Magazine EE nr 36

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Periodico edito da Cerindustries SpA 4 8 0 14 C a s t e l B o l o g n e s e ( R A ) I T A LY v i a E m i l i a Po n e n te, 10 0 0 w w w.c e r d o m u s .c o m w w w.c e r d o m u s . n e t Direttore responsabile Raf faella Agostini Direttore editoriale Luca Biancini Progetto Carlo Zauli Luca Biancini Grafica e impaginazione Laura Zavalloni – Cambiamenti per Divisione immagine Cerdomus Coordinamento editoriale Alessandro Antonelli Redazione To m m a s o A t t e n d e l l i Franco De Pisis A ngelamaria Golfarelli Italo Graziani Paolo Martini Bernardo Moitessieri Alba Pirini Manlio Rastoni Carlo Zauli Foto Archivio Davide Ceroni A rchivio Franco De Pisis Archivio Eron A rchivio Paolo Francesconi A r c h i v i o To n i n o G u e r r a A rchivio Luigi Foscolo Lombardi Archivio Paolo Martini Archivio Gian Claudio Pagani Archivio Pasqualotti di Cannuz zo di Cer via A r c h i v i o P r o L o c o d i C a s t r o c a r o Te r m e A rchivio Provincia Forlì Cesena Archivio Manlio Rastoni Archivio Vir Pasquarul de bar Picchio Rosso dla Pioppa Domenico Bressan Fotoviterbo A ngelamaria Golfarelli Luciano Liuzzi Si ringraziano APT Rimini Elio Caruso Davide Ceroni Eron (Davide Ser vadei) Paolo Francesconi Luigi Foscolo Lombardi Gian Claudio Pagani Roberto Pieri Si ringrazia per la preziosa collaborazione Maddalena Becca / Divisione immagine Cerdomus Tr a d u z i o n i Tr a d u c o , L u g o Stampa FA E N Z A I n d u s t r i e G r a f i c h e

©Cer industr ies SpA

Tu t t i i d i r i t t i r i s e r v a t i A u t o r i z z a z i o n e d e l Tr i b u n a l e d i R a v e n n a n r. 117 3 d e l 1 9 / 12 / 2 0 0 1 ( c o n v a r i a z i o n e i s c r i t t a i n d a t a 11 / 0 5 / 2 0 1 0 )


SE

una notte d’inverno un viaggiatore, recita

“Iff on a win inte ter’ r’ss ni nigh ghtt a tr gh trav ave elle lerr”,, is the e tittle

l’incipit del celeberrimo romanzo postmo-

of a fam amou ouss po post stmo mo ode dern dern n nov ovel el by Ittal a o Ca Calv lvin no,

derno di Italo Calvino dedicato all’impossibilità di

dedi de dica cate ted d to the h impos o sibi bili lity ty of gr gras a pi as ping ng

cogliere la realtà. Prendendolo in prestito giochiamo

real re alit ity. y. If we w borro orrro row w th this for a mom o ent we can

a immaginare le diverse storie e situazioni in cui si

amus am use us e ou urs rsel elve el vess by ve b imagining the differe ent

potrebbe imbattere un viaggiatore in Romagna con

stor st orie or iess an ie nd si situ tuat tu atio at ions n that a trav a el elle l r migh ghtt

la “piccola” licenza di poter attraversare oltre che lo spazio anche il tempo. Lo troveremmo allora al cospetto di una contessa del tardo Medioevo che getta i suoi amanti in un pozzo nel suo castello o in una regina di Hollywood che aspetta il suo amante in una pensioncina di provincia avvolta dalle nebbie.

e co en oun unte terr in te n Rom omag agna a, allowing g the “mi m no nor” p et po e ic licence ce of bein in ing ng ab able to o mo ove in bo both th h spac sp ace and tiime me.. :e e wou ould l Ànd our urse selv se lves es in the presen nce e of a Me Medi die di eval all Cou ount ntes nt esss wh es who o casts herr love vers ve rs dow wn a we ell l in he h r ca cast s le st le,, or a “Queen en” ” of of Hol o lywo lywo ly wood awa waiiting wa it he er lo love verr in a small pr prov ovin ov inci in cial ci al gue esthous use, envel us elop oped ed by

Si imbatterebbe magari in un gruppo di pasquaroli

fog.. We miigh fo fog. g t en e co coun unte terr a gr g oup of pas asquaroli, i,

che intonano il loro canto di questua per esorciz-

s ng si n ing g th t ei eirr so s ngs of sup uppl plic iccat atio i n to exorciz ize e

zare la Morte o in un duello all’arma bianca nato

Deat De ath, or a kn knife du uel tha hatt st star a te ed al almo most s for

quasi per scherzo e terminato all’ultimo sangue

fun n bu butt continues to the h bitte terr end d, or pe perh haps

oppure, chissà, in un artista eterodosso intento

a re rene n ga ne g de e art r ist busy secretlyy pa aintiing a

ad affrescare di nascosto un muro metropolitano.

me etr trop opol op olit ol itan fac it acad ade ad e. Or we might join a gr g oup,

Potrebbe unirsi a un gruppo, capitanato da un poe-

capt ca ptai pt a ne ai ed byy a poe o t, intent on n constructing

ta, deciso a costruire sogni usando chiodi e martello

de dr ea ams usi sing ng jus uth ha amm m er erss and na nails, or a sect

o ad una setta che attende la fine del mondo in cima

that th at awa w itts th the e en end d of the e world d on to t p of o a

a un monte. O forse preferirebbe osservare maestri

moun mo unta nta aiin n. Or O perrha h ps ps you u wou ould pre refe ferr to watch

intenti a ricavare una nota musicale dal legno o una

mast ma ster er cra r ftsm sm men n inttent ent on on draw wing a musical wing

nota organolettica da un formaggio, entrambi ben stagionati, entrando così in contatto con un microuniverso in cui le credenze animiste possono anche coniugarsi alla scienza esatta. Non essendo in grado di concedere tale “licenza” ci accontentiamo di imbastire tali storie sulle pagine di ee, pur con la

note fro note no rom m wood, orr an or orga gan nole nole no eptic i nua u nc nce e from a ch chee ee e ese e, bo both th well elll se seas ason oned ed, bo ed both pro rofo foun u dly imme im me m ers rsed e in a mi ed micr croo--un univ i er erse se e in wh whic icch an animisticc be eliief e s ca c n ovver erla rla l p wi with with t sci cien enti en tiÀc Àc pre reci cisi s on. Sinc Si ncce we are n r una abl ble e to t iss ssue ue e such uch a “l “lic iccen e ce ce” ” we w liim limi miit ou ours r elves to o bring ng gin ing g to t ge getther ther the hese se sto tori ries es in the in h pag a es e off ee ee,, in the e ful u l kn no ow wle ledg d e th dg that at

consapevolezza che possiamo riuscire ad incuriosi-

wh w hil ile w we e ca an n sti timu ti m la mu late te our rea e de ers rs’ ccu uriios o it i y,

re il lettore, ma non certo condurlo a cogliere la vera

w can we anno no ot re eve veal eal a to th them e the tru em rue e es e se enc nce e of o

realtà della Romagna. Una realtà impalpabile che

Ro oma magn gna. gn a. An in i su subs bsta tant ntia nt iall es ia esse senc ncce, e tha hatt mu m stt

pretende, per palesarsi, di essere vissuta. Sarà per

be liv ived ed befor effo orre itt man anif ifes ests ts its tsel elff in ful ull. l Per e ha aps

questo che qui vengono a rimettersi in salute anche

th this his is wh whyy th the e Ru R ss ssia ian n co cosm ssm mon o au auts t come he ere to

i cosmonauti russi quando rientrano dallo spazio.

recove reco c ve verr affte terr th hey ey retturrn fr f om om spa p ce e?

EDITORIALE

1]


ea r th elem en t



Dalle stazioni spaziali a quelle termali I C O S M O N A U T I R U S S I “AT T E R R A N O ” I N R O M A G N A

[4 paolo martini

immagini: archivio paolo martini

C’è un pezzo di terra che unisce i gelidi spazi siderali e il cuore caldo del pianeta Terra. Una piccola provincia di Italia che racconta storie a chiunque le voglia ascoltare. Un ostinato sussurro che, questa volta, narra del primo uomo nello spazio, passando per un piccolo mistero chimico non ancora risolto, andando a terminare in un oscuro paese vecchio di millenni. Qua e là, per non farci mancare nulla, potreste ascoltare le epiche gesta di Enea in fuga da Troia in fiamme direttamente dalla voce di Plinio il Vecchio. Questa terra si chiama Romagna e tutto comincia il 12 aprile 1961, quando Jurij Alekseevic Gagarin compie il primo volo dell’Uomo nelle plaghe sideree. Al di là dei problemi legati al volo, fin dapprincipio è chiaro che il massimo scoglio da superare è la reazione del corpo umano all’assenza di gravità. “In mancanza di gravità il sangue tende a concentrarsi nella parte alta. Da cui i volti gonfi. Il sistema cardiovascolare è sovraccaricato, la demineralizzazione delle ossa importante. Tecnicamente dopo un anno vissuto in assenza di gravità è impossibile tornare a vivere sulla Terra. Così per ogni viaggio è necessario un periodo di riabilitazione intensa”. Parole di Umberto Solimene, direttore della cattedra di Terapia Medica e Medicina Termale dell’Università di Milano e segretario generale della Federazione mondiale del Termalismo. La Russia vanta una grande tradizione in fatto di termalismo e fin dagli anni Sessanta manda i propri cosmonauti in convalescenza alle terme. Il tutto con un però che i sommovimenti storici portano alla luce.

I

Sensi

di

Romagna


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eta. io lo so, ne h o v pian o ist est o u q un e r al e v tr a o d

.

el ha c mi

F R O M S PACE STAT I O N S TO S PA S Russian cosmonauts “land” in Romagna There is a piece of ground that unites the gelid sidereal void with the warm heart of planet Earth. A small Italian province that has stories to recount to anyone willing to listen.

