La relazione d'aiuto nella prima adolescenza nell'Approccio Empirico - Anna Maria PRINZIVALLI

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TESI DI LAUREA DI ANNA MARIA PRINZIVALLI

TITOLO:

LA RELAZIONE D’ AIUTO NELLA PRIMA ADOLESCENZA IN UN APPROCCIO PSICOLOGICO EMPIRICO

PREMESSA

I dubbi, le crisi…. arrivano….Se fai un piccolo passo in avanti ti accorgi che servono per rischiararti la vista e liberarti la mente. Se trovi uno spazio più avanti di quello che eri un attimo prima ti senti come se fossi uscito da una bolla di ovatta in cui eri immerso e non vedevi

Sono stata sempre affascinata nella mia vita da tutto ciò che la nostra anima interiore può e fa

attraverso di noi e sempre appassionata dalla psicologia e dalla mente umana. Attraverso i miei

studi e le mie pratiche in psicologia empirica, ho trovato conferme di quanto nella mia indole ho

percepito e intuitivamente sentito rispetto alla vita e al mondo che ci circonda.

E’ una fortuna avere incontrato quelle persone che mi hanno indicato e favorito questa strada che

ha trasformato la vita e il senso di tutte le cose che mi circondano, un ringraziamento va alla mia

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amica Liliana attraverso cui ho conosciuto questo cammino, che con la sua forza vitale

trascinatrice dà vita agli esseri più inermi e senza vitalità, un grazie al prof. Michel Hardy che

rimane punto di riferimento nella sua teoria empirica, che adesso è anche la mia: anima creativa di

tanti setting, riesce a vedere l’anima delle persone, a sostenerle, a cambiarle, mantenendo un

senso di naturalezza e di inevitabilità, che è stato sempre lì, ma di cui non ci accorgiamo se non nel

dolore e nella sofferenza. E poi la mia compagna di percorso Loredana con cui abbiamo condiviso

le esperienze e i cambiamenti comuni e tante altre persone che ho avuto modo di incontrare e di

amare.

Sono un’insegnante della scuola secondaria di primo grado e lavoro con gli adolescenti dagli undici

ai quattordici anni circa, faccio questo mestiere da vent’anni e mi entusiasma sempre lavorare

con i ragazzi. Da quando sono nel percorso di studi in psicologia empirica il mio approccio al mio

lavoro e con i miei alunni è cambiato. Per loro ho strutturato attività a sostegno di alcune

situazioni di disagio giovanile che determinano comportamenti a rischio, ma anche semplici

attività didattiche supportate da esperienze emotive che servono a far sentire “come è”, e non a

“capire il perché”.

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Soltanto tutto quello che proviamo a pelle può essere da noi imparato, le esperienze pratiche sono

quelle che restano nella vita di tutti, la teoria di cui la scuola è piena lascia la maggior parte delle

persone indifferenti e vuote. La scuola italiana è ancorata al nozionismo e alla teoria e incide

pochissimo sulle personalità in evoluzione dei ragazzi, illudendosi di formare persone a cui

trasmettere enunciati e formule che si chiamano “saperi” senza curarsi che l’esperienza è quella

che attiva apprendimento perché innesca cambiamento nella percezione di sé e del mondo

esterno.

1. IPOTESI DI LAVORO

Nel mio lavoro quotidiano mi imbatto sempre con alcune problematiche che chiamerò a rischio di

devianza che nel tempo mi hanno fatto riflettere di come è complessa la realtà in cui oggi

operiamo e quali rischi gli adolescenti si ritrovano quotidianamente ad affrontare sia nei contesti

familiari che nei contesti sociali come la scuola.

A sostegno di tali rischi ho sviluppato una ricerca sperimentale su due tematiche che considero

indispensabili per la prevenzione del disagio nella fascia d’età di cui mi occupo e che ho sviluppato

nei miei studi e nel mio lavoro a scuola.

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Gli ambiti di cui mi occuperò riguardano A) la possibilità di rinforzare la stima di sé e B) di

rinforzare una relazione positiva tra sessi diversi.

IPOTESI DI LAVORO: può la psicologia empirica e le sue strategie esperenziali intervenire a

beneficio dei preadolescenti per diminuire il rischio di disagio che si registra nei preadolescenti a

scuola? Secondo chi vi scrive SI, anzi, rispetto alle mie modeste esperienze, questo ambito sarebbe

da potenziare mentre ad oggi è poco attenzionato e trascurato. Questa breve ricerca vuole

affrontare questa tematica.

1° CAPITOLO

COME LAVORARE PER RINFORZARE LA STIMA DI SE’

Riferendomi al percorso in psicologia empirica la prima tematica che si affronta nel seminario

“potere in tè”. L’esperienza comincia a scardinare le tue convinzioni di vita per centrare

l’attenzione su quanto tu ami te stesso, su quanto tu conti per te stesso sul valore che attribuisci a

te. Nella psicologia empirica si riconosce un ordine armonico in cui tutti gli esseri hanno il diritto di 4


essere amati come condizione della vita stessa, il diritto d’amore mancato determina un debito

sistemico che l’individuo si porta con sé per tutta la vita e che determinerà la tua parte di ombra

tanto più grande quanto più è stata la sua mancanza d’amore.

In natura sono i genitori che alimentano l’amore nella propria creatura, la madre e il padre ognuno

per il ruolo che gli compete, questi a loro volta se portano con sé un debito sistemico, ne saranno

inficiati nella qualità di amore e lo trasmetteranno inconsapevolmente a svantaggio del loro figlio.

Credo che questa dinamica la percepisco a pelle nella mia esperienza di figlia già adulta e la leggo

in tutti quei ragazzi che incontro ogni giorno nella mia vita di insegnante.

Cosa fare? Fare i conti con me stessa e con consapevolezza provare a gestire anche i ragazzi con

cui mi relaziono quotidianamente.

Sino ad un po’ di tempo fa, prima di iniziare il mio percorso personale, rimanevo inghiottita da

quelle dinamiche che mi ritrovavo come docente, tanto più erano enormi, tanto più mi lasciavo

“risucchiare”: ricordo di una mia alunna Francesca che ancora oggi rimane nella mia pelle per la

sua storia così devastante: Francesca gridava tutto il tempo in classe, era aggressiva in qualsiasi

situazione di imposizione e continuava ad attrarre l’attenzione in tutti i modi pur di ricevere

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attenzioni dai compagni e dagli insegnanti. I suoi livelli di rabbia erano così grandi che l’agitarsi e il

gridare era la sua condizione costante nell’assetto classe. Lei stava in un istituto di suore perché la

madre non la poteva mantenere e il padre aveva un’altra famiglia; la madre, che vedeva ogni tanto

soltanto durante i week end, già malata, mori di tumore al cervello. Come si poteva intervenire su

una situazione di tanta mancanza? Andai a trovarla qualche volta all’istituto e volevo comunicarle

il mio amore con piccole attenzioni, rispetto a quello che le mancava, aiutandola a studiare per

arrivare agli esami di terza media, coinvolgendo anche gli altri colleghi a sostenerla nello studio

per avere qualche risultato nel profitto. Quando era tranquilla riusciva anche molto bene, ma

quando era arrabbiata diventava ingestibile e scalciava con tutto e con tutti.

Anche se il caso di Francesca rimane unico nel mio cuore, mi capita di incontrare ragazzi che

evidenziano forti mancanze d’amore come “debito sistemico” che si portano dentro; si osserva nel

loro sguardo e in tutto il loro essere.

Il lavoro che provo a fare con ciascuno di loro è quello sulla stima di sé e sulla possibilità che hanno

di amare se stessi e il loro operato, portandoli a pratiche semplici che ho imparato nel mio

percorso di consapevolezza attraverso la psicologia empirica.

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Storia di vita: Mi ricordo di un corso di roccia che feci da ragazza a 12 anni, in cui nella cordata ero

la seconda ( ruolo non certo casuale per me, ma inconsapevolmente scelto di proposito)

non ero male, mi sono sempre mossa con una certa agilità motoria e riuscivo bene nella roccia

come in altre cose, oltre che mi piaceva arrampicarmi. Avevo davanti un altro ragazzo che aveva

qualche problema a muoversi e che si arrampicava con paura e difficoltà. Bene!

a metà

dell’arrampicata il mio livello di stima personale si abbasso notevolmente e perchè il mio

capocordata non riusciva ad andare avanti, anch’io così non avevo più possibilità di muovermi,

come bloccata, avevo deciso che non potevo farcela. L’arrampicata finì con una sgridata da parte

dell’istruttore che ci apostrofò entrambi incapaci e ancora peggio ci tirò lui di forza sino alla cima

della salita.

