ATTIVITÀ SINDACALE 1/2011

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attività sindacale

> 27.04.2011 | n. 2 | Reg.Tribunale di Trento 26.5.1976 n.121 | Poste Italiane SpA - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, com. 2, DCB Trento | Direttore Paolo Burli | Direttore Responsabile Antonio Morandi | Grafica e impaginazione Do.it | Euro 0,52 <

6 MAGGIO SCIOPERO GENERALE Contro gli accordi separati e la riduzione dei diritti, per le politiche di sviluppo e di coesione. La Cgil di nuovo in piazza per chiedere una svolta al Governo nazionale. A Trento manifestazione e corteo [

segue nelle pagine interne ]

> di Paolo Burli, segretario generale CGIL del Trentino

Editoriale

IL TRENTINO IN PIAZZA PER L’ITALIA E IL SUO FUTURO Sono evidenti a tutti le difficoltà che l’Italia sta attraversando da troppi anni e che la crisi ha portato a livelli insostenibili. I dati sulla disoccupazione, a partire da quella giovanile, i tassi di crescita asfittici dell’economia, la perdita di competitività del sistema Paese causata dai mancati investimenti nelle infrastrutture, nell’istruzione, nella ricerca, il perdurare di una divisione sindacale che nuoce agli interessi del mondo del lavoro, la crescita relativa del carico fiscale su lavoratori e pensionati dimostrano, oltre ogni visione di parte, che l’Italia arranca. Di questo passo raggiungeremo i livelli di ricchezza pre-crisi, non prima del 2015 e a costi incalcolabili, con una crescita esponenziale della precarietà, con una sostanziale riduzione dei diritti, con una contrazione del perimetro del sistema di welfare e con una pressione fiscale su chi lavora pari a quella svedese, avendo servizi non solo inferiori ai paesi scandinavi, ma anche più bassi della media europea. E mentre accade tutto, il Governo che fa? Si occupa dei guai giudiziari del premier. E quando finalmente rivolge lo sguardo ai bisogni reali della società, punta solo a dividere il Paese: soffia sul fuoco della divisione sindacale, contrappone gli interessi del Nord a quelli Sud, tace sui diritti negati ai giovani, sostiene le richieste delle imprese di ridurre i diritti sindacali anziché mettere in campo politiche industriali tali da aumentare la loro competitività e la capacità di creare nuovi posti di lavoro. Al grido “niente nuove tasse” condanna chi le paga e le ha sempre pagate – lavoratrici e lavoratori dipendenti, pensionate e pensionati – a sopportare tutto il peso del risanamento del debito pubblico. Purtroppo, di fronte a questo scenario, le buone politiche concertate dai sindacati con la Provincia, non basteranno a mettere al riparo il Trentino da quanto sta accadendo all’Italia. Fino ad oggi siamo riusciti a garantire a lavoratori e pensionati in Trentino un sistema di tutela contro la crisi. In aggiunta stiamo definendo una riforma degli ammortizzatori sociali a livello provinciale che anticipa quella proposta dalla Cgil a livello nazionale, mentre, anche su sollecitazione dei sindacati, la Provincia [

segue a pagina 11 ]

attività sindacale In questo numero di As ospitiamo la rivista dello Spi Cgil del Trentino. Da pagina 7 a pagina 10 puoi leggere le notizie che interessano i pensionati. Si tratta di una scelta obbligata: il Governo infatti ha tagliato le tariffe agevolate per le spedizioni postali. L’uscita congiunta tra CGIL e SPI è quindi l’unica maniera per abbassare i costi di spedizione che sono cinque volte più alti di un anno fa!

> www.cgil.tn.it <

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contiene pag. 3/4 SCIOPERO GENERALE, PER VOLTARE PAGINA Sono passati 30 mesi dal primo sciopero generale. Nella cronistoria della legislatura le ragioni della mobilitazione di lavoratori e pensionati.

pag. 3/4 SCIOPERO GENERALE, LE RAGIONI DELLA PROTESTA Per uscire dalla crisi, per la scuola, per i giovani, per difendere i diritti, per il welfare, per le donne... 12 punti che illustrano le ragioni dello sciopero.

pag. 5 Una cabina di regia per l’occupazione giovanile I disoccupati tra 15 e 24 anni sono il 15,1%. A dicembre la Cgil aveva sollevato la questione. Entro maggio i primi interventi per l’occupazione giovanile e contro la precarietà degli under 29.

pag. 5 Lavoro e welfare IN INGHILTERRA E FRANCIA Dal 2013 sussidio unico in Inghilterra. Nuovi incentivi all’occupazione dei giovani in Francia. Così Cameron e Sarkozy affrontano il post-crisi.

pag. 11 Lavoro e autonomie nell’Italia unita A Rovereto la Cgil del Trentino ha celebrato con la sua segretaria generale Camusso il 150esimo anniversario dell’Unità.

pag. 12 PREVIDENZA INTEGRATIVA, LA REGIONE TI DÀ UNA MANO Fino al 30 giugno, sostegno ai versamenti contributivi per disoccupati, iscritti in mobilità, cassaintegrati e altre difficoltà.

pag. 13 Occupazione. Il Trentino non è fuori dalla crisi Luci e ombre nel mercato del lavoro. Sale la disoccupazione, ma meno del Nord Est. Oltre 4.700 iscritti in mobilità. Mentre gli occupati sono 231mila, riprendono le assunzioni, ma sono precarie.


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| Dal silenzio TRE ANNI VISSUTI

sulla recessione ai contratti separati, passando attraverso il collegato lavoro e il blocco della contrattazione del pubblico impiego. Il Governo Berlusconi abbassa i diritti e mina la crescita economica |

PERICOLOSAMENTE

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ra il 12 dicembre del 2008 quando la Cgil, in perfetta solitudine, scese in piazza per dire no alla prima manovra economica del Governo che la confederazione di corso Italia giudicava iniqua e sbagliata. Fu il primo sciopero generale proclamato dalla Cgil dopo il varo del IV Governo presieduto da Silvio Berlusconi. Sono passati ormai 30 mesi da quella giornata di protesta che anche a Trento vide protagoniste almeno 3mila persone decise a protestare contro un Governo che invece di investire su welfare e formazione, approntava strumenti “compassionevoli” ma inutili come la social card e umiliava la scuola pubblica con tagli che, scopriamo oggi, a regime corrisponderanno a circa 4,5 miliardi di euro. Oggi, come allora, la Cgil ha deciso di tornare a riempire le piazze di tutte le regioni d’Italia per ribadire il proprio no alle politiche del Governo e alle logiche degli accordi separati che, con la vittoria elettorale dell’aprile 2008, il governo di centrodestra ha pervicacemente alimentato, a solo danno delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati. Lo sciopero generale del 6 maggio arriva dopo altri tre scioperi generali proclamati in questi due anni e mezzo dalla Cgil sempre in solitudine. Una lotta quindi che parte da lontano e che non ha mai subito tentennamenti. Una lotta che alle forme di protesta ha sempre accompagnato proposte di riforma del welfare, degli assetti

contrattuali, della democrazia sindacale, degli ammortizzatori sociali, del fisco, delle politiche di sviluppo e per il risanamento del bilancio dello Stato, martoriato da un debito pubblico che ha raggiunto ormai la cifra record di 1.900 miliardi di euro, pari al 120% del Pil italiano. Ma le proposte della Cgil sono rimaste inascoltate. Per questo motivo il 6 maggio la Cgil chiama a raccolta tutte le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati, a Trento come in tutto il resto del Paese, per dire che in Italia è tempo di voltare pagina e di ridare concretamente fiducia ad un Paese fiaccato dalla crisi economica. Molte delle risposte che il Governo ha dato alla crisi sono sbagliate e alcune addirittura sono controproducenti. Ecco come sono andate le cose in questi tre anni. Dopo aver introdotto a maggio la detassazione dei “salari di produttività”, il 25 giugno 2008, con la crisi ormai alle porte, il Governo approva il decreto 112 con il quale il ministro dell’Economia Tremonti adotta i primi interventi di taglio alla spesa pubblica. Vengono introdotte misure per contenere la spesa per la contrattazione integrativa nel pubblico impiego ed estese le fasce di reperibilità per le malattie. Si inaugurano le politiche di taglio alla scuola pubblica con l’introduzione del maestro unico. A novembre 2008 il governo presenta la manovra finanziaria per il 2009. Non ci sono interventi per il welfare, ma continua la politica di

Tremonti di contenimento della spesa pubblica, mentre viene introdotta una tassa sui “petrolieri”. Ma la crisi è ormai in atto: esplode la cassa integrazione e i prezzi delle materie prime crollano, greggio incluso. L’Italia chiude l’anno con una perdita di oltre l’1% del Pil. Il 12 dicembre 2008 la Cgil scende in piazza per lo sciopero generale chiedendo l’estensione della cassa integrazione a 104 settimane, il sostegno ai ceti poveri e maggiori risorse per l’istruzione e gli investimenti. Il 22 gennaio 2009 il Governo convoca le parti sociali che sottoscrivono un accordo quadro per la modifica degli assetti della contrattazione. Firmano le organizzazioni datoriali e Cisl e Uil. La Cgil, contraria alla derogabilità dei contratti nazionali e all’utilizzo dell’Ipca depurato dai prezzi energetici come indicatore per gli aumenti salariali, non sottoscrive l’intesa. Successivamento il 15 aprile 2009 Confindustria firma con Cisl e Uil l’accordo sul nuovo sistema di

contrattazione che recepisce quello del 22 gennaio. Lo stesso accade il 30 aprile con la firma tra il governo e i sindacati della Funzione pubblica di Cisl e Uil per la contrattazione del settore pubblico. Il 4 aprile 2009, contro l’accordo separato del 22 gennaio la Cgil organizza una grande manifestazione al Circo Massimo. A Roma confluiscono almeno 3 milioni di persone da tutta Italia. La Cgil chiede un accordo che garantisca i salari e non leda i diritti. Dopo averne negato l’esistenza per un anno intero, solo nel luglio 2009 il governo Berlusconi si accorge della crisi economica in atto. Tremonti vara il decreto 78 con cui il titolare di via XX settembre, a un anno dall’inizio della crisi allarga finalmente il sistema degli ammortizzatori sociali attraverso l’utilizzo dei fondi Fas. Ai precari e ai ceti più deboli finiscono però solo delle briciole. La Cgil critica la manovra sostenendo che si tratta di interventi ancora timidi e non strutturali. >>

Sciopero generale

6 maggio 2011

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Per uscire dalla crisi ed avviare la crescita • difendere il lavoro con un sistema di ammortizzatori sociali che copra tutti coloro che lo hanno perso, per promuovere “buona” occupazione e nuove occasioni di impiego; • potenziare l’economia italiana, mediante investimenti spesa in opere pubbliche, innovazione e ricerca, controllo sui prezzi, qualificazione della Pubblica Amministrazione.

Per una scuola pubblica, l’università, la ricerca • investimenti sulla conoscenza e sul diritto allo studio; • sviluppo della qualità per la scuola pubblica, l’università e la ricerca; • considerare la cultura come un investimento per la crescita civile, morale ed economica; • valorizzare il patrimonio storico, artistico, architettonico e culturale del Paese.

Per i giovani e per il futuro • avviare interventi straordinari per creare occupazione, sradicare la precarietà; • costruire un sistema di welfare che dia ai giovani autonomia dalla famiglia.

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attività sindacale

Per difendere i redditi • un fisco più giusto, attraverso una vera lotta all’evasione (che ogni anno sottrae circa 3.000 euro ad ogni contribuente onesto); • un fisco più leggero per le famiglie di lavoratori e pensionati che porti mediamente 100 euro in più ogni mese; • un fisco più pesante su transazioni speculative, rendite e grandi ricchezze.

Per un welfare diffuso e di qualità • rifinanziare adeguatamente il Servizio sanitario, il Fondo per le politiche sociali, il Fondo per la non autosufficienza; • definire un piano nazionale contro la povertà e l’esclusione sociale.

Per le donne, una battaglia per la dignità • introdurre incentivi fiscali all’occupazione; • garantire la tutela concreta della maternità, introdurre il congedo obbligatorio di paternità; • una legge che impedisca il licenziamento “preventivo” come le dimissioni in bianco.

Per una nuova politica industriale e per rilanciare gli investimenti • riordino degli incentivi per un maggiore e migliore sviluppo, puntando sui programmi di ricerca e di innovazione industriale, con particolare attenzione al Mezzogiorno; • nuove misure per il sistema produttivo per portarlo verso settori e prodotti sostenibili, ad alto valore tecnologico e di conoscenza; • favorire la crescita dimensionale delle piccole e medie imprese.

Per un adeguato livello delle pensioni e del benessere oltre il lavoro • meccanismi di rivalutazione delle pensioni, riconoscere la 14^; • garantire alle future generazioni un reddito da pensione adeguato; • ripristinare la flessibilità dell’età pensionabile.

Per il lavoro pubblico • rinnovo dei contratti nazionali e dei contratti integrativi contro ogni accordo separato; • immediato rinnovo delle RSU; • blocco dei licenziamenti dei precari e definizione di un piano occupazionale.

