Attività Sindacale 2/2010

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attività sindacale

> 28.12.2010 | n. 5 | Reg.Tribunale di Trento 26.5.1976 n.121 | Poste Italiane SpA - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, com. 2, DCB Trento | Direttore Paolo Burli | Direttore Responsabile Antonio Morandi | Grafica e impaginazione Do.it | Euro 0,52 <

Tornare A Crescere Per Battere La Crisi La finanziaria provinciale conferma le misure anti crisi per il lavoro in attesa della riforma degli ammortizzatori. Più investimenti in innovazione e ricerca. Intanto l’occupazione risente della ripresa ancora debole. [

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> di Paolo Burli*

Editoriale Per il Trentino, per i suoi giovani

È davvero arrivato il tempo delle scelte per il Trentino. L’accordo di Milano e la sua prima declinazione nella manovra di bilancio per il 2011 rappresentano per la nostra Autonomia uno di quei tornanti della storia che vanno affrontati con la determinazione del grimpeur alle prese con la salita più dura. È per questo motivo che da mesi il governo locale e le parti sociali discutono nei tavoli di lavoro per i patti di sistema, anche se – per colpa di tutti gli attori del confronto – non sempre con la sufficiente concretezza e la necessaria lungimiranza. Ma il confronto su come mantenere le risorse finanziarie indispensabili al funzionamento e allo sviluppo dell’Autonomia, non può restare patrimonio delle sole parti sociali. È fondamentale, oggi più che mai, che si apra un dibattito tra le forze politiche rappresentate in Consiglio provinciale sul futuro della finanza pubblica, sulle caratteristiche del sistema tributario locale, sull’effettiva equità ed efficacia del fisco nel promuovere crescita sostenibile e coesione sociale. Il ruolo dei partiti è decisivo per far sì che le scelte che verranno adottate siano comprese e condivise da tutta la popolazione. [

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contiene pag. 3 Ammortizzatori sociali: una riforma necessaria Intervista a Franco Ianeselli, membro della segreteria provinciale della CGIL del Trentino e responsabile delle politiche sociali, previdenziali e del lavoro.

pag. 6 In piazza con la Cgil per la difesa del lavoro Il 27 novembre piazza San Giovanni a Roma gremita per il primo comizio di Susanna Camusso. Dal Trentino in più di 500 per chiedere misure per l’economia e l’occupazione.

pag. 7 Contratti a termine. Fino al 23 gennaio per impugnare La legge 183, il cosiddetto “collegato lavoro”, rinviato alle Camere dal Presidente Napolitano, è diventato definitivamente legge. Tra le altre, la norma capestro per i precari.

pag. 9 Servizi pubblici promossi, priorità a lavoro e salari Lo dicono i delegati che hanno risposto a un questionario dell’Opes. Positivo il giudizio sull’operato della Cgil. Sì ad un sindacato federato, più dubbi sull’unità sindacale.

pag. 11 Appalti di servizi: un freno al massimo ribasso PAT, Comuni e parti sociali hanno firmato un Atto di indirizzo. Analizziamo le novità introdotte.

Periodicità limitata: una scelta obbligata Attività sindacale esce con una periodicità limitata – due numeri all’anno massimo – a causa del taglio dei contributi statali che hanno moltiplicato per cinque i costi delle spese di spedizione. Si tratta dell’ennesima scelta scellerata del Governo Berlusconi che così limita la capacità di migliaia di associazioni di informare i propri aderenti. L’ennesima scelta contro una sana democrazia

> www.cgil.tn.it <


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In finanziaria le strategie per la crescita Qualificazione della domanda pubblica, investimenti in ICT e ricerca, selettività degli incentivi e ammortizzatori sociali: il Trentino oltre la crisi

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a terza fase delle strategie per la crescita del Trentino, inaugurate con il piano anti crisi del 2009 e proseguite con il bilancio per il 2010, ha preso avvio con la manovra finanziaria per il 2011 approvata dal consiglio provinciale il 17 dicembre scorso. Qualificazione della domanda pubblica di beni e servizi, incentivi alle imprese mirati a ricerca e sviluppo, investimenti nelle infrastrutture informatiche e diffusione delle tecnologie digitali nei rapporti tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese, nuovi ammortizzatori sociali per tutelare e promuovere il lavoro: sono questi i capisaldi di una manovra di bilancio che pur di fronte ad una contrazione delle risorse disponibili (sono 50 i milioni in meno rispetto al 2010), mantiene ancora forte la capacità di investimento. Sul complesso della manovra Cgil Cisl Uil hanno espresso un giudizio positivo, sebbene ne abbiano criticato alcuni provvedimenti.

I numeri del bilancio Il bilancio preventivo per il 2011 pareggia a quota 4.610 milioni di euro, con una contrazione di circa l’1,1% rispetto allo scorso anno. Le risorse destinate alla spesa corrente restano stabili (61,6%) così come quelle impegnate per investimenti in conto capitale (38,4%). È invece positivo il margine corrente, ossia la differenza tra entrate correnti e spese correnti che sale al 29,5% contro il 28,1% del bilancio 2010. Osservando gli impegni sui singoli settori, aumentano le risorse per i servizi sanitari (si tratta di 1.104 milioni di euro su un totale di 1.170 milioni destinati alla sanità, pari a

circa il 4% in più rispetto all’anno in corso), nella scuola (774 milioni di euro pari a circa l’1,2% rispetto al 2010) e nel welfare (352 milioni di euro pari al 5% in più rispetto all’anno in corso), ai quali debbono aggiungersi i 102 milioni stanziati nel 2011 per le politiche della casa. Restano elevati gli stanziamenti per i settori produttivi – comprensivi del comparto agricolo – che sono pari a circa 500 milioni (+3,2% rispetto al 2010), mentre si contraggono quelli destinati al settore della mobilità e del governo del territorio che passano da 519 milioni di euro a 492 milioni con una riduzione del 5,1%. In termini relativi, rispetto al 2010 l’impegno più significativo della Provincia è rivolto alla ricerca e all’Università, i cui fondi passano da 211 milioni a circa 278 milioni di euro (+31,6%). Dal 2007, quando il bilancio preventivo impegnava una cifra pari a 143 milioni di euro, la spesa della Provincia in questo ambito è in costante crescita.

I provvedimenti della finanziaria

Per il Trentino, per i suoi giovani

> continua dalla prima pagina Confidiamo ovviamente che non si replichi quanto sta accadendo a livello nazionale dove maggioranza e opposizione troppo spesso si arroccano su posizioni di pura difesa del proprio interesse, relegando il dialogo, di cui un Paese allo stremo per la grave crisi economica e sociale avrebbe vitale bisogno, a spazi sempre più angusti. In Trentino i partiti dovrebbero essere in grado di confrontarsi apertamente sulle sfide che attendono la nostra terra – lo sviluppo economico, la qualità dei servizi pubblici, la solidità della finanza provinciale – guardando oltre l’interesse di parte, per costruire un modello di governo del territorio da lasciare in dote alle prossime generazioni. È ai giovani infatti che dobbiamo guardare, soprattutto oggi che la crisi sembra inghiottire pezzi di futuro come faceva Crono con i suoi figli. Dovremo lasciare il Trentino in modo da dare loro l’opportunità concreta di cambiarlo in meglio con il loro sudore, con il loro ingegno e con le loro ambizioni e non minarne sogni e progetti ipotecando oggi risorse economiche che spetta solo a loro utilizzare in futuro. Insomma, tutto possiamo fare tranne che scaricare sulle giovani generazioni

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nell’accesso alle agevolazioni Irap previste dalla normativa provinciale. Nei primi due anni di legislatura, a causa della crisi, il governo locale aveva abbattuto le aliquote in egual modo a tutte le imprese. Oggi invece possono accedere alle agevolazioni massime solo le imprese che contribuiscono al finanziamento degli ammortizzatori sociali.

La finanziaria della Provincia introduce alcune norme finalizzate al contenimento della spesa pubblica e recepisce il blocco dei rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici voluto dal Governo nazionale. Le categorie della Funzione pubblica hanno contestato questo provvedimento (vedi l’articolo a pag. 12) nonché il blocco del turn over previsto dal Patto di Stabilità interno tra Provincia ed enti locali. Intanto però, per quello che riguarda il personale, oltre alla copertura dell’indennità di vacanza contrattuale, la finanziaria prevede

Editoriale

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stanziamenti straordinari sul bilancio pluriennale per un fondo per il miglioramento dell’efficienza organizzativa e gestionale, a favore dei dipendenti. Cgil Cisl Uil del Trentino hanno poi giudicato positivamente le norme con le quali si riorganizzano i servizi interni alla Pubblica amministrazione puntando alla condivisione dei servizi stessi, alla riduzione degli oneri amministrativi a carico delle imprese, alla diffusione di procedure telematiche nei rapporti tra cittadini ed enti pubblici. Positivo anche l’articolo in cui si fissano le priorità per l’utilizzo della spesa pubblica quale leva per stimolare l’innovazione e la crescita della produttività. D’ora in avanti sarà data priorità agli investimenti in Ict, risparmio energetico ed edilizia sostenibile (queste ultime applicate in primo luogo ad un piano pluriennale per l’edilizia scolastica), agli interventi utili ad accrescere la competitività e l’attrattività territoriale, al rafforzamento della domanda pubblica di servizi innovativi. Era una richiesta sindacale quella di ripristinare forme di selettività

gli oneri di scelte mancate o sbagliate, in virtù della possibilità data oggi all’Autonomia di aumentare il proprio debito sovrano. Per i giovani però dobbiamo saper agire anche nell’immediato. La crisi colpisce ancora il tessuto produttivo locale e sono spesso i giovani a pagarne gli effetti più immediati. Come ci ha ricordato Michele Colasanto nel corso dell’ultimo congresso della Cgil, anche in Trentino rischiamo di tradire i nostri giovani. Sul fronte dell’occupazione abbiamo però uno strumento straordinario per evitare questo pericolo: la riforma degli ammortizzatori sociali. In questo contesto dobbiamo saper valorizzare la delega conquistata dalla Giunta provinciale per costruire un sistema di protezione più largo che includa tutte quelle forme di lavoro atipico che oggi coinvolgono maggiormente i giovani e che spesso ne fanno dei lavoratori di serie B. Non solo. Dovremo essere in grado di sostenere la nascita di nuove opportunità di lavoro o di difendere meglio quelle attuali utilizzando di più strumenti come il contratto di solidarietà, traducendo in pratica il motto “lavorare meno, lavorare tutti”. Su questi obiettivi dobbiamo sapere disegnare moderni ammortizzatori sociali pensati per il lavoSegretario generale ro. Quello di oggi e quello CGIL del Trentino di domani.

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In attesa della concretizzazione della delega di funzioni in materia di ammortizzatori sociali, nella legge finanziaria la Provincia ha confermato anche per il 2011 gli interventi di sostegno al reddito dei lavoratori colpiti dalla crisi economica. L’applicazione delle misure è attualmente in fase di discussione. Restando in tema di welfare, la finanziaria stabilisce alcune novità in materia di politica della casa. In primo luogo si conferma la scelta di trasformare la graduatoria unica (richiesta di alloggio Itea con annessa domanda di integrazione al canone sul mercato libero) in due graduatorie separate. Più d’una perplessità ha sollevato la previsione per cui i privati che affittano a canone moderato dopo aver ottenuto il contributo provinciale per la realizzazione degli alloggi potranno scegliersi fino al 50% degli inquilini attingendo liberamente dalla graduatoria. Anche in forza delle critiche di Cgil Cisl Uil la giunta con un emendamento ha ridotto questa quota al 35% per evitare eccessive distorsioni nell’utilizzo di questo strumento. Per quello che riguarda il settore scolastico, un articolo della finanziaria aveva fatto scoppiare la protesta del personale delle scuole dell’infanzia. La Giunta infatti voleva rivedere le norme che stabilivano per legge le dotazione d’organico delle singole scuole. La contestazione del personale sono rientrate dopo il confronto tra la Giunta e i sindacati. La norma della finanziaria è stata modificata venendo incontro alle richieste sindacali. Infine una serie di norme modificano la legge sugli incentivi alle imprese. In particolare la finanziaria introduce la possibilità di utilizzare le detrazioni e le deduzioni fiscali al posto dei contributi pubblici, così come previsto dalla nuova competenza statutaria. Sempre in tema di incentivi, la finanziaria agevola l’assunzione da parte delle aziende di ricercatori nonché la possibilità di sostenere l’aggregazione di soggetti attivi nell’attività di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico e la nascita di nuove imprese in questi settori. Cgil Cisl Uil hanno poi chiesto che nella nuova procedura negoziale, introdotta dalla finanziaria, per gli incentivi alle imprese, sia prevista una valutazione, anche non vincolante, da parte delle organizzazioni sindacali delle aziende coinvolte.

> bilancio 2011 <


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Ammortizzatori sociali: riflessioni su una riforma necessaria > di Tommaso Iori

Intervista a Franco Ianeselli, membro della segreteria provinciale della CGIL del Trentino e responsabile delle politiche sociali, previdenziali e del lavoro. La Provincia di Trento, nell’ambito degli accordi col Governo nazionale, ha ottenuto la delega delle funzioni sugli ammortizzatori sociali. Che opportunità si aprono per il mondo del lavoro in Trentino? Abbiamo sempre più la necessità di realizzare un sistema di tutela attiva e di tipo universalistico. Il limite più grande dell’attuale sistema è la sua frammentazione, che penalizza i lavoratori delle piccole imprese, tutela meno del dovuto i rapporti di lavoro temporaneo ed è molto escludente nei confronti dei giovani lavoratori. Con la manovra anticrisi sono stati introdotti elementi migliorativi, in un’ottica di integrazione del sistema nazionale. La delega ci offre ora la possibilità di affinare quegli interventi, ma soprattutto di passare da un’ottica di gestione dell’emergenza ad un modello strutturalmente coerente: in sostanza, da interventi integrativi, legati ad una contingenza, ad una vera e propria riforma. A livello nazionale di questo si discute da oltre venti anni: è giusto che l’Autonomia possa tentare una sua sperimentazione, ora che ne ha le possibilità. Pur potendo gestire in delega queste funzioni, il Trentino si inserisce comunque in un quadro normativo nazionale. Quali margini di innovazione e potenziamento degli strumenti di tutela sociale abbiamo a disposizione? Sviluppare tutte le opportunità offerte dalla delega non significa negare la necessità di una riforma nazionale. Questa, per essere equa e sostenibile, deve poter agire anche sulle forme e i livelli di contribuzione delle imprese: deve quindi rimodellare, pur senza strappi, il costo del lavoro. Il principio che dovrà sancire

inefficace. Penso anche a quella fascia di “finte” partite IVA, cioè quei lavoratori solo formalmente autonomi, ma in realtà a tutti gli effetti lavoratori subordinati, spesso in monocommittenza. Più in generale, puntiamo ad un sistema in cui si intreccino parte passiva- cioè sostegno al reddito- e parte attiva- orientamento, formazione, riqualificazione-. Sarà proprio l’integrazione di questi due aspetti che potrà rendere i nuovi interventi capaci di rispondere pienamente alle esigenze dei lavoratori.