Quando i miei alunni cominciano a imparare a suonare il flauto, se mancano di stima di sé appena

incontrano una difficoltà nel coordinamento psicomotorio si demotivano e non riescono a

superare piccole difficoltà motorie tipiche della pratica strumentale. E’ da un po’ di anni che

appena mi accorgo di questo, applico una semplice strategia di training in cui li esorto e respirare

con la bocca e a rilassare il proprio corpo mollando le braccia giù e scuotendo il capo, e poi a

ripetersi una parola magica “ ce la faccio, ce la faccio” con convinzione a voce alta. Sembrerà 7


strano ma gli occhi dei bambini si illuminano e si convincono che hanno la possibilità di farcela

perché hanno fiducia in se stessi. Diventa così un strategia nella didattica musicale, ma una

carezza all’anima di ciascuno, che utilizzandola con una certa frequenza diventa una risorsa che si

possono ritrovare in altre situazioni scolastiche e non. A volte è sorprendente quando assimilano

queste strategie di rinforzo e le usano con una naturalezza e una semplicità perché hanno

maturato questo meccanismo e lo possono trasferire in altri contesti personali scolastici e non.

IL LABORATORIO

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- SPECCHIO SPECCHIO DELLE MIE BRAME CHI SONO IO IN QUESTO REAME?

Il laboratorio viene proposto su richiesta dei consigli di classe alle prime medie in cui alcuni alunni

evidenziano problematiche sulla autostima. Il laboratorio si articola in 4 incontri chiamati MODULI

di un’ora e mezza a settimana con una scadenza costante.

Durante il laboratorio è utile organizzare un incontro con i genitori per informarli sugli obiettivi

delle attività, rassicurarli sugli interventi e dichiararsi disponibili a chiarimenti personali con

ciascuno di loro a richiesta. In questi “settino” volutamente il conduttore non si prende carico

delle famiglie, perché l’attenzione viene rivolta agli alunni e si preferisce soltanto informarli delle

attività su loro richiesta, rispettando il volere di quei genitori che non vorranno far partecipare il

proprio figlio all’esperienza. Strategico sarà fare leva sugli alunni prospettandogli, prima che si

avvia, il laboratorio come momento positivo, divertente, utile e quant’altro: sarà il compito di chi

“venderà” l’attività ai suoi ute0nti/ studenti.

Nota: Nella stesura del laboratorio userò alla fine il termine FEED BACK per indicare possibili

ritorni osservabili, dopo l’esperienza a seguito degli stimoli.

1° MODULO

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1° Esperienza - si invitano gli alunni ( n. 10/15 ) a disporsi in cerchio e a sedersi comodamente a

terra, gli si racconta loro di come può essere utile dedicare del tempo a parlare di sé e che la classe

può essere uno spazio sicuro in cui ciascuno dei compagni può dire e fare esperienze che possono

servirgli per la scuola e per la casa. L’operatore aiutato da un collega, ove possibile, inviterà gli

alunni a riflettere sulla frase: IO DEVO………..e distribuendo loro dei fogli già stampati, inviterà gli

alunni a scrivere almeno 5 completamenti di frase, frasi che ritengono più importanti. Se ne scrivi

di più individua le 5 più importanti.

Gli alunni scrivono e leggono al gruppo le loro frasi, Come risuonano? Cosa sentiamo quando le

pronunciamo a voce alta?

FEED BACK – Gli alunni manifestano immediatamente il loro senso del dovere, gli obblighi dei

genitori, dei professori, della scuola. Raccontano delle loro sensazioni fisiche, di come gli risuona di

come sentono alcune frasi “a pelle”

Esperienza - Poi il conduttore invita gli alunni a trasformare le loro frasi in io posso, io vorrei, io

voglio….e dopo avere dato un po’ di tempo, si invitano tutti a leggerle a voce alta ai compagni.

Che effetto fa? Cosa è cambiato? Cosa è la responsabilità delle nostre azioni? Quanto vale nella

vita di tutti i giorni e con noi stessi 10


FEED BACK – Gli alunni manifestano le loro impressioni fisiche dapprima solo dal tono della voce e

poi anche da come ciascuna frase risuona per ciascuno di loro. Si riflette insieme su cosa è

cambiato, come è meglio, come fare……Nasce la discussione sulla responsabilità e di come è

meglio dire io voglio e non “io devo”…..

2° Esperienza - messaggi limitanti - Il conduttore da una consegna:

Elenca quelle frasi che ti disturbano, che ti fanno stare male. Quando eri più piccolo….e anche

adesso…..a casa, a scuola, tra gli amici. Gli verrà dato del tempo per scriverle in silenzio e da soli e

poi ciascuno troverà un compagno a cui declamerà ad alta voce le sue frasi scritte. Il conduttore

domanderà: Cosa provi? Come vuoi reagire? E poi si cambia turno.

Finita l’esperienza si avvia così una discussione su cosa ci disturba, cosa non si vorrebbe detto,

quali sensazioni fisiche notiamo nel nostro corpo. Si avvia una discussione sul giudizio degli altri su

di noi, ma soprattutto sul giudizio di noi stessi.

FEED BACK – gli alunni manifestano in maniera diversa il loro disagio e alcuni ridono per imbarazzo

altri si rifiutano di farlo, altri si accaniscono contro i compagni.

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Conclusione – Alla fine i fogli utilizzati per la lettura delle frasi vengono strappati e consegnati al

conduttore.

3° esperienza - IL CERCHIO DEI COMPLIMENTI/CAREZZE

Si forma un cerchio al cui centro uno alla volta si siedono tutti e ciascuno del gruppo esprime tre

“cose belle”: complimenti sinceri da dire alla persona al centro, che le riceverà senza parlare.

FFED BACK – gli alunni si commuovono e/o ridono per imbarazzo, ma si illuminano i loro occhi e

spesso si stupiscono di ricevere quel complimento proprio da quel compagno da cui non si

aspettavano, sono sorpresi per lo più di ricevere complimenti, dicendo che non sono abituati e

che spesso ricevono soltanto critiche. Non hanno abitudine a prendersi i complimenti dagli altri,

men che mai dai compagni di scuola e dai professori.

Per concludere - Alla Fine dell’attività gli alunni tappezzano l’aula con cartelloni dei messaggi

positivi a loro più graditi.

citazione da cap.XXI del il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupèry: non si vede bene che col

cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. E’ il tempo che hai perduto con la tua rosa che ha fatto

la tua rosa così importante.

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RIFLESSIONI - potere intervenire con esperienze a 11 anni potrebbe essere utile per acquisire

consapevolezza rispetto al sè e fornire strumenti personali per gestire la propria vita già

nell’adolescenza. Arrogante prospettiva, ma credibile. Mi collego agli assunti della psicologia

empirica che aderiscono al mio percorso a sostegno dell’esperienza:

IL CONCETTO DI DEBITO DI BASE

Alla base di ogni deviazione empirica sta il proprio debito di base acquisito da piccoli. Esso si

sviluppa nei primo anni della vita attraverso il rapporto figli-genitori, qualora questo non

corrisponda a parametri armonici. Ciascun debito di base è legato alla violazione del diritto di

essere amato del bambino, un diritto ben preciso e come tale cautelato dall’ordine. Ogni debito di

base non riscattato impedisce al suo portatore d’istaurare relazioni d’amore, diventando così

un’azione disarmonica del suo fare. Come il lato più luminoso della consegna familiare, così anche

quello più ombroso costituisce una matrice del proprio agire, producendo un numero infinito di

strategie di auto-boigottaggio. Il debito di base è quella qualità d’amore insufficiente acquisito da

piccoli che ciascuno si porta come ombra, che tiene lontano l’amore, che sostituisce con altri valori

personalizzati e diversi. L’ordine del sistema non è in grado di riconoscere il fascino morboso come

parametro valido, ne quello di altri valori empirici che non si rifanno ai suoi moti più vitali. Esso li 13


percepisce come contro armonici, generando un debito sempre maggiore, man mano che la

persona prosegue su questa strada. Così il fascino dell’ombra sta proprio in questi termini, ossia

nell’avvicinarsi ad un mondo in cui l’amore viene sostituito attraverso valori diversi. Essi vengono

percepiti come più intriganti e fascinosi, denigrando ogni moto d’amore come sdolcinato ed

ingenuo. Il suo portatore detesta le strategie di apertura.

Man mano che aumenta la qualità o la quantità delle infrazioni empiriche, l’anima vive un distacco

dal libero fluire, man mano che il debito aumenta comprime i moti naturali dell’anima fino a

quando il libero fluire si interrompe. Staccandosi dal flusso empirico, qualcosa di devastante

accade dentro di lei. L’anima si chiude intorno a se stessa, per preservarsi da ulteriori dolori

subentra IL DISTACCO DALL’ORDINE….. Ogni volta che un bambino riceve una qualità d’amore

insufficiente, secondo i parametri empirici, si apre un debito nei suoi confronti. Ciò che noi

chiamiamo “carattere” nasce proprio dal nostro debito, che si sviluppa di norma intorno a una

condizione di abbandono pronunciata, o al contrario, attorno ad uno stato di invasione emotiva.

