attività sindacale
> 18.03.2009 | n. 3 | Reg.Tribunale di Trento 26.5.1976 n.121 | Poste Italiane SpA - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, com. 2, DCB Trento | Direttore Ruggero Purin | Direttore Responsabile Antonio Morandi | Grafica e impaginazione Do.it | Euro 0,52 <
4 APRILE A ROMA PER CONTRASTARE LA CRISI
Una manifestazione di popolo per chiedere al governo nuovi interventi in difesa del lavoro e contro la crisi [
segue nelle pagine interne ]
Editoriale
> di Paolo Burli*
insieme possiamo battere la recessione Mancano pochi giorni al grande appuntamento con la manifestazione di Roma. Il 4 aprile prossimo nella capitale centinaia di migliaia di persone, lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, italiani e stranieri, torneranno in piazza per chiedere al Governo di difendere l’occupazione, di aiutare lo sviluppo, di sostenere davvero chi vede contrarsi sensibilmente i priori redditi. Insomma, per reclamare concretamente il diritto a coltivare la speranza di riuscire a contrastare la crisi.
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contiene pag. 2 Paolo Burli nuovo segretario della Cgil Gli passa il testimone Ruggero Purin, oggi in pensione. L’in bocca al lupo di Guglielmo Epifani.
pag. 3 4 aprile, la Cgil in piazza Appuntamento a Roma. In gioco non solo salari e pensioni, in una crisi economica che il governo non sa affrontare, ma anche le regole della democrazia.
pag. 4 Dalla Provincia un sostegno al lavoro Sono ben 92,2 i milioni di euro che il bilancio della Provincia di Trento stanzia a favore delle politiche del lavoro.
Lo faremo con l’orgoglio di chi ama l’Italia, di chi ogni giorno offre il proprio contributo per dare una chance allo sviluppo del nostro Paese. Ci accusano di essere pessimisti, disfattisti. Semmai è il contrario: è l’ottimismo, la speranza, la fiducia, il desiderio di poter dare concretamente il nostro contributo alla rinascita dell’Italia a spingerci a Roma il prossimo 4 aprile.
Il Governo Berlusconi invece di unire tutte le forze sociali per affrontare la crisi in modo coeso, prima ha fatto finta di nulla, poi ha perseguito la strada della divisione, cercando di metter le organizzazioni sindacali l’una contro l’altra. Così è nato l’accordo separato sulla riforma della contrattazione nazionale. Poi è stata la volta della proposta di riforma del diritto di sciopero. Tutti tasselli di uno stesso quadro: dividere le forze sociali e limitare la loro capacità di rappresentare le lavoratrici e i lavoratori. [ segue a pagina 2 ]
Addio Rino
[
segue a pagina 6 ]
Se ne è andato in silenzio, nella notte del 23 febbraio a pochi giorni dal suo compleanno. Il 26 avrebbe compito 81 anni, Rino Battisti il sindacalista che ha portato tra gli operai edili impegnati nella ricostruzione del Trentino dopo la seconda guerra mondiale gli ideali di solidarietà e di dignità del lavoro propri della Cgil.
Alla porta degli stranieri la crisi bussa due volte La Cgil del Trentino chiede la sospensione della Bossi-Fini durante la crisi. Migliaia di stranieri a rischio clandestinità.
pag. 15 la decrescita per uscire dalla crisi Abbiamo letto per voi «Breve trattato sulla decrescita serena» di Serge Latouche.
NOadall’accordo un vero SÌPiano anticrisi nelle pagine centrali
I lavoratori e i pensionati trentini hanno un motivo in più per manifestare nella capitale: testimoniare che un piano contro la crisi è davvero possibile. Mentre Berlusconi negava la recessione, in Trentino giunta provinciale, imprenditori e sindacati lavoravano a definire un piano di interventi straordinari per sostenere l’economia e difendere l’occupazione. Così, per primi, abbiamo esteso gli ammortizzatori sociali, abbiamo ampliato il sistema della formazione al lavoro, abbiamo sostenuto le imprese, abbiamo dato il via ad investimenti pubblici per rilanciare l’edilizia. Questo sforzo, pari a 850 milioni di euro solo nel 2009 è nato da un percorso di confronto e di concertazione. Proprio quello che è mancato a livello nazionale. Il risultato – anzi la mancanza di risultati - si vede.
pag. 13
L’accordo sulle regole per la contrattazione non tutela il salario, non recupera la differenza tra inflazione prevista e quella reale, non estende la contrattazione decentrata, limita il valore generale del contratto nazionale e permette deroghe a livello aziendale. Per questo il 22 gennaio scorso la Cgil non ha firmato l’accordo. Per questo la Cgil chiede alle lavoratrici e ai lavoratori di fare una scelta di campo. Intanto il Governo Berlusconi si dimentica della crisi e pensa ad altro. La Cgil chiede invece un vero piano anti crisi, simile a quello degli altri Paesi occidentali, a partire dal finanziamento degli ammortizzatori sociali e dal rilancio dell’economia. Ma le risposte sono insufficienti, a volte addirittura inesistenti. Contrastare la crisi è possibile, basta volerci provare. Per il rilancio dell’industria, per la tutela del lavoro, per il sostegno ai salari, agli stipendi e alla pensioni
PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE
FAI SENTIRE LA TUA VOCE
VOTA CONTRO
Insieme alla Cgil, per non arrendersi al declino
sui luoghi di lavoro
l’accordo separato del 22 gennaio
PARTECIPA ALLA GRANDE MANIFESTAZIONE del
4 APRILE a ROMA www.cgil.it www.cgil.tn.it
> www.cgil.tn.it <
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Editoriale
Paolo Burli nuovo segretario della Cgil
insieme possiamo battere la recessione
> continua dalla prima pagina La Cgil si è opposta con forza a questa strategia. Lo abbiamo fatto – e continueremo a farlo – per difendere l’essenza stessa della democrazia che si fonda su una reale giustizia sociale, su una diffusa partecipazione alle scelte e sulla possibilità di manifestare liberamente la propria motivata contrarietà alle scelte di chi ha il potere. Per questo abbiamo chiesto a Cisl e Uil di dare voce ai lavoratori e per questo, in solitudine, abbiamo deciso di chiamare alle urne milioni di lavoratrici e lavoratori dal Trentino alla Sicilia per chiedere loro un voto sull’accordo sulla contrattazione nazionale. Azienda per azienda, ente per ente, stiamo presentando in migliaia di assemblee le ragioni del nostro no – le potete leggere sull’inserto nelle pagine centrali di AS - per poi chiedere a tutti un voto. Questa è la democrazia in cui crediamo. La CGIL è impegnata in questi mesi su più fronti. Anche noi dobbiamo infatti affrontare le conseguenze della crisi negli stabilimenti, nelle aziende e in tutti i luoghi di lavoro, dobbiamo ampliare la capacità dei nostri servizi di tutelare le donne e gli uomini in difficoltà. Ma dobbiamo saper incanalare questi sforzi nell’impegno più grande a favore del lavoro in Italia, oggi e per il futuro. Votare contro l’accordo separato e partecipare alla manifestazione di Roma il prossimo 4 aprile, significa proprio questo. Tutto ciò accade mentre la CGIL del Trentino ha intrapreso una fase di cambiamento. Infatti, come alcuni di voi sapranno, recentemente sono stato chiamato ad assumere il ruolo di segretario generale dopo la decisione di Ruggero Purin di dimettersi per andare in pensione. A lui va il mio più caloroso ringraziamento per quanto ha saputo fare per la CGIL in questi quattro anni. A voi tutti, alle migliaia di iscritte e di iscritti alla CGIL del Trentino invece chiedo collaborazione, aiuto e sostegno. Solo insieme infatti sapremo rendere davvero più forte ed efficace la CGIL e il movimento sindacale in Trentino.
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Segretario generale CGIL del Trentino
CHI È IL NUOVO SEGRETARIO Paolo Burli, nato a Rovereto il 24 gennaio 1964, vive a Brentonico. Ha iniziato a lavorare a 14 anni come manutentore in un calcificio del roveretano. Iscritto alla Cgil del Trentino fin dal 1982, è passato agli edili della Fillea con un distacco sindacale, a partire dal 1986. Nel 1991 è stato chiamato a svolgere il ruolo di funzionario dei metalmeccanici della Fiom, di cui è stato a lungo componente della segreteria. Per quasi dieci anni ha seguito le fabbriche metalmeccaniche della Vallagarina. Dal settembre 2001 e fino alla primavera del 2004, Burli ha guidato come segretario generale, la Filcea Cgil, la categoria dei chimici trentini, conseguendo nel frattempo il diploma di ragioneria alle scuole serali. Il 19 ottobre del 2004 il balzo in segreteria confederale. Da allora ad oggi ha ricoperto il ruolo di segretario organizzativo della Cgil.
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attività sindacale
Gli passa il testimone Ruggero Purin, oggi in pensione. L’in bocca al lupo di Guglielmo Epifani
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aolo Burli è il nuovo segretario generale della Cgil del Trentino. Lo ha deciso lo scorso 11 febbraio il comitato direttivo della confederazione di via dei Muredei che, alla presenza del segretario organizzativo nazionale, Enrico Panini, lo ha eletto a scrutinio segreto con 62 voti favorevoli, 13 contrari e 3 astenuti. I votanti sono stati 78 su 92 aventi diritto. In pratica quasi l’80% del direttivo ha approvato la nomina di Burli a segretario generale della Cgil del Trentino. Burli succede a Ruggero Purin che ha lasciato l’incarico dopo aver maturato i requisiti per la pensione. Oltre a quelle del direttivo, le congratulazioni a Burli sono arrivate anche dal segretario generale nazionale Guglielmo Epifani. Alle lavoratrici e ai lavoratori trentini, scrive Epifani “serve la determinazione di un sindacato capace di lottare a favore dei diritti universali e di contrattare, a livello locale come a livello nazionale, un reale miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita di tutti i cittadini. So per certo che quella determinazione sarà la tua”. Epifani ha poi rivolto un caloroso grazie a Ruggero Purin che ha lasciato il testimone a Burli. “Hai saputo guidare con equilibrio e saggezza la Cgil del Trentino in un periodo non facile per la vita del sindacato – sono state le parole di Epifani - e lo hai fatto con la capacità di ascoltare le posizioni più diverse, cercando la sintesi tra tutti i punti di vista, guardando sempre al bene dei lavoratori e dei pensionati in Trentino”. Prima del voto a scrutinio segretro, Burli aveva illustrato al direttivo provinciale le proprie linee programmatiche. In primo piano il neosegretario aveva messo la crisi economica internazionale, le mancate risposte del governo Berlusconi, i rapporti con Cisl e Uil, l’impegno della Cgil per i lavoratori e i pensionati che in Trentino rischiano di pagare cara la più terribile recessione degli ultimi decenni. Dopo aver lanciato l’allarme per il pericoloso conflitto istituzionale tra palazzo Chigi e il Quirinale, voluto da Berlusconi sul caso di Eluana Englaro, Burli ha sonoramente bocciato l’operato del governo nazionale. «Da Roma sulla riduzione del carico fiscale per lavoratori e pensionati e sugli ammortizzatori sociali non abbiamo ottenuto risposte» ha denunciato Burli. Il giudizio del segretario della Cgil del Trentino diventava ancora più duro accennando all’accordo separato sulla riforma della contrattazione nazionale che la Cgil non ha accettato. «Non recupera il differenziale tra inflazione prevista e reale – ha aggiunto Burli – e introduce deroghe al contratto nazionale». Ed ha ricordato l’importanza delle mobilitazioni che culmineranno con la manifestazione nazionale di Roma della Cgil il prossimo 4 aprile.
