nell’Anima Quattordici poesie di Paolo Melandri musicate da HistriX e illustrate da Cesare Reggiani
LIBRO +CD
In copertina: Nell’Anima Illustrazione di Cesare Reggiani
L’immaginario 25 Cesare Reggiani/Histrix, Nell’anima. ISBN 978.88.8178.459.2 © 2010 Mobydick, Faenza Corso Mazzini 85 (0546/681819) www.mobydickeditore.it Finito di stampare nel mese di Settembre 2010
Per i testi © Paolo Melandri Per le musiche © HistriX Per le illustrazioni © Cesare Reggiani
nell’Anima Quattordici poesie di Paolo Melandri musicate da HistriX e illustrate da Cesare Reggiani
Giudicherete voi le poesie qui pubblicate! Da parte mia non nego che sono quelle cui sono più affezionato. E non perché le ultime creature siano le più care, ma perché sono state esaltate dalla collaborazione di due ispirati artisti. In primo luogo Cesare Reggiani: le ha musicate, senza mai distaccarsi dal testo. Avrei giudicato impossibile una simile impresa, se non avessi poi ascoltato una realizzazione che supera le mie aspettative. Le mie poesie non sono testi per musica: semplicemente poesie, scritte in piena libertà. Non mi sono mai posto il problema se fossero musicabili o no, ho solo scritto, sugli argomenti che mi stanno a cuore. È successo un miracolo, evidentemente, se penso ai risultati. Un miracolo dietro il quale stanno due sapienze tecniche e due spiriti poetici che si sono incontrati: le mie competenze e quelle di Cesare. La sinergia è un prodigio, quando più esperienze lavorative si incontrano, e producono un valore aggiuntivo. I testi potenziati, esaltati: la più bella soddisfazione della mia vita. Il successo dell’impresa non sarebbe stato certo completo, se un altro poeta, un poeta della chitarra, non si fosse aggiunto: Paolo Giovannini, un musicista per il quale, come per Reggiani e per me, l’arte è una magia pratica. Ci vuole molta conoscenza tecnica per fare poesia. Evocative sono le frasi musicali che Paolo ha intarsiato nelle canzoni, riversando il suo spirito sul nostro spirito, la sua ispirazione sulla nostra ispirazione. I suoi interventi non sono mai tecnici aggiustamenti, o tanto meno esibizioni di virtuosismo. E non sono mai a se stanti. Sono tasselli pensati per integrare l’atmosfera poetica dei singoli pezzi, a dare anima all’anima. Duro e difficile lavoro è stato per tutti e tre; ma più per gli altri due, che per me. Io ho dato il la con le mie poesie: gli altri hanno costruito una sinfonia, musicale e visiva, a partire da quel la. Costruire! non è questa l’arte? Io amo i costruttori, odio i distruttori. Alla loro valorizzazione hanno poi contribuito moltissimo anche le illustrazioni, visive: poesie esse stesse, musica esse stesse. Musica sulle parole che mi ha sussurrato l’anima. Opera d’anima nel suo complesso, col bisturi spietato di uno sguardo lucido: senza scontati intimismi. Ma poesia, poesia, poesia! Poesia verbale, poesia visiva, poesia musicale. Pensate ai Notturni di Chopin, o alle Ballate di Bob Dylan. Creativi sono stati anche gli altri membri di «Histrix», e quanti hanno preso parte al progetto: qui sorregge la melodia un robusto bordone di contrabbasso, là spicca un violino, una fisarmonica, una tastiera sapientemente adoperata come organo Hammond o come pianoforte; ovunque, son voci, cori, le cicale friniscono nella Serenata: la natura, evocata, aggiunge il suo suono, il suo richiamo lontano. Son le risate del dopolavoro, e l’afflato del mare senza vento. E la neve che lenta fiocca, ad annunciare una bellezza senza tempo. Paolo Melandri, Agosto 2010
E attendo... E attendo che a me venga la parola e il suono giusto, come dietro il vetro di una ďŹ nestra quando siedi e aspetti che uno passi e gli occhi tutti attenti si velan per l’assiduo tuo ďŹ ato e innanzi alle pupille hai sol quel velo, e passa il tempo, e tu non sai piĂš nulla.