è quello che il lavoro precario, a termine, deve costare di più del lavoro a tempo indeterminato. Èinevitabile che la riforma locale e la sua possibilità di essere pienamente efficace è legata alla definizione di un quadro normativo nazionale all’altezza: anche in Trentino non smetteremo quindi di dare il nostro contributo per realizzare la proposta elaborata dalla Cgil nazionale. Sarebbe sciocco però porsi dei limiti nel concretizzare quanto offerto dalla delega. Non c’è il rischio di uno scollamento con il resto del Paese? Il tema dell’autonomia del sindacato trentino rispetto al quadro nazionale è un tema di grande attualità. Non c’è nessun “leghismo sindacale”, ma solo la necessaria consapevolezza che il sindacato, se vuole davvero difendere e tutelare i lavoratori, deve sapersi calare nella specificità dei contesti. Ed il contesto trentino è oggettivamente “speciale”. Io credo si debba superare l’approccio che vede come via esclusiva dell’iniziativa sindacale quella della definizione dei processi di riforma dall’alto e dal centro. Non possiamo esimerci dallo sperimentare soluzioni sempre più innovative: non in un’ottica di chiusura, per erigere un muro, ma in relazione con il resto del Paese. Abbiamo il dovere, non solo la possibilità, di essere da stimolo e da modello, proponendo risposte più avanzate ed efficaci. La “coperta” dei bilanci pubblici si fa sempre più corta. In che maniera si può pensare di recuperare le risorse per il finanziamento del sistema? Il principio di responsabilità è uno dei capisaldi di questa possibile

riforma, e va declinato in termini di compartecipazione di tutti gli attori economici al finanziamento del sistema degli ammortizzatori sociali. La Cgil crede che la via preferibile sia quella dell’intervento sulle aliquote contributive: questo prevede ovviamente che si definisca un quadro coerente delle competenze fiscali esercitate dall’autonomia provinciale. Ma se la strada si rivelerà impraticabile, ci troviamo di fronte a due possibilità. La prima prevede che gli interventi aggiuntivi siano finanziati dalla fiscalità generale: scelta iniqua e contraria al principio della responsabilità di cui parlavo in precedenza, perché andrebbero a pagare quelli che già pagano, con buona pace della compartecipazione. La seconda possibilità - ed è su questa che crediamo andrà aperto un confronto - è quella dell’istituzione di fondi, derivanti dalla contrattazione, per i comparti che ad oggi non partecipano al finanziamento degli ammortizzatori. Ci sono già esperienze interessanti, a livello

nazionale: penso a quanto realizzato per i lavoratori del settore bancario, con un fondo di natura pattizia. È evidente che puntiamo alle definizione di un sistema di regole comuni, per evitare disomogeneità e incoerenza. Bisogna garantire a tutti uguali livelli di prestazione e un’assoluta omogeneità procedurale. Io credo che questi fondi dovranno intervenire nei casi di sospensione dal lavoro nei settori oggi privi della cassa integrazione (terziario, artigianato, ecc.). Per i comparti che già oggi hanno la cassa, deve rimanere l’ancoraggio al sistema nazionale, e si ragionerà in termini di integrazioni. Precari, parasubordinati, lavoratori autonomi... cosa può essere previsto per queste forme di lavoro sempre meno “atipico”? Quella che riguarda la platea dei beneficiari è la questione decisiva per tutta la riforma. Se questa non riuscisse ad includere tutte le forme di lavoro, sarebbe una riforma parziale e

Che tempi si è data la Giunta per realizzare la riforma? Per ora la PAT ha garantito la proroga per il 2011 degli interventi anticrisi: questo ci permette di aprire una riflessione non condizionata dalla fretta. Noi siamo però convinti che entro l’anno prossimo si debba arrivare alla definizione del nuovo sistema di interventi. Ad oggi purtroppo la discussione è stata viziata da un quadro confuso riguardo le precise prerogative della Provincia: in questo senso, la situazione politica nazionale non ha certo aiutato. Ora è necessario un confronto trasparente tra Stato e Provincia, perché abbiamo bisogno di muoverci su un terreno stabile e solido. C’è bisogno al più presto di una norma di attuazione per schermare la riforma locale rispetto alle variazioni del quadro nazionale: in assenza di questa norma, saremo condizionati da continue incertezze. Questa norma dovrebbe contenere, ad esempio, la possibilità della contribuzione figurativa sulle integrazioni alle indennità per i lavoratori sospesi o che hanno perso il lavoro. Non siamo ottimisti, ma credo sia necessario lottare per ottenere questo diritto.

Servizi Cgil, una mano contro la crisi | Nel 2010 oltre

1,9 milioni di euro restituiti ai lavoratori dall’Ufficio Vertenze. Sono invece ben 3.720 le domande di reddito di garanzia raccolte dal patronato Inca. |

Anche il sistema servizi della Cgil del Trentino è impegnato quotidianamente nell’opera di sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori, ma anche alle pensionate e ai pensionati colpiti dalla crisi economica. Si tratta di uno sforzo sempre più importante considerato che molte funzioni del welfare provinciale passano attraverso gli uffici dei patronati e dei centri di assistenza fiscale, mentre l’attività di recupero crediti in caso di vertenze di lavoro o di procedura fallimentare viene gestita per la Cgil dall’Ufficio Vertenze e Legale (UVL). Insomma, a fianco dell’attività contrattuale delle categorie, è sempre più forte quella di tutela individuale offerta dai servizi. Basti pensare al fatto che solo nel 2010 – e il dato è ancora provvisorio – l’Ufficio Vertenze è riuscito a recuperare ben 1,9 milioni di euro a favore di lavoratori che si erano rivolti alla Cgil. Di questi ben 770mila euro

> anticrisi <

provengono dal fondo di garanzia dell’Inps per la corresponsione del tfr maturato dai lavoratori nel caso l’azienda sia in fallimento. Inoltre quest’anno l’UVL ha aperto ben 958 nuove pratiche. In quasi il 49 percento dei casi si tratta di procedure per il recupero crediti (mensilità non percepite, tfr, straordinari non pagati). Sono consulenze il 10 percento delle pratiche aperte. In un altro 20 percento la vertenza riguarda violazioni di norme contrattuali o di legge nel rapporto di lavoro. Nel restante 21 percento dei casi si tratta di procedure concorsuali, ossia il fallimento dell’azienda dalla quale si cerca di ottenere le proprie spettanze. Le categorie più coinvolte sono la Filcams (356 vertenze aperte nel 2010), la Fillea (229) e la Fiom (150). Anche il patronato Inca, affiancato in quest’opera dagli operatori del Caaf, garantisce un servizio utilissimo alle

Un ufficio del patronato INCA

persone e alle famiglie più in difficoltà. Le domande di reddito di garanzia, alle quali si può accedere dopo aver compilato la certificazione Icef, vengono raccolte infatti dagli sportelli del patronato. Quest’anno – e il dato in questo caso si ferma al 31 ottobre 2010 – sono stati ben 3.720 i nuclei familiari che si sono rivolti all’Inca per ricevere l’integrazione al reddito introdotta dalla Provincia di Trento quale strumento di ultima istanza contro la povertà. In pratica un terzo di tutte le domande inoltrate alla Provincia sono passate per le mani di un operatore del patronato della Cgil.

Ma l’Inca garantisce anche l’accesso agli assegni di disoccupazione e quelli al nucleo familiare riferiti alle normative statali e regionali. Per quanto riguarda le disoccupazioni, nel 2010 sono state ben 5.900 le domande di indennità presentate al patronato Cgil. Gli assegni al nucleo familiare nazionali sono stati invece 2.437 con un aumento del 25,9% rispetto allo scorso anno. Infine le domande di assegno regionale al nucleo familiare. Al 31 ottobre 2010 risultano ben 4.567 quelle raccolte dall’Inca. Si tratta del 20,4% di tutte le domande presentate in Trentino.

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ANCORA NESSUNA RIPRESA PER IL MERCATO DEL LAVORO Sebbene gli effetti siano meno cruenti che altrove, la recessione fa le sue vittime anche in Trentino. Lo testimoniano i dati su disoccupazione, mobilità e cassa integrazione. Sono tre gli indicatori più significativi per misurare le performance del mercato del lavoro e quindi lo stato di salute dell’economia, almeno sul fronte dell’occupazione. In primo luogo ci sono le rilevazioni trimestrali dell’Istat sulle forze di lavoro in Italia e nelle sue singole regioni. Ci sono poi le iscrizioni alle liste di mobilità e infine il monitoraggio delle ore di cassa integrazione autorizzate dall’Inps. In Trentino anche nel 2010, nonostante i dati della nostra provincia siano sempre migliori rispetto al resto d’Italia, le dinamiche del mercato del lavoro risentono della crisi economica in atto.

Liste di mobilità Gli iscritti in mobilità al 14 dicembre sfiorano quota 4.700 unità, una cifra record per il mercato del lavoro trentino, a riprova che gli effetti negativi della crisi economica sull’occupazione sono tutt’ora in atto, nonostante i timidi segnali di ripresa registrati a livello locale durante l’anno. Con 4.694 iscritti perché licenziati il dato di dicembre cresce ulteriormente rispetto al mese precedente quando, con 4.597, si era superata soglia 4.500 per il quarto mese consecutivo. Su base annua l’incremento è pari al 14,9%. A dicembre è ancora negativo l’andamento del numero dei sospesi, ossia i lavoratori che, pur iscritti in mobilità, hanno trovato un’occupazione a tempo determinato. Sono infatti solo 1.654 contro i 1.663 di novembre, i 1.734 di ottobre e 1.813 di settembre, con una contrazione

congiunturale pari allo 0,54%. Su base annua il numero dei sospesi è invece in aumento (+22%). Guardando alla provenienza, sul computo totale degli iscritti in mobilità, attualmente la stragrande maggioranza – il 70,4% - è stato licenziato da una piccola impresa. Complessivamente, alla data del 10 dicembre, è il settore delle costruzioni ad avere più addetti nelle liste di mobilità. Sul totale degli iscritti infatti ben il 18% lavorava nel comparto edile. Tra i settori le cui aziende mettono più addetti in mobilità c’è poi il metalmeccanico/metallurgico con il 15,4% degli iscritti totali, seguito dal commercio (12%), dai servizi non altrimenti definiti (10%), dai pubblici esercizi (8,5%) e dai trasporti (7,5%). Tra i licenziati dalle medie e grandi imprese la fanno da padrone quelli provenienti dal settore metalmeccanico (30,9%), seguiti da quelli dei trasporti e delle telecomunicazioni (7,9%). Licenziano invece di più, tra le piccole imprese, quelle delle costruzioni (23,4% degli iscritti in mobilità secondo la legge 236), seguite da quelle del commercio (15,4%) e degli altri servizi (14,5%). In generale in mobilità sono iscritti più uomini che donne (65,9 contro 35,1%), più italiani che stranieri (79,4 contro 20,6%). La crisi però colpisce in proporzione più gli stranieri degli italiani, considerato che la percentuale di iscritti in mobilità di origine straniera è più che doppia rispetto all’incidenza della popolazione non italiana - oggi all’8,8% - sul totale dei residenti in Trentino. Inoltre tra i licenziati dalle

grandi aziende sono maggioranza gli over 50 con ben il 58% degli iscritti nelle liste della legge 223 in provincia, mentre tra quelli provenienti dalle piccole aziende il 61,6% ha un’età compresa tra il 30 e i 50 anni, il 25,4% ha oltre 50 anni e solo il 13% non ha ancora compiuto 30 anni.

Cassa integrazione Dall’inizio del 2010 in Trentino si è registrato un ricorso massiccio alla cassa integrazione guadagni per gli addetti dell’industria, tanto che complessivamente tra gennaio e novembre le ore di integrazione salariale in provincia superano quota 3,2 milioni contro i 2,8 milioni dello stesso periodo 2009, con una crescita di circa il 13%. In pratica, nei primi undici mesi dell’anno le aziende trentine hanno “consumato” più di ore di cassa integrazione di quelle accordate nell’intero 2009. In generale, scomponendo il dato, si osserva la costante crescita delle ore di cassa integrazione straordinaria, che nei primi undici mesi dell’anno ha già raggiunto quota 2,3 milioni di ore, pari al 71,9% di tutte quelle autorizzate dall’Inps nel 2010. L’inverso accadde nel 2009 quando era la cassa integrazione ordinaria a farla da padrone con l’84,8% di tutte ore di cassa autorizzate.Inoltre sono sempre le aziende e gli addetti del settore metalmeccanico a pagare il prezzo più alto. Se la tendenza dei primi undici mesi dell’anno venisse confermata anche a dicembre, l’ammontare complessivo della cassa integrazione ordinaria

e straordinaria richiesta dalle aziende trentine potrebbe sfondare nel 2010 il muro delle 3milioni e mezzo di ore, circa 400mila in più del 2009.

Occupazione Secondo l’ultima rilevazione dell’Istat, l’andamento dell’occupazione in provincia di Trento nel terzo trimestre 2010 segnala un piccolo miglioramento rispetto a giugno. A settembre infatti il tasso di disoccupazione in Provincia scende al 3,9% rispetto al 4,2% di tre mesi prima. Gli occupati in termini assoluti – 229mila a settembre – sono circa mille in più rispetto al trimestre precedente e mille in meno rispetto a settembre 2009. Il tasso di disoccupazione risulta migliore della media del Nord Est. Solo l’Alto Adige con un tasso di disoccupazione del 2,2% fa meglio della nostra provincia. Osservando i dati sulle forze di lavoro scomposte per settori emerge un quadro decisamente frastagliato.

I lavoratori dipendenti del settore secondario aumentano di circa mille unità rispetto alla rilevazione precedente e si attestano intorno alle 50mila unità. Ma il settore industriale registra comunque una contrazione di addetti pari a circa 2.500 unità rispetto al settembre 2009. Si è fermata invece la lenta risalita degli addetti dei servizi registrata negli ultimi tre trimestri. A settembre 2010 il terziario occupa 158mila persone (di cui 128 lavoratori dipendenti) con una riduzione di circa 1.500 posti di lavoro rispetto a giugno. Il tasso di occupazione femminile, infine, passa dal 56,7 di giugno al 56,6% di settembre. Era il 58% a marzo. Crolla invece il tasso di donne disponibili al lavoro (59,1% contro il 60% di giugno). Così il calo del tasso di disoccupazione che passa dal 5,4% di giugno al 4,6% di settembre potrebbe nascondere un allarmante segnale di scoraggiamento della componente femminile del mercato del lavoro.