An insistent whisper that, this time, tells of the Àrst man in space, moves on to a minor chemical mystery that is not yet solved, and concludes in an obscure village thousands of years old. Along the way, in order not to miss out on anything, you might lend an ear to the epic deeds of Aeneas after escaping Troy in Áames, in the words of Pliny the (lder himself. The place in question is called Romagna and the story begins on 12 April 1961, when -urij Alekseevic *agarin achieved the Àrst human Áight in the sidereal wastes. Apart from the problems associated with the Áight, it was immediately clear that the main issue to be overcome was the reaction of the human body to the absence of gravity. “Lacking gravity the blood tends to accumulate in the upper body. Hence the swollen faces. The cardio-vascular system is overloaded, with signiÀcant demineralization of the bones. Technically, after a year lived in absence of gravity it is impossible to return to live on the (arth. This means that every journey requires an intense period of rehabilitation”. The words of Umberto Solimene, Director of the Department of Medical Therapy and Spa Medicine of the University of Milan, and General Secretary of the World Federation of Spa Therapy. Russia boasts a long history in thermal spas and since the 1960s has been sending their cosmonauts in convalescence to spa resorts. All this, however, with a problem, as the tireless historians reveal. The quality of the Russian waters was poor, something was lacking. Thus from the start of the third millennium the directors of the Russian Space Agency decided to resolve the issue: what was missing was found in Romagna. “We agreed a protocol”, continues Solimene, “to host the cosmonauts in the thermal baths of Salsomaggiore, Cervia, Riolo Terme, and Bagno di Romagna. The results were excellent and the activity continues to this day at Bagno di Romagna, and in particular at the Fratta Terme complex”. Fratta Terme is a patch of land in the Forlu hills already cited by Pliny the (lder and according to legend was founded by Antenor, companion of Aeneas, who landed on the Adriatic coast after escaping from Troy. In these gardens of thirteen hectares lost in history, the cosmonauts are gradually restored to the condition of terrestrial beings while taking advantage of a minor mystery: there are seven thermal springs separated from each other by no more than 50 metres, and yet each one has special characteristics that make them unique. The results are extraordinary. In 2006 the cosmonaut Pavel 9inogradov, in a cold war stab said: “there are videos of Russian cosmonauts coming out of their space ships munching apples. There aren’t any from the Shuttle. They carry them away in stretchers”. Call it spatial spa rivalry.

sia mo fo r t un at i

a

La qualità delle acque è pessima, manca qualcosa. Così all’inizio del terzo millennio i responsabili dell’Agenzia Spaziale Russa decidono di porre fine alla questione: quel qualcosa si trova in Romagna. “Stilammo un protocollo – prosegue Solimene - per ospitare i cosmonauti nelle stazioni di Salsomaggiore, Cervia, Riolo Terme e Bagno di Romagna. I risultati sono stati ottimi e, ad oggi, l’attività prosegue a Bagno di Romagna e, soprattutto, nell’impianto di Fratta Terme”. Fratta Terme, uno sputo di terra sulle colline forlivesi, già citato da Plinio il Vecchio e, secondo la leggenda, fondato da Antenore, compagno d’Enea, che in fuga da Troia sbarcò sull’Adriatico. In questo parco di tredici ettari perso nella Storia, i cosmonauti vengono lentamente riportati alla condizione di essere terrestri mettendo a frutto un piccolo mistero: ci sono sette fonti termali distanti fra loro non più di 50 metri, eppure ciascuna è dotata di particolari caratteristiche che le rende uniche. I risultati sono straordinari. Nel 2006 l’astronauta Pavel Vinogradov, in un sussulto di guerra fredda, disse: “Esistono video dei cosmonauti russi che escono dalle navicelle mangiando una mela. Non ne esistono di quelli dello Shuttle. Loro li portano via in barella”. Chiamatelo termalismo spaziale.

Territorio

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Il rifugio italiano dei Ramtha S P I N E L LO D I S A N TA S O F I A

Proprio come la setta dei seguaci di Ramtha aveva previsto, il piccolo paese di Spinello è stato risparmiato dall’apocalisse preconizzata dai Maya.

franco de pisis

immagini: archivio franco de pisis

[6 Un minuto dopo le ore 11:11 del giorno 21 dicembre 2012, infatti, questo agglomerato di case arroccate sull’Appennino romagnolo, frazione di Santa Sofia posta a una quarantina di chilometri da Forlì, era ancora in piedi e tutti gli adepti che qui avevano edificato i loro rifugi potevano dirsi salvi. L’unica discrepanza rispetto al quadro apocalittico delineato dalla presunta medium (o channeler, come preferisce essere definita) americana JZ Knight, massima autorità spirituale del movimento, è che la stessa sorte benigna era toccata anche a tutti gli altri abitanti del pianeta Terra, ovunque essi si trovassero. La profezia di Ramtha (secondo la credenza della setta, guerriero di Atlantide asceso poi come Maestro) parlava di uno stravolgimento ambientale e sociale condito da un cortocircuito su scala mondiale, seguito da black-out planetario e concluso da un rovesciamento del campo magnetico della Terra. Ramtha avrebbe quindi indicato per la salvezza un luogo lontano dai mari, dai fiumi e dai laghi. Gli adepti italiani del guerriero di Atlantide, dunque, già presenti a Spinello in massa fin dal 2001, quando nel locale centro sportivo era attiva una delle Scuole di Illuminazione della setta, hanno concluso che quella location

I

Sensi

di

Romagna


T H E I TA L I A N R E F U G E O F T H E R A M T H A Spinello di Santa Sof ia Just as the followers of Ramtha had predicted, the small village of Spinello was spared from the apocalypse foreseen by the Maya. One minute after 11:11 on the 21 December 2012, this collection of houses high in the Romagna Appennino hills, a suburb of Santa SoÀa located about forty kilometres from Forlì, was still standing and all the followers who had built their shelters here could consider themselves saved. The only discrepancy as regards the apocalyptic vision described by the presumed American medium (or channeler, as she prefers to be called), JZ Knight, the highest spiritual leader of the movement, is that the same benign fate befell all the other inhabitants of the planet (arth, wherever they were. The prophecy of Ramtha (according to the beliefs of the sect, a warrior from Atlantis who ascended to become Master) talked of an environmental and social disruption generated by a world scale short circuit, followed by a planetary black-out and concluding with the inversion of the (arth’s magnetic Àeld. As a safe haven Ramtha recommended a place far from the sea, rivers, and lakes. The Italian followers of the “warrior of Atlantis”, already present in Spinello in mass since 2001 when one of the sect’s Schools of Illumination was opened in the sports centre building, decided that

this location was “blessed” and would survive the end of the world. They busied themselves hastily constructing their shelters, in the form of luxurious homes equipped with spacious underground bunkers, water cisterns, and all other useful facilities in order to perpetrate the human race after the “disaster”. Spinello thus saw its population nearly double, with almost 70 Ramtha deciding to establish themselves here or build their second homes, to the great delight of the local builders, who in the meantime have become experts in anti-nuclear shelters. By now they are fully integrated with the locals who are no longer surprised to see them practising archery while blindfolded (a very popular activity among the Ramtha). It would appear they have also achieved a certain fame in the local bars for their ability to guess hidden playing cards. Now that the apocalypse has been postponed, to the joy of those followers who did not manage to complete their bunkers in time due to delays in the concession of the necessary authorizations from Italian bureaucracy (incapable of hurrying even when facing the end of the world) the Ramtha remain here to train themselves while awaiting the postponed return to our origins. Spinello is not the only Italian village chosen as a last bastion by New Age sects. The followers of the Indian Maestro, Babaji, for example, to save themselves from the Ànal catastrophe have withdrawn in mass to Cisternino, a delightful location in the Province of Brindisi. Clearly Romagna and Puglia have more in common than just a longstanding tradition in popular tourism.

siamo noi a cercare avidamente ogni indizio di apocalisse che dia un volto alle nostre inquietudini. marino niola

7] era “benedetta” e sarebbe sopravvissuta alla fine del mondo. Si sono quindi dati da fare erigendo in tutta fretta i loro rifugi, in forma di lussuose ville corredate di spaziosi bunker sotterranei, cisterne per l’acqua e ogni altro genere di complemento utile per perpetrare la razza umana dopo il “disastro”. Spinello ha così visto quasi raddoppiare la sua popolazione, sono infatti quasi 70 i Ramtha che hanno deciso di stabilirsi qui o di costruirvi la propria seconda casa, con grande gioia dei muratori locali, che sono nel frattempo divenuti delle autorità in fatto di rifugi antiatomici. Ormai sono perfettamente integrati anche con gli autoctoni, che non si stupiscono più di vederli cimentarsi bendati nel tiro con l’arco (attività molto in voga tra i Ramtha). Pare inoltre che si siano costruiti anche una certa fama nei bar della zona per la capacità di indovinare le carte da gioco coperte. Ora che l’apocalisse è rimandata, per la felicità anche di quegli adepti che non erano riusciti a terminare in tempo il bunker a causa delle lungaggini nel concedere i permessi necessari della burocrazia italiana (incapace di snellirsi

anche di fronte alla fine del mondo) i Ramtha restano qui a perfezionarsi in attesa del posticipato ritorno alle origini. Spinello non è però l’unico paesino italiano ad essere stato scelto come ultimo baluardo dalle sette New Age. I seguaci del maestro indiano Babaji, ad esempio, per salvarsi dalla catastrofe finale hanno riparato in massa a Cisternino, ridente località sita nella provincia di Brindisi. Evidentemente ad accomunare la Romagna e la Puglia non è solo una solida vocazione al turismo di massa.

Territorio


Arma bianca di Romagna LA TEMIBILE SARACCA Che ai Romagnoli il sangue faccia presto a montare alla testa es è un fatto storicamente comprovato.

franco de pisis

immagini: g i: archivio archi franco de pisis

luca biancini immagini: archivio gian claudio pagani

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Sensi

di

Romagna

il c il col co ol o lte tel t el e llo lo non n no ha h a oc occ chi ch hi h i. ant nti ti t ico co pro pro pr rov ver ve rbio io o af afric ric ca ano an n

[8


Nell’Ottocento questa discutibile quanto caratteristica predisposizione caratteriale faceva sì che le dispute, sia quelle consumate di fronte a un’osteria per futili motivi sia quelle che sfociavano nelle piazze per ideali legati alla patria, si concludessero sovente con il sangue che, dopo essere andato alla testa, finiva per uscire da qualche ferita più o meno grave, per versarsi al suolo. In un simile contesto andare in giro disarmati era un lusso che i più non si potevano concedere. Non meno di due secoli fa, fece così la sua comparsa quella che sarebbe diventata l’arma bianca più popolare ed utilizzata nelle Romagne: la saracca. Si trattava di un coltello a serramanico di ragguardevoli dimensioni, parente stretto del coltello alla Romana. Veniva presentato come da lavoro, ma le sue caratteristiche lo rendevano senz’altro idoneo ad essere usato come una vera e propria arma, potenzialmente letale. Bisogna considerare che nel periodo della sua comparsa la detenzione di coltelli atti all’offesa era già vietata dalla legge, benché questa norma fosse particolarmente difficile da applicare in quanto quasi tutti gli uomini in età adulta ne possedevano uno e molti di loro lo avevano estratto almeno una volta per usarlo contro un proprio simile. Il nome saracca proviene probabilmente dal pesce sarago, le cui linee affusolate ricordano la sagoma di questo coltello. Proprio come le squame argentee di un pesce guizzante, la sua lama poteva comparire all’improvviso nelle mani di chi decideva di passare alle vie di fatto, luccicando sinistramente. È possibile che l’origine del nome sia dovuto anche al fatto che questo coltello si diffuse inizialmente tra i pescatori romagnoli. La sua struttura, molto robusta, era data dal manico ricavato da un unico pezzo di corno di bue o di legno duro nonché da un dente d’incastro posto tra la molla con tabella a farfalla e la lama, che aveva la funzione di bloccare quest’ultima. Dettaglio di un certo peso se invece che con un pesce da sfilettare si ha a che fare con un avversario, magari armato a sua volta. Sappiamo che venne prodotto inizialmente nel comprensorio di Ravenna e si narra che fu tra le armi favorite dal famoso brigante Stefano Pelloni, in “arte” il Passatore, insieme ad un altro celebre coltello romagnolo: il San Potito (dal nome del paesino lughese in cui fu tradizionalmente prodotto per lungo tempo), che nasceva per la difesa personale e alla penna ravennate, coltello concepito espressamente per il duello. Oggi è molto più raro imbattersi in una saracca e di solito ciò accade dietro la vetrina di un coltellinaio, alcuni artigiani, sempre meno, in verità, continuano infatti a tramandare l’arte manuale della fabbricazione dei coltelli di tradizione regionale, come accade nella bottega faentina di Davide Ceroni o in quella di Gian Claudio Pagani a San Lazzaro di Savena. Da strumenti di sopravvivenza sono così divenuti oggetti di design destinati a soddisfare l’occhio.