Quaggiù non ho se non il mio tormento Quaggiù non ho se non il mio tormento e il mio canto. L’oblìo breve è finito e nell’oscuro cuore io mi sgomento; ché oggi sono simile al ferito che lontano si sveglia al limitare di un gran deserto e vede l’infinito sopra il suo corpo riarso palpitare di stelle e in lui remoto come il cielo il volto delle sue cose più care e tutta la sua vita senza velo, quasi nel vetro della notte inscritta, e l’anima chiarita nel suo gelo. Mi risveglio io così, dopo il delirio dell’affocante vampa estiva, solo con quest’esister che non è martirio. E tutta la mia vita è senza velo, quasi nel vetro della morte inscritta, e l’anima è chiarita nel suo gelo. Lascio così l’estate che ho descritta, vane illusioni steso sopra a un telo, sento l’autunno dalla mia garìtta e volgo un bel sorriso incontro al cielo.
Nell’Anima Nell’anima che ancor non si rivela cammino a piccoli passi, reggendo, nella mano, una candela! Cercare e non trovar vecchia canzone! fatica e insonnia, giorni irosi e notti amare. Anima, e ti vedrò chiara e serena solo nel giorno che potrò esplorarti reggendo in mano la mia luna piena.
Non torneremo Non torneremo oggi nel giardino perché – lo sai – talvolta all’improvviso questo profumo lieve o dolce vento torna a nutrirci di una gioia persa – ma anche ci riporta come spettro dolori che ci angosciano da sempre. Guarda dalla finestra sotto gli alberi quante morti giù in terra ha sparso il vento! Dal cancello di gigli arrugginiti fuggono uccelli per prati nascosti – o bevono tremando sui pilastri pioggia dai vasi vuoti ormai di fiori.
Distacco nell’addio Era il distacco: accorse la ragazza. La semplicetta figlia delle selve piangeva, delirava come pazza. Con lei gemevan le feroci belve! Dall’alto della sella il cavaliere ecco le tende la sua man sinistra. Torna a terre lontane che amministra! Freddo è il saluto: non la vuol vedere. Ecco le briglie tende; in alto in alto tacite stelle furon testimoni. Giacque la bella, morta è in soprassalto. Un tumulo fu fatto con festoni. Non tornò il cavaliere alla foresta. Ma all’improvviso, al mezzo d’una festa, da lì passando, scorse l’ipogeo. Lesse la scritta senza compassione. Pensò che un tagliagole fosse il reo.
Calma di mare Un mare calmo è il riposato petto: non suoni, non gridi dentro s’affacciano. Una dolcezza pervade l’aspetto delle onde lievi che i miei occhi abbracciano. Pace fonda in fondo all’acque; senza moto il mare sta. Scruta calmo il navigante quella liscia immensità. Tace il vento; una mortale calma stende il suo sopor. Non un’onda nell’uguale lontanissimo torpor. Grande calma colma il petto nella liscia immensità; non distrurba alcun diletto la piatta immobilità. Pace fonda in fondo all’acque; senza onde il mare sta. Scruta assorto il navigante quella piatta immensità. Pieno di grida è il riposato petto: come un velo si stende tutto il mare. Nessuna brezza increspa quell’aspetto che par paesaggio di stasi lunare. Pace fonda dentro l’acque; senza onde il mare sta. Scruta inquieto il navigante quella immota immensità. Tace il vento; una mortale calma stende il suo sopor. Non un’onda nell’uguale lontanissimo squallor. Calma è di morte che ogni cosa avvolge; v’è l’orizzonte qual solo confine. Respiro un’aria che i sensi sconvolge:senza profumo, come alla sua fine.
Nel parco dell’anima Vieni nel parco ch’è dato per morto. Guarda: ridono là luci lontane. Di pure nubi l’insperato azzurro rischiara stagni e variopinte vie. Cogli il giallo profondo, il grigio tenue di bossi, di betulle. Il vento è mite. Scegli, bacia, corone fa’ intrecciate di tarde rose ancóra non sfiorite. Ed anche questi estremi àsteri guarda. La porpora a selvagge viti attorta lieve nel vento dell’autunno scorda con quanto al verde vivere è restato.
