Cetteide In vacanza con mia madre
Un racconto a episodi di Sed C. De Luca
Prologo Tutto è cominciato il 30 Giugno, anche se devo dire che il viaggio con mia madre è cominciato decisamente molto tempo prima. Il viaggio con una madre comincia nel momento in cui si diviene figli, quando si emette il primo vagito o forse ancora prima, quando si è nel mondo immaginario dei sogni possibili. Ma non voglio andare così indietro nel tempo. Questo piccolo diario ha a che fare con l’estate appena trascorsa, un sesto di anno che ho vissuto gomito a gomito con la mia genitrice, cosa che non avveniva dai tempi della scuola, o forse neppure allora, perché a quei tempi non eravamo sole, lei ed io. Quella mattina mi son svegliata presto e sono andata a prenderla. Un lungo viaggio in auto ci attendeva e avevano annunciato che sarebbe stata la giornata più calda dell’anno. Dovete sapere che sia io che mia madre non sopportiamo l’aria condizionata nei luoghi piccoli, e per questo motivo volevo partire all’alba, per viaggiare col fresco. Mia madre doveva portarsi solo una borsa, io mezza casa dovendo star via tutta l’estate. “Mamma, hai detto
solo un borsone!” “E va bene, che posto vuoi che occupino queste due borse qui?” “Mamma, mi stai facendo trasportare un’impastatrice non ho più spazio dietro, e rischio di non vedere nulla dallo specchietto!” “Sì che ci vedi. Vieni qua che la copriamo, così si mimetizza e non ce la rubano quando ci fermiamo!” Dovevamo trasportare da Roma fino in Calabria una enorme impastatrice per la pizza, che occupava tutto il sedile posteriore. Pesava forse 80 kg e mia madre ha pensato bene di coprirla con un’allegra tovaglia a fiori. Sì, certo, me li immaginavo proprio i ladruncoli da autogrill impegnati a caricarsela in pieno giorno cercando di passare inosservati. Il viaggio è filato liscio, tutto sommato, tranne quando, durante una sosta, ho detto a mia madre: “Io ti aspetto qui all’auto. Tu tieni acceso il cellulare che se mi sposto ti chiamo”. L’ho cercata per quindici minuti ovunque, non era neppure in bagno, il cellulare ovviamente spento. Finalmente l’ho vista sbucare dalle porte scorrevoli, tutta intenta a strofinare una moneta su un Gratta e vinci. “Mamma! Ma che fine avevi fatto? E poi perché butti via soldi con quelle stupidaggini?” “Io ne compro sempre uno all’autogrill. Perché all’autogrill si vince”.
Ecco, il viaggio è cominciato così. L’avventura è durata due mesi. Ho riso tanto, ho riflettuto, ho imparato e tutto questo è diventato una sorta di manuale, un breviario di saggezza e di sopravvivenza, da snocciolare la sera, una pillolina dopo l’altra.
Episodio 0 È il 1 Luglio. Siamo tutti all’Eden pronti ad assistere alla finale degli Europei Italia/Spagna. Il ristorante è poco affollato; qui si usa guardarsela a casa la partita, con gli amici, e poi magari andare in giro fino a tardi a far baldoria, in caso di vittoria. Arrivano cinque signore. Sono venute a ritirare le pizze ordinate dagli uomini un’ora prima. Nessuno se le fila. Mia madre è seduta accanto a me, in fondo, dove arriva la brezza dal mare. Osserva l’azione, attenta. L’arbitro fischia un calcio di punizione. “Perché? Perché ha fischiato?” “Mamma, ha fischiato perché uno dei nostri ha commesso un fallo, è entrato a gamba tesa” “Ah! E non si può?” “No, non si può. È anche pericoloso” “Ah! Ho capito. E se uno non si fa niente? Non lo ha neppure toccato!” “Non importa. L’arbitro l’ha visto e ha fischiato la punizione” “Io mica la capisco tanto questa cosa qua” “Mamma, ti prego, fai silenzio.” Intanto le cinque signore si sono sedute e hanno deciso di mangiare la pizza qui. I mariti verranno a nutrirsi nell’intervallo, se vorranno. “Perché adesso ha fischiato di nuovo?” Devo bendare mia madre, continua a interrogarmi… Fine del primo tempo. Arrivano i mariti affamati e si accomodano
anche loro. Ricomincia la partita. “Nooo!” grida mia madre. “Mamma, che succede?” “Stanno sbagliando tutto! Adesso segnano nella nostra porta! Fanno autogoal!” Mi ero dimenticata di avvisarla che durante l’intervallo si cambia campo.