> sciopero generale <


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SCIOPERO GENERALE, PER VOLTARE PAGINA >> Tra il 2009 e il 2010, con una serie di regolamenti attuativi firmati dal ministro Gelmini, il Governo taglia migliaia di cattedre nella scuola primaria e secondaria. Secondo le previsioni ufficiali del Governo la spesa per la scuola passerà dal 4,3% nel 2008 al 3,6% del Pil nel 2015. A partire dal 2013 il risparmio garantito dai tagli sulla scuola sarà pari a ben 4,5 miliardi di euro. Intanto, la Cgil cerca di smontare l’accordo quadro sulla contrattazione. Tra 2009 e 2010 vengono siglati decine di rinnovi contrattuali che non applicano direttamente l’accordo del 22 gennaio. Solo il contratto dei metalmeccanici accoglie in toto l’accordo quadro contestato dalla Cgil. Lo firmano il 15 ottobre 2009 Federmeccanica con Fim e Uilm, ma non la Fiom che il 9 ottobre aveva organizzato lo sciopero nazionale del settore. Il Governo presenta la legge di stabilità per il 2010. La Cgil contesta l’assenza di misure per la salvaguardia reale dei posti di lavoro e per lo sviluppo dell’economia. L’esecutivo rinuncia a riproporre incentivi alle auto ecologiche e prosegue nel taglio alla spesa pubblica. La crisi continua a mordere mentre a fine anno la disoccupazione cresce all’8,6% e il Pil crolla di oltre 5 punti percentuali. Di fronte alla perdurante inerzia del Governo sulla crescita del Paese e all’attacco ai diritti dei lavoratori perseguito grazie al collegato lavoro, la Cgil decide di proclamare un nuovo sciopero generale. Il 12 marzo in tutta Italia si torna a protestare contro il governo. A fine maggio Fiat convoca i sindacati dei metalmeccanici e presenta

un’ipotesi di accordo per il rilancio dello stabilimento Giovan Battista Vico di Pomigliano D’Arco, accordo che contiene alcune deroghe al contratto nazionale, modificando il regime delle pause, degli straordinari e delle indennità di malattia. La Fiom si oppone, mentre Fim Cisl e Uilm Uil firmano. Si va al referendum: tra il lavoro e la chiusura dell’impianto il 62% dei lavoratori votano sì. La Fiat costituisce una new.co che abbandona il contratto nazionale dei metalmeccanici. A dicembre accordo e referendum vengono replicati a Mirafiori, ma il sì si ferma al 54%. All’indomani del voto di Torino la CGIL rilancia una sua proposta su rappresentanza e democrazia sindacali. Intanto il Governo a fine maggio 2010 vara con l’ennesimo decreto una manovra correttiva concordata con l’Unione Europea per contrastare la speculazione finanziaria internazionale che ha messo sotto tiro i debiti sovrani delle nazioni europee (Grecia in primis). Ma i 25 miliardi di tagli e risparmi in due anni si scaricano tutti sui lavoratori. Dopo il taglio della contrattazione decentrata, le lavoratrici e i lavoratori del pubblico impiego (amministrazione pubblica, enti locali, scuola e sanità) non vedranno un euro di aumento per la prossima tornata contrattuale, mentre dopo l’innalzamento dell’età pensionabile del 2007, i lavoratori del privato, una volta maturato il requisito, dovranno aspettare un altro anno prima di ricevere il primo assegno di pensione. La Cgil propone una manovra alternativa che introduce maggiori oneri fiscali sulle plusvalenze finanziarie e sui redditi più elevati. Il Governo fa spallucce e quindi la Cgil proclama un nuovo sciopero

generale contro l’austerity che si è tenuto lo scorso 25 giugno. Migliaia di persone partecipano alle manifestazioni in tutta Italia, ma il Governo, seppur in caduta libera nella fiducia popolare anche per i guai giudiziari del premier e per lo scandalo delle feste ad Arcore, continua imperterrito a non dare risposte al mondo del lavoro e ai pensionati. A fine ottobre del 2010 il Parlamento dopo diverse letture e un rinvio alle Camere da parte del Presidente della Repubblica Napolitano, vara il collegato lavoro che introduce una tagliola sui ricorsi per i contratti a termine già conclusi (la cui scadenza poi verrà rinviata con il decreto mille proroghe), prevede nuove clausole sull’arbitrato che può avvenire per equità e non secondo legge, stabilisce la non obbligatorietà della conciliazione e fissa tempi più stretti per l’impugnazione dei contratti davanti al giudice del lavoro. La Cgil reagisce a quest’ennesimo attacco al mondo del lavoro. Il 16 ottobre la Fiom tiene una manifestazione nazionale. Poi, contro il collegato lavoro, per vere politiche di sviluppo e per una riforma strutturale degli ammortizzatori sociali a favore dei

giovani, il 27 novembre la Cgil organizza una grande manifestazione nazionale a Roma dove convengono centinaia di migliaia di persone da tutta Italia. All’inizio di dicembre il Parlamento approva la legge di stabilità. Si confermano gli ammortizzatori in deroga e la detassazione del salario di produttività con accordo sindacale. Ma si taglia ulteriormente l’assistenza sociale e non ci sono interventi per lo sviluppo. Anche la riforma dell’università, che viene approvata a metà dicembre, è aspramente criticata per il deciso contenimento dei trasferimenti statali. Il 14 dicembre gli studenti manifestano per le strade di Roma e la polizia interviene sui manifestanti. Di fronte al silenzio del Governo e a politiche giudicate inutilmente depressive per l’economia e per il lavoro, fine febbraio il Comitato direttivo della Cgil vota a favore della proposta della proclamazione di un nuovo sciopero generale. Pochi giorni dopo ne viene ufficializzata la data: sarà il giorno 6 maggio 2011. Intanto i contratti separati aumentano. A quello dei metalmeccanici si aggiungono quello del pubblico impiego e del terziario.

| Sono passati

30 mesi dal primo sciopero generale. Nella cronistoria della legislatura le ragioni della mobilitazione di lavoratori e pensionati. La Cgil chiede un nuovo modello contrattuale, un fisco più giusto, ammortizzatori sociali contro la precarietà e politiche per lo sviluppo |

Le ragioni della protesta

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Per una politica di accoglienza e cittadinanza attiva dei migrati • regolarizzare i lavoratori immigrati per sconfiggere la piaga del lavoro nero; • fornire i livelli essenziali di welfare; • regolare i diritti di cittadinanza per superare le discriminazioni a partire dal diritto di voto.

Partecipa alla manifestazione di Trento • ore 8,30 partenza corteo da piazza Duomo • conclusioni del segretario generale Paolo Burli, in piazza Cesare Battisti

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Per un federalismo solidale ed efficace a livello regionale e comunale • definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali affinché il federalismo non divida ulteriormente il Paese; • garantire agli Enti Locali le risorse per i diritti sociali, il welfare e l’equità della tassazione; • promuovere l’integrazione socio-sanitaria investendo nei servizi territoriali e nella riqualificazione della rete ospedaliera.

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PRENOTA il TUO POSTO in PULLMAN entro mercoledì 4 maggio 2011 fax: 0461 935176 tel: 0461 303911 email: accoglienza@cgil.tn.it

Partenze da: ROVERETO - ore 8.00- Sede Cgil Via Maioliche RIVA - ore 8.00- stazione autocorriere

> sciopero generale <

Per più democrazia nei luoghi di lavoro • eleggere ed estendere le RSU in tutti i settori privati; • misurare la rappresentatività delle organizzazioni sindacali sulla base degli iscritti e dei voti ricevuti nelle elezioni delle RSU; • garantire ai lavoratori la possibilità di esprimere un voto vincolante sugli indirizzi e sugli esiti contrattuali, ancora di più in presenza di accordi separati.

BEZZECCA - ore 7.30 - piazza ARCO - ore 8.00 – piazzale Dana CLES - ore 7.45 – stazione autocorriere MEZZOLOMBARDO - ore 8.15 - stazione autocorriere BORGO - ore 8.00 - stazione autocorriere PERGINE - ore 8.20- stazione autocorriere STORO - ore 7.15- Ber Pergola TIONE - ore 7.45 - stazione autocorriere CAVALESE - ore 7.15- stazione autocorriere

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Detassazione, accordi sindacali per l’imposta al 10% Ridotte le tasse su salario accessorio e di produttività (esclusi gli ad personam). Buste paga più pesanti fino a 1.680 euro. In Trentino sono circa 130 mila i lavoratori potenzialmente interessati all’imposta sostitutiva

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ono stati sottoscritti all’inizio di aprile in Trentino i primi accordi territoriali per la detassazione delle parti di retribuzione legate ad aumenti di produttività, così come previsto dal decreto legge 78 dell’estate 2010 e dall’ultima legge di stabilità. A sottoscrivere le intese con Cgil Cisl Uil del Trentino sono state la Federazione trentina della Cooperazione, Confindustria, l’Associazione Artigiani e Coldiretti. Nelle prossime settimane saranno siglati specifici accordi con le associazioni datoriali del terziario. Per i lavoratori di tutte le aziende iscritte a queste associazioni si aprono le porte, anche per il 2011, all’imposta sostitutiva ad aliquota fissa – solo il 10% – sui primi 6 mila euro del “salario di produttività”. Il bonus fiscale può raggiungere la cifra massima di 1.680 euro, mentre i potenziali beneficiari sono i 130 mila lavoratori dipendenti del settore privato. Il via alle prime sottoscrizioni è arrivato durante l’incontro con il Coordinamento imprenditori, guidato dal presidente dell’associazione albergatori Asat, Natale Rigotti. Proprio i sindacati, l’11 marzo, con una lettera, avevano sollecitato il Coordinamento a fissare velocemente una data per l’incontro e la firma di intese in grado di recepire l’applicazione dell’imposta sostitutiva sulle voci dei contratti collettivi nazionali già detassate negli anni precedenti. La normativa per il 2011, chiarita da una circolare dell’Agenzia delle Entrate, specifica infatti che solo gli istituti legati alla produttività previsti da contratti territoriali e/o aziendali potevano essere assoggettabili all’imposta del 10%. Se l’intesa con Confindustria ricalca perfettamente l’accordo quadro firmato a livello nazionale, le intese con Cooperazione, Artigiani e Coldiretti vi aggiungono una nuova forma di “agibilità sindacale”. Infatti, la stipula dell’intesa tra le organizzazioni datoriali e i sindacati dovrà essere comunicata per lettera a tutti i dipendenti delle imprese cooperative, artigiane e agricole, mentre il sindacato potrà chiedere incontri specifici con le singole aziende per discutere l’applicazione dell’accordo e aprire un confronto per l’estensione della detassazione ad altre voci contrattuali.

Le novità per il 2011 La detassazione è stata introdotta per la prima volta nel 2008 ed è stata prorogata di anno in anno fino alle ultime modifiche con le quali ha assunto la sua fisionomia attuale. Da quest’anno la firma di accordi sindacali è necessaria per accedere alla detassazione. La manovra estiva contenuta nel decreto legge 78 e la legge di stabilità del 2010, seguite

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da una circolare dell’Agenzia delle Entrate, hanno stabilito infatti che possono essere detassate solo le voci salariali legate ad aumenti di produttività e innovazione, definite espressamente in accordi sindacali di secondo livello, territoriali e aziendali. In pratica, da una parte è stato fissato l’obbligo di coinvolgere il sindacato attraverso gli accordi collettivi e dall’altra è stato escluso tutto quello che è inserito oggi nei contratti collettivi nazionali. Anche per questo motivo, ad inizio marzo, Cgil Cisl Uil e Confindustria a livello nazionale hanno siglato un accordo quadro che include tutti gli istituti detassati fino ad oggi – indennità di turno, lavoro notturno, lavoro festivo, solo per fare alcuni esempi – a partire dai contratti nazionali. La legge poi stabilisce, una volta per tutte, che non possono essere detassati i superminimi e gli assegni ad personam contrattati individualmente. La decorrenza inoltre parte dal giorno della firma dell’accordo sindacale. Per questo motivo, con una lettera datata 11 marzo, Cgil Cisl Uil del Trentino avevano chiesto agli imprenditori locali di firmare velocemente un accordo territoriale. Ogni giorno che passa senza la sigla dell’accordo si traduce infatti in un minor vantaggio fiscale per i lavoratori.

Come funziona la detassazione Tecnicamente si tratta di un’imposta sostitutiva che si applica esclusivamente alle componenti accessorie della retribuzione legate ad incrementi di produttività. Su straor-

dinari, premi di risultato, lavoro su turni, lavoro notturno - ma sono solo alcuni esempi - il lavoratore non paga più l’aliquota fiscale più alta, bensì un’aliquota unica del 10%.

al reddito del lavoratore. Una volta che il lavoratore riceve il proprio Cud può invece verificare le somme sulle quali il datore di lavoro ha applicato la detassazione.

Nel 2011 potrà essere detassata una cifra massima di 6mila euro della retribuzione complessiva del lavoratore che, lo scorso anno, abbia percepito un reddito lordo complessivo non superiore a 40mila euro. Chi quindi nel 2010 ha avuto redditi più alti anche di un solo centesimo, non potrà beneficiare neppure di un euro di detassazione per quest’anno.

Ovviamente l’accesso al beneficio fiscale non è obbligatorio. Infatti la misura del 10% non è conveniente per i lavoratori che nel 2011 non dovranno pagare le tasse in virtù di detrazioni e deduzioni che azzerano l’imponibile e gli oneri fiscali. In questo caso è sufficiente che il lavoratore chieda al datore di non applicare l’imposta sostitutiva.

Per godere di questo beneficio il lavoratore non deve fare assolutamente nulla. È infatti l’azienda che individua autonomamente le somme assoggettabili all’imposta sostitutiva e la applica automaticamente

La detassazione si applica solo per i lavoratori dipendenti dei settori privati. La legge stabilisce che ne possono beneficiare anche i lavoratori in somministrazione e i soci lavoratori di cooperative.

Fino a 1.700 euro in più in busta Ma vediamo di quanto si può appesantire la busta paga. Se si prende il caso, del tutto teorico, di un lavoratore che nel 2010 abbia percepito un reddito lordo di 40mila euro e che nel 2011 ricevesse altrettanto con 6mila euro di retribuzione legata alla produttività, il guadagno si aggirerà intorno ai 1.680 euro. Infatti, senza detassazione, stante la progressività del sistema fiscale italiano, quel lavoratore avrebbe pagato il 38% di Irpef sul salario accessorio, per 2.280 euro di prelievo fiscale. Oggi su quei 6mila euro potrà essere applicata la detassazione, portando l’onere fiscale a soli 600 euro. Nel caso di applicazione dell’aliquota marginale Irpef al 27% il vantaggio fiscale è di 1.020 euro.

DETASSAZIONE 2008 e 2009 AL CAAF CGIL PER CHIEDERE IL RIMBORSO ENTRO IL 31 MAGGIO La detassazione era in vigore anche nel 2008 e nel 2009, ma non tutte le imprese l’avevano applicata correttamente, almeno sul lavoro notturno. Così nell’agosto 2010 l’Agenzia delle Entrate aveva sciolto ogni dubbio: tutto il salario legato al lavoro notturno era assoggettabile all’imposta sostitutiva al 10%, non solo le indennità e le maggiorazioni di turno. Con la dichiarazione dei redditi di quest’anno, se si attesta il diritto, si può chiedere la restituzione delle tasse eventualmente pagate in eccesso sui tuoi redditi del 2008 e del 2009 per lavoro notturno e straordinari. Sul Cud 2011 sono riportati i redditi che dovevano essere assoggettati alla tassazione agevolata in quei due anni. Se non sono già stati superati i limiti del bonus fiscale, si può avviare la procedura per la restituzione in occasione della dichiarazione dei redditi 2011. Basta prenotare un appuntamento al Caaf Cgil, specificando che, oltre alla normale dichiarazione dei redditi, si chiede l’applicazione dell’imposta al 10% sui redditi da lavoro notturno del 2008 e del 2009.