Ma il cuore della relazione del segretario Cgil è dedicato al Trentino. Promosso a pieni voti il piano anti crisi della Provincia autonoma di Trento che mette in moto ben 850 milioni di euro per crescita e welfare. «Ma la Cgil vuole essere più ambiziosa», ha aggiunto Burli. «Al Trentino non servono solo misure tampone, ma strategie coerenti di medio periodo». E, reclamando massima trasparenza e selettività degli interventi, ha chiesto alla Giunta provinciale di «mantenere la barra dritta e di respingere l’assalto alla diligenza», riferendosi al rischio che le imprese approfittino della crisi per ricevere ingiustificatamente il sostegno pubblico. Sui rapporti con Cisl e Uil, Burli ha ribadito che le relazioni sindacali si misureranno sul merito. «Dopo l’accordo separato del 22 gennaio a Roma – ammette Burli – i rapporti unitari saranno faticosi anche in Trentino. Ma noi faremo valere il merito, sperando che con Cisl e Uil del Trentino si possa procedere assieme come fatto fino ad ora». Il neo segretario ha chiuso il suo intervento rivolgendo un appello a tutta la Cgil. «Il 2009 sarà un anno durissimo. Da parte di tutti noi serve un impegno straordinario per aiutare in questo frangente le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati che più di altri verranno colpiti dalla crisi».
| La crisi inter-
nazionale, la mobilitazione del 4 aprile a Roma, la bocciatura del governo Berlusconi e l’ok al piano anticrisi della Provincia nella relazione programmatica di Burli. L’80% del direttivo approva la nomina |
> organizzazione <
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4 aprile, la Cgil in piazza Appuntamento a Roma, Circo Massimo. In gioco non solo salari e pensioni, in una crisi economica che il governo non sa affrontare, ma anche le regole della democrazia > di Davide Orecchio
| Il governo
italiano non sa affrontare la crisi economica e parla d’altro: dall’accordo separato sui contatti al diritto di sciopero. La Cgil e il referendum. Si vota nei luoghi di lavoro |
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abato 4 aprile la Cgil manifesta. E sceglie un luogo storico, il Circo Massimo di Roma, per raccogliere i suoi iscritti insieme a tutti coloro che in Italia sono preoccupati e hanno voglia, anzi sentono il bisogno di gridarlo in pubblico; di rendere la loro preoccupazione, appunto, manifesta. I motivi che hanno spinto la confederazione a un’iniziativa così importante e impegnativa (una manifestazione nazionale, centinaia di migliaia di persone da portare a Roma) sono molti e li elenchiamo, e approfondiamo, in questo speciale che si arricchirà nel corso del tempo di informazioni ulteriori, e quindi consigliamo di visitarlo con frequenza. I motivi, si diceva. Non si può che cominciare dal nemico pubblico numero uno: dalla crisi economica che
sta falcidiando posti di lavoro senza che il governo, a parere della Cgil, abbia escogitato contromisure degne di nota. “Il mondo è attraversato da una crisi drammatica – avverte la confederazione -. Tutti i governi si mobilitano” e invece “il governo italiano pensa ad altro”, e – insiste la Cgil – “un governo che non decide è un governo che vuole scaricare i costi della crisi su lavoratori e lavoratrici, su pensionati e pensionate, sui giovani”. Per la Cgil è fondamentale investire risorse per la politica industriale. Ma il sindacato chiede anche che tutte le misure prevedano esplicitamente vincoli di difesa dell’occupazione e impegni a non spostare all’estero produzioni e stabilimenti. Come ad esempio è successo di recente all’Indesit in Piemonte. Per quanto riguarda la cassa
integrazione, il sindacato chiede che venga aumentato da subito il tetto che riduce a 750 euro la retribuzione netta mensile: “una cifra troppo bassa che non consente di vivere”. “Un numero enorme di lavoratori e pensionati non riesce ad arrivare alla fine del mese. Abbiamo chiesto detrazioni sul lavoro dipendente, la restituzione del fiscal-drag, di aumentare le pensioni e di estendere la quattordicesima alle pensioni povere. Il governo ha risposto con la social-card e propone di privatizzare i servizi pubblici, la sanità, l’assistenza.” Crisi e inadeguatezza del governo: quanto basta per scendere in piazza. Ma il sindacato ha qualche altro motivo. Ad esempio lo stravolgimento delle regole del gioco nel mondo del lavoro. La firma dell’accordo separato sulla contrattazione, lo scorso 22 gennaio, non è grave tanto (o solo) perché è avvenuta ad esclusione della Cgil, ma perché quell’accordo a giudizio della confederazione indebolirà i salari, aumenterà la conflittualità, depotenzierà i contratti nazionali a favore di un livello aziendale tutto sulla carta, ipotetico. Per questo, in vista del 4 aprile, la Cgil ha indetto una gigantesca campagna di consultazioni nei luoghi di lavoro sull’accordo. Un voto i cui risultati, a fine marzo, daranno indicazioni attendibili sull’umore di lavoratrici e
lavoratori (ma anche dei pensionati) nei confronti dell’intesa separata. La sfida che si è data la confederazione di Corso d’Italia è chiara: far esprimere non solo i propri iscritti ma quanti più lavoratori possibile. E magari anche chi ha in tasca la tessera di Cisl e Uil potrebbe, alla fine, bocciare l’intesa separata. Una prova di forza, insomma, attraverso una prova di democrazia. La democrazia, in Italia, non se la passa bene. La delega che si è presa il governo per modificare il diritto di sciopero promette stravolgimenti non solo nei trasporti (come si affanna a rassicurare l’esecutivo), ma in tutti i settori. E quel diritto sta nella Costituzione. Quindi cambiarlo vuol dire riscrivere la Carta, intaccarla in uno dei suoi diritti fondamentali. Ecco un altro motivo che innesca la manifestazione del 4 aprile. Si torna a parlare di diritti: ricordate l’articolo 18? Ricordate il 23 marzo 2002? La differenza, rispetto ad allora, è che l’imbavagliamento è più tattico e sornione, e quindi più pericoloso. Tra qualche anno – questo l’allarme della Cgil – gli italiani potrebbero ritrovarsi intrappolati tra scioperi virtuali e ronde sotto casa. E a quel punto il dissenso lo potranno esprimere giusto su Facebook, se esisterà ancora. Per tutti questi motivi il 4 aprile vale la pena di fare un salto al Circo Massimo.
PARTECIPA!
La Cgil del Trentino ti dà la possibilità di partecipare alla manifestazione di Roma in diversi modi. In primo luogo puoi mobilitarti in prima persona aderendo alla mobilitazione di Roma.
Chiama i numeri 0461/303946-40 o scrivi a 4aprilearoma@cgil.tn.it per prenotare un posto sui pullman della Cgil del Trentino. Ma puoi fare anche di più. Oltre a promuovere la partecipazione tra gli amici e i colleghi di lavoro, puoi raccogliere sottoscrizioni da un euro tra tutti quelli che conosci affinché anche chi non può materialmente essere a Roma, possa dare il proprio contributo al successo dell’iniziativa.
Basta un euro per dire “C’ero anch’io” ed aiutare il successo della manifestazione di Roma
INFORMATI E ADERISCI sui luoghi di lavoro e nelle sedi Cgil in Trentino www.cgil.tn.it/4aprilearoma
Accordo separato. Il tuo voto è un diritto
A
Fino al 27 marzo si può esprime il proprio voto sui luoghi di lavoro, durante le assemblee o nelle sedi Cgil
nche in Trentino si vota in tutte le sedi sindacali e in tutti i luoghi di lavoro per dire no all’accordo separato. La Cgil ha criticato aspramente l’accordo sulla riforma della contrattazione, firmato il 22 gennaio da tutti tranne il sindacato confederale più rappresentativo in Italia. Oltre alle questioni di metodo – la firma è avvenuta nel contesto di una
riunione sui piani anti crisi e senza che la Cgil potesse intervenire per modificare di una virgola il testo stesso - Guglielmo Epifani e la segreteria della Cgil nazionale hanno avanzato dubbi sulla capacità di restituire ai lavoratori aumenti salariali in linea con l’inflazione reale, nonché sull’effettiva estensione della contrattazione di secondo livello. In più la Cgil rileva l’inadeguatezza dell’impianto delle
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riforma che rimanda a singole intese sui singoli contratti nazionali anche la possibilità di derogare dagli stessi, aumentando così il caos nell’odierna e italianissima giungla dei contratti di lavoro. Il voto di ogni lavoratrice e lavoratore per la Cgil è fondamentale quando si mette mano ai diritti di ciascuno. E’ stato così in passato quando per l’accordo sul welfare a livello nazionale
andarono a votare almeno 5 milioni di lavoratrici e lavoratori. L’importanza del voto sull’accordo separato è la stessa. La democrazia, anche quella sindacale, va difesa con un unico strumento: la partecipazione! Per questo l’appello della Cgil del Trentino a tutte le lavoratrici e i lavoratori è quello di votare in massa e di sostenere il voto “contrario” all’accordo separato.
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Dalla Provincia un sostegno al lavoro ai tempi della crisi Potenziamento degli ammortizzatori sociali e nuovi percorsi formativi
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ono ben 92,2 i milioni di euro che il bilancio della Provincia di Trento stanzia a favore delle politiche del lavoro. Grazie alle pressioni di Cgil, Cisl e Uil, la giunta provinciale ha infatti deciso di sostenere l’occupazione in questo grave momento di crisi, da un lato potenziando gli ammortizzatori sociali e ampliando la platea dei be-
neficiari. Dall’altro, verranno sostenuti i lavoratori sospesi o licenziati grazie al finanziamento dell’Azione 10 – il cosiddetto Progettone – e grazie a nuovi percorsi formativi in azienda o presso l’Agenzia del lavoro.
Piano straordinario per l’occupazione – indennità di sostegno al reddito Lavoratori dipendenti del privato, a tempo indeterminato, a termine, interinali, apprendisti, co.pro e associati in partecipazione che dal 30 settembre 2008 abbiano perso il lavoro o non abbiano rinnovato il contratto Requisiti • residenza e domicilio in provincia di
Trento al momento della cessazione dell’attività lavorativa; • aver instaurato l’ultimo rapporto di lavoro in provincia di Trento; • essere in stato di disoccupazione ed essere privo di occupazione da almeno 15 giorni; • anzianità lavorativa presso l’ultimo datore di lavoro di almeno 180 gg. (per i lavoratori agenzie di somministrazione vale il cumulo delle missioni degli ultimi 12 mesi). Per co.co.pro e associati l’anzianità lavorativa presso l’ultimo datore di lavoro deve essere di almeno tre mesi. Esclusi • lavoratori domestici; • lavoratori titolari di CIGS o mobilità; • titolari di pensione di anzianità e vecchiaia;
• lavoratori occupati nei lavori socialmente utili. Importi L’importo del sostegno al reddito è erogato fino ad un massimo di sei mesi e ammonta a: • euro 200 mensili per i lavoratori con requisiti per la disoccupazione ordinaria o speciale dell’edilizia; • euro 600 mensili per i lavoratori con requisiti per la disoccupazione con requisiti ridotti o agricola, di cui euro 200 da intendersi a titolo di anticipazione; • euro 600 mensili per gli apprendisti, co.pro, associati in partecipazione e i lavoratori dipendenti privi dei requisiti per ottenere una delle indennità statali di disoccupazione. Presentazione domande La domanda va presentata ai Centri per l’impiego entro 60 giorni dalla cessazione dell’attività, ovvero, per i lavoratori cessati fino al 31.01.2009, entro il 31.03.2009. Assistenza alla compilazione della domanda anche presso il PATRONATO INCA CGIL del Trentino
Pacchetto azioni formative Progetti aziendali per lavoratori in alternativa a sospensione o sospesi. La Provincia, attraverso FSE e Agen-
Ai fost trimis în şomaj sau nu ţi-a fost reînoit contractul de muncă după data de 1 septembrie 2008?
Licenziato o non confermato dall’azienda dopo il 1° settembre?
Corri all’Inca prima del 31 marzo
Tutti i lavoratori dipendenti del privato, interinali, apprendisti, co.co.pro e associati in partecipazione che dal 1° settembre 2008 abbiano perso il lavoro o non abbiano rinnovato il contratto, hanno tempo fino al 31 marzo per chiedere di accedere alle nuove indennità della Provincia.
