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Le foto dei nostri libri sono di Luca Capuano

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ALCUNI EDITORI CON CUI COLLABORIAMO

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1920-2020 100 anni di Gianni Rodari. Un grande anniversario, un’occasione per rileggere un poeta, uno scrittore, un visionario, che ha regalato al mondo opere indimenticabili e la piú bella e rivoluzionaria delle verità: la fantasia ci rende liberi. Celebriamo le sue opere immortali con i colori freschi e la creatività esplosiva dei migliori illustratori di oggi.

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P I A N O F O RT E B I L L G I A N N I R O DA R I I L LU ST R A Z I O N I M A N U E L E F I O R

PIANOFORTE BILL. Lui è Bill, Piano Bill. È un cowboy solitario, che vaga a cavallo portando sempre con sé un pianoforte. E poi ci sono uno sceriffo malvagio e un mistero da risolvere, ma a Piano Bill interessa soprattutto far risuonare la struggente musica di Bach, Mozart e Beethoven tra i monti della Tolfa. Un racconto in cui Gianni Rodari si diverte a giocare con gli stereotipi del western e, svelando la sua grande passione per la musica, tocca vertici assoluti di umorismo e poesia.

COLLANA “GIANNI RODARI ILLUSTRATO”

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FRANCO COSIMO PANINI

MUSEO EGIZIO TORINO CATALOGO DELLE COLLEZIONI

PROGETTO CARTA E DIGITALE

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MUSEO EGIZIO

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EINAUDI RAGAZZI

COLLANA “100 GIANNI RODARI”

COPERTINE E INTERNO, IDENTITÀ

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DAL PROFILO DI FUNZIONAMENTO AL PEI Una nuova sfida per la scuola inclusiva

RICONOSCERE LE BUFALE STORICHE

Intervista a Francesco Filippi

RIPARTIRE ALLA GRANDE Valorizzare l’accoglienza scolastica

IL METODO IBSE Insegnare scienze al meglio

FARE I COMPITI INSIEME

EXPERT TEACHER

Un’esperienza con i genitori

Ispirazioni, proposte e materiali per una scuola aperta e inclusiva

N.01 09/19

Un’esperienza in prima persona

In questo numero:

GIOCANDO S’IMPARA Viaggio nella didattica ludica!

ERICKSON

e 2019 ini

RIVISTA “DIDA”

a 1 2 EDIZ

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE

IONE

formazione@erickson.it www.convegnoqualita.it

Abbonamenti individuali € 39,80 Enti € 56,00 Numero singolo € 15,00

www.erickson.it/dida

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A T S I V N O C A L AU

agnano Marco M fatti e ali, ni giorno n g o io z a ta n n r o , inte racc zionali e o su radio erli. genza na dal mond v r e e ie ic r diali. m r ’e to a s d d nati aiuti i multime tu r tt e fo g ì o s r la o p aro ono c giornali e i podcast, ciare la p quando s autore d rale asso e tu il a ta e n s r li i s u a a p Giorn viaggiato versa. Ep Oggi è qu i anni ha ni Unite no e vice ia io im z ir lt a s u è N a li g le e to n ndo Asia e si rifugia tte a bale: seco , Africa e e a lo tr p g s o o r è c u o fl E e n n tra co itti rson fenome igrazioni, e, ioni le pe m r il r i e d m u 0 g to 7 i a i d d occup er colpa sono più dei diritti rie case p climatici. otezione p r ti o p r n a p e ll m e le d ia e e amb lnerabili. lasciar iati e ne più vu uzioni e c g c o s u e r s if r e r e p o p e n , dell ilioni so violenze

I UI FATT CCHIO S ’O D O P O N NEL UN COL ACCADO E H C I GUARDO T AN RE UN S A V IMPORT R E S N TTIVA , PER CO PROSPE MONDO I D E C A E CAP APERTO pleanno, ostro com n il a in ic steggiarlo si avv rivi per fe r Quando a e h c a mpre un mo l’or i noi è se tt tu non vedia e r e p i: leanni ch nti e amic ce comp e v in con pare o ll n e a so e quello d eciale. Ci m p s o c o , n e r r a io g ricord o anni lo vorrebbe piuto ott m nessuno o c a h Siria, che guerra in bambino arzo. ca che un ifi scorso m n ca ig s a r ntare, gio i di guer za eleme r te Otto ann la ta n esche, in lia freque ellata di p che in Ita m da r a m la di diverso adora te e n ie io n lc a to c a mai vis ha quasi e paura. Siria non e, macerie z n le io v , bombe

