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LIVE in Porto Cervo
SPECIAL THANKS FOR LIVE IN PORTO CERVO
Advertising Agency EQUOS
Photo - Priscilla Benedetti Texts - Fabrizio Rinversi, George Hammond Interview - Francesco Antinolfi Photo Rolex Cup - Carlo Borlenghi
Courtesy Location Porto Cervo Hotel Cala Di Volpe Hotel PITRIZZA Hotel ROMAZZINO Hotel CERVO
Rolex for Rolex Cup ROLLS ROYCE Heliportocervo Villa amoras villa solana Rose marine Phi beach cantine surrau cantine siddura
Cesare Attolini
COLLEZIONE SPRING SUMMER 2015
Giuseppe Attolini
Massimiliano Attolini
La nostra, da sempre, è un’idea di eleganza senza tempo, armonica, fluida eppure piena di carattere. Sintesi perfetta e unica di quel sottile understatement tipicamente britannico e di quella raffinatezza piena di verve inevitabilmente partenopea. Le nostre radici affondano nel terreno della storia occidentale dell’eleganza maschile, da quando nostro nonno Vincenzo, nel lontano 1930, creò la prima giacca destrutturata. Rivoluzionando per sempre i canoni imperanti dello stile britannico. Creando quella che, col passare dei decenni, è divenuta un’icona. Semplicemente, oggi, la giacca. Noi profondiamo il massimo della nostra dedizione nel portare avanti quel lavoro straordinario e difficilissimo, iniziato sin dalla metà degli anni cinquanta da nostro padre Cesare, di attualizzazione di tale iconica estetica. Interpretandone i canoni senza tempo e calandoli nei luoghi, nelle abitudini, nelle necessità coeve. Pur rifuggendo dalla rincorsa alle effimere tendenze dell’ultimo momento. Massimiliano Attolini
Ours has always been a concept of elegance that is timeless, harmonious and fluid, yet full of character. A unique and perfect synthesis of that subtle, typically British understatement and refinement that is full of verve and inevitably Neapolitan. Our roots draw on the history of Western male elegance, from when our grandfather Vincenzo created the first unstructured jacket in 1930. Forever revolutionizing the prevailing canons of the British style. Creating what, over the decades, has become an icon. Today, simply the jacket. We have dedicated ourselves to carrying on this extraordinary and very difficult work of actualizing this iconic aesthetic, begun in the mid-fifties by our father Cesare. Interpreting timeless canons and adapting them to the places and habits our own times. While refusing to chase after the ephemeral trends of the moment. Massimiliano Attolini
è proprio nel solco di questa visione che amiamo raccontare gli stilemi della nostra eleganza contestualizzandoli in quei luoghi che sono riconosciuti nell’immaginario collettivo come icone italiane di bellezza assoluta. Tra queste, Porto Cervo è stata senza dubbio un palcoscenico mirabile sul quale rappresentare la nostra prossima linea primavera-estate per l’armonica, naturale, essenza delle sue forme, dei suoi colori, della sua luce. Un ambiente in cui si può ancora avere il privilegio di provare la sensazione di essere avvolti da un’armonia assoluta, senza tempo… Proprio come indossando una delle nostre giacche! Giuseppe Attolini
It is precisely in line with this vision that we love to illustrate our stylistic elegance by contextualizing it in those places that are recognized in the collective imagination as Italian icons of absolute beauty. Among these, Porto Cervo was undoubtedly a wonderful stage on which to present our next spring-summer line due to its natural harmony, the essence of its forms, its colours and its light. It is an environment in which you can still have the privilege of experiencing the feeling of being surrounded by an absolute, timeless harmony... Just like wearing one of our jackets! Giuseppe Attolini
FASHION SHOOTING da pag. 16 / 29 THE IMPETUOSNESS OF THE NORTH-WEST WIND da pag. 30 / 39
LIVE IN... THE FLIGHT OF SAILS THROUGH EVER DOME WAVES
FASHION SHOOTING da pag. 40 / 57 THE INDEFINITE Magic of a landscape designed by the time da pag. 58 / 67
LIVE IN... a MIX OF colours, scents, atmospheres
FASHION SHOOTING da pag. 68 / 87 an ancient and pure taste da pag. 88 / 97
LIVE IN... the uniqueness of the wine of an amazing land
DREAM HOTELS IN HARMONY WITH THE NATURE da pag. 110 / 119 FASHION SHOOTING da pag. 120 / 143
LIVE IN... hours scanned by the rhythm of excellence
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THE IMPETUOSNESS OF THE NORTH-WEST WIND