NON PERDERE TEMPO
Chiama subito il patronato Inca della Cgil in tutto il Trentino per verificare se hai i requisiti Per informazioni TELEFONA allo 0461 303977 SCRIVI a trento@inca.it oppure rivolgiti ai Centri per l’impiego Numero verde 800264760 www.agenzialavoro.tn.it
سبتمبر1 فقدت وظيفتك أو لم يجدد عقد عملك من بعد مارس31 إتصل فورا ببترونات إنكا شجيل قبل جميع العاملين في الوكالت الخاصة اللدين فقدوا وظائفهم أو لم لديهم الوقت حتى2008 سبتمبر1 تجدد لهم عقود العمل ابتداءا مارس لتقديم طلب الحصول على المساعدات المالية الجديدة31 المخصصةللبطالة من طرف عمالة ترنتو
ل تضيع وقتك اتصل فورا ببترونات إنكا شجيل لكي تعرف هل لك الحق في المساعدات ام ل 303977 0461 إتصل بالرقم trento@inca.it أو أرسل إميل أو إتجه إلى مكتب الشغل www.agenzialavoro.tn.it --- 800264760 الرقم الخظر مارس31 لديك الوقت إلى غاية INCA CGIL del Trentino
Hai tempo fino al 31 marzo
УВОЛЕН ИЛИ НЕ ПРОДЛИЛИ РАБОЧИЙ КОНТРАКТ С 1 СЕНТЯБРЯ 2008? ПРИХОДИ В
PATRONATO INCA DELLA CGIL ДО 31 МАРТА !
ВСЕ РАБОТНИКИ ВРЕМЕННЫЕ,ЧАСTНОГО СЕКТОРА , ВСЕ ТЕ КТО 1 СЕНТЯБРЯ ПОТЕРЯЛ РАБОТУ ИЛИ КОМУ НЕ ПРОДЛИЛИ КОНТРАКТ ИМЕЮТ ПРАВО ПОЛУЧИТь ПОМОЩь ОТ ПРОВИНЦИИ(IDENNITA' DELLA PROVINCIA)
НЕ ТЕРЯЙ ВРЕМЯ ЗВОНИ В PATRONATO INCA DELLA CGIL ДО 31 МАРТА ! ТАМ ТЕБЕ ДАДУТ ПОДРОБНУЮ ИНФОРМАЦИ Ю О ТОМ КАКИЕ ТРЕБОВАНИЯ ПРЕДьЯВЛЯЮТСЯ ДЛЯ ПОЛУЧЕНИЯ ПОМОЩИ ЗВОНИ ПО ТЕЛЕФОНУ 0461 303977 ИЛИ ПИШИ ПО ЕЛЕКТРОННОЙ ПОЧТЕ TRENTO @ INCA .IT МОЖНА ТАКЖЕ ОБРАТИТьСЯ ЗА ИНФОРМ АЦИЕЙ В ЦЕНТР ПО ТРУДОУСТРОИСТВ У (CENTRI PER L ’IMPIEGO ) NUMERO VERDE 800 264 760 www.agenzialavoro.tn.it У ВАС ЕСТь ВРЕМЯ ТОЛьКО ДО 31 МАРТА!
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attività sindacale
zia del lavoro, finanzia progetti di riqualificazione e aggiornamento professionale presentati dalle aziende (o consorzi, enti bilaterali, ecc.) per i loro lavoratori. Il progetto va condiviso con la rsu e le associazioni sindacali di categoria. In caso di godimento di ammortizzatori sociali è prevista una borsa di studio di 2 € per ora di frequenza. Progetti rivolti a lavoratori sospesi o in disoccupazione con ammortizzatori sociali. Per migliorare la propria occupabilità possono accedere (o può essere loro proposto dai Centri per l’Impiego) a percorsi formativi in informatica, lingue straniere, competenze trasversali, altre aree individuate in base a fabbisogni professionali espressi dal territorio. In caso di godimento di ammortizzatori sociali è prevista una borsa di studio di 2 € per ora di frequenza. Se proposto dai Centri per l’Impiego, c’è l’obbligo di partecipazione pena la decadenza dagli ammortizzatori sociali. Interventi formativi rivolti a disoccupati privi di sostegno al reddito. È previsto un insieme di interventi formativi modulati personalmente con durata tra le 160 e le 640 ore procapite. In quanto privi di ammortizzatori sociali la borsa di studio sale a 5 euro per ora di frequenza.
Mergi la Inca până pe data de 31 martie 2009
Toţi muncitorii angajaţi în domeniul firmelor private, muncitori temporari (interinali), ucenici, cei cu convenţie (co.co.pro) precum şi asociaţii (associati in partecipazione) care au pierdut locul de muncă sau nu le-au fost reînoit contractul de muncă au timp până pe data de 31 martie anul curent pentru a avea acces la noile ajutoare financiare oferite de Provincie.
NU PIERDE TIMPUL
telefonează cât mai curănd la patronatul Inca de la Cgil cu sedii pe tot teritoriul provinciei de Trento pentru a verifica dacă îndeplineşti condiţiile necesare pentru a beneficia de aceste ajutoare. Pentru informaţii TELEFONEAZĂ LA 0461 303977 SCRIE pe adresa trento@inca.it Sau adresează-te la Centrele de muncă (Centri per l’impiego) Numărul verde 800264760 www.agenzialavoro.tn.it
Ai timp până pe 31 martie Despedidos o no confirmados en la empresa despues de septiembre 1?
Corre all’Inca antes del 31 de marzo
Todos los empleados que trabajan en el sector privado, los contratados, aprendistas, co.co.pro y asociados con participacion , que del 1 de septiembre 2008 han perdido su empleo o no han renovado el contrato, tienen hasta el 31 de marzo para poder haber el contributo de la de Provincia.
NO PIERDAS TIEMPO
LlamA ahora el patronato del Inca CGIL en todo el Trentino para ver si Ud reune los requisitos para información Llama al Te allo 0461 303977 Escribe a trento@inca.it o póngase en contacto con los Centros de Empleo Llame gratis al 800264760 www.agenzialavoro.tn.it
Otpušten ili ne potvrđen iz firme od 1.og septembra 2008?
Žuri na Inca pre 31.og marta Svi zaposleni i privremeni radnici, pripavnici od privatnih firma i članovi na učestvovanje koij su od 1.og septembra 2008 izgubili posao i nisu obnavljali ugovor; imaju vreme do 31.og marta da bi pitali pristupiti novim provincijiskim odštetama.
NEMOJ IZGUBITI VREME
Pozovi odmah ustanovu Inca sindacata (CGIL) svog Trentina da provere ako imaš sve što je potrebno za odštetu. Po vesti telefoniraj na: 0461-303377 Ili piši: trento@inca.it ili obrati se centru za zaposlenje broj:800264760
Ima vermena do 31.og marta
Usted tiene hasta el 31 de marzo
> crisi economica <
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Crisi. Più 2.418% di cassa ordinaria rispetto al 2008 Il dato è riferito al primo bimestre nell’industria trentina. Franco Ischia: “La crisi non accenna a fermarsi”
| L’Inps
autorizza più di 20mila ore a febbraio e nei primi giorni di marzo altre 83mila ore per l’industria. Nel 2009, in 63 giorni “bruciate” l’88% delle ore autorizzate in tutto il 2008. Intanto sono ben 3.536 gli iscritti alle liste di mobilità perché licenziati |
L
’impatto delle crisi economica non accenna a ridurre i suoi effetti sul tessuto produttivo locale e sull’occupazione. Lo dimostrano gli ultimi dati dell’Inps sull’utilizzo della cassa integrazione da parte dell’industria in Trentino. Dopo l’esplosione record di gennaio (111mila ore di ordinaria autorizzate nel mese), a febbraio le aziende hanno continuato a chiedere all’Inps la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione ordinaria. L’istituto previdenziale ha autorizzato 20.819 ore per febbraio in Trentino, ma da via delle Orfane si fa sapere che nei primi quattro giorni di marzo si sono aggiunte altre 83.609 ore di integrazione salariale per i lavoratori sospesi dalle aziende manifatturiere del comparto industriale in Trentino. Si tratta di ore che sono state richieste a febbraio, ma che sono state autorizzate dall’Inps solo all’inizio di marzo e quindi formalmente vengono contabilizzate in questo mese. Se si sommano queste ore di cassa integrazione ordinaria a quelle già autorizzate nei mesi di gennaio e febbraio (circa 131mila ore) il conto complessivo per il settore industriale nei primi 63 giorni del 2009 schizza immediatamente a quota 215mila contro le 244mila autorizzate in tutti e 365 giorni del 2008. Questi dati sono aggravati dall’esplosione delle liste di mobilità. A marzo gli iscritti perché licenziati sono ben 3.536.
L’Inps comunica inoltre che nel comparto delle costruzioni le aziende edili hanno ottenuto l’autorizzazione al ricorso della cassa ordinaria per 64.263 ore contro le 19.909 di gennaio e le 62.295 ore di febbraio 2009. Infine le ore di cassa integrazione straordinaria a febbraio sono state 6.338 contro le 48.777 di gennaio e le 29.234 di febbraio 2008. Come detto, le quasi 21 mila ore di febbraio rappresentano un dato decisamente sottostimato. È comunque un dato significativo se confrontato a febbraio 2008 quando
il ricorso alla cassa ordinaria era stato nullo e soprattutto se osservato insieme ai numeri di gennaio. Infatti è impressionante il confronto tra il primo bimestre di quest’anno con gli analoghi periodi del 2007 e del 2008. Nei primi due mesi dell’anno in corso in Trentino, le ore di cigo (cassa integrazione guadagni ordinaria) autorizzate dall’Inps hanno superato la soglia delle 130mila. Per la precisione si tratta di 131.721 ore. Nel primo bimestre del 2007 e del 2008 si fermarono invece rispettivamente a quota 5.236 e 5.231. In pratica, a gennaio e febbraio di quest’anno si registra un aumento complessivo pari a circa il 2.418 percento dello stesso periodo del 2008. «Dal primo gennaio al 4 marzo – ricorda Franco Ischia, che ha elaborato i dati Inps per la Cgil del Trentino – le imprese industriali hanno utilizzato l’88% delle ore di cassa integrazione ordinaria complessivamente autorizzate durante tutto il 2008. È la dimostrazione più eclatante delle dimensioni di questa
crisi. Le aziende industriali vivono un momento di incertezza mai verificatosi negli ultimi anni. «Quello che ci preoccupa – aggiunge Ischia – non è solo la quantità impressionante di ore di cassa ordinaria concesse nel primo bimestre dell’anno. Il problema è che il fenomeno non dà reali segnali di riduzione, visto che quello di febbraio è per lo più apparente. Il rischio è che dalle sospensioni si passi ai licenziamenti collettivi. Un rischio che dobbiamo cercare di evitare. Tutto il sistema economico trentino deve lavorare per non depauperare il tessuto produttivo locale. La Provincia sta facendo la propria parte. Ora tocca agli industriali rispondere all’emergenza con senso di responsabilità e nervi saldi. Il Trentino e gran parte delle sue industrie hanno la capacità di superare questa difficile fase. Per farlo però devono valorizzare il proprio capitale umano. Disperderlo, licenziando in maniera sistematica, rischia di aggravare il problema invece di risolverlo».
VERSAMENTI PENSIONISTICI VOLONTARI “SANATORIA” 2005 – 2006 - 2007 Il nuovo regolamento di esecuzione della LR n. 1/2005 ha previsto la concessione del contributo sui versamenti previdenziali volontari effettuati dalla persona casalinga, in deroga al requisito della presenza di figli minorenni o di familiari non autosufficienti da assistere, nel caso in cui abbia compiuto cinquantacinque anni.
Per le persone con almeno 55 anni di età non è più richiesta la presenza nel nucleo familiare di figli minori o di persone assistite per accedere al contributo regionale. Entro il 30 giugno 2009 è possibile presentare presso gli uffici del Patronato Inca la domanda di contributo sui versamenti volontari pagati nel corso degli anni 2005 – 2006 – 2007 La Provincia interviene con un contributo pari al sessanta per cento dell’importo versato e comunque per un importo non superiore a quello dovuto per i lavoratori domestici. Il contributo viene erogato alle persone casalinghe residenti da almeno cinque anni in regione autorizzate ad effettuare i versamenti volontari nella gestione dei lavoratori dipendenti o autonomi fino al raggiungimento del requisito minimo di contribuzione per accedere alla pensione. In alternativa ai cinque anni di residenza è riconosciuta la residenza storica di quindici anni di cui almeno uno immediatamente antecedente alla presentazione della domanda. Il contributo spetta solo qualora il nucleo familiare si trovi nelle condizioni economiche stabilite dal regolamento regionale.