METALMECCANICI. DANA, UNA VICENDA ESEMPLARE

| Intervista a

Mauro Santini e Stefano Maroni, delegati FIOM allo stabilimento Dana di Arco. |

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Come dimostrano i dati, la crisi economica ha colpito duramente il settore metalmeccanico. Quali sono stati i primi segnali che hanno messo in allarme i lavoratori degli stabilimenti Dana? Il gruppo Dana ha due importanti stabilimenti in Trentino, ad Arco e a Rovereto. Prima della crisi occupavano più di 1.100 persone. A settembre 2008 sono state fatte le prime giornate di cassa integrazione: all’inizio erano poche ore, ma con febbraio 2009 si è cominciato a fare sul serio, esaurendo nel giro di un anno le 52 settimane di CIGO. In questi due anni i livelli occupazionali sono scesi di oltre 300 unità, tra mobilità, dimissioni volontarie e oltre 200 contratti a termine non rinnovati. Tra questi, c’erano operai che lavoravano da 4-5 anni, ai quali erano stati rinnovati diversi contratti: non gli ultimi arrivati. La

cassa integrazione straordinaria scade a dicembre, e non sappiamo ancora cosa succederà con l’anno nuovo. Siete in trattativa con l’azienda? Sì, noi abbiamo proposto i contratti di solidarietà: sono lo strumento migliore per salvare l’occupazione e mantenere un salario decente per i lavoratori. Bisogna tenere in considerazione che gli operai in cassa possono perdere anche 4-5.000 euro all’anno. L’azienda però dice che si può riprendere con la CIGO. Aspettiamo i prossimi incontri. Per ora possiamo dire che la cassa è stata utilizzata anche in modo improprio, come flessibilità nell’organizzazione della produzione. Il caso della Dana è interessante. Con la crisi, si è rafforzato il controllo dei vertici statunitensi. Si è avvertito il cambio di strategia? Certo. Non solo nei drastici tagli

ai livelli occupazionali, anche nell’organizzazione del lavoro è cambiato moltissimo. Sembra che abbiano sfruttato la crisi per ristrutturare l’azienda, introducendo sistemi di tipo toyotista che hanno fatto peggiorare di molto le condizioni di lavoro degli operai. In una linea su cui prima lavoravano 20 operai, ora ce ne sono 15, a parità di produttività. Questo non è più lavorare. Capiamo la necessità di migliorare le efficienze, ma c’è un limite a tutto: si può continuare a pensare alla fabbrica come un luogo in cui si è almeno liberi di andare al bagno? La scorsa primavera è stata annunciata una joint venture tra Dana e Bosch, il colosso tedesco dei trapani e degli elettroutensili. A che punto è questo nuovo progetto? È un progetto che coinvolge lo stabilimento di Arco. Per ora hanno assunto tecnici e ingegneri per svi-

luppare la ricerca. Qualche prototipo cominicia ad arrivare in officina, garantendo lavoro. Non abbiamo nessuna garanzia che quanto sviluppato sia industrializzato qui: anzi, temiamo il contrario. Noi vogliamo garanzie dalla Provincia, dal momento che finanzia il progetto con quasi 8 milioni di euro. Garanzie economiche che chi verrà assunto dal nuovo soggetto avrà i trattamenti economici integrativi previsti da Dana. Garanzie occupazionali per gli stabilimenti trentini: siamo contenti che si sia deciso di investire per tenere la “testa” in Trentino, ma vorremmo che questo comportasse la possibilità quantomeno di sviluppare i prototipi, fino alla loro standardizzazione. La produzione in serie potrà essere anche fatta altrove: l’importante è garantire che i progetti nati in Trentino si mettano sulle linee qui, fino al loro sviluppo, innovando di continuo.

> occupazione <


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2009, l’anno della grande crisi

> di Franco Ischia

Gli effetti della recessione globale si leggono a chiare lettere anche nei bilanci delle aziende industriali trentine. L’analisi annuale della Cgil del Trentino.

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l 2009 è stato l’anno della grande crisi. Dopo il crollo del mercato immobiliare americano e la bolla dei subprime nel corso del 2007 e l’emersione della crisi finanziaria sui mercati internazionali nel 2008, lo scorso anno l’economia reale è stata investita da una recessione senza precedenti per rapidità ed estensione. La crisi ha raggiunto anche il Trentino. Non lo testimoniano solo i dati sulla cassa integrazione. Nell’annuale analisi dei bilanci delle aziende industriali in Trentino emerge infatti chiaramente come nel 2009 il comparto produttivo abbia subito un rallentamento impressionante. Il dato più significativo è sicuramente il calo di fatturato del 15,7% rispetto al 2008. Si tratta di una riduzione finora mai riscontrata nelle analisi dei bilanci delle aziende industriali. Il dato è il frutto della media tra un calo consistente che ha interessato il comparto metalmeccanico (-25,9 %) e un calo più ridotto negli altri comparti, in particolare cartario, tessile, alimentare. Il settore metalmeccanico è sicuramente il più dinamico in provincia: è quello che è cresciuto di più negli ultimi cinque anni e ha subito gli effetti della crisi nel 2009. In alcune sue attività (produzione e vendita di parti di mezzi di trasporto, attività collegate come produzione di utensili, stampi ecc.) ha registrato perdite di fatturato che hanno raggiunto e anche superato il 50%.Comunque ci sono nello stesso settore aziende che hanno contenuto la diminuzione del fatturato o addirittura che lo hanno aumentato. Negli altri settori le variazioni sono più contenute. La diversificazione del sistema produttivo trentino, con la presenza di punti di eccellenza in molti settori e in diverse tipologie produttive nello stesso settore, consente di attenuare gli effetti delle crisi. Per altro verso ha anche un effetto moderatore sulla crescita nei momenti di sviluppo. Chiaramente la situazione di crisi ha anche un effetto sulla situazione delle singole aziende innescando processi di ristrutturazione, ridimensionamento, chiusura. Guardando i dati relativi a 3 anni, pur tenendo conto che i campioni analizzati sono leggermente diversi, si nota la crescita del numero delle aziende in perdita e di quelle con margine operativo negativo. Inoltre è evidente il peggioramento medio dei margini di produttività e redditività (utile netto, margine operativo lordo, ROE). Il costo del lavoro continua a rimanere a livelli contenuti, il 14,7% con una incidenza maggiore nel settore meccanico rispetto agli altri. Questi i dati dell’analisi per le specifiche voci.

Fatturato Il fatturato complessivo delle aziende del campione è stato pari a 3,622 miliardi di euro, con una riduzione del 15,7% rispetto all’anno precedente. Il meccanico ha perso il 25,9%, il chimico il 12,1%, l’alimen-

tare il 9,9%, il tessile il 4,5 % e il cartario poligrafico il 3,3 % (soprattutto il poligrafico). Guardando poi ai diversi campioni, in un quinquennio si nota come il 2004 registrò una crescita discreta in tutti i settori industriali (+8,2%), seguito da un effetto di consolidamento nel 2005 quando la crescita dei fatturati si attestò intorno al 4,1%. Nel 2006 invece i bilanci delle aziende campione segnalano un balzo significativa in tutti i settori (+14,3%, in particolare chimico, meccanico, tessile) così come nel 2007 la crescita resta significativa (+8,3%) seppur inferiore al 2006. Nel 2008 la cavalcata dei fatturati aziendali si blocca e fa segnare un misero +1% preannunciando di fatto la recessione dell’anno successivo. Ed il 2009 infatti conferma la crisi in atto: il calo del 15,7% medio del fatturato delle aziende del campione è un dato inequivocabile. In pratica tutti i settori dell’industria manifatturiera fanno segnare una contrazione, anche significativa, dei propri fatturati, a riprova che la crisi in atto non risparmia alcun settore dell’industria. Così 98 aziende su 117, pari all’83,8% del campione, hanno visto una diminuzione del proprio fatturato rispetto all’anno precedente. Erano state 68 su 112 nel 2008 (60,7%).

Gli utili Il bilancio complessivo presenta un utile di 34,8 milioni di euro pari al 1% del fatturato e risultano in attivo tutti i settori, ad esclusione del tessile. Nel settore meccanico l’utile netto è dello 0,3% del fatturato, nel chimico del 1,3%, nell’alimentare del 1,6%, nel tessile del - 2,1% e nel cartario del 2,2 %. L’entità complessiva degli utili è in calo rispetto ai 59,7 milioni del 2008 mentre aumentano le aziende in perdita (42 su 117 nel 2009, oltre il 36% del totale del campione dell’anno precedente).

Margine operativo e oneri finanziari Complessivamente il margine operativo del campione, ossia la differenza tra il valore della produzione e i costi prima della gestione finanziaria, è stato di 107,5 milioni di euro corrispondenti al 3% del fatturato contro il 4,5 % nel 2008 e il 5,6% nel campione 2007. Era stato il 5,3% nel 2006, il 5,6 nel 2005, il 5,3 nel 2004, il 4,5 nel 2003. È in peggioramento anche rispetto all’anno precedente (-0,8%). È peggiorato in tutti i settori fuorché nel cartario. Quest’ultimo settore registra un margine operativo in miglioramento. Oscilla tra il -0,4% del tessile e il 5,7% del cartario. In questa speciale classifica, dopo le aziende del settore della carta viene l’alimentare, poi il meccanico e il chimico. Chiude appunto il tessile. Complessivamente il margine operativo è in significativo calo. Pesano i dati molto negativi riferiti ad un numero limitato di società: sono 34

quelle con margine operativo negativo e di queste alcune sono già chiuse per cessazione di attività o sono state interessate da procedure concorsuali. Gli oneri finanziari, complessivamente contenuti, sono 1% del fatturato contro l’1,6% del 2008. Erano lo 1,3% nel 2007 e lo 0,9% del 2006. I dati oscillano dal 0,1% del meccanico e il 2,3% del cartario.

Costo del lavoro Il costo del lavoro (retribuzioni, oneri sociali, TFR ecc.) è stato di 533 milioni di euro, il 14,7% del fatturato. Era il 12,4% del fatturato nel 2008 e il 14% nel 2007. Nel 2006 rappresentava invece il 13,2% contro il 14,1% del campione del 2005 e il 14,6% di quello del 2004. Nei diversi settori oscilla tra il 9,9% del settore alimentare e il 18,5% del meccanico. È pari al 14,6% nel tessile, al 13,6% nel chimico, al 13,8% del cartario. L’incidenza del costo del lavoro cresce in misura significativa e sconta il calo di fatturato e di margine operativo.

Tasso di profitto Il tasso di profitto (ROE), rapporto tra utile netto e capitale investito dall’imprenditore, è stato complessivamente pari al 2,2% per il campione di aziende nel 2009. Un calo considerevole rispetto al 4,3% del campione 2008 e al 7% del campione 2007. Il ROE era stato poi pari al 6,7% nel campione 2006 e al 6,7% nel campione 2005. La crisi di fatto ha martoriato

fatturati, margine operativo e tasso di profitto (che comunque resta ancora complessivamente positivo anche se in contenimento). Guardando ai ROE dei singoli settori emerge che il tasso di profitto più basso, addirittura in territorio negativo, è del tessile (–4,7% nel 2009). Seguono poi il meccanico con un ROE allo 0,9%, il chimico con il 2,9%, l’alimentare con il 3,1% e il cartario con il 5 %. Si registra un peggioramento significativo nei settori meccanico, chimico, alimentare. In miglioramento risultano essere i profitti del cartario e del tessile che per quest’ultimo settore però restano ampiamente negativi.

In sintesi Il dato complessivo per le aziende vede nel 2009 un calo del fatturato del 15,7%, dopo una forte frenata nella crescita del fatturato del 2008. Crescita che era stata molto significativa nel 2007 e nel 2006. Gli indici di

> bilanci dell’industria <

produttività e redditività ovviamente peggiorano. Delle 117 società esaminate 75 hanno fatto utili e 42 hanno chiuso il bilancio in perdita: le aziende in perdita sono 20 nel settore meccanico, 4 nel tessile, 7 nel chimico, 1 nell’alimentare, 6 nel cartario poligrafico, 4 nei gruppi. 19 aziende hanno aumentato il fatturato, mentre per 98 c’è stata una diminuzione. 83 aziende hanno un margine operativo positivo e 34 aziende hanno un margine operativo negativo, quindi sono in perdita ancora prima degli oneri finanziari e delle tasse (18 meccaniche, 3 tessili, 6 chimiche, 3 del settore cartario, 4 tra i gruppi). 113 aziende pagano oneri finanziari in misura inferiore al 4% del fatturato, mentre 4 aziende pagano oneri finanziari superiori al 4% . Le aziende con margine operativo negativo sono quelle che si trovano nella situazione di maggiore difficoltà.

attività sindacale

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In piazza con la Cgil per la difesa del lavoro Il 27 novembre piazza San Giovanni a Roma gremita per il primo comizio di Susanna Camusso. Dal Trentino in più di 500 per chiedere misure per l’economia e l’occupazione.

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on sono state certo poche le ragioni per le quali la segreteria nazionale della Cgil aveva indetto la manifestazione del 27 novembre a Roma. Dal collegato lavoro che mina diritti essenziali per i lavoratori al blocco della contrattazione nel pubblico impiego e al taglio delle risorse per scuola e università, passando per l’assenza di misure concrete per il rilancio dell’economia in caduta libera. E la piazza di San Giovanni, dove la neo segretaria Camusso aveva chiamato a raccolta il popolo dei lavoratori e dei pensionati, ha risposto come ci si aspettava, ribadendo al Governo il proprio monito: senza difendere il lavoro e investire sulla crescita non c’è risanamento dei conti che tenga. Alla manifestazione di Roma ha partecipato anche una folta delegazione della Cgil del Trentino, Sono stati ben dieci i pullman partiti da tutta la nostra provincia per raggiungere la Capitale e sostenere le ragioni della Cgil. «Abbiamo registrato – spiega il segretario organizzativo della Cgil del Trentino, Mirko Carotta – una grande adesione, a riprova che anche nel ricco Trentino gli effetti della crisi e dell’inanità del Governo nazionale si fanno sentire, nonostante il positivo intervento delle istituzioni locali. Il Trentino, come tutta l’Italia, ha bisogno di un Governo nazionale che metta al centro il lavoro». Ed infatti il primo punto della piattaforma Cgil per la manifestazione del 27 novembre, era la definizione di un piano per il lavoro. La Cgil infatti chiedeva e continua a chiedere al Governo di investire su istruzione,

ricerca pubblica, sanità, ma anche nel sostegno ai settori produttivi, a partire da quelli in espansione come l’energia, la mobilità sostenibile e la chimica verde e dal necessario potenziamento delle infrastrutture del Paese. Il tutto insieme ad una seria lotta al lavoro sommerso e irregolare, ad incentivi per le assunzioni dei giovani e a misure contro la precarietà. «Il tema poi – aggiunge Carotta – è la riforma degli ammortizzatori sociali. A livello nazionale la Cgil ha lanciato una sua proposta. Quel progetto di riforma verrà da ora in avanti promosso su tutti i tavoli con Governo, mentre in Trentino cercheremo di anticiparne gli aspetti salienti nell’applicazione delle delega alla Provincia». Ma lavoro significa anche contrattazione. «Noi – continua Carotta – abbiamo sollevato due nodi: il blocco dei rinnovi nei settori pubblici e il fallimento del nuovo modello di contrattazione. Per questo in piazza abbiamo ribadito la necessità di garantire il diritto ad adeguati aumenti salariali ai dipendenti pubblici, mentre sul versante del modello contrattuale abbiamo riaffermato la volontà di riscrivere le regole per giungere a contratti nazionali capaci di sostenere il potere d’acquisto di chi lavora, bloccando sul nascere le velleità di chi vede in Pomigliano una soluzione ai problemi italiani. Quel modello non piace alla Cgil e ai lavoratori perché mina il contratto nazionale». Ma al centro delle richieste della Cgil c’è anche una riforma del fisco che premi chi le tasse le ha sempre pagate fino all’ultimo centesimo, ossia

lavoratori dipendenti e pensionati. «Quella di un fisco amico di chi lavora o vive di redditi da pensione – incalza il segretario organizzativo della Cgil del Trentino – è una battaglia che non possiamo perdere. Cancellare l’ignominia dell’evasione fiscale è indispensabile per garantire un sistema tributario più equo, per finanziare il welfare che il Governo invece cerca costantemente di manomettere, a partire dal sistema previdenziale, e per rilanciare gli investimenti in settori cruciali quale per esempio la conoscenza. Il Governo invece che fa? Taglia mettendo quindi a rischio lo sviluppo futuro del Paese». La manifestazione si è conclusa ma con essa non sono terminate le iniziative di protesta e di mobilitazione della Cgil per cambiare radicalmente le politiche del governo. «La Cgil – conclude Mirko Carotta – ha ben chiaro che senza un cambiamento reale e concreto, il Paese rischia un declino inesorabile che colpirebbe per

primi i lavoratori e i pensionati. Per questo continueremo a dare battaglia perché questo Governo modifichi la sua agenda politica e metta al primo posto il lavoro e lo sviluppo. Non c’è alternativa: senza l’introduzione di politiche di sostegno alla ripresa economica per dare fiato all’occupazione, ogni strategia di qualificazione della

spesa pubblica e di messa in sicurezza dei conti pubblici, anche quelle meglio congegniate, risulteranno fatalmente fallimentari e per certi versi controproducenti perché deprimeranno ulteriormente lo sviluppo, unico fattore che può favorire davvero il rientro dell’immane debito pubblico cumulato fino a qui dall’Italia».

