistico, ambientale,
•
Direttore tecnico (dott. for.);
architettonico e della cultura contadina, fra le
•
Responsabile Servizio Contabilità e Finanze (rag.);
quali è possibile segnalare l’annuale festa del
•
Collaboratore Amministrativo;
Parco e la partecipazione alle diverse feste dei
•
Segretario Consortile (dott.sa);
comuni coinvolti nel Parco. Per queste attività il Parco stima il coinvolgimento
Il consorzio si avvale inoltre della collaborazione di tecnici esterni per
di circa 500 persone. Recentemente è stato rea-
il raggiungimento di specifici obiettivi, in particolare:
lizzato il primo numero di “Saltamartino”, foglio
•
aspetti agricoli;
informativo distribuito in 10.000 copie ai comu-
•
aspetti naturalistici e sportello servizi Parco (dott. nat.);
ni, alle biblioteche, alle scuole del Parco e din-
•
corsi di educazione ambientale e visite guidate (arch. e dott.sa);
torni, con informazioni sulle attività culturali e
•
aspetti urbanistici e pianificazione attuativa (arch.);
sulle iniziative del Parco, nell’ottica della costru-
•
consulenze informatiche e realizzazione sito web.
zione di una nuova consapevolezza ambientale e nello sviluppo di nuovi modelli comportamentali.
Budget
Il totale delle entrate nel 2006 è stato pari a 200.521 €. Il contributo della Provincia di Milano è stato pari a 69.514 € (16 % dell’ammontare
Non esistono indagini in grado di permettere una
delle entrate). La Provincia di Milano, con il bando 2006 per il finan-
valutazione quali/quantitativa delle caratteristi-
ziamento dei PLIS, ha stanziato 101.400 € per l’acquisizione di aree
che degli utenti del PLIS.
di pregio.
L’unico dato è fornito dagli alunni coinvolti nei
Utenza
programmi educativi organizzati con le scuole inferiori del territorio del Parco. Nel 2005-2006
Ricognizione delle aree pubbliche
Le principali aree di proprietà pubblica, fra cui quelle del Parco, copro-
hanno partecipato in totale 64 classi (oltre 2000
no una superficie di 1 ettaro, sono rappresentate da:
studenti), con un notevole aumento rispetto al
•
Cascina Sofia (Consorzio);
1998-1999, anno scolastico in cui ha avuto inizio
•
Le Foppe (Consorzio);
il progetto.
•
ex Sanatorio di Ornago (ASL);
•
impianto per il trattamento dei rifiuti di Cavenago (CEM);
Gli ambiti di maggior concentrazione da parte
•
Rio Vallone (Agenzia del demanio);
degli utenti sono rappresentati dall’oasi natura-
•
Ecosistem (Comune di Verderio Inferiore).
listica delle Foppe a Cavenago, principale polo didattico-ricreativo, e dalla cascina Castellazzo di Basiano, che svolge il ruolo di fattoria didatti-
Sistema di relazioni con altri attori non istituzionali
Il Consorzio Parco del Rio Vallone organizza ogni anno numerose ini-
ca in convenzione con il Parco.
ziative. Innanzitutto viene offerto un servizio costante e gratuito di at-
Per il resto le principali modalità fruitive sono
tività di educazione ambientale per le scuole dei comuni consorziati.
rappresentate
Inoltre ogni anno viene organizzato un ricco calendario di iniziative
(mountain bike) e a cavallo, mentre pochi sono
divulgative, di sensibilizzazione e culturali rivolte alle popolazioni,
gli utenti che percorrono a piedi il Parco.
dalle
passaggiate
in
bicicletta
Il Parco organizza un ricco calendario di iniziative divulgative, di sensibilizzazione e culturali, con temi di carattere naturalistico, ambientale, architettonico e della cultura contadina
150 Parco del Rio Vallone
151
Educazione ambientale
Nel 1997 il Consorzio ha avviato il progetto denominato “Il mio parco”
di cassette nido per ospitare la fauna avicola con la possibilità di prati-
con l’obiettivo di aiutare gli alunni delle scuole elementari e medie a
care il bird-watching, attività ancora poco praticata in Italia. Nel modu-
ristabilire un legame con la natura, insegnando loro a conoscere le
lo si affrontano anche i problemi legati all’inquinamento e al rumore.
risorse del Parco e il rispetto dell’ambiente come fondamento per la
Nel modulo Fuoco l’energia diviene la protagonista: si affronta il con-
conservazione delle differenti specie animali e vegetali. Questo pro-
cetto della fotosintesi per capire (anche tramite semplici esperimenti)
getto trova un’ulteriore motivazione nel fatto che la maggior parte
come le piante riescono a produrre energia dal sole, si approfondisco-
dei residenti proviene ormai da altri paesi e città, rendendo quindi
no le tematiche riguardanti la produzione di energia con fonti rinno-
necessario favorire il sapere di un territorio avulso dalle conoscenze
vabili o con combustibili fossili, dando la possibilità di vederne il loro
radicate della famiglia.
funzionamento presso il CEM Ambiente spa di Cavenago Brianza.
Per favorire il “sentirsi parte dell’ambiente che ci circonda”, gli studen-
Nel modulo Legno il bosco è il tema principale: dal suo cambiamento
ti contribuiscono in prima persona ad elaborare il materiale che viene
nelle stagioni, al riconoscimento di piante ed arbusti, fino alla ricerca
anche utilizzato dal Parco per le proprie pubblicazioni, in modo che
di tracce di animali o alla realizzazione di erbari od insettari.
si sentano responsabili di un ampio progetto che li coinvolge, permet-
Nel tema del modulo Terra, si approfondiscono le tematiche legate al
tendo loro di conoscere le caratteristiche naturali del territorio e di
suolo: cos’è, chi ci abita, come si può realizzare un orto e un cumulo
poterlo descrivere in tutti i suoi aspetti.
per il compost, aiutando gli alunni ad avere un rapporto più vicino alle
Nel corso degli anni sono state affrontate varie tematiche: dallo studio
pratiche agricole ed alla stagionalità degli alimenti.
delle zone umide, ai boschi, fino a ciò che resta della foresta planizia-
Il modulo Pietra vuole approfondire il tema dell’organizzazione del-
le lombarda, con una speciale attenzione rivolta alla conoscenza delle
le cascine nel passato attraverso un’uscita alla scoperta del mondo
specie vegetali e animali presenti nel Parco, senza dimenticare che tra
agricolo scomparso per capire come funziona la struttura edilizia, co-
le funzioni del Parco, oltre alla tutela del territorio ed alla salvaguar-
noscere l’organizzazione sociale e come viene suddiviso il lavoro di
dia dell’ambiente, esiste la fruizione pubblica che deve essere però
una cascina, attraverso un percorso di scoperta delle realtà agricole
indirizzata con il coinvolgimento dei Comuni aderenti e delle associa-
presenti sul territorio.
zioni che operano sul territorio vincolato.
Altre iniziative, rivolte ai bambini e alle loro famiglie, interessano la
I moduli didattici proposti sono stati denominati Acqua, Aria, Fuoco,
cascina Castellazzo di Basiano, che svolge il ruolo di fattoria didattica.
Un territorio fra ambienti di grande pregio naturalistico e ambiti recuperati, come la “collina” della discarica esaurita di Cavenago, destinata a far parte dell’orografia locale
Legno e Terra, ai quali si è aggiunto, per l’anno scolastico 2006-07, il modulo Pietra. Nel modulo Acqua, vero filo conduttore del Parco e
L’intervento fra quelli previsti che presenta un potenziale ruolo fun-
che ha registrato un’ottima partecipazione, gli argomenti trattati com-
zionale all’interno del sistema della rete ecologica è rappresentato
prendono il ciclo dell’acqua, mettendo l’accento sulle problematiche
dalla realizzazione della vasca di laminazione del rio Pissanegra, pre-
legate all’inquinamento e al consumo dell’acqua, sensibilizzando gli
vista a est del Santuario di Ornago, vista anche la sua favorevole col-
alunni ad un più corretto uso di questa importante risorsa.
locazione, nei pressi di una delle tessere di vegetazione arborea più
I temi sviluppati nel modulo Aria vanno dalla conoscenza basilare di
significative e la conversione dei coltivi presenti a prati stabili, che
ciò che esiste nell’aria (nuvole, uccelli, odori, ecc.), alla realizzazione
presentano una maggiore funzionalità ecologica.
152 Parco del Rio Vallone
Interventi, progetti e studi
153
La Fondazione Cariplo ha finanziato un progetto per la manutenzione straordinaria del Rio Vallone, gestito dalla Protezione civile con l’ausilio di volontari, finalizzato a garantire la portata minima al torrente e ad abbattere il picco di piena, che attualmente crea forti disagi nel territorio di Gessate. Per quanto concerne il bosco dell’ex sanatorio è previsto un intervento di riqualificazione, con un impegno finanziario di 20.000 €, come compensazione per l’abbattimento di 10 esemplari arborei, in seguito ad alcuni lavori effettuati all’interno del complesso. Per quanto riguarda le attività agricole, la Provincia di Milano (Settore Agricoltura) ha finanziato il rimboschimento di 1 ha, su aree di proprietà del Parco nel territorio di Bellusco (località Cascina Gallo), in continuità con le aree boscate esistenti lungo il corso del Rio Vallone. L’intervento ha comportato la messa a dimora di oltre 1.600 esemplari, appartenenti a varie specie, sia arboree, querce, carpini, ciliegi selvatici, aceri e olmi, che arbustive, biancospini, prugnoli, sanguinelli, noccioli e viburni. A sua volta il Parco ha sviluppato un bando per la promozione delle attività agricole sostenibili denominato “Progetto Agricoltura”, che prevede l’erogazione di contributi e la stipulazione di convenzioni in grado di favorire nel tempo il conseguimento di un equilibrato sviluppo rurale, in linea con le direttive comunitarie in materia. Gli interventi di recupero della discarica di Cavenago, per quanto ormai in via di ultimazione, non permettono ancora l’apertura al pubblico, se non in particolari occasioni, quali la festa annuale del Parco, e con limitazioni sul numero di visitatori, a causa di alcuni problemi di carattere statico. Per questo motivo la sua gestione dovrebbe rimanere in carico al CEM (Consorzio provinciale Est Milanese) ancora per alcuni anni. Per quanto riguarda il sistema dei percorsi è previsto, oltre all’installazione di cartelli indicatori, un piano di manutenzione per il quadriennio 2004-2007, che prevede due passaggi all’anno e della cui realizzazione sono state incaricate alcune cooperative sociali in accordo con l’Amministrazione provinciale.
154
PA R C O A LTO M I L A N E S E Elementi identificativi .........................158 Inquadramento territoriale ................162 Territorio del Parco ............................169
156
Pianificazione ........................................182 Gestione, fruizione e progettualitĂ ....182
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco Alto Milanese
Codice PLIS: PL_001
P R O V I N C E : Milano, Varese. C O M U N I : Legnano (MI), Busto Arsizio e Castellanza (VA). R I C O N O S C I M E N T O : Del.GR 4/25200 del 27/10/1987. A M P L I A M E N T I : oltre all’ampliamento verso sud indicato nel PRG
di Legnano, è stato ipotizzato un ampliamento ai comuni di Dairago e Villa Cortese, nell’ottica della creazione di una connessione con il Parco delle Roggìe. G E S T I O N E : Consorzio tra i Comuni di Legnano, Busto Arsizio
e Castellanza. S E D E : Villa Ottolini Tosi - via Volta 4, Busto Arsizio (VA).
tel. 0331 621254 fax. 0331 674728 e-mail: parco.altomilanese@it www.parcoaltomilanese.it S U P E R F I C I E : totale: 359 ha;
provincia di Milano: 178 ha; provincia di Varese: 181 ha.
O B I E T T I V I : tutela paesistica di un’area agricola interclusa.
La nascita del Parco risponde all’esigenza di tutelare e conservare
nella pagina accanto, In una delle aree a più elevata urbanizzazione della provincia di Milano, il Parco tutela un’area agricola al limite della conurbazione del Sempione
un ambito circoscritto ubicato in posizione strategica rispetto alle dinamiche di sviluppo e alle spinte insediative di una delle aree a più elevata urbanizzazione della provincia di Milano. Le aree che ne fanno parte costituiscono un limite preciso all’espansione della conurbazione del Sempione e una salvaguardia
nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR
attiva degli spazi aperti, resi fruibili dalle popolazioni, facilitandone la percorrenza e l’uso ai fini ricreativi e consentendo, allo stesso tempo, il mantenimento delle attività agricole.
Inquadramento territoriale e possibili ambiti di ampliamento del Parco su ortofoto
158 Parco Alto Milanese
159
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco Alto Milanese fa parte del sub-sistema ovest, costituito anche dal Parco del Rugareto (in parte fuori provincia di Milano), dal Bosco di Legnano, dal Parco del Roccolo e dai proposti parchi dei Mulini (Medio Olona), delle Roggìe e del Gelso e da quello del Basso Olona-Rhodense, in fase di riconoscimento. Il Parco è situato nella porzione nord-ovest della provincia di Milano, tra il Parco Valle Ticino e il Parco delle Groane, a ovest dei tracciati dell’autostrada dei Laghi (A8), della SS 33 e della ferrovia del Sempione.
Territorio
Nel settore nord-occidentale della provincia di Milano, in prossimità del Parco Regionale della Valle del Ticino, il Parco si estende in un ambito territoriale che ha pienamente condiviso le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato l’asse del Sempione, pur conservando ancora una certa disponibilità di spazi aperti rispetto alle parti immediatamente limitrofe Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
Nel settore nord-occidentale della provincia di Milano, in prossimità
appaiono invece cresciuti in modo piuttosto
col territorio compreso nel Parco Regionale della Valle del Ticino, il
raccolto attorno al loro nucleo originario e
Parco Alto Milanese si estende in un ambito territoriale che ha piena-
in generale rivolgono verso gli spazi aperti
mente condiviso le potenti trasformazioni che hanno caratterizzato
l’affaccio di funzioni in prevalenza residen-
l’asse del Sempione, pur conservando ancora una certa disponibilità
ziali. In tal senso la prevalente concentra-
di spazi aperti rispetto alle parti immediatamente limitrofe, contrad-
zione dei nuovi insediamenti ha consentito,
distinte da una immagine di città continua. A sua volta sistema inse-
da una parte, di mantenere e di rafforzare
diativo nel settore occidentale è caratterizzato da nuclei urbani che si
un modello fondato su un reticolo di cen-
mantengono tra loro distinti e da modesti fenomeni di saldatura.
tri che solo in rari casi hanno conosciuto forme di conurbazione, dall’altra, l’orienta-
Uno sguardo al tessuto insediativo dei comuni nei cui territori sono
mento verso un sistema residenziale ad alta
contenute le aree del Parco mostra nella parte nord e nord-est (Busto
e medio-alta qualificazione, ha determinato
Arsizio, Castellanza, Legnano) un sistema urbano a sviluppo lineare,
caratteristiche assai differenti rispetto al
appoggiato alla strada del Sempione, ma caratterizzato da una certa
modello di urbanizzazione tipico dell’hin-
sfrangiatura con la presenza di funzioni residenziali frammiste ad at-
terland metropolitano.
tività commerciali e produttive. L’evidente e pronunciato ampliamento
Conclusa la fase di sviluppo economico, le
degli insediamenti residenziali, con una netta espansione dei centri
principali indicazioni fornite dagli strumen-
urbani, una volta poco estesi e con nuclei densi a delimitazione abba-
ti urbanistici comunali privilegiano, oltre a
stanza netta e ben separati tra di loro, ha condotto alla fusione di nu-
nuovi insediamenti commerciali, le espan-
clei limitrofi e alla eliminazione delle case sparse e delle piccole unità
sioni residenziali che interessano principal-
quali ortaglie, frutteti, ecc., caratteristiche degli insediamenti rurali.
mente i margini urbani degli abitati di Dai-
Allo stesso tempo il significativo sviluppo economico ha avuto come
rago e Legnano, comuni dove sono in atto
conseguenza l’espansione delle aree residenziali, contribuendo in
evidenti trasformazioni insediative.
modo significativo all’erosione di ampie superfici di suoli agricoli. Nella parte sud e sud-ovest (Villa Cortese, Dairago) gli ambiti urbani
162
Paesaggio e ambiente
Il PLIS Alto Milanese è situato nella porzione nord-ovest della provin-
poco differenziata e sostanzialmente priva di zootecnia, in cui preval-
cia di Milano, nel contesto dell’alta pianura asciutta occidentale, a
gono le superfici a mais. Esso può però rivestire notevole importanza
nord del canale Villoresi e a occidente dell’Olona.
in quanto elemento di interfaccia e di relazione tra i diversi sistemi insediativi e, almeno in prospettiva, per la possibilità di istituire un rap-
Nonostante le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratteriz-
porto privilegiato tra i margini dei tessuti urbani e lo spazio aperto.
zato tale ambito, la presenza di spazi agricoli appare ancora significativa, determinando però la riduzione dei connotati di naturalità e
Sotto il profilo paesistico-ambientale, sono aree di estrema potenziali-
la progressiva perdita di funzionalità ecologica. Il Parco può rappre-
tà (e per contro di estrema fragilità) proprio in ordine al loro ruolo di
sentare allora un importante elemento ecologico, nel quadro di una
assorbimento degli impatti da parte del sistema insediativo e in rela-
“ricucitura” fra gli ambiti della valle del Ticino e la valle dell’Olona,
zione alla loro funzione di riequilibrio ecologico, riqualificazione del
ormai antropizzata e artificializzata, soprattutto nella sua parte me-
paesaggio e promozione di un “presidio ecologico” del territorio.
ridionale.
Infine, la maturazione di iniziative volte a tutelare le parti più pregevo-
Le potenti trasformazioni territoriali e la significativa presenza di spazi agricoli hanno determinato la riduzione dei connotati di naturalità, ormai limitati a aree boscate quasi esclusivamente di limitata estensione, con la conseguente perdita di funzionalità ecologica
li e interessanti dell’ambiente (in particolare il Consorzio del Parco del Un casotto all’interno del Parco
In tale ambito il paesaggio agricolo, in passato dominato da brughiere
Ticino, ma anche di quello Roccolo) ha contribuito a tutelare i valori
e seminativi vitati, appare oggi caratterizzato da un’attività produttiva
territoriali dell’area.
164 Parco Alto Milanese
165
Mobilità
L’ambito del PLIS, attraversato da una rete di percorsi rurali minori, è lambito da assi stradali che ne delimitano il perimetro lungo i suoi quattro lati: si tratta della SP148 Vanzaghello-Rescaldina a sud, della viabilità che collega Dairago con Busto Arsizio (via Boccaccio) a ovest, del tratto di via della Pace di Legnano a est, dell’asse di viale B.Garibaldi-via Piemonte tra Busto A. e Castellanza a nord e, sempre a nord ma un po’ più distante, della ex-SS527 Bustese, itinerario principale trasversale che si sviluppa tra Monza e Busto Arsizio. Altri importanti direttrici viarie che transitano esternamente rispetto al PLIS sono la SS33 del Sempione (che attraversa la densa conurbazione che si estende a nord-est, parallelamente all’autostrada A8 dei Laghi) e la SP12 Inveruno-Legnano (più a sud), oltre ad una piuttosto articolata rete di collegamenti sia urbani (sempre nel settore nord ed ovest) che intercomunali (dove l’urbanizzazione risulta più diradata). Esternamente al suo territorio, sempre in corrispondenza delle aree più densamente urbanizzate, transitano le linee ferroviarie RFI RhoGallarate, con andamento nord-sud, e FNM Saronno-Novara, con andamento est ovest, da cui si dirama il collegamento con Malpensa.
L’ambito del PLIS è interessato da importanti direttrici stradali e ferroviarie prevalentemente con andamento nord-sud, quali la Statale del Sempione, l’autostrada dei Laghi e la linea ferroviaria Rho-Gallarate, accompagnate da un’articolata rete di collegamenti sia urbani (soprattutto nel settore nordovest) che intercomunali (dove l’urbanizzazione risulta più diradata)
Non troppo distanti dal PLIS si collocano, pertanto, le stazioni fer-
superstrada SS336 della Malpensa (previsto nel relativo PRG).
roviarie di Legnano e Busto A. (sulla linea Rho-Gallarate) e quelle di
Si segnala, infine, la nuova viabilità in progetto per l’accesso al Centro
Castellanza e Busto A. Nord (sulla linea Saronno-Novara).
Commerciale Iper Montebello di Legnano, che consentirà di realizzare
Le previsioni infrastrutturali che interessano il comparto circostante il
una connessione diretta tra la SP12 e la SP148 immediatamente a sud
PLIS sono molteplici, caratterizzate da differenti livelli di progettazione.
del PLIS, in continuità con l’asse di via della Pace di Legnano, costi-
Per quanto riguarda la rete stradale, è da segnalare principalmente il
tuendo, di fatto, un asse alternativo rispetto all’attuale viabilità urba-
progetto della variante alla SS33 del Sempione, esterna rispetto alle
na (ipotizzandone ulteriormente la chiusura in corrispondenza della
aree urbane attualmente attraversate dall’asse storico, il cui passaggio
ex-SS527).
è previsto ad est dell’area del PLIS. Si tratta di un’opera prevista nella
Per quanto riguarda la rete ferroviaria, si segnalano importanti inter-
Legge Obiettivo, ancora in attesa di approvazione da parte del CIPE in
venti finalizzati al potenziamento dell’offerta verso Malpensa e verso
relazione alle forti contrarietà espresse da alcuni comuni attraversati
l’area varesina, ossia: il completamento del raddoppio della tratta Sa-
e dal Parco del Roccolo in merito agli elevati impatti ambientali pro-
ronno-Malpensa in corrispondenza di Castellanza (con lavori in corso
spettati. Innestate sulla prevista variante al Sempione vi sono anche le
per la costruzione del tunnel cittadino e della nuova stazione di Ca-
previsioni di una nuova tratta viaria di connessione con la costruenda
stellanza-Busto A.), i nuovi raccordi di interscambio tra le linee FNM
bretella Malpensa-Boffalora-Magenta a nord di Magnago e di un nuovo
e RFI a Busto Arsizio ed il terzo binario lungo la linea Rho-Gallarate
asse tangenziale ad ovest della conurbazione di Busto Arsizio fino alla
(progetto preliminare approvato dal CIPE).
166 Parco Alto Milanese
Sistema della mobilità esistente e prevista
167
T E R R I TO R I O D E L PA R C O Il Parco si colloca in una delle aree a più elevata urbanizzazione ai confini fra le province di Milano e Varese, interessando un ambito di territorio libero, a vocazione prevalentemente agricola, a margine del sistema insediativo dei comuni appoggiati sull’asse del Sempione.
In particolare il Parco occupa una posizione baricentrica rispetto ai
Aspetti territoriali
territori dei comuni di Busto Arsizio, Legnano e Castellanza, le cui periferie ne rappresentano i confini. Oltre agli insediamenti agricoli che interessano l’area Parco, come allevamenti, colture, maneggi, il territorio è interessato da infrastrutture come elettrodotti e metanodotti. Il territorio dei comuni di Busto Arsizio, Legnano e Castellanza, di-
In una delle aree a più elevata urbanizzazione ai confini fra le province di Milano e Varese, il Parco interessa un ambito di territorio libero, a vocazione prevalentemente agricola, a margine del sistema insediativo storicamente appoggiato sull’asse del Sempione, molto compromesso e a forte tensione abitativa e produttiva
rettamente coinvolti nel Parco, appare molto compromesso e a forte tensione abitativa e produttiva, ma abbastanza povero per quanto riguarda la disponibilità di aree di espansione. Il territorio della porzione settentrionale del Parco concentra, oltre al palazzetto dello sport di Busto Arsizio, i poli produttivi e commerciali di maggiori dimensioni, mentre una serie di infrastrutture lineari di interesse sovralocale costituiscono il margine netto dell’area. Dalla lettura degli strumenti urbanistici comunali emerge, all’interno del perimetro del Parco, una preponderante presenza di aree destinate
nella pagina precedente, Usi aggregati dei suoli
ad attrezzature di livello sovracomunale.
Parco Alto Milanese
169
Aspetti paesistico-ambientali
Il Parco comprende una vasta area agricola, appartenente all’ambito
Tra il dilagare degli edifici permangono ancora aree coltivate, mentre
dell’alta pianura asciutta, interclusa tra aree fortemente edificate, in-
qualche gelso residuo interrompe l’orizzonte dei coltivi a testimoniare
terrotta da boschetti di specie prevalentemente infestanti o di impor-
la fiorente bachicoltura del secolo scorso.
tazione, come la “Pinetina”.
Oggi oltre il 50% della superficie del Parco (185 ha) è occupata da aree
Fino alle soglie del ‘500 il paesaggio presentava foreste e boschi d’al-
agricole coronate da siepi e boscaglie (73 ha) e percorse da una fitta
to fusto interrotti da macchie di brughiera. Successivamente lo sfrutta-
rete di sentieri. Il Parco comprende una vasta area agricola, appartenente all’ambito dell’alta pianura asciutta, interclusa tra aree fortemente edificate, interrotta da boschetti di specie prevalentemente infestanti o di importazione
mento intensivo e i continui disboscamenti trasformarono il territorio in una brughiera, con la conseguente scomparsa delle attività produt-
Morfologicamente il territorio del Parco è caratterizzato da un paesag-
tive, in particolare metallurgiche, che sfruttavano tale risorsa.
gio totalmente piatto, nel quale l’acqua risulta praticamente assente.
Da questo periodo fino ai giorni nostri l’alta pianura perde la fisiono-
Il Parco non custodisce ambienti di particolare pregio naturalistico,
mia rurale sostituita da sempre più intensi fenomeni di urbanesimo,
mentre importanti testimonianze d’architettura rurale e alcuni roccoli
sia residenziale che produttivo.
ne segnano il territorio.
170 Parco Alto Milanese
171
Il patrimonio storico-architettonico, pur di una certa rilevanza, non appare paragonabile per diffusione e valore ad altri ambiti della pro-
Beni storico-architettonici e ambientali
vincia. Lo stesso ambito urbano di Legnano si segnala per la presenza, oltre che di un ricco patrimonio di architetura civile e religiosa, di una serie di stabilimenti produttivi e di quartieri operai (De Angeli Frua, Tosi), oltre che per la Colonia elioterapica dei BBPR. I complessi rurali, prevalentemente a corte aperta e spesso trasformati, pur interessando tutto l’ambito, non risultano presenti all’interno del Parco, se non con poche significative eccezioni fra le quali la Cascinetta di Busto Arsizio, futura sede del Centro parco. All’esterno del Parco è invece possibile segnalare la cascina Borghetto a Busto Arsizio, mentre il complesso della Scuola di Agraria (Brughiera di S. Grato) a margine dell’abitato di Villa Cortese costituisce per dimensioni un importante elemento di riconoscibilità territoriale. Nel territorio di Legnano un roccolo in disuso presenta ancora l’impianto arboreo e la disposizione planimetrica dell’impianto originario e il suo recupero potrà contribuire a creare nuovi valori paesaggistici e culturali. Per quanto riguarda invece le architetture religiose, si può segnalare lungo il margine est del Parco la chiesetta di Santa Teresa d’Avila a Legnano, mentre il Santuario di S.Maria di Piazza a Busto Arsizio costituisce, per la sua notorietà, un elemento di chiaro riferimento territoriale. Il patrimonio storicoarchitettonico, pur di una certa rilevanza, non appare paragonabile per diffusione e valore ad altri ambiti della provincia, anche se il recupero di alcuni complessi, come il roccolo presente all’interno del Parco, potrà contribuire a creare nuovi valori paesaggistici e culturali
Infine occore considerare che, essendo i centri storici localizzati all’esterno del perimetro del Parco, le altre tipologie di beni risultano presenti solamente ai suoi margini. Lungo il margine ovest del Parco, l’antica strada del Sempione rappresenta un importante elemento della memoria storica, oltre a uno dei tracciati sui quali si è appoggiato lo sviluppo della regione urbana milanese. La fruizione dell’ambiente da parte delle popolazioni è favorita dalla posizione dei nuclei urbanizzati rispetto al perimetro del Parco, che
nella pagina precedente, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
permettono lo sviluppo di vie di accesso da ciascuno dei centri abitati che si affacciano su di esso, consentendo all’utente di raggiungere agevolmente i diversi ambiti.
Parco Alto Milanese
173
Aspetti naturalistici
-
Le aree di interesse forestale presenti all’interno del
recupero del territorio. Le altre aree del Parco sono rappresentate da
Parco Alto Milanese sono rappresentate da boschi, siepi boscate, in-
terreni dedicati alla coltivazione di cereali, erba medica e foraggi, ai
colti, filari e giardini. La superficie complessiva ammonta a circa il 23%
quali si affiancano presenze vegetazionali di origine artificiale.
VEGETAZIONE
dell’intero territorio del Parco.
Le aree boscate, pur ridotte per lo più a siepi alberate e filari lungo le strade campestri e a delimitazione della trama dei terreni coltivati, assolvono la fondamentale funzione di corridoio ecologico fra le aree boscate del Parco, offrendo rifugio a molte specie di animali
-
La presenza di aree boscate costituisce l’habitat ideale per il
La vegetazione naturale del territorio del Parco è rappresentata preva-
FAUNA
lentemente da latifoglie dominate da querce come la farnia (Quercus
rifugio di moltissimi animali selvatici.
robur), la rovere (Quercus petraia), la Roverella (Quercus pubescens),
Fra le specie più significative si rileva la presenza dello scoiattolo e di
formazioni tipiche della bassa e dell’alta Pianura Padana.
quelle specie, come i pipistrelli, che necessitano di grandi cavità nei
Specie esotiche, quali la robinia (Robinia pseudoacacia) e il ciliegio
tronchi per la riproduzione e lo svernamento.
tardivo (Prunus serotina), hanno però quasi ovunque sostituito le spe-
Più rilevante è la presenza di specie di uccelli nidificanti, fra cui il
cie autoctone, riducendo a pochi esemplari arborei la presenza delle
colombaccio, la quaglia, la tortora, il picchio rosso, l’allodola, la capi-
specie naturali tipiche di questo territorio.
nera e la cinciallegra.
Le aree boscate sono quasi esclusivamente di limitata estensione, ri-
Le siepi e i filari di alberi sono rifugio e sede di numerose specie di
dotte per lo più a siepi alberate o fasce boscate, radicate ai bordi delle
rettili, fra cui il ramarro, l’orbettino, il biacco e la natrice dal collare.
strade campestri e degli appezzamenti agricoli.
Anche i terreni coltivati costituiscono un ambiente ideale per molte
La presenza di siepi e filari di alberi, che delimitano la trama dei terre-
specie animali, che amano gli spazi aperti, quali volpi, lepri, faine e
ni coltivati, assolve la fondamentale funzione di corridoio ecologico fra
donnole.
le aree boscate del Parco, offrendo rifugio a molte specie di animali.
Edifici rurali, come le cascine, offrono piccoli spazi per la sopravvi-
La componente arbustiva presenta un discreto numero di specie au-
venza della civetta, della rondine, del codirosso e di altre specie che
toctone come il nocciolo (Corylus avellana), il biancospino (Crataegus
altrove non riescono più a trovare spazi adatti al loro insediamento.
monogyna), il sanguinello (Cornus sanguinea), il sambuco nero (Sam-
La vicinanza delle aree urbanizzate ha causato l’aumento della presen-
bucus nigra) e il berretto da prete.
za all’interno delle aree del Parco di numerose specie, quali il merlo
La presenza nel sottobosco di alcune specie erbacee quali la pervinca
e la tortora, che maggiormente si sono adattate ai cambiamenti del
(Vinca minor), propria dei boschi naturali, indica una forte capacità di
territorio.
174 Parco Alto Milanese
La vegetazione naturale del Parco è rappresentata prevalentemente da latifoglie dominate da querce come la farnia, la rovere, la roverella, tipiche della Pianura Padana, ridotte a pochi esemplari arborei da specie esotiche, quali la robinia e il ciliegio tardivo
175
La rete ecologica
La costituzione di una rete ecologica su un territorio fortemente compromesso dal punto di vista ecologico, quale quello del Parco Alto Milanese, trova il suo principale ostacolo in un territorio diffusamente antropizzato, a cui si affianca uno scarso sistema di aree naturaliformi e una rete viaria molto ramificata, che crea fratture difficilmente superabili. L’attuale spesso assoluta mancanza di connessione fra le isole di vegetazione arborea residue ne produce un significativo isolamento ecologico, aggravato dalla scarsità d’acqua, mentre una sicura opportunità è rappresentata dalla presenza di filari e di siepi boscate. Il PLIS Alto Milanese si configura, all’interno del PTCP, come un tassello di non particolare rilievo della rete ecologica provinciale, trovandosi a distanza dai due corridoi ecologici principali dei corsi d’acqua, rappresentati dall’Olona e dal Villoresi, coi quali appare difficile la ricerca di una connessione. Al fine di concorrere alla realizzazione della rete ecologica della provincia di Milano, il Parco deve operare su quelle aree adibite ad uso agricolo situate in porzioni di territorio ritenute interessanti ai fini di un potenziamento dei collegamenti tra le aree di maggiore interesse forestale e faunistico, anche nell’ottica di salvaguardare/creare direttrici di permeabilità verso il territorio della provincia di Varese. Le connessioni ecologiche tra queste aree e il Parco devono quindi essere tutelate e valorizzate per perseguire l’obiettivo di sviluppo della rete ecologica provinciale, all’interno della quale l’area può costituire un importante elemento di connessione fra la valle del Ticino e quella, densamente urbanizzata, della valle dell’Olona e con i parchi del Roccolo e delle Roggìe. In questo ambito il recente progetto di Dorsale verde del nord Milano elaborato dall’Amministrazione provinciale si propone di mettere in relazione e ricondurre a sistema le diverse opportunità di carattere paesistico-ambientale presenti sul territorio, con l’intento di creare una connessione orizzontale fra i diversi ambiti territoriali e istituire un legame fra i suoi parchi. Più in generale gli obiettivi perseguiti dal progetto sono: •
collegare e ampliare i parchi esistenti e includere i territori agricoli
•
istituire una contiguità spaziale che favorisca lo scambio e l’inter-
•
rafforzare i corridoi orizzontali al fine di controbilaciare l’anda-
non compresi in essi; Nella pagina a destra, dall’alto: - schema del progetto di dorsale verde; - stralcio con l’individuazione del Parco Alto Milanese
176
connessione fra le diverse ecologie; mento nord-sud dei parchi, in un ambito dove le conurbazioni lineari sono ormai segnate da evidenti fenomeni di saldatura.
A partire dal dopoguerra gli agroecosistemi hanno subito una riduzio-
Aspetti agronomici
ne di superficie a favore, prevalentemente, degli insediamenti civili e industriali, pur consentendo di mantenere il carattere di fitta trama di appezzamenti, mentre le riduzioni più significative si sono avute a carico degli elementi lineari più esili e quindi maggiormente vulnerabili ed effimeri. Su una superficie agricola totale di 185 ettari operano circa 5 aziende agricole, per la maggior parte in campo cerealicolo. Le principali attività extra agricole sono rappresentate da alcuni maneggi, mentre non è presente nessun agriturismo. Per quanto concerne le colture praticate, si tratta di un’agricoltura Il Parco è interessato da un’agricoltura classica di pianura, segnata dall’assenza di irrigazione e dallo scarso utilizzo di fertilizzanti chimici, nella quale sono prevalenti i seminativi a frumento e mais alternati a superfici a prato permanente, mentre sono spesso presenti specie legate ad incolti o infestanti dei coltivi
classica di pianura, segnata dall’assenza di irrigazione, nella quale sono prevalenti i seminativi a frumento e mais alternate a superfici a prato permanente, mentre sono spesso presenti specie legate ad incolti o infestanti dei coltivi, ad evidenziare la non elevata frequenza dei tagli. La scarsa fertilità del suolo limita, paradossalmente, l’utilizzo di fertilizzanti chimici, a causa dello scarso ritorno economico. Questo elemento può però facilitare il passaggio a forme di agricoltura biologica e a sistemi agro-ambientali, in grado di favorire la fruizione paesisti-
nella pagina precedente, La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
co-ambientale da parte delle popolazioni. In quest’ottica è importante la presenza di aziende zootecniche, che possono contribuire a mantenere l’equilibrio della fertilità del terreno.
Parco Alto Milanese
179
Rete dei percorsi
Le principali porte di accesso al Parco sono ubicate nei tre comuni consorziati: Castellanza, Legnano e Busto Arsizio. Quest’ultima è ubicata in prossimità della Cascinetta, la cascina destinata a diventare la sede del Parco. Il Parco presenta un complesso e articolato sistema di percorsi di origine agricola pedonali, ciclabili ed equestri, questi ultimi legati alla presenza sul suo territorio di alcune scuderie, che costituiscono un interessante sistema di connettivo tra aree urbane, agricole e boscate. Una rete di sentieri di minore dimensione permette la fruibilità del Parco e la possibilità di coglierne i diversi aspetti paesistico-ambientali. I principali percorsi ciclopedonali attraversano il Parco in direzione est-ovest e nord-sud collegando fra loro le diverse Porte di accesso. Il Parco è inoltre corredato di un percorso vita e di percorsi equestri dedicati.
Un complesso e articolato sistema di percorsi di origine agricola, pedonali, ciclabili ed equestri, costituiscono un interessante sistema di connettivo tra aree urbane, agricole e boscate, consentendo la fruibilità del Parco e la possibilità di coglierne i diversi aspetti paesistico-ambientali nella pagina successiva, Rete dei percorsi
180
L’accessibilità ciclistica al Parco, dalle aree urbanizzate limitrofe, è permessa sfruttando la Rete Strategica della Mobilità ciclistica – MiBici – predisposta dalla Provincia di Milano, che si appoggia alle principali piste ciclabili realizzate dai comuni contermini al Parco. Più difficile risulta l’accessibilità dal nucleo centrale metropolitano in quanto gli itinerari ciclabili individuati sono ancora frammentati e interrotti.
PIANIFICAZIONE S T R U M E N T O : Piano Attuativo in preparazione
GESTIONE FRUIZIONE E PROGETTUALITÀ Aspetti gestionali
Il Parco organizza ogni anno numerose iniziative divulgative, di sensibilizzazione e culturali, fra le quali spiccano le attività di educazione ambientale per le scuole dei comuni consorziati.
La struttura che gestisce il Parco è composta da 6 persone, solo 2 del-
Inoltre ogni anno viene organiz-
le quali dipendenti del Consorzio:
zata una serie di iniziative di-
•
Direttore tecnico (arch.);
vulgative, di sensibilizzazione e
•
Responsabile Servizio Contabilità e Finanze;
culturali rivolte alle popolazioni,
•
Collaboratore Amministrativo;
con temi di carattere naturali-
•
Segretario Consortile;
stico, ambientale e della cultura
•
Collaboratori tecnici (2);
contadina. L’Ente Parco ha pubblicato una serie di materiali didattici e divul-
Budget
Il totale delle entrate nel 2006 è stato pari a 302.831,64 €. Il contri-
gativi, tra cui tre Quaderni Verdi,
buto della Provincia di Milano è stato pari a 40.000 € (13 % dell’am-
ed un Atlante degli uccelli del
montare delle entrate), mentre quello della Provincia di Varese è stato
Parco. È invece in fase di studio
pari a 20.000 €.
la pubblicazione di una monografia finalizzata a far conoscere a
Ricognizione delle aree pubbliche
Sistema di relazioni con altri attori non istituzionali
Le aree di proprietà del Parco, che coprono una superficie di 19 ettari,
un sempre più vasto pubblico le
sono rappresentate da:
realtà del Parco Alto Milanese.
•
Cascinetta;
•
Pinetina.
Il Consorzio Alto Milanese organizza ogni anno numerose iniziative. Innanzitutto viene offerto un servizio costante e gratuito di attività di educazione ambientale per le scuole dei comuni consorziati.
182
Utenza
Non esistono indagini in grado di permettere una valutazione quali/
l’obiettivo di evitare l’uso improprio del rimanente territorio di mag-
quantitativa delle caratteristiche degli utenti del PLIS. L’unico dato è
gior valenza paesistico-ambientale.
fornito dagli alunni coinvolti nei programmi educativi organizzati con
Per quanto concerne la miglioria forestale delle aree boscate, sono
le scuole inferiori del territorio del Parco, che nell’ultimo anno ha vi-
stati avviati una serie di interventi di riqualificazione, adottando cri-
sto la partecipazione di circa 1000 studenti.
teri forestali di riconversione delle specie infestanti (principalmente
Da segnalare che il progetto di monitoraggio ambientale recentemente
Robinia e Ciliegio tardivo) con essenze autoctone di pregio.
avviato prevede anche una specifica indagine sull’utenza.
Recentemente è stato anche avviato un progetto di monitoraggio am-
L’ambito di maggior concentrazione da parte degli utenti è rappre-
bientale finanziato attraverso i fondi strutturali dell’Unione Europea
sentato dall’area denominata la Pinetina, fra Castellanza e Legnano,
(DocUP). La politica del Parco ha individuato il complesso della Casci-
nucleo originario del Parco, dove sono presenti alcune infrastrutture
netta (Busto Arsizio), appositamente acquistata, come polo educativo
al servizio delle attività ricreative. Le principali modalità fruitive sono
ambientale. Si tratta di una struttura edilizia di valore storico per la
rappresentate dalle passaggiate a piedi, in bicicletta e a cavallo.
quale è stato definito un progetto di recupero come Centro parco. Il
Altre iniziative di carattere sportivo trovano collocazione all’interno
complesso, di circa quattro ettari, ospiterà il Centro di Educazione
del perimetro del Parco, tra le quali un piccolo circuito prova per mo-
ambientale, una sala convegni, una biblioteca ed una emeroteca natu-
dellini d’auto, campi sportivi e una piscina a Legnano.
ralistica, un museo delle attività agricole locali, gli uffici tecnici e ge-
Il Parco ha individuato il complesso della Cascinetta come Centro parco e polo educativo ambientale.
stionali, il presidio delle Guardie Ecologiche Volontarie e altri servizi
Educazione ambientale
L’Ente Parco offre a tutte le scuole dei comuni di Busto Arsizio, Castel-
dedicati alle attività manutentive dell’Ente.
lanza e Legnano la possibilità di usufruire gratuitamente di un servizio di accompagnamento su percorsi e visite guidate all’interno al Parco. Si tratta di un’iniziativa che si pone l’obiettivo di aiutare gli alunni delle scuole a ristabilire un legame con la natura, insegnando loro a conoscere le risorse del Parco e a sviluppare il rispetto dell’ambiente. I principali temi trattati durante le visite sono quelli legati agli aspetti storici e sociali del Parco, alla riqualificazione forestale delle aree boscate e all’integrazione con le attività agricole.
Interventi, progetti e studi
La realizzazione di un’area per il tempo libero di circa 10 ettari nella zona denominata Pinetina, nucleo originario del Parco, ha avuto
184 Parco Alto Milanese
185
PA R C O D E L B O S C O D E L R U G A R E TO Elementi identificativi .........................188 Inquadramento territoriale ................192 Territorio del Parco ............................199
186
Pianificazione ........................................212 Gestione, fruizione e progettualitĂ ....218
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco del Bosco del Rugareto
Codice PLIS: PL_220
P R O V I N C E : Milano, Varese. C O M U N I : Rescaldina (MI); Cislago, Gorla Minore, Marnate (VA). R I C O N O S C I M E N T O : Del.GP di Varese n° 315 del 28/09/2005;
Del.GP n° 147/06 del 08/03/2006. AMPLIAMENTI: -
G E S T I O N E : Consorzio tra i Comuni di Rescaldina, Cislago,
Gorla Minore e Marnate.
S E D E : Municipio di Cislago – p.zza Enrico Toti 1, Cislago (VA).
tel. 02 966710 fax 02 96671054 e-mail: urbanistica-edilizia@comunedicislago.it
S U P E R F I C I E : totale: 1253 ha;
provincia di Milano: 202 ha; provincia di Varese: 1051 ha.
nella pagina accanto, All’interno di un’area diffusamente urbanizzata, il Parco tutela un vasto ambito boscato e nel quale l’agricoltura rappresenta oggi un’attività marginale
O B I E T T I V I : tutela naturalistica di un’area boschiva.
La nascita del Parco risponde all’esigenza di tutelare e conservare un vasto ambito coperto anticamente dai boschi e nel quale l’agricoltura rappresenta oggi un’attività marginale, all’interno di un’area diffusamente urbanizzata.
nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR Inquadramento territoriale su ortofoto
188 Parco del Bosco del Rugareto
189
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco del Rugareto fa parte del sub-sistema ovest, costituito anche dal Parco Alto Milanese (in parte fuori provincia di Milano), dal Bosco di Legnano, dal Parco del Roccolo e dai proposti parchi dei Mulini (Medio Olona), delle Roggìe e del Gelso e da quello del Basso Olona-Rhodense, in fase di riconoscimento. Il Parco, direttamente connesso con il varesino PLIS del Medio Olona, è situato nella porzione nord-ovest della provincia di Milano, fra i tracciati dell’autostrada dei Laghi (A8), della SS 33 e della ferrovia del Sempione, a ovest, e della Varesina e della ferrovia Saronno-Varese, a est.
Territorio
192
In un ambito territoriale che ha pienamente condiviso le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato gli assi della Varesina e del Sempione, con la sua immagine di città continua, il Parco rappresenta un polmone verde in un territorio fortemente urbanizzato, nel settore nordoccidentale della provincia Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
Nel settore nord-occidentale della provincia di Milano, il Parco del Ru-
lente concentrazione dei nuovi in-
gareto si estende in un ambito territoriale che ha pienamente condi-
sediamenti ha consentito, da una
viso le potenti trasformazioni che hanno caratterizzato gli assi della
parte, di mantenere e di rafforza-
Varesina e del Sempione, soprattutto quest’ultimo ormai contraddi-
re un modello fondato su un reti-
stinto da una immagine di città continua, pur conservando ancora una
colo di centri che solo in rari casi
certa disponibilità di spazi aperti. A sua volta il sistema insediati-
hanno conosciuto forme di conur-
vo nel settore orientale è caratterizzato da nuclei urbani che si man-
bazione, dall’altra, l’orientamento
tengono ancora tra loro distinti e da modesti fenomeni di saldatura.
verso un sistema residenziale ad
Uno sguardo al tessuto insediativo dei comuni nei cui territori sono
alta e medio-alta qualificazione,
contenute le aree del Parco mostra nella parte sud-ovest (Busto Ar-
ha determinato caratteristiche as-
sizio, Castellanza, Legnano) un sistema urbano a sviluppo lineare,
sai differenti rispetto al modello
appoggiato alla strada del Sempione, ma caratterizzato da una certa
di urbanizzazione tipico dell’hin-
sfrangiatura con la presenza di funzioni residenziali frammiste ad at-
terland metropolitano.
tività commerciali e produttive. L’evidente e pronunciato ampliamento
Conclusa la fase di sviluppo eco-
degli insediamenti residenziali, con una netta espansione dei centri
nomico, le principali indicazioni
urbani, una volta poco estesi e con nuclei densi a delimitazione abba-
fornite dagli strumenti urbanisti-
stanza netta e ben separati tra di loro, ha condotto alla fusione di nu-
ci comunali privilegiano, oltre a
clei limitrofi e alla eliminazione delle case sparse e delle piccole unità
nuovi insediamenti commerciali e
quali ortaglie, frutteti, ecc., caratteristiche degli insediamenti rurali.
produttivi nei territori di Legnano
Allo stesso tempo il significativo sviluppo economico ha avuto come
e Cerro Maggiore, le espansioni
conseguenza l’espansione delle aree residenziali, contribuendo in
residenziali a carattere diffusivo
modo significativo all’erosione di ampie superfici di suoli agricoli.
che
Nella parte nord-est (Uboldo, Gerenzano, Turate, Cislago) gli ambiti
i margini urbani dell’abitato di
urbani appaiono invece cresciuti in modo piuttosto raccolto attorno
Rescaldina, comune dove sono in
al loro nucleo originario e in generale rivolgono verso gli spazi aperti
atto evidenti trasformazioni inse-
l’affaccio di funzioni in prevalenza residenziali. In tal senso la preva-
diative.
interessano
principalmente
Paesaggio e ambiente
La naturale permeabilità dei suoli ha ostacolato l’attività agricola nelle sue forme a carattere più intensivo, favorendo la conservazione di vasti lembi boschivi che, assieme alla bachicoltura, mantenevano storicamente una importante funzione economica
Il PLIS del Rugareto è situato nella porzione nord-ovest della provincia
tà (e per contro di estrema fragilità) proprio in ordine al loro ruolo di
di Milano, nel contesto dell’alta pianura asciutta occidentale, a nord
assorbimento degli impatti da parte del sistema insediativo e in rela-
del canale Villoresi e a oriente della stretta valle dell’Olona, in un am-
zione alla loro funzione di riequilibrio ecologico, riqualificazione del
bito territoriale caratterizzato da ampie ondulazioni dovute all’azione
paesaggio e promozione di un “presidio ecologico” del territorio.
eolica e fluviale sul terrazzo fluvioglaciale che segna il margine set-
A loro volta, i corsi d’acqua hanno subito profonde modificazioni di
tentrionale della pianura a nord di Milano.
tracciato e struttura, spesso canalizzati e tombinati, svolgendo il ruo-
La naturale permeabilità dei suoli ha ostacolato l’attività agricola nel-
lo prevalente di collettore fognario.
le sue forme a carattere più intensivo, favorendo la conservazione di
L’ambito è interessato dall’Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale
vasti lembi boschivi che, assieme alla bachicoltura, mantenevano sto-
“Contratto di Fiume Olona-Bozzente-Lura”, un’esperienza di program-
ricamente una importante funzione economica.
mazione negoziata volta a recuperare e valorizzare il potenziale natu-
Nonostante le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratte-
ralistico, ecologico e fruitivo del bacino del corso d’acqua, compren-
rizzato tale ambito, la presenza di aree boschive appare ancora si-
dente il torrente Bozzente, che attraversa la porzione orientale del
gnificativa, determinando la conservazione dei connotati di naturalità
territorio del Parco. L’AQST prevede il raggiungimento di una serie di
e il mantenimento della funzionalità ecologica. Il Parco può rappre-
obiettivi, fra i quali si segnalano:
sentare allora un importante elemento ecologico, nel quadro di una
•
riqualificazione delle ex aree di cava;
“ricucitura” fra gli ambiti della valle dell’Olona, ormai antropizzata e
•
bonifiche di discariche;
artificializzata, soprattutto nella sua parte meridionale, e quelli delle
•
riqualificazione di aree boschive;
Groane.
•
realizzazione di fasce boscate;
In tale ambito il sistema agricolo, in cui prevalgono le superfici a semi-
•
regimentazione idrogeologica dei corsi d’acqua;
nativo e a prato, è affiancato da ampi boschi, fra i quali spicca quello
•
monitoraggione dell’aria e dell’acqua.
del Rugareto, che può rivestire notevole importanza in quanto elemen-
Infine, la maturazione di iniziative volte a tutelare le parti più prege-
to di interfaccia e di relazione tra i diversi sistemi insediativi.
voli e interessanti dell’ambiente (in particolare il Consorzio del Parco
Sotto il profilo paesistico-ambientale, sono aree di estrema potenziali-
delle Groane) ha contribuito a tutelare i valori territoriali dell’area.
194 Parco del Bosco del Rugareto
Un sistema agricolo, in cui prevalgono le superfici a seminativo e a prato, è affiancato da ampi boschi, fra i quali spicca quello del Rugareto, che possono rivestire notevole importanza quali elementi di interfaccia e di relazione tra i diversi sistemi insediativi
195
Mobilità
Il territorio del PLIS è attraversato, oltre che da una rete di percorsi rurali minori, nati dalla necessità di raccordare gli ambiti agricoli con i molini della valle dell’Olona, dalla SP21 Cislago-Busto Arsizio, che si sviluppa con andamento est-ovest all’altezza delle aree edificate sul confine meridionale di Gorla Minore. Più a sud, il lembo del Parco in comune di Rescaldina risulta ulteriormente attraversato (sempre in direzione est-ovest) dall’itinerario intercomunale che collega tra loro gli abitati di Castellanza, Rescaldina e Gerenzano e dalla linea ferroviaria FNM Saronno-Malpensa. Esternamente rispetto ai suoi confini si posizionano, a nord, l’itinerario interprovinciale costituito dalla SP37 Gorla Maggiore-Mozzate e dalla SP24 di Appiano, a est, la SS233 Varesina e la parallela linea ferroviaria FNM Saronno-Varese (con le vicine stazioni di Cislago e Mozzate), a sud, la ex-SS527 Bustese, a ovest, la SP19 Castelnuovo-Gorla-Castellanza e, più distante, l’autostrada A8 dei Laghi. Nello scenario futuro, l’ambito del PLIS risulterà interessato dal passaggio dell’importante intervento stradale rappresentato dal Sistema Viabilistico Pedemontano, il cui asse principale (la cosiddetta tratta “A” tra la A8 e la A9) correrà lungo il confine nord, ricadendo (per quanto riguarda alcune limitate porzioni di tracciato all’altezza del previsto sistema di svincolo di Mozzate e Cislago) all’interno del perimetro del Parco. Recentemente è stato siglato, tra gli Enti interessati, l’Accordo di Programma regionale per la realizzazione dell’intervento, il cui assetto finale (per quanto riguarda, in particolare, la configurazione degli svincoli, il tracciato delle opere connesse e le misure di mitigazione e compensazione) verrà determinato nella stesura del progetto definitivo, per il quale si dovranno tenere conto delle prescrizioni segnalate dal CIPE nell’approvazione del progetto preliminare. Ulteriormente, il confine est del PLIS e alcune porzioni del suo territorio a nord-ovest di Cislago saranno interessati dal passaggio del nuovo tracciato della variante alla Varesina, opera connessa della Pedemontana, finalizzata ad alleggerire il traffico di transito che attraversa le
Un territorio attraversato, oltre che da numerosi percorsi rurali che collegano gli ambiti agricoli con i molini della valle dell’Olona, da una ramificata rete viaria, in futuro interessata dal passaggio della Pedemontana
conurbazioni presenti lungo la viabilità storica. Per quanto riguarda la rete ferroviaria, si segnalano, infine, i lavori in corso per il raddoppio e interramento della linea Saronno-Malpensa all’altezza dell’abitato di Castellanza, funzionali al completamento del potenziamento dell’accessibilità da Milano verso l’aerostazione.
Sistema della mobilità esistente e prevista
196 Parco del Bosco del Rugareto
197
T E R R I TO R I O D E L PA R C O Il Parco si colloca in una delle aree a più elevata urbanizzazione ai confini fra le province di Milano e Varese, interessando un ambito di territorio libero, a vocazione prevalentemente boschiva, a margine del sistema insediativo dei comuni appoggiati sull’asse del Sempione.
La parte quantitativamente e organizzativamente più consistente del-
Aspetti territoriali
l’area protetta ricade in territorio provinciale varesino. Nondimeno, la componente territoriale rescaldinese, stabilisce in modo definitivo la misura della potenzialità strategica del Parco come tramite strutturale di lunga portata ai fini della continuità del corridoio ecologico lungo il corso dell’Olona. In particolare il Parco occupa una posizione baricentrica rispetto ai territori dei comuni di Rescaldina, Marnate, Gorla Minore, Gorla Maggiore, Cislago, Gerenzano, dalle cui periferie è separato da un’estesa fascia agricola. La trama degli insediamenti, nonostante l’intensificarsi dei fenomeni di urbanizzazione degli ultimi cinquant’anni, mantiene ancora oggi una struttura leggibile, organizzata attorno ai nuclei agricoli storici, dando vita a struttura insediativa alquanto differente rispetto a quella caotica delle agglomerazioni limitrofe. Lungo il Bozzente, gli abitati di Cerro Maggiore, in modo più frastagliato, e di Rescaldina, in modo più compatto, rappresentano le frange periferiche della conurbazione densa sviluppatasi storicamente lungo l’asse del Sempione, che durante lo scorso secolo ha eroso gran parte dei territori agricoli che si estendevano fra il corso dell’Olona e i boschi di Uboldo. Il recente cambiamento delle dinamiche immobiliari ha fatto crescere la domanda di spazi di espansione nei confronti delle aree periferiche, rimaste fuori dal progetto di Parco sovracomunale, in territori a forte tensione abitativa e produttiva, come quello di Rescalda. Dalla lettura degli strumenti urbanistici comunali emergono, all’inter-
In una delle aree a più elevata urbanizzazione ai confini fra le province di Milano e Varese, il Parco rappresenta un elemento di forte potenzialità strategica ai fini della continuità del corridoio ecologico lungo il corso dell’Olona.
no del perimetro del Parco, accanto a una preponderante presenza di aree agricole e boschive, alcuni impianti di cava, che segnano in modo significativo i territori di Marnate, Gorla Minore e Cislago, rappresentando allo stesso tempo un’importante opportunità da un punto di vista ambientale. Infine, sono da segnalare i fenomeni di urbanizzazione a destinazione prevalentemente industriale che si sviluppano lungo il tracciato trasversale tra Gorla e Cislago, minacciando la continuità
nella pagina precedente, Usi aggregati dei suoli
degli spazi aperti.
Parco del Bosco del Rugareto
199
Aspetti paesistico-ambientali
Il Parco comprende una vasta area boscata, appartenente all’ambito
delle colture della vite e del gelso, oggi completamente scomparse,
dell’alta pianura asciutta, delimitata da distese prative e aree coltivate
che affiancavano un’agricoltura povera (segale e miglio), incapace di
e segnate da interventi di regimazione delle acque che testimoniano la
strappare campi e boschi alla brughiera.
secolare storia di trasformazione antropica del territorio.
Gli intensi fenomeni di urbanizzazione verificatisi a partire dal do-
Morfologicamente il territorio del Parco è caratterizzato da un paesag-
poguerra hanno contribuito a evidenziare il vuoto insediativo corri-
gio segnato da lievi ondulazioni che ha conservato il reticolo regolare
spondente all’ambito soggetto a esondazione, che rappresenta un im-
di percorsi e le suddivisioni campestri dell’originario paesaggio agra-
portante elemento relitto dei boschi planiziali che ricoprivano antica-
rio, una volta molto più parcellizzato e intercalato da continue quinte
mente l’alta pianura.
arboree con le loro ampie estensioni colturali, di taglio regolare e
Oggi, oltre il 70% della superficie del Parco (907 ha) è occupata da aree
andamento ortogonale, a cui si conformano spesso strade e linee di
boscate, fra cui alcuni lembi di foresta planiziale di querce, percorse
insediamento umano.
da una fitta rete di sentieri, che testimoniano l’appartenenza di questo
A partire dal Seicento, il grande piano di sistemazione idraulica detto
ambito al più vasto sistema ambientale sostenuto dall’asta dell’Olona
“Sistemazione dei Tre Torrenti”, con la conseguente modifica del per-
e che costituiscono l’elemento organizzatore del territorio.
corso dei corsi d’acqua Bozzente, Gradeluso e Fontanile, insieme agli
Fra di essi i Boschi di Cislago rappresenta l’aggregazione boschiva
interventi di rimboschimento, hanno contribuito in modo fondamenta-
più estesa del Parco, attraversata da una importante rete di percorsi,
le alla bonifica di questo territorio storicamente occupato da acquitrini
mentre l’ampio e compatto Bosco del Rugareto costituisce il nucleo
e soggetto ai periodici straripamenti dei principali corsi d’acqua. Nei
mediano della complessiva aggregazione dei boschi del Parco.
Il Parco comprende vaste aree boscate, percorse da una fitta rete di sentieri e delimitate da distese prative e aree coltivate, segnate da interventi di regimazione delle acque che testimoniano la secolare storia di trasformazione antropica del territorio
secoli successivi il paesaggio andò caratterizzandosi per la diffusione
200 Parco del Bosco del Rugareto
201
Il patrimonio storico-architettonico, pur di una certa rilevanza, non appare paragonabile per diffusione e valore ad altri ambiti della provincia.
Beni storico-architettonici e ambientali
I complessi rurali, prevalentemente a corte aperta e spesso trasformati, pur interessando tutto l’ambito, non risultano presenti all’interno del Parco, se non con poche eccezioni fra le quali le cascine Visconta a Cislago e Deserto a Gorla, mentre all’esterno del Parco è possibile segnalare le cascine Pagana e Prandona a Rescaldina. Per quanto riguarda invece le architetture religiose, si può segnalare lungo il margine occidentale del Parco la chiesa di S. Giuseppe a Rescalda, mentre la Parrocchiale di Cislago costituisce, per la sua notorietà, un importante elemento di riferimento territoriale. Infine occore considerare che le altre tipologie di beni risultano presenti solamente ai margini del Parco, poichè i centri storici, che hanno mantenuto, soprattutto lungo la Varesina, l’originario rapporto con il territorio, si localizzano all’esterno del perimetro del Parco stesso. Al margine orientale del Parco il nucleo storico di Cislago, lungo il tracciato della Varesina, si addossa con le sue corti al complesso del castello, che rappresenta un elemento di notevole rilievo nell’apparato difensivo del contado, così come il complesso del castello di Gorla (castello Terzaghi), che, insieme al parco, ha fortemente condizionato lo sviluppo urbanistico del borgo storico. Sempre a Gorla Minore un’altra emergenza è rappresentata dalla cinquecentesca villa Durini, con il suo giardino all’italiana. Nel nucleo storico di Rescalda si segnala, invece, il complesso di villa Bernocchi con giardino e la chiesa di San Giuseppe. L’antico tracciato della strada Varesina rappresenta un importante elemento della memoria storica, oltre a uno dei tracciati sui quali si è
Un tratto della strada Rescalda
appoggiato lo sviluppo della regione urbana milanese, mentre a livello più locale la direttrice trasversale tra Cislago e Olgiate può anch’essa
Il complesso del castello di Cislago
essere considerata un tracciato portante della viabilità storica. La fruizione dell’ambiente da parte delle popolazioni è favorita dalla
La piazza di Cislago
posizione dei nuclei urbanizzati rispetto al perimetro del Parco, che nella pagina precedente, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
favoriscono l’utilizzo delle numerose vie di accesso da ciascuno dei centri abitati che si affacciano su di esso, consentendo all’utente di raggiungere agevolmente i diversi ambiti.
Parco del Bosco del Rugareto
203
Aspetti naturalistici
VEGETAZIONE
FAUNA
Il territorio del Parco si presenta come un ampia distesa pianeggiante
La presenza del nucleo forestale centrale costituisce l’habitat ideale la
terrazzata con al centro un nucleo forestale di circa 900 ettari e ai margini
nidificazione, la sosta e il rifugio di moltissimi animali selvatici.
terreni a vocazione agricola, per un’estensione pari a circa 350 ettari.
Fra le specie più significative ricordiamo numerosi rettili (saettone,
La presenza di formazioni forestali di notevole pregio e consistenza
ramarro, biacco, orbettino) e fra i mammiferi il toporagno, il ghiro e
connotano fortemente il paesaggio e l’appartenenza alla fascia boschi-
l’arvicola.
va lungo l’Olona e il Lanza configura il territorio del Parco del Rugare-
Più numerose sono le specie di uccelli, per cui si segnala la presenza
to come parte del corridoio ecologico che va dal confine di stato fino
di gufi, sparvieri, allocchi, picchi rossi, barbagianni e codibugnolo.
alla fascia periurbana milanese. La vegetazione del Parco è rappresen-
Negli ambiti di fondovalle, più ricchi d’acqua, si rileva un ambiente fa-
tata prevalentemente da latifoglie dominate da querce come la farnia
vorevole alla diffusione di alcune specie di anfibi, fra i quali è frequen-
(Quercus robur) e la rovere (Quercus petraia), formazioni tipiche della
te la presenza di popolazioni di Rana verde, Rospo comune e Rospo
bassa e dell’alta Pianura Padana, a cui spesso si accompagnano esem-
smeraldino (Bufo viridis).
plari di carpini (Carpinus betulus), ciliegi (Prunus avium) e castagni
Anche i terreni coltivati costituiscono un ambiente ideale per molte
(Castanea sativa). Accanto alle specie autoctone si rileva la presenza
specie animali, che amano gli spazi aperti, quali volpi, lepri, faine e
anche di specie esotiche, quali la robinia (Robinia pseudoacacia) e il
donnole.
ciliegio tardivo (Prunus serotina), che ormai occupato vaste aree boschive. Varie specie fanno parte dello strato arbustivo ed erbaceo, tra cui, nel primo il nocciolo (Corylus avellana), il biancospino (Crataegus monogyna), il sanguinello (Cornus sanguinea), il sambuco nero (Sambucus nigra) e, nello strato erbaceo, la pervinca (Vinca minor) e la molinia (Molinia arundinacea), specie proprie dei boschi naturali. Lungo i corsi d’acqua che attraversano il territorio del Parco, dove si creano ambienti generalmente favorevoli allo sviluppo di una copertura vegetale evoluta, si rilevano formazione boscate con dominanza di
Oltre il 70% della superficie del Parco è occupata da aree boscate, fra cui alcuni lembi di foresta planiziale di querce, come il Bosco Bargetta a Rescalda, il Bosco del Rugareto e i Boschi di Cislago, l’aggregazione boschiva più estesa del Parco
latifoglie (Quercus, robinie e castagni) e specie floristiche interessanti, benché sminuite dallo stato di degrado che generalmente caratterizza questi ambiti. I terreni agricoli sono in generale delimitati da siepi e fasce boscate, che assolvono la fondamentale funzione di corridoio ecologico, offrendo rifugio a molte specie di animali.
204 Parco del Bosco del Rugareto
205
La rete ecologica
La costituzione di una rete ecologica su un territorio fortemente compromesso dal punto di vista ecologico, quale quello del Parco del Rugareto, trova il suo principale ostacolo in un territorio diffusamente antropizzato, a cui si affianca uno scarso sistema di aree naturaliformi e una rete viaria molto ramificata, che crea fratture difficilmente superabili. L’area del PLIS, e in particolare i boschi presenti al suo interno, costituiscono però un’importante fattore di mantenimento della biodiversità sia a livello botanico che faunistico, non solo a livello locale, ma anche su scala più ampia, anche se l’attuale carente connessione fra le isole di vegetazione arborea residue ne produce un significativo isolamento ecologico, aggravato dalla scarsità d’acqua di alcuni torrenti, come il Fontanile di Tradate, mentre una sicura opportunità è rappresentata dalla presenza di filari e di siepi boscate. Il PLIS del Rugareto si configura, all’interno del PTCP, come un importante tassello della rete ecologica provinciale, parte dell’ambito di interesse ecologico che dalla Svizzera raggiunge la fascia periurbana milanese, in connessione col corridoio ecologico principale dei corsi d’acqua, rappresentato dall’asta fluviale dell’Olona. Allo stesso tempo l’inserimento nel perimetro del Parco di una propaggine di terreni agricoli che si spinge oltre la Statale varesina, a est di Cislago, risponde proprio alla esigenza di sottolineare la prossimità fisica del PLIS al grande Parco Regionale della Pineta di Appiano Gentile e Tradate. Al fine di concorrere alla realizzazione della rete ecologica della provincia di Milano, il Parco deve operare su quelle aree adibite ad uso agricolo situate in porzioni di territorio ritenute interessanti ai fini di un potenziamento dei collegamenti tra le aree di maggiore interesse forestale e faunistico, peraltro diffusamente presenti nel territorio del PLIS, anche nell’ottica di salvaguardare/creare direttrici di permeabilità verso il territorio della provincia di Varese. Le connessioni ecologiche tra queste aree e il Parco devono quindi essere tutelate e valorizzate per perseguire l’obiettivo di sviluppo della rete ecologica provinciale, all’interno della quale l’area può costituire un importante elemento di connessione fra la valle densamente urbanizzata dell’Olona e le Groane, fino al Parco della Pineta di Appiano Gentile e Tradate.
nella pagina precedente La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
Infine, occorre sottolineare che questo ambito non è direttamente interessato dal recente progetto di Dorsale verde del nord Milano elaborato dall’Amministrazione provinciale.
Parco del Bosco del Rugareto
207
A partire dal dopoguerra gli agroecosistemi hanno subito una riduzio-
Aspetti agronomici
ne di superficie a favore, prevalentemente, degli insediamenti civili e industriali, mentre la semplificazione della fitta trama di appezzamenti e le significative riduzioni a carico degli elementi lineari più esili e quindi maggiormente vulnerabili ed effimeri, ha determinato un appiattimento dei caratteri paesaggistici, con la completa scomparsa delle colture della vite e del gelso. La storia recente conferma la conservazione di un’agricoltura dimensionata sulla piccola proprietà, che affianca alle classiche attività rurali il governo delle aree boschive, mentre si evidenzia un significativo aumento degli incolti, l’accentuarsi dei fenomeni di uso temporaneo o improprio dei terreni e l’erosione dovuta all’avanzamento dei fronti urbani. Allo stesso tempo le circa dieci aziende agricole, più della metà delle quali sono cerealicole (segale e miglio) e che operano su una superfi-
Un’agricoltura dimensionata sulla piccola proprietà affianca alle classiche attività rurali il governo delle aree boschive, mentre si evidenzia un significativo aumento degli incolti, l’accentuarsi dei fenomeni di uso improprio dei terreni e l’erosione dovuta all’avanzamento dei fronti urbani
cie agricola totale di 357 ettari, non appaiono in grado di di strappare campi e boschi alla brughiera. Le principali attività extra agricole sono rappresentate da alcuni maneggi, mentre non è presente nessun agriturismo. Per quanto concerne le colture praticate, si tratta di un’agricoltura classica di pianura, che opera su un territorio storicamente occupato da acquitrini e soggetto ai periodici straripamenti dei principali corsi d’acqua e nella quale sono prevalenti i seminativi a frumento e mais alternate a superfici a prato permanente.
Parco del Bosco del Rugareto
209
Rete dei percorsi
Il territorio del Parco del Bosco del Rugareto è attraversato da una discreta rete di strade comunali, utilizzate per la maggior parte per le attività agricole, ma anche per il collegamento tra i nuclei urbani limitrofi al Parco (Gorla Minore e Cislago). Attualmente non esiste una rete di percorsi ciclopedonali attrezzati all’interno dell’area del Parco, ma sfruttando la rete di sentieri e viabilità campestre presente, è possibile, come enunciato fra i principali obiettivi dei Comuni aderenti al Parco, la realizzazione di percorsi pedonali e ciclopedonali organizzati in reti di diverso livello, che promuovano e permettano l’uso diffuso a fini ricreativi e culturali del territorio del Parco e soprattutto delle aree boscate. Una particolare attenzione viene posta anche nei confronti delle fruizione delle fasce fluviali e degli ambiti di fondovalle, attraverso la creazione di uno specifico sistema di percorsi ciclopedonali di accesso all’acqua, fra i quali assume notevole rilievo l’antico tracciato della
Una discreta rete di sentieri e strade campestri, utilizzate per la maggior parte per le attività agricole, ma anche per il collegamento tra i nuclei urbani limitrofi al Parco, permettono un uso diffuso a fini ricreativi e culturali del territorio del Parco e in particolare delle aree boscate
cosiddetta Strada Rescalda. L’accessibilità ciclistica al Parco, dalle aree urbanizzate limitrofe, è permessa sfruttando le reti ciclabili realizzate dai Comuni contermini al Parco. Più difficile risulta l’accessibilità dal nucleo centrale metropolitano in quanto gli itinerari ciclabili individuati dalla Rete Strategica della Mobilità ciclistica – MiBici – predisposta dalla Provincia di Milano, sono
nella pagina successiva, Rete dei percorsi
ancora frammentati e interrotti.
210
PIANIFICAZIONE
Il Piano si basa sulla conservazione e la valorizzazione dell’assetto agroforestale, accompagnata dal recupero del complesso sistema degli antichi percorsi che caratterizzano il Parco
S T R U M E N T O : proposta di Piano Pluriennale degli Interventi (PPI),
clei e di tessuti storici, di organismi monu-
marzo 2007.
mentali e di interesse culturale.
APPROVAZIONE: -
Il recupero e la valorizzazione del complesso sistema della sentieristica costituisce la tematica
CARATTERI
principale su cui si vanno a concentrare le ini-
Gli obiettivi specifici del Piano sono:
ziative progettuali e le risorse economiche del
•
creazione di una rete ecologica alla scala sovracomunale;
primo Programma Pluriennale degli Interventi del
•
attuazione di misure per il miglioramento della “permeabilità eco-
PLIS del Bosco del Rugareto, relativo al periodo
logica del territorio”;
2007-2009.
•
co-pianificazione delle iniziative e modalità gestionali;
Il recupero dei più importanti tra questi antichi
•
monitoraggio della evoluzione dell’ecosistema Parco, dello stato di
percorsi alla nuova funzione di albero portante
attuazione dei piani e dei programmi di miglioramento ecologico
del futuro sistema circolatorio interno del Parco
•
miglioramento strutturale dei boschi;
e di tramite relazionale tra questo e le circostan-
•
valorizzazione delle possibili sinergie tra Agricoltura e Parco;
ti agglomerazioni urbane è la sostanza della pro-
•
conservazione della memoria storica e del paesaggio culturale;
posta programmatica, nell’ottica della riscoperta
•
valorizzazione della qualità ecologica del sistema dei corsi d’ac-
di una “mobilità lenta” del territorio.
qua, dei fossi e delle zone umide; •
valorizzazione dei pregi estetico-visuali dei corsi d’acqua;
La fattibilità del progetto si fonda sulla docu-
•
conservazione e valorizzazione degli organismi monumentali, dei
mentata conservazione di una griglia consolidata
tessuti insediativi e dei giardini storici;
di percorsi campestri e boschivi, che potranno
•
creazione di un ecosistema definito nelle sue componenti funzionali;
in tal modo far divenire il Parco parte integrante
•
consolidamento delle componenti funzionali e strutturali del siste-
dello scenario quotidiano di vita.
ma agro-forestale;
Per quanto concerne invece la gestione del Par-
creazione sistema di fruizioni delle componenti funzionali della fa-
co, questa è affidata a un consorzio fra i Comuni
scia agricolo-boschiva;
interessati.
•
creazione sistema di fruizione delle componenti funzionali della
L’elemento base sul quale il Piano è impostato è
fascia di pertinenza fluviale e del fondovalle;
la suddivisione del territorio in unità funzionali,
•
creazione di un sistema strutturato di fruizione del sistema di nu-
basate sulle caratteristiche e vocazioni ambien-
•
212
nella pagina successiva, Tav. 2 - Localizzazione degli interventi
tali, naturalistiche e paesaggistiche delle diverse porzioni di Parco, ognuna delle quali è legata a uno specifico ambito territoriale: a. agricolo-boschiva (Fascia di Gorla Minore); b. agricola aperta (Enclave di cascina Visconta); c. agricola con siepi (Frangia ecotonale di Cislago); d. agricola (Propaggine est di Cislago); e. forestale (Bosco del Rugareto); f. forestale (Boschi di Cislago); g. forestale (Margine di Rescalda); h. forestale (Corridoio del Bozzente). Da sottolineare che alle singole unità funzionali del Piano Pluriennale degli Interventi non corrispondono delle specifiche norme di attuazione. ELABORATI DI PIANO
1. Relazione. Quadro analitico-conoscitivo 2. Relazione. Quadro progettuale Allegato 1 - Carta dei suoli Allegato 2 - Carta dei litotipi Allegato 3 - Carta della vegetazione Allegato 4 - Tipi forestali reali Allegato 5 - Tipi forestali ecologicamente coerenti Allegato 6 - Sistema dei parchi locali del medio Olona Allegato 4 - Sviluppo dei tracciati Tav. 1 - Inquadramento territoriale Tav. 2 - Localizzazione degli interventi
Caratteristiche del Piano Pluriennale degli Interventi
AMBITI DI NATURALITÀ
Nel Parco acquistano particolare rilevanza, da un punto di vista quantitativo e qualitativo, le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti di naturalità”, che costituiscono l’asse portante della rete ecologica del Parco. Si tratta, oltre a quelle parti del territorio prossime al corso del Bozzente, degli ambiti forestali del Bosco del Rugareto, dei Boschi di Cislago e di Rescalda. L’Unità e - forestale (Bosco del Rugareto), oltre alla funzione di separazione tra gli insediamenti eterogenei che si addensano ai suoi margini, svolge la fondamentale funzione di sostegno dell’identità locale e di contrasto alla disgregazione della residua diversità e riconoscibilità rispetto alle circostanti macchie urbane. L’Unità f - forestale (Boschi di Cislago) rappresenta l’aggregazione boschiva quantitativamente più estesa, attraversata da una importante rete di percorsi, residui della antica maglia viaria territoriale e in rapporto con il corso del Bozzente.
214 Parco del Bosco del Rugareto
215
L’Unità g - forestale (Margine di Rescalda) si propone con un vasto
rezione dell’abitato di Cislago e del territorio comasco oltre che verso
interspazio, che separa il nucleo abitato di Rescalda dal margine com-
il Parco della Pineta di Appiano Gentile e Tradate.
patto del bosco. L’Unità h - forestale (Corridoio del Bozzente) costituisce il caposaldo
AMBITI PER LA FRUIZIONE
di una sequenza concatenata di fasce riparie che si addentra a sud nel
Le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti per la frui-
contesto periurbano altomilanese.
zione” non assumono particolare rilevanza da un punto di vista quantitativo. Il tema della fruizione è invece indirizzato verso la percorribi-
AMBITI AGRICOLI
lità del territorio, garantita da un’estesa rete di itinerari ciclopedonali,
Le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti agricoli”, pur
che va a costituire la tematica principale del PPI.
non assumendo particolare rilevanza da un punto di vista quantitativo,
Nei nodi di prevedibile maggiore frequentazione è prevista una minima
rendono tale ambito, per il suo ruolo ecologico, uno dei punti salienti
dotazione per consentire pause di riposo e contemplazione dell’am-
della pianificazione.
biente. Tali nodi, che costituiscono elemento di fruizione privilegiata
L’Unità a - agricolo-boschiva (Fascia di Gorla Minore), è fondamentale:
dell’ambiente naturale per la generalità del pubblico, sono posizionati:
sia per la rilevante caratterizzazione dimensionale che per l’articolata
•
nel bosco di Rescaldina;
solidità ecologica delle tessere ambientali e per la presenza dell’acqua
•
nel Bosco Bargetta;
(fontanile di Tradate), rendendo i boschi e la campagna di Gorla Mino-
•
alla cascina Visconta di Cislago;
re del tutto fondamentali per le strategie di governo del Parco.
•
presso villa Solbiati ai Gorla Minore.
Mentre il tema della fruizione non assume particolare rilevanza da un punto di vista quantitativo. essendo indirizzato verso la percorribilità del territorio, nel Parco acquistano particolare rilievo le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti di naturalità”, che costituiscono l’asse portante della rete ecologica del Parco
L’Unità b - agricola aperta (Enclave di cascina Visconta) funziona da cerniera tra la parte settentrionale del Parco, i boschi del Rugareto e
Il Piano individua inolotre gli Approdi al Parco, aree attrezzate di in-
di Cislago e il corridoio del Bozzente, rappresentando un elemento
terscambio tra la viabilità comprensoriale e il sistema dei sentieri del-
cardine territoriale anche in virtù della sua valenza scenica.
l’area protetti, localizzati all’estremo sud, in territorio di Rescaldina
L’Unità c - agricola con siepi (Frangia ecotonale di Cislago) e d - agri-
in prossimità della Strada Provinciale Saronno-Castellanza e in territo-
cola (Propaggine est di Cislago) costituiscono un “ponte”, rivolto in di-
rio di Gorla Minore, lungo il tratto della SP21, che porta a Cislago.
216 Parco del Bosco del Rugareto
217
GESTIONE FRUIZIONE E PROGETTUALITÀ Aspetti gestionali
In attesa di attivare maggiori relazioni con altri attori non istituzionali, il Parco ha messo a punto la “Via Verde dei Parchi del Medio Olona”, un progetto unitario di riuso dei sentieri esistenti al fine di dotare il territorio del medio Olona di un sistema sovralocale di mobilità lenta che si estende per circa 40 chilometri
La struttura che gestisce il Parco è composta al momento da una sola
Un accordo tra parchi locali del medio Olona (Ru-
persona (geometra), che svolge la funzione di Direttore tecnico, dedi-
gareto, Medio Olona e Rile-Tenore-Olona) prevede
cando al Parco solo una parte limitata del proprio tempo e avvalendosi
la realizzazione di un progetto unitario di riuso
delle sole risorse del Settore urbanistico dell’Amministrazione comu-
dei sentieri esistenti al fine di dotare il territorio
nale di Cislago, Comune capofila del Consorzio.
di un sistema organico di mobilità lenta. Ciascuno dei tre PLIS, oltre a gli interventi all’interno
Budget
Il totale delle entrate nel 2006 è stato pari a 19.794 €. Il contributo
del proprio perimetro, si accorda per il prosegui-
della Provincia di Milano è stato pari a 11.794 € (60 % dell’ammontare
mento del tracciato sovralocale di sentiero nelle
delle entrate).
adiacenti area protetta, per una lunghezza totale di circa 40 chilometri, di cui circa 12 all’interno
Ricognizione delle aree pubbliche
Attualmente il Consorzio non dispone di aree di proprietà.
del Bosco del Rugareto. Dopo avere attraversato da sud a nord il Parco del Rugareto e la parte occidentale del PLIS Me-
Sistema di relazioni con altri attori non istituzionali
Il Parco ha avviato alcune iniziative a carattere divulgativo, cultura-
dio Olona, il tracciato si addentrerà nel succes-
le e di sensibilizzazione rivolte alle popolazioni, mentre si segnala
sivo PLIS Rile-Tenore-Olona, dando così vita alla
l’opportunità di attivare maggiori relazioni con il Comitato “Gruppo
“Via Verde dei Parchi del Medio Olona”.
Amici del Rugareto” che si occupa della salvaguardia del Parco del
Per quanto concerne gli interventi previsti dal PPI
Rugareto.
si prevede in linea di massima di procedere come segue:
Utenza
Non esistono indagini in grado di permettere una valutazione qua-
•
segnaletica + aree di sosta tra fine 2007 ed
•
ponticello della vicinale di Gallarate + appro-
li/quantitativa delle caratteristiche degli utenti del PLIS, anche se il Parco stima il coinvolgimento di 2.500 studenti nelle attività di educa-
inizio 2008; do di Rescaldina tra 2008 e 2009;
zione ambientale organizzate sul suo territorio. •
Educazione ambientale
L’Ente Parco non ha a oggi avviato inizitive di educazione ambientale.
ponticello della comunale di Cassina Massina + approdo di Gorla Minore a fine 2009.
La precedenza data alla segnaletica rende ra-
Interventi, progetti e studi
218
Nell’ottica di migliorare la fruibilità del Parco sono previsti una se-
gione della necessità di rendere fruibile nel più
rie di progetti di parcheggi e aree di sosta. È stata inoltre avviata la
breve tempo possibile il sistema-sentiero pro-
realizzazione del sito internet del Parco, allo scopo di comunicare in
grammato. Il costo complessivo previsto è pari
modo più efficace le politiche e le iniziative del Parco stesso.
a 116.000 €.
PA R C O D E L L A BRIANZA CENTRALE Elementi identificativi .........................222 Inquadramento territoriale ................226 Territorio del Parco ............................235
220
Pianificazione ........................................250 Gestione, fruizione e progettualitĂ ....258
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco della Brianza Centrale
Codice PLIS: PL_202
P R O V I N C E : Milano. C O M U N I : Seregno. R I C O N O S C I M E N T O : Del.GR n° 7/5139 del 15/06/2001;
Del.GP 41/05 del 26/01/05 (ampliamento). A M P L I A M E N T I : i Comuni di Albiate, Bovisio Masciago, Carate Brianza,
Cesano Maderno e Desio hanno in passato manifestato l’interesse a far parte del Parco, senza che questo portasse a concrete iniziative. G E S T I O N E : Comune di Seregno.