Grazia Deledda, in uno dei suoi ultimi romanzi, “Il Paese del Vento”, del 1931, scrive: “Io uscii sullo spiazzo davanti casa, dove il vento arrivava attenuato, poiché soffiava da nord-ovest, e sconvolgeva i salici e i pioppi solo a sinistra della nostra abitazione, traversandoli con la sua fiumana violenta che andava a sfogarsi nel mare. Si vedeva la sabbia dell’arenile sollevarsi come un vapore giallo, e uccelli e farfalle mischiarsi al turbine… Il vento, non arrivato ancora al massimo della sua forza, aveva una voce d’invito, come una musica che eccita alla danza o alla marcia… Il mare è tranquillo, azzurro, appena increspato dalla furia del mostro: anzi pare ne sorrida, mentre sulla spiaggià sconvolta la rena fugge spaurita, rifugiandosi a ridosso delle dune... Le barche, però, le vedo andare calme al largo, con le vele gonfie, colorite come tulipani: vanno laggiù, dove il mare e il cielo si confondono in uno stesso vapore violaceo, mentre a riva le onde si portano via il vento, giocando con esso come i delfini fra loro.” La grande scrittrice di Nuoro, Premio Nobel per la Letteratura nel 1926, parla anche delle origini, di quel
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vento, il Maestrale, che le “riempiva gli occhi di rena e la bocca del suo sapore di funghi e di muschio, che dava l’impressione di un suo luogo d’origine, cioè delle grotte donde ora sgorgato come un gigante troglodita che vuole sconvolgere la pace della natura”. E già, il Maestrale o Mistral, dall’antico provenzale “maestral”, quel vento che si genera quando correnti di aria polare o artica irrompono nel Mediterraneo occidentale, proprio dalle coste della Provenza. In queste circostanze le masse d’aria provenienti da Nord, scavalcando il Massiccio Centrale francese ed i Pirenei, si incanalano lungo la valle del Rodano dove vengono molto accelerate dalla rapida discesa sui versanti sottovento. Nella maggior parte dei casi, questa accelerazione consente ai venti di Maestrale di giungere ancora irruenti fino alle coste di Corsica e Sardegna e, specie nel periodo estivo, le due isole patiscono inizialmente il calore dell’entroterra, in particolare, nelle aree sud-orientali ed in modo sostenuto nei primi giorni di vento. Si tratta di lunghi periodi ventosi, che portano spesso i mari in tempesta, con violente mareggiate sulle coste occidentali e settentrionali della Sardegna. Ad una simile potenza si può alternare la dolcezza della brezza del vento di Ponente, proveniente da ovest, durante la stagione estiva, ma la cui intensità rimane notevole. Ecco, quindi, che è il mix Ponente/Maestrale, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, ad accogliere nelle acque antistanti Porto Cervo e Porto Rotondo, la Maxi Yacht Rolex Cup, una spettacolare competizione velica riservata alle categorie Mini Maxi (18-24 metri), Super Maxi (oltre 30,5 metri), per culminare nella leggendaria J-Class, veri e propri velieri costruiti tra il 1930 ed il 1937 e che, in quel settennato, hanno partecipato alla Coppa America. E’ un colpo d’occhio straordinario, veder transitare gli scafi attorno allo scoglio di Mortoriotto, formazione granitica che emerge successivamente alle isole di Soffi e Mortorio, nel Parco della Maddalena, davanti a Portisco o a Punta Volpe di Porto Rotondo. E allo stesso modo è affascinante osservare le vele in sequenza doppiare Capo Ferro, situato a nord-ovest di Porto Cervo, a segnalare la presenza delle secche delle Bisce e dei Monaci, oltre all’ingresso da sud-est alle Bocche di Bonifacio: ultimato nel 1861 è costituito da una torre circolare che poggia su un edifico a due piani. Bisogna conoscerlo molto bene il vento di Sardegna, le sue traiettorie, le sue indicazioni, per farsi prendere per mano e viaggiare veloci… The IMPETUOSNESS OF THE NORTH-WEST WIND In one of her last novels, entitled “Il Paese del Vento” (The Land of the Wind) dating from 1931, Grazia Deledda writes: “I went out into the yard in front of the house, where the wind arrived only gently, since it was blowing from the northwest, and assaulted the willows and poplars only on the left side of our home, passing through them with its violent flow which went on to pour itself out into the sea. You could see the sand rising from the beach like a yellow vapour, and birds and butterflies caught up in the vortex….The wind, not yet at its greatest strength, had an inviting sound, like music that makes you want to dance or march… The sea is calm, blue, barely