È necessario presentare la dichiarazione ICEF redatta dal Caaf considerando i redditi e dell’anno 2006 e il patrimonio al 31.12.2006.
> crisi economica <
attività sindacale
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>> | 1 | 2009
Addio Rino, sindacalista senza compromessi
S
| Ci ha lasciato
a quasi 81 anni un pioniere del sindacalismo trentino. Il ricordo di Mattia Pelli, autore di “Dentro le Montagne. Testimonianze di Rino Battisti” |
e ne è andato in silenzio, nella notte del 23 febbraio a pochi giorni dal suo compleanno. Il 26 avrebbe compito 81 anni, Rino Battisti il sindacalista che ha portato tra gli operai edili impegnati nella ricostruzione del Trentino dopo la seconda guerra mondiale gli ideali di solidarietà e di dignità del lavoro propri della Cgil. «La scomparsa di Rino – ha dichiarato Paolo Burli, a nome della Cgil del Trentino – lascia un vuoto incolmabile. La sua figura, insieme a tutti quelli che, nel secondo Dopoguerra, hanno fatto rinascere il sindacalismo democratico dopo la tragedia del nazifascismo, non dovrà mai essere dimenticata». Per il segretario della Cgil del Trentino «non ci sono parole per dire quanto ci mancheranno la sua figura e anche i suoi moniti. Non è mai stato un sindacalista di compromesso. Ha sempre creduto invece in un sindacato al solo servizio delle lavoratrici e dei lavoratori. Dei suoi valori, fortunatamente, resta traccia in un importante volume storico, “Dentro le montagne”. Da lui noi tutti abbiamo solo da imparare». Al cordoglio di Burli si è aggiunto quello del segretario nazionale Guglielmo Epifani. Queste le sono state le sue parole rivolte alla moglie e ai figli di Battisti. «Carissima Giuditta, carissimi Nadia, Cozia, Igor ed Eros, ho appreso con commozione la notizia
della scomparsa del vostro Rino. In questo momento di dolore vogliate accogliere le mie condoglianze per la vostra perdita. Lo faccio anche a nome di tutta la segreteria nazionale della Cgil che si stringe in un affettuoso abbraccio intorno a voi. Ho avuto modo di conoscere suo marito, vostro padre, il compagno Rino Battisti, in occasione di una delle iniziative per il Centenario della Cgil a Trento, poco meno di quattro anni fa. Sono stato molto felice di poter partecipare allora alla presentazione di “Dentro le montagne”, un libro costruito sulla memoria viva di Rino. La sua è una ricostruzione fiera, orgogliosa di un impegno senza posa a favore dei lavoratori edili che negli anni Cinquanta hanno posto le basi, anche in Trentino, per la ricostruzione postbellica e per l’uscita dalla povertà per migliaia di famiglie, ma soprattutto per la conquista della propria piena dignità. In quegli anni lavoratori i cui diritti venivano troppo spesso calpestati, la cui salute era messa a rischio da condizioni di lavoro inumane, i cui salari potevano venir cancellati con un tratto di penna, si riunivano per la prima volta tra le montagne per conquistare a se stessi e alle proprie famiglie, pezzo dopo pezzo, un futuro di benessere personale e di dignità sociale. Erano trentini, ma anche calabresi e di molte altre regioni meridionali. Chiamato da Aldo Merz,
Rino Battisti è stato per molti anni in mezzo a loro. Insieme ad un’altra figura storica del sindacalismo trentino, Sisinio Tribus, ha difeso i diritti di quei lavoratori edili, ne ha promosso la consapevolezza, li ha uniti in un vincolo di solidarietà,laddove le condizioni del lavoro sembravano rendere l’impresa davvero irrealizzabile. La forza gli proveniva dalla sua passione civile e politica, da un’innata idiosincrasia per l’ingiustizia,dalla
fede nell’uguaglianza e nella libertà delle donne e degli uomini. Oltre che dalla sua famiglia, è stato quindi sorretto dagli ideali più alti per i quali un uomo possa vivere. Per questo Rino ci mancherà. Ora tocca a noi tutti saperne onorare la memoria, sia nell’impegno quotidiano al fianco dei più deboli, sia nel recupero delle testimonianze di quanti come lui, in silenzio e con generosità, hanno fatto la storia del sindacato».
Rino Battisti, una vita contro lo sfruttamento
> di Mattia Pelli, autore di “Dentro le montagne”
U
na delle ultime volte che ho incontrato Rino Battisti a casa sua, a Bolognano di Arco, abbiamo chiacchierato seguendo il filo dei nostri pensieri e dell’attualità: Rino era sempre informato, divoratore di giornali e di libri, sempre alla ricerca di nuovi stimoli per interpretare un mondo così diverso da quello in cui era nato
Foto: Stefano Salvi
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attività sindacale
nel lontano 1928. Diverso, certo, ma purtroppo non tanto quanto egli avrebbe sperato quando, in sella alla sua fedele moto “Bianchina” percorreva chilometri per sindacalizzare i lavoratori dei cantieri idroelettrici delle Giudicarie. Rino Battisti, morto lunedì scorso all’età di 81 anni, è stato sindacalista della CGIL e militante comunista, uno di quegli uomini che
hanno sacrificato molto della propria vita personale per dedicarsi anima e corpo alla costruzione di un mondo basato sull’uguaglianza tra gli uomini e sulla giustizia sociale. Quel giorno l’argomento del nostro dibattito fu la crisi economica e il pensiero di Rino volò subito al disastro di quella del 1929, quando un capitalismo malato gettò sulla strada senza pietà milioni di lavoratori e lavoratrici. Fummo d’accordo nel leggere nel ritorno del razzismo in Italia un elemento di preoccupante similitudine con il periodo fra le due guerre mondiali, quando dal crollo del sistema politico liberale sorsero il fascismo e il nazismo. La conoscenza della Storia dava a Rino una visione sempre aperta delle cose e il suo era un sapere costruito sulla base di un’originale esperienza di vita, riletta alla luce dell’incontro con il marxismo che dava al suo pensiero la felice capacità di interpretare le lotte quotidiane alla luce di una visione globale della società. Un pensiero profondamente umano, uno sguardo lucido sul mondo che Rino ha conservato fino alla fine. Rino è stato un internazionalista: l’attenzione alle sorti dei popoli del mondo intero dava al suo sguardo una dimensione cosmopolita che lo proiettava fuori dagli angusti spazi del Trentino; una tensione naturale a ri-
flettere sulla globalità dell’esperienza umana datagli anche dalla figura del padre, combattente in Russia durante la guerra del ‘14-’18 che – catturato – aderì nel 1917 alla rivoluzione bolscevica. Un legame diretto con uno degli avvenimenti più importanti della storia del secolo scorso che orienterà le scelte del giovane Battisti, insieme alla dura esperienza del lavoro: prima come panettiere in Alto Adige, poi alla ferrovia Bolzano-Mendola: “E’ nel contatto con il padrone – racconta Rino nella sua autobiografia pubblicata nel 2005 dal Museo storico di Trento e dalla CGIL – che cominci a farti una coscienza”. Nel 1946 si iscrive al PCI trentino e attorno al ‘48-’49 comincia anche a fare attività sindacale, mentre la sua formazione culturale e ideologica continua: racconta di aver iniziato a leggere qualche libro di Tolstoj e di Victor Hugo, dentro ai quali, dice, “vedevi le lotte sindacali e ti maturavi”. A Bolzano frequentò un corso serale di marxismo al termine del quale parlò Mauro Scoccimarro, uno dei più importanti dirigenti del PCI dell’epoca. Rino è stato un partigiano: partigiano di un ideale che lo ha guidato nel suo durissimo lavoro di sindacalista sui cantieri idroelettrici iniziato nel 1951, in un periodo in cui il Trentino era sotto il giogo di
una chiesa reazionaria e il potere politico saldamente in mano alla DC; anni in cui a organizzare i lavoratori si rischiava grosso. Ed è stato questo suo essere di parte, dalla parte di un’umanità sfruttata e sofferente, a fare della memoria una necessità per lui: necessità di mantenere vivo il ricordo dei morti sui cantieri; necessità di raccontare un Trentino fatto di oppressione politica ma anche di impegno, coraggio e lotta. Una tensione morale che ha fatto sì che Rino, all’età di 76 anni, regalasse a tutti noi il ricordo vivo di un episodio dimenticato e importante della storia trentina. Un impegno – il suo – che ci indica anche la necessità di approfondire le vicende del movimento operaio e sindacale e insieme il filo rosso che lega Rino a una tradizione storica – socialista e umanista – spesso dimenticata in Trentino. Al suo funerale Rino ha chiesto che ci fossero le bandiere rosse: quelle della Comune di Parigi e della rivoluzione bolscevica. Le bandiere dell’umanità sofferente, ma un giorno – anche grazie al suo impegno – non più sottomessa. Rino, a conclusione della sua autobiografia, prendeva commiato così dai suoi lettori: “Per ora termino questi brevi appunti del mio lavoro passato nel Sindacato. Fraterni saluti e grazie a chi li leggerà”. Grazie a te, Rino.
> grazie Rino <
all’accordo NOad un vero SÌPiano anticrisi L’accordo sulle regole per la contrattazione non tutela il salario, non recupera la differenza tra inflazione prevista e quella reale, non estende la contrattazione decentrata, limita il valore generale del contratto nazionale e permette deroghe a livello aziendale. Per questo il 22 gennaio scorso la Cgil non ha firmato l’accordo. Per questo la Cgil chiede alle lavoratrici e ai lavoratori di fare una scelta di campo. Intanto il Governo Berlusconi si dimentica della crisi e pensa ad altro. La Cgil chiede invece un vero piano anti crisi, simile a quello degli altri Paesi occidentali, a partire dal finanziamento degli ammortizzatori sociali e dal rilancio dell’economia. Ma le risposte sono insufficienti, a volte addirittura inesistenti. Contrastare la crisi è possibile, basta volerci provare. Per il rilancio dell’industria, per la tutela del lavoro, per il sostegno ai salari, agli stipendi e alla pensioni
PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE
FAI SENTIRE LA TUA VOCE
VOTA CONTRO
Insieme alla Cgil, per non arrendersi al declino
sui luoghi di lavoro
l’accordo separato del 22 gennaio
PARTECIPA ALLA GRANDE MANIFESTAZIONE del
4 APRILE a ROMA www.cgil.it www.cgil.tn.it
VOTA
durante le assemblee, nelle sedi Cgil, sul tuo posto di lavoro.
CHIEDI
informazioni ai delegati sindacali sul seggio
SOSTIENI
la contrarietà all’accordo separato per difendere il contratto nazionale e il diritto a salari dignitosi
NO
all’accordo che divide
Il 22 gennaio il Governo ha convocato un incontro per discutere della manovra anticrisi. non ha proposto nulla al riguardo, ma ha spinto per firmare subito un Accordo sul modello contrattuale. La CGIL ha chiesto di potere discutere ed emendare il testo. La risposta è stata no. Sulla riforma del modello contrattuale il Governo ha scelto di dividere le forze sociali, ha forzato per procedere ad un accordo con chi ci stava. Governo e Confindustria, anziché contrastare la crisi, hanno scelto di rispondere con un modello contrattuale che non difende i salari e non allarga la contrattazione. Alla necessità di una politica dei redditi per tutelare le retribuzioni hanno risposto negando le detrazioni fiscali sul lavoro dipendente. A quell’Accordo abbiamo detto di NO e oggi ribadiamo che le regole non condivise, non sono regole. La CGIL non avrebbe mai firmato un accordo senza un altro grande sindacato confederale. La CGIL ha chiesto di sottoporre l’accordo al voto dei lavoratori. Di fronte all’indisponibilità delle altre parti, abbiamo promosso da soli la consultazione di tutte le lavoratrici e i lavoratori fino al 20 marzo.