S E D E : Municipio di Seregno,
via Umberto I, 78 - via XXIV Maggio, 20038 Seregno (MI) tel. 0362 263308 - 332; fax. 0362 2633300 e-mail: info.parcobrianzacentrale@seregno.info www.parcobrianzacentrale.it S U P E R F I C I E : totale: 396 ha;
provincia di Milano: 0 ha provincia di Monza e Brianza: 396 ha. O B I E T T I V I : tutela e riprogettazione paesistica di aree agricole
nella pagina accanto, In un ambito diffusamente urbanizzato il Parco consente la salvaguardia delle aree libere intorno alla città, destinandole alla fruizione della popolazione e consentendo, allo stesso tempo, il mantenimento delle attività agricole
interstiziali. Le aree che ne fanno parte non rappresentano più spazi in attesa di essere edificati, ma parti integranti della organizzazione urbana, costituendo una salvaguardia attiva delle aree verdi e degli spazi aperti che circondano l’abitato, caratterizzandone la forma urbana e indicando un limite all’espansione della città. La realizzazione del Parco consente la salvaguardia delle aree libere intorno alla città, rendendole fruibili dalla popolazione, facilitandone la percorrenza e l’uso ai fini
nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR
ricreativi, realizzando specifiche attrezzature destinate al loisir e al tempo libero e consentendo, allo stesso tempo, il mantenimento delle attività agricole.Il Parco contribuisce infine alla definizione della forma
Inquadramento territoriale e possibili ambiti di ampliamento del Parco su ortofoto
urbana di Seregno, venendo inteso come lo strumento per ridisegnare il bordo della città e i suoi affacci sugli spazi aperti.
222 Parco della Brianza Centrale
223
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco della Brianza Centrale fa parte del sub-sistema centrale, tra i parchi delle Groane e della Valle Lambro, costituito anche dai PLIS della Brughiera Briantea, del Grugnotorto-Villoresi, della Balossa (in fase di riconoscimento) e da quello della Media Valle del Lambro. Interessato dai tracciati della SS36 Valassina e delle linee ferroviarie Milano-Como-Chiasso e Seregno-Saronno, il Parco si relaziona a nord-ovest con il Parco della Brughiera, a ovest con il Bosco delle Querce e le Groane e a est con il Parco della Valle del Lambro. Più lontano, a sud, il Parco del Grugnotorto-Villoresi.
Territorio
226
Nell’ambito più urbanizzato dell’intera Brianza, il sistema insediativo lungo la Valassina presenta notevoli fenomeni di compromissione delle aree di frangia, mentre gli elementi naturali risultano residuali, se non addirittura inesistenti, rispetto ai piani di sviluppo urbanistico Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
La Brianza occidentale, pur con la presenza del Parco delle Groane,
delle aree di frangia che accolgono,
rappresenta la parte più urbanizzata dell’intera Brianza. Lo sviluppo
a fianco di ciò che resta dell’attività
di questo ambito si è appoggiato sulla rete viaria principale, l’antica
agricola che un tempo aveva carat-
strada Comasina e la più recente Milano-Meda da un lato e la vecchia
terizzato questi territori, le attività
e la nuova Valassina dall’altro, dando luogo inizialmente a formazioni
più disparate, spesso marginalizza-
lineari con andamento nord-sud e ramificandosi poi in un tessuto di
te dalle strutture urbane (sfasciacar-
residenze e piccole-medie industrie che ha, poco a poco, raggiunto
rozze, campi nomadi, depositi di va-
e saturato i residui spazi agricoli. Ne è derivato un utilizzo intenso
ria natura, orti spontanei), accanto a
del territorio, un carattere disomogeneo delle tipologie edilizie, una
centri commerciali e aree attrezzate
nuova forma di paesaggio che induce da un lato un’attenuazione della
per il tempo libero, spesso realizza-
“memoria dei luoghi”, dall’altro mette in mostra contenuti formali non
te in modo del tutto casuale.
sempre di adeguata qualità, dall’altro ancora attesta un’evidente dina-
L’area
mismo socio-economico.
condiviso le potenti trasformazio-
L’intensa espansione edilizia e urbana che ha saturato questa fascia di
ni territoriali che hanno caratteriz-
territorio, la pianificazione comunale che, priva di un coordinamento a
zato l’ambito più occidentale della
livello superiore, ha accompagnato la crescita edilizia e il forte incre-
nuova Provincia, e hanno connota-
mento, specie nei decenni ‘50 e ‘60, degli insediamenti produttivi lo-
to l’attuale uso del suolo nel qua-
cali, la mancanza di equilibrio fra Milano e la cintura urbana adiacente,
le gli elementi “naturali” risultano
hanno di fatto determinato rilevanti criticità territoriali e ambientali.
residuali, se non addirittura inesi-
Da un lato siamo di fronte, come in molti distretti industriali maturi
stenti, rispetto ai piani di sviluppo
sottoposti a una crescente concorrenza internazionale, a processi di
urbanistico. L’ambito della Brianza
dismissione di impianti produttivi, a cui fanno seguito riconversioni
occidentale è infatti caratterizzato
non sempre agevoli. Dall’altro lato, si stanno manifestando rilevanti
dalla pervasiva presenza dell’urba-
problemi territoriali e ambientali, determinati dalla saturazione degli
nizzato, che ha confinato i residua-
spazi liberi, che compromette sia lo sviluppo urbano sia il completa-
li ambiti agricoli in aree di frangia
mento della dorsale verde, e da livelli di inquinamento assai elevati.
spesso disordinate, e dalla capilla-
In questo ambito il sistema insediativo lungo la Valassina, come d’altra
re, quanto imponente, presenza di
parte l’area monzese, presenta notevoli fenomeni di compromissione
infrastrutture viarie.
del
Parco
ha
pienamente
Il processo di sviluppo dell’area, acceleratosi fortemente a partire da-
la comparsa di ampie aree destinate alle attività produttive e commer-
gli anni ’60, è avvenuto sulla base di modalità insediative che han-
ciali, che, assieme all’espansione delle aree residenziali, ha concorso
no compromesso in modo significativo il paesaggio e la preesistente
in modo significativo all’erosione di ampie superfici di suoli agricoli.
struttura urbana.
Le aree ove tale processo appare più evidente sono quelle lungo la
L’evidente e pronunciato ampliamento degli insediamenti residenziali,
Valassina e la linea ferroviaria RFI Monza-Como-Chiasso.
con una netta espansione dei centri urbani, una volta poco estesi e
Le principali indicazioni fornite dagli strumenti urbanistici comunali
con nuclei densi a delimitazione abbastanza netta e ben separati tra
sono costituite dalla presenza di aree produttive di espansione lungo
di loro, ha condotto alla fusione di nuclei limitrofi e alla eliminazione
il tracciato della Valassina, dove, fra Lissone e Carate Brianza appare
delle case sparse e delle piccole unità quali ortaglie, frutteti, ecc., ca-
significativo il rischio di saldatura tra i centri abitati contermini, e di
ratteristiche degli insediamenti rurali.
aree polifunzionali nel territorio di Meda.
Allo stesso tempo il significativo sviluppo economico ha determinato
Infine, le espansioni residenziali interessano principalmente i margini urbani degli abitati di Desio, Cesano Maderno, Albiate e Giussano, comuni dove sono in atto evidenti trasformazioni insediative. I principali progetti di sviluppo urbano e territoriale si concentrano all’esterno del perimetro del Parco, dove, oltre al raddoppio dell’edificio commerciale Esselunga di Seregno San Salvatore, recentemente ultimato, è previsto il recupero del vasto comparto della ex Autobianchi di Desio (300.000 mq), attraverso un intervento polifunzionale senza volumetrie residenziali in cui spicca la previsione di un multisala di 4500 mq e di un polo per la formazione, e la proposta di trasformazione della ex Philips in un polo logistico collegato con la linea ferroviaria Milano-Como. Il tracciato della Pedemontana ritaglierà, a nord del proprio tracciato, un’ampia fascia esterna ai limiti amministrativi di Seregno, ma che
L’intenso processo di sviluppo dell’area, acceleratosi fortemente a partire dagli anni ’60, è avvenuto sulla base di modalità insediative che hanno compromesso in modo significativo il paesaggio e la preesistente struttura urbana, determinando rilevanti criticità territoriali e ambientali
insieme alle aree del Parco formeranno una nuova quinta e un nuovo A Desio, qui in una elaborazione 3D della cartografia digitale, è previsto il recupero del vasto comparto della ex Autobianchi, attraverso un intervento polifunzionale in cui spicca la previsione di un multisala e di un polo per la formazione
affaccio della città verso la strada. Le parti rivolte direttamente a sud e integrate con gli spazi aperti ritagliati dall’autostrada, costituiranno un nuovo fronte urbano, uno spazio che dovrà proteggere la città dalla strada ma che sarà anche visibile da quest’ultima, mentre nell’area più interna vedrà accentuato il carattere urbano e intensificate le relazioni con la vita dei quartieri sud della città.
228 Parco della Brianza Centrale
229
Paesaggio e ambiente
Il PLIS della Brianza Centrale è situato nella porzione nord della pro-
Il PLIS, contraddistinto da una densa struttura insediativa, è caratteriz-
vincia di Milano (Brianza occidentale), nel contesto dell’alta pianura
zato da una maglia viaria urbana piuttosto articolata. Gli assi stradali
asciutta, al margine del terrazzo di Monza, segnato a est dall’incisione
principali sono rappresentati dalla SS36 del lago di Como, con anda-
della valle del Lambro, in un ambito territoriale pianeggiante, marcato
mento nord-sud, radiale verso Milano (che si interconnette con la via-
a volte da lievi ondulazioni e modellamenti di natura eolica e fluviale,
bilità locale in corrispondenza degli svincoli di Desio, Lissone, Sere-
e caratterizzato da una buona permeabilità dei suoli.
gno e Verano Brianza) e dalla ex-SS35 Milano-Meda, anch’essa radiale
Le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato tale am-
verso Milano, posta più distante, a ovest del PLIS (interconnessa con la
bito hanno fatto si che la saldatura urbana che interessa la conurba-
rete locale attraverso gli svincoli di Cesano M., Seveso e Meda).
zione lungo la Valassina abbia cancellato le caratteristiche morfologi-
Altri itinerari, provinciali o comunali, di una certa rilevanza e conti-
che di in un territorio che rappresenta una delle aree più compromesse
nuità sono, con andamento nord-sud, l’asse urbano di via Mazzini-via
della provincia. L’attività agricola, in cui prevalgono le superfici a pra-
Nazioni Unite-via Turati (tra Desio e Seregno), la SP9 vecchia Valassina
to e a seminativo asciutto a prevalenza di mais, appare poco differen-
e la SP6 Monza-Carate (più esterna), mentre, con andamento est-ovest,
ziata, mentre la struttura rurale risulta poco riconoscibile, rivestendo
sono la SP134 Seregno-Ceriano e l’asse urbano di via Piave-via Cado-
scarsa importanza come elemento di interfaccia e di relazione tra i
re-via Stoppani-via V.Monti (tra Meda e Seregno). Alcune porzioni del
diversi sistemi insediativi, in quanto limitata a rari esempi nel tessuto
PLIS sono anche lambite dalle linee ferroviarie RFI Monza-Chiasso, RFI
urbano. Sotto il profilo paesistico-ambientale, sono aree di estrema
Seregno-Carnate e FNM Saronno-Seregno, tra loro interconnesse, seb-
fragilità proprio in ordine al loro ruolo di assorbimento degli impatti
bene senza continuità dei servizi, nella stazione di Seregno, mentre,
da parte del sistema insediativo e in relazione alla loro funzione di
poco distante ad ovest, transita la linea FNM Milano-Asso. Tutte queste
riequilibrio ecologico, riqualificazione del paesaggio e promozione di
linee sono oggetto di interventi di riqualificazione e potenziamento.
un “presidio ecologico” del territorio.
Per quanto riguarda la Saronno-Seregno, si tratta del progetto (per il
Il Parco della Brianza Centrale costituisce, pur con le limitazioni deter-
quale dovrà essere affidato l’appalto di progettazione esecutiva ed
minate dalla sua discontinuità territoriale, un importante elemento di
esecuzione dei lavori) di potenziamento ed elettrificazione della linea,
connessione trasversale all’interno del progetto di dorsale verde, po-
con riattivazione e rilocalizzazione di alcune stazioni, finalizzato a
nendo in relazione il Parco delle Groane e il Bosco delle Querce a ovest e
ripristinare il servizio, anche passeggeri, su questa importante tratta
il Parco della Valle del Lambro a est. Nello stesso tempo il Parco garan-
trasversale nel settore nord dell’area metropolitana, migliorando le
tisce un sostanziale elemento ecologico di “ricucitura” fra le aree agri-
connessioni con Malpensa e, in prospettiva, costituendo parte inte-
cole periurbane dei comuni limitrofi e quelle di frangia di Seregno. In
grante del sistema di gronde ferroviarie merci.
relazione alla sua valenza sovracomunale, il Parco fa riferimento anche
Anche gli interventi previsti lungo la linea Seregno-Carnate sono fun-
ad aree esterne al territorio comunale di Seregno, fra le quali le aree a
zionali al completamento del sistema delle gronde ferroviarie merci nel
sud della città, interessate dalla costruzione del nuovo tracciato della
settore nord-est. In questo caso si tratta, oltre che del raddoppio della
Pedemontana, le aree del Dosso, connesse ad un vasto corridoio di spa-
tratta esistente, della realizzazione di un nuovo tronco ferroviario tra
zi aperti che si innesta profondamente nella conurbazione di Lissone/
Carnate e la linea Treviglio-Bergamo, all’altezza di Levate, secondo
Monza e, infine, le aree del Meredo, riconducibili ad un sistema di spa-
un intervento denominato, nel suo complesso, “Gronda ferroviaria Est
zi aperti che connette il Parco al Bosco delle Querce di Seveso e Meda.
Seregno-Bergamo”, il cui progetto preliminare è stato approvato con
230 Parco della Brianza Centrale
Mobilità
Caratterizzato da una maglia viaria urbana piuttosto articolata, il Parco è lambito dal tracciato della SS36 del lago di Como, dalla linea ferroviaria Monza-Chiasso e dal previsto intervento della Pedemontana
231
prescrizioni dal CIPE nell’ambito della Legge Obiettivo. Le previsioni per la linea Monza-Chiasso riguardano, invece, il quadruplicamento della tratta (con progetto preliminare in fase di approvazione da parte del CIPE, sempre nell’ambito delle opere della Legge Obiettivo), che consentirà, da un lato, di rafforzare il sistema delle relazioni internazionali (grazie alla connessione con la nuova direttrice ad alta velocità Alptransit Gottardo, in fase di realizzazione per la parte svizzera) e, dall’altro, di incrementare il servizio lungo la linea esistente, dedicata ai servizi di tipo regionale. Questo intervento, prevalentemente in affiancamento alla linea storica, ma con nuovi rami di scavalco ed interconnessione all’altezza del nodo di Seregno, interessa alcune aree del PLIS, in particolare il Meredo, per il quale la Regione Lombardia (nella sua delibera di approvazione del progetto preliminare) ha richiesto specificatamente la previsione di opere di compensazione e valorizzazione ambientale, con la realizzazione di una vasta area boschiva. Lungo la linea Milano-Asso, infine, sono in corso i lavori di ammodernamento della tratta Paderno D.-Seveso, necessari per migliorare la qualità del servizio ferroviario suburbano offerto. Si tratta di opere di adeguamento degli impianti di trazione, di eliminazione dei passaggi a livello e di ristrutturazione/rilocalizzazione di alcune stazioni (con differenti stadi di avanzamento progettuale e realizzativo), oltre che dell’ipotesi, ancora da valutare, di ammodernamento anche della tratta successiva tra Seveso e Mariano Comense. Ulteriore previsione relativa al trasporto pubblico su ferro riguarda la linea tranviaria Milano-Desio, attualmente sottoutilizzata, per la quale è disponibile il progetto definitivo di riqualificazione, per trasformarla in una moderna metrotranvia, ulteriormente prolungata fino ad attestarsi in corrispondenza della stazione ferroviaria di Seregno. Per quanto riguarda, invece, la rete stradale, il principale intervento previsto nell’area è rappresentato dal Sistema Viabilistico Pedemontano, costituito, in questo ambito territoriale, dalla tratta principale trasversale tra Cesano Maderno e Vimercate (la cosiddetta tratta “C”, attestata sulla ex-SS35 ed interconnessa con la SS36 a Desio), dal potenziamento in sede della Milano-Meda a nord di Cesano M. e dall’opera connessa in variante alla SP6. Recentemente è stato siglato, tra gli Enti interessati, l’Accordo di Programma regionale per la realizzazione dell’intervento, il cui assetto finale (per quanto riguarda, in particolare, la configurazione degli svincoli, il tracciato delle opere connesse e le misure di mitigazione e compensazione) verrà determinato nella stesura del progetto definitivo, per il quale si dovranno tenere conto delle prescrizioni del CIPE nell’approvazione del progetto preliminare.
Sistema della mobilità esistente e prevista
232 Parco della Brianza Centrale
233
T E R R I TO R I O D E L PA R C O Il Parco, compreso nella porzione settentrionale della provincia di Milano, interessa un ambito territoriale che presenta un alto grado di urbanizzazione consolidatosi negli anni, una rete viaria molto ramificata e una scarsa presenza di spazi aperti, di grande valore strategicoambientale.
Interamente compreso nel comune di Seregno, il Parco comprende aree
Aspetti territoriali
inedificate all’interno del tessuto urbano locale, che, nel loro insieme, costituiscono elementi ancorché frammentari di un tessuto connettivo di valore elevato tra i parchi regionali delle Groane, della Brughiera e della Valle del Lambro. Si tratta di aree poste per la gran parte a corona della città, a costituire una sorta di cintura verde, ma che, per la loro natura interstiziale, presentano una notevole frammentazione territoriale e che faticano a trovare un elemento di continuità ambientale. In definitiva il territorio del Parco si caratterizza per un’elevata interferenza da parte della infrastrutturazione relativa alle reti di mobilità e a quelle di distribuzione dell’energia elettrica e per un ineludibile stato di convivenza tra le sue aree e quelle dello spazio urbano edificato. Il Parco non rappresenta una figura compatta e un paesaggio omogeneo, ma si configura come un sistema ambientale connotato da paesaggi differenti e discontinui, da differenti modalità di promozione e gestione, da moltepliciti usi e pratiche. In questo senso i fenomeni di trasformazione prodotti da pratiche non legate all’economia agricola, e che oggi occupano aree a destinazione d’uso agricolo possono, se opportunamente governate, contribuire a costruire il paesaggio del Parco. La parte del Parco denominata 2 Giugno alla Porada comprende un insieme di spazi aperti disposti nel settore nord-ovest del comune di Seregno, delimitata dalle recinzioni e dai capannoni delle aree industriali di Meda e Mariano Comense. A est il limite risulta molto più frastagliato e irregolare con spazi aperti che si innestano profondamente nel tessuto edificato formato da insediamenti produttivi e residenziali a bassa densità. La parte a confine con Albiate e Lissone comprende un insieme discontinuo di quattro aree di piccole dimensioni. Le parti che si connettono più direttamente con ambiti esterni al territorio di Seregno hanno caratteristiche comuni: pochi lotti agricoli di dimensioni medio-grandi (10.000/50.000 mq), compatti e dai margini definiti da strade,da limiti edificati o da recinzioni industriali.
Parco della Brianza Centrale
Interamente compreso nel territorio di Seregno, il Parco interessa un ambito che presenta un alto grado di urbanizzazione, una rete viaria molto ramificata e una scarsa presenza di spazi aperti, di grande valore strategicoambientale nella pagina precedente, Usi aggregati dei suoli
235
Il territorio della porzione orientale del Parco concentra i poli produt-
In generale spazi a bassa densità convivono con situazioni di grande
tivi di maggiori dimensioni e le infrastrutture lineari più importanti,
densità, lotti estesi e riconducibili a poche proprietà si accostano a spa-
con la superstrada Valassina e i tracciati ferroviari RFI che producono
zi estremamente frazionati formati da lotti minuti e occupati da orti,
una serie di nette divisioni nelle già discontinue aree del Parco. A
giardini privati, piccoli spazi di deposito, attività artigianali, maneggi.
ovest della Valassina sono presenti spazi aperti di natura diversa (cave
Dalla lettura del PRG di Seregno emerge, all’interno del perimetro del
in disuso, impianti tecnologici dell’azienda municipalizzata, cimitero,
Parco, una preponderante presenza di aree destinate a uso agricolo e a
orti e aree abbandonate) che penetrano profondamente nel tessuto
standard locali e sovralocali, fra i quali è da segnalare l’area destinata
compatto della città. La linea ferroviaria del Gottardo corre entro una
ad attrezzature sportive e ricreative del centro sportivo Trabattoni.
trincea a fianco della quale si dispone una duna ricoperta da una fitta
Il Parco, che per le proprie caratteristiche territoriali, di estensione e di fruizione dispone già di una rilevante valenza sovracomunale, può contribuire ad una politica più generale di salvaguardia di spazi aperti alla grande scala, al centro di un sistema che comprende alcuni grandi parchi di interesse regionale
boscaglia. Ai margini si riscontra una significativa varietà di materiali
Gli obiettivi del Parco, che per le proprie caratteristiche territoriali,
urbani: lotti residenziali a bassa e media densità, (case unifamilia-
di estensione e di fruizione, dispone già di una valenza propriamente
ri, palazzine plurifamiliari con giardini privati), commerciali attestati
sovracomunale, possono essere così sintetizzati:
sulla strada di collegamento con Cesano Maderno, lungo la quale si
•
Nella zona più occidentale del Parco è invece da segnalare il polo pro-
•
definire i bordi della città e la sua forma impedendo processi di
•
contribuire ad una politica più generale di salvaguardia di spazi
Il Parco non rappresenta una figura compatta e un paesaggio omogeneo, configurandosi, invece, come un sistema ambientale connotato da paesaggi differenti e discontinui e da moltepliciti usi e pratiche
saldatura con i comuni contermini;
duttivo localizzato nel territorio di Meda, secondo una diffusa dinamica insediativa, che privilegia l’affaccio in prossimità dei limiti ammini-
definire una salvaguardia attiva del territorio inedificato e di alcune grandi aree a standard;
dispongono alcuni piccoli edifici rurali in abbandono.
strativi, causando una difficoltà di continuità tra l’area del Parco e le
aperti alla grande scala in un ambito strategico, al centro di un si-
residue zone agricole presenti nei comuni circostanti.
stema che comprende alcuni grandi parchi di interesse regionale.
236 Parco della Brianza Centrale
237
Aspetti paesistico-ambientali
Nella generale carenza di aree boscate che connota il territorio di Seregno, l’ambito della Porada, con la presenza di boschi naturali spontanei associati ad altri di impianto più recente, costituisce una parziale eccezione e un mix equilibrato sia per la fruizione del tempo libero che per la ricostruzione dell’ecosistema
Il Parco si estende a corona della città ed è costituito da terreni preva-
presenta una parte consistente di spazi aperti che sono stati acquisiti
lentemente agricoli spesso contornati da boschetti spontanei compo-
e trasformati in prati stabili praticabili delimitati o scanditi da filari.
sti soprattutto da robinie e sambuchi, che contribuiscono alla preser-
Nella generale carenza di aree boscate che connota il territorio di Se-
vazione delle specie faunistiche.
regno, questa area costituisce una parziale eccezione, tenendo anche
I caratteri dei territori racchiusi nel perimetro del Parco, in assenza di
conto della presenza di un vivaio comunale di circa 24.000 mq. carat-
una economia agricola solida, sono spesso segnati da una scarsa con-
terizzato dalla varietà di gruppi monospecifici di alberi d’alto fusto
suetudine alla cura e alla cultura degli spazi aperti, con la presenza, in
con impianto estremamente fitto.
alcuni casi, di sacche di degrado ambientale e paesistico.
Gli spazi aperti del Dosso e di S. Salvatore, nel settore occidentale
Si tratta comunque di aree dalla forte valenza strategica in quanto
del comune di Seregno, possono costituire il proseguimento di spazi
rappresentano l’elemento attraverso il quale è possibile mantenere/
esterni al Parco e uno snodo di rilevanza sovracomunale, nell’ottica di
instaurare caratteri naturalistici e impedire la saturazione delle aree
un’estensione verso la città, oltre la Valassina, a sud verso la sequen-
libere residue.
za continua di spazi aperti che percorre la conurbazione di Lissone-
La costituzione del Parco va inquadrata in una visione di insieme più
Monza fino al Parco Reale e a nord verso la valle del Lambro.
ampia alla luce della sua posizione strategica la vicinanza fra il Parco
I vincoli e le barriere formati dalle numerose infrastrutture (strade,
delle Groane, il Bosco delle Querce, il Parco della Valle del Lambro e il
ferrovie ed elettrodotti) costituiscono per queste connessioni, un osta-
Parco della Brughiera Briantea. La costituzione di un parco sovracomu-
colo consistente che potrebbe essere superato ricostruendo una rete
nale in posizione baricentrica rispetto a questo sistema di aree protet-
di percorsi. Verso nord-est, oltre i limiti del territorio comunale, il
te rappresenta un’importante occasione per dare garanzie di un siste-
territorio è caratterizzato dalla estesa presenza di cave di ghiaia
ma ambientale di grande valore che si estende anche nei comuni vicini,
La diffusa presenza di complessi commerciali e di strutture florovi-
del mantenimento di spazi verdi e della creazione di corridoi ecologici.
vaistiche, accompagnate dalla realizzazione di superfici verdi e spazi
L’ossatura del Parco è costituita da una serie di aree attrezzate per
aperti di qualità, sembrano prefigurare una possibile interpretazione
il tempo libero, fra le quali il Parco agricolo del Meredo, nel settore
del tema del parco come spazio nel quale commercio, tempo libero e
ovest, di oltre 70 ettari, costituito prevalentemente da terreni agricoli
cultura del verde si integrano in un paesaggio legato all’accessibilità
privati, e il Parco 2 Giugno alla Porada, nel settore nord-ovest, che
automobilistica.
238 Parco della Brianza Centrale
Posto a corona della città di Seregno , il Parco è costituito da terreni prevalentemente agricoli spesso contornati da boschetti spontanei composti soprattutto da robinie e sambuchi, che contribuiscono alla preservazione delle specie faunistiche
239
Il patrimonio storico-architettonico appare di notevole importanza pur non essendo paragonabile per diffusione e valore ad altri ambiti della
Beni storico-architettonici e ambientali
Brianza, nei quali il sistema delle dimore extraurbane rappresenta un segno distintivo del territorio, come per i sistemi lungo le valli del Seveso e del Lambro, che segna il margine orientale dell’ambito. Occore però considerare che, essendo i centri storici localizzati all’esterno del perimetro del Parco, le diverse tipologie di beni risultano presenti principalmente ai suoi margini. Questo vale anche per i complessi rurali, prevalentemente a corte aperta e spesso trasformati, i quali, pur interessando in modo diffuso l’arco meridionale e quello orientale dell’ambito, non risultano presenti all’interno del Parco. All’esterno è invece possibile segnalare i nuclei rurali di Cassina Savina e di San Giuseppe a Desio, di Cascina Aliprandi a Lissone, di Cascina Immacolata e Cascina Pozzone a Carate Brianza. Infine, al margine sud del Parco, nel territorio di Desio, occorre se-
Un patrimonio storicoarchitettonico di notevole importanza, pur non paragonabile per diffusione e valore ad altri ambiti della Brianza, nel quale spicca il nucleo rurale di San Giuseppe, che, con il complesso di villa Buttafava, rappresenta un’importante risorsa paesaggistica in un punto particolarmente delicato per il passaggio della Pedemontana
gnalare il complesso vincolato di villa Buttafava, con chiesa e parco, compresi nel nucleo rurale di San Giuseppe, che rappresenta un’importante risorsa paesaggistica in un punto particolarmente delicato per la costruzione degli svincoli di accesso alla Pedemontana. Al centro del Parco, l’asse storico dell’antica Valassina rappresenta, insieme alla via storica di collegamento tra Saronno e Seregno, un importante elemento della memoria storica. La fruizione dell’area protetta da parte delle popolazioni è favorita dalla posizione dei nuclei urbanizzati limitrofi rispetto alle diverse aree che compongono il Parco, a loro volta poste a corona rispetto al
nella pagina precedente, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
nucleo abitato di Seregno, che permettono lo sviluppo di vie di accesso da ciascuno dei centri abitati che si affacciano sul Parco, consentendo all’utente di raggiungere agevolmente i principali ambiti fruitivi.
Parco della Brianza Centrale
241
Aspetti naturalistici
-
Come già detto il Parco si estende a corona della città
autoctone e ad essi si alternano aree agricole coltivate a cereali e pra-
ed è costituito da terreni agricoli spesso contornati da boschetti spon-
to stabile; onnipresente è la robinia (Robinia pseudoacacia), originaria
tanei composti soprattutto da robinie e sambuchi che contribuiscono
del nord America, importata come pianta ornamentale nei secoli scorsi
al ricovero e mantenimento di varie specie animali di piccola taglia e
e ormai diventata estremamente invadente, tanto da essere ritenuta
in particolar modo di uccelli.
infestante in quanto compete per spazio, nutrimento e luce con le
In particolare il Parco agricolo del Meredo ne costituisce l’ossatura
altre piante autoctone.
principale insieme al Parco 2 giugno alla Porada; completano il siste-
A fianco della robinia ritroviamo comunemente arbusti di sambuco
ma ecologico alcuni terreni agricoli situati in zona Orcelletto, Dosso,
(Sambucus nigra) dalla prorompente fioritura.
Stadio e lungo la via Briantina.
Questo tipo di associazione vegetale insieme alla presenza di altre
VEGETAZIONE
piante spontanee minori rappresenta una preziosa testimonianza della La zona del Parco agricolo del Meredo si configura come un’area pret-
copertura vegetale più diffusa in questo secolo in queste zone.
tamente coltivata, dove la natura continua a mantenere la sua forte
Il viale che collega le zone boscate del Parco da sud a nord è stato
presenza permettendo a piccoli e meno piccoli animali selvatici di cre-
piantumato con un filare di gelsi, a ricordo del loro antico utilizzo in
scere e moltiplicarsi compatibilmente con le attività che vi si svolgono.
Brianza come alimento per il baco da seta che si nutriva delle sue fo-
Elemento caratterizzante del paesaggio è l’assoluta predominanza del-
glie per poi produrre il prezioso filato.
la coltivazione del mais, alternata al prato stabile di graminacee.
Le altre aree del Parco della Brianza centrale (Orcelletto, Dosso, Stadio
Nell’area del Parco Agricolo del Meredo mancano totalmente presenze
e via Briantina) sono caratterizzate dalla presenza di superfici agricole,
arboree rilevanti fatta eccezione per alcuni frutteti e gruppi isolati di
che vedono l’alternarsi di estesi appezzamenti a seminativo, ad aree
alberi, collocati nella parte più prossima al centro della città e per la
coltivate estremamente frammentate, spesso delimitate da siepi e albe-
presenza di un esemplare isolato di farnia di grandi dimensioni presso
rature a macchia, dalla presenza di prati ed impianti arborei recenti e da
il sentiero di collegamento con il quartiere del Ceredo, non lontano
parti di dimensioni rilevanti abbandonate o utilizzate come deposito.
da un piccolo bosco con una presenza significativa di carpini (circa
-
La componente animale risente in maniera manifesta della for-
10.000 mq). I campi coltivati sono delimitati da lunghe macchie di
FAUNA
sambuco e a volte pioppo, spesso sfruttate come frangivento allo sco-
te pressione antropica e della frammentazione delle aree, che determi-
po di limitare l’azione erosiva e disidratante del vento.
nano in prima istanza la ristrettezza degli habitat delle varie specie.
Nelle zone esenti da coltivazione, a molti arbusti come la buddleia
L’alternanza di aree agricole e piccole aree boscate, in cui è prevalen-
(Buddleia davidii) dall’infiorescenza a pannocchia color lilla, il bian-
te la robinia, consentono il ricovero e il mantenimento di varie specie
cospino (Crategus oxyacantha) dai bianchi fiori primaverili, il luppolo
animali di piccola taglia. In particolare si rileva la presenza di rettili
(Humulus lupulus) dai fiori amari utilizzati per la fabbricazione della
(lucertola muraiola (Podarcis muralis)), di mammiferi di piccola dimen-
birra, si alternano vigorose e spettacolari piante erbacee come la fito-
sione (lepre e riccio), mentre scarsa è la presenza di specie di anfibi,
lacca (Phytolacca americana) e il topinambur (Helianthus tuberosus).
legati ad ambienti maggiormente umidi. Più numerose sono le specie di uccelli. Oltre ai comuni merli, usignoli, pas-
In assenza di una economia agricola solida, i territori racchiusi nel perimetro del Parco appaiono spesso segnati da una scarsa consuetudine alla cura degli spazi aperti, pur costituendo aree dalla forte valenza strategica ambientale
Il Parco 2 giugno alla Porada è stato realizzato tra il 1999 e il 2000
seri, fringuelli, cince e cardellini, si segnala la presenza del codibugnolo,
all’insegna del recupero, seppur artificioso, della biodiversità tipica
la ballerina bianca, il picchio rosso, il regolo, il ciuffolotto e il frosone.
dei boschi naturali, testimonianza di quella foresta planiziaria che un
Fra gli uccelli stanziali si può ammirare anche un rapace, il gheppio,
tempo lontano ricopriva tutta la Pianura Padana e che era costituita
che nidifica in ambienti umani, come ruderi e vecchie cascine.
da impenetrabili selve di olmi, farnie, pini silvestri, betulle, frassini,
Fra gli uccelli migratori si segnala il colombaccio, la capinera, il bale-
carpini, ontani. La maggior parte dei boschi è costituita da varie specie
struccio, il verzellino e lo scricciolo.
242 Parco della Brianza Centrale
Esteso a corona della città, il Parco è costituito da terreni prevalentemente agricoli spesso contornati da boschetti spontanei di robinie e sambuchi, che contribuiscono alla preservazione delle specie faunistiche
243
La rete ecologica
La costituzione di una rete ecologica su un territorio fortemente compromesso dal punto di vista ecologico, quale quello del Parco della Brianza Centrale, trova il suo principale ostacolo in un territorio diffusamente antropizzato, con una rete viaria molto ramificata e con un sistema di aree naturaliformi di scarso rilievo, fra le quali non è possibile trovare un elemento di continuità ecologica, anche perchè i tracciati stradali e ferroviari producono una serie di nette divisioni. L’attuale spesso assoluta mancanza di connessione fra le isole di vegetazione arborea residue ne produce un significativo isolamento ecologico, mentre un’ulteriore criticità è rappresentata dalla mancanza di significativi corsi d’acqua. All’interno del PTCP, vengono individuati un corridoio ecologico secondario, che interessa la parte sud-orientale del territorio del Parco, e tre varchi fondamentali tra Seregno e Lissone, Seregno e Carate e Seregno e Desio. Quest’ultimo rischia di venire irrimediabilemente compromesso con la costruzione della Pedemontana. In questo ambito il recente progetto di Dorsale verde del nord Milano elaborato dall’Amministrazione provinciale si propone di mettere in relazione e ricondurre a sistema le diverse opportunità di carattere paesistico-ambientale presenti sul territorio, con l’intento di creare una connessione orizzontale fra le diverse Brianze e istituire un legame fra i suoi parchi. Più in generale gli obiettivi perseguiti dal progetto sono: •
collegare e ampliare i parchi esistenti e includere i territori agricoli
•
istituire una contiguità spaziale che favorisca lo scambio e l’inter-
•
rafforzare i corridoi orizzontali al fine di controbilaciare l’anda-
non compresi in essi; connessione fra le diverse ecologie; mento nord-sud dei parchi, in un ambito dove le conurbazioni lineari sono ormai segnate da evidenti fenomeni di saldatura; •
garantire un’adeguata compensazione ambientale lungo il tracciato della Pedemontana, evitando al tempo stesso nuovi insediamenti che sfruttano la straordinaria accessibilità generata dalla nuova infrastruttura.
Nella pagina a destra, dall’alto: - schema del progetto di dorsale verde; - stralcio con l’individuazione del Parco dela Brianza Centrale
244
A partire dal dopoguerra gli agroecosistemi hanno subito una forte
Aspetti agronomici
riduzione di superficie a favore, prevalentemente, degli insediamenti civili e industriali, tale da rendere difficoltosa la lettura della trama degli appezzamenti, oltre a riduzioni ancor più significative a carico degli elementi lineari, quali siepi e filari. L’abbandono di molte di queste aree delimitate da strade interpoderali fiancheggiate da robinie ha portato, in alcuni ambiti, alla diffusione di boscaglie di robinia oggi in parte diradate dagli interventi di riqualificazione del Parco. Oggi le aree agricole superstiti, sulle quali operano circa 20 aziende, ricoprono una superficie complessiva di 245 ettari, perlopiù destinati a colture seminative a rotazione (cereali soprattutto), ad eccezione di alcuni vivai (10.000-15.000 mq), oltre a giardini e orti recintati di dimensioni limitate. Questi fenomeni raggiungono particolare rilevanza nell’ambito dell’Orcelletto, verso i confini con i territori di Mariano Comense e Giussano, dove la densità delle suddivisioni particellari e gli usi diversi dall’agricoltura estensiva hanno formato un paesaggio a bassa densità, con lotti di dimensioni raramente superiori all’ettaro, composto da orti, giardini, campi coltivati, aree incolte, piccoli ricoveri, depositi. Il paesaggio risulta suddiviso da un fitto insieme di recinzioni: siepi, reti, lastre in cemento. Inoltre, sono piuttosto diffusi, più o meno sparsi su tutta l’area, atti-
Le residue attività agricole (cereali soprattutto) possono svolgere un ruolo fondamentale per il riequilibrio ecologico, la riqualificazione del paesaggio e la promozione di un “presidio ecologico” in un territorio fortemente urbanizzato
vità orticole a conduzione domestica. Per quanto concerne le colture praticate, prevalgono le superfici a prato e a seminativo asciutto a prevalenza di mais, mentre sono piuttosto diffuse, più o meno sparse su tutta l’area, attività orticole a conduzione domestica. Allo stesso tempo le residue attività agricole possono svolgere un ruo-
nella pagina precedente La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
lo fondamentale in relazione alla loro funzione di riequilibrio ecologico, riqualificazione del paesaggio e promozione di un “presidio ecologico” di un territorio fortemente urbanizzato.
Parco della Brianza Centrale
247
Rete dei percorsi
Attualmente i percorsi ciclopedonali esistenti all’interno delle diverse aree che formano il Parco della Brianza Centrale sono estremamente frammentati e diversificati in funzione dell’ambiente in cui si collocano. L’unico sistema di percorsi ciclabili strutturato e definito è nel Parco della Porada, che assume caratteristiche di parco urbano attrezzato. All’interno del Parco agricolo del Meredo i percorsi rurali esistenti sono ancora in parte in disuso, ma in parte sono stati resi percorribili e ciclabili da un recente intervento dell’amministrazione comunale, che ha realizzato una pavimentazione in calcestre e una bordatura di boscaglia di robinia e sambuco. Le altre aree agricole che compongono il Parco sono percorribili tramite le reti di percorsi rurali che li attraversano, non sempre in ottime condizioni di manto stradale. La realizzazione di una rete di percorsi ciclabili e pedonali all’interno del Parco della Brianza Centrale è fondamentale per definire il sistema complessivo degli spazi aperti alla scala urbana e territoriale e per aumentarne l’accessibilità. Tali percorsi dovranno integrarsi con la rete pedonale e ciclabile dell’ambito urbano e pertanto progettare la rete dell’accessibilità al Parco comporta, in realtà, pensare alla rete complessiva dei percorsi urbani di Seregno. È infatti necessario il completamento della rete dei collegamenti ciclopedonali Est Ovest (dal Meredo al Dosso percorrendo S. Carlo, poi le aree presso lo Stadio, fino a S. Giuseppe) e del collegamento con Desio a sud e con Albiate e Lissone a Est. È inoltre, di fondamentale importanza il collegamento con il Bosco delle Querce di Seveso, attraverso l’abitato di Baruccana e via Saronno. L’accessibilità ciclistica al Parco dall’area centrale metropolitana e dalle aree urbanizzate limitrofe, è permessa sfruttando la Rete Strategica della Mobilità ciclistica
Un percorso alberato nel Parco della Porada (Provincia di Milano) e il sistema di piste ciclabili di Seregno
– MiBici – predisposta dalla Provincia di Milano. Fondamentale è il collegamento con il capoluogo tramite la pista ciclabile realizzata lungo la Valassina, che peraltro, presenta ancora delle interruzioni nei comuni di Monza e Cinisello e lungo
nella pagina successiva, Rete dei percorsi
l’itinerario Fulvio Testi-Zara in comune di Milano.
248
PIANIFICAZIONE S T R U M E N T O : Piano Particolareggiato (PP) approvato con Del.CC n° 22
Parco, pari a una superficie di 396 ha. Le zone in
del 09/02/2005;
cui è stato diviso il Parco nel Piano Particolareg-
Piano Pluriennale degli Interventi (PPI) approvato con Del.CC n° 42 del
giato sono le seguenti:
30/03/2004.
•
zona 1 - aree di potenziamento forestale;
Recentemente, con DelGC n° 83 del 15/05/2007, è stata adottata la Va-
•
zona 2 - parchi urbani, attrezzature sportive e
riante parziale n°1 al PP che interessa una limitata porzione di Parco.
ricreative; •
zona 3 - spazi aperti agricoli per il recupero
•
zona 4 - spazi aperti per microtrasformazioni
ambientale; C A R A T T E R I : Il Piano Particolareggiato è disposto in attuazione dell’art.
legate al tempo libero e all’economia locale
15 delle Norme Tecniche Di Attuazione del PRG del Comune di Sere-
agraria;
gno. Tutte le aree incluse nel perimetro del Parco sono soggette alla normativa del PP prevista nella cartografia e nelle NTA.
•
zona 5 - aggregati storici;
Il Piano indica come principale modalità di gestione del Parco incen-
•
zona 6 - impianto trattamenti inerti;
tivare la compatibilità fra usi forestali, agricoli e pratiche del tempo
•
zona 7 - zone miste.
libero, con riduzione dei costi di gestione delle grandi aree destinate a parco, che possono essere legate a finalità di interesse collettivo mediante convenzione, pur mantenendo il loro stato giuridico privato.
Il Piano Particolareggiato si basa sulla compatibilità fra usi forestali, agricoli e pratiche del tempo libero, con riduzione dei costi di gestione delle grandi aree destinate a parco, che possono essere destinate a un uso collettivo mediante convenzione, pur mantenendo il loro stato giuridico privato
Il Piano Particolareggiato non va inteso come un evento unitario ed
ELABORATI DI PIANO
esclusivo, a partire dal quale una serie di azioni si potranno compiere,
1. Relazione
ma come una sede nella quale i provvedimenti dell’Amministrazione
2. Norme di attuazione
e le azioni di soggetti privati possono trovare un senso complessivo,
3. Norme per il trattamento del suolo
legato da una serie di temi comuni.
Tav. 1 - Azzonamento- scala 1:5000
Per quanto concerne invece la gestione del Parco, questa è attualmen-
Tav. 2 - Trattamento del suolo - scala 1:5000
te affidata al Comune di Seregno.
PROGRAMMA PLURIENNALE INTERVENTI
L’elemento base sul quale il Piano è impostato è la suddivisione del
ELABORATI
territorio in zone, basate sulle caratteristiche e vocazioni ambientali e
DEGLI
fruitive delle diverse porzioni di Parco.
•
Programma Pluriennale degli Interventi
L’ambito disciplinato dal PP corrisponde al territorio riconosciuto del
•
Tav. 1 - Localizzazione degli interventi
250 Parco della Brianza Centrale
251
Piano Particolareggiato: Tav. 2 - Trattamento del suolo
Piano Particolareggiato: Tav. 1 – Azzonamento
252 Parco della Brianza Centrale
253
Caratteristiche e prescrizioni del PP
AMBITI DI NATURALITÀ
Le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti di naturalità” interessano ampie porzioni del territorio, disciplinate dalla Zona 1 - Aree di potenziamento forestale, rendendo tale ambito, anche per il suo ruolo ecologico, uno dei punti salienti della pianificazione. Il PP intende incentivare l’insediamento di nuove masse arboree, oltre che l’ampliamento di quelle esistenti. I processi di riforestazione sono promossi dall’Ente Parco/Comune, anche in collaborazione con i privati, giovandosi delle eventuali opportunità di finanziamento. Le aree di potenziamento forestale individuate dal Piano sono dislocate in tre zone della città: Meredo, San Giuseppe e Consonno. Nell’area del Meredo si prevede un intervento di forestazione urbana destinato ad una fruizione intensiva entro il più generale sistema degli spazi collettivi urbani. L’area San Giuseppe, ubicata in prossimità della villa Buttafava, è legata al progetto della pedemontana e potrebbe trovare attuazione come opera di compensazione ambientale. Infine, per l’area del Consonno, ubicata in prossimità del confine con Giussano e Carate Brianza, si prevede un impianto forestale connesso con i boschi esistenti. Le modalità di attuazione prevedono: •
acquisizione/espropriazione delle aree e loro trasformazione mediante interventi di imboschimento e formazione di prati di utilizzo pubblico, giovandosi anche delle varie opportunità di finanziamento;
•
convenzione con i proprietari della durata di 99 anni che prevede il loro impegno a conservare la destinazione agricola dell’area, a consentirne l’accesso da parte dei cittadini per attività del tempo libero compatibili con la coltivazione, a conservare in buono stato le strade vicinali e i sentieri, a potenziare e mantenere il verde esistente e il patrimonio boschivo.
Il Piano individua inoltre nella tav. 1 (Azzonamento) gli esemplari arborei (singoli, in gruppo o in filare) di alto pregio naturalistico e paesaggistico, per i quali gli interventi ammessi sono finalizzati alla valorizzazione e tutela.
to delle attività agricole, la realizzazione e il mantenimento di filari, siepi e passaggi faunistici e la realizzazione di nuove masse arboree.
nella pagina successiva, Programma Pluriennale degli Interventi: Tav. 1 Localizzazione degli interventi
AMBITI AGRICOLI
Le aree incluse nella Zona 4 – Spazi aperti per microtrasformazioni le-
Le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti agricoli” in-
gate al tempo libero e all’economia locale agricola sono per la maggior
teressano estese porzioni del territorio disciplinato dal PP, rendendo
parte composte da piccole proprietà, frammentate da numerosi recinti
tale ambito, anche per il suo ruolo ecologico, uno dei punti salienti
e impiegate per svolgere pratiche plurali legate alla dimensione do-
della pianificazione.
mestica dell’abitare, al tempo libero e all’uso agricolo intensivo. Sono
La Zona 3 - Spazi aperti agricoli per il recupero ambientale individua
ammessi: orti, frutteti, spazi domestici destinati al gioco e al tempo
quelle parti del territorio del Parco in cui si prevede il mantenimen-
libero in genere, depositi ed attività connesse all’agricoltura.
to dell’uso agricolo e forestale, incentivando un’agricoltura estensiva
Il Piano intende, da un lato, favorire la progressiva riqualificazione
ecologicamente sostenibile e introducendo nuovi impianti arboricoli
dell’ambiente creato dalla moltiplicazione dei recinti e la regolamen-
produttivi di piccola dimensione e nuove masse arboree. Lungo i per-
tazione dell’uso dello spazio aperto per l’insediamento di attrezzature
corsi ecologici individuati dal Piano e ai confini dei campi coltivati do-
legate ad attività individuali del tempo libero, consentendo la coltiva-
vrà essere favorita la realizzazione di siepi, passaggi faunistici e filari.
zione di prodotti ortofrutticoli per il consumo domestico, dall’altro
Il mantenimento dell’attività agricola è subordinato a una maggiore
favorire e promuovere le produzioni agricole di carattere intensivo,
integrazione con la fruizione dello spazio rurale rispetto alle esigenze
comprendenti campi coltivati, colture florovivaistiche, colture ortico-
della popolazione dell’area, attraverso la salvaguardia degli attraver-
le, boschi, pascoli, serre, fabbricati ed impianti annessi alla coltivazio-
samenti pubblici (sentieri, piste ciclabili) compatibili con lo svolgimen-
ne della terra e l’allevamento non intensivo.
254 Parco della Brianza Centrale
255
AMBITI PER LA FRUIZIONE
care a fini ambientali e la cessione di almeno 75.000 mq. all’interno
Le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti per la frui-
del Parco nelle zone 1 e/o 2.
zione”, interessate dalla Zona 2 - Parchi urbani, attrezzature sportive
La Zona 7 – Zone miste comprende zone con destinazioni differenti,
e ricreative assumono particolare rilevanza, non solo da un punto di
residenziali o produttive, con edifici isolati con ridotte possibilità di
vista quantitativo, ma anche in rapporto con gli insediamenti urbani.
completamento. I principali obiettivi sono rappresentati dalla conser-
Il Piano prevede la trasformazione prevalente di tali aree in parchi ur-
vazione, manutenzione e riqualificazione degli edifici con eventuali
bani costituiti da prati stabili e praticabili, stanze alberate delimitate
nuove edificazioni o di completamento da attuarsi nel rispetto del pae-
da filari, complessi boscati con funzione ambientale e paesaggistica.
saggio circostante.
Le aree incluse nella Zona 2 rientrano nel piano degli interventi pubbli-
Dalla lettura della normativa secondo i grandi ambiti della pianifica-
ci e entreranno a far parte del patrimonio comunale tramite esproprio,
zione di settore emerge la prevalenza di spazi destinati alla fruizione,
cessione bonaria, asservimento ad uso pubblico o cessione gratuita
uniformemente distribuiti nelle diverse porzioni del Parco. A loro volta
da parte dei privati a fronte del rilascio del permesso di costruire e/o
gli ambiti destinati all’agricoltura raggiungono significative presenze,
piani attuativi.La zona potrà ospitare attrezzature per lo svolgimento
soprattutto nel settore orientale, mentre gli ambiti naturalistici si con-
di pratiche sportive amatoriali, aree gioco per bambini, aree attrezzate
centrano prevalentemente nel settore ovest.
per manifestazioni all’aperto, parcheggi di pertinenza, orti urbani. All’interno di tale zona è inoltre prevista la realizzazione delle seguenti strutture, secondo i suggerimenti alla progettazione contenuti nella
Il Programma Pluriennale degli Interventi è calibrato su un arco tem-
Tavola 2 - Progetto di trattamento del suolo:
porale (2004-2005-2006) ed è prevista un’appendice che contiene
•
centro servizi ambientale interno al Parco 2 Giugno alla Porada;
un’ulteriore programmazione per una durata di altri sette anni (fino al
•
palestra nella zona del Dosso a nord verso il confine con il comune
2013), da considerarsi solo come indirizzo per i successivi programmi
di Albiate;
triennali, non essendo possibile valutare allo stato attuale le risorse
•
centro socio educativo nelle aree a standard nella zona del Dosso;
finanziarie e le dinamiche evolutive della pianificazione del Parco.
•
arena estiva nell’area del Consonno.
Il documento riguarda principalmente l’acquisizione di aree private
Per la Zona 2 è prevista infine la realizzazione di una struttura ospeda-
e la realizzazione di interventi infrastrutturali di varia tipologia (rea-
liera (40.000 mq) a carattere riabilitativo nel comparto di circa 110.000
lizzazione e completamento dei parchi, cartellonistica, rinaturazione
mq ubicato nella zona Dosso a confine con il comune di Albiate, adia-
ambientale, ecc.)
cente il “Parco delle Imprese e del Tempo Libero”. La struttura ospe-
Il sistema utilizzato è di fatto assimilabile a quanto previsto dalla
daliera, da attuarsi attraverso un Programma Integrato di Intervento o
L109/94 sui lavori pubblici e consente di definire in modo più detta-
un Accordo di Programma, dovrà essere realizzata secondo i principi
gliato le risorse finanziarie necessarie per l’attuazione del programma
della bioarchitettura previo apposito concorso di progettazione.
e la loro ripartizione temporale.
Caratteristiche del Programma Pluriennale degli Interventi
Il PPI 2004-2005-2006 prevede un’ampia tipologia di interventi: ALTRE AREE
•
acquisizione di aree private all’interno del Parco 2 Giugno alla Porada;
La Zona 5 – Aggregati storici comprende edifici isolati e aggregati edi-
•
piantumazioni e segnaletica nel Parco Agricolo del Meredo;
lizi di antica formazione (in prevalenza residenze e rustici di carattere
•
realizzazione del Parco del Dosso, con caratteristiche “naturali” e
rurale), caratterizzati da omogeneità tipologica e dimensionale, con
minime dotazioni infrastrutturali e di arredo in stretta connessione
edifici disposti prevalentemente lungo il tracciato viario e con l’inter-
con le aree che saranno l’elemento di connessione ecologica con il
no degli isolati occupato da corti e spazi aperti d’uso privato domesti-
comune di Albiate;
co e collettivo. Gli obiettivi del Piano per questo ambito sono: •
•
realizzazione della pista ciclabile San Carlo – Stadio, con funzione
•
completamento del Parco 2 Giugno alla Porada e realizzazione di
•
realizzazione del Laboratorio naturalistico - Giardino didattico al
conservare e riqualificare gli edifici con interventi di adeguamento delle condizioni igienico sanitarie e degli impianti tecnologici;
•
consolidare la continuità dello spazio urbano mediante completamenti;
•
preservare il carattere residenziale (destinazione d’uso principale);
•
riqualificare lo spazio aperto e ripristinare il decoro urbano.
anche di connettore ecologico; un centro servizi al Parco; Parco 2 Giugno alla Porada;
La Zona 6 - Impianto di trattamento degli inerti prevede la localizza-
•
formazione di aree boscate nel Parco Agricolo del Meredo;
zione di un impianto di trattamento e lavaggio degli inerti. La zona è
•
completamento della pista ciclabile Est-Ovest, con funzione di con-
costituita dalle sottozone A e B, in prossimità di aree produttive nel
nettore ecologico in particolare in corrispondenza delle cesure co-
comune di Lissone. L’impianto potrà essere realizzato nella sottozona B solo con il contestuale trasferimento dell’impianto di trattamento inerti esistente, la cessione al Comune della sottozona A da riqualifi-
stituite dai tracciati ferroviari; •
realizzazione del Parco “Lazzaretto/Stadio” con caratteristiche di parco urbano attrezzato.
256 Parco della Brianza Centrale
257
GESTIONE FRUIZIONE E PROGETTUALITÀ Aspetti gestionali
Gli utenti del PLIS si concentrano per lo più nel Parco 2 Giugno alla Porada e nel Parco Agricolo del Meredo, riqualificati grazie anche al contributo della Provincia di Milano
La struttura che gestisce il Parco è composta da 4 persone, dipendenti
4.354.646 €, di cui 2.521.732 € provenienti da
comunali che dedicano al Parco circa il 10-15 % del loro tempo:
finanziamenti dell’Amministrazione comunale e
•
Responsabile tecnico (arch.);
954.938,00 € della Provincia di Milano.
•
Collaboratore temporaneo annuale (arch.);
Inoltre, la stessa Amministrazione provinciale,
•
Collaboratore amministrativo
con il bando 2006 per il finanziamento dei PLIS,
•
Collaboratore Tecnico (P.e.).
ha stanziato 195.250 € per la formazione di aree boscate nell’ambito del Parco del Meredo.
Il Piano prevede inoltre una Commissione tecnica di coordinamento
Per quanto concerne invece la previsione degli
finalizzata alla verifica degli atti di pianificazione generale e della
interventi 2007-2013 prevede una spesa pari a €
programmazione degli interventi e delle iniziative promossi dal Parco
7.000.000, dei quali 1.000.000 provenienti dal-
e composta da 5 membri:
la Società Pedemontana, 500.000 da RFI e altri
•
responsabile tecnico – ufficio del Parco
500.000 da fondi PSR.
•
rappresentante comunale ufficio lavori pubblici
•
rappresentante comunale ufficio ecologia
Le aree dei parchi urbani interni al PLIS, come
•
rappresentante comunale ufficio urbanistica - edilizia privata
il Parco 2 Giugno alla Porada e il Parco Agricolo
•
agronomo/paesaggista
del Meredo, sono in gran parte di proprietà co-
Ricognizione delle aree pubbliche
munale, per una superficie complessiva di quasi Il Parco si avvale infine della collaborazione di tecnici esterni per il
60 ettari.
raggiungimento di specifici obiettivi, in particolare: •
aspetti agricoli (2 dott. agr.);
Il Parco ha attivato una serie di relazione con il
•
aspetti ambientali-paesaggistici (Soc. Cooperativa REA);
partenariato locale, in modo particolare con:
•
pianificazione urbanistica-ambientale (Politecnico di Milano);
•
Associazione Viviamo i Parchi - Seregno
•
aspetti gestionali (arch.);
•
Legambiente - Seregno
•
consulenze informatiche e realizzazione sito web.
•
WWF - Seregno
•
Associazione Seregn della Memoria - Seregno.
Infine è presente una struttura di consultazione tecnico/politica de-
Sistema di relazioni con altri attori non istituzionali
nominata Consulta del Parco e composta da 5 membri individuati fra i rappresentanti delle associazioni ambientaliste (2) e quelli del con-
Non esistono indagini in grado di permettere una
siglio comunale (3).
valutazione quali/quantitativa delle caratteristi-
Utenza
che degli utenti del PLIS. Gli ambiti di maggior
Budget
Il totale delle entrate nel 2006 è stato pari a 106.211 €. Il contributo
concentrazione da parte degli utenti sono rap-
della Provincia di Milano è stato pari a 35.455 € (33 % dell’ammontare
presentati dal Parco 2 Giugno alla Porada e dal
delle entrate).
Parco Agricolo del Meredo. Per il resto le prin-
Il Programma Pluriennale degli Interventi 2004-2005-2006 prevede-
cipali modalità fruitive sono rappresentate dalle
va investimenti per diverse tipologie di interventi, per un totale di
passaggiate in bicicletta e a piedi.
258 Parco della Brianza Centrale
259
Educazione ambientale
Il Parco non ha, a oggi, avviato iniziative di educazione ambientale.
•
manutenzioni ordinarie e straordinarie per i percorsi;
•
manutenzione delle attrezzature, della segnaletica e degli impianti in genere;
Interventi, progetti e studi
All’interno di un parco con le caratteristiche di quello della Brianza
•
interventi ordinari e straordinari di pulizia del Parco.
Centrale assume grande importanza il programma di gestione che preveda interventi e piani di manutenzione periodica:
Il Piano intende contribuire alla tutela della qualità del suolo e dell’ac-
•
piani e interventi di diradamento, potenziamento, riqualificazione,
qua. A tal fine propone: la conversione delle aree agricole sottoutiliz-
assestamento forestale e pulizia per i boschi;
zate in prati, boschi, impianti di legnicoltura, il massiccio aumento
cure culturali per i filari e i boschi di nuovo impianto e interventi di
della biomassa attraverso la creazione di ampie parti di foresta, la
adacquatura di soccorso;
creazione di una rete ecologica urbana.
•
potature, monitoraggi e trattamenti fitosanitari per i filari affermati;
Il Piano si attua attraverso la realizzazione di una serie di aree verdi
•
pulizia dalle infestanti, potature annuali e trattamenti per le siepi
attrezzate, comprese entro il più generale sistema degli spazi colletti-
e gli arbusti ornamentali;
vi urbani, a loro volta connesse da un sistema di corridoi di attraversa-
sfalci erba (da 2 a 8–10 all’anno, secondo il tipo e il livello di frui-
mento che consentono la continuità dello spazio pubblico all’interno
zione) per i prati e le radure calpestabili, con interventi straordina-
di territori prevalentemente privati e possono essere assimilati a lun-
ri di concimazione e rigenerazione ove necessari;
ghi parchi attrezzati lineari.
•
•
Il Parco agricolo del Meredo nella pagina precedente, Parco 2 Giugno alla Porada
260 Parco della Brianza Centrale
261
Fra i principali interventi realizzati il Parco 2 Giugno alla Porada costi-
Il Parco Falcone e Borsellino è localizzato nella porzione sud di Sere-
tuisce un’importante porzione del PLIS realizzata per lotti successivi
gno e la sua realizzazione ha avuto inizio nel 1997 grazie a un finan-
a partire dal 1997, grazie ad un consistente finanziamento regionale
ziamento regionale FRISL 1994-95 per la riqualificazione di quartieri
(FRISL 1996/97), a cui si sono aggiunti fondi comunali e più recente-
ed aree degradate, che ha permesso di effettuare una serie di inter-
mente anche contributi della Provincia di Milano.
venti di bonifica ambientale per il rinvenimento di fusti di oli esausti
Si tratta di aree che occupano una superficie di oltre 50 ettari, con
e lastre di eternit. Le opere realizzate comprendono un impianto spor-
valenze di carattere ambientale e ricreativo; la presenza di boschi na-
tivo polifunzionale integrato in un ampia area a prato alberata con un
turali spontanei associati a boschi di impianto più recente, affiancati
laghetto artificiale e un percorso vita.
ad ampi spazi a prato, intersecati da percorsi ciclopedonali costituiscono un mix equilibrato sia per la fruizione del tempo libero che per il mantenimento e la ricostruzione dell’ecosistema.
Il Parco John Lennon, situato in una zona fittamente urbanizzata a
Il Parco Nuovi Boschi si prefigge lo scopo di rispondere alla scarsa
nord di Seregno, interessa aree incolte di proprietà comunale. Si trat-
presenza di aree boscate, consentendo la costituzione di isole e cor-
ta di un Parco con caratteristiche prevalentemente urbane, sia per il
ridoi ecologici verso aree con patrimonio arboreo più consistente e
contesto che per le funzioni e il disegno d’insieme, strutturato su una
consolidato, quali il Grugnotoro, le Groane e la valle del Lambro. Gli
maglia di percorsi ciclopedonali regolare a cui si affiancano aree a
interventi di rimboschimento sono stati realizzati, oltre che da ope-
prato alberate, aree per il gioco e orti del tempo libero.
ratori privati nell’ambito di convenzioni urbanistiche, in partenariato con Legambiente Seregno, con la quale sono state realizzate nuove aree a bosco misto a cura e spese dall’associazione stessa e in cui la manutenzione dell’area sarà effettuata in collaborazione tra il Comune e i volontari dell’associazione.
Il Parco agricolo del Meredo è l’area più grande (70 ha) della porzio-
A compensazione degli interventi previsti sulla linea per Chiasso-Got-
ne occidentale del Parco della Brianza Centrale, costituita prevalen-
tardo, che risultano di grande impatto per l’ambito del Meredo, sia
temente da terreni agricoli e da boschi lineari di robinie e sambuchi
da un punto di vista ambientale, sia per le abitazioni esistenti che si
e preservata da un punto di vista ambientale dal relativo isolamento
affacceranno sul nuovo scalo e sulla ferrovia nel punto in cui entra
causato dalla presenza delle due linee ferroviarie (Saronno-Seregno e
in galleria, il Comune ha chiesto a RFI di prevedere opere di compen-
Milano-Chiasso) che costituiscono una barriera artificiale.
sazione e valorizzazione ambientale nell’ambito Meredo, attraverso
Gli interventi di riqualificazione sono stati realizzati a partire dal 1998
l’acquisizione e l’impianto di un ambito di almeno 40 ettari. La costru-
e sono consistiti principalmente nel recupero dei vecchi percorsi agri-
zione dello scavalcamento ferroviario dovrebbe inoltre permettere la
coli con il duplice scopo di garantire la fruizione ciclopedonale e con-
dismissione dell’attuale linea per Saronno fino all’intersezione con il
sentire il transito dei mezzi agricoli. Negli anni successivi sono stati
nuovo tracciato, riportando ad unità le aree meridionali dell’ambito.
Il Piano si attua attraverso la realizzazione di una serie di aree verdi attrezzate, connesse da un sistema di corridoi di collegamento che consentono la continuità dello spazio pubblico all’interno di territori prevalentemente privati e possono essere assimilati a lunghi parchi attrezzati lineari
realizzati interventi di completamento con la posa di numerose essenze arboree e di segnaletica informativa e, nel 2006, la Provincia ha finanziamento un intervento per la formazione di aree boscate.
262 Parco della Brianza Centrale
263
PA R C O D E L L A C O L L I N A DI SAN COLOMBANO Elementi identificativi .........................266 Inquadramento territoriale ................270 Territorio del Parco ............................275
264
Pianificazione ........................................286 Gestione, fruizione e progettualitĂ ....294
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco della Collina di San Colombano
Codice PLIS: PL_016
P R O V I N C E : Milano. C O M U N I : San Colombano al Lambro. R I C O N O S C I M E N T O : Del.GP 423/02 del 3/07/02. A M P L I A M E N T I : Graffignana, S. Angelo Lodigiano (LO); Inverno
Monteleone, Miradolo Terme (PV). Dopo il Protocollo d’intesa del 1999 tra le Province di Milano, Lodi e Pavia, nel maggio 2006 è stata firmata una lettera di intenti per la ripresa dell’iter di ampliamento.
G E S T I O N E : Comune di San Colombano al Lambro.
S E D E : Municipio di San Colombano al Lambro,
via Monti, 47, San Colombano al Lambro (MI) tel. 0371 293233 fax. e-mail: monicaferri@comune.sancolombanoallambro.mi.it www.parcodellacollinadisancolombano.it
nella pagina accanto, Nel contesto della bassa pianura il Parco tutela gli aspetti morfologici e il particolare paesaggio agrario che si è sviluppato sulla singolare emergenza rappresentata dalla collina di San Colombano al Lambro
S U P E R F I C I E : totale: 717 ha.
O B I E T T I V I : tutela paesaggistica della collina di San Colombano.
Il Parco ha come finalità la tutela degli aspetti morfologici e del particolare paesaggio agrario che si è sviluppato sulla collina di San Colombano al Lambro, singolare emergenza
nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR
nell’ambito della pianura Padana.
Inquadramento territoriale e possibili ambiti di ampliamento del Parco su ortofoto
266 Parco della Collina di San Colombano
267
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco della Collina di San Colombano non fa parte di alcun subsistema territoriale, a causa dell’isolamento del comune di San Colombano al Lambro rispetto al rimanente territorio provinciale. Il territorio del Parco è compreso tra il corso del Lambro, a nord-est, e quello del Po a sud.
Territorio
Il Parco, in attesa dei previsti ampliamenti nelle province di Lodi e Pavia, interessa l’ambito collinare di San Colombano che si eleva fino a 147 m sul livello del mare, principale elemento di caratterizzazione della bassa pianura. Le recenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato la provincia di Milano, ma anche quelle di Lodi e di Pavia, hanno interessato in modo alquanto limitato questo ambito in cui la presenza di spazi agricoli appare ancora rilevante e il territorio e la preesistente struttura urbana e demografica non appaiono compromesse in modo significativo. Quest’area è rimasta fino a pochi decenni fa immutata nei suoi caratteri ambientali e di paesaggio agrario originari, solo più di recente ha iniziato a essere interessata da un processo di trasformazione territoriale e di sviluppo di tipo esogeno, alimentato dalla pressione insediativa esercitata dai fenomeni di traboccamento/espulsione dal nucleo centrale, anche se non paragonabile a quello che caratterizza la fascia di contatto fra la grande pianura agricola padana e la conurbazione metropolitana. L’ampliamento degli insediamenti residenziali, con una netta espansione dei centri urbani, una volta poco estesi e con nuclei densi a delimitazione abbastanza netta, non ha condotto alla fusione di nuclei limitrofi, che appaiono ancora ben separati tra di loro, e alla eliminazione delle case sparse, mentre lo sviluppo economico non ha determinato significative comparse di aree destinate alle attività produttive e commerciali. Le principali indicazioni fornite dal PRG di San Colombano al Lambro sono costituite dalla presenza di aree di espansione per funzioni residenziali, ma anche produttive e terziarie, lungo il confine settentrionale del Parco, a completare il margine urbano.
270
In un ambito in cui la presenza di spazi agricoli appare ancora rilevante e il territorio non appare compromesso in modo significativo, l’ambito collinare di San Colombano, con i suoi 147 m sul livello del mare, rappresenta il principale elemento di caratterizzazione della bassa pianura Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
Paesaggio e ambiente
Il Parco della Collina di San Colombano è situato nel contesto della bassa pianura, nella quale emerge la collina di San Colombano, singolarità orografica e paesistica molto riconoscibile in un ambito territoriale praticamente privo di qualsiasi ondulazione del terreno. Le recenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato la provincia di Milano hanno interessato in modo alquanto limitato questo ambito di territorio in cui la presenza di spazi agricoli appare ancora rilevante e che conserva ancora gran parte dell’uniformità del suo paesaggio rurale. Il Parco della Collina di San Colombano rappresenta, con la sua collocazione a margine del corso del Lambro, un sostanziale elemento di connessione della rete ecologica, con il ruolo di “ricucitura” fra le aree agricole della pianura e i sistemi ambientali dell’Adda e del Po. In tale ambito il sistema agricolo, in cui prevalgono le superfici a seminativo, appare ancora riconoscibile e apprezzabile, rivestendo notevole importanza in quanto elemento di interfaccia e di relazione tra i diversi sistemi insediativi e, almeno in prospettiva, per la possibilità di istituire un rapporto privilegiato tra i
margini dei tessuti urbani e lo spazio aperto, anche grazie all’assenza delle forti pressioni insediative che caratterizzano il territorio a nord di Milano. Il modificarsi delle pratiche agricole ha inoltre comportato una progressiva riduzione e impoverimento dei caratteristici elementi di interesse ecologico propri della campagna, con una presenza alquanto ridotta e marginale degli elementi naturali che si presentano in formazioni
Nel contesto della bassa pianura, praticamente privo di qualsiasi ondulazione del terreno, la collina di San Colombano sembra avere conservato in buona misura l’assetto morfologico e le caratteristiche strutturali che definivano l’area già nel Settecento
prevalentemente isolate fra di loro. Se facciamo salva la valle del Po e,
Il perimetro del PLIS è delimitato, a sud e a est, dalla SS234 Codognese
soprattutto, quella dell’Adda le uniche presenze di una qualche significa-
(che si sviluppa trasversalmente da Pavia a Cremona) e dalla SP23 Lodi-
tività che possiedono ancora caratteri di unitarietà e di relativa continui-
San Colombano (oggetto di un progetto di riqualifica), sulla quale si
tà sono rappresentate proprio dall’ambito collinare di San Colombano,
innesta la SP19 Graffignana proveniente da San Angelo Lodigiano, po-
che sembra avere conservato in buona misura l’assetto morfologico e le
sta poco distante a nord dell’area del Parco.
caratteristiche strutturali che caratterizzavano l’area già nel Settecento.
Ancor più distanti si collocano la strada provinciale che collega In-
Le maggiori modifiche derivano dall’interferenza con le vie di comunica-
verno con Cighignolo Po (SP32 della Casottina, a ovest) e quella che
zione e dalla pressione esercitata dallo sviluppo delle aree industriali,
connette la SP32 stessa con la SP19.
che hanno spesso modificato il rapporto fra le strutture insediative e gli
Il territorio del Parco è attraversato da alcuni assi viari che mettono in
spazi aperti. Nella parte nordoccidentale dei Colli di San Colombano, nel
comunicazione gli abitati di San Colombano e Miradolo Terme e i più
territorio di Graffignana (LO), si sono conservati alcuni ettari di bosco
piccoli nuclei edificati che sorgono al suo interno.
semi-naturale che presenta caratteristiche assai diverse dai boschi ripa-
Parallelamente alla statale Codognese corre anche la linea ferroviaria
riali che sorgono lungo il corso dell’Adda. Il Bosco di Graffignana costi-
RFI Pavia-Casalpusterlengo, con le vicine stazioni di Miradolo Terme e
tuisce infatti un patrimonio naturale di grande valore, rappresentando
Chignolo Po, per la quale è previsto l’ammodernamento, nell’ambito
l’unica testimonianza di bosco termofilo in bassa pianura in cui veniva
degli interventi finalizzati allo sviluppo di un sistema di gronde ferro-
praticata, in parcelle, la coltivazione a ceduo del castagno.
viarie per le merci esterno rispetto al nodo milanese.
272 Parco della Collina di San Colombano
Mobilità
Sistema della mobilità esistente e prevista
273
T E R R I TO R I O D E L PA R C O Il territorio compreso entro i confini del Parco appare nel complesso scarsamente antropizzato. L’ambito nel quale risulta più consistente il livello di edificazione è quello dell’altopiano collinare, dove numerose sono le attività viticole, ma anche gli insediamenti ricettivi e le residenze sparse che poco si confrontano con i tipici edifici rurali della collina. Per queste ultime si tratta spesso di edifici monofamiliari di recente costruzione, non legati alla conduzione dell’attività agricola e localizzati lungo la viabilità principale.
Si tratta di un ambito che, in rapporto alla sua grande valenza paesi-
Aspetti territoriali
stico-ambientale, risulta oggi parzialmente compromesso a causa del parziale abbandono della pratica della viticoltura. Al margine nord-est del Parco la complessa morfologia di San Colombano, con il suo castello, mantiene un forte rapporto con l’intorno, mediando fra il Lambro e la collina, mentre al margine sud-ovest è presente il centro di Miradolo con il suo complesso termale.
Un territorio scarsamente antropizzato, con un consistente il livello di edificazione sull’altopiano collinare, dove numerose sono le attività viticole e le residenze sparse che poco si confrontano con i caratteri dell’architettura rurale della collina
Il territorio del Parco, per la sua conformazione morfologica non presenta infrastrutture lineari significative, permettendo una sostanziale continuità dell’area. Dalla lettura del PRG di San Colombano al Lambro emerge, all’interno del perimetro del Parco, una preponderante presenza di aree destinate a uso agricolo, con particolare attenzione allo sviluppo e alla tutela ambientale e paesistica. Inoltre, il nucleo di Moccia è classificato come residenziale, mentre l’insediamento rurale di cascina Valbissera è in-
nella pagina precedente, Usi aggregati dei suoli
serito in zona A di interesse storico e artistico.
Parco della Collina di San Colombano
275
Aspetti paesistico-ambientali
Il versante nord-est della collina, verso Sant’Angelo Lodigiano e il fiume Lambro, presenta una morfologia più accentuata, con pendii scoscesi, in un susseguirsi di vallette ombreggiate da boschi di robinia
Morfologicamente il territorio del Parco è caratterizzato dalla singolari-
numero di torrenti e fossi e il loro andamento sono elementi indicativi
tà orografica della collina di San Colombano, che emerge nel paesaggio
della relativa impermeabilità dei suoli affioranti sul colle.
della bassa pianura fino alla quota di 147 m sul livello del mare e che
Il rilievo collinare può essere suddiviso in tre grandi ambiti, nei quali
costituisce una delle unità paesistico-territoriali individuate dal PTCP.
è evidente la polverizzazione della proprietà fondiaria che, con la sua
Il raccordo tra la pianura e la struttura del colle appare piuttosto
fitta rete di viabilità a servizio dei poderi, ha inciso profondamente
brusco, con ripide scarpate su tutti i lati, mentre un ripiano subpia-
sulle forme del paesaggio. Quello pedecollinare comprende aree agri-
neggiante caratterizza la parte altimetricamente più elevata. Mentre
cole che, pur presentando aspetti simili alle aree di pianura, eviden-
il versante nord-est, verso Sant’Angelo Lodigiano e il fiume Lambro,
ziano la presenza di avvallamenti e rilevati, corsi d’acqua, zone umide
presenta una morfologia più accentuata, con pendii scoscesi e ricchi
e una vegetazione di particolare valore. L’ambito collinare è invece
d’alberi, il versante occidentale si caratterizza per un profilo più dol-
destinato prevalentemente a uso viticolo, mentre nell’altopiano colli-
ce, con rilievi quasi impercettibili che digradano dolcemente verso sud
nare, anch’esso destinato prevalentemente alla coltivazione della vite
sulla piana di Chignolo Po.
e contrassegnato da una forte valenza panoramica, risulta più consi-
La collina è un susseguirsi di vallette ombreggiate da boschi di robi-
stente il livello di edificazione.
nia, pendici segnate dai terrazzamenti artificiali con filari di vite di-
L’ambito della collina è parzialmente interessato dal vincolo paesag-
sposti a rittochino e coste piane, dove, seguendo il percorso lungo la
gistico ex D.lgs 42/04, art.136, già L 1497/39, apposto nel 1965, in
dorsale collinare, si spalancano improvvise terrazze panoramiche che
quanto zona collinare panoramica con punti di vista e belvedere sulla
permettono di scorgere il territorio vasto della pianura.
campagna lodigiana.
Il reticolo idrografico appare poco gerarchizzato e conserva caratteri
Inoltre, proprio per la loro unicità, i colli di San Colombano sono con-
di naturalità fino allo sbocco in pianura, dove sono stati effettuati nu-
siderati dal Piano Territoriale Paesistico Regionale come “area di rile-
merosi interventi di rettifica del tracciato e di tombinatura. L’elevato
vanza ambientale”.
276 Parco della Collina di San Colombano
Le pendici della collina di San Colombano, una delle unità paesistico-territoriali individuate dal PTCP, sono segnate dai terrazzamenti artificiali, con filari di vite disposti a rittochino
277
L’esiguità di testimonianze monumentali è probabilmente dovuta al privilegiato impiego agricolo dei pendii collinari, iniziato già in epoca
Beni storico-architettonici e ambientali
romana e stabilito definitivamente dai monaci irlandesi e certosini che votarono la collina alla coltura vitivinicola, senza costruirvi altro che piccole ville patrizie e modesti agglomerati rurali, determinando la tutela della collina, preservata dallo sviluppo insediativo del secolo scorso. Fra i complessi rurali di interesse storico, prevalentemente singoli o a corte aperta e spesso trasformati, che interessano in modo diffuso tutto l’ambito, occorre segnalare i nuclei rurali di Moccia, con i caratteristici fienili, e di Belfuggito Vecchio, la cascina Serafina e la cascina Valbissera, inserita nel paesaggio vitato collinare circostante. Il complesso di Madonna dei Monti, con la chiesa e la villa settecentesca, costituisce, per la sua notorietà, un elemento di chiaro riferimento territoriale, mentre il nucleo della Caplania rappresenta un importante insediamento storico di interesse architettonico e paesistico. Per quanto riguarda invece le architetture religiose occorre anche segnalare l’insediamento religioso di Costa Regina. All’esterno del Parco si trovano il quattrocentesco oratorio di Santa Maria a Miradolo Terme e il castello di Sant’Angelo Lodigiano, mentre è a sua volta di grande rilievo il centro storico di San Colombano, ricco di complessi di interesse storico architettonico (casa Riccardi, chiesa
La vocazione vitivinicola dei pendii collinari, pur preservandoli dallo sviluppo insediativo del secolo scorso, ha determinato l’esiguità di testimonianze storicoarchitettoniche, fra cui si segnala il complesso religioso di Madonna dei Monti, con la chiesa e la villa settecentesca
di San Colombano Abate, Lazzaretto) e dominato dal complesso del castello Belgioioso, parte integrante del sistema difensivo di controllo del Lambro, con il caratteristico piccolo borgo all’interno del recinto castellano.
Parco della Collina di San Colombano
nella pagina precedente, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
279
Aspetti naturalistici
VEGETAZIONE
FAUNA
Il patrimonio boschivo della Collina di San Colombano, costituito da
La fauna presente all’interno dell’area del Parco di San Colombano è
fondi di proprietà privata, si è prevalentemente formato per incuria ed
rappresentativa del contesto collinare che lo caratterizza.
abbandono della coltivazione dei fondi interessati.
Il territorio ospita attualmente numerose specie di Mammiferi, quali la
Nelle formazioni boschive rilevante è la presenza della Robinia (Robi-
donnola, la faina, il ghiro, la lepre, il moscardino, il riccio, il tasso, il
nia pseudoacacia), specie esotica, che si è sviluppata a discapito di
toporagno comune e la volpe.
formazioni della cenosi del querco-carpineto.
Tra gli Uccelli occorre ricordare la presenza dell’Allocco, la Civetta, la
La presenza di questa specie, inquinante, ha tuttavia ormai raggiunto
Cornacchia grigia, il Barbagianni, il Codibugnolo, il Corvo imperiale e
un certo grado di naturalezza.
la Ghiandaia.
Alla Robinia sono spesso associate altre specie quali il Ciliegio selvati-
Nel contesto collinare del Parco trovano un ambiente favorevole anche
co (Prunus avium), l’Acero Campestre (Acer campestre), farnie (Quer-
numerose specie di Rettili: è facilmente rilevabile la presenza di Lucer-
cus robur) e Carpini (Carpinus betulus).
tole, Ramarri, Biacchi e Natrice dal collare.
In fondovalle, nelle vallecole più ricche d’acqua, la componente ve-
Meno diffusa è la Vipera comune, presente soltanto nelle zone più
getale più diffusa risulta essere la cannuccia di palude (Phragmites
naturali.
australis), la mazza sorda (tipha latifoglia) e i Salici (Salicacee).
Negli ambiti di fondovalle, più ricchi d’acqua, si è instaurato un am-
La presenza della robinia risulta rilevante anche a livello arbustivo,
biente favorevole alla diffusione di alcune specie di Anfibi. Numerica-
ma si rilevano anche presenze di sambuco (Sambucus nigra), nocciolo
mente ricche sono, infatti, le popolazioni della Raganella e della Rana
(Corylus avellana), biancospino (Crataegus monogyna), Ligustro (Li-
dalmatica, mentre piuttosto rara è la presenza del Rospo comune.
La collina è un susseguirsi di vallette ombreggiate da boschi di robinia, pendici segnate dai terrazzamenti artificiali con filari di vite disposti a rittochino e coste piane, da dove, lungo la dorsale collinare, è possibile scorgere il territorio vasto della pianura
gustrum vulgare), fusaggine (Evonymus europaeus), pallon di maggio (Viburnum opulus) e rovi (Rubus fruticosus). Nello strato erbaceo sono presenti Gallium glaucum, Artemisia vulgare, Erigeron annuus, Lolium multiflorum, Equisetum, Petasites, Plantago major, Lactuca virosa, Urtica dioica. Le fasce boscate presenti nel Parco sono costituite in prevalenza da querce mesofite con prevalenza di farnia (Quercus robur) e, lungo i corsi d’acqua, di ontano (Alnus glutinosa), pioppo bianco (Populus alba) e salici (Salix).
Il patrimonio boschivo della collina di San Colombano si è prevalentemente formato per incuria ed abbandono della coltivazione dei fondi interessati
I campi abbandonati sono stati nel tempo occupati da arbusti disposti a siepe libera, come il biancospino (Crataegus monogyna), il prugnolo (Prunus spinosa), il sanguinello (Corpus sanguinea) e il rovo (Rubus fruticosus).
280 Parco della Collina di San Colombano
281
La costituzione di una rete ecologica su un territorio fortemente com-
La rete ecologica
promesso dal punto di vista ecologico, quale quello del Parco della Collina si San Colombano, trova il suo principale ostacolo in un territorio diffusamente antropizzato e con una rete viaria alquanto ramificata. Al sistema antropico si affianca uno scarso sistema di aree naturaliformi, costituite da alcuni lembi boscati relitti e zone umide nell’ambito pedecollinare e dalla vegetazione arboreo-arbustiva spontanea rilevata lungo la valle del Lambro, che rappresenta un importante elemento di continuità ecologica. In particolare, per la natura di “isola” della collina di San Colombano rispetto al territorio provinciale, il corso del Lambro, oltre a costituire uno dei principali corridoi ecologici dei corsi d’acqua individuati dal PTCP, rappresenta l’elemento di connessione con il resto del territorio della provincia. La collina stessa rappresenta un corridoio ecologico primario, che necessita di connessione con gli ambiti limitrofi dei territori di Lodi e Pavia. Al fine di concorrere alla realizzazione della rete ecologica della provincia di Milano il Parco deve operare su quelle aree adibite ad uso agricolo situate in porzioni di territorio ritenute interessanti ai fini di un potenziamento dei collegamenti tra le aree di maggiore interesse naturalistico e faunistico, ove già insistono significative presenze di siepi boscate.