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ruffled by the fury of the beast, on the contrary it seems to smile, while on the windswept beach the sands flee in fear and seek refuge among the dunes…. The boats however sail calmly offshore, with billowing sails coloured like tulips, they go to where the sea and the sky are lost in each other in the same violet vapour, while on the shore the waves take the wind away with them, playing with it as if they were dolphins.” The great writer from Nuoro, awarded the Nobel Prize for literature in 1926, also speaks about the origins of that wind, the Mistral, which “filled one’s eyes with sand and the mouth with the taste of mushrooms and moss, which gave the impression of its place of origin, the caves where it gushed out like a gigantic troglodyte wishing to upset the peace of nature”. Indeed, the Maestrale or Mistral, from maestral in the ancient dialect of Provence, is that wind which is produced when the currents of polar or arctic air erupt into the western Mediterranean, precisely from the coast of Provence. In this situation the mass of air arriving from the north, crossing the Massif Central of France and the Pyrenees, is channelled along the Rhone valley where it is accelerated by the rapid descent on the slopes downwind. Most of the time this acceleration allows the Mistral to arrive still with force as far away as the coasts of Corsica and Sardinia and, particularly in the summer, the two islands endure the heat of the inland regions initially, especially in the south-western regions and particularly during the first few days of the wind’s onset. The windy periods are long, often causing rough seas with violent tides on the western and northern coasts of Sardinia. This onslaught may alternate with the gentle breeze of the Ponente, a westerly wind, during the summer but having considerable intensity. So we have this mix of westerly/Mistral, between the end of August and early September in the waters in front of Porto Cervo and Porto Rotondo, the Maxi Yacht Rolex Cup, a spectacular sailing competition for the Mini Maxi (18-24 metres), Super Maxi (more than 30.5 metres) categories and culminating in the legendary J-Class, genuine sailing ships built between 1930 and 1937 and which, in that seven year period, took part in the America’s Cup. It is striking to see the boats around the rocks of Mortoriotto, a granitic formation which emerges after the islands of Soffi and Mortorio in the Magdalena Park, in front of Portisco or Punta Volpe of Porto Rotondo. It is likewise fascinating to watch the sails in sequence rounding the Capo Ferro lighthouse, located northwest of Porto Cervo to mark the Bisce and Monaci shallows, and the south-eastern entrance to the Strait of Bonifacio. Construction of the lighthouse, consisting of a circular tower standing on a two-storey building, was completed in 1861. It is necessary to have a good knowledge of Sardinia’s wind, its paths, the signs it gives, to have its cooperation and sail fast…
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THE INDEFINITE Magic of a landscape designed by the time
viaggiatore alla scoperta di luoghi e atmosfere e non dal puro vacanziere. Perché come l’estate sostanzia il mare, l’inverno sostanzia i monti. Se non si vuole andar per coste, basta affrontare il tratto più straordinario della strada statale 131, dal mare fino all’interno e, salendo appena, si è gratificati nella vista e nell’olfatto. Da Olbia a Nuoro tutto profuma, cento chilometri scarsi di verde e d’azzurro, di pini, di lentischio, vigneti, querceti, di mare e montagne che si baciano, da percorrere a finestrino abbassato. Eppure, non ha prezzo, penetrando le acque dalle mille sfumature di trasparenza, riuscire ad osservare a 36 metri di profondità sullo scoglio del Mortoriotto, il corallo nero che, nonostante il suo nome, sembra quasi brillare con il suo giallo intenso tra i rami rossi delle gorgonie. E, poi, il corallo rosso affascina a soli 5 metri sotto la superficie tra Alghero e Capo Caccia, per continuare, nell’ambiente marino dell’Asinara, tra Cala d’Oliva e Punta Trabuccato, con il fondale sabbioso percorso da praterie di posidonia oceanica, lunghe foglie nastriformi riunite in fasci, dal verde chiaro alla tonalità scura e brunastra. Sui fondali rocciosi scorrazzano corvine, saraghi, scorfani, dentici, spigole, e diverse specie di labridi dalle straordinarie livree, e aragoste. L’incanto, però, lo si raggiunge presso l’Arcipelago della Maddalena, costituito da 60 tra isole e isolotti, un paradiso per gli amanti dello snorkeling che, se fortunati, pos-