30 m ello in 70, quasi ersi da qu iv d i Di questi s e a P siddetti ti asilo in sono i co 0 4 e r richieden lt er eo celta o p no, mentr che per s e n cui viveva o s r n e o p n interni«, Paese ma »sfollati l proprio e n ti s a o rim stare. forza son to in cui s o p n u hanno più MMENO PUÒ NE N O N I ...E CH più VIA persone ANDARE no tra le o s giti i n r fu te in sono g e s e h c Gli sfollati n r do. A laggio pe ili al mon roprio vil p vulnerab l a d o n lme te pria città sono lega , ti ia dalla pro g u if otivi dei r verno, e uerra in PPA... roprio go li stessi m 2011, la g g p l l e e n d , e CHI SCA o ta n z ia c zio ez sì tanto ilioni e m o la prote o è comin visibili, co m tt in o e s u te q n in e c Da quand m iù più di o pratica ancora p are rifugio bbligato diventan che sono e e a cerc s a e s a Siria ha o o P liamo r n il a u , p e s o Siria si nes Liban lasciar a In il a u . e q ti e n e m ia o h g o s c c u r ini: ini, i rif di pe età bamb ispetto a i gli li Stati vic r m tt g i s e la tu o i n r u e o e s c i a m e ,d nu in Europ terni al me nia. È com i persone essi insie la Giorda i sfollati in milioni d d e m ,6 e li 6 ia n o i h p d io c a r z u N la po stare la T ae rande po era ovuti spo ano, Rom g d a il it o iù M v n p i o la d la s é i ti è s ch abitan lti di loro sti Italia per do, e mo tà di que lasciato l’ n e o o m r m e la s s e e r v a ile. Olt iott’anni: a volta. impossib eno di dic più di un m n o c diventata i a z z z a E... sen bini o rag RESCER ni rimasti C a v R io E g P i sono bam d i. r il ione SPAZIO e i genito i a pagare a generaz NON C’È a neppur i bambin z n o e ta più di un n s o s o o , s c s e c n ra n mpr ici e spe Come se e Childre th e v scuola, am a S ic : s al uro, lto uno zzo più a n si sente asa? Ness e r c o p n ia e r p tr o u r la la p ambino s iolenze, la ne avesse é lasciano che un b i loro le v , se solo d o r e tà Ma perch delle v e v i, m il a d tt a dell per truzione proie iù is lo r e p d r fa ti la e n e , p e e b li e b m a ig a vorre dalle fam bombard assistenz à, ma tra ase a non scuole e parazione c i e d s le a z io n tà r r a p possibilit pro . La pove i, la manc a di tutto abitazion normalità la i a sono prim m r te o sta sono iù. qa, sono sanitaria esistere p po o Raq li p g a le d A e iù p m o sempre e città, co