H A N D K N I V ES O F R O M AG N A The dreaded saracca That blood is quick to rise among Romagna people is a historically proven trait. In the 1800s this predisposition, as unfortunate as it is characteristic, meant that disputes, both outside taverns for futile reasons, and exploding in piazzas for ideals linked to wider issues, often ended in blood, which after rising to the head, ended up spilling to the ground from some more or less serious wounds. In such a context going around unarmed was a luxury that few could afford. No less than two centuries ago, a knife appeared that was destined to become the most popular and widely used in Romagna: the saracca. This was a locking knife of considerable size, a close relative of the well known Romana knife. It was presented as a work knife, but its characteristics certainly made it suitable for use as an effective and potentially lethal weapon. It should be considered that at the time it appeared, the carrying of knives as weapons was already forbidden by law, even if this was very difÀcult to impose since virtually every man of adult age carried one, and many had drawn a knife at least once in anger against their own kind. The name saracca probably comes from the sarago Àsh, the streamlined Áanks of which resemble the proÀle of this knife. Just like the silvery scales of this fast moving Àsh, it could appear suddenly in the hands of whoever decided to pass to dire deeds, glinting ominously. It is also possible that the origin of the name comes from the fact that these knives were initially widespread among Romagna Àshermen. Its very strong structure derived from a handle worked from a single piece of ox horn or hardwood, and a blade locking tooth located between the spring, with butterÁy release mechanism, and blade. A detail of some importance if instead of a Àsh to Àllet you have to deal with an adversary, possibly also armed. We know that they were originally produced within the Ravenna area and it was said to be among the favourite weapons of the famous outlaw, Stefano Pelloni, known in “art” as the Passatore, along with another famous Romagna knife, the San Potito (from the name of the Lugo village where it was traditionally manufactured for many years) designed for personal defence, and the penna ravennate, a knife conceived speciÀcally for duelling. Today it is very rare to come face to face with a saracca and normally this happens through the glass of a cutler’s shop. A few artisans, always less in number, continue to pass down the manual art of traditional knife making, as happens in the Faenza workshop of Davide Ceroni, or of Gian Claudio Pagani in San Lazzaro. From instruments of survival they have thus become objects of design destined to please the eye.

Storia

9]


Misteri tra le mura tommaso attendelli

immagini: archivio pro loco di castrocaro terme

L A FORTE Z Z A DI CASTROCARO Da oltre un millennio la Fortezza di Castrocaro vigila sulla valle del Montone, ma le storie che potrebbe raccontare non riguardano solo gli eserciti che ha saputo tenere fuori dalle sue mura, bensì ciò che è accaduto al loro interno. [10

Arroccata sull’estremità più elevata d’un’imponente affioramento di roccia carsica che fin dalla preistoria diede rifugio all’uomo nelle sue grotte, dal 1059 agli inizi del Seicento ospitò i dominatori e feudatari della valle fino a cadere in abbandono per tre secoli. Proprio questo lungo periodo di stasi ne accresce il valore, rendendola una pura espressione di architettura militare medioevale. Le sue severe linee architettoniche evocano leggende nate dai tragici fatti consumatisi nei secoli tra questi spalti e raccolte dallo storico Elio Caruso. Agli inizi del Duecento, dalla torre più alta del castello in una notte ventosa senza luna si lasciò cadere nel vuoto la giovanissima Margherita dei Conti Pagani, figlia del conte Bonifacio. Ella scelse l’estremo gesto per sfuggire alle nozze che il padre le aveva imposto con il cugino Guidone dei Calboli. Nozze tra consanguinei autorizzate dal papa Innocenzo IV per porre fine alle gravi inimicizie tra le due potenti famiglie. Margherita amava, riamata, un altro giovane e preferì porre fine alla propria esistenza; secondo la credenza popolare ancora oggi in certe notti senza luna si può udire il suo pianto d’amore, che il vento porta a perdersi nella valle. La crudeltà dei Conti Pagani viene citata anche da Dante nella Divina Commedia: […] mal fa Castrocaro […] che di figliar tai conti più s’impiglia. I

Sensi

A proposito di crudeltà, qui dimorò anche la celebre Caterina Sforza (vedi ee n. 6), contessa di Forlì e Imola, che probabilmente proprio nella Fortezza contrasse il suo matrimonio segreto con Giovanni de’ Medici, detto il Popolano, cugino di Lorenzo il Magnifico. La leggenda che la riguarda sostiene che nella parte alta della Fortezza, il cosiddetto Girone, vi sia un pozzo trappola a rasoi nel quale venivano precipitati gli amanti, divenuti scomodi, di Caterina. Il pozzo esiste davvero, un documento dell’epoca lo descrive come profondo 95 braccia fiorentine (55 metri). Attualmente però è ingombro di macerie che impediscono di verificarne la reale natura. Nella zona non manca nemmeno una leggenda legata a una strega: tale Diamantina, esiliata dai forlivesi nel XVII secolo su un rilievo che guarda Castrocaro, oggi conosciuto con il nome di Monte della Birra (derivato dal termine dialettale bèrra, ossia moglie del diavolo). Finita di restaurare nel 2000, oggi la Fortezza ospita un’esposizione permanente di reperti storici dalla Preistoria al Rinascimento; l’Enoteca del Castello conserva invece una selezione di vini tipici prodotti dalle Cantine associate alla locale Strada dei Vini. Qui ha luogo anche l’evento di rievocazione storica intitolato Dal Medioevo al Rinascimento. La Fortezza pare dunque essersi ben ridestata dal suo sonno durato 300 anni. di

Romagna


MYSTERIES WITHIN THE WALLS The Fortezza of Castrocaro For over a millennium the Fortezza of Castrocaro has guarded the Valle del Montone, but the stories it has to tell regard not only the armies it was able to repulse, but also what happened inside its walls.

Storia

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qualcuno deve contribuire a creare le antiche leggende. charles le m. sc s hulz

Standing high on the uppermost extremity of an imposing outcrop of limestone rock, which in prehistoric times offered refuge to humans in its caves, from 1059 until the early 1600s it was home to the dominators and feudal lords of the valley before falling into abandon for three centuries. This long period of inactivity actually increased its value, because it remained a pure expression of Medieval military architecture. Its severe architectonic forms help to evoke the legends born out of the tragic events that occurred between these parapets and collected by the historian (lio Caruso. At the start of the 1200s, on a windy moonless night a young damsel, Margherita dei Conti Pagani, daughter of the Count Bonifacio, threw herself down from the highest tower of the castle. She chose this extreme measure to escape from the marriage her father was imposing with her cousin Guidone dei Calboli. This marriage between blood relatives was authorized by Pope Innocent I9 in order to put an end to the serious animosity between these two powerful families. Margherita was already in love with another young man and preferred to put an end to her existence. According to popular belief, still today on certain moonless nights you can hear her crying for love, carried down the valley by the wind. The cruelty of the Conti Pagani is even cited by Dante in the Divine Comedy: […] mal fa Castrocaro […] che di Àgliar tai conti pi s’impiglia. Talking of cruelty, this was also the residence of the famous Caterina Sforza (see ee n. 6), Countess of Forlì and Imola, who possibly here in the Fortezza sealed her secret marriage with Giovanni de’ Medici, known as “il Popolano” and cousin of Lorenzo il MagniÀco. Legend has it that in the upper part of the Fortezza, the so called Girone, there is a trap door and well of knives into which Caterina cast her lovers when they became an embarrassment to her. The well really exists and a document from the period describes it as 95 Florentine arms in depth (55 metres). Currently it is blocked with rubble which makes it impossible to establish its true nature. The local area also has a legend about a witch, a certain Diamantina, exiled by the residents of Forlì in the ;9II century on an outcrop that overlooks Castrocaro, today known as Monte della Birra (derived from the dialect word bèrra, or wife of the Devil). Restoration was completed in 2000 and today the Fortezza hosts a permanent exhibition of artefacts from prehistoric times to the Renaissance. The (noteca del Castello instead offers a selection of local wines produced by wine cellars associated with the local Strada dei 9ini. This is also the venue for the historical re-enactment event titled From the Medieval to the Renaissance. The Fortezza thus appears to have fully awakened from its 300 years’ sleep.


manlio rastoni

immagini: archivio manlio rastoni

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L E A PPA R I Z I O N I I N R O M AG N A

Ava Gardner e Walter Chiari A cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, il flirt più imprevedibile e chiacchierato d’Italia fu quello tra la regina di Hollywood, Ava Gardner, e il grande mattatore, nonché playboy, nostrano Walter Chiari.

Si può ben immaginare l’ondata di orgoglio “patriottico” che sollevò nella società del tempo l’idea che un rappresentante del Belpaese, la cui fama era circoscritta, avesse predato l’animale più bello del mondo, come veniva definita allora la Gardner. Per di più proprio mentre lei si “sfilava” dal matrimonio con niente di meno che Frank Sinatra. Ebbene due importanti episodi della loro storia si consumarono proprio in Romagna. Ma andiamo con ordine. L’occasione dell’incontro tra i due, secondo il biografo di Chiari, Tatti Sanguineti, fu il set ligure del film La contessa scalza, che aveva la Gardner per protagonista. Correva l’anno 1954 e Walter Chiari mise in atto il suo più spietato corteggiamento inseguendola per tutto il mondo tra scali aeroportuali e hotel di lusso. Celebre l’aneddoto secondo cui si presentò a Londra con un fagiano da lui appena abbattuto un valigia, pronto a cucinarglielo secondo la di lei ricetta preferita. Nell’estate del 1956 fanno la loro apparizione insieme a un ricevimento del tenore Giuseppe Di Stefano che si tiene nella sua villa di Marina di Ravenna, allora meta del bel mondo. Lei è ancora sposata con Sinatra e si grida allo scandalo. C’è chi sostiene che proprio a questa vicenda si ispiri la sequenza di Sylvia e Marcello ne La dolce vita di Federico Fellini.

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un flirt è come una medicina: nessuno può prevedere i suoi effetti secondari. catherine deneuve

AVA GARDNER AND WALTER CHIARI Their appearances in Romagna In the late nineteen fifties and early sixties the most unpredictable and talked-about celebrity flirt in Italy was between the “Queen” of Hollywood, Ava Gardner, and the great Italian showman and playboy, Walter Chiari. It is easy to imagine the wave of “patriotic” pride that arose among contemporary Italian society at the idea of a representative of the Belpaese, of very local fame, having tamed the “most beautiful animal in the world”, as Gardner was described at the time. This right at the moment when she was “disengaging” from her marriage with no less than Frank Sinatra. As it happens, two important episodes in their relationship occurred here in Romagna. The story is as follows. The two Àrst met, according to Chiari’s biographer, Tatti Sanguineti, on the Liguria set for the Àlm La contessa scalza, in which Gardner was playing a lead role. It was 1954 and Walter Chiari initiated a tireless campaign of seduction, trailing her around the world between airports and luxury hotels. There is a famous anecdote in which he presented himself in London with a pheasant he had just shot in a suitcase, ready to cook it according to her favourite recipe. In the summer of 1956 they appeared together at a party held by the tenor Giuseppe Di Stefano in his villa in Marina di Ravenna, at the time a well known jet-set resort. She was still married to Sinatra and there were cries of scandal. Some sustain that it was precisely this affair that inspired the famous sequence with Sylvia and Marcello in the La dolce vita by Federico Fellini. Little by little Walter became Gardner’s “good Italian friend” and the gossip magazines of the entire world started to take interest in him. Ava wanted him in Hollywood and Walter acted alongside her in the American production Àlmed at the Cinecittà studios, La capannina, costarring with actors of the standing of David Niven and Stuart Granger.