A differenza dell’ambito di pianura, nel quale sono prevalenti i semi-
Aspetti agronomici
nativi a mais o frumento, l’ambito collinare ha mantenuto il carattere di fitta trama di appezzamenti, coltivati a vigneto, che coprono oltre il 35% del territorio del Parco. Su una superficie agricola totale di 246 ettari operano 293 aziende agricole, tutte occupate in coltivazioni viticole, che fanno largo uso di contoterzisti vista la scarsità di mezzi aziendali. Il 65% della superficie collinare vitata è compresa all’interno di tre sole aziende. Il 23,5% di questa superficie è per la produzione di vini da tavola, il 30% per vini a denominazione IGT e il 46,5 % per vini DOC. Tra i vitigni DOC più importanti si segnalano la Croatina, il Barbera, l’Uva rara (uve nere), il Trebbiano Toscano, il Greco di Napoli, il Malvasia, il Pinot e il Chardonnay (uve bianche). Sono presenti altre colture agricole pregiate, quali il ciliegio, l’albicocco, il pesco, il susino, il fico, il noce, e il castagno, mentre i seminativi, i prati permanenti e i pioppeti rivestono un ruolo decisamente marginale. Sono invece piuttosto diffusi, più o meno sparsi su tutta nella pagina precedente La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
l’area, attività orticole a conduzione domestica. Infine, sull’altopiano collinare, sono presenti alcune strutture agrituristiche e due maneggi.
Parco della Collina di San Colombano
283
Rete dei percorsi
Attualmente non esiste una rete di percorsi ciclopedonali, ma uno degli obiettivi principali dell’Amministrazione comunale di San Colombano riguarda la realizzazione di interventi volti a rendere accessibile e fruibile in bicicletta tutto il territorio del Parco. Il perseguimento di questo obiettivo si è affrontato attraverso una strategia progettuale riguardante la realizzazione di tre differenti tipologie di itinerari ciclistici tra di loro integrati nel formare dei circuiti intercomunali che trovano nella Collina il punto di congiunzione e la loro “ragion d’essere”: •
itinerari funzionali. Sono quegli itinerari che garantiscono sia l’accessibilità a tutti i luoghi principali della città, sia il collegamento tra la città e le frazioni o i comuni circostanti;
•
itinerari ambientali. Sono quegli itinerari che permettono la fruizione didattica dei luoghi di interesse paesaggistico-ambientale presenti nel territorio;
•
itinerari culturali. Sono quegli itinerari che rendono accessibili i luoghi di valenza storico-architettonica presenti nel territorio.
Il progetto della rete ciclabile, raccordando tutti gli elementi “attrattori” nel Parco, costituisce una rete di percorsi ciclabili in grado di connettere realtà (urbane o ambientali) tra loro distanti attraverso itinerari, poco frequentati dal traffico automobilistico e integrati alle linee di trasporto pubblico, con valenza didattico-culturale e di facile percezione. La spina dorsale del progetto è costituita dal percorso che, utilizzando la strada pianeggiante che percorre tutto l’altopiano collinare (nella successione da ovest verso est: via dei Chiavaroli, via della Moccia, via della Madonna dei Monti, via Serafina), permette di fruire e di conoscere nella sua totalità il “carattere” del luogo. Tutti gli altri itinerari proposti, con origine nel versante meridionale nei comuni di Miradolo Terme e Chignolo Po e nel versante settentrionale nei comuni di San Colombano e Graffignana, congiungendo i luoghi attrattori presenti Uno dei principali obiettivi del Parco è volto a rendere fruibile in bicicletta il territorio della Collina, connettendo realtà urbane e ambientali tra loro distanti attraverso itinerari, poco frequentati dal traffico automobilistico, con valenza didattico-culturale
nei rispettivi territori comunali si chiudono su questa dorsale. La rete così individuata sarà corredata da alcuni servizi di “supporto” collocati in posizione strategica rispetto al suo sviluppo: •
aree attrezzate per il noleggio delle biciclette;
•
aree attrezzate per la sosta;
•
aree attrezzate per il ristoro;
•
aree intermodali. Individuate in corrispondenza dei due maneggi esistenti sulla Collina potrebbero diventare l’occasione per la du-
nella pagina successiva, Rete dei percorsi
plice fruizione didattico-culturale del PLIS in bicicletta e a cavallo.
284
PIANIFICAZIONE S T R U M E N T O : Piano Particolareggiato (PP) vigente. Il Piano interessa
Il Piano è impostato su un doppio sistema di let-
solo la porzione dell’ambito collinare che ricade nel perimetro ammi-
tura, con disposizioni a carattere prescrittivo e a
nistrativo del Comune di San Colombano al Lambro.
carattere di indirizzo. Le disposizioni a carattere prescrittivo prevedo-
A P P R O V A Z I O N E : Del. CC n°28/06 del 26/05/2006.
no la suddivisione del territorio in 5 sotto-unità naturali del sistema ambientale, definite in base
CARATTERI
alle loro caratterizzazioni morfologiche, idrogra-
Il Piano Particolareggiato, che costituisce variante parziale al PRG di
fiche e panoramiche, per le quali il Piano indivi-
San Colombano, disciplina l’uso del territorio del Parco e le sue tra-
dua gli interventi di trasformazione naturalistica
sformazioni urbanistiche, con il fine di tutelare e valorizzare l’attività
ammessi. In subordine il territorio del Parco vie-
agricola, nel rispetto dei caratteri paesistico-ambientali della collina.
ne suddiviso in 4 sotto-unità d’uso del sistema
Le modalità di pianificazione sono le seguenti:
ambientale, per le quali il Piano individua gli in-
•
tutela dell’ambiente naturale e recupero delle situazioni di degrado;
terventi di trasformazione edilizia e urbanistica
•
tutela e valorizzazione delle emergenze paesistiche;
ammessi.
•
conservazione e valorizzazione delle emergenze storico-architetto-
Le disposizioni a carattere di indirizzo preve-
niche;
dono la suddivisione del territorio in 18 ambiti
insediamenti e attrezzature per l’esercizio delle attività agricole
unitari (unità di sistema ambientale), basati sulle
compatibili con i caratteri paesistici;
caratteristiche e vocazioni ambientali, paesaggi-
riqualificazione della rete viaria, con particolare riferimento al si-
stiche e d’uso delle diverse porzioni di Parco, per
stema dell’accessibilità ciclopedonale e ai percorsi didattici;
i quali il Piano definisce una serie di indirizzi che
raccordo con le aree collinari potenzialmente oggetto di un futuro
dovranno essere promossi o direttamente attuati
ampliamento del Parco.
dal Parco. Le unità ambientali sono a loro volta
• •
Il Piano, impostato su un doppio sistema di lettura, con disposizioni sia a carattere prescrittivo che di indirizzo, si basa sulla tutela e la valorizzazione dell’attività agricola, nel rispetto dei caratteri paesisticoambientali della collina
•
286
Per quanto concerne invece la gestione del Parco, questa è affidata al
accorpate in 6 unità di paesaggio, per le quali il
Comune di San Colombano al Lambro, fino all’ampliamento su territori
Piano individua una serie di indicazioni per le fu-
ricadenti in altri comuni.
ture varianti agli strumenti urbanistici comunali.
Il territorio disciplinato dal PP copre sostanzialmente l’intera superfi-
AMBITI DI NATURALITÀ
cie del Parco, salvo che per alcune aree di limitate dimensioni nell’am-
Le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti di naturalità”
bito occidentale e nord-orientale. Le sotto-unità naturali del sistema
interessano, oltre alla Sotto-unità idrografica (art.6.2), comprendente
ambientale in cui è stato diviso il Parco nel Piano Particolareggiato
torrenti, fossi e fontanili e per la quale sono proposte misure per la
sono le seguenti:
salvaguardia e la corretta regimazione del reticolo idrografico natu-
•
sotto-unità morfologica;
rale, soprattuto quelle parti del territorio prossime ai corsi d’acqua
•
sotto-unità idrografica;
esposte a nord e interessate dalla Sotto-unità boschiva (art.6.3).
•
sotto-unità boschiva;
Le disposizioni riguardanti tali sotto-unità prevalgono sempre su quel-
•
sotto-unità panoramica;
le della Sotto-unità d’uso agricola (art.7.1).
•
sotto-unità di recupero.
I principali obiettivi del Piano per la Sotto-unità boschiva che, in quanto
Caratteristiche e prescrizioni del PP
sotto-unità naturale si sovrappone alle sotto-unità d’uso agricole, sono: Le sotto-unità d’uso del sistema ambientale sono invece: •
sotto-unità agricola;
•
sotto-unità insediativa;
•
sotto-unità della mobilità.
•
conservazione e ricostituzione della vegetazione favorendo l’utilizzo di specie tipiche locali;
•
avvio di processi di riqualificazione ambientale e di programmazione forestale a favore di un ripristino delle cenosi più caratteristiche e autoctone;
ELABORATI DI PIANO
1. Relazione
•
ripopolamento con specie autoctone;
•
sviluppo degli ambiti boschivi al fine della realizzazione di corridoi ecologici primari.
Tav. 1 – inquadramento territoriale Tav. 2 – Caratteri ambientali naturali. Orografia
AMBITI AGRICOLI
Tav. 3 – Caratteri ambientali naturali. Morfologia
Nel Parco acquistano particolare rilevanza le aree specificatamente de-
Tav. 4 – Caratteri ambientali naturali. Geomorfologia e aree boscate
stinate alla categoria “Ambiti agricoli” che interessano la quasi totalità
Tav. 5 – Caratteri ambientali naturali. Carta di sintesi
del territorio disciplinato dal PP, rendendo tale ambito, anche per la
Tav. 6 – Caratteri ambientali d’uso. Uso agricolo
sua forte valenza paesaggistica, uno dei punti salienti della pianifica-
Tav. 7 – Caratteri ambientali d’uso. Uso insediativo e infrastrutturale
zione.
Tav. 8 – Caratteri ambientali d’uso. Carta di sintesi
La Sotto-unità d’uso agricola (art.7.1), le cui disposizioni si applicano
Tav. 8a – Corridoi ecologici e direttrici di permeabilità
in subordine al rispetto delle norme relative alle Sotto-unità idrografi-
Tav. 9 – Piano di smaltimento dei rifiuti
ca (art.6.2) e boschiva (art.6.3), individua quelle parti del territorio del Parco che possono essere destinate alla conduzione agricola, senza
2. Norme di attuazione
però comprendere gli allevamenti zootecnici.
Tav. 1 – Individuazione del perimetro del Piano Particolareggiato - scala 1:10000
La Sotto-unità agricola pedecollinare (art.7.1.1) comprende quelle aree
Tav. 2 – Vincoli di carattere sovracomunale e azzonamento di PRG -
che, pur presentando analogie con le zone agricole di pianura, sono
scala 1:5000
interessate da caratteristiche morfologiche e geologiche particolari,
Tav. 3 - Sotto-unità naturali del sistema ambientale - scala 1:5000
dalla presenza di corsi d’acqua e zone umide e da vegetazione di par-
Tav. 4 - Sotto-unità d’uso del sistema ambientale - scala 1:5000
ticolare valore ambientale.
Tav. 5 - Unità del sistema ambientale e di paesaggio - scala 1:5000
L’attività agricola è mantenuta e sostenuta sia come attività economica
288 Parco della Collina di San Colombano
Il principale obiettivo del Piano per gli “Ambiti di naturalità”, è l’avvio di processi di riqualificazione ambientale e di programmazione forestale con l’utilizzo di specie locali e lo sviluppo degli ambiti boschivi al fine della realizzazione di corridoi ecologici primari
289
Tav. 4 - Sotto-unità d’uso del sistema ambientale
Tav. 3 - Sotto-unitĂ naturali del sistema ambientale
290 Parco della Collina di San Colombano
291
importante, sia per il suo contributo alla valorizzazione del paesaggio
•
la promozione di uno sviluippo integrato tra aziende produttrici e
•
la promozione di iniziative didattiche e ricreative da svolgersi pres-
e dell’ambiente, incentivando la progressiva riduzione dell’impatto ambientale indotto dall’uso di prodotti chimici, introducendo pratiche agronomiche maggiormente compatibili, promuovendo le produzioni
strutture di trasformazione; so le principali aziende produttrici.
biologiche, i prodotti tipici, l’attività agrituristica e la conoscenza della cultura rurale.
AMBITI PER LA FRUIZIONE
Le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti per la fruiLa Sotto-unità agricola collinare (art.7.1.2) individua quelle parti dei
zione” non assumono particolare rilevanza da un punto di vista quanti-
versanti collinari comprese tra la Sotto-unità agricola pedecollinare e
tativo. Oltre alla Sotto-unità panoramica (art.6.4), che comprende i nu-
quella dell’altopiano, destinate in prevalenza alle colture agricole pre-
merosi siti panoramici disposti sull’altopiano, il Piano prevede alcune
giate, soprattutto della vite. Il Parco dovrà promuovere e sostenere:
aree destinate alla fruizione ricreativa, didattica e culturale del Parco,
•
la tutela del marchio;
poste prevalentemente in corrispondenza degli stessi siti panoramici.
•
la promozione commerciale;
Per tali punti panoramici, che costituiscono per il pubblico elemento
•
la ricerca per l’incentivazione della coltura di vigneti tipici a mar-
di fruizione privilegiata del paesaggio circostante, il Piano prevede la
chio DOC e IGT;
salvaguardia e la valorizzazione, attraverso interventi di sistemazione
•
l’incentivazione a tecnologie e sistemi di produzione rispettosi del-
e facilitazione dell’accessibilità.
l’ambiente; •
la promozione di metodi di coltivazione biologica;
ALTRE AREE
•
l’introduzione di nuovi vitigni compatibili con la vocazione della
Il Piano individua nella Sotto-unità di recupero (art.6.5), oltre agli am-
zona;
biti interessati da forme di erosione e dissesto idrogeologico, una di-
il recupero di sistemi di coltivazione tradizionale e di colture a vo-
scarica di materiali edili presente nella porzione nord-occidentale del
cazione ambientale.
Parco e per la quale sono previsti unicamente interventi di ripristino.
•
Nella Sotto-unità insediativa (art.7.2) sono invece compresi gli edifici La Sotto-unità agricola dell’altopiano collinare (art.7.1.3) comprende
a destinazione residenziale presenti nell’ambito collinare e gli insedia-
le aree della sommità collinare, nella quale è più consistente il livello
menti storici di interesse architettonico e paesistico, come il complesso
di edificazione e dove si localizzano prevalentemente le unità pano-
di Madonna dei Monti, le cascine Serafina e Valbissera, il nucleo stori-
ramiche. Oltre agli obiettivi della zona agricola collinare, i principali
co della Caplania, la cappella di Costa Regina e gli insediamenti rurali
obiettivi del Piano in questa Sotto-unità sono la tutela e la salvaguar-
di Moccia e di Belfuggito Vecchio, per i quali è prevista la tutela con-
dia dei siti panoramici e del crinale di sommità collinare.
servativa e il recupero, nel quadro della valorizzazione del paesaggio
Il Parco dovrà promuovere e sostenere:
rurale storico. Per tutti i manufatti sono ammesse destinazioni d’uso
•
l’introduzione e il mantenimento di metodi di coltivazione biologica;
ricettive e turistico-ricreative, finalizzate alla loro valorizzazione.
•
la difesa del patrimonio arboreo con interventi di tipo integrato;
Il Piano individua anche nella Sotto-unità della mobilità (art.7.3), la
•
il recupero di sistemi di coltivazione tradizionale e di colture a vo-
rete stradale esistente e di potenziamento, per la quale è previsto il
cazione pedologica e ambientale;
pubblico transito solo sulla viabilità principale.
292 Parco della Collina di San Colombano
Nel Piano acquistano particolare rilevanza gli “Ambiti agricoli” che interessano la quasi totalità del territorio, rendendo tale categoria, anche per la sua forte valenza paesaggistica, uno dei punti salienti della pianificazione
293
GESTIONE FRUIZIONE E PROGETTUALITÀ Aspetti gestionali
Il Parco non si avvale di un’apposita struttura per la gestione dell’area
Il Comune ha avviato un programma di educazione ambientale con
protetta, utilizzando per il momento le risorse dell’Amministrazione
l’obiettivo di aiutare gli alunni delle scuole a ristabilire un legame con
comunale, in particolare dei settori urbanistica e agricoltura, i cui di-
l’ambiente, insegnando loro a conoscere le risorse del Parco e il rispet-
pendenti dedicano al Parco solo una parte limitata del proprio tempo.
to della natura come fondamento per la conservazione delle differenti
Educazione ambientale
specie animali e vegetali.
Budget
Il totale delle entrate nel 2006 è stato pari a 117.900 €. Il contributo della Provincia di Milano è stato pari a 23.483 € (20 % dell’ammontare
L’amministrazione comunale, nell’ottica di favorire la fruibilità del
delle entrate).
Parco della Collina di San Colombano, ha fatto redigere un progetto
Interventi, progetti e studi
preliminare denominato “MiBici - Rete della mobilità ciclistica del PLIS”
Ricognizione delle aree pubbliche
Le aree di proprietà del Parco non rappresentano una risorsa significa-
che è stato inserito nella graduatoria delle opere pubbliche che otter-
tiva, coprendo una superficie inferiore a 1 ettaro.
ranno un co-finanziamento provinciale per la realizzazione. A causa della localizzazione isolata del Parco, particolare attenzione è
Sistema di relazioni con altri attori non istituzionali
Il Parco organizza ogni anno molteplici iniziative, prevalentemente in
stata prestata all’inserimento e all’integrazione del progetto rispetto
chiave eno-turistica: fiere, degustazioni, eventi culturali, feste (Sagra
agli itinerari ciclabili esistenti e in previsione ad una scala più ampia,
Provinciale dell’Uva, Festa del Vino e altre).
in modo da perseguire gli obiettivi che stanno alla base del MiBici. Gli
Una tappa importante in questa direzione è stato il riconoscimento
itinerari proposti trovano in alcuni punti la continuità con itinerari di
regionale ottenuto da San Colombano nel 1997 di “località turistica”,
più lunga percorrenza, e più precisamente:
al quale è seguita nel 2001 l’istituzione della “Strada del vino di San
•
a nord, verso Borghetto Lodigiano con gli itinerari individuati dal
•
a sud-est, verso Orio Litta con l’itinerario Eurovelo 5 “Mediterra-
•
a sud, verso Chignolo Po con l’itinerario Ciclobby “Attorno a San
Colombano e dei sapori lodigiani”, itinerario che parte da Milano e, toccando Chiaravalle, Sant’Angelo Lodigiano, San Colombano al Lam-
PTCP della Provincia di Lodi;
bro, giunge a Lodi. Il Parco offre inoltre un servizio costante e gratuito di attività di edu-
nean Route”;
cazione ambientale per le scuole del comune.
Colombano”; •
Utenza
Non esistono indagini in grado di permettere una valutazione quali/
a ovest, verso Inverno Monteleone con gli itinerari individuati dal PTCP della Provincia di Pavia.
quantitativa delle caratteristiche degli utenti del PLIS, anche se il Par-
Nel 2005, in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano,
co stima il coinvolgimento di 400 studenti nelle attività di educazione
l’Università degli Studi e il Consorzio Volontario Vini DOC San Colom-
ambientale e di circa 100 persone nei diversi eventi organizzati sul
bano, è stato avviato il progetto del nuovo Vigneto Sperimentale Mo-
suo territorio.
retto, che sarà punto di incontro, non solo virtuale ma anche fisico, tra
Non risultano ambiti di particolare concentrazione da parte degli uten-
ricerca, sperimentazione, tecniche viticole d’avanguardia e produttori.
ti, per i quali le principali modalità fruitive sono rappresentate dalle
Altri programmi sono attualmente in fase di valutazione, in relazione
passaggiate in bicicletta (mountain bike) e a cavallo, mentre poche
alla possibilità di accedere a finanziamenti da parte dell’Amministra-
sono le persone che percorrono a piedi il Parco.
zione provinciale.
294 Parco della Collina di San Colombano
San Colombano ha ottenuto nel 1997 il riconoscimento regionale di “località turistica”, al quale è seguita nel 2001 l’istituzione della “Strada del vino di San Colombano e dei sapori lodigiani”, itinerario che parte da Milano e, toccando Chiaravalle, Sant’Angelo Lodigiano, San Colombano al Lambro, giunge a Lodi
295
BOSCO DI LEGNANO Elementi identificativi .........................298 Inquadramento territoriale ................302 Territorio del Parco ............................309
296
Pianificazione ........................................320 Gestione, fruizione e progettualitĂ ....328
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Bosco di Legnano
Codice PLIS: PL_003
P R O V I N C E : Milano. C O M U N I : Legnano. R I C O N O S C I M E N T O : Del.PresGR 793 del 23/06/1976. A M P L I A M E N T I : Legnano.
G E S T I O N E : Comune di Legnano.
S E D E : Municipio di Legnano,
piazza San Magno 6, 20025 Legnano (MI) tel. 0331 471304 - 0331 471314 fax. 0331 471312 e-mail: urbanistica@legnano.org
S U P E R F I C I E : 25 ha.
O B I E T T I V I : creazione di un’area di verde pubblico attrezzato.
Il Bosco di Legnano (chiamato anche Parco Castello) rappresenta nella pagina accanto, Nel contesto urbano di Legnano il Parco rappresenta una modesta area di verde pubblico attrezzato, nella quale appare difficile individuare la valenza sovracomunale
un’anomalia nel panorama dei PLIS, in quanto costituisce una modesta area di verde pubblico attrezzato di interesse urbano, che trae origine dalla LR 58/73. Con l’abrogazione della legge e la sua sostituzione con la LR 86/83 il Parco viene riclassificato, in mancanza di meglio, come PLIS, anche se era difficile individuare in esso questa fondamentale valenza.
nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR Inquadramento territoriale e possibili ambiti di ampliamento del Parco su ortofoto
298 Bosco di Legnano
299
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Bosco di Legnano fa parte del sub-sistema ovest, costituito anche dal Parco del Rugareto (in parte fuori provincia di Milano), dal Parco Alto Milanese, dal Parco del Roccolo e dai proposti parchi dei Mulini (Medio Olona), delle Roggìe e del Gelso e da quello del Basso Olona-Rhodense, in fase di riconoscimento. Il Parco è situato nella porzione nord-ovest della provincia di Milano, tra il Parco Valle Ticino e il Parco delle Groane, fra il tracciato dell’autostrada dei Laghi (A8) e della SS 33, da una parte, e quello della ferrovia del Sempione dall’altra.
Territorio
Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
Nel settore nord-occidentale della provincia di Milano, in prossimità
degli insediamenti rurali.
col territorio compreso nel Parco Regionale della Valle del Ticino, il Bo-
Allo stesso tempo il significativo svilup-
sco di Legnano si estende in un ambito territoriale che ha pienamente
po economico ha avuto come conseguenza
condiviso le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizza-
l’espansione delle aree residenziali, contri-
to l’asse del Sempione, con la sua immagine di città continua, a diffe-
buendo in modo significativo all’erosione di
renza di altri settori caratterizzati da nuclei urbani che si mantengono
ampie superfici di suoli agricoli.
tra loro distinti o comunque da modesti fenomeni di saldatura.
Conclusa la fase di sviluppo economico, le
Lo sfruttamento dei corsi d’acqua, abbondanti nella zona e utilizzati
principali indicazioni fornite dagli strumen-
non solo per irrigare i campi ma anche per l’insediamento di sistemi
ti urbanistici comunali privilegiano, oltre
produttivi, fra i quali l’attività molitoria ha storicamente rappresenta-
alle espansioni residenziali che interessano
to una delle risorse più significative della zona.
principalmente i margini urbani degli abi-
Uno sguardo al tessuto insediativo dell’ambito di territorio interessato
tati di Canegrate e Legnano, nuovi insedia-
dal Parco, peraltro interamente in territorio di Legnano, mostra un si-
menti commerciali, produttivi e commeciali
stema urbano a sviluppo lineare, appoggiato alla strada del Sempione,
localizzati principalmente lungo l’asse della
ma caratterizzato da una certa sfrangiatura con la presenza di funzioni
A8. Nel centro di Legnano, all’interno del-
residenziali frammiste ad attività commerciali e produttive. L’evidente
l’intervento per il recupero della area Can-
e pronunciato ampliamento degli insediamenti residenziali, con una
toni, il progetto di Renzo Piano destina a
netta espansione dei centri urbani, una volta poco estesi e con nuclei
verde pubblico 60 mila mq, pari al 56% della
densi a delimitazione abbastanza netta e ben separati tra di loro, ha
superficie complessiva.
condotto alla fusione di nuclei limitrofi e alla eliminazione delle case sparse e delle piccole unità quali ortaglie, frutteti, ecc., caratteristiche
302
In un ambito territoriale che ha pienamente condiviso le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato l’asse del Sempione, il Parco rappresenta una pausa nel denso tessuto insediativo della porzione nordovest della provincia di Milano
Paesaggio e ambiente
Nel contesto dell’alta pianura asciutta occidentale, il Parco occupa un’ex area agricola di modeste dimensioni nella limitata fascia lasciata libera lungo il corso dell’Olona dalla crescita del sistema insediativo del Sempione
Il Bosco di Legnano è situato nella porzione nord-ovest della provincia
ormai pesantemente antropizzata e artificializzata, ma anche di una
di Milano, nel contesto dell’alta pianura asciutta occidentale, a nord
connessione fra il territorio in provincia di Varese e i parchi urbani del
del canale Villoresi, lungo il corso dell’Olona.
sistema metropolitano.
Il fiume e il terreno pianeggiante hanno storicamente favorito il for-
In tale ambito il paesaggio agricolo, in passato dominato da brughiere
marsi di una realtà agricola composta da diversi villaggi legati tra loro
e seminativi vitati, appare oggi caratterizzato da un’attività produttiva
da una serie di relazioni favorite dalla presenza di vie di terra, ma
poco differenziata e sostanzialmente priva di zootecnia, in cui preval-
anche d’acqua.
gono le superfici a mais. Esso può però rivestire notevole importanza
In seguito alle potenti trasformazioni territoriali che hanno caratte-
in quanto elemento di interfaccia e di relazione tra i diversi sistemi in-
rizzato tale ambito, la presenza di spazi agricoli appare decisamente
sediativi e, almeno in prospettiva, per la possibilità di istituire un rap-
ridotta e limitata alla fascia lasciata libera dalla crescita del sistema
porto privilegiato tra i margini dei tessuti urbani e lo spazio aperto.
insediativo lungo l’asse del Sempione, determinando la riduzione dei
In questo senso, sotto il profilo paesistico-ambientale, sono aree di
connotati di naturalità e la progressiva perdita di funzionalità ecologica.
estrema potenzialità (e per contro di estrema fragilità) proprio in or-
Il Parco, pur con le forti restrizioni determinate dalla conurbazione
dine al loro ruolo di assorbimento degli impatti da parte del sistema
Sempione-Olona, può rappresentare allora un primo importante tas-
insediativo e in relazione alla loro funzione di riequilibrio ecologico,
sello del sistema ecologico nord-sud, nel quadro di una “ricucitura”
riqualificazione del paesaggio e promozione di un “presidio ecologico”
degli spazi aperti lungo l’ambito meridionale della valle dell’Olona,
del territorio.
304 Bosco di Legnano
Il Parco, pur con le forti restrizioni determinate dalla conurbazione Sempione-Olona, può rappresentare un importante tassello del sistema ecologico nord-sud, nel quadro di una “ricucitura” degli spazi aperti lungo l’ambito meridionale della valle dell’Olona
305
Mobilità
L’ambito circostante il PLIS è interessato dalla presenza di una fitta infrastrutturazione, in relazione alla sua collocazione all’interno di un comparto territoriale densamente urbanizzato. Il perimetro del Parco è lambito, a nord, dalla SP12 Inveruno-Legnano, ad ovest, dall’asse urbano di via per S.Giorgio-via per Canegrate (a cavallo tra Legnano e Canegrate), ad est dalla via Molini e, a sud, dalla via per i Mulini (che prosegue verso est fino a scavalcare l’Olona). Poco distanti si collocano, rispettivamente ad est e a ovest, la SS33 del Sempione e la ferrovia RFI Milano-Rho-Gallarate, con le stazioni più vicine di Canegrate e Legnano. Decisamente più esterna, infine, si segnala la presenza dell’autostrada A8 dei Laghi (collegata con la rete viaria di livello inferiore attraverso gli svincoli di Legnano) e della ex-SS527 Bustese. Il territorio del PLIS non risulta direttamente interessato da interventi infrastrutturali, sebbene siano da segnalare, nell’immediato intorno: la realizzazione del terzo binario lungo la linea Rho-Gallarate (progetto preliminare approvato, con prescrizioni, dal CIPE nell’ambito della
Legge Obiettivo), che consentirà di incrementare l’attualmente satura capacità ferroviaria per i servizi di tipo suburbano, regionale ed internazionale (e, in prospettiva, per l’accessibilità a Malpensa, in seguito alla realizzazione dei previsti raccordi con la linea FNM Saronno-Aerostazione a Busto A.), e la previsione di un nuovo itinerario locale, parzialmente in variante alla SS33 del Sempione, ad ovest di S.Vittore Olona (indicazione contenuta nel PRG) e a sud di Cerro Maggiore, fino ad interconnettersi con la ex-statale Bustese a est della A8 (progetto elaborato dal comune, funzionale al rafforzamento dell’accessibilità al vicino centro commerciale Auchan di Rescaldina). In un ambito contraddistinto da una fitta infrastrutturazione, la rete viaria determina una particolare frammentazione del territorio, soprattutto per la presenza di grandi assi infrastrutturali, come l’autostrada dei Laghi
Sistema della mobilità esistente e prevista
Per quanto riguarda la statale del Sempione si segnala, infine, il progetto (che sta seguendo l’iter procedurale della Legge Obiettivo, in attesa dell’approvazione da parte del CIPE) di realizzazione di una variante completamente esterna alla densa conurbazione che attualmente si sviluppa attorno all’asse storico, il cui tracciato si colloca più ad ovest, decisamente distante dall’area del PLIS.
306 Bosco di Legnano
307
T E R R I TO R I O D E L PA R C O Il Bosco di Legnano occupa un’ex area agricola di modeste dimensioni, interamente compresa nel territorio di Legnano, localizzata in ambito urbano lungo il corso dell’Olona a ovest del Castello Visconteo. Il sistema insediativo dei comuni appoggiati sull’asse del Sempione costituisce uno degli ambiti a più elevata urbanizzazione della provincia di Milano, ai confini con quella di Varese. In particolare il Parco occupa una posizione baricentrica rispetto ai territori dei comuni di Legnano, Cerro Maggiore, San Vittore Olona e San Giorgio su Legnano, le cui periferie ne rappresentano in parte i confini. Vista dall’alto l’area si presenta come un tassello di verde boschivo
Aspetti territoriali
posto in contiguità, a sud e a est, di ampie zone agricole che seguono il corso dell’Olona. Il territorio ai margini del Parco si presenta alquanto differenziato, con la presenza del centro storico, del Castello, ma anche del sistema produttivo storicamente insediato lungo il tracciato ferroviario. In particolare, lungo il margine ovest del Parco si trova l’unica area edificata a ridosso del confine, con edifici residenziali che costituiscono una cortina continua di case che, nella parte più a sud, oltrepassa la strada determinando il restringimento del confine stesso. Lungo gli altri lati si trovano invece aree non edificate con funzioni diversificate. A est, l’area adiacente al Parco è racchiusa tra l’Olona e un suo ramo secondario. All’interno di quest’area si trova il castello Visconteo circondato da un fossato. Fanno sempre parte di quest’area il molino Cornaggia e altri edifici rurali situati più a sud verso il confine comunale che oggi sono in completo stato di abbandono. L’area situata a est dell’Olona, fino al confine con il comune di S. Vittore, comprende un vasto piazzale parzialmente asfaltato e, più oltre, alcune aree verdi parzialmente coltivate. La lettura del PRG del Comune di Legnano indica che l’area del Parco è destinata ad attrezzature pubbliche o di pubblico interesse ed è oggetto di Piano Integrato di Intervento. Il PII pone come obiettivo la riunificazione visiva e fruitiva del Parco con l’area del castello e l’attuale piazza del Mercato; per
In uno degli ambiti a più elevata urbanizzazione della provincia di Milano, l’area si presenta come un tassello di verde boschivo contiguo, a sud e a est, con ampie zone agricole che seguono il corso dell’Olona e che con il Castello rappresenta un grande potenziale in attesa di valorizzazione
il castello sono previste funzioni culturali e ricettive/alberghiere con possibilità di uso anche congressuale, mentre la ridefinizione dello spazio pubblico, con la priorità del ridisegno della piazza a ovest del castello, dovrà dar vita a un grande spazio aperto da usare per eventi di particolare rilievo. L’area del Parco e quella del Castello sono sempre rimaste ai margini delle politiche di sviluppo urbano e ancora oggi fanno parte di in un territorio posto a ridosso delle aree agricole e del confine comunale che rappresenta un grande potenziale in attesa di
nella pagina precedente, Usi aggregati dei suoli
valorizzazione.
Bosco di Legnano
309
Aspetti paesistico-ambientali
Il Bosco di Legnano si presenta oggi come un parco boscato, che si struttura in modo molto diversificato in una sequenza di piccoli boschetti, filari, singoli maestosi individui, piccoli nuclei isolati, tra i quali si aprono prati e aree umide
Nonostante la sua posizione ai margini del centro storico di Legnano,
A partire dall’inizio degli anni Ottanta è stato realizzato, per lotti suc-
fino a pochi decenni fa l’ambito del Parco era occupato da un’area
cessivi, un laghetto che raggiunge oggi una superfice di circa 7500 mq.
agricola coltivata e successivamente abbandonata in seguito ai rapidi
I recenti lavori per la revisione dell’assetto idrografico (2004) hanno
mutamenti socio-economici che hanno determinato forti pressioni in-
portato alla riescavazione degli specchi d’acqua interrati, alla modifi-
sediative su tutta l’area.
ca dei canali per consentire un più efficace ricircolo dell’acqua.
Le dimensioni ridotte e la successiva conversione a parco urbano at-
L’interno del Parco si presenta prevalentemente pianeggiante, eccetto
trezzato, uno dei primi esempi di forestazione urbana in Italia, non
nella zona verso via San Giorgio dove il terreno si alza per formare
hanno però del tutto cancellato i segni del recente passato agricolo,
un terrapieno. L’area si trova ad una quota inferiore rispetto a quella
del quale sopravvivono alcuni fossi irrigui e una parte dei vecchi filari
della strada, determinando un’efficace protezione rispetto all’inquina-
di pioppi lungo le rogge.
mento acustico.
Oggi, il Bosco di Legnano si presenta come un parco boscato, che si
Nell’ambito meridionale, il proposto PLIS dei Molini si configura come
struttura in modo molto diversificato in una sequenza di piccoli bo-
un’estensione del Bosco di Legnano, andando a occupare una lingua
schetti, filari, singoli maestosi individui, piccoli nuclei isolati, tra i
di territorio lasciato libero dalla crescita del sistema insediativo dei
quali si aprono superfici prative di diversa ampiezza.
comuni appoggiati sull’asse del Sempione.
310 Bosco di Legnano
I recenti lavori per la revisione dell’assetto idrografico del laghetto realizzato a partire dall’inizio degli anni Ottanta hanno portato alla riescavazione degli specchi d’acqua interrati e alla modifica dei canali per consentire un più efficace ricircolo dell’acqua
311
All’interno del Parco, date le sue dimensioni estremamente ridotte, non sono presenti beni di interesse storico-architettonico, mentre al-
Beni storico-architettonici e ambientali
l’esterno del Parco il sistema dei beni, pur di una certa rilevanza, non appare paragonabile per diffusione e valore ad altri ambiti della provincia. Lo stesso ambito urbano di Legnano si segnala per la presenza, oltre che di un ricco patrimonio di architetura civile e religiosa, di una serie di stabilimenti produttivi e di quartieri operai (De Angeli Frua, Tosi), oltre che per la Colonia elioterapica dei BBPR. Il Bosco di Legnano è dominato dal possente castello Visconteo del XII secolo, localizzato lungo il corso dell’Olona e di proprietà del Comune di Legnano dal 1973. Il castello, ubicato in una posizione strategica lungo la strada proveniente da Milano, aveva lo scopo di proteggere le fertili terre che si estendevano tra Legnano, Canegrate, San Vittore Olona e i relativi molini lungo il corso d’acqua. L’edificio, vincolato dal D.lgs 42/04, art. 10 (già L 1089/39), è tutt’oggi in fase di ristrutturazione al fine di valorizzarne l’immagine e la funzione pubblica. Il sistema dell’architettura rurale caratterizza l’ambito a sud del Parco, dove si è storicamente insediata l’attività molitoria, con alcuni molini ancora attivi. Fra gli altri sono da segnalare il molino Cornaggia, anch’esso vincolato, nei pressi del castello, il molino Meraviglia e il molino Visconti a Canegrate. Per quanto riguarda invece le architetture religiose, si può segnalare imIn un ambito storicamente segnato dagli insediamenti per l’attività molitoria e dalla presenza del castello Visconteo, il sistema dei beni storicoarchitettonici, pur di una certa rilevanza, non appare paragonabile per diffusione e valore ad altri ambiti della provincia
mediatamente a nord del Parco il Santuario di Santa Maria delle Grazie. Lungo il margine est del PLIS, l’antica strada del Sempione rappresenta un importante elemento della memoria storica, oltre a uno dei tracciati sui quali si è appoggiato lo sviluppo della regione urbana milanese. La fruizione del Parco da parte delle popolazioni è favorita dalla posizione dei nuclei urbanizzati rispetto al perimetro del Parco, che permettono lo sviluppo di agevoli vie di accesso da ciascuno dei centri abitati che si collocano nelle sue vicinanze.
nella pagina precedente, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
Parte dell’area del Parco esistente, insieme ad altre che si affacciano sul viale che delimita a nord l’area, sono oggetto di vincolo paesistico ex D.lgs 42/04, art. 136 (già L 1497/39).
Bosco di Legnano
313
Aspetti naturalistici
VEGETAZIONE
-
Lungo i fossi irrigui che ancora caratterizzano il Parco
e di numerosi germani reali, che ormai popolano la valle dell’Olona.
legnanese, si trovano salici, ontani, pioppi, platani (Platanus hybrida),
Altre specie di uccelli presenti nella zona sono lo scricciolo, il car-
robinie (Robinia pseudoacacia), frassini, gelsi e un notevole esemplare
dellino, il verzellino, il lucherino, il passero, l’usignolo, la tortora, il
di biancospino, molti dei quali, messi a dimora nel corso degli anni
picchio rosso maggiore, il cuculo, l’allocco e varie specie di luì.
Settanta, hanno ormai raggiunto discrete dimensioni. In tempi più re-
Infine, tra i vertebrati sono presenti numerose specie di pesci, la rana
centi sono stati piantati noci e noccioli allo scopo di favorire la pre-
esculenta, il rospo smeraldino, la testuggine palustre dalle orecchie
senza dello scoiattolo rosso, introdotto di recente.
rosse, il riccio, lo scoiattolo rosso, il ghiro e il moscardino.
Agli inizi degli anni Ottanta, è stata creata una zona umida di circa 1
La collocazione dell’area lungo il corso dell’Olona costituisce indub-
ettaro, alimentata da acqua di falda, bordata di una ricca vegetazione
biamente un fattore importante per gli spostamenti degli animali al-
arborea, che, insieme al notevole incremento della popolazione delle
l’interno di questo “corridoio” naturale che interesserà in futuro il si-
oche selvatiche ha, negli ultimi tempi, determinato una drastica ridu-
tema dei PLIS costruito lungo il corso d’acqua.
zione della ricca vegetazione palustre. Per tale motivo è stato avviato un programma di ricostituzione delle fasce di canneto che costituivano un elemento fondamentale dell’ecosistema acquatico e l’habitat ideale per diverse specie selvatiche.
La presenza di una zona umida offre la disponibilità di un habitat ideale per diverse specie faunistiche, fra le quali di particolare importanza è la presenza di una colonia di oche selvatiche
FAUNA
La creazione di un PLIS con le caratteristiche di parco urbano attrez-
La presenza di una zona umida offre la disponibilità di habitat idonei
zato non ha permesso, vista anche la limitata estensione del Parco, il
per diverse specie faunistiche. Oltre a canapiglie, fischioni, morette
proseguimento dell’attività agricola, pur consentendo di mantenere al-
tabaccate, fistioni turchi, codoni, mestoloni, volpoche, casarche, gal-
cuni elementi tipici del paesaggio rurale legati alla funzione irrigua.
linelle d’acqua, porciglioni, martin pescatori, aironi, di particolare im-
Da segnalare, immediatamente oltre il confine sud-est del Parco, la
portanza è la presenza di una colonia di oche selvatiche (Anser anser)
presenza di un’azienda agricola ancora attiva.
314 Bosco di Legnano
Aspetti agronomici
315
La rete ecologica
La costituzione di una rete ecologica su un territorio fortemente compromesso dal punto di vista ecologico, quale quello del Bosco di Legnano, trova il suo principale ostacolo in uno dei territori più urbanizzati e industrializzati della provincia e con una rete viaria molto ramificata. Ulteriori limiti sono rappresentati dalla collocazione preminentemente urbana del Parco, che solo lungo l’asse dell’Olona può trovare un elemento di continuità ecologica, nell’ottica della creazione di una connessione con il sistema di PLIS che si sta sviluppando lungo il corso d’acqua. Al sistema antropico si affianca uno scarso sistema di aree naturaliformi lungo la valle dell’Olona, il cui alveo si presenta per lunghi tratti canalizzato e la fascia di vegetazione ripariale tende a ridursi fino a scomparire. In questo ambito il recente progetto di Dorsale verde del nord Milano elaborato dall’Amministrazione provinciale si propone di mettere in relazione e ricondurre a sistema le diverse opportunità di carattere paesistico-ambientale presenti sul territorio, con l’intento di creare una connessione orizzontale fra i diversi ambiti territoriali e istituire un legame fra i suoi parchi. Più in generale gli obiettivi perseguiti dal progetto sono: •
collegare e ampliare i parchi esistenti e includere i territori agricoli
•
istituire una contiguità spaziale che favorisca lo scambio e l’inter-
non compresi in essi; connessione fra le diverse ecologie;
Nella pagina a destra, dall’alto: - schema del progetto di dorsale verde; - stralcio con l’individuazione del Parco del Bosco di Legnano
•
rafforzare i corridoi orizzontali al fine di controbilaciare l’andamento nord-sud dei parchi, in un ambito dove le conurbazioni lineari sono ormai segnate da evidenti fenomeni di saldatura.
316
Il Parco del Bosco di Legnano, date le ridotte dimensioni (25 ha) e la
Rete dei percorsi
sua posizione a ridosso dell’urbanizzato, assume le caratteristiche di parco urbano e come tale è attrezzato per la fruizione e la percorribilità al suo interno. Sentieri e aree attrezzate permettono l’accessibilità ai punti di interesse naturalistico e paesistico ed è presente anche un percorso vita. L’accessibilità ciclistica al Parco, dalle aree urbanizzate limitrofe, è permessa sfruttando la rete delle piste ciclabili realizzate dai comuni contermini al Parco.
Rete dei percorsi
Più difficile risulta l’accessibilità dal nucleo centrale metropolitano in quanto gli itinerari ciclabili individuati dal Piano Strategico della Mobilità ciclistica – MiBici – predisposto dalla Provincia di Milano, sono ancora frammentati e interrotti.
Bosco di Legnano
nella pagina precedente La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
319
PIANIFICAZIONE S T R U M E N T O :Programma Pluriennale degli Interventi (PPI).
Prima fase: 1.1 Istituzione della struttura organizzativa e ammi-
A P P R O V A Z I O N E : Del. GC n° 80/07 del 27/03/2007.
nistrativa; 1.2 Stesura del progetto preliminare del Parco;
CARATTERI
1.3 Stesura del regolamento del Parco.
Il Piano indica le linee di sviluppo del PLIS del Bosco di Legnano tanto
Seconda fase:
in termini naturalistici quanto infrastrutturali.
2.1 Fase operativa istituzionale (acquisizione delle
Gli interventi oggetto del PPI attengono alla definizione di aspetti di
nuove aree, marchio, segnaletica e sito internet, atti-
dettaglio (attrezzature in genere) di un parco già esistente e non con-
vità di sensibilizzazione);
trastano, pertanto, con la pianificazione esecutiva (PII del PRG vigente)
2.2 Fase esecutiva: progetto definitivo, esecutivo,
inserita in un più ampio contesto territoriale, il cui obiettivo principale
realizzazione e direzione lavori (interventi di carat-
è il mantenimento del Parco stesso.
tere generale, interventi relativi alle singole zone del
Il principio base su cui si basa il PPI è che un parco con una forte
Parco);
connotazione e un’accurata progettazione difficilmente avrà aree de-
Terza fase:
gradate o non utilizzate e creerà, al contrario, un forte legame con il
3.1 Conclusioni e verifiche.
territorio e le popolazioni che lo abitano. Il Piano indica le modalità di pianificazione e gestione del Parco, con-
La fase esecutiva, calibrata su un arco temporale che
cepite in modo da far convivere le attività più diverse, tutte di caratte-
va dal 2007 al 2011, prevede interventi di carattere
re ludico e ricreativo. Le modalità di pianificazione sono le seguenti:
generale, trasversali alle diverse zone del Parco, e
•
mantenimento, recupero e riqualificazione dell’assetto naturale del-
interventi relativi alle singole zone. Gli interventi di
le aree già boscate e realizzazione di una “cinta” boscata avente la
carattere generale comprendono:
funzione di barriera di protezione acustica e visiva dalla rete viaria;
•
completamento della recinzione attuale con la
•
creazione dei parcheggi completi di alberature e
•
progettazione in via prioritaria delle aree di nuova acquisizione, affinché le opere di carattere più generale, che definiscono il Parco,
creazione dei nuovi ingressi;
siano funzionali anche alla destinazione e al disegno delle nuove attività; •
ristrutturazione degli edifici di valore storico e architettonico, con
•
riordino del sistema degli accessi e dei parcheggi, in funzione del-
lo scopo di farli divenire i nuovi fulcri del Parco; l’ampliamento del Parco e delle diverse aree funzionali individuate
siepi di pertinenza; •
principali; •
costruzione di nuovi ponti e ristrutturazione dei
•
riqualificazione del sistema vegetazionale esisten-
•
costituzione del bosco “planiziale” da realizzare
ponti esistenti;
dal PPI;
Il Piano si basa sulla convivenza di attività di carattere ludico e ricreativo attraverso il recupero e la riqualificazione dell’assetto naturale, la ristrutturazione degli edifici storico-architettonici, il riordino del sistema degli accessi e l’individuazione di un sistema di percorsi capace di mettere in relazione le diverse funzioni
•
individuazione di un sistema di percorsi capace di mettere in re-
te nelle zone interne al Parco;
lazione le diverse funzioni e consentire utilizzi separati a seconda del tipo di fruizione. Per quanto concerne invece la gestione del Parco, attualmente affidata
320
completamento e nuova creazione dei percorsi
nella cintura più esterna; •
recinzione aree per cani.
Gli interventi relativi alle singole zone del Parco pre-
al Comune di Legnano, si ritiene fondamentale la costituzione di un
vedono invece:
apposito ente gestore che si occupi degli aspetti di pianificazione,
•
ottimizzazione dei sistemi energetici e idrici del
programmazione e gestione economico-finanziaria.
lago finalizzati al risparmio e al contenimento del-
Il Piano è strutturato in tre successive fasi operative.
l’uso delle risorse naturali;
•
interventi di riqualificazione idraulica dell’Olona e della roggia Mo-
2007
linara; •
3° trim
realizzazione dell’area attrezzata per il gioco.
Il territorio disciplinato dal PPI copre una superficie complessiva di 37 ha, contro i 25 ha di superficie del Parco riconosciuto, includendo già i previsti ambiti di ampliamento, al fine di ottenere un suo rafforzamento qualitativo e quantitativo. La nuova estensione consente di racchiudere al suo interno sia elementi storici, come il Castello, che elementi di forte rilevanza naturalistica, come un tratto dell’Olona, aumentando
4° trim
2008 1° trim
2° trim
3° trim
2009 4° trim
1° trim
2° trim
3° trim
2010 4° trim
1° trim
2° trim
3° trim
2011 4° trim
1° trim
2° trim
Costi previsti euro
PRIMA FASE 1.1 Istituzione della struttura organizzativa e amministrativa 1.2 Stesura del progetto preliminare del Parco del Bosco nel suo insieme
in maniera consistente le aree di pregio testimoniale-architettonico e
1.3 Stesura del regolamento del Parco del Bosco
di spiccata valenza naturalistica. Si tratta in ogni caso di spazi a ridos-
SECONDA FASE
30.000,00 3.000,00
so della città ma esclusi dalle politiche di sviluppo urbano, mentre non sono invece reputate idonee le aree di espansione verso sud indicate
2.1 Fase operativa istituzionale
negli strumenti urbanistici poiché considerate parte integrante di un sistema agricolo che si etende anche al di fuori del confine comunale e che può invece trovare realizzazione con il previsto PLIS dei Molini, attualmente in fase di definizione. Le zone in cui è stato diviso il Parco nel Piano, che non prevede aree
2.1.1 Marchio, segnaletica e sito internet
15.000,00
2.1.2 Attività di sensibilizzazione
12.000,00
2.2 Fase esecutiva: progetto defintivo esecutivo, realizzazione e direzione lavori 2.2.1 e 2.2.2 Interventi dicarattere generale e sulle singole zone del parco A Recinzione area cani B
specificatamente destinate alla categoria “Ambiti agricoli”, sono le seguenti:
nella pagina successiva, La fase esecutiva prevista dal cronoprogramma del PPI, calibrata su un arco temporale che va dal 2007 al 2011, prevede interventi di carattere generale, trasversali alle diverse zone del Parco, e interventi relativi alle singole zone
•
zona 1 - Area attrezzata per il gioco;
•
zona 2 - Area relax e pic-nic;
•
zona 3 - Area ristoro;
•
zona 4 - Area naturalistica;
•
zona 5 - Area del Castello;
•
zona 6 - Area polifunzionale per sport ed eventi;
•
zona 7 - Area Centro Parco;
•
zona 8 - Aree bosco planiziale;
•
zona 9 - Area parcheggi;
•
zona 10 - Aree per cani.
ELABORATI DI PIANO
1. Relazione
10.000,00
Ottimizzazione dei sistemi energetici ed idrici del lago del Parco del Castello, finalizzato al risparmio e al contenimento dell’uso delle risorse naturali
110.000,00
C Interventi di riqualificazione idraulica del Fiume Olona e della Roggia Molinara. Due lotti al pari importo
1.200.000,00
D Realizzazione dell’area attrezzata per il gioco
90.000,00
E
Completamento degli elementi di confine
70.000,00
F
Creazione dei parcheggi
260.000,00
G Completamento e nuova creazione di percorsi principali
220.000,00
H Ponti: ristrutturazione esistenti (n.2) e nuova costruzione (n. 3)
250.000,00
I
Riqualificazione del sistema vegetazionale
L
Costituzione del bosco planiziale
50.000,00 140.000,00
Verranno valutate a parte, vista la peculiarità e l’importanza degli interventi, la creazione di un “Centro Parco”, comprendente il restauro dei Mulini storici, e la realizzazione di strutture per sport ed eventi all’interno dell’area polifunzionale. L’acquisizione delle nuove aree per l’ampliamento del Parco non è ritenuta quantificabile a causa delle variazioni di mercato e degli eventuali sviluppi del P.I.I. nella zona, come da disposizioni del Piano Regolatore.
2. Cronoprogramma degli interventi Tav. 1 - Confini Tav. 2 - Azzonamento Tav. 3 - Individuazione interventi
322 Bosco di Legnano
323
con la formazione di ambienti umidi diversificati in grado di fitodepurare le acque dell’Olona prima del loro utilizzo in agricoltura, e la modellazioni delle sponde del lago in modo da creare correnti d’acqua e ambienti diversificati. Altri interventi sono finalizzati alla riqualificazione dell’area al fine di renderla accessibile e fruibile anche a fini didattici. La fascia sud-est, in parte ricadente nelle aree di nuova acquisizione del Parco, interessa invece la Zona 8 - Aree bosco planiziale. L’intervento consiste nella piantumazione, secondo una fisionomia naturaliforme, di specie riconducibili alla tipologia forestale del quercocarpineto planiziale, con prevalenza di Farnia e Carpino bianco. AMBITI PER LA FRUIZIONE
Nel Parco acquistano particolare rilevanza le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti per la fruizione”. Ai numerosi ingressi posti verso l’abitato corrispondono zone con funzioni ludiche che si rivolgono a un pubblico abituale, mentre l’unico accesso posto a sud garantisce zone più tranquille o di maggior interesse ambientale che presuppongono una fruizione più prolungata. La Zona 1 - area attrezzata per il gioco costituisce l’elemento di fruizione privilegiata del Parco, da ubicare vicino agli ingressi urbani per favorire l’utilizzo giornaliero e per tempi brevi. Per la loro posizione e le loro modalità fruitive queste aree devono assolvere funzioni ben precise e rispondere alle esigenze pratiche della popolazione che su di esse gravita senza che questo le renda assimilabili sia morfologicamente che funzionalmente ai parchi di quartiere. La Zona 2 - Area relax e pic-nic rappresenta l’immagine del parco extraurbano da preservare anche nelle sue valenze naturalistiche, mentre la Zona 3 - Area ristoro, situata in posizione baricentrica, è valorizzata dalla recente costruzione del nuovo edificio bar e servizi. La Zona 6 - Area polifunzionale per sport ed eventi trova localizzazione nelle aree di nuova acquisizione del Parco, in sinergia con la piscina posizionata più a nord. In particolare è prevista la creazione di un centro ippico, per l’allenamento dei cavalli o altre funzioni legate alla tradizionale corsa del Carroccio che si svolge a Legnano. La Zona 7. Area “Centro Parco” prevede il recupero del molino compreso nell’area del Parco, importante esempio delle passate attività rurali, che diverrà non solo sede gestionale del Parco, con funzione di accoglienza, ma anche punto di sensibilizzazione delle tematiche legate alla tradizione agricola locale. Il complesso potrà ospitare un
Caratteristiche e prescrizioni del Programma Pluriennale degli Interventi
AMBITI DI NATURALITÀ
centro di educazione ambientale, un museo delle attività agricole loca-
Nel Parco le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti di
li, gli uffici tecnici gestionali, oltre ad altri servizi dedicati alle attività
naturalità” acquistano una discreta rilevanza.
manutentive.
Si tratta, innanzitutto della Zona 4 - Area naturalistica, laghetto, per
Infine, la Zona 10 - Aree per cani prevede una serie di aree recintate
la quale dopo il progetto di riqualificazione ambientale realizzato nel
dislocate in punti diversi.
2004, è sorta l’esigenza di effettuare ulteriori interventi volti a migliorare gli altri ambienti acquatici del Parco. Tale zona costituisce
ALTRE AREE
l’elemento portante della rete ecologica del Parco e su di essa sono
La Zona 5 - Area “del Castello” deve diventare, una volta conclusi gli
proposte misure per la risagomatura dell’alveo della roggia Molinara,
interventi di restauro, uno dei fulcri del Parco e prevede la valorizza-
324 Bosco di Legnano
nella pagina precedente, Legende della Tav. 2 (Azzonamento) e della Tav. 3 (Interventi)
325
Tav. 2 - Azzonamento
zione del complesso come testimonianza storica e il ripensamento del
La Zona 9 - Area parcheggi prevede la ridefinizione dei parcheggi esi-
collegamento con gli accessi e il Parco esistente.
stenti in base alle effettive necessità di ricezione, oltre che dell’attua-
Gli spazi interni del Castello potranno essere utilizzati per esporre
le sistema degli accessi, in funzione del nuovo perimetro del Parco e
elementi della tradizione storica del luogo, con un incremento del-
delle diverse aree funzionali che si trovano al suo interno. In partico-
l’uso delle sale a pinacoteca che confermeranno la funzione di museo
lare il Piano prevede la valorizzazione dell’ingresso dal piazzale del
storico cittadino, oltre che per manifestazioni temporanee legate ad
Cimitero, il più utilizzato dalla cittadinanza.
Tav. 3 - Interventi
eventi musicali.
326 Bosco di Legnano
327
GESTIONE FRUIZIONE E PROGETTUALITÀ Aspetti gestionali
Per parecchio tempo poco frequentato, il Bosco di Legnano ha visto negli ultimi anni aumentare notevolmente i suoi visitatori, fino a divenire una delle aree verdi più frequentate della città, che lo vive anche come un parco di quartiere
La struttura che gestisce il Parco è composta da due persone, dipen-
Il Parco è totalmente recintato e gli ingressi ven-
denti comunali che dedicano al Parco solo una parte limitata del loro
gono lasciati aperti solamente durante l’orario di
tempo.
apertura al pubblico. L’accesso più utilizzato è quello dal sottopassaggio del piazzale del Cimi-
Budget
Il totale delle entrate nel 2006 è stato pari a 167.619 €.
tero, in quanto direttamente collegato al centro
La Provincia di Milano, con il bando 2005, ha co-finanziato la stesura
città.
dello strumento di pianificazione del PLIS, contribuendo con 18.849,60
Il Parco è frequentato principalmente dai legna-
€ (70 %) su una spesa complessiva di 27.000 €.
nesi soprattutto durante i fine settimana. Le
Per quanto concerne invece il Programma Pluriennale degli Interventi
principali modalità fruitive sono rappresentate
2007-2011, è prevista una spesa complessiva pari a € 2.460.000, che
dalle passaggiate a piedi, mentre i viali lungo il
non comprende il restauro dei molini storici per la creazione del Cen-
perimetro sono usati soprattutto come percorso
tro Parco, la realizzazione di strutture per sport ed eventi all’interno
da footing.
dell’area polifunzionale e l’acquisizione delle nuove aree per l’ampliamento del Parco.
Il Comune ha avviato un programma di educazio-
Educazione ambientale
ne ambientale con l’obiettivo di aiutare gli alun-
Ricognizione delle aree pubbliche
Tutta l’area del Parco è di proprietà pubblica (Comune di Legnano).
ni delle scuole a ristabilire un legame con l’ambiente, insegnando loro a conoscere le risorse del Parco e il rispetto dell’ambiente come fonda-
Sistema di relazioni con altri attori non istituzionali Utenza
Il Parco organizza ogni anno diverse iniziative, soprattutto nel campo
mento per la conservazione delle differenti spe-
dell’educazione ambientale per le scuole del comune, alle quali viene
cie animali e vegetali, con particolare riferimento
offerto un servizio costante e gratuito di attività formative.
all’area umida presente all’interno del Parco.
Per parecchio tempo poco frequentato, il Parco ha visto negli ultimi
In attesa dell’entrata a regime del Programma
anni aumentare notevolmente i suoi visitatori, fino a divenire una del-
Pluriennale degli Interventi recentemente appro-
le aree verdi più frequentate della città, che lo vive anche come un
vato, continuano i consueti interventi di manu-
parco di quartiere. Non esistono indagini in grado di permettere una
tenzione ordinaria e straordinaria, fra i quali si
valutazione quali/quantitativa delle caratteristiche degli utenti del
segnala un intervento di riordinamento che inte-
PLIS, anche se il Parco stima il coinvolgimento di 1.500 studenti nelle
ressa l’area umida al fine di ottenere un maggior
attività di educazione ambientale e di circa 14.000 persone nei diversi
risparmio energetico e idrico.
Interventi, progetti e studi
eventi organizzati sul suo territorio.
328 Bosco di Legnano
329
PA R C O D E L L E C A S C I N E Elementi identificativi .........................332 Inquadramento territoriale ................336 Territorio del Parco ............................343
330
Pianificazione ........................................352 Gestione, fruizione e progettualitĂ ....352
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco delle Cascine
Codice PLIS: PL_042
P R O V I N C E : Milano. C O M U N I : Pioltello. R I C O N O S C I M E N T O : Del.GR.7/7574 del 21/12/2001. A M P L I A M E N T I : Pioltello.
G E S T I O N E : Comune di Pioltello.
S E D E : Comune di Pioltello, via Carlo Cattaneo 1, 20096 Pioltello (MI)
tel. 02 923661 fax. 02 92161258 f.occhiuti@comune.pioltello.mi.it
S U P E R F I C I E : 213 ha (previsti 57 ha).
O B I E T T I V I : tutela agricola di un’area periurbana.
Il Parco si propone di salvaguardare un’area agricola di elevato valore nella pagina accanto, Nell’ambito est della cintura metropolitana milanese, il Parco salvaguarda un’ampia area agricola inserita nel paesaggio della media pianura irrigua, strutturata sui derivatori del naviglio Martesana
e di notevole dimensione posta tra gli abitati di Pioltello e di Segrate, caratterizzata dalla permanenza di interessanti segni del paesaggio agrario originario, articolato sui derivatori del naviglio Martesana e dalla presenza di cascine di interesse documentale.
nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR Inquadramento territoriale e possibili ambiti di ampliamento del Parco su ortofoto
332 Parco delle Cascine
333
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco delle Cascine fa parte del sistema dell’est Milano, tra i parchi Valle Lambro e Adda Nord, costituito anche dai PLIS delle Colline Briantee, della Cavallera e Est delle Cave (per i quali sono in via di definizione le intese istitutive) e da quelli del Molgora e del Rio Vallone; un’ulteriore proposta riguarda l’ampliamento del Parco della Valletta, in provincia di Lecco, ai territori di Besana e Renate. Il Parco, situato a est del capoluogo milanese, è compreso fra i tracciati della SS11 Padana Superiore (a nord) e della Cassanese (a sud).
Territorio
336
In un ambito periurbano, nel quale si fa sempre più consistente la presenza di elementi appartenenti a sistemi urbani di scala differente, sviluppati quasi sempre senza una logica d’insieme, il Parco interessa un’area agricola di elevato valore e di notevole dimensione posta tra gli abitati di Pioltello e di Segrate Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
Il Parco si sviluppa in un ambito nel quale le strutture urbane occupano la
l’aeroporto di Linate, coprono superfici mol-
maggior parte del territorio. In particolare la porzione più settentrionale
to estese.
lungo il Martesana si trova compresa in un continuo urbano caratterizza-
L’evidente e pronunciato ampliamento de-
to dal susseguirsi delle diverse tipologie di ambiti edificati: da quelli di
gli insediamenti residenziali, con una netta
valore storico che si affacciano sul naviglio, come per Cernusco, a zone
espansione dei centri urbani, una volta poco
di prevista urbanizzazione in comune di Vimodrone, ad ambiti di basso
estesi e con nuclei densi a delimitazione ab-
profilo qualitativo in prossimità di Cologno Monzese. Accanto a questa
bastanza netta e ben separati tra di loro, ha
nota e consolidata dinamica trasversale, si affaccia invece un’immagine
condotto alla fusione di nuclei limitrofi e alla
longitudinale che rappresenta per l’area una nuova vocazione, nella qua-
eliminazione delle case sparse, caratteristi-
le la tendenza alla saldatura, da Segrate a Vimodrone e Cernusco e poi
che degli insediamenti rurali.
verso Cologno e Carugate, costituisce un fenomeno in crescita.
Il significativo sviluppo economico ha deter-
Nella originaria maglia agricola di questo paesaggio della discontinui-
minato la comparsa di ampie aree destinate
tà, si fa sempre più consistente la presenza di elementi appartenenti a
alle attività produttive e commerciali che, as-
sistemi urbani di scala differente che si sono sviluppati quasi sempre
sieme all’espansione delle aree residenziali,
senza una logica d’insieme, né coerenza reciproca. Si tratta di elementi
ha concorso in modo significativo all’erosio-
che si sono sovrapposti all’antica struttura morfologica dell’impianto
ne di ampie superfici di suoli agricoli.
agricolo, assumendo solo talvolta come riferimento alcuni dei suoi ele-
Le aree ove tale processo appare più eviden-
menti costitutivi, come i tracciati agricoli e i corsi d’acqua, che spesso
te sono quelle lungo l’aerea della ferrovia e
hanno perso la loro caratteristica continuità territoriale e cambiato radi-
della dogana di Segrate. Le principali indica-
calmente ruolo. Le prospettive delle dinamiche insediative sono ancora
zioni fornite dagli strumenti urbanistici co-
oggi indirizzate verso la nuova occupazione di suolo per via “incremen-
munali sono costituite dalla presenza di aree
tale”, mentre appaiono più rari i casi di sostituzione funzionale a se-
produttive di espansione a sud del tracciato
guito di interventi di ristrutturazione di impianti dismessi, presenti, in
della Cassanese, che fronteggiano, aldilà del-
particolare, nei nuclei urbani più maturi, dove si manifestano processi di
l’area di ampliamento del PLIS, alcune aree
riorganizzazione e trasformazione che interessano spesso vaste porzio-
polifunzionali in territorio di Segrate.
ni di suolo. I comuni di corona, caratterizzati da una maggiore densità,
Infine, le espansioni residenziali interessano
simile al nucleo centrale metropolitano, si presentano come un territo-
principalmente una serie di aree di comple-
rio con caratteristiche eterogenee, dove si intrecciano zone produttive,
tamento inserite nel territorio edificato di
quartieri residenziali, insediamenti direzionali e commerciali e alcuni
Pioltello e di Segrate, comune dove è in cor-
grandi servizi. La presenza di infrastrutture non è così fitta come in altre
so di realizzazione un intervento di edilizia
zone ma alcune di esse, come l’area ferroviaria e doganale di Segrate e
residenziale.
Paesaggio e ambiente
I complessi fenomeni di mutamento interni alla conduzione dei fondi, che si sono verificati nel secondo dopoguerra hanno prodotto l’abbattimento e la mancata manutenzione di filari, la chiusura di rogge, l’abbandono di fabbricati rurali, determinando una maggior uniformità del paesaggio agrario
Il PLIS delle Cascine è situato, per la sua quasi totalità, nell’ambito
poi superare il Lambro a Cologno, mentre in prossimità di Vimodrone
della media pianura irrigua e dei fontanili, in un territorio dove per-
un’estesa area a nord del corso del Martesana è stata recentemente
mangono ancora attive numerose teste di fontanile, sopravvissute alle
interessata da un intervento di espansione urbana con completamento
conseguenze dell’abbassamento della falda degli anni ‘80, e ai cam-
degli spazi liberi verso Cologno Monzese.
biamenti nelle pratiche agricole e che formano un fitto reticolo idro-
Il Martesana, oggi dotato di percorso ciclabile lungo tutta l’alzaia, è
grafico con direzione prevalentemente nord-ovest/sud-est. Mentre la
uno dei più importanti segni della storia del territorio e dei suoi lega-
componente geomorfologica dell’area, sostanzialmente pianeggiante,
mi con la città di Milano, mentre il Lambro settentrionale costituisce
assume una importanza relativa, il sistema delle acque superficiali,
occasione per il completamento verso la città del PLIS della Media Valle
rappresenta uno dei principali elementi ordinatori del paesaggio. In
del Lambro.
particolare il naviglio Martesana e i suoi derivatori principali, le rogge
Con i PLIS Est delle Cave, delle Cascine e della Media Valle del Lambro
e i fontanili che ne derivano, costituisce un sistema dotato di for-
questa è un’area caratterizzata da un’alta concentrazione di Parchi
te complessità strutturale dovuta alle strette interconnessioni che vi
locali, mentre, al limite meridionale dell’ambito, il Parco Sud pone nel
sono tra un corso d’acqua e l’altro.
Piano di Cintura urbana il polo dell’idroscalo, che rappresenta, soprat-
I complessi fenomeni di mutamento interni alla conduzione dei fondi,
tutto nei mesi estivi, un punto di riferimento per la fruizione, e costi-
che si sono verificati nel secondo dopoguerra hanno prodotto l’ab-
tuisce, con l’altro Piano di cintura Lambro-Monluè e i parchi Lambro e
battimento e la mancata manutenzione di filari, la chiusura di rogge,
Forlanini una tappa fondamentale al fine di creare continuità in senso
l’abbandono di fabbricati rurali, con evidenti effetti di degrado del-
nord-sud, lungo il Lambro.
le strutture fondiarie e di maggior uniformità del paesaggio agrario,
Nel sistema delle aree regionali protette l’area rappresenta un sostan-
particolarmente evidenti negli ambiti in cui risulta compromessa la
ziale elemento, con il ruolo di “ricucitura” fra le aree agricole periurba-
continuità di estensione del territorio agricolo.
ne e quelle di frangia, oltre che, almeno in prospettiva, un importante
Allo stesso tempo l’ambito, soprattutto nella porzione lungo il Marte-
elemento di connessione con il Parco Sud (a sud) e il Parco Est delle
sana, è uno dei più critici sotto il profilo della qualità del paesaggio.
Cave e il Martesana (a nord).
Dalla Cassina dei Pomi, dove termina la parte a cielo aperto in Milano,
Tra gli elementi di criticità del sistema ambientale sono da segnalare,
il naviglio attraversa quel che resta di piccoli nuclei quali Crescenza-
oltre a una serie di situazioni di “frangia“ urbana che caratterizzano
go, Turro e Gorla, dove permangono alcuni segni del rapporto con il
in modo negativo gli spazi aperti di passaggio da un centro urbano
naviglio, nell’affaccio di giardini e nella presenza di luoghi di sosta.
all’altro, la presenza di una serie di infrastrutture che, come nel caso
Successivamente il contesto appare intensamente urbanizzato e molto
dell’area ferroviaria e della dogana di Segrate e dell’aeroporto di Lina-
degradato, con il naviglio che attraversa un territorio “marginale”, per
te, creano fratture difficilmente superabili.
338 Parco delle Cascine
Un’area caratterizzata da un’alta concentrazione di Parchi locali, con i PLIS delle Cascine, della Media Valle del Lambro e Est delle Cave, che si sviluppa a partire dalle aree di frangia di Vimodrone e Cernusco sul Naviglio
339
Mobilità
L’ambito circostante il PLIS è interessato dalla presenza di una fitta infrastrutturazione, in relazione alla sua collocazione all’interno di un comparto territoriale densamente urbanizzato. Il suo territorio è attraversato da una rete di percorsi rurali minori, mentre il suo perimetro è lambito, a nord, dalla ex-SS11 Padana Superiore, a sud, dalla SP103 Cassanese, ad ovest, dalla SP160 MirazzanoVimodrone e, ad est, dal viale S.Francesco di Pioltello. Altri assi viari principali che si sviluppano esternamente sono la A51 Tangenziale Est di Milano, con il ramo verso Vimercate, la SP14 Rivoltana e la SP121 Pobbiano-Cavenago. Poco distanti dal PLIS si collocano anche due importanti direttrici del trasporto pubblico, rappresentate dalla linea ferroviaria Milano-Treviglio (con le stazioni di Segrate e Pioltello-Limito) e dalla linea metropolitana M2 di Milano, in particolare per quanto riguarda il ramo verso Gessate (con le più vicine fermate di C.na Burrona e Cernusco sul Naviglio). Le propaggini meridionali del Parco (in particolare le zone previste per la sua futura espansione) sono direttamente interessate da uno dei principali interventi infrastrutturali previsti nell’area, ossia dal po-
In un comparto territoriale densamente urbanizzato e segnato dalla presenza di una fitta infrastrutturazione, che determina una notevole frammentazione del territorio, il Parco è lambito a sud dalla Cassanese, mentre la linea metropolitana M2, importante direttrice del trasporto pubblico, si colloca poco distante dal PLIS
tenziamento della Cassanese, a sua volta raccordato con il progetto di
da nuovi interventi sulla maglia viaria, costituiti dalla riorganizzazio-
completamento dell’accessibilità al Centro Intermodale di Segrate (per
ne dello svincolo C.na Gobba all’intersezione tra la Tangenziale Est e
il quale partiranno a breve i lavori). Per quanto riguarda il potenzia-
la ex-SS11, necessaria per migliorare l’accessibilità alle aree limitrofe,
mento della SP103, l’intervento consiste nel raddoppio in sede della
e dalle previsioni connesse con le nuove aree di espansione previste
carreggiata tra Pioltello e Melzo (quale opera connessa con il nuovo
nei PRG dei Comuni di Vimodrone e Segrate.
collegamento autostradale BreBeMi) e nella realizzazione di un tratto
Per quanto riguarda la rete del trasporto pubblico sono, infine, da
in variante (in carico alla Provincia di Milano), quale prolungamento
segnalare i lavori in corso per il completamento del raddoppio della
della viabilità di accesso al CIM di Segrate, fino a ricongiungersi al
linea Milano-Treviglio ad est di Pioltello, funzionale sia al rafforza-
tracciato esistente sul confine con Pioltello. Altre opere correlate sono
mento dell’offerta di tipo suburbano e regionale lungo la direttrice per
i due tratti in variante alla SP121, a nord e a sud della Cassanese, ed
Brescia che, in prospettiva, alla realizzazione della nuova linea ad Alta
un nuovo tratto stradale (che ricade parzialmente all’interno della pro-
Capacità Milano-Verona.
Sistema della mobilità esistente e prevista
posta di ampliamento del PLIS) di collegamento tra la stessa variante alla SP103 e la Rivoltana (a sua volta oggetto di una previsione di potenziamento in sede, sempre nell’ambito delle opere connesse con il nuovo collegamento autostradale BreBeMi). Anche l’area di Segrate e Vimodrone (a ovest del Parco) è interessata
340 Parco delle Cascine
341
T E R R I TO R I O D E L PA R C O L’area destinata al Parco è posta fra l’abitato di Pioltello e il confine comunale di Segrate, un ambito di prima cintura, nel quale la crescita dell’urbanizzazione ha stravolto la forte identità agricola. In particolare i nuclei di Pioltello, Limito e Seggiano, un tempo isolati nella campagna, costituiscono oggi un tessuto urbano continuo con una rete viaria molto ramificata, pur mantenendo in parte il loro carattere morfologico policentrico.
Il territorio compreso entro i confini del Parco conserva un utilizzo agri-
Aspetti territoriali
colo prevalente, con diversi nuclei rurali sparsi, connessi da una rete viaria molto ramificata, determinando una notevole continuità territorale. I territori delle porzioni meridionale e occidentale del Parco concentrano i poli produttivi di maggiori dimensioni e le infrastrutture lineari più importanti, con la Cassanese che produce una netta divisione rispetto alle aree di prevista espansione poste più a sud. La pesante pressione insediativa causa una difficoltà di continuità tra l’area del Parco e le zone agricole circostanti, tranne che per un limitato varco a nord che corrisponde alla porzione più meridionale del Parco Est delle Cave. Dalla lettura del PRG del Comune di Pioltello emergono, all’interno del perimetro del Parco, accanto a una preponderante presenza di aree destinate a uso agricolo, alcune grandi aree destinate a verde di livello In un tessuto territoriale continuo, con una rete viaria molto ramificata e nuclei urbani che mantengono in parte il loro carattere morfologico policentrico, il territorio del Parco conserva un utilizzo prevalentemente agricolo, con diversi nuclei rurali sparsi
sovracomunale. I principali progetti di sviluppo urbano e territoriale si concentrano all’esterno del perimetro del Parco dove, il comparto urbanistico ex Esselunga, posto immediatamente aldilà della Cassanese, è destinato a Centro poliambulatoriale, secondo la convenzione siglata tra il Comune e l’Esselunga spa, mentre l’esteso intervento residenziale di MilanoSantaMonica (450.000 mc), che sorgerà sull’area di cascina Boffalora, coinvolge la porzione di territorio di Segrate posta al limite
nella pagina precedente, Usi aggregati dei suoli
occidentale del Parco.
Parco delle Cascine
343
Aspetti paesistico-ambientali
Il Parco, situato alla periferia di Milano nelle adiacenze del Parco Agri-
da ricercare proprio nel carattere di residualità, in cui i “frammenti”,
colo Sud Milano, prende il nome dalla presenza di numerose cascine
memoria di una storia passata, rappresentano i punti fermi sui quali
che, oltre a formare un patrimonio storico ed architettonico notevole ri-
costruire il nuovo paesaggio.
chiamano alla memoria le radici antiche della pianura irrigua lombarda.
A sud della Rivoltana, l’ambito del Bosco della Besozza (37 ha) è og-
Mentre la componente geomorfologica dell’area, che abbiamo visto
getto di un intervento di forestazione, ripristino dei fontanili esistenti,
essere sostanzialmente pianeggiante, con scarse evidenze morfologi-
valorizzazione delle aree per attività ricreative, orti sociali, percorsi
che, assume una importanza relativa nel territorio in esame, il sistema
ciclopedonali, nell’ambito del progetto regionale “Dieci grandi foreste
delle acque superficiali, caratterizzato dalla presenza di corsi d’acqua
di pianura”, con l’obiettivo primario di incrementare il valore di biodi-
naturali e canali artificiali, rappresenta uno dei principali elementi or-
versità ambientale e paesaggistica dell’area.
dinatori del paesaggio. I fontanili, che alimentano il sistema irriguo dell’attività agricola, le marcite antico retaggio dell’attività rurale e alcuni boschetti naturali di robinie e sambuchi cresciuti lungo i canali d’acqua costituiscono altri elementi caratterizzanti il Parco, che non custodisce ambienti di particolare pregio naturalistico. Il Parco delle Cascine rappresenta il complemento fondamentale e lo snodo fra il sistema degli spazi pubblici, a forte caratterizzazione urbana, e un sistema ambientale di grande scala inserito nel quadro della pianificazione provinciale. In questo senso il Parco rappresenta la creazione di un sistema di spazi verdi sufficientemente esteso, continuo, che si connette e coinvolge gli elementi costitutivi del paesag-
Nell’ambito del progetto regionale “Dieci grandi foreste di pianura”, il Bosco della Besozza è oggetto di un intervento di forestazione, ripristino dei fontanili, valorizzazione delle aree per attività ricreative, con l’obiettivo di incrementare il valore di biodiversità ambientale e paesaggistica dell’area
gio, al fine di realizzare le potenzialità ricreative, ludiche, culturali ed Nell’ambito metropolitano, il Parco delle Cascine rappresenta lo snodo fra il sistema degli spazi pubblici, a forte caratterizzazione urbana, e un sistema ambientale di grande scala inserito nel quadro della pianificazione provinciale
ecologiche proprie degli spazi aperti. Il territorio del Parco non esprime alti valori naturali o paesistici, ma, come succede nella maggior parte delle aree agricole residuali della cintura milanese, si tratta di un territorio fortemente provato dalla pratica della monocultura, che ha ormai cancellato i suoi caratteri distintivi. Il principale valore di una tale condizione territoriale è oggi
344 Parco delle Cascine
345
In quest’area, compresa fra gli assi storici della Padana Superiore e della Cassanese, il patrimonio storico-architettonico appare di note-
Beni storico-architettonici e ambientali
vole importanza soprattutto per quanto concerne i complessi di architettura rurale, prevalentemente a corte aperta e talvolta oggetto di trasformazione, che interessano in modo diffuso tutto l’ambito, del Parco. Tra le cascine meglio conservate e di maggior interesse storico e architettonico vi è la cascina Camposoglio, la cascina Grande a Limito e la cascina Dugnana, recentemente oggetto di recupero da parte dell’Amministrazione e oggi sede dell’auditorium di Pioltello. Per quanto riguarda invece le altre tipologie di beni, essendo i centri storici localizzati all’esterno del perimetro del Parco, queste risultano presenti solamente ai suoi margini. Per quanto riguarda le architetture religiose, a Pioltello si possono citare la settecentesca chiesa di Sant’Andrea e, non lontano, l’oratorio di San Sigismondo, mentre a Seggiano il Santuario di Santa Maria Assunta, pur ricostruito dopo le distruzioni belliche, costituisce un importante elemento di riferimento territoriale. Ancora nel centro di Pioltello, villa Opizzoni, già sede comunale, costituisce l’edificio di maggior interesse storico-architettonico. Infine, fra i più recenti beni di riferimento territoriale, è da segnalare
Un patrimonio storicoarchitettonico di notevole importanza soprattutto per quanto concerne i complessi di architettura rurale, prevalentemente a corte aperta e talvolta oggetto di trasformazione, che interessano in modo diffuso tutto l’ambito, del Parco, mentre, nel centro di Pioltello, villa Opizzoni costituisce l’edificio di maggior interesse storico-architettonico
il nuovo municipio, realizzato alla fine degli anni Settanta su progetto di Guido Canella e Michele Achilli, che sorge nelle immediate vicinanze della Cassanese e fa parte di un complesso di attrezzature culturali e scolastiche. Un ulteriore elemento di caratterizzazione dell’area è rappresentato dai numerosi fontanili che alimentano il complesso sistema irriguo del Parco; fra questi i fontanili Saresina, Gabbadera e Marcellina. La
fruizione
ni,
pur
dell’ambiente
favorita
dalla
rurale
posizione
da
dei
parte nuclei
delle
popolazio-
urbanizzati
rispet-
to all’area del Parco, che permettono lo sviluppo di vie di accesnella pagina precedente, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
so da ciascuno dei centri abitati che si affacciano sul di esso, trova un forte ostacolo sui lati sud e nord per l’interferenza determinata dai tracciati della Cassanese e della Padana Superiore.
Parco delle Cascine
347
Aspetti naturalistici
VEGETAZIONE
La costituzione di una rete ecologica su un territorio fortemente com-
Gli elementi caratterizzanti il Parco delle Cascine sono la presenza di
promesso dal punto di vista ecologico, quale quello del Parco delle
fontanili, che alimentano il sistema irriguo, le marcite antico retaggio
Cascine, trova il suo principale ostacolo in un territorio diffusamente
dell’attività rurale e i residui di boschi naturali sviluppati lungo il reti-
antropizzato, a cui si affianca uno scarso sistema di aree naturalifor-
colo di rogge che attraversano i terreni agricoli.
mi e una rete viaria molto ramificata, che crea fratture difficilmente
La vegetazione boschiva, per lo più a formazione lineare, è costituita
superabili.
essenzialmente da specie esotiche quali la robinia (Robinia pseudoa-
L’attuale scarsa connessione fra le isole di vegetazione arborea residue
cacia) e il pioppo ibrido (Populus canadensis), anche se localmente si
ne produce un significativo isolamento ecologico, mentre una sicura
possono trovare rari esemplari di specie autoctone tipiche del bosco
opportunità è rappresentata dalla presenza d’acqua che caratterizza
planiziale. Si tratta di farnia (Quercus robur), carpino (Carpinus be-
l’ambito a sud del Martesana e dalla presenza di filari e di siepi boscate.
tulus), acero campestre (Acer campestre) e olmo campestre (Ulmus
Il PLIS delle Cascine si configura, all’interno del PTCP, come un tassel-
campestris).
lo di non particolare rilievo della rete ecologica provinciale, trovandosi
La componente arbustiva è rappresentata quasi esclusivamente dal
a margine di due corridoi ecologici principali dei corsi d’acqua, rap-
sambuco (Sambucus nigra).
presentati dal Lambro e dal Martesana, ai quali è connesso attraverso
La monotonia dei campi coltivati, dominati da monocolture di mais e
il contiguo Parco Est delle Cave.
frumento, è interrotta da fioriture di camomilla (Matricaria chamomil-
Al fine di concorrere alla realizzazione della rete ecologica della pro-
la) e papavero (Papaver rhoeas).
vincia di Milano, il Parco deve operare su quelle aree adibite ad uso
La rete ecologica
agricolo situate in porzioni di territorio ritenute interessanti ai fini di
I fontanili che alimentano il sistema irriguo e i residui di boschi naturali sviluppati lungo il reticolo di rogge rappresentano i principali elementi caratterizzanti il Parco delle Cascine
FAUNA
un potenziamento dei collegamenti tra le aree di maggiore interes-
La componente animale risente in prima istanza della ristrettezza de-
se forestale e faunistico. Le connessioni ecologiche tra queste aree
gli habitat naturali presenti e pertanto poche sono le specie rilevate.
e il Parco devono quindi essere tutelate e valorizzate per perseguire
Gli anfibi sono localizzati prevalentemente presso le zone umide del
l’obiettivo di sviluppo della rete ecologica provinciale.
Parco (marcite e reticolo irriguo): sono presenti il rospo smeraldino
La presenza di alcuni fontanili, che alimentano il sistema irriguo del
(Bufo viridis) e la rana verde (Rana esculenta), mentre gli unici rettili
Parco, rappresentano un’importante opportunità da un punto di vista
presenti risultano essere la comune lucertola muraiola (Podarcis mu-
ecologico e paesaggistico. Infine, il Bosco della Besozza, a sud della
ralis) e l’innocuo biacco (Coluber virdiflavus).