Per info e appuntamenti: www.cgil.tn.it/730

> tasse <


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Una cabina di regia per l’occupazione giovanile

> di Franco Ianeselli, segreteria Cgil del Trentino

I disoccupati tra 15 e 24 anni sono il 15,1%. A dicembre la Cgil aveva sollevato la questione. Entro maggio i primi interventi per l’occupazione giovanile e contro la precarietà degli under 29

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n Trentino, sul fronte dell’occupazione, la crisi sta colpendo particolarmente i giovani. Lo si coglie dalle rilevazioni Istat sulle forze di lavoro nel 2010. Rispetto all’anno precedente, nella fascia d’età 15-24 anni, il tasso di occupazione è diminuito di 2,9 punti percentuali (passando dal 27,3% al 30,2%), mentre la disoccupazione è salita di 3,6 punti (dall’11,5% al 15,1%). Tradotto in valori assoluti, significa che gli occupati 15-24enni sono diminuiti di 1.200 unità (da 15.500 a 14.300), mentre i disoccupati sono aumentati di 500 unità (da 2.000 a 2.500). Queste statistiche, relative come si è detto ai giovani fino a 24 anni, segnalano una situazione peggiore

rispetto a quella che si osserva prendendo a riferimento l’intera popolazione trentina in età di lavoro (15-64 anni). In questo caso, infatti, il tasso di occupazione nel 2010 è stato del 66% contro il 66,6% del 2009 (con una flessione di 0,6 punti percentuali), cui si accompagna una crescita della disoccupazione di 0,8 punti (arrivata al 4,4% nel 2010 contro il 3,6% del 2009). È sicuramente sbagliato manifestare un semplice ottimismo rispetto all’andamento del mercato del lavoro trentino, considerando che il livello 230.000 occupati – sostanzialmente stabile tra il 2008 e il 2010 – non è sufficiente per assorbire completamente l’offerta di lavoro. (Va poi

FORZE DI LAVORO IN TRENTINO Giovani tra 15 e 24 anni

Tasso di attività Maschi Femmine Totale Tasso di occupazione Maschi Femmine Totale Tasso di disoccupazione Maschi Femmine Totale

2010

2009

Diff. punti

38,4 25,7 32,2

40,0 27,9 34,1

-1,6 -2,2 -1,9

33,8 20,5 27,3

36,4 23,7 30,2

-2,6 -3,2 -2,9

11,8 20,3 15,1

9,2 15,1 11,5

+2,6 +5,2 +3,6

Fonte: Istat, Rcfl

ricordato che l’Unione Europea ha fissato per il 2020 il traguardo del 75% di persone tra i 20 e i 64 anni con un lavoro). Sarebbe però altrettanto sbagliato, di fronte a questa situazione, non individuare una priorità. Partendo anche da questi dati il segretario della Cgil trentina, alla fine di dicembre, aveva posto all’opinione pubblica il tema dei giovani dentro la crisi, parlando della “tradizione” tutta italiana che trova nelle giovani generazioni l’anello debole su cui scaricare le contraddizioni economiche e sociali e richiamando l’urgenza, per il Trentino, di progettare interventi in grado di invertire questa brutta deriva. La Cgil del Trentino – a differenza di altre associazioni di rappresentanza – ha dunque apprezzato la decisione della Giunta provinciale di istituire, lo scorso 11 febbraio, una “Cabina di programmazione e regia per il lavoro dei giovani”, incaricata di predisporre un programma di azioni per contrastare l’emergenza occupazionale, “con una visione sia a breve che a medio/ lungo termine”. La Cabina, incardinata presso l’Agenzia del Lavoro, è composta dal consiglio di amministrazione dell’ente, al cui interno sono rappresentate Cgil Cisl Uil assieme a Confindustria, Associazione Artigiani e Unione Commercio, allargato ai rappresentanti della cooperazione, della scuola e formazione professionale, dell’università

e alla Consigliera di Parità. Un pacchetto di interventi verrà presentato a fine aprile/inizio maggio. Nelle riunioni preparatorie, la Cgil assieme alle altre confederazioni ha richiesto e ottenuto l’estensione della fascia di età su cui concentrare l’attenzione, perché se da un lato il tasso di disoccupazione nella fascia tra i 25 e i 29 anni scende al 7% a fronte del 15% rilevato per i 15-24enni, non si può certo dimenticare la condizione di instabilità lavorativa presente nel mondo giovanile, con il rischio, per molti ragazzi e soprattutto ragazze, di un intrappolamento nella precarietà anche dopo i 30 anni. Si è poi convenuto sulla necessità di rilanciare l’apprendistato quale corsia privilegiata per l’inserimento nel mondo del lavoro (senza però dismetterne il carattere formativo), da un lato incentivando le imprese che aumentano il numero di apprendisti in forza e dall’altro riprendendo il confronto con gli enti formativi per un reale sviluppo dell’apprendistato in alta

formazione finalizzato all’acquisizione di titoli di studio anche universitari. Sul fronte degli incentivi alle imprese – anche di natura fiscale – l’obiettivo è quello di promuovere la stabilizzazione dei rapporti di lavoro “a tempo” (evitando però di incentivare quei comportamenti che si sarebbero prodotti anche in assenza di stimoli, ovvero il cosiddetto effetto “costo peso morto). Si punterà poi sul servizio civile e sui tirocini, con l’obiettivo di avvicinare i giovani alle imprese assegnando ai ragazzi un primo “reddito di qualificazione”. Fondamentale, dal nostro punto di vista, è la presenza dentro la Cabina dei rappresentanti della scuola e dell’università. Il miglioramento dei servizi di orientamento, tirocini e placement è di importanza primaria, non solo in un’ottica di breve periodo. Per questo crediamo che una relazione forte tra Agenzia de Lavoro ed enti formativi, al di là dei primi interventi della Cabina di regia, debba restare nel tempo, in forma strutturale.

Lavoro e welfare, le riforme in riva al Tamigi e alla Senna Dal 2013 sussidio unico in Inghilterra. Nuovi incentivi all’occupazione dei giovani in Francia. Così Cameron e Sarkozy affrontano il post-crisi Nuovi sviluppi e nuovi scenari sul fronte del Welfare State nei paesi dell’Unione europea: relazioni industriali, autonomia delle parti sociali, libertà della finanza pubblica risentono degli effetti della crisi; gli Stati corrono ai ripari, da un lato, attuando politiche di rigore per contrastare la speculazione finanziaria internazionale e, dall’altro, provando a rilanciare la competitività nel vecchio continente. Come si traduce tutto ciò negli interventi dei diversi governi europei? Pesanti leggi di bilancio ogni anno per svariati anni, incanalamento di ogni politica salariale in binari rigidi, tagli anche radicali nei programmi di welfare e stimoli alle imprese per la ripresa della competitività. Per quando riguarda il welfare e le politiche del lavoro, vanno analizzate, in primo luogo, due proposte presentate dai Governi Cameron e Sarkozy: la prima sul fronte della

responsabilizzazione dei cittadini all’ottenimento di un sussidio, la seconda volta al rilancio delle politiche per i giovani e di incentivo alle imprese per la loro assunzione. Nello specifico, il Governo inglese ha presentato, nel corso di una seduta parlamentare di metà febbraio 2011, la nuova legge sul Welfare (Welfare Reform Bill). La riforma avviata dal Governo di coalizione, per opera del Ministro del Lavoro e delle Pensioni, Iain Duncan Smith, prevede la radicale eliminazione del complesso sistema di sussidi, rimborsi e benefit a favore di un sussidio unico universale che entrerà in vigore nel 2013. L’Inghilterra conta, in questo modo, di risparmiare 5,5 miliardi di sterline nei prossimi quattro anni ma soprattutto, vuole impostare la riforma sul piano culturale. L’obiettivo è, infatti, modificare la situazione attuale per cui oltre 5 milioni di inglesi sono del tutto

> giovani <

dipendenti dai sussidi statali: allo stato attuale è più conveniente non lavorare, poiché gli aiuti sono più generosi di molti stipendi. Secondo il Governo la riforma dovrebbe portare un milione di persone a uscire dalla situazione di povertà e a trovare lavoro, guadagnando almeno 25 sterline alla settimana in più rispetto al sussidio di disoccupazione; mentre ora alcune famiglie ricevono decine di migliaia di sterline, il tetto massimo di aiuti statali verrà ridotto a 26mila sterline all’anno per famiglia. Lo Stato inoltre, ha avvertito il premier, diventerà più efficiente e più rigoroso nei controlli, sia sui lavoratori in permesso malattia che sui disabili e le persone che ricevono sussidi di invalidità per accertarsi che davvero non siano in grado di lavorare. Dal testo di riforma, cambia anche la terminologia: il sussidio di invalidità diventa ora il “contributo

all’indipendenza personale”. Sul fronte francese, il Governo Sarkozy ha annunciato un nuovo piano per il lavoro per i giovani e gli adulti disoccupati (Nouveau dispositif du gouvernement destiné à doper l’emploi des jeunes et lutter contre le fléau du chômage de longue durée). Riguardo a questi ultimi è stato proposto il seguente meccanismo: ogni azienda che assumerà a tempo indeterminato un disoccupato di oltre 45 anni riceverà un premio di 2 mila euro, oltre alle agevolazioni contributive già in essere. Il costo per il 2011 è stimato in circa 250 milioni e l’obiettivo è di ottenere dal mercato altri 50 mila posti sovvenzionati oltre ai 390 mila già previsti (per un costo di circa 2,6 miliardi). Quanto ai giovani il piano introduce un meccanismo di bonus-malus: la legge prevede che tutte le imprese con oltre 250 dipendenti abbiano almeno il 3% di manodopera con contratto di

> di Alberto Mattei, responsabile Servizio studi e ricerche Cgil del Trentino formazione lavoro (apprendistato in Italia); chi non rispetta questo vincolo, deve pagare una sanzione pari allo 0,1% del monte salari complessivo. Per rilanciare questo percorso, largamente rivolto ai giovani sotto i 25 anni, le nuove normative prevedono di portare la quota dal 3 al 4%. La multa dello 0,1% della massa salariale rimarrà in vigore per le imprese che si collocheranno tra l’1 e il 3%, proporzionale alla dimensione dell’impresa. Chi sarà sopra il 4% riceverà un premio di 400 euro all’anno per ogni contratto supplementare. L’obiettivo è di creare 135 mila nuovi posti nel 2011 e 200 mila entro il 2015. Le aziende con meno di 250 addetti avranno diritto a sei mesi di esonero degli oneri sociali per ogni contratto di formazione lavoro, con l’obiettivo di creare 50mila posti in due anni (il costo di queste ultime misure è stimato in altri 250 milioni).

attività sindacale

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>> | 1 | 2011

PROGRAMMA TURISTICO 2011

Informazione agli iscritti

PULLMAN GARANTITO DAL TRENTINO! SOGGIORNI VARI A ISCHIA: OGNI DOMENICA 8 e 15 giorni!

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€ 1.500,00 € 920,00

€ 785,00

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03/07 - 17/07

€ 1.110,00

08/05 - 15/05

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SOGG. IN TURCHIA/ANTALYA: GOLDE COAST RESORT

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04/07 - 18/07

€ 1.270,00

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€ 1.230,00

SOGG. GRECIA/RODI: HOTEL IRENE PALACE

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€ 1.200,00

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€ 1.320,00

SOGG. IBIZA: SETTEMARI CLUB TRES CARABELAS

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09/07 - 23/07

€ 1.250,00

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€ 2.310,00

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da € 600,00 a € 1.030,00

VIAGGIO IN NEPAL, TIBET E CINA

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18/7 - 06/08

€ 4.510,00

SOGG. IN TURCHIA: BODRUM/ EDEN VILLAGE JAVELIN

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11/07 - 25/07

€ 1.230,00

16/07 - 30/07

€ 950,00

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SOGGIORNO A SANTO DOMINGO/ CLUB VIVA DOMINICUS

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18/06 - 03/07 18/06 - 02/07

€ 1.490,00 € 1.565,00

SOGG. A RODI GARGANICO / BAIA SANTA BARBARA AEREO

16/07 - 30/07

€ 1.495,00

SOGG. A IBIZA / EDEN VILLAGE TARIDA PLAYA

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17/07 - 31/07

€ 1.550,00

SOGG. TURCHIA/BODRUM: EDEN VILLAGE PRINCESS ARTEMISIA

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18/07 - 01/08

€ 1.260,00

GRAN TOUR EST EUROPA + MOSCA E SAN PIETROBURGO

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01/08 - 14/08

€ 2.540,00

TOUR NORMANDIA E BRETAGNA

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20/08 - 27/08

da € 895,00

€ 1.420,00

ISTRIA + LAGHI DI PLITVICE

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26/08 - 28/08

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20/06 - 04/07

€ 1.160,00

VIAGGIO NEGLI USA: GRAN TOUR DELL’OVEST

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10/09 - 23/09

€ 3.690,00

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€ 1.090,00

SOGG. A CHIANCIANO: HOTELS SAVOIA E ATLANTICO

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metà settembre

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25/06 - 09/07

da € 885,00

TOUR DELLA POLONIA

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18/09 - 24/09

da € 898,00

TOUR DEL CILENTO

PULLMAN

21/09 - 25/09

€ 660,00

AEREO

25/06 - 09/07

€ 1.200,00

VIAGGIO NEL LAOS E CAMBOGIA

AEREO

20/10 - 05/11

€ 3.645,00

VIAGGIO IN INDIA DEL SUD

AEREO

10/11 - 25/11

€ 2.860,00

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SOGG. A IBIZA / EDEN VILLAGE TARIDA PLAYA

AEREO

19/06 - 03/07

€ 1.380,00

SOGG. A FORMENTERA / HOTEL CALA SAONA

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19/06 - 03/07 26/06 - 03/07

€ 1.510,00 € 910,00

SOGG. A SKIATHOS / HOTEL PUNTA CLUB

AEREO

19/06 - 26/06

€ 785,00

SOGG. A KARPATHOS / EDEN GOLD INT. ALIMOUNDA

AEREO

19/06 - 03/07

SOGG. IN TURCHIA / ANTALYA: GOLDE COAST RESORT

AEREO

SOGG. GRECIA/RODI: HOTEL IRENE PALACE

SOGG. IN CALABRIA/ CAPO RIZZUTO: WELLTOUR L’OASI

VIAGGIO “MAGICO NORD”

SOGG. IN CALABRIA/ CAPO RIZZUTO: WELLTOUR L’OASI

SOGG. A RODI GARGANICO / BAIA SANTA BARBARA

SOGG. IN PUGLIA/PESCHICI: PARK HOTEL PAGLIANZA P.