Episodio I
Buongiorno mondo. Ieri è stata una giornata surreale. Interagire con mia madre così a lungo non mi capitava da quando, ancora ragazzina, tornavo da scuola e le raccontavo le mie "cose segrete". Ora, ormai adulta, mi trovo a dover affrontare una convivenza "forzata" e non mi sono mai divertita tanto. Tornando a ieri i quesiti più "pressanti" da affrontare sono due: 1) Le capsule che le ha messo il dentista sono al Titanic. Ne è convinta. Ora devo farle capire che non affondano se le mette in un
bicchiere. 2) La particella di Dio è la prova scientifica dell'esistenza del Padreterno. Qui la vedo dura, perchÊ ho usato la parola "bosone" e il nome "Higgs" e mi ha guardata come se avessi bisogno di un esorcismo.
Episodio II
Buongiorno mondo. Ieri sera mia madre non capiva perché fossi così appassionata nell'attendere i risultati di Strega 2012. Dopo averle spiegato che non si trattava del liquore ma di un premio ha visto in TV Piperno con una bottiglia di Strega in mano...mi ha guardata con aria di sufficienza. Questa convivenza forzata ha i suoi lati positivi però. Cosa c'è di meglio che essere svegliata alle 6 del mattino da tua madre che spalanca la porta e
discute animatamente con un pescivendolo in un linguaggio alieno? "Mamma, non puoi urlare cosÏ alle 6 del mattino, la gente dorme" "Non urlavo, è che nel silenzio la voce si sente di piÚ" E con questa logica risposta il seguito alla prossima puntata.
Episodio III
A volte ritornano...era il titolo di un film? Era un thriller? Non lo ricordo, so solo che è la prima cosa che mi è venuta in mente quando oggi mia madre mi ha detto: "Torniamo stasera" "Come stasera, ma domani Minosse sarà più potente che mai..." Poi ho notato la parolina "stonata": TORNIAMO. Torniamo CHI? Era una sola mia madre, e ora mi si moltiplica? Posso reggere un'estate intera tanti cloni materni? Ricominciano, amici cari, le puntate di In vacanza con mia madre. Dopo questa breve pausa rilassante lei ha deciso di tornare, e non da sola. Le ho chiesto "Come mai?" e lei: "Stamattina ero tutta rilassata in camera quando ho sentito un urlo. Mia cugina aveva visto una vipera sotto la ruota dell'auto e, poiché ho paura delle vipere, ho deciso di tornare con tua zia (sua sorella,
ndr.)" "Ma era in casa o sotto la ruota dell'auto?" "Sotto la ruota" " E mi dici cosa ci dovreste andare a fare voi sotto la ruota dell'auto?" A questa mia logica domanda è seguito un attimo di silenzio, solo un attimo, in cui io ho riposto tutte le mie speranze... "Se la vipera è lì noi non possiamo più uscire di casa, quindi torniamo". Le mie speranze distrutte da una vipera cecchino. A domani!
Episodio IV
Continuano le avventure di "In vacanza con mia madre", anche se non si può certo parlare di vacanza, e non a causa della mia mamma. Ieri siamo arrivate al lido alle 19.00. C'è un parcheggio enorme e un bellissimo e larghissimo marciapiede che porta dal parcheggio all'ingresso.