By 1957 the Áirt had become public knowledge. The paparazzi hunted them ruthlessly: Gillo Faedi went so far as to hide under a table at the La tomba di Nerone restaurant to capture them on Àlm, and Tazio Secchiaroli had to run for his life from Walter after “stealing” a snapshot of them. The clandestine couple then went into hiding in Bassa Romagna, choosing a room in a small guesthouse in Lugo (in the Province of Ravenna) as their love nest. Walter was coming and going, divided between his work and Ava who awaited him. However, one night he returned too late and found her in bed with the (fortunate) hotel porter. Nothing particularly strange for Ava Gardner, by deÀnition a free and disinhibited woman, capable of brushing aside many of her rich and famous suitors. Among these Aristotle Onassis, who she deÀned as “a primitive with a yacht”. OfÀcially the idyll ended when Walter made an unfortunate parody of Sinatra at the end of a public dinner. Gardner was not impressed and left the restaurant, travelling directly to the airport to depart immediately for the States. Happy endings only happen on Àlm.

Walter diventa a poco a poco il grande amico italiano della Gardner e i rotocalchi rosa di tutto il mondo iniziano ad interessarsi a lui. Ava lo vuole a Hollywood e Walter reciterà accanto a lei nella produzione americana girata a Cinecittà La capannina, facendo da comprimario ad attori del calibro di David Niven e Stuart Granger. Nel 1957 il flirt è diventato ormai di dominio pubblico. I paparazzi li braccano: Gillo Faedi si nasconde addirittura sotto un tavolo del ristorante La tomba di Nerone per immortalarli e Tazio Secchiaroli dopo aver “rubato” uno scatto deve seminare Walter che lo insegue per linciarlo. La coppia clandestina si rifugia allora in Bassa Romagna, eleggendo a proprio nido d’amore la camera di una pensioncina di Lugo (in provincia di Ravenna). Walter va e viene, sospeso tra i suoi impegni e Ava che lo aspetta. Una notte però torna troppo tardi e la trova a letto con il (fortunato) portiere dell’albergo. Niente di troppo strano per Ava Gardner, donna per antonomasia libera e disinibita, capace di liquidare con disprezzo molti dei suoi ricchi e famosi pretendenti. Come Aristotele Onassis, che definì un primitivo con lo yacht. Ufficialmente l’idillio finisce quando Walter si produce in un’infelice parodia di Sinatra al termine di una cena pubblica. La Gardner non gradisce e lascia il ristorante facendosi portare direttamente all’aeroporto per ripartire immediatamente alla volta degli States. L’happy end funziona solo sulla “pellicola”.

Storia

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l’armonia / vince di mille secoli il silenzio. ugo foscolo

La bottega del liutaio [14

LUIGI FOSCOLO LOMBA RDI E LE SUE CRE A ZIONI

angelamaria golfarelli

immagini: archivio luigi foscolo lombardi, angelamaria golfarelli

Potrebbe essere il titolo di una fiaba o di un film di Ermanno Olmi, è invece una straordinaria realtà che, forse perché a noi troppo vicina, abbiamo smesso di notare.

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Quando si pensa alla figura del liutaio, la si associa infatti a quel pas passato sato barocco in cui il liuto liuto (strumento a pizzico da cui mutua il nome) conobbe il suo massimo splendore. In realtà, realtà, la liuteria è un’arte, un’arte, nonché un una a tecnica tecnica artigianale, ar tigianale, igianale che sopravvive ancora oggi conservando quasi immutate quelle caratteristiche che c he ne fecero durante durante ill Rinascimento la grande fortuna, evidenziata in Italia dalla celeberrima produzione di Antonio Antonio Stradivari, Stradivari, liutaio liutaio a Cremona tra la fine del Seicento e i primi del Settecento. Proprio a causa di questa lontana collocazione tempo temporale rale viene automatico associare tale professione sione al passato. passato Risulta così una piacevolissima piac piacevolissi piacevolissim a sorpresa incontrare, in que quell di Dovadola (piccolo centro a una decina di chilometri da Forlì), il grande liutaio romagnolo Luigi Luig i Foscolo Lombardi Lombard Lomba rdii nel suo laboratorio ancora pienamente attivo in via Vicolo del Mulino n. 4. Discendente di tre g generazioni enerazioni di liuta liutai,i, ilil Maestro Lombardi n narra arra con passione e misura la sua infanzia a bottega dal nonno. Una bottega ove in estate ssii realizzavano ealizzavano lavori in legno prevalentemente legati all’ambito rurale, mentre in inverno, stagione più statica e sile silente, silente nte,, si costruivano strumenti musicali con quei tagli di leg legno no pregiato che erano stati messi m essi da parte nel corso corso dell’anno, dell’a dell’ann nno o, in attesa sa di un più cons consono ono utili utilizzo. utilizzo zzo..

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Il padr pad p padre adrre e dii Foscolo, F Foscolo oscolo, scolo, colo, olo l , un sergente se gente t maggiore m ggiore che ch dei d i gradi g grad di era ssem se sempre pre stato fiero, uso ad applicare la disciplina disciplina mili militare tare anch a anche c e in che i famiglia, amig a glia liia adorava ado ad a adora do ava la musica. L’aveva L’ dunque insegnata ai suoi figli, insieme insiem e a quelle regole tacite che portarono po portaro rtaro ono il picco p pii cc cco co lo l o Lombardi Lombard om ba o a di ad a d ereditare ere ered e ed dii ta a re il tavolo da lavoro del nonno, in quanto primo dei nipoti ad essere entrato in bottega bottega. botte ga.. Og O Ogni gnii se g sera, era, a, in i casa, asa, s , si si suonava s o ava suo a a improvvisando iimprovvi po ovvisa and do d o un u insoli insolito to trebbo trtre rebbo bbo o sonoro che c e riuniva iuniva vicini vici i ed amici intorno i torno alla a a piccola piccola picco la orch orches c estrina esstrina trina i a creando creando, eando, eando do seppur s p con i pochi poc i elementi eleme i a disposizione, dis d dii posizione, un’armonia frutto di un talento sublime. A soli soli nove a i Fos anni Foscolo oscolo realizza il suo primo violino, che, venduto allora os allora per 500 lire e ritrovato abbandonato abbandonato qualche qualche anno anno fa nella ssoffitta offitta ffitta di un compaesano, compaesano oggi, oggi dopo un accurato restauro, restauro Lombardi Lom Lo bardi può mostrare nella sua casa insieme insieme alle tante a e tte estimonianze e stimonianz stimonia stimonianze i onia ze di una vita dedicata a realizzare magistrali creazioni creazioni lignee. Quando parla dei suoi strumenti e della della musi musica usic sica, ili Maestro sic Ma M aes a esstro s’illumina s’illumina di quell’aura propria solo di chi ama profondamente profond profo ondamente amente il proprio lavoro. E torna torna ragazzino ragazzino nello ello ssguardo guardo g a do e nella e a memoria e ia mentre e e racconta acco a i momenti o e i della de sua s a vita. vi a Attimi A imi che c e paiono aio rianimarsi ia i a si come c e fossero fo fosse ossero ro ap app appen pp pena accadut acc accaduti, ccadut ad i conferendo co ferendo confe erendo e endo e d all all’antica a ’antica a ica arte a e della de a liuteria i e ia la a genesi ge ene nesi esi di di raffinata a i a a genialità genialità ia i à che c e egli eg e glilii porta g porta con sé da sempre. po sempre sempre.. Emoziona Emozio oziona io ona na sentirlo ssenti en ttirirllo lo raccontare raccon ra a acconta ccon ttar are e del del padre pa p pad ad drre e che, che ch he, e, prigioniero priiigionie gioniero o in in un n campo c cam ampo di di concentramento c concent concen oncen ttramen ra amento a men tto o a Suez, Suez Sue ez, si si salvò salv ssal sa alvò ò costruend costruendo co c cost osstruendo ttruen rue endo e ndo con alcune stecche di un vecchio ombrello e una scatola di lucido da scarpe un rudimentale vio violino. lino. Come fece fece scalpore il sentire uscire da sotto una tenda militare quel suono celestiale così estraneo ai rumori della guerra eppure così sublime i da d riuscire, i i anche h per pochi hi secondi, di a fa farla arla dimenticare. Entrare Entrare oggi nella bottega bottega di Luigi Foscolo Fo Fosco scolo lo Lombardi significa avere il privilegio di far fa ar parte di un mondo poetico e delicato che, come il suono stesso prodotto prodotto dal dal termin termine rmine e liutaio taio ta o, info infonde fonde l’essenza dell’armonia. Colti da un sospiro vellutato e leggero leggero che gli strumenti sapientemente realizzati ealizzati dalla sua grande sensibilità emanano, amalgamando l’odore di legno allo scorrere dell’acqua. Q Quell’acqua uell’acqua che un tempo muoveva le pale del vecchio mulino e che oggi oggi muove l’essenza della sua arte. arte. Passioni


THE LUTHIER’S WORKSHOP Luigi Foscolo Lombardi and his creations It could be the title of a fairy-tale or a film by Ermanno Olmi, but instead it is an extraordinary reality which, perhaps because it is so close to us, in Romagna we hardly even notice. When you think about the Àgure of the luthier, they are associated with a Baroque past in which the lute (a plucked instrument from which the name derives) enjoyed its maximum splendour. In reality, lute-making is an art and a craft that survives to this day, conserving almost unchanged the characteristics that earned it such success during the Renaissance, testiÀed in Italy in the extremely famous creations of Antonio Stradivari, luthier in Cremona at the end of the 1600s and early 1700s. Such remote temporal references lead us to associate this profession with the past. It is thus a very pleasant surprise to meet, in Dovadola (a small centre about ten kilometres from Forlì), the great Romagna luthier, Luigi Foscolo Lombardi in his workshop, still in full activity at 9ia 9icolo del Mulino n. 4. A descendent of three generations of luthiers, Maestro Lombardi recounts with enthusiasm and reserve his childhood in his grandfather’s workshop. A workshop where in the summer they made wooden items mainly linked to rural life, while in the winter, a more settled and quieter season, they made musical instruments with the sections of quality wood that had been set aside over the course of the summer for nobler applications.

