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DI SEGUITO SI TRASCRIVONO BRANI DELLE INERVISTE DAL VOLUME “I MASTRI VETRAI RACCONTANO”.
-PECCIA LEA - Rivestitrice di fiaschi. -”Negli anni sessanta nella zona di Piegaro – Panicale non c’era molto lavoro. “A Pietrafitta vi erano alcune industrie: la Cava di lignite, la Mattoniera e la Vetreria guidata dai toscani e Bombello che produceva damigiane con una parte di vetrai che erano stati licenziati da Piegaro. Nel 1957 anche la Vetreria Piegarese era agli ultimi sgoccioli, si doveva rifare e i vetrai decisero per la Cooperativa. Alcune ditte portavano i fiaschi da rivestire. Per le donne, l’unica risorsa era la rivestizione dei fiaschi, sia fabbricati in zona dalla Vetreria Piegarese che da ditte toscane. Il lavoro incominciava la sera prima, bisognava bagnare la scarcia e fasciarla con il “ballone” in modo da non farla asciugare, altrimenti si rompeva nel momento di adoperarla e ci si rovinava le dita. Ci si alzava la mattina presto per prendere poche lire che però facevano comodo e c’era l’opportunità di non spostarci da casa e fare le faccende domestiche, si lavorava e si cuoceva la pasta, si guardavano i figli, ma la cosa negativa era che i contributi per la pensione non sempre venivano “versati”. Alcune ditte portavano il lavoro “a nero” senza rispettare i contratti e si faceva concorrenza tra lavoratrici, tutte le settimane ritiravano il lavoro, lo pagavano e lo consegnavano di nuovo. Vedendo tutte le settimane i soldi molte donne trascurarono la Vetreria Cooperativa che era sorta da poco. Venivano dalla Toscana, da Figline Valdarno, Empoli. Venne il Ninci, l’Etruria di Giovanni Bartolozzi, Gatti, ecc.. Noi si presero contatti con le donne toscane che avevano da tempo effettuato scioperi e ottenuto risultati. Poi nel 1975 arrivarono delle macchinette che eliminavano diverse fasi dalla lavorazione manuale. Dalla Toscana costruirono nel 1978 una fabbrica a Moiano. Fu allora che la Vetreria Cooperativa Piegarese, attraverso una “lettera aperta” del Presidente Pedetti, rassicurò le lavoranti a domicilio sul rispetto delle norme di legge e dei contratti.[…]
-MOSCONI QUARTILIO – Scrive l’ex segretario Cgil
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-Camera del Lavoro di Tavernelle: “Avendo svolto attività nel Sindacato nella zona di Tavernelle che comprende i comuni di Panicale e Piegaro sono a conoscenza, per averli vissuti, aspetti positivi e negativi delle vicende del vetro.[…] Le vetrerie non solo producevano ma svolgevano anche una attività complementare e cioè la rivestizione di varie tipologie di fiaschi. Nel territorio operavano sia imprese umbre che toscane, quindi la rivestizione aveva assunto una forte presenza estendendosi anche in alcune zone di Castiglione del Lago, Città della Pieve e Perugia.[…] Questo lavoro si può affermare che è servito ad elevare le condizioni di molte famiglie e data l’estensione, si poneva l’esigenza di fissare delle regole e per questo venne stipulato il Contratto nazionale, e a livello provinciale tariffe per ogni pezzo rivestito. Molte furono le iniziative sindacali per raggiungere tali obbiettivi, dalle assemblee agli scioperi che consistevano “nel non riconsegnare i fiaschi rivestiti”. Alle trattative presso l’Ufficio Provinciale del Lavoro erano presenti rappresentanti delle donne. Una esperienza importante sul piano economico e fortemente positiva di emancipazione del mondo del lavoro e di dialettica con i committenti.”[…]
-FORA NILO – In occasione della Sagra della Castagna del 2004 è rimasto molto sorpreso del “Palio del fiasco impagliato” e della mia collezione esposta in paese. È un po’ amareggiato per il fatto che la vecchia Vetreria sia spoglia e non siano stati recuperati i materiali e le attrezzature. Mi scriverà degli appunti dei quali trascrivo alcuni brani:
“Negli anni ‘50 venne ripristinata la vecchia Vetreria Piegarese da una società che con un fornetto piccolo facevano pomelli per mobili; il personale non era molto, noi eravamo inesperti in quel campo di lavoro. Io facevo parte dell’officina poiché già conoscevo un po’ di meccanica. Quindi si è iniziato a lavorare il vetro con macchine semiautomatiche che io conoscevo appena e richiedevano molta manutenzione, infatti anche di notte dovevo correre per qualche riparazione, tutta la maestranza del vetro mi aveva soprannominato con il nome del vecchio meccanico che si chiamava “Borsari.