Serenata Dolce fanciulla se è tua volontà Appagar la mia brama amaora Soltanto il dì che mia morte verrà Lunga sarà l’attesa e ansiosa Lunga sarà l’attesa e ansiosa Se dovrò guadagnarmi le tue grazie Solo alla fine del mio errar terreno Sarà la vita troppo lungo strazio Potesse in un istante venir meno Potesse in un istante venir meno Dolce fanciulla se è tua volontà Di appagar la mia brama amorosa Soltanto il dì che il nero oblio verrà Lunga sarà l’attesa, lunga e ansiosa Lunga, lunga e ansiosa.
In disparte Chi è mai, colà, che perde i propri passi nel verde incolto? Il folto ormai lo inghiotte – di scatto i rami chiudono il passaggio – nella brughiera smarrisce l’angoscia. Vorrei che si volgesse! – Egli scompare. Che può un moto dell’anima a guarire chi tramutò l’amore avuto in fiele e preferì il deserto alla bellezza? Il Bello muore, il Perfetto svanisce – come fiera ferita ancor s’inoltra tra pruni e sterpi, e scende ormai la notte. Non vede i ciclamini che calpesta. Veloce perde sé nel vuoto attorno – ormai non vedo più la sua figura e pianto il muso contro il chiar di luna e al tremolar del mar volgo le spalle. Dio d’Amore, se v’è nel tuo salterio un suon che salvi, col canto tu rinnova il suo deserto – le vene d’acqua che sotto lui scorrono fa’ ch’egli senta – e un’oasi lo consoli!
Le siepi Siamo alle siepi, netto è il confine giungono bimbi in fila e qualche madre – cantano canti di gioia celeste la terra ha più chiaro e certo suono. La sera s’inclina, ancóra al sole tremiamo alle parole tue. E pensi: tutto fu in noi sol gioia fino a quando non vedevamo oltre queste siepi. Siamo alle siepi, netto è il confine giungono motti e scherzi di bambini – tutto fu in noi sol gioia fino a quando scoprimmo il mondo oltre queste siepi.
La vera ricchezza La farfalla alla candela vola lesta, come sposa: l’orna con duplice vela finché in essa non riposa. Mi consumo per far luce: sono io quella candela; ma pur sete ho anch’io di luce: m’orno di duplice vela. La candela e la farfalla, sposo e sposa, pur son io: quell’abbaglio che sfarfalla, quel tesoro, è solo il mio. Son la vittima più eletta che s’immola per la luce, ma quel bene che m’alletta alla morte mi conduce. Lo splendore che rifulge resti traccia, segno, vita per chi vede consumarsi la mia anima smarrita.
La notte La notte inghiotte i tetti, e cupa cresce su luci sparse nel mondo assonnato. O notte! attendo d’esser consolato dalla tua assenza, ma non mi riesce. Incede il tempo come su binari ignoti, verso mete sconosciute. La nostra vita d’anime perdute è errar nel buio, cupi e solitari. Or percepisco un’aura d’altri mondi mentre il freddo serale sale a soffi; sussurran pace e spiran quiete i soffi, getto le reti in attimi profondi. La notte inghiotte i tetti, e mi smarrisce la strana pace d’anima assonnata; son come sotto una tenda assolata e nulla al mondo più m’intimorisce.
Tempro la cetra Tempro la cetra. Tempro, per produrmi. Perché prodursi è l’atto dell’artista dell’altre cose non son specialista ma sono specialista del produrmi. L’opera d’arte non è che un residuo dell’indiarsi dell’artista assente: non sono, invero, non son qui presente qual uom pensante, come un individuo. Ma sono, in carta, qui un capolavoro mentre sorrido, e mi piace ascoltare chiacchiere oziose da dopolavoro. Queste parole avrà da meditare chi crede all’arte delle brocche d’oro, chi crede all’arte posta su un altare.
Mostruosità natalizie Lenta la neve dal ciel di cenere d’un capelvenere è più sottil.
Come un funereo bianco lenzuolo v’è ovunque solo cieco sopor.