Così ogni comportamento caratterizzato da evidenti restrizioni è un segnale: per esempio un

desiderio di libertà eccessiva, ma anche un senso di merito alterato, come uno stato di ego iper-

trofico. Ugualmente rappresentano la manifestazione di un debito in ogni relazione alterata con le 14


autorità, con le regole, con l’ordine stesso, così come gli atteggiamenti di durezza e di severità

eccessiva. Sono diversi i sintomi: dalla repressione emotiva, l’euforia pronunciata, la presenza di

rancore e di risentimento, livelli alterati di paura, di senso di colpa, di inadeguatezza. Anche

disturbi del mondo affettivo, l’incapacità di intraprendere relazioni con i coetanei, la dipendenza

d’amore, sono tutti sintomi della stessa causa.

Ogni debito si sviluppa secondo la propria storia personale, amalgamandosi, con l’essere profondo

e determinandone la personalità. L’eccesso di un atteggiamento introverso, per esempio, riporta

una qualità di debito differente rispetto a quello estroverso. L’alterazione empirica s’insidia nel

carattere seguendo sia la natura del debito, sia la predisposizione del singolo. Un carattere

abbandonato si caratterizza attraverso una propria mancanza d’amore durante il periodo

dell’infanzia, mentre un carattere invaso si genera a causa di una presenza troppo accentuata. Il

bambino abbandonato evidenzia la convinzione della madre che il bambino ha bisogno di essere

indipendente e autonomo al più presto possibile, negandogli il diritto di essere accudito. Il

bambino invaso dimostra un’invasione attraverso atteggiamenti morbosi e disarmonici che i

genitori scambiano con l’amore. Ambedue i caratteri sono frutto di convinzioni sbagliate

sull’amore, in quanto gli adulti sono dissociati dal libero fluire. 15


La mancanza di autostima indica una diversa qualità di arretrato rispetto a quella di una persona

fin troppo sicura e determinata. La stessa deviazione si genera anche quando il bambino

sperimenta

“ un moto d’amore interrotto”, quando cioè la qualità d’amore non si rivela

sufficiente ai fini empirici. Il motivo più frequente può essere l’assenza dei genitori, per la loro

morte, per una grave malattia, per un abuso sessuale. Ma anche quando soltanto uno dei genitori

non si trova nel suo ruolo empirico di padre o di madre, essendo incapace di soddisfare i bisogni

reali del figlio, si tratta sempre di “moto d’amore interrotto”. In questo caso il bambino

sperimenta un rapporto difficoltoso con entrambi i genitori, poiché la mancanza di una parte

compromette anche il ruolo dell’altro. Ogni volta che, all’interno di una sinergia empirica, una

delle parti non riempie più il proprio ruolo, neanche le altre sono più in grado di ricoprire il loro.

Da questo momento si apre un debito con entrambi i genitori. Nessuna madre può adempiere il

suo ruolo in mancanza del padre. Come nella coppia nessuna donna può adempiere al proprio

ruolo “yin” senza la presenza genuina di un uomo “yang” accanto. Quando il padre lascia il suo

posto nella coppia, qualsiasi sia il motivo, anche la madre è costretta ad abbandonare il suo ruolo

di madre. Interpreterà un ruolo ibrido che non corrisponde più ai canoni empirici, poiché è

costretta ad interpretare sia il ruolo materno che quello paterno. Inevitabile riflessione: quanti

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alunni figli di genitori separati frequentano oggi la scuola? come vivono in classe il loro disagio?

Quasi sempre le madri e i padri non si accorgono, perché troppo coinvolti dalle personali

esperienze di vita, mentre si evidenziano inevitabilmente nei ragazzi a scuola comportamenti che a

casa non possono agire, sintomatici di disagi dovuti alle mancanze che vivono alla separazione dei

genitori.

Si avviano così quelle che nella psicologia empirica si individuano come

LE STRATEGIE DI COMPESAZIONE:

Tutte le strategie di compensazione si sviluppano dal proprio debito di base, acquisito da piccoli.

Quest’ultimo nasce sempre da una mancanza d’amore e come tale trattiene un dolore non evaso.

Come una benda attorno a una ferita aperta, esse coprono il dolore sottostante, permettendo al

singolo di muoversi senza percepire il dolore nascosto. Si tratta di un meccanismo di protezione,

sviluppatosi durante migliaia di anni di evoluzione, che utilizza le strategie di compensazione per la

salvaguardia della specie. Il riscatto del proprio debito consiste nel risalire al dolore trattenuto.

Questo meccanismo costituisce uno degli aspetti fondamentali della risoluzione empirica. Ognuno

utilizza innumerevoli strategie atte a coprire il dolore accumulato in forma di debito.

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L’arroganza è una strategia, bramare l’amore in maniera ansiosa senza poterci mai accedere è

un’altra strategia. Il senso di colpa, la rabbia la tristezza, la paura sono indicatori di strategie di

compensazione al proprio dolore. (Negli alunni, per la mia esperienza, si individuano già i primi

caratteri di queste strategie di compensazione che si manifestano con forza e, ad una attenta

osservazione, sono gìa evidenti segni di queste personalità in evoluzione)

Di norma, per quanto possiamo sentirci apprensivi, spaventati, depressi o rabbiosi, il moto che

predomina la nostra anima è sempre l’amore

2° MODULO

1° Esperienza - la rabbia- rilascio emotivo in un gruppo classe.

La trans dance. Cominciamo a muoverci liberamente e balliamo a ritmo di percussioni sempre più

veloci ed intense: prima si cammina, poi si salta, poi si corre, poi in cerchio a turno ciascuno da

prova di sé, di come balla, senza preoccuparsi del giudizio dei compagni e liberandosi con tutte le

forze. Il conduttore invita gli alunni a lasciarsi andare e a ballare liberamente con energia. Sarà

utile alla fine della danza fornire a ciascuno delle bottiglie di plastica vuote e invitare i ragazzi a

percuoterle con forza su superfici rigide come il pavimento o le pareti, bisognerà curarsi che

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nessuno colpirà se stesso o gli altri. Alzare così la musica sempre più assordante. poi si conclude e

si interrompe la musica e il ballo. Dopo un lungo tempo di recupero si ricompone il cerchio e a

turno si riferisce come ci si sente adesso rispetto a prima.

FEED BACK la maggior parte degli alunni rimane esausta e senza forze, sudata e sarà necessario un

buon tempo di recupero, mantenendo silenzio e poi gradatamente una musica rilassante e

rassicurante. La stanchezza fisica sarà il sentire comune, ma rimangono taciturni.

Alcuni avranno toccato il loro dolore che percepiranno come fisico: mal di pancia, mal di testa,

male alle braccia, Altri rimarranno bloccati e non manifesteranno nulla……

3° Esperienza - gli alunni raccontano di sé.

( Come far venir fuori il debito d’amore e provare a sanarlo)

Si divide la classe in 3 gruppi e ciascun gruppo sceglie 3 storie per loro significative per la

mancanza di attenzione e il “debito d’amore” . Il gruppo si confronta e tra le 3, ne sceglie una

soltanto, che darà ad un altro gruppo da rappresentare. Il gruppo avrà tempo per organizzare una

rappresentazione che avrà la storia scelta per soggetto. ( tecnica del “teatro dell’oppresso” di

Augusto Boal) Ci saranno così 3 storie da rappresentare: ciascuna avrà un titolo e avrà un

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momento di performance. Il gruppo adesso sceglierà tra le 3 una sola storia e verrà rappresentata

al meglio, ma appena è possibile chi vorrà potrà intervenire e cambiare il racconto della storia

sarà libero di farlo, anzi si inviteranno tutti a intervenire per cambiare la storia.

Si concluderà così la storia con eventi imprevedibili e ove possibili il conduttore farà in modo di

esitare la conclusione in modo positivo e verso il bene per rassicurare gli alunni rispetto a visioni

troppo pessimistiche.

Quella sarà la storia della classe.

RISULTATI ATTESI – Il laboratorio sin qui esposto potrà essere verificato dai comportamenti che

avranno in classe gli alunni a seguito delle esperienze fatte. Provo ad elencare alcuni cambiamenti

definendoli risultati e/o esiti del lavoro: saper affrontare le consegne senza ansia, collaborare più

facilmente con i compagni, aprirsi ai professori su fatti personali, andare d’accordo con i più della

classe, accettare cambiamenti improvvisi con tranquillità, mantenere atteggiamenti positivi in

classe più a lungo, mantenere livelli di attenzione e di coinvolgimento maggiori rispetto a prima

durante la giornata scolastica.