A destra e a sinistra del marciapiede ci sono delle aiuole enormi, con l'erba tagliata a prato inglese. Ho raccolto le mie borse e borsette e mi sono avviata verso il marciapiede ma, voltandomi, mi sono accorta che lei non mi seguiva. "Dove vai?" "Non passiamo dall'erba?" "Con questo marciapiede così grande perché vuoi passare sull'erba?" "Perché è più fresca!" No comment.
Episodio V
La convivenza con mia madre si arricchisce ogni giorno di nuovi momenti topici. Oggi abbiamo affrontato tematiche di tipo esistenziale. Cosa voglio dalla vita, cosa mi aspetto, come mi sento in questo momento. Capita ogni tanto di tornare ragazzi e avere un genitore che ti ascolta e ti consiglia, con la sua saggezza dettata dall'esperienza, è sicuramente qualcosa di prezioso, da tener caro. "Ăˆ che qui, quest'estate, mi sembra di esser tornata indietro nel tempo, di aver ritrovato quella che ero una
volta" "La cosa importante è che tu ti senti bene figlia mia" "Io mi sento benissimo, rinata!" "È perché ti sei staccata dalle cose di tutti i giorni" "È vero, mi sento più leggera" "E pensa che c'è gente che paga un sacco di soldi dal fisioterapista" È proprio vero, "Mens sana in corpore sano"! Alla prossima puntata!
Episodio VI
Tanti sono i Supermercati, anche qui, e le catene cui appartengono sono le stesse che si possono trovare in tutta Italia. Mia madre ieri mi ha detto “Andiamo al Superpil”. Ecco, devo dire la verità, mi son sentita in difficoltà. Ho intuito ovviamente che si riferiva a un supermercato, ma QUALE? Sono costretta a far pubblicità, perché il vero nome del magazzino in questione è Iper Simply, una specie di discount ibrido in cui si trova di tutto, anche i prodotti locali. E, a pensarci bene, in un luogo del genere, dove i prezzi sono più bassi, dove la gente spende i suoi soldi, dove si favoriscono i prodotti a kilometro zero e le produzioni del territorio, forse si riesce davvero a far diventare SUPER questo PIL, almeno quello locale. Ma l’apoteosi dello shopping con mia madre è stato quando mi ha chiesto di andare dalla “Donnetta” e dalla “Parente”. “Ma non hanno un nome?” “Le ho memorizzate così sul cellulare!” Eh sì, perché la sua rubrica telefonica è una serie infinita di Anna, Pina, Antonio, Francesco, e così via, senza alcuna distinzione, e non trova mai nessuno. Queste due persone invece hanno un nomignolo, perché sono importanti in quanto fornitrici dirette di prodotti di qualità. La “Parente” è nostra parente, per questo si chiama così. “Come ci è parente?” “Perché sua madre ha sposato il fratello di zio Ciccio,
che era cugino di zia Teresina, la cognata di….”. Confesso, ho rinunciato a saperne di più. La “Donnetta” in effetti è piccolina, ma il motivo di tale nome è dovuto al fatto che è una persona semplice. E come si intende con mia madre! “Quanto le fate al chilo queste zucchine d’acqua?” brandendo una zucchina lunga almeno 60 cm “E fate 1,00€ al chilo” “1,00€ al chilo? Ma se quello del carretto me lo fa a 0.50!” “E vabbò, avete ragione. Sono 2 chili 1,00 €” “Cetta, ti piacciono le zucchine d’acqua?” “No” “Va bene, allora la prendo!” Dopo aver ascoltato una contrattazione degna di un suk egiziano con il garbo di una volta e il Voi come pronome, va bene così, mangerò la zucca d’acqua. Alla prossima!