Camusso, la prima donna alla guida della Cgil Eletta dal direttivo nazionale lo scorso 3 novembre, subentra ad Epifani in scadenza di mandato.

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on 125 sì, 21 no e 12 astenuti, il Comitato Direttivo della Cgil ha eletto lo scorso 3 novembre Susanna Camusso Segretario Generale al posto di Guglielmo Epifani. Su 162 membri del Direttivo hanno votato in 158, ovvero il 97,5%. I voti favorevoli alla Camusso, fino a ieri Vicesegretario e Segretario Generale designato dallo stesso Epifani, sono stati il 79,1% del totale. La percentuale dei no si attesta sul 13,3%, mentre la percentuale degli astenuti è pari al 7,6%. Per la prima volta nella storia centenaria della più grande organizzazione sindacale italiana, la Cgil ha una donna come Segretario Generale. Un lungo e commosso applauso ha salutato la notizia dell’elezione che è stata data da Morena Piccinini, attuale

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attività sindacale

presidente dell’Inca ed ex Segretario Confederale. In piedi la sala di via dei Frentani ha dato il benvenuto al suo nuovo Segretario e ha salutato, con un applauso prolungato il Segretario uscente che ha fatto i suoi auguri convinti e sereni a Susanna Camusso, una donna al vertice del sindacato, fatto storico per la CGIL, ma anche per tutto il paese. “Con questo voto – ha detto Epifani – diamo un segnale preciso e colmiamo un ritardo che non era più accettabile proprio nel momento in cui un grande paese come il Brasile affida la sua guida ad una donna”. Per Epifani, Susanna Camusso sarà un “grande Segretario Generale”. A Susanna Camusso spetta un compito difficilissimo, ma di altissima responsabilità, ha spiegato Epifani,

soprattutto perché il paese ha bisogno di noi, ha bisogno della Cgil. Un sindacato che ha saputo tenere la barra dritta, è stato coerente con i suoi valori, ha saputo dare battaglia contro le divisioni che ha dovuto subire. Nel corso dei due mandati di Epifani, lo ha ricordato lo stesso Segretario uscente, la CGIL ha organizzato e gestito 12 scioperi generali (di cui tra l’altro molti unitari). Ci sono stati due Congressi, la Conferenza di organizzazione, tanti altri appuntamenti politici che hanno consentito alla CGIL di stare sempre in campo. “Oggi vi saluto – ha concluso Epifani – con una speranza laica e con un atto di fede nei nostri valori”. “Grazie al Direttivo, grazie a tutti coloro che mi hanno sostenuta e che mi danno fiducia, ma grazie anche a

chi mi ha votato contro. Io sarò la Segretaria di tutti e lavorerò per la lealtà e la solidarietà dei gruppi dirigenti”, ha detto Susanna Camusso subito dopo la notizia della sua elezione. Secondo il nuovo Segretario Generale, dovrà essere proprio la fiducia il punto di riferimento principale del lavoro dei prossimi anni. Il problema di una Cgil unita e di un lavoro per ricostruire l’unità sindacale anche con Cisl e Uil erano d’altra parte stati il filo conduttore del suo discorso programmatico prima del voto del direttivo. “Si deve valorizzare il modo di essere della Cgil – ha spiegato Camusso –, grande, solidale e collettiva in un momento in cui, come è evidente a tutti, il sindacato è sotto attacco, ma è soprattutto sotto attacco il principio

della rappresentanza collettiva degli interessi dei lavoratori”. “Il problema più grave, - ha proseguito Camusso -, è oggi la disoccupazione giovanile e l’emarginazione di migliaia di donne dal mercato del lavoro. Una situazione dovuta alla crisi, ma amplificata dai gravi errori del governo Berlusconi che non ha fatto altro che aumentare le disparità sociali. Il governo ha lavorato per mettere gli uni contro gli altri”. Ora è arrivato il momento di voltare pagina e la CGIL si propone come protagonista della battaglia contro un declino che è diventato degrado. Si tratta di lavorare per ricostruire l’agenda delle priorità e già c’è un segnale positivo dal fatto che non sono più i ministri del governo a dettare l’agenda, ma le parti sociali.

> manifestazione 27nov <


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Contratti a termine. Fino al 23 gennaio per impugnare La legge 183, il cosiddetto “collegato lavoro”, rinviato alle Camere dal Presidente Napolitano, è diventato definitivamente legge. Tra le altre, la norma capestro per i precari.

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l 24 novembre è entrata in vigore la legge 183, meglio nota come “collegato lavoro”. Nel testo, oltre ad altre norme, è prevista quella che la Cgil ha definito una “vera e propria tagliola giudiziaria” contro i lavoratori precari che perderanno il lavoro e che lo hanno perso durante la fase di crisi economica. Nello specifico, all’articolo 32 del provvedimento (decadenze e disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo determinato) si applica il termine dei 60 giorni per l’impugnativa del licenziamento nei casi di contestazione delle irregolarità nei contratti a carattere temporaneo e precario. Le stime della Cgil nazionale parlano di una cifra compresa tra le 100mila e le 150mila persone coinvolte in quella che è, come ha più volte sottolineato il sindacato, una norma sbagliata, ingiusta e con vizi di costituzionalità, a cui si aggiunge la gravità della retroattività. Con questa norma il lavoratore precario viene messo nella condizione di dover decidere in pochi giorni se impugnare il contratto irregolare o perdere per sempre quel diritto.

Si tratta di una profonda novità che confligge con una sostanziosa giurisprudenza della Corte di Cassazione e, soprattutto, con una regola di normale buonsenso: alla scadenza del contratto il lavoratore aspetterà di verificare se il contratto sarà eventualmente reiterato prima di impegnarsi in una causa per irregolarità. Ma è chiaro che, facendo ciò, incorrerebbe nella decadenza dei 60 giorni. Il termine introdotto dall’articolo 32 si applica poi, in assenza di una clausola di salvaguardia che mantenga i termini precedenti, anche a tutti i rapporti a tempo determinato conclusi prima dell’entrata in vigore della nuova legge: ciò significa che, trascorsi 60 giorni dalla piena operatività dell’articolo 32, non vi sarà più alcuna possibilità di contestare l’irregolarità dei menzionati contratti. Questo termine è fissato quindi al 23 gennaio. Per i contratti a termine non ancora scaduti, i 60 giorni previsti dalla legge decorreranno dalla data della loro scadenza. Questa norma non riguarda solo il settore privato, ma anche la pubblica amministrazione: in questo ambito, in

assenza di procedure concorsuali o di disposizioni contrattuali che prevedano la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato a indeterminato, l’oggetto dell’impugnazione sarà una richiesta di risarcimento economico. La Cgil contesta anche i tempi che vengono imposti, ritenuti troppo stretti. Da qui al 23 gennaio, termine ultimo per presentare il ricorso, in molti non saranno in grado neppure di conoscere la norma e decadranno dal diritto. Il risultato sarà una sanatoria al rovescio o, al contrario, un’impennata del contenzioso, cioè l’esatto contrario di quanto il governo dichiara di perseguire con l’allargamento del ricorso all’arbitrato. La Cgil, che è già impegnata da settimane nel distribuire materiale informativo, ha deciso di rivolgere un appello agli organi di informazione, che è stato già raccolto da molti dei principiali media. Tutti gli uffici legali della confederazione, tutti gli sportelli immigrati, tutte le strutture di categoria delle Camere del Lavoro, saranno impegnate nei prossimi sessanta giorni in una attività straordinaria di consulenza e tutela.

Cosa dice la norma L’articolo 32 della legge 183 del 2010 reca il titolo “Decadenze e disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo determinato” 1. Il primo e il secondo comma dell’articolo 6 della legge 15 luglio 1966, n. 604, sono sostituiti dai seguenti: «Il licenziamento deve essere impugnato a pena di decadenza entro sessanta giorni dalla ricezione della sua comunicazione in forma scritta, ovvero dalla comunicazione, anch’essa in forma scritta, dei motivi, ove non contestuale, con qualsiasi atto scritto, anche extragiudiziale, idoneo a rendere nota la volontà del lavoratore anche attraverso l’intervento dell’organizzazione sindacale diretto ad impugnare il licenziamento stesso. L’impugnazione È inefficace se non È seguita, entro il successivo termine di duecentosettanta giorni, dal deposito del ricorso nella cancelleria del tribunale in funzione di giudice del lavoro o dalla comunicazione alla controparte della richiesta di tentativo di conciliazione o arbitrato, ferma restando la possibilità di produrre nuovi documenti formatisi dopo il deposito del ricorso. Qualora la conciliazione o l’arbitrato richiesti siano rifiutati o non sia raggiunto l’accordo necessario al relativo espletamento, il ricorso al giudice deve essere depositato a pena di decadenza entro sessanta giorni dal rifiuto o dal mancato accordo».

INFORMATI! Mancano pochi giorni Se hai avuto contratti a termine nel recente passato o scaduti da poco, comunque prima del 24 novembre 2010, ed hai un fondato motivo per ritenere di poter impugnare quel contratto perché illegittimo e quindi chiedere la trasformazione in un rapporto a tempo indeterminato, HAI TEMPO SOLO FINO AL 23 GENNAIO PER FARLO! Contatta subito il tuo sindacalista di riferimento in azienda o telefona alla sede della Cgil del Trentino al numero 0461 303911 e prendi un appuntamento con l’Ufficio Vertenze. Puoi anche scrivere una mail all’indirizzo accoglienza@cgil.tn.it

Il collegato lavoro, le altre norme di una legge ingiusta Introduce l’arbitrato secondo equità, limita il controllo giudiziale e prevede un nuovo regime di decandenze. Il testo della legge 183, approvato dopo sette passaggi parlamentari e un rinvio alle Camere del Presidente della Repubblica il 31 marzo scorso, si compone di 50 articoli e tratta materie molto diverse tra loro. Dalla lotta al lavoro sommerso e irregolare che sarà più difficile contrastare da parte degli organi di vigilanza, all’ennesi-

ma proroga delle deleghe in materia di lavori usuranti, ammortizzatori sociali, servizi all’impiego, fino alla norma che consente l’avviamento al lavoro in apprendistato a partire dal 15° anno di età. Il Governo sta proseguendo nella sua opera di demolizione dei diritti e delle tutele dei lavoratori, con lo stravolgimento del processo del lavoro e lo smantellamento dei principi fondamentali del diritto del lavoro. Il Ministro del lavoro non a caso ha presentato lo “Statuto dei Lavori”, con l’obiettivo di smantellare i diritti sanciti dallo Statuto dei Lavoratori, completando in questo modo un disegno avviato nel 2003.

Certificazione La stipulazione del contratto collettivo di lavoro potrà passare attraverso la certificazione del rapporto di lavoro (cioè potranno essere certificate anche le mansioni, i livelli di inquadramento, i regimi orari, ecc.) abbassando quanto previsto dai CCNL su singole materie. Lo scopo è di vanificare le possibili contestazioni riguardanti l’atto firmato dalle parti

contraenti. Ciò significa, in parole povere, che domani si potranno certificare rapporti con clausole al di fuori delle previsioni contrattuali (e con criteri che potranno legittimare anche atti disciplinari, fino al licenziamento, relativi a queste norme).

zioni: e allora, come si può negoziare in buona fede, se già è scritto che anche senza accordo il Ministro può procedere comunque?

Arbitrato

L’art. 30 della legge, come se non bastasse, stabilisce che tutte le norme in tema di instaurazione di un rapporto di lavoro, di esercizio dei poteri datoriali, trasferimento d’azienda e recesso, il controllo del giudice è limitato solamente all’accertamento del presupposto di legittimità, escludendo invece un controllo “di merito sulle valutazioni tecniche, organizzative e produttive che competono al datore di lavoro”.

Sarà inoltre possibile con l’introduzione di apposite clausole compromissorie, rinviare le eventuali future contestazioni sollevate dal lavoratore, anziché dal giudice del lavoro, “giudice naturale precostituito per legge” (art. 25 Costituzione), ad un collegio arbitrale che potrà decidere “secondo equità”, in altre parole con una sentenza inappellabile e potendo non considerare le norme di legge e aggirare i contratti collettivi. È prevista un’ulteriore condizione: questa procedura di sottoscrizione della clasuola compromissoria deve essere stabilita in accordi interconfederali o da contratti collettivi di lavoro. Ma se entro dodici mesi non venissero stipulati accordi collettivi, il Ministro del Lavoro individuerà le modalità di attuazione delle disposi-

> collegato lavoro <

Limitazione del controllo giudiziale

Il regime delle decadenze Il provvedimento prevede anche un nuovo regime di decadenze che non mancherà di mettere in difficoltà i lavoratori e tutti coloro che operano a salvaguardia dei diritti dei lavoratori. Accanto, infatti al termine di sessanta giorni, previsto per legge,

l’impugnazione del licenziamento sarà inefficace se non è seguita, entro il termine di 270 giorni, dal deposito del ricorso nella cancelleria del Tribunale che diventano sessanta nel caso in cui la conciliazione o l’arbitrato siano rifiutati. Non solo, la stessa procedura è prevista anche nei casi di • risoluzione dei rapporti di lavoro per questioni legate alla qualificazione; • recessi dei committenti nei rapporti di collaborazione a progetto; • trasferimenti ai sensi dell’art. 2103 del Codice Civile; • contratti a termine Per i contratti a termine poi non è prevista la possibilità di impugnare l’intera sequenza di contratti, ma solo l’ultimo. Nonostante ciò, nel caso di vittoria e di riconoscimento del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, il giudice non potrebbe andare oltre l’indicazione di un risarcimento onnicomprensivo tra 2,5 e 12 mensilità. Queste norme non si applicano solo per il futuro, ma anche in modo retroattivo a chi ha avuto un contratto a termine già scaduto in base alle vecchie disposizioni.

attività sindacale

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Il XVII congresso della Cgil del Trentino, Burli confermato segretario

| Il racconto delle due giornate nelle quali l’assemblea congressuale ha discusso la linea politica e sindacale ed ha rinnovato il gruppo dirigente. |