Non d’erbaiola odesi il canto, solo un rimpianto lungi del dì.
Volano cauti raminghi alati: son ritornati spiriti a me.
Fioccan dal cielo come di cenere le piume tenere, algide ancor.
Con gli occhi vitrei guardan la camera dove ancor s’anima il mio poetar.
Mostro o miracolo son questi frigidi aghini rigidi sul gran biancor.
In breve, in breve, amici arcani (tendo le mani), con voi sarò.
Dal campanile cadon le ore come signore di un mondo arcan.
Giù nel silenzio senz’ali, timido, scendendo livido con voi verrò.
Mostruose spire s’alzan, vapori, cobra incolori senza velen.
Paolo Giovannini, Paolo Melandri e Cesare Reggiani a CĂ Bruciata, ďŹ ne agosto 2010.
nell’Anima
HistriX è un progetto musicale nato dell’incontro fra Paolo Giovannini, chitarrista eclettico, ideatore e ispiratore di molte formazioni musicali e Cesare Reggiani, pittore, illustratore, da sempre appassionato di musica. Il progetto HistriX è fondato sul dialogo fra linguaggi artistici diversi: dopo la prima serie di concerti “Notes on Canvas”, una raccolta di cover folk-blues con proiezione dei dipinti di Reggiani, ora la raccolta “Nell’Anima” è generata dai testi poetici di Paolo Melandri, messi in musica e arrangiati dal duo. Al progetto poetico-musicale si è contemporaneamente aggiunta la serie di quattordici immagini di Reggiani a illustrazione dei testi.
Nell’Anima
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E attendo... Quaggiù non ho Nell’anima Non torneremo Distacco nell’addio Calma di mare Nel parco dell’anima Serenata In disparte Le siepi La vera ricchezza La notte inghiotte i tetti Tempro la cetra Mostruosità natalizie
2: 09 3: 42 3: 20 4: 10 4: 36 5: 34 3: 45 2: 49 4: 03 4: 43 3: 38 4: 50 2: 23 6: 01
Paolo Bentini
Alberto Giovannini
Marco Liverani Paolo Giovannini
Cesare Reggiani
Nell’Anima Musica e arrangiamenti di Paolo Giovannini e Cesare Reggiani su testi poetici di Paolo Melandri. Pepe Medri suona l’organetto diatonico in “Non torneremo”. Annacarla Altini canta in “Nel parco dell’anima”. Le Cicale di Cà Bruciata cantano in “Serenata”.
HistriX: Paolo Bentini: piano, tastiere, voce. Alberto Giovannini: contrabbasso, basso elettrico, tastiere. Paolo Giovannini: chitarra elettrica, acustica, pedal steel, dobro, mandolino, voce. Marco Liverani: percussioni, batteria, chitarra acustica. Cesare Reggiani: voce, chitarra acustica, banduria, armonica.
Registrato a Cà Bruciata, Mixato e Masterizzato nell’agosto 2010 da Matteo Valla negli studi Duna Studio - Russi Ra
Fotografie di Stefania Bertoni e Enzo Pezzi Graphic Design e illustrazioni di Cesare Reggiani.
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E attendo... Quaggiù non ho Nell’anima Non torneremo Distacco nell’addio Calma di mare Nel parco dell’anima Serenata In disparte Le siepi La vera ricchezza La notte inghiotte i tetti Tempro la cetra Mostruosità natalizie
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HistriX è un progetto musicale nato dell’incontro fra Paolo Giovannini, chitarrista eclettico, ideatore e ispiratore di molte formazioni musicali e Cesare Reggiani, pittore, illustratore, da sempre appasionato di musica. Il progetto HistriX è fondato sul dialogo fra linguaggi artistici diversi: dopo la prima serie di concerti “Notes on Canvas”, una raccolta di cover folk-blues con proiezione dei dipinti di Reggiani, ora la raccolta “Nell’Anima” è generata dai testi poetici di Paolo Melandri, messi in musica e arrangiati dal duo. Al progetto poetico-musicale si è contemporaneamente aggiunta la serie di quattordici immagini di Reggiani a illustrazione dei testi.
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