SOGG. A RODI GARGANICO / BAIA SANTA BARBARA

19/06 - 03/07

€ 795,00

Informazioni e prenotazioni: ROVERETO : E.T.L.I. - TN Corso Rosmini, 82 – tel. 0464 431507 fax 0464 438981 e-mail: info@etlitn.it – Sito internet: www.etlitn.it Orario: dal LUNEDÌ al VENERDÌ: orario continuato 09.00 – 19.00 SABATO: 09.00 – 13.00 RIVA: RIVA MONDO VIAGGI Viale Trento, 5 – tel. 0464 554600 – fax 0464 555125 e-mail: info@rivamondoviaggi.com Sito internet: www. rivamondoviaggi.com Orario: dal LUNEDÌ al VENERDÌ: 09.00 – 13.00 / 15.00 – 19.00 SABATO: 09.00 – 13.00

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attività sindacale

TRENTO : E.T.L.I. - TN Via Muredei, 8/1 (sede CGIL) – tel. 0461 303916 – fax 0461 303991 e-mail: infotrento@etlitn.it Orario: dal LUNEDÌ al VENERDÌ: 09.00 – 13.00 BORGO VALSUGANA : E.T.L.I. - TN P.zza Martiri della Resistenza, 7 – tel. 0461 1750110 fax 0461 1750111 e-mail: infoborgo@etlitn.it Orario: LUNEDÌ/MARTEDÌ/GIOVEDÌ/VENERDÌ: 09.00 – 12.00 / 15.00 – 19.00 MERCOLEDÌ: 09.00 – 17.00

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attività sindacale IL 6 MAGGIO IN PIAZZA ANCHE LE PENSIONATE E I PENSIONATI TRENTINI

Per chiedere al Governo nazionale più risorse per i pensionati e strumenti concreti contro la povertà. Serve un fondo per la non autosufficienza e politiche vere per la salute e l’invecchiamento attivo. Ma il Governo pensa ad altro e taglia l’assistenza con l’accetta. Le pensionate e i pensionati sono una risorsa!

Editoriale

Uno sciopero per unire lavoratori e pensionati Il futuro dell’Italia e dei suoi territori passa attraverso un nuovo patto > di Enzo Gasperini, tra le generazioni segretario generale SPI CGIL del Trentino Anche le pensionate e i pensionati trentini scenderanno in piazza a Trento venerdì 6 maggio per lo sciopero generale proclamato dalla Cgil a livello nazionale. Ci saranno non solo per dare una testimonianza tangibile di solidarietà verso le lavoratrici e i lavoratori italiani che, stretti nella morsa della crisi, vedono il proprio governo voltarsi dall’altra parte per occupare il Parlamento con gli affari privati del premier. No, il nostro non sarà solo un atto di solidarietà e di responsabilità verso nipoti e figli. Sarà qualcosa di più. Sarà la prova che l’Italia, nel suo 150esimo anniversario è unita davvero non solo geograficamente, ma anche all’interno della nostra società, all’interno delle generazioni, unita in una visione comune che associa il destino dei giovani a quello di chi giovane non è più. Andremo in piazza per dire al Governo di smetterla, una volta per tutte, di lavorare alla disgregazione, alla divisione tra Nord e Sud, tra sindacati amici e nemici, tra giovani e vecchi. Andremo in piazza per chiedere un nuovo patto tra generazioni. Questo è quello che serve al nostro Paese e a tutti i suoi territori, Trentino compreso: un nuovo patto tra le generazioni che parta da una vera riforma fiscale capace di restituire capacità di spesa a tutti quegli italiani i lavoratori dipendenti e i pensionati che le tasse le hanno sempre pagate fino all’ultimo centesimo e sulle quali oggi grava il peso maggiore del

risanamento del bilancio dello Stato e dell’abbattimento del debito pubblico. Al nostro Paese servono riforme vere, concrete, che sappiano stimolare l’economia, sostengano i consumi, rafforzino il welfare come insostituibile strumento di coesione sociale. Una nuova politica fiscale che premi il lavoro e i titolari di redditi fissi avrebbe proprio questo risultato. Aiuterebbe gli anziani che vivono con pensioni sempre più basse, a causa della mancata rivalutazione reale dei loro assegni previdenziali. Ma aiuterebbe anche i giovani che oggi come oggi sono stretti in una morsa infernale tra precarietà e retribuzioni spesso misere. Oggi premiare il lavoro anche fiscalmente significa aiutare il futuro del Paese, sostenere la crescita economica anche a livello territoriale, significa garantire una più giusta distribuzione dei redditi. Certo, l’Italia fatica a mettere in campo politiche espansive: il debito pubblico che sfiora ormai i 1.900 miliardi di euro è un fardello gravoso, soprattutto di fronte all’attuale instabilità dei mercati finanziari e all’aumento dei deficit pubblici di tutti i Paesi europei. Ma politiche di sostegno dei redditi e di ampliamento del welfare potrebbero essere finanziate da un lato grazie ad un impegno serio contro evasione ed elusione fiscale e, dall’altra, facendo pagare una tassa ai possessori dei grandi patrimoni o a chi [

> spi <

segue a pagina 9 ]

attività sindacale

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>> | 1 | 2011

Non autosufficienza, allargare i beneficiari e potenziare i servizi

| I sindacati

dei pensionati di Cgil Cisl Uil lo chiedono all’assessore Rossi. Dopo l’incontro di gennaio la giunta vuole potenziare gli assegni di cura, ma il numero minimo di domiciliari viene ridotto |

N

el mese di gennaio le segreterie dei sindacati confederali dei pensionati, SPI CGIL, FNP CISL e UILP UIL si sono incontrate con l’assessore provinciale alle Politiche sociali e alla Sanità, Ugo Rossi, per verificare gli effetti del protocollo relativo alle misure di politica sociale rivolte alla popolazione anziana, firmato nel febbraio 2010. L’incontro è stato l’occasione per iniziare un’analisi dei servizi offerti alle famiglie sul territorio provinciale. A questo proposito l’assessorato ha fornito alle nostre organizzazioni una mappa dettagliata sulle diverse strutture socio-assistenziali residenziali e semiresidenziali presenti sul territorio. L’attenzione è stata rivolta in particolare alla situazione delle RSA, cioè le Residenze Sanitarie e Assistenziali, quelle che nel normale linguaggio chiamiamo Case di Riposo per Anziani. Queste strutture comprendono quasi 4.500 posti letto e quindi la provincia di Trento si colloca ai primi posti per quanto riguarda la percentuali dei posti letto in rapporto al numero di persone anziane residenti. Nonostante questo esiste una lista d’attesa di circa mille persone che richiedono di essere accolte in una RSA. Del resto se teniamo presente che nella provincia di Trento vivono oltre 11.400 persone che ricevono un assegno di accompagnamento, ossia sono riconosciute invalide e di queste circa 7.000 sono anziane, si comprende facilmente che esiste una vasta area di forte disagio alla quale vanno date risposte efficaci

e rapide. Lo stesso assessore Rossi ha riconosciuto che in Trentino si è privilegiata la strada delle RSA, cioè del ricovero in strutture residenziali, mentre non si sono sviluppate nella misura necessaria altri servizi alternativi, come quello di un diffuso ed efficiente servizio socio-sanitario domiciliare, che avrebbe potuto evitare o quanto meno ritardare il ricorso alla RSA. Secondo le affermazioni dell’assessore Rossi questa è la direzione che la Giunta Provinciale intende imboccare per il futuro, accogliendo le richieste avanzate anche dallo SPI CGIL, per favorire le soluzioni che privilegino la permanenza delle persone anziane nel loro ambiente di vita. Lo ripetiamo da molto tempo che l’invecchiamento della popolazione impone la necessità di individuare strumenti nuovi, guardando anche alle soluzioni adottate da altre realtà territoriali in Italia e all’estero. Proprio in questo senso la giunta provinciale ha recentissimamente assunto un orientamento più preciso, concordando con i firmatari di uno disegno di legge sulla non autosufficienza – i consiglieri Magnani e Dorigatti – il potenziamento degli assegni di cura. Con 16 milioni di euro euro da stanziare, la Giunta vorrebbe fissare tre fasce di contributo provinciale da 400, 800 e 1.200 euro mensili cui si potrà accedere tramite la certificazione Icef. Il nuovo assegno di cura si sommerà all’indennità di accompagnamento. In questo modo i casi più gravi – sia sul fronte delle condizioni economiche,

che da quelle sanitarie – potranno beneficiare di un assegno mensile di 1.700 euro. Intanto, però, sul fronte dei servizi pubblici, alcune misure adottate dall’assessorato dopo l’incontro di gennaio, non sembrano in armonia con le intenzioni dichiarate in quell’occasione. Infatti le indicazioni date alle Comunità di Valle per l’assunzione dei compiti in materia di welfare, sembrano indicare una tendenza a ridurre il personale addetto all’assistenza domiciliare, con il concreto pericolo di diminuire la diffusione e l’efficacia. Questo ci preoccupa molto, perché sappiamo bene che già oggi moltissime famiglie in cui è presente una persona non autosufficiente sono costrette a trovare soluzioni individuali, ricorrendo alle assistenti familiari, le cosiddette “badanti”, sopportando oneri finanziari e psicologici notevolissimi. Per questa ragione continuiamo a ribadire la necessità di una specifica ed

organica legge provinciale sulla non autosufficienza, ispirandoci ai principi della proposta di iniziativa popolare che avevamo promosso unitariamente negli anni passati. Sulla base di queste motivazioni abbiamo espresso all’assessore Rossi la nostra convinzione che l’idea di far fronte ai problemi della non autosufficienza intervenendo solo sull’assegno di cura, può essere accettata solo come rimedio tampone limitato nel tempo. Inoltre, di fronte alla proposta di nuovo organico di personale, abbiamo unitariamente inviato all’assessore la lettera che pubblichiamo qui di seguito. Siamo in attesa di un prossimo incontro, previsto per il mese di aprile, nel corso del quale ci dovranno essere presentate le intenzioni della Giunta Provinciale circa la legge sulla non autosufficienza e dove avremo occasione di presentare le nostre richiesta sulle garanzie dei livelli essenziali di assistenza che riteniamo irrinunciabili.

No ai tagli dei servizi socio-assistenziali e domiciliari Lettera di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil all’assessore Rossi sulla delibera che fissa i livelli minimi essenziali dell’offerta dei servizi socio-assistenziali da parte delle Comunità di Valle

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Sindacati Pensionati delle Confederazioni CGIL CISL UIL esprimono la propria forte preoccupazione in merito alla ventilata prospettiva di modificare i parametri relativi ai servizi socio-assistenziali sul territorio, diminuendo di fatto il numero degli operatori sociali. Non ci rassicura l’affermazione dell’Assessore Rossi che per quest’anno la Giunta Provinciale assicurerebbe alle Comunità di Valle, a cui sono transitate le relative competenze in materia, uno stanziamento analogo a quello garantito nel biennio 2009-2010. Quello che contestiamo la previsione di modificare in peggio gli attuali parametri che prevedono 1 assistente domiciliare ogni 500 abitanti, portandoli ad 1 ogni 1000. Questa misura, oltre ad una drastica riduzione di personale, significa peggiorare gravemente la quantità e quindi la qualità del servizio offerto ai cittadini che si

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attività sindacale

trovano in condizioni di grave bisogno e sofferenza e rendere più acuti i problemi che i loro familiari già affrontano quotidianamente. Analogo ragionamento per quanto concerne la prospettiva della riduzione del numero degli assistenti sociali, che dovrebbero rappresentare lo strumento più efficace per facilitare l’esistenza delle persone che si trovano alle prese con molti e diversificati bisogni Ben diverso era lo scenario che l’Assessore Rossi ci aveva prospettato, esponendoci l’intenzione sua e della Giunta Provinciale di puntare sulla qualificazione e il potenziamento dei servizi sul territorio, per rendere realmente concreta la possibilità per gli anziani di rimanere nel proprio domicilio anche quando si fossero trovati in una situazione di non autosufficienza, senza dover necessariamente ricorrere al ricovero nelle RSA. Si trattava di una prospettiva

che aveva incontrato il nostro favore, convinti come siamo che ogni persona anziana, se può contare su una efficace e diffusa rete di servizi, preferisce continuare a vivere nel proprio ambiente familiare e sociale. La direzione nella quale sembra muoversi invece l’Assessore appare quella di individuare non i servizi essenziali, come diritti di ogni cittadino che si trovi in una situazione di necessità ma piuttosto di stabilire servizi davvero minimi, nel senso che meno di così non si potrebbe pensare di dare... No, caro Assessore Rossi e cara Giunta Provinciale: i pensionati sono ben consapevoli del difficile momento economico che la nostra società sta attraversando, hanno sempre dimostrato la propria disponibilità a fare la propria parte in un’ottica di solidarietà fra generazioni, ma questa non certamente la scelta più oculata, al contrario si basa su gretti calcoli

di contabilità priva di una visione lungimirante. SPI CGIL, FNP CISL e UILP UIL chiedono pertanto alla Giunta Provinciale e al Consiglio delle Autonomie che chiamato a dare un parere sulla delibera della Giunta Provinciale

circa i livelli essenziali di assistenza di rifiutare questa logica di miope risparmio, dimostrando nei fatti che loro intenzione garantire ai propri cittadini servizi sul territorio realmente dignitosi ed efficaci. 8 marzo 2011