QUATTRO NO ALL’ACCORDO SEPARATO NON TUTELA IL SALARIO Non recupera la differenza tra l’inflazione calcolata e quella reale. Prevede un indicatore depurato dall’inflazione importata determinata dai prodotti energetici. Così i lavoratori pagheranno la bolletta due volte: la prima volta con l’aumento dei prezzi, la seconda volta per il mancato recupero in busta paga dell’inflazione dell’energia. Calcola gli aumenti su una retribuzione più bassa di quella fino ad ora utilizzata dalle singole categorie.
NON ALLARGA LA CONTRATTAZIONE Non sostiene il secondo livello e prevede deroghe al contratto nazionale. Ovunque, per crisi o avvio di un’attività, si può decidere che il contratto non regola più nella sua interezza il salario, le condizioni di lavoro e i diritti. Le deroghe sono la via bassa allo sviluppo, quella che taglia salari e diritti, quella che aumenta le diseguaglianze.
ROMPE IL MODELLO CONTRATTUALE UNICO
LE PROPOSTE DELLA CGIL SALARI E INFLAZIONE La CGIL non rinuncia all’idea di un modello universale di regole contrattuali. Nelle piattaforme dei rinnovi contrattuali la CGIL riproporrà il tema del recupero dell’inflazione reale.
PIÙ CONTRATTAZIONE
L’Accordo separato non definisce un modello universale per tutti i lavoratori, divide pubblici e privati, introduce accordi diversi per ogni settore, prevede modalità molto diverse per calcolare gli aumenti e il recupero.
La CGIL punta ad allargare concretamente la contrattazione di secondo livello, estenderla alle aziende dove non si fa per tutelare nella contrattazione anche i lavoratori precari. La contrattazione è decisiva per determinare le pari dignità dei lavoratori nelle imprese, per accrescere i salari e per migliorare le condizioni di lavoro.
LIMITA IL DIRITTO DI SCIOPERO
DEMOCRAZIA SINDACALE
Con una norma, per quanto riguarda lo sciopero nei servizi pubblici locali, viene attribuita alla maggioranza della rappresentanza sindacale certificata la possibilità di proclamare lo sciopero. Per la Costituzione lo sciopero è un diritto individuale organizzato collettivamente e regolato dalla legge.
La CGIL, poi, intende affrontare il tema della rappresentanza e della democrazia, due temi intimamente legati. La certificazione degli iscritti va accompagnata all’elezione delle RSU, da estendere in tutti i luoghi di lavoro. Il voto dei lavoratori su piattaforme e accordi è la strada da intraprendere
Roma 4 aprile MANIFESTAZIONE NAZIONALE La Cgil per i diritti e per lo sviluppo
Per informazioni e prenotazioni www.cgil.tn.it/4aprilearoma tel. 0461 303940 4aprilearoma@cgil.tn.it
SÌ
ad un vero piano contro la crisi
Il mondo è attraversato da una crisi drammatica. Tutti i Governi si mobilitano. Il Governo italiano pensa ad altro. Contrastare la crisi è possibile e necessario per tutelare le persone, i lavoratori e i pensionati per progettare il futuro, per non essere un Paese più debole e più povero. Dove sono gli 80 miliardi che il Governo annuncia di aver messo a disposizione? Mancano i decreti attuativi dei provvedimenti di sostegno al credito, le banche non prestano il denaro, le piccole imprese chiudono, gli investimenti si fermano. Le risorse per opere pubbliche e infrastrutture non vengono stanziate, 200mila posti di lavoro sono a rischio nell’edilizia, mentre i governo sottrae i fondi europei per le aree svantaggiate (FAS). La produzione industriale rallenta e alcuni settori sono quasi alla paralisi. Il tavolo per auto, ristrutturazioni edilizie
NON VOGLIAMO ARRENDERCI AL DECLINO IL 4 APRILE MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA ed elettrodomestici ha partorito un topolino: 2 miliardi fino al 2014. Solo 600 milioni per 2009-2010. La Francia solo per l’auto ha stanziato ben 8 miliardi, la Germania è già intervenuta con 3 provvedimenti a sostegno della industria, gli Stati Uniti hanno varato una manovra da 800 miliardi di dollari. Per il Governo, l’Italia non ha le risorse. Ma non combatte l’elusione e l’evasione, non sblocca i fondi della cassa depositi e prestiti. Un Governo che non decide è un Governo che scarica i costi della crisi su lavoratori e lavoratrici, su pensionati e pensionate, sui giovani.
PER LO SVILUPPO La CGIL chiede provvedimenti che sostengano l’industria e che tutelino l’occupazione. Propone un tavolo nazionale per la chimica, per la moda e per il made in Italy. La CGIL sostiene la necessità di un piano per la riqualificazione delle sedi scolastiche e per l’apertura dei cantieri delle grandi opere. La CGIL chiede politiche per il settore metalmeccanico, per incentivare investimenti e ricerca, per rendere più attrattivo il nostro Paese, per la conversione eco-compatibile delle produzioni industriali, per il risparmio energetico e il potenziamento delle fonti rinnovabili alternative per ridurre la dipendenza dal petrolio.
PER IL LAVORO La cassa integrazione è esplosa, migliaia di lavoratori precari hanno già perso il lavoro. La CGIL chiede investimenti per 4 miliardi sugli ammortizzatori sociali nazionali. Il miliardo stanziato dal Governo è insufficiente. Dopo l’accordo Stato-Regioni, il Governo eroghi subito la sua parte, altrimenti i lavoratori non riceveranno l’integrazione. La CGIL chiede l’estensione degli ammortizzatori sociali per i collaboratori a progetto, per i contratti a termine, per gli apprendisti ed i somministrati. La cassa integrazione si allungherà. Per questo va aumentato il tetto degli 834 euro lordi massimi per l’indennità di cassa. La CGIL reclama un provvedimento anche per i lavoratori precari pubblici che non hanno nessuna tutela.
PER SALARI, STIPENDI E PENSIONI Sempre più lavoratori e pensionati non riescono ad arrivare alla fine del mese. Il Governo ha detto no alla riduzione delle tasse sui lavoratori dipendenti, alla restituzione del fiscal drag, all’aumento delle pensioni, all’estensione della quattordicesima alle pensioni povere. Il Governo ha risposto con la social card e un bonus per le famiglie numerose. Sono strumenti complicati e inadeguati. Servono aumenti direttamente in busta paga e sulle pensioni. La CGIL chiede investimenti nel welfare pubblico. Durante la crisi servono più tutele sociali, non meno. Difendere lo stato sociale, aumentare i redditi è la risposta necessaria.
Non vogliamo un futuro in declino Partecipa per chiedere un vero piano contro la crisi e per difendere la contrattazione
IL TRENTINO CONTRO LA CRISI Il 27 novembre dello scorso anno, sulla base delle richieste di Cgil, Cisl e Uil del Trentino, la giunta provinciale ha presentato alle parti sociali un piano straordinario contro la crisi. Dopo il confronto con sindacati e datori di lavoro, il piano è stato tradotto in azioni concrete a tutela del lavoro e a sostegno dell’economia. Il bilancio della Provincia autonoma di Trento prevede investimenti anti recessione per 850 milioni di euro pari al 5% del Pil, nell’intento di sostenere l’economia con un effetto positivo pari al 2% del Pil. SOSTEGNO AL REDDITO E ALL’OCCUPAZIONE 39 milioni di euro per l’integrazione ai sussidi e le spese per attività formative 24 milioni di euro per il piano straordinario di politica del lavoro 18 milioni di euro per l’introduzione del Reddito di garanzia 5 milioni per favorire l’occupazione femminile 6,2 milioni di euro per il blocco delle tariffe
92,2 MLN TOTALE
INTERVENTI PER L’ECONOMIA E LO SVILUPPO 96 milioni di euro per sostenere le imprese e riduzioni fiscali 45 milioni di euro a sostegno delle imprese agricole 88 milioni di euro per favorire la competitività del sistema (banda larga ed efficienza energetica) 482 milioni di euro di investimenti in opere pubbliche 47 milioni di euro per fondi da destinare
MISURE DI SOSTEGNO AL REDDITO E ALL’OCCUPAZIONE finanziate dal bilancio provinciale SOSTEGNO AL REDDITO destinato a:
AZIONI FORMATIVE
lavoratori a tempo indeterminato lavoratori a tempo determinato lavoratori licenziati per inidoneità o fine comporto apprendisti, cocopro, associati in partecipazione. Ai benefici si accede su domanda ai Centri per l’impiego e ai Patronati. Durata massima 6 mesi per corrispettivi pari a: • 200 € mensili per dipendenti con requisiti per disoccupazione ordinaria o speciale dell’edilizia • 600 € mensili per dipendenti con requisiti per disoccupazione a requisiti ridotti o agricola • 600 € mensili per apprendisti, cocopro, associati in partecipazione senza indennità statale
2 € h per frequenza corsi se in possesso di indennità 5 € h per frequenza corsi se privi di forme di sostegno al reddito SOSTEGNO ALL’OCCUPAZIONE Percorsi formativi per lavoratori a rischio sospensione: prosecuzione del rapporto di lavoro con frequenza di corsi di formazione con la stessa retribuzione Percorsi formativi per lavoratori sospesi: 2 € h per frequenza corsi se in possesso di indennità Fondo per l’innovazione organizzativa aziendale nelle grandi imprese
Per presentare domanda e accedere ai benefici provinciali contatta i tuoi delegati in azienda, i centri per l’impiego o il Patronato INCA CGIL. Per info: trento@inca.it – www.cgil.tn.it/servizio/patronato.php - tel. 0461 303977 L’impegno della Cgil del Trentino, insieme agli altri sindacati, ha dato buoni frutti. Ora l’obiettivo è quello di strappare più forti ammortizzatori sociali e un vero piano anti crisi anche al Governo nazionale.
PER QUESTO A ROMA DOVREMO ESSERCI ANCHE NOI PER testimoniare che si può davvero costruire un argine contro la recessione
PER chiedere provvedimenti forti contro l’impoverimento nel nostro Paese PER sostenere la battaglia per l’estensione della contrattazione e dei diritti PER reclamare politiche per lo sviluppo e per la crescita economica sostenibile
>> | 1 | 2009 Informazione agli iscritti
PROGRAMMA TURISTICO 2009 PULLMAN GARANTITO DAL TRENTINO! SOGGIORNI A ISCHIA: PULLMAN PARTENZE TUTTE LE DOMENICHE!