Rivoltana, rappresenta un ambito di grande interesse per quanto con-
Più numerose sono le specie di uccelli: merli, usignoli, passeri, frin-
cerne la biodiversità ambientale e paesaggistica.
L’attuale scarsa connessione fra le isole di vegetazione arborea residue ne produce un significativo isolamento ecologico, mentre una sicura opportunità è rappresentata dalla presenza d’acqua che caratterizza l’ambito a sud del Martesana, oltre che dalla presenza di filari e di siepi boscate
guelli, cince e cardellini. Fra i mammiferi si annoverano poche specie legate essenzialmente agli ambiti aperti quali lepri e conigli selvatici.
348 Parco delle Cascine
349
A partire dal dopoguerra gli agroecosistemi hanno subito una ridu-
Aspetti agronomici
zione di superficie a favore, prevalentemente, degli insediamenti civili e industriali, pur consentendo di mantenere ben riconoscibili gli elementi del paesaggio agrario, mentre le riduzioni più significative si sono avute a carico degli elementi lineari più esili e quindi maggiormente vulnerabili ed effimeri. All’interno del Parco operano solamente due aziende agricole, dedite prevalentemente alla coltivazione di cereali, mentre fra le attività extra agricola, occorre segnalare la presenza di un centro ippico che occupa il complesso della cascina Soresina. Per quanto concerne le colture praticate, si tratta di un’agricoltura classica di pianura, nella quale sono prevalenti i seminativi a mais o foraggio, mentre non sono presenti impianti di arboricoltura da legno. Decisamente ridotte sono le superfici a prato permanente, mentre sono talvolta presenti specie legate ad incolti o infestanti dei coltivi.
L’area del Parco delle Cascine è attraversata da una fitta rete di strade
Rete dei percorsi
rurali, utilizzate per la maggior parte per le attività agricole o per il collegamento tra i nuclei abitativi interni al Parco. L’amministrazione comunale di Pioltello è impegnata a trovare le risorse per la valorizzazione dei percorsi interni al Parco, al fine di garantirne una maggiore fruizione e permettere la conoscenza dei caratteri fondamentali (cascine, rogge, strade rurali, vegetazione, agricoltura) che caratterizzano la campagna lombarda. Aree di frangia nei pressi dell’abitato di Vimodrone
L’accessibilità ciclistica al Parco, dalle aree urbanizzate limitrofe, è permessa sfruttando le principali piste ciclabili urbane realizzate dai
nella pagina precedente La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
comuni contermini al Parco. L’accessibilità dal nucleo centrale metropolitano è assicurata dalla pista ciclabile realizzata lungo l’alzaia del naviglio Martesana.
Parco delle Cascine
351
PIANIFICAZIONE S T R U M E N T O : Piano Particolareggiato (PP) in preparazione.
Le uniche due aziende agricole che operano all’interno del Parco sono dedite prevalentemente alla coltivazione di cereali, mentre fra le attività extra agricole, un centro ippico occupa il complesso della cascina Soresina Nell’ottica di migliorare la conoscenza e la fruibilità del Parco sono allo studio, con il contributo finanziario dell’Amministrazione provinciale, una serie di iniziative a carattere divulgativo, culturale e di sensibilizzazione rivolte alle popolazioni dell’area
GESTIONE FRUIZIONE E PROGETTUALITÀ Aspetti gestionali
In attesa della costituzione di un’apposita struttura per la gestione
le a ristabilire un legame con l’ambiente, inse-
del Parco, la competenza del PLIS è attualmente affidata al settore
gnando loro a conoscere le risorse del Parco e il
Demanio, i cui tecnici dedicano al Parco una parte limitata del proprio
rispetto dell’ambiente come fondamento per la
tempo.
conservazione delle differenti specie animali e vegetali.
Budget
Il dato relativo al totale delle entrate nel 2006 non è attualmente disponibile. Il contributo della Provincia di Milano è stato pari a 12044,06 €.
Il Parco ha avviato, grazie anche al contributo finanziario della Provincia, lo studio per la rea-
Interventi, progetti e studi
lizzazione del Piano Particolareggiato.
Ricognizione delle aree pubbliche
All’interno del Parco non sono presenti aree di proprietà comunale.
Nell’ottica di migliorare la conoscenza e la fruibilità del Parco sono allo studio, sempre con il contributo finanziario dell’Amministrazione provinciale, una serie di iniziative a carattere divul-
Sistema di relazioni con altri attori non istituzionali
Il Parco offre ogni anno un servizio di attività di educazione ambienta-
gativo, culturale e di sensibilizzazione rivolte
le gratuito per le scuole del comune, mentre non si segnala la presen-
alle popolazioni dell’area.
za attiva di altri attori non istituzionali.
Infine, il progetto che presenta un potenziale ruolo funzionale all’interno del sistema paesag-
Utenza
Non esistono indagini in grado di permettere una valutazione quali/
gistico-ambientale è rappresentato dalla riquali-
quantitativa delle caratteristiche degli utenti del PLIS.
ficazione dei fontanili Saresina e Gabbadera, lo-
Le principali modalità fruitive del Parco sono rappresentate dalle pas-
calizzati al centro del Parco.
saggiate in bicicletta (mountain bike) e a piedi.
Educazione ambientale
Il Comune ha avviato, anche se in modo limitato, un programma di educazione ambientale con l’obiettivo di aiutare gli alunni delle scuo-
352 Parco delle Cascine
353
PA R C O D E L L A BRUGHIERA BRIANTEA Elementi identificativi .........................356 Inquadramento territoriale ................360 Territorio del Parco ............................367
354
Pianificazione ........................................380 Gestione, fruizione e progettualitĂ ....380
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco della Brughiera Briantea
Codice PLIS: PL_219
P R O V I N C E : Milano, Como. C O M U N I : Meda, Lentate sul Seveso (MI); Cabiate, Carimate, Carugo,
Cermenate, Figino Serenza, Mariano Comense (CO). R I C O N O S C I M E N T O : Del.GR n°3/41462 del 26/07/1984 (riconoscimento
nei comuni di Meda, Lentate sul Seveso, Mariano Comense); DelGR n°3/48505 del 26/02/1985 (ampliamento a Cabiate); DelGP n°571/05 del 27/07/2005 (ampliamento Lentate sul Seveso); DelGP di Como n°394/05 del 01/12/2005 (ampliamento a Carimate, Carugo, Cermenate, Figino Serenza, Mariano Comense). A M P L I A M E N T I : Brenna, Novedrate (CO).
G E S T I O N E : Consorzio tra i Comuni di Meda, Lentate sul Seveso (MI);
Cabiate, Brenna, Carimate, Carugo, Cermenate, Figino Serenza, Mariano Comense, Novedrate (CO). S E D E : Municipio di Lentate sul Seveso, via Matteotti 8,
20030 Lentate sul Seveso (MI) tel. 0362 515203 fax 0362 557420
nella pagina accanto, In un ambito pedecollinare a non elevata urbanizzazione, che evidenzia ancora forti interessi paesaggistici e naturalistici, la tutela del Parco è rivolta alla conservazione di un’importante area di brughiera, inserita nel paesaggio dei pianalti ferrettizzati
parcobrughiera@libero.it www.parcobrughiera.it S U P E R F I C I E : totale: 2.137 ha;
provincia di Milano: 426 ha; provincia di Monza e Brianza: 212 ha; provincia di Como: 1.504 ha. O B I E T T I V I : tutela naturalistica di un’area di brughiera.
La tutela è rivolta alla conservazione di una importante
nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR
area coperta da boschi e prati appartenente all’alta pianura ed in particolare ai pianalti ferrettizzati.
Inquadramento territoriale su ortofoto
356 Parco della Brughiera Briantea
357
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco della Brughiera Briantea fa parte del sub-sistema del centro, tra i parchi delle Groane e della Valle Lambro, costituito anche dai PLIS della Brianza Centrale, del Grugnotorto-Villoresi, della Balossa e della Media Valle del Lambro. In prossimità dei tracciati della Milano-Meda e delle linee ferroviarie Milano-ComoChiasso e Milano-Asso, il Parco si relaziona a sud-ovest con il Parco delle Groane, a sud con il Bosco delle Querce e a sud-est con il Parco della Brianza Centrale.
Territorio
Il Parco si sviluppa nell’ambito della Brianza occidentale, in un territorio che, pur con la presenza del Parco delle Groane, rappresenta la parte più urbanizzata dell’intera Brianza, il cui sviluppo, appoggiato sulla rete viaria principale, l’antica strada Comasina e la più recente Milano-Meda da un lato e la vecchia e la nuova Valassina dall’altro, ha dato luogo inizialmente a formazioni lineari con andamento nord-sud e ramificandosi poi in un tessuto di residenze e piccole-medie industrie che ha, poco a poco, raggiunto e saturato i residui spazi agricoli. Al tempo stesso, quest’area è connotata da un territorio pedecollinare a urbanizzazione meno densa, che evidenzia ancora forti interessi paesaggistici e naturalistici. Il processo di sviluppo dell’area, acceleratosi fortemente a partire dagli anni ’60, è avvenuto sulla base di modalità insediative che non hanno compromesso in modo significativo né il territorio né la preesistente struttura urbana e demografica. L’evidente e pronunciato ampliamento degli insediamenti residenziali, con una netta espansione dei centri urbani, una volta poco estesi e con nuclei densi a delimitazione abbastanza netta e ben separati tra di loro, ha condotto alla fusione di nuclei limitrofi e alla eliminazione delle case sparse e delle piccole unità quali ortaglie, frutteti, ecc., caratteristiche degli insediamenti rurali.
Nel territorio della Brianza occidentale, lo sviluppo, appoggiato sulla rete viaria principale, ha dato luogo inizialmente a formazioni lineari con andamento nord-sud, ramificandosi poi in un tessuto di residenze e piccole-medie industrie che ha, poco a poco, raggiunto e saturato i residui spazi agricoli
Ne è derivato un utilizzo intenso del territorio, un carattere disomogeneo delle tipologie edilizie, una nuova forma di paesaggio che induce da un lato un’attenuazione della “memoria dei luoghi”, dall’altro mette in mostra contenuti formali non sempre di adeguata qualità, dall’altro ancora attesta un’evidente dinamismo socio-economico che rischia però di compromettere sia lo sviluppo urbano, anche in relazione ai fenomeni di conurbazione sia, il completamento della dorsale verde. Allo stesso tempo il significativo sviluppo economico ha determinato la comparsa di ampie aree destinate alle attività produttive e commer-
Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
ciali che, assieme all’espansione delle aree residenziali, ha concorso
360
La scarsa vocazione agricola di questo territorio ha determinato l’abbandono o la trasformazione della maggior parte delle cascine, oltre a una superfice agricola, prevalentemente coltivata a seminativo e a prato, decisamente frammentata
in modo significativo all’erosione di ampie superfici di suoli agricoli.
Il PLIS della Brughiera Briantea è situato nel contesto del terrazzo del-
Le aree ove tale processo appare più evidente sono quelle lungo la
le Groane e di Meda, in un ambito territoriale raccordato con lievi
SP32, a sud-est dell’abitato di Novedrate, lungo la linea FNM Milano-
ondulazioni con l’alta pianura asciutta a nord del Villoresi e dove la
Asso (Cabiate) e nel territorio compreso tra Lazzate e Lentate.
scarsa permeabilità dei suoli ha determinato un fitto reticolo idrogra-
La maturazione di iniziative volte a tutelare le parti più pregevoli e
fico costituito da corsi d’acqua a regime temporaneo, alimentati dagli
interessanti dell’ambiente (in particolare, ma non solo, i Consorzi del
afflussi meteorici.
Parco delle Groane e della Brughiera Briantea) ha contribuito ad eleva-
Si tratta di un ambito oggetto di una fortissima pressione antropica,
re ulteriormente i valori territoriali e urbani dell’area.
con una cortina edificata pressoché continua che segna il margine
Le principali indicazioni fornite dagli strumenti urbanistici comunali
di un’urbanizzazione particolarmente diffusa. I caratteri geomorfo-
sono costituite dalla presenza di aree produttive di espansione lungo
logici hanno favorito il permanere di un ambiente prevalentemente
il tracciato della Milano-Meda, dove, fra Barlassina e la stessa Meda è
naturalistico, estraneo sia al paesaggio rurale, sia alla prima grande
ormai avvenuta la saldatura tra i centri abitati contermini. Le espansio-
ondata di industrializzazione, rappresentando un forte limite all’urba-
ni residenziali non appaiono invece significative, interessando princi-
nizzazione. Mentre il ruolo marginale svolto attualmente dall’attività
palmente la ridefinizione dei margini urbani dei diversi centri abitati.
agricola nella porzione più meridionale di questo ambito territoriale
Infine, occorre segnalare che i Comuni di Barlassina e Lentate sul Se-
ha determinato l’abbandono o la trasformazione della maggior parte
veso promuovono un intervento di riqualificazione urbanistica a carat-
delle cascine, oltre a una superfice agricola, prevalentemente coltivata
tere polifunzionale del Parco Militare, un’area di 180.000 mq a cavallo
a seminativo e a prato, decisamente frammentata, la scarsa vocazione
dei due territori comunali.
agricola del territorio più direttamente interessato dal PLIS ha consen-
Paesaggio e ambiente
tito la conservazione di alcuni ambiti di naturalità lungo il corso del Seveso e nel pianalto del Parco della Brughiera. In questo territorio di brughiera fra i più meridionali d’Europa e di peculiare interesse geologico, il Parco delle Groane, in connessione a nord con il Bosco delle Querce di Seveso e il Parco della Brughiera, garantisce, pur con le restrizioni determinate dagli attraversamenti Nel contesto del terrazzo delle Groane e di Meda, in un ambito territoriale raccordato con lievi ondulazioni con l’alta pianura asciutta a nord del Villoresi, il Parco permette una continuità del sistema ecologico nord-sud, ponendo in relazione il sistema prealpino della Brianza con i parchi urbani del sistema metropolitano
urbani, una continuità del sistema ecologico nord-sud, ponendo in relazione il sistema prealpino della Brianza con i parchi urbani del sistema metropolitano. Sotto il profilo paesistico-ambientale, sono aree di estrema potenzialità (e per contro di estrema fragilità) proprio in ordine al loro ruolo di assorbimento degli impatti da parte del sistema insediativo e in relazione alla loro funzione di riequilibrio ecologico, riqualificazione del paesaggio e promozione di un “presidio ecologico” del territorio.
362 Parco della Brughiera Briantea
363
Mobilità
Il territorio del PLIS, attraversato da una rete di percorsi rurali minori, risulta collocato tra le linee ferroviarie RFI Monza-Chiasso (con le stazioni di Camnago e Carimate) e FNM Milano-Asso (con le stazioni di Meda, Cabiate e Mariano Comense), parallelamente alle quali transitano, ad ovest, la ex-SS35 Milano-Meda e la SP44bis vecchia Comasina e, ad est, l’asse urbano di viale Brianza-Viale Repubblica (tra gli abitati di Meda, Cabiate e Mariano C.). Internamente al suo perimetro transitano la SP174 Lazzate-Meda, la sua diramazione verso sud e la SP221 tra Meda e Novedrate, che si interconnette, poco più a nord, con l’asse trasversale della SP32 Novedratese (che connette tra loro la ex-SS35 e la SS36 del lago di Como. I principali assi infrastrutturali presenti nel contesto circostante il PLIS sono interessati da interventi di riqualificazione e potenziamento. Sul versante stradale si tratta essenzialmente del progetto preliminare del Sistema Viabilistico Pedemontano (per il quale è stato recentemente siglato, tra gli Enti interessati, l’Accordo di Programma regionale per la realizzazione dell’intervento, che dovrà tenere conto delle prescrizioni segnalate dal CIPE nella sua delibera di approvazione) che
prevede, per questo ambito, il potenziamento in sede della ex-SS35 tra Cesano Maderno e Lentate, con realizzazione di tratti in galleria che consentano, oltre all’”autostradalizzazione” dell’itinerario esistente, la contemporanea ricostruzione, in superficie, di un percorso di ricucitura della viabilità locale. Accanto a questa opera sono da segnalare le ipotesi allo studio per la riqualificazione della Novedratese (con nuovo innesto sulla Pedemon-
Attraversato da una rete di percorsi rurali minori, il territorio del PLIS è lambito dal tracciato della Pedemontana, che prevede, per questo ambito, il potenziamento in sede della Milano-Meda tra Cesano Maderno e Lentate
tana, all’altezza di Lentate sul Seveso, opera che andrà parzialmente
da un lato, di rafforzare il sistema delle relazioni internazionali (gra-
ad interferire con le aree più a nord del Parco) e per il nuovo itinerario
zie alla connessione con la nuova direttrice ad alta velocità Alptransit
in variante alla SP36 Canturina.
Gottardo, in fase di realizzazione per la parte svizzera) e, dall’altro,
Per quanto riguarda la rete ferroviaria è da segnalare, oltre ad un’ipo-
di incrementare il servizio offerto lungo la linea esistente, dedicata ai
tesi di ammodernamento della linea Milano-Asso, nella tratta Seveso-
servizi di tipo regionale. Questo intervento ricadrà parzialmente al-
Mariano Comense, il progetto di quadruplicamento della linea Monza-
l’interno della frastagliata propaggine occidentale del PLIS, sebbene le
Chiasso (con progetto preliminare in fase di approvazione da parte del
opere siano previste completamente in affiancamento alla linea storica
CIPE nell’ambito delle opere della Legge Obiettivo), che consentirà,
ed, in parte, in galleria.
364 Parco della Brughiera Briantea
Sistema della mobilità esistente e prevista
365
T E R R I TO R I O D E L PA R C O L’area del Parco ha pienamente condiviso le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato la Brianza occidentale e hanno connotato l’attuale uso del suolo nel quale gli elementi “naturali” risultano residuali rispetto ai piani di sviluppo urbanistico. L’ambito è infatti caratterizzato dalla pervasiva presenza dell’urbanizzato che ha stabilito modi di contatto con gli spazi verdi caratterizzati da aree di frangia spesso disordinate e dalla capillare presenza di infrastrutture viarie.
I vasti spazi boscati del Parco, che formano un polmone verde di circa
Aspetti territoriali
2.100 ettari in un territorio fortemente urbanizzato a cavallo delle province di Milano e Como, e i valori ambientali che essi racchiudono sono ancora poco conosciuti, forse perché non attraversati, ma solo lambiti, dai principali percorsi stradali che percorrono la pianura alluvionale meridionale, sulla quale si sono costruiti anche i centri urbani dei comuni del Parco. Il territorio della brughiera, così come oggi ci appare, è stato fortemente trasformato dall’azione dell’uomo nel corso dei secoli, con l’agricoltura, ma soprattutto con l’escavazione dell’argilla, l’attività forestale, l’urbanizzazione e il conseguente abbandono colturale delle campagne. Il territorio della porzione occidentale del Parco presenta maggiori discontinuità territoriali, sia per la mancanza di un perimetro unitario, sia per la presenza di importanti infrastrutture lineari, come la linea ferroviaria Milano-Como-Chiasso che produce una netta divisione dell’area. A nord dell’abitato di Meda, nella parte sud-orientale del Parco sono invece presenti alcuni nuclei residenziali di realizzazione relati-
I vasti spazi boscati del Parco formano un polmone verde di circa 2.100 ettari, i cui valori ambientali sono ancora poco conosciuti, in un territorio fortemente urbanizzato a cavallo delle province di Milano e Como
vamente recente localizzati lungo la SP221. Dalla lettura degli strumenti urbanistici comunali emergono, all’interno del perimetro del Parco, accanto a una preponderante presenza di aree destinate a uso agricolo e boschivo, alcuni ambiti di cava dismessi (3 ha), alcune aree a destinazione residenziale e polifunzionale lungo il tracciato della SP221, mentre a Lentate sono presenti alcune
nella pagina precedente, Usi aggregati dei suoli
aree a destinazione produttiva.
Parco della Brughiera Briantea
367
Aspetti paesistico-ambientali
Il Parco, che prende il nome da una formazione vegetazionale tipica dei suoli poveri, la brughiera, rappresenta una delle prime aree coperte quasi esclusivamente da boschi e prati che è possibile incontrare allontanandosi da Milano verso nord, stretta fra aree intensamente urbanizzate
Il Parco della Brughiera Briantea rappresenta una delle prime aree co-
prevalsa la vocazione forestale della brughiera, mentre la presenza di
perte quasi esclusivamente da boschi e prati che si incontrano allonta-
argilla ha determinato lo sviluppo di un’intensa attività di escavazione
nandosi da Milano verso nord, stretta fra aree intensamente urbaniz-
che ha portato ad una trasformazione violenta del territorio, rimodel-
zate. Il Parco prende il nome da una formazione vegetazionale tipica
lando il paesaggio ed originando le depressioni che oggi spesso ospi-
dei suoli poveri, la brughiera, un tempo ampiamente diffusa in questo
tano, anche se a volte temporaneamente, piccoli laghi che segnano il
ambito e che oggi sopravvive solo in condizioni estremamente parti-
territori di Lentate sul Seveso, Mariano Comense e Meda e che costi-
colari e precarie.
tuiscono oggi zone umide d’un certo interesse, votate a un utilizzo a
Morfologicamente il territorio del Parco è caratterizzato da terrazzi
scopo didattico-ricreativo.
fluvioglaciali che raggiungono i 300 m di quota, che determinano un
Gran parte della superficie è oggi occupata da vaste superfici di fore-
paesaggio mosso e vario, caratterizzato da rilievi morenici, incisi dai
sta planiziale di querce, di eccezionale pregio naturalistico, risultato
corsi del Seveso e del Tarò e dalle acque di ruscellamento e dai torren-
anche di un’estesa attività di rimboschimento che ha interessato, nel
ti che hanno dato origine a solchi, scarpate e vallette.
dopoguerra, l’area di Cimnago, mentre rimangono lembi di brughiera
L’area, rappresentativa delle diverse situazioni geomorfologiche del-
solo nelle aree in cui più recentemente è cessata l’attività di cavazione
l’alta pianura e del pianalto lombardo, ha avuto origine dai materiali
dell’argilla, ove i suoli sono meno fertili.
ghiaiosi trasportati dai torrenti che, scendendo dai ghiacciai, hanno
Questi ecosistemi rappresentano quindi un caratteristico habitat per
modellato l’area a sud del lago di Como, dando origine a suoli argillosi
specie animali e vegetali legate all’ambiente forestale, che qui trovano
dal caratteristico colore rosso, chiamati “ferretti”.
l’estremo rifugio, in aree risparmiate dalla fortissima espansione ur-
Il terreno compatto e pesante non ha favorito l’agricoltura ed è quindi
banistica degli ultimi decenni.
368 Parco della Brughiera Briantea
Il territorio del Parco è caratterizzato da terrazzi fluvioglaciali che raggiungono i 300 m di quota e determinano un paesaggio mosso e vario, caratterizzato da rilievi morenici, incisi dai corsi del Seveso e del Tarò e dai torrenti che hanno dato origine a solchi, scarpate e vallette
369
Il patrimonio storico-architettonico appare di notevole importanza per diffusione e valore, paragonabile ad altri ambiti della Brianza. Si tratta
Beni storico-architettonici e ambientali
di un patrimonio particolarmente vasto e importante, oltre che per le architetture religiose e rurali, soprattututto per il sistema delle delle dimore extraurbane (edificate a partire dal tardo Rinascimento), che rappresentano un segno distintivo di un territorio che nel corso dei secoli è stato scelto quale luogo privilegiato di residenza. Fra queste, generalmente esterne al perimetro del Parco, la settecentesca villa Casana a Novedrate, villa Valdettaro e villa Stoppani (il Cenacolo) a Lentate sul Seveso, villa Ravasi a Camnago, villa Antona Traversi a Meda e villa Padulli a Cabiate che vanta una posizione paesaggistica di grande interesse. I complessi rurali, prevalentemente a corte aperta e spesso trasformati interessano in modo diffuso tutto l’ambito del Parco, con alcune significative emergenze rappresentate dalla cascina Mordina a Mariano Comense, dalle cascine Belgora e Colombera a Meda, dalla cascina Fornasetta a Lentate sul Seveso e dal molino Foppa situato lungo il corso del Seveso. Sempre all’interno del Parco sono presenti alcuni esempi di architettura industriale fra i quali la fornace Ceppi di Lentate sul Seveso e la fornace Fusari di Mariano Comense, mentre sul tracciato della vecchia ferrovia delle cave corrono oggi alcuni percorsi fruitivi del Parco. Per quanto riguarda invece le altre tipologie di beni occore considerare che, essendo i centri storici localizzati all’esterno del perimetro del Parco, queste risultano presenti solamente ai suoi margini. Fra le architetture religiose, l’oratorio di S. Stefano a Lentate sul Seveso e la chiesa di S. Vittore e il Santuario del Santo Crocefisso a Meda, rappresentano per la loro notorietà, elementi di chiaro riferimento ter-
Il patrimonio storicoarchitettonico è particolarmente vasto e importante, oltre che per le architetture religiose e rurali, soprattututto per il sistema delle delle dimore extraurbane, come villa Stoppani a Lentate sul Seveso, che rappresentano un segno distintivo di un territorio che nel corso dei secoli è stato scelto quale luogo privilegiato di residenza
ritoriale. Lungo la porzione nord-ovest del Parco, l’asse storico della strada Comasina rappresenta un importante elemento della memoria storica. La fruizione dell’ambiente naturale da parte delle popolazioni è favorita dalla posizione dei nuclei urbanizzati che si affacciano sul Parco e allo sviluppo dei percorsi fruitivi che non interferiscono con le principali vie di comunicazione, anche se lo scarso sviluppo di queste ultime non consente sempre agli utenti di raggiungere agevolmente gli ambiti naturalistici. Fra i più significativi ambiti di interesse naturalistico il lago Azzurro che
nella pagina precedente, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
ospita, nei diversi periodo dell’anno, numerose specie d’uccelli legate agli ambienti lacustri, che qui possono trovare uno dei pochi ambienti con buone caratteristiche di naturalità presenti nell’area a nord di Milano.
Parco della Brughiera Briantea
371
Aspetti naturalistici
La brughiera, da cui il nome del Parco, deve il suo nome al brugo (Calluna vulgaris), specie che vi compare assai frequentemente, insieme alla molinia, alla ginestra e alla frangola
-
La brughiera, da cui il nome del Parco, deve il suo nome
ritorio della Brughiera Comasca. Si rileva la commistione di specie
al brugo (Calluna vulgaris), specie che vi compare assai frequentemen-
proprie degli habitat forestali e di specie maggiormente legate agli
te, insieme alla molinia, alla ginestra e alla frangola. Sovente si trova-
ambienti modificati dall’uomo. L’esistenza di aree prative e di col-
no anche il pino silvestre, la betulla, il pioppo tremulo, il salicone e la
ture, che irregolarmente interrompono la continuità degli ecosistemi
farnia, specie che esprimono la tendenza di questi ambienti ad evolve-
forestali, incrementa considerevolmente la biodiversità generale del
re verso il bosco. Il Parco è oggi in gran parte ricoperto da estese su-
Parco, creando i presupposti per l’instaurarsi di popolamenti faunistici
perfici boscate, risultato anche di un’estesa attività di rimboschimento
sufficientemente diversificati. È inoltre estremamente importante la
che ha interessato, nel dopoguerra, l’area di Cimnago, con l’impianto
presenza di zone umide, generalmente di ridotta estensione superfi-
di quercia rossa, e precedentemente, durante la dominazione austria-
ciale ma di indubbio interesse ambientale, poiché consente la sosta e
ca, l’intero territorio del pianalto, con l’utilizzo del pino silvestre.
la riproduzione di specie che sarebbero altrimenti escluse dal quadro
I boschi presenti nel territorio fanno parte del complesso di formazio-
faunistico dell’area. Il territorio ospita attualmente numerose specie
ni forestali dell’alta pianura occidentale lombarda, in cui permangono
di Vertebrati; accanto a specie ad ampia distribuzione geografica ed
vaste superfici boscate tipiche dell’ambiente planiziale.
ecologica, si rinvengono elementi faunistici di pregio, in quanto poco
I boschi del Parco sono importanti anche perché rappresentano un
comuni nella collina e nel pianalto comasco.
estremo residuo di “naturalità” in un territorio fortemente urbanizza-
Tra gli Uccelli nidificanti occorre segnalare il Falco pecchiaiolo, la
to, ed in essi possono perciò trovare rifugio le specie animali e vege-
Poiana, il Lodolaio, il Barbagianni, il Gufo comune, il Succiacapre, il
tali legate all’ambiente forestale che altrimenti scomparirebbero dal-
Martin pescatore, l’Upupa, il Canapino, il Rigogolo e lo Zigolo giallo.
l’intera area. All’interno del Parco della Brughiera i boschi assumono
Tra gli svernanti ricordiamo la Marzaiola, il Falco di palude, il Porci-
aspetto e composizione molto differente in funzione delle condizioni
glione, il Beccaccino, l’Usignolo di fiume e l’Averla maggiore.
ambientali e dell’uso cui sono stati sottoposti. Sui terrazzi più alti, che
Tra le specie presenti durante le migrazioni merita una citazione il
costituiscono gran parte del Parco, i boschi migliori sono fustaie ca-
Pendolino. Tra i Mammiferi riveste infine un certo interesse la pre-
ratterizzate dalla presenza della quercia, soprattutto la farnia e talvol-
senza del Toporagno d’acqua, del Toporagno acquatico di Miller, del-
ta la rovere, insieme al castagno, al pino silvestre ed alla betulla. Nello
l’Orecchione, del Quercino, del Topolino delle risaie, del Tasso e, pro-
strato arbustivo troviamo la frangola, il nocciolo, e nel sottobosco è
babilmente, della Puzzola. Nell’area non sono attualmente presenti
frequente la felce aquilina, la molinia e il mirtillo. I boschi più interes-
Ungulati selvatici, fatta eccezione per le occasionali fughe di qualche
santi dei terrazzi inferiori sono invece caratterizzati da una maggior
Daino dagli allevamenti privati a scopo amatoriale.
mescolanza di latifoglie: fra esse soprattutto la farnia, con il ciliegio,
Per la particolare situazione pedologica, con lenti di argilla superfi-
il carpino bianco, il tiglio, il frassino e l’acero campestre. Nelle zone
ciali, sono abbondanti nel Parco le raccolte d’acqua naturali dovute al
più umide sono presenti olmo ed ontano nero. Nello strato arbustivo è
ristagno dell’acqua dopo abbondanti piogge; ciò, unito alla presenza
frequente il nocciolo, con il viburno, l’evonimo e il biancospino.
di medi e grandi invasi successivi all’escavazione della stessa argilla e
Gran parte dei boschi del Parco è però dominata dalla robinia, specie
di piccoli corsi d’acqua incastrati in “canyons” nel terrazzo alluvionale,
esotica molto adattabile ed invasiva; molto diffusa è anche la quercia
favorisce alcune specie di Anfibi. Numericamente ricche, infatti, sono
rossa, altra specie proveniente dal nord America, di cui sono stati rea-
nel Parco le popolazioni del piccolo Tritone punteggiato, di Rana agile
lizzati estesi rimboschimenti e che ha dimostrato di sapersi adattare
e di Rana verde. Molto raro è il Rospo comune, minacciato dal traffico
ottimamente a questi ambienti. In questi boschi sta inoltre entrando
veicolare sulle strade che attraversa per spostarsi dai suoi quartieri
un’altra specie esotica, molto infestante: il ciliegio tardivo.
terrestri ai punti di deposizione delle uova. Nel Parco le brughiere
Nelle aree in cui è cessata l’attività di cavazione, molto estese nel Par-
non alberate o a vegetazione arbustiva con ampie radure, sono un am-
co, si osserva l’insediamento di un bosco pioniere in cui abbondano il
biente d’elezione anche per diversi Rettili: sono facilmente osservabili
pioppo tremulo, il salicone, la betulla, la robinia, il pino silvestre ed
Lucertole, Ramarri e Biacchi. Più difficile l’incontro dell’Orbettino, del
infine la farnia, e che spesso deriva dall’evoluzione di un precedente
Colubro di Esculapio e della Vipera comune, dalle abitudini più schive
stadio a brughiera.
e presenti soltanto nelle zone più naturali e meno frequentate.
VEGETAZIONE
Il Parco rappresenta un caratteristico habitat per specie animali e vegetali legate all’ambiente forestale, che qui trovano l’estremo rifugio, in aree risparmiate dalla fortissima espansione urbanistica degli ultimi decenni
Nei laghetti e negli stagni si aggirano in estate giovani Natrici dal FAUNA
-
La fauna presente all’interno dell’area del Parco Locale del-
la Brughiera è rappresentativa del contesto più ampio dell’intero ter-
collare alla ricerca dei girini di Rane verdi. Relativamente alla fauna invertebrata è da citare, la presenza del Gambero di fiume.
372 Parco della Brughiera Briantea
373
La rete ecologica
La costituzione di una rete ecologica su un territorio fortemente compromesso dal punto di vista ecologico, quale quello del Parco della Brughiera Briantea, trova il suo principale ostacolo in un territorio diffusamente antropizzato, a cui si affiancano vaste superfici naturaliformi e una rete viaria molto ramificata, che crea fratture difficilmente superabili, e che solo lungo l’asse del corso del Seveso può trovare un elemento di continuità ecologica. Il PLIS della Brughiera Briantea si configura, all’interno del PTCP, come un tassello di non particolare rilievo della rete ecologica provinciale, essendo interessato da un ganglio secondario, connesso attraverso un corridoio ecologico secondario al Parco delle Groane. Al fine di concorrere alla realizzazione della rete ecologica della provincia di Milano, il Parco deve operare sugli ampi ambiti della brughiera adibiti ad uso forestale, interessanti ai fini di un potenziamento dei collegamenti tra le aree di maggiore interesse forestale e faunistico, anche nell’ottica di salvaguardare/creare direttrici di permeabilità verso il territorio della provincia di Como. Mentre nella porzione meridionale, al sistema antropico si contrappone uno scarso sistema di aree naturaliformi, costituite da alcuni lembi boscati relitti e dalla vegetazione arboreo-arbustiva spontanea rilevata lungo la valle del Seveso, la porzione settentrionale è oggi occupata da vaste superfici di foresta planiziale e da residui lembi di brughiera. L’attuale spesso assoluta mancanza di connessione fra queste peraltro ampie isole di vegetazione arborea ne produce però un significativo isolamento ecologico. I piccoli laghi che segnano il territori di Lentate sul Seveso, Mariano Comense e Meda costituiscono oggi zone umide d’un certo interesse, idonee a divenire un punto di importanza ecologica e fruitiva. In questo ambito il recente progetto di Dorsale verde del nord Milano elaborato dall’Amministrazione provinciale si propone di mettere in relazione e ricondurre a sistema le diverse opportunità di carattere paesistico-ambientale presenti sul territorio, con l’intento di creare una connessione orizzontale fra le diverse Brianze e istituire un legame fra i suoi parchi. Più in generale gli obiettivi perseguiti dal progetto sono: •
collegare e ampliare i parchi esistenti e includere i territori agricoli non compresi in essi;
•
istituire una contiguità spaziale che favorisca lo scambio e l’interconnessione fra le diverse ecologie;
•
rafforzare i corridoi orizzontali al fine di controbilaciare l’andamento nord-sud dei parchi, in un ambito dove le conurbazioni lineari sono ormai segnate da evidenti fenomeni di saldatura;
•
nella pagina a destra, dall’alto: - schema del progetto di dorsale verde; - stralcio con l’individuazione del Parco della Brughiera Briantea
garantire un’adeguata compensazione ambientale lungo il tracciato della Pedemontana, evitando al tempo stesso nuovi insediamenti che sfruttano la straordinaria accessibilità generata dalla nuova infrastruttura.
374
La scarsa fertilità dei terreni e la penuria di risorse idriche hanno sto-
Aspetti agronomici
ricamente limitato l’attività agricola circoscritta quasi esclusivamente alla valle del Seveso e alla piana di Cimnago, dove erano presenti seminativi vitati e gelsi. Nel resto del territorio del Parco, questa situazione ha favorito la vocazione forestale della brughiera, limitando i coltivi alle aree prossime alle cascine e alle superfici terrazzate (ronchi) dove si esercitavano pratiche agricole a carattere intensivo che prevedevano la coltivazione di cereali, ortaggi e vite. A partire dall’Ottocento la crisi della bachicoltura modificò questa situazione, determinando l’estensione dei vigneti, mentre nel dopoguerra gli agroecosistemi hanno subito un’ulteriore riduzione di superficie
La scarsa fertilità dei terreni e la penuria di risorse idriche hanno storicamente limitato l’attività agricola circoscritta quasi esclusivamente alla valle del Seveso e alla piana di Cimnago, favorendo la vocazione forestale della brughiera
a favore, prevalentemente, degli insediamenti urbani, ma anche delle superfici boschive. Oggi su una superficie agricola totale di 945 ettari operano 98 aziende agricole che praticano un’agricoltura classica di pianura, nella quale sono prevalenti i seminativi a mais e, nell’ambito del pianalto, i prati permanenti per la produzione di foraggio, che interessano anche i pochi
nella pagina precedente La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
terrazzi ancora presenti, quando non sono occupati da rovi o boschi. Infine, fra le attività extra agricola, vi è la presenza di alcuni piccoli maneggi e pensioni per cavalli.
Parco della Brughiera Briantea
377
Rete dei percorsi
Il territorio del Parco si presta ad essere fruito in tutte le stagioni, ed ogni momento dell’anno riserva elementi di sicuro interesse al visitatore. Numerosi percorsi attraversano il Parco percorrendo in minima parte strade locali di attraversamento dei centri abitati interni alla Brughiera e in maggior parte sentieri con fondo sterrato. La percorribilità è peraltro buona, grazie anche alla recente sistemazione e ampliamento del sistema dei percorsi, che offre anche tracciati a elevata accessibilità per disabili. I principali itinerari attraversano il territorio del Parco in senso estovest e nord-sud, ora di breve, ora di lunga percorrenza, collegando fra loro i diversi comuni del Parco e distinti in itinerari estivi, primaverili, invernali e micologici. I numerosi percorsi permettono di apprezzare i diversi ambienti paesistici-naturalistici che caratterizzano il territorio del Parco. In particolare: •
l’articolazione geomorfologica, attraversando il terrazzo rissiano, il terrazzo mindelliano soprastante, incontrando i segni della cessata attività estrattiva, percorrendo le valli dei numerosi torrenti presenti nelle aree boscate del Parco, incontrando stagni e lembi di brughiera;
•
il diverso uso del suolo, attraversando prati, terreni coltivati, in genere a mais, boschi di quercia rossa, pino silvestre, betulle, robinia, tiglio, farnia e ontano nero.
Numerosi percorsi attraversano il Parco utilizzando generalmente una rete di sentieri con fondo sterrato, recentemente ampliati e sistemati, fra i quali si segnalano anche alcuni tracciati a elevata accessibilità per disabili
Gli itinerari consentono, inoltre, di conoscere tutti gli elementi puntuali di interesse naturalistico e storico-monumentale dispersi nel territorio del Parco: laghetti, rogge, fontanili, zone umide, ville, castelli, cascine e antiche chiese. L’accessibilità ciclistica al Parco dai comuni limitrofi e dall’area centrale metropolitana risulta ancora frammentata, in quanto il fitto disegno di rete ciclabile, individuato dal Piano Strategico della Mobilità
nella pagina successiva, Rete dei percorsi
ciclistica – MiBici – è ancora incompleto nella sua realizzazione.
378
PIANIFICAZIONE
Il Parco organizza ogni anno numerose iniziative divulgative, di sensibilizzazione e culturali, con temi di carattere naturalistico, ambientale, architettonico e della cultura contadina, avvalendosi dell’apporto di alcune associazioni di volontariato ambientale presenti sul territorio
S T R U M E N T O : Piano Pluriennale degli Interventi (PPI) in preparazione
GESTIONE FRUIZIONE E PROGETTUALITÀ Aspetti gestionali
Budget
La struttura che gestisce il Parco è composta da 8 persone, di cui solo
con temi di carattere naturalistico, ambientale e
2 dipendenti a tempo indeterminato:
della cultura contadina.
•
Direttore tecnico (dott. for.);
II Consorzio sostiene le attività realizzate dalle
•
Responsabile amministrativo ;
associazioni di volontariato ambientale radicate
•
Collaboratore amministrativo;
nel proprio territorio, fra le quali la Cooperati-
•
Segretario Consortile (dott.);
va Koiné e il Gruppo naturalistico della Brianza,
•
Collaboratore tecnico (arch.);
anche nel campo delle iniziative di educazione
•
3 educatori ambientali.
ambientale.
Il totale delle entrate nel 2006 è stato pari a 164.766 €. Il contributo
Non esistono indagini in grado di permettere una
della Provincia di Milano è stato pari a 21.700 € (13 % dell’ammontare
valutazione quali/quantitativa delle caratteristi-
delle entrate).
che degli utenti del PLIS. L’unico dato è fornito
La Provincia di Milano, con il bando 2006 per il finanziamento dei PLIS,
dagli alunni coinvolti nei programmi educativi or-
ha stanziato 102.600 € per interventi su zone umide e di brughiera.
ganizzati con le scuole inferiori del territorio del
Utenza
Parco, che nell’ultimo anno ha visto la parteci-
Ricognizione delle aree pubbliche
Le aree di proprietà del Parco, fra cui la cascina Mordina a Mariano
pazione di circa 4.750 studenti. Fra gli ambiti di
Comense (Comitato di gestione del Parco), coprono una superficie di
maggior concentrazione da parte degli utenti, i
oltre 23 ettari.
laghetti della Mordina e lo stagno della “Zoca dei Pirutit”, utilizzata per la pesca sportiva, ben si
Sistema di relazioni con altri attori non istituzionali
Il Consorzio Parco del Rio Vallone organizza ogni anno numerose ini-
prestano a momenti di aggregazione. Per il resto
ziative. Innanzitutto viene offerto un servizio costante e gratuito di at-
le principali modalità fruitive sono rappresentate
tività di educazione ambientale per le scuole dei comuni consorziati.
dalle passaggiate in bicicletta (mountain bike) e
Inoltre ogni anno viene organizzato un ricco calendario di iniziative
a cavallo, mentre minore è il numero degli utenti
divulgative, di sensibilizzazione e culturali rivolte alle popolazioni,
che percorrono a piedi il Parco.
380 Parco della Brughiera Briantea
381
Educazione ambientale
Nella convinzione che gli obiettivi di una corretta gestione del terri-
I principali progetti promossi dal Consorzio sono finalizzati alla cono-
torio e del rispetto per i valori ambientali richiedano l’attenzione e la
scenza del territorio e dei suoi valori. In quest’ottica la riqualificazio-
consapevolezza dei cittadini, il Consorzio propone da alcuni anni alle
ne del sistema dei sentieri, attraverso boschi ed aree coltivate, lungo
scuole dei suoi comuni una serie di iniziative di educazione ambien-
i torrenti, alla scoperta di ambienti inaspettati in un territorio così
tale, rivolte agli studenti, ma anche agli insegnanti, in collaborazione
fortemente antropizzato, diviene un elemento cardine della politica
con le associazioni di volontariato ambientale.
del Parco.
Per l’anno scolastico 2006-07 il Parco propone, per gli alunni delle
Il progetto di “Recupero e valorizzazione naturalistica e didattica di
scuole primarie e delle scuole secondarie di 1° grado, gratuitamente
ambiti naturali degradati da usi impropri e microdiscariche” è cofinan-
per quelle dei Comuni consorziati, una serie di programmi aventi come
ziato al 50% dalla Fondazione Cariplo e prevede il coinvolgimento dei
tema la scoperta della flora e della fauna. Nel corso degli anni sono
cittadini, delle Associazioni di Volontariato e delle scuole. Il progetto
state affrontate varie tematiche e oggi l’offerta si presenta alquanto
si propone di intervenire sulle aree presenti in particolare lungo la
articolata: dallo studio degli ecosistemi acquatici del Parco e di come
viabilità minore, utilizzate come piccole discariche di materiali diver-
gli esseri viventi si sono adattati ad ambienti di vita diversi, alla fauna
si, o oggetto di usi impropri, in particolare per quanto riguarda il
selvatica del Parco, ai boschi, per comprendere gli equilibri di questo
fenomeno della prostituzione. Gli interventi di ripristino prevedono
ecosistema e gli stadi dell’evoluzione delle aree a brughiera verso il
di trasformare questi ambiti di degrado in aree di pregio e a spiccata
bosco, con una speciale attenzione rivolta alle le trasformazioni del
valenza naturalistica.
territorio del Parco, a come l’ambiente naturale si è riappropriato de-
Tra gli obiettivi del progetto, oltre al recupero delle situazioni di de-
gli spazi che gli sono stati sottratti (zone umide, aree a brughiera e
grado, vi è anche quello di sensibilizzare i cittadini sui temi del cor-
boschi), agli elementi d’interesse storico-testimoniale come cascine,
retto uso del territorio, della gestione dei rifiuti, del rispetto per l’am-
fontanili, muretti a secco. Infine nell’ottica di insegnare agli studenti
biente, della frubilità degli spazi verdi periurbani.
Interventi, progetti e studi
La riqualificazione del sistema dei sentieri, attraverso boschi ed aree coltivate, lungo i torrenti, alla scoperta di ambienti inaspettati in un territorio così fortemente antropizzato, diviene un elemento cardine della politica del Parco
a rispettare e a proteggere l’ambiente, è stato attivato un progetto di risanamento e riqualificazione ambientale di piccole aree degradate.
382 Parco della Brughiera Briantea
383
PA R C O D E L M O L G O R A Elementi identificativi .........................386 Inquadramento territoriale ................390 Territorio del Parco ............................397
384
Pianificazione ........................................416 Gestione, fruizione e progettualitĂ ....426
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco del Molgora
Codice PLIS: PL_011
P R O V I N C E : Milano. C O M U N I : Agrate Brianza, Burago di Molgora, Bussero, Caponago, Carnate,
Carugate, Pessano con Bornago, Usmate Velate, Vimercate. R I C O N O S C I M E N T O : Del.GR. 3/53703 del 26/06/1985 (riconoscimento
nei comuni di Agrate Brianza, Burago di Molgora e Vimercate); Del.GR n°4/35985 del 13/09/1988 (ampliamento a Caponago, Carnate e Usmate Velate); Del.GR n°5/21972 del 23/04/1992 (modifica Usmate V.); Del.GR n°7/7573 del 21/12/2001 (ampliamento a Bussero, Pessano con Bornago); Del.GP n°319/04 del 07/04/2004 (ampliamento a Carugate); Del.GP n°502/05 del 14/07/2005 (ampliamento a Bussero). A M P L I A M E N T I : Burago di Molgora, Gorgonzola (38 ha), Ronco Briantino.
G E S T I O N E : Consorzio tra i Comuni di: Agrate Brianza, Burago di Molgora,
Bussero, Caponago, Carnate, Carugate, Pessano con Bornago, Usmate Velate, Vimercate. S E D E : Municipio di Burago di Molgora
via Roma 5, 20040 Burago di Molgora (MI)
nella pagina accanto, In un ambito diffusamente antropizzato, il Parco tutela ambienti di eccezionale pregio naturalistico ed elementi di interesse storico-architettonico, rappresentati da centri, ville e parchi storici, inseriti nel paesaggio agricolo dell’alta pianura asciutta
tel. 039 6612944 - fax. 039 6389028 e-mail: info@ parcomolgora.it - www.parcomolgora.it S U P E R F I C I E : totale: 1015 ha;
provincia di Milano: 455 ha provincia di Monza e Brianza: 560 ha. O B I E T T I V I : tutela naturalistica del corso del Molgora.
nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR
Inserito in un’area fortemente antropizzata, mantiene e va rafforzando il recupero delle coperture forestali originali e la gestione delle aree umide di elevato valore ecologico, negli ambiti contigui all’alveo fluviale e negli
Inquadramento territoriale e possibili ambiti di ampliamento del Parco su ortofoto
stagni derivanti da vecchie cave di argilla. Notevole presenza di elementi di interesse storico-architettonico, rappresentati da centri, ville e parchi storici.
386 Parco del Molgora
387
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco del Molgora fa parte del sub-sistema est, tra i parchi Valle Lambro e Adda Nord, costituito anche dai PLIS del Rio Vallone, delle Colline Briantee, della Cavallera, Est delle Cave, questi ultimi tre in via di riconoscimento. Attraversato trasversalmente dal tracciato della A4 MilanoVenezia e limitrofo a quello della Tangenziale Est, il Parco è situato nella porzione nord-est della provincia di Milano (Brianza orientale), inserito fra i PLIS della Cavallera e Est delle Cave a ovest e quello del Molgora a est.
Territorio
Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
Il Parco, recentemente ampliato verso Carugate e Bussero, si sviluppa
rispetto al modello di urbanizzazione tipico
lungo l’asta del torrente Molgora, uno dei principali elementi di carat-
dell’hinterland metropolitano. Allo stesso
terizzazione dell’altopiano ferrettizzato dell’est brianzolo, formando
tempo il significativo sviluppo economico
un polmone verde in un territorio fortemente urbanizzato, a nord-est
ha determinato la comparsa di ampie aree
della cintura metropolitana di Milano.
destinate alle attività produttive e commer-
L’area del Parco del Molgora ha pienamente condiviso le potenti tra-
ciali che, assieme all’espansione delle aree
sformazioni territoriali che hanno caratterizzato la Brianza orientale e
residenziali, ha concorso in modo significa-
hanno connotato l’attuale uso del suolo nel quale gli elementi “natura-
tivo all’erosione di ampie superfici di suoli
li” risultano residuali rispetto ai piani di sviluppo urbanistico. Questo
agricoli. Le aree ove tale processo appare
ambito è infatti caratterizzato dalla pervasiva presenza dell’urbaniz-
più evidente sono quelle lungo l’autostrada
zato immerso in una matrice agricola con la quale ha stabilito modi
A4, nei pressi dell’abitato di Agrate Brianza
di contatto caratterizzati da aree di frangia spesso disordinate e dalla
e nel territorio di Vimercate.
capillare, e spesso imponente, presenza di infrastrutture viarie.
La maturazione di iniziative volte a tutelare
Il processo di sviluppo dell’area, acceleratosi fortemente a partire da-
le parti più pregevoli e interessanti dell’am-
gli anni ’60, è avvenuto sulla base di modalità insediative che non
biente (in particolare, ma non solo, i Con-
hanno compromesso in modo significativo né il territorio né la preesi-
sorzi del Parco del Molgora e del Rio Vallo-
stente struttura urbana e demografica.
ne) ha contribuito ad elevare ulteriormente i
L’evidente e pronunciato ampliamento degli insediamenti residenziali,
valori territoriali e urbani dell’area.
con una netta espansione dei centri urbani, una volta poco estesi e
Le principali indicazioni fornite dagli stru-
con nuclei densi a delimitazione abbastanza netta e ben separati tra
menti urbanistici comunali sono costituite
di loro, ha condotto alla fusione di nuclei limitrofi e alla eliminazione
dalla presenza di aree terziarie e produttive
delle case sparse e delle piccole unità quali ortaglie, frutteti, ecc., ca-
di espansione lungo il tracciato della A4, ma
ratteristiche degli insediamenti rurali.
anche della Tangenziale Est (Vimercate).
Da una parte, la prevalente concentrazione dei nuovi insediamenti ha
Infine, le espansioni residenziali interes-
consentito di mantenere e di rafforzare un modello fondato su un re-
sano principalmente i margini urbani degli
ticolo di centri che solo in rari casi hanno conosciuto forme di conur-
abitati di Bernareggio, Vimercate, Agrate,
bazione. Dall’altra, la qualità delle nuove strutture produttive ha de-
Pessano e Carugate, comuni dove sono in
terminato un ulteriore orientamento verso un sistema residenziale ad
atto evidenti trasformazioni insediative.
alta e medio-alta qualificazione, dalle caratteristiche assai differenti
390
Lungo il corso del Molgora, uno dei principali elementi di caratterizzazione dell’altopiano ferrettizzato della Brianza orientale, il Parco rappresenta un polmone verde in un territorio fortemente urbanizzato, a nord-est della cintura metropolitana di Milano
Paesaggio e ambiente
Il PLIS del Molgora si localizza nel contesto dell’alta pianura terrazza-
Nella porzione di territorio più settentrionale, il modificarsi delle pra-
ta, in un ambito territoriale caratterizzato da lievi ondulazioni e mo-
tiche agricole ha invece comportato una progressiva riduzione e impo-
dellamenti dovuti alla presenza del terrazzo fluvioglaciale di Trezzo,
verimento dei caratteristici elementi di interesse ecologico propri del-
dove la scarsa permeabilità dei suoli ha determinato un fitto reticolo
la campagna, con la presenza degli elementi naturali del tutto ridotta
idrografico costituito da corsi d’acqua a regime temporaneo, alimen-
e marginale e le formazioni prevalentemente isolate fra di loro.
tati dagli afflussi meteorici.
Se facciamo salva la valle dell’Adda che delimita a oriente la Brianza,
Le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato tale am-
le uniche presenze di una qualche significatività che possiedono an-
bito hanno fatto si che le fasce di naturalità lungo Molgora e Rio Val-
cora caratteri di unitarietà e di relativa continuità sono rappresentate
lone rappresentano degli elementi di eccezione in un territorio in cui
dalla valle del Molgora e da quella del Rio Vallone, confermandone il
la presenza di spazi agricoli appare ancora rilevante, determinando la
ruolo di corridoio ecologico.
riduzione dei connotati di naturalità e la progressiva perdita di funzio-
Nel sistema delle aree regionali protette l’area costituisce, con la sua
nalità ecologica. Il Parco del Molgora garantisce, pur con le restrizioni
rete di percorsi ciclo-pedonali, un importante corridoio ecologico es-
determinate dagli attraversamenti urbani, una continuità del sistema
sendo circondato a est dal Parco del Rio Vallone, a sud dal Parco Sud,
ecologico nord-sud, ponendo in relazione il sistema prealpino della
a ovest dai PLIS delle Colline Briantee, della Cavallera e Est delle Cave
Brianza con i parchi urbani del sistema metropolitano. A sua volta il
e a nord dal Parco di Montevecchia e della Valle del Curone.
Parco del Rio Vallone rappresenta un sostanziale elemento ecologico
Questo sistema risulta particolarmente significativo, consentendo le
nord-sud, con il ruolo di “ricucitura” fra le aree agricole periurbane e
seguenti connessioni
quelle di frangia oltre che, almeno in prospettiva, di connessione della
•
rete ecologica con il sistema ambientale dell’Adda. In tale ambito il sistema agricolo, in cui prevalgono le superfici a
•
con i Parchi dell’Adda Nord e della Valle del Lambro, attraverso il
•
con i Parchi dell’Adda Nord, delle Groane, fino alla valle del Ticino,
seminativo e a prato, appare ancora riconoscibile e apprezzabile, soprattutto nella porzione di territorio a sud del Villoresi, rivestendo notevole importanza in quanto elemento di interfaccia e di relazione tra i diversi sistemi insediativi e, almeno in prospettiva, per la possibi-
Le zone terrazzate della parte settentrionale del Parco sono punteggiate dalla presenza dei “cascinotti”, piccoli edifici isolati a destinazione agricola tutelati dal Piano del Parco
con Milano, l’Adda e la zona orientale del Parco Sud, a partire dall’asta del Martesana, dotata di una alzaia ciclo-pedonale; Parco di Montevecchia e della Valle del Curone; a partire dal corso del Villoresi che la Provincia intende attrezzare interamente con un percorso ciclo-pedonale.
lità di istituire un rapporto privilegiato tra i margini dei tessuti urbani
Mentre il Rio Vallone sembra risentire dell’interferenza con le vie di
e lo spazio aperto. Sotto il profilo paesistico-ambientale, si tratta di
comunicazione, degli interventi di sistemazione idraulica e della pres-
aree di estrema potenzialità, ma anche di estrema fragilità, proprio
sione esercitata dallo sviluppo delle aree industriali, altri corsi d’ac-
in relazione al loro ruolo di assorbimento degli impatti da parte del
qua presenti, come il canale Villoresi, ma, soprattutto il Molgora e il
sistema insediativo e alla loro funzione di riequilibrio ecologico, ri-
Molgoretta, sembrano avere conservato in buona misura l’assetto mor-
qualificazione del paesaggio e promozione di un “presidio ecologico”
fologico e le valenze naturalistiche, grazie alle fasce boscate che li de-
del territorio.
limitano e fungono da filo conduttore di tutta la struttura del Parco.
392 Parco del Molgora
Nel contesto dell’alta pianura terrazzata, in un ambito territoriale caratterizzato da lievi ondulazioni, la scarsa permeabilità dei suoli ha determinato un fitto reticolo idrografico costituito da corsi d’acqua a regime temporaneo, alimentati dagli afflussi meteorici
393
Mobilità
Il PLIS si sviluppa con andamento marcatamente nord-sud, risultando
mento della tratta ferroviaria di
ricompreso, per quanto riguarda le aree a nord dell’autostrada A4, tra
nuova costruzione facente parte
gli assi stradali della A51 Tangenziale Est di Milano e dell’itinerario
dell’intervento della Gronda est
costituito dalla SP3 d’Imbersago e dalla SP215 Vimercate-Pessano. A
Seregno-Carnate-Bergamo, il cui
ovest e a est delle aree del Parco poste a sud della A4 si posizionano,
progetto preliminare è stato ap-
invece, a maggior distanza, la SP121 Pobbiano-Cavenago e la SP13
provato dal CIPE con prescrizio-
Monza-Melzo. Su queste direttrici nord-sud si attestano numerose stra-
ni. Tali prescrizioni riguardano,
de provinciali con andamento trasversale che ulteriormente attraver-
tra l’altro, la compatibilizzazio-
sano il territorio del PLIS, scavalcando il corso del torrente Molgora.
ne plano-altimetrica della linea
In particolare si segnalano: la SP120 Cologno-Bornago, la SP242 Caru-
con il tracciato previsto per la
gate-Pessano, la variante della SP13 a sud di Caponago (recentemente
Pedemontana ed una maggio-
realizzata), la SP121 Pobbiano-Cavenago, le SP200 Concorezzo-Burago
re attenzione alle questioni di
e SP211 Burago-Ornago, la SP2 Monza-Trezzo, che prosegue verso est
inserimento
nella SP45 Villasanta-Vimercate, l’asse di via Arcore-via Pellizzari-via
l’opera. In merito all’interven-
Duca deglil Abruzzi-via Cadorna di Vimercate e la SP177 Bellusco-Gerno.
to relativo alla Tangenziale Est
Oltre ai lavori in fase di ultimazione per la realizzazione della quarta
esterna di Milano, il coinvolgi-
corsia lungo l’autostrada Milano-Bergamo (che attraversa un breve trat-
mento diretto del territorio del
to del Parco in corrispondenza del ponte sul Molgora a Caponago) ed
PLIS riguarda il tratto terminale
alla prevista variante alla SP2 a sud di Vimercate (con progetto definiti-
del nuovo itinerario, di attesta-
ambientale
del-
zioni sull’esistente Tangenziale Est, per il quale non è ancora stato
elaborato
uno
specifico
approfondimento progettuale di dettaglio. Infatti, il tracciato riportato nel progetto preliminare approvato dal CIPE transita a est del Parco, con uno svincolo di interconnessione con la A4 a Caponago, ma nelle prescrizioni che accompagnano la delibera
La ramificata rete infrastrutturale, alla quale si aggiungeranno presto la Pedemontana e la Gronda ferroviaria est, determina una notevole frammentazione del territorio, comportando rilevanti modifiche sugli agroecosistemi e condizionando l’evoluzione dello sviluppo insediativo nella pagina accanto, Sistema della mobilità esistente e prevista
vo della Provincia di Milano), i principali interventi infrastrutturali che
di approvazione viene avanza-
coinvolgono il territorio del PLIS sono rappresentati dalle grandi opere
ta la richiesta di realizzare un
previste dalla Legge Obiettivo: il Sistema Viabilistico Pedemonatno, la
ulteriore
Gronda ferroviaria est Seregno-Bergamo e la Tangenziale Est esterna
corsie per senso di marcia a sud
di Milano. Relativamente alla Pedemontana, il suo tracciato attraversa
di Agrate B. e Caponago, per il
il Parco sul confine nord di Vimercate (con un primo tratto in rilevato,
raccordo diretto con l’esistente
per superare il Molgora, ed un successivo tratto centrale in galleria,
sistema
all’altezza della frazione Passirano di Carnate), con la previsione di
secondo un tracciato che an-
due svincoli, uno in corrispondenza della Tangenziale Est, l’altro ad
drebbe a ricalcare quello della
est della SP3, in corrispondenza di un’opera connessa in variante alla
variante
provinciale d’Imbersago stessa. Recentemente è stato siglato, tra gli
parte del perimetro del PLIS.
Enti interessati, l’Accordo di Programma regionale per la realizzazione
Si segnala, infine, che il territo-
dell’intervento, il cui assetto finale verrà determinato nella stesura
rio del Parco sarà, in futuro, rag-
del progetto definitivo, per il quale si dovranno tenere conto delle
giunto anche dal servizio delle
prescrizioni segnalate dal CIPE nell’approvazione del progetto preli-
metropolitane milanesi, grazie
minare, relativamente all’andamento altimetrico, alla configurazione
al previsto prolungamento della
degli svincoli, al posizionamento delle barriere di esazione, al traccia-
linea M2 da Cologno Nord fino
to delle opere connesse ed alle misure di mitigazione e compensazio-
a Vimercate, per il quale è stato
ne. Parallelamente al nuovo asse autostradale è previsto il posiziona-
redatto il progetto preliminare.
collegamento
tangenziale
alla
SP13,
a
due
milanese,
lambendo
394 Parco del Molgora
395
T E R R I TO R I O D E L PA R C O Il Parco del Molgora interessa residue aree agricole in un contesto fortemente antropizzato a cavallo del corso intermedio del torrente Molgora, estendendosi per circa 18 km dal corso del Martesana alle prime colline al confine della provincia di Lecco.
Il suo territorio si presenta come un’area diffusamente antropizzata,
Aspetti territoriali
anche se caratterizzata da una bassa densità di popolazione, da una bassa pressione residenziale e da elevati livelli di occupazione, dovuti principalmente allo sviluppo dell’attività elettromeccanica ed elettronica, a cui si sono successivamente affiancate, pur se a livelli non paragonabili, l’industria chimica e i servizi alle imprese, come il Centro Colleoni ad Agrate Brianza. Lo sviluppo economico ha determinato, fino all’attuale crisi occupazionale, uno spostamento di popolazione verso quest’area, con un forte incremento della pressione residenziale, favorita da fattori quali la buona accessibilità dal capoluogo, la discreta dotazione di servizi, l’abbondanza e la relativa integrità degli spazi aperti, la buona qualità ambientale di alcuni centri storici come Vimercate e Oreno e di nuclei di antica formazione quali, fra gli altri, Carnate, Burago di Molgora, Omate e Bussero. Il territorio della porzione centro-meridionale del Parco concentra i poli produttivi di maggiori dimensioni e le infrastrutture lineari più importanti, con l’autostrada A4 che produce una netta divisione dell’area, in un ambito, quello fra Agrate e Caponago, già esilissimo. Lo stesso problema si presenta nella porzione settentrionale, dove il
nella pagina precedente, Usi aggregati dei suoli
tracciato ferroviario della Milano-Lecco-Sondrio determina una serie di frazionamenti del territorio del Parco. Il Parco comprende una serie di
Principali usi dei suoli (Parco del Molgora, 2006)
strutture pubbliche, come centri scolastici, impianti sportivi e, soprattutto, nel cuore del territorio del Parco, il grande depuratore fognario
sup (ha)
%
formazioni boschive esistenti
110,74
11,1
aree agricole (seminativi, prati, incolti, frutteti, vivai e strade campestri)
790,05
78,8
verde antropico (parchi e giardini pubblici e/o privati)
52,48
5,2
ambiti edificati e aree a standard comunale e/o sovracomunale
48,88
4,9
1.002,15
100
di Vimercate la cui presenza oggi riduce nettamente (causa rumore, odore e scarico nel torrente delle acque chiarificate) la fruibilità di questa porzione del PLIS. Da segnalare una ipotesi di realizzazione di attrezzature private per lo sport e il tempo libero che interessa i comuni di Carnate, Bernareggio e Ronco Briantino. Dai dati elaborati per il Piano Particolareggiato emerge che quasi l’80% delle aree del PLIS sono interessate dalla presenza di attività agricole, ricadenti ben oltre la metà nella parte sud del Parco, mentre solo poco più dell’11% sono interessate da formazioni boschive, localizzate inve-
totale
ce per la gran parte nella sua porzione settentrionale.
Parco del Molgora
397
Aspetti paesistico-ambientali
L’elevata pressione insediativa e l’agricoltura di tipo intensivo hanno ridotto gli ambiti a vegetazione naturale a rare formazioni longitudinali lungo i coltivi, alle strette fasce ripariali, lungo i torrenti e ai versanti dei terrazzi fluvioglaciali più antichi
Dal punto di vista geomorfologico il territorio del Parco è interessato
vo, percorse da dossi e avvallamenti con andamento nord-sud.
da depositi fluvioglaciali che determinano un paesaggio mosso e vario,
Procedendo verso sud il territorio del Parco si connota come un’area
caratterizzato da rilievi morenici, incisi dal corso del torrente Molgora.
prevalentemente agricola con i tipici tratti dell’unità paesistico-terri-
La soverchiante presenza dell’uomo, l’elevata pressione insediativa e
toriale dell’alta pianura asciutta.
l’agricoltura di tipo intensivo hanno ridotto gli ambiti a vegetazione
A sud del Villoresi, che supera il Molgora con un ponte-canale di note-
naturale alle strette fasce ripariali, lungo i torrenti e i versanti dei ter-
vole pregio in territorio di Pessano, il PLIS interessa l’ambito territo-
razzi fluvioglaciali più antichi e a rare formazioni longitudinali lungo i
riale dell’alta pianura irrigua, dove agli elementi tipici del paesaggio
coltivi, mentre l’antica querceta è quasi del tutto scomparsa a vantag-
rurale si aggiungono con maggiore frequenza i filari alberati e soprat-
gio di raggruppamenti quasi monospecie di robinia.
tutto il tessuto della rete irrigua derivata dal canale.
Il Parco custodisce ambienti di pregio naturalistico, come alcuni bo-
Qui, i principali elementi di criticità sono rappresentati da strutture
schi igrofili lungo il Molgora e il Molgoretta e diverse zone umide,
agricole isolate del tutto prive di attenzione ai caratteri tipici del pae-
sorte negli ambiti contigui all’alveo fluviale o in vecchie cave d’argilla,
saggio rurale, ma soprattutto dalla presenza consistente (probabil-
che favoriscono un positivo interscambio fra ecosistemi differenti e
mente a causa della facile accessibilità stradale) di ambiti degradati o
che si prestano a un utilizzo a scopo didattico e ricreativo.
soggetti a usi impropri.
Gran parte del territorio è coperto da superfici agricole a seminativo
Fra la SP 120 e il tracciato della M2, il Parco presenta complessivamen-
semplice, talvolta delimitate da siepi e filari, mentre in territorio di
te una migliore qualità ambientale, sia per quanto attiene alla presen-
Agrate Brianza, si estende una vasta zona di vivai, solo in parte ricom-
za di filari alberati e delle ampie zone a prato o a coltivo, sia per le
presa nei confini del Parco. Lungo tutto il corso del Rio Vallone e sulle
fasce boscate nel solco vallivo del Molgora.
sponde dei corsi d’acqua, la vegetazione è costituita in maggioranza
Infine, le acque di Molgora e Molgoretta, a differenza di quelle del
da boschi di robinia.
Villoresi pulito e adeguatamente mantenuto dal relativo Consorzio,
L’ambito più settentrionale, appartenente alla unità paesistico-territo-
sono valutate scadenti o pessime (classi di qualità 4 e 5) a causa degli
riale dei terrazzi briantei, rappresenta una delle aree più interessanti
scarichi fognari civili ancora attivi e non collettati nei depuratori o a
dal punto di vista paesistico e naturalistico, ricca di fasce boschive,
causa di parziali riversamenti delle acque che i depuratori non posso-
anche di pregio e ben conservate, alternate ad ampie aree a seminati-
no trattare in presenza di alcune sostanze chimiche industriali.
398 Parco del Molgora
Nel sistema delle aree regionali protette l’area costituisce, con la sua rete di percorsi ciclo-pedonali, un importante corridoio ecologico fra il Parco del Rio Vallone, il Parco Sud, i PLIS delle Colline Briantee, della Cavallera e Est delle Cave e il Parco di Montevecchia e della Valle del Curone
399
Il patrimonio storico-architettonico appare di notevole importanza per diffusione e valore, oltre che per le architetture religiose e rurali, so-
Beni storico-architettonici e ambientali
prattutto per il sistema delle dimore extraurbane (edificate a partire dal tardo Rinascimento), che rappresentano un segno distintivo di un territorio che nel corso dei secoli è stato scelto quale luogo privilegiato di residenza. Benché si tratti di un’area di antica antropizzazione, attraversata lungo il margine nord-ovest dall’asse storico che da Vimercate raggiunge Lecco, le emergenze architettoniche all’interno del perimetro del Parco non sono numerose, essendo i centri storici localizzati all’esterno del suo perimetro, anche se spesso la loro contiguità con il perimetro del PLIS determina un forte legame con esso. Oltre ai centri storici di Vimercate e Oreno e ai nuclei di antica formazione di Carnate, Burago di Molgora, Omate e Bussero, occorre segnalare il nucleo storico di S. Maria Molgora, piccolo borgo agricolo in territorio di Vimercate, anteriore al XVIII secolo, ben conservato e in parte recentemente ristrutturato per residenza. A Carnate, quasi al confine con il territorio di Vimercate, in sinistra orografica del Molgora, vi è invece il borgo di Passirano, per il quale si richiedono interventi coordinati finalizzati alla salvaguardia ambientale ed al recupero del patrimonio edilizio esistente. Sempre a Carnate, il parco della settecentesca villa Banfi, sede del Municipio, anche se non direttamente inserito nel PLIS, partecipa al sistema di spazi collettivi e di percorsi di cui il torrente Molgora è l’elemento conduttore. Villa Sottocasa, del XVIII secolo, dotata di ampio parco all’inglese sul
Un patrimonio storicoarchitettonico di notevole importanza per diffusione e valore, oltre che per le architetture religiose e rurali, soprattutto per il sistema delle dimore extraurbane, fra le quali villa Mylius Oggioni e il suo parco, pur esterni al perimetro del PLIS, instaurano un dialogo dal punto di vista ambientale e paesaggistico con suo il territorio
Molgora, nel cuore del centro storico di Vimercate, fa invece parte del PLIS, connotandosi come area di notevole interesse paesaggistico e importante area di fruizione per la popolazione. Sempre a Vimercate il complesso di villa Lorenzini, posto ai margini del Parco, con il suo giardino (questo interno al Parco), in posizione leggermente sopraelevata sulla riva sinistra del torrente, è oggi sede dell’istituto di riposo “Casa Famiglia S. Giuseppe” che ha di recente realizzato un ampliamento sul margine orientale del giardino. A Burago di Molgora la villa Mylius Oggioni e il suo parco, pur esterni al perimetro del PLIS, instaurano un dialogo dal punto di vista am-
nella pagina precedente, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
bientale e paesaggistico con suo il territorio, che funge da cornice al cannocchiale prospettico che, dalle sponde del Molgora, punta in direzione delle Prealpi. Più a sud, a Omate (Agrate Brianza), una vasta por-
Parco del Molgora
401
zione delle aree destinate al PLIS è dominata dalla presenza del grande
Per quanto riguarda invece le architetture religiose, l’ex convento di
parco all’inglese, con prospettiva verso le Prealpi, della settecentesca
S.Francesco a Vimercate e il complesso parrocchiale dei SS. Vitale e
villa Trivulzio, di notevole rilevanza paesistica, con un prezioso giardi-
Valeria a Pessano costituiscono elementi di notorietà per il territorio.
no all’italiana e alla francese, e con una parte adibita a vivaio.
Nel vasto comparto agricolo meridionale la presenza più significativa è rappresentata dal canale Villoresi, con il bellissimo ponte-canale sul
I complessi rurali, prevalentemente a corte aperta e talvolta convertiti
torrente Molgora e con i suoi caratteristici manufatti idraulici (chiuse,
a residenza, interessano in modo diffuso tutto l’ambito, con edifici
saracinesche e vasche di scambio sui rami secondari, ecc.) che costel-
spesso significativi, la maggior parte tuttora in attività.
lano il territorio agricolo e costituiscono altrettanti punti di attrazione
All’esterno del Parco troviamo le cascine Dossi e Impari Superiore di
per i percorsi che lo attraversano.
Usmate Velate, due esempi tipici di cascina a corte abbastanza ben conservate, mentre a nord dell’abitato di Vimercate è presente la ca-
Fra i più significativi ambiti di interesse naturalistico risultano di no-
scina Castellazzo, dimora rurale fortificata a corte con torretta, ante-
tevole valenza i boschi igrofili lungo il Molgoretta a Impari Inferio-
riore al XVIII secolo e recentemente interessata da una drastica ristrut-
re (Usmate Velate), i boschi sul terrazzo fluvio-glaciale e sulla relati-
turazione a scopo residenziale.
va scarpata al confine fra Carnate ed il territorio di Ronco Briantino,
A Caponago la cascina Turro e la cascina Nuova costituiscono due
l’area boscata meso-igrofila (in parte giardino privato con stagno) sita
tipiche dimore rurali della pianura asciutta, significativi esempi del
in corrispondenza di un meandro del Molgora tra Passirano di Carnate
sistema di cascine poste a nord del Villoresi.
e San Maurizio di Vimercate, la piccola oasi con micro-attrezzature per
Ma è nell’ambito a sud del Villoresi che la presenza di edifici rurali
l’avifauna curata dal WWF a Vimercate, l’Oasi WWF “Bosco Villoresi” a
si fa più significativa, con la cascina Seregna a Caponago, la cascina
Carugate e le aree boscate lungo il Molgora in Omate di Agrate Brianza
Valera di Sotto a Carugate, la cascina Carozzi a Pessano, la cascina San
a nord del Parco della Villa Trivulzio.
Luigi a Bussero, ma, soprattutto, la cinquecentesca cascina Giussana, sempre a Carugate. All’estremità nord-orientale del territorio di Car-
Fra le scarse zone umide presenti nel Parco è possibile segnalare lo
nate, in posizione limitrofa al Parco, è situato il complesso industriale
stagno ai confini settentrionali del Parco (tra Carnate e Ronco Brianti-
della fornace Cuisona, della prima metà dell’Ottocento, interessante
no), quello a sud di cascina Impari Superiore (Usmate Velate), lo sta-
esempio di archeologia industriale oggi in disuso e il cui recupero ap-
gno a sud-ovest di cascina Fornace (Carnate) e lo stagno entro l’”area
pare prioritario, mentre nel territorio di Vimercate citiamo il medievale
Monti”, un’area privata convenzionata con il Parco, posta tra Ruginello
ponte sul Molgora di San Rocco, con arcate di origine romana.
e San Maurizio di Vimercate.
402 Parco del Molgora
Fra i più significativi ambiti di interesse naturalistico risultano di notevole valenza i boschi igrofili lungo i corsi d’acqua e quelli presenti sul terrazzo fluvio-glaciale nell’ambito settentrionale del Parco
403
Aspetti naturalistici
La Robinia ha sostituito quasi ovunque le specie autoctone e solo localmente si possono incontrare esemplari arborei autoctoni quali il tiglio selvatico
VEGETAZIONE
Le originarie ed antiche formazioni boschive tipiche della valle del
(Corydalis cava), lo strozza lupo (Aconitum vulparia), il raperonzo-
Molgora sono oggi ridotte a strette fasce riparali lungo i torrenti e i
lo giallo (Phyteuma spicatum), il cinquefoglio falsa-fragola (Potentilla
versanti dei terrazzi fluvioglaciali più antichi.
sterilis). Esse tendono progressivamente a rarefarsi a sud di Vimer-
Il patrimonio floristico-vegetazionale del Parco appare comunque di
cate. Nelle zone più frequentemente inondate, o presso depressioni
assoluto rilievo, se rapportato al panorama complessivo della Pianura
su terrazzi mindeliani, si rinvengono delle specie indicatrici di bosco
Padana; esso è legato soprattutto alla presenza di due elementi che
igrofilo, con alberi come l’ontano nero e il salice bianco (Salix alba)
sono alla base delle differenziazioni degli ambienti naturali presenti:
ed erbe come il carice maggiore (Carex pendula) e il carice ascellare
i terrazzi fluvioglaciali ed i corsi d’acqua. I boschi di Farnia (Quercus
(Carex remota).
robur), e di Carpino (Carpinus betulus), che coprivano la zona in epo-
I campi coltivati sono in misura molto esigua delimitati da siepi e fila-
ca pre-romana hanno lasciato spazio al successivo sviluppo agricolo e
ri, costituiti generalmente da un’unica specie di alberi come il pioppo
alle specie forestali introdotte in epoche successive.
cipressino (Populus nigra var. italica), il platano (Platanus hybrida) e
Negli 80 ha di bosco del Parco, distribuiti lungo le rive dei torrenti, le
più frequentemente la robinia e il sambuco.
associazioni forestali di Quercia e Carpino sono considerate “relitte” e
La vegetazione palustre bordante piccoli specchi lacustri è presente
sono rinvenibili ai confini settentrionali del Parco.
nella zona della cascina Fomace, tra Carnate e Ronco Briantino, nelle
La Robinia (Robinia pseudoacacia, pianta alloctona) ha sostituito quasi
pozze createsi in seguito alla escavazione dell’argilla, con piccole for-
ovunque le specie autoctone e solo localmente si possono incontra-
mazioni di cannuccia di palude (Phragmites australis), mazza sorda
re esemplari arborei autoctoni quali l’olmo campestre (Ulmus campe-
(Typha latifolia) e giunco comune (Juncus effusus).
stris), il pioppo nero (Populus nigra), la rovere (Quercus petraea), la
La monotonia dei campi coltivati, dominati da monocolture di mais e
betulla (Betula pendula), l’acero campestre (Acer campestre), il cilie-
frumento, con conseguente impoverimento del patrimonio genetico,
gio (Prunus avium) e il tiglio selvatico (Tilia cordata).
biologico e paesaggistico dell’ecosistema agro-naturale, è talvolta in-
Nella zona più settentrionale del Parco, sui versanti di raccordo con i
terrotta da superfici lasciate a riposo, più raramente da veri e propri
terrazzi più antichi, sono presenti lembi di bosco maggiormente strut-
incolti o superfici a prato. Questi ultimi si trovano soprattutto a sud
turati in cui le specie autoctone giungono localmente a dominare nello
del Villoresi. Tra i più comuni fiori, presenti in queste aree, ricordia-
strato arboreo. In essi sono inoltre presenti nel sottobosco specie rare
mo il millefoglio bianco-roseo (Achillea roseo-alba), il dente di leone
quali il dente di cane (Erythronium dens-canis) e il doronico medi-
(Taraxacum officinale), il fiordaliso nerastro (Centaurea nigrescens) e
cinale (Doronicum pardalianches). La componente arbustiva presenta
la crotonella fior di cuculo (Lychnis flos-cuculi).
un discreto numero di specie, quali il nocciolo (Corylus avellana), il
Nelle porzioni settentrionali i campi a riposo sono spesso dominati
biancospino (Crataegus monogyna), il sanguinello (Cornus sanguinea),
dal ranuncolo sardo (Ranunculus sardous), in cui è presente una spe-
la fusaggine (Euonymus europaeus), il prugnolo (Prunus spinosa), il
cie che conta a tutt’oggi pochissime segnalazioni in Lombardia, la
pallon di maggio (Viburnum opulus), lo spin cervino (Rhamnus cathar-
salcerella a foglie d’Issopo (Lythrum hyssopifolia). Altrove nei campi
tica) e la ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius).
a riposo si possono incontrare quelle specie che un tempo infestava-
Il sottobosco è ricco di specie vegetali molto rare per l’intera Pianura
no i campi coltivati e che ora, con la meccanizzazione delle pratiche
Padana e tipiche dell’ambiente originario della valle del Molgora: il
agricole e l’utilizzo di diserbanti, sono diventate abbastanza rare; tra
cipollaccio stellato (Gagea lutea), l’elleboro verde (Helleborus viridis),
queste la speronella (Consolida regalis) e lo specchio di venere (Legou-
l’anemone gialla (Anemone ranunculoides), l’erba moscatella (Adoxa
sia speculum-veneris), immersi in fioriture di camomilla (Matricaria
moschatellina), il colchico (Colchicum autumnale), la colombina cava
chamomilla) e papavero (Papaver rhoeas).
404 Parco del Molgora
Un patrimonio floristicovegetazionale di assoluto rilievo, se rapportato al panorama complessivo della Pianura Padana, legato soprattutto alla presenza di due elementi che sono alla base delle differenziazioni degli ambienti naturali presenti, quali i terrazzi fluvioglaciali e i corsi d’acqua
405
La componente animale risente in maniera evidente della forte pressione antropica, che determina la ristrettezza degli habitat delle varie specie, oltre che l’inquinamento dei corsi d’acqua
FAUNA
La costituzione di una rete ecologica su un territorio fortemente com-
La componente animale risente in maniera più manifesta della forte
promesso dal punto di vista ecologico, quale quello del Parco del Mol-
pressione antropica, la quale determina in prima istanza la ristrettez-
gora, trova il suo principale ostacolo in un territorio diffusamente an-
za degli habitat delle varie specie, oltre che l’inquinamento dei corsi
tropizzato e con una rete viaria molto ramificata. Solo lungo l’asse del
d’acqua.
corso d’acqua è possibile trovare un elemento di continuità ecologica,
I pesci si rinvengono solo in un breve tratto della Molgoretta; di una
anche se l’autostrada A4 produce una netta divisione.
certa rilevanza, per via della rarefazione del suo habitat, è la presenza
Al sistema antropico si affianca uno scarso sistema di aree natura-
della sanguinerola (Phoxinus phoxinus), amante delle acque fresche e
liformi, costituite da alcuni lembi boscati relitti e dalla vegetazione
ossigenate.
arboreo-arbustiva spontanea rilevata lungo le valli del Molgoretta e
Gli anfibi sono localizzati prevalentemente presso gli stagni del Parco:
del Molgora, la cui fascia di vegetazione ripariale tende a ridursi fino
il rospo smeralidino (Bufo viridis), e la raganella (Hyla intermedia)
a scomparire verso il confine sud.
sono presenti sia presso lo stagno dell’”area Monti” che in quelli pre-
Inoltre, l’attuale spesso assoluta mancanza di connessione fra le isole
senti tra Carnate e Ronco Briantino. In quest’ultima zona si rinviene
di vegetazione arborea residue ne produce un significativo isolamento
anche la rana agile (Rana dalmatina) e il tritone crestato (Tritus carni-
ecologico.
fex), presente tra l’altro in fossi lungo il Canale Villoresi. La rana verde
La presenza di vecchie cave d’argilla, ora con falda a giorno, favorisce
(Rana synklepton esculenta) ha una più ampia diffusione e si rinviene
un positivo interscambio fra ecosistemi differenti, rendendo tali ambi-
alle volte anche nelle vicinanze del Molgora.
ti idonei a divenire un punto di importanza ecologica e fruitiva.
Gli unici rettili presenti risultano essere la comune lucertola muraiola
Il progetto di rete ecologica, individuato dal Parco riprende a scala
(Podarcis muralis) e l’innocuo biacco (Coluber virdiflavus).
locale gli elementi della rete ecologica del PTCP della Provincia di Mi-
Più numerose sono le specie di uccelli. Oltre ai comuni merli, usignoli,
lano, localizzando e specificando i suoi contenuti, secondo i seguenti
passeri, fringuelli, cince e cardellini, si segnala la presenza di specie
obiettivi:
incluse nella “Nuova Lista Rossa degli Uccelli nidificanti in Italia” (LIPU
•
& WWF, 1999): Airone cenerino (Ardea cinerea), Quaglia (Coturnix co-
•
turnix), Corriere piccolo (Charadrius dubius) e Picchio verde (Picus
incrementare i boschi lungo il torrente Molgora; aumentare la connettività tra i diversi ecomosaici attraverso la realizzazione di nuovi boschi, elementi boscati minori e stagni di di-
viridis). Fra i mammiferi si annoverano volpe, lepre, riccio e, recenti indagini
La rete ecologica
versa dimensione; •
favorire la diffusione delle specie autoctone e il contenimento di
ridotto numero di scoiattoli (Sciurus vulgaris) poco a nord di Vimerca-
•
tutelare le specie autoctone maggiormente vulnerabili o rare;
te, presso l’“area Monti”.