-CAGIOTTI GUERRIERO - “Ho lavorato come addetto al forno con la qualifica di fonditore… Prima si facevano i bicchieri ed era stata adibita una apposita roteria. Nel 1927 Rossi Raimondo e Rossi Remo ebbero in affitto le Vetrerie su licenza della Principessa Marchesa Pallavicini. Producevano fiaschi che si rivestivano con la scarcia che si tagliava al Lago Trasimeno. Questi imprenditori avrebbero voluto trasferire lo stabilimento in località Lucerno.
-Successivamente la produzione ampliò la tipologia e si producevano fiaschette schiacciate che venivano rivestite con il vinco e bottiglioni. Durante la guerra veniva usato come combustibile la lignite che si trasportava con carri dei buoi dai giacimenti di Pietrafitta. I carri partivano vuoti da Piegaro prima di giorno, in genere alle 2 di notte, per rientrare carichi nelle ore serali. Nel periodo 1924 - 25 l’ubicazione fu spostata nella zona retrostante al Comune.[…] Le maestranze si sono formate in Toscana, nelle vetrerie di Figline Valdarno, Empoli e Pontassieve.”[…]
-MARIO PUTTI - “La mia conoscenza parte dal 1941 come primo lavoro da operaio apprendista all’età di 14 anni. Nel
1940-1941 la marchesa Misciatelli con un esperto di vetrerie e fornalista affidò la ricostruzione del forno e della ciminiera a Realini venuto da Savona. Nel mese di Settembre 1941 ebbe inizio la produzione dei fiaschi e puccianelle. Si introdusse anche una produzione di bottiglie bordolesi. […] Nel 1947 la vetreria chiuse per riparazione del forno e manutenzione generale, riprese a produrre nel settembre dello stesso anno. Nel corso del ’47-‘48 venne a mancare il Sig. Realini, così a partire dal ‘50 si creavano a Piegaro delle piccole società, e nel 1958 chiuse per sempre. Per Piegaro fu un trauma perché si alimentava sempre più la disoccupazione e non potevamo concepire che una tradizione vetraria centenaria dovesse essere abbandonata. Così nel 1958 con il Sindaco Pedetti Leonida primo cittadino, cominciammo ad avere degli incontri tra noi vetrai e manovali, raggiungemmo lo scopo di costituire la Vetreria Cooperativa Piegarese, formata da 40 soci con sottoscrizione di 100.000 lire per ogni socio . Individuato e acquistato il terreno si dette inizio a costruire il primo capannone e poi un altro. Fu lo stesso Antonini che ci presentò la sua soluzione. Era dipendente di una Vetreria di Pordenone, ci accompagnò a fare una visita decisiva per approntare il nostro progetto. Con il sindaco Pedetti Leonida, il meccanico Antonini, Gambacciani visitammo quella Vetreria. Tornati si fecero i nostri conti e così, il 7 Gennaio 1969 si dette il via alla costruzione di questa nuova vetreria, entrando in produzione lo stesso anno 1 Settembre 1969. Avevamo solo un pezzo di carta con pochi disegni.[…] Infine fu festa grande la domenica della inaugurazione, con in testa il Sindaco Leonida Pedetti, i vetrai e le rivestitrici di fiaschi, i bottegai e la popolazione con la consapevolezza di combattere per uno scopo vitale come la rinascita economica di Piegaro e della Valle del Nestore.