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Sorride Foscolo entrando con religioso silenzio all’interno dello dello spazio di lavoro dove le sagome sagome lignee di di violini violini e contrabbassi co ntrabbassi paiono animarsi di un respiro infinito. Come lui stesso stesso ci tiene a precisare: sia che un violino debb debba a suonare le e armonie barocche nel salottino raccolto di un principe o di un cardinale sia che debba ffarsi arsi udire in un grande teatro, è necessario che il legno di cui è ffatto atto possieda le giuste caratteristiche per trasmettere la velocità de dell suono (la quale muta a seconda della consistenza dell’essenza us usata). ata). Ci svela un piccolo segreto invitandoci a posare l’orecchio su un’informe un’info forme asse dii acero riccio. ricc riccio io.. L La a scelta ta de del el le legno egno va fa fatt fatta tta ta con l’o l’orecchio ’ore recchio o e il cerv cerve cervello vello vello o perché perc rché la a nota nota ta deve de evve e essere sere re chiamata chia amata ta. Così dicendo, dicendo con gesto semplice e maestria impalpabile, impalpabile colpendo uno dei la latiti dell’asse ascolta ascolta la nota prodotta otta al lato opposto opp opposto. osto.. Fa dies diesis ie esis iss, decreta, e nessun dubbio ci assale. Scopriamo infine che Foscolo Foscolo è un ottimo ottimo musicista amante di Mozart e Bach, ascoltandolo imp improvvisare rovvisare una piccola serenata per contrabbasso contrabbasso divagando d divagand ivagando o fra le note te di una malinconica canzone canzone francese e Summertime rtrtitime, senza negarci un’estemporanea composizione composizione nata nata da dalla lla sua fantasia. Uno strumento, p precisa recisa i il nostro t colto lt ospite, ospite i per avere un bel suono suon deve essere sempre tenuto in attività, attività attivi tà,, altrimenti ltrimenti dimenti dimentica tic ca la ca a musica music music ca, adducendo così ad una pratica che vede nella continuità, e non solo nella nella conosce cono conoscenza, scenza nza,, la a straordinaria seduzione prodotta dalla musica music musica. a. È un uomo d’arte Luigi Foscolo Lombardi che, c che he, raffinato raffin e gentile nei nei modi, possied possiede e uno stile innato e un’ampia cultura che recentemente gli ha fruttato anche anche il titolo di Ispettore Ispettore Onorario Onorario per i Beni Culturali Culturali e Ambientali. Che ama e pratica la scultura, realizzando con il legno e la pietra figure profondamente prof profo fondame ndamente nte evocative, emanazioni di un talento che da cuore e mente si trasf trasferisce ferisce alle mani attraverso una sacralità consentita consentita solo dall’atto del creare. Lo splendido splendido quadro sonoro realizzato per dar co corpo rpo alle teorie matematiche di di Leonardo Leonardo Fibonacci applicate alla musica musica ben riflette la parabola di Foscolo. E pare di sentire ancora la voce di suo padre padre incitarlo: incitarlo rlo:: “ Dai,, cià ciàpa àpa a e vi viulé viu viulén lé én” (prendi il violino). én olino). E suona, che la musica è una delle magie della vita vita.. I

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[ ] no […] [… n o n v’è dif differ fe er ren enz n a esse ssenzi nz ale l t tr r a l’ar ’ tis ’a tista ta e l’ar ’a a tig igian gian ia a o. in n rar ra a i m omenti ome enti ti l’ ti l is isp spira s r a zio z ne zi e e l a graz razia azia i dal l cie c ie elo lo, o, , ch che he sfug sfug fuggon gono gon o al cont con ro rol r ol llo l del de ella e l vol volont on à, à pos pos sson ono on o far a sì s che il i la l vor vor ro poss ss s sa sboc sb bo boc o ciare cia ia are e nel e l’a arte te [… […] ] wal walter lter er gr g opi pi p ius s (tr (t att at o da mani m ani nifes e st to o pro r gra gramma mma m tic ma t o de ti el l bau ba hau us)

The father of Foscolo, a Sergeant Major who was always very proud of his rank, used to apply military discipline even at home, and he adored music. He thus taught his children to play, along with those implicit rules that led the young Lombardi to inherit the workbench of his grandfather, as the Àrst of the grandchildren to enter the workshop. (very evening, at home, they played music, improvising an unusual public performance that united neighbours and friends into a small orchestra, creating harmonies with the limited resources available, based on their underlying talents. At just nine years Foscolo made his Àrst violin, which was sold at the time for 500 lire. It was rediscovered a few years ago abandoned in the loft of a fellow citizen. Today after careful restoration Lombardi can display it in his home together with so many other testimonies to a life dedicated to creating magniÀcent wooden objects. When he talks about his instruments and music, the Maestro lights up with that aura unique to those who profoundly love their work. His eyes recover their childhood glint as he delves back in memory to the events of his life. Moments that return as if they had only just happened, giving the antique art of the luthier that reÀned geniality that has always distinguished him. It is moving to hear him recount his father, a prisoner in a concentration camp on the Suez canal, saving himself by using a few sticks from an old umbrella and an empty boot polish tin to make a rudimentary violin. How wonderful it was to hear that celestial sound coming out from under a military tent, so extraneous to the sounds of war but so sublime that for a moment it was possible to forget the present. (ntering the workshop of Luigi Foscolo Lombardi means having the privilege of participating in a delicate poetic world that, like the sound itself of the word luthier, expresses the essence of harmony. We are embraced by the light velvety whisper emanated by his instruments, so carefully created from his great sensitivity, amalgamating the perfume of wood into a Áow of water. The same water that once moved the wheel of the old mill that today animates the essence of his art. Foscolo smiles as he enters with religious silence into the workspace where the wooden proÀles of violins and double basses appear animated with inÀnite spirit. As he himself likes to note: whether a violin has to play Baroque harmonies in the small chamber of a prince or cardinal, or if it needs to make itself heard in a large theatre, it is necessary that the wood from which it is made has the right characteristics to transmit the speed of sound (which changes depending on the consistency of the wood variety used). He reveals a little secret by inviting us to put an ear on a smooth board of Áame maple wood. The choice of wood must be made with the ear and the mind because the note has to be drawn out. Saying this, with simple but obscurely expert gestures, he taps one of the sides of the board while listening to the note produced on the opposite side. Fa diesis, he decrees, and nobody raises any doubts. We discover, Ànally that Foscolo is an excellent musician and lover of Mozart and Bach, while listening to him improvise a short serenade for double bass, ranging between the notes of a melancholy French tune and Summertime, together with an impromptu composition of his own. In order to produce a good sound, our cultured host speciÀes, an instrument must always be kept active, otherwise it forgets music, thus adhering to a tradition that sees continuity and not simply knowledge as the source of the extraordinary seduction of music. A true man of art, Luigi Foscolo Lombardi is reÀned and educated in manner, with an innate style and a wide culture which recently earned him the title of Honorary Inspector for Cultural and (nvironmental Heritage. He loves and creates sculpture, forming highly evocative Àgures out of wood and stone, an expression of talent that from heart and mind Áows into the hands in a form of sacrality only possible during the act of creation. His splendid acoustic painting created to embody the mathematical theories of Leonardo Fibonacci applied to music is a good example of the breadth of Foscolo’s interest. One can almost still hear the encouraging voice of his father: “Dai, ciàpa e viulén” (Come on, get your violin). And play, because music is a great magic of life. Passioni

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alba pirini immagini archivio pasqualotti di cannuzzo di cervia immagini: cervia, archivio vir pasquarul de bar picchio rosso dla pioppa

Pasquella romagnola ATA V I C O C A N T O B E N A U G U R A L E D I Q U E S T U A

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Passeggiando per le vie e piazze della Romagna nelle sere che vanno dal Solstizio d’inverno all’Epifania rischiate di fare strani incontri. Potreste infatti imbattervi in gruppi di strani individui avvolti nelle loro scure capparelle (mantelle) intenti a bussare alle porte delle case intonando strani stornelli. Sono i pasquaroli, o pasqualotti se preferite, nell’atto di perpetrare un rito propiziatorio che da tempo immemorabile si tramanda nelle campagne romagnole: la Pasquella. Nella credenza pagana, di probabile derivazione celtica, si riteneva che in queste dodici notti, gli spiriti dei morti uscissero dalla terra e l’ultima notte si incarnassero negli animali della stalla. Questi acquisivano pertanto il dono della parola. Si pensava che portasse molta sfortuna ascoltare i loro discorsi; se poi gli animali avessero parlato male di chi li accudiva, egli avrebbe dovuto seguirli nel mondo sotterraneo. Per contrastare la supposta presenza aleggiante della morte, viene intonato un canto popolare attraverso le cui strofe si porgono gli auguri alla famiglia e si invoca la prosperità dei campi, accompagnandolo

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con strumenti musicali spesso tradizionali come la fisarmonica. È uso che la prima strofa venga cantata all’esterno della casa, quale richiesta di essere accolti per portare l’allegria in casa. Una volta ottenuto il permesso dall’arzdora (padrona di casa), il canto continua con varianti legate alla zona e alla creatività dei pasquaroli. Segue la richiesta incalzante (anche se in toni scherzosi) di offerte in libagioni e cibarie, tradizionalmente con riferimenti ai prodotti derivanti dalla lavorazione del maiale, che usualmente avveniva proprio in questo periodo. Se le offerte sono generose i cantori intoneranno strofe augurali alla famiglia formulando auspici rivolti alle donne della casa che si trovano in età fertile. Se invece, come più raramente accade, l’ospitalità viene giudicata non all’altezza, ingiuriose strofe di commiato verranno rivolte alla casa e ai suoi abitanti. Non è un caso che anche in tempi lontani, quando veniva utilizzata la stalla quale luogo di

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PASQUELL A ROMAGNOL A A tavistic songs supplicating good for tune Wandering around the streets and piazzas of Romagna in the evenings between the winter solstice and the Epiphany you are at risk of strange encounters. You might bump into a group of unusual individuals wrapped in dark capparelle cloaks, intent on knocking on the doors of houses and singing strange folkk songs. These are the pasquaroli or pasqualotti acting out a rite of atonement that has been handed nded down in the Romagna countryside since in, it was thought that on these twelve nights the spirits of the time immemorial: the Pasquella. In pagan belief, probably Celtic in origin, dead rose from the ground and on the last night they were incarnated in the animals of the stables. These thus acquired the gift of talk. Listening to their tales was considered to bring very bad luck, and if the animals spoke badly of their masters then the latter would have to accompany them back into the world of the dead. In order to counter the assumed lurking presence of death, a popular song is chanted, wishing the families well and invoking prosperity for the Àelds, often accompanied with traditional musical instruments like the accordion. It is customary that the Àrst verse is sung outside, and is a request to be allowed inside to bring cheer into the house. Once permission is obtained from the arzdora, the mistress of the house, the song continues with variations linked to the origins and imagination of the pasquaroli singers. There follows an insistent request (even if in humorous spirit) for food and drink, traditionally with reference to products derived from the processing of pork, typically an activity of this period. If the offers are generous the singers will sing verses wishing the family good fortune and auguring well for the women of the house of fertile age. If instead, as rarely happens, the hospitality is deemed inadequate, injurious verses of departure are directed at the house and its inhabitants. Not surprisingly, and even in remote times when the stables were used as a place of public reception, the pasquaroli were accommodated in the house in order not to disturb the “talking” animals. In the 1960s with the rise of urbanization the tradition of the Pasquella was disappearing, but it was revived in the middle of the 1970s thanks in part to a group of singers, Il Passatore from Bulgarnò di Cesena, who started to perform in public places. Currently one of the most active groups is the 9ir Paqsquarol d’là Piopa, also originating from the countryside around Cesena. The latter abide strictly by tradition, but there are countless groups of younger singers who leave themselves ample space for improvisation, integrating elements of social and political satire. In our own time, even among the few that still own a stable, there is much less fear that the animals might speak badly of them on the night of the (piphany. Nevertheless, you will not Ànd a single “Romagnolo” who refuses a gift to the pasquaroli.

sgnour padroun arvì la porta / che que forra u’ jè la morta / e lì dentro c’e e l’allegria / buona pasqua epifania (signo (si s gno si g r padr a one aprit te le port port ort r e / ch che qui che qui fuo fuori ri c’è è la morte / e l lì ì dentro r c’è l’allegria ’ ia / buon uo a pasq pasq squ sq ua epifania). ua prima str pr rof ofa de ella pasquella

convivio pubblico, i pasquaroli venissero fatti accomodare in casa per non disturbare le bestie “parlanti”. Negli anni Sessanta, con l’avvento dell’urbanesimo l’usanza della Pasquella stava scomparendo, ma si ravvivò dalla metà degli anni Settanta grazie anche al gruppo di pasquaroli Il Passatore di Bulgarnò di Cesena che iniziò ad esibirsi in luoghi pubblici. Attualmente uno dei gruppi più attivi è quello dei Vir Paqsquarol d’là Piopa, anche loro provenienti dalla campagna cesenate. Questi ultimi si attengono rigidamente alla tradizione, ma non si contano i gruppi di più giovane età che lasciano ampio spazio all’improvvisazione inserendo elementi di satira sociale e politica. Ai tempi nostri, anche tra i pochi che ancora possiedono una stalla è scemata la paura che gli animali possano parlar male di loro la notte dell’Epifania. Ciò nonostante non troverete un solo Romagnolo che rifiuterà un offerta ai pasquaroli.