“La Sardegna è un’altra cosa: più ampia, molto più consueta, nient’affatto irregolare, ma che svanisce in lontananza. Creste di colline come brughiera, irrilevanti, che si vanno perdendo, forse, verso un gruppetto di cime… Incantevole spazio intorno e distanza da viaggiare, nulla di finito, nulla di definitivo. é come la libertà stessa.” Così, David Herbert Lawrence, scrittore, poeta e drammaturgo inglese, annota nel suo libro “Sea and Sardinia”, racconto di viaggio pubblicato nel 1921, cogliendo come in pochi hanno saputo fare, quell’essenza caratteristica dell’isola e della sua gente. Quel senso di libertà che va oltre, evidentemente, il connotato della Sardegna smeraldizzata, di un territorio da vivere per una sola stagione sotto le luci dei riflettori e di un sole che non abbandona mai. Eppure basta voltarsi dal mare alla terra e si possono vedere le montagne che si gettano nell’acqua: sono i fianchi del Gennargentu e l’area dell’Ogliastra, della Baronia, del Supramonte e del nuorese fino a Bitti, a raggiungere il confine con la Gallura, la valle del Tirso, e a toccare il Sarcidano. Navigare da Posada fino ad Arbatax, ossia passar per mare dalla costa gallurese, quella dove è sempre estate, a quella barbaricina dove le stagioni si alternano, si noterebbe ad occhio nudo un’assoluta differenza. Una distinzione riscontrabile proprio d’inverno, quando la Barbagia rivela tutta la sua profondità di territorio vivo, “a disposizione” del
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sono trovarsi a nuotare tra i delfini. E già le rocce, quelle che connotano buona parte dei circa 1.900 km di coste della Sardegna, in un susseguirsi di paesaggi molto vari che sono stati creati e modellati durante la lunghissima storia geologica dell’isola. In particolare, ampi tratti a falesie a strapiombo sul mare sono compresi tra Portoscuso e le zone di Buggerru e Masua, qui di tipo calcareo e, risalendo verso il litorale nord-occidentale, le falesie si sviluppano nella linea costiera tra Bosa, in forma basaltica, e Alghero-Capo Caccia, ancora calcaree, fino ad includere anche l’isola dell’Asinara e, sulla costa orientale, le insenature del Golfo di Orosei. La magia del lavoro del vento e del tempo, però, la si può ben osservare percorrendo la Escala del Cabirol (in catalano, la scala del capriolo, così chiamata proprio per la particolare conformazione che si inerpica sul promontorio), 656 gradini che si snodano sulla parete del massiccio di Capo Caccia, a raggiungere la Grotta di Nettuno, formazione carsica, al cui interno i 100 metri di lago salato sono avvolti dalla magnifica architettura di stalattiti e stalagmiti. A poca distanza, poi, splende un vero e proprio santuario del mare, la Grotta di Nereo, 500 metri di tunnel e cunicoli, facilmente accessibili per i subacquei, in cui si concentra la più completa varietà di specie che è possibile osservare nel Mediterraneo, tra pesci, crostacei, spugne e coloratissima vita sessile. Ecco, la Sardegna si manifesta nella mutevolezza dei suoi colori, dei suoi odori, delle voci della natura, tale da rendere difficile ritrovarvi un’unità paesaggistica. Rimane solo, osservandola dal mare, una sequenza di
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meravigliose contraddizioni, quali deserti sabbiosi e lagune fiorite di oleandri, coste alte e rocciose con pinnacoli dolomitici e bassure litoranee a perdita d’occhio, massi granitici flagellati dalle onde e tranquille calette dalle acque di smeraldo da cui traspaiono fondali bassi di sabbie biancorosee. Come diceva Lawrence, “nulla di finito, nulla di definitivo”… THE INDEFINITE MAGIC OF A LANDSCAPE DESIGNED BY THE TIME “Sardinia is like no other, larger, more normal, not at all irregular, but that disappears in the distance. Crests of hills like moorland, unimportant, which lose themselves, perhaps, towards a small group of peaks… an enchanting space