Dopo oltre 700 assemblee sui luoghi di lavoro e 11 congressi di categoria, giovedì 18 e venerdì 19 marzo si è tenuta l’assise provinciale che ha concluso il XVII congresso della Cgil del Trentino. I 217 delegati hanno discusso e votato le due mozioni nazionali e il documento provinciale “Per il Trentino” ed hanno nominato il nuovo direttivo provinciale, che ha confermato Paolo Burli alla guida della Cgil del Trentino per i prossimi quattro anni. Burli è stato rieletto con l’81% dei voti favorevoli espressi a scrutinio segreto dai 73 membri del nuovo direttivo Cgil. La prima giornata del congresso, che si è tenuto presso il Centro congressi Interbrennero nel centro direzionale Interporto a Trento, è stata aperta dal sindaco di Trento, Alessandro Andreatta. Ma il congresso è entrato nel vivo con la relazione del segretario uscente Paolo Burli. Il rancore di chi vede scivolare più in basso le proprie condizioni di vita; la centralità della rappresentanza e della contrattazione al di là degli ideologismi; l’accordo separato sulla riforma della contrazione e il rifiuto dell’ “Aventino

contrattuale” della Cgil; l’impegno del Trentino per il welfare e la richiesta di un patto per la produttività; l’invito all’unità e l’idea di un bene comune oltre gli interessi di parte. Sono solo alcuni degli spunti lanciati da Burli alla platea congressuale. «La terribile crisi che stiamo vivendo – ha sostenuto Burli, tra l’altro - rende faticoso per le aziende portare a compimento il lento processo di riconversione che, in un modo o nell’altro, era stato intrapreso. I numeri della recessione anche in Trentino mettono paura: le ore di cassa integrazione guadagni autorizzate dall’Inps nel 2009 hanno superato abbondantemente quota 3 milioni, un livello proporzionalmente simile a quello della crisi del manifatturiero degli anni ‘80. A ciò si aggiunge il boom degli iscritti in mobilità. Oggi è difficile capire se questa drammatica gelata produttiva ha fatto morire i germogli di un’economia più dinamica oppure ne ha solo rallentato lo sviluppo. Noi restiamo convinti che la scommessa non sia ancora persa». Perché questo sia possibile davvero Burli ha chiesto alle imprese senso di responsabilità. «Se da un lato è indispensabile agire ampliando le forme di sostegno a chi perde il lavoro, - ha detto infatti Burli - dall’altro riteniamo che si debba fare il possibile per evitare la desertificazione produttiva. Pretendiamo che vengano utilizzati tutti gli ammortizzatori sociali, a partire dai contratti di solidarietà». Conclusa la lettura della relazione, è stata la volta dei saluti degli ospiti. Il presidente della Giunta provinciale, Lorenzo Dellai ha rilanciato il monito affinché il Trentino torni a crescere. «Condivido l’impianto di fondo dell’intervento di Burli - ha detto Dellai -, il suo tentativo di indagare in profondità i motivi del malessere che colpisce la nostra società, il ri-

PER IL TRENTINO - Alcuni estratti del documento approvato dal Congresso «Il lavoro non è una merce. È un bene insostituibile e un fattore centrale dei processi sociali, civili ed economici che ogni comunità deve saper difendere, promuovere e valorizzare. Per il Trentino questo impegno si deve tradurre nella strutturazione di un moderno sistema di protezione sociale che abbia come fulcro il lavoro in tutti i suoi aspetti – intellettuale, professionale, manuale, sociale, ecc. – e che elimini nei fatti il dramma della precarietà nel mercato del lavoro. Un sistema di protezione al servizio della realizzazione delle aspirazioni di ognuno e, allo stesso tempo, della crescita del benessere per l’intera comunità». «La Cgil del Trentino, consapevole che senza una crescita solida e sostenibile non c’è benessere generale, né capacità di rafforzare i redditi da lavoro, ha posto insieme a Cisl e Uil, il tema della produttività (...) rivolgendo una propria autonoma proposta alle controparti datoriali di un patto per

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attività sindacale

la qualificazione del lavoro, la formazione continua e l’organizzazione del lavoro. L’obiettivo (...) è quello di definire buone pratiche per il miglioramento delle condizioni e dell’organizzazione del lavoro. Anche in questo modo si contribuisce a trasformare “un’economia di rincorsa” in “un’economia di frontiera”, capace cioè di agganciare rapidamente l’innovazione e di creare essa stessa modelli di produzione sempre più efficienti e sostenibili, insieme a prodotti a più alto valore aggiunto».

Passato, presente e futuro del sindacato in Trentino GLI INTERVENTI DEL DIRETTORE DEL MUSEO STORICO, FERRANDI E DEL PRESIDENTE DI AGENZIA DEL LAVORO, COLASANTO. Oltre al dibattito congressuale, la seconda giornata è vissuta anche sugli interventi di due ospiti . Giuseppe Ferrandi, direttore del Museo Storico, ha ricordato come sia stato il periodo che va dalla seconda metà degli anni ‘60 alla metà degli anni ‘80 il momento decisivo per il consolidamento del sindacato in Trentino. Ferrandi ha ricordato il volume “Interviste sull’autonomia”, pubblicato dalla TETI nel 1978. Alla domanda “Perché il sindacato è così arretrato sulle questioni dell’autonomia?”, Ugo Panza rispose che questo interesse è cresciuto con il crescere della rilevanza del sindacato nel contesto economico e sociale del Trentino. Un rafforzamento che si è tradotto nei fondamentali interventi legislativi sulle politiche del lavoro degli anni ‘80, dalla costituzione dell’Agenzia del Lavoro all’avvio del Progettone. Non ha usato mezzi termini l’attuale presidente della stessa Agenzia, Colasanto. «Uno dei dati che più preoccupa riguarda la disoccupazione giovanile: non alta in termini quantitativi (10%), comunque inferiore alla media nazionale, ma significativa perché coinvolge buona parte dei giovani formati e qualificati. Significa che noi tradiamo questi giovani: li formiamo e poi li tradiamo». Per questo motivo la prima sfida da affrontare riguarda le politiche attive del lavoro, dalla formazione all’accompagnamento individualizzato sul mercato del lavoro: in questo senso Colasanto fa sue le proposte della Cgil in merito al ruolo di Agenzia del Lavoro. «Dobbiamo domandarci sempre “per cosa formiamo queste persone?”. Dobbiamo conoscere il mercato del lavoro e le dinamiche del mercato produttivo, per capire l’andamento del “borsino del fabbisogno delle professioni”. Abbiamo due problemi. Il primo è rappresentato da una bassa qualità media del lavoro. Il secondo è un dato generale: dopo la crisi, sviluppo e occupazione non andranno avanti parallelamente. L’occupazione rischia di rimanere al palo per diversi anni». Il tema degli ammortizzatori sociali è quindi inevitabilmente il banco di prova su cui confrontarsi. «Le parole d’ordine devono essere innovazione, compatibilità economica e universalismo, senza cadere nell’assistenzialismo», ha concluso Colasanto. fiuto di ogni velleità nostalgica e la voglia di guardare avanti, il concetto di comunità autonoma che recupera una dimensione autorevole della nostra autonomia, che non può essere solo amministrativa e finanziaria». A seguire hanno preso la parola il presidente degli artigiani De Laurentis a nome del coordinamento imprenditori e i segretari di Cisl e Uil, Pomini e Monari ai quali Burli aveva rilanciato la sfida dell’unità sindacale. Dopo un lungo e vivace dibattito, in cui si sono confrontate le diverse posizioni che hanno animato il confronto sui luoghi di lavoro, è stato il tempo delle votazioni. Per primi sono stati discussi e votati gli ordini

del giorno (bocciato quello sull’alta capacità ferroviaria e sul tunnel del Brennero, passato quello sul rispetto delle regole del conto unico della Cgil). È stato infine approvato con tre emendamenti il documento locale “Per il Trentino”, mentre è stato adottato anche un documento politico finale. Intanto sono state aperte le urne per l’elezione del nuovo direttivo. Dopo uno spoglio interminabile durato quasi quattro ore, tre liste si sono suddivise i 73 posti in palio. 58 sono andati ai sostenitori del documento Epifani, mentre rispettivamente 12 e 3 se li sono spartiti le due liste che facevano capo al documento nazionale “La Cgil che vogliamo”.

«Proseguire lungo la strada dell’unità fondata necessariamente sulla partecipazione democratica delle lavoratrici e dei lavoratori e delle pensionate e dei pensionati e sulla condivisione di programmi e obiettivi tre le organizzazioni confederali, nel pieno rispetto dello Statuto della Cgil del Trentino, è oggi più che mai utile soprattutto per una realtà territoriale come la nostra che sta sperimentando un nuovo assetto istituzionale».

> organizzazione <


>> | 2 | 2010

Servizi pubblici promossi, priorità a lavoro e salari Lo dicono i delegati che hanno risposto ad un questionario dell’Opes. Positivo il giudizio sull’operato della Cgil. Sì ad un sindacato federato, più dubbi sull’unità sindacale.

I

l congresso è da sempre l’occasione per sentire dalla viva voce di lavoratori e pensionati quali debbono essere le vere priorità del sindacato. Per meglio stabilire le rotte dell’azione politica e sindacale sul territorio, la segreteria della Cgil ha promosso un’inedita iniziativa. Grazie alla collaborazione con l’Opes, l’Osservatorio economico e sociale del Trentino, durante il percorso dei congressi di categoria, a tutti i delegati sindacali fu somministrato un questionario: alla luce dei risultati di questa indagine, i ricercatori dell’Opes, in particolar modo Claudio Gianesin, hanno elaborato il rapporto “Valutazione dei servizi pubblici e priorità percepite nella propria area di residenza dai delegati sindacali della Cgil del Trentino”. Il campione è costituito da 535 questionari compilati e restituiti: si riscontra una prevalenza di delegati maschi (7 su 10), e circa l’80% degli intervistati hanno un’età compresa tra i 31 e i 55 anni. Gli intervistati sono stati divisi in ragione della loro area di residenza: area del Comune di Trento, area della Comunità di valle della Vallagarina, Comunità di valle dell’area occidentale, Comunità di valle dell’area orientale. Il rapporto si compone di quattro parti. Nella prima si sono raccolte informazioni riguardo il gradimento nei confronti di alcuni servizi pubblici, indipendentemente dal fatto che i delegati intervistati ne avessero o meno usufruito. Dalle risposte emerge un livello di apprezzamento alto, sia dal punto di vista della diffusione che dal punto di vista della qualità offerta. I livelli di soddisfazione più alti sono stati espressi nei confronti dei servizi educativi (scuole materne ed elementari), delle case di riposo e degli uffici comunali. Le critiche maggiori si sono indirizzate verso i servizi postali, considerati non all’altezza dalla metà dei delegati. Interessanti

i dati riguardanti gli asili nido: si nota infatti lo scarto tra un buon apprezzamento della qualità del servizio e una critica più marcata riguardo la loro diffusione territoriale. Particolarmente critici, in questo senso, i delegati del Trentino orientale, a dimostrazione della necessità di un ampliamento dell’offerta nelle aree più periferiche della nostra provincia. Nella seconda parte si sono raccolte le opinioni su alcuni servizi di pubblica utilità rispetto ai quali gli intervistati hanno avuto un’esperienza diretta. Anche in questo caso i livelli di apprezzamento sono alti, superiori all’80% per quanto riguarda i servizi collegati alle strutture educative. Nel giudizio sul servizio di trasporto pubblico, si registra una sensibile differenza tra i delegati di Trento e della Vallagarina e quelli residenti nelle comunità meno centrali, tra i quali emerge una percentuale di soddisfatti inferiore di circa 10 punti percentuali (circa 74%). La terza parte ha focalizzato l’attenzione sulle problematiche ritenute prioritarie dai delegati, tra le quali la fanno da padrone quelle legate al mondo del lavoro. Precarietà e stipendi inadeguati sono considerati problemi prioritari da 3 delegati su 5, ma ben il 40% degli intervistati ha puntato il dito sui prezzi delle case. Quasi 2 su 5 esprimono preoccupazione per la mancanza di lavoro. È netta l’incidenza di queste preoccupazioni tra gli under 40, rappresentanti di una generazione che vive sulla propria pelle l’incertezza della condizione lavorativa e livelli di reddito non adeguati alle proprie esigenze. Giudizio sospeso poi sull’efficacia dell’Icef: per il 43% degli intervistati è uno strumento utile nell’accesso ai servizi della Provincia, per il 37% no. Quasi plebiscitario il sì alla realizzazione di un fondo sanitario integrativo a carattere territoriale per far fronte alle cure mediche coperte solo parzial-

Per saperne di più... Per scaricare la versione integrale della ricerca Opes sui delegati sindacali vai al sito della Cgil del Trentino all’indirizzo: www.cgil.tn.it/importdoc/doc/1011_Indagine_delegati_Cgil_Trentino.pdf

> l’indagine <

mente dal Servizi sanitario: ben il 74% dei delegati intervistati è favorevole al fondo con punte dell’80% tra i delegati che dichiarano un reddito annuo inferiore ai 15mila euro. L’indagine si è infine concentrata sulla valutazione di alcuni temi di carattere sindacale. Quasi il 70% del campione giudica positivamente la linea di condotta della Cgil nei confronti della Giunta provinciale, con alcune oscillazioni rispetto alle categorie di riferimento. Più sfumato, seppure positivo per oltre la metà dei delegati, il parere sulla possibilità di costituire un sindacato autonomo da quello nazionale. Molto più polarizzato il parere riguardo la possibilità di unire, in Trentino, le tre confederazioni di Cgil Cisl e Uil sotto un’unica sigla. Tra “molto favorevoli” e “per nulla d’accordo” finisce pari, ma oltre il 50% del campione ha opinioni più sfumate in un senso o nell’altro con una parziale prevalenza dei possibilisti. Su questo tema, forse a causa della dialettica a livello nazionale, l’indagine fotografa quindi opinioni non concordi, a dimostrazione che la questione necessita di un ampio confronto. “Discutere con gli interlocutori locali riguardo l’organizzazione dei servizi non può diventare un’azione meramente propagandistica, ma deve essere il risultato di un’analisi dei bisogni. Crediamo poi che un’associazione grande e radicata come la nostra non possa prescindere dall’ascolto di chi a quest’organizzazione è associato e di chi, come i nostri delegati, è eletto non solo dagli iscritti, ma dalla generalità dei lavoratori delle aziende di provenienza”. Con queste parole il segretario generale della Cgil del Trentino, Paolo Burli ha riassunto il significato dell’iniziativa. “La valutazione molto positiva – continua Burli – che in nostri delegati danno dei servizi presenti sul territorio, è un segnale rassicurante. Ciò però ci deve spingere a lavorare meglio su quelle aree di criticità che emergono dalla ricerca, come la diffusione dei servizi di asilo nido o la questione dei prezzi delle abitazioni. Quest’ultimo dato in particolare ci fa dire ancora una volta che sul lato delle politiche per la casa non abbiamo prodotto, come comunità trentina, dei risultati all’altezza di quanto fatto in altri settori. Inoltre la questione salariale e della qualità del lavoro rappresentano la principale preoccupazione dei nostri delegati. È proprio per dare risposta a questi giudizi che stiamo concentrando il nostro impegno per giungere ad una riforma degli ammortizzatori sociali a favore dei giovani e dei soggetti oggi esclusi dal sistema delle tutele, mentre rilanciamo la proposta di diffondere buone pratiche e soluzioni innovative nell’organizzazione del lavoro per accrescere la produttività e rafforzare i salari”.