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alessandro antonelli

immagini: domenico bressan

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Brancaleoni da Roncofreddo DINASTIA DI CASARI L’arte di affinare i formaggi non si improvvisa, semmai si perfeziona. Questo il principio che traspare dalla passione di Renato Brancaleoni e di sua figlia Anna, ultime due generazioni a raccogliere il testimone di una famiglia che da oltre due secoli a Roncofreddo, nella valle del Rubicone, vanta un’invidiabile tradizione legata all’affinatura del formaggio. In particolare alla stagionatura in fossa (vedi ee n. 22), che in Romagna tocca assolute eccellenze. I locali di stagionatura della famiglia Brancaleoni si trovano all’interno dell’antico Palazzo Dominici, risalente al 1300, situato nel pieno centro del paesino. La fossa esiste da secoli ed è chiamata dell’Abbondanza in virtù della sua originaria destinazione allo stoccaggio del grano. Gli avi dei Brancaleoni la utilizzavano già nel 1700, è profonda quattro metri e mezzo ed è larga tre metri e mezzo. Viene costantemente monitorata ed è studiata anche dall’Università di Bologna. Anticamente le fosse di arenaria erano il metodo più efficace per preservare il grano, una delle loro peculiarità è la presenza al loro interno di gas naturali, che un tempo proteggevano i cereali e oggi arricchiscono l’affinamento dei formaggi. Renato ha traghettato la tradizione familiare nella modernità abbinando alle tecniche tradizionali un incessante lavoro di studio, sperimentazione e documentazione. Oltre ai pecorini tipici della zona, affina infatti il meglio della produzione italiana e francese. La selezione avviene in primavera, quando il formaggio tocca l’apice organolettico, segue una prima maturazione fino al momento di entrare in fossa. La famiglia Brancaleoni effettua una sola infossatura all’anno durante il periodo canonico (da agosto a novembre), in modo da consentire alla fossa di ricostituire la propria flora batterica. Ogni agosto viene allestita disponendo sulle sue pareti uno strato di paglia, miscelata secondo antiche ricettazioni, che protegge il formaggio e lo insaporisce. Si poggia poi sul fondo una base di legno che permette di spurgare il siero e i grassi trasudati dalle forme nel serbatoio sottostante. I

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BRANCALEONI DA RONCOFREDDO A cheese making dynasty The art of maturing cheese cannot be improvised, only perfected over time. This is the principle that emerges from the dedication of Renato Brancaleoni and his daughter Anna, the latest two generations to continue the heritage of a Roncofreddo family that for over two centuries, in the valley of the Rubicone, boasts an enviable tradition linked to the maturing of cheese. In particular for “in fossa” underground seasoning (see ee n. 22), which in Romagna achieves its highest excellence. The seasoning cells of the Brancaleoni family are inside the antique Palazzo Dominici, dating back to the 1300s, right in the centre of the village. The underground cell has existed for centuries and is known as dell’Abbondanza in virtue of its original purpose for storing grain. The forefathers of the Brancaleoni already used it in the 1700s. It is four and a half metres deep, and three and a half metres wide. It is constantly monitored and also studied by the University of Bologna. In ancient times underground sandstone cells were the most efÀcient method for preserving grain. One of their peculiarities is the accumulation of natural gases inside, which once served to protect the cereals and today enhances the maturation of cheeses. Renato has updated the family tradition by combining the traditional techniques with incessant modern studies, experimentation, and documentation. In addition to the traditional local pecorino cheeses, they also mature the Ànest Italian and French cheese products. The selection is made in spring, when cheese achieves its highest organoleptic properties,

followed by an initial maturing stage before entering the cell. The Brancaleoni family place a single batch in the cell each year during the traditional period (from August to November), in order to permit the cell to re-establish its speciÀc bacterial Áora. (very August the cell is prepared with a layer of straw covering the walls, blended according to antique recipes, to protect the cheese and lend it Áavour. A wooden base is laid on the Áoor so that any whey and fats that sweat out of the cheeses can drain into an underlying tank. The cheeses are then inserted one by one, in new cotton bags, stacked and covered in order of consistency until the cell is full. This is then sealed and not opened again until the 15 of November, by which time a strong aroma of cheese extends for kilometres along the valley. It takes ten days to dry the cheeses before they are ready for tasting on 25 November, an occasion for celebration for the entire village. The delights that are brought to light include: pecorino cheeses Áavoured with saffron, forest fruits, hay, walnuts, cow’s milk cheese Áavoured with Bavarian beer… Not by accident the Brancaleoni are among the most renowned maturers of cheese in Italy and have frequently represented Italy at the International Caseus Award in Lyon, France. Their cheeses are appreciated all over (urope and North America so that from the bowels of the earth in Roncofreddo they have even reached the pages of the New York Times.

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la dieta del ello lo scapol sca capol o o: pan ane e e fo forma orma rmaggi aggi ggio gg o e ba baci ci. i. jonath jon athan an swi swift ft

A questo punto i formaggi vengono infilati, uno ad uno, in sacchetti di cotone vergine ed infossati in ordine di consistenza, fino a colmare la fossa. Questa viene poi sigillata per essere riaperta il 15 di novembre, momento in cui l’odore deciso dei formaggi si diffonde per chilometri nella valle. Serviranno dieci giorni per farli asciugare e saranno pronti per il primo assaggio il 25 novembre, occasione di festa per tutto il paese. Quali delizie vedono la luce: pecorini insaporiti allo zafferano, ai frutti del sottobosco, al fieno, alle noci, formaggio di mucca insaporito alla birra bavarese… Non per niente i Brancaleoni sono tra i migliori affinatori a livello nazionale e hanno più volte rappresentato l’Italia all’International Caseus Award di Lione, in Francia. I loro formaggi vengono apprezzati anche in Europa e Nord America, così, dal ventre della terra di Roncofreddo sono arrivati persino sulle pagine del New York Times. Enogastronomia


Paolo Francesconi V INO IN EQUILIBRIO TR A CIELO E TERR A

carlo zauli

immagini: archivio paolo francesconi

Non cerca scorciatoie Francesconi, mentre contando sulle proprie competenze di vignaiolo ed enologo porta i suoi vini ad esprimere nel modo più lineare il “terroir” da cui hanno origine.

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L’estensione contenuta della tenuta (circa nove ettari vitati) consente a Paolo di seguire personalmente ogni aspetto della produzione. I vitigni rossi (Sangiovese, Merlot, Cabernet-Sauvignon e Centesimino) vengono allevati a cordone speronato, mentre i bianchi (Trebbiano, Albana e un piccolo impianto di Cordusel) a guyot. Dall’inizio della sua avventura, nel 1992, Francesconi ha deciso di seguire i criteri dell’agricoltura biologica. Ha escluso l’uso di sostanze di sintesi tutelando la fertilità del terreno attraverso l’aumento della sua sostanza organica, la tutela della sua attività biologica e il miglioramento delle sue caratteristiche chimico fisiche. Proteggendolo dall’erosione, dal compattamento e ottenendo, grazie agli inerbimenti controllati tra i filari, un agroecosistema particolarmente diversificato. Un ulteriore passo avanti è stato compiuto nel 2002, quando Francesconi ha sposato la visione dell’agricoltura biodinamica. Secondo tale disciplina l’azienda viene considerata come un unico “corpo”, nel quale agiscono diversi organi (animali, piante, alberi, suolo, siepi…) i quali concorrono a costituire l’equilibrio che garantisce la sua salute. L’agricoltura biodinamica tiene conto delle forze, ad esempio il moto degli astri, e dei principi organizzatori che agiscono sulle sostanze regolandole tramite preparati biodinamici. Sostanze di origine minerale, vegetale e animale che vengono combinate in base alle conoscenze scientifico-spirituali e distribuite sul terreno e sulle piante, contribuendo alla loro vivificazione. Dalle potature alla vendemmia, tutte le operazioni vengono svolte rigorosamente a mano. Quando l’uva giunge in cantina il regista non cambia, è sempre Paolo a decidere ogni passaggio e dal 2005 ha scelto di non impiegare lieviti selezionati in vinificazione. Il suo vino è dunque il diretto risultato del rapporto tra suolo, luce, calore, acqua, vitigno e lavoro dell’uomo. Un risultato che convince, a giudicare anche dai riconoscimenti che si è guadagnato. Tra gli altri, la Cantina è stata premiata più volte con la chiocciola di Slow Food e il suo Sangiovese Limbecca ha ricevuto i Tre Bicchieri Verdi del Gambero Rosso nel 2013 e 2014. Francesconi è anche uno dei vitivinicoltori ad aver fondato nel 2011 Bioviticultori, associazione che raggruppa sei produttori romagnoli che utilizzano metodi biologici e biodinamici. Un modo per sensibilizzare il consumatore finale e fargli comprendere quanti e quali sforzi confluiscono nel suo bicchiere. I

Sensi

di

Romagna


PAOLO FRANCESCONI Wine in equilibrium bet ween ear th and sky

Francesconi does not look for shortcuts when he applies his skills as vine cultivator and oenologist to induce his wines to express the land from which they derive in the most direct possible way.

tu (vino) dio, tu dono, tu nostro soccorso nel lavoro più duro. virgilio

The modest extension of his cultivation (about nine hectares of vines) enables Paolo to personally look after every aspect of production. The red grape varieties (Sangiovese, Merlot, Cabernet-Sauvignon, and Centesimino) are cordon trained and spur-pruned, while the white varieties (Trebbiano, Albana, and a small plantation of Cordusel) are Guyot pruned. From the start of his adventure in 1992 Francesconi has always wanted to apply the criteria of organic agriculture. He excluded the use of synthetic substances, protecting the fertility of the land by increasing organic substances, protecting biological activity, and improving the chemical and physical properties. The land is protected against erosion and compaction, and thanks to controlled plant growth between the vine rows, a particularly diversiÀed agricultural ecosystem is achieved. A further step forward was made in 2002, when Francesconi adopted the biodynamic conception of agriculture. Within this discipline the farm is considered as a single “body”, made up of various active organs (animals, plants, trees, soil, hedges, etc.) that combine to establish an equilibrium which guarantees health. Biodynamic agriculture takes into account natural forces, for example the movement of the planets, and the organizing principles that act on substances, regulating them through the addition of biodynamic preparations. Substances of mineral, vegetable, and animal origin are blended on the basis of scientiÀc and traditional knowledge and distributed over the ground and plants, contributing to their viviÀcation. From pruning to harvesting, all the operations are conducted rigorously by hand. When the grapes reach the wine cellar the approach remains the same, and it is always Paolo who decides each stage of the process, for example since 2005 he has opted not to use selected yeasts for viniÀcation. His wine is therefore the direct expression of the relationship between soil, light, warmth, water, vines, and human work. The result is very convincing, judging by the recognition that his wine has earned. Among others, his cellar has been repeatedly awarded the Slow Food snail, and his Sangiovese Limbecca won the Gambero Rosso Tre Bicchieri 9erdi award in 2013 and 2014. Francesconi is also one of the founding vine growers and wine makers of Bioviticultori in 2011, an association that brings together six Romagna producers who apply organic and biodynamic methods. A way to raise the awareness of Ànal consumers and help them understand just how much effort goes into their glass of wine.