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4° Esperienza - IL RITO FINALE

Ogni alunno porterà un barattolo o una ciotola che rappresenta il proprio cuore.

Ogni ciotola starà davanti a ciascuno e proverà a riempirla con tanti bigliettini/ messaggi che lo

stesso scrive mettendo le cose a lui più care e quello che avrebbe voluto ricevere ma che non ha

avuto sino ad adesso.

Potrà scegliere parole simbolo, personaggi di cartoni o di favole, e pensare perché li vuole

mettere nella sua ciotola. Sceglie poi un compagno a cui riporre la sua fiducia e affidargli la ciotola.

Si scambiano le ciotole a due e il compagno leggerà i biglietti posti dentro. Il conduttore inviterà a

leggere tutti i biglietti a turno e a rimetterli nelle ciotole ripiegati e custoditi.

FEDD BACK – Recuperare la dimensione di amore in ciascun individuo da pienezza e gioia a

qualsiasi livello, gli alunni si sentiranno coinvolti si osserveranno cambiamenti positivi, perché si

recupera una dimensione autentica di amore tra tutti. Questo è gratificante e di grande benessere

per tutti. Tornerà il sorriso, l’allegria, la gioia nello stare insieme, di incontrarsi, di rivedersi, di

lavorare insieme.

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RIFLESSIONI - La possibilità di sperimentarsi durante le attività proposte non può certo sanare

alcun debito di base degli individui coinvolti, ma soltanto scuotere alcuni punti delle loro anime

potrà inconsapevolmente far trovare loro la possibilità di una risorsa positiva nella vita futura nelle

possibilità che la vita gli potrà offrire.

Riporto lo scritto che dedicai a me stessa alla fine dell’esperienze del seminario “ Il potere dei

simboli”:

Mio amore. Ti auguro di ricevere gioia, amore e luce e di poter donare amore, gioia e luce.: Ti

auguro di trovare in te la forza per poterti rialzare quando cadrai e di poterti sostenere quando ti

sentirai più debole ed infine di poter gioire della vita in ogni suo istante nel diritto che ti è dato.

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2° CAPITOLO

IL LABORATORIO – COME SEI? –

PREMESSA – La maggior parte dei preadolescenti , manifesta disagio nel relazionarsi con coetanei

di sesso diverso dal loro, pertanto sperimentare attività pratiche di relazioni tra pari può essere

utile per affrontare il mondo non solo della classe e della scuola, ma anche della vita futura. Le

esperienze proposte non saranno certo esaustive, ma fare “palestra” a scuola, può attrezzare tutti

per la vita, nella prospettiva di un mondo di relazioni positive che gli esser umani potrebbero

auspice di avere da “grandi”.

L’IPOTESI DI LAVORO è di avviare con i preadolescenti alcuni giochi di ruolo per sperimentare

alcune dinamiche con la finalità di acquisire consapevolezza nelle scelte personali.

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Il laboratorio viene proposto su richiesta dei consigli di classe alle terze medie in cui si evidenziano

problematiche nella relazione tra i compagni di sesso diverso. Le esperienze si suddividono in

moduli, che verranno proposte agli alunni in esperienze della durata di un ora e mezza circa, ove

fosse necessario si potrà prolungare il tempo del modulo, ma mai oltre le due ore.

A premessa della ipotesi di laboratorio è necessario trattare I RUOLI EMPIRICI nella psicologia

empirica:

Il funzionamento dei moti universali secondo la psicologia empirica si basa sull’equilibrio tra due

forze principali che costituiscono il moto di base che regola l’ordine empirico: l’eterna dinamica tra

il dare e il ricevere. In ogni rapporto umano in ogni aspetto della natura che ci circonda, il sistema

distingue le differenti espressioni del sesso femminile da quello maschile, attribuendogli dei diritti

naturali che nascono da due energie differenti che si complimentano tra loro. Tutte le forme in

natura e anche nell’uomo, attingono a principi empirici che utilizzano un sistema

comportamentale arcaico, distinto tra energia del dare - energia YANG e energia del ricevere -

energia YIN. Queste espressioni che appartengono al simbolismo della cultura orientale

definiscono il concetto di antagonismo e di compensazione tra due forze vitali che troviamo in 24


tutte le forme dell’universo. Trovare uno spazio in cui ai ragazzi verrà spiegato tutto questo sarà

utile e nel modo adeguato funzionale a sistemare le esperienze di cui fruiranno, sarà cura del

conduttore trovare il momento più adatto, alcune argomentazioni sarà uitle trattarle all’inizio altre

durante altre alla fine, dipenderà dal gruppo dalle situazioni e da quant’altro al momento non

prevedibile.

Tutti i rapporti possibili che osserviamo tra gli individui contengono ruoli empirici precisi da noi

indicati come uomo, donna, madre, padre, figlio, figlia, amico, marito, e altre infinite varianti.

Attraverseremo un percorso di esperienze nel passaggio dal ruolo di base del figlio e del ruolo di

base della figlia, sino ad arrivare al ruolo di base di uomo e ruolo di base della donna. Il sesso

biologico maschio e femmina non implica il ruolo dell’uomo e della donna, quello si ha al

concepimento mentre uomo e donna si diventa in età adulta.

E’ impossibile acquisire consapevolezze di ruolo “uomo” e di ruolo “donna” a tredici anni, ma è

possibile avviare un percorso di crescita di esperienze per la formazione dell’individuo anche nella

preadolescenza a rinforzo di quei mancati stimoli che oggi la società moderna non ci fornisce più. Il

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singolo ha bisogno di incarnare più ruoli sistemici possibili, durante l’andamento della propria vita.

Inizia dal ruolo di base del figlio o della figlia sino a quello dell’adulto suddiviso in parti maschili e

femminili: I diritti dei singoli ruoli sono calibrati sul ritmo biologico dell’essere umano, sulla sua

capacità di poter sostenere con il tempo maggiori responsabilità. Ogni uomo e ogni donna, ai fini

sistemici, ha accesso ai principi sistemici del proprio sesso biologico, ma necessita di avere

integrato ed elaborato quelli del sesso opposto. Ciò significa che per essere nella forza del padre,

un individuo di sesso maschile ha bisogno di poter accedere a tutti i principi previsti per l’uomo ,

ma contemporaneamente avere acquisito anche quelli femminili: lo stesso vale per la madre,

soltanto attraverso i principi di sesso maschile. I principi secondari comparati al proprio sesso

biologico, non hanno bisogno di essere definiti nella loro chiarezza: il “piccolo” assimila i principi

del proprio sesso quando entra in contatto con la forza della madre per le bambine, e del padre

per i bambini, atto che avviene nei primi dieci anni di vita: in una seconda fase elabora i principi

secondari, di norma iniziando dal periodo dell’adolescenza sino a 30 anni circa, da lì in poi si avvia

all’ individuo adulto.

1° MODULO

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Precederà un breve incontro preliminare utile a sottolineare l’importanza dell’esperienza ed ad

incoraggiare gli alunni alla partecipazione al laboratorio come attività utile alla loro crescita,

all’integrazione tra compagni, allo scoprire parti di sé nascoste e quant’altro si reputi strategico

per interessare i ragazzi.

° Esperienza - Il ruolo di figlio e il ruolo di figlia

Consegna: Ciascuno in un foglio potrà scrivere a completamento di frase,

CARTA DEI DIRITTI DEI FIGLI: Il figlio chiede di……(almeno 5 frasi).

Le leggerà a voce alta al gruppo e si individuano le similitudini con gli altri per stilare una carta dei

diritti dei figli comune al gruppo.

Riflessioni: trattandosi di ragazzi a tredici anni, siamo già nella preadolescenza, e quindi la

consapevolezza dei diritti da “figli” è ben consolidata e si avvia la crescita di assunzione di

responsabilità che va maturandosi dal bambino al ragazzo, sarà così utile discutere sulla

responsabilità di ciascuno anche se figli o figlie. Potrà emergere in qualcuno il diritto mancato

dell’essere riconosciuto “il piccolo” dai propri genitori: perché i genitori sono una coppia alterata,

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in questo modo si evidenzia così un debito d’amore primario che non sarà sanabile. Si lasceranno

gli alunni a condividere sia le loro consegne che le loro riflessioni.

2° Esperienza - il gruppo si divide in quattro gruppi: i figli maschi, le figlie femmine, le madri e i

padri. Ogni gruppo stilerà dei comportamenti attinenti al ruolo e proverà a mimarli in silenzio

ostentando il più possibile quello che vuole comunicare al gruppo. Sarebbe utile sperimentare a

turno tutti e quattro i ruoli, di figlio, figlia, madre e padre.