. NCORA.. e NANO A G da sempr O S to I resciu c o in I BAMBIN e b h m c ba te quello con vuole un sattamen E Ma cosa erra porta ? u a g r r la e e u h ag ndo. ec ezzo a un famiglie ini del mo cupazion b c e m ll o m e in is a d d b à i r la it lt il e li a bambini tab andare 70% dei no tutti g inato la s o il o r m , li e n g o b e o n r b v n d e a r il h sé h i che dov ici, l’86% ri ave the C to ragazz econdo S con gli am endo lavo S c o p fa m o s e obbliga s te e sogna re e e, sp era passa ola, il 98% id u ie fisiche a lavorar s c tt e s la d la a o a u e c m n s , e a iù, tutti ne eb fratelli, e sempre p alnutrizio be andar e b M te i e i. r r s ta r o n o it lo e v n o e m peric e le sono au ngaro, i propri g disabilità meno tutt stare con . Filippo U i e te c d u a he n p e v in o mentali e e son iver , spiega c deboli. o perché ren Italia ebbero v r d tt iù r il u p o h i v tt C a e r r e o p e r th so sosten avuto alt e di Save capaci di on hanno portavoc n ia otto ir S strutture in raversato mbini tt a a b o ti n n n a ta « nche se h fiduciosi ADULTI guerra. A o ancora IVENTA n la D o e I s h , S c e z A n ...M viole il loro FRETTA guerra e tati liore per i s ig d IN o i m n n O o n o P s r a P TRO re un futu e nel 2018 n oter vede guerra, u cconta ch p a i r in d i f e is c ic c n u U bini sibili da 000 i bam Paese». ri, impos e m almeno 1. u n i a a ER ti u m d m n o e si s ov I A DOV dato che e vengon I ADULT h L c G i r o o O e r in N a r , dei m . …MA SO etti a lavo UBO calcolare ordinario to. RE L’INC uelli costr a q A ld i L o d L s , i E e ssato stra li C in a b ig p N A m n m a u C fa b n i e o le dall ome de comini, n Paese c go in cui irsi, così c Andrea Ia a Siria è u to un luo L ta ta s n o è c o i, c a prostitu n n a n i i», r aia di an pace e ha ilmente s situazion Per migli issuto in v , «probab a n «Queste li o a c e It i o e f n e in le n e di Unic à cultura rsone ha i da bamb to, portavoc de eredit no pe umi subit n o a a s r tr g i e il deser to a e n o n e e u te n m a a z la to r z r o ia ti e u c u r it s r c d la a e sono a rienza di enza te tra il M nti e culla a un’espe tica. Pon lmente, s d s a r ti e r tu a in ei merca a b d n , m e n to ba a s v e o u r : q a li nta territorio lle c ti». Tutto fondame luogo de a sul suo ti it it p s ir o d devastan , i o r e O, di cui sim rispetto p io UNESC 49 sulla l cristiane n e 19 o o d l e im d tr a a e r p il minimo c il restaur inev ghi ibis . Ma per issimi luo e uerra pro zione di G lt ir g n o u i e d v tr m n s e o o o b p C b ric la i in tem dici anni. ese potre i sono da e dei civil tto i quin ito del Pa tanti ogg o ir s iù p i s in o a b protezion ll e e m r ba ed de i p ento dei a cultura i può chie ll m s e la n d o o u r N ll r e i. a u l’ d to q a oppo tar conosciu i a m essere tr o n n e non ha : sono gli re il E HALAH memoria iovani, ch finito a fa g a è ll e n d o n ADNAN o e ic ar riparare ni spostata , a dover , di farsi c tredici an è ia ia a i ir h ir s S S n a li a la n i ig r d o A ua fam un posto ntro e fu ere di erché la s adulti, de in eredità e no a decid r fi ia , soldato p c ia s ir la S li nni e va seguir e volte in questi da a sembra moltissim r r e in u g a d la n erché migliore. e in una te lasciarla p ai . Oggi viv o e r e m s s ie s a d in , an dalla Siria ovunque ora ena fuori p p relle, anc a , o s ia e n i ll te a fr Giorda tte are un ad altri se via e cerc e r genitori e a d n a dnan è il iccoli per Europa. A in i r a troppo p g a m r colpa Turchia o scuola pe i d i n n a futuro in i so se o siamo e, ha per e «quand h c più grand ta n o crivere rra e racc gere né s g le é n della gue o anche pev n i giochi ui non sa q o c ti a to iv a r n r a inseg anni e lo i ci hanno , ha otto h la a bene. Qu H , a in detto . La sorell ma mi ha m a m l’inglese» o d uan per la vispo. «Q ho pianto , la sguardo o u c s nato a andata a nno inseg a h i che sarei m la o liando zza. A scu ni». Sfog g e is d e contente r il fa a, si vede arabo e a a mamm ll a scrivere in e e m r ie e a i, derni ins o soltanto n o s i c i suoi qua io niz so del ento: all’i ti dal ros a d n o c cambiam ir rpi c bra aver utte e co Halah sem , la case distr o u c s fare i razie alla almeno a o , e r sangue. G a c nti olore. to a dime tto quel d comincia tu a d o n si lonta primi pas

ga opo la fu La vita d in Giorda Libano o Che sia in fine, mol ltre il con appena o alla Siria fuggite d persone tografia rmali (fo rifugi info nei pr Magnano da Marco in un c s-Sirhan, di Jaber a sul co informale profughi e Siria). Giordania

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ERICKSON

REDESIGN E LINEE GUIDA COLLANE

GUIDE, TEST, MATERIALI, SELF-HELP

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Uqw Uqw ß chialab book design 10 tav.17 di 71


Gli alunni con Funzionamento Intellettivo Limite Teorie, intervento didattico e proposte operative A cura di Gianluca Daffi

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INTERVENTO

COLLANA GUIDE

TEXTURE COLLANA KAPITZA GUIDE

TEXTURE KAPITZA

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Gli alunni con Funzionamento Intellettivo Limite

Gl Fu In Li

Teorie, intervento didattico e proposte operative

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Rocco Quaglia, Claudio Longobardi