•
migliorare la funzionalità ecologica complessiva dei corsi d’acqua;
•
favorire la presenza di boschi maturi;
•
migliorare la qualità paesistica.
condotte per conto del Parco, hanno rivelato la presenza anche di un
quelle alloctone;
Il PLIS del Molgora si configura, all’interno del PTCP, come un tassello importante della rete ecologica provinciale, in quanto, sviluppandosi lungo un corso d’acqua minore, rappresenta un elemento strategico nel sistema, quale corridoio ecologico naturale. Il territorio del PLIS attraversa diversi corridoi ecologici individuati dal PTCP ed è situato nelle vicinanze di altre aree protette o interessate da ipotesi di attrezzature per lo sport o il tempo libero; le connessioni
406 Parco del Molgora
407
ecologiche tra queste aree e il Parco devono quindi essere tutelate e valorizzate per perseguire l’obiettivo di sviluppo della rete ecologica provinciale. La parte settentrionale del Parco si relaziona a nord con il Parco regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, a nord-ovest con il PLIS delle Colline briantee, mentre è in diretta connessione con un corridoio ecologico secondario individuato dal PTCP e che si sviluppa verso sud in sinistra Molgora, mentre in destra Molgora si sviluppa la connessione con il PLIS della Cavallera. In direzione trasversale il Parco è invece attraversato da quattro corridoi ecologici: il primo è un corridoio primario ed è compreso tra il territorio di Carnate e quello di Vimercate, attraverso il quale si connette alla Valle del Lambro; più a sud troviamo un corridoio secondario che partendo dal PLIS della Cavallera attraversa il Molgora e prosegue verso la valle dell’Adda; ancora più a sud troviamo i corridoi ecologici lungo il Villoresi e il Martesana. La costruzione della rete ecologica del Parco tiene infine conto delle principali sorgenti di biodiversità, localizzate in prevalenza nella porzione settentrionale, dove la presenza di importanti barriere infrastrutturali o grosse discontinuità date dall’urbanizzato lungo i corridoi ecologici e lungo i corsi d’acqua (in particolare l’attraversamento di Usmate Velate e Carnate) crea ostacoli che risultano particolarmente difficili da superare. Tutto ciò determina quindi la necessità di attivare o individuare corridoi ecologici fuori dai confini del Parco, anche se rimane problematico il collegamento delle porzioni a nord di Usmate Velate con il resto del Parco, tenuto conto del fatto che neppure la rete ecologica provinciale individua corridoi alternativi. La realizzazione di un corridoio ecologico a scala locale nel territorio del Parco Molgora contribuisce ad una interconnessione di scala vasta che consente di collegare, in questo caso, il corridoio del Martesana con le altre aree protette a nord, est ed ovest del Parco Molgora stesso. In questo ambito il recente progetto di Dorsale verde del nord Milano elaborato dall’Amministrazione provinciale si propone di mettere in relazione e ricondurre a sistema le diverse opportunità di carattere paesistico-ambientale presenti sul territorio, con l’intento di creare una connessione orizzontale fra le diverse Brianze e istituire un legame fra i suoi parchi. Più in generale gli obiettivi perseguiti dal progetto sono: •
collegare e ampliare i parchi esistenti e includere i territori agricoli
•
istituire una contiguità spaziale che favorisca lo scambio e l’inter-
non compresi in essi; connessione fra le diverse ecologie; •
rafforzare i corridoi orizzontali al fine di controbilaciare l’andamento nord-sud dei parchi, in un ambito dove i centri urbani sono
nella pagina a destra, dall’alto: - schema del progetto di dorsale verde; - stralcio con l’individuazione del Parco del Molgora
408
disposti in forma reticolare, evitando così la loro saldatura; •
garantire un’adeguata compensazione ambientale lungo il tracciato della Pedemontana, evitando al tempo stesso nuovi insediamenti che sfruttano la straordinaria accessibilità generata.
A partire dal dopoguerra gli agroecosistemi hanno subito una riduzio-
Aspetti agronomici
ne di superficie a favore, prevalentemente, degli insediamenti civili e industriali, pur consentendo di mantenere il carattere di fitta trama di appezzamenti, mentre le riduzioni più significative si sono avute a carico degli elementi lineari più esili e quindi maggiormente vulnerabili ed effimeri. Mentre nella porzione settentrionale del Parco le attività agricole appaiono del tutto residuali, interessando circa il 30% dell’ambito, la parte sud del Parco è interessata da estese superfici agricole che coprono più della metà del territorio. Qui la monotonia dei campi coltivati è talvolta interrotta da superfici lasciate a riposo, più raramente da veri e propri incolti o superfici a prato. I vasti comparti agricoli tuttora presenti nel territorio del PLIS del Molgora sono componenti essenziali nella costituzione del suo paesaggio. Pur essendosi ridotto drasticamente negli ultimi decenni il numero delle aziende operanti nel settore, permangono tuttora i segni di una attività che per secoli ha caratterizzato questi ambiti. Le zone terrazzate della parte settentrionale del Parco sono caratterizzate da ampi spazi destinati a colture cerealicole o a prato stabile, punteggiati dalla presenza dei “cascinotti” e di qualche gelso isolato e attraversati dai tratturi al servizio dei fondi. Nelle zone pianeggianti lungo il Molgora sia a Carnate che a Usmate Velate, nonché in Burago di Molgora ed in Agrate Brianza nelle aree limitrofe al Parco di Villa Trivulzio, prevale un utilizzo per attività vivaistiche o per orticultura, con più fitta presenza di manufatti e qualche episodio di degrado o uso improprio. L’attività florovivaistica ha una lunga tradizione e rappresenta non solo un carattere specifico del paesaggio, alla stregua dei vicini parchi storici da cui ha tratto origine, ma anche una importante realtà produttiva soprattutto negli ambiti del settore centro-meridionale del Parco, anche se non sempre indenne da episodi di degrado dovuto a strutture o ad ammassi di rifiuti vegetali. Il vasto comparto agricolo posto a sud del canale Villoresi, nei territori di Caponago, Pessano con Bornago, Bussero e
Mentre nella porzione settentrionale del Parco le attività agricole appaiono del tutto residuali, la parte sud del Parco è interessata da estesi comparti agricoli che rappresentano una componente essenziale nella costituzione del suo paesaggio
Carugate, è caratterizzato, oltre che dalla tipica disseminazione di capanni isolati, soprattutto dalla presenza della rete irrigua minore e dalla conseguente parziale permanenza di quelle formazioni vegetali longitudinali che affiancano le rogge e che definiscono la partitura dei fondi. Oggi, su una superficie agricola totale di 539 ettari, operano 13 aziende agricole, alcune delle quali si occupano di attività extra agricole, quali piccoli maneggi o pensioni per cavalli. Per quanto concerne
nella pagina precedente La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
le colture praticate, si tratta di un’agricoltura classica di pianura, nella quale sono prevalenti i seminativi a mais o frumento, mentre sono rari gli impianti di arboricoltura da legno.
Parco del Molgora
411
Rete dei percorsi
Per favorire la conoscenza dei valori naturalistici e paesistici presenti nel territorio del Parco e per consentire l’accessibilità ad un’utenza sempre più vasta, l’Ente gestore ha sviluppato una fitta rete di piste ciclabili, sentieri e aree di sosta attrezzate. I numerosi percorsi che lo attraversano, collegando siti di interesse storico-ambientale ed offrendo ampie vedute panoramiche, permettono di cogliere in modo sintetico i caratteri distintivi del paesaggio. La principale dorsale dei percorsi di interesse paesistico, così come individuata anche dallo stesso PTCP, percorre tratti su viabilità ordinaria e interessa tutto il territorio del Parco in direzione nord-sud in coerenza con il solco golenale del Molgora. Ad essa sono collegati altri due importanti percorsi trasversali, uno nella zona nord (sull’asse stradale Arcore, Usmate, Carnate, Bernareggio) e uno nella zona meridionale del PLIS (praticamente coincidente con il canale Villoresi), particolarmente significativi ai fini della lettura del paesaggio agrario dei terrazzi precollinari della Brianza meridionale e dell’alta pianura nell’Est Milanese. La dorsale principale parte dalla zona terrazzata di Carnate e, portandosi ora in sponda destra, ora in sponda sinistra del Molgora, attraversa i centri storici di Vimercate, Burago di Molgora, Agrate Brianza,
La principale dorsale dei percorsi di interesse paesistico individuati dal Parco percorre tratti su viabilità ordinaria e interessa tutto il territorio del PLIS in direzione nord-sud in coerenza con il solco golenale del Molgora, permettendo di cogliere in modo sintetico i caratteri distintivi del paesaggio
Pessano con Bornago e Bussero, fino a congiungersi con il percorso ciclabile lungo il naviglio Martesana. Accanto a questo percorso di scala vasta, che permette il collegamento fra i principali nuclei di antica formazione e le emergenze storico-monumentali e naturalistiche site nel Parco e nelle aree limitrofe, il Parco è interessato da una rete di percorsi a scala minore che costituisce uno dei fondamenti del progetto del PLIS del Molgora, in quanto struttura portante delle sue scelte localizzative e delle sue possibilità di
nella pagina successiva, Rete dei percorsi
fruizione.
412
All’interno della rete complessiva dei percorsi individuati, già oggi
disseminata di cascine, fossati, prati e strade campestri.
sono stati realizzati alcuni interventi, che permettono la percorribilità
Lungo tutto il corso del Molgora, ora in sponda destra, ora in sponda
di vasti settori del territorio del Parco, disegnando una serie di circuiti
sinistra, è percorribile su tratti sterrati un percorso ciclo-pedonale, che
(percorribili a piedi o in mountain-bike) all’interno di aree particolar-
ancora presenta interruzioni in due ambiti particolarmente urbanizzati.
mente interessanti e pregiate dal punto di vista naturalistico e paesi-
Tra il comune di Usmate Velate e il comune di Carnate il percorso subi-
stico. In particolare:
sce una interruzione a causa della rilevante infrastrutturazione viaria
•
e ferroviaria e la continuità fra gli itinerari a nord e a sud è assicurata
•
•
• Gli itinerari presenti nella parte nord-occidentale del PLIS attraversano una delle aree più interessanti dal punto di vista naturalistico, ricca di fasce boschive che a volte nascondono e a volte accentuano il continuo variare della morfologia del paesaggio collinare
•
il primo itinerario, nella parte nord-occidentale del PLIS, conduce da Usmate Velate fino praticamente alle porte del Parco regionale
tramite la percorrenza di strade a basso traffico veicolare.
di Montevecchia e della Valle del Curone. Esso attraversa una delle
Nell’area di Agrate e Pessano con Bornago i percorsi ciclo-pedonali di
aree più interessanti dal punto di vista naturalistico, ricca di fasce
connessione nord-sud non possono che utilizzare la viabilità ordinaria
boschive che a volte nascondono e a volte accentuano il continuo
con tracciati esterni al perimetro del Parco, essendo impossibile il pas-
susseguirsi di dossi, avvallamenti, stretti solchi golenali e irti pen-
saggio lungo il torrente, il cui alveo scorre incassato fra insediamenti
dii che corrispondono agli ultimi contrafforti delle Prealpi;
industriali e sottopassaggio della A4.
il secondo Itinerario, nella porzione nord-orientale del PLIS, con-
Nella zona di Carugate e Bussero il Parco conferma ed integra la fitta
duce da Carnate a Ronco Briantino. Il paesaggio è costituito da
rete di percorsi agricoli esistenti, con particolare attenzione alla con-
amplissime distese di grano e di prati e da un’imponente fascia
nessione fra i nuclei rurali sparsi, alla percorribilità dei vari rami della
boschiva che forma un suggestivo ed impenetrabile muro naturale,
rete irrigua ed infine alla presenza stessa del canale Villoresi, corri-
il tutto nella cornice delle Prealpi;
doio ecologico di scala superiore affiancato dal sentiero di servizio
il terzo itinerario collega le frazioni di S. Maurizio e Ruginello (Vi-
di competenza della Provincia, che ne sta curando il recupero per la
mercate) con Passirano (Carnate), Cascina Corrada (Usmate) e Villa-
fruizione ciclo-pedonale lungo tutto il suo percorso.
nova (Bernareggio) attraverso un’infinita rete di sentieri. È senz’al-
La rete dei percorsi ciclo-pedonali del Parco presenta diversi punti di
tro il più affascinante degli itinerari proposti, con i suoi scorci
connessione con la viabilità ordinaria, spesso dotati di aree per parcheg-
paesaggistici fatti di vastissime distese di campi coltivati punteg-
gio. Il Piano Particolareggiato del Parco prevede inoltre la realizzazio-
giate da piccole e grandi fasce boschive, il tutto calato sui tre gra-
ne e/o il ripristino di alcuni ponti sul torrente garantendo così la con-
doni naturali dei terrazzi diluviali;
tinuità dei collegamenti nord-sud sia in destra che in sinistra Molgora.
il quarto itinerario si sviluppa tra la villa Trivulzio ad Omate, con i
L’accessibilità ciclistica al Parco, dall’area centrale metropolitana e
suoi splendidi giardini all’italiana e con il grande parco all’inglese,
dalle aree urbanizzate limitrofe, è permessa sfruttando la Rete Stra-
Agrate Brianza e Burago di Molgora fino alle soglie di Vimercate. A
tegica della Mobilità ciclistica – MiBici, predisposta dalla Provincia di
caratterizzare l’itinerario è l’armonioso connubio tra l’architettura
Milano, che, in questa zona ha ripreso e fatto proprio il disegno di rete
delle antiche ville signorili e le verdi distese dei giardini, dei vivai,
portante messo a punto dal progetto Pedalare, elaborato dai Comuni
delle zone agricole e della fascia boschiva che delinea il sinuoso
del Vimercatese e Trezzese. Attualmente l’unico itinerario completato
corso del torrente;
di accesso al Parco del Molgora è rappresentato dalla pista ciclabile
il quinto Itinerario si svolge a cavallo del canale Villloresi tra Pes-
realizzata lungo il naviglio Martesana. Gli altri itinerari sono, infatti,
sano con Bornago, Bussero, Carugate e Caponago, in una campagna
ancora frammentati.
414 Parco del Molgora
Dossi, avvallamenti, stretti solchi golenali e irti pendii che corrispondono agli ultimi contrafforti delle Prealpi, si susseguono in un territorio percorso da un’infinita rete di sentieri
415
PIANIFICAZIONE S T R U M E N T O : proposta di Piano Particolareggiato (PP).
•
gli interventi atti al recupero conservativo ed alla valorizzazione del patrimonio storico-ar-
A P P R O V A Z I O N E : Del. Assemblea Consortile n° 9 del 13/12/2006.
chitettonico e del patrimonio edilizio rurale; •
le aree e le attrezzature per l’esercizio del-
CARATTERI
le attività ricettive e ricreative compatibili e
Gli obiettivi generali del Piano Particolareggiato sono raggruppabili in
gli interventi per l’uso sociale, didattico e di
tre grandi categorie:
tempo libero del Parco, nel rispetto dei suoi
a) valorizzazione paesistica, anche in relazione ad un contesto più ampio, come evidenziato in un sistema di coerenze e continuità con la
caratteri naturali e paesaggistici; •
il sistema dell’accessibilità interna ed ester-
rete ecologica provinciale e con la maglia dei percorsi che connettono il
na, con particolare riferimento alla rete dei
Parco alle zone limitrofe più significative dal punto di vista ambientale;
sentieri pedonali, ciclabili ed equestri nonché
b) riequilibrio naturalistico-ecologico complessivo tramite il migliora-
dei percorsi didattici e alla localizzazione dei
mento della qualità dell’acqua, delle sponde e delle fasce adiacenti e tramite la conservazione e il potenziamento dei caratteri distintivi del
parcheggi di accesso al Parco; •
le modalità per la cessazione delle eventuali
paesaggio (territorio rurale, zone boscate, patrimonio storico–archi-
attività incompatibili con gli interventi e gli
tettonico);
utilizzi programmati.
c) fruizione ricreativa e didattico-culturale del territorio del Parco tramite l’attivazione di una rete di percorsi e di connessioni, oltre che di
Il territorio disciplinato dal PP corrisponde all’in-
servizi e attrezzature a basso impatto e compatibili con le sue finalità
tera superficie del Parco e prevede le seguenti
primarie.
zone, basate sulle caratteristiche e vocazioni ambientali, naturalistiche e paesaggistiche: •
art. 3 - zone per la conservazione, riqualifica-
ne del Piano Particolareggiato riguardano:
•
art. 4 - zone di incentivazione boschiva;
•
le zone in cui l’assetto naturale deve essere mantenuto, riqualifica-
•
art. 5 - zone a parco agricolo;
to e potenziato;
•
art. 6 - zone a parco agricolo di protezione
•
le zone da destinare alla continuazione dell’attività agricola, con le •
art. 7 - zone agricole per attività orto-floro-
tenzialità naturali e alla prevenzione degli effetti nocivi;
•
art. 8 - zone per attività ricreative compatibili;
le zone degradate da destinare al recupero ambientale per fini ri-
•
art. 9 - edifici monumentali ed emergenze
gli interventi per la conservazione, il recupero e la valorizzazione
•
art. 10 - edifici rurali;
delle emergenze naturali, nonché per la salvaguardia e la ricostru-
•
art. 11 - “cascinotti” ed edifici isolati a destina-
Per quanto concerne invece la gestione del Parco, questa è affidata a
zione e potenziamento del bosco;
un consorzio fra i Comuni interessati. Le Norme Tecniche di Attuazio-
prescrizioni idonee al mantenimento ed al recupero del paesaggio
Il Piano Particolareggiato si basa sulla valorizzazione paesistica, il riequilibrio naturalistico-ecologico e la fruizione ricreativa e didatticoculturale del territorio del Parco tramite l’attivazione di una rete di percorsi e di connessioni, oltre che di servizi e attrezzature a basso impatto
speciale; vivaistiche;
agricolo tradizionale, alla salvaguardia della biodiversità, delle po•
storico-culturali;
creativi e paesaggistici; •
zione degli elementi ambientali tipici del paesaggio tradizionale;
416
zione agricola da tutelare morfologicamente;
•
art. 12 - ambiti edificati;
•
art. 16 - tutela geo-morfologica e del suolo;
•
art. 17 - tutela dell’alveo dei torrenti Molgora e Molgoretta e delle aree di esondazione; fasce di pertinenza dei corsi d’acqua principali e del reticolo idrico minore; vasche volano e vasche di laminazione.
Il Piano è attuato in fasi successive, mediante progetti specifici destinati ad essere attuati dal Consorzio, dagli Enti consorziati o da terzi, che interessano i seguenti settori funzionali: •
realizzazione, tutela e potenziamento del verde;
•
recupero ambientale delle aree degradate;
•
valorizzazione del patrimonio di interesse storico-ambientale;
•
attrezzature per il tempo libero e l’uso sociale del Parco; accessi al Parco; percorsi pedonali, ciclabili, equestri; ponti e passerelle; parcheggi e punti di osservazione, ristoro e svago;
•
costituzione degli orti familiari.
In allegato al Piano Particolareggiato, sono state predisposte una serie di schede esemplificative di possibili interventi da effettuare, alcune delle quali tratte dal fascicolo ”Allegati” del PTCP della Provincia di Milano, in ordine alle diverse tipologie: •
percorsi ciclopedonali;
•
equipaggiamento arboreo-arbustivo nelle campagne e lungo strada;
•
aree attrezzate lungo il torrente;
•
manufatti e micro attrezzature;
•
interventi di rinaturazione fluviale e di ingegneria naturalistica. AMBITI DI NATURALITÀ
ELABORATI DI PIANO
Nel Parco acquistano particolare rilevanza le aree specificatamente de-
1. Relazione
stinate alla categoria “Ambiti di naturalità”. Si tratta, innanzitutto, di
2. Norme di attuazione
quelle parti del territorio comprendenti formazioni boschive esistenti
3. Quaderno di schede esemplificative
di varia costituzione, destinate alla fruizione naturalistica da parte
Tav. 1.A-B-C - Uso del suolo e rilevanze storico-ambientali e naturali-
del pubblico per il tempo libero e la ricreazione, e interessate dalle
stiche - scala 1:5000
Zone per la conservazione, riqualificazione e potenziamento del bosco
Tav. 2.A-B - Vincoli e infrastrutture - scala 1:10.000
(art.3). In queste aree è consentita solo la realizzazione di sentieri per
Tav.
nella pagina successiva, Legenda della Tav. 4 Azzonamento, sistema del verde e dei percorsi
3.A-B
-
Sintesi
della
pianificazione
locale
vigente
-
scala
Caratteristiche e prescrizioni del PP
la pratica di attività compatibili con le finalità del Parco (sentieri di
1:10.000
osservazione ornitologica e botanica, sentieri per attività di orienta-
Tav. 4.A-B-C - Azzonamento, sistema del verde e dei percorsi - scala
mento, per viabilità ciclo-pedonale ed equestre, ecc.), oltre alla pian-
1:5.000
tumazione di essenze arboree ed arbustive di provenienza locale.
Tav. 5.A-B - Unità ecosistemiche, percorsi e connessioni con le rete
Le Zone di incentivazione boschiva (art.4) sono destinate al recupero
ecologica della provincia di Milano - scala 1:10.000
naturalistico-ambientale attraverso i seguenti interventi:
Tav. 6.A-B-C - Unità ecosistemiche, percorsi e rete ecologica minore
•
interna al PLIS - scala 1:5.000
la realizzazione di nuovi boschi e l’ampliamento dei boschi e delle formazioni boschive esistenti di varia costituzione con l’utilizzo di specie arboree ed arbustive di provenienza locale;
•
la salvaguardia dei prati, delle radure calpestabili, degli incolti e degli arbusteti esistenti e la realizzazione di nuovi prati, radure calpestabili, incolti e arbusteti, siepi e filari;
•
la realizzazione di sentieri per la pratica di attività compatibili con le finalità del Parco.
418 Parco del Molgora
419
Infine, le aree comprese nella fascia di 10 metri dalle sponde di Molgora e Molgoretta, sono aree di riqualificazione, rinaturalizzazione e fruizione di interesse primario, disciplinate dall’art.17 (Tutela dell’alveo dei torrenti Molgora e Molgoretta). Il PP indica, rispetto al patrimonio boschivo, i seguenti orientamenti: •
riqualificazione del bosco per migliorarne la funzionalità, con riferimento alle sue potenzialità produttive e, soprattutto, ecologiche;
•
incremento della superficie forestale;
•
incremento della connessione ecologica fra i vari ambiti boschivi mediante il potenziamento di siepi e filari, in particolare lungo gli assi minori della viabilità storica e il reticolo idrico, nonché nelle aree interessate dai corridoi della rete ecologica;
•
integrazione e connessione delle realtà agricole e forestali come garanzia di connessione ecologica e di riqualificazione paesaggistica del territorio;
•
utilizzo del bosco e di filari e siepi come fattore di compensazione e mitigazione nei grandi interventi infrastrutturali e come mascheramento di fabbricati o di attività incompatibili in attesa del loro allontanamento.
AMBITI AGRICOLI
Le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti agricoli” interessano più del 60% del territorio disciplinato dal PP, rendendo tale ambito, anche per il suo ruolo di presidio ambientale e paesaggistico e di tutela naturalistica, uno dei punti salienti della pianificazione. Le finalità del PLIS che maggiormente interagiscono con l’attività agricola sono: •
favorire la biodiversità tramite la riqualificazione e l’ampliamento del patrimonio vegetazionale (fasce boscate fluviali, aree boscate, formazioni longitudinali lungo strade carrabili, sentieri e canali di irrigazione);
•
consentire la fruizione ciclo-pedonale ed equestre con utilizzo della rete stradale agricola esistente;
•
salvaguardare i valori tipo-morfologici tradizionali del contesto rurale, con particolare attenzione ai luoghi paesisticamente più sensibili;
•
promozione di protocolli d’intesa per favorire, tramite opportuni meccanismi di sanzioni e incentivi, una agricoltura sempre più naturale ed eco-compatibile.
Le Zone a parco agricolo (art.5) individuano quelle parti del territorio del Parco, appartenenti perlopiù alla sua porzione meridionale, che possono ancora essere destinate alla conduzione agricola e forestale secondo le normali pratiche agronomiche, ma con esclusione delle serre e degli impianti fissi al servizio di colture orto-floro-vivaistiche specializzate e con esclusione altresì delle strutture per la trasforma-
nella pagina successiva, Tav. 4 - Azzonamento, sistema del verde e dei percorsi
zione o la manipolazione dei prodotti e dell’allevamento. È invece ammessa la realizzazione di impianti a coltura orto-floro-vi-
420 Parco del Molgora
421
vaistica in piena aria e di servizi preordinati a perseguire le finalità ricreative del Parco, consistenti in percorsi per la pubblica fruizione e in piccole attrezzature compatibili con l’esercizio dell’attività agricola. Le Zone a parco agricolo di protezione speciale (art.6) sono destinate allo svolgimento dell’attività agricola vista come elemento di presidio ambientale e paesaggistico e di tutela naturalistica del territorio del Parco, con il divieto di realizzare nuove costruzioni. Infine, nelle Zone agricole per attività orto-floro-vivaistiche (art.7) è ammessa la realizzazione di serre fisse e di altre strutture finalizzate all’esercizio di attività orto-floro-vivaistiche, ivi comprese eventuali edificazioni per la commercializzazione dei prodotti agricoli esclusivamente provenienti dall’attività esercitata sul fondo. AMBITI PER LA FRUIZIONE
Le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti per la fruizione” non assumono particolare rilevanza da un punto di vista quantitativo, arrivando a interessare circa il 6% della superfice del Parco. Le Zone per attività ricreative compatibili (art.8) sono destinate ad attività di tipo ricreativo e ad attrezzature di livello urbano per il verde, il gioco e lo sport, nonché ai parcheggi e alle attrezzature pubbliche di supporto e collaterali a dette funzioni. Si tratta, innanzitutto, di quelle parti del Parco interessate dalla realizzazione di attrezzature leggere per lo svago e la sosta (Verde del tipo “parco urbano” a bassa attrezzatura), quali chioschi-bar o piccole strutture per la ristorazione, panchine, tavoli e fontanelle; percorsi pedonali, percorsi didattici e spazi per attività dimostrative legate alla salvaguardia naturalistica ed ambientale. Nelle aree a Verde attrezzato ricreativo e sportivo sono invece realizzabili impianti per attività ludiche e per la pratica sportiva (maneggi, tiro con l’arco, percorsi “vita”, campi da bocce, gioco libero e altro), con esclusione di impianti sportivi strutturati e dotati di tribune per il pubblico, campi da golf, palestre e piscine coperte. Infine, gli orti familiari sono consentiti solamente in aree appositamente attrezzate. ALTRE AREE
Nel Parco acquistano particolare rilevanza le aree specificatamente destinate alla tutela di elementi storici e paesistici. Nel Piano sono individuati fra gli Edifici monumentali ed emergenze storico-culturali (art.9), i complessi di particolare interesse architettonico e le aree annesse interessate da parchi storici di notevole valore ambientale, da sottoporre a tutela e valorizzazione sia per quanto concerne l’aspetto paesaggistico del Parco, sia in funzione sociale, favorendone l’uso o l’accessibilità pubblica. È consentita la possibilità di mutare la destinazione d’uso in modo coerente con le finalità del Parco e in modo compatibile con la tipologia dell’edificio, mentre sono comunque vietate le opere finalizzate
nella pagina successiva, Tav. 4B - Azzonamento, sistema del verde e dei percorsi
al frazionamento immobiliare all’interno dell’edificio o tra edificio e area di pertinenza.
422 Parco del Molgora
423
Gli Edifici rurali (art.10) comprendono i nuclei agricoli di valore storico o ambientale che costituiscono elementi fondamentali di caratterizzazione del paesaggio e nei quali di conseguenza gli interventi devono essere finalizzati alla tutela, al recupero e alla valorizzazione del patrimonio edilizio esistente sia per quanto riguarda i singoli elementi strutturali ed architettonici, sia per quanto attiene ai rapporti complessivi con l’ambiente (alberature, strade agrarie, rete irrigua, direttrici visuali e di accesso, aree di pertinenza). Infine, l’art.11 “Cascinotti” ed edifici isolati a destinazione agricola da tutelare morfologicamente tutela i piccoli edifici utilizzati per deposito attrezzi, fienili e ricovero di macchinari agricoli, che caratterizzano il paesaggio agrario del Parco. Gli Ambiti edificati (art.12) comprendono invece aree già interessate a diverso titolo da interventi di edificazione o comunque di utilizzazione, e comprendono le zone a parchi e giardini, prevalentemente pertinenze di edifici residenziali, con obbligo di mantenerne l’impianto vegetativo esistente, e zone destinate ad ospitare impianti tecnologici e servizi e attrezzature di livello comunale e/o sovracomunale. Infine, il Piano indica le aree interessate a diverso titolo da forme di degrado, le attività incompatibili insediate, gli usi impropri del territorio (art.13). La lettura della normativa secondo i grandi ambiti della pianificazione di settore fornisce i seguenti dati: • naturalità: 215,99 ha (21,6%) • agricoltura: 623,78 ha (62,2%); • fruizione: 61,02 ha (6,1%); • aree urbane: 101,36 ha (10,1%).
I principali ambiti individuati dal Piano (Parco del Molgora, 2006)
tipo di ambito
sup (ha)
%
formazioni boschive esistenti
110,74
11,1
aree boscate in ampliamento
105,25
10,5
ambiti edificati e aree a standard comunale e/o sovracomunale aree attrezzate per la fruizione
48,88
4,9
61,02
6,1
623,78
62,2
1.002,15
100
aree a parco agricolo
nella pagina successiva, Tav. 4C - Azzonamento, sistema del verde e dei percorsi
totale
424 Parco del Molgora
425
GESTIONE FRUIZIONE E PROGETTUALITÀ Aspetti gestionali
La struttura che gestisce il Parco è composta da 5 persone:
fornito dagli alunni coinvolti nei programmi edu-
•
Responsabile tecnico;
cativi organizzati con le scuole inferiori del terri-
•
Tecnico naturalista (dott. nat.);
torio del Parco. Negli ultimi due anni la fruizione
•
Segretario e responsabile finanziario (dott.);
del Parco è decisamente aumentata, arrivando a
•
Collaboratore Amministrativo;
gestire nel 2006 1500 alunni delle scuole, contro
•
Segretario Consortile (dott.sa),
i 150 nel 2004, mentre si è passati da 200 a circa
Il consorzio si avvale inoltre della collaborazione di tecnici esterni per
1000 adulti intervenuti nelle visite guidate e nel-
il raggiungimento di specifici obiettivi.
le altre attività organizzate dal Parco. Le principali modalità fruitive sono rappresenta-
Budget
Ricognizione delle aree pubbliche
Il totale delle entrate nel 2006 è stato pari a 237.647 €. Il contributo
te dalle passaggiate in bicicletta (mountain bike)
della Provincia di Milano è stato pari a 30.306 € (13 % dell’ammontare
e a cavallo, mentre pochi sono gli utenti che per-
delle entrate).
corrono a piedi il Parco.
Sono di proprietà del Consorzio alcune aree boscate nel territorio di
Il Consorzio ha avviato un articolato programma
Carnate per una superficie complessiva di circa 5 ettari.
di educazione ambientale e fruizione guidata con
Educazione ambientale
l’obiettivo di aiutare gli alunni delle scuole ma-
Sistema di relazioni con altri attori non istituzionali
Fra le iniziative del Consorzio va segnalata la creazione di un percorso
terne, elementari e medie a ristabilire un legame
didattico-botanico nei pressi di Passirano (Carnate).
con la natura, insegnando loro a conoscere le ri-
Il Consorzio Parco del Molgora organizza ogni anno numerose inizia-
sorse del Parco e il rispetto dell’ambiente come
tive, allo scopo di promuovere la conoscenza del territorio e dei suoi
fondamento per la conservazione delle differenti
valori storici, culturali e paesaggistici.
specie animali e vegetali. In quest’ottica il Par-
Innanzitutto viene offerto un servizio costante e gratuito di attività di
co diventa una scuola dove è possibile realizzare
educazione ambientale per le scuole dei comuni consorziati.
percorsi didattici di educazione all’ambiente per
Inoltre ogni anno viene organizzato un ricco calendario di iniziative
integrare e completare il ciclo formativo delle
divulgative, di sensibilizzazione e culturali rivolte alle popolazioni,
giovani generazioni.
con temi di carattere naturalistico, ambientale, architettonico e della
Per l’anno scolastico 2006-07, il Parco ha propo-
cultura contadina.
sto, oltre a nove visite guidate, numerosi moduli
Il Parco ha attivato una serie di relazione con il partenariato locale, in
didattici che prevedono oltre 350 ore di interven-
modo particolare con:
to diretto sulle scuole dei comuni soci, coinvol-
•
Amici del Parco;
gendo otto educatori esterni oltre al naturalista
•
Associazione Volontari di Caponago.
dipendente del Consorzio, e circa 400 ore per progettazione, pianificazione e coordinamento.
Utenza
Non esistono indagini in grado di permettere una valutazione quali/
Il modulo “Una finestra sul Parco” prevede atti-
quantitativa delle caratteristiche degli utenti del PLIS. L’unico dato è
vità di esplorazione, osservazione e studio degli
Il Parco ha avviato un articolato programma di educazione ambientale e fruizione guidata con l’obiettivo di aiutare gli alunni delle scuole a ristabilire un legame con la natura, insegnando loro a conoscere le risorse del Parco e il rispetto dell’ambiente come fondamento per la conservazione delle differenti specie animali e vegetali
426 Parco del Molgora
427
ambienti del Parco, allo scopo di conoscere apprezzare e tutelare quel-
Fra gli interventi promossi dal Parco, quello che presenta un potenziale
la natura vicino a casa ma forse ai più ancora sconosciuta.
ruolo funzionale all’interno del sistema della rete ecologica è l’impian-
Il modulo “Ma dove sono gli animali?” permetterà ai ragazzi di scoprire
to di nuovi boschi di essenze autoctone, per il quale sono previste ope-
l’ambiente del Parco a partire dall’osservazione delle tracce e degli
re di manutenzione straordinaria riguardanti gli impianti più recenti.
stessi animali per conoscerne caratteristiche, abitudini e problemati-
Su questi temi il progetto di Piano Particolareggiato propone interventi
che collegate al loro ambiente di vita.
atti a riqualificare tutto l’alveo del torrente, privilegiando i metodi del-
Il modulo “La flora” si propone di far conoscere i principali tipi di albe-
l’ingegneria naturalistica laddove siano necessarie opere di recupero
ri, fiori ed erbe presenti nel Parco, quali sono gli alberi originari della
e consolidamento delle sponde e individuando una serie di provvedi-
zona e quali no e riconoscere i cambiamenti di un ambiente nell’arco
menti a favore del patrimonio boschivo.
di un anno o durante le stagioni.
In relazione all’assetto idraulico del bacino del Molgora, il Genio Civile
Il modulo “Lo stagno” si propone di conoscere alcune aree umide di
di Milano ha redatto un progetto di sistemazione, consistente in un
origine artificiale, che costituiscono un ambiente di notevole interesse
insieme di interventi finalizzati alla soluzione dei problemi derivanti
naturalistico e d’importanza biologica.
dalla insufficienza della portata del torrente nei casi di piena, fra i
Il modulo “Il tempo sommerso e quello visibile” ha lo scopo di stimo-
quali la realizzazione di una serie di bacini di laminazione a Usmate
lare la curiosità e la capacità di osservazione individuando i diversi
Velate, Carnate, oltre a quelli prioritari di Vimercate e Bussero.
tipi di terreno, i principali elementi geomorfolologici, interpretare le
L’alveo e le sponde dei torrenti necessitano di interventi di riqualifi-
forme del paesaggio e l’intervento di modificazione dovuto all’azione
cazione e messa in sicurezza, il cui costo è stato valutato intorno a
del torrente e alla presenza dell’uomo.
1.200.000 €, per i quali sono state inoltrate alla Regione Lombardia
Il modulo “Il Molgora e i suoi fratelli” ha invece l’obiettivo di com-
richieste di finanziamento o di intervento diretto.
prendere quali sono le caratteristiche di un corso d’acqua (corrente,
In relazione alla qualità delle acque di Molgora e Molgoretta, il Parco
fenomeni di erosione e deposizione, forme di vita, come il torrente
si è attivato con le Province di Milano (che gestisce anche il Parco Sud,
influenza gli ambienti circostanti).
attraversato dal Molgora) e di Lecco e con il Parco di Montevecchia al
Con il modulo “Il Parco tra storia e natura” si vuole far acquisire la
fine di organizzare un tavolo di lavoro per risolvere questo problema.
capacità di osservare e cogliere i particolari, ricostruire la vita umana
Anche per il vasto comparto delle reti fognarie dei nove Comuni che
e naturale partendo dalle lettura dei segni lasciati dal tempo come le
gravitano sull’asse del Torrente Molgora sono previste opere che in-
cascine, le stalle, le chiese, i canali, gli oggetti di uso quotidiano e
terferiscono con il territorio del Parco, in particolare la dorsale prin-
le trasformazioni del paesaggio naturale, in modo da cogliere l’opera
cipale della fognatura consortile, ormai in fase di ultimazione, con i
trasformatrice dell’uomo: la sua presenza e le sue tracce analizzate
suoi recapiti al depuratore di Vimercate e a quello di Trucazzano, ma
nell’ambiente urbano e in quello agricolo.
anche alla nutrita serie di vasche volano, per ora solo progettate, che
Interventi, progetti e studi
Il Piano Particolareggiato propone interventi atti a riqualificare tutto l’alveo del Molgora, privilegiando i metodi dell’ingegneria naturalistica laddove siano necessarie opere di recupero e consolidamento delle sponde e individuando una serie di provvedimenti a favore del patrimonio boschivo
interessano il territorio del Parco in prossimità del torrente e le cui localizzazioni assumono spesso caratteri di forte problematicità. Nell’ambito delle attività volte a favorire un’agricoltura di qualità nel
428 Parco del Molgora
429
Parco, è stato recentemente avviato un percorso con gli agricoltori e i panificatori per la produzione del “Pane del Parco Molgora” che vedrà coinvolta tutta la filiera dall’agricoltore al venditore e dove verrà concordato un preciso protocollo per l’uso di fertilizzanti naturali. IDRA e CEM Ambiente, società a controllo pubblico facenti parte del Consorzio, hanno dato la loro disponibilità nel 2006 a piantumare 6.000 esemplari arborei e a effettuarne la manutenzione per due anni, disponibilità che continuerà fino ad esaurimento del credito corrispondente alla quota associativa individuale che per il 2007 è pari a 12.000 €. I tecnici del Consorzio stanno preparando i relativi progetti distinti per ogni comune. Nel 2006, sulla base del Piano Particolareggiato è stato realizzato uno studio di fattibilità per il recupero e la fruizione del paesaggio rurale nelle aree del Villoresi nei comuni di Caponago, Pessano con Bornago, Carugate e Bussero. Lo studio ha identificato, in collaborazione con le Amministrazioni comunali, cinque ipotesi di progetto, che aprono interessanti scenari di fruizione, anche se a costi talvolta elevati, e offrono spunti per interventi graduali e per la valorizzazione di aree attualmente dimenticate. I progetti in spesa corrente realizzabili in autonomia (compreso il contributo della Provincia di Milano) comprendono: •
manutenzione ordinaria (piante cadute, sentieri, ecc.);
•
pulizia sponde (3 km/anno), attività iniziata nel 2005, ripetuta ciclicamente lungo i 12 km del torrente;
•
nuovi cartelli perimetrali, comportamentali e divulgativi sulle strade e sui sentieri, in particolare nell’ambito meridionale del Parco, attualmente sprovvisto;
•
interventi straordinari (rimozione rifiuti e altro);
•
attività di educazione ambientale e fruizione guidata;
•
progetto “Pane del Parco Molgora”;
•
analisi delle acque di Molgora e Molgoretta per monitorare lo stato dei torrenti;
•
Sistema Informativo Territoriale, in collaborazione con esperti esterni, che prevede la realizzazione di una prima base entro il 2007, arricchita e resa disponibile su internet negli anni successivi.
Fra i progetti in spesa corrente realizzabili con il contributo straordinario degli Enti Consorziati è invece previsto: •
Poster Mappamolgora, calendario, visite guidate (IDRA e CEM);
•
Piani di Settore e Studi di fattibilità da realizzarsi in coerenza con il Piano Particolareggiato e con la collaborazione dei Comuni coinvolti, con 1/3 del costo a carico delle singole Amministrazioni comunali.
Fra i progetti in conto capitale per investimenti realizzabili con il finanziamento degli Enti Consorziati e di enti sovracomunali è previsto l’acquisto diretto di aree, la realizzazione dei corridoi ecologici previsti nel Piano Particolareggiato e l’intervento di riqualificazione ambientale nell’area umida del Monti di Vimercate. Infine, fra le attività volte a incentivare la conoscenza del territorio, è prevista la realizzazione di una pubblicazione sulla memoria storica del torrente Molgora.
430
PA R C O D E L R O C C O L O Elementi identificativi .........................434 Inquadramento territoriale ................438 Territorio del Parco ............................445
432
Pianificazione ........................................458 Gestione, fruizione e progettualitĂ ....462
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco del Roccolo
Codice PLIS: PL_007
P R O V I N C E : Milano. C O M U N I : Arluno, Busto Garolfo, Canegrate, Casorezzo, Nerviano,
Parabiago. R I C O N O S C I M E N T O : Del.GR n°5/57357 del 27/09/1994 (riconoscimento
nei comuni di Arluno, Busto Garolfo, Canegrate, Casorezzo, Parabiago); Del.GR n°6/33671 del 19/12/1997 (ampliamento a Nerviano); Del.GP n°407/07 del 11/06/2007 (ampliamento Arluno e Busto Garolfo). AMPLIAMENTI: -
G E S T I O N E : Convenzione tra i Comuni di Arluno, Busto Garolfo,
Canegrate, Casorezzo, Nerviano, Parabiago. S E D E : Municipio di Casorezzo,
via Umberto I, 14, Casorezzo (MI) tel. 02 90381002 fax 02 90381002 info@parcodelroccolo.it parco.roccolo@iol.it www.parcodelroccolo.it S U P E R F I C I E : totale: 1609 ha.
nella pagina accanto, In un ampio ambito ubicato in posizione strategica rispetto alle dinamiche di sviluppo e alle spinte insediative della cintura metropolitana milanese, la nascita del Parco risponde all’esigenza di tutelare e migliorare gli ambienti naturali e agricoli
O B I E T T I V I : tutela paesistica di un’area agricola.
La nascita del Parco risponde all’esigenza di tutelare e migliorare gli ambienti naturali e agricoli in un ampio territorio ubicatoin posizione strategica rispetto alle dinamiche di sviluppo e alle spinte insediative di un ambito fortemente urbanizzatodella provincia di Milano. Le aree che ne fanno parte costituiscono una salvaguardia attiva
nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR
degli spazi aperti dai fenomeni di conurbazione, rese fruibili alle popolazioni, facilitandone la percorrenza e l’uso ai fini ricreativi e consentendo, allo stesso tempo, il mantenimento delle attività
Inquadramento territoriale su ortofoto
agricole e il riequilibrio ecologico.
434 Parco del Roccolo
435
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco del Roccolo fa parte del sub-sistema ovest, tra il Parco Valle Ticino e il Parco delle Groane, costituito dai PLIS dell’Alto Milanese e del Rugareto (entrambi in parte fuori provincia di Milano), dai proposti parchi dei Mulini (Medio Olona), delle Roggìe e del Gelso e da quello del Basso Olona Rhodense, in fase di riconoscimento. Il Parco, situato a ovest della conurbazione del Sempione, è attraversato dal Villoresi e dall’Olona e confina a sud-ovest con il Parco del Gelso e a sud-est con la Riserva naturale Bosco di Vanzago ed è attraversato dal canale Villoresi
Territorio
In uno degli ambiti a più elevata urbanizzazione della provincia di Milano, il Parco rappresenta una salvaguardia attiva degli spazi aperti, resi fruibili alle popolazioni, facilitandone la percorrenza e l’uso ai fini ricreativi e consentendo, allo stesso tempo, il mantenimento delle attività agricole e il riequilibrio ecologico
Nel settore nord-occidentale della provincia di Milano, il Parco si col-
difforme delle tipo-
loca a margine di una delle aree a più elevata urbanizzazione della
logie edilizie, spes-
provincia di Milano, quella sviluppatesi lungo l’asse del Sempione, con
so incongruenti ri-
la sua immagine di città continua.
spetto alla memoria
Questo sistema urbano a sviluppo lineare è caratterizzato da una certa
dei luoghi.
sfrangiatura, con la presenza di funzioni residenziali frammiste ad at-
Conclusa
tività commerciali e produttive. L’evidente e pronunciato ampliamento
di sviluppo econo-
degli insediamenti residenziali, con una netta espansione dei centri
mico, le principali
urbani, una volta poco estesi e con nuclei densi a delimitazione ab-
indicazioni
bastanza netta e ben separati tra di loro, ha condotto alla fusione di
dagli strumenti ur-
nuclei limitrofi e alla eliminazione delle case sparse, determinando
banistici
l’erosione di ampie superfici di suoli agricoli.
privilegiano,
A sud, invece, il territorio posto a cavallo del tracciato della autostra-
alle espansioni re-
da Milano-Torino si caratterizza per la presenza di un sistema inse-
sidenziali
diativo che, pur sviluppato lungo un’asse lineare, non dà luogo ad un
teressano
continuo urbano, ma lascia molti spazi aperti, con i nuclei urbani che
palmente i margini
si mantengono tra loro distinti, consentendo il collegamento tra le
urbani degli abitati
aree comprese nel Parco Regionale Lombardo della Valle del Ticino, a
di Casorezzo e Ar-
ovest, con quelle del Parco Sud e del Parco del Gelso, a sud, con quelle
luno,
del Basso Olona-Rhodense, a est.
diamenti produttivi
I nuclei urbani hanno però stabilito con la matrice agricola modi di
localizzati
contatto caratterizzati da aree di frangia spesso disordinate e dalla
palmente lungo l’as-
capillare, e spesso imponente, presenza di infrastrutture viarie.
se della ferrovia del
Gli spazi aperti si confrontano quindi con un variegato tessuto inse-
Sempione,ma anche
diativo, nel quale si trova, alternativamente, la presenza di tutte le
nei territori di Ca-
funzioni che compongono i nuclei urbani, residenza, servizi, strutture
sorezzo e Ossona.
produttive, commerciali e terziarie, con un carattere estemporaneo e
438
Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
la
fase
fornite
comunali oltre
che
nuovi
in-
princi-
inseprinci-
Paesaggio e ambiente
Un ampio ambito agricolo in un territorio densamente urbanizzato attraversato dal canale Villoresi che, con l’apporto dei propri volumi d’acqua, ha reso possibile la trasformazione delle attività agricole conferendo anche al territorio dell’alta pianura asciutta connotati paesaggistici tipici della pianura irrigua
Il Parco del Roccolo comprende un ampio ambito agricolo in un territo-
tra i diversi sistemi insediativi e, almeno in prospettiva, per la possibi-
rio densamente urbanizzato a nord-ovest di Milano, testimonianza della
lità di istituire un rapporto privilegiato tra i margini dei tessuti urbani
passata manomissione antropica per scopi agricoli, e attraversato dal
e lo spazio aperto.
canale Villoresi che artificialmente divide l’alta pianura irrigua da quella
L’attività produttiva appare non particolarmente differenziata, con una
asciutta e che, con l’apporto dei propri volumi d’acqua, ha reso possibi-
cospicua presenza di seminativi (in prevalenza mais), mentre è ben
le la trasformazione delle attività agricole conferendo anche al territo-
rappresentato l’allevamento dei bovini, soprattutto da latte.
rio di quest’ultima connotati paesaggistici tipici della pianura irrigua.
Le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato la por-
Si tratta di un ambito di paesaggio agrario sostanzialmente pianeg-
zione più orientale dell’ambito hanno fatto si che le fasce di naturalità
giante, caratterizzato da una capillare struttura irrigua, ben conser-
lungo l’Olona rappresentano degli elementi di eccezione determinan-
vata e tuttora utilizzata, costituita dal sistema di rogge derivate dal
do la perdita dei connotati di naturalità e di funzionalità ecologica.
Villoresi, che si caratterizza ancora per una buona presenza di aree
Il Parco del Roccolo garantisce una continuità del sistema ecologico
boscate, siepi, filari, e per un’ordinata tramatura dei campi di evidente
trasversale, ponendo in relazione il sistema della valle del Ticino con
interesse pasaggistico, mentre le caratteristiche delle aree boschive
il Parco Sud e la valle dell’Olona.
rappresentano un’evidente testimonianza della manomissione antropi-
Sotto il profilo paesistico-ambientale, sono aree di estrema potenziali-
ca per scopi selvicolturali.
tà (e per contro di estrema fragilità) proprio in ordine al loro ruolo di
A sua volta la presenza di alcune aree estrattive, a volte dismesse,
assorbimento degli impatti da parte del sistema insediativo e in rela-
segna in modo significativo l’ambito.
zione alla loro funzione di riequilibrio ecologico, riqualificazione del
Qui il paesaggio agricolo, ancora riconoscibile e apprezzabile, riveste
paesaggio e promozione di un “presidio ecologico” del territorio.
Il paesaggio agricolo, ancora riconoscibile e apprezzabile, riveste notevole importanza in quanto elemento di interfaccia e di relazione tra i diversi sistemi insediativi e, almeno in prospettiva, per la possibilità di istituire un rapporto privilegiato tra i margini dei tessuti urbani e lo spazio aperto
notevole importanza in quanto elemento di interfaccia e di relazione
440 Parco del Roccolo
441
Mobilità
L’ambito del PLIS è attraversato da una fitta rete di itinerari provinciali che consentono i collegamenti intercomunali tra le aree urbane poste nell’intorno dell’area del Parco. Si tratta della SP198 Buscate-Cerro Maggiore, della SP109 Busto Garolfo-Lainate, della SP149 CasorezzoParabiago, della SP171 Inveruno-Nerviano, della SP229 Arluno-Pogliano, della SP214 Casorezzo-Arluno-Rho e della SP128 Magenta-Dairago. Esternamente si posizionano gli itinerari più importanti per gli spostamenti di più lunga percorrenza, rappresentati dall’autostrada A4 Milano-Torino, a sud (con lo svincolo di connessione con la rete locale all’altezza di Arluno), la SS33 del Sempione, ad est, e la SP12 InverunoLegnano, a nord. Sono presenti, infine, anche due importanti linee ferroviarie, ossia la Milano-Torino, a sud, e la Milano-Rho-Gallarate (con le vicine stazioni di Vanzago, Parabiago e Canegrate), che si posiziona a est del Parco, attraversando direttamente la propaggine orientale del suo territorio in comune di Nerviano. Numerose sono le previsioni infrastrutturali che modificheranno l’assetto delle reti di mobilità in questo ambito territoriale. Per quanto riguarda il comparto a sud del PLIS, si tratta della riqualificazione-potenziamento della A4 Milano-Torino (con realizzazione della quarta corsia nella tratta Milano-Boffalora) e della realizzazione della nuova linea ferroviaria ad Alta Capacità Milano-Novara (che correrà parallela all’autostrada). Attualmente sono in fase di realizzazione i lavori per la messa a norma della sede autostradale tra Torino e Novara Est, mentre lungo la tratta Milano-Novara sono in corso quelli per la ferrovia (già completati nella tratta successiva Novara-Torino). Questi comprendono anche la realizzazione di una serie di opere complementari di adeguamento della viabilità provinciale interferita e di variante esterna alle aree urbane limitrofe (tra cui la variante nordovest di Arluno), opere che risultano ulteriormente funzionali al potenziamento del parallelo tronco autostradale Novara Est-Milano (per il quale è stato predisposto il progetto definitivo che sta seguendo l’iter approvativo della Legge Obiettivo). L’intervento stradale che coinvolge direttamente il territorio del PLIS è, invece, rappresentato dal nuovo itinerario in variante alla SS33 del Sempione tra Rho e Busto Arsizio, il cui tracciato, inizialmente coincidente con la tangenziale di Rho e con il tronco di SP229 sul confine tra Pogliano e Vanzago (da riqualificare in sede), aggira esternamente le aree urbane, ricadendo all’interno del perimetro del Parco, fino ad innestarsi sulla variante alla SP109 di Busto G. (recentemente realizzata). Per questo intervento è stato predisposto il progetto preliminare (che sta seguendo l’iter procedurale della Legge Obiettivo, in attesa
roviaria Rho-Gallarate, infine, è prevista la realizzazione di un terzo
dell’approvazione da parte del CIPE), rispetto al quale sussistono forti
binario in affiancamento a quelli esistenti, che consentirà di incre-
contrarietà da parte di alcuni comuni attraversati e, soprattutto, da
mentare l’attualmente satura capacità ferroviaria per i servizi di tipo
parte dal Parco del Roccolo stesso, in merito agli elevati impatti am-
suburbano, regionale ed internazionale e, in prospettiva, per l’acces-
bientali prospettati dall’opera infrastrutturale.
sibilità a Malpensa (in seguito alla realizzazione dei previsti raccordi
Altra previsione, in questo caso a scala locale, che lambisce il confine
con la linea FNM Saronno-Aerostazione a Busto A.). Allo stato attuale,
del Parco, è la variante stradale a nord e ad est dell’area urbana di
il progetto preliminare dell’opera ha avuto l’approvazione del CIPE,
Casorezzo, indicazione contenuta nel PRG comunale. Per la linea fer-
con prescrizioni, nell’ambito della Legge Obiettivo.
442 Parco del Roccolo
Sistema della mobilità esistente e prevista
443
T E R R I TO R I O D E L PA R C O Il Parco del Roccolo è un polmone verde dalla forma variamente articolata che comprende molta parte dei territori liberi che attorniano i nuclei urbani esistenti e in fase di consolidamento fra i centri urbani dei comuni che ne hanno promosso la costituzione.
Il processo di sviluppo dell’area, acceleratosi fortemente a partire da-
Aspetti territoriali
gli anni ’60, è avvenuto sulla base di modalità insediative che non hanno compromesso in modo significativo né il territorio né la preesistente struttura urbana e demografica, anche per la mancanza di importanti infrastrutture lineari. Le dinamiche insediative, che privilegiano l’affaccio in prossimità dei limiti amministrativi, causano una difficoltà di continuità tra l’area del Parco e le zone agricole circostanti. Dalla lettura degli strumenti urbanistici comunali emergono, all’interno del perimetro del Parco, accanto a una preponderante presenza di aree destinate a uso agricolo, alcuni impianti di cava, attivi o dismessi, che con una superficie complessiva di 137 ettari segnano in modo significativo il territorio, rappresentando allo stesso tempo un’importante opportunità da un punto di vista ambientale.
Parco del Roccolo
Il processo di sviluppo dell’area è avvenuto sulla base di modalità insediative che non hanno compromesso in modo significativo né il territorio né la preesistente struttura urbana e demografica, anche per la mancanza di importanti infrastrutture lineari nella pagina precedente, Usi aggregati dei suoli
445
Aspetti paesistico-ambientali
Un ambito di paesaggio agrario sostanzialmente pianeggiante, che si caratterizza ancora per una buona presenza di aree boscate, siepi, filari, e per un’ordinata tramatura dei campi di evidente interesse pasaggistico
Il Parco del Roccolo, situato nella porzione nord-ovest della provincia
semplice, in prevalenza mais ma anche girasole, spesso delimitate da
di Milano, è in gran parte compreso nel contesto dell’alta pianura irri-
siepi e filari, inframezzate aree boscate di un certo interesse natu-
gua, immediatamente a sud del canale Villoresi, e per la sua porzione
ralistico, costituite in maggioranza da robinie e quercie rosse e che
più settentrionale in quello dell’alta pianura asciutta.
coprono circa il 9% del territorio.
Morfologicamente il territorio del Parco è caratterizzato da un paesag-
Il Bosco del Roccolo conserva la testimonianza dell’antica pratica del-
gio totalmente piatto, a parte il rilevato del canale Villoresi. Il Parco
l’uccellagione (oggi vietata) con le alberature disposte in forma circo-
non custodisce ambienti di particolare pregio naturalistico, mentre
lare attorno alla postazione di caccia.
importanti testimonianze d’architettura rurale e un roccolo, da cui
Nel territorio di Arluno sono presenti alcuni i prati con irrigazione
prende nome il Parco, ne segnano il territorio.
iemale, irrigati anche in inverno secondo una tecnica simile a quella
Dal canale Villoresi, che attraversa il Parco nei territori di Busto Ga-
utilizzata per le marcite.
rolfo e Parabiago, partono tre derivatori principali che alimentano un
Nel Parco sono presenti anche alcuni laghi di cava e alcune zone umide
sistema di rogge che porta le acque verso i campi coltivati.
formatesi in seguito all’attività estrattiva di ghiaia e sabbia, che costi-
Gran parte del territorio è coperto da superfici agricole a seminativo
tuiscono il sottosuolo della pianura.
446 Parco del Roccolo
Morfologicamente il territorio del Parco è caratterizzato da un paesaggio totalmente piatto, a parte il rilevato del canale Villoresi, caratterizzato da una capillare struttura irrigua, ben conservata e tuttora utilizzata, costituita dal sistema di rogge derivate dal canale
447
Benché si tratti di un’area di antica antropizzazione, le emergenze architettoniche all’interno del perimetro del Parco non sono numerose,
Beni storico-architettonici e ambientali
essendo i centri storici localizzati generalmente a una certa distanza dal suo perimetro. In questo vasto comparto agricolo la presenza più significativa è rappresentata dal canale Villoresi, con i suoi caratteristici manufatti idraulici (chiuse, saracinesche e vasche di scambio sui rami secondari, ecc.) che costellano il territorio agricolo e costituiscono altrettanti punti di attrazione per i percorsi che lo attraversano. Di particolare interesse è il canale secondario “di Corbetta” che si dirama dal Villoresi in località “quattro bocche” (Busto Garolfo), tra le più interessanti dal punto di vista paesaggistico. I complessi rurali, prevalentemente a corte chiusa e talvolta trasformati, interessano in modo diffuso tutto l’ambito. Fra di essi è possibile segnalare ad Arluno la cascina Frisasca, ma soprattutto il nucleo di cascina Poglianasca con la chiesetta dei SS. Gervaso e Protaso, mentre a Busto Garolfo, nei pressi del Villoresi, c’è la cascina San Giacomo e a Casorezzo la cascina Sant’Ilario. Per quanto riguarda invece le architetture religiose, a Casorezzo la chiesetta di San Salvatore instaura un dialogo dal punto di vista paesaggistico con il territorio agricolo circostante, costituendo un elemento emergente fra i beni storico-architettonici. Lungo il margine nord-est del Parco, l’asse storico del Sempione rappresenta uno dei principali elementi di su cui si è storicamente sviluppato il sistema insediativo.
Fra i complessi religiosi, a Casorezzo la chiesetta di San Salvatore instaura un dialogo dal punto di vista paesaggistico con il territorio agricolo circostante, mentre di particolare interesse è il canale secondario “di Corbetta” che si dirama dal Villoresi in località “quattro bocche”, tra le più interessanti dal punto di vista paesaggistico
La fruizione dell’ambiente naturale da parte delle popolazioni è favorita dalla posizione dei nuclei urbanizzati rispetto al territorio del Parco, che permettono lo sviluppo di vie di accesso da ciascuno dei centri abitati che si affacciano su di esso, grazie anche alla presenza del Villoresi che con la sua alzaia consente alle popolazioni di percorrere agevolmente il Parco senza interferenze con le principali vie di comunicazione. Fra i più significativi ambiti di interesse naturalistico il bosco di Arluno, dominato da grossi esemplari di querce autoctone, i boschi della Vallascia, mentre nell’area dell’antico roccolo nel ter-
nella pagina precedente, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
ritorio di Busto Garolfo, di cui oggi permangono i caratteristici filari di carpini bianchi, il Parco del Roccolo ha approntato un importante intervento di rinaturalizzazione del bosco.
Parco del Roccolo
449
Aspetti naturalistici
VEGETAZIONE
I filari sono costituiti generalmente da un’unica specie di alberi come
Il territorio del Parco del Roccolo, nonostante la predominanza dei
il pioppo cipressino (Populus nigra var. italica) e più frequentemente
terreni agricoli (1.300 ha), è caratterizzato da una buona presenza di
da robinia e sambuco.
boschi, siepi boscate e filari di alberi, che contornano i campi coltiva-
Tra i più comuni fiori presenti all’interno dei campi coltivati ricordia-
ti, la cui estensione areale copre circa 140 ha del Parco (9%), essendosi
mo il fiordaliso (Centaurea nigrescens), la camomilla (Matricaria cha-
mantenuta sostanzialmente invariata da trecento anni a questa parte.
momilla) e il papavero (Papaver rhoeas).
La composizione dei boschi è un’evidente testimonianza della mano-
Nel territorio del Parco, nonostante la predominanza dei terreni agricoli, permangono ancora alcuni residui di quello che era il bosco originario della pianura, come il bosco di Arluno che mantiene la naturale composizione a rovere e farnia
missione antropica per scopi selvicolturali. Le piante originarie della
FAUNA
pianura Padana (querce e carpini) sono state quasi completamente so-
I diversi habitat presenti all’interno del Parco sono caratterizzati dalla
stituite da specie alloctone provenienti dall’America.
presenza di numerose specie di animali.
Le essenze forestali rilevate con maggiore frequenza sono Quercia ros-
I boschi sono il luogo ideale per la nidificazione, la sosta e il rifugio
sa (Quercus rubra), Robinia (Robinia pseudoacacia) e Ciliegio tardivo
di moltissimi animali selvatici.
(Prunus serotina). Le essenze arbustive sono rappresentate da sambu-
Fra le specie più significative presenti nei boschi del Parco del Roccolo
co, rovo e berretta del prete.
ricordiamo il saettone (rettili), il toporagno, il ghiro e l’arvicola rossa-
Nel Parco permangono ancora alcuni residui di quello che era il bosco
stra (mammiferi).
originario della Pianura: i boschi di Arluno e della Brughierezza (tra
Più numerose sono le specie di uccelli, per cui si segnala la presenza
Casorezzo e Busto Garolfo) mantengono la naturale composizione a
di gufi, sparvieri, allocchi e picchi.
rovere (Quercus petraea) e farnia (Quercus robur).
Le siepi e i filari di alberi sono rifugio e sede di numerose specie di
Il sottobosco è ricco di piante erbacce tipiche dei boschi originari della
rettili, fra cui il ramarro, l’orbettino e il biacco.
pianura Padana, quali il mughetto, il sigillo di Salomone e la pervinca.
Sono frequenti anche alcune specie di mammiferi quali la donnola e il
La monotonia del paesaggio agricolo, caratterizzato da coltivazioni
moscardino, mentre fra gli uccelli si rilevano il gheppio, la civetta, il
di granoturco, soia, orzo e segale, è interrotta dalla presenza di siepi
canapino, l’averla piccola, il torcicollo, il codibugnolo e le tortore.
e filari di alberi che delimitano la trama ordinata dei terreni coltivati
Anche i terreni coltivati costituiscono un ambiente ideale per molte
e, oltre a proteggere le coltura dal vento e dall’erosione, assolvono
specie animali, che amano gli spazi aperti. Volpi, lepri, fagiani e ricci
l’importante funzione di corridoi ecologici fra tutte le zone del Parco,
sono i maggiori “frequentatori” della campagna, così come il tordo,
offrendo rifugio a molte specie di animali.
l’allodola e l’arvicola.
450 Parco del Roccolo
I diversi habitat presenti all’interno del Parco sono caratterizzati dalla presenza di numerose specie di animali, in quanto luoghi ideali per la nidificazione, la sosta e il rifugio di moltissimi animali selvatici
451
La rete ecologica
L’attuale scarsa connessione fra le isole di vegetazione arborea residue ne produce un significativo isolamento ecologico, mentre una sicura opportunità è rappresentata dall’abbondante presenza d’acqua che caratterizza l’ambito a sud del Villoresi e dalla presenza di filari e di siepi boscate. Al fine di concorrere alla realizzazione della rete ecologica della provincia di Milano il Parco deve operare su quelle aree adibite ad uso agricolo situate in porzioni di territorio ritenute interessanti ai fini di un potenziamento dei collegamenti tra le aree di maggiore interesse forestale e faunistico, ove già insistono significative presenze di siepi boscate La presenza di alcuni ambiti di cava dismessi, ora con falda a giorno, rappresentano un’importante opportunità da un punto di vista ecologico e fruitivo. In questo ambito il recente progetto di Dorsale verde del nord Milano elaborato dall’Amministrazione provinciale si propone di mettere in relazione e ricondurre a sistema le diverse opportunità di carattere paesistico-ambientale presenti sul territorio, con l’intento di creare una connessione fra le diverse aree libere dell’ambito e istituire un legame fra i suoi parchi. Più in generale gli obiettivi perseguiti dal progetto sono: •
collegare e ampliare i parchi esistenti e includere i territori agricoli
•
istituire una contiguità spaziale che favorisca lo scambio e l’inter-
non compresi in essi; connessione fra le diverse ecologie;
nella pagina a destra, dall’alto: - schema del progetto di dorsale verde; - stralcio con l’individuazione del Parco del Roccolo
•
rafforzare i corridoi nord-sud al fine di controbilaciare l’andamento prevalentemente trasversale delle aree libere, in un ambito che presenta un’importante conurbazione nord-sud.
452
A partire dal dopoguerra gli agroecosistemi hanno subito una riduzio-
Aspetti agronomici
ne di superficie a favore, prevalentemente, degli insediamenti civili e industriali, pur consentendo di mantenere il carattere di fitta trama di appezzamenti, nei quali sono prevalenti i seminativi, sottolineata da siepi e filari. Mentre l’ambito a nord del Villoresi ha le caratteristiche della pianura Mentre nell’ambito di pianura asciutta a nord del Villoresi si coltivano frumento, orzo, colza ed erba medica, a sud del canale le acque di irrigazione permettono la crescita di mais, soia e segale, associate a superfici a prato permanente, per la produzione di foraggio utilizzato nei numerosi allevamenti di bovini
asciutta, dove si coltivano frumento, orzo, colza ed erba medica, a sud del canale le acque di irrigazione permettono la crescita di mais, soia e segale, associate a superfici a prato permanente, per la produzione di foraggio utilizzato nei numerosi allevamenti di bovini da latte e da carne. Alcuni prati nel territorio di Arluno vengono irrigati anche in inverno per accrescerne la produzione di foraggio, secondo un metodo simile a quello delle marcite. Non rivestono invece particolare importanza gli impianti di arboricoltura da legno.
nella pagina precedente La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
All’interno del Parco, su una superficie agricola totale di 1.300 ettari operano circa 95 aziende agricole, alcune delle quali si occupano di attività extra agricole, quali piccoli maneggi o pensioni per cavalli.
Parco del Roccolo
455
Rete dei percorsi
La fitta rete di strade campestri che si estende sul territorio del Parco del Roccolo per circa 40 km, collegando i centri abitati dei sei comuni promotori del Parco e le numerose cascine interne a esso, rappresenta la base per lo sviluppo di una rete organizzata di percorsi pedonali e ciclabili. Gli itinerari, attualmente individuati e segnalati dall’Ente gestore del Parco, collegando i diversi siti di interesse paesistico-ambientale e storico-monumentale, dispersi nel territorio del Parco, permettono di cogliere i diversi caratteri distintivi del paesaggio. In particolare: •
il primo itinerario si snoda fra i comuni di Busto Garolfo, Canegrate e Parabiago, attraversando prati, campi di girasole e boschi che seppur infestati dalla massiccia presenza dell’esotico Ciliegio tardivo, costituiscono un elemento di grande pregio naturalistico e paesistico;
•
il secondo itinerario si snoda in uno degli ambiti più interessanti dal punto di vista paesaggistico, caratterizzato dalla presenza del bosco della Brughierezza, uno dei più estesi del Parco del Roccolo, e del Canale Villoresi, con la sua fitta rete di derivatori;
•
il terzo itinerario fra Parabiago ed Arluno, collega nuclei agricoli di importanza storica, con coltivazioni di mais e prati, irrigati anche d’inverno per accrescerne la produzione di foraggio, simili a marcite. L’itinerario si addentra nel bosco di Arluno, caratterizzato dalla presenza di specie autoctone originarie del bosco della pianura Padana.
Tutti i percorsi individuati interessano strade vicinali con fondo sterrato, non sempre in ottime condizioni e pertanto uno dei primi obiettivi Una fitta rete di strade campestri, che si estende sul territorio del Parco per circa 40 km, collega i centri abitati dei sei comuni promotori del Parco e le numerose cascine interne a esso, rappresentando la base per lo sviluppo di una rete organizzata di percorsi pedonali e ciclabili
dell’Ente gestore è la sistemazione e messa in sicurezza di questi itinerari allo scopo di migliorare e favorire l’accessibilità e la fruizione dei territori del Parco. L’accessibilità ciclistica al Parco, dall’area centrale metropolitana e dalle aree urbanizzate limitrofe, è permessa sfruttando la Rete Strategica della Mobilità ciclistica - MiBici - predisposta dalla Provincia di Milano. Attualmente l’unico itinerario completato di accesso al Parco del Roccolo è rappresentato dalla pista ciclabile realizzata lungo il Canale
nella pagina successiva, Rete dei percorsi
Villoresi. Gli altri itinerari sono, infatti, ancora frammentati.
456
PIANIFICAZIONE S T R U M E N T O : Piano Pluriennale degli Interventi (PPI).
naturalistiche e paesaggistiche delle diverse porzioni di Parco.
A P P R O V A Z I O N E : Verbale Comitato di coordinamento del 16/02/2000;
Le zone in cui è stato diviso il Parco nel Piano
Delibere comunali diverse.
Pluriennale degli Interventi sono le seguenti: •
art. 2.1 - Area boschiva esistente;
•
art. 2.2 - Area agricola di potenziamento fore-
e gestione degli interventi all’interno del Parco.
•
art. 2.3 - Area agricola;
I principali obiettivi del Piano sono i seguenti:
•
art. 2.4 - Area agricola con funzione di corri-
•
art. 2.5 - Aree agricole con presenza di zone
CARATTERI
Il Piano Pluriennale degli Interventi indica le modalità di pianificazione
•
stale;
mantenimento, recupero e riqualificazione dell’assetto naturale e paesistico, nonché continuazione dell’attività agricola;
doio ecologico;
•
tutela e ricostruzione del paesaggio tradizionale;
umide artificiali da assoggettare ad interventi
•
conservazione e ampliamento della vegetazione forestale, favoren-
di rinaturalizzazione convenzionati e aree a
do la diffusione delle specie tipiche locali;
lago esistenti (art. 2.5);
•
salvaguardia della rete irrigua minore;
•
art. 2.6 - Aree di pubblico interesse;
•
mantenimento delle caratteristiche architettoniche dell’edilizia di
•
art. 2.7 - Nuclei edificati di interesse storico-
interesse storico-architettonico; •
paesistico;
attrezzature e interventi per l’esercizio delle attività ricreative
•
art 3.2 – Canali e fossi;
compatibili con i caratteri naturali e paesistici, con particolare ri-
•
art. 3.7 – Aree degradate;
ferimento al sistema dell’accessibilità interna (sentieri pedonali,
•
art. 3.8 – Aree estrattive.
piste ciclabili); •
cessazione delle attività incompatibili, in particolare di quelle di escavazione, e recupero delle aree degradate.
ELABORATI DI PIANO
Per quanto concerne invece la gestione del Parco, questa è affidata a
Allegato A - Introduzione
una convenzione fra i Comuni interessati.
Allegato B - Azzonamento - scala 1:10000 Allegato C - Normativa
nella pagina successiva, Legenda dell’Allegato B (Azzonamento)
Il territorio disciplinato dal PPI copre una superficie di 1524 ha, contro
Allegato D - Interventi
i 1609 ha di superficie complessiva, non essendo compresi i recenti
Allegato E 1 - Schede descrittive
ampliamenti che hanno interessato i territori di Arluno e Busto Garolfo.
Allegato E 2 - Cartografia nord - scala 1:5000
L’elemento base sul quale il Piano è impostato è la suddivisione del
Allegato F - Aree degradate
territorio in zone, basate sulle caratteristiche e vocazioni ambientali,
458 Parco del Roccolo
459
Caratteristiche e prescrizioni del PP
AMBITI DI NATURALITÀ
Nel Parco acquistano discreta rilevanza le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti di naturalità”, pur non rappresentando l’ambito di maggior estensione. Le Aree boschive esistenti (art.2.1) raggruppano le aree coperte da bosco a esclusione dei pioppeti e degli impianti arborei a rapido accrescimento soggetti a cure colturali. Per tali aree è previsto unicamente il mantenimento a bosco. Sulle Aree agricole di potenziamento forestale (art.2.2), fermo restando la possibilità di continuare l’attività agricola, viene incentivata una progressiva conversione verso l’insediamento di aree boscate in ampliamento a quelle esistenti. La realizzazione degli interventi di conversione a bosco dovrà comunque garantire il mantenimento della maglia irrigua, e delle siepi boscate e dei filari esistenti. Le Aree agricole con presenza di zone umide artificiali da assoggettare ad interventi di rinaturalizzazione convenzionati e aree a lago esistenti (art. 2.5) comprendono la parte dei terreni delle cave attive o dismesse, più prossima ai bacini di falda, per le quali sono previsti interventi di recupero ambientale. AMBITI AGRICOLI
Le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti agricoli” interessano gran parte del territorio disciplinato dal PPI, rendendo tale ambito, anche per il suo ruolo ecologico, uno dei punti salienti della pianificazione. L’Area agricola (art.2.3) individua quelle parti di territorio dove l’agricoltura deve essere mantenuta, sostenuta ed incentivata, oltre che come attività economica importante, anche in funzione di salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio. I prati con irrigazione iemale e quindi assimilabili a marcite, in virtù della loro particolare
attrezzata o di ripristino di situazioni di degrado, finalizzate anche
valenza ambientale, sono indicati con apposita simbologia.
alla organizzazione di aree per la sperimentazione funzionale dell’in-
Il Piano intende promuovere e incentivare l’incremento delle pratiche
segnamento scolastico teso alla esemplificazione delle modalità di in-
agronomiche a minor impatto ambientale e, in particolare la conser-
tervento e gestione del territorio.
vazione e l’incremento dei prati stabili, dei prati assimilabili alle marcite, dei prati magri e di siepi e filari, anche mediante la stipula di
ALTRE AREE
specifiche convenzioni con gli agricoltori.
Tra le altre aree rivestono particolare rilievo i Nuclei edificati di in-
In questa zona non è consentito l’insediamento di nuove strutture
teresse storico-paesistico (art. 2.7), costituenti per la loro composi-
artigianali e industriali, mentre per le attività esistenti è consentita
zione o per la presenza di elementi architettonici di rilievo, centri di
la prosecuzione, a condizione che non vengano effettuate lavorazioni
riferimento nell’attuale tessuto rurale. In tali nuclei l’attività agricola
nocive e insalubri. È invece ammessa l’attività agrituristica.
è sempre considerata funzione primaria e prevalente, mentre sono ritenute compatibili o complementari le destinazioni residenziali, socio-
AMBITI PER LA FRUIZIONE
assistenziali, culturali, agrituristiche.
Le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti per la frui-
Ogni intervento dovrà essere finalizzato al recupero e alla valorizza-
zione” non assumono particolare rilevanza da un punto di vista quan-
zione del patrimonio edilizio esistente ed eventuali trasformazioni,
titativo e normativo.
ampliamenti e nuovi inserimenti dovranno presentare tipologie conso-
Le Aree di pubblico interesse (art. 2.6) comprendono gli ambiti già in
ne all’esistente.
disponibilità delle Amministrazioni Comunali o di interesse ai fini di
Infine, il Piano individua i criteri per la gestione di Canali e fossi (art.
una possibile pubblica acquisizione per la realizzazione di progetti
3.2) e per la riqualificazione di Aree degradate (art. 3.7) e di Aree
pilota di potenziamento forestale, di rinaturalizzazione, di fruizione
estrattive (art. 3.8).
460 Parco del Roccolo
Il Piano si basa sul mantenimento, il recupero e la riqualificazione dell’assetto naturale e paesistico, nonché continuazione dell’attività agricola, nell’ottica della tutela del paesaggio tradizionale, della conservazione e ampliamento della vegetazione forestale
461
GESTIONE FRUIZIONE E PROGETTUALITÀ Aspetti gestionali
La struttura che gestisce il Parco è composta da 3 persone:
co stima il coinvolgimento di 570 studenti nelle
•
Direttore tecnico (dott. agr.);
attività di educazione ambientale e di circa 200
•
Responsabile tecnico (arch.);
persone nei diversi eventi organizzati sul suo
•
Collaboratore Amministrativo.
territorio.
Il Parco si avvale inoltre della collaborazione di tecnici esterni per il
Gli ambiti di maggior concentrazione da parte
raggiungimento di specifici obiettivi.
degli utenti sono rappresentati dal percorso lungo il Villoresi, utilizzato per passaggiate in bici-
Budget
Il totale delle entrate nel 2006 è stato pari a 158.277 €. Il contributo
cletta e a piedi. Per il resto le principali modalità
della Provincia di Milano è stato pari a 64.809 € (41 % dell’ammontare
fruitive sono rappresentate dalle passaggiate in
delle entrate).
mountain bike e a cavallo, mentre pochi sono gli
La Provincia di Milano, con il bando 2006 per il finanziamento dei PLIS,
utenti che percorrono a piedi il Parco.
ha stanziato 118.478 € per l’acquisizione del bosco del Roccolo.
Ricognizione delle aree pubbliche
Sistema di relazioni con altri attori non istituzionali
L’intervento fra quelli previsti che presenta un Le principali aree di proprietà pubblica coprono una superficie com-
potenziale ruolo funzionale all’interno del si-
plessiva di oltre 18 ettari, sono rappresentate da:
stema della rete ecologica è rappresentato dal-
•
Bosco di Arluno (5,4 ha);
la realizzazione di un intervento di forestazione
•
La Vallascia a Busto Garolfo (9,4 ha);
curato dall’ERSAF che interessa una serie di aree
•
Bosco del Roccolo a Canegrate (3,3 ha).
nei territori di Casorezzo e Nerviano, in attuazione alle politiche di miglioramento dell’assetto
Il Parco organizza ogni anno numerose iniziative divulgative, culturali
ecologico e forestale del territorio presenti nel
e di sensibilizzazione alle popolazioni, con temi di carattere natura-
PTCP. A tale scopo la Provincia di Milano ha atti-
listico, ambientale e della cultura contadina, fra le quali è possibile
vato risorse per la progettazione e la realizzazio-
segnalare le specifiche attività di educazione ambientale rivolte alle
ne di interventi di riqualificazione ambientale e
scuole dei comuni del Parco.
di forestazione su aree pubbliche comunali.
Il Parco ha attivato una serie di relazione con il partenariato locale, in
Per quanto riguarda gli ambiti di cava il Parco ha
modo particolare con:
avviato una serie di interventi di riqualificazione
•
Legambiente;
ambientale che interessano la cava di Arluno e
•
Associazione Cacciatori;
quella di Casorezzo. La dismissione di quest’ul-
•
Associazione Agricoltori;
tima area estrattiva, ha rappresentato l’occasio-
•
Protezione Civile;
ne per una corretta valorizzazione attraverso un
•
Lipu.
progetto di risanamento ambientale di un vasto ambito di 63.500 mq. Il progetto verte sulla pro-
Utenza
Interventi, progetti e studi
Non esistono indagini in grado di permettere una valutazione quali/
gressiva riconversione dell’area verso una nuova
quantitativa delle caratteristiche degli utenti del PLIS, anche se il Par-
forma di naturalità, intervenendo sull’assetto ve-
I principali obiettivi del Parco sono il mantenimento, il recupero e la riqualificazione dell’assetto naturale e paesistico, nonché continuazione dell’attività agricola, nell’ottica della tutela del paesaggio tradizionale, della conservazione e ampliamento della vegetazione forestale
462 Parco del Roccolo
463
In attuazione delle politiche di miglioramento dell’assetto ecologico e forestale presenti nel PTCP, la Provincia ha attivato risorse per la progettazione e la realizzazione di un intervento di forestazione curato dall’ERSAF che interessa una serie di aree nei territori di Casorezzo e Nerviano (Provincia di Milano – ERSAF, 2006)
getazionale presente, con l’obiettivo primario di incrementare i valori
(attraversanti aree boscate, campi, filari, percorsi d’acqua), punti di
naturalistici e di biodiversità, in un’ottica di fruibilità del patrimonio
partenza per una riqualificazione fruitiva del Parco stesso, integrata
ambientale rigenerato, mediante percorsi-passeggiate attrezzati per
con la pratica agricola.
garantire una facile accessibilità, anche per persone disabili. Il pro-
Il primo intervento ha coinvolto come ambito territoriale i comuni di
getto è stato suddiviso in due lotti di intervento: il primo di 21.000
Arluno, Nerviano e Parabiago, con la realizzazione di un ulteriori tas-
mq, terminato nell’agosto 2004, il secondo di 42.500 mq, in fase di
sello della rete del Parco, che aumenterà la sua estensioni di ulteriori
affidamento lavori per la realizzazione.
5 km di tracciati formanti una sorta di circuito, snodato tra aree bo-
La cava di Arluno, detta del Signù, interessa un’area di circa 500 mq,
scate, campi coltivati e rogge.
diventata luogo di abbandono abusivo di rifiuti che si accumulano nei
Infine, il Parco del Roccolo, al fine di dare attuazione al proprio pro-
decenni. Gli interventi di recupero ambientale sono stati finalizzati al
gramma di gestione e pianificazione ambientale, ha intrapreso a parti-
ripristino e rinaturalizzazione dell’ex cava e alla rivalutazione com-
re dal 2001, una politica di acquisizione delle aree boscate di maggior
plessiva dell’intera area, con l’obiettivo di creare una zona fruibile a
pregio presenti sul territorio, condizione irrinunciabile per una garan-
scopo ricreativo e sportivo, attraverso la creazione di un punto infor-
zia di salvaguardia e conservazione del territorio e in particolare delle
mativo sul Parco attraverso pannelli illustrativi, realizzazione di un
aree boschive residuali.
percorso vita, formazione di un percorso pedonale e di un punto di
Si tratta del bosco di Arluno (53.950 mq), dei boschi della Vallascia
sosta attrezzato.
(93.960 mq) e del bosco del Roccolo (32.600 mq), per il quale il Parco
Per quanto riguarda il sistema dei percorsi, il Parco ha avviato un
ha approntato un intervento di rinaturalizzazione, avente la finalità di
progetto a carattere conoscitivo sulla fitta rete della viabilità agro-
ottenere una copertura vegetale nativa, dominata dalle querce, che as-
silvo-pastorale, ritenuta l’elemento fondamentale per la conoscenza e
sumerebbe notevole valenza ecologica e paesaggistica, comunque con
la fruizione del territorio, nell’ottica di uno un scenario reticolare per
significativa presenza di altre specie di pregio come frassino, tiglio e
il Parco, individuabile da una rete di percorsi a diverse caratteristiche
ciliegio.