Intermezzo 1
Prima che il velo delle ciglia doni l'immagine ai ricordi e al sogno, prima che l'alba di domani trascini con sÊ il sole imperioso a raccontarci un nuovo giorno, voglio dirvi cosa ho visto stanotte. La mia ombra proiettata sulla sabbia chiara, netta, un disegno unico, non sdoppiato come con le luci dei lampioni. La mia ombra attaccata ai miei piedi mi ha preceduta verso il nastro d'argento del mare e si è tuffata nel baluginio dell'acqua. La luna piena, rotonda, luminosa come un sole a mezzanotte, mi ha sorriso e mi sono sentita parte di un meraviglioso disegno divino. Che luna di notte stanotte!
Intermezzo 2 In un paese del Sud
In un paese del sud i vicoli di notte non sono mai completamente bui. Sono avvolti dalla luce gialla dei lampioni antichi, quelli appesi ai cavi che attraversano la strada da un capo all’altro, come i panni stesi ad asciugare, e dondolano alla brezza che viene dal mare, e proiettano ombre enormi sui muri delle case addormentate. In un paese del sud l’estate ha l’odore del mare, dei pesci che arrivano con le lampare al mattino presto, ha l’odore di pelle dura come cuoio dei pescatori che arronzano le reti di fretta, come madri premurose, che da lì viene il sostentamento e i buchi grandi non ci possono stare. E allora si dà una sistemata, che i giorni di pioggia verranno per far tutto per bene. In un paese del sud in luglio le ragazze si spogliano, e si mostrano, natiche al vento e schiene lucide come seta dal colore caldo delle nocciole tostate, e i ragazzi
cantano, come le sirene, il canto dell’amore. In un paese del sud il caldo ti toglie il respiro, ti suda e trasuda addosso e asciugarsi non serve, e allora la regali alle onde quell’acqua che era tua, ti apparteneva, ma ora te la lavi via con altra acqua, quella antica, quella che risana. In un paese del sud, di ogni sud del mondo, il tempo scorre più lento, languisce piano che tanto non c’è fretta, il giorno dura un giorno, che sono ore vissute anche la notte, che a volte pare giorno quando la luna è così piena e vicina che la puoi toccare, così pare. In un paese del sud all’alba il sole si mangia il buio e regala il profumo del pane, dorato e caldo come lui, sole di pane, che ti investe i sensi appena svegli e respira con te, perché il pane è vivo. In un paese del sud le donne parlano a voce alta, gridano dai balconi sempre aperti e si attaccano i bimbi al seno per farli addormentare. E tirano su le sporte con le corde perché hanno da fare, non c’è tempo per scendere le scale. Ma la sera tirano le tende che lo scirocco gonfia di aria e gocciole sospese, e sussurrano piano la buonanotte ai bimbi. E poi sospirano, di notte. In un paese del sud ogni estate porta nuovi figli, semi piantati là dove la terra e il mare s’incontrano col sole e con la luna.
Episodio VII
Ho traslocato da casa di mia madre ma non da lei. E soprattutto nessuno può traslocare dalle sue manie culinarie. Tutti i suoi nipoti stanno giungendo qui, uno alla volta, con suo sommo piacere, e alla domanda “Cosa si mangia oggi?” la risposta è sempre “Chiedete a nonna” “Ma non possiamo andare tutti a pranzo da lei!” “Non c’è problema. Se voi non potete andare dal suo cibo, il suo cibo verrà a voi”. E così è ogni giorno. Perché lei prepara in casa e porta tutto al ristorante, che ci piaccia o no.