A cura di Gianluca Daffi

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GUIDE

GUIDE

Il bilinguismo in età evolutiva

Linee guida e procedure Il bilinguismo di servizio sociale in età evolutiva

Linee guida e procedure di servizio sociale

Aspetti cognitivi, linguistici, neuropsicologici, educativi

Manuale ragionato per lo studio Aspetti cognitivi, linguistici, e la consultazione neuropsicologici, educativi

Manuale ragionato per lo studio e la consultazione

Psicologia dello sviluppo

Psicologia dello sviluppo

A cura di M. Chiara Levorato e Andrea Marini

A cura di M. Chiara Levorato e Andrea Marini

Terza edizione aggiornata

Terza edizione aggiornata

Teorie, modelli e concezioni

Teorie, modelli e concezioni

Maria Luisa Raineri, Francesca Corradini

Maria Luisa Raineri, Francesca Corradini

Rocco Quaglia, Claudio Longobardi

GUIDE

GUIDE

GUIDE

GUIDE

GUIDE

S A N I TÀ

S A N I TÀ

SOCIALE

SOCIALE

| Erickson design collane | Progetto Chialab ẞ | Versione| 06 Erickson | 27 07design 2020 |collane Pagina |4 Progetto di 11 Chialab ẞ | Versione 06 | 27 07 2020 | Pagina 4 di 11

PSICOLOGIA

PSICOLOGIA

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EDUCAZIONE

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COLLANA MATERIALI

Disturbi del linguaggio e intervento psicomotorio

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Tutelandia

Competenze in azione!

Schede e percorsi per l’intervento psicologico con minori vittime di abuso e di maltrattamento

Compiti di realtà con le tecnologie Classe quinta

Annalisa Vicari, Lucia Monicchi

Area linguisticoantropologica

M AT E R I A L I

PSICOLOGIA

Ivan Sciapeconi, Eva Pigliapoco

La riabilitazione fonetico-fonologica nell'adulto

M AT E R I A L I

EDUCAZIONE

Giochi e attività in gruppo per bambini da 3 a 5 anni

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Una mente attiva

Grazia Maria Santoro

Disturbi del linguaggio e intervento psicomotorio

Percorsi di stimolazione cognitiva per la terza età

M AT E R I A L I

Giochi e attività in gruppo per bambini da 3 a 5 anni

Attività e materiali per la rieducazione del linguaggio nei disturbi acquisiti

Ana Merletti, Patrizia Corsi

S A N I TÀ Laura Pedrinelli Carrara

Ana Merletti, Patrizia Corsi

M AT E R I A L I

M AT E R I A L I

SOCIALE

M AT E R I A L I

INTERVENTO

AREA DI FAMIGLIA 5 STILI TIPOGRAFICI, 5 COLORI ERICKSON

INTERVENTO | Erickson design collane | Progetto Chialab ẞ | Versione 06 | 27 07 2020 | Pagina 3 di 11

Titolosans

Titolodisplay

Sottotitolo

Sottotitolo

Descrizione uno

Descrizione uno

Descrizione due

Descrizione due

A cura di Pinco Pallino

A cura di Pinco Pallino

M AT E R I A L I

S A N I TÀ

Titolomacro Sottotitolo Descrizione uno Descrizione due A cura di Pinco Pallino

M AT E R I A L I

SOCIALE

M AT E R I A L I

PSICOLOGIA

Titoloround Sottotitolo Descrizione uno Descrizione due A cura di Pinco Pallino

Titolomicro Sottotitolo Descrizione uno

M AT E R I A L I

EDUCAZIONE

Descrizione due A cura di Pinco Pallino

M AT E R I A L I

INTERVENTO

| Erickson design collane | Progetto Chialab ẞ | Versione 06 | 27 07 2020 | Pagina 2 di 11

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LA CURA Robert DELLA GELOSIA L. Leahy

Superare l'insonnia

Riconoscerla e superarla per non rovinare le proprie relazioni

Come dormire meglio con la terapia cognitivocomportamentale

LA SINDROME Antonella DEL COLON Montano, IRRITABILE Sara Vitali

COLLIN A. ESPIE

Affrontare la colite con la terapia cognitivocomportamentale

COLLANA SELF-HELP

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Col cavolo la cicogna Raccontare ai bambini tutta la verità su amore e sessualità