Limbecca _ Sangiovese Superiore DOC 2011 _ Uve/Grapes 100% Sangiovese Questo Sangiovese, che si è pi volte guadagnato i Tre Bicchieri 9erdi del Gambero Rosso è un vino che va dritto al bersaglio senza troppi “orpelli”. Colore rosso ciliegia con riÁessi rubino e naso leggermente fruttato. Morbido al palato con note di marasca, mora e mosto. Fermenta per sei mesi e viene conservato sempre in acciaio. AfÀna poi in bottiglia per almeno un anno. Caldo, di agile beva, consente una buona Áessibilità negli abbinamenti fa comunque la sua Àgura con i tradizionali “compagni” del Sangiovese: salumi, formaggi stagionati, primi piatti al rag e carne alla griglia. Temperatura di servizio 18 °C. This Sangiovese, which has repeatedly won the Gambero Rosso Tre Bicchieri 9erdi award, is a wine that gets straight to the point without superÁuous “decorations”. It is cherry red in colour with ruby reÁexes and a slightly fruity nose. Soft on the palate, it presents notes of bitter cherry, blackberry, and must. Fermented for six months and always stored in steel barrels. It is matured in the bottle for at least a year. Warm and easy to drink, it offers Áexibility in combinations while still going well with the traditional “companions” of Sangiovese: cold meats, seasoned cheeses, Àrst courses with meat sauces, and grilled meats. Serving temperature 18 °C.

Le Iadi _ SangioveseSuperiore DOC Riserva 2008 _ Uve/Grapes 100% Sangiovese 9ino di punta dell’Azienda, ottenuto da uve mantenute a basse rese per ceppo. Dopo la fermentazione in acciaio afÀna in barrique di secondo passaggio per 12 mesi, riposa quindi in bottiglia per un periodo compreso tra i due e i tre anni. Il suo colore rosso intenso introduce un bouquet con sentori di rosa e sottobosco. Colpisce per l’equilibrio tra la ricchezza e la pulizia che offre al palato. Si gusta appieno con le carni pregiate cotte al sangue. Temperatura di servizio 18 °C. The cellar’s top wine, obtained from thinned bunches to maintain low wine-stalk yield. After fermentation in steel vats it is conditioned in secondary barrels for 12 months and then matured in the bottle for a period of two to three years. Its intense red colour brings a bouquet with shades of rose and forest herbs. It is striking for the equilibrium between complexity and cleanness that it offers the palate. Its full Áavour is best enjoyed with high quality meat cooked rare. Serving temperature 18 °C.

Impavido _ Rosso Ravenna IGT 2011 _ Uve/Grapes 100% Merlot Insolita per la Romagna la produzione di Merlot, che in questo caso si rivela una gradita eccezione introdotta da un colore rosso porpora pieno, che rivela al naso un complesso intreccio tra il suo spiccato profumo primario, quello secondario di frutta a polpa nera e le note terziarie minerali. È un vino che ha corpo, come dimostra anche la sua elevata alcolicità. Fermenta in acciaio e afÀna in barrique per 12 mesi prima di essere imbottigliato e lasciato riposare per almeno due anni in cantina. Ottimo per accompagnare la selvaggina e i sapori marcati in generale. Temperatura di servizio 18 °C. Production of Merlot is unusual in Romagna, but in this case proves a welcome exception, introducing itself with a full purple red colour, and a complex bouquet interwoven with a marked primary aroma, a secondary of dark Áeshed fruits, and additional mineral notes. This is a full-bodied wine, as also expressed by its high alcohol content. It is fermented in steel vats and conditioned in barrels for 12 months before being bottled and laid down for at least two years in the cellar. (xcellent to accompany game and strong Áavours in general. Serving temperature 18 °C.

Enogastronomia

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Sospesi… UN SENTIERO NEI PENSIERI DI TONINO GUERRA “Un progetto sospeso si può definire tale solo se viene realizzato per gli occhi di tutti”, soleva ripetere il Poeta di Pennabilli. [26

italo graziani – testo raccolto da alessandro antonelli anto tone nell li

immagini: archivio tonino guerra, luciano liuzzi

Guerra adotta il termine sospeso dall’abitudine filantropica del caffè sospeso, un tempo diffusa nella tradizione sociale napoletana, che prevede il dono della consumazione di una tazzina di caffè espresso a beneficio di uno sconosciuto. Chi ordina un caffè sospeso paga due caffè pur ricevendone uno solo. Quando una persona bisognosa entra nel bar può chiedere se c’è un caffè sospeso: in caso affermativo lo riceve come se gli fosse stato offerto dal primo cliente. Allo stesso modo, il progetto sospeso viene pensato per inserirsi in una catena della solidarietà rivolta verso la comunità. I progetti sospesi di Tonino si presentano dunque come un elenco di fantasie, sogni, lavori immaginati e parole pensate per restituire una nuova dignità al lavoro manuale. Un testamento “seminato” sulla carta e diffuso tra una grande comunità, ideato in particolare per potersi realizzare lungo il corso dell’Albero dell’acqua, come Tonino amava chiamare il fiume Marecchia. Questi “sogni” qualche anno fa sono stati anche raccolti in un volume (curato da Rita Giannini, Paolo Angelini e Fabrizio Bronzetti), intitolato per l’appunto Progetti sospesi, che è stato presentato nel giorno del 90° compleanno di Tonino Guerra. Durante quella che fu una festosa giornata illuminata dal sole di marzo, tra poesia, dialetto e spettacoli teatrali, venne dunque rivelato questo piccolo e prezioso scrigno di carta che racchiude 40 progetti in nuce. I

Sensi

di

Romagna


SUSPENDED … A path through the ideas of Tonino Guerra “A suspended project can only be described as such if it is realized for the eyes of everyone”, the artist used to say. Guerra adopted the term suspended from the philanthropic habit of the suspended coffee, a concept widespread in the Neapolitan social tradition involving the donation of a cup of espresso coffee to the beneÀt of an unknown person. When somebody orders a suspended coffee they pay for two coffees but only receive one. When a needy person enters the bar they can ask if there is a suspended coffee: if there is, they receive one as if it had been offered by the previous customer. In the same way, the suspended project is conceived as part of the chain of solidarity with the community. Tonino’s suspended projects are thus presented as a list of fantasies, dreams, imagined works, and words designed to lend a new dignity to manual work. A testament “seeded” on paper and dispersed into a large community, conceived in particular so that it can be realized along the course of the “Tree of Water”, as Tonino loved to call the Marecchia river. A few years ago these “dreams” were also collected into a book (edited by Rita Giannini, Paolo Angelini, and Fabrizio Bronzetti), titled Suspended Projects (Progetti sospesi),

which was presented on the day of Tonino Guerra’s 90th birthday. On that celebrative day, illuminated by the March sunshine, between poetry, dialect, and theatrical performances, this small but valuable paper chest was revealed, enclosing 40 seed projects. Often simple and charming, like The village of birds (13) which foresees Forty perches of three metres, time worn and supporting shelters in wood or other material, to create a large village of birds, or A lawn beside the war monument (27), which proposes laying a small lawn around the Santarcangelo di Romagna monument. In some cases the projects assume the simple involvement of volunteers, as in the case of The dialect (15) which proposes to send somebody into the schools to read dialect poetry and then ask the youngsters what they have understood, in others rather than projects they might be called precepts, like The light project (38), which recites: The light has become overambitious. By now it openly shows itself along all the streets. Light is a service. It should be modest, revealing the world around it rather than exhibiting itself. Browsing through suspended projects, one inevitably catches a glimpse of the opalescent light with which Tonino dazzled the world he inhabited, Àrst through his screenplays and then in his numerous works (fountains, museums, gardens, etc.). These represent his Ànal caress to the great family of men and women who, heading towards the future, will be able to open this “jar of ÀreÁies”. A small moon that will continue to illuminate the path traced by Guerra towards beauty.

27] Spesso semplici e deliziosi, come Il villaggio degli uccelli (13) che prevede quaranta pertiche di tre metri, con le magagne del tempo, che reggono casupole di legno o di altro materiale, così da creare un grande villaggio di uccelli o Un prato accanto al Monumento ai caduti (27), che propone l’allestimento di un piccolo prato intorno al Monumento di Santarcangelo di Romagna. In alcuni casi i progetti presuppongono la semplice attività di volontariato, come nel caso di Il dialetto (15) che suggerisce di fare arrivare nelle scuole qualcuno che legga una poesia dialettale e chieda ai ragazzi cos’hanno capito, altri più che progetti si direbbero precetti, come il Progetto per la luce (38), che recita: La luce è diventata troppo ambiziosa. Ormai lungo tutte le strade c’è la sua presenza sfacciata. La luce è un servizio. Deve essere modesta, così da mostrare il mondo che le sta vicino e non se stessa. Scorrendo i suoi progetti sospesi, è impossibile non intravedere la luce opalescente con cui Tonino ha abbagliato il mondo in cui ha vissuto, prima attraverso le sue sceneggiature e poi con le sue tante opere (fontane, musei, giardini…). Questi rappresentano l’ultima sua carezza alla grande famiglia composta dagli uomini e donne che, andando verso il futuro, potranno aprire quel “vaso di lucciole”. Una piccola luna che continuerà a illuminare il sentiero tracciato da Guerra verso la bellezza. Arte


e ques ues sto t è il fine e a cui c vo vog gli l o lavo li orar rare. e keith har ring in

Eron was here ROMAGNA GRAFFITI

Quando una manifestazione artistica di frontiera nata illegale come il graffitismo viene codificata quale arte ufficiale ci perde o ci guadagna?

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bernardo moitessieri immagini: archivio eron

Probabilmente dipende da chi tiene in mano la bomboletta spray. Nel caso di Davide Servadei, riminese, classe 1973, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Eron, si direbbe vera la seconda ipotesi. Per chi ancora non lo sapesse, il graffitismo consiste nell’espressione della propria creatività attraverso interventi pittorici sul tessuto urbano, che sovente venivano, e vengono tuttora, considerati atti di vandalismo. Il supporto scelto dai graffitisti (o writer secondo la definizione originale) per esprimersi è tradizionalmente costituito da mezzi pubblici, muri di periferia o anche edifici di interesse storico e artistico. I

Sensi

Il movimento nasce negli anni Settanta come moto di rivolta del sottoproletariato nero legato all’allora nascente corrente controculturale conosciuta con il nome di hip-hop. Colui che è oggi considerato uno dei più autorevoli esponenti del graffitismo italiano inizia la sua carriera alla fine degli anni Ottanta, quando, all’età di 15 anni, comincia a dipingere sui treni e sui muri della sua città. Affina il suo talento espressivo frequentando la Scuola d’Arte di Urbino, ma il suo vero percorso di formazione lo segue in strada ove, oltre a perfezionare la sua tecnica grafica sviluppa la personalissima visione poetica che permea le sue opere. di

Romagna


ERON WAS HERE Romagna graffiti When an illegally originating and offbeat form of expression like graffiti is classified officially as art, is it a loss or a gain?

to a new and very personal level, achieving a unique and distinct stylistic signature. Moving on from the common archetype, with its bright colours, marked symbolism, and caricature Àgurations, his compositions started to become ethereal, characterized by realistic features sometimes placed intentionally in contrast with profoundly nawve elements. Currently (ron’s production is divided between street and studio compositions. The former often express social themes like the one painted in a Rome underground station, or those created for the MAMBO – Museum of Modern Art of Bologna. His second class of works instead delineates a more complex imaginary universe. On his canvas, especially the most recent, (ron creates dialogues between images of opposite styles that trick the spectators’ senses, drawing them into a parallel dimension poised between reality and dreams. This is the effect of the Mindscape cycle, in which the artist depicts landscapes reminiscent of the Romagna coast in winter: sea, fog, and glimpses of deserted urban landscapes, realistically rendered they interact with elements painted in stereotyped manner. With the work titled Forever and ever... Nei secoli dei secoli..., in 2010 (ron became the Àrst street artist in history to paint the inside of a Catholic church. This is a trompe l’œil painted on the ceiling of the San Martino in Riparotta church in Rimini. For his home town (ron was also commissioned to fresco more than 200 metres of perimeter wall of the port.