within and distance to be travelled, nothing finite, nothing definite. It is like freedom itself.” This is how David Herbert Lawrence, English writer and playwright, writes in his book “Sea and Sardinia”, a travelogue published in 1921, grasping as very few others have done, that characteristic essence of the island and its people. That sense of freedom that evidently goes beyond the connotation of the emerald Sardinia, a land to live in for a single season in the spotlight and under a sun that never abandons it. Yet by merely turning one’s gaze from sea toward the land the mountains can be seen, casting themselves into the sea, the slopes of the Gennargentu and the area of Ogliastra, Baronia, Supramonte and Nuorese as far as Bitti, reaching the border with Gallura, the Tirso valley, and touching Sarcidano. Sailing from Posada to Arbatax, in
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other words travelling by sea from the coast of Gallura, where it is always summer, to that of Barbaricina where the seasons alternate, something absolutely different would be clearly visible. A distinct winter when Barbagia reveals all its intensity as a land which is alive, “at the disposal� of the traveller who is in search of places and atmospheres and not just the holidaymaker. Because as the summer justifies the sea, the winter justifies the mountains. Those who do not wish to go by sea can follow the most extraordinary section of state road 131 which rises slightly along its route from the sea inland and gratifies the senses of sight and smell. From Olbia to Nuoro everything has a fragrance, almost one hundred kilometres of green and blue, pines, lentisk, vineyards, oak woods, sea and mountains that go hand in hand, it is a road to drive along with the windows open. Diving into the water with its infinite shades of transparency and being able to see to a depth of 36 metres is a price-
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less experience at the rocks of the Mortoriotto, the black coral which, in spite of its name, almost seems to shine with its intense yellow amid the red branches of the gorgonias. Then between Alghero and Capo Caccia at a depth of only five metres the red coral offers its enticing invitation and extends all the way to the marine environment of Asinara, between Cala d’Oliva and Punta Trabuccato, where the sandy bottom is covered by expanses of Mediterranean tapeweed with its long ribbon-like leaves in bundles ranging in colour from light to dark green and brownish. On the rocky bottoms corvina, white bream, scorpionfish, snappers, bass and various species of wrasses with their extraordinary colours and lobsters all mill about on the rocky sea bottom. The snorkeler’s dream however is to be found at the Magdalena Archipelago with its 60 islands and islets and where, with a little luck, you may find yourself swimming amid dolphins. Then there are the rocks which are typical of a good part of the approximately 1,900 km of Sardinian coastline in a series of extremely varied landscapes created and modelled during the very long geological history of the island. In particular there are the long sections of cliffs and sheer drops between Portoscuso and the areas of Buggerru and Masua
where the rock is limestone but going up toward the north-western coast the rock becomes basalt, then limestone again at Alghero-Capo Caccia as far as the island of Asinara and the inlets of the Gulf of Orosei on the east coast. The magical work of wind and time however can be seen clearly on the road from the place know as Escala del Cabirol in Catalan dialect (the roe’s staircase in English, or scala del capriolo in Italian, so called because of the unusual formation that rises up the promontory), 656 steps that wind up the wall of the massif of Capo Caccia to the Grotta of Neptune, a karst formation inside which a saltwater lake 100 metres long is enclosed in a magnificent architecture of stalactites and stalagmites. Not far away there is a genuine haven of the sea, the Grotta di Nereo with its 500 metres of tunnels and passages, easily accessible to divers and where it is possible to observe a concentration of the most complete variety of species in the Mediterranean including fish, crustacea, sponges and highly coloured sessile life forms. So this is Sardinia, showing itself in its changing colours, fragrances and voices of nature, to the point that it is difficult to form a single impression of the landscape. Seeing it from the sea there is only a sequence of marvellous contradictions, from sandy deserts to lagoons surrounded by oleanders, high rocky coastlines with pinnacles reminiscent of the Dolomites and costal plains as far as the eye can see, granitic masses lashed by the waves and calm inlets of emerald water in which low sea bottoms of whitish pink sand show through. Just as Lawrence described it, “nothing finite, nothing definite”…