FEED BACK - Riflessione sui ruoli e sulle loro azioni. - La maggior parte degli alunni avrà facilità a

fare, ma qualcuno riderà, o non saprà muoversi, bisognerà osservare in che ruolo, e su che

situazione proposta nel mimo, per poi al momento restituirla in gruppo in un momento di

condivisione dell’esperienza.

2° MODULO

1° Esperienza - la trasformazione –

La metamorfosi: dal seme al fiore, dal germoglio all’albero

Le ragazze si trasformeranno da semi in fiori e i ragazzi da germogli in alberi.

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Una musica molto suadente ma al tempo stesso energizzante guiderà la trasformazione di tutti nel

gruppo: silenzio, fissiamo come ci sentiamo.

Si inizia in silenzio e respirando da rannicchiati si prova ad espandersi sentendo la trasformazione

fisica di tutte le parti del corpo. Al culmine dell’espansione: “fiori” le ragazze e “alberi” i ragazzi,

verrà data questa prima consegna - Cosa lasci quando ti trasformi? Grida a voce alta cosa lasci,

come a mettere fuori a buttare via. I ragazzi eseguiranno per un tempo stabilito e poi si darà una

seconda consegna - Cosa prendi, cosa conquisti? : scegli un compagno tra il gruppo che con la voce

ripetere a te le cose che prendi, a bassa voce utilizzando un timbro di voce che ti viene spontanea

e il compagno potrà espandere tutte le parole che dirà su tutto il tuo corpo, ripetendo più volte

ogni singola espressione. Interruzione dell’esperienza.

Seguirà un grande cerchio e una condivisione guidata dal conduttore

FEED BACK – trasformarsi da bambino in adulto sarà diverso e unico per tutti i ragazzi, se

sentiranno il loro corpo e le loro sensazioni, gli esiti saranno i più diversi, anche contrastanti tra

loro. “Avrò piacere di crescere, di trasformarmi, avrò dolore nel trasformarmi e diventare grande.”

29


Raccogliere tutte le loro condivisioni sarà prezioso per chi conduce e sarà un feed back del lavoro

personale di ciascuno. Chi vorrà potrà scrivere una frase per lui importante e leggerla al gruppo a

voce alta.

Le tecniche utilizzate in questo modulo fanno riferimento alle tecniche dello psicodramma e

dell’animazione teatrale che viene usata anche in setting pedagogici.

3° Esperienza – giochiamo all’uomo e alla donna:

Si cumulano al centro della stanza una quantità di abiti per tutti i partecipanti, sia maschili che

femminili: Pantaloni, cravatte, berretti, scarponi, camicie, e poi gonne, camicette, borsette, nastri

e quant’altro possa essere facilmente indossabile, ma connotato tra indumenti maschili ed

indumenti femminili. Si inviteranno per prima i ragazzi a mostrarsi al cerchio con il loro modo di

camminare esagerando il più possibile il proprio sesso biologico: cammino da donna/ cammino da

uomo. poi si inviteranno i ragazzi, attingendo dai vestiti a loro disposizione,a scambiarsi ruolo cioè

i ragazzi indosseranno abiti femminili e le ragazze indosseranno abiti maschili. Una volta vestiti si

inviteranno a raggrupparsi tra loro e a camminare in spazi diversi, ostentando l’essere maschi per

le ragazze e l’essere femmine per i ragazzi. Sarà proposto come gioco e ove possibile è consigliato

usare poi due ambienti ben separati ove non possano vedersi a vicenda. 30


Le ragazze giocheranno ai maschi e i ragazzi alle femmine. Consegna: casa fanno i maschi? cosa

fanno le femmine? come giocano? come si muovono? come parlano? cosa dicono, quali

espressioni usano? Sollecitare il più possibile lo sperimentarsi nel ruolo diverso da proprio sesso

biologico.

Poi si lasceranno gli abiti del sesso diverso dal proprio e ciascuno si vestirà con i propri abiti i

ragazzi il più maschile possibile e le ragazze il più femminile possibile: questi saranno loro stessi a

portarli e ad indossarli con cura e attenzione. Consegna: casa fanno i maschi? cosa fanno le

femmine? come giocano? come si muovono? come parlano? cosa dicono, quali espressioni usano?

Sollecitare il più possibile lo sperimentarsi nel ruolo del proprio sesso biologico, sperimentando

scenette, situazioni, piccole storie, connotate come “Maschili” e “Femminili”.

4° Esperienza - la tribù degli uomini e il cerchio delle donne – le ragazze si ritroveranno in una

stanza e i ragazzi in un'altra: il conduttore farà trovare loro alcuni oggetti maschili e alcuni oggetti

femminili. Le ragazze tra loro, si confideranno i loro segreti, si pettineranno, si truccheranno e se

possibile porteranno altri abiti “femminili” per vestirsi ancor meglio da donne,

i ragazzi proveranno a lottare tra loro sfidandosi a chi sarà il più forte, e diranno come “si sentono

uomini” nel fare……….gesti, dire espressioni, imprese particolari.. 31


Riflessioni – secondo la psicologia empirica ogni consegna familiare alterata, ogni eredità

disarmonica della stirpe indica uno squilibrio di energia di base che si discosta da una matrice

d’eccellenza indicando un debito tramandato dai genitori. L’essere uomo o donna costituisce un

ruolo che ci collega ad un ordine prestabilito. Ogni gesto o atteggiamento è comparato con i “moti

empirici” contenuti in un ordine empirico che costituisce per l’essere umano l’unico riscontro del

suo fare. Quando mancano i principi attivi della carica primaria: l’essere uomo = matrice

d’eccellenza YANG e/o l’essere donna = matrice d’eccellenza YIN, siamo in presenza di una

consegna familiare alterata e quindi di una ereditarietà disarmonica della stirpe, causando uno

squilibrio dell’energia di base e un allontanamento dal proprio codice. E’ possibile tuttavia nel

percorso delle psicologia empirica riavvicinarsi alla proprio carica primaria recuperando la propria

relazione con la stirpe: Avvicinandosi le donne alla “tribù delle donne “ e gli uomini al “cerchio

degli uomini”, si recupera una sorta di “coscienza collettiva”, che favorisce il collegamento con

ogni singolo individuo e l’ordine esterno, ossia il sistema. Sperimentare il cerchio delle donne e la

tribù degli uomini ci dà la possibilità di far prendere coscienza ai ragazzi di questo aspetto della

coscienza collettiva che unisce tutte le donne tra loro e tutti gli uomini tra loro in due forze vitali e

lo stare insieme e riconoscersi simili può essere soltanto di rinforzo e di benefico rinsaldamento

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dell’essere donna e dell’essere uomo. Anche gli adolescenti hanno la possibilità di percepirlo,

sebbene ancora personalità in evoluzione, per essere un punto di riferimento per sé, sia con se

stessi che nella relazione con gli altri.

5° Esperienza incontro tra uomo e donna – festa da ballo.

Si organizzerà una festa da ballo in cui i ragazzi predispongono lo spazio, e il luogo, mentre le

ragazze prepareranno i dolci e le musiche.

Il conduttore sarà invitato a partecipare e se vorrà proverà ad incoraggiare tutti nel gruppo a

prendere parte alla festa. Tutto sarà curato nei dettagli: l’abbigliamento, il modo di invitare e di

accettare l’invito, e poi il cibo scelto, le musiche proposte e quant’altro sarà necessario per

rendere “interessante” l’esperienza. Sarà indispensabile che tutti partecipino alle danze, di

qualsiasi tipo, ma che si balli a coppie, scambiandosi più volte partner, in modo da provare tutti a

danzare con tutti. Le danze saranno organizzate per divertirsi e sperimentare fisicamente la

relazione tra ragazzi e ragazze. Il conduttore avrà la cura di scegliere musiche adatte ai gusti degli

adolescenti, ma anche utili agli scambi tra tutti ( come danze popolari in cui si agiscono cambi di

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coppie, passaggi a file singole o a coppie) e potrà intervenire ad animare l’attività con brevi

consegne/ gioco funzionali all’obiettivo fissato.

Finita la festa - ognuno in cerchio, avrà accanto un compagno del sesso opposto. Si formeranno

così delle coppie, che si racconteranno a turno del vissuto personale appena sperimentato: “come

ti sei sentito, cosa hai provato, cosa è cambiato, cosa ti è piaciuto e cosa non ti è piaciuto.”

La consegna finale è quella di scrivere, in un foglio segreto a tutti, quello che non si è riuscito a dire

o quello che non si è voluto dire. E di custodirlo come regalo prezioso del laboratorio e conservarlo

per sè. Infine si darà spazio ad una condivisione conclusiva dell’intera attività del laboratorio e il

conduttore potrà sistematizzare gli avvenimenti o le riflessioni, utilizzando i riferimenti teorici

della psicologia empirica adeguandola all’età dei suoi alunni.