Fig. 1 - Incidenza percentuale dei delegati che giudicano in modo positivo la diffusione e la qualità di alcuni servizi pubblici. (valori percentuali)

Fig. 2 - Incidenza percentuale di risposte dei delegati che assegnano particolare rilevanza alle possibili problematiche territoriali. (valori percentuali)

Fig. 3 - Giudizio espresso dai delegati sindacali rispetto alla possibilità di costruire un sindacato federato alle organizzazioni sindacali nazionali ma autonomo da esse secondo la categoria sindacale di appartenenza. (valori percentuali)

Secondo il segretario generale, sul tema di una ancora maggiore autonomia del sindacato trentino rispetto a quello nazionale “registriamo un sostanziale favore, segno del fatto che il tema dell’autonomia non riguarda semplicemente l’assetto istituzionale, ma pervade le diverse articolazioni della società trentina. Per quello che riguarda l’unità sindacale, in una fase nazionale caratterizzata da rapporti difficili, tra le tre confederazioni, poter comunque contare più favorevoli che contrari al netto degli indecisi significa che il tema dell’unità sindacale, lungi dall’esser sepolto, è invece destinato a ritornare di assoluta attualità”. Infine una nota sul giudizio molto

lusighiero espresso dai delegati, pur con le differenziazioni tra le varie categorie, sull’operato della Cgil nei confronti della Giunta provinciale. “Questo testimonia a mio giudizio quanto la coesione che abbiamo prodotto nell’attuazione della manovra anticrisi sia stata profonda e radicata” sostiene Burli. “Ora siamo in una fase nuova, nella quale dobbiamo sostenere la crescita economica e garantire il mantenimento della coesione sociale. Il grado di fiducia e dunque il capitale sociale che è stato prodotto intervenendo nel fronteggiare la crisi non va disperso, ma al contrario va rafforzato proprio alla luce della difficoltà e della complessità delle scelte che dovremo andare a compiere”.

attività sindacale

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Le provvidenze della Regione A seguito dell’entrata in vigore, in data 22 settembre 2010, del nuovo regolamento sulle modalità applicative delle norme di attuazione dello statuto speciale di autonomia approvate con decreto legislativo 12 aprile 2001, n. 221 e della legge regionale 27 febbraio 1997, n. 3 e s.m. ed int. sono stati rafforzati gli interventi sociali e le garanzie destinati a sostenere i cittadini che si trovano in particolari situazioni di difficoltà in favore della costituzione di una pensione complementare.

Interventi sociali

Interventi finalizzati al sostegno dei versamenti contributivi in favore di lavoratori in situazioni di difficoltà quali: • percezione di indennità di disoccupazione o di altri interventi di sostegno al reddito previsti a livello nazionale, regionale e provinciale in caso di perdita del lavoro; • percezione dell’indennità di mobilità; • sospensione totale dal lavoro con diritto alla cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria; • sospensione totale dal lavoro con diritto alla cassa integrazione edilizia per eventi meteorologici; • diritto a beneficiare degli ammortizzatori sociali in deroga previsti dalla normativa statale; • titolarità in via esclusiva di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, a progetto o a programma; • periodi di malattia e/o infortunio, che si prolunghino oltre al periodo indennizzato da parte dell’ente e del datore di lavoro; • grave difficoltà economica del nucleo familiare di appartenenza dovuta a calamità naturali o ad eventi di particolare ed eccezionale gravità. PensPlan provvederà all’accantonamento di contributi per un periodo massimo di 36 mesi, anche continuativi per un importo complessivo non superiore a € 4.600 al rispetto dei requisiti previsti (residenza in Regione ed adesione ad un fondo pensione da almeno 2 anni, non aver omesso volontariamente i versamenti nell’anno solare precedente alla situazione di difficoltà, reddito familiare netto non superiore ai 57.000 €, patrimonio al netto della residenza di proprietà non superiore a 114.000 €).

periodo massimo di 5 anni immediatamente prima del pensionamento. La garanzia attribuisce il diritto alla rivalutazione del montante per un importo minimo garantito comparabile al tasso di rivalutazione del TFR di cui all’articolo 2120 del codice civile. Durante la fase di erogazione delle prestazioni la garanzia prevede la continuazione del trattamento pensionistico complementare per un periodo massimo di 2 anni nel caso di insolvenza del Fondo pensione e/o liquidazione coatta amministrativa della compagnia di assicurazione incaricata all’erogazione delle prestazioni.

Supporto in caso di omissioni contributive La Regione tramite PensPlan Centrum S.p.A. fornisce supporto ed assistenza gratuita al fine di consentire al lavoratore di ottenere informazioni e consulenza in merito ai propri diritti ed al credito vantato nei confronti del datore di lavoro protagonista di omissioni contributive nei confronti del fondo pensione ed eventualmente, ove possibile, un servizio legale gratuito finalizzato a recuperare tale credito qualora il periodo di inadempienza si protragga per un periodo superiore a 12 mesi e per crediti complessivamente superiori a 500 €.

Accantonamento in luogo di prestazione gratuita di servizi La Regione tramite PensPlan Centrum S.p.A. accantona un importo pari a 7,50 € annui, in luogo della prestazione gratuita dei servizi amministrativi, contabili e logistici agli iscritti dei fondi non convenzionati con PensPlan Centrum S.p.A.

Le richieste devono essere presentate a PensPlan Centrum S.p.A., tramite i PensPlan Infopoint presenti sul territorio, ovvero altri organismi convenzionati, utilizzando la modulistica scaricabile dal sito,

www.pensplan.com

Le richieste vanno in ogni caso presentate entro il 30 giugno dell’anno successivo a cui si riferisce la difficoltà e solamente al termine della stessa. È possibile approfondire l’argomento accedendo al portale

Garanzie

www.pensplan.com, sezione “Conosciamoci”, rubrica “Le provvidenze della Regione” dove sono presenti degli schemi di sintesi con i dettagli per le varie

La Regione garantisce nella fase della maturazione del diritto alla prestazione pensionistica complementare, almeno la protezione del montante accumulato per un

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attività sindacale


>> | 2 | 2010

Appalti di servizi: un freno al massimo ribasso PAT, Comuni e parti sociali hanno firmato un Atto di indirizzo. Analizziamo le novità introdotte.

I

l 4 novembre 2010 è giunto a conclusione un iter iniziato con la costituzione del Tavolo di Lavoro per gli Appalti. Da tempo le parti si erano poste l’obiettivo di ridurre al minimo il ricorso all’aggiudicazione al massimo ribasso, in particolare nelle gare d’appalto per forniture e servizi. Ora, con la firma dell’Atto di Indirizzo sugli appalti di servizi, questa volontà si è concretizzata in modo preciso: la PAT, i Comuni e le parti sociali hanno messo nero su bianco diversi criteri che fanno dell’offerta economicamente più vantaggiosa un modello per l’aggiudicazione delle gare d’appalto in provincia. Negli appalti pubblici di servizi le procedure per la selezione dei fornitori sono disciplinate in parte da norme comunitarie, in parte da norme nazionali e regionali e, nel nostro caso, provinciali. La scelta di quali regole applicare varia in relazione alla tipologia della stazione appaltante, all’oggetto e al valore dell’appalto. La selezione delle offerte avviene applicando due criteri alternativi: quello del massimo ribasso o quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Con il primo criterio si

selezionano le offerte sulla base del confronto economico. Con il secondo criterio, invece, la selezione è operata sulla base di numerosi parametri, in modo da permettere una valutazione complessiva delle offerte. Ad oggi le stazioni appaltanti possono scegliere fra l’uno o l’altro dei criteri di selezione. Per non incorrere nella non conformità con la disciplina comunitaria e nazionale, questa discrezionalità va mantenuta e va orientata preferibilmente verso il massimo ribasso per i servizi di semplice realizzazione e verso l’offerta economicamente più vantaggiosa per ogni altro intervento. L’Atto di indirizzo firmato a novembre va in questa direzione: già nelle premesse dell’atto viene infatti sostenuto che “il ricorso al massimo ribasso deve costituire un’eccezione e deve essere pertanto debitamente motivato nel bando di gara”. Ma perché favorire il ricorso al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa? Come sostiene Michele Cozzio, avvocato e docente presso la Facoltà di Giurisprudenza di Trento, “il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, contrapponendosi

ai rigidi automatismi del massimo ribasso, conferisce maggior elasticità al confronto concorrenziale e lo rende particolarmente adeguato ogni qual volta l’appalto non abbia ad oggetto opere o servizi di semplice realizzazione. Nel campo dei servizi alla persona, ad esempio, questo criterio sembra particolarmente adatto, posto che le stazioni appaltanti possono valorizzare elementi differenti da quello economico, come la propensione all’affidamento fiduciario, l’apporto motivazionale degli operatori, la gestione operata con modalità non finalizzate esclusivamente a fini di lucro”. Concretamente, l’Atto di indirizzo fissa il rapporto tra la componente economica e la qualità dell’offerta a 30/70. In assenza di particolari elementi qualitativi, la componente “prezzo” potrà oscillare tra 30 e 40 punti sul totale massimo di 100. Altri punti dell’accordo riguardano la valorizzazione della formazione del personale impiegato nello svolgimento del servizio, con un occhio di riguardo alla sicurezza sul lavoro; l’occupazione dei soggetti svantaggiati; il rapporto tra la forza lavoro presente nell’organico dell’impresa e quella acquisita all’esterno.

Sulla questione dei punteggi è poi in atto una trattativa affinché la formula per l’attribuzione dei singoli valori sia effettivamente coerente con lo spirito e la sostanza dell’atto di indirizzo. Al punto 5 si precisa che, al fine di tutelare i livelli occupazionali nel territorio del Trentino, la sicurezza e la qualità del servizio reso agli utenti e al fine di evitare una concorrenza sleale fra le imprese, i capitolati dovranno prevedere che l’appaltatore, il concessionario e il subappaltatore

di servizi di pubblica utilità siano tenuti ad applicare al personale impiegato nell’appalto le condizioni economico-normative non inferiori a quelle previste nel contratto collettivo nazionale individuato fra i contratti collettivi nazionali e rispettivi accordi integrativi territoriali, applicabili per il rispettivo settore di attività, che sia stato stipulato dalle organizzazioni maggiormente rappresentative a livello nazionale e che sia stato applicato in via prevalente sul territorio provinciale.

Commercio, più contrattazione territoriale per coinvolgere i lavoratori Intervista ad Ezio Casagranda, segretario della Filcams, sul settore del terziario. Alla fine del 2010 scade il contratto nazionale del commercio. A che punto sono le trattative per il suo rinnovo? Si sono già svolti sei incontri, ed un ulteriore momento di confronto è previsto prima di Natale. La posizione di Confcommercio purtroppo è molto rigida: ci chiedono di fare un passo indietro sui diritti per poter discutere degli adeguamenti salariali. Ma è una proposta inaccettabile. FILCAMS, FISASCAT e UILTUCS si presentano con tre diverse piattaforme: nella nostra mettiamo al centro la necessità di coinvolgere i lavoratori nell’organizzazione del lavoro e spingiamo sulla contrattazione territoriale. Ovviamente non in alternativa al contratto nazionale, ma a suo rafforzamento. Qual è la situazione in Trentino? Quando è stato firmato l’ultimo contratto provinciale del commercio portavamo i calzoni corti (il contratto risale al 1987, ndr). Ogni anno tentiamo di attualizzare il problema, ma non otteniamo mai risposte positive da parte delle organizzazioni datoriali. Ad oggi c’è solo una forma di contrattazione provinciale che riguarda il lavoro domenicale e le festività. Su questo aspetto, la FILCAMS ha portato avanti una linea molto dura

contro il lavoro festivo e l’estensione degli orari... È vero: noi siamo stati e continuiamo ad essere nettamente contrari all’impostazione della legge provinciale sul commercio, approvata quest’estate. È stata messa troppa enfasi sulla questione degli orari di apertura serali, sulla possibilità di tenere i negozi aperti la domenica. Noi siamo convinti che non siano questi i veri problemi del commercio, anzi. I nodi cruciali sono da un lato il costo esorbitante degli affitti, dall’altro la crisi del potere di acquisto di salari e pensioni. La gente compra meno, non c’è nulla da fare: avere la possibilità di vendere più a lungo non significa vendere e guadagnare di più. Al contrario, spesso significa un aumento insostenibile dei costi: a pagare il prezzo più grosso sono così i piccoli negozi. In questo senso la polemica contro i centri commerciali... I centri commerciali sono soprattutto creatori di precarietà: non garantiscono nuova occupazione, ma un travaso occupazionale verso forme di lavoro sempre meno tutelato e sempre più dequalificato. La legge arriva in ritardo, perché la costruzione dei centri commerciali di Lavis e Mori ormai sembra certa.

> contratti <

Come si sviluppa la contrattazione aziendale in Trentino? Salvo rare eccezioni, si va fortemente a rilento. Al Poli siamo riusciti a strappare, unitariamente, un buon risultato sia sulla parte economica sia su quella normativa. In tante altre realtà la situazione è peggiore. Noi non abbiamo sottoscritto il contratto delle famiglie cooperative, ritenendo l’adeguamento economico di sette euro assolutamente insoddisfacente, e quello del Despar, che liberalizza il lavoro domenicale. Io vedo il rischio di una contrattazione aziendale “a rendere”, non migliorativa: per questo motivo è sempre più importante la difesa del contratto nazionale, soprattutto in questi settori. Voglio ricordare che in Trentino solo 3-4.000 lavoratori sono interessati alla contrattazione decentrata, su oltre 30.000. Con il primo gennaio andrai in pensione. Con che spirito si chiude il tuo lavoro da dirigente sindacale? Non è un momento facile, stiamo assistendo a preoccupanti passi indietro, nel mondo del lavoro. Io credo che l’unica vera soluzione sia che le lavoratrici e i lavoratori riprendano in mano il loro futuro, senza delegare a nessuno: se il lavoro e i lavoratori torneranno protagonisti, ci sarà ancora una speranza di cambiamento.

GRAZIE EZIO !

Dal primo gennaio, il segretario generale della Filcams, va in pensione. Iscritto alla Cgil del Trentino praticamente da sempre, Ezio Casagranda ha mosso i primi passi sindacali da operaio alla Michelin di Trento. Da lì nel 1983 è passato a lavorare in Cgil nel sindacato dell’edilizia. Nel 1988 il passaggio alla Fiom. Per le tute blu della Cgil Casagranda ha lavorato fino al 2002 giungendo a ricoprire il ruolo di segretario generale. Nel 2004 è avvenuto il passaggio alla categoria del commercio e dei servizi, di cui ha tenuto le redini fino ad oggi. Ad Ezio va il ringraziamento di tutta la Cgil del Trentino per il suo impegno a favore delle lavoratrici e dei lavoratori in Trentino.

attività sindacale

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Pubblico impiego, lavorare senza contratto Anche in Provincia si applica il blocco del rinnovo imposto da Tremonti. Stanziati 50 milioni di euro per un fondo produttività. Per la Fp Cgil serve una trattativa vera.