> spi <


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Pensionati, verso lo sciopero generale del 6 maggio In piazza per dire no ai tagli indiscriminati e per una politica fiscale che premi chi le tasse le ha sempre pagate: i lavoratori dipendenti e i pensionati Giustizia sociale, welfare e benessere, pensioni per vivere in dignità. Sono queste le parole che hanno accompagnato le mobilitazioni dello Spi, realizzate con continuità in questi ultimi due anni, sia a livello nazionale sia a livello locale. Una mobilitazione che culminerà nello sciopero generale del prossimo 6 maggio quando tutta la Cgil, in ogni regione d’Italia, manifesterà contro le politiche miopi del Governo, contro l’idea di un Parlamento messo a servizio non degli interessi della nazione, ma dell’interesse particolare del Presidente del Consiglio in uno spettacolo inverecondo soprattutto perché va in scena nell’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Tutto ciò accade mentre la crisi economica non accenna a placare i propri effetti sui ceti più deboli, lavoratori dipendenti e pensionati. Per questo lo Spi appoggia con convinzioni le ragioni che stanno alla base dello sciopero generale della Cgil del prossimo 6 maggio. Oltre a queste priorità, per lo Spi è urgente aprire una grande vertenza per assicurare una pensione ai giovani e un reddito dignitoso agli anziani. Con il governo Prodi era stato conquistato un tavolo di confronto che produsse i primi risultati: questo impegno deve essere ora riconosciuto dall’attuale governo. L’invenzione della social card non ha infatti risolto alcun problema, mentre rischia di umiliare i pochi beneficiari, costretti a percepire come un favore quello che invece andava riconosciuto come un diritto. Per lo Spi il Governo il federalismo fiscale pensato dal Governo rischia di minare tutele essenziali che andrebbero garantite in tutto il Paese. Il Governo propone infatti che siano le comunità locali a farsi carico di quote crescenti di spesa sociale, scaricando su queste ultime anche tutti gli oneri, con il rischio di far crescere la pressione fiscale su chi le tasse le paga e le ha sempre pagate. Se davvero mancano oggi in Italia le risorse per sostenere i redditi più bassi e finanziare le tutele sociali, se

I “RISULTATI” DEL GOVERNO DEL FARE Ha impoverito le pensioni Il 65% dei pensionati in Italia è costretto a vivere con 750 euro lordi al mese. Nel 2011 poi la rivalutazione delle pensioni è pari ad un misero 1,4%. Sono pochi spiccioli che inevitabilmente verranno annullati dalla crescita dell’inflazione che a febbraio è già arrivata a quota 2,4%. In pratica se non si interverrà le pensioni si ridurranno. Ha aumentato le tasse I pensionati italiani sono i più tartassati d’Europa e hanno meno tutele sociali. L’aumento delle tasse si mangia i piccoli aumenti degli assegni previdenziali, che spesso sono già di loro aumenti fittizzi. Mentre si tassano i pensionati, al fisco si sottraggono redditi e patrimoni pari a 120 miliardi di euro ogni anno. A questi si aggiunge un livello stimato di corruzione pari a circa 60 miliardi di euro ogni anno. il debito pubblico impedisce ogni investimento nel welfare, perché allora si continuano a ridurre indirettamente le tasse sui patrimoni e si assicurano tassazioni privilegiate alle rendite finanziarie? Il Governo ci propala ogni giorno il suo mantra: “Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani”, ma dimenticano di togliere una volta per tutte le mani dalle tasche da chi ha redditi fissi da pensione e da lavoro che le tasse le pagano fino all’ultimo centesimo. Le pensionate e i pensionati, così come tanti giovani, lavoratori, donne, chiedono una radicale riforma fiscale che raccolga risorse dove davvero ci sono, per finanziare tutele sociali più efficaci e contrastare l’impoverimento dei redditi da lavoro, rilanciando cosìlo sviluppo del Paese. Le pensionate e i pensionati chiedono a chi governa il Paese di rispettare la dignità delle persone, di assicurare moralità e rettitudine, di seguire le indicazioni della Costituzione, di ascoltare il Paese valorizzando la partecipazione delle cittadine e dei cittadini. Come Cgil chiediamo che si riconosca il diritto di chi lavora a giudicare la propria condizione e a migliorarla, organizzandosi e approvando i contratti di lavoro. Invece di dividere i sindacati, il Governo dovrebbe agevolare il dibattito parlamentare

su una legge che stabilisca modalità certe e condivise per verificare la loro rappresentatività e dare garanzie del rispetto della volontà dei lavoratori, espressa democraticamente. Questa è la democrazia che serve all’Italia, quella fondata sui dettami della Carta Costituzionale.

Carla Cantone: «Aumentare le pensioni, estendere il welfare» A chi chiede a Carla Cantone, segretaria generale dello Spi Cgil, se il loro sarà un 6 maggio di solidarietà, risponde piccata: «Ma quale solidarietà. Certo, noi non scioperiamo in senso stretto, ma la nostra è una mobilitazione continua da due anni, a livello nazionale e nei territori, con una precisa piattaforma. Rivendichiamo la necessità di un welfare basato sull’uguaglianza,il contrario di quanto impongono le politiche di governo, i cui tagli a Comuni e Regioni finiscono per diventare tagli ai servizi sociali e assistenziali». Cantone individua così i punti punti focali «La rivalutazione delle pensioni, tartassate anche dal fisco, il ripristino del Fondo per la non autosufficienza e la richiesta di un welfare che non sia basato sulla social card». Le pensioni sono state appena rivalutate, come ogni gennaio, ma sembrano rimaste misere. «Per forza. Il metodo di calcolo usato è molto vecchio, non ha più senso. Basti pensare che quest’anno la rivalutazione è stata solo dell’1,4%. Col governo Prodi avevamo conquistato un tavolo di confronto sul tema, ma con Berlusconi è stato immediatamente cancellato. Il risultato è 6 milioni e 200mila pensionati sono costretti a vivere con meno di 750 euro lordi al mese, mentre 4 milioni di questi prendono meno di 500 euro al mese. Un problema serio in sé, e tanto più in una fase in cui cala l’occupazione e i giovani non riescono a trovare lavoro: in cui, in sostanza, la pensione in una famiglia funge pure da ammortizzatore sociale. Sono migliaia e migliaia i padri e madri pensionati che, comunque, danno una mano ai figli disoccupati, precari, in cig. È anche per questo motivo che la nostra mobilitazione proseguirà anche oltre il 6 maggio».

IL TRENTINO IN PIAZZA PER L’ITALIA E IL SUO FUTURO [

Ha ridotto le tutele Il Governo colpisce i pensionati e le famiglie con i tagli lineari alla spesa pubblica. Ha cancellato il fondo nazionale per la non autosufficienza. Ha ridotto i fondi per le politiche sociali a sostegno della famiglia, dei giovani, delle politiche abitative per tagli complessivi di circa 1,1 miliardi di euro, circa il 76% in meno.

Editoriale

segue da pagina 7 ]

specula sui mercati finanziari. Si tratterebbe di una semplice manovra di redistribuzione del carico fiscale che andrebbe a colpire soprattutto i grandi ricchi e chi le imposte ha sempre cercato, con successo purtroppo, di evaderle. Per lo Spi e per la Cgil il rigore dei conti pubblici si può accompagnare a politiche di consolidamento del welfare e dei servizi pubblici che, in virtù di un più solido assetto delle finanze pubbliche statali, potrebbero essere cedute, come accade in Trentino, agli enti locali. Ciò perché sarebbe più facile stabilire sistemi di perequazione a livello nazionale e fissare livelli minimi essenziali in grado di coprire i reali bisogni delle famiglie e validi a tutte le latitudini del Paese. Questo sarebbe il profilo di un federalismo responsabile che potrebbe far crescere le regioni ed i territori senza creare scompensi e riducendo gli attuali squilibri. Purtroppo per l’Italia neppure il 150esimo anniversario dell’Unità nazionale ha spinto la classe dirigente al governo del Paese ad un sussulto di dignità. Anzi la maggioranza

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parlamentare corre in soccorso del presidente del Consiglio e per sottrarlo al giudizio dei giudici nell’ennesimo processo, non si ferma neppure di fronte al fatto di bloccare altri 15mila processi, lasciando insoddisfatta la domanda di giustizia di migliaia di cittadini. Questa l’idea di legalità di questo governo: in galera ci finiscano i cittadini stranieri puniti per il reato di immigrazione clandestina, anche se scappano da un Paese in guerra, ma non i potenti che con i loro denari possono comprarsi sentenze e qualche parlamentare a puntellare una maggioranza ormai squagliata e incapace di fare riforme concrete per i cittadini, i lavoratori e i pensionati. Per questo motivo la giornata del 6 maggio è fondamentale. Vogliamo che a Trento, come nel resto d’Italia, le pensionate e i pensionati, le lavoratrici e i lavoratori, possano finalmente ridare voce a quell’Italia che non ci sta, che non si rassegna al declino e alla perdita di credibilità del proprio Paese. Stare in piazza venerdì 6 maggio significa dare un’occasione di speranza anche ai nostri giovani. Significa ribadire che è tempo di voltare pagina in Italia.

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I pensionati fanno sentire la propria voce in Europa

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primi giorni di aprile si tenuto a Venezia il 6° congresso della Ferpa. la Federazione europea dei pensionati e delle persone anziane .Al termine dei lavori il Congresso ha approvato una mozione dal significativo titolo di “Una vita dignitosa e solidale per gli anziani in Europa”. Riassumiamo le parti essenziali del corposo documento che si articola in una serie di capitoli riguardanti le problematiche più significative inerenti la vita delle persone anziane e pensionate.

Il posto dei pensionati e degli anziani nella società Commissione europea e gli Stati della Ue smettano di guardare ai cittadini più vulnerabili, in particolare gli anziani e i pensionati, solo come a un oggetto di spesa pubblica, ma li considerino cittadini a pieno titolo, sui quali bisogna investire e ai quali possono essere richieste in contropartita attività compatibili con la loro età e la loro posizione attuale nella società. Di fatto, le svariate attività svolte dalla maggior parte degli anziani danno alla società un contributo indispensabile alla vita sociale che implica come contropartita una necessaria solidarietà tra le generazioni.

L’invecchiamento attivo Per definire un modello che concili i bisogni dei giovani e dei più anziani, sarà necessario incoraggiare l’invecchiamento attivo, prestando attenzione alle diverse forme del volontariato e a non concentrarsi esclusivamente sul prolungamento della vita professionale. Non si può dimenticare che vari pensionati mantengono un’attività per quanto a tempo parziale e che molti si dedicano al volontariato. La maggior parte di loro, tuttavia, si dedica ad aiutare la famiglia (assistendo sia i membri più anziani che quelli invalidi) che così non debbono pesare

finanziariamente sulla comunità.

Il diritto alla sanità pubblica Gli ultimi anni hanno visto una diminuzione considerevole degli investimenti nelle politiche sanitarie. Gli investimenti oculati, solidali e di qualità nel settore della sanità pubblica, potrebbero certamente contribuire a breve termine a una riduzione delle disuguaglianze sanitarie tra le regioni e i cittadini della UE. Le spese degli Stati per offrire questi servizi pubblici influenzano la redistribuzione della ricchezza. Per poter intervenire efficacemente sulle tematiche sanitarie, la Ferpa raccomanda i quattro ambiti seguenti: la prevenzione, la promozione di modelli di vita sani; l’intervento sui fattori determinanti per la salute, le cure e i diritti dei pazienti.

Relazione tra vita professionale e invecchiamento Poiché le conseguenze sulla salute delle condizioni di lavoro non sono tutte visibili durante il periodo di attività necessario assicurare la continuità tra il monitoraggio sanitario della medicina del lavoro e il monitoraggio sanitario dopo la cessazione dell’attività. L’assistenza sanitaria deve essere garantita al di là delle frontiere, all’insieme dell’unione europea.

Carta dei diritti delle persone non autosufficienti La non autosufficienza ormai purtroppo diventata un problema comune in tutti i paesi della UE, nella misura in cui colpisce anche persone di età molto diverse. Una gran parte delle persone interessate rientra nella categoria degli anziani. È necessario promuovere un’iniziativa popolare europea in mate-

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ria di non autosufficienza, mirata all’adozione di una legge quadro per il sostegno alle persone vulnerabili, utilizzando il nuovo strumento del diritto di iniziativa popolare previsto nel trattato dell’Unione.

Il libro verde sulle pensioni Di fronte alla crisi, unita all’invecchiamento della popolazione e a un prolungamento della speranza di vita, gli Stati membri hanno scelto di rivedere i propri sistemi pensionistici innalzando l’età pensionabile e modificando il calcolo delle prestazioni. La Ferpa considera con interesse la preoccupazione manifestata dalla Commissione europea per il problema delle pensioni, che ha portato alla pubblicazione del libro verde in cui si afferma che non si può più rimandare la definizione di meccanismi di controllo e di verifica che garantiscano la capacità di spesa dei lavoratori e dei pensionati. Sarà sicuramente una delle sfide a breve termine del sindacalismo europeo. Nel quadro di una politica intergenerazionale, i pensionati possono essere percepiti come dei lavoratori dipendenti produttori di ricchezza da valorizzare tramite la propria pensione.

La solidarietà intergenerazionale Le riflessioni che accompagnano la revisione dei sistemi di sicurezza sociale non possono essere dissociate da altre discussioni più complesse, che devono coinvolgere tutte le generazioni. Per esempio, la crescita dell’occupazione e della produttività la riduzione degli sprechi e l’efficienza, sono le componenti di un circolo virtuoso che serve da base per una riflessione futura. La solidarietà intergenerazionale potrà essere un mezzo efficace per uscire dai problemi più gravi della società contemporanea: così pensiamo

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che gli anziani e i pensionati possano giocare un ruolo importante nella ridefinizione del tempo di vita e di lavoro nelle città.

La parità di genere resta un problema In una prospettiva di genere, il problema delle pensioni sembra amplificato. Se da una parte ci sono pressioni provenienti da diverse parti affinché il legislatore nazionale imponga l’uguaglianza dell’età pensionabile per gli uomini e per le donne, dall’altra non si possono ignorare le differenti prestazioni sociali di cui beneficiano gli uni e le altre. Infatti, le donne al termine della loro vita attiva ricevono generalmente prestazioni inferiori in media del 15% rispetto a quelle degli uomini, determinate da una carriera professionale discontinua a causa della maternità dell’assistenza alla famiglia, dall’aiuto ai parenti disabili. La Ferpa rivendica che queste disuguaglianze siano abolite in tutti i paesi dell’Unione europea.

Il diritto a un reddito minimo La crisi ha accresciuto a dismisura le situazioni di esclusione sociale, con un impatto immediato sullo stato della povertà di una parte crescente della popolazione, soprattutto gli anziani e i pensionati. È necessario intervenire sul mercato del lavoro e sui sistemi di protezione sociale sostenendo le prestazioni pensionistiche tramite meccanismi di rivalorizzazione che tengano conto della crescita reale dei prezzi. Le istituzioni europee e i governi nazionali saranno dunque portati a stabilire dei livelli minimi di pensione che dovranno situarsi al di sopra della soglia di povertà nelle differenti nazioni. I tassi di sostituzione per le pensioni legali dovranno situarsi al 70% e garantire delle misure di equiparazione adeguate per i periodi di interruzione della attività professionale. In secondo luogo, non sarà più possibile rimandare un sostegno economico adeguato alle persone svantaggiate; un reddito minimo o un aiuto sociale, che permetta a queste persone di soddisfare i propri bisogni essenziali e vivere una vita dignitosa.