SOGG. IN TUNISIA: DJERBA / CLUB MENINX
AEREO
15/06 – 29/06
Euro 975,00
SOGG. A SANTO DOMINGO / CLUB VIVA DOMINICUS Beach Bayahibe
AEREO
20/06 – 05/07
Euro 1.540,00
SOGG. PUGLIA/PESCHICI: PARK PULLMAN HOTEL PAGLIANZA PARADISO
20/06 – 04/07
Euro 925,00
Euro 3.120,00
SOGGIORNO A MAIORCA/COLUMBUS CLUB EXAGON PARK
AEREO
21/06 – 05/07
Euro 1.290,00
08/05 – 26/05
Euro 3.280,00
SOGGIORNO A SHARM / EDEN VILLAGE TAMRA BEACH
AEREO
21/06 – 05/07
Euro 1.255,00
PULLMAN
17/05 – 31/05
da definire
SOGG. TUNISIA/MONASTIR: CLUB ROSA BEACH
AEREO
22/06 – 06/07
Euro 870,00
TOUR DEL MAROCCO: LE CITTÀ IMPERIALI
AEREO
17/05 – 24/05
Euro 1.135,00
SOGGIORNO A MINORCA / COLUMBUS CLUB LORD NELSON
AEREO
27/06 – 11/07
Euro 1.360,00
TOUR DELLA CINA L’Impero Celeste
AEREO
21/05 – 02/06
Euro 2.190,00
SOGG. IN TUNISIA: DJERBA / CLUB MENINX
AEREO
29/06 – 13/07
Euro 1.030,00
VIAGGIO IN UZBEKISTAN con SAMARCANDA
AEREO
22/05 – 29/05
Euro 1.580,00
SOGG. TURCHIA: SIDE/PARADISE FRIENDS GOLDEN COAST RESORT
AEREO
30/06 – 14/07
Euro 1.110,00
CROCIERA SUL NILO + ABU SIMBEL + CAIRO
AEREO
25/05 – 01/06
da Euro 1.090,00
SOGGIORNO A NAXOS / COLUMBUS CLUB KAVURAS VILLAGE
AEREO
03/07 – 17/07
Euro 1.320,00
PULLMAN
30/05 – 01/06
da Euro 325,00
VIAGGIO “MAGICO NORD” 13 giorni
PULLMAN
04/07 – 16/07
Euro 2.190,00
SOGGIORNO A CRETA / EDEN VILLAGE KOURNAS
AEREO
04/07 – 18/07
Euro 1.275,00
SOGGIORNO A SHARM / EDEN VILLAGE TAMRA BEACH
AEREO
05/07 – 19/07
Euro 1.270,00
SOGGIORNO IN GRECIA: SAMOS / EDEN VILLAGE SAMOS
AEREO
06/07 – 20/07
Euro 1.275,00
da marzo a ottobre
da Euro 465,00
06/04 – 13/04
Euro 465,00
PARIGI + CASTELLI DELLA LOIRA PULLMAN
19/04 – 24/04
Euro 876,00
TOUR UMBRIA E TOSCANA
PULLMAN
25/04 – 28/04
Euro 370,00
IRAN: GRANDI CIVILTÁ SCOMPARSE – 11 giorni
AEREO
03/05 – 13/05
GRAN TOUR DEL PERÚ di 19 GIORNI
AEREO
SOGGIORNO A DJERBA: EDEN VILLAGE DJERBA MARE
SOGG. A CHIANCIANO TERME: HOTEL SAVOIA e ATLANTICO PALACE
ACQUARIO GENOVA + MASSA + CINQUE TERRE
AEREO
SOGGIORNI di 11 e 15 GIORNI ad ALBA ADRIATICA, BELLARIA, PULLMAN MISANO ADRIATICO, RICCIONE, RIMINI, SENIGALLIA
da maggio a settembre
da Euro 495,00 a Euro 870,00
VOLO+NAVE
09/06 – 23/06
da Euro 2.130,00
PULLMAN
13/06 – 14/06
Euro 209,00
SOGGIORNO A MINORCA / COLUMBUS CLUB LORD NELSON
AEREO
13/06 – 27/06
Euro 1.250,00
SOGG. TUNISIA/PORT EL KANTAOUI – SEABEL ALHAMBRA
AEREO
06/07 – 20/07
Euro 1.090,00
SOGGIORNO A IBIZA / SIRENIS TRES CARABELAS
AEREO
13/06 – 27/06
Euro 1.245,00
SOGG. TURCHIA: SIDE/PARADISE FRIENDS GOLDEN COAST RESORT
AEREO
14/07 – 28/07
Euro 1.250,00
SOGG. PUGLIA/PESCHICI: PARK PULLMAN HOTEL PAGLIANZA PARADISO
14/06 – 28/06
da Euro 880,00
VIAGGIO A MOSCA e SAN PIETROBURGO – 15 giorni
PULLMAN
18/07 – 02/08
Euro 2.390,00
SOGGIORNO IN GRECIA: ISOLA DI SAMOS / COLUMBUS CLUB
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attività sindacale
11
>> | 1 | 2009
Previdenza complementare? Arriva l’infopoint con l’INCA
Inaugurazione il 21 aprile in Cgil a Trento con l’assessore regionale Stocker
| Grazie ad un
accordo tra il patronato della Cgil del Trentino e Pensplan, sarà garantita a tutti la consulenza professionale sulle pensioni integrative. Perché il futuro si costruisce fin da oggi |
INFOPOINT PREVIDENZIALI INCA. DOVE? Previo appuntamento, il personale dell’l’Infopoint è a tua disposizione nelle sedi del Patronato Inca Cgil: Trento - Via dei Muredei 8 - tel. 0461 303911 Trento Centro - Via Roma 35 - tel. 0461 260379 Rovereto - Via Maioliche 57/h - tel. 0464 401967 Cavalese - Via Pasquai 20 - tel. 0462 230507
S
arà l’assessore regionale Martha Stocker ad inaugurare presso la Cgil del Trentino l’Infopoint previdenziale nato dall’accordo tra Pensaplan e l’INCA. Il 21 aprile prossimo sarà quindi un appuntamento quasi storico: l’INCA infatti amplia le proprie funzioni e con il centro di consulenza sulle pensioni integrative diventa più moderno e capace di rispondere, con la sua abituale professionalità, alle nuove esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori, a tutti coloro che pensano di doversi costruire il futuro mattone su mattone fin da oggi. Dalla sua nascita, nel 1945, il Patronato INCA, primo in Italia e all’estero, con la sua qualificata attività di assistenza, consulenza e tutela è stato un punto di riferimento per milioni di lavoratori e cittadini. Dagli anni in cui l’INCA ha mosso i primi passi l’Italia e il Trentino sono profondamente cambiati. Sono mutate le condizioni sociali, economiche, culturali e in maniera sostanziale il mercato del lavoro. Con la sua riconosciuta professionalità, l’INCA, orgogliosa del suo passato è pronta ad affrontare le nuove sfide per il futuro. Un futuro in cui l’INCA, oltre a organizzare l’attività di assistenza, tutela e consulenza sulle materie previdenziali, diventerà protagonista dell’interesse dei cittadini in materia di sicurezza sociale, lavoro, risparmio previdenziale. Le riforme del sistema previdenziale
pubblico che si sono susseguite negli anni e in modo particolare l’introduzione del sistema di calcolo delle pensioni secondo il metodo contributivo, comporteranno una diminuzione degli importi delle pensioni pubbliche che interesserà particolarmente le nuove generazioni. Nel 1998 i sindacati dei lavoratori, le associazioni dei datori di lavoro e la Regione Trentino Alto Adige hanno dato vita con Pensplan a un fondo territoriale di previdenza complementare – Laborfonds – che, insieme ai fondi pensionistici di categoria nazionali e ad altri strumenti previdenziali quali Plurifonds, si affianca alla previdenza pubblica. Il patronato INCA Cgil vuole sostenere e aiutare i cittadini a 360° in materia di sicurezza sociale, lavoro e risparmio a fini pensionistici. Per questo gli operatori del Patronato Inca dal 21 aprile prossimo accoglieranno negli Infopoint di Pensplan tutti coloro che cercano
Informazioni anche presso i seguenti uffici: Trento nord - Via Lunelli 9 - tel. 0461 421649 Ala - via C. Battisti 4 - tel. 0464 674234 Arco - Via delle Palme 3 - tel. 0464 518111 Borgo Valsugana - Via per Telve 2/B - tel. 0461 753295 Cles - Viale A. Degasperi 10 - tel. 0463 421088 Malè - P.zza Regina Elena - tel. 0463 901796 Mezzolombardo - Via Roma 16 - tel. 0461 604466 Pergine Valsugana - Via Pennella 90 - tel. 0461 531071 Riva del Garda - loc. San Tomaso 4 - tel. 0464 552121 Storo - Via Roma 41/B - tel. 0465 680182 Tione - Via Roma 17/A - tel. 0465 321919 aiuto e consulenza per valutare il grado di copertura previdenziale e le opportunità offerte dalla previdenza integrativa.
All’Infopoint un check-up pensionistico Con l’apertura degli sportelli PensPlan Infopoint, INCA completa l’offerta di consulenza e supporto in materia di pensioni: le persone interessate ad un check-up previdenziale potranno prendere un appuntamento negli uffici INCA con operatori qualificati e motivati per chiarire qualsiasi quesito o dubbio.
A tal fine il personale INCA ha effettuato un adeguato percorso di formazione offerto da PensPlan, l’Istituto per la previdenza complementare in Regione, che ormai da 11 anni persegue lo scopo di diffondere la consapevolezza in merito alle opportunità offerte dall’integrazione della pensione pubblica con una pensione complementare. Durante il colloquio di consulenza presso le sedi INCA verrà analizzata la situazione assicurativa individuale dell’interessato, verranno spiegate le possibili forme di previdenza più adatte e calcolate le possibili contribuzioni ed i relativi rendimenti.
A Riva e a Trento, nuove sedi del Caaf
La professionalità e la competenza dei servizi fiscali a favore delle famiglie e dei cittadini anche in tempo di crisi
D
ue nuove sedi fiammanti per il Caaf . Il centro di assistenza fiscale della Cgil amplia ogni anno le proprie competenze e, anche grazie all’estensione dell’utilizzo delle certificazioni Isee e Icef, si è ormai affermato come il primo fondamentale snodo per tutte quelle famiglie che accedono ai benefici sociali introdotti da Stato e Provincia. Così il Caaf non è più solo il supporto per la dichiarazioni dei redditi, ma uno strumento essenziale a servizio dei cittadini, anche e soprattutto durante questo difficile periodo di crisi economica. Per stare al passo con le esigenze di tutti gli utenti e per migliorare il rapporto quanti si rivolgono ai suoi sportelli, il Caaf ha quindi deciso di ampliare e qualificare le proprie sedi a partire da quelle di Trento e Riva del Garda. Sulle sponde del lago di Garda, alla storica sede di via Canella 3, si aggiungerà quella di località san Tomaso
12
attività sindacale
4. La nuova sede gardesana si trova al confine con il comune di Arco ed è operativa dalla metà di marzo. A Trento invece il Caaf sposta i suoi sportelli dagli uffici di via Giusti 49 all’angolo con via Bezzi e si trasferisce nella sede centrale della Cgil in via dei Muredei 8. Uno spostamento di poche centinaia di metri che però permetterà un raccordo più immediato tra i servizi del Caaf e quelli del patronato Inca, visto che il personale a Trento lavorerà fianco a fianco. Per accedere ai servizi del Caaf Cgil su tutto il territorio provinciale, i numeri di telefono e i recapiti e-mail restano quelli abituali. Per fissare un appuntamento è necessario quindi telefonare all’ 848 0016 08 (costi telefonata urbana, tranne cellulari) o al 199 243030 (costi telefonata 14 cent/minuto). Oppure è sufficiente scrivere a caaf@cgil.tn.it . La professionalità, la competenza e la puntualità sono assicurati, come sempre, dal personale Caaf Cgil, al tuo
servizio per rispondere alle esigenze di tutti gli utenti. Approfittane.
NovitÀ caaf cgil Sportello in località S. Tomaso 4, a Riva del Garda A Trento uffici anche in via Muredei 8 presso la sede centrale
PRENOTA per Icef, Isee, dichiarazione dei redditi ai numeri telefonici: 848 0016 08 - 199 243030 caaf@cgil.tn.it
> servizi <
>> | 1 | 2009
Alla porta degli stranieri la crisi bussa due volte
La Cgil del Trentino chiede la sospensione della Bossi-Fini durante la crisi economica
| Alla scadenza del permesso di soggiorno, la Bossi-Fini nega il rinnovo a chi da più di sei mesi è in cerca di lavoro. Ma oggi la crisi economica internazionale spazza via milioni di posti di lavoro e trovare un impiego è un’ impresa |
L
a crisi, ormai è sicuro, sarà lunga e dolorosa ed estenderà i suoi effetti anche nel 2010. A pagarne le conseguenze per primi saranno i cittadini stranieri. Questa crisi infatti rischia di travolgere drammaticamente interi progetti di vita. Colpa di una legge iniqua, la Bossi-Fini, che lega indissolubilmente la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno all’essere occupato in modo regolare. La legge stabilisce che, alla scadenza del permesso di soggiorno, in mancanza di un contratto di lavoro, il cittadino straniero ha tempo solo 6 mesi per trovare un occupazione regolare. Altrimenti perderà definitivamente il diritto al permesso di soggiorno. Scegliere tra il tornare nel paese d’origine o il cadere in clandestinità. Una scelta sofferta, che implica decisioni radicali, la riorganizzazione del proprio percorso esistenziale, il taglio di legami costruiti con fatica. Lavorano di più degli italiani, ma gli immigrati hanno contratti a tempo determinato che non vengono rinnovati. In Trentino più del 40% degli interinali o dei lavoratori flessibili è di origine straniera. Dall’autunno del 2008, per loro è sempre più difficile trovare un’occupazione. Su questi temi la Cgil lancia una campagna di sensibilizzazione dal titolo “Stesso sangue, stessi diritti”. Da metà febbraio e fino a fine marzo su alcuni autobus a Trento e Rovereto e sul servizio extraurbano campeggeranno i manifesti “Stesso sangue, stessi diritti” per richiamare i trentini al dovere della tolleranza, dell’accoglienza e dell’uguaglianza delle opportunità. “E’ la nostra risposta – sostiene Paolo Burli, segretario generale della Cgil del Trentino – alla campagna discriminatoria della Lega Nord. Il Trentino che conosciamo è quello che rifiuta l’intolleranza e lo fa apertamente come accaduto il 6 giugno scorso con la grande manifestazione a Trento per i diritti degli immigrati”. Inoltre Assou El Barji, responsabile del Coordinamento immigrati della Cgil del Trentino, chiede alla Provincia di prendere posizione. «Gli immigrati non devono pagare due volte la crisi. Per questo chiediamo alla giunta provinciale ed in particolare all’asses-
sore provinciale Giovanazzi Beltrami di premere su Roma affinché il governo nazionale sospenda gli effetti della Bossi-Fini per tutta la durata della crisi economica».