3° Capitolo

RIFERIMENTI TEORICI: IL

GIOCO TRA LO YIN E LO YANG

Nell’analisi empirica la persona per cautelare se stesso e il proprio mondo interiore elabora

meccanismi di difesa che servono per coprire il proprio debito primario, generato sempre dal

“diritto d’amore mancato”. Ogni debito è correlato da un dolore rimosso e così tutti i meccanismi 34


adottati sono soltanto difese per nascondere le ferite emotive che la persona si porta sin dai primi

anni della propria vita. Nella psicologia empirica si riconoscono alterazioni empiriche che si

sviluppano a difesa, come ruolo compensatorio del proprio debito. Queste hanno come modelli di

riferimento due polarità complementari: la carica yang e la carica yin. Che C.G. Jung chiama

ANIMUS E ANIMA, altri le chiamano maschile e femminile, positivo e negativo, luce e ombra………

La psicologia empirica riconosce in questi due forme di riferimento, due modelli d’eccellenza: la

donna Yin integrata e l’uomo Yang integrato.

Ciascun individuo per entrare nel ruolo del “grande” ha bisogno di riscattare il proprio debito

sistemico avvicinandosi alle matrici d’eccellenza Yang e Yin che racchiudono sia tutte le qualità del

proprio sesso biologico, quelle primarie, che quelle del sesso opposto chiamate secondarie e

definire la propria natura di appartenenza.

Ogni persona trascorre la propria infanzia come uomo yin o donna yin alterata, perché tale ruolo è

funzionale al processo evolutivo. Il soggetto sano da adulto abbandona questi ruoli perché non ha

più bisogno di queste protezioni, mentre il soggetto che porta mancanze/ debiti d’amore, rimane

dentro oltre il tempo previsto, a volte anche tutta la vita. Così l’alterazione yin costituisce la fase

iniziale di ogni debito. I “piccoli”, se non sono rispettati nei propri diritti empirici, diventano yin 35


alterati, in misura proporzionale al proprio debito d’amore arretrato. Il passaggio successivo è

quello della “vittima rabbiosa”, che secondo la psicologia empirica inizia durante il periodo

dell’adolescenza, poiché l’individuo comincia a sentire i primi moti di rabbia, proveniente dalla

consegna familiare e in quel periodo lentamente comincia a manifestarsi la vittima rabbiosa.

Tipico degli adolescenti l’irrequietezza, i dissensi, i NO, questi sono segnali di crescita e di

consapevolezza: è la possibilità di acquisire consapevolezza del proprio stato di debito empirico

che lentamente emerge nell’individuo. Questa trasformazione che inizia nell’adolescenza se

rimane sana e fluida avviene non prima dei quarant’anni, in quanto la persona necessita di uno

spazio interiore adatto a compiere questo passo. La possibilità di sperimentare alcune esperienze

con ragazzi di 13/14 anni, come già accennato, da loro opportunità di connettersi con una

dimensione che possono soltanto “intuire”, ma che crescendo potranno contattare perché già

esperita.

Più l’adulto si avvicina alla matrice d’eccellenza del proprio femminile o maschile, cioè al codice

YIN e al codice YANG, più si accosta anche ad uno stato integrato, unica condizione sana e genuina

ai fini empirici. “L’integrato” è un modello empirico prestabilito nelle migliaia di anni di evoluzione

della specie, esso può essere raggiunto soltanto gradualmente nel tempo, attraverso i vari ruoli 36


previsti dall’ordine, che passano attraverso il ruolo del piccolo, dell’adolescente, e poi entrano in

quelli dell’adulto e poi in quello del padre e della madre. La matrice d’eccellenza, ossia il codice yin

e quello yang stanno alla base di tutti questi ruoli. Uomo o donna integrato non si nasce ma si

diventa, ma le basi per tale condizione empirica provengono sempre dalla consegna familiare.

Tuttavia il ruolo integrato ha bisogno di essere conquistato dal singolo attraverso le proprie

abitudini e il proprio fare.

Tale equilibrio si raggiunge solo in età avanzata e la maggior parte di noi rimane nel ruolo del

piccolo o dell’adolescente per tanti anni senza accorgersene, a volte, anche per tutta una vita. Per

entrare nel ruolo del “grande” la persona necessita di riscattare il proprio debito, essendo questo

la causa della separazione dall’ordine e dal libero fluire. Esso si integra quando si avvicina il più

possibile alla sua propria carica empirica assimilando i principi attivi sia del suo sesso biologico:

carica primaria, che del sesso opposto: carica secondaria. Tale percorso è tanto doloroso quanto

più è grande il personale debito di base ( amore mancato del padre e della madre), ma il

percorrerlo e la possibilità di avvicinarsi dà la possibilità all’individuo di “salvarsi” da una esistenza

infelice e da una possibilità di assimilare energia negativa che può degenerare in uno stato

patologico. Infatti il corpo è lo strato energetico che accumula tutte le alterazioni che ci portiamo 37


come dolore represso. Uno stato conclamato di malattia è la manifestazione di un perseverare di

reali sofferenze dell’individuo che si porta sin da bambino, in forma di dolore represso e rinnegato.

Ogni presenza di un indicatore empirico in eccesso comporta il pericolo di una alterazione

biologica chiamata psicopatologia. Seconda la qualità e la quantità dell’indicatore, si può ipotizzare

un tipo di malattia invece che un’altra. Così ogni ruolo alterato, secondo il suo indicatore primario,

tende verso una deformazione psicofisica piuttosto che un’altra. Secondo Hammer la malattia è la

risposta appropriata del cervello ad un trauma esterno e fa parte di un programma di

sopravvivenza della specie. Integrare i principi di Hammer con la psicologia empirica può dare la

possibilità di risolvere il trauma e di eliminare la malattia.

MODELLI DI RIFERIMENTO - UOMO YANG INTEGRATO

L’energia yang è la forma della carica primaria dell’uomo, la matrice d’eccellenza attraverso la

quale si distingue in ogni sua espressione, ogni suo passo, progetto azione. All’uomo appartiene

anche un’energia opposta, quella femminile e soltanto grazie a quest’ultima l’uomo entra in

38


possesso di un’energia integrata per un modello empirico maschile. Se durante l’infanzia la carica

primaria si è interrotta o è stata debole, l’individuo non riesce ad accedere alle proprie radici e di

conseguenza anche al sesso opposto. Soltanto attraverso l’accesso a una carica piena l’individuo si

può accostare alla forza empirica del buon padre e della buona madre, massima espressione dei

ruoli adulti. Chi ha acquisito i principi attivi primari in maniera integrata e completa può sviluppare

anche una carica primaria sana. Quando durante l’infanzia mancano questi principi attivi sia essi

primari che secondari l’uomo si discosta gradatamente dai modelli sani e per compensazione

empirica manifesta atteggiamenti “alterati” che gli consentono di “sopravvivere” rispetto alle

mancanze/ debito che si porta già dalla nascita.

Si individuano così due gruppi di alterazioni: quello di colui che ha energia yang in eccesso: uomo

yang alterato e quello che ha energia yang in difetto: uomo yin.

MODELLI DI RIFERIMENTO - LA DONNA YIN INTEGRATA

Anche per la donna vale lo stesso percorso: L’energia yin è la forma della carica primaria dell

donna, la matrice d’eccellenza attraverso la quale si distingue in ogni sua espressione, ogni suo

passo, progetto azione. Alla donna appartiene anche un’energia opposta, quella maschile e

soltanto grazie a quest’ultima la donna entra in possesso di un’energia integrata per un modello 39


empirico femminile. Se durante l’infanzia la carica primaria si è interrotta o è stata debole, la

donna non riesce ad accedere alle proprie radici e di conseguenza anche al sesso opposto. Lo

stesso così attraverso l’accesso a una carica piena la donna si può accostare alla forza empirica

della buona madre, massima espressione della donna adulta. Chi ha acquisito i principi attivi

primari in maniera integrata e completa può sviluppare anche una carica primaria sana. Quando

durante l’infanzia mancano questi principi attivi sia essi primari che secondari e si discosta

gradatamente dai modelli sani così, per compensazione empirica, manifesta atteggiamenti

“alterati” che gli consentono di “sopravvivere” rispetto alle mancanze/ debito che si porta già dalla

nascita.

Si individuano così due gruppi di alterazioni: quello di colei che ha energia yin in eccesso: donna

yin alterata e quello che ha energia yin in difetto: donna yang.

Le possibilità di alterazioni possono mantenersi per tutta la vita ma più tempo passa più

l’allontanamento dal sistema empirico aumenta, aumentando il disagio e il dolore dell’individuo.