I servizi sociali di interesse generale Le molteplici attività dei servizi sociali di interesse generale costituiscono la base di solidarietà di un modello di società preoccupata dal rispetto della dignità e dei diritti delle persone. Queste creano, mantengono e garantiscono la coesione sociale, senza la quale non c’è futuro per le prossime generazioni nei paesi europei. La posta in gioco definire uno zoccolo duro di disposizioni fondamentali, attraverso il metodo del coordinamento, che garantiscano un minimo di coerenza e di dinamismo nella costruzione della coesione sociale in Europa.

Le rivendicazioni per il 2012, “anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà intergenerazionale” Per il 2012 Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà intergenerazionale, la Ferpa un impegno concreto per sensibilizzare le istituzioni su quattro punti fondamentali: 1. l’importanza della cultura: in un mondo globalizzato, l’accesso alla cultura non può essere riservato ad una élite della popolazione, ma deve essere messa a disposizione di tutti i cittadini, anche tramite tasse di iscrizione ridotte, università popolari o della terza età. 2. l’importanza del volontariato: nel quadro di una solidarietà intergenerazionale effettiva, il volontariato dei singoli, delle famiglie, delle associazioni deve divenire il mezzo per fornire un sostegno efficace a chi si trova in una situazione di bisogno; 3. l’importanza e il riconoscimento del ruolo e delle attività svolte dagli anziani e dai pensionati nella società per aiutare le famiglie, sgravando la collettività di costi che, soprattutto in questo periodo di crisi economica, non sarebbero sostenibili; 4. l’importanza della diffusione e dell’attuazione di strumenti e conoscenze in materia di tecnologie informatiche anche in favore degli anziani, in particolare nel campo della salute.

PRIVACY Invitiamo gli iscritti allo SPI che non lo abbiano ancora fatto a recarsi nelle nostre sedi sul territorio, per firmare il modulo relativo alla INFORMATIVA SUL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI (privacy)

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Lavoro e autonomie nell’Italia unita A Rovereto la Cgil del Trentino ha celebrato con la sua segretaria generale Camusso il 150esimo anniversario dell’Unità

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a Costituzione e gli articoli 1 (“L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”) e 5 (“La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le Autonomie locali”) sono stati i fari che hanno ispirato l’iniziativa della Cgil del Trentino per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Lo scorso 29 marzo a Rovereto per l’occasione è arrivata anche la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, che ha affrontato il rapporto tra unità del Paese, federalismo e sviluppo a partire da quello dell’occupazione, insieme al presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, al direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino, Giuseppe Ferrandi ed al segretario generale della Cgil del Trentino, Paolo Burli. Ma prima del convegno all’auditorium Melotti, Susanna Camusso ha potuto prendere contatto direttamente con il sistema produttivo locale e con i lavoratori di una delle aziende più grandi in Trentino. Infatti la segretaria generale della Cgil ha partecipato ad un’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori dello stabilimento Luxottica di Rovereto con i quali ha discusso delle problematiche legate al governo del Paese, alla situazione economica e al significato

dello sciopero del 6 maggio. Poi è stata la volta del convegno. Dopo il saluto del sindaco di Rovereto, Andrea Miorandi, è toccato al segretario generale della Cgil del Trentino, Paolo Burli, introdurre il confronto. Lo ha fatto ricordando le parole del presidente Napolitano pronunciate in Parlamento il 17 marzo scorso, in occasione della celebrazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. «Il presidente ci ha invitato a sfruttare questo evento – ha ricordato Burli alla platea dell’auditorium Melotti – per guardare alla nostra storia senza retorica ma con spirito critico». Così il segretario della Cgil del Trentino ha rammentato la lacerazione prodotta dall’annessione del Trentino all’Italia dopo la Prima Guerra mondiale, ma anche lo sforzo continuo della nostra terra di riconquistare quell’autonomia che l’aveva caratterizzata per molti secoli fino all’epoca napoleonica. Oggi, come recita la nostra Costituzione, le autonomie vanno difese e promosse ed il Trentino, ricco delle prerogative accordate dallo Statuto, vuole interpretare le spinte ad un assetto federalista dello Stato senza però coltivare localismi beceri o insensate velleità autarchiche. Ciò vale soprattutto per chi crede che

Editoriale

6 maggio. In piazza per l’Italia e per il Trentino > continua dalla prima pagina sta investendo nei settori dell’edilizia sostenibile (vedi piano di edilizia scolastica), dell’informatica (fibra ottica), della ricerca (delega sull’Università) e dell’energia. Ma se l’Italia non cresce, farà fatica anche il Trentino. Per questo l’appuntamento dello sciopero generale del 6 maggio è fondamentale anche per il destino della nostra terra. Le ragioni che stanno alla base della mobilitazione proclamata dalla Cgil nazionale sono la base per ogni politica economica e sociale che abbia a cuore lo sviluppo del Paese e dei suoi territori. Il 6 maggio prossimo, con una voce sola, da Bolzano a Palermo, la Cgil intende lanciare un messaggio forte e chiaro: l’Italia vuole girare pagina. Sarà anche una grande giornata di democrazia. In piazza a Trento vogliamo radunare il mondo del lavoro ma anche tutti i rappresentanti della società civile che, come noi, sognano da molti anni, un Paese unito e coeso, la cui dignità sia difesa in Europa e nel mondo da una classe dirigente all’altezza del proprio compito e capace finalmente di tracciare la rotta di uno sviluppo sociale ed economico condiviso da tutti gli italiani. È questa una ragione in più per scendere in piazza ancora una volta e poter dire di aver dimostrato ancora una volta che insieme anche le sfide più ardue possono essere vinte.

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sviluppo economico, aperture in chiave europea e promozione dell’equità sociale vadano di pari passo. «Siamo una provincia di frontiera – ha concluso Burli parlando del Trentino - legata indissolubilmente dal punto di vista culturale, politico, sociale ed economico al resto del Paese. Siamo una comunità fiera delle istituzioni autonomistiche sulle quali fondiamo il nostro benessere e la nostra coesione sociale. Siamo infine un territorio consapevole del fatto che solo partecipando ad un orizzonte più largo - a partire da quello nazionale ed europeo - potrà creare i presupposti per una nuova, più florida e sostenibile stagione di sviluppo». È seguito l’intervento di direttore della Fondazione Museo Storico, Ferrandi, il quale ha ripercorso le tappe dell’avvicinamento del Trentino all’Italia ricordando le figure di Cesare Battisti, l’eroe irredentista giustiziato dagli Austriaci durante la Prima Guerra Mondiale, di Alcide Degasperi, lo statista originario della Valsugana artefice dell’autonomia del Trentino Alto Adige e di Giannantonio Manci, massimo rappresentante della Resistenza in Trentino contro il nazifascismo. È toccato poi al presidente della Provincia, Dellai tornare all’attualità politica. «A livello nazionale – ha detto Dellai – sembra manchi una visione per il futuro e questo rappresenta un limite gravissimo sia per chi governa che per chi fa opposizione». Per il Governatore trentino la capacità di progettare il futuro è il vero collante di una nazione. Riguardo al tema delle autonomie Dellai ha sottolineato come troppo spesso lo Stato rischi di soffocare i territori in un eccesso di centralismo. Ed ha ricordato come il Trentino, prima di ogni altra regione italiana, ha messo in campo risorse proprie per dar vita a quel fondo perequativo che dovrà riequilibrare i rapporti tra le regioni più avanzate e quelle più arretrate. Sulla stessa lunghezza d’onda è iniziato l’intervento di Susanna Camusso. Anche per la segretaria generale della Cgil il tema irrisolto dell’attualità politica è la mancanza di un’idea per il Paese. «Oggi in Italia – ha detto Camusso – viviamo una stagione di forte spaesamento. L’anniversario dell’Unità d’Italia ci ha restituito un Paese che ha recuperato almeno un poco il proprio senso di appartenenza, a partire dal riconoscimento della necessità di un migliore funzionamento dello Stato e delle istituzioni democratiche». Per la segretaria della Cgil bisogna superare le semplificazioni nel ragionare sul Paese per evitare l’effetto pubblicità, «quello per cui – ha spiegato – si ripete mille volte un concetto e questo diventa vero. Ma intanto il Paese reale è tutto diverso da quello rappresentato». Affrontare la complessità quindi significa in primo luogo uscire dall’idea di un presente eterno e cercare di disegnare un futuro per l’Italia, per il suo sviluppo e per il mondo del lavoro. «Dopo la sbornia

Camusso con Burli e Dellai (foto Flavio Rudari)

Assemblea a Luxottica (foto Flavio Rudari)

Il convegno al Melotti (foto Flavio Rudari)

della bolla finanziaria – ha continuato Camusso – si è capito che c’è ancora un ruolo della politica nel governo dell’economia. Ciò significa che va affermato il rapporto tra il Paese, l’Europa e il mondo. Se non fosse così, ci sarebbe sì la secessione come chiusura nel localismo che esprime solo l’idea di essere proprietari di casa propria, senza accorgersi che ormai si è padroni solo di un ballatoio e nulla più». Resta il tema del rapporto tra federalismo, risorse e democrazia. Per la segretaria della Cgil non è possibile costruire un rapporto vero tra federalismo e Paese se si mette in

discussione un principio fondamentale come l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. «La Padania non esiste – ha concluso Susanna Camusso – ma esistono articolazioni diverse tra le autonomie locali. Si tratta di diversità che hanno una ragione storica e non sono il frutto di un’invenzione geografica. E queste differenze all’interno dell’assetto nazionale vanno bene se non si traducono nell’idea di uno sviluppo a diverse velocità del Paese. Se una parte dell’Italia resta indietro non c’è sviluppo nemmeno per le regioni più avanzate. Arretreremmo tutti».

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PRESENTA LA TUA DOMANDA HAI TEMPO FINO AL 30 GIUGNO!

DIFFICOLTÀ A COLTIVARE IL TUO FONDO PENSIONE? LA REGIONE TI DÀ UNA MANO! A seguito dell’entrata in vigore in data 22 settembre 2010 del nuovo regolamento sulle modalità applicative delle norme di attuazione dello statuto speciale di autonomia approvate con decreto legislativo 12 aprile 2001, n. 221 e della legge regionale 27 febbraio 1997, n. 3 e successive modifiche ed integrazioni sono stati rafforzati gli interventi sociali e le garanzie destinati a sostenere i cittadini che si trovano in particolari situazioni di difficoltà in favore della costituzione di una pensione complementare. > In cosa consiste l’intervento in favore di lavoratori in difficoltà? L’intervento consiste nell’accantonamento di somme mensili pari a quelle medie versate dal richiedente nel corso dell’anno solare precedente all’insorgere della situazione di difficoltà per un periodo massimo di 36 mesi complessivi ed un importo complessivo non superiore a 4.600 €. > Chi sono i destinatari? I destinatari sono gli aderenti a fondi pensione chiusi o aperti convenzionati o non convenzionati con PensPlan Centrum in possesso dei requisiti. Sono esclusi gli aderenti a fondi preesistenti e PIP (piani individuali pensionistici). > Di quali requisiti deve essere in possesso il richiedente? Per beneficiare degli interventi è necessaria la presenza contemporanea dei seguenti requisiti: -

residenza in un comune della regione da almeno 2 anni

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adesione ad un fondo pensione da almeno 2 anni

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non aver sospeso volontariamente i versamenti al fondo pensione di appartenenza nell’anno solare precedente la situazione di difficoltà

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non aver omesso volontariamente il versamento delle contribuzioni ai fondi pensione per un periodo continuativo di almeno 5 anni

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reddito del nucleo familiare, al netto delle imposte sul reddito, non superiore a 57.000 €

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patrimonio del nucleo familiare, calcolato al netto dell’eventuale residenza di proprietà, non superiore a 114.000 €

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presenza di una condizione di difficoltà economica e familiare derivante da periodi di disoccupazione, mobilità, cassa integrazione, malattia o grave difficoltà del nucleo familiare di appartenenza per calamità naturali od eventi di particolare ed eccezionale gravità per i lavoratori dipendenti, oppure per i titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, a progetto o programma presenza di periodi non lavorati immediatamente successivi alla cessazione dei rapporti di collaborazione stessi.

> Come posso presentare la richiesta di intervento ed entro quali tempistiche? La richiesta deve essere presentata a PensPlan Centrum, direttamente o per il tramite dei patronati od altri organismi convenzionati e sempre al termine della situazione di difficoltà, ovvero dopo 36 mesi dall’insorgere della stessa se perdurante. Il limite massimo è il 30 giugno dell’anno successivo a quello in cui è terminata la condizione di difficoltà. Le richieste pervenute a PensPlan Centrum successivamente ai predetti termini saranno respinte.

Hai avuto dei periodi di non lavoro dal 1° settembre 2008 al 31 dicembre 2010? Verifica! Potresti avere diritto anche agli interventi provinciali (misure anticrisi).

Per informazioni puoi rivolgerti presso le sedi PensPlan di Trento e Bolzano oppure presso i numerosi sportelli PensPlan Infopoint distribuiti sull’intero territorio regionale. www.pensplan.com

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Pensioni integrative. Oltre a PensPlan, c’è la Provincia Tra le misure anti crisi varate in Trentino, anche il sostegno per i contributi ai fondi pensione che ampliano quelli regionali. L’intervento provinciale conviene. Chiedi informazioni al patronato INCA Chi tra 1° settembre 2008 e 31 dicembre 2010 ha dovuto far fronte a periodi di cassa integrazione, mobilità, disoccupazione o altre difficoltà economiche potrebbe rientrare tra i beneficiari dell’intervento della Provincia autonoma di Trento a sostegno dei contributi versati ai fondi di previdenza integrativa. L’intervento è analogo a quello messo in campo dalla Regione e da PensPlan ma non è sovrapponibile nella misura (non si possono cioè rice-

vere contributi provinciali e regionali per gli stessi eventi), mentre garantisce una significativa estensione dei periodi coperti dal sostegno pubblico. Questi infatti non si limitano più solo ai 36 mesi previsti dalla Regione, ma si ampliano di ulteriori 28 mesi se gli eventi per cui si chiede il sostegno provinciale si collocano tra settembre 2008 e dicembre 2010. Per accedere ai benefici di questa misura anticrisi provinciale che

garantisce accantonamenti nel fondo di previdenza complementare per una cifra massima di 4.000 euro rapportata al periodo massimo dei 28 mesi (massimo 142.85 euro/mese), si potrà presentare domanda tramite il patronato fino a giugno 2012. A chi ha subito le conseguenze della fase acuta della crisi tra 2008 e 2010 conviene accedere ai benefici provinciali. Per esempio, chi fosse stato in cassa integrazione o mobilità

dal 1° gennaio al 31 dicembre 2010 potrà beneficiare dei versamenti contributivi offerti dalla Provincia per 12 mesi senza intaccare il bonus di 36 mesi garantiti dalla Regione. Così il lavoratore che, per esempio, avesse goduto di disoccupazione dal 1° ottobre 2010 al 28 febbraio 2011 può chiedere l’intervento provinciale per i 3 mesi del 2010 e l’intervento regionale per i 2 mesi del 2011, conservando il periodo residuo per future necessità.