Domande quadruplicate per i permessi per attesa di occupazione Sono aumentate le richieste di permesso di soggiorno per “attesa occupazione”. Sono gli effetti evidenti della crisi economica in terra trentina. C’è crisi dell’indotto: se un’azienda chiude anche le attività collaterali ne risentono, dalle cooperative di pulizie o facchinaggio alla logistica e ai trasporti. E in questi settori si concentra un gran numero di lavoratori stranieri, quasi tutti precari o interinali. Per loro la situazione è molto difficile: per via del legame che unisce il permesso di soggiorno al lavoro e per la mancanza di una rete di sostegno come possono essere i genitori o la casa di proprietà. Prima dell’estate si registravano uno o due casi di richieste di permesso di soggiorno per attesa occupazione al mese: oggi sono una o due a settimana.
Permesso di soggiorno ed ammortizzatori sociali Nel caso della cassa integrazione un lavoratore risulta ancora occupato e potrà quindi ottenere un normale permesso di soggiorno per lavoro. Il destino dei lavoratori messi in mobilità, invece, in assenza di disposizioni chiare, è in mano alla discrezionalità delle Questure. Il lavoratore, pur percependo un reddito (l’indennità di mobilità), risulta infatti essere senza lavoro e dunque senza un requisito decisivo per il permesso. In questi casi la questura rilascia al lavoratore in mobilità un permesso di soggiorno di 6 mesi per attesa occupazione; anche chi percepisce l’indennità di disoccupazione riceve un permesso di soggiorno di 6 mesi per attesa occupazione. Comunque allo scadere del permesso di soggiorno cessa l’erogazione delle indennità di mobilita e di disoccupazione, anche se l’iscritto a queste liste ne avrebbe diritto per altri mesi.
> immigrazione <
1 / Stranieri e mercato del lavoro Sono quasi 16.000 gli occupati stranieri nel 2007, escludendo stagionali e domestici, incidono per il 7,3% sull’occupazione complessiva, il 10% includendo stagionali e domestici. Il tasso di attività degli immigrati più alto di quello complessivo (72,3% contro 68,3%), segno che lavorano più degli italiani. Tra gli occupati stranieri, quasi tre quarti (73,7%) sono classificati come extracomunitari. Il tasso di disoccupazione degli immigrati è pari all’8,9% rispetto al 3% totale. Ma ciò è dovuto al fatto che i cittadini stranieri hanno contratti per lo più precari e instabili. In termini generali i maschi, sia comunitari sia extracomunitari, sono prevalentemente assorbiti dall’industria: industria di trasformazione in primo luogo (33,5%), che precede l’edilizia (24,7%). Il commercio segue a distanza con il 12,1%. Per le donne, mancando i dati relativi al settore domestico-assistenziale, sono i servizi a fornire il maggior contributo occupazionale: commercio (12,8%), alberghi e ristoranti (16,4%), servizi alle imprese (17,7%), soprattutto pulizie, sanità e servizi sociali (19,3%), altri servizi alle persone (22,3%). L’incidenza degli immigrati sull’occupazione complessiva raggiunge picchi particolarmente significativi in alcuni settori: edilizia (11,4%), industria di trasformazione (10,2%), alberghi e ristoranti (14,5%), altri servizi alle persone (14,6%). La distribuzione per qualifica fa emergere una netta concentrazione dei lavoratori immigrati nelle categorie operaie. Agli immigrati di fatto tocca il lavoro manuale ed esecutivo, non di rado prestato in condizioni di lavoro faticose e insalubri, da cui gli autoctoni tendono a fuoriuscire. (dati Cinformi - anno 2007)
2 / Le assunzioni: incrementi e etnicizzazione Le assunzioni di immigrati hanno fatto segnare un incremento superiore al 25%. Quasi un terzo delle assunzioni in Trentino si riferisce a lavoratori provenienti dall’estero, comunitari ed extracomunitari. Si conferma la tendenza verso la cosiddetta “etnicizzazione” delle assunzioni: attività estrattive e soprattutto costruzioni nell’industria, pubblici esercizi nei servizi, oltre al lavoro domestico, manifestano incrementi superiori al 20%, oltre la soglia del 30% nel caso dell’edilizia. La debolezza degli immigrati sul mercato del lavoro è confermata dal fatto che il 20% degli occupati siano assunti a tempo determinato.
3 / Lavoro interinale: flessibilità e precarietà Va poi messa in conto la provvisorietà e precarietà di altre posizioni occupazionali degli immigrati. Nel settore interinale si registra un incremento superiore al 20% e pari ad oltre 5.000 unità in valore assoluto. Per valutare questo dato, va ricordato che erano circa 4.000 l’anno scorso, 3.200 due anni fa. Si registra una crescente importanza – ormai strutturale - del lavoro immigrato in questo ambito. Lo conferma la proporzione delle assunzioni di immigrati sul complesso dei contratti di somministrazione: una quota superiore al 40%, che giunge a sfiorare il 50% nel settore industriale.
4 / Assunzione di lavoratori stranieri con contratto di soministrazione (2007)
Agricoltura
31,3
Industria
49,3
Costruzioni
52,1
Terziario
32,1
Servizi alle imprese
44,3
pubblici esercizi
39,6
TOTALE
41,5
(fonte: elaborazioni Cinformi su dati OML - Agenzia del Lavoro 2007)
attività sindacale
13
>> | 1 | 2009
Siamo in crisi. Serve fiducia > di Giorgio Santoni
N
| «La
recessione viene da lontano. Ha origine proprio nel successo della politica economica degli ultimi vent’anni» |
| «Il Pil bisogna
farlo a pezzi, bisogna aprirlo e guardarci dentro per capire cosa c’è di buono da tenere e cosa invece va buttato via» |
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attività sindacale
Ci basta la recessione, evitiamo la depressione economica. Difendere la vera ricchezza: il valore del lavoro
on è per nulla facile capire come evolverà la crisi economica. Con una battuta si potrebbe dire che sappiamo per certo di non sapere nulla. Eppure sempre più spesso gli economisti arrivano a conclusioni pessimiste: paventano una grande depressione per tre o cinque anni. Non è da meno la stampa che sistematicamente lancia allarmi, dimenticando troppo spesso di fornire analisi, di prospettare soluzioni. Così la realtà trascolora in profezie che spesso, come si sa, si autoavverano. La trasmissione della crisi, a differenza della crescita, non è lineare e razionale, ma è stimolata da impulsi di panico e dalle paure: paura di perdere tutto, paura di non fare più affari, paura di perdere il posto di lavoro. E per le paure non ci sono misure econometriche. Più che profezie servono quindi analisi e soluzioni. Un primo dato: nessuna grande crisi economica è uguale a quelle che l’hanno preceduta. Neppure questa crisi si può analizzare con gli occhi rivolti all’indietro, guardando alla Grande Depressione del 1929. Dopo l’avvio del processo di globalizzazione degli anni Novanta, gli effetti e le conseguenze della crisi si esprimeranno infatti in modi e con dinamiche completamente diverse dal passato. Non c’è nessuno (salvo i soliti astrologi) che abbia le carte in regola per formulare una previsione attendibile. Non sappiamo se ci sarà un collasso dell’economia, non sappiamo se la crisi durerà, uno, due, dieci anni, non sappiamo se gli Stati Uniti con il “Recovery and reinvestiment Plan” rimetteranno in moto la locomotiva dell’economia o se esporteranno un bel po’ di inflazione interna nel mondo. Sappiamo però che le politiche fiscali espansive, le misure anticongiunturali, l’anticipo di domanda con incentivi, le iniezioni di liquidità, gli aumenti della base monetaria decise in modo più o meno consistente dai Governi (meno consistenti nel caso dell’Italia per i problemi dei conti pubblici) fino ad oggi hanno avuto effetti molto limitati sulla recessione, e non danno il segno di cambiare la situazione. L’idea che le politiche fiscali e monetarie espansive possano limitare la recessione non trova riscontro. Durante le recessioni tutti cercano di risparmiare, se possono, per assicurarsi contro perdite di reddito futuro. Le recessioni poi sono momenti in cui il sistema economico si ripulisce dell’eccesso di capacità produttiva.