Nasce un bisogno di coprire il dolore, dato dalla separazione del proprio codice – carica primaria

che allontana l’individuo dal flusso d’amore. Se l’individuo non acquista consapevolezza e mette in

discussione tutta la sua esistenza per recuperare il suo debito primario e riconnettersi con le 40


matrici di eccellenza ( codice maschile e codice femminile) rimarrà in uno stato che sempre più si

discosta dal libero fluire sino ad arrivare ad una condizione irreversibile che nella psicologia

empirica si chiama donna yang autentica per le donne e uomo yin per gli uomini.

Esistono nella psicologia empirica altre gradazioni di modelli di alterazioni empiriche che graduano

tali stadi primari e sono la finta donna yin e la finta donna yang, mentre per l’uomo il finto uomo

yang e il finto uomo yin. Le caratteristiche di questi modelli nell’umanità non sono così definite,

ma molto varie e pieni di sfaccettature, tuttavia tutte si rifanno a quelle mancanze di carica

secondaria che ciascun individuo non ha assimilato nell’infanzia e che inevitabilmente si porta

come un bel “sacco sulle spalle” per tutta la vita.

Ciascun individuo porta con se la carica primaria del proprio sesso biologico che integra con la

carica dell’altro sesso compensando entrambe e dando luogo a comportamenti che si equilibrano

in modo “integrato”.

LA FORZA DELLA VERITA’

41


I due ruoli integrati: UOMO YANG INTEGRATO e DONNA YIN INTEGRATA si distinguono da tutti gli

altri attraverso comportamenti che evidenziano un meccanismo di difesa particolare e unico che

applica la FORZA DELLA VERITA’. Ogni atto di mancanza di rispetto, di malignità, ogni attacco, ogni

critica, ogni giudizio obbliga la persona presa di mira a costituirsi apertamente, rivelando il proprio

dolore, a prendersi la responsabilità per il dolore che procura all’altro. Si tratta di mostrare il

proprio dolore all’altro, adoperando strategie di apertura, con un approccio amorevole, sa

integrare la parte yang e la parte yin. Questi uomini e queste donne adoperano meccanismi di

difesa autentici e maturi e trasformano ogni attacco in un moto amorevole, ogni frecciata in una

risposta non aggressiva. Essi dispongono di uno “spazio interiore” maggiore che da la possibilità di

trasformare l’aggressività in comprensione e la pesantezza in leggerezza.

LA METAMORFOSI EMPIRICA – ESPERIENZA PERSONALE DI TRASFORMAZIONE

Quando il debito primario è troppo forte e non si riesce a compensare una delle due cariche

prende il sopravvento squilibrando la persona in tutti i suoi comportamenti in un modo

gradualmente crescente, se lo stesso non provvede a porre rimedio, acquisendo consapevolezza

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della sua storia e trasformando il dolore in rabbia e poi in consapevolezza, il rischio di degenerare

in patologia psicosomatica è reale.

Questo passaggio che è esclusivo del percorso empirico personale si avvia

per desiderio

dell’individuo, ma risulta molto doloroso e faticoso anche se alcuni risultati che man mano si

ottengono possono dare beneficio al singolo e consapevolezza del suo stato.

E’ quanto è successo a me nel mio percorso: partivo da una situazione di dipendenza conclamata

col la figura paterna che mi collocava in quel modello che la psicologia empirica chiama “la brava

bambina” o donna yin alterata evidenziando i seguenti comportamenti : Una carica femminile in

eccesso che non sa contenere e non controbilanciata dalla carica opposta maschile. Sempre

piccola e innocente, altruista, crocerossina, santa, vittima. Mi mancava l’ANIMUS, contrappeso

naturale per ogni femminile. Mi mancava la carica aggressiva e non avevo la forza necessaria per

far valere i miei bisogni e i miei desideri. In questa condizione con il passare del tempo ho

accumulato rabbia, che è cresciuta a dismisura; col tempo dietro la maschera della brava bambina,

si nascondeva una vittima rabbiosa ossia donna “finta yin”. Questa è stata la mia salvezza e

l’evoluzione naturale di tutta l’energia che avevo accumulato nel tempo della mia vita.

43


La donna yin alterata appare gentile, amabile, mite, dal punto di vista fisico non possiede tratti

fisici aggressivi, ma dolci, si presenta impaurita e timida, a volte raggiante, ma sempre con

atteggiamenti misurati. Quando entra in contatto con la sua bambina interiore diventa giocosa e

vitale, così sono i suoi tratti infantili a distinguerla. Non vuole essere vista, non ha un proprio

posto, “ non si merita”.

La donna yin alterata non è attratta da un uomo yang sano, ma un uomo yang alterato o finto

yang, perché ha bisogno di una smisurata necessità di sicurezza che lei non ha in sé, mancando la

forza primaria maschile l’ANIMUS.

L’INTEGRAZIONE FEMMINILE – La donna per sviluppare la propria forza femminile ha bisogno di

avvicinarsi alla propria carica opposta, ossia quella yang. Se non avviene questo passaggio rimane

relegata ad uno stadio di eterna bambina, terrorizzata dal mondo maschile. Recuperare l’animus

era quello che mi occorreva per passare ad uno stadio adulto ed integrato: L’animus forte si

evidenzia attraverso la capacità di sostenere le proprie posizioni, pur rimanendo nella morbidezza

yin, di mantenere un atteggiamento di fermezza, di calma e autorevolezza, è la sinergia tra forza e

dolcezza che contraddistingue l’integrazione delle due cariche. 44


L’animus rinforza anche il senso del proprio merito e consolida l’autostima: questo è quello che

con consapevolezza ho voluto fare nella mia trasformazione, inevitabile passaggio di

cambiamento: lavorare sul “cosa mi merito, cosa voglio cosa mi piace cosa sono” ha aumentato la

mi autostima e ha rinsaldato i miei principi femminili nella sinergia di quelli maschili.

Questa possibilità di sperimentazione personale dei principi maschili è femminili avviene

solitamente nell’adolescenza o sicuramente nella giovinezza, quando non si verifica si rimane

adolescenti per ancora molto tempo della propria vita, non concedendosi la possibilità di crescere.

Se il passaggio da bambino e/o da adolescente ad adulto non avviene si rimane bloccati: così è

successo a me. Nonostante questo pericolo sono grata a me stessa per avere trovato la modalità

di cambiamento e di crescita non certo nella mia giovinezza, ma nella mia vita da adulta, un padre

finto yang (padre-padrone) ha caratterizzato questo stadio e soltanto come ho già descritto

attraverso la consapevolezza del debito empirico passato attraverso la terapia della rabbia sono

riuscita a staccarmi da un agency conclamato e a maturare un senso di merito e di autostima da

adulta cominciando ad esprimere i miei NO. La possibilità di auto-realizzarsi caratteristica dei

principi yang, può essere sperimentata da una donna che si avvicina ad una integrazione ed è

funzionale a mantenere il proprio senso di merito e la proprio autostima, ma nella donna 45


mantiene una morbidezza e una “liquidità” ben diversa dalla spinta di autorealizzazione maschile

che diventa primaria e fondamentale per un uomo yang integrato.

Quando manca un avvicinamento equilibrato a questi principi c’è un avvicinamento di forze

alterate che ha un prezzo per entrambi sia l’uomo che la donna, che si manifesta con il tempo. La

donna yin alterata tende a subire il mondo esterno, vivendo nella paura continua di essere

aggredita, minacciata o che qualcuno le infligga dolore. Il suo indicatore principale è la paura, che

la rendo ansiosa, angosciata, depressa. Mentre l’indicatore passivo è una carica rabbiosa che va

crescendo lentamente, sino a diventare ingestibile.

Empiricamente c’è una trasformazione in “

vittima rabbiosa” o donna finta yang in cui la donna esigerà soddisfazione per tutti i torti subiti. Più

grande è l’infrazione empirica che la bambina subisce da piccola, più ingente è il suo debito e più

velocemente si manifesterà il suo cambiamento. La rabbia che si manifesta diventa un moto

genuino e naturale per acquisire la consapevolezza di quanta mancanza d’amore l’individuo ha

portato con se per tutta una vita. Attraverso questi passaggi di consapevolezza che nel percorso

empirico si sperimentano nel “potere della rabbia” e in modo più approfondito nella “terapia della

rabbia” ci si può riscattare dal debito d’amore mancato. Così la “brava bambina” si trasforma in

una “vittima rabbiosa” furiosa quanto più il suo dolore è grande. E’ costretta ad avvicinarsi a quelle 46


emozioni forti che più temeva e che la spaventano enormemente. Comincia a non trattenere più i

suoi moti rabbiosi, che comincia a sentire nelle sue percezioni fisiche. La pancia è quella parte del

corpo che più entra in gioco a livello fisico, bruciori, strizze, dolori e quant’altro sino ad accettare

che la rabbia può non essere repressa, ma manifestata inevitabilmente,in modo esplosivo. Questa

trasformazione avviene non certo da giovani, ma empiricamente è necessario che i passaggi siano

lenti e da adulti si accede a questa consapevolezza E’ un percorso obbligato e consecutivo,

contattare la propria rabbia significa contattare il proprio dolore; se non si acquisisce

consapevolezza di questo e si mantiene una stato di alterazione costante, l’animo si inaridisce e

lentamente si inquina sino ad arrivare ad uno stadio irreversibile che nella donna è lo stato della

donna YANG AUTENTICA in cui la vendetta e la furia rabbiosa sono una costante, essa trama

contro tutto e tutti accedendo ad un “odio” verso tutti, ma soprattutto verso se stessa.