ALBERTO PELLAI, BARBARA CALABA

SUPERARE LA SINDROME DEL COLON IRRITABILE CON L'INSONNIA E LA GELOSIA

Antonella Montano, Sara Vitali, Alberto Pellai, Chiara Santarcangelo

Affrontare la colite con la terapia cognitivocomportamentale

COLLANA SELF-HELP/PARENTING

GENITORI POSITIVI FIGLI FORTI Rosa Angela Fabio

Come trasformare l’amore in educazione efficace

| Erickson design collane | Progetto Chialab ẞ | Versione 06 | 27 07 2020 | Pagina 7 di 11

FRATELLI CHE FANNO SQUADRA Michela Borean, Giulia Paciulli, Laura Bravar, Stefania Zoia

Consigli e strategie per rendere la tua famiglia più forte

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Il Programma SPACE: Guida per il clinico e materiale per il genitore

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| Erickson design collane | Progetto Chialab ẞ | Versione 06 | 27 07 2020 | Pagina 7 di 11

Il Programma SPACE: Guida per il clinico e materiale per il genitore

LA DIDATTICA FRA LE NUVOLE FRA COVID, CLOUD E SCUOLE FATISCENTI Eli Leibowitz, Haim Omer

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COM A SC CON

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COLLANA TEST / PRO

B D LI A C PGD EM P LEPI

Linguaggio espressivo prima infanzia

Itala Riccardi Ripamonti, Laura Cerminara, Paola Zanchi, Deborah Carta, Alberto Zerbini, Mirco Fasolo

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Test per la valutazione delle difficoltà grafo-motorie e posturali della scrittura Itala Riccardi Ripamonti, Laura Cerminara, Paola Zanchi, Deborah Carta, Alberto Zerbini, Mirco Fasolo

TEST E STRUMENTI D I VA L U TA Z I O N E

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Test per la valutazione delle difficoltà grafo-motorie e posturali della scrittura Michela Borean, Giulia Paciulli, Laura Bravar, Stefania Zoia TEST E STRUMENTI D I VA L U TA Z I O N E

PER NEUROP S I C H I AT R I INFANTILI

COLLANA TEST / SCUOLA 6/9/12/15 MODULI

| Erickson design collane | Progetto Chialab ẞ | Versione 06 | 27 07 2020 | Pagina 5 di 11

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AC-MT

Valutazione standardizzata delle abilità di calcolo e di soluzione di problemi Prove per la classe Cesare Cornoldi, Daniela Lucangeli, Nicoletta Perini

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ABCDEF Test per la valutazione delle difficoltà grafo-motorie e posturali della scrittura Michela Borean, Giulia Paciulli, Laura Bravar, Stefania Zoia

B C D TEST E STRUMENTI D I VA L U TA Z I O N E

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PER LA SCUOLA PRIMARIA 6–11 ANNI

| Erickson design collane | Progetto Chialab ẞ | Versione 06 | 27 07 2020 | Pagina 6 di 11

E F PER LA SCUOLA PRIMARIA DI SECONDO GRADO

A B C D E F G H I ABCDEFGHI Test per la valutazione delle difficoltà grafo-motorie e posturali della scrittura

Michela Borean, Giulia Paciulli, Laura Bravar, Stefania Zoia

TEST E STRUMENTI D I VA L U TA Z I O N E

PER LA SCUOLA PRIMARIA

A B C D E F G H

ABCDEFGHIJ Test per la valutazione delle difficoltà grafo-motorie e posturali della scrittura

Michela Borean, Giulia Paciulli, Laura Bravar, Stefania Zoia

TEST E STRUMENTI D I VA L U TA Z I O N E

PER LA SCUOLA

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CUE PRESS

COLLANE “I SAGGI, GLI ARTISTI, I CLASSICI, I TESTI, LE GUIDE, IL CONTEMPORANEO”

COPERTINE E INTERNI, IDENTITÀ, WEB, FORMAZIONE

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AMBI NOI leggi le storie vivi il presente guarda il futuro

n.3

salva l’ambiente

AMBI NOI n.2

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MANTOVA AMBIENTE

RIVISTA PER RAGAZZI “AMBINOI”

PROGETTO EDITORIALE, REDZIONE, RICERCA ICONOGRAFICA, ART DIRECTION ILLUSTRAZIONE E FOTOGRAFIA, WEB, COPERTINE E INTERNI, IMPAGINAZIONE