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AN ANCIENT AND PURE TASTE
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Affermava Mario Soldati, scrittore e regista, grande esperto in materia: “Il vino è la passione della terra”. E la terra di Sardegna è sempre stata prodiga di vite e del suo pregevole frutto, sin dall’epoca nuragica e il Cannonau (il vitigno simbolo dell’enocultura sarda) è il suo figlio più riconosciuto. Proprio alla civiltà dei nuraghi che molti scambi culturali e commerciali ebbe con i principali potentati mediterranei, forse si deve l’inizio di quell’influenza proveniente dalla vicina Spagna che molto tempo dopo, dal 1324 al 1713, con la Corona d’Aragona diresse le sorti del Regno di Sardegna e con molta probabilità, delle sue uve. Infatti, lo stesso Cannonau è interpretabile come versione locale della garnacha spagnola, un’uva camaleontica di alta qualità che dà luogo a vini dolci o secchi, oppure, il Carignano del Sulcis e le sue vigne ad alberello di carignan come un’estensione della cariñena spagnola, o ancora, il Bovale quale cugino sardo del bobal spagnolo, protagonista di rossi di corpo. Poi, però ecco le uve sarde autoctone apparentemente prive d’influssi come i rossi Monica e Girò e i bianchi Nuragus e Nasca. E che dire del Vermentino di Gallura, prodotto a Nord-Est, risultante della
concentrazione del tutto unica delle uve vermentino dovuta alla combinazione tra caldo e venti marini della Gallura: Capichera è il produttore di quello che è considerato il miglior bianco dell’Italia Meridionale, con una vendemmia tardiva affinata in legno. E nella Gallura s’immerge anche la tradizione e l’avanguardia di Vigne Surrau, cantina che sperimenta con l’appassimento delle uve Vermentino e Cannonau e la vinificazione delle stesse con metodo champenois (citiamo il Sole di Surrau, il Sole Ruju, il Sincaru e il Barriu). I vitigni autoctoni, poi, quando abbinati dalla sapienza di enologi di fama mondiale quale Giacomo Tachis, generano capolavori come il rosso Turriga delle Cantine Argiolas: un blend di Cannonau, Carignano, Bovale e Malvasia nera, vinificati autonomamente e, poi, uniti ed affinati in barrique francesi di Tronçais e di Allier. Argiolas, ancora oggi prosegue in quel di Serdiana, paese di case in pietra e mattoni crudi, tra le morbide colline del Parteolla, alle spalle di Cagliari, una filosofia costruita sulla passione di famiglia e rappresentata egregiamente dal Turriga, scultura prenuragica, proposta sull’etichetta, identificativa di una femminilità forte e fiera,
tipica delle donne sarde. E quella terra del sud della Sardegna, delle piccole chiese romaniche che, fin dal Medioevo sono state i luoghi della fede, delle feste e degli incontri, spinge il pensiero a nord, verso il cuore della Gallura più autentica e selvaggia, quella amata da De Andrè, vicina eppure lontanissima dai clamori e dalle luci della Costa Smeralda, in un paesino figlio anch’esso dell’epoca medioevale, in cui la Società Agricola Siddura si divide tra il Maìa, un Vermentino sapido e fresco (ha vinto il Porto Cervo Wine Festival) e il Fòla, un ottimo e irruento Cannonau. Una magia e una favola, per l’appunto, maìa e fòla in dialetto gallurese, che esprimono la loro eccellenza, il loro gusto originale e profondo, in virtù dei terreni granitici o mescolati di granito e calcare, granito e basalto, granito e scisto, dove sono coltivati i vitigni. Nella Gallura e nel Sulcis, vi sono vigneti di Carignano dai quali l’azienda Capichera trae un rosso dai riflessi violacei, dal sapore pieno e caldo e dal finale lungo e persistente. Il suo nome è Assaje, in gallurese “è già qualcosa”, come a dire che, da queste parti, la gente è abituata ad apprezzare con gioia, anche il più piccolo dono della terra.