L

a manovra finanziaria dello Stato ha imposto il blocco del rinnovo dei contratti del pubblico impiego: una scelta sbagliata e profondamente iniqua, che punta a far pesare sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori i costi del risanamento delle finanze pubbliche. Il blocco forzato della contrattazione crea un pericolosissimo precedente, perché cancella a norma di legge il diritto dei lavoratori alla tutela del contratto nazionale, strumento irrinunciabile per riconoscere i diritti del mondo del lavoro, ma – nei servizi pubblici – anche per garantire l’esercizio dei diritti costituzionali. Come ribadito dal Comitato direttivo nazionale della Fp Cgil, “senza certezza del ccnl viene a mancare il presupposto fondamentale per dare dignità, diritti e ruolo al dipendente pubblico, oltre ad impedire una vera riorganizzazione produttiva ed efficiente della macchina pubblica”. La Provincia ha recepito questa

norma, applicando anche in Trentino il blocco della contrattazione. La Fp ha denunciato questo atteggiamento, che utilizza la manovra economica di Tremonti come “scudo normativo” per non arrivare al rinnovo dei contratti. Non è una questione contabile: il problema reale è che è mancata la volontà politica di smarcarsi da quanto deciso dal Governo nazionale. La PAT ha impugnato infatti diversi contenuti della manovra, perché lesivi dell’autonomia: lo ha fatto puntualmente su molte voci, ma ha escluso il comma che riguardava i rinnovi contrattuali. La Giunta provinciale ha in seguito proposto alle organizzazioni sindacali una strategia alternativa, che prevede di destinare risorse ad un fondo straordinario per la riorganizzazione e l’efficienza gestionale. Come riaffermato dal Direttivo provinciale della Fp Cgil del Trentino, con l’istituzione del fondo straordinario non ci troviamo di fronte al finanziamento

del rinnovo contrattuale: per questo motivo dovranno essere individuate forme di erogazione delle risorse in base a criteri che siano riconducibili alla riorganizzazione ed all’efficienza gestionale della macchina amministrativa. Per la Fp questi criteri di utilizzazione e ripartizione delle somme a disposizione dovranno essere individuati attraverso una trattativa vera con le organizzazioni sindacali, in modo che la distribuzione di queste risorse avvenga nella maniera più equilibrata possibile. Senza dimenticare che l’efficienza gestionale nella pubblica amministrazione in Trentino è stata riconosciuta perfino da “Il Sole 24Ore”, generalmente non ben disposto nei confronti del pubblico impiego. Pur confermando la rivendicazione del diritto al ccnl, la Fp ribadisce la volontà di prendere parte a tutti i tavoli di trattativa che si apriranno una volta approvata la manovra finanzia-

ria: per la categoria non è accettabile lasciare ad altri la possibilità di effettuare delle scelte che non riguardano solamente la posizione lavorativa dei dipendenti della pubblica amministrazione, ma che - avendo al centro l’efficienza e la buona organizzazione della macchina amministrativa – hanno necessariamente a che fare con il diritto di tutti i cittadini ad avere prestazioni e servizi puntuali e di qualità. Con l’iniziativa “Ti togliamo le castagne dal fuoco”– che ha visto la Fp stare in piazza a parlare con la gente, distribuendo caldarroste e vin brulè – la categoria dei pubblici dipendenti ha voluto esprimere questo concetto: i lavoratori pubblici non sono assenteisti, fannulloni e maleducati, ma sono quelli che lavorano sulle strade per renderle sicure, assistono e si prendono cura degli anziani, si occupano della salute dei cittadini con professionalità e competenza e tanto altro. Inoltre quella è stata

l’occasione di distribuire ai cittadini un questionario, per raccogliere informazioni sui possibili miglioramenti da apportare al servizio offerto dai lavoratori del pubblico impiego. Un rapporto amichevole e diretto con i cittadini, per dimostrare che la campagna denigratoria lanciata dal ministro Brunetta contro i dipendenti pubblici parte da considerazioni false e distorte riguardo il loro operato.

Coop sociali: i lavoratori in stato di agitazione

| Non si

sbloccano le trattative per il rinnovo del contratto. |

| Accordo con

la giunta dopo la mobilitazione. |

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attività sindacale

Sono scaduti rispettivamente da 10 e 22 mesi i contratti di lavoro nazionale e provinciale delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti delle cooperative sociali, in Trentino circa 3.500. I sindacati di categoria puntano a riaprire le trattative su tutti e due i tavoli, concordando con i lavoratori le forme di pressione sulle controparti datoriali – Confcooperative e Federazione Trentina delle Cooperative – in modo da evitare lo stallo della passata tornata contrattuale, che a livello nazionale aveva costretto gli oltre 250mila lavoratori del settore in

Italia ad una snervante attesa, durata addirittura 30 mesi oltre la scadenza naturale. Allora, per sbloccare la situazione ci volle uno sciopero nazionale dei dipendenti delle coop sociali che, in Trentino, portò sotto la sede della Federazione di via Segantini quasi trecento lavoratrici e lavoratori. Per quanto riguarda le richieste sindacali per il rinnovo del contratto nazionale, le organizzazioni sindacali per il triennio 2010-2012 partono da aumenti medi pari a 145 euro lordi a regime. Ma la trattativa dovrà definire anche alcune questioni normative es-

senziali per rafforzare diritti e tutele dei dipendenti. A livello nazionale Fp Cgil, Fisascat Cisl e Fpl Uil chiedono quindi norme più tutelanti per i lavoratori coinvolti nei cambi d’appalto, una nuova disciplina dell’apprendistato, il rafforzamento dei diritti e delle agibilità sindacali, la costituzione di un soggetto bilaterale del settore. Contemporaneamente è aperta a livello locale la vertenza per il rinnovo del contratto provinciale del settore, scaduto alla fine del 2008. Attualmente la proposta di via Segantini è ferma a sei euro e mezzo al mese di

aumento sull’integrativo provinciale, lordi e a rate. Proposta che i sindacati hanno respinto considerandola del tutto inaccettabile. Per questo motivo hanno deciso di lanciare la campagna “(Anche) stavolta paghiamo noi”: sono state preparate delle banconote del valore di 6 euro e mezzo, cioè quanto offerto dalla controparte per il contratto integrativo, che saranno inviate direttamente ai vertici delle coop trentine: idealmente, un modo per ribaltare i ruoli e sottolineare l’assurdità della posizione della Federazione.

Scuole d’infanzia, niente tagli Dopo qualche settimana di confronto con la Giunta provinciale e la forte mobilitazione del personale delle scuole dell’infanzia, a fine novembre è’ stato siglato un protocollo d’intesa tra l’amministrazione

provinciale e i sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola e Fps Uil in merito alla definizione delle sezioni ridotte e alla dotazione degli organici delle scuole, tema sul quale si era consumata una frattura tra le parti che aveva indotto i sindacati a proclamare una giornata di sciopero del settore. «Il protocollo – spiega la segretaria generale della Flc Cgil del Trentino, Gloria Bertoldi – garantisce il mantenimento degli organici del personale insegnante e ausiliario attualmente in servizio. E questo è il primo significativo risultato perché nessuno verrà licenziato». In aggiunta, il protocollo prevede di rivedere le modalità di distribuzione dell’organico del personale ausiliario. «Su questa specifica questione – aggiunge Bertoldi -, e fatto salvo il

mantenimento degli organici attuali, verrà aperto un confronto con l’amministrazione provinciale per individuare nuovi parametri». L’accordo poi introduce le sezioni ridotte che superano la rigidità attuale nella definizione del numero delle sezioni e del personale insegnante impiegato. Se oggi oltre quota 26 bambini, per la legge provinciale, gli insegnanti debbono passare automaticamente da due a quattro, con l’accordo si stabilisce che tra 26 e 34 bambini il personale insegnante non verrà più raddoppiato ma sarà composto da tre insegnanti più un part time al 50%. «In pratica – conferma la segretaria della Flc Cgil del Trentino – gli insegnanti saranno tre e mezzo e torneranno a diventare quattro oltre

quota 34 bambini». L’identico meccanismo delle sezioni ridotte sarà applicato nelle scuole che accolgono tra 52 e 56 bambini e tra 77 e 79 bambini. In ogni caso, le sezioni ridotte non si applicano alla definizione degli organici del personale ausiliario. Inoltre l’accordo mantiene in essere la compresenza degli insegnanti nei gruppi intersezionali. «Inoltre – precisa Bertoldi – la giunta provinciale si è impegnata ad esaminare la praticabilità della stabilizzazione del personale precario. Su questo tema si aprirà a breve un tavolo di confronto tra sindacati e amministrazione provinciale. In quel tavolo proseguiremo la nostra battaglia per le stabilizzazioni e perché sia riconosciuto agli insegnanti precari la copertura salariale del periodo estivo».

> contratti <


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PROGRAMMA TURISTICO 2010/2011

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SOGGIORNO A TENERIFE / HOTEL CONQUISTADOR

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10/02 - 24/02/11

da € 1.351,00

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08/05 - 21/05/11

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SOGGIORNO A TENERIFE / HOTEL CONQUISTADOR

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17/02 - 02/03/11

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TOUR DEL CILENTO

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09/05 - 22/05/11

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SOGGIORNO A MARSA ALAM / FLORIANA EMERALD LAGOON

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05/03 - 12/03/11

€ 795,00

SOGGIORNO A SANTO DOMINGO/ CLUB VIVA DOMINICUS

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18/06 - 03/07/11

€ 1.490,00

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06/03 - 19/03/11

€ 770,00

SOGG. IN TUNISIA / HAMMAMET: SPRINCLUB TUNISIAN VILLAGE

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20/06 - 04/07/11

€ 795,00

CARNEVALE A SHARM / EDEN VILLAGE AMPHORAS

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06/03 - 13/03/11

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SOGG. IN TUNISIA / DJERBA: SPRINCLUB DJERBA GOLF

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20/06 - 04/07/11

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CARNEVALE A MARSA ALAM / SOL Y MAR DAR EL MEDINA

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06/03 - 13/03/11

€ 790,00

SOGG. IN MESSICO/RIVIERA MAYA: SPRINCLUB MAYA COLONIAL

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07/07 - 22/07/11

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CARNEVALE A SHARM: TROPICANA SEA BEACH

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06/03 - 13/03/11

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01/08 - 14/08/11

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SOGG. IN TUNISIA / HAMMAMET: SPRINCLUB TUNISIAN VILLAGE

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€ 965,00

ISTRIA + LAGHI DI PLITVICE

PULLMAN

26/08 - 28/08/11

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SOGG. A CHIANCIANO: HOTELS SAVOIA E ATLANTICO

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½ SETTEMBRE

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TOUR DELLA POLONIA

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SOGG. A ABANO/MONTEGROTTO: HOTEL TERME MONACO

SOGG. A ABANO/MONTEGROTTO: HOTEL TERME MONACO

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06/03 - 13/03/11

€ 1.295,00

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17/04 - 24/04/11

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CROCIERA MEDITERRANEO: GENOVA / LISBONA / GENOVA

TOUR ALBANIA TOUR MAGICA SIRIA

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Informazioni e prenotazioni: ROVERETO : E.T.L.I. - TN Corso Rosmini, 82 – tel. 0464 431507 fax 0464 438981 e-mail: info@etlitn.it – Sito internet: www.etlitn.it Orario: dal LUNEDÌ al VENERDÌ: orario continuato 09.00 – 19.00 SABATO: 09.00 – 13.00 RIVA: RIVA MONDO VIAGGI Viale Trento, 5 – tel. 0464 554600 – fax 0464 555125 e-mail: info@rivamondoviaggi.com Sito internet: www. rivamondoviaggi.com Orario: dal LUNEDÌ al VENERDÌ: 09.00 – 13.00 / 15.00 – 19.00 SABATO: 09.00 – 13.00

Per gli iscritti alla CGIL: TRENTO : E.T.L.I. - TN Via Muredei, 8/1 (sede CGIL) – tel. 0461 303916 – fax 0461 303991 e-mail: infotrento@etlitn.it Orario: dal LUNEDÌ al VENERDÌ: 09.00 – 13.00 BORGO VALSUGANA : E.T.L.I. - TN P.zza Martiri della Resistenza, 7 – tel. 0461 1750110 fax 0461 1750111 e-mail: infoborgo@etlitn.it Orario: LUNEDÌ/MARTEDÌ/GIOVEDÌ/VENERDÌ: 09.00 – 12.00 / 15.00 – 19.00 MERCOLEDÌ: 09.00 – 17.00

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attività sindacale

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Politiche sanitarie, recuperare la concertazione > di Claudia Loro *

L

a politiche sanitarie restano al centro dell’attività del sindacato confederale e della Cgil in particolare. Non si tratta infatti solo di “presidiare” e quindi monitorare il capitolo di spesa più importante del bilancio provinciale che nel 2011 impegnerà risorse per 1 miliardo 170 milioni di euro. L’obiettivo prioritario della Cgil è quello di qualificare i servizi sanitari alla popolazione in Trentino, in un contesto in cui la contrazione delle disponibilità dei bilanci pubblici, la crescita costante della domanda di servizi in questo campo e il progressivo invecchiamento della popolazione pongono una sfida simile in tutte le regioni europee. In Trentino, per provare a vincere questa sfida, è però prioritario riconquistare uno spazio alla concertazione, soprattutto nell’ambito della programmazione dei servizi socio-sanitari. La recente legge provinciale n. 16 del 2010 sulla tutela della salute coinvolge infatti le organizzazioni sindacali solo come soggetti di informazione riguardo la proposta del piano provinciale per la salute, sulla quale possono solo far pervenire osservazioni. Ma come detto, anche sul versante delle politiche socio-sanitarie, il sindacato ha rivendicato una spazio di confronto con la Giunta provinciale che oggi è stato precluso. Infatti all’articolo 21 della legge, quello che istituisce il comitato di coordinamento per l’integrazione socio-sanitaria, non si prevede la partecipazione dei rappresentati delle organizzazioni sindacali. Per la Cgil quindi è necessario che

Dopo l’approvazione della legge provinciale sulla tutela della salute, l’impegno è quello di riuscire a potenziare l’integrazione socio-sanitaria. Al via il confronto sui fondi integrativi. la concertazioni torni ad essere il modello in base al quale programmare i diversi provvedimenti di politica sanitaria anche in Trentino. Non si capisce tra l’altro perché, in tutti gli ambiti della programmazione provinciale in materia di welfare – dalle politiche per il lavoro alle politiche sociali passando per politiche tariffarie – la prassi seguita sia quella della concertazione, mentre per un settore così delicato come la sanità questo non accada. Inoltre la riforma istituzionale ha attribuito nuove competenze alle Comunità di valle in ambito sociale, prevedendo in questo caso tavoli di concertazione utili ad armonizzare l’attività programmatoria delle Comunità con le normative di ambito provinciale. E proprio a partire dalla riforma istituzionale è stata poi varata una commissione provinciale per elaborare le linee guida per la costruzione dei piani sociali di Comunità. Questa commissione ha affrontato la questione dell’integrazione sociosanitaria, ma ha individuato soltanto gli interventi che afferiscono all’area socio-sanitaria, non entrando più nel dettaglio. Ci sarà quindi da lavorare per rendere esigibili i diritti a specifici servizi in questo campo. Un altro tema di sempre maggiore attualità è quello dei servizi alle persone non autosufficienti. A questo proposito la recentissima legge 16 sulla tutela della salute prevede un Fondo per l’assistenza integrata istituito dalla compartecipazione sia dei cittadini, sia dei fondi integrativi di assistenza sanitaria, a carattere contrattuale e

territoriale. A questo proposito la Cgil del Trentino è impegnata a far sì che attraverso questo fondo si vadano a finanziare prestazioni aggiuntive e non quelle che attengono agli attuali livelli essenziali si assistenza. Proprio sulla questione “fondi integrativi” a breve si aprirà il confronto con la giunta provinciale. Durante la discussione della manovra finanziaria, il Consiglio provinciale ha infatti votato un ordine del giorno nel quale si prospettano la nascita di un’anagrafe dei fondi integrativi contrattuali, forme di incentivazione fiscale agli stessi e nuove modalità per coordinare le prestazioni offerte alle politiche sanitarie a livello territoriale. Il tutto attraverso meccanismi di coinvolgimento delle parti costitutive degli stessi fondi, ossia organizzazioni sindacali e datoriali.