This probably depends on who is holding the spray paint. In the case of Davide Servadei, born in Rimini in 1973 and better known by his pseudonym, (ron, one would opt for the second case. For anyone still not in the know, grafÀti art consists in creative personal expression in pictorial works directly on the urban fabric, once and still considered acts of vandalism. The supports chosen by grafÀti artists (or “writers” according to the original deÀnition) for expressing themselves traditionally consist of public transport, peripheral walls, or even buildings of historical and artistic interest. The movement was born in the 1970s as a form of revolt of the black underclass, at the time linked to the counterculture known as hip-hop. The person today considered one of the most authoritative exponents of Italian grafÀti art started his career at the end of the 1980s when, aged 15, he began painting trains and his local city walls. He reÀned his expressive talents by attending the Urbino School of Art, but his real training was in the streets where, in addition to perfecting his graphic technique, he also developed the very personal visual poetics that permeates his works. (ron has raised spray painting technique

Eron ha portato la tecnica dello spray painting su un livello nuovo e personale, raggiungendo una cifra stilistica unica e riconoscibile. A differenza dell’archetipo comune del graffito, costituito di colori brillanti, segni marcati e raffigurazioni caricaturali, le sue composizioni hanno cominciato a diventare eteree, caratterizzate da tratti realisti posti talvolta in voluta contrapposizione a elementi profondamente naïf. Attualmente la produzione di Eron si divide tra i lavori realizzati in strada e quelli composti in studio. I primi esprimono spesso tematiche sociali come nel caso di quello realizzato in una stazione della metropolitana di

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Roma o di quello realizzato per il MAMBO – Museum of Modern Art di Bologna. Nella seconda tipologie di opere, invece, si delinea un universo immaginifico più complesso. Sulla tela Eron mette in scena, soprattutto negli ultimi lavori, dei dialoghi tra immagini di stile opposto che ingannano i sensi dello spettatore trascinandolo in una dimensione terza tra realtà e mondo onirico. È ciò che accade nel ciclo Mindscape, in cui l’Artista raffigura paesaggi che richiamano la costa romagnola d’inverno: mare, brume e scorci urbani spopolati, riprodotti realisticamente interagiscono con elementi dipinti in modo stereotipato.

Arte


no a non as scol c to o ciò ò che dicono n i crit ri ici d’art te. non no non n co c no nos n sco o nes n sun su o che ha bis bisogn o o di d un n critico co o pe ca per apir pire e cos’ os’è è l’arte. l te. jean-m jea n ich n-m c el bas b qui q at

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Con l’opera dal titolo Forever and ever... Nei secoli dei secoli..., nel 2010 Eron è diventato il primo street artist della storia ad aver dipinto l’interno di un edificio di culto cattolico. Si tratta di un trompe-l’oeil eseguito sul soffitto della chiesa di San Martino in Riparotta a Rimini. Per la sua città natale, Eron ha anche affrescato su commissione gli oltre 200 metri del muro di cinta del porto. Recentemente i media si sono occupati di lui a causa di un episodio che richiama da vicino la leggenda della mosca dipinta da Giotto che il suo maestro, Cimabue, avrebbe tentato di schiacciare scambiandola per vera. Nel caso di Eron, il fatto sarebbe accaduto lo scorso febbraio alla mostra Critica in Arte, svoltasi negli spazi del MAR (Museo d’Arte della Città di Ravenna) a cui l’Artista ha partecipato. La sua installazione era costituita da un dipinto murale raffigurante il segno lasciato da uno specchio immaginario una volta rimosso. Sopra di esso, per completezza, Eron aveva aggiunto anche il buco lasciato nell’intonaco dal chiodo che avrebbe dovuto reggere tale specchio, disegnato con l’estremo realismo che lo contraddistingue. Secondo le voci riprese dalla stampa, una volta terminata la mostra uno degli operai addetti alla re-imbiancatura degli ambienti che l’ospitavano avrebbe tentato di stuccare il foro disegnato scambiandolo per un vero buco. Al di là dell’aneddotica del personaggio, la fama di Eron poggia su solide basi: alla fine degli anni Novanta è stato eletto miglior street artist italiano dalla rivista di settore AL Magazine; noto a livello internazionale per gli esiti della sua ricerca I

Sensi

figurativa, ha esposto in tutto il mondo: al Chelsea Art Museum di New York, all’Horizon One Gallery - Museo d’Arte Moderna di El Cairo, alla Biennale di Venezia, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, al PAC - Padiglione Arte Contemporanea di Milano, al Civic Centre Ozumba of Lagos - Nigeria, al Palazzo della Permanente di Milano, al Museo d’Arte Contemporanea di Roma e all’Italian Cultural Institute of New York, per fare qualche esempio. Ultimamente, inoltre, il MMOMA Magazine, rivista ufficiale del Moscow Museum of Modern Art, gli ha dedicato ampio spazio, esaltando l’originalità e la poetica del suo stile figurativo che unisce disegno e realtà confondendone i confini. La “promozione” dei graffiti d’autore da vandalismo a forma d’arte non è avvenuta solo nei musei ma anche nel senso comune, come dimostra anche la recente sentenza che ha dichiarato non colpevole di danneggiamenti al muro di un palazzo veneziano il writer Sqon, accusato di averlo imbrattato con il suo “logo”. Dopo tre anni di processo è emerso che nessun cittadino, compresi i proprietari dell’immobile in questione, aveva mai sporto denuncia e che al contrario era parere comune che il graffito avesse arricchito il muro. Ora però che il medium è stato “sdoganato”, la forza del messaggio artistico non può più appoggiarsi al lato eversivo del writing, deve bensì scaturire necessariamente dalla mano che regge la bomboletta spray e dalla mente del writer che la dirige. Quando questo nuovo scenario diventerà oggetto di ricerca accademica, Davide Servadei potrà dire: “Eron was here” (Eron era lì). di

Romagna


He was reported recently by the press as a result of an episode that closely recalls the legend of the Áy painted by Giotto, which his teacher, Cimabue, tried to squash thinking it real. In (ron’s case, the event occurred last February at the Critica in Arte exhibition held in the MAR (Ravenna City Art Museum) in which the artist was exhibiting. His presentation consisted of a mural painting depicting the mark left by an imaginary mirror after being removed. For completeness, (ron also painted a hole in the plaster above, left by the nail that would have supported the mirror, rendered with the extreme realism that distinguishes his style. According to the accounts reported by the press, at the end of the exhibition one of the work team re-painting the exhibition spaces attempted to plaster up the painted hole, mistaking it for a real one. Apart from the anecdotes surrounding this Àgure, (ron’s fame is supported on solid foundations: at the end of the 1990s he was nominated best Italian street artist by the specialized publication AL Magazine. Internationally famous for his Àgurative studies, he has exhibited around the world at, for example, the Chelsea Art Museum in New York, the Horizon One Gallery - (l Cairo Museum of Modern Art, the 9enice Biennial, the Palazzo delle (sposizioni in Rome, the PAC - Milan Contemporary Art Pavilion, the

Civic Centre Ozumba of Lagos - Nigeria, the Palazzo della Permanente in Milan, the Museum of Contemporary Art of Rome, and the Italian Cultural Institute of New York. Recently, the MMOMA Magazine, ofÀcial magazine of the Moscow Museum of Modern Art, dedicated ample space to his work, praising the originality and poetics of his Àgurative style, which combines invention and reality blurring the boundaries of the two. The “promotion” of high class grafÀti from vandalism to art form has occurred not only in museums but also in popular perception, as demonstrated by the recent ruling that declared the “writer” Sqon not guilty of damaging the wall of a 9enice building, against the charge of harming it with his “logo”. After three years of legal procedures it emerged that no local citizens, including the owner of the property in question, had ever submitted a complaint, and on the contrary it was widely agreed that the grafÀti had improved the wall. However, now that this art form has been “cleared”, the strength of its artistic message can no longer depend on the subversive aspect of “writing”, but must necessarily derive from the hand holding the spray can and the mind of the writer controlling it. When this new scenario becomes object of academic research, Davide Servadei will certainly be entitled to say: “(ron was here”.

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Arte


[0 4] TERRITORIO DALLE STA ZIONI SPA ZIALI A QUELLE TERMALI _ i cosmonauti russi “atterrano” in romagna F R O M S PACE STAT I O N S TO S PA S _ r u s si a n co s m o n a u t s “ l a n d” i n ro m a g n a I L R I F U G I O I TA L I A N O D E I R A M T H A _ s p i n e l l o d i s a n ta s o f i a T H E I TA L I A N R E F U G E O F T H E R A M T H A _ s p i n e l l o d i s a n ta s o f i a

[08] STORIA A R M A B I A N C A D I R O M AG N A _ l a te m i b i l e sa ra cca H A N D K N I V ES O F R O M AG N A _ t h e d re a d e d sa ra cca M I ST E R I T R A L E M U R A _ l a fo r tez za d i cas t ro ca ro M YST E R I ES W I T H I N T H E WA L LS _ t h e fo r tez za o f cas t ro ca ro AVA GA R D N E R E WA LT ER CH I A R I _ l e a p p a r i z i o n i in ro m a g n a AVA GA R D N E R A N D WA LT ER CH I A R I _ t h e i r a p p e a ra n ces i n ro m a g n a

[14] [32

PASSIO NI

L A B OT T EG A D E L L I U TA I O _ l u i g i fo s c o l o l o m b a rd i e l e s u e cre a z i o n i T H E LU T H I E R ’ S WO R K S H O P _ l u i g i fo s c o l o l o m b a rd i a n d h i s cre a t i o n s PA S Q U E L L A R O M AG N O L A _ a ta v i co ca n to b e n a u g u ra l e di q u es t u a PA S Q U E L L A R O M AG N O L A _ a ta v is t i c so n gs su p p li ca t i n g g o o d fo r t u n e

[20] EN OGASTRO N O MIA B R A N C A L EO N I DA R O N CO F R E D D O _ d i n a s t i a d i ca s a r i B R A N C A L EO N I DA R O N CO F R E D D O _ a ch e es e m a k i n g d y n as t y PAO LO F R A N CES CO N I _ v i n o i n e q u i l i b r i o t ra ci e l o e te r ra PAO LO F R A N CES CO N i _ w i n e i n e q u i l i b r i u m b e t we e n e a r t h a n d s k y

[26] ARTE S O S P ES I… _ u n s e n t i e ro n e i p e n s i e r i d i to n i n o g u e r ra S U S P E N D E D … _ a p a t h t h ro u g h t h e i d e a s o f to n i n o g u e r ra E R O N WA S H E R E _ ro m a g n a g ra f f i t i E R O N WA S H E R E _ ro m a g n a g ra f f i t i

I

Sensi

di

Romagna


Cerindustries SpA

numero nume m ro 36 ma a rrz rzo zo 2 2015 20 0 15 15



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