Sardinian grapes apparently free of external influence such as the red Monica and Girò and the white Nuragus and Nasca. And what can we say about the Vermentino of Gallura, produced in the northeast, the result of an entirely unique concentration of vermentino grapes due to the combination of high temperatures and sea breezes of Gallura: Capichera is the producer of what is considered the best white wine in southern Italy, with a late harvest and refinement of the wine in wood. And Gallura also welcomes tradition and vanguard of Vigne Surrau, winery that experiments, drying the Vermentino and Cannonau grapes, and through the vinification of the same ones with champenois method (we mention Sole di Surrau, Sole Ruju, Sincaru and Barriu). The autochthonous vines, when combined with the expertise of world famous oenologists such as Giacomo Tachis, produce masterpieces such as the red wine Turriga from the Argiolas winery where a blend of Cannonau, Carignano, Bovale and black Malvasia are produced independently and then combined and refined in French oak barrels from the
An ancient AND PURE TASTE According to Mario Soldati, writer, film director and a great expert on the subject: “Wine is the passion of the land” and the land of Sardinia has always been richly endowed with vines and its excellent fruit right from the nuraghic period and Cannonau (the vine which symbolises Sardinian viticulture) is its most famous offspring. It was in fact due to the Nuraghi civilisation, which had a great deal of cultural exchange and trade with the main states dominating the Mediterranean, that Spain began to exert its influence and, much later from 1224 to 1713, determined the destiny of the Kingdom of Sardinia and probably its grapes too under the Crown of Aragon. Indeed Cannonau can be viewed as a local version of the Spanish garnacha, an adaptable grape of high quality which can be used to produce sweet or dry wines, or the Carignano del Sulcis and its carignan bush vine as an extension of the Spanish cariñena, or the Bovale which is the Sardinian cousin of the Spanish bobal, the main varietal for production of full-bodied red wine. But then there are autochthonous
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forests of Tronçais and Allier. The Argiolas winery still continues in the tradition of Serdiana, a town of stone and bare brick houses nestled amid the gently rolling hills of del Parteolla inland from Cagliari, a philosophy built on family passion and represented well by the Turriga, a pre-nuraghic sculpture on the label which identifies a strong proud femininity typical of Sardinian women. And that land of southern Sardinia, of small Romanesque churches which from the Middle Ages have been places of faith, celebration and gatherings, looks to the north, toward the more authentic and wild heart of Gallura, the land loved by De Andrè, near but distant from the clamour and lights of the Costa Smeralda, in a village which also dates from medieval times, in which the Siddura vineyard divides its efforts between Maìa, a fresh full-bodied Vermentino (it won the Porto Cervo Wine Festival) and Fòla, an excellent impetuous Cannonau. A charm and a fable - that is the meaning of maìa and fòla in the dialect of Gallura - words that express their excellence, their original intense flavour, by virtue of the lands of granitic rock sometimes mixed with limestone or basalt or schist where the vines are grown. In Gallura and Sulcis, there are Carignano vines from which the Capichera wine producer obtains a red wine with violet reflections, a full warm flavour and long persistent aftertaste. Its name is Assaje, which in local dialect of Galluria means “it’s not bad”, as if to say, in these parts, the people are used to appreciating even the smallest gift from the land with joy.
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DREAM HOTELS IN HARMONY WITH THE NATURE
Agli inizi degli anni ‘60 il principe Karim Aga Khan IV incaricò Jacques Couëlle, Michele Busiri Vici e Luigi Vietti della progettazione degli interventi sulla costa di Arzachena, interessata dal progetto del Consorzio Costa Smeralda. Questi tre grandi architetti dettero vita, tra l’altro, a quattro vere e proprie eccellenze nell’accoglienza d’élite, quali l’Hotel Cala di Volpe, Il Cervo, il Pitrizza ed il Romazzino. Vietti si occupò, in particolare, di realizzare il centro del villaggio di Porto Cervo e, contestualmente, gli alberghi Cervo e Pitrizza. Il primo è il luogo ideale per coloro che desiderano soggiornare nel cuore di Porto Cervo, la location perfetta per una vacanza tra mare e mondanità. Aperto tutto l’anno, l’hotel si “apre” sulla famosa Piazzetta del villaggio, a un passo dalle più rinomate boutiques e dalla Marina con i suoi yachts più prestigiosi; un rifugio di raffinata semplicità, che ben si fonde con le atmosfere naturali e con lo stile tipico della Costa Smeralda. Il Pitrizza, invece, si ispira alla preistoria sarda, in particolare alla struttura architettonica dei dolmen, istallazioni megalitiche costituite da due o più piedritti verticali che sorreggono uno o più lastroni orizzontali: lo si nota con chiarezza sia nella serie di ville disposte in mezzo a rocce e fiori, sulla costa degradante verso la baia di