C’è poi il fatto dei “mal di testa”. Chi di noi, soprattutto donne, soprattutto in estate col caldo, non ha mai sofferto di mal di testa? Ecco, lei ha una sua teoria, che riguarda appunto le “ragazze”. Quella dell’affascino. “Hai mal di testa? Vieni qua che ti “sfascino”!” Sì perché, se qualcuno ti ha guardata con intenzione, buona o malevola che sia, sicuramente ti ha “affascinata”, ti ha rinchiusa in una rete di pensieri e desideri, ti ha avviluppata in una sorta di rito voodoo, e da sola non ne puoi uscire. E allora ti aiuta lei. Ti massaggia le tempie bisbigliando preghiere, sempre le stesse, come una litania. Un Padrenostro e un Avemaria, finché non comincia a sbadigliare. Può sbadigliare fino alle lacrime, e quando di sbadigli non ce ne sono più, incredibile, il mal di testa è scomparso. Alla fine c’è il verdetto: “Era un affascino di uomo” se gli sbadigli arrivavano col Padrenostro “Era un affascino di femmina” se gli sbadigli arrivavano con l’Avemaria. So che un giorno me lo insegnerà, perché questa magia si trasmette da madre a figlia, ma ancora no, c’è tempo. Mia madre, con la sua saggezza ricolma di sacro e di profano, con i suoi riti antichi come il mondo, dovrà “sfascinare” ancora per molto tutte le ragazze di questa famiglia. Per noi eredi il momento non è ancora arrivato.
Episodio VIII
È tempo di fichi. Non i “botti”, come si chiamano qui i fioroni, quei frutti grandi e a volte poco succosi che si trovano a inizio estate. Ora è tempo dei fichi veri, quelli con la buccia violacea o verdina, sottile sottile, perché dentro c’è tanta polpa dolce che pare già una marmellata. Mia madre e i fichi sono un connubio imprescindibile, ma per lei sarebbe preferibile un divorzio senza strascichi. Però non c’è verso. “Mamma, hai comprato più di due chili di fichi” “Sì, e allora?” “A casa ci sei solo tu, che ci fai con tutti quei fichi?” “Eh! Li compro adesso che poi non si trovano più!” “Mamma, dove sono finiti tutti quei fichi che hai
comprato ieri? Ne volevo assaggiare qualcuno” “Guarda, la metà ho dovuto buttarla perché erano sfatti” “Buttati? Nella tua pancia li hai buttati. Mamma non puoi mangiare fichi, sono troppo zuccherini!” “Ma contengono potassio, fanno bene alla mia età!” “Ma tu hai il diabete!” “Ma ho sempre la glicemia bassa al mattino” “E’ perché fai l’insulina!!” “E allora? Appunto per questo devo mangiare un po’ di zuccheri altrimenti mi sento male!” Quando si entra in questo loop alimentare potrebbe andar avanti per ore, quindi meglio desistere. Agosto si riconosce dalla luce. Il sole è più basso all’orizzonte, e la luce arriva tagliata, dorata, e anche il mare ha un colore diverso, più sfumato, specie la sera, ora che il tramonto arriva un’ora prima rispetto a luglio. Prima che si accendano i falò della festa di San Nicodemo, prima che l’aria cominci a permearsi degli odori dell’uva e delle more, voglio raccontarvi un momento magico dedicato a mia madre. Ma non solo a lei. Per la prima volta dopo tanti anni ci siamo ritrovati tutti riuniti, madre, figlie e nipoti. Tutti insieme con le nostre diversità, le nostre similitudini, il nostro vissuto e ciò che ancora dobbiamo vivere, l’esperienza della maturità che passa il testimone a chi questa esperienza ha appena cominciato a sperimentarla.
Glossario Di seguito alcuni termini usati in questo mini book e altri che troverete nei capitoli di aggiornamento. Dall’Italiano Donnetta: Donna di bassa statura e sempliciotta Parente: Persona che in qualche modo ha un grado di parentela Fisioterapista: Psicoterapeuta Botti: fichi di fine estate Vastasa: donna sciatta e volgare Scippecchiante: donna insignificante e vanitosa Anetodo: aneddoto Minnuta: donna con grande seno Nicolare: auricolare
Dall’Inglese Titanic: materiale di cui sono composte le capsule dentali Quivi: Kiwi Maniblù: Malibù Playspecial: Playstation Superpil: Supermercato molto conveniente e assortito Black: colore blu Aulin: Festa di Halloween Flic Floc: cereali Fitness George Clooner: George Clooney Anoni Camper: Naomi Campbell Merri Cristian: Merry Christmas