Le lavoratrici e i lavoratori che avessero già fatto domanda a PensPlan del sostegno regionale per periodi compresi fra settembre 2008 e dicembre 2010, possono revocarla facendo domanda alla Provincia del nuovo intervento. Per ogni informazione aggiuntiva e per verificare nel dettaglio tutti i requisiti richiesti, contatta gli uffici del patronato INCA oppure vai all’indirizzo www.cgil.tn.it/infopoint.

Occupazione. Il Trentino non è ancora fuori dalla crisi Luci e ombre nel mercato del lavoro. Sale la disoccupazione, ma meno del Nord Est. Oltre 4.700 iscritti in mobilità. Mentre gli occupatisono 231mila, riprendono le assunzioni, ma sono precarie Il mercato del lavoro soffre anche in Trentino, seppur meno che nel resto del Paese. Nonostante i segnali che la ripresa economica continua, nella nostra Provincia gli iscritti in mobilità restano sopra la soglia delle 4.700 unità, la disoccupazione media del 2010 si attesta al 4,3% e mentre dopo il crollo del 2009, riprende vigore la dinamica delle assunzioni, ma tra queste la fanno da padrone i contratti precari. L’immagine che i dati dell’Istat e dell’Agenzia del Lavoro fotografano è quindi ancora di grande instabilità. Nonostante gli effetti più drammatici della crisi siano alle nostre spalle, le dinamiche occupazionali sembrano risentire ancora dei postumi della recessione del 2009 e testimoniano il clima di profonda incertezza che vivono gli attori del sistema economico internazionale. Di fatto, la ripresa c’è; ma è debole e l’offerta di lavoro supera decisamente la domanda.

Disoccupazione al 4,3% Ma guardiamo in dettaglio gli ultimi dati disponibili, partendo dalle rilevazioni Istat sulle forze di lavoro in Trentino. Secondo il report pubblicato all’inizio di aprile, l’andamento dell’occupazione in provincia di Trento

nel quarto trimestre 2010 segnala un lieve peggioramento rispetto a settembre. A dicembre infatti il tasso di disoccupazione in Provincia è risalito al 4,1% rispetto al 3,9% di tre mesi prima. Era invece il 4,2% a giugno, il 5% a marzo 2010, il 4% a dicembre 2009, il 3,2% a settembre 2009, il 2,9% a giugno 2009 e il 2,3% a marzo 2009. La media annua dei disoccupati nel corso del 2010 si attestata al 4,3%, il dato peggiore degli ultimi sette anni. Il tasso di disoccupazione trentino però risulta migliore della media del Nord Est. Solo l’Alto Adige con un tasso di disoccupazione congiunturale del 2,9% fa meglio della nostra provincia. Se quindi in termini assoluti i disoccupati in Trentino sono circa 10mila, va però rilevato che crescono anche gli occupati: a dicembre 2010 erano infatti 231mila, circa 2mila in più rispetto al trimestre precedente e mille in più rispetto a dicembre 2009. Osservando i dati sulle forze di lavoro scomposte per settori emerge un quadro decisamente frastagliato. I lavoratori dipendenti del settore secondario aumentano fino a quota 53mila unità. In particolare, l’industria manifatturiera si assesta intorno ai 37mila lavoratori dipendenti e il dato è in crescita di quasi 2.500 unità

> crisi <

nel trimestre. Tengono inoltre i lavoratori dipendenti delle costruzioni. Complessivamente il settore industriale vede aumentare gli addetti di circa 2mila unità rispetto al dicembre 2009. Per il secondo trimestre consecutivo sono invece in contrazione i posti di lavoro nei servizi. A dicembre 2010 il terziario occupa 155mila persone (ben 3mila in meno del trimestre precedente). È un record negativo anche rispetto al dicembre 2009, quando gli addetti dei servizi furono 158mila. Il tasso di occupazione femminile, infine, passa dal 56,4% di settembre al 58,2% di dicembre. Era il 56,7% a giugno e il 58% a marzo. Cresce anche il tasso di attività che a fine 2010 si attesta intorno al 61,3%. Così l’incremento del tasso di disoccupazione tra le donne - che passa dal 4,6% di settembre al 5% di dicembre - potrebbe significare che le donne in Trentino non si sono scoraggiate e nonostante le difficoltà a trovare un impiego, non hanno smesso di cercare lavoro, come invece è accaduto in molte altre regioni italiane dove stranamente i tassi di disoccupazione femminile sono diminuiti anche sensibilmente.

In mobilità oltre 4.700 lavoratori Invece tornano a crescere, seppur di poche unità, gli iscritti in lista di mobilità in Trentino. Dopo l’improvvisa contrazione registrata a marzo, quando i licenziati si erano attestati a quota 4.767, sotto la soglia record del mese di febbraio quando gli iscritti in mobilità erano stati ben 4.832, al 14 aprile 2011 il Comitato provinciale ne ha registrati 4.771. Complessivamente il dato di aprile resta però ancora inferiore a quello registrato a febbraio e gennaio. Resta positivo invece l’andamento dei sospesi, ossia i lavoratori in mobilità che hanno trovato un impiego a termine. Ad aprile si conferma l’incremento dei sospesi già registrato a

marzo e febbraio, rispetto ai quattro mesi precedenti quando sull’elenco dei sospesi compariva un preoccupante segno meno: ad aprile i sospesi sono 1.675, 51 in più rispetto a marzo quando risultavano essere 1.624, con una crescita congiunturale del 3,1%. A febbraio invece i sospesi erano stati 1.519, a gennaio 1.456, a dicembre 2010 1.654, a novembre 1.663, a ottobre 1.734 e a settembre 1.813. Su base annua il numero dei sospesi è in aumento del 27%. Nell’aprile 2010 infatti i lavoratori iscritti in mobilità con un impiego a termine erano 1.319. Nel raffronto tra gli iscritti in mobilità attuali con quelli dello stesso periodo dell’anno precedente emerge quanto gli effetti sull’occupazione provocati dalla crisi del biennio 2008-2009 non siano ancora stati superati. Ad aprile 2011 infatti gli iscritti in mobilità sono ben 498 in più rispetto ad aprile 2010 quando in totale risultavano 4.273. Su base annua l’incremento di iscritti licenziati è pari all’11,6%. Sembra invece che il flusso di nuovi ingressi rallenti, almeno stando ai dati registrati ad aprile. Questo mese si tratta di 175 lavoratori, a fronte dei 263 di marzo, dei 215 di febbraio e dei 378 di gennaio. Guardando alla provenienza, i licenziati dalle piccole imprese a marzo sono pari al 90% di tutti i nuovi ingressi del mese. Sul computo totale degli iscritti in mobilità, attualmente la stragrande maggioranza – il 70,4% – è stato licenziato da una piccola impresa.

Crescono le assunzioni, ma a termine L’Agenzia del Lavoro ha registrato nel 2010 134mila assunzioni, il 3% in più di quelle rilevate nel 2009. Il dato però è ancora sensibilmente inferiore al quello registrato nel 2007 quando le assunzioni furono 142mila. Anche il saldo tra assunzioni e cessazioni non è

tornato positivo: le prime sono state 323 in meno rispetto alle secondo. Va però rammentato che nel 2009 il saldo fu molto più negativo, perché i rapporti di lavoro cessati furono oltre 3mila in più di quelli avviati. Tra i settori che registrano dinamiche positive ci sono il manifatturiero con un aumento di 2.270 assunzioni, pari al 26% in più rispetto al 2009, le costruzioni (più 461 assunzioni, pari ad una crescita del 5,8%) e i servizi (più 1.512 assunzioni, pari al 1,5% in più rispetto al 2009). La crescita delle assunzioni, indice della ripresa della domanda di lavoro da parte delle imprese, in un contesto economico ancora incerto, è trainata dalla galassia dei contratti a termine. In particolare, sebbene rappresentino una quota minoritaria - rispettivamente il 7,9 e 7,6% - di tutte le 134mila assunzioni del 2010, il contratto di somministrazione (+ 17,6%) e quello a chiamata (+38,7%) fanno registrare un vero boom rispetto al 2009. Se l’incremento della somministrazione è dovuto in gran parte alle assunzioni nel settore dell’industria, i contratti intermittenti si sono diffusi nei settori turistico, alberghiero e commerciale. A ciò si aggiunge il calo dei contratti di apprendistato e di quelli a tempo indeterminato, calo che seppur limitato risulta sicuramente significativo considerato il contesto in sostanziala miglioramento. Si tratta quindi di un fenomeno preoccupante che testimonia quanto poco le imprese credano nel consolidamento della ripresa economica. A questo proposito, considerato che la precarietà coinvolge le fasce più giovani del mercato del lavoro, i sindacati hanno chiesto alla Provincia il varo di politiche di sostegno all’occupazione stabile dei giovani, politiche che, come si può leggere a pagina 5 di questo numero di As, vengono discusse in queste settimane dalla cabina di regia attivata a livello provinciale.

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STORIA E MEMORIA, SU DUE RUOTE

Il programma delle escursioni in bici Uisp, in collaborazione con lo Spi Cgil del Trentino

escursione a PALMANOVA e GRADO. Pernottamento all’Ostello di AQUILEIA. Viaggio in pullman e in bici (escursione aperta a tutti con e senza bici) RISIERA SAN SABBA - TRIESTE I nazisti, dopo aver utilizzato per le esecuzioni i più svariati metodi, come la morte per gassazione utilizzando automezzi appositamente attrezzati, si servirono all’inizio del 1944 dell’essiccatoio della risiera, prima di trasformarlo definitivamente in Come ogni anno, la Uisp – Unione italiana un forno crematorio. sport per tutti – offre ai propri iscritti una serie di uscite in bicicletta. Quest’anno il Domenica 10 luglio 2011 progetto si chiama “Memorie in bicicletta”. Per la MEMORIA della STORIA del SUDTISi tratta di una serie di “pedalate” pensate ROLO visita al museo Etnografico di TEOin primo luogo per la terza età con le quaDONE di Brunico. li l’Uisp intende legare l’attività fisica e la In treno: Trento-Fortezza-Brunico / Fortezvoglia di stare in compagnia all’aria aperta za-Trento. con il dovere civile di coltivare la memoria In bici: Brunico-Teodone-Rio Pusteria-Fordel passato, recente o remoto che sia. tezza. (km 45) Qui di seguito riportiamo le iniziative più importanti incluse nel programma “Uisp da sabato 16 a martedì 19 luglio 2011 per la grande età” al quale partecipa an(4 giorni/3 notti) che lo Spi Cgil del Trentino. Per conoscere Per la MEMORIA DELLA RESISTENZA visitutte le altre iniziative o per prenotare la ta al campo di concentramento propria partecipazione basta andare sul di MAUTHAUSEN e escursioni in bicicletta sito www.uisp.it/trento oppure telefonare lungo il Danubio da Linz a Melk. al numero 0461 231128 dal lunedì al ve(gita aperta a tutti con e senza bici) nerdì dalle 9 alle 15. Come altri campi di concentramento, Mauthausen venne utilizzato come campo di Sabato 14 maggio 2011 sterminio da attuarsi attraverso il lavoro Da Piazza della Loggia a Brescia a Monforzato e il denutrimento per intellettuali, tisola sul Lago di Iseo. persone e membri delle diverse classi soPullman + bici ciali dei paesi che la Germania nazista ocIn pullman: Trento- Rovereto-Brescia cupò durante la seconda guerra mondiale. In bici: Brescia -Lago d’Iseo e tour di Mon(programma a parte) tisola (km 60)

lano - Trento In bici: Passo Vezzena Primolano (km. 67) da sabato 6 agosto a martedì 9 agosto (4 giorni/3 notti) Dal TIROLO alla BAVIERA lungo la Via Claudia Augusta e la ROMANTISCHE STRASSE (gita aperta a tutti) pullman + bici -- (programma a parte) La costruzione della Via Claudia Augusta - della quale fa parte il tratto della “Via Romantica” - risale a duemila anni fa, è la via imperiale che i Romani costruirono per oltrepassare le Alpi. Domenica 21 agosto 2011 Per la MEMORIA dei CONFINI dal BRENNERO-VIPITENO-BRESSANONE pedalando sulla nuova Ciclabile. Incontro con i ciclisti della Grande Età dell’ ASKÖ di INNSBRUCK. In treno: Trento-Brennero / BressanoneTrento In bici: Brennero-Vipiteno-Bressanone (km 45) Domenica 18 settembre 2011 Laddove il Trentino incontra il SUDTIROLO per la MEMORIA DEI CONFINI visita al Castello di Salorno e pedalata fino a Egna per visitare il Museo di Cultura Popolare (km 50) in bici: Trento – Salorno - Egna possibilità di rientro in treno

Sabato 24 e Domenica 25 settembre (2 giorni/1 notte) Per la MEMORIA della STORIA del SUD Sabato 30 luglio 2011 TIROLO andiamo in Val Passiria al museo da sabato 28 a martedì 31 maggio Per la MEMORIA dei CONFINI dal Passo di Andreas Hofer e al museo di Castel Ti(4 giorni/3 notti) Vezzena lungo l’Altopiano di Asiago fino rolo. Per la Memoria delle Resistenza, visia Primolano Treno+bici e pernottamento all’Ostello di ta alla Risiera di San Sabba di TRIESTE, In pullman: Trento-Passo Vezzena / Primo- Merano.