Liscia di Vacca, sia, più chiaramente, nel patio annesso a molte di queste. Il tutto è avvolto dalla natura, dove il lusso non è mai ostentato ma piuttosto sussurrato e, in tal senso, suggestiva è la piscina ricavata dalla roccia naturale scolpita dal vento, la cui cascata crea uno spettacolare effetto per cui l’acqua sembra sparire dentro il mare e sulla linea dell’orizzonte. Quella del Cala di Volpe, pensato da Jacques Couëlle, è invece una delle più grandi del Mediterraneo alimentata da acqua salata. Un complesso, il Cala di Volpe, in cui portici, pavimentazioni in granito, archi e scalette, configurano un villaggio sul mare, sfondo del leggendario pontile in legno che si getta nelle acque cristalline, calcato anche da 007, nel film “La spia che mi amava”. E l’intimità del villaggio mediterraneo emerge prepotente anche nell’Hotel Romazzino, opera di Michele Busiri Vici, connotato da linee fluenti e morbide, con esterni rivestiti a calce ed elementi di decoro ripetuti quali comignoli, archi a sesto acuto, feritoie triangolari, tegole ricurve e ceramica; un paesaggio contemporaneo immerso in un giardino incantato, tra i profumi di ginestra, ginepro e mirto, a dominare dall’alto la splendida spiaggia, fiore all’occhiello dell’albergo, la cui sabbia bianca è leggermente venata di sfumature rosate, laddove si accentua
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la presenza della roccia di granito sull’arenile. A completare il quadro d’insieme, spiagge private, camere arredate con la distintiva semplicità di pavimenti e piastrelle di terracotta in delicati colori pastello (senza far mancare i comfort moderni), ristoranti di primissimo livello con viste mozzafiato e, per gli amanti dello sport, oltre ad attrezzatissimi Fitness Center e a campi da tennis illuminati, è a disposizione un campo da golf di livello internazionale, come il Pevero Golf Club, un 18 buche, Par 72, disegnato da Robert Trent Jones nel 1972. dream hotelS in perfect harmony with nature At the beginning of the nineteen sixties Prince Karim Aga Khan IV appointed Jacques Couëlle, Michele Busiri Vici and Luigi Vietti for the architectural design of the Consorzio Costa Smeralda project on the coast of Arzachena. These three great architects created, among other things, four genuine premier quality hotels: Cala di Volpe, Cervo, Pitrizza and Romazzino. Vietti was concerned particularly with the centre of the village of Porto Cervo and, at the same time, the Cervo and Pitrizza hotels. The first is an ideal place for those who wish to lodge in the centre of Porto Cervo, the perfect location for a holiday by the sea and in the company of high society. The hotel, which is open all year, overlooks the famous village square just a few steps from the most famous boutiques and the Marina with the most prestigious yachts; a refuge with refined simplicity that blends well with the natural atmosphere and typical local style of the Costa Smeralda. The Pitrizza instead is inspired by the prehistory of Sardinia, especially the architectural structure of the dolmens (single-chamber megalithic tombs consisting of two upright stones which support one or more horizontal slabs). This can be seen clearly in the series of villas located amid rocks and flowers on the coast sloping down to
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the bay of Liscia di Vacca, and more clearly in the patios annexed to many of these. Everything is surrounded by nature, where luxury is never ostentatious but whispered. A picturesque feature is the swimming pool cut out of the natural rock eroded by the wind with a waterfall that creates a spectacular effect as the water seems to disappear into the sea on the line of the horizon. The pool of the Cala di Volpe hotel conceived by Jacques CouĂŤlle instead is one of the largest filled with seawater in the Mediterranean. The Cala di Volpe is a complex in which porticos, granite paving, arches and steps form a village by the sea with the backdrop of the legendary wooden bridge which descends to the crystalline water and which 007 crossed in the film “The spy who loved meâ€?. The intimate nature of the Mediterranean village can also be seen in the Hotel Romazzino, designed by Michele Busiri Vici, characterised by soft flowing lines, with lime painted exteriors and repeated decorative elements such as chimney pots, pointed arches, triangular embrasures and ceramic barrel roof tiles; a contemporary landscape immersed in an enchanted garden amid the fragrance of broom, juniper and myrtle, overlooking the splendid beach from above, the pride and joy of the hotel, where the sand is white and slightly veined with pink shades and where granite rock stands out along the shoreline. To complete the overall picture, there are private beaches, rooms furnished with the distinctive simplicity of terracotta floors and tiles in delicate pastel shades (without neglecting modern comforts), the very highest quality restaurants with breathtaking views and, for sports lovers, there is a fully equipped Fitness Centre and illuminated tennis courts and the Pevero Golf Club with its international level 18 hole par 72 golf course designed by Robert Trent Jones in 1972.
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