464 Parco del Roccolo
Il Parco ha avviato una serie di interventi di riqualificazione ambientale che interessano gli ambiti di cava, fra i quali quella di Casorezzo rappresenta l’occasione per una corretta valorizzazione di un vasto ambito di 63.500 mq
465
PA R C O D E L G R U G N O TO RTO - V I L L O R E S I Elementi identificativi .........................468 Inquadramento territoriale ................472 Territorio del Parco ............................479
466
Pianificazione ........................................492 Gestione, fruizione e progettualitĂ ....492
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco del Grugnotorto-Villoresi
Codice PLIS: PL_040
P R O V I N C E : Milano. C O M U N I : Cusano Milanino, Cinisello Balsamo, Muggiò, Nova Milanese,
Paderno Dugnano, Varedo. R I C O N O S C I M E N T O : Del.GR n°6/46253 del 12/11/1999 (riconoscimento
nei comuni di Cusano Milanino, Muggiò, Paderno Dugnano); Del.GR n°7/6754 del 09/11/2001 (ampliamento a Nova Milanese); Del.GP n°154/03 del 26/03/2003 (ampliamento a Varedo); Del.GP n°481/04 del 16/06/04 (ampliamento a Cinisello Balsamo); Del.GP n°333/07 del 21/05/07 (modifica perimetro Cinisello Balsamo). A M P L I A M E N T I : Bovisio Masciago, Desio.
G E S T I O N E : Convenzione tra i Comuni di Cusano Milanino, Cinisello
Balsamo, Muggiò, Nova Milanese, Paderno Dugnano, Varedo. S E D E : Municipio di Paderno Dugnano,
via Grandi 15, 20037 Paderno Dugnano (MI) tel. 02 91004369 fax. 91004423 e-mail: grugnotorto@comune.paderno-dugnano.mi.it www.comune.paderno-dugnano.mi.it/grugnotorto nella pagina accanto, Nella conurbazione densa della prima cintura a nord del capoluogo milanese, il Parco ha l’obiettivo di tutela e riprogettazione paesistica di una vasta area inedificata nella quale l’agricoltura è presente in forma residuale
S U P E R F I C I E : totale: 783 ha;
provincia di Milano: 522 ha provincia di Monza e Brianza: 261 ha. O B I E T T I V I : tutela e riprogettazione paesistica
di un’area inedificata interclusa.
nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR
Nella conurbazione densa di prima cintura a nord di Milano, il Parco tutela una vasta area inedificata nella quale l’agricoltura è presente in forma residuale, ponendosi come indispensabile
Inquadramento territoriale e possibili ambiti di ampliamento del Parco su ortofoto
struttura di connessione ecologica tra i parchi regionali Nord Milano, Groane e Valle Lambro.
468 Parco del Grugnotorto-Villoresi
469
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco del Grugnotorto-Villoresi fa parte del sub-sistema del centro, tra i parchi delle Groane e della Valle Lambro, costituito anche dai PLIS della Brughiera Briantea, della Brianza Centrale, della Balossa e della Media Valle del Lambro. Localizzato a nord dell’asse autostradale dell’A4, il Parco è attraversato dai tracciati della Tangenziale Nord, della Milano-Meda e del canale Villoresi.
Territorio
Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
Il Parco si sviluppa nel territorio fortemente urbanizzato della cintura
tipologie variamente accostate e contrap-
metropolitana a nord del capoluogo, un’area che accoglie un sistema
poste, sia gli affacci delle aree industriali,
molto complesso di funzioni e usi del suolo eterogenei e scarsamente
solo in apparenza omogenee nella regola-
coerenti, appoggiati ad un sistema di reti locali che non ne favoriscono
rità della rappresentazione planimetrica, in
l’integrazione essendo tutte le strutture urbane organizzate per gem-
realtà composte dalle più diverse tipologie
mazione o aggregazione ai perimetri dei diversi nuclei urbani.
produttive, generatrici di un complessivo
Lo stesso tracciato del Villoresi, potenzialmente fattore di unificazio-
effetto di disordine.
ne dell’area, è prevalentemente inglobato negli abitati e si presta qua-
Del resto la fitta rete infrastrutturale viaria,
si unicamente a segnare una trama lineare di interesse e qualificazione
che spezza la continuità del Parco, soprat-
in senso est-ovest per questi ultimi, essendosi fortemente rarefatta la
tutto in presenza dei principali assi stra-
rete dei derivatori ed indebolito il conseguente rapporto con la trama
dali, quali la Milano-Meda e la Tangenziale
agraria a sud del canale.
Nord, persegue semplicemente la logica di
Il processo di sviluppo dell’area, fortemente acceleratosi a partire da-
nuovi assi di trasporto, non essendo stata
gli anni Sessanta, è avvenuto infatti secondo modalità insediative che
posta nessuna cura nella loro possibilità di
hanno compromesso in modo significativo l’ambiente e la preesistente
divenire elementi ordinatori delle gerarchie
struttura territoriale, con una netta espansione dei centri urbani, una
territoriali e di conseguenza degli spazi at-
volta poco estesi e con nuclei densi a delimitazione abbastanza netta e
traversati.
ben separati tra di loro, che ha condotto alla fusione di nuclei limitrofi
Le principali indicazioni fornite dagli stru-
e alla eliminazione delle case sparse caratteristiche degli insediamen-
menti urbanistici comunali sono costituite,
ti rurali. Questo processo ha determinato la comparsa di ampie aree
oltre che dalla presenza di ampie aree di
destinate alle attività produttive e commerciali che, assieme all’espan-
cava, da una forte caratterizzazione pro-
sione delle aree residenziali, ha concorso in modo significativo all’ero-
duttiva delle aree urbane che si affacciano
sione di estese superfici agricole, soprattutto lungo la Rho-Monza e la
sul Parco e da espansioni residenziali che
Comasina, anche se la maturazione di iniziative volte a riqualificare gli
interessano principalmente i margini urbani
ambiti più compromessi, come quello del Parco Nord, ha contribuito a
degli abitati che si affacciano sul sistema
elevare i valori territoriali e urbani dell’area.
delle aree aperte e che hanno determinato
Oggi, emerge l’assenza di una qualsivoglia forma di paesaggio carat-
la saldatura tra i centri abitati contermini in
terizzante in maniera univoca l’ambito, i cui bordi urbani non costitui-
particolare Paderno Dugnano, Nova Milane-
scono mai margine definito tra una situazione effettivamente “urbana”
se e Varedo, comuni dove sono in atto evi-
e un’altra riconoscibile come agricola. Questa condizione riguarda sia
denti trasformazioni insediative.
gli affacci delle strutture residenziali, caratterizzati da confusione di
472
Nel territorio fortemente urbanizzato a nord di Milano emerge l’assenza di una qualsivoglia forma di paesaggio caratterizzante in maniera univoca l’ambito, i cui bordi urbani non costituiscono mai margine definito tra una situazione effettivamente “urbana” e un’altra riconoscibile come agricola
Paesaggio e ambiente
Il Parco del Grugnotorto-Villoresi, pur con le limitazioni determinate dalla forte pressione antropica, può contribuire alla ricucitura fra le aree agricole periurbane e quelle di frangia, oltre che, almeno in prospettiva, come indispensabile struttura di connessione ecologica tra i parchi regionali Nord Milano, Groane e Valle Lambro
Il Parco del Grugnotorto-Villoresi è situato nella porzione centro-set-
interesse ecologico propri della campagna, mentre le due grandi cave
tentrionale della provincia di Milano, fra l’alta pianura irrigua del Vil-
in territorio di Paderno Dugnano e Nova Milanese, per quanto in parte
loresi e la media pianura irrigua dei fontanili, in un ambito densamen-
riqualificate, e la larga diffusione di situazioni di uso temporaneo o
te urbanizzato, attraversato da importanti direttrici di comunicazione,
improprio dei suoli che costellano i perimetri dell’area sono ulteriore
caratterizzato da scarsi spazi aperti, limitati alle frange tra un centro
segnale della difficoltà di ricomposizione del sistema territoriale e
urbano e l’altro.
sono indicatori della pratica impossibilità di attivare processi di ripro-
Si tratta di un ambito di paesaggio agrario sostanzialmente pianeg-
duzione della qualità ambientale attuabili mediante semplici forme di
giante che appare oggi profondamente segnato dai più recenti trac-
sostegno alle funzioni agricole o interventi di qualificazione di carat-
ciati stradali quali, in particolare, quello della Rho-Monza. Rispetto
tere puntuale.
al tema del paesaggio, occorre sottolineare la scarsità di elementi di
Le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato tale am-
caratterizzazione e la perdita delle tracce dell’organizzazione storica
bito hanno fatto si che le uniche presenze di una qualche significati-
delle trame territoriali, a cui contribuisce la forte rarefazione della
vità sono rappresentate dagli ambiti di naturalità del Parco Nord, che
rete dei derivatori del Villoresi e il conseguente indebolimento del
rappresentano oggi degli elementi di eccezione in un territorio in cui
rapporto con la trama agraria a sud del canale.
la presenza di spazi aperti appare di scarso rilievo, determinando una
Il Parco, può garantire, pur con le forti restrizioni determinate dagli
limitata funzionalità ecologica. Il Parco del Grugnotorto-Villoresi, pur
attraversamenti infrastrutturali e dalla localizzazione nel cuore del-
con le limitazioni determinate dalla forte pressione antropica, si pone
l’area densa a nord del capoluogo, un fondamentale anello di collega-
l’obiettivo di ricucitura fra le aree agricole periurbane e quelle di fran-
mento del sistema ecologico fra il Parco Nord, il Parco della Valle del
gia, oltre che, almeno in prospettiva, come indispensabile struttura
Lambro e il Parco delle Groane.
di connessione ecologica tra i parchi regionali Nord Milano, Groane e
Le attività agricole, per quanto penalizzate dalla forte pressione an-
Valle Lambro.
tropica e da una rete irrigua dismessa o priva di manutenzione, ap-
Sotto il profilo paesistico-ambientale, sono aree di estrema potenziali-
paiono ancora presenti, con una cospicua presenza di seminativi, oltre
tà (e per contro di estrema fragilità) proprio in ordine al loro ruolo di
ad alcuni incolti degradati, mentre il prato appare poco rappresen-
assorbimento degli impatti da parte del sistema insediativo e in rela-
tato. Il modificarsi delle pratiche agricole ha però comportato una
zione alla loro funzione di riequilibrio ecologico, riqualificazione del
progressiva riduzione e impoverimento dei caratteristici elementi di
paesaggio e promozione di un “presidio ecologico” del territorio.
474 Parco del Grugnotorto-Villoresi
L’ambito denota la scarsità di elementi di caratterizzazione e la perdita delle tracce dell’organizzazione storica delle trame territoriali, a cui contribuisce la forte rarefazione della rete dei derivatori del Villoresi e il conseguente indebolimento del rapporto con la trama agraria a sud del canale
475
Mobilità
L’ambito circostante il PLIS è interessato dalla presenza di una fitta infrastrutturazione, in relazione alla sua collocazione all’interno di un comparto territoriale densamente urbanizzato. I principali assi stradali che attraversano il suo territorio sono la A52 Tangenziale Nord di Milano, con andamento est-ovest (interconnessa alla rete locale grazie agli svincoli di Cinesello B. Nord, Nova Milanese e Paderno Dugnano), e la ex-SS35 Milano-Meda, con andamento nord-sud (interconnessa alla rete locale grazie agli svincoli di Paderno Dugnano Sud e Nord, Varedo e Bovisio Masciago). Oltre a questi si segnalano anche altri itinerari provinciali e intercomunali che interessano le diverse propaggini del Parco, rappresentati, tra gli altri, dalla SP9 vecchia Valassina (lungo la quale transita la linea tranviaria interurbana Milano-Desio, attualmente sottoutilizzata), dalla SP132 Varedo-Desio, dalla ex-SS527 Bustese, dalla SP119 Garbagnate-Nova M., dalla SP131 Sesto S.Giovanni-Nova M. e dalla SP151 Cinisello-Desio. Decisamente più esterni si posizionano, infine, altre direttrici viarie con andamento radiale rispetto a Milano (innestate sul tratto centrale dell’autostrada A4), ossia la SS36-SP5 Monza-Cinisello-Sesto (a est) e la SP44 Comasina (a ovest), lungo la quale transita la linea tranviaria interurbana Milano-Limbiate (anch’essa ad oggi sottoutilizzata) e parallelamente alla quale scorre la linea ferroviaria Milano-Asso (con le più vicine stazioni di Paderno, Palazzolo e Varedo). In questo contesto sono numerose le previsioni infrastrutturali volte al miglioramento delle condizioni di accessibilità verso il capoluogo lombardo ed al rafforzamento delle connessioni locali intercomunali, che , in alcuni casi, coinvolgono direttamente il territorio del PLIS. Per quanto riguarda la rete stradale di grande comunicazione, sono da segnalare: il potenziamento della SS36-SP5, oggetto di due distinti progetti (quello relativo alla tratta Monza-Cinisello B., con realizzazione del cosiddetto “tunnel di viale Lombardia”, per il quale dovranno partire a breve i lavori, e quello relativo alla tratta Cinisello-Sesto-viale Fulvio Testi, di cui la Provincia di Milano sta completando la progettazione definitiva), la riqualificazione-potenziamento della SP46 Rho-Monza (per la quale è in fase di predisposizione un progetto preliminare che consentirà la messa a norma delle caratteristiche plano-altimetriche dell’itinerario),
In questo comparto territoriale densamente urbanizzato, una fitta rete infrastrutturale interessa l’ambito del Parco, spezzandone la continuità, soprattutto in presenza dei principali assi stradali, quali la Tangenziale Nord e la Milano-Meda
il potenziamento della ex-SS35 Milano-Meda, anch’essa oggetto di due di-
moderne metrotranvie (per le quali sono, rispettivamente, disponibile ed
stinti interventi (quello relativo alla tratta Cesano Maderno-Lentate, parte
in fase di predisposizione, i progetti definitivi) e l’articolato progetto di
dell’asse principale del Sistema Viabilistico Pedemontano, e quello relati-
ammodernamento della linea ferroviaria Milano-Asso, nella tratta Pader-
vo alla tratta Milano-Cesano Maderno, per la quale sta per essere avviato
no D.-Seveso, necessario per migliorare la qualità del servizio ferroviario
uno studio di fattibilità per l’inserimento della terza corsia, in continuità
suburbano offerto. Quest’ultimo intervento consiste nell’adeguamento
con quanto previsto per la precedente tratta di Pedemontana).
degli impianti di trazione, nell’eliminazione dei passaggi a livello e nella
Per quanto riguarda la viabilità locale ed intercomunale si segnalano, ol-
ristrutturazione/rilocalizzazione di alcune stazioni (con differenti stadi
tre al nuovo raccordo con lo svincolo di Cinisello B. Nord sulla A52 (opera
di avanzamento progettuale e realizzativo), oltre che nell’ipotesi di rea-
prioritaria connessa con la realizzazione del “tunnel di viale Lombardia”),
lizzazione del terzo binario lungo la tratta Affori-Paderno, che consenti-
la variante alla SP131 tra Muggiò e Nova M. (in fase di realizzazione da
rebbe un più consistente incremento dell’offerta. Poco distante dal PLIS
parte della Provincia di Milano, che ricade, per un breve tratto, all’interno
è prevista, infine, la localizzazione dell’importante nodo di interscambio
del Parco) e la variante alla ex-SS527 a nord di Nova M. (secondo la previ-
di Monza-Bettola, in corrispondenza del quale si attesteranno il prolunga-
sione contenuta nel PRG comunale).
mento della linea metropolitana milanese M1, la nuova linea M5, la nuova
Per quanto riguarda la rete di trasporto pubblico sono, invece, da se-
tranvia Bicocca-Sesto S.G. ed uno dei rami dell’ipotizzato sistema tranvia-
gnalare: la riqualificazione delle tranvie interurbane Milano-Desio (con
rio di Monza (che, in prospettiva, potrà estendersi anche verso ovest con
prolungamento fino a Seregno) e Milano-Limbiate, per trasformarle in
un ramo attestato nei pressi del Parco, in territorio di Muggiò).
476 Parco del Grugnotorto-Villoresi
Sistema della mobilità esistente e prevista
477
T E R R I TO R I O D E L PA R C O Il territorio del Parco del Grugnotorto-Villoresi si presenta come un’oasi non edificata, per quanto diffusamente antropizzata, racchiusa in una delle aree più intensamente abitate dell’hinterland milanese, una conurbazione densa nella quale si inseriscono significativi poli produttivi, servita da una rete viaria molto ramificata che determina una notevole frammentazione del territorio, che anche lungo il corso del Villoresi fatica a trovare un elemento di continuità ambientale.
Il Parco ha principalmente aree dedicate all’agricoltura, ma dispone
Aspetti territoriali
anche di importanti realtà fruibili come la Cava Nord di Paderno, gli ambiti sportivi di Muggiò e Nova, oltre che di Paderno, con il Centro Sportivo comunale formato da piscine e impianti per il calcio e l’atletica leggera, per un’estensione complessiva di 64 ettari. Il territorio della porzione centro-meridionale del Parco concentra i poli produttivi di maggiori dimensioni (Nova Milanese) e le infrastrutture lineari più importanti, con la Tangenziale Nord che produce una netta divisione dell’area, mentre nella zona più meridionale del Parco insistono alcuni ambiti per servizi nel territorio di Cinisello Balsamo. Le dinamiche insediative, che privilegiano l’affaccio in prossimità dei Un territorio diffusamente antropizzato, nel quale le dinamiche insediative privilegiano l’affaccio in prossimità dei limiti amministrativi, causando spesso una difficoltà di continuità tra l’area del Parco e le zone agricole circostanti
limiti amministrativi, causano spesso una difficoltà di continuità tra l’area del Parco e le zone agricole circostanti. Dalla lettura degli strumenti urbanistici comunali emergono, all’interno del perimetro del Parco, accanto a una preponderante presenza di aree destinate a standard locali e sovralocali e a uso agricolo, alcuni impianti di cava, attivi o dismessi, che con una superficie complessiva di 50 ettari segnano in modo significativo il territorio, rappresentando allo stesso tempo un’importante opportunità da un punto di vista
nella pagina precedente, Usi aggregati dei suoli
ambientale.
Parco del Grugnotorto-Villoresi
479
Aspetti paesistico-ambientali
Morfologicamente l’area del Parco presenta caratteri di assoluta omo-
Benché si tratti di un’area di antica antropizzazione, il patrimonio sto-
geneità sotto il profilo geomorfologico. L’incisione in senso nord-sud
rico-architettonico, pur di una certa rilevanza, non appare paragonabi-
prodotta dal corso del Seveso, peraltro esterna all’area di studio e si-
le per diffusione e valore ad altri ambiti della provincia. Le emergenze
tuata a est del sistema conurbativo formatosi lungo il tracciato storico
storico-architettoniche all’interno del perimetro del Parco non sono
della Comasina da Cormano a Paderno Dugnano e a Varedo, non de-
numerose, essendo i centri storici localizzati esternamente rispetto al
termina aspetti morfologicamente rilevanti o percepibili e il territorio
suo perimetro.
si presenta uniformemente livellato. L’area è altresì attraversata e, in
In questo vasto comparto agricolo la presenza più significativa è
un certo senso separata, dal corso del canale Villoresi che, nel nord
rappresentata dal canale Villoresi, con i suoi caratteristici manufatti
Milano, delimita artificialmente la pianura asciutta dalla bassa pianura
idraulici che costellano il territorio agricolo, e ormai diventato ele-
irrigua.
mento quasi naturale del paesaggio con le sue sponde alberate.
Beni storico-architettonici e ambientali
Nonostante l’elevato carico antropico, il Parco comprende principalmente aree agricole a seminativo semplice, con complessi rurali an-
Il complesso di villa Bagatti Valsecchi a Varedo, peraltro ormai in-
cora attivi, ma dispone anche di zone umide, sorte in vecchie cave, e
tercluso su tre lati dagli sviluppi urbani, rappresenta, insieme al suo
relitti di boschi planiziali che coprono una superficie complessiva di
parco, agli annessi agricoli e al viale monumentale prospettico, che
74 ettari che rappresentano notevoli potenzialità di ricostruzione am-
si estende fino a Paderno Dugnano, un’eccezione, mancando forti ri-
bientale ed ecologica del territorio.
ferimenti di connotazione monumentale o storica, mentre i residui
L’orientamento delle sistemazioni agrarie, in passato caratterizzate da
elementi dell’organizzazione degli ordinamenti agrari storici, rico-
grande regolarità e costanza nel parallelismo degli andamenti, risul-
noscibili nella giacitura delle strade rurali, per altro interrotte quasi
ta oggi poco significativo ed intelleggibile, oltre che profondamente
ovunque dai nuovi tracciati, e nella presenza di residue alberature a
intaccato dai più recenti tracciati stradali quali, in particolare, quello
filare non hanno capacità di caratterizzazione degli spazi e non costi-
della Tangenziale Nord nel lungo arco descritto fra Cinisello e Nova
tuiscono capisaldi paesisticamente significativi.
Milanese.
Il rapporto tra aree edificate ed aree libere, penalizzante rispetto alla “qualità” ecologica dei luoghi, unitamente alla mancanza di continuità dei comparti coltivati e della rete viaria rurale, sottolinea l’importanza dei progetti di ricostruzione dell’assetto del paesaggio
La rete irrigua derivata dal Villoresi risente negativamente della caoti-
Ai margini del Parco sono invece presenti il complesso di villa Agnesi
ca coalescenza degli insediamenti umani che hanno sottratto notevoli
alla Valera di Varedo, dimora di campagna della matematica Gaetana
porzioni di campagna e non di rado interrotto le vie d’acqua preesi-
Agnesi, ma soprattutto occorre segnalare il sistema di ville e giardini
stenti: particolarmente chiaro il caso del raccordo autostradale.
che interessa il corso del Seveso, e che in territorio di Paderno può
Il rapporto tra aree edificate ed aree libere, penalizzante rispetto alla
annoverare importanti emergenze, quali le ville Bossi Riboldi, De Ca-
“qualità” ecologica dei luoghi, unitamente alla mancanza di continuità
pitani D’Arzago, Casati Castoldi. Altri importanti complessi storico-
dei comparti ancora coltivati e della rete viaria rurale di connessione
architettonici sono rappresentati da villa Ghirlanda Silva a Cinisello
è un importante segnale della neccessità di un intervento globale e
(sede del Centro di fotografia contemporanea) e dal quartiere giardino
di carattere sovracomunale di progetto e di ricostruzione dell’assetto
Milanino a Cusano Milanino.
delle aree oggi genericamente considerate agricole.
I complessi rurali, prevalentemente a corte aperta e spesso trasforma-
480 Parco del Grugnotorto-Villoresi
Un patrimonio storicoarchitettonico non paragonabile per diffusione e valore ad altri ambiti della provincia, nel quale si segnala il complesso di villa Bagatti Valsecchi a Varedo, insieme al suo parco e al viale monumentale prospettico
481
ti, non interessano in modo particolare l’ambito e all’interno del Parco risultano presenti solo in pochi casi rappresentati dalla cascina Boscaccio a Muggiò, dalla cascina Uboldi a Paderno Dugnano. All’esterno del Parco è invece possibile segnalare il già ricordato aggregato rurale di Valera (Varedo) e il nucleo di cascina Antona Traversi a Muggiò. Per quanto riguarda invece le architetture religiose, la chiesetta di Sant’Eusebio a Cinisello Balsamo costituisce, per la sua notorietà, un elemento di chiaro riferimento territoriale. Gli assi storici della Valassina, al centro del Parco, e della Comasina, lungo il margine occidentale, rappresentano due importanti elementi della memoria storica, sui quali si è storicamente appoggiato lo sviluppo del sistema insediativo del nord Milano. La fruizione dell’ambiente naturale da parte delle popolazioni è favorita dalla posizione dei nuclei urbanizzati rispetto all’area centrale del Parco, che permettono lo sviluppo di vie di accesso da ciascuno dei centri abitati che si affacciano su di esso, consentendo all’utente di raggiungere agevolmente i diversi ambiti, grazie allo sviluppo futuro
Importanti complessi storicoarchitettonici sono la chiesetta di Sant’Eusebio a Cinisello Balsamo che, per la sua notorietà, costituisce un elemento di chiaro riferimento territoriale, e, soprattutto il quartiere giardino Milanino a Cusano Milanino
di percorsi fruitivi che non interferiscono con le principali vie di comunicazione. Fra i più significativi ambiti di interesse naturalistico l’oasi dei Gelsi a Paderno Dugnano e il Bosco bello di Varedo, tradizionale riserva di legna per i contadini dei primi anni del secolo scorso.
Parco del Grugnotorto-Villoresi
nella pagina precedente, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
483
Aspetti naturalistici
VEGETAZIONE
FAUNA
Il territorio del Parco del Grugnotorto-Villoresi è costituito essenzial-
La componente animale risente in maniera più manifesta della presen-
mente da campi coltivati con presenza di piccole aree boscate, siepi e
za di un ambiente naturale per lo più notevolmente banalizzato: fra
filari di alberi.
le specie presenti mancano infatti le componenti tipiche dei boschi
La maggior concentrazione di aree boscate, seppur di esigua dimen-
pianiziali o comunque di habitat di particolare interesse.
sione, si ha all’estremità orientale dell’area ed anche se la robinia
La banalizzazione faunistica appare significativamente maggiore di
(Robinia pseudoacacia) risulta l’unica specie arborea presente, il sot-
quella osservata in aree relativamente prossime e pure assai degradate
tobosco conserva buona traccia del bosco originario, soprattutto nello
vegetazionalmente, ma caratterizzate dalla permanenza di boschi e bo-
strato erbaceo che si caratterizza per elevata presenza di carice brizo-
schetti relativamente più estesi anche se assai poveri floristicamente.
lina (Carex brizoides) e bambagione aristato (Hoicus mollis).
Sono presenti diverse specie di uccelli, oltre a qualche piccolo mam-
Sono presenti anche esemplari di pervinca (Vinca minor) ed edera (He-
mifero, come il toporagno e la donnola e alcune specie di anfibi (ra-
dera helix), mentre tra gli arbusti permangono e sono ben rappresen-
ganella e rana verde) e rettili (lucertola muraiola, biacco e natrice dal
tati, anche con esemplari di buona dimensione, il nocciolo (Coryius
collare).
avellana), la fusaggine (Euonymus europaeus) e il biancospino (Cra-
Si sottolinea, infine, il notevole effetto di corridoio faunistico che il
taegus monogyna).
canale Villoresi potrebbe assumere per collegare gli ambiti rinaturaliz-
La formazione boschiva, situata nei pressi del lago di cava in comune
zati del Parco al più vasto contesto faunistico planiziale di riferimento,
di Paderno Dugnano, spicca quale elemento di interesse naturalistico
consentendo quindi la ricolonizzazione del Grugnotorto con elementi
nel territorio del Parco, per la presenza di un saliceto naturaliforme
faunistici oggi assenti o assai rarefatti.
di buon sviluppo verticale, che ospita una trentina dì specie tra cui l’acero campestre (Acer campestre), il pioppo bianco (Populus alba), il ciliegio (Prunus avìum) e il salice bianco (Salix alba). Si tratta in sostanza di un bosco igrofilo abbastanza simile a quelli propri delle sponde fluviali che, oltretutto, ospita un buon contingente di una vistosa orchidea spontanea appartenente alla specie Cephalanthera lonqifoiia che rappresenta una reale ed inaspettata emergenza floristica del Parco. In un territorio costituito essenzialmente da campi coltivati, la maggior concentrazione di aree boscate, seppur di esigua dimensione, si ha all’estremità orientale dell’area, segnata dalla diffusa presenza della robinia
Numerose sono le siepi, composte da elementi arborei ed arbustivi
Fra i più significativi ambiti di interesse naturalistico, il Bosco bello di Varedo costituiva la tradizionale riserva di legna per i contadini dei primi anni del secolo scorso
spontanei, e i filari di alberi, che delimitano i terreni coltivati ed interrompono la monotonia del paesaggio agricolo. Le specie più comuni sono il pioppo nero e il platano, ma in una formazione di questo tipo è stato rinvenuto l’unico ontano nero osservato nel Parco.
484 Parco del Grugnotorto-Villoresi
485
La rete ecologica
La costituzione di una rete ecologica su un territorio fortemente compromesso dal punto di vista ecologico, quale quello del Parco del Grugnotorto-Villoresi, trova il suo principale ostacolo in un territorio diffusamente antropizzato e con una rete viaria molto ramificata e con un sistema di aree naturaliformi di scarso rilievo, costituito da alcuni lembi boscati relitti. Solo lungo l’asse del corso del Villoresi è possibile trovare un elemento di continuità ecologica, anche se i tracciati autostradali producono una serie di nette divisioni. Il canale, ancorché poco visibile e poco rispettato nelle sue caratteristiche di corso d’acqua con funzioni irrigue, costituisce però una straordinaria occasione di riqualificazione unitaria sia degli spazi urbani sia di quelli agricoli, unitamente alla sua caratteristica di corridoio ecologico e fruitivo continuo est-ovest, in grado di collegare con un percorso attrezzato di ripa il Parco con le valli fluviali dell’Adda e del Ticino, attraverso Groane e Lambro. In questo ambito il recente progetto di Dorsale verde del nord Milano elaborato dall’Amministrazione provinciale si propone di mettere in relazione e ricondurre a sistema le diverse opportunità di carattere paesistico-ambientale presenti sul territorio, con l’intento di creare una connessione orizzontale fra le diverse Brianze e istituire un legame fra i suoi parchi. Più in generale gli obiettivi perseguiti dal progetto sono: •
collegare e ampliare i parchi esistenti e includere i territori agricoli non compresi in essi;
•
istituire una contiguità spaziale che favorisca lo scambio e l’inter-
•
rafforzare i corridoi orizzontali al fine di controbilaciare l’anda-
connessione fra le diverse ecologie; mento nord-sud dei parchi, in un ambito dove le conurbazioni linella pagina a destra, dall’alto: - schema del progetto di dorsale verde; - stralcio con l’individuazione del Parco del GrugnotortoVilloresi
486
neari sono ormai segnate da evidenti fenomeni di saldatura; •
garantire un’adeguata compensazione ambientale lungo il tracciato della Pedemontana, evitando al tempo stesso nuovi insediamenti che sfruttano la straordinaria accessibilità generata dalla nuova infrastruttura.
A partire dal dopoguerra si è assistito a una riduzione di superficie de-
Aspetti agronomici
gli agroecosistemi a favore, prevalentemente, degli insediamenti civili e industriali, con una significativa riduzione a carico degli elementi lineari più esili e quindi maggiormente vulnerabili ed effimeri. A partire dall’inizio degli anni ‘90 è emersa una progressiva riduzione per quanto riguarda il numero delle aziende, in particolare di quelle di dimensione superiore ai 20 ha, solo in qualche caso dovuta ad accorpamenti (Cinisello Balsamo), con una generalizzata diminuzione della dimensione delle stesse aziende, alla quale si contrappone un vistoso aumento degli incolti, l’accentuarsi dei fenomeni di uso temporaneo o improprio dei terreni e l’erosione dovuta all’avanzamento dei fronti urbani. Nello stesso tempo si è assistito a una drastica riduzione dell’allevamento bovino da latte e alla parallela riduzione del numero dei capi di bovini da carne, per il venir meno dei presupposti economici delle aziende. Oggi, su una superficie agricola totale di 476 ettari, operano solo 5 La progressiva scomparsa dei derivatori del Villoresi sottolinea l’assenza di un’agricoltura irrigua e quindi un progressivo impoverimento delle scelte aziendali e della stessa capacità dei suoli agrari, con gli incolti, più o meno effimeri o stabilizzati, che rappresentano la quota più rappresentativa nell’area del Parco
aziende, alcune delle quali si occupano di attività extra agricole, quali piccoli maneggi o pensioni per cavalli, mentre gli incolti (più o meno effimeri o stabilizzati), rappresentano la quota più rappresentativa nell’area del Parco e le coltivazioni arboree sono trascurabili. La presenza del Villoresi non determina sostanziali differenze rispetto all’ambito più a settentrione, in quanto storicamente la struttura agraria non è, in pratica, mai stata influenzata dal canale, introdotto sul finire dell’800, e dalla realizzazione della rete dei derivatori, alla quale vi fa scarso ricorso.
nella pagina precedente La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
La progressiva scomparsa dei derivatori del Villoresi sottolinea l’assenza di un’agricoltura irrigua e quindi un progressivo impoverimento delle scelte aziendali e della stessa capacità dei suoli agrari.
Parco del Grugnotorto-Villoresi
489
Rete dei percorsi
I Comuni promotori del Parco del Grugnotorto-Villoresi hanno da tempo avviato iniziative per migliorare l’accessibilità e la fruizione dei territori del Parco stesso. Negli ultimi anni hanno infatti realizzato numerosi tratti di piste ciclabili, sia interne al Parco, che ai suoi margini, che costituiscono importanti occasioni per conoscerlo ed usarlo. L’accessibilità ciclistica è permessa da tutti e sei i Comuni aderenti, anche se gli itinerari interni al territorio del Parco risultano ancora frammentati e discontinui. Anche l’itinerario lungo il canale Villoresi, dove per molti tratti la Provincia di Milano e i comuni “rivieraschi” hanno realizzato piste ciclabili sulla sede dell’alzaia, è interrotto all’interno del Parco fra i comuni di Nova Milanese e di Varedo. L’accessibilità ciclistica al Parco, dalle aree urbanizzate limitrofe e dal nucleo centrale metropolitano, è permessa sfruttando la Rete Strategica della Mobilità ciclistica – MiBici – predisposta dalla Provincia di Milano, che si appoggia alle principali piste ciclabili realizzate dai comuni contermini al Parco.
I Comuni promotori del Parco hanno da tempo avviato iniziative per migliorare l’accessibilità e la fruizione dei territori del Parco stesso, realizzando numerosi tratti di piste ciclabili, sia interne al Parco, che ai suoi margini, che costituiscono importanti occasioni per conoscerlo e usarlo I principali poli di attrazione del Parco (Parco del GrugnotortoVilloresi) nella pagina successiva, Rete dei percorsi
490
PIANIFICAZIONE S T R U M E N T O : Piano Pluriennale degli Interventi (PPI) adottato.
GESTIONE FRUIZIONE E PROGETTUALITÀ Aspetti gestionali
La struttura che gestisce il Parco è composta da una sola persona (ar-
•
viale della villa Bagatti Valsecchi(Varedo);
chitetto), che svolge la funzione di Direttore tecnico, mentre è previ-
•
aree in zona cascina Agnesi (Varedo);
sta a breve l’assunzione di un collaboratore amministrativo.
•
Oasi dei Gelsi (Paderno Dugnano);
Il Parco si avvale inoltre di una convenzione con il Comune di Paderno
•
Oasi di Sant’Eusebio (Cinisello Balsamo).
Dugnano per gli aspetti amministrativo-finanziari, mentre una convenzione quadro regola le attività di pianificazione attuativa e progettazione per le quali il Parco si avvale dell’ufficio tecnico del Consorzio Parco Nord Milano. Inoltre, gli uffici tecnici dei singoli Comuni si oc-
Il Parco del Grugnotorto-Villoresi organizza ogni
cupano della progettazione degli interventi che interessano i rispettivi
anno numerose iniziative.
territori.
Innanzitutto viene offerto un servizio costante
Sistema di relazioni con altri attori non istituzionali
e gratuito di attività di educazione ambientale
Budget
Il totale delle entrate nel 2006 è stato pari a 155.000 €. Il contributo
per le scuole dei comuni consorziati. Inoltre ogni
della Provincia di Milano è stato pari a 25.000 € (16 % dell’ammontare
anno, grazie alle diverse associazioni presenti
delle entrate).
sul territorio, vengono organizzate una serie di
La Provincia di Milano, con il bando 2006 per il finanziamento dei PLIS,
iniziative divulgative, di sensibilizzazione e cul-
ha stanziato 114.536 € per la realizzazione del percorso ciclopedona-
turali rivolte alle popolazioni.
le lungo il Villoresi.
Infine, il Parco ha attivato una serie di relazione con il partenariato locale, in modo particolare
Ricognizione delle aree pubbliche
Le aree di proprietà pubblica raggiungono circa i 385 ettari. Quelle di
con il Circolo di Legambiente di Cinisello Bal-
maggior rilievo sono rappresentate da:
samo e quello di Paderno Dugnano, con i quali
•
Parco Cava Nord (Paderno Dugnano);
sono state attivate delle convenzioni per le ge-
•
Parco Taccona (Muggiò);
stioni delle due oasi naturalistiche.
Il Parco ha avviato una serie di relazioni con il partenariato locale, in modo particolare con il Circolo di Legambiente di Cinisello Balsamo e quello di Paderno Dugnano, con i quali sono state attivate delle convenzioni per la gestione delle due oasi naturalistiche
492 Parco del Grugnotorto-Villoresi
493
Utenza
Non esistono indagini in grado di permettere una valutazione quali/ quantitativa delle caratteristiche degli utenti del PLIS. L’unico dato è fornito dagli alunni coinvolti nei programmi educativi organizzati con le scuole inferiori del territorio del Parco, che nell’ultimo anno ha visto la partecipazione di circa 900 studenti. Gli ambiti di maggior concentrazione da parte degli utenti sono rappresentati dal Parco Sant’Eusebio a Cinisello Balsamo e dalla Cava Nord di Paderno Dugnano. Per il resto le principali modalità fruitive sono rappresentate dalle passaggiate in bicicletta e a cavallo, mentre pochi sono gli utenti che percorrono a piedi il Parco.
Educazione ambientale
Il Parco ha avviato un articolato programma di educazione ambientale con l’obiettivo di aiutare gli alunni delle scuole materne, elementari e medie a ristabilire un legame con la natura, insegnando loro a conoscere le risorse del Parco e il rispetto dell’ambiente come fondamento per la conservazione delle differenti specie animali e vegetali. Nell’ambito delle iniziative di educazione ambientale, il Parco sostiene l’attività del circolo di Legambiente di Cinisello Balsamo, che organizza per le scuole dei comuni del Parco una serie di iniziative già ampiamente sperimentate con le scuole di Cinisello e che hanno avuto molto successo. Si tratta di “A spasso nel Parco del Grugnotorto”, 4 uscite, effettuate in autunno e in primavera, che coinvolgono le classi di scuola elementare nel Bosco Sant’Eusebio di Cinisello, nell’ambito dell’Oasi gestita dal circolo di Legambiente locale. Vengono effettuati due percorsi: il primo si chiama “Nel regno del cattivissimo Orco Grugno nessuno poteva entrare. Ma un bel giorno una Cornacchia grigia...” e consiste in una storia itinerante completata da un laboratorio con piantumazione. Il secondo percorso si chiama “Realizziamo un mini-orto di erbe aromatiche...” e consiste in una visita guidata al Parco e al “Giardino dei profumi” di Legambiente e dalla costruzione di alcuni mini-orti da portare in classe.
Interventi, progetti e studi
L’intervento fra quelli previsti che presenta un potenziale ruolo funzionale all’interno del sistema di connessione fra le aree protette è rappresentato dalla realizzazione del percorso ciclopedonale lungo il Villoresi, grazie anche al contributo finanziario dell’Amministrazione provinciale e del Consorzio Villoresi. A questo intervento si lega la realizzazione del grande ponte per il superamento del tracciato ferroviario FNM, finanziato dalla Provincia (980.000 €) e dal Comune di
prima tranche di interventi nel campo della segnaletica, per procedere
Paderno Dugnano (450.000 €) e che, per quanto esterno al territorio
in un secondo tempo con la realizzazione di una rete di itinerari che
del Parco, riveste un ruolo fondamentale nell’ottica dei collegamenti
andrà a completare l’attuale rete di percorsi del Parco.
fra le aree protette del nord Milano
Infine, il Parco ha avviato, grazie anche al contributo finanziario della
Nell’ottica di favorire la fruibilità del Parco è in corso di elaborazione
Provincia, i primi interventi di riqualificazione e forestazione, realiz-
da parte dell’ufficio tecnico del Parco Nord un progetto nel quadro
zati dall’ERSF, che riguardano una serie di aree pubbliche nei territori
della Rete strategica della mobilità ciclistica (MiBici), che prevede una
di Cinisello Balsamo, Nova Milanese, Paderno Dugnano e Varedo.
494 Parco del Grugnotorto-Villoresi
Nel quadro del Piano di settore della mobilità ciclabile del Parco (2007), la realizzazione del percorso lungo il Villoresi, grazie anche al contributo finanziario dell’Amministrazione provinciale, presenta un potenziale ruolo funzionale all’interno del sistema di connessione fra le aree protette
495
PA R C O D E L L A M E D I A VA L L E D E L L A M B R O Elementi identificativi .........................498 Inquadramento territoriale ................502 Territorio del Parco ............................509
496
Pianificazione ........................................524 Gestione, fruizione e progettualitĂ ....532
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco della Media Valle del Lambro
Codice PLIS: PL_201
P R O V I N C E : Milano. C O M U N I : Brugherio, Cologno Monzese, Sesto San Giovanni. R I C O N O S C I M E N T O : Del.GR n° 7/8966 del 30/04/2002 (riconoscimento
nei comuni di Brugherio, Cologno Monzese); Del.GP 954/06 del 04/12/06 (ampliamento a Sesto San Giovanni). AMPLIAMENTI: -
G E S T I O N E : Protocollo d’intesa tra i Comuni di Brugherio, Cologno
Monzese, Sesto San Giovanni. S E D E : Municipio di Sesto San Giovanni,
p.zza della Resistenza 20, 20099 Sesto San Giovanni (MI) tel. 02 2496448 e-mail: pmvl@sestosg.net www.sestosg.net/sportelli/sestoprogetta/parcomediavalle/
S U P E R F I C I E : totale: 296 ha;
provincia di Milano: 253 ha
nella pagina accanto, Nel territorio fortemente urbanizzato della cintura metropolitana a nord-est del capoluogo, il Parco ha come finalità il recupero delle aree fortemente degradate lungo il corso del Lambro, attraverso un ridisegno complessivo delle aree che lo compongono, al fine di riequilibrare una situazione ambientale ormai compromessa
provincia di Monza e Brianza: 43 ha. O B I E T T I V I : tutela e riprogettazione paesistica di un’area
degradata interclusa. Il Parco, che interessa i comuni che si affacciano sul Lambro, a sud di Monza, ha come finalità il recupero di aree fortemente degradate da uno sviluppo tumultuoso, con incrementi demografici rilevanti, dalla presenza di cave spente, residui di attività industriali dismesse, orti urbani disorganizzati e altro, attraverso un ridisegno
nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR
complessivo delle aree che lo compongono, che penetri nel tessuto della conurbazione, riequilibrando con la sua presenza la situazione ambientale compromessa.
Inquadramento territoriale e possibili ambiti di ampliamento del Parco su ortofoto
498
Parco della Media Valle del Lambro
499
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco della Media Valle del Lambro fa parte del sub-sistema del centro, tra i parchi delle Groane e della Valle Lambro, costituito anche dai PLIS della Brughiera Briantea, della Brianza Centrale, della Balossa e del Grugnotorto-Villoresi. A cavallo del corso del Lambro, il Parco è attraversato dal tratto iniziale della Tangenziale Nord di Milano (A52).
i tracciati autostradali. Le prospettive delle dinamiche insediative sono oggi indirizzate verso interventi di sostituzione funzionale a seguito di iniziative di ristrutturazione di impianti dismessi, presenti, in particolare, nei nuclei urbani più maturi, Sesto in primis, dove si manifestano processi di riorganizzazione e trasformazione che interessano spesso vaste porzioni di suolo. Nonostante ciò l’ambito si distingue ancora per
Territorio
In un territorio a cavallo delle due province di Milano e Monza, caratterizzato da un elevato livello di urbanizzazione e infrastrutturazione, il tracciato del Lambro, potenzialmente fattore di unificazione dell’area, è prevalentemente inglobato negli abitati e si presta quasi unicamente a segnare una trama lineare di interesse e potenziale riqualificazione in senso nord-sud Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
502
Il Parco si trova all’interno di un territorio che, posto a cavallo delle due
l’assenza di una qualsivoglia forma di paesag-
province di Milano e Monza, si caratterizza per l’elevato livello di urba-
gio caratterizzante in maniera univoca l’ambi-
nizzazione e infrastrutturazione: al riguardo significativo è il segno del
to, i cui bordi urbani non costituiscono mai un
tracciato della Tangenziale Nord che lo taglia longitudinalmente. Sul lato
margine ben definito, né per quanto riguarda
orientale delle aree a parco si estende il complesso e denso sistema urba-
gli affacci delle aree residenziali, caratterizzati
no che, senza soluzione di continuità, unisce i due capoluoghi di provin-
da confusione di tipologie variamente accosta-
cia. Il Parco si sviluppa nel territorio fortemente urbanizzato della cintura
te e contrapposte, né per quelli delle strutture
metropolitana a nord-est del capoluogo, un ambito nel quale le strutture
industriali, solo in apparenza omogenee nella
urbane occupano la maggior parte del territorio, attraverso un sistema
regolarità della rappresentazione planimetrica,
molto complesso di funzioni e usi del suolo eterogenei e scarsamente
determinando così un complessivo effetto di di-
coerenti, appoggiati ad un sistema di reti locali che non ne favoriscono
sordine. A sua volta, la fitta rete infrastrutturale
l’integrazione. In particolare la porzione più meridionale si trova compre-
viaria spezza la continuità del Parco, soprattutto
sa in un continuo urbano caratterizzato dal susseguirsi delle diverse tipo-
con la Tangenziale Nord, senza nessuna volontà
logie di ambiti edificati: da quelli di valore storico del centro di Sesto San
di assumere il ruolo di elemento ordinatore delle
Giovanni, a zone di prevista urbanizzazione in comune di Vimodrone, ad
gerarchie territoriali e di conseguenza degli spa-
ambiti di basso profilo qualitativo in prossimità di Cologno Monzese, la
zi attraversati. Le principali indicazioni fornite
cui evidente tendenza alla saldatura, da Segrate a Vimodrone e Cernusco
dagli strumenti urbanistici comunali mostrano
e poi verso Cologno e Carugate, costituisce un fenomeno in crescita.
che lungo il Lambro il verde di piano, sia esso
Lo stesso tracciato del Lambro, potenzialmente fattore di unificazione
attrezzato o semplice verde agricolo, delinea
dell’area, è prevalentemente inglobato negli abitati e si presta quasi uni-
un’area verde articolata e di larghezza variabile,
camente a segnare una trama lineare di interesse e potenziale riqualifi-
che si estende con continuità dal Parco Lambro
cazione in senso nord-sud. Il processo di sviluppo dell’area, fortemente
di Milano al canale Villoresi, raccordandosi alla
acceleratosi a partire dagli anni Sessanta, è avvenuto sulla base di moda-
pianificazione del capoluogo e di Monza. A que-
lità insediative che hanno compromesso in modo significativo il territorio,
sto sistema si affianca una forte caratterizzazio-
con la netta espansione dei centri urbani, una volta poco estesi nettamen-
ne produttiva delle aree urbane che si affaccia-
te delimitati e ben separati tra di loro, che ha condotto alla fusione di
no sul lato orientale del Parco (Cologno), oltre
nuclei limitrofi e all’eliminazione delle case sparse caratteristiche degli
che lungo la Tangenziale Nord e la A4, mentre
insediamenti rurali. Il significativo sviluppo economico ha determinato la
le espansioni residenziali interessano principal-
comparsa di ampie aree destinate alle attività produttive e commerciali
mente il territorio di Sesto San Giovanni, comu-
che, assieme all’espansione delle aree residenziali, ha concorso in modo
ne dove sono in atto evidenti trasformazioni in-
significativo all’erosione di ampie superfici di suoli agricoli. Le aree ove
sediative, legate soprattutto alla riqualificazione
tale processo appare più evidente sono quelle di Sesto e quelle lungo
delle aree Falck.
Paesaggio e ambiente
II Lambro presenta, nel tratto compreso all’interno del perimetro del Parco, un alveo con sezioni decisamente ridotte, tali da rendere l’area una di quelle più soggette ai rischi idraulici, anche per discutibili interventi antropici che hanno irragionevolmente reso insufficienti le naturali aree golenali
504
Il Parco della Media Valle del Lambro è situato nella porzione est della
Martesana (a est). Il Parco, può garantire, pur con le forti restrizioni
provincia di Milano, nel contesto dell’alta pianura irrigua, a margine
determinate dagli attraversamenti infrastrutturali e dalla localizzazio-
della media pianura irrigua e dei fontanili.
ne nel cuore dell’area densa a corona del capoluogo, un fondamentale
L’alta pianura irrigua è posta immediatamente a sud del canale Villo-
anello di collegamento del sistema ecologico fra il Parco della Valle del
resi che artificialmente la divide dall’alta pianura asciutta e che, con
Lambro e il Parco Sud.
l’apporto dei propri volumi d’acqua, ha reso possibile la trasformazio-
Tra gli elementi di criticità del sistema ambientale sono da segnalare,
ne delle attività agricole, conferendo al territorio connotati paesaggi-
oltre alle numerose situazioni di “frangia“ urbana che caratterizzano
stici tipici della pianura irrigua. Alla rete dei fontanili si sovrappone
in modo negativo gli spazi aperti di passaggio da un centro urbano
un articolato sistema di rogge derivate dal canale Villoresi, che com-
all’altro, la presenza di una serie di infrastrutture che, come nel caso
pletano la rete irrigua.
della Milano Venezia e delle tangenziali Nord ed Est, creano fratture
Il Lambro, a differenza dei due grandi fiumi Ticino e Adda che lo fian-
difficilmente superabili.
cheggiano nella pianura lombarda, ha caratteri tipici del fiume preal-
Le attività agricole, penalizzate dalla forte pressione insediativa, non
pino, in particolare una portata modesta date le dimensioni e l’altezza
rivestono una particolare importanza, se non nei territori di Brugherio
del bacino di alimentazione e una variabilità e stagionalità delle por-
e di Monza (Cascinazza), comportando una progressiva eliminazione
tate data l’assenza di ghiacciai nel bacino di alimentazione.
dei caratteristici elementi di interesse ecologico propri della campa-
I complessi fenomeni insediativi, che si sono verificati nel secondo
gna, mentre la larga diffusione di situazioni di uso temporaneo o im-
dopoguerra, hanno fatto si che l’ambito sia uno dei più critici sotto
proprio dei suoli costituiscono un ulteriore segnale della difficoltà di
il profilo della qualità del paesaggio, con un contesto intensamente
ricomposizione del sistema territoriale e sono indicatori della pratica
urbanizzato e molto degradato, con il Lambro che attraversa un terri-
impossibilità di attivare processi di riproduzione della qualità ambien-
torio “marginale”, anche quando incrocia il Martesana a Cologno, uno
tale attuabili mediante semplici forme di sostegno alle funzioni agri-
dei più importanti segni della storia del territorio e dei suoi legami con
cole o interventi di qualificazione di carattere puntuale.
la città di Milano, oggi dotato di percorso ciclabile lungo tutta l’alzaia.
Le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato tale am-
Nel sistema delle aree regionali protette l’area rappresenta un so-
bito hanno fatto si che le uniche presenze di una qualche significati-
stanziale elemento, con il ruolo di “ricucitura” fra le aree di frangia
vità sono rappresentate dagli ambiti di naturalità del Parco Nord, che
interessate dal corso del Lambro, oltre che, almeno in prospettiva, un
rappresentano oggi degli elementi di eccezione in un territorio in cui
importante elemento di connessione con il Parco Nord attraverso la
la presenza di spazi aperti appare di scarso rilievo, determinando una
riqualificazione delle aree verdi di Sesto e il Parco Est delle Cave e il
scarsa funzionalità ecologica.
Parco della Media Valle del Lambro
Nel sistema delle aree regionali protette l’ambito rappresenta un sostanziale elemento, con il ruolo di “ricucitura” fra le aree di frangia interessate dal corso del Lambro, oltre che, almeno in prospettiva, un importante elemento di connessione con il Parco Nord attraverso la riqualificazione delle aree verdi di Sesto e il Parco Est delle Cave e il Martesana
505
Mobilità
Il PLIS si sviluppa nel comparto libero posto a cavallo del tratto iniziale della A52 Tangenziale Nord di Milano, compreso tra lo svincolo di Cologno Sud e lo svincolo di Milano Est, in corrispondenza dell’autostrada A4 Milano-Bergamo, che pure attraversa parte del suo territorio. Esso si colloca, pertanto, in un ambito caratterizzato da una elevata accessibilità stradale, sul quale, direttamente o in direttamente, si innestano anche la A51 Tangenziale Est di Milano, l’asse della SS36-SP5 Monza-Cinisello-Sesto ed il viale delle Industrie di Monza. Tutto il contesto circostante risulta, inoltre, attraversato da numerosi assi viari a carattere urbano, che costituiscono la maglia portante del denso sistema insediativo presente nell’intorno del Parco. Non troppo distante da esso si attestano i capolinea delle linee metropolitane M2 e M1 di Milano, in corrispondenza delle fermate di Cologno Nord e di Sesto FS, dove avviene l’interscambio con la linea ferroviaria Milano-Monza, che corre parallelamente alla M1. I principali interventi che interessano la rete stradale riguardano la realizzazione della quarta corsia lungo la A4 (per la quale sono in fase di esecuzione i lavori, che vanno limitatamente a coinvolgere aree interne al perimetro del Parco) ed il potenziamento della SS36-SP5, oggetto di due distinti progetti (quello relativo alla tratta Monza-Cinisello B., con realizzazione del cosiddetto “tunnel di viale Lombardia”,
In un territorio fortemente frammentato, attraversato da numerosi assi viari a carattere urbano, il Parco si sviluppa nel comparto libero posto a cavallo del tratto iniziale della Tangenziale Nord di Milano
506
per il quale dovranno partire a breve i lavori, e quello relativo alla
il progetto di un ulteriore itinerario tangenziale a nord di Milano, che
tratta Cinisello-Sesto-viale Fulvio Testi, di cui la Provincia di Milano sta
pure connetterà tra loro gli assi di penetrazione, innestandosi, infine,
completando la progettazione definitiva).
sullo svincolo della Tangenziale Nord di Sesto S.G. (in corrispondenza
Lo svincolo di Cascina Gobba, all’intersezione tra la Tangenziale Est
del PLIS), con opere collegate con la riqualifica delle aree ex-Falk.
e la ex-SS11 Padana Superiore, costituisce un altro importante nodo
Per quanto riguarda la rete di forza del trasporto pubblico, si segnala-
sul quale confluiscono altri interventi previsti per migliorare l’offer-
no, da un lato, i progetti relativi all’estensione delle linee metropoli-
ta infrastrutturale dei comparti insediativi esistenti e previsti a sud
tane e tranviarie milanesi fino all’area di interscambio prevista a Mon-
del PLIS: oltre agli interventi di riorganizzazione dello svincolo vero e
za-Bettola (il prolungamento della M1, la nuova M5 Garibaldi-Bignami
proprio, per migliorare l’accessibilità alle aree limitrofe, si segnalano
con la sua ulteriore prosecuzione fino a Monza e la nuova tranvia
i progetti stradali connessi con i nuovi comparti edilizi di Vimodrone
Bicocca-Sesto S.G., innestata a sud sulla linea tranviaria trasversale, in
e Segrate ed il progetto relativo alla nuova strada Interquartiere Nord
parte già realizzata, Testi-Bicocca-Precotto-Gobba), dall’altro, le ipo-
Milano che, in prospettiva, collegherà tra loro i principali assi di pene-
tesi relative ad un nuovo sistema tranviario per la città di Monza che,
trazione urbana verso l’area centrale di Milano.
in prospettiva, potrebbe estendersi oltre i suoi confini, raggiungendo
Il quadro degli interventi sulla rete stradale si completa, infine, con
a sud la linea M2 a Cologno.
Parco della Media Valle del Lambro
Sistema della mobilità esistente e prevista
507
T E R R I TO R I O D E L PA R C O II tratto di fascia fluviale compreso tra l’autostrada Milano-Venezia e il naviglio Martesana è tra i più compromessi di tutta la Valle del Lambro, dominato dall’estendersi smisurato dell’urbanizzazione, da una alternanza disordinata di insediamenti industriali, discariche industriali, aree di cava, cimiteri di automobili e residui di aree a verde in cui permane una marginale attività agricola, cui ha corrisposto il degrado ambientale, l’inquinamento, la cancellazione di fatto della presenza di un elemento naturale e paesistico di straordinaria importanza, qual è un fiume.
I comuni interessati dal Parco hanno subito, in tempi e con modi diver-
Aspetti territoriali
si, radicali trasformazioni. Sesto San Giovanni ha registrato, all’inizio del secolo scorso, un notevole sviluppo industriale che ha trasformato l’antico borgo agricolo in un moderno polo industriale. Il successivo processo di espansione è andato via via allargandosi fino a saldare gli insediamenti abitativi a quelli produttivi, originando un tessuto urbano integrato, caratterizzato dalle grandi maglie delle zone industriali e dalla trama più minuta dei blocchi residenziali e dal carattere di marginalità assunto dall’area lungo il Lambro. Negli anni Cinquanta si è registrata la prima fase dello sviluppo metropolitano e Cologno e Cinisello hanno incominciato ad espandersi, attraverso il diffondersi della piccola industria e delle attività artigianali nel tessuto residenziale, il quale a sua volta si è dilatato con le medesime caratteristiche di integrazione, mentre la fascia industriale di Sesto si è estesa in pratica dal confine con Monza a quello con Milano. Il secondo periodo dello sviluppo metropolitano, ha coinvolto l’agglomerazione milanese, soprattutto nelle sue componenti di più antica industrializzazione e urbanizzazione, avviando il processo di deindustrializzazione tipico delle aree urbane mature, quale Sesto, mentre
Un territorio pesantemente antropizzato, dominato dall’estendersi smisurato dell’urbanizzazione, con insediamenti produttivi, discariche industriali, aree di cava e attività agricole residuali, in cui è di fatto cancellata la presenza di ogni elemento naturale e paesistico
Brugherio e Cologno disponevano di ampie aree libere in grado di accogliere i nuovi insediamenti industriali e di un sistema infrastrutturate efficiente che ha favorito lo sviluppo urbano dei due comuni. Qui il paesaggio ha assunto l’aspetto tipico delle grandi periferie industriali, con la casuale disposizione dei complessi industriali, la varietà delle tipologie accostate tra loro in modo casuale lungo la fascia fluviale, i ritagli di aree tra le fabbriche diventati ricettacoli di rifiuti d’ogni genere, dalle discariche abusive ai cimiteri di automobili, lembi di suolo
nella pagina precedente, Usi aggregati dei suoli
definibili più genericamente “terreni incolti”, dove si attuano attività
Parco della Media Valle del Lambro
509
precarie. Per contro la zona industriale di Sesto ha una sua più precisa connotazione, con un insieme più compatto innervato da importanti infrastrutture viarie e ferroviarie, all’insegna di una nuova scala urbana e territoriale. Data la natura del territorio, il Parco utilizza ogni possibile porzione Principali usi dei suoli (Parco della Media Valle del Lambro, 2007)
di suolo ai fine di sfruttare al massimo tutte le possibilità offerte da questa zona caratterizzata dalla frammentazione degli spazi liberi e dalla mancanza di continuità della fascia fluviale, lungo la quale sono localizzati impianti tecnologici e attrezzature di servizio, alcuni di
BRUGHERIO
ha
%
area agricola
49,623
61,07
area incolta
0,682
0,84
COLOGNO MONZESE
ha
SESTO SAN GIOVANNI
TOTALE
dimensioni rilevanti, che ne condizionano l’assetto urbanistico-terri-
%
ha
%
ha
%
//
15,747
11,28
65,37
24,30
6,352
13,23
38,39
27,50
45,42
16,90
//
1,848
3,85
18,580
13,30
20,428
7,60
//
29,492
61,42
0,343
0,25
29,835
11,09
toriale e i caratteri ambientali. A Brugherio si trova l’impianto di depurazione del Consorzio Alto Lambro, a Sesto gli impianti comunali di depurazione delle acque e di incenerimento dei rifiuti, il cimitero e il Centro sportivo Manin. Oltre agli impianti tecnologici è stato inserito nel perimetro del Parco gran parte del tracciato della Tangenziale Nord, in modo da trovare so-
verde e attrezzature pubbliche
luzioni idonee all’interno del disegno generale di restauro territoriale. Il PRG di Sesto delinea una nuova organizzazione dell’impianto urbano
area recuperata a parco urbano
più aderente alle necessità dei tempi, proponendo un programma diretto a migliorare la qualità della vita, anche attraverso piani di setto-
orti
5,464
6,72
0,973
2,03
4,994
3,58
11,431
4,25
re, come il Piano del verde, che bene si connette all’area del Parco. Gli strumenti urbanistici degli altri due comuni mirano a costituire lungo
cava Melzi attiva
//
//
16,515
11,82
16,515
6,14
il Lambro, una zona di tutela ambientale, prevedendo verde attrezzato comunale (collinette Falck di Cologno) e verde agricolo (Brugherio).
cava Melzi cessata
//
0,470
0,98
8,743
6,26
9,213
3,43
Nei programmi urbanistici di Monza e Milano si pone l’accento sull’importanza di saldare il verde urbano con i sistemi più esterni e si met-
artigianale/
4,256
5,24
1,835
3,82
11,094
7,94
17,185
6,40
//
2,848
2,04
5,848
2,17
produttivo residenza
3
3,70
servizi e impianti
12,51
15,40
2,467
5,14
15,632
11,20
30,609
11,40
area usi impropri
5,717
7
4,582
9,54
6,751
4,83
17,05
6,34
totale (escluse aree
81,252
100
100
139,637
100
268,908
100
tecnologici
tono in evidenza le significative possibilità di connessione dei sistemi di verde della Brianza e del Parco di Monza con il previsto parco di L’orografia del Parco è segnata dalle collinette di scorie Falck di San Maurizio al Lambro (Cologno Monzese), ormai in via di riqualificazione attraverso interventi di sistemazione a verde e recupero ambientale, e dalla cava Melzi, che occupa un esteso territorio compreso tra le collinette stesse, la ex Falck e il Lambro
cintura urbana e da qui verso il Parco della Media Valle del Lambro con le saldature possibili all’area del quartiere Adriano e al Parco Lambro, fino al Parco Sud. Il progetto d’intervento più importante, non solo per l’area del Parco ma per l’intera area metropolitana milanese, è quello relativo alle aree ex Falck, che interessa complessivamente un ambito di circa 130 ha, dei quali 10 ha circa compresi nel perimetro del Parco e corrispondenti
stradali e fiume)
48,019
ad un’ampia area, già oggetto di escavazione e interclusa tra il tracciato della Tangenziale Nord e il Lambro.
510
Parco della Media Valle del Lambro
511
Aspetti paesistico-ambientali
512
Morfologicamente il territorio del Parco è caratterizzato dall’attività di
Brugherio presenta ancora i caratteri agricoli tradizionali, segnato dalla
erosione del Lambro che ha formato scarpate del terrazzo diluviale che
rete irrigua derivata dal Villoresi. Si tratta di una pausa nel susseguirsi
ancora rimangono, soprattutto lungo la sponda idrografica di destra da
disordinato di insediamenti, una distesa di campi rimasta tale a causa
nord e sud. II fiume, interessato dal vincolo ex D.lgs 42/04, art.142,
della previsione di localizzazione di un porto canale che nel passato ha
lett. c, già L 431/85 art.1, presenta, nel tratto compreso all’interno del
condizionato gli strumenti urbanistici.
perimetro del Parco, un alveo con sezioni notevolmente insufficienti,
Qui la maglia geometrica dei campi appare chiaramente leggibile, così
tali da rendere l’area una di quelle più soggette ai rischi idraulici, anche
come la vegetazione lungo la roggia Molinara e il fontanile S. Cristo-
per discutibili interventi antropici che hanno irragionevolmente sottrat-
foro, la cui presenza, pur essendo asciutto da molto tempo, è resa
to al fiume le naturali aree golenali e per l’insufficienza di alcuni manu-
evidente proprio dalla fascia boschiva che si sviluppa dalla testa, lungo
fatti di attraversamento stradale, e particolarmente quello sulla SP209.
l’asta, fino al confine con Cologno. Quest’area costituisce un brano
La forte pressione antropica ha determinato l’attuale consistenza fisica
di paesaggio agrario significativo la cui importanza è messa in risalto
delle sponde, che spesso si configurano come paratie verticali in calce-
dalla mancanza di caratteri distintivi degli insediamenti circostanti e
struzzo, trasformando l’alveo del fiume in canale artificiale, soprattut-
dal fatto che costituisce l’unico spazio aperto di dimensioni consistenti
to dove l’edificato industriale o i manufatti infrastrutturali arrivano a
collegato al fiume della conurbazione Brugherio-Cologno-Sesto.
lambire il ciglio delle sponde. Inoltre, la costruzione della Tangenziale
Fanno parte del Parco anche le collinette di scorie Falck, localizzate
Nord ha determinato rettifiche dello stesso corso del fiume, in partico-
all’altezza di San Maurizio al Lambro (Cologno Monzese) che coprono
lare dove esso interferiva con le opere per la sua costruzione. Le aree
complessivamente un’area di circa 31 ettari, ormai in via di riqualifica-
libere lungo iI Lambro, nel comune di Sesto, hanno perduto quasi com-
zione attraverso interventi di sistemazione a verde e recupero ambien-
pletamente il carattere agricolo tradizionale e l’antico rapporto con il
tale e il cui profilo è destinato a far parte dell’orografia locale.
fiume, mentre restano isolate testimonianze del passato nei manufatti e
Poco a Sud dello svincolo “Vulcano” si trova invece la cava Melzi (o
nelle architetture rurali, in un contesto completamente cambiato. L’area
Parpagliona), che occupa un esteso territorio (circa 150.000 mq) com-
dove il Lambro incrocia il Martesana, un tempo un ambiente suggestivo
preso tra le collinette Falck, il cimitero di Sesto San Giovanni, la Falck
per l’insieme dei manufatti idraulici, le cascine lungo il naviglio, i moli-
Concordia e il Lambro. Nell’ambito del progetto sull’area Falck sono
ni, i canali d’irrigazione, i campi e le marcite, ora è dominata dalle arte-
previsti oltre 91 ha, fra parco urbano (45 ha) e altre aree a verde e spazi
rie di grande traffico, dal grande snodo autostradale di Cascina Gobba e
aperti al pubblico, con le quali il Parco si deve rapportare e connettere,
dalle fabbriche che, sul lato di Cologno, si spingono fino ai bordi dello
attraverso le due passerelle a scavalco dell’autostrada, una delle quali
storico canale. Solo il breve tratto di fiume che lambisce il comune di
pensata come “ponte verde”.
Parco della Media Valle del Lambro
Nell’ambito del progetto di Renzo Piano sull’area Falck sono previsti oltre 91 ha, fra parco urbano, altre aree a verde e spazi aperti al pubblico, con le quali il Parco si deve rapportare e connettere, attraverso le due passerelle a scavalco dell’autostrada, una delle quali pensata come “ponte verde”
513
Benché si tratti di un’area di antica antropizzazione, il patrimonio storico-architettonico, pur di una certa rilevanza, non appare paragonabi-
Beni storico-architettonici e ambientali
le per diffusione e valore ad altri ambiti della provincia. Le emergenze storico-architettoniche all’interno del perimetro del Parco non sono numerose, essendo i centri storici localizzati esternamente rispetto al suo perimetro, al limite immediatamente limitrofi, come nel caso di San Maurizio al Lambro. Al contrario il sistema di ville che caratterizzano il centro storico di Sesto San Giovanni, fra le quali le ville Mylius Von Willer e De Ponti, ma anche La Pelucca, posta ai margini del Parco, rappresentano importanti emergenze storico-architettoniche. I complessi rurali, prevalentemente a corte aperta e spesso trasformati, non interessano in modo particolare l’ambito e all’interno del Parco risultano presenti solo in un unico caso rappresentato dall’antico nucleo rurale della cascina Occhiate a Brugherio e il relativo molino, attivo fino a pochi anni orsono, uniche tracce, in questo ambito, del tradizionale paesaggio agricolo. Ai margini del Parco sono invece da segnalare la cascina San Cristoforo, sempre a Brugherio e il molino del Tuono a Sesto San Giovanni. Per quanto riguarda invece le architetture religiose, la chiesa di San Maurizio a Cologno Monzese e quella di S. Maria Nascente a Sesto San Giovanni costituiscono, per la loro notorietà, importanti elementi di riferimento territoriale. L’asse storico della Milano-Monza, lungo il margine occidentale del Parco, rappresenta un importante elemento della memoria storica, sul quale si è appoggiato lo sviluppo del sistema insediativo del nord Milano. Un ulteriore elemento di caratterizzazione dell’area è rappresentato dai fontanili e dalla rete idrica derivata dal Villoresi, che alimentano il sistema irriguo dell’ambito settentrionale del Parco; fra questi la
Un patrimonio storicoarchitettonico non paragonabile per diffusione e valore ad altri ambiti della provincia, nel quale emergono il sistema di ville del centro storico e la chiesa di S. Maria Nascente a Sesto San Giovanni
roggia Molinara e il fontanile San Cristoforo, ormai asciutto, ma che rappresenta ancora un’importante entità morfologica. La fruizione del Parco da parte delle popolazioni è favorita dalla posizione dei nuclei urbanizzati rispetto all’area centrale del Parco e da un articolato sistema viario attraverso il quale dalle zone urbanizzate più interne dei tre comuni si può raggiungere facilmente l’area verde e, percorrendone i bordi, i diversi punti di accesso, consentendo al-
nella pagina precedente, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
l’utente di raggiungere agevolmente i diversi ambiti, grazie allo sviluppo futuro di percorsi fruitivi che non interferiscono con le principali vie di comunicazione.
Parco della Media Valle del Lambro
515
Aspetti naturalistici
VEGETAZIONE
Le aree boscate che conservano ancora alcuni dei tratti fondamentali
L’assetto attuale della vegetazione è evidentemente il risultato della
di un ecosistema boschivo strutturato, sono in realtà aree relitte, ri-
concomitante azione di fattori naturali e di fattori imputabili diretta-
conducibili a preesistenti complessi boscati.
mente o indirettamente alle attività umane.
Le specie arboree fondamentali dei querco-carpineti, ossia farnia (Quer-
Particolarmente in aree intensamente sfruttate ed alterate quale quel-
cus robur) e carpino bianco (Carpinus betulus), sono state reintrodotte
la in esame, il contributo dell’uomo è prevalente e negativo sotto il
nei territorio del Parco con interventi di forestazione, fra cui ricordia-
profilo naturalistico, in quanto ha comportato la drastica riduzione
mo quello presso la tangenziale, in prossimità della discarica Falck.
della diversità floristica originaria, l’introduzione di specie alloctone
L’esempio più significativo per omogeneità, dimensione, struttura e
e l’instaurarsi di ecosistemi molto diversi da quelli naturali sia nella
caratteri floristici è dato dalla formazione lineare che accompagna un
struttura che nella composizione.
buon tratto del fontanile S.Cristoforo in comune di Brugherio: si tratta
La sostanziale alterazione dei suoli e delle caratteristiche fisico-chimi-
di un ceduo di robinia, in cui è notevole la copertura di edera (Hedera
che delle acque del Lambro hanno determinato una situazione in cui
helix), accompagnata dal sigillo di Salomone (Polygonatum multiflo-
gli unici ambienti “naturali” coincidono con boschetti di limitata esten-
rum) e della pervinca (Vinca minor), qui ancora diffusi.
sione, in cui si rileva la generale dominanza di specie alloctone.
L’acero campestre (Acer campestre) è frequente, insieme ad un altro
In generale prevale la presenza della robinia (Robinia pseudoacacia),
arbusto autoctono, l’evonimo (Euonymus europaeus).
senza le cui spiccate capacità colonizzatrici anche di aree marginali li-
Si segnala infine la presenza di una ennesima specie esotica infestante
mitatissime e “difficili” (ad esempio caratterizzate da rifiuti e materiali
il ciliegio tardivo (Prunus serotina), qui presente con alcuni giovani
vari in discariche, lungo scarpate, aree ruderali ecc.), le formazioni
esemplari probabilmente assai recentemente giunti nell’area
boscate dell’area avrebbero estensione trascurabile.
L’intenso sfruttamento e alterazione delle aree del Parco ha comportato la drastica riduzione della diversità floristica originaria, l’introduzione di specie alloctone e l’instaurarsi di ecosistemi molto diversi da quelli naturali sia nella struttura che nella composizione
516
In quest’area alla presenza della robinia va attribuito, pertanto, un
FAUNA
significato certamente positivo, poichè tale specie ha localmente con-
La comunità di vertebrati è assai banalizzata e condizionata dallo svi-
sentito la sopravvivenza di qualche elemento nemorale originario di
luppo delle attività umane. L’erpetofauna, con esclusione delle com-
questi luoghi.
ponenti spiccatamente antropofìte (lucertola muraiola) è ridotta ai mi-
Grazie alla buona trofia dei suoli, spesso alla robinia si consocia, nello
nimi termini.
strato arbustivo, il sambuco nero (Sambucus nigra).
Nei mammiferi si rileva l’assenza di specie di medie e grandi dimensio-
Va sottolineata anche la buona diffusione nell’area di alcune specie
ni e la presenza preponderante di specie adattabili anche a situazioni
legnose esotiche infestanti, in grado di alterare profondamente la
di continuo rimaneggiamento dei terreni, come ad esempio il topo
struttura e la composizione delle cenosi arboreo-arbustive: ailanto (Aì-
selvatico.
lanthus attissima), moro da carta (Broussonetia papyrifera), buddleia
Per quanto riguarda gli uccelli, le residue formazioni boscate sono fre-
(Buddleja davidii) e acero (Acer negundo).
quentate da pettirosso, usignolo, merlo, regolo, fringuello, cardellino,
L’unica presenza arborea autoctona rilevata con buona frequenza è
verdone. I boschetti contraddistinti da maggiori possibilità trofiche
quello del pioppo nero (Populus nigra).
per gli insettivori rappresentano le situazioni migliori, e alle specie
Numerose sono le specie erbacee, tutte di regola assai comuni entro il
citate si aggiunge il torcicollo: il riferimento va soprattutto alla cenosi
bosco: parietaria (Parietaria officinalis), ortica (Urtìca dioica), celido-
del fontanile S.Cristoforo, certamente la più ricca e complessa.
nia (Chelidonium majus), centocchio (Stellaria media). Una menzione
Tortora dal collare orientale, cardellino, allodola, cornacchia grigia,
particolare meritano le artemisie (soprattutto Artemisia veriotorum e
storno e fagiano caratterizzano i lembi residui di campagna aperta,
A.vulgaris), e la verga d’oro (Solidago virgata).
soprattutto nella porzione settentrionale dell’area di studio.
Parco della Media Valle del Lambro
La sostanziale alterazione dei suoli e delle caratteristiche fisico-chimiche delle acque del Lambro hanno determinato una situazione in cui gli unici ambienti “naturali” coincidono con boschetti di limitata estensione, in cui si rileva la generale dominanza di specie alloctone
517
La rete ecologica
La costituzione di una rete ecologica su un territorio fortemente compromesso dal punto di vista ecologico, quale quello del Parco della Media Valle del Lambro, trova il suo principale ostacolo in un territorio diffusamente antropizzato, privo di un vero e proprio sistema di aree naturaliformi, e con una rete viaria molto ramificata, che crea fratture difficilmente superabili. Solo lungo l’asse del corso del Lambro è possibile trovare un elemento di continuità ecologica, anche se i tracciati autostradali producono una serie di nette divisioni. L’attuale scarsa connessione fra l’ambito fluviale, dotato di una scarsa vegetazione arborea residua, e le residue isole di valenza ambientale ne produce un significativo isolamento ecologico, mentre la presenza di alcuni fontanili, nella porzione nord del Parco, rappresenta, con la fascia boschiva che si sviluppa lungo l’asta, un’importante opportunità da un punto di vista ecologico e paesaggistico. Il fiume, ancorché poco visibile e poco rispettato nelle sue caratteristiche di corso d’acqua, costituisce però una straordinaria occasione di riqualificazione unitaria sia degli spazi urbani sia di quelli agricoli, unitamente alla sua caratteristica di principale corridoio ecologico dei corsi d’acqua in direzione nord sud, in grado di collegare con un percorso attrezzato di ripa il PLIS con il Parco fluviale del Lambro e con gli ambiti agricoli del Parco Sud. In questo senso il PLIS della Media Valle del Lambro si configura, all’interno del PTCP, come un tassello di particolare rilievo della rete ecologica provinciale, per la realizzazione della quale il Parco deve operare su quelle aree residuali lungo il Lambro, interessanti ai fini di un potenziamento dei collegamenti tra le aree di maggiore interesse forestale e faunistico. Più in generale gli obiettivi da perseguire da parte del Parco sono: •
istituire una continuità spaziale che favorisca lo scambio e l’inter-
•
rafforzare i corridoi orizzontali, in particolare quello urbano verso
connessione fra le diverse ecologie; il Parco Nord, attraverso l’abitato di Sesto San Giovanni, e quello lungo il Martesana, al fine di controbilaciare l’andamento nord-sud dei parchi, in un ambito in cui i centri urbani sono ormai segnati da nella pagina successiva, La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
518
evidenti fenomeni di saldatura; •
garantire un’adeguata compensazione ambientale lungo il tracciato della Tangenziale Nord e della Milano-Venezia.
A partire dal dopoguerra gli agroecosistemi hanno subito una riduzio-
Aspetti agronomici
ne di superficie a favore, prevalentemente, degli insediamenti civili e industriali, con una significativa riduzione a carico degli elementi lineari più esili e quindi maggiormente vulnerabili ed effimeri. Nonostante lo sviluppo urbano si sia spinto fino ai margini del Lambro, esistono ancora delle “isole agricole”, resti di un paesaggio agrario che per secoli ha caratterizzato questo tratto della valle, localizzate a nord nel territorio di Brugherio e a sud nel comune di Sesto. L’area agricola di Brugherio, più ampia e compatta, è caratterizzata da un tipo di coltura cerealicolo-foraggera e da una struttura fondiaria composta da aziende medio-piccole, generalmente inferiori ai 20 ettari, dovuta alla frammentazione del patrimonio ereditario in più unità aziendali. Trovandosi in una zona densamente urbanizzata le colture tendono a evolversi verso usi più propriamente urbani come la formazione di orti o giardino-orti a conduzione familiare e la messa a dimora di colture vivaistiche. Nel comune di Sesto si trovano due aree agricole di dimensioni più
Nonostante lo sviluppo urbano si sia spinto fino ai margini del Lambro, sono ancora presenti alcune “isole agricole”, resti di un paesaggio che per secoli ha caratterizzato questo tratto della valle, localizzate a nord nel territorio di Brugherio e a sud nel comune di Sesto
modeste coltivate a prato e a seminativo irriguo. Come in tutti i terreni di frangia urbana sottoutilizzati dal punto di vista agricolo, tendono a insediarsi attività di vario genere, più o meno autorizzate, riducendo ulteriormente il ruolo agrario. Oggi, all’interno del Parco, su una superficie agricola totale di 65 ettari operano solo 6 aziende agricole e, in generale, gli incolti (più o meno effimeri o stabilizzati), rappresentano una quota alquanto significativa, mentre le coltivazioni arboree appaiono trascurabili.
Parco della Media Valle del Lambro
521
Rete dei percorsi
I Comuni promotori del Parco della Media Valle Lambro stanno avviando iniziative per migliorare l’accessibilità e la fruizione dei territori del Parco. Il Comune di Sesto San Giovanni ha recentemente ottenuto dalla Provincia di Milano un finanziamento per la progettazione e la realizzazione della “Porta nord del Parco” sull’area Quarzo, compresa fra viale Italia, il quartiere Pelucca e la Tangenziale Nord. L’area rappresenta un punto nevralgico di contatto fra l’area urbanizzata di Sesto San Giovanni e il Parco della Media Valle Lambro e costituisce un potenziale nodo di collegamento fra la rete ciclabile urbana e la passerella ciclopedonale che conduce al Parco delle Collinette di Cologno Monzese, nonché con l’itinerario ciclabile previsto lungo il corso del fiume Lambro. Il progetto prevede la realizzazione di una pista ciclopedonale, con aree attrezzate per la sosta e creazione di filari e macchie boscate ad ombreggiamento dei percorsi e a schermatura del tratto di tangenziale, che corre adiacente al lato est dell’area.
I Comuni promotori del Parco stanno avviando una serie di iniziative per migliorare l’accessibilità e la fruizione dei territori del PLIS, accompagnati dalla creazione di aree attrezzate per la sosta e di filari e macchie boscate ad ombreggiamento dei percorsi e a schermatura della tangenziale
L’accessibilità ciclistica al Parco della Media Valle Lambro, dalle aree urbanizzate limitrofe e dal nucleo centrale metropolitano, è permessa sfruttando la Rete Strategica della Mobilità ciclistica – MiBici – predisposta dalla Provincia di Milano, che si appoggia alle principali piste ciclabili realizzate dai comuni contermini al Parco, con itinerari, peraltro, ancora discontinui e frammentati. L’unico percorso interamente realizzato, che permette di accedere alle aree sud del Parco, è rappresentato dalla pista ciclabile realizzata lun-
nella pagina successiva, Rete dei percorsi
go il naviglio Martesana.
522
PIANIFICAZIONE S T R U M E N T O : Piano Pluriennale degli Interventi (PPI).
fondimento progettuale viene portato a livello di “studio di fattibilità” e raccolto nell’allegato con-
A P P R O V A Z I O N E : Verbale Comitato di gestione del 14/05/2007.
tenente le Schede interventi di prima fase, relative ai tredici interventi di cui si compone il primo
CARATTERI
programma pluriennale di attuazione del Parco.
Il Piano Pluriennale degli Interventi 2007-2009 indica le modalità di
Lo schema progettuale prevede la suddivisione
pianificazione e gestione degli interventi all’interno del Parco.
del Parco in tre grandi aree: l’area della dorsale
I principali obiettivi del Piano sono i seguenti:
fluviale , al centro, lunga e stretta in direzione
•
recupero ambientale e paesaggistico del Lambro;
nord-sud, e i due “riccioli”, quello sestese di sud-
•
creazione di una “dorsale” nord-sud lungo l’asta fluviale, articolata
ovest e quello in territorio di Brugherio di nord-
in un grande filtro verde, un corridoio ecologico, un corridoio di
est.
•
•
Il Piano si basa sul recupero ambientale e paesaggistico del Lambro, attraverso la creazione di una “dorsale” nord-sud lungo l’asta fluviale, articolata in un grande filtro verde, un corridoio ecologico, un corridoio di connessione ciclopedonale
connessione ciclopedonale;
L’elemento base sul quale il Piano è impostato è
creazione di un parco estensivo, scandito da una trama verde pri-
la suddivisione del territorio in zone, basate sul-
maria, da una alternanza di boschi e di prati e radure calpestabili,
le caratteristiche e vocazioni fruitive, ambientali
con continuazione dell’attività agricola;
e paesaggistiche delle diverse porzioni di Parco,
attrezzature e interventi per l’esercizio delle attività ricreative
e che ne determinano il disegno di assetto terri-
compatibili con i caratteri naturali e paesistici, con particolare rife-
toriale.
rimento al sistema dell’accessibilità ciclopedonale;
Le principali zone in cui è stato diviso il Parco
•
recupero delle aree interessate da usi impropri, quali fabbrichette,
nel Piano Pluriennale degli Interventi, alle quali
depositi di materiali, tettoie, rottami, orti abusivi;
non corrispondono delle specifiche norme di at-
•
cessazione delle attività incompatibili, in particolare di quelle di
tuazione, sono le seguenti:
escavazione.
•
verde parco estensivo;
•
verde parco urbano/intensivo;
Per quanto concerne invece la gestione del Parco, questa è affidata a
•
cascine;
una convenzione fra i Comuni interessati.
•
parcheggi;
Il Piano è basato su un Progetto di assetto territoriale (tav. 10), che
•
mitigazione ambientale con rilevati vegetali;
restituisce la configurazione complessiva del territorio del Parco e ri-
•
fascia fluviale con opere a verde di amplia-
una serie di interventi successivi e di più lunga prospettiva.