A questo proposito, la Cgil del Trentino valuterà nel merito le proposte della Giunta e insieme a Cisl e Uil assumerà la propria posizione partendo dalla consapevolezza che la funzione dei fondi sanitari è per definizione integrativa, ponendo il tema della funzione universale del sistema sanitario e non prescindendo da un effettivo coinvolgimento delle organizzazioni sindacali quando si dovranno fissare i paletti del coordinamento tra le politiche pubbliche e le prestazioni offerte dai fondi. Per concludere in questi mesi è emersa una proposta in ordine alla rimodulazione delle rette per i degenti nelle residenze sanitarie assistite. L’assessore Ugo Rossi ha ventilato l’ipotesi di far pagare la retta alberghiera applicando i parametri della certificazione Icef. Si tratta di capire

quali sono i costi che la Giunta vuol far ricadere sulle tasche dei cittadini e dei degenti. Una retta calcolata sulla base dell’Icef non potrà comprendere e quindi caricare sulle spalle degli utenti e delle loro famiglie i costi afferenti ai servizi di tipo eminentemente sanitario offerti dalle case di riposo in quanto questi rientrano nei servizi garantiti dai livelli essenziali di assistenza. Un tema centrale nelle politiche a favore della popolazione anziana è quello di potenziare l’assistenza domiciliare integrata, i centri diurni e gli appartamenti protetti per anziani.

*

segretaria confederale CGIL del Trentino

Vent’anni di Auser a Trento L’anniversario dell’associazione di volontariato degli anziani per gli anziani festeggiata il settembre scorso.

Q

uasi 8mila servizi di accompaganemto anziani, poco meno di 9mila interventi a domicilio per assistenza e compagnia, 8.300 consegne ai laboratori d’analisi per esami sanitari, 8.400 interventi e 1.255 ore di sostegno telefonico ad anziani soli ed in difficoltà, per un totale di 127.855 ore di volontariato attivo svolto dagli oltre 380 iscritti – per lo più essi stessi rappresentanti della terza età – di Auser/Risorsanziani a Trento dal 1990 ad oggi. Con l’illustrazione di questi dati così lusinghieri, Vittorio Alidori, presidente della sezione Auser del capoluogo, ha introdotto al Palazzo della Regione la manifestazione per il Ventennale della fondazione a Trento

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attività sindacale

dell’associazione di volontariato che punta sugli anziani come risorsa attiva per il sostegno e l’aiuto alle persone anziane in difficoltà. Nata il 12 gennaio 1990 su iniziativa della Cgil del Trentino e dello Spi Cgil, l’Auser sin da subito, sotto la guida del primo presidente Walter Liuti, si è resa protagonista in città delle attività di volontariato a favore dei cittadini in difficoltà con particolare riguardo alle persone anziane. Con una particolarità: a mettersi in gioco, a fornire la materia prima, ossia il proprio tempo, erano gli anziani stessi, i pensionati e le pensionate della città diventavano i protagonisti, quasi per la prima volta, dell’aiuto e del sostegno attivo

ai propri coetanei in difficoltà. Da qui sono nate, in collaborazione con il Comune di Trento, le esperienze pilota come “pronto aiuto anziani” ed “emergenza estate”. “Viviamo in un momento storico difficile – ha ricordato il presidente Alidori nella sua relazione introduttiva - in una società sempre più individualista, più vuota di valori umani ed etici, senza accorgerci che ciascuno di noi partecipa alla propria comunità dentro la quale le relazioni umane sono un fattore di elevazione della qualità della vita, non solo del singolo ma di tutti”. Per questo è importante il volontariato, perché costruisce dal basso, grazie alle relazioni umane tra i volontari stessi, reti di solidarietà

Walter Liuti e Vittorio Alidori

capaci di risolvere problemi concreti, pratici, ma anche di colmare il vuoto di comunicazione e di relazione creato dalla nostra società. “Celebriamo oggi i 20 anni dell’Auser di Trento – ha concluso Alidori – orgogliosi dei servizi che abbiamo assicurato in questi anni, ma consci di aver fatto solo il nostro dovere”. Dopo le parole del presidente hanno preso la parole il presidente del Consiglio Regionale Marco Depa-

oli, l’assessore comunale di Trento, Violetta Plotegher, l’assessore provinciale Lia Giovanazzi Beltrami, il segretario generale della Cgil del Trentino, Paolo Burli e il presidente nazionale dell’Auser, Michele Mangano che hanno ringraziato l’Auser per il costante impegno a favore delle persone in difficoltà e per la capacità di raccogliere tra gli anziani della città sempre nuove energie e competenze da mettere al servizio degli altri.

> sanità & sociale<


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DOPO L’ATTACCO ALLA SEDE CISL, LA SOLIDARIETÀ DELLA CGIL

IL SALUMIFICIO MARSILLI DI ROVERETO DI NUOVO SULL’ORLO DELLA CRISI

La Cgil nazionale e la Cgil del Trentino condannano il vile attacco perpetrato ai danni di una sede della Cisl a Trento. Non si è trattato di semplice atto vandalico, ma di un grave gesto intimidatorio. Chiediamo che gli autori di questa azione insensata si ravvedano ammettendo le proprie colpe. Se così non sarà, confidiamo che vengano individuati dalle forze dell’ordine e chiamati a rispondere dei propri atti. Ci sono infatti molti in Italia, sicuramente troppi, che, speculando sulla crisi economica, sociale e politica in atto, intendono far salire la tensione all’interno del Paese per cavalcare con la violenza e l’intimidazione il disagio di interi strati sociali. La Cgil ripudia questa strategia folle e violenta. Chiede invece risposte politiche alle istituzioni nazionali e progetti sostenibili di rilancio produttivo alle imprese, unica strada percorribile per garantire realmente sviluppo economico e coesione sociale. La Cgil del Trentino ribadisce inoltre la piena sintonia con Cisl e Uil nelle strategie sindacali a livello territoriale e ricorda che grazie all’unità delle tre organizzazioni dei lavoratori il Trentino è stato in grado di mettere in campo interventi anti crisi per il lavoro senza pari in Italia e in prospettiva di dotare la nostra terra di un moderno sistema di ammortizzatori sociali. Chi oggi in Trentino attacca la Cisl, attacca quindi anche le altre organizzazioni sindacali che alla realizzazione di queste conquiste e di queste prospettive hanno concorso concretamente e idealmente. Per tutte queste ragioni la Cgil nazionale e la Cgil del Trentino sono pienamente solidali con la Cisl e chiedono che tutte le forze politiche, sociali ed economiche della provincia di Trento facciano scudo insieme a noi contro l’imbarbarimento del confronto politico e sociale e contro ogni forma di intolleranza violenta. Susanna Camusso segreteraio generale Cgil Paolo Burli segretario generale Cgil del Trentino

Di fronte al rischio di un nuovo fallimento e mentre i lavoratori non percepiscono più le regolari spettanze, all’inizio di dicembre si è tenuto un vertice in Provincia sul destino della Marsilli 1914, azienda alimentare lagarina che occupa 58 dipendenti, alla presenza dell’assessore provinciale all’industria, Alessandro Olivi, del sindaco di Rovereto, Andrea Miorandi, di Diego Laner in rappresentanza di Trentino Sviluppo e dei rappresentanti sindacali. «Abbiamo chiesto alla Provincia – afferma Stefano Montani, segretario generale della Flai Cgil del Trentino – di farsi immediatamente parte attiva nella ricerca di nuovi soggetti imprenditoriali in grado di investire nella rinascita produttiva dello stabilimento Marsilli. Siamo infatti convinti che, ragionevolmente, l’assemblea dei soci decreterà a breve la messa in liquidazione dell’azienda a due anni appena dall’avvio della nuova compagine societaria». «Se verrà formalizzata l’apertura di una procedura concorsuale – avverte Montani – crediamo che ci siano tutte le potenzialità per rilanciare la produzione: in azienda sono presenti professionalità di alto livello che vanno difese e i marchi del gruppo hanno ancora un mercato». Per ripartire servono però almeno 1,5 milioni di euro di investimenti. Da alcune indiscrezioni, sembrerebbe che ci siano soggetti imprenditoriali realmente interessati a subentrare nella gestione dello stabilimento lagarino. Nulla è però confermato e non ci sono certezze. Intanto la Provincia, per bocca dell’assessore Olivi, ha ribadito l’impegno a far sì che la produzione continui grazie appunto ad una nuova proprietà imprenditoriale. «Resta il tema delle difficoltà del comparto alimentare – conclude il sindacalista – che può essere affrontato solo in un’ottica di sistema. Il primo vero limite è rappresentato dalle piccole dimensioni di moltissime aziende del settore. In questo senso, le politiche industriali provinciali debbono incentivare la crescita e la realizzazione di reti tra le imprese del settore».

siamo pronti a chiamare l’azienda veneta a risponderne legalmente. La Carron si era impegnata ad assumere 40 lavoratori provenienti dall’azienda rotaliana, per completare gli appalti pubblici in Trentino. Ora fa marcia indietro e non non ci stiamo» Non usa mezze parole la delegazione sindacale che ha partecipato nei mesi scorsi al confronto sulla ripresa dei lavori nei cantieri trentini affidati lo scorso 2 luglio alla Carron Spa dopo l’avvio della procedura concorsuale per il fallimento della Cosbau di Mezzocorona. I lavori appaltati dalla Provincia Autonoma di Trento e non del tutto riavviati erano il potenziamento del sistema acquedottistico di Paneveggio, il ripristino di un ecosistema lacustre nella zona del lago di Loppio, la rettifica e l’allargamento della S.S. 612 Val di Cembra, la costruzione della nuova scuola media di Mezzolombardo e la realizzazione di un complesso residenziale di edilizia agevolata in Campotrentino. «Il confronto – spiegano i sindacalisti Maurizio Zabbeni (Fillea Cgil), Gianni Tomasi (Feneal Uil) e Franco Bebber (Filca Cisl) –, sollecitato dalle nostre organizzazioni, ha chiarito che non è colpa della Provincia se i cantieri affidati alla Carron non sono stati immediatamente riattivati». Il nodo ora è quello del rispetto dell’accordo sindacale che aveva portato all’acquisizione in capo alla Carron SpA dei cantieri pubblici in Trentino. «Fino ad oggi – dichiarano Zabbeni, Tomasi e Bebber – la ditta avrebbe riassunto 8 dipendenti della Cosbau e prima della fine di settembre intende assumerne altri 24. Ma nell’accordo del 2 luglio scorso la Carron si era impegnata a garantire il posto di lavoro ad almeno 40 operai. E questo impegno noi vogliamo che sia rispettato». Se così non sarà i sindacati di dicono pronti ad adire le vie legali.

avviata la riorganizzazione del servizio recapito che non copre più sempre sei giorni della settimana, ma prevalentemente cinque. In pratica i portalettere recapitano la posta dal lunedì al venerdì, con eccezioni solo per le aree metropolitane. La nuova organizzazione del lavoro comporta una riduzione delle zone di recapito che sono state accorpate per permettere agli addetti al recapito di completare il proprio orario di lavoro settimanale su cinque giorni. In Trentino la riduzione delle zone di recapito – oggi 453 – è stimata intorno al 10 percento. Ciò inevitabilmente comporta delle eccedenze nell’organico del servizio postale. In tutta Italia si tratta di 5.850 esuberi, mentre in Trentino sono 92 su un totale di circa 500 addetti. «Ma ciò è avvenuto licenziamenti – spiega la sindacalista della Slc Cgil del Trentino, Daniela Tessari -. Fino ad oggi, e questo accordo conferma la prassi, l’azienda si è riorganizzata senza provvedere a licenziamenti collettivi. Il personale in eccedenza sul recapito è inserito in percorsi di mobilità interna». In Trentino i lavoratori interessati alla riorganizzazion sono 42 portalettere, 46 addetti alla logistica e ai trasporti, mentre i restanti 4 sono addetti alle lavorazioni interne. «A tutti questi lavoratori – conferma Tessari – vengono offerte soluzioni interne, anche a part time. Inoltre abbiamo ottenuto che il personale in esubero possa essere riqualificato per andare a rinforzare gli sportelli postali, oggi sotto organico anche in Trentino, con un sovraccarico per il personale in servizio e inefficienze per l’utenza».

LO SPI E LA VERIFICA DELLA 14ESIMA DEI PENSIONATI Due mesi, ottobre e novembre, per controllare la 14esime dei pensionati trentini. È la missione che si è dato lo Spi, il sindacato dei pensionati della Cgil del Trentino, che per avvicinare il maggior numero di pensionate e pensionate ha deciso di trasferire i propri uffici direttamente tra la gente. Dal 13 ottobre quindi i funzionari del sindacato, coadiuvati dagli operatori del patronato INCA, sono stati presenti nei mercati delle città e delle località più popolose del Trentino, per offrire una consulenza professionale gratuita a tutti i pensionati che vogliano controllare la correttezza della propria 14esima. «Vogliamo avvicinare iscritti e non iscritti – spiega il segretario provinciale dello Spi, Enzo Gasperini – direttamente dove operano e vivono. Lo facciamo nel nome dei diritti: sono ancora molti infatti a nostro avviso i pensionati che, pur potendo beneficiare della 14esima, non la ricevono, magari solo per un difetto di comunicazione. Essendo poi un beneficio calcolato sul reddito reale dei pensionati, capita che alcuni si vedano revocata la 14esima per aver superato i limiti e debbano addirittura restituirla all’Inps. Il controllo serve a verificare la correttezza di queste procedure». Proprio per affrontare tutte queste questioni, ai funzionari dello Spi si sono affiancati gli operatori dell’Inca, il patronato della Cgil, che in quanto esperti in materia previdenziale, forniranno una consulenza professionale a tutti coloro che si avvicineranno ai gazebo dello Spi.

periodico della CGIL del Trentino

FALLIMENTO COSBAU. I SINDACATI DEGLI EDILI CHIEDONO IL RISPETTO DEI PATTI ALLA CARRON

POSTE ITALIANE. RIORGANIZZATI I SERVIZI ANCHE IN TRENTINO

«Se non verranno rispettati gli accordi per il passaggio degli appalti Cosbau alla ditta Carron

Con un accordo a Roma tra Poste Italiane e le organizzazioni sindacali nazionali del settore è stata

> in breve <

Scritti, richieste, interventi vanno inviati alla redazione in via Muredei, 8 – 38100 Trento tel. 0461 303934 fax 0461 935176 e-mail: ufficio.stampa@cgil.tn.it www.cgil.tn.it Comitato di redazione Paolo Burli, Franco Ianeselli, Mirko Carotta, Flavio Ceol, Andrea Grosselli, Tommaso Iori, Franco Ischia, Roland Caramelle Ferruccio Morandi, Flavio Rudari (foto)

attività sindacale

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26-02-2010

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Malè c/o Municipio - Piazza Regina Elena Tel 0463 901796

Tione di Trento (con recapito a Ponte Arche) via Roma, 17/A Tel 0465 324942

Cavalese (con recapito a Pozza di Fassa) via Pasquai, 20 Tel 0462 230507

Storo (con recapito a Condino) via Roma, 41/B Tel 0465 680598

Tonadico via U. Scopoli, 17 Tel 0439 763207

Pergine Valsugana via Pennella, 92 Tel 0461 533025

www.caaf.it

800 730 740

nordest


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