Attraverso il personale percorso empirico sono riuscita a mettere fuori in parte, non del tutto la

mia rabbia arretrata, con cui ancora adesso mi ritrovo a fare i conti, sanando un equilibrio tra lo

Yang e lo Yin nella consapevolezza che le posseggo entrambi e che ho scoperto di averle attraverso

la forza vitale che ciascuna di esse porta.

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Dolorosi sono stati diversi passaggi nella mia trasformazione e non sempre sentivo beneficio. Ho

mantenuto sempre vivo il desiderio di migliorare e provare a stare meglio rispetto a come mi

concedevo di vivere.

Il cammino ha un inizio ma non certo un traguardo: le trasformazioni continuano e manifestarsi e

non tutte in progressivo benessere, a volte si va indietro ma è funzionale ad altri passi in avanti.

CONCLUSIONI. La scuola che vorrei………. 48


Questi laboratori qui trattati vogliono attivare una sperimentazione da proporre nella mia scuola

nel prossimo anno scolastico e vorrei ampliare la ricerca con un protocollo reale di come

l’esperienza verrà vissuta da tutti gli attori del setting, me compresa. Mi auspico che, rispetto alle

esperienze, si rivelino cambiamenti funzionali alla crescita dei miei allievi e di me stessa, nell’ottica

del miglioramento e della trasformazione personale di ciascuno.

La possibilità di sperimentare i laboratori con gli alunni riguarderebbe il contesto in cui lavoro, ma

la riflessione andrebbe fatta in proporzioni più ampie. Se ci guardiamo intorno tutte le persone

che ci circondano portano con sé situazioni problematiche e sono inevitabilmente, senza

consapevolezza, di disagio per coloro con cui si relazionano. Abbiamo parlato di genitori “alterati”,

che inevitabilmente portano in gioco la loro alterazione, se a loro volta “padri” o “madri” di figli;

immaginiamo un “educatore” alterato, quanto dannoso per un sistema educativo può essere e

come la sua inconsapevole manifestazione di sé, può influire sugli alunni che incontrerà ogni

giorno nel suo lavoro. Se saranno insegnanti al primo ciclo di scuola ancora di più, perché le prime

fasi di crescita hanno il maggior peso nella esperienza personale di ciascuno, ma anche con i

preadolescenti e con gli adolescenti il “danno” può essere grave e irreparabile. A volte, in alcuni

fortunati contesti scolastici, ci si accorge di situazioni macroscopiche che vengono attenzionate e si 49


prova a trovare rimedio, ma solo pochi si rendono conto di quanto può influire la figura di un

insegnante alterato in un sistema scolastico già così precario. La formazione personale degli

insegnanti dovrebbe essere obbligatoria e il percorso di formazione personale come quello che ho

intrapreso nella formazione della psicologia empirica, sarebbe da proporre in un programma di

rinnovamento del sistema scolastico in Italia.

Purtroppo così , al momento, possiamo solo auspicarci che tali saranno gli effetti negativi del

sistema, che andrà sempre più in crisi, sino a sgretolarsi, per poi trovare alternative significative e

valide per le nuove generazioni. In una visione evolutiva a lungo termine, così sarà, ma quanto

tempo ci vorrà non è dato a noi ipotizzare.

La scuola che vorrei è comunque quella in cui gli insegnanti formati ad un percorso di crescita

come quello della Libera Università Michel Hardy possano lavorare con gli alunni, come ho

lavorato personalmente nel mio percorso, notando quanti giovamenti personali e professionali si

possono ottenere. Le tematiche personali e relazionali potrebbero essere proposte agli alunni

come laboratori di esperienze, misurandole con attività per fasce d’età e proposte da personale

docente formato al percorso personale in psicologia empirica, così, attraverso le trasformazioni

dei singoli si potrebbero attenzionare anche le famiglie e i contesti sociali………. 50


Per la formazione degli educatori nella scuola si aprirebbe una grande opportunità, ma la spinta e

la motivazione sarà sempre personale: colori i quali non si metteranno in discussione saranno

prima persone e poi insegnanti non integrati ma alterati. La possibilità di “dubbio” che accomuna

molti di noi che abbiamo intrapreso questo percorso, nasce da situazioni molto dolorose e da

bisogni primari forti. Chi si incammina in un percorso di sviluppo personale ha accumulato tanto

debito empirico e porta con sé tanta sofferenza da non avere ormai “nulla da perdere” e soltanto

da guadagnare per sè.

Il desiderio di migliorarsi riguarda la possibilità di amore che ciascuno concede alla persona più

importante nella sua vita che è lui e lui soltanto: io l’ho imparato in questo cammino di

trasformazione e con questo spirito lo vorrei donare ad altri, soprattutto a quelli che incontro

quotidianamente nel mio lavoro e che vedo accanto a me: ma la possibilità di trasformazione

personale, qualsiasi siano gli stimoli esterni, viene soltanto da noi stessi e dalla spinta vitale che

ciascuno scopre dentro di sé. In età adulta forse, facendo un po’ di bilanci, si ritrova questa spinta

vitale, per fortuna, e si vede più chiaro di prima, in un modo più distaccato e con la consapevolezza

che tutto si può trasformare, se si vuole. In questo momento il mondo della scuola è in crisi ed è

poco attento a quello che la società sta vivendo, malgrado ciò rimango speranzosa e possibilista 51


perché i ragazzi con cui ogni giorno lavoro mi ridanno energia e mi centrano, non nel ruolo di

crocerossina, ma nel possibile ruolo di guida, solo se loro volessero profittarne. L’appagamento

che ricevo dalle loro personalità in evoluzione è per me prezioso, ma mi sento rispettosa delle

evoluzioni e dei bisogni di ciascuno. Quello di cui sicuramente sono certa è che la scuola, se

volesse, avrebbe un ruolo importantissimo nella formazione di una società e il potere di

trasformazione che potrebbe avere forse è sottovalutato dai più. La società occidentale in cui oggi

viviamo è la prova di come i sistemi educativi sono poco attenzionati e altre forme meno valide,

come i mass media, prendono il sopravvento come agenzie di riferimento nella crescita

dell’umanità. Tuttavia auspico una utopistica scuola in cui gli alunni e gli insegnanti vanno a scuola

insieme in una formazione personale continua e sempre in cambiamento in cui la scuola dei saperi

coincide con la scuola di vita, e le possibilità di crescita così non rimangono soltanto agli attori

della scuola stessa, ma si potrebbero allargare anche alle famiglie e alla società.

Situazione utopistica ma possibile, ……….

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(Citazione dal Manuale del guerriero della luce di Paulo Coelho.)

un guerriero della luce crede nel principale insegnamento dell’I Ching: “ La perseveranza è

favorevole”. Egli sa che la perseveranza non ha niente a che vedere con l’insistenza. Ci sono periodi

in cui i combattimenti si prolungano oltre il necessario, esaurendo le forze e indebolendo

l’entusiasmo. In quei momenti il guerriero riflette: Una guerra che si prolunga finisce per

distruggere anche il vincitore”. Allora ritira le proprie forze dal campo di battaglia, e si concede una

tregua. Persevera nella volontà, ma sa aspettare il momento migliore per un nuovo attacco. Un

guerriero torna sempre a lottare. Non lo fa mai per caparbietà, ma perché nota il cambiamento nel

tempo.

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INDICE:

PREMESSA

pag. 1

1.IPOTESI DI LAVORO

pag. 3

1°CAPITOLO:

pag. 5

1° MODULO

pag. 11

2°MODULO

2°CAPITOLO:

1°MODULO

pag. 21

pag. 27

pag. 31

2° MODULO

pag. 33

3°CAPITOLO:RIFERIMENTI TEORICI: IL GIOCO TRA LO YIN E LO YANG

pag. 40

MODELLI DI RIFERIMENTO

pag. 45

LA FORZA DELLA VERITA’

pag. 48

LA METAMORFOSI EMPIRICA

pag. 49

L’INTEGRAZIONE FEMMINILE

pag. 51

4.CONCLUSIONI.

pag. 57

54


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