•
vegetazione esistente;
La conformazione stessa dell’area del Parco e la sua forte comparti-
•
vegetazione in progetto;
mentazione in aree elementari, nettamente separate tra loro, hanno
•
aree orti;
semplificato il lavoro di articolazione del progetto di prima fase in
•
aree attrezzate;
singoli interventi, ciascuno relativo ad una delle aree, il cui appro-
•
aree agricole.
manda a una prima fase di attuazione (tav. 11), sviluppata attraverso
524
mento e potenziamento vegetazionale;
ELABORATI DI PIANO
1. Relazione 2. Schede interventi di prima fase Tav. 1 - Inquadramento territoriale del fiume Lambro - scala 1:50.000 Tav. 2 - Inquadramento territoriale Parco Media Valle Lambro - scala 1:25.000 Tav. 3 - Uso del suolo - scala 1:5.000 Tav. 4 - Consistenza vegetazionale - scala 1:5.000 Tav. 5 - Quadro idrogeologico e difesa del suolo - scala 1:5.000 Tav. 6 - Mosaico PRG - scala 1:5.000 Tav. 7 - Mosaico proprietà comunali - scala 1:5.000 Tav. 8 - Aree in trasformazione - scala 1:5.000 Tav. 9 - Mobilità lenta su tavola 8 - scala 1:5.000
AMBITI DI NATURALITÀ
Tav. 10 - Progetto di assetto territoriale - scala 1:5.000
Nel Parco le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti di
Tav. 11a-b-c - Progetto 1° fase di attuazione - scala 1:2.000
naturalità” non rappresentano l’ambito di maggior estensione, acqui-
Caratteristiche del Piano Pluriennale degli Interventi
stando rilevanza particolare lungo la Fascia fluviale, con opere a verde di ampliamento e potenziamento vegetazionale, e negli interventi di Mitigazione ambientale che si rendono necessari nei confronti dei tracciati autostradali. Le aree interessate da Vegetazione esistente e da Vegetazione in progetto interessano in particolare gli ambiti delle due collinette di Cologno Monzese, situati nella porzione centrale del Parco. AMBITI AGRICOLI
Le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti agricoli” interessano in particolare l’ambito settentrionale del territorio disciplinato dal PPI, rendendo tale ambito, anche per il suo ruolo ecologico, uno dei punti salienti della pianificazione. Il Piano individua le aree nelle quali è prevista la continuazione dell’attività agricola, anche in funzione di salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio. In queste zone, localizzate soprattutto nel territorio di Brugherio, il Piano prevede la creazione di un parco estensivo, scandito da una trama verde primaria, da una alternanza di boschi e di prati e radure calpestabili. AMBITI PER LA FRUIZIONE
Le aree specificatamente destinate alla categoria “Ambiti per la fruizione” assumono particolare rilevanza da un punto di vista quantitativo e qualitativo. Il Piano individua le zone di concentrazione delle attrezzature, sempre pensate come leggere, compatibili col carattere prevalente del Parco, localizzate soprattutto nei due “riccioli”, che ne risultano così caratterizzati rispetto alle rimanenti aree. Si tratta del polo attrezzato di Brugherio e San Maurizio (e Monza), quello a nord, e di Sesto e Cologno (ma anche Milano) quello a sud. Le Aree di parco urbano, innervate da un sistema di percorsi ciclopedonali, aventi anche forte carattere d’interconnessione urbana, si proietLegenda della Tav. 11 (Progetto: 1° fase di attuazione)
tano e incuneano all’interno dei nuclei edificati con un verde più intensivo e urbano e con attrezzature leggere e, in particolare, orti urbani.
526
Parco della Media Valle del Lambro
527
Tav. 11a (Progetto: 1째 fase di attuazione) nella pagina successiva, Tav. 11b (Progetto: 1째 fase di attuazione)
528
Parco della Media Valle del Lambro
529
Tra gli elementi di criticità del sistema ambientale sono da segnalare, oltre alle numerose situazioni di “frangia“ urbana che caratterizzano in modo negativo gli spazi aperti di passaggio da un centro urbano all’altro, la presenza di una serie di infrastrutture della mobilità, ambiti di cava e discariche
Tav. 11c (Progetto: 1° fase di attuazione)
530
GESTIONE FRUIZIONE E PROGETTUALITÀ Aspetti gestionali
Il Parco ha iniziato a organizzare alcune iniziative divulgative, culturali e di sensibilizzazione alle popolazioni, con temi di carattere naturalistico e ambientale, anche se non specificatamente rivolte alle scuole
È stato recentemente dato avvio alla costituzione di un’apposita strut-
Gli ambiti di maggior concentrazione da parte
tura per la gestione del Parco, al momento composta da una sola per-
degli utenti sono rappresentati dalle ex collinet-
sona, che svolge la funzione di Responsabile tecnico, mentre la fun-
te Falck di Cologno Monzese e dai parchi urbani
zione di Direttore tecnico (arch.) viene ancora svolta dal responsabile
di Sesto San Giovanni, per i quali le principali
del Settore urbanistico del Comune di Sesto San Giovanni, Comune
modalità fruitive sono rappresentate dalle pas-
capofila del progetto di Parco.
saggiate in bicicletta e a piedi.
In attesa del potenziamento e della piena entrata in funzione della struttura gestionale, il Parco si avvale delle risorse dell’Amministra-
Al momento il Parco non ha avviato uno specifico
zione comunale di Sesto San Giovanni, in particolare dei settori ur-
programma di educazione ambientale.
Educazione ambientale
banistico e ambientale, mentre gli uffici tecnici dei singoli Comuni si occupano della progettazione degli interventi che interessano i rispet-
Le principali opere e categorie d’intervento individuate dal PPI per la realizzazione del Parco
tivi territori.
Interventi, progetti e studi
sono rappresentate da:
Budget
Il totale delle entrate nel 2006 è stato pari a 350.338 €. Il contributo
•
sgomberi e recuperi ambientali, secondo il
della Provincia di Milano è stato pari a 210.338 € (60 % dell’ammon-
modello Parco Nord, a cui deve far seguito la
tare delle entrate).
sistemazione a verde delle aree e il loro recupero alla pubblica fruizione;
La Provincia di Milano, con il bando 2006 per il finanziamento dei PLIS, ha stanziato 200.000 € per la creazione della Porta Nord.
•
movimenti di terra e rimodellamenti, soprat-
Il Programma Pluriennale degli Interventi prevede investimenti per di-
tutto all’interno di ex cave e ex discariche,
verse tipologie di interventi, per un totale di 7.679.811 €.
che si rendono necessari principalmente per la mitigazione ambientale, in primo luogo in
Sistema di relazioni con altri attori non istituzionali
Il Parco ha iniziato a organizzare alcune iniziative divulgative, cul-
funzione di barriera antirumore, del pedunco-
turali e di sensibilizzazione alle popolazioni, con temi di carattere
lo autostradale;
naturalistico e ambientale, anche se non specificatamente rivolte alle
•
opere a verde (potenziamento naturalistico,
scuole.
rimboschimenti, siepi, filari, prati), a carat-
Inoltre il Parco ha attivato una serie di relazione con il partenariato
tere prevalentemente estensivo, mentre nei
locale, in modo particolare con l’Associazione Amici della Valle del
punti più prossimi ai tessuti edificati, si pre-
Parco della Media Valle del Lambro, che ha avuto un ruolo importante
vede la realizzazione di un verde di tipo at-
nella nascita del PLIS.
trezzato e lungo la tangenziale di un verde come schermo e filtro, in primo luogo in fun-
Utenza
quantitativa delle caratteristiche degli utenti del PLIS.
532
zione di barriera antirumore;
Non esistono indagini in grado di permettere una valutazione quali/ •
percorsi ciclopedonali, passerelle, sottopassi,
Parco della Media Valle del Lambro
533
per la costruzione di un sistema di mobilità lenta, essenziale per l’intero settore metropolitano, e soprattutto in quest’area, dove la barriera del peduncolo autostradale ne esalta la funzione al livello di connessione primaria; •
accessi e porte del Parco, attrezzature leggere, compatibili col ca-
ri; la recente proposta dell’Autorità di Bacino del fiume Po di costruire
Fra gli accessi del Parco, attrezzature leggere, localizzate soprattutto nei due “riccioli” nord e sud, che divengono così i poli attrezzati dei centri urbani limitrofi, l’intervento per la creazione della Porta Nord, sull’area ex Quarzo, è stato recentemente finanziamento dalla Provincia di Milano
un by-pass di circa 8 chilometri fra il Parco di Monza e il ponte di S. Maurizio, per salvaguardare il capoluogo brianteo, può avere notevoli riflessi sul territorio del Parco, soprattutto nei territori di Brugherio e Cologno Monzese.
rattere prevalente del Parco, localizzate soprattutto nei due “riccioli” nord e sud, che divengono così i poli attrezzati dei centri urbani limitrofi. Fra queste l’intervento per la creazione della Porta Nord, sull’area ex Quarzo, è stato finanziato dalla Provincia di Milano, con il bando 2006 per il finanziamento dei PLIS.
L’intervento fra quelli previsti che presenta un potenziale ruolo funzionale all’interno del sistema ecologico-ambientale del Parco è rappresentato dalla proposta di sistemazione della cava Melzi, che rappresenta una sfida, ma anche una risorsa, in chiave di rinaturazione e recupero ambientale, essendo coinvolta nel grande cantiere di trasformazione delle aree ex Falck. Dopo i primi lavori di sistemazione delle opere idrauliche del fiume tra il ponte dell’Autostrada A4 e il ponte di innesto alla Tangenziale Est, avviati dall’Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPO), occorre oggi che il Parco solleciti gli interventi di pulizia, recupero e sistemazione a verde delle sponde fluviali, rientranti nelle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria di competenza del Magistrato delle Acque. Infine, l’AIPO ha elaborato nel novembre 2006 uno studio riguardante gli interventi necessari alla mitigazione del rischio idraulico del fiume Lambro settentrionale nell’abitato di S. Maurizio al Lambro in Comune di Cologno Monzese. Fra gli accorgimenti individuati per ridurre gli effetti negativi delle esondazioni vi è la realizzazione di canali scolmato-
534
Parco della Media Valle del Lambro
535
PA R C O D E I C O L L I BRIANTEI Elementi identificativi .........................538 Inquadramento territoriale ................542 Territorio del Parco ............................549
536
Gestione, fruizione e progettualitĂ ....562
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco dei Colli Briantei
Codice PLIS: PL_217
P R O V I N C E : Milano. C O M U N I : Arcore, Camparada, Usmate Velate. R I C O N O S C I M E N T O : Del.GP n°331/07 del 21/05/2007. AMPLIAMENTI: -
G E S T I O N E : Convenzione tra i Comuni di Arcore, Camparada,
Usmate Velate. S E D E : Municipio di Camparada,
piazza Municipio 1, 20050 Camparada (MI) tel. 039 698541 fax. e-mail: S U P E R F I C I E : totale: 538 ha;
provincia di Milano: provincia di Monza e Brianza: 538 ha. O B I E T T I V I : tutela paesistico-ambientale degli ambiti collinari.
Il progetto del PLIS nasce nel 2000 con l’obiettivo di tutelare da un punto di vista paesistico-ambientale un ambito collinare
nella pagina accanto, In un territorio non ancora pienamente coinvolto in processi di urbanizzazione massiccia, il Parco tutela un ambito collinare di grande pregio, segnato dai solchi fluviali degli affluenti minori del Lambro e dalla presenza di formazioni boschive di elevato valore naturalistico
di grande pregio, segnato dai solchi fluviali degli affluenti minori del Lambro e dalla presenza di formazioni boschive di elevato valore naturalistico, come il bosco di Camparada.
nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR Inquadramento territoriale su ortofoto
538 Parco dei Colli Briantei
539
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco dei Colli Briantei fa parte del sub-sistema dell’est Milano, tra i parchi Valle Lambro e Adda Nord, del quale fanno parte anche i PLIS della Cavallera e Est delle Cave (per i quali sono in via di definizione le intese istitutive) e quelli delle Cascine, del Molgora e del Rio Vallone. Attraversato trasversalmente dal tracciato dalla linea ferroviaria SeregnoCarnate e limitrofo a quello della Tangenziale Est, il Parco è situato nella porzione nord-est della provincia di Milano (Brianza orientale), inserito fra il Parco della Valle del Lambro (a ovest), quello di Montevecchia e della Valle del Curone (a nord), i PLIS del Molgora (a est) e della Cavallera (a sud).
Territorio
Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
L’area del Parco dei Colli Briantei ha pienamente condiviso le potenti
invece, poter evitare ulteriori fenomeni di
trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato la Brianza orien-
saldatura.
tale e hanno connotato l’attuale uso del suolo nel quale gli elementi
Il significativo sviluppo economico ha de-
“naturali” risultano residuali rispetto ai piani di sviluppo urbanistico.
terminato la comparsa di ampie aree desti-
Questo ambito è infatti caratterizzato dalla pervasiva presenza dell’ur-
nate alle attività produttive e commerciali
banizzato immerso in una matrice agricola con la quale ha stabilito
che, assieme all’espansione delle aree re-
modi di contatto caratterizzati da aree di frangia spesso disordinate e
sidenziali, ha concorso in modo significa-
dalla capillare, e spesso imponente, presenza di infrastrutture viarie.
tivo all’erosione di ampie superfici di suoli
L’assetto insediativo si contraddistingue per la presenza di una rete di
agricoli. Le aree ove tale processo appare
centri di dimensioni contenute, che mantengono una bassa densità e
più evidente sono quelle lungo la direttrice
uno stretto rapporto con il sistema ambientale circostante.
Monza-Lecco e nel territorio di Vimercate.
Il processo di sviluppo dell’area, acceleratosi fortemente a partire da-
Le principali indicazioni fornite dagli stru-
gli anni ’60, è infatti avvenuto sulla base di modalità insediative che
menti urbanistici comunali sono costituite
non hanno compromesso in modo significativo né il territorio né la
dalla presenza di aree terziarie e produttive
preesistente struttura urbana e demografica.
di espansione lungo il tracciato della SP58,
L’evidente e pronunciato ampliamento degli insediamenti residenziali,
ma anche della Tangenziale Est (Vimercate).
con una netta espansione dei centri urbani, una volta poco estesi e
Infine, le espansioni residenziali interes-
con nuclei densi a delimitazione abbastanza netta e ben separati tra
sano principalmente i margini urbani degli
di loro, ha condotto, lungo la direttrice Milano-Lecco, alla fusione di
abitati di Usmate Velate e Camparada, co-
nuclei limitrofi e alla eliminazione delle case sparse e delle piccole
muni dove sono in atto evidenti trasforma-
unità quali ortaglie, frutteti, ecc., caratteristiche degli insediamenti
zioni insediative.
rurali. Lungo l’asse Monza-Vimercate, il Parco della Cavallera sembra,
542
Nel contesto delle colline moreniche briantee, il PLIS può garantire, a fronte dell’intensificarsi di un alquanto disordinato sviluppo insediativo, una continuità del sistema ecologico nord-sud, ponendo in relazione il Parco della Valle del Lambro e quello di Montevecchia e della Valle del Curone
Paesaggio e ambiente
Le colline moreniche briantee, che rappresentano i rilievi più consistenti di tutto il territorio provinciale, costituiscono un ambiente profondamente segnato dai numerosi solchi fluviali degli affluenti minori del Lambro, fra i quali la roggia Molgorana, e dalla presenza di importanti formazioni boschive, come il bosco di Camparada
Il Parco delle Colline Briantee è situato nella porzione nord-est della
partire dal tardo Rinascimento, l’insediarsi di un importante sistema
provincia di Milano, nel contesto delle colline moreniche briantee, che
di dimore extraurbane, che rappresentano un segno distintivo di un
rappresentano i rilievi più consistenti di tutto il territorio provinciale,
territorio che nel corso dei secoli è stato scelto quale luogo privilegia-
un ambiente profondamente segnato dai numerosi solchi fluviali degli
to di residenza.
affluenti minori del Lambro, fra i quali la roggia Molgorana, e dalla
Spesso alla felice ubicazione dovuta alla delicata morfologia collina-
presenza di importanti formazioni boschive, come il bosco di Campa-
re, questo patrimonio unisce la qualità dell’architettura, determinando
rada, in cui emerge la presenza della robinia, legata alla diffusione, nel
episodi, se non addirittura sistemi, paesaggistici di livello assoluto,
passato delle pratiche silvo-colturali. Si tratta di un ambito di elevato
come quello di villa Borromeo D’Adda ad Arcore.
valore naturalistico, nel quale il ruolo marginale svolto attualmente
Il Parco può garantire, a fronte dell’intensificarsi di un alquanto di-
dall’attività agricola ha determinato l’abbandono o la trasformazione
sordinato sviluppo insediativo, una continuità del sistema ecologico
della maggior parte delle cascine, oltre a una superficie agricola, pre-
nord-sud, ponendo in relazione il Parco della Valle del Lambro con
valentemente coltivata a prato, decisamente frammentata.
quello di Montevecchia e della Valle del Curone in provincia di Lecco,
Le favorevoli condizioni paesaggistico-ambientali hanno favorito, a
oltre che con il Parco del Molgora e quello della Cavallera.
544 Parco dei Colli Briantei
In un ambito di elevato valore naturalistico, il ruolo marginale svolto attualmente dall’attività agricola ha determinato l’abbandono o la trasformazione della maggior parte delle cascine, oltre a una superficie agricola, prevalentemente coltivata a prato, decisamente frammentata
545
Mobilità
Il territorio del Parco è interessato dal transito di alcune direttrici viarie che mettono in comunicazione le aree urbane dell’estremo nord della Brianza milanese (presenti lungo la SP177 Bellusco-Gerno, che pure attraversa parzialmente l’area del Parco in direzione est-ovest), con quelle in provincia di Lecco. Le direttrici principali che lambiscono esternamente i confini del Parco sono rappresentate dall’itinerario della SP7 Villasanta-Lesmo, che prosegue nella SP51 della Santa in provincia di Lecco (a ovest), dalla exSS342dir Briantea, prosecuzione della Tangenziale Est di Milano a nord di Vimercate (a est) e dalla SP58 Sesto S.Giovanni-Usmate (a sud-est). Il territorio del PLIS è anche attraversato, nella sua propaggine a nord di Arcore, dalla linea ferroviaria trasversale Seregno-Carnate (con la vicina stazione di Lesmo) che, all’altezza della stazione di Carnate, si immette sulla linea Milano-Monza-Calolziocorte, lungo la quale sono in corso i lavori per il raddoppio dei binari. Infine, a ovest del PLIS, più distante da esso, transita la linea RFI Monza-Molteno-Lecco. L’intero contesto risulta interessato da importanti interventi infrastrutturali che ricadono, in parte, anche all’interno del perimetro del PLIS stesso. Sul versante stradale, si tratta del nuovo tracciato del Sistema Viabilistico Pedemontano, che attraversa il Parco transitando a nord di Arcore, secondo una configurazione plano-altimetrica parzialmente in galleria, ma ancora oggetto di valutazioni, finalizzata essenzialmente a risolvere le criticità di tipo ambientale, come richiesto nelle pre-
In un territorio interessato dal transito delle direttrici viarie che mettono in comunicazione le aree urbane dell’estremo nord della Brianza milanese con quelle in provincia di Lecco, assumono particolare rilievo le previsioni infrastrutturali, con la nuova strada Pedemontana e il potenziamento del tracciato ferroviario della Gronda nord-est
scrizioni del CIPE sul progetto preliminare approvato secondo le pro-
della cosiddetta Gronda ferroviaria nord-est Seregno-Carnate-Berga-
cedure della Legge Obiettivo. Lungo il nuovo itinerario sono previsti
mo, il cui progetto preliminare (anch’esso approvato dal CIPE con
uno svincolo intermedio in prossimità del PLIS, tra Arcore e Usmate, e
prescrizioni nell’ambito della Legge Obiettivo) prevede il quadruplica-
uno all’interconnessione con la Tangenziale Est, entrambi oggetto di
mento in sede della tratta Seregno-Usmate (e, quindi, anche del trat-
richieste di approfondimento e modifica da parte del CIPE.
to di attraversamento del territorio del PLIS) e la realizzazione di un
Si segnalano anche altri interventi di carattere locale, previsti nei PRG
nuovo tracciato fino all’innesto sulla linea Treviglio-Bergamo. Le pre-
comunali, connessi con il progetto della Pedemontana, ossia la varian-
scrizioni formulate, riguardano, tra l’altro, la compatibilizzazione pla-
te alle SP177 e SP7 in territorio di Lesmo e la tangenziale est di Arcore,
no-altimetrica della linea con il tracciato previsto per la Pedemontana
sul confine con Vimercate, in prospettiva attestata sullo svincolo della
ed una maggiore attenzione alle questioni di inserimento ambientale
Pedemontana.
dell’opera.
Sistema della mobilità esistente e prevista
Sul versante ferroviario si segnala principalmente il potenziamento
546 Parco dei Colli Briantei
547
T E R R I TO R I O D E L PA R C O Al confine nord della provincia di Monza e Brianza si estendono le aree del PLIS dei Colli Briantei in un territorio che si apre a nord verso il Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, compreso nella provincia di Lecco.
L’area del Parco, pur avendo condiviso le potenti trasformazioni ter-
Aspetti territoriali
ritoriali che hanno caratterizzato la Brianza e connotato l’attuale uso del suolo, nel quale gli elementi “naturali” risultano residuali rispetto ai piani di sviluppo urbanistico, non è ancora pienamente coinvolta nei processi di urbanizzazione massiccia che hanno investito altri ambiti della Brianza. Il contesto territoriale nel quale si collocano le aree a parco vede la presenza di un sistema urbano nel quale domina la funzione residenziale composta da tipi edilizi radi che comportano una bassa densità insediativa. Il Parco, che ha un perimetro piuttosto tortuoso, si confronta ai suoi margini con una struttura urbana che, grazie alle caratteristiche edilizie presenti, si compenetra negli spazi aperti rendendo difficilmente definibili i limiti tra gli stessi spazi aperti e quelli urbanizzati. Riguardo alla forma del paesaggio urbano che si confronta con gli ambiti del Parco, da uno sguardo a più ampio spettro si può identificare
Al confine nord della provincia di Monza e Brianza, in un ambito nel quale gli elementi “naturali” risultano residuali rispetto ai piani di sviluppo urbanistico, l’area del Parco non è ancora pienamente coinvolta nei processi di urbanizzazione massiccia che hanno investito altri ambiti della Brianza
come, verso la parte occidentale, si sia costituita una sorta di sistema urbano lineare appoggiato all’asse di collegamento Villasanta-Lesmo, mentre sul lato più orientale si presentino sistemi urbani distinti costituiti da Usmate Velate, piuttosto articolato, e da Arcore, più compatto e interessato da forti pressioni insediative. Da sottolineare il rilievo che assumono le previsioni infrastrutturali che interessano il Parco e riguardano nello specifico due tracciati paralleli, con direzione estovest, rappresentati dalla nuova strada Pedemontana e dal potenzia-
nella pagina precedente, Usi aggregati dei suoli
mento in sede del tracciato ferroviario della Gronda nord-est.
Parco dei Colli Briantei
549
Aspetti paesistico-ambientali
L’ambito, appartenente alla unità paesistico-territoriale dei terrazzi briantei, rappresenta una delle aree più interessanti dal punto di vista paesistico e naturalistico, ricca di fasce boschive, anche di pregio e ben conservate, alternate ad ampie aree a seminativo e a prato
L’ambito, appartenente alla unità paesistico-territoriale dei terrazzi
elevato valore naturalistico, in particolare nei territori di Usmate Vela-
briantei, rappresenta una delle aree più interessanti dal punto di vista
te e Camparada, alle strette fasce ripariali lungo i torrenti, ai versanti
paesistico e naturalistico, ricca di fasce boschive, anche di pregio e
dei terrazzi fluvioglaciali più antichi e a rare formazioni longitudinali
ben conservate, alternate ad ampie aree a seminativo e a prato.
lungo i coltivi, determinando un complesso rapporto che si trova a
Dal punto di vista geomorfologico il territorio del Parco è interessa-
dover fronteggiare le rinnovate spinte insediative.
to da depositi fluvioglaciali che determinano un paesaggio mosso e
Il terreno compatto e pesante, tipico dell’altopiano ferrettizzato, ha
vario, caratterizzato da rilievi morenici, incisi dai solchi fluviali degli
determinato il progressivo abbandono dell’agricoltura e la comparsa
affluenti minori del Lambro, come i due rami del torrente Molgorana,
di ampie zone di brughiera che costituiscono l’interfaccia fra gli ambi-
che scorrono all’interno del Parco sui due lati est e ovest, caratteriz-
ti agricoli e le zone boschive.
zando tutto i territorio con valli trasversali (Valfredda, Valfazzola),
Infine, occorre segnalare che è attualmente diffusa in tutta l’area del
aumentando la ricchezza della fauna e flora del luogo.
Parco la pratica del motocross, un’attività che produce danni notevoli
La presenza dell’uomo, ha determinato la nascita di un ricco sistema di
al territorio, quali erosione del terreno, disturbo della fauna, danni
percorsi interpoderali che segna la fitta trama della partizione agricola.
alla sentieristica, pericolo per visitatori ed escursionisti, e che dovrà
L’elevata pressione insediativa e l’agricoltura di tipo intensivo hanno
certamente essere quanto prima regolamentata.
I terrazzi fluvioglaciali determinano un paesaggio mosso e vario, caratterizzato da rilievi morenici, incisi dai solchi fluviali degli affluenti minori del Lambro, come i due rami del torrente Molgorana, che scorrono all’interno del Parco sui due lati est e ovest
ridotto gli ambiti a vegetazione naturale, che mantengono tuttavia un
550 Parco dei Colli Briantei
551
Il patrimonio storico-architettonico appare di notevole importanza per diffusione e valore, oltre che per le architetture religiose e rurali, so-
Beni storico-architettonici e ambientali
prattutto per il sistema delle dimore extraurbane, edificate a partire dal tardo Rinascimento, che rappresentano un segno distintivo di un territorio che nel corso dei secoli è stato scelto quale luogo privilegiato di residenza. Benché si tratti di un’area di antica antropizzazione, attraversata lungo il margine sud-est dall’asse storico che da Vimercate raggiunge Lecco, le emergenze architettoniche all’interno del perimetro del Parco non sono numerose, essendo i centri storici localizzati all’esterno del suo perimetro. Oltre al centro storico di Arcore, occorre segnalare i nuclei di antica formazione di Usmate, Velate e Camparada e l’aggregato rurale di Bernate (Arcore), ai margini dell’area protetta, che costituiscono degli ottimi punti di partenza per la costruzione di un sistema di accessi al Parco. Ad Arcore le ville Cazzola e Borromeo d’Adda, pur esterne al perimetro del PLIS, costituiscono, con i loro parchi, un importante sistema architettonico e instaurano un dialogo dal punto di vista ambientale e paesaggistico con il suo territorio. Più a est, a Velate la villa Scaccabarozzi, con il suo parco lungo le sponde del torrente Molgorana, stabilisce uno stretto rapporto con il PLIS, immediatamente al di là del torrente. I complessi rurali, prevalentemente a corte aperta e spesso convertiti ad altro uso a causa dell’attuale marginalità dell’attività agricola, interessano in modo diffuso tutto l’ambito, con la cascina Misurata
Un patrimonio storicoarchitettonico di notevole importanza per diffusione e valore, oltre che per le architetture religiose e rurali, soprattutto per il sistema delle dimore extraurbane, fra le quali villa Cazzola ad Arcore, edificate a partire dal tardo Rinascimento, segno distintivo di un territorio che nel corso dei secoli è stato scelto quale luogo privilegiato di residenza
di Arcore, che costituisce un raro esempio di struttura agricola all’interno del Parco. All’esterno troviamo, invece, le cascine Melli, Giulini e Lamborana di Usmate Velate e le cascine Masciocco e Valmora a est dell’abitato di Camparada. Per quanto riguarda invece le architetture religiose, le chiese di Sant’Eurosia a Camparada, della Beata Vergine del Carmelo al Dosso (Usmate Velate) e di Santa Maria Nascente e San Giacomo costituiscono importanti elementi di notorietà per il territorio. Fra i più significativi ambiti di interesse naturalistico risultano di notevole valenza il bosco della Cassinetta, nel comune di Usmate Velate,
nella pagina precedente, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
il bosco di Camparada e i boschi igrofili lungo i torrenti Molgorana e Molgoretta, insieme ad alcune zone umide, come il Laghettone e il Laghettino nei boschi di Bernate.
Parco dei Colli Briantei
553
Aspetti naturalistici
L’elevata pressione insediativa e l’agricoltura di tipo intensivo hanno ridotto gli ambiti a vegetazione naturale, che mantengono tuttavia un buon livello di biodiversità e complessità, alle strette fasce ripariali lungo i torrenti, ai versanti dei terrazzi fluvioglaciali più antichi e a rare formazioni longitudinali lungo i coltivi
VEGETAZIONE
FAUNA
Le limitate aree boscate, presenti all’interno del territorio del Parco
Nonostante l’elevato grado di antropizzazione e la semplificazione
dei Colli Briantei, mantengono un buon livello di biodiversità e com-
estrema di gran parte dei suoi ecosistemi, nell’intorno del Parco sono
plessità, seppur minacciate dalla competizione con le aree agricole in
state rilevate numerose specie animali.
cui sono inserite.
Dal punto di vista faunistico il territorio in cui si inserisce il Parco
Tra le specie arboree presenti sono riconoscibili il pino silvestre (Pi-
risulta essere un indispensabile bacino naturale per molte specie ani-
nus silvestris), la farnia (Quercus robur), la betulla (Betulla pendula),
mali, che possono godere di un ambito così allargato e vario.
il castagno (Castanea sativa), il faggio (Fagus selvatica) e il salice
La posizione geografica del Parco, inserito fra aree naturali già ogget-
(Salux alba).
to di tutela (Parco della Valle del Lambro, Parco del Molgora, Parco di
Nelle aree boscate si rileva inoltre la presenza della robinia (Robinia
Montevecchia e della Valle del Curone), attribuisce a questi territori un
pseudoacacia), specie esotica molto adattabile ed invasiva; molto dif-
ruolo strategico all’interno della schema di rete ecologica provinciale
fusa è anche la quercia rossa (Quercus borealis), altra specie prove-
e regionale.
niente dal nord America, che ha dimostrato di sapersi adattare ottima-
Il territorio ospita numerose specie di Anfibi e Rettili, fra cui ricor-
mente a questi ambienti.
diamo la salamandra pezzata, il tritone crespato, il rospo comune , il
Altre specie alloctone riconoscibili sono il ciliegio (Prunus serotina),
rospo smeraldino, la raganella italiana , la rana esculenta e fra i rettili
molto infestante, il gelso bianco (Morus alba) il platano ibrido e l’ai-
il biacco e la natrice d’acqua.
lanto (Ailanthus altissima).
Tra i Mammiferi riveste infine un certo interesse la presenza del To-
L’impianto del sottobosco è molto differenziato a seconda della tipolo-
poragno d’acqua, lo scoiattolo europeo, il ghiro, la lepre comune, la
gia del terreno su cui si sviluppa; le specie più frequenti sono il brugo
volpe, la faina e, probabilmente, il tasso.
(Calluna vulgaris), le felci, la ginestra (Sarothamnus scoparius), il sa-
Tra gli Uccelli nidificanti occorre segnalare l’allocco, la civetta, il falco
lice (Saliz caprea), il pioppo (Populus tremula), l’aquilegia (aquilegia
pecchiaiolo, il barbagianni, il gufo comune, il picchio rosso maggiore,
vulgaris), specie protetta della flora insubrica, che si può incontrare
il picchio rosso minore, il picchio verde, la poiana, il gheppio ed il
raramente sul limite della aree boscate o nelle radure ben esposte e
nibbio bruno.
Nelle aree boscate sono molto diffuse la robinia, specie esotica molto adattabile ed invasiva, e la quercia rossa, altra specie proveniente dal nord America, che ha dimostrato di sapersi adattare ottimamente all’ambiente collinare
che rappresenta una delle presenze più insolite del Parco.
554 Parco dei Colli Briantei
555
La rete ecologica
La costituzione di una rete ecologica su un territorio fortemente compromesso dal punto di vista ecologico, quale quello del Parco dei Colli Briantei, trova il suo principale ostacolo in un territorio diffusamente antropizzato, con una rete viaria alquanto ramificata e banalizzato da un punto di vista paesistico-ambientale. Al sistema antropico si affianca un sistema di aree naturaliformi, costituite da alcuni lembi boscati relitti e dalla vegetazione arboreo-arbustiva spontanea rilevata lungo i principali torrenti, che soffrono di un progressivo isolamento ecologico e della crescente pressione sui varchi residui, ma che hanno il pregio di mettere in connessione il sistema delle aree agricole con i corsi d’acqua. Il PLIS dei Colli Briantei si configura, all’interno del PTCP, come un tassello di rilievo della rete ecologica provinciale, essendo interessato da un ganglio secondario, connesso attraverso un sistema di corridoi ecologici primari e secondari al Parco della Valle del Lambro e a quello del Molgora e ai principali corridoi dei corsi d’acqua da questi rappresentati. Al fine di concorrere alla realizzazione della rete ecologica della provincia di Milano, il Parco deve operare sugli ambiti boschivi e di brughiera, interessanti ai fini di un potenziamento dei collegamenti tra le aree di maggiore interesse forestale e faunistico, anche nell’ottica di salvaguardare/creare direttrici di permeabilità verso il territorio della provincia di Lecco, in particolare verso il Parco di Montevecchia e della Valle del Curone. In questo ambito il recente progetto di Dorsale verde del nord Milano elaborato dall’Amministrazione provinciale si propone di mettere in relazione e ricondurre a sistema le diverse opportunità di carattere paesistico-ambientale presenti sul territorio, con l’intento di creare una connessione orizzontale fra le diverse Brianze e istituire un legame fra i suoi parchi. Più in generale gli obiettivi perseguiti dal progetto sono: •
collegare e ampliare i parchi esistenti e includere i territori agricoli
•
istituire una contiguità spaziale che favorisca lo scambio e l’inter-
•
rafforzare i corridoi orizzontali al fine di controbilaciare l’anda-
non compresi in essi; connessione fra le diverse ecologie; mento nord-sud dei parchi, in un ambito dove i centri urbani sono generalmente disposti in forma reticolare, evitando così la loro salnella pagina a destra, dall’alto: - schema del progetto di dorsale verde; - stralcio con l’individuazione del Parco dei Colli Briantei
556
datura; •
garantire un’adeguata compensazione ambientale lungo il tracciato della Pedemontana, evitando al tempo stesso nuovi insediamenti che sfruttano la straordinaria accessibilità generata.
A partire dal dopoguerra gli agroecosistemi hanno subito una riduzio-
Aspetti agronomici
ne di superficie a favore, prevalentemente, degli insediamenti civili e industriali, ma anche degli ambiti di brughiera, pur consentendo di mantenere il carattere di fitta trama di appezzamenti, mentre le riduzioni più significative si sono avute a carico degli elementi lineari più esili e quindi maggiormente vulnerabili ed effimeri. Attualmente le attività agricole, anche per la scarsa fertilità dei terreni, appaiono del tutto residuali, pur avendo lasciato tracce che segnano profondamente il paesaggio. Per quanto concerne le colture praticate, si tratta di un’agricoltura classica di pianura, nella quale sono prevalenti i seminativi a mais o frumento e le superfici utilizzate a prato permanente.
Il terreno compatto e pesante, tipico dell’altopiano ferrettizzato, ha determinato il progressivo abbandono dell’agricoltura e la comparsa di ampie zone di brughiera che costituiscono l’interfaccia fra gli ambiti agricoli, nei quali sono prevalenti i seminativi a mais o frumento, e le superfici utilizzate a prato permanente e le zone boschive nella pagina precedente La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
Parco dei Colli Briantei
559
Rete dei percorsi
Il territorio del Parco dei Colli Briantei è attraversato da un reticolo stradale composto da strade comunali asfaltate e da strade vicinali sterrate, utilizzate per le attività agricole e per il collegamento con i nuclei rurali interni al Parco. L’Associazione Parchi del Vimercatese, che promuove e salvaguardia i territori dei parchi locali di interesse sovracomunale nell’area (Parco del Molgora, Parco del Rio Vallone, Parco dei Colli Briantei e il costituendo Parco della Cavallera), ha individuato tre percorsi principali che permettono la conoscenza dei luoghi che caratterizzano il Parco. I percorsi, ad anello, non sono espressamente dedicati alla mobilità ciclabile e pertanto sono preferibilmente percorribili a piedi o con mountain-bike. Il percorso A “Tra i boschi di Bernate”, parte ed arriva dalla frazione Bernate di Arcore, si inoltra nei boschi della zona, costeggiando la zona umida detta “il laghettone” e lambendo due tipiche cascine a corte, cascina Masciocco e cascina Valmora. Il percorso B “La Molgorana e il Roccolo” parte dal piazzale del Comune di Camparada. Il sentiero, nel suo primo tratto, è immerso nel verde e costeggia la Molgorana. Lasciato il corso del torrente, si costeggiano cascine e si sale sulla collina in prossimità del Roccolo. Da qui si scende verso sud in direzione nuovamente del Comune di Camparada. Il percorso C “Anello nord” rappresenta l’itinerario più completo fra quelli proposti dal Parco. Si parte da Villa Belgioioso Scaccabarozzi a Usmate Velate, esempio di villa nobiliare di campagna, circondata da un magnifico parco, si attraversano ambiti agricoli, boschetti recentemente piantumati da volontari, vallette boscose e si possono visitare due grandi corti, Corte Giulini e Corte Sant’Anna, che ancora testimoniano l’imponente struttura delle aziende agricole collettive.
La presenza dell’uomo ha determinato la nascita di un ricco sistema di percorsi interpoderali sterrati, che segna la fitta trama della partizione agricola, utilizzati per le attività agricole e per il collegamento con i nuclei rurali interni al Parco
Attraversate le due corti si prosegue in direzione di Usmate Velate e si rientra al punto di partenza. L’accessibilità ciclistica al Parco, dalle aree urbanizzate limitrofe, è permessa sfruttando le reti ciclabili realizzate dai comuni contermini al Parco. Più difficile risulta l’accessibilità dal nucleo centrale metropolitano in quanto gli itinerari ciclabili individuati dalla Rete Strategica della Mobilità ciclistica – MiBici – predisposta dalla Provincia di Milano, sono
nella pagina successiva, Rete dei percorsi
ancora frammentati e interrotti.
560
GESTIONE FRUIZIONE E PROGETTUALITÀ Aspetti gestionali
In relazione al suo recente riconoscimento il Parco non si è ancora dotato di una specifica struttura gestionale, le cui funzioni sono attualmente svolte dalla struttura tecnica del Comune di Camparada, capofila della convenzione.
Budget
Il riconoscimento del Parco è successivo al 2006, anno di riferimento per i più recenti dati di bilancio economico.
Sistema di relazioni con altri attori non istituzionali
Il recente riconoscimento del Parco non ha permesso di attivare relazioni con il partenariato locale. In tale ottica si segnala l’opportunità di ampliare la collaborazione con il Circolo Gaia legambiente di Usmate Velate, che già collabora con l’Amministrazione di Usmate Velate per la manutenzione del complesso rurale della Cassinetta
Utenza
Non esistono indagini in grado di permettere una valutazione quali/ quantitativa delle caratteristiche degli utenti del PLIS. Le principali modalità fruitive sono rappresentate dalle passaggiate in bicicletta (mountain bike) e a cavallo, mentre pochi sono gli utenti che percorrono a piedi il territorio del Parco.
Educazione ambientale
Il Parco non ha ancora avviato uno specifico programma di educazione ambientale.
Interventi, progetti e studi
In relazione al suo recente riconoscimento il Parco non ha ancora promosso specifici interventi.
Il recente riconoscimento del Parco non ha permesso l’attivazione di relazioni con il partenariato locale, fra le quali si segnala l’opportunità di ampliare la collaborazione con il Circolo Gaia legambiente di Usmate Velate, che già collabora con l’Amministrazione per la manutenzione del complesso rurale della Cassinetta
562
PA R C O D E L L A B A L O S S A Elementi identificativi .........................566 Inquadramento territoriale ................570 Territorio del Parco ............................577
564
Gestione, fruizione e progettualitĂ ....590
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco della Balossa
Codice PLIS: PL_216
P R O V I N C E : Milano. C O M U N I : Cormano, Novate Milanese. R I C O N O S C I M E N T O : Del.GP n°332/07 del 21/05/07. AMPLIAMENTI: -
G E S T I O N E : Convenzione tra i Comuni di Cormano e Novate Milanese.
S E D E : Municipio di Novate Milanese, viale Vittorio Veneto 18, 20026
Novate Milanese (MI) tel. 02 35473240 fax. e-mail: edilpriv@comune.novate-milanese.mi.it
S U P E R F I C I E : totale: 146 ha.
O B I E T T I V I : tutela e riprogettazione paesistica di aree agricole
interstiziali. Nella conurbazione densa di prima cintura a nord di Milano, il Parco ha lo scopo di tutelare e riprogettare un ambito libero, nel quale l’agricoltura è presente in forma residuale, attorno al
nella pagina accanto, Nella conurbazione densa di prima cintura a nord di Milano, attorno al complesso rurale della cascina Balossa, il Parco ha lo scopo di tutelare e riprogettare un ambito interstiziale, nel quale l’agricoltura è presente in forma residuale
complesso rurale della cascina Balossa.
nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR Inquadramento territoriale su ortofoto
566 Parco della Balossa
567
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco della Balossa fa parte del sub-sistema del centro, tra i parchi delle Groane e della Valle Lambro, del quale fanno parte anche i PLIS della Brianza Centrale, del Grugnotorto-Villoresi e della Media Valle del Lambro ed è localizzato fra l’asse autostradale dell’A4 (a sud), la Milano-Meda (a est) e la Rho-Monza (a nord). Il Parco delle Groane a nord-ovest e il Parco Nord Milano a sud-est e il PLIS del Grugnotorto-Villoresi a nord-est costituiscono il quadro di riferimento delle aree protette.
Territorio
Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
Il Parco si sviluppa nel territorio fortemente urbanizzato della cintura
hanno decisamente compromesso il territo-
metropolitana a nord del capoluogo, un’area che accoglie un sistema
rio e la preesistente struttura insediativa,
molto complesso di funzioni e usi del suolo eterogenei e scarsamente
con una netta espansione dei centri urbani,
coerenti, appoggiati ad un sistema di reti locali che non ne favoriscono
una volta poco estesi e con nuclei densi a
l’integrazione essendo tutte le strutture urbane organizzate per gem-
delimitazione abbastanza netta e ben sepa-
mazione o aggregazione ai perimetri dei diversi nuclei urbani.
rati tra di loro, che si sono saldati in un
Lo stesso tracciato del Villoresi, potenzialmente fattore di unificazio-
tessuto unico con la saturazione delle aree
ne dell’area, è prevalentemente inglobato negli abitati e si presta qua-
che li dividevano.
si unicamente a segnare una trama lineare di interesse e qualificazione
Allo stesso tempo il significativo sviluppo
in senso est-ovest per questi ultimi, essendosi fortemente rarefatta la
economico ha determinato la comparsa di
rete dei derivatori ed indebolito il conseguente rapporto con la trama
ampie aree destinate alle attività produttive
agraria a sud del canale.
e commerciali che, assieme all’espansione
Emerge l’assenza di una qualsivoglia forma di paesaggio caratteriz-
delle aree residenziali, ha concorso in modo
zante in maniera univoca l’ambito, i cui bordi urbani non costituisco-
significativo all’erosione di ampie superfici
no mai margine definito tra una situazione effettivamente “urbana” e
di suoli agricoli, soprattutto lungo la Rho-
un’altra riconoscibile come agricola. Questa condizione riguarda sia
Monza e la Comasina.
gli affacci delle strutture residenziali, caratterizzati da confusione di
Le principali indicazioni fornite dagli stru-
tipologie variamente accostate e contrapposte, sia gli affacci delle aree
menti urbanistici comunali sono costitui-
industriali, solo in apparenza omogenee nella regolarità della rappre-
te, da una significativa caratterizzazione
sentazione planimetrica, in realtà composte dalle più diverse tipologie
produttiva e polifunzionale delle aree ur-
produttive, generatrici di un complessivo effetto di disordine.
bane che si affacciano sul Parco, in parti-
Del resto la fitta rete infrastrutturale viaria, che segna il territorio
colare nei territori di Cormano e Bollate, e
(Rho-Monza, Milano-Meda, A4), persegue semplicemente la logica di
da espansioni residenziali che interessano
nuovi assi di trasporto, non essendo stata posta nessuna cura nella
principalmente i margini urbani degli abi-
loro possibilità di divenire elementi ordinatori delle gerarchie territo-
tati che si affacciano sul sistema delle aree
riali e di conseguenza degli spazi attraversati.
aperte e che hanno determinato la saldatura
Il processo di sviluppo dell’area, fortemente acceleratosi a partire da-
tra i centri abitati contermini.
gli anni Sessanta, è avvenuto sulla base di modalità insediative che
570
Nel territorio fortemente urbanizzato della cintura metropolitana a nord del capoluogo milanese, il Parco rappresenta un polmone verde in un’area che accoglie un complesso e scarsamente coerente sistema di funzioni, appoggiate ad un apparato di reti locali che non ne favoriscono l’integrazione
Paesaggio e ambiente
In un ambito densamente urbanizzato nella porzione centrosettentrionale della provincia di Milano, fra l’alta pianura irrigua del Villoresi e la media pianura irrigua dei fontanili, il Parco può garantire, pur con le forti restrizioni determinate dalle sue esigue dimensioni, una continuità del fondamentale sistema ecologico fra il Parco Nord e il Parco delle Groane
Il Parco della Balossa è situato nella porzione centro-settentrionale del-
manutenzione, appaiono ancora presenti, con una cospicua presenza
la provincia di Milano, fra l’alta pianura irrigua del Villoresi e la media
di seminativi, oltre a colture ortovivaistiche e ad alcuni incolti degra-
pianura irrigua dei fontanili, in un ambito densamente urbanizzato, at-
dati, mentre il prato appare poco rappresentato.
traversato da importanti direttrici di comunicazione, caratterizzato da
Il modificarsi delle pratiche agricole ha però comportato una progres-
scarsi spazi aperti, limitati alle frange tra un centro urbano e l’altro.
siva riduzione e impoverimento dei caratteristici elementi di interesse
Il Parco può garantire, pur con le forti restrizioni determinate dalle
ecologico propri della campagna, mentre la presenza di alcuni ambiti
sue esigue dimensioni e dalla presenza dell’area densa a nord del
di cava, per quanto in alcuni casi riqualificati, e la larga diffusione
capoluogo, una continuità del fondamentale sistema ecologico fra il
di situazioni di uso temporaneo o improprio dei suoli sono ulteriore
Parco Nord e il Parco delle Groane.
segnale della difficoltà di ricomposizione del sistema territoriale e
Si tratta di un ambito territoriale sostanzialmente pianeggiante che
sono indicatori della pratica impossibilità di attivare processi di ripro-
appare oggi profondamente segnato dai più recenti tracciati strada-
duzione della qualità ambientale attuabili mediante semplici forme di
li quali, in particolare, quello della Rho-Monza. Rispetto al tema del
sostegno alle funzioni agricole o interventi di qualificazione di carat-
paesaggio, occorre sottolineare la scarsità di elementi di caratterizza-
tere puntuale.
zione e la perdita delle tracce dell’organizzazione storica delle trame
Le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato tale am-
territoriali, a cui contribuisce la forte rarefazione della rete dei deri-
bito hanno fatto si che le uniche presenze naturalistiche di una qual-
vatori del Villoresi e il conseguente indebolimento del rapporto con la
che significatività sono rappresentate dagli ambiti di naturalità del
trama agraria a sud del canale.
Parco Nord e delle Groane, che rappresentano oggi degli elementi di
Le attività agricole, per quanto penalizzate dalla forte pressione an-
eccezione in un territorio in cui la presenza di spazi aperti appare di
tropica e da una rete irrigua, derivata dal Villoresi, dismessa o priva di
scarso rilievo, determinando una scarsa funzionalità ecologica.
572 Parco della Balossa
573
Mobilità
Il territorio del PLIS risulta delimitato, lungo tutti i suoi lati, da infrastrutture viarie, rappresentate dalla SP46 Rho-Monza (a nord), dalla SP44 Comasina (ad est, oltre la quale scorre la superstrada ex-SS35 Milano-Meda), dall’autostrada A4 (a sud) e dalla via Brodoloni di Novate Milanese (ad ovest). Lungo la SP44 transita la linea tranviaria interurbana Milano-Limbiate, per la quale è previsto un intervento di riqualificazione per trasformarla in una moderna metrotranvia (con progetto definitivo in fase di predisposizione). Inoltre, nei prossimi anni, l’area del Parco sarà raggiunta anche dal trasporto metropolitano milanese, in quanto sono ora in corso i lavori per la realizzazione del prolungamento della linea M3, da piazza Maciachini fino al futuro capolinea di Comasina, localizzato nei pressi dell’intersezione tra la Milano-Meda e l’autostrada. Poco distanti, a ovest e a est del PLIS, si posizionano le linee ferroviarie FNM Milano-Saronno (con le stazioni di Quarto Oggiaro, Novate M. e Bollate) e FNM Milano-Asso (con le stazioni di Affori, Bruzzano, Cormano-Brusiglio, Cusano M. e Paderno D.). Lungo la linea MilanoAsso, nella tratta Paderno D.-Seveso, è in corso un articolato progetto di ammodernamento, necessario per migliorare la qualità del servizio ferroviario suburbano. L’intervento consiste nell’eliminazione dei passaggi a livello, nella ristrutturazione/rilocalizzazione di alcune stazioni (Affori-interscambio M3, Bruzzano-Cormano-Brusiglio e Cormano-
La fitta rete infrastrutturale viaria, che segna l’ambito del Parco (Rho-Monza, Milano-Meda, A4), determina una notevole frammentazione del territorio, comportando rilevanti modifiche sugli agroecosistemi superstiti e condizionando l’evoluzione dello sviluppo insediativo
Cusano) e nell’adeguamento degli impianti di trazione. In prospettiva
norma delle caratteristiche plano-altimetriche, a partire dal tratto di
è auspicabile anche la realizzazione del terzo binario lungo la tratta
sovrapposizione con la superstrada Comasina. Per quest’ultima sta
Affori-Paderno, che consentirebbe un più consistente incremento del-
per essere avviato uno studio di fattibilità per l’inserimento della terza
l’offerta.
corsia nella tratta A52-Cesano M., valutando l’eventuale necessità di
Anche le infrastrutture viarie presenti saranno oggetto di interventi di
estendere tale ampliamento a sud fino alla A4.
riqualificazione, funzionali al miglioramento delle condizioni di cir-
Per quanto riguarda la viabilità locale ed intercomunale, si segnalano
colazione lungo il principale itinerario tangenziale a nord di Milano,
una serie di interventi previsti dal Comune di Novate Milanese (nel-
che si estende dall’attuale A52 Tangenziale Nord fino all’autostrada
l’ambito del PUM del 2004), volti a realizzare un nuovo itinerario a sud
A8 dei Laghi.
dell’area urbana e dell’asse autostradale, che troverà prosecuzione nel
Nel caso della SP46 (recentemente completata fino a interconnettersi
previsto nuovo itinerario tangenziale nord di Milano, di interconnes-
con la nuova accessibilità al polo fieristico di Rho-Pero) è in fase di
sione tra le direttrici radiali di v.le Fulvio Testi e via Comasina, fino
predisposizione un progetto preliminare che consentirà la messa a
alla via della Polveriera di Novate.
574 Parco della Balossa
Sistema della mobilità esistente e prevista
575
T E R R I TO R I O D E L PA R C O Il territorio del Parco rappresenta un’enclave compatta, attorno alla quale si trova un sistema urbano composito, sia in termini funzionali che sotto il profilo qualitativo, appartenente, oltre che ai comuni di Novate Milanese e Cormano, a quelli di Bollate e di Milano.
Il Parco si trova nel cuore di una delle porzioni del territorio provincia-
Aspetti territoriali
le milanese a più elevato grado di urbanizzazione. Sul lato meridionale il Parco trova un confine nel tracciato autostradale dell’A4 e in una zona a prevalente carattere produttivo. Il fronte occidentale, verso Novate Milanese, trova un margine in massima parte ben definito formato da insediamenti residenziali affacciati ad una strada perimetrale che Nel cuore di una delle porzioni del territorio provinciale milanese a più elevato grado di urbanizzazione, il Parco costituisce un’enclave compatta, circondata da un sistema urbano composito, sia in termini funzionali che sotto il profilo qualitativo
disegna un preciso confine. A nord le aree hanno un limite nel tracciato viario della Rho-Monza e nelle zone residenziali immediatamente più a nord. Infine sul lato orientale il tracciato stradale della vecchia Comasina fa da confine mantenendo la separazione dal sistema insediativo piuttosto articolato di Cormano. Dalla lettura degli strumenti urbanistici comunali emerge, all’interno del perimetro del Parco, una preponderante presenza di aree destinate a uso agricolo, accanto ad alcune aree destinate ad attrezzature di
nella pagina precedente, Usi aggregati dei suoli
livello sovracomunale, localizzate nel territorio di Cormano.
Parco della Balossa
577
Aspetti paesistico-ambientali
Un’area con caratteri di assoluta omogeneità, nella quale l’incisione in senso nord-sud prodotta dal corso del Seveso, peraltro esterna all’area, non determina aspetti morfologicamente rilevanti o percepibili e il territorio si presenta uniformemente livellato
Sotto il profilo geomorfologico, l’area del Parco presenta caratteri di
Benché si tratti di un’area di antica antropizzazione, il patrimonio sto-
assoluta omogeneità. L’incisione in senso nord-sud prodotta dal cor-
rico-architettonico, non appare paragonabile per diffusione e valore
so del Seveso, peraltro esterna all’area di studio e situata a est del
ad altri ambiti della provincia. Le emergenze storico-architettoniche
sistema conurbativo formatosi lungo il tracciato storico della Comasi-
all’interno del perimetro del Parco non sono numerose, essendo i cen-
na, non determina aspetti morfologicamente rilevanti o percepibili e il
tri storici localizzati esternamente rispetto al suo perimetro.
territorio si presenta uniformemente livellato, con i torrenti Lombra-
A partire dagli anni Cinquanta, la struttura dei centri di Cormano e No-
Garbogera che interessano l’ambito occidentale del Parco.
vate, con il reticolo viario in gran parte ancora immutato, viene incorpo-
Nonostante l’elevato carico antropico, il Parco comprende principal-
rata nella maglia regolare degli isolati di quell’urbanizzazione che da
mente aree agricole che interessano oltre l’80% della sua superficie,
Milano viene a costituire un continuum sulla direttrice verso Saronno.
alle quali si affianca una significativa presenza di incolti (10%), mentre
Il nucleo di Brusuglio, anticamente comune autonomo, si struttura nel
la vegetazione naturaliforme di tipo boschivo copre solo una minima
XVIII secolo, a partire dai due palazzi contigui (Imbonati Trotti), as-
parte del PLIS (1%), coincidendo con la fascia boscata dislocata lungo
sumendo il suo aspetto caratteristico a partire dall’Ottocento, con la
i fontanili inattivi Nuovo e Novello.
costruzione della villa di Alessandro Manzoni attorno alla quale si col-
Il paesaggio agrario interno appare abbastanza piatto e uniforme, a
locano una serie di edifici a carattere residenziale a costituire un unico
causa della scarsa diversificazione delle colture e dell’assenza di filari
oggetto architettonico. Infine, il nucleo storico di Ospitaletto deve le
soprattutto nella parte a sud.
sue origini a un istituto sorto in epoca medievale e destinato a dare
La rete irrigua derivata dal Villoresi, il cui tracciato rimane a nord del
ospitalità ai pellegrini e ai poveri inabili al lavoro, che nel XV secolo
Parco, risente negativamente della caotica coalescenza degli insedia-
fu assorbito dall’Ospedale Maggiore e attorno al quale, in epoca più
menti umani che hanno sottratto notevoli porzioni di campagna e non
recente, si è sviluppato un tessuto edilizio composto principalmente
di rado interrotto le vie d’acqua preesistenti. Lo stesso discorso si
da villette o piccole palazzine.
applica ai fontanili presenti nel Parco, attualmente non più attivi e in
All’interno del Parco, in territorio di Cormano, è presente un edificio
alcuni punti di difficile lettura del percorso. È tuttavia presente, anche
residenziale in stile eclettico, risalente agli anni Venti del Novecento e
se generalmente dismessa e in pessimo stato di conservazione, una
pesantemente rimaneggiato.
rete di piccoli canali di irrigazione che solo in parte e per un breve
Immediatamente a ridosso del perimetro del Parco, a Ospitaletto di
periodo di tempo distribuisce acqua ai coltivi.
Cormano, è invece presente la villa Castiglioni Da Conturbia, detta “La
Diversamente che in direzione sud, dove la visuale è interrotta da edi-
Gioiosa”, all’interno di un agglomerato di edifici che, per le gran parte,
fici e infrastrutture lineari abbastanza prossimi ai confini del Parco,
ha conservato caratteristiche e rapporti originari. Il parco annesso alla
verso nord la visuale è libera arrivando, nelle giornate limpide, fino al
villa, che anticamente era sistemato parte all’inglese, parte tenuto “a
Monte Rosa, a nord-ovest, alle Prealpi, a nord, e alle Grigne e al Rese-
brolo”, è aperto al pubblico e costituisce un’interessante risorsa anche
gone, a nord-est.
in vista di un collegamento con il PLIS. Situata ad Ospitaletto di Cor-
578 Parco della Balossa
Beni storico-architettonici e ambientali
Il Parco comprende principalmente aree agricole che interessano oltre l’80% della sua superficie, alle quali si affianca una significativa presenza di incolti (10%), mentre la vegetazione naturaliforme di tipo boschivo copre solo una minima parte del PLIS (1%), coincidendo con la fascia boscata lungo i fontanili inattivi Nuovo e Novello
579
mano, la villa si compone di tre corpi di fabbrica, di cui il principale, risale al ‘700. I complessi rurali, prevalentemente a corte aperta e spesso trasformati, non interessano in modo particolare l’ambito, essendo per lo più localizzati sul territorio di Bollate, e all’interno del Parco risultano presenti solo in pochi casi. In particolare, il complesso della cascina Balossa a Cormano sorge in posizione baricentrica rispetto al territorio del PLIS e si compone di diversi corpi di fabbrica, con il nucleo più antico forse ascrivibile alla fine del XVIII secolo e si dice fosse adibito un tempo a dazio o stazione di posta per i cavalli. All’esterno del Parco è invece possibile segnalare, fra gli altri, l’aggregato rurale di cascina del Sole e il complesso di cascina delle Monache, entrambi a Bollate. Per quanto riguarda invece le architetture religiose, la chiesa di Ospitaletto di Cormano e quella di S. Antonio da Padova di cascina del Sole a Bollate costituiscono, per la loro notorietà, importanti elementi di riferimento territoriale. Gli assi storici della Varesina e della Comasina, rispettivamente lungo il margine occidentale e orientale del Parco, rappresentano due importanti elementi della memoria storica, sui quali si è appoggiato lo sviluppo del sistema insediativo del nord Milano. La fruizione dell’ambiente naturale da parte delle popolazioni è favorita dalla posizione dei nuclei urbanizzati rispetto all’area centrale del Il patrimonio vegetazionale di tipo boschivo rappresenta solamente l’1% della vegetazione presente nel Parco, limitata alle fasce boscate lungo i fontanili e ai terreni non più soggetti a coltivazione da parte dell’uomo
Parco, che permetteranno lo sviluppo di vie di accesso da ciascuno dei centri abitati che si affacciano su di esso, consentendo all’utente di raggiungere agevolmente i diversi ambiti, grazie allo sviluppo futuro di percorsi fruitivi che non interferiscono con le principali vie di comunicazione. Infine, gli unici ambiti di interesse naturalistico sono rappresentati dal
nella pagina precedente, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
fontanile Nuovo e dal fontanile Novello, che costituiscono dal punto di vista morfologico e vegetazionale le vere emergenze naturalisticoambientali del Parco.
Parco della Balossa
581
Aspetti naturalistici
VEGETAZIONE
FAUNA
Il patrimonio vegetazionale di tipo boschivo rappresenta una minima
La componente animale risente in maniera manifesta della presenza di
parte (1%) della vegetazione presente nel Parco della Balossa. Le colti-
un ambiente naturale notevolmente banalizzato: fra le specie presenti
vazioni erbacee, prati da vicenda, coltivazioni orticole, orti familiari e
mancano infatti le componenti tipiche dei boschi pianiziali o comun-
giardini privati coprono circa l’80% del territorio del Parco.
que di habitat di particolare interesse.
I terreni non più soggetti a coltivazione da parte dell’uomo registrano
Sono presenti diverse specie di uccelli, quali la cornacchia grigia, la
la presenza di specie tipiche delle terre incolte quali la seppola cana-
rondine, il rondone, il balestruccio, la ballerina bianca, l’usignolo e la
dese (Conyza canadensis), il farinello comune (Chenopodium album),
capinera tipiche degli agroecosistemi con coltivazioni di tipo tradizio-
la sanguinella (Digitaria sanguinalis), il romice crespo (Rumex crispus)
nale e siepi.
e il pabbio comune (Setaria viridis), e specie maggiormente legate
Fra i mammiferi ricordiamo il riccio, la talpa, il coniglio selvatico, il to-
ai prati stabili polifiti quali il trifoglio (Trifolium repens, Trifolium
poragno e, di più elevate dimensioni, la donnola, specie estremamente
pratense), il dente di leone (Taraxacum officinale) e la silene rigonfia
adattabile e piuttosto diffusa.
(Silene vulgaris).
Sono presenti inoltre alcune specie di anfibi (rospo smeraldino e rana
La vegetazione naturaliforme di tipo boschivo coincide pressoché
verde) e di rettili (lucertola muraiola e biacco), largamente diffuse in
unicamente con una fascia boscata lungo i fontanili inattivi Fontani-
tutto il territorio lombardo, grazie anche alla loro capacità di coloniz-
le Nuovo e Fontanile Novello. Lo strato arboreo risulta dominato in
zare ambienti urbanizzati.
modo esclusivo dalla Robinia (Robinia pseudoacacia), pianta alloctona che ha sostituito quasi ovunque le specie autoctone, e dal Sambuco (Sambucus nigra), mentre quello arbustivo risulta dominato pressoché interamente da Rovi (Rubus sp). Lo strato erbaceo risulta piuttosto interessante, in quanto la presenza di specie tipicamente nemorali come l’edera arborea (Hedera helix), il sigillo di Salomone (Polygonatum multiflorum), il ranuncolo (Ranunculus ficaria), e la pervinca (Vinca minor) attribuirebbero alla fascia boscata il significato di elemento
Lo strato erbaceo risulta piuttosto interessante, con la presenza di specie tipicamente nemorali come l’edera arborea, il sigillo di Salomone, il ranuncolo, e la pervinca, elementi residuali dei boschi naturaliformi che probabilmente caratterizzavano l’area nel passato
residuale di boschi naturaliformi che probabilmente caratterizzavano
Il patrimonio vegetazionale di tipo boschivo rappresenta solamente l’1% della vegetazione presente nel Parco, limitata alle fasce boscate lungo i fontanili e ai terreni non più soggetti a coltivazione da parte dell’uomo
più estensivamente l’area tempo addietro. I campi coltivati sono in misura molto esigua delimitati da siepi e filari, costituiti generalmente da ligustro (Ligustrum vulgaris), e da alcuni rari elementi igrofili come il Salice bianco (Salix alba) e alcuni gelsi (Morus sp).
582 Parco della Balossa
583
La rete ecologica
La costituzione di una rete ecologica su un territorio fortemente compromesso dal punto di vista ecologico, quale quello del Parco della Balossa, trova il suo principale ostacolo in un territorio diffusamente antropizzato, con una rete viaria molto ramificata e con un sistema di aree naturaliformi decisamente insufficiente. Alla scala vasta, solo lungo il corso del Villoresi, nonostante le nette divisioni prodotte dai numerosi tracciati stradali, è possibile trovare un elemento di continuità ecologica e, allo stesso tempo, una straordinaria occasione di connessione ecologica e fruitiva est-ovest, dalla valle fluviale del Ticino a quella dell’Adda. Il Parco si colloca, all’interno del PTCP, lungo uno dei corridoi ecologici secondari di collegamento tra il Parco delle Groane e il Parco della Valle del Lambro, che rappresenta uno dei più difficoltosi collegamenti della rete ecologica provinciale, in quanto attraversa una delle zone a maggior urbanizzazione e pressione antropica dell’intero territorio. L’area del Parco rappresenta un’importante opportunità in merito alla connessione tra i parchi delle Groane e del Grugnotorto-Villoresi, in un ambito territoriale connotato da elevate criticità ambientali e da importanti barriere infrastrutturali, fra cui il tracciato della Rho-Monza, per la quale i recenti studi di dettaglio prevedono la realizzazione di un ponte verde a nord di cascina del Sole. Al fine di concorrere alla realizzazione della rete ecologica della provincia di Milano, il Parco deve operare sugli ampi ambiti adibiti a uso agricolo, in connessione con le aree di ganglio principale limitrofe al Parco delle Groane. In questo territorio il recente progetto di Dorsale verde del nord Milano elaborato dall’Amministrazione provinciale si propone di mettere in relazione e ricondurre a sistema le diverse opportunità di carattere paesistico-ambientale presenti sul territorio, con l’intento di creare una connessione orizzontale fra i diversi ambiti provinciali e istituire un legame fra i suoi parchi. Più in generale gli obiettivi perseguiti dal progetto sono: •
collegare e ampliare i parchi esistenti e includere i territori agricoli non compresi in essi;
•
istituire una contiguità spaziale che favorisca lo scambio e l’inter-
•
rafforzare i corridoi orizzontali al fine di controbilaciare l’anda-
connessione fra le diverse ecologie;
nella pagina a destra, dall’alto: - schema del progetto di dorsale verde; - stralcio con l’individuazione del Parco della Balossa
mento nord-sud dei parchi, in un ambito dove le conurbazioni lineari sono ormai segnate da evidenti fenomeni di saldatura.
584
A partire dal dopoguerra gli agroecosistemi hanno subito una riduzio-
Aspetti agronomici
ne di superficie a favore, prevalentemente, degli insediamenti civili e industriali, con una significativa riduzione a carico degli elementi lineari più esili e quindi maggiormente vulnerabili ed effimeri. A partire dall’inizio degli anni ‘90 è emerso un significativo aumento degli incolti, l’accentuarsi dei fenomeni di uso temporaneo o improprio dei terreni e l’erosione dovuta all’avanzamento dei fronti urbani. Oggi, su una superficie agricola totale di 132 ettari, operano 12 aziende agricole, una sola delle quali si occupa di attività complementari, nel caso particolare un maneggio. Per quanto concerne le colture praticate, si tratta di un’agricoltura Le attività agricole, pur penalizzate dalla forte pressione antropica e da una rete irrigua dismessa o priva di manutenzione, appaiono ancora presenti, con una cospicua presenza di seminativi, in particolare cereali, oltre a colture ortovivaistiche, mentre gli incolti rappresentano una quota significativa dell’area del Parco
classica di pianura, nella quale sono prevalenti i seminativi, in particolare cereali (due terzi circa) e colture ortovivaistiche (un terzo circa). Tra i cereali vengono coltivati frumento, orzo, segale e avena, e per quanto riguarda le coltivazioni orticole prevalgono quelle a pieno campo, mentre quelle in serra e tunnel, meno rappresentate, interessano il territorio di Cormano. Infine, gli incolti, più o meno effimeri o stabilizzati, rappresentano una quota significativa dell’area del Parco, raggiungendo i 15 ettari.
nella pagina precedente La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
La progressiva scomparsa dei derivatori del Villoresi sottolinea l’assenza di un’agricoltura irrigua e quindi un progressivo impoverimento delle scelte aziendali e della stessa capacità dei suoli agrari.
Parco della Balossa
587
Rete dei percorsi
L’area del Parco è accessibile tramite alcune strade comunali asfaltate che dai centri abitati di Bollate, Novate Milanese e Cormano penetrano all’interno del Parco. Da queste si dipartono una serie di strade rurali sterrate che permettono di attraversare i campi coltivati e di raggiungere gli insediamenti rurali e le poche aree di pregio naturalistico (un canale di irrigazione che conserva ancora un sistema di chiuse, la fascia boscata lungo i fontanili inattivi) interne al Parco.
In attesa della realizzazione, da parte del Consorzio Parco Groane, di un percorso che attraversa l’area del PLIS, una serie di strade rurali sterrate permettono di attraversare i campi coltivati e di raggiungere gli insediamenti rurali e le poche aree di pregio naturalistico interne al Parco.
Sono in progetto alcuni percorsi ciclopedonali, tra cui sarà di imminente realizzazione da parte del Consorzio Parco Groane un percorso che attraversa l’area del Parco. L’accessibilità ciclistica al Parco, dalle aree urbanizzate limitrofe e dal nucleo centrale metropolitano, è permessa sfruttando la Rete Strategica della Mobilità ciclistica – MiBici – predisposta dalla Provincia di Milano, che si appoggia alle principali piste ciclabili realizzate dai
nella pagina successiva, Rete dei percorsi
comuni contermini al Parco.
588
GESTIONE FRUIZIONE E PROGETTUALITÀ Aspetti gestionali
In relazione al suo recente riconoscimento il Parco non si è ancora do-
ti e integrandoli con il ripristino
tato di una specifica struttura gestionale, le cui funzioni sono attual-
di vecchie tracce. In quest’ottica
mente svolte dalla struttura tecnica del Comune di Novate Milanese,
occorre
capofila della convenzione.
realizzazione da parte del Con-
segnalare
l’imminente
sorzio Parco Groane di un percor-
Budget
Il riconoscimento del Parco è successivo al 2006, anno di riferimento
so che attraversa l’area del PLIS.
per i più recenti dati di bilancio economico.
Diviene allora fondamentale, per la riconoscibilità e il senso di
Sistema di relazioni con altri attori non istituzionali
Il recente riconoscimento del Parco non ha permesso di attivare rela-
appartenenza
zione con il partenariato locale.
del PLIS, avviare un programma
alla
cittadinanza
di segnaletica che evidenzi il pe-
Utenza
Non esistono indagini in grado di permettere una valutazione quali/
rimetro del Parco e i principali
quantitativa delle caratteristiche degli utenti del PLIS.
punti di accesso, rimandando a
Le principali modalità fruitive sono rappresentate dalle passaggiate in
una fase successiva il posizio-
bicicletta (mountain bike) e a cavallo, mentre pochi sono gli utenti che
namento di una specifica cartel-
percorrono a piedi il territorio del Parco.
lonistica tematica che ne illustri le principali peculiarità. Infine,
Educazione ambientale
Il Parco non ha ancora avviato uno specifico programma di educazione
l’intervento fra quelli individuati
ambientale.
che presenta un potenziale ruolo funzionale all’interno del sistema
Interventi, progetti e studi
In relazione al suo recente riconoscimento il Parco non ha ancora pro-
della rete ecologica è rappresen-
mosso specifici interventi, anche se durante l’iter di riconoscimento
tato dal ripristino dei fontanili
sono state individuate alcune proposte di intervento.
inattivi, il cui ruolo strategico è
Uno degli interventi prioritari per consentire la fruizione dell’area è
per altro evidente anche in rela-
legato alla creazione di un sistema di itinerari ciclopedonali, anche
zione alla riqualificazione e valo-
a carattere tematico, sfruttando il più possibile i percorsi esisten-
rizzazione dell’ambiente rurale.
Fondamentale, per la riconoscibilità e il senso di appartenenza alla cittadinanza del PLIS, è l’avvio di un programma di segnaletica che evidenzi il perimetro del Parco e i principali punti di accesso, oltre a una specifica cartellonistica tematica che ne illustri le principali peculiarità
590 Parco della Balossa
591
PA R C O E S T D E L L E C AV E Elementi identificativi .........................594 Inquadramento territoriale ................598
592
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco Est delle Cave
Codice PLIS: PL_213
P R O V I N C E : Milano. C O M U N I : Brugherio, Carugate, Cernusco sul Naviglio, Cologno Monzese,
Vimodrone. R I C O N O S C I M E N T O : iter istitutivo recentemente avviato,
con la firma dell’intesa tra i Sindaci dei Comuni coinvolti avvenuta nel novembre 2006. S U P E R F I C I E : 573 ha.
O B I E T T I V I : tutela paesistico-ambientale degli spazi aperti
interessati da attività di escavazione.
nella pagina accanto, Nell’ambito nord-est della cintura metropolitana milanese, il Parco ha l’obiettivo di tutela e riprogettazione paesistica di una vasta area interessata dalle attività di escavazione nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR Usi aggregati dei suoli
594 Parco Est delle Cave
595
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco Est delle Cave è inserito nel sub-sistema dell’est Milano, tra i parchi Valle Lambro e Adda Nord, del quale fanno parte anche i PLIS della Cavallera (per il quale sono in via di definizione le intese istitutive) e da quelli delle Cascine, dei Colli Briantei, del Molgora e del Rio Vallone. Oltre al recupero delle numerose cave abbandonate, un altro tema importante è quello del potenziamento del ruolo dell’attività agricola, anche in chiave agrituristica. La nuova delimitazione proposta per il Parco (novembre 2006) prevede, da un lato la rinuncia ad alcune aree a ridosso del margine nord-ovest dell’abitato di Cernusco, dall’altro l’inserimento di un corridoio di connessione con il Parco delle Cascine.
Territorio
Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
Il Parco si trova all’interno di un territorio che, posto a cavallo delle
condo il Parco si confronta
due province di Milano e Monza, si caratterizza per l’elevato livello
con un fronte consolidato a
di urbanizzazione e infrastrutturazione: al riguardo significativo è il
funzione residenziale. Ver-
segno del tracciato della Tangenziale Est che lo taglia diagonalmen-
so sud le aree a parco tro-
te. Sul lato occidentale delle aree a parco si estende il complesso e
vano, prima un affaccio sul
denso sistema urbano che, senza soluzione di continuità, unisce i due
naviglio Martesana e oltre
capoluoghi di provincia. Su questo lato le funzioni insediate, collocate
questo hanno una garanzia
in vista degli spazi aperti, sono per lo più di carattere residenziale, e
di continuità con altri spazi
costituiscono un tessuto sostanzialmente consolidato che non preve-
aperti attraverso un varco
de ulteriori significative espansioni. Sul versante a nord il Parco trova
costituito da una limitata
un limite nel tracciato dell’autostrada A4, mentre sul lato orientale il
aree libera e dalla struttura
rapporto con il sistema insediativo avviene non con un fronte compat-
sportiva privata del campo
to, ma con i distinti nuclei urbani dei comuni di Carugate e Cernusco
da golf del Molinetto Coun-
sul Naviglio. Nel primo caso il rapporto è con la polarità commerciale
try Club.
collocata in prossimità dello svincolo della Tangenziale Est, nel se-
598
In un ambito periurbano dall’elevato livello di urbanizzazione e infrastrutturazione, il Parco, tagliato diagonalmente dal tracciato della Tangenziale Est, rappresenta la prosecuzione ideale verso nord degli spazi aperti del Parco delle Cascine di Pioltello
Paesaggio e ambiente
Nel contesto dell’alta pianura irrigua, a margine della media pianura irrigua e dei fontanili, il Parco interessa un ambito sostanzialmente pianeggiante, in cui la componente geomorfologica assume una importanza relativa, trovando verso sud un affaccio sul naviglio Martesana
Il Parco è situato nella porzione est della provincia di Milano, nel con-
impianti rurali e una loro dimensione più ridotta rispetto alle aree
testo dell’alta pianura irrigua, a margine della media pianura irrigua e
agricole irrigue di più antica organizzazione.
dei fontanili. L’alta pianura irrigua è posta immediatamente a sud del
I complessi fenomeni di mutamento interni alla conduzione dei fondi,
canale Villoresi che artificialmente la divide dall’alta pianura asciutta
che si sono verificati nel secondo dopoguerra, hanno prodotto l’ab-
e che, con l’apporto dei propri volumi d’acqua, ha reso possibile la
battimento e la mancata manutenzione di filari, la chiusura di rogge,
trasformazione delle attività agricole, conferendo al territorio conno-
l’abbandono di fabbricati rurali, con evidenti effetti di degrado delle
tati paesaggistici tipici della pianura irrigua. Alla rete dei fontanili si
strutture fondiarie e di maggior uniformità del paesaggio agrario, par-
sovrappone un articolato sistema di rogge derivate dal naviglio Marte-
ticolarmente evidenti negli ambiti in cui risulta compromessa la conti-
sana e dal canale Villoresi, che completano la rete irrigua.
nuità di estensione del territorio agricolo.
Il paesaggio che caratterizza le aree ancora non densamente urbaniz-
Nello stesso tempo, le sempre maggiori necessità urbane hanno de-
zate conserva i caratteri tipici del paesaggio agrario e dei suoi elemen-
terminato consistenti processi di urbanizzazione, modifiche di uso del
ti costitutivi: sono diffuse piccole aree boschive, siepi e alberature di
suolo, rilevabili soprattutto negli ambiti di cava, fino a pesanti inter-
confine, filari di ripa e si riscontra la presenza di cascine storiche.
venti di infrastrutturazione, con evidenti sovrapposizioni che hanno
In questo settore si sono conservati i segni di un’agricoltura tradizio-
separato strutture spaziali in precedenza unitarie.
nale legata fortemente all’allevamento del bovino da latte e al prato
Il Parco può garantire, a fronte dell’intensificarsi di un alquanto di-
tra le foraggere principali.
sordinato sviluppo insediativo, una continuità del sistema ecologico
La struttura della proprietà e l’organizzazione aziendale sono caratte-
nord-sud nell’est di Milano, dal Parco delle Cascine fino al Villoresi,
rizzate da una fitta tramatura dei campi, una maggiore densità degli
attraverso il Martesana.
600 Parco Est delle Cave
nelle pagine seguenti, a sinistra, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali a destra, La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
601
Mobilità
L’ambito circostante al Parco è interessato dalla presenza di un reticolo stradale piuttosto articolato, che, in parte, ne attraversa direttamente il territorio. Per quanto riguarda le direttrici principali, sono da segnalare l’autostrada A4 Milano-Bergamo (che interessa l’estremo nord del PLIS a Brugherio e lungo la quale sono in corso i lavori per la realizzazione della quarta corsia), la ex-SS11 Padana Superiore (che lambisce l’estremo sud del PLIS) e la A51 Tangenziale Est di Milano (che attraversa l’area del PLIS trasversalmente in territorio di Brugherio). Lungo la Tangenziale Est sono posizionati numerosi svincoli per le connessioni con la rete minore, posti anche in prossimità del Parco (a Cernusco sul Naviglio e a Carugate). Per lo svincolo di Cascina Gobba, all’intersezione con la ex-SS11, è previsto un complesso intervento di riorganizzazione, necessario anche per migliorare l’accessibilità alle aree limitrofe. Su tale intervento si innesta ulteriormente la previsione del PRG del Comune di Vimodrone relativa ad un nuovo asse viario a nord dell’abitato, il cui tracciato ricadrà parzialmente all’interno al perimetro del Parco. Più distante, a sud, si posiziona la SP103 Cassanese (per la quale è
previsto il raddoppio della carreggiata, quale opera connessa con il nuovo collegamento autostradale BreBeMi), mentre ad ovest e ad est si snodano gli itinerari della SP3 d’Imbersago e della SP121 PobbianoCavenago. Altre strade provinciali attraversano il territorio del Parco ossia, la SP120 Cologno-Bornago, la SP208 Brugherio-Carugate (entrambe con andamento est-ovest), la SP160 Mirazzano-Vimodrone (per la quale è
nella pagina precedente, a destra, dall’alto: - schema del progetto di dorsale verde; - stralcio con l’individuazione del Parco Est delle Cave
prevista la realizzazione di una variante posta più ad est, interamente
sta la prosecuzione della linea fino a Vimercate (secondo le indicazioni
all’interno del perimetro del PLIS) e la SP113 Monza-Cernusco.
del predisposto progetto preliminare), con un tracciato che attraverse-
Per quanto riguarda la rete di forza del trasporto pubblico, l’ambito
rebbe l’area del Parco tra Brugherio e Carugate.
del Parco è interessato dal passaggio della linea metropolitana M2 di
Altre previsioni riguardano il nuovo sistema tranviario di Monza (stu-
Milano, sia con il ramo verso Gessate, che attraversa il tratto di PLIS in
dio di fattibilità) che, in prospettiva, potrebbe estendersi oltre i confi-
comune di Vimodrone, che con il ramo verso Cologno Monzese, che si
ni cittadini raggiungendo a sud la linea M2 a Cologno, mantenendosi
snoda poco distante ad ovest. Dal capolinea di Cologno Nord è previ-
sempre esterno rispetto al perimetro del Parco.
606 Parco Est delle Cave
Sistema della mobilità esistente e prevista
607
PA R C O D E L L A VA L L E T TA Elementi identificativi .........................610 Inquadramento territoriale ................614
608
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco della Valletta
Codice PLIS: PL_224
P R O V I N C E : Milano, Lecco. C O M U N I : Barzago, Barzanò, Bulciago, Cassago Brianza, Cremella
e Monticello Brianza (LC). R I C O N O S C I M E N T O : Del.GP Lecco n°77 del 15/09/2003. A M P L I A M E N T I : Besana Brianza e Renate (MI); per quest’ultimo comune
è in fase conclusiva la procedura di riconoscimento da parte della Provincia di Milano, che interessa un territorio di 129 ha. G E S T I O N E : Convenzione tra i Comuni di Barzago, Barzanò, Bulciago,
Cassago Brianza, Cremella e Monticello Brianza (LC). S E D E : Municipio di Cassago Brianza,
via Trento e Trieste 2, 23893 Cassago Brianza (LC) tel. 039 921321 fax. 039 9211009 e-mail: S U P E R F I C I E : totale: 837 ha;
provincia di Milano: nella pagina accanto, In un territorio non ancora pienamente coinvolto da massicci processi di urbanizzazione, il Parco, che rappresenta l’ampliamento in provincia di Milano del Parco già riconosciuto dall’Amministrazione provinciale di Lecco, tutela un ambito collinare di grande pregio nel cuore della Brianza, naturalmente definito da cordoni collinari
provincia di Monza e Brianza: 317 ha provincia di Lecco: 520 ha. O B I E T T I V I : tutela paesistico-ambientale degli ambiti collinari.
Il progetto consiste nell’ampliamento in provincia di Milano del Parco già riconosciuto dall’Amministrazione provinciale di Lecco. Il PLIS nasce con l’obiettivo di tutelare da un punto di vista paesistico-ambientale un ambito collinare di grande pregio nel cuore della Brianza, naturalmente definito da cordoni collinari, che propone inalterati gli aspetti tipici dell’alta pianura lombarda caratterizzata dal fenomeno morenico.
nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR Usi aggregati dei suoli
610 Parco della Valletta
611
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco della Valletta fa parte del sub-sistema dell’est Milano, tra i parchi Valle Lambro e Adda Nord, del quale fanno parte anche i PLIS della Cavallera e Est delle Cave (per i quali sono in via di definizione le intese istitutive) e quelli delle Cascine, del Molgora e del Rio Vallone. A est del tracciato della SS36 del lago di Como e dello Spluga, direttamente interessato dal tracciato della linea RFI Monza-Molteno-Lecco, il Parco è situato nella porzione nord-est della provincia di Milano (Brianza centrale). Nel sistema delle aree verdi della Regione Lombardia, il Parco della Valletta rappresenta un importante corridoio ecologico tra il Parco della Valle del Lambro e quello di Montevecchia e della Valle del Curone.