DAI UN CALCIO AL RAZZISMO È ormai evidente che l’immigrazione dai “vecchi e nuovi sud” del mondo verso il nostro Paese rappresenti, ormai, per l’Italia e per il Trentino un fenomeno strutturale e di lungo periodo, con il quale saremo comunque destinati a confrontarci ed a convivere stabilmente. Quasi 4,5 milioni sono gli stranieri che risiedono in Italia (pari al 7% della complessiva popolazione residente) ed oltre 46.000 in Trentino, con una incidenza ancora più elevata (l’8,8%) perché ovviamente le persone migranti si stabiliscono nelle aree dove migliori sono le opportunità di lavoro. La questione dell’immigrazione e della convivenza pone problemi complessi e, talvolta, anche laceranti, ma ineludibili e strategici: il modo con cui sapremo affrontarli, infatti, non riguarda solo

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i cittadini stranieri, ma investe il sistema dei valori, le forme e la qualità della convivenza democratica, i livelli di civiltà dell’intera comunità italiana e trentina. La storia, la cultura e l’intelligenza ci indicano che non ci sono alternative alla costruzione della convivenza tra persone di diversa cultura nella parità di diritti e di doveri di tutti i cittadini. è questa una sfida fondamentale per la nostra civiltà e per la nostra democrazia. Un modesto contributo a vincere questa sfida la offrono I Mondiali Antirazzisti, un torneo di calcio per l’Integrazione che vuole coniugare il gioco del pallone, il tifo, il colore sugli spalti e iniziative culturali. Promosso dal Comitato UISP e dall’ARCI del Trentino Alto Adige, il 2° Torneo Regionale “Dai un calcio al

Razzismo” ha preso avvio a fine marzo a Povo. Il torneo è strutturato in una fase a gironi provinciale e una regionale. Le prime 2 squadre classificate di ogni provincia parteciperanno alle finali regionali il 1° Maggio (in mattinata semifinali, primo pomeriggio finalissima).

Per regolamento ogni squadra schiererà in campo giocatori provenienti da 3 nazionalità diverse. Il Torneo si concluderà con le premiazioni il pomeriggio di domenica 1° maggio presso lo Studentato “Bernardo Clesio” sito in via S. Margherita a Trento

> tempo libero <


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LA CGIL PER IL REFERENDUM SULL’ACQUA PUBBLICA La Cgil è stata protagonista all’interno del Comitato promotore per la campagna referendaria per sottrarre il servizio idrico pubblico alle logiche del mercato, dentro quello straordinario movimento e protagonismo che si è sviluppato ed ha visto la raccolta di un milione e quattrocentomila firme in campo nazionale e undicimila in Trentino. Due risultati eccezionali. La Corte Costituzionale ha ammesso due referendum, dal risultato dei quali potremo dire nella primavera prossima (elezioni politiche permettendo) se l’acqua, se il servizio idrico pubblico, potrà rimanere pubblico, oppure se quanto previsto dalle nuove leggi approvate recentemente obbligherà gli Enti locali a darlo in gestione ai privati. La Corte Costituzionale ha dichiarato che è possibile abrogare il nocciolo del decreto del governo Berlusconi e del Ministro dimissionario Ronchi, e cioè quello che vieta agli Enti locali di continuare a gestire il servizio dell’acquedotto in forma diretta, obbligandoli ad affidarlo entro il 2011, a società private o con almeno il 40% di capitale di proprietà privata. Questo 40% dovrà divenire 60% nel 2013 e 70% poi, ossia nel 2015 anno in cui la percentuale massima di pubblico nella gestione del servizio potrà essere al massimo del 30%, il resto, la stragrande maggioranza, ai privati. La legge che prevede ciò può esser abrogata dal Referendum. La Corte Costituzionale ha dichiarato inoltre l’ammissibilità, cioè la possibilità di abrogare un’altra disposizione di legge quella che prevede la maggiorazione economica per render appetibile al mercato l’acqua pubblica, incrementando la bolletta del 7% come margine di guadagno oltre ai costi di gestione. Anche questa norma può esser abrogata dal Referendum, per tornare semplicemente al principio che con la bolletta altro non si può coprire che i costi. La Cgil con la forza di queste idee e con la mobilitazione, sarà e fin da subito è in campo per la massima informazione e partecipazione, affinché si possano abrogare due leggi che mercificano un bene, che invece è un diritto e come tale deve esser garantito, non sottoposto al mercato, e quindi comprato dai cittadini.

CLICK DAY. STRANIERI ALLA LOTTERIA DEL PERMESSO DI SOGGIORNO È scattato alle 8 del mattino del 31 gennaio scorso il primo click day per le richieste di nulla osta al lavoro da parte di datori di lavoro che intendono assumere un cittadino extracomunitario. All’ora fatidica del click day, sono

state spedite per via telematica le prime 140 domande raccolte presso gli uffici del patronato INCA della Cgil del Trentino. Altre 30 sono state inviate nei giorni successivi – il 2 e il 3 febbraio – dedicati dal Governo a lavoratori domestici di altre nazionalità e alle conversioni dei permessi di soggiorno per studio o lavoro stagionale in nulla osta al lavoro a tempo indeterminato. La Cgil ha sempre criticato le modalità del decreto flussi, figlie delle mille contraddizioni della Bossi – Fini, la legge sull’immigrazione che lega indissolubilmente la regolarità della presenza in Italia al posto di lavoro e che, anche per questo motivo, costringe alla clandestinità migliaia di lavoratori stranieri. «Anche quest’anno – spiega Assou El Barji, responsabile del Coordinamento Immigrati della Cgil del Trentino – dobbiamo assistere a questo assurda lotteria. Solo i più veloci potranno essere regolarizzati: si tratta infatti per la maggior parte di cittadini extracomunitari che in Italia sono già e che sono costretti a lavorare in nero come badanti, come addetti alle pulizie, come operai edili, ecc. Il click day è il massimo dell’ipocrisia. Non fa emergere chi lavora realmente e questa non è la sola ingiustizia». La Cgil, ad ogni buon conto, ha cercato in tutte le maniere di supportare i datori di lavoro e i cittadini extracomunitari alle prese anche in Trentino con le limitazioni del decreto flussi. «La Provincia – spiega El Barji – ha deciso di aprire quest’anno solo a 200 lavoratori impiegati nell’assistenza di persone non autosufficienti. Lo ha fatto a fronte alla necessità di sostenere nella ricerca di un impiego prioritariamente gli extracomunitari finiti in lista di mobilità perché licenziati a causa della crisi. Nonostante questo, come Cgil abbiamo deciso di raccogliere anche domande per altri lavori, confidando che la Provincia, una volta in possesso del numero reale di richieste di nulla osta, possa ampliare le quote d’ingresso».

MANOVRA ANTICRISI PER IL LAVORO ANCHE NEL 2011 Confermato l’impianto complessivo delle misure provinciali per contrastare l’emergenza occupazionale derivante dalla crisi economica scoppiata nel 2008, così come sono state attuate nel 2010. Lo ha stabilito un protocollo firmato l’11 febbraio in Provincia tra la Giunta provinciale, le organizzazioni sindacali e le associazioni datoriali. Anche nel 2011 quindi le lavoratrici e i lavoratori colpiti, a vario titolo e in vario modo, dalla crisi potranno accedere, a livello provinciale, ad una serie di benefici economici che integrano gli ammortizzatori sociali nazionali. In particolare la Provincia ri-

> in breve <

proporrà le forme di sostegno al reddito per chi non beneficia di alcun ammortizzatore, compresi i lavoratori atipici (600 euro al mese per sei mesi), per chi percepisce la disoccupazione a requisiti ridotti (400 euro al mese per sei mesi) e per chi riceve la disoccupazione ordinaria o l’indennità di mobilità (200 euro al mese per sei mesi). Nel 2011 verrà ancora erogata l’integrazione al reddito dei cassintegrati per 1 euro o 1,5 euro all’ora di sospensione con le franchigie già fissate lo scorso anno (almeno 220 ore di sospensione a semestre con il pagamento dell’integrazione a partire dalla 121esima ora di sospensione). Conferma anche per gli ammortizzatori in deroga, ossia la cassa integrazione e la mobilità in deroga, secondo quanto stabilito dall’accordo del 29 gennaio 2010, sottoscritto da Provincia, sindacati e imprenditori, sulla base della legge nazionale 2/2009. Per quanto riguarda l’aggiornamento del piano di politica del lavoro, si è convenuto di estendere al 2011 il sostegno provinciale alle aziende che stipulano accordi sindacali per contenere esuberi attraverso una riduzione dell’orario di lavoro, i cosiddetti contratti di solidarietà, e di prevedere incentivi all’occupazione di particolari categorie di lavoratori svantaggiati, in particolare i lavoratori ultracinquantenni. Per tutti gli interventi vai all’indirizzo: www.cgil.tn.it/oltrelacrisi

ALLA ZF DI ARCO SALVI 100 POSTI DI LAVORO È stato firmato il contratto di solidarietà alla ZF Marine di Arco. Nello stabilimento, che in riva al Sarca produce invertitori marini per la multinazionale tedesca di Friedrichshafen in Germania, potranno continuare a lavorare 100 addetti, contro gli 60 previsti dal piano di ristrutturazione voluto dalla proprietà. In verità, meno di un anno e mezzo fa, il destino dello stabilimento arcense, che allora poteva contare su 130 dipendenti, sembrava segnato. In un tesissimo incontro, il 23 novembre 2009, i vertici di ZF Marine annunciavano infatti alle organizzazioni sindacali la volontà di chiudere il plesso di Arco per concentrare la produzione a Padova. Nel Basso Sarca sarebbero rimasti solo 20 addetti per continuare il progetto di ricerca cofinanziato dalla Provincia. «La determinazione degli operai e la lotta di tutti i dipendenti – ricorda soddisfatto il segretario generale della Fiom, Roberto Grasselli – ha pagato. Siamo riusciti a dimostrare nei fatti che lo stabilimento di Arco poteva continuare a vivere, che in Trentino ci sono risorse umane e finanziarie fondamentali per continuare a produrre con un alto grado di efficienza e con un significativo tasso di innovazione. Convincere i tede-

schi (una delegazione sindacale dovette salire al quartier generale di Friedrichshafen, ndr), non è stata una passeggiata. Quella di oggi non è solo la vittoria di una fabbrica, ma di tutti i lavoratori del manifatturiero in Trentino che potranno guardare alla vicenda ZF come prova tangibile che la manifattura ha un futuro davanti a sé, al di là della crisi». La gestione della vertenza aziendale è passata attraverso un lungo periodo di cassa integrazione, una procedura di mobilità che ha coinvolto lavoratori volontari, ed ora l’utilizzo del contratto di solidarietà. «Con l’accordo di oggi – chiosa Grasselli – si è conclusa la fase critica della vita dello stabilimento. Ora grazie al contratto di solidarietà, consolidiamo i livelli occupazionali e offriamo le premesse all’azienda per programmare il rilancio delle produzioni, anche grazie alla futura industrializzazione dei prodotti frutto della ricerca realizzata ad Arco. L’obiettivo della Fiom del Trentino è uno solo: tornare ai 130 occupati della situazione pre-crisi e, perché no, aumentarli ancora».

ALOTTI PRESIDENTE CSI ALPI CENTRALI È Walter Alotti, segretario confederale della Uil del Trentino, il nuovo Presidente del Consiglio sindacale interregionale Alpi Centrali che riunisce i sindacati di Trentino, Alto Adige, provincia di Belluno, Tirolo e Cantone dei Grigioni. Alotti, eletto all’unanimità dai delegati dei sindacati aderenti riuniti ieri a Innsbruck, succede ad Anton von Hartungen, sindacalista della Cisl-Sgb dell’Alto Adige e guiderà il Csi Alpi Centrali per i prossimi due anni. I consigli sindacali interregionali sono articolazioni della Ces, la confederazione europea dei sindacati, e promuovono la cooperazione dei sindacati delle regioni di confine tra i diversi stati europei. In totale, in Europa, i consigli interregionali afferenti alla Ces sono 45. Proprio in nome della cooperazione tra sindacati delle regioni di confine di Austria, Svizzera e Italia, il Csi Alpi Centrali promuove ogni anno un seminario di lavoro sui temi del lavoro. L’assemblea a Innsbruck è stata dedicata al futuro cantiere del Brennero.

Con le relazioni di esperti trentini, altoatesini e tirolesi, sono stati affrontati tutti gli aspetti contrattuali e giuslavoristici che interesseranno i lavoratori che, nel prossimo futuro, saranno impegnati sia sul versante austriaco, sia su quello italiano. Sul tema è intervenuto anche Alberto Mattei, dottorando di ricerca presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento, che ha illustrato i profili giuridici del lavoro transnazionale all’interno dell’Unione europea. Mattei si è soffermato in particolare sul fatto che la giurisprudenza della Corte di Giustizia tende sempre più a contemperare il diritto alla libera circolazione dei servizi, tutelato dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea, ed i diritti fondamentali sanciti dalla Carta di Nizza (ora diritto primario dell’Unione) che, tra l’altro, stabiliscono la necessità per i lavoratori europei di beneficiare di un adeguato trattamento economico e di effettive tutele in campo sociale, previdenziale e della salute. Inoltre è stata illustrata la sentenza Koelzsch, emessa recentemente dalla Corte, secondo cui il lavoratore mobile transnazionale non è necessariamente soggetto al diritto del lavoro del Paese dell’azienda con la quale ha firmato il contratto, bensì si applica la legge del Paese in cui adempie la parte sostanziale dei suoi obblighi professionali.

CI HA LASCIATO NEREO MANICA La Cgil del Trentino piange la scomparsa di Nereo Manica, dirigente sindacale e politico. Fece parte delle segreteria confederale della Cgil dal 1956 e fino al 1964 quando fu eletto in Consiglio provinciale nelle liste del Partito Socialista Italiano. Tra il 1957 e il 1960 Manica fu anche segretario generale della Cgil in Trentino, insieme al compianto Ugo Panza. «La segreteria della Cgil del Trentino – si legge in una nota delle confederazione – si stringe intorno ai familiari e ai parenti di Nereo Manica. Nella tristezza di questa giornata di lutto, resta il ricordo di una vita spesa a favore del mondo del lavoro, delle istituzioni e della comunità trentina in tempi sicuramente più difficili di oggi. Tutta la Cgil del Trentino piange oggi la scomparsa di Nereo Manica e ne ricorda il grande profilo umano e politico».

periodico della CGIL del Trentino Scritti, richieste, interventi vanno inviati alla redazione in via Muredei, 8 – 38100 Trento tel. 0461 303934 fax 0461 935176 e-mail: ufficio.stampa@cgil.tn.it www.cgil.tn.it Comitato di redazione Paolo Burli, Franco Ianeselli, Mirko Carotta, Flavio Ceol, Andrea Grosselli, Franco Ischia, Roland Caramelle Ferruccio Morandi, Flavio Rudari (foto)

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Arco viale delle Palme, 3 Tel 0464 518111

Cles via Degasperi, 10 Tel 0463 421088

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