Le spiegazioni della crisi avanzate in questi mesi – avidità dei banchieri, mancanze dei regolatori, eccessi della finanza – non spiegano niente e non smascherano il colpevole. In altre parole, come ha scritto l’ex ministro Siniscalco, manca la “pallottola d’argento”, l’unica veramente in grado di uccidere il vampiro che succhia il sangue della nostra economia. Allo stesso modo nella discussione sulla crisi stenta ad emergere il fatto che molti elementi dell’economia dovranno cambiare. Tutte le misure assunte fino ad ora un po’ ovunque sono di natura congiunturale e rivolgono lo sguardo al passato nella speranza che iniezioni di liquidità ricreino le stesse condizioni che un tempo hanno garantito la crescita economica. E questo sarà impossibile. Quando il cavallo non ha sete è inutile pretendere di dargli da bere. A mio parere, dobbiamo prendere atto che la recessione viene da lontano. Ha origine proprio nel successo della politica economica degli ultimi 20 anni. La crisi nasce da un lungo periodo di crescita sostenuta e con bassa inflazione a livello mondiale. Il successo non è dipeso, come molti sostengono, dalla deregulation e dal neoliberismo di Milton Friedman e dalla sua traduzione politica, il reaganismo, quanto dalla potente iniezione di liquidità e di simil moneta che è stata fatta con la cosiddetta finanza “creativa” (quella del debito su debito) che, creando artificiosamente moneta ed accelerando la sua velocità di circolazione, ha permesso di sostenere una domanda di consumi altrimenti in stagnazione. Questa politica monetaria espansiva di sostegno alla domanda ha permesso di contenere le contraddizioni reali che si sono sviluppate nell’economia. Da questo punto di vista Friedman ha molti più elementi in comune con Keynes di quanto si creda. In sintesi ecco un breve elenco di queste contraddizioni. 1. Il cambiamento completo dei termini dello scambio ineguale nel rapporto tra Paesi sviluppati e Paesi arretrati in via di sviluppo. A questo proposito, negli ultimi vent’anni grazie ad una nuova rivoluzione industriale, centinaia di milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo hanno avuto accesso alla produzione manifatturiera e non si è tratto solo delle delocalizzazioni delle produzioni. 2. Lo sviluppo ineguale, ossia il processo per cui i ritardatari nella corsa capitalistica allo sviluppo, cercano di raggiungere i Paesi guida
a livello mondiale, ha fatto entrare in campo, con i Paesi in via di sviluppo, i grandi numeri della popolazione mondiale. Se fino ad oggi una minoranza della popolazione mondiale ha potuto godere del benessere dato da un alto sviluppo, perché limitato a pochi, provocando una vistosa divergenza nelle condizioni economiche, le grandi dimensioni dei Paesi del Sud del mondo ci porteranno ad avere bisogno di un un modello economico completamente diverso, perché l’obiettivo di sviluppare l’economia delle aree più povere contemporaneamente “sottosviluppa” l’economia delle aree più sviluppate. 3. Lo sviluppo dei mezzi di produzione porta ad una variazione continua della composizione organica del capitale necessario per produrre, nel senso che per determinare nuova occupazione produttiva sono necessari sempre maggiori quantità di capitale fisso da investire nei mezzi materiali e della conoscenza. Ogni sostituzione delle vecchie generazioni di mezzi di produzione e di vecchi modelli di gestione aziendale con i nuovi, limita le opportunità di ulteriori rapidi aumenti di produttività. 4. Nello stesso momento in cui assistiamo ad una crisi di sovrapproduzione per determinati beni, vi è pure una crisi di sottoconsumo per altri beni, prodotta da due cause: da un lato c’è una crescente iniqua distribuzione di reddito tra le fasce più ricche e quelle più povere della popolazione; in secondo luogo, la relativa povertà di capitale fisso non permette di sviluppare attività tali da impiegare produttivamente nel lavoro tre miliardi di popolazione che è la nuova offerta di lavoro dopo la prima globalizzazione. In pratica l’economia si è spostata su un nuovo binario. Così si sono generate e sviluppate nuove contraddizioni. Si calcola che in questi ultimi 18 mesi la perdita di valore monetario di ricchezza e reddito – concentrata nei paesi sviluppati – sia già intorno ai 25mila miliardi di dollari. Per dare un’idea concreta di quanto sia astronomica questa cifra, si tratta di un valore monetario corrispondente a 12 volte il Pil dell’Italia in un anno! Ma è proprio vero che la crisi ha bruciato una così enorme quantità di capitali, di ricchezza e di reddito? Questi capitali finanziari in realtà non sono
mai esistiti. Erano solo un anticipo di accumulazione, anticipo di consumi, capitale fittizio proprio come un assegno non coperto. I titoli di borsa, come la carta moneta, non hanno aumentato di nulla la ricchezza del mondo poiché si può acquisire unicamente ciò che c’è già e si può trasferire solo la proprietà delle cose. Per capire qual’è il grado di ricchezza della società, bisogna quindi guardare alla struttura dell’economia, al capitale fisso, ai mezzi di produzione, all’energia, all’organizzazione sociale del lavoro, alle infrastrutture, alla produttività, alle capacità di impiego del lavoro, all’innovazione. In sostanza all’insieme delle forze produttive. Anche per queste considerazioni, non voglio essere pessimista. Bisogna invece vedere la crisi come un’occasione di cambiamento e di migliore sviluppo della società. La crisi infatti può essere interpretata come opportunità per cambiare la base dello sviluppo, poiché è generata dalla riduzione degli squilibri tra paesi e paesi. Dobbiamo porci in un’ottica nuova riguardo i problemi. La malattia sono gli squilibri dell’economia, mentre la recessione paradossalmente ne può essere la cura. Non dobbiamo continuare a guardare ai destini del mondo sulla scorta degli indici di borsa, o restare legati alle variazioni percentuali del Pil. Il Pil bisogna farlo a pezzi, bisogna aprirlo e guardarci dentro per capire cosa c’è di buono da tenere e cosa invece va buttato via. In un’opera di cernita l’obiettivo centrale deve diventare la salvaguardia e la promozione dell’occupazione e quell’insieme di parametri complessivi che misurano la qualità della vita. Bisogna identificare dove esistono bisogni fondamentali insoddisfatti e dove esistono riserve di risorse oggi inutilizzate. Su queste dobbiamo puntare. Perché ciò accada non è sufficiente ripulire tutti meccanismi del mercato finanziario e incanalare il denaro verso le imprese. Ecco a mio avviso quali sono le priorità. 1. Bisogna fare filtro sulla qualità delle cose da finanziare, a tutela del risparmio stesso. Bisogna leggere dentro il processo di produzione quali attività sono assolutamente da salvare e quali possono essere abbandonate alla sorte del mercato, per destinare
> crisi economica <
>> | 1 | 2009 nuove risorse ad impieghi più produttivi (opere pubbliche, infrastrutture scegliendo quelle che possono aumentare la produttività del sistema, energia, fonti rinnovabili ecc.) 2. In questa fase di crisi è necessario mettere in campo una politica economica per una distribuzione del reddito basata da un lato su una compressione dei redditi che riduca la disuguaglianza economica con politiche post-mercato e dall’altro, sull’orientamento della produzione anche verso beni destinati ai redditi bassi.
Tutto questo consentirebbe di proteggere bene il basso reddito e la prima parte del reddito indispensabile per condurre una vita dignitosa, mentre la parte alta del reddito va sottoposta alla progressività fiscale e va legata esclusivamente a miglioramenti di produttività e redditività d’impresa. 3. Dobbiamo trasformare lo Stato assistenziale in Stato sociale. Per questo serve una completa trasformazione di tutti i tipi dei cosiddetti “ammortizzatori sociali” che devono diventare universali ed in parte a
carico del sistema fiscale. Le politiche di sostegno al reddito, debbono diventare capaci di catturare e sfruttare ogni occasione di lavoro, anche se questa dà una produttività marginale e una redditività (o valore aggiunto) ridotte. 4. Gli ammortizzatori sociali sociali devono aiutare la redistribuzione del lavoro. Ciò vuol dire considerare fondamentali le riduzioni di orario non a parità di salario (i contratti di solidarietà), accompagnate da un più razionale impiego dei mezzi di produzione e delle capacità produttive.
Alla disoccupazione involontaria concentrata sugli espulsi dal mercato del lavoro (cioè gli esuberi) è preferibile una piccola parte di disoccupazione volontaria in termini solidali su tutta la popolazione lavorativa. 5. L’economia della conoscenza è la risposta a questo mutamento. La conoscenza soft, quella capace di incanalare i prodotti, soprattutto quelli sociali, verso i consumatori in base alle loro reali esigenze, sta diventando cruciale come la conoscenza hard nella creazione di valore sociale. Sono convinto che la nostra socie-
tà abbia accumulato risorse sufficienti per poter fronteggiare una crisi di portata immensa, senza dover per forza creare le file di migliaia di senza lavoro degli anni Trenta del secolo scorso. Quello che invece per ora manca è un soggetto del cambiamento, cioè la coscienza collettiva che vanno introdotti profondi cambiamenti nel modello economico e sociale. Johann Heinrich Zedler nelle sue “Considerazioni sulla storia universale” scriveva nel lontano 1737, «l’uomo che non ha alcuna crisi, non è in grado di giudicare nulla».
La decrescita per uscire dalla crisi
Abbiamo letto per voi «Breve trattato sulla decrescita serena» di Serge Latouche > di Flavio Ceol
Serge Latouche
(Bollati Boringhieri, 2008, euro 9.00)
| Latouche da
diversi anni ragiona sul concetto di limite e mette in discussione tutta la politica economica, ma anche quella sociale, basata sul concetto di crescita |
I
n questo periodo di forte difficoltà economica e in cui la parola più usata è crisi, forse è opportuno leggere il libro di Serge Latouche «Breve trattato sulla decrescita serena» perchè le ragioni dell’attuale fase economica, che non sembra essere un fatto contingente, possono essere ritrovate nello stesso modello di sviluppo caratterizzante l’epoca attuale. La gravità della crisi stessa determina la richiesta di interventi immediati che garantiscano coloro che la situazione mette in condizioni difficili ma, probabilmente, ragionare anche su un piano diverso meno emergenziale potrebbe permettere un’uscita dal periodo in condizioni diverse e con prospettive più sicure Come noto, Latouche da diversi anni ragiona sul concetto di limite e mette in discussione tutta la politica economica, ma anche quella sociale, basata sul concetto di crescita. Egli,
periodico della CGIL del Trentino Scritti, richieste, interventi vanno inviati alla redazione in via Muredei, 8 – 38100 Trento tel. 0461 303934 fax 0461 935176 e-mail: ufficio.stampa@cgil.tn.it www.cgil.tn.it Comitato di redazione Ruggero Purin, Paolo Burli, Franco Ianeselli, Mirko Carotta, Flavio Ceol, Andrea Grosselli, Bruno Dorigatti, Franco Ischia, Fulvio Flammini, Roland Caramelle Ferruccio Morandi, Flavio Rudari (foto)
> letture <
infatti, sottolinea «l’impossibilità di una crescita infinita in un mondo finito» e auspica la consapevolezza della «necessità di sostituire la scienza economica tradizionale con una bioeconomia». Da ciò deriva la sua richiesta di cominciare a ragionare in termini di decrescita, concetto che lo caratterizza diversamente rispetto ad altri analisti economici e che viene contrapposto a quello di sviluppo in termini produttivistici che l’autore considera il centro di attenzione non solo dei liberisti predominanti, ma anche degli esponenti della sinistra politica. Emblematico, per caratterizzare il suo pensiero, la sua tesi che nega sia possibile ragionare in termini di «sviluppo sostenibile», concetto considerato un vero e proprio ossimoro. La proposta è quella di ripensare fortemente tutte le politiche economiche e sociali attraverso «una grande trasformazione per la costruzione di una società autonoma di decrescita». Il limite di tutto il ragionamento di Latouche si trova, però, nelle proposte concrete e nelle strategie indicate in quanto alla fine, dopo una serie di ragionamenti accattivanti, lo stesso autore non può che dichiarare che ora «non ci sono le condizioni per sperare di poter realizzare una società della decrescita». Per cui, alla fine, non resta che «contribuire a far evolvere le mentalità». «Oggi, afferma, è questa la nostra missione e la nostra
ambizione». Eppure nonostante questi limiti, proprio il momento economico che stiamo passando rende la lettura di questo libro (coerente con i precedenti «Come sopravvivere allo sviluppo», o «Scommessa della decrescita») attuale. L’urgenza di mettere in discussione i concetti di crescita o di sviluppo, la necessità di confrontarsi con il concetto di limite e di riscoprirlo rende le proposte di Latouche una base di discussione. Emblematico di ciò è il dibattito sulla industria dell’automobile che dovrebbe spingere ad una approfondità riflessione sul concetto di mobilità. Latouche lo affronta in diverse pagine e lo risolve molto sbrigativamente proponendo, tra le molte riduzioni da operare, anche la riduzione della mobilità delle persone («Il muovismo, la mania di andare sempre più lontano, sempre più in fretta, sempre più spesso, questo bisogno in gran parte artificiale creato dalla vita ultramoderna, esarcerbato dai media, sollecitato dalle agenzie di viaggi, i venditori di pacchetti e i tour operator, deve essere rivisto verso il basso»). È un modo poco raffinato di risolvere un problema che esiste ma che ha anche una sua genesi positiva che l’autore dimentica. Da ricordare quanto diceva, per esempio, Vittorio Foa che vedeva nell’automobile a portata di tutti la conquista di una libertà di movimento prima negata ai più e riservata ai
ricchi anche se, e Foa lo mette bene in evidenza in una bella pagina del suo libro «La torre e il cavallo», in una seconda fase questo ha avuto ricadute negative sulla sostenibilità ambientale. O quanto scrive Marco Bascetta in un suo recente contributo («Moderato sarà lei», manifesto libri,): «di tutte le libertà, quella di movimento è quella forse la più universale e potente, per non dire quella da cui le altre prendono origine» (quest’ultimo concetto un po’ oscuro invero). Detto dei limiti dell’affermazione di Latouche, l’evidente necessità di modificare le modalità con cui si svolge la mobilità delle persone e, quindi di convertire l’industria dell’automobile e il suo prodotto, esiste e con questa problematica ci si dovrebbe confrontare ora, mentre, invece, le politiche che vengono proposte sembrano quelle, molto tradizionali, di un sostegno pubblico alle aziende automobilistiche senza mettere in discussione l’esistente. Per questo il libro sulla decrescita, pur con tutti i suoi limiti, è attuale ora; per non correre il rischio di discutere accademicamente di limite, di dittatura del PIL e di altri concetti analoghi quando l’economia non è in crisi e di dimenticarci di questo nei momenti che evidenziano la realtà di alcune analisi, tutti presi dalla necessità della risposta immediata, ma, proprio per questo, pericolosamente insufficiente.
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