Territorio
Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
L’area del Parco della Valletta ha pienamente condiviso le potenti tra-
cativo all’erosione di ampie
sformazioni territoriali che hanno caratterizzato questo ambito della
superfici di suoli agricoli,
Brianza, nel quale la trama dell’edificato apre progressivamente le sue
in
maglie man mano che si procede verso nord, mentre vanno amplian-
evidente lungo la direttrice
dosi le porzioni di spazio aperto tra le agglomerazioni a rete. Questo
della Valassina, nel territori
ambito è caratterizzato dalla pervasiva presenza dell’urbanizzato im-
di Veduggio e Renate.
merso in una matrice agricolo-naturalistica con la quale ha stabilito
Le principali indicazioni for-
modi di contatto caratterizzati da aree di frangia spesso disordinate e
nite dagli strumenti urbani-
dalla capillare, e talvolta imponente, presenza di infrastrutture viarie,
stici comunali sono costi-
come la SS36 del lago di Como e dello Splug.
tuite dalla presenza di aree
L’assetto insediativo appare caratterizzato da una rete di centri di di-
produttive
mensioni contenute, che mantengono una bassa densità e uno stretto
nei territori di Besana e Re-
rapporto con il sistema ambientale circostante, non compromesso in
nate. Infine, le espansioni
modo significativo dai recenti processi di sviluppo dell’area, ai quali si
residenziali interessano in
è ha accompagnata la crescita edilizia e il forte incremento, specie nei
modo diffuso i margini ur-
decenni ‘50 e ‘60, degli insediamenti produttivi locali
bani di tutti gli abitati della
Il significativo sviluppo economico ha determinato la comparsa di am-
zona.
pie aree destinate alle attività produttive e commerciali che, assieme all’espansione delle aree residenziali, ha concorso in modo signifi-
614
Nell’ambito della Brianza centrale, il Parco garantisce la continuità del sistema ecologico est-ovest, ponendo in relazione il contiguo Parco della Valle del Lambro con quello di Montevecchia e della Valle del Curone
modo
particolarmente
di
espansione
Paesaggio e ambiente
Nel contesto delle colline moreniche briantee, il Parco della Valletta interessa una zona depressa profondamente segnata dai numerosi solchi fluviali degli affluenti minori del Lambro, nella quale si alternano campi di mais, orzo e soia, prati stabili, piccole aree boschive e zone acquitrinose, favorendo la presenza di diversi habitat e una discreta varietà di specie animali
Il Parco della Valletta è situato nella porzione nord-est della provincia
umida dei Cariggi, che ospita specie di grande interesse faunistico.
di Milano, nel contesto delle colline moreniche briantee, che rappre-
A quote più elevate, si osservano boschetti formati da essenze miste,
sentano i rilievi più consistenti di tutto il territorio provinciale, un
adatte a lievi pendii soleggiati, e tratti di brughiera che si alternano a
ambiente profondamente segnato dai numerosi solchi fluviali degli
zone di agricoltura intensiva a terrazzamenti.
affluenti minori del Lambro.
Le favorevoli condizioni paesaggistico-ambientali hanno favorito, a
Il Parco deve il proprio nome sia alle caratteristiche di zona depressa
partire dal tardo Rinascimento, l’insediarsi di un importante sistema
rispetto alle valli circostanti, sia alla presenza della roggia omonima
di dimore extraurbane, che rappresentano un segno distintivo di un
(affluente della Bevera) che la percorre a nord-ovest.
territorio che nel corso dei secoli è stato scelto quale luogo privilegia-
Si tratta di un ambito prevalentemente agricolo, nel quale si alternano
to di residenza per la sua caratteristica morfologia collinare, e fra le
campi di mais, orzo e soia e prati stabili a piccole aree boschive pre-
quali è possibile citare villa Mazzucchelli Cagnola nel centro storico
valentemente umide, con zone acquitrinose, favorendo la presenza di
di Renate.
diversi habitat unita a una discreta varietà nelle specie animali che li
Sempre nel territorio di Renate, è ancora leggibile l’impianto arboreo
popolano.
di un roccolo in disuso, il cui recupero potrà contribuire a creare nuovi
L’area del Parco è percorsa, oltre che dalla roggia della Valletta, dai
valori paesaggistici e culturali.
torrenti Bevera e Gambaione e da ruscelli minori lungo il cui corso è
Il Parco può garantire, a fronte dell’intensificarsi di un alquanto di-
possibile incontrare aree acquitrinose. Le aree pianeggianti hanno ca-
sordinato sviluppo insediativo, una continuità del sistema ecologico
ratteristiche di bacino di raccolta delle acque provenienti dal drenag-
est-ovest, ponendo in relazione il contiguo Parco della Valle del Lam-
gio dei territori più elevati, presentando, talvolta, il fenomeno delle ri-
bro con quello di Montevecchia e della Valle del Curone in provincia di
sorgive e dei fontanili. Nel territorio di Renate si segnala l’ampia area
Lecco, oltre che con il Parco dei Colli Briantei.
616 Parco della Valletta
nelle pagine seguenti, a sinistra, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali a destra, La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
617
Mobilità
L’ambito nel quale è collocato il PLIS, a cavallo dei territori di due province, è interessato dal transito di direttrici infrastrutturali con andamento prevalentemente nord-sud, che mettono in comunicazione le aree urbane dell’estremo nord della Brianza milanese, con quelle in provincia di Lecco. Nel dettaglio, per quanto riguarda la rete stradale, si tratta: della superstrada SS36 del lago di Como e dello Spluga, che transita esternamente ad ovest del Parco, intreconnettendosi con la viabilità locale in corrispondenza degli svincoli di Giussano (all’intersezione con la SP32 Novedratese), Briosco, Veduggio con Colzano e Nibionno (all’intersezione con la ex-SS342 Briantea); della SP112 Rivabella-Renate, che attraversa per un breve tratto l’area del PLIS in territorio comunale di Besana Brianza, proseguendo, verso nord, oltre il confine provinciale, con la SP48dir di Cassago, in territorio lecchese; della SP51 della Santa, che transita ad est, lambendo la porzione di PLIS in provincia di Lecco. Queste direttrici radiali sono tra loro interconnesse, a nord, grazie alla ex-SS342 Briantea, strada di collegamento est-ovest tra Como e Bergamo, e, a sud, grazie alla tratta terminale della SP6 Monza-Carate, che
prosegue poi, verso est, nell’itinerario della SP54 Monticello-Paderno d’Adda. Entrambi gli assi trasversali lambiscono gli estremi del PLIS in territorio lecchese. Per quanto riguarda la rete ferroviaria, il territorio del PLIS è diretta-
Un ambito a cavallo dei territori di due province è interessato dal transito di direttrici infrastrutturali con andamento prevalentemente nord-sud, che, come la superstrada SS36, mettono in comunicazione le aree urbane dell’estremo nord della Brianza milanese, con quelle in provincia di Lecco
mente interessato dal passaggio della linea RFI Monza-Molteno-Lecco, le cui stazioni più prossime al Parco sono localizzate a Besana Brianza
nella pagina precedente, a destra, dall’alto: - schema del progetto di dorsale verde; - stralcio con l’individuazione del Parco della Valletta
e Renate.
per la realizzazione di un nuovo itinerario con andamento trasversale
Gli interventi infrastrutturali previsti in questo ambito territoriale in-
di collegamento tra la SS36 e la SP54 (quale prosecuzione verso est
teressano sia la rete stradale che quella ferroviaria, coinvolgendo, in
della SP32 Novedratese), il cui andamento dovrà essere meglio defi-
alcuni casi, in maniera diretta l’area del PLIS stesso.
nito tenendo conto anche delle possibili interferenze con la presenza
Sul fronte stradale si segnalano: il progetto esecutivo in predisposizio-
del PLIS, che ne risulterebbe lambito in corrispondenza del confine
ne da parte di ANAS per il completamento della riqualificazione della
meridionale. Relativamente alla linea ferroviaria Monza-Molteno-Lecco
tratta nord della superstrada SS36, tra Giussano, Suello e Civate (in
si segnala, infine, il progetto preliminare per la sua riqualificazione in
provincia di Lecco); il progetto preliminare per la variante alla SP51
sede, che prevede l’elettrificazione della tratta, l’eliminazione dei pas-
della Santa, esterna all’area urbana di Casatenovo (sempre in provincia
saggi a livello e la riqualificazione di tutte le stazioni, nell’ambito degli
di Lecco); l’ipotesi di riqualificazione della ex-SS342 Briantea e quella
interventi finalizzati allo sviluppo del Servizio Ferroviario Regionale.
622 Parco della Valletta
Sistema della mobilità esistente e prevista
623
PA R C O D E L L E R O G G I E Elementi identificativi .........................626 Inquadramento territoriale ................630
624
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco delle Roggìe
Codice PLIS: PL_041
P R O V I N C E : Milano. C O M U N I : Arconate, Dairago, Magnago.
R I C O N O S C I M E N T O : è in fase conclusiva la procedura
di riconoscimento da parte della Provincia di Milano. S U P E R F I C I E : 510 ha.
O B I E T T I V I : tutela naturalistica di un’area boscata.
nella pagina accanto, In un ambito territoriale che, se da un lato si è appoggiato all’antica strada del Sempione, dall’altro presenta ancora una netta prevalenza dello spazio aperto rispetto alle parti immediatamente limitrofe del settore settentrionale dell’area milanese, il Parco ha come obiettivo primario la tutela naturalistica di un’area boscata nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR Usi aggregati dei suoli
626 Parco delle Roggìe
627
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco delle Roggìe fa parte del sub-sistema ovest, costituito anche dai PLIS dell’Alto Milanese, del Rugareto, del Bosco di Legnano, del Roccolo, dei Mulini, del Basso-Olona e del Gelso, questi ultimi tre non ancora riconosciuti. Localizzato al margine del Parco regionale della Valle del Ticino, ha lo scopo di tutelare una ampia area boscata, sostanzialmente estesa nel territorio di Magnago. L’adesione del Comune di Buscate al Consorzio del Parco del Ticino ha diminuito l’estensione dell’area compresa nella proposta di PLIS.
Territorio
630
Nel settore nord-occidentale della provincia di Milano, il Parco delle Roggìe garantisce la continuità del sistema ecologico est-ovest, ponendo in relazione il contiguo Parco della Valle del Ticino con l’ambito dell’Olona Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
Nel settore nord-occidentale della provincia di Milano, in continuità
caratterizzato da una certa
col territorio compreso nel Parco Regionale Lombardo della Valle del
sfrangiatura con la presen-
Ticino si estende il Parco delle Roggìe, in un ambito territoriale che,
za di funzioni residenziali
se da un lato si è appoggiato all’antica strada del Sempione, dall’altro
frammiste ad attività econo-
presenta ancora una netta prevalenza dello spazio aperto rispetto alle
miche produttive, mentre gli
parti immediatamente limitrofe, del settore settentrionale dell’area
altri comuni, sia a est (Dai-
milanese, caratterizzate da una immagine di città continua. Il sistema
rago), che a sud (Arconate
insediativo attorno alle aree a Parco è caratterizzato da nuclei urbani
e Buscate), risultano essere
che si mantengono tra loro distinti o comunque modesti sono i feno-
cresciuti in modo piuttosto
meni di saldatura. Le aree interessate dal Parco risultano al momento
raccolto attorno al loro nu-
distanti dai nuclei urbanizzati e dalle loro previsioni di sviluppo: c’è
cleo originario e in genera-
infatti un’ampia fascia cuscinetto che separa il perimetro del Parco
le rivolgono verso gli spazi
dalle aree urbane. Uno sguardo al tessuto insediativo dei comuni nei
aperti poi compresi nel pe-
cui territori sono contenute le aree del Parco delle Roggie mostrano
rimetro del Parco l’affaccio
nella parte nord (comune di Magnago) un sistema urbano a sviluppo
di funzioni in prevalenza re-
lineare, appoggiato alla strada provinciale Vanzaghello-Rescaldina, ma
sidenziali.
Paesaggio e ambiente
Il PLIS delle Roggìe è situato nella porzione nord-ovest della provincia di Milano, nel contesto dell’alta pianura asciutta occidentale, a nord del canale Villoresi e a occidente dell’Olona. Si tratta di un ambito dominato dalle formazioni boschive limitrofe al Parco del Ticino. Le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato tale am-
Nel contesto dell’alta pianura asciutta occidentale, il Parco si colloca in un ambito in cui le aree boschive rappresentano, fuori dal Parco del Ticino, degli elementi di eccezione in un territorio in cui la presenza di spazi agricoli appare ancora rilevante
bito hanno fatto si che le aree boschive rappresentano, fuori dal Parco del Ticino, degli elementi di eccezione in un territorio in cui la presenza di spazi agricoli appare ancora rilevante, determinando la riduzione dei connotati di naturalità e la progressiva perdita di funzionalità ecologica. Il Parco può rappresentare allora un importante elemento ecologico, nel quadro di una “ricucitura” fra gli ambiti della valle del Ticino e la valle dell’Olona, ormai antropizzata e artificializzata, so-
nella pagina accanto, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
prattutto nella sua parte meridionale. In tale ambito il paesaggio agricolo, in passato dominato da brughiere e seminativi vitati, appare caratterizzato da un’attività produttiva poco differenziata e sostanzialmente priva di zootecnia, in cui preval-
nelle pagine seguenti, a sinistra, La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003) a destra, dall’alto: - schema del progetto di dorsale verde; - stralcio con l’individuazione del Parco delle Roggìe
gono le superfici a mais.
632
Mobilità
L’ambito del PLIS non è direttamente interessato dal transito di importanti direttrici stradali, risultando attraversato, oltre che da sporadici assi viari locali, dalla sola SP117 Robecco-Magnago. Esternamente al suo perimetro si sviluppano, invece, alcuni itinerari di collegamento intercomunale, che mettono in rete le polarità urbane poste a raggiera nell’intorno del Parco. Procedendo in senso orario, si incontrano la SP148 Vanzaghello-Rescaldina (a nord), la SP128 Magenta-Dairago (a est), la SP129 Inveruno-Villa Cortese (a sud-est, parallelamente alla quale, più distante, transita la SP12 Inveruno-Legnano), la SP198 Buscate-Cerro Maggiore (a sud), la SP34 Vittuone-Castano (a sud-est) e la SS341 Gallaratese (a est). Sempre esternamente al suo territorio, si collocano anche alcune linee ferroviarie, ossia la linea FNM Saronno-Novara (con le vicine stazioni di Magnano-Vanzaghello e Castano), la diramazione per il collegamento con Malpensa e la linea RFI Rho-Gallarate (decisamente più distante dal PLIS). L’intero comparto risulta interessato da numerose previsioni infrastrutturali, che ne accresceranno il livello di accessibilità, sia stradale che ferroviaria. Oltre alla nuova superstrada Malpensa-Boffalora-A4-
Magenta, per la quale sono in corso i lavori di realizzazione (relativi anche ad alcune opere connesse, quali la variante ovest di Vanzago e la variante alla SP34 a sud di Buscate), sono da segnalare le varianti alla SS341 Gallaratese e alla SS33 del Sempione, che si svilupperanno rispettivamente a ovest e a est del territorio del Parco, by-passando le aree urbane poste ai margini degli assi stradali attuali. Per tali inter-
Un ambito a cavallo del limite del territorio della provincia di Milano non è direttamente interessato dal transito di importanti direttrici stradali, ma risulta interessato da numerose previsioni infrastrutturali, che ne accresceranno il livello di accessibilità, sia stradale che ferroviaria
venti sono stati predisposti i progetti preliminari nell’ambito dell’iter
Obiettivo, sebbene non vi siano ancora aggiornamenti in merito al suo
procedurale della Legge Obiettivo, con approvazione del CIPE con pre-
iter approvativo.
scrizioni già avvenute per quanto riguarda la SS341.
Altri interventi riguardano, infine, il potenziamento della rete ferro-
Ulteriore previsione, che interesserà più da vicino il territorio del PLIS,
viaria, con il raddoppio della tratta Novara-Vanzaghello (con progetto
è la cosiddetta “variante sud di Magnago”, nuova tratta viaria di con-
definitivo in fase di valutazione per il tronco Vanzaghello-Turbigo e
nessione tra Busto Arsizio (in corrispondenza della prevista variante
ancora in fase di predisposizione per la variante di Galliate, in provin-
alla SS33) e la nuova bretella Malpensa-Boffalora-Magenta, realizzan-
cia di Novara) e la realizzazione del terzo binario lungo la linea Rho-
do, anche in questo caso, un by-pass esterno all’area urbana. Il pro-
Gallarate (progetto preliminare approvato dal CIPE), con nuovi raccordi
getto ANAS di questo intervento è stato inserito, per quanto riguarda
di interscambio tra le linee FNM e RFI a Busto Arsizio, per incrementare
le procedure e i finanziamenti, tra le opere strategiche della Legge
l’accessibilità a Malpensa.
636 Parco delle Roggìe
Sistema della mobilità esistente e prevista
637
PA R C O D E I M U L I N I Elementi identificativi .........................640 Inquadramento territoriale ................644
638
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco dei Mulini
Codice PLIS: PL_215
P R O V I N C E : Milano. C O M U N I : Legnano, San Vittore Olona, Canegrate, Parabiago, Nerviano.
R I C O N O S C I M E N T O : le intese per dare vita al Parco sono ancora in una
fase preliminare. S U P E R F I C I E : 305 ha.
O B I E T T I V I : difesa e riprogettazione paesistica di spazi aperti interstiziali
e tutela di corso d’acqua.
nella pagina accanto, In un ambito territoriale che ha pienamente condiviso le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato l’asse del Sempione, il Parco ha come obiettivo primario la difesa e riprogettazione paesistica di spazi aperti interstiziali e la tutela del corso dell’Olona nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR Usi aggregati dei suoli
640 Parco dei Mulini
641
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco dei Mulini fa parte del sub-sistema ovest, costituito anche dai PLIS dell’Alto Milanese, del Rugareto, del Bosco di Legnano, del Roccolo, delle Roggìe, del Basso-Olona e del gelso, questi ultimi tre non ancora riconosciuti. Localizzato lungo il fiume Olona in contiguità col Bosco di Legnano, appare una sorta di ampliamento del Parco legnanese, che fino a ora ha assunto le caratteristiche di parco comunale. L’idea nasce alla fine degli anni Novanta, con la firma di un primo impegno tra le amministrazioni interessate nel 1999.
Territorio
644
In una delle aree a più elevata urbanizzazione della provincia di Milano, il Parco può garantire, pur con le forti restrizioni determinate dalla conurbazione Sempione-Olona, una continuità del sistema ecologico nord-sud, ponendo in relazione il territorio in provincia di Varese con i parchi urbani del sistema metropolitano Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
Il Parco dei Mulini, al cui centro c’è il corso del fiume Olona, si col-
giunto e circondato gli inse-
loca in una delle aree a più elevata urbanizzazione della provincia di
diamenti agricoli un tempo
Milano; in particolare interessa una lingua di territorio lasciato libero
isolati nelle campagne. Ne
dalla crescita del sistema insediativo dei comuni appoggiati sull’asse
è derivato un utilizzo inten-
del Sempione. Il perimetro del Parco è per la grande parte ritagliato
so degli spazi, un carattere
sulla linea di confine con il sistema urbano esistente e, molto spesso,
estemporaneo
si confronta con parti di tessuto insediativo più marginali. La maggio-
delle tipologie edilizie e la
re estensione del Parco si ha nella parte nord dove, in comune di Le-
loro incongruenza rispetto
gnano, ha la continuità con il PLIS riconosciuto del Bosco di Legnano,
alla memoria dei luoghi, una
mentre nel punto più meridionale lo spazio libero risulta molto più
nuova forma di paesaggio
assottigliato interessando in sostanza solo le aree immediatamente a
che rappresenta da un lato
ridosso dell’Olona, inserito in un tessuto in cui prevalgono edifici uni-
la perdita di contenuti for-
familiari e piccole palazzine residenziali. Nella parte centrale del Par-
mali e qualitativi, dall’altro
co, al suo margine si trovano aree occupate in prevalenza da strutture
un’evidente
produttive, mentre residuali sono gli spazi a uso residenziale e con
del dinamismo e della vita-
presenza di servizi, in un tessuto insediativo che, poco a poco, ha rag-
lità dell’area.
e
difforme
dimostrazione
Paesaggio e ambiente
Il Parco dei Mulini è situato nella porzione nord-ovest della provincia di Milano, nel contesto dell’alta pianura asciutta occidentale, a nord del canale Villoresi, lungo il corso del fiume Olona, in stretta connessione con l’altro PLIS proposto del Basso Olona Rhodense. L’ambito, attraversato nella sua porzione meridionale dal canale Vil-
Nel contesto dell’alta pianura asciutta occidentale, in stretta connessione con il Bosco di Legnano e l’altro PLIS proposto del Basso OlonaRhodense, il Parco è costruito attorno al fiume Olona, che ne rappresenta il filo conduttore
loresi, costituisce una delle zone più urbanizzate e industrializzate della provincia, dove si sono storicamente insediate l’industria tessile e l’attività molitoria, con alcuni molini ancora attivi. Il Parco può garantire, pur con le forti restrizioni determinate dalla conurbazione Sempione-Olona, una continuità del sistema ecologico nord-sud, ponendo in relazione il territorio in provincia di Varese con
nella pagina accanto, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
i parchi urbani del sistema metropolitano all’interno del Parco Sud. Mentre a nord del Villoresi il paesaggio agricolo appare poco differenziato (mais), nella porzione meridionale le attività agricole ancora presenti sono legate alla funzione irrigua svolta dal Villoresi e, per
nelle pagine seguenti, a sinistra, La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003) a destra, dall’alto: - schema del progetto di dorsale verde; - stralcio con l’individuazione del Parco dei Mulini
quanto penalizzate dalla forte pressione antropica, appaiono alquanto differenziate, con una cospicua presenza di seminativi, prati e colture ortovivaistiche. Da segnalare che l’area del Parco è interessata dal progetto delle vasche di laminazione per la messa in sicurezza dell’Olona che verranno realizzate sul territorio di S.Vittore Olona e per le quali risulteranno fondamentali gli interventi di inserimento paesaggistico.
646
Mobilità
A est e a ovest, parallelamente al PLIS, si posizionano la SS33 del Sempione e la ferrovia Milano-Rho-Gallarate, con le stazioni di Parabiago, Canegrate e Legnano. Più distante, a est, transita l’autostrada A8 dei Laghi, collegata con la rete viaria di livello inferiore attraverso lo svincolo di Legnano, su cui si innesta la SP12 Inveruno-Legnano, che delimita a nord l’area del Parco. L’intero territorio del PLIS risulta attraversato, in direzione prevalentemente trasversale, da un reticolo viario minore, che permette le interconnessioni locali tra le aree urbane che si sviluppano con una certa continuità esternamente rispetto al perimetro del Parco, a cavallo sia della statale del Sempione che della linea ferroviaria. Per quest’ultima è prevista la realizzazione di un terzo binario in affiancamento a quelli esistenti, che consentirà di incrementare l’attualmente satura capacità ferroviaria per i servizi di tipo suburbano, regionale e internazionale e, in prospettiva, per l’accessibilità a Malpensa (in seguito alla realizzazione dei previsti raccordi con la linea FNM Saronno-Aerostazione a Busto A.). Allo stato attuale, il progetto preliminare dell’opera ha avuto l’approvazione del CIPE, con prescrizioni, nell’ambito della Legge Obiettivo. Un’altra importante previsione infrastrutturale riguarda la statale del Sempione e consiste nella cosiddetta Variante della SS33 tra Rho e Busto Arsizio, completamente esterna rispetto alle aree urbane che insistono sull’asse storico. Anche per questo intervento è stato pre-
Il territorio del PLIS risulta attraversato, in direzione prevalentemente trasversale, da un reticolo viario minore, che permette le interconnessioni locali tra le aree urbane che si sviluppano esternamente al Parco, a cavallo della statale del Sempione e della linea ferroviaria Milano-Rho-Gallarate
disposto il progetto preliminare, che sta seguendo l’iter procedurale
e il suo tracciato lambirà il perimetro nord-est del PLIS. Il secondo
della Legge Obiettivo, in attesa dell’approvazione da parte del CIPE.
intervento è oggetto di un progetto preliminare del Comune di Cerro
Inoltre, si segnalano due interventi di scala locale che consentiranno
Maggiore, funzionale al rafforzamento dell’accessibilità al vicino cen-
di realizzare un by-pass a sud e a ovest della conurbazione di S.Vittore
tro commerciale Auchan di Rescaldina che, in prospettiva, sarà rag-
Olona e Cerro Maggiore. Il primo intervento, che realizza, di fatto, una
giungibile anche dall’autostrada dei Laghi.
Sistema della mobilità esistente e prevista
variante locale della SS33, è previsto nel PRG del Comune di S.Vittore
650 Parco dei Mulini
651
PA R C O D E L B A S S O OLONA-RHODENSE Elementi identificativi .........................654 Inquadramento territoriale ................658
652
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco del Basso Olona - Rhodense
Codice PLIS: PL_223
P R O V I N C E : Milano. C O M U N I : Pogliano Milanese, Pregnana Milanese, Vanzago, Rho.
R I C O N O S C I M E N T O : intese istitutive già siglate, riconoscimento previsto
entro la fine del 2007. S U P E R F I C I E : 252 ha.
O B I E T T I V I : difesa e riprogettazione paesistica di spazi aperti interstiziali
e tutela di corso d’acqua.
nella pagina accanto, In un ambito territoriale che ha pienamente condiviso le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato l’asse del Sempione, il Parco ha come obiettivo primario la difesa e riprogettazione paesistica di spazi aperti interstiziali e la tutela del corso dell’ Olona nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR Usi aggregati dei suoli
654 Parco del Basso Olona - Rhodense
655
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco del Basso Olona Rhodense fa parte del subsistema ovest, costituito anche dai PLIS dell’Alto Milanese, del Rugareto, del Bosco di Legnano, del Roccolo, delle Roggìe, dei Mulini e del Gelso, questi ultimi tre non ancora riconosciuti. Localizzato lungo il fiume Olona, immediatamente a sud del Parco dei Mulini, rappresenta il naturale completamento del subsistema di PLIS che, a partire dalla provincia di Varese, interessa il corso dell’Olona.
Territorio
658
In stretta connessione con i PLIS dei Mulini e quello del Roccolo, si estendono le aree del parco del Basso Olona-Rhodense, che hanno al centro il corso del fiume omonimo Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
In continuità, in direzione sud, con la porzione più orientale del Parco
prodotti petroliferi.
del Roccolo si estendono le aree del Basso Olona, che hanno al centro il
Il
corso del fiume omonimo. Le aree interessate sono comprese in un ter-
questo
ritorio generalmente caratterizzato da un discreto livello di urbanizza-
non risulta del tutto chiuso.
zione. In particolare il lato est si confronta con il sistema insediativo a
Resta un piccolo varco che,
sviluppo lineare, posto lungo la direttrice del Sempione, cui apparten-
pur
gono Rho e Pogliano Milanese. Su questo lato le funzioni urbane che si
della
collocano in prossimità del confine sono quelle residenziali nella parte
Sempione, permette il col-
sud-orientale e suddivise in produttive, a servizi e residenziali nella
legamento agli spazi aper-
porzione immediatamente successiva, più verso nord. Sul lato occiden-
ti, che poi, più a sud ovest,
tale il Parco ha un confine a diretto contatto con funzioni residenzia-
sono
li e produttive, occupate da insediamenti riservati allo stoccaggio di
Agricolo Sud Milano.
sistema lato,
segnato linea
insediativo al
dal
momento,
tracciato
ferroviaria
compresi
su
nel
del
Parco
Paesaggio e ambiente
Il Parco del Basso Olona Rhodense è situato nella porzione nord-ovest della provincia di Milano, nel contesto dell’alta pianura irrigua, immediatamente a sud del canale Villoresi che artificialmente la divide dall’alta pianura asciutta e che, con l’apporto dei propri volumi d’acqua, ha reso possibile in passato la trasformazione delle attività agricole conferendo al territorio connotati paesaggistici tipici della pianura ir-
Nel contesto dell’alta pianura irrigua occidentale, il Parco può garantire la continuità del sistema ecologico nord-sud, ponendo in relazione il territorio varesino con i parchi urbani del sistema metropolitano all’interno del Parco Sud
rigua. La presenza di acque di risorgenza e l’inizio della presenza di fontanili che sfruttano questo fenomeno arricchisce l’ambito, con esiti alquanto significativi nell’area di Rho-Pero. Le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato tale territorio hanno fatto si che esso rappresenti oggi una delle zone più urbanizzate e industrializzate della provincia, dove si sono storicamen-
nella pagina accanto, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
te insediate l’industria tessile e l’attività molitoria, con alcuni molini ancora attivi. Il Parco, in stretta connessione con l’altro PLIS proposto dei Mulini, può garantire, pur con le forti restrizioni determinate dalla conurbazione Sempione-Olona, una continuità del sistema ecologico
nelle pagine seguenti, a sinistra, La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003) a destra, dall’alto: - schema del progetto di dorsale verde; - stralcio con l’individuazione del Parco del Basso Olona-Rhodense
nord-sud, ponendo in relazione il territorio in provincia di Varese con i parchi urbani del sistema metropolitano all’interno del Parco Sud. Le attività agricole ancora presenti nella porzione meridionale, per quanto penalizzate dalla forte pressione antropica, appaiono alquanto differenziate, con una cospicua presenza di seminativi, prati e colture ortovivaistiche, mentre è ben rappresentato l’allevamento dei bovini da latte.
660
Mobilità
Il territorio del Parco risulta attraversato da alcuni brevi tratti di viabilità comunale, oltre che dagli itinerari provinciali della SP229 ArlunoPogliano, della SP239 Sedriano-Vanzago-Rho (parallela alla SP229) e dalla SP172 Baggio-Nerviano, che interessa direttamente la propaggine nord del Parco a Pogliano Milanese. Gli assi infrastrutturali principali sono, però, posti esternamente al suo perimetro. A sud, si colloca l’autostrada A4 Milano-Torino, oggetto di un progetto di ampliamento della carreggiata, con realizzazione della quarta corsia nella tratta Milano-Boffalora e di un nuovo svincolo a Rho-Cornaredo. Per tale tratta, oggetto di un progetto definitivo che sta seguendo l’iter approvativo della Legge Obiettivo, non sono ancora stati attivati i lavori, mentre sono in corso quelli per l’adeguamento della viabilità provinciale interferita, che rientrano tra le opere connesse con la realizzazione della nuova linea ferroviaria ad Alta Capacità Milano-Novara, che correrà parallela all’autostrada. Sempre a sud del Parco si colloca anche la linea ferroviaria storica Milano-Novara, lungo la quale, all’altezza di Pregnana Milanese, sarà a breve realizzata una nuova stazione. A sud-ovest del PLIS corre la linea ferroviaria Rho-Gallarate (con le stazioni di Vanzago e Parabiago), lungo la quale è prevista la realizzazione del terzo binario, in affiancamento a quelli esistenti, consentendo l’incremento dell’offerta per i servizi di tipo suburbano, regionale e internazionale e, in prospettiva, per l’accessibilità a Malpensa. Allo
Una ramificata rete viaria minore si accompagna alla presenza di alcuni assi infrastrutturali principali posti esternamente al perimetro del Parco, fra i quali l’autostrada A4 MilanoTorino e la nuova linea ferroviaria ad Alta Capacità Milano-Novara, parallela al tracciato autostradale
stato attuale, il progetto preliminare dell’opera ha avuto l’approvazio-
in sede della tratta a nord di Rho (già a doppia carreggiata) e del
ne del CIPE, con prescrizioni, nell’ambito della Legge Obiettivo.
tronco di SP229 posto sul confine tra Pogliano e Vanzago. Il progetto
Ad ovest del Parco si colloca, infine, la strada statale SS33 del Sempio-
della Variante al Sempione prevede, lungo la SP229, la realizzazione
ne che, nella tratta iniziale, ha la funzione di itinerario tangenziale per
di un nuovo svincolo, sul quale è previsto l’innesto di un nuovo tratto
l’area urbana di Rho. In questo caso si segnala il progetto preliminare
viario, di connessione con la maglia ordinaria di Vanzago e Pregnana,
(che sta seguendo l’iter procedurale della Legge Obiettivo, in attesa
al fine di realizzare una variante alla SP172 ad ovest delle aree urbane.
dell’approvazione da parte del CIPE) per la realizzazione di una varian-
La nuova strada ricadrà interamente all’interno dell’area del PLIS, così
te tra Rho e Busto Arsizio, completamente esterna rispetto alle aree
come parte del nuovo svincolo sulla SP229.
Sistema della mobilità esistente e prevista
urbane, che implica, nella tratta più prossima al PLIS, l’adeguamento
664 Parco del Basso Olona - Rhodense
665
PA R C O D E L G E L S O Elementi identificativi .........................668 Inquadramento territoriale ................672
666
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco del Gelso
Codice PLIS: PL_222
P R O V I N C E : Milano. C O M U N I : Marcallo con Casone, Mesero, S.Stefano Ticino.
R I C O N O S C I M E N T O : iter istitutivo recentemente avviato, con la firma
dell’intesa tra i Sindaci dei Comuni coinvolti avvenuta lo scorso ottobre. S U P E R F I C I E : 1043 ha.
O B I E T T I V I : tutela paesistica di ambiti agricoli.
nella pagina accanto, Nella porzione nord-ovest della provincia di Milano, il Parco del Gelso ha come obiettivo primario la tutela paesistica di ambiti agricoli lungo il tracciato dell’autostrada Milano-Torino nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR Usi aggregati dei suoli
668 Parco del Gelso
669
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco del Gelso fa parte del sub-sistema ovest, costituito anche dai PLIS dell’Alto Milanese, del Rugareto, del Bosco di Legnano, del Roccolo, delle Roggìe, dei Mulini e del BassoOlona, questi ultimi tre non ancora riconosciuti. Localizzato a cavallo dell’asse dell’autostrada A4, è stretto fra il Parco del Ticino e quello del Roccolo.
Territorio
L’ampia porzione di territorio posta a cavallo del tracciato della autostrada Milano-Torino, che interessa il territorio di tre comuni, si caratterizza per la presenza di un sistema insediativo che, pur sviluppato lungo un’asse lineare, non dà luogo ad un continuo urbano, ma lascia molti spazi aperti, i quali consentono il collegamento tra le aree comprese nel Parco Regionale Lombardo della Valle del Ticino, ad ovest, con quelle del Roccolo, posto ad oriente. Il Parco si caratterizza per la
A cavallo del tracciato autostradale Milano-Torino, l’ambito si caratterizza per la presenza di un sistema insediativo che, pur sviluppato lungo un’asse lineare, non dà luogo ad un continuo urbano, ma lascia molti spazi aperti, che consentono il collegamento tra il Parco del Ticino, a ovest, e quello del Roccolo, a est
sua forma variamente articolata che comprende molta parte dei territori liberi che attorniano i nuclei urbani esistenti e in fase di consolidamento dei tre comuni che ne hanno promosso la costituzione. Il Parco si confronta quindi con un variegato tessuto insediativo, nel quale si trova, alternativamente, la presenza di tutte le funzioni che compongono i nuclei urbani: residenza, servizi, strutture produttive, commerciali e terziarie. Significativa è la frattura rappresentata dal tracciato autostradale resa ancora più evidente dalla nuova linea ferroviaria (alta capacità) che si affianca alla stessa autostrada Milano-
Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
Torino.
672
Paesaggio e ambiente
Il Parco del Gelso è situato nella porzione nord-ovest della provincia di Milano, nel contesto dell’alta pianura irrigua del Villoresi, a sud del canale, in stretta connessione con il Parco regionale del Ticino e l’altro PLIS riconosciuto del Roccolo. Si tratta di un ambito di paesaggio agrario sostanzialmente pianeggiante, caratterizzato da una capillare struttura irrigua, ben conservata e tuttora utilizzata, costituita dal sistema di rogge derivate dal
Nel contesto dell’alta pianura irrigua del Villoresi, a sud del canale, il Parco interessa un ambito di paesaggio agrario sostanzialmente pianeggiante, un tempo segnato da filari di gelsi
Villoresi e dai numerosi fontanili, segnati da boschetti e da filari, un tempo di gelsi e ora di robinie e prunus serotina. A questi si affianca un importante reticolo di strade alberate di interesse storico, che collega le numerose corti rurali. In tale ambito il paesaggio agricolo appare caratterizzato da un’attività produttiva non particolarmente differenziata, con una cospicua
nella pagina accanto, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali
presenza di seminativi (in prevalenza mais), sporadicamente frammisti a pioppeti, mentre è ben rappresentato l’allevamento dei bovini, soprattutto da latte.
674
Mobilità
L’ambito del PLIS è attraversato da una fitta rete di itinerari provinciali che consentono i collegamenti intercomunali tra le aree urbane attorno alle quali si sviluppa l’area a parco. La principale infrastruttura presente è rappresentata dall’autostrada A4 Milano-Torino, che attraversa longitudinalmente l’intero territorio del PLIS, con due svincoli di connessione con la rete locale posti agli estremi del Parco, ossia ad Arluno e a Marcallo-Mesero. Più a sud, esternamente rispetto al suo perimetro, si posizionano la ex-SS11 Padana Superiore e la linea ferroviaria Milano-Novara, con le stazioni di Vittuone, Corbetta e Magenta, localizzate in corrispondenza di assi viari con andamento nord-sud. Altri itinerari importanti, che mettono in comunicazione l’ambito circostante il PLIS con l’area di Malpensa e con il settore occidentale dell’area metropolitana milanese, sono la SP227dir tra Vittuone e Cisliano, la SP34 Vittuone-Castano, la SP31 Magenta-Castano e la SS526 dell’Est Ticino. Numerose sono le previsioni infrastrutturali che modificheranno l’as-
nelle pagine precedenti, a sinistra, La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003) a destra, dall’alto: - schema del progetto di dorsale verde; - stralcio con l’individuazione del Parco del Gelso
setto delle reti di mobilità in questo ambito territoriale. Si tratta della riqualificazione-potenziamento della A4 Milano-Torino (con realizzazione della quarta corsia nella tratta Milano-Boffalora), della realizzazione della nuova linea ferroviaria ad Alta Capacità Milano-Novara (che correrà parallela all’autostrada) e del nuovo collegamento MalpensaBoffalora-A4-Magenta. Attualmente sono in fase di realizzazione i lavori per la messa a norma
Una fitta rete di itinerari provinciali consentono i collegamenti intercomunali tra le aree urbane attorno alle quali si sviluppa l’area a parco, con l’autostrada Milano-Torino e la nuova linea ferroviaria ad Alta Capacità Milano-Novara che rappresentano le principali infrastrutture presenti
della sede autostradale tra Torino e Novara Est, mentre lungo la tratta
il progetto definitivo che sta seguendo l’iter approvativo della Legge
Milano-Novara sono in corso quelli per la ferrovia (già completati nella
Obiettivo). L’ampliamento dell’autostrada implicherà la riorganizza-
tratta successiva Novara-Torino). Questi comprendono anche la rea-
zione dello svincolo di Arluno (con nuova viabilità di adduzione) e di
lizzazione di una serie di opere complementari di adeguamento della
quello di Marcallo, dove avverrà l’interconnessione con la superstrada
viabilità provinciale interferita e di variante esterna alle aree urbane
per Malpensa. Anche per quest’ultima previsione sono in corso il la-
limitrofe (variante alla SP31 ad est di Marcallo, varianti alla SP170 a
vori, che comprendono la realizzazione di opere connesse, necessarie
sud di Ossona e di Mesero, variante alla SP117 a Bernate Ticino), opere
per migliorare i collegamenti con la rete viaria locale (ad esempio le
che risultano ulteriormente funzionali al potenziamento del parallelo
varianti alla SP31 e alla SP121 a sud degli abitati di Inveruno e Cug-
tronco autostradale Novara Est-Milano (per il quale è stato predisposto
giono).
678 Parco del Gelso
Sistema della mobilità esistente e prevista
679
PA R C O D E L L A C AVA L L E R A Elementi identificativi .........................682 Inquadramento territoriale ................686
680
ELEMENTI I D E N T I F I C AT I V I DENOMINAZIONE:
Parco della Cavallera
Codice PLIS: PL_210
P R O V I N C E : Milano. C O M U N I : Arcore, Concorezzo, Villasanta, Vimercate.
R I C O N O S C I M E N T O : intese istitutive in via di definizione.
S U P E R F I C I E : 636 ha.
O B I E T T I V I : tutela paesistico-ambientale degli ambiti agricoli.
nella pagina accanto, Nell’ambito della Brianza orientale, il Parco ha l’obiettivo di tutela paesistico-ambientale degli ambiti agricoli nelle pagine successive, Inquadramento territoriale su CTR Usi aggregati dei suoli
682 Parco della Cavallera
683
I N Q U A D R A M E N TO T E R R I TO R I A L E Il Parco della Cavallera è un Plis a carattere agricolo che fa parte del sub-sistema dell’est Milano, tra i parchi Valle Lambro e Adda Nord, del quale fanno parte anche i parchi dei Colli Briantei, Est delle Cave (per il quale è in via di definizione l’intesa istitutiva) e quelli delle Cascine, del Molgora e del Rio Vallone, già riconosciuti.
Territorio
Mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali
Lo scenario territoriale di riferimento si caratterizza per un’articola-
parti produttivi che tendono
zione policentrica del territorio, legata alla permanenza della trama
a costituire fronti compatti
dei nuclei storici, oggi peraltro sottoposti a decise dinamiche insedia-
e di scarsa qualità.
tive, collegati da un reticolo stradale, che, se lascia intravedere il dise-
I comuni di Concorezzo e Vi-
gno di preesistenti infrastrutture territoriali e dell’orditura orografica,
mercate, invece, mantengo-
è oggetto di notevoli interventi di riqualificazione o ridisegno. L’am-
no, almeno nella porzione
biente costruito presenta una densità del territorio piuttosto elevata,
compresa
sostanzialmente paragonabile a quella della regione urbana milanese,
e la frazione di Oreno, un
pur con una densità di popolazione inferiore, a causa dei modelli inse-
consistente
diativi ed edilizi a carattere più aperto ed estensivo.
che, mantenendo le caratte-
Le aree libere di margine sono interessate in prevalenza da insedia-
ristiche agricole, consente
menti e previsioni di comparti produttivi che tendono a costituire fron-
ancora una differenziazione
ti compatti di non elevata qualità.
tra i due ambiti urbani. Per
I comuni posti lungo la direttrice per Lecco (Monza, Villasanta, Arcore)
contro, lungo la Tangenzia-
possono essere ormai considerati come un unico organismo con una
le Est si assiste al formarsi
configurazione prevalentemente lineare, nel quale non è facile leggere
di una nuova conurbazione
gerarchie e identità territoriali, mentre le aree libere di margine sono
tra Agrate e Vimercate.
invece interessate in prevalenza da insediamenti e previsioni di com-
686
In un ambito che presenta una densità del territorio piuttosto elevata, sostanzialmente paragonabile a quella della regione urbana milanese, il Parco si confronta con il progressivo formarsi della nuova conurbazione Agrate-Vimercate, che rischia di chiudere i rapporti con l’area del Molgora
fra
Concorezzo
spazio
aperto
Paesaggio e ambiente
Nel contesto dell’alta pianura asciutta, il Parco interessa un ambito che, pur di fronte a significativi episodi di espansione urbana, è caratterizzato da un paesaggio agrario ancora riconoscibile e apprezzabile, che riveste notevole importanza quale elemento di interfaccia e di relazione tra i diversi sistemi insediativi
Il Parco della Cavallera è situato nella porzione nord-est della provin-
di istituire un rapporto privilegiato tra i margini dei tessuti urbani e
cia di Milano, nel contesto dell’alta pianura asciutta, un ambito carat-
lo spazio aperto. Sotto il profilo paesistico-ambientale, sono aree di
terizzato da significativi episodi di espansione urbana, a scapito del
estrema potenzialità (e per contro di estrema fragilità) proprio in or-
paesaggio agrario.
dine al loro ruolo di assorbimento degli impatti da parte del sistema
Il processo di sviluppo dell’area, acceleratosi fortemente a partire dagli
insediativo e in relazione alla loro funzione di riequilibrio ecologico,
anni ’60, è avvenuto sulla base di modalità insediative che non hanno
riqualificazione del paesaggio e promozione di un “presidio ecologico”
compromesso in modo significativo il territorio compreso tra le fasce
del territorio.
di naturalità lungo il Lambro e il Molgora, tutelate dai parchi omoni-
Gli edifici rurali costituiscono ancora i principali elementi di connota-
mi, nel quale la presenza di spazi agricoli appare ancora rilevante e
zione del paesaggio agrario, formando una sorta di dorsale centrale
che assiste al progressivo formarsi della nuova conurbazione Agrate-
di riferimento del Parco. Fra questi complessi, oltre alle cascine Foppa
Vimercate, che rischia di chiudere i rapporti con l’area del Molgora.
(Vimercate), Cassinetta (Concorezzo) e Meda (Concorezzo), emerge in
In tale ambito il sistema agricolo, in cui prevalgono, oltre alle su-
particolare la cascina Cavallera (Vimercate), che ha dato il nome al PLIS.
perfici a seminativo e a prato, gli impianti florovivaistici e le colture
La fascia collinare verso nord-ovest costituisce, infine, la sede storica
orticole, appare ancora riconoscibile e apprezzabile, rivestendo note-
delle grandi ville nobiliari sei-settecentesche, quali villa Gallarati-Scot-
vole importanza in quanto elemento di interfaccia e di relazione tra i
ti a Oreno e le ville Borromeo, Ravizza e Cazzola ad Arcore.
nelle pagine seguenti, a sinistra, Sistema dei beni storico-architettonici e ambientali a destra, La rete ecologica prevista dall’attuale PTCP (Provincia di Milano, 2003)
diversi sistemi insediativi e, almeno in prospettiva, per la possibilità
688 Parco della Cavallera
689
Mobilità
Le principali infrastrutture presenti nell’ambito del Parco, con andamento prevalentemente nord-sud, sono, procedendo da ovest verso est: la SP58 Sesto S.Giovanni-Usmate, la linea ferroviaria Monza-Calolziocorte che lambisce l’estrema propaggine ovest del PLIS (con le vicine stazioni di Arcore, Villasanta e Monza Sobborghi, oltre alla prevista stazione di Monza Est), la tangenziale est di Monza che prosegue nella SP60 Monzese (che attraversa per un breve tratto il territorio del PLIS), l’itinerario SP3 d’Imbersago-SP2 Monza-Trezzo (che attraversa la propaggine est del PLIS in comune di Concorezzo) e la A51 Tangenziale Est di Milano fino a Vimercate (che lambisce le propaggini est del PLIS). In direzione trasversale il territorio del Parco è attraversato dalla viabilità locale e intercomunale che collega le aree urbane che si sviluppano nell’intorno del suo perimetro. In particolare si segnala la SP45 Villasanta-Vimercate, che interessa la parte centrale del PLIS. Poco distanti, a ovest e a nord, transitano le linee ferroviarie RFI Monza-Molteno-Lecco e Seregno-Carnate, per entrambe le quali sono previsti interventi di riqualifica/potenziamento. Per la prima, si tratta dell’elettrificazione della linea con eliminazione dei passaggi a livello (progetto preliminare), mentre per la seconda si tratta del cosiddetto intervento di potenziamento della Gronda ferroviaria nord-est Seregno-Carnate-Bergamo, il cui progetto preliminare (approvato dal CIPE con prescrizioni nell’ambito della Legge Obiettivo) prevede il quadruplicamento in sede della tratta
In un ambito caratterizzato da una ramificata rete infrastrutturale, che determina una notevole frammentazione del territorio, il Parco si confronta con importanti interventi, quali la Pedemontana e il prolungamento della linea metropolitana M2 Cologno Nord-Vimercate
Seregno-Usmate e la realizzazione di un nuovo tracciato che prosegue
core (opera prevista nel PRG comunale, sul confine con Vimercate, in par-
con andamento est-ovest fino ad innestarsi sulla linea Treviglio-Bergamo.
te interna all’area del Parco) e del sistema delle varianti alle SP3, SP177 e
Per quanto riguarda la rete stradale, il principale intervento previsto è
SP210 esterne alle aree urbane di Bellusco, Bernareggio, Aicurzio e Subia-
rappresentato dal Sistema Viabilistico Pedemontano, il cui tracciato si
te (opera connessa prevista nel progetto della Pedemontana). Anche lun-
sviluppa, nella tratta più prossima al PLIS, a nord di Arcore e Vimercate,
go la SP2 è prevista la realizzazione di una variante a sud-est dell’abitato
in affiancamento al tracciato previsto per la Gronda ferroviaria. Anche in
di Vimercate, secondo il progetto definitivo della Provincia di Milano, che
questo caso il progetto preliminare è stato approvato dal CIPE secondo le
prevede anche il potenziamento a doppia carreggiata della tratta succes-
procedure della Legge Obiettivo, con prescrizioni riguardanti, da un lato,
siva di SP45, tra lo svincolo con la Tangenziale Est di Milano e la SP60,
la compatibilizzazione tra le soluzioni plano-altimetriche degli itinerari
andando ad interessare parzialmente anche il territorio del PLIS.
stradale e ferroviario, dall’altro, una migliore definizione degli svincoli e
L’ambito del Parco risulta interessato direttamente anche da previsioni
delle opere connesse ad essi afferenti, al fine di minimizzare gli impatti
relative al trasporto pubblico locale, ossia dalla tratta terminale del pro-
ambientali. Le interconnessioni tra l’asse principale della Pedemontana e
lungamento della linea metropolitana M2 Cologno Nord-Vimercate (per il
la maglia esistente avverranno in corrispondenza della Tangenziale Est e
quale è stato predisposto il progetto preliminare) e dalla possibile esten-
di due svincoli intermedi posti ad Arcore-Usmate e a Vimercate-Sulbiate,
sione verso est del previsto nuovo sistema tranviario di Monza, che attra-
sui quali è previsto l’innesto rispettivamente, della tangenziale est di Ar-
verserebbero le propaggini meridionali del PLIS in comune di Concorezzo.
694 Parco della Cavallera
Sistema della mobilità esistente e prevista
695
Appendice
provinciale. Tale indicazione è sufficiente ma non indispensabile per costituire un nuovo PLIS, in quanto la Provincia può riconoscere un PLIS anche in aree diverse da quelle indicate purché coerenti con quanto dispo-
CRITERI PER L’ESERCIZIO DA PARTE DELLE PROVINCE DELLA DELEGA DELLE FUNZIONI IN MATERIA DI
sto dalla presente circolare.
PARCHI LOCALI DI INTERESSE SOVRACOMUNALE, ai sensi dell’art.34, comma 1 della l.r. 30 novembre 1983,
Possono sussistere eccezionalmente PLIS sul territorio di un solo comune, purché vi siano almeno una fra le
n. 86 e dell’art. 3 comma 58 della l.r. 5 gennaio 2000, n. 1, estratto dalla Del.GR n. 8/6148 del 12/12/2007
seguenti condizioni minime: •
valenza intrinseca del bene protetto a carattere sovracomunale, per sua natura (monumento o sito di notorietà diffusa o di riferimento per tutta la comunità regionale) o per suo utilizzo/gestione: per esempio
1. Premesse
un parco magari di proprietà di più enti pubblici o fruito da cittadini provenienti da tutto il circondario;
L’art. 34 della legge regionale 30 novembre 1983, n. 86 sulle aree protette ha introdotto, accanto a parchi
•
prima fase di avviamento di un parco individuato dal PTCP che nell’arco di un periodo, il più breve pos-
regionali, parchi naturali, riserve naturali, monumenti naturali e aree di particolare rilevanza naturale e am-
sibile, andrà ad ampliarsi ai comuni confinanti, i quali hanno esigenze di tempi più lunghi per la sua
bientale, la figura dei Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (PLIS). Essi rivestono una grande importanza
istituzione.
strategica nella politica di tutela e riqualificazione del territorio; infatti si inquadrano come elementi di connessione e integrazione tra il sistema del verde urbano e quello delle aree protette di interesse regionale e permettono la tutela di vaste aree a vocazione agricola, il recupero di aree degradate urbane, la conservazione della biodiversità, la creazione di corridoi ecologici e la valorizzazione del paesaggio tradizionale. Nella fascia montana del territorio regionale l’istituzione dei PLIS costituisce inoltre un’occasione per conservare e valorizzare aree di riconosciuto valore ambientale e naturalistico. L’istituzione di un PLIS è diretta espressione della volontà locale, che si concretizza nella definizione degli obiettivi di tutela, valorizzazione e riequilibrio territoriale, nonché nella perimetrazione dell’area destinata a parco all’interno dello strumento di pianificazione urbanistica dei Comuni interessati e nella definizione della forma di gestione. Alla comunità locale è quindi attribuita l’iniziativa e la conseguente decisione di istituire, mantenere e gestire il parco. Spetta poi alla Provincia, ai sensi dell’art. 3, comma 58 e della l.r. 5 gennaio 2000, n. 1 e succ. mod., su richiesta degli enti interessati e previa valutazione dei valori ambientali e paesaggistici, riconoscere al parco, istituito dagli stessi enti locali competenti, il carattere di Parco Locale di Interesse Sovracomunale. Il riconoscimento è il presupposto per l’adozione del provvedimento che fissa le modalità di pianificazione e di gestione e quindi per l’ammissibilità all’assegnazione dei contributi. Il riconoscimento avviene solo in presenza dell’interesse sovracomunale accertato dalla Provincia.
4. Definizione di parco locale di interesse sovracomunale I Parchi locali di interesse sovracomunale sono aree comprendenti strutture naturali ed eventualmente aree verdi urbane finalizzate a favorire la conservazione della biodiversità, la tutela di aree a vocazione agricola di valore naturale, paesistico e storico-culturale, anche in relazione alla posizione ed al potenziale di sviluppo di contesti paesisticamente impoveriti, urbanizzati o degradati.I Parchi locali di interesse sovracomunale costituiscono un strumento per realizzare la rete ecologica regionale e provinciale e per valorizzare le risorse territoriali che necessitano di forme di gestione e tutela di tipo sovracomunale. Le finalità dei PLIS sono: •
contribuire alla realizzazione delle rete ecologica regionale e provinciale;
•
tutelare i gangli principali nella rete ecologica fra le aree protette e creare le fasce tampone attorno alle aree di maggiore valenza naturalistica;
•
realizzare i parchi territoriali di area vasta, a scala metropolitana;
•
mantenere e valorizzare i caratteri tipici delle aree rurali e dei loro valori naturali, paesistici e culturali a tutela dello spazio rurale rispetto alla avanzata dell’urbano;
•
l’equipaggiamento tradizionale (i percorsi, le cappellette votive, i lavatoi, le reti irrigue, i fontanili,
Oltre agli aspetti di carattere territoriale che sono accertati dalla Provincia, il PLIS è un significativo luogo in cui gestire insieme (Comuni, Amministrazioni, cittadini) una porzione d’eccellenza del proprio intorno. Sebbene la scelta di formare un PLIS sia del tutto volontaria da parte di ciascuna amministrazione, una volta avviato il percorso, occorre farlo insieme, condividendo tutti i passaggi della gestione. Non è accettabile che,
etc.); •
conservare i territori prossimi ai corpi idrici coniugando le esigenze naturalistiche a fruitive;
•
realizzare e gestire le nuove forestazioni nel quadro degli adempimenti previsti dal protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas serra, così come impianti forestali dedicati ai nuovi nati ai sensi della vigente
a parco avviato, ciascuna amministrazione si ritenga libera di agire nel parco in maniera indipendentemente, senza la condivisione con i partner: sarebbe incongruo e poco comprensibile da parte dei cittadini. Da tale riflessione emerge il suggerimento che ciascun Comune rifletta attentamente sulla scelta, programmando sin dall’inizio, il corretto dimensionamento fisico e strumentale del proprio parco. Ciò significa anche avere la volontà e la fermezza di assegnare ogni anno una risorsa del proprio budget non solo per la gestione corrente, ma soprattutto per gli investimenti. Solo in tale modo vi sarà una effettiva e misurabile crescita del capitale “ambiente” che viene accumulato per le presenti, e soprattutto future, generazioni.
tutelare i paesaggi con presenze monumentali, dell’antica architettura rurale, degli opifici storici, del-
normativa nazionale; •
promuovere attività didattiche finalizzate alla conoscenza, coltivazione, cura di aree verdi quali ad esempio siepi, filari, aree umide, prato delle farfalle, piante monumentali, zone di nidificazione, osservatori della fauna.
5. Parchi locali interprovinciali La Regione promuove la realizzazione dei parchi locali di interesse comunale che riguardano più Province. Gli atti relativi ai PLIS interessati da più Province sono assunti da ciascuna Provincia secondo il proprio ordinamento. Le risorse attribuite da ciascuna Provincia devono essere spese nei Comuni ivi inclusi; per le spese
2. Natura giuridica Innanzitutto occorre rilevare che l’istituzione di un PLIS pone sul territorio un grado di vincolo differente da quello posto da un’area protetta di interesse regionale (parco regionale o naturale, riserva naturale o monumento naturale). Infatti, mentre nel secondo caso si tratta di un vincolo regionale, i cui effetti sono
non frazionabili, le Province erogano le risorse in rapporto proporzionale al peso dei comuni partecipanti in termini dimensionali e di popolazione, secondo parametri che sono definiti d’intesa fra le parti tramite un protocollo che definisca finalità e modalità di pianificazione.
immediatamente efficaci per chiunque e al quale gli strumenti urbanistici locali, qualora difformi, devono adeguarsi, nel primo caso si è di fronte a un vincolo puramente locale, che esiste in quanto espressione,
6. Vigilanza
nella pianificazione urbanistica, di un’esplicita volontà delle amministrazioni competenti. I parchi sono isti-
Al soggetto gestore compete anche la vigilanza sul territorio del parco. Alla vigilanza del PLIS concorrono
tuiti dai Comuni interessati, singoli o associati, con apposita deliberazione anche in variante allo strumento
anche le guardie ecologiche volontarie di cui alla legge regionale 28 febbraio 2005, n. 9 “Nuova disciplina
urbanistico, secondo la procedura stabilita dalla l.r. 12/05, che definisce il perimetro del parco e la discipli-
del servizio volontario di vigilanza ecologica” organizzate nel territorio del PLIS ai sensi del punto b), comma
na d’uso del suolo, che deve essere improntata a finalità di tutela. L’istituzione di un PLIS non fa scattare il
3, dell’art. 3 , della legge 28 febbraio 2005, n. 9 o in alternativa, in servizio presso altro ente organizzatore
vincolo paesistico di cui all’art. 142, c. 1, lettera f), del d.lgs. 22gennaio 2004, n.42.
territorialmente competente.
3. Il concetto di sovracomunalità
7. Forma di gestione
Presupposto indispensabile alla valutazione di idoneità delle aree proposte a PLIS per il riconoscimento, è
Contestualmente all’istituzione del parco, gli enti promotori individuano la forma di gestione e le risorse ne-
l’interesse sovracomunale. Infatti i PLIS si differenziano dai parchi urbani in quanto sono finalizzati alla va-
cessarie, distinguendo tra l’ipotesi in cui l’area del parco ricada totalmente nel territorio di un solo Comune
lorizzazione delle risorse territoriali che necessitano di forme di gestione e tutela di tipo sovracomunale e
da quella in cui essa incida su più Comuni. Nel primo caso l’ente locale territorialmente competente provvede
orientati al mantenimento ed alla valorizzazione dei tipici caratteri delle aree rurali e dei loro valori naturali
in via diretta alla gestione del parco e assume la qualità di ente gestore, senza la necessità di dar vita a un
e seminaturali tradizionali. Un PLIS ha interesse sovracomunale se tale interesse sia chiaramente superiore a
nuovo soggetto giuridico. Quando invece il parco nasce per iniziativa e interessa il territorio di più Comuni
quello della collettività che risiede in un solo comune. La valenza sovracomunale del PLIS viene riconosciuta
occorre individuare la più idonea forma di gestione scegliendo tra quelle previste dal testo unico sugli enti
dalla Provincia attraverso l’istruttoria dei documenti preparati dagli enti proponenti. La valenza sovracco-
locali approvato con D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 (convenzione, consorzio). In particolare si segnalano le
munale può essere già certificata dall’inserimento nelle aree prioritarie della rete ecologica regionale e
seguenti formule, già adottate nei casi attualmente riconosciuti:
696 Appendice
697
b) Determina, con deliberazione di giunta, i contenuti minimi del Programma Pluriennale degli Interventi
7.1 Convenzione
anche su proposta degli Enti proponenti il PLIS.
La convenzione ha durata limitata nel tempo (per esempio, di mandato) e prevede che vi sia un Comune “capofila” che assicura la gestione del parco con un proprio ufficio e riceve le quote finanziarie di parte-
c)
Esercita una funzione di coordinamento dei PLIS atta a verificare ed assistere, anche in termini di raccor-
cipazione da parte dei partner secondo ripartizioni da concertare; è una soluzione rapida da avviare e che
do con i diversi settori provinciali, i PLIS nel loro funzionamento oltre che esprimere pareri tecnici sugli
contiene al minimo indispensabile i costi burocratici. Crea taluni problemi amministrativi nella gestione del
atti di pianificazione e programmazione dei PLIS stessi al fine di garantire la loro congruenza rispetto agli
patrimonio e dei cantieri, dovendo ricevere ogni volta gli atti autorizzatori dagli altri enti convenuti
obiettivi individuati in sede di riconoscimento del carattere di sovraccomunalità del territorio interessato dal parco.
7.2 Consorzio Il consorzio è un ente locale territoriale, dotato di propria autonomia giuridica e finanziaria, proprio perso-
d) Eroga contributi ai PLIS nei limiti delle risorse appositamente stanziate dalla Regione e/o con propri mezzi di bilancio, compatibilmente con il quadro di bilancio complessivo dell’ente;
nale e proprio patrimonio. Gli enti che vi partecipano, secondo le quote prestabilite nello statuto, delegano ad esso segmenti delle proprie funzioni e competenze e vi nominano un Consiglio d’Amministrazione e un Presidente/legale rappresentante, attraverso deliberazioni della Assemblea dei Sindaci. Questa forma è più
8. Modalità di pianificazione
stabile, più strutturata e pratica per la formazione di un patrimonio condiviso fra gli attori. Genera maggiori
8.1 Inquadramento urbanistico dei PLIS – inserimento nei PGT
costi di gestione amministrativa e finanziaria, poiché il Consorzio è tenuto a formare un proprio bilancio e
Il PLIS è un istituto che viene previsto e regolato dallo strumento urbanistico comunale. La Provincia ne rico-
ad assumere gli stessi atti obbligatori dei Comuni partecipanti. L’esperienza dimostra che tale soluzione si
nosce la valenza sovracomunale e detta norme per la sua pianificazione: ovvero quelle indicate nella presente
attiva per una più efficace gestione di parchi ormai maturi e assestati.
circolare e nel piano provinciale, oltre ad ulteriori specifiche che possono essere accompagnate con l’atto di
7.3 Attività dell’Ente gestore
riconoscimento. Il PLIS trova la propria previsione fondante negli atti del PGT: il documento di piano, il piano
L’Ente gestore:
dei servizi e il piano delle regole.
a)
Il Documento di Piano dovrà contenere tutti gli elementi necessari per l’individuazione del PLIS:
approva il Programma Pluriennale degli Interventi (PPI);
b) propone ai Comuni l’aggiornamento degli strumenti di pianificazione relativamente al parco e il piano attuac)
-
tivo; assume i necessari provvedimenti di programmazione e gestione economico-finanziaria e, qualora non vi
dell’interesse sovracomunale quali la rilevanza strategica al fine di una ricucitura della frammentazione
sia tenuto per legge, predispone e approva comunque un apposito bilancio di previsione;
del territorio, la presenza di particolari emergenze, la creazione di corridoi ecologici di connessione del sistema delle aree protette, nonché una proposta di massima degli interventi da realizzare nel parco;
d) approva uno o più regolamenti del parco sia rivolti ai proprietari delle aree che ai fruitori; e)
il perimetro e il quadro conoscitivo del territorio che contenga una descrizione delle caratteristiche e delle emergenze naturalistiche, paesaggistiche e/o storico culturali dell’area del Parco, la dimostrazione
assicura servizi di informazione, di promozione del parco e di educazione ambientale, con particolare
-
f)
sviluppa forme di collaborazione con:
•
gli agricoltori, per mantenere o reintrodurre le colture tradizionali e/o biologiche, promuovere i prodotti
definizione dei criteri di intervento all’interno del Plis al fine di garantire la tutela ambientale, paesaggistica e storico-monumentale, ecologica e naturalistica;
riferimento alle scuole; -
definizione dei criteri di compensazione, mitigazione, per eventuali interventi ammessi all’interno del parco.
tipici locali, fornendo un supporto tecnico ed economico;
Nei PLIS possono essere incluse le seguenti aree:
•
gli enti e i privati, anche tramite convenzioni, per favorire la fruizione pubblica delle aree;
a)
•
i Comuni confinanti per l’estensione territoriale del parco;
b) le aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche;
le aree destinate all’agricoltura;
g) può avvalersi di un comitato tecnico-scientifico consultivo;
c)
h) rendiconta annualmente alla Provincia, presso la Direzione responsabile dei Parchi, i principali dati eco-
d) le aree a verde, anche destinate alla fruizione pubblica, e i corridoi ecologici del piano dei servizi.
nomici, finanziari e sociali che hanno caratterizzato l’esercizio trascorso, secondo modelli predisposti i)
le aree non soggette a trasformazione urbanistica;
Il Piano delle Regole in qualità di strumento che regola gli aspetti e gli elementi di qualità del territorio dovrà
dalla Provincia stessa; tale rendicontazione deve essere trasmessa entro il 28 febbraio di ogni anno;
opportunamente normare, l’uso delle aree incluse nel perimetro del Plis.
rendiconta analiticamente, in base alle prescrizioni determinate dalla Provincia, gli atti di spesa dei con-
Il Piano dei Servizi dovrà disciplinare l’uso delle aree a verde e i corridoi ecologici ricadenti nel perimetro
tributi in conto capitale assegnati dalla stessa.
del parco locale e le relative modalità di intervento. Fino alla formazione del PGT, i Comuni possono istituire
7.4 Competenze dei Comuni
nuovi PLIS utilizzando la procedura di cui alla l.r. 23/97 in base all’art. 3 comma 58 bis della l.r. 1/2000.
Compete a tutti i Comuni del parco:
Tale procedimento transitorio non consente di modificare l’azzonamento del PRG, ma solo di individuare il
a)
perimetro del PLIS. I PLIS non possono essere istituiti all’interno di altre aree protette quali parchi nazionali o
Approvare in Consiglio Comunale gli atti istitutivi e di pianificazione;
b) approvare in Consiglio Comunale gli atti regolamentari e di costituzione/disciplina degli organi di gestione (convenzione o statuto consortile); c)
f)
ai sensi delle direttive UE “Habitat” e “Uccelli” (o parte di essi) se non sono già tutelati nell’ambito di altre
partecipare agli organi amministrativi del parco nelle modalità previste, in particolare alla Assemblea dei
aree protette. In tal caso sono da tener presente i disposti della direttiva comunitaria 92/43 CEE.
Sindaci del parco;
Non possono essere riconosciuti PLIS in aree a valenza esclusivamente comunale come i parchi cittadini, o
d) stanziare le risorse annuali per la gestione concertate negli organi amministrativi e ripartite secondo e)
regionali e riserve; possono viceversa includere Siti d’importanza comunitaria e Zone di protezione speciale
aree che abbiano destinazione funzionale diversa da quella agricola, di tutela ambientale o di servizi per il
statuto/convenzione;
verde pubblico di livello sovralocale.
stanziare le risorse per gli investimenti o fornire delegazione per la contrazione dei mutui in base a quan-
In via del tutto eccezionale possono essere inclusi nei PLIS piccoli lotti edificati interclusi, solo in quanto
to viene approvato dall’assemblea dei Sindaci del parco;
difficilmente scorporabili, o nuclei storici d’antica formazione che sono parte fondante delle motivazioni che
acquisire il parere dell’assemblea dei Sindaci del parco, prima di procedere a modifiche del perimetro o
sottendono il PLIS. E’ incompatibile l’inserimento di aree commerciali, industriali ed artigianali anche se è
a modifiche dell’assetto pianificatorio: tale parere, seppur non vincolante, deve essere tenuto in conside-
prevista una delocalizzazione se non cogente e dotata di certa e sufficiente risorsa finanziaria per attuare il
razione nella scelta adottata, motivando adeguatamente eventuali difformi deliberazioni.
piano di riallocazione, condivisa con gli interessati e completo di cronoprogramma.
7.5 Standard minimi di risorse Si ritiene che debba essere garantito lo stanziamento, da parte dei Comuni che partecipano all’ente gestore
9. Aspetti procedurali
del parco, di risorse finanziarie sufficienti a garantire la dotazione umana e strumentale necessaria allo svol-
9.1 Intesa tra i Comuni e verifica tecnica
gimento delle funzioni essenziali del parco, in particolare dovrà essere nominato un responsabile tecnico
Gli enti interessati all’istituzione e al riconoscimento di un PLIS si coordinano tra di loro al fine di definire
idoneo ad assicurare la concreta operatività del parco.
il perimetro del parco e una normativa comune di salvaguardia. Al fine di una verifica tecnica preliminare
7.6 Compiti della Provincia
dovranno prendere contatto col competente ufficio provinciale, in particolare ai fini dell’accertamento della
La Provincia:
sussistenza dell’interesse sovracomunale.
a)
riconosce con Deliberazione l’istituzione del PLIS o la modifica del perimetro previa verifica della valen-
9.2 Istituzione
za sovracomunale. In difetto, assume un analogo provvedimento che motiva il mancato riconoscimento.
Il parco è istituito per iniziativa degli enti locali, che ne definiscono il perimetro tramite apposita variante
Trasmette al competente servizio regionale gli atti assunti.
allo strumento urbanistico (punto 8) e ne scelgono la forma di gestione (punto 7).
698 Appendice
699
9.3 Richiesta di riconoscimento Gli enti che hanno provveduto a istituire un parco chiedono contemporaneamente, nominando un Comune capofila, il riconoscimento alla Provincia o alle Province interessate. La domanda deve essere indirizzata al competente ufficio della Provincia, con allegata la seguente documentazione: a)
planimetria in scala 1:10.000, realizzata sulla carta tecnica regionale e raffigurante l’intero perimetro del parco;
b) Stralcio del Piano urbanistico generale inerente le aree ricomprese nel Plis come meglio specificato al punto 8.1 e relazione sintetica di inquadramento c)
copia dello statuto del consorzio o della convenzione o dell’atto di accordo comunque denominato costitutivo della forma di gestione.
9.4. Riconoscimento Verificata la sussistenza dei requisiti previsti dalla presente circolare, la Provincia, o le Province interessate con deliberazione di giunta riconoscono come PLIS il parco istituito dagli enti locali. La Provincia determina, con deliberazione di giunta, le modalità di pianificazione e di gestione del PLIS.
Box. 1 “Contenuti minimi della fase analitica della pianificazione” La fase analitica dovrà comunque articolarsi in base ai seguenti contenuti minimi, meglio illustrati dai successivi provvedimenti elaborati dalle Province. Rilievo delle valenze paesaggistiche e storiche Ambiti ed elementi del paesaggio agrario. Nuclei e aggregati storici. Elementi storico-architettonici. Giardini storici e verde per la fruizione. Viabilità storica e paesaggistica. Vincoli ex D.Lgs. 22 gennaio 2004 n° 42 e aree tutelate.
Nel caso di PLIS interprovinciali tale provvedimento verrà emesso dalle Province previo accordo. 9.5 Strumenti di pianificazione e di gestione
Rilievo delle valenze geologiche
Sono strumenti attuativi del PLIS:
Litologia del substrato e tipologia dei suoli
a)
Caratteri geomorfologici.
il programma pluriennale degli interventi (PPI) - obbligatorio;
b) il piano attuativo (PA) - non obbligatorio;
Sistema delle acque superficiali.
c)
Sistema delle acque sotterranee.
i regolamenti d’uso- non obbligatori;
d) ulteriori strumenti previsti dall’ordinamento per la pianificazione/programmazione negoziata- non obbligatori.
Rilievo delle valenze naturalistiche Le unità ecosistemiche.
Il Programma Pluriennale degli Interventi (obbligatorio), redatto dal soggetto gestore, ha funzione programmatica e strategica
Inquadramento rispetto al progetto di Rete Natura 2000 della Regione Lombardia.
e pertanto assume le caratteristiche di un documento di governance territoriale
condiviso con gli attori locali, non solo fra le amministrazioni. Il PPI è finalizzato a tutelare l’ambiente nei confronti delle attività antropiche che possono compromettere il pregio ambientale delle aree o singoli componenti naturalistiche ed ambientali. Il PPI individua in particolare le opere e le azioni che si prevede concretamente di realizzare nell’arco della sua validità temporale, indicando le risorse finanziarie necessarie e le modalità di finanziamento, in stretta connessione con gli strumenti di programmazione economico-finanziaria dei Comuni interessati. Il PPI è unitario, è approvato dall’ente gestore o dai Comuni del parco in caso di convenzione, ed ha una valenza minima di tre anni, con possibilità di aggiornamento annuale in occasione dell’approvazione degli atti di bilancio; è preferibile avere tuttavia una strategia di medio periodo o almeno di mandato. La Provincia
Rilievo del contesto territoriale Sistema socio-economico. Sistema infrastrutturali. Rapporto tra agricoltura e ambiente. Aree degradate. Viabilità a servizio dell’attività agricola e sistema dei percorsi a servizio della fruizione pubblica. Ricognizione della pianificazione settoriale
determina, con proprio provvedimento, i contenuti minimi del Programma Pluriennale degli Interventi anche su proposta degli Enti proponenti il PLIS. Il Programma pluriennale degli interventi dovrà essere approvato da parte dell’Ente gestore entro 2 anni dal provvedimento col quale vengono determinate le modalità di pia-
Box. 2 Contenuti minimi della fase propositiva della pianificazione
nificazione e gestione. Possono altresì essere elaborati il piano attuativo e i regolamenti d’uso purchè siano conformi agli strumenti urbanistici. Il Piano attuativo (non obbligatorio) serve per meglio precisare le destinazioni urbanistiche e tutte le regole per il governo del territorio; in particolare aiuta a omogeneizzare le regole fra i diversi comuni partecipanti. Ciascun comune approva il PA relativo al proprio territorio ai sensi dell’art. 14 della l.r. 12/05, sulla base di una proposta elaborata dall’ente gestore del PLIS in forma sovracomunale. La Provincia esprime un parere sulla proposta di piano attuativo per verificare la rispondenza del piano agli obiettivi del Parco, alle indicazioni del PTCP e della Regione Lombardia. Sulla bozza di PPI e di PA deve essere acquisito un parere preliminare della Provincia e dei Comuni facenti parte dell’Ente Gestore da esprimersi nei tempi stabiliti dalla l.241/90. Il parere della Provincia è vincolante limitatamente ai contenuti prevalenti del PTCP su PGT definiti dall’art. 18 della l.r. 12/05 e da quanto stabilito dall’atto di riconoscimento del parco locale di interesse sovracomunale.
La fase propositiva, partendo dai risultati della fase analitica, definirà le linee di sviluppo del parco in coerenza sia con la rete ecologica regionale e il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, sia con le pianificazioni settoriali, tenendo conto dei seguenti contenuti minimi: a) azioni per il recupero, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio rurale, storico e architettonico, comprensivo delle aree di pertinenza; b) azioni per la tutela e la ricostruzione degli habitat naturali presenti; c) interventi di rinaturazione con specie autoctone; d) modalità di salvaguardia del paesaggio agricolo e di difesa di specificità delle colture presenti nell’ambito; e) modalità di recupero dal punto di vista ambientale, idrogeologico ed eventualmente ricreativo, delle aree degradate o soggette ad escavazione tramite interventi di rinaturazione; f) modalità per la conservazione e/o il recupero degli ambienti naturali e seminaturali esistenti; g) utilizzo di specie vegetali e faunistiche autoctone con preferenza per i genotipi locali; h) disciplina della fruizione ricreativa, didattica e culturale;
I regolamenti d’uso (non obbligatori) sono omogenei su tutto il territorio del parco e attengono alle modalità di accesso e fruizione, di prelievo e uso delle risorse, nel rispetto delle competenze assegnate ai comuni dall’ordinamento e tenuto conto delle competenze di altri soggetti, fra cui la Provincia. Il regolamento è proposto dall’ente gestore del PLIS e approvato dai consigli comunali competenti. Nelle materie in cui è competente la Provincia, in particolare per quanto riguarda l’agricoltura, le foreste, la caccia, le cave, il recupero delle discariche, l’ente gestore formula un parere ai settori provinciali competenti da esaminare nelle fasi di revisione e aggiornamento dei relativi piani e compatibilmente con l’impianto generale degli stessi. Il PPI e il PA si articolano in una fase analitica e una fase propositiva strettamente
i) sistema dei percorsi pedonali e ciclabili, con i relativi punti di sosta e/o osservazione, da realizzarsi solo con materiali e manufatti a basso impatto ambientale e con particolare riguardo alle categorie di disabili; l) raccordo con le aree protette limitrofe attraverso la creazione e/o il mantenimento di corridoi ecologici e di percorsi di fruizione; m) mitigazione e compensazione ambientale delle infrastrutture con impatto territoriale significativo; n) norme morfologiche (per recinzioni, serre per l’agricoltura, ecc.); o) definizione delle attività produttive ed delle infrastrutture compatibili con il parco, con riferimento a nuovi insediamenti ed alle attività già esistenti all’istituzione del PLIS.
correlate e consequenziali.
700 Appendice
701
10. Modifiche al perimetro successive al riconoscimento
14. Cartografia
Nel caso di richiesta di ampliamento o di modifiche sostanziali al perimetro di un PLIS già riconosciuto, andrà
Gli enti gestori dei PLIS:
inoltrata al servizio parchi provinciale la seguente documentazione:
•
elaborano la cartografia su supporto informatico e rendono disponibili, accessibili e utilizzabili alla
1. planimetria in scala 1:10.000, realizzata sulla carta tecnica regionale e raffigurante il perimetro del parco
Giunta Regionale e alle Province le basi informative tematiche di interesse territoriale in loro possesso al
modificato, su supporto cartaceo e digitale; in colore giallo le aree da escludere, in colore rosso le aree
fine dell’implementazione e dell’aggiornamento della “Carta naturalistica della Lombardia” e del “Sistema Informativo Territoriale Integrato”;
da includere; 2. stralcio dello strumento urbanistico vigente relativo alle nuove aree; 3. relazione descrittiva, corredata da una o più planimetrie in scala adeguata, che evidenzi le motivazioni delle inclusioni e delle esclusioni, completa degli elementi descritti nei box 1 e 2; 4. copia dello statuto del Consorzio o della convenzione o dell’atto di accordo comunque denominato costi-
•
forniscono in formato digitale tutti gli elaborati testuali e cartografici, costituenti i PLIS e i successivi atti di aggiornamento e modifiche, secondo le specifiche tecniche determinate dagli “Atti di indirizzo e coordinamento per lo sviluppo del Sistema Informativo Territoriale integrato, ai sensi dell’art. 3 della l.r. 12/2005 e i successivi documenti di approfondimento.
tutivo della forma di gestione oppure, in alternativa, un provvedimento dell’ente gestore (assemblea dei Sindaci del parco) che manifesti formalmente la sua volontà riguardo l’ampliamento.
15. Rapporti con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale I PLIS si collocano strategicamente nella pianificazione territoriale provinciale quali elementi di connessione
Gli statuti, le convenzioni fra Comuni ed ogni altra forma, comunque denominata, per la gestione dei PLIS do-
tra le aree protette regionali e le aree verdi di tipo urbano a vario titolo denominate. Essi inoltre assolvono
vranno essere sottoposti, in caso di nuova approvazione o modifica degli esistenti, al parere della Provincia
a un’importante funzione di tutela e conservazione di aree che per la loro posizione correrebbero il rischio,
che si sostanzierà in una verifica di rispetto delle modalità di gestione prescritte dalla presente circolare.
a fronte di ulteriori urbanizzazioni, di essere completamente saldate dai fronti urbani. Ai sensi dell’art. 15 della l.r. 12/05, il PTCP per quanto attiene ai contenuti ed all’efficacia di piano paesisti-
La Provincia, con deliberazione, definisce il nuovo perimetro. Sono esclusi da questa procedura le rettifiche di
co-ambientale, provvede a indicare gli ambiti territoriali in cui risulta opportuna l’istituzione di PLIS da parte
confine che non comportino il venir meno delle finalità istitutive.
delle Amministrazioni comunali. Ciò significa che i PLIS compongono, insieme ad altri elementi, il quadro provinciale del sistema paesistico ambientale e contribuiscono a realizzare la rete ecologica provinciale e
11. Recesso di un Comune dal PLIS
regionale.
Il Comune può decidere di uscire dal PLIS. D’altra parte siccome questa scelta influisce non solo sulla pianificazione comunale ma anche sulle scelte programmatorie e pianificatorie degli altri Comuni e dei cittadini
Gli elaborati del PTCP sono da assumersi quali strumenti preliminari di informazione e conoscenza ai fini di
dovrà:
elaborare nuove ipotesi di istituzione o ampliamento di Plis.
1. avviare la procedura di variante al PGT da sottoporre a procedura di VAS;
Il PTCP infatti costituisce il supporto per determinare il quadro generale di riferimento utile alla definizione
2. trasmettere la proposta di recesso all’ente gestore del Parco che dovrà disporre in merito alla ripartizione del patrimonio acquisito dal parco;
dei caratteri territoriali. Il riconoscimento dei PLIS, o le eventuali nuove istituzioni, seguiranno le procedure stabilite dalla presente
3. comunicare alla Provincia la volontà di recedere dal PLIS. Alla comunicazione di adozione della variante
circolare e dalla normativa di riferimento, indipendentemente dallo stato di fatto segnalato nel PTCP. Lo
dovrà essere allegata la variante al PGT, completa di tutti gli elaborati, affinché la Provincia possa espri-
strumento provinciale sarà conseguentemente aggiornato, senza che tale operazione costituisca variante al
mersi entro 120 giorni dalla richiesta. La Provincia ha la facoltà di convocare il Comune recedente e gli
piano stesso.
altri Comuni per verificare le motivazioni del recesso e di aiutare a superare eventuali difficoltà e contrasto. Il Comune può procedere anche con parere negativo della Provincia fatti salvi i casi di prevalenza del
16. Rapporto tra Provincia e Regione
PTCP di cui all’art. 18 della l.r. 12/05. La Provincia al termine dell’istruttoria emana un provvedimento
Entro il 31 dicembre di ogni anno le Province trasmetteranno alla competente Unità Organizzativa della Giunta
espresso con deliberazione di giunta provinciale anche per valutare l’eventuale revoca del riconoscimento
Regionale la situazione aggiornata dei PLIS ricadenti nel loro territorio (nuovi riconoscimenti, soppressioni,
di cui al successivo punto 12.
ampliamenti, variazioni) e dei finanziamenti provinciali assegnati; inoltre, per i nuovi parchi, la cartografia (sulla base della CTR 1:10.000) e una scheda comprensiva di indirizzo, superficie, breve descrizione ecc.
Qualora l’Amministrazione Comunale decida di cambiare la destinazione d’uso delle aree su cui la Provincia o altri enti hanno investito per la realizzazione del parco, il Comune dovrà prevedere modalità di compensazione o restituire i finanziamenti ai rispettivi Enti. 12. Revoca del riconoscimento Nel caso in cui un Comune, rivedendo il proprio strumento urbanistico, apporti consistenti modifiche ai confini, alle norme tecniche di attuazione e/o alla destinazione delle aree di un PLIS già riconosciuto, la Provincia, qualora non ravvisi più la sussistenza dei requisiti previsti dalla presente circolare, potrà revocarne il riconoscimento. La revoca del riconoscimento sarà messa in atto anche in caso di inosservanza dei tempi di cui al paragrafo 9.5. 13. Contributi Con il provvedimento di riconoscimento di cui al punto 9.4 ed in seguito all’approvazione del piano pluriennale di intervento il PLIS viene ammesso al piano annuale di riparto dei contributi per la gestione del parco, la realizzazione degli interventi e l’acquisizione delle aree. Le richieste di contributo, conformi al Programma Pluriennale degli Interventi, dovranno pervenire al competente ufficio Provinciale entro il 31 marzo di ogni anno, corredate da un preventivo analitico delle spese previste e dall’indicazione di eventuali altre fonti di finanziamento. Per i parchi interprovinciali le richieste di contributo andranno inoltrate alla Provincia nel cui territorio ha sede l’ente che gestisce il parco, fermo restando che il finanziamento verrà erogato in base alle modalità di coordinamento tra le Province interessate di cui al punto 5.
702 Appendice
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