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EINAUDI STILE LIBERO

WU MING “Q” EDIZIONE SPECIALE

COPERTINA

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BIBLIOTECA SALABORSA

COLLANA

COPERTINE E INTERNI, IDENTITÀ, WEB, ALLESTIMENTI

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GIANNINO STOPPANI EDIZIONI

COLLANE

COPERTINE E INTERNI

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MOTTA JUNIOR

COLLANA ARTE

COPERTINE E INTERNI

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i Viaggio estremo di un uomo sedentario

Dieci ore fa, il vecchio si è levato da un giaciglio zuppo d’incubi ed è uscito dalla sua baracca piantata dietro al cantiere di Sant’Andrea. È rimasto seduto un poco sopra un sasso, a contemplare quel pezzo di terra chiuso dal recinto, e voluto per difendere la luce che dovrà lambire la sua cappella funeraria. “Presto sarò là” ha pensato senza angoscia: dentro l’immenso tempio dell’Alberti, l’uomo che con le sue pagine gli ha cambiato la giovinezza e che ora, con quel suo muto testamento di pietre, lo guida verso un destino inesorabile. Le membra di Andrea Mantegna riposeranno sotto le volte fresche per un tempo incommensurabile, uguale e vuoto, o forse per quello che parrà appena un lampo prima del Giudizio. Ma l’importante è che nessun muro si frapponga fra la cappella e gli arabeschi che il sole accenna tra le piante: perché la bellezza di un luogo sacro, al pari di quella d’una pittura o di un qualunque oggetto plasmato dalle mani dell’uomo, è perfetta solo quando sa adeguare le sue forme alle linee e alle penom-

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«… E di certo verrà il tempo in cui l’agricoltore, ricurvo, troverà aste corrose dalla scabra ruggine o batterà coi pesanti rastrelli su elmi vuoti, e si meraviglierà per il gran numero di ossa nei sepolcri scoperti…» Virgilio, Georgiche

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v

Cavallo, socchiudendo gli occhi per immaginare oltre le sue case quelle della Pusterla e dell’Unicorno. Poi si è girato inquieto dall’altra parte, verso il Castello. Ha afferrato il bastone e ha cominciato faticosamente a camminare. All’inizio, avanzando tra i miasmi delle viuzze deserte in direzione di San Giorgio, Andrea pensava di prendere una boccata d’aria e poi di tornare indietro allo studio, per mettersi al lavoro sulla tela di Cibele. Ma quando è giunto davanti al gonfiore lacustre del Mincio, che abbraccia la città e dà forma ai sentimenti pallidi della sua gente, si è accorto che le gambe, irrigidite dai reumatismi, non ne volevano sapere di soffrire immobili o di piegarsi tra i detriti di colore: in una specie di dormiveglia allucinato, ha passato il ponte coperto, continuando poi a procedere oltre il Borgo, in mezzo ai tuguri, ai carri degli ambulanti che vendono la loro frutta chiusi nei cenci laceri, alle pecore sparpagliate a brucare tra i ciuffi delle mura diroccate. E quando le catapecchie si sono fatte così rade da poterle contare sulle punte delle dita, ha compreso che si trattava non più di una passeggiata, ma di un viaggio.

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Di certo qualche servo lo starà cercando. Senza dubbio avranno bussato alla baracca almeno due o tre dei giovani aiutanti scelti dal Caroto, quelli che negli ultimi mesi si alternano tra il letto e le tele, provando a interpretare i gesti vaghi di Andrea e le sue frasi smozzicate, mentre lui sperimenta il piacere doloroso di torturarne l’orgoglio, di metterli l’uno contro l’altro per poi cacciarli tutti lontano giorni interi. E Isabella avrà mandato uno dei suoi gentiluomini a sollecitare i lavori, senza neppure portar buone nuove sui ducati da lui chiesti in aggiunta. Con la scusa di mandargli il medico Castelli, questi impiccioni accennerebbero magari a qualche idea effimera che la marchesa “gli illustrerà poi di persona”, con quella rapidità a zampilli che la fa somigliare a una fontana impossibile da spegnere. Al pensiero del loro stupore davanti alla scomparsa di un moribondo, il vecchio sfodera il ghigno che fin da ragazzo lo ha aiutato a soffocare il pianto in una smorfia di violenza soddisfatta. Andrea non ha potuto mai soffrire la rapidità femminea di Isabella, che sorvola senza scandagliare il fondo, la sua mania della novità e quella credenza nella varietà festosa delle cose che trasuda da ogni gesto della rampolla d’Este. A lui non è concesso credere nella varietà del mondo: perché sa in cuor suo che anche il gioiello più raro, guardato per più di

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Mentre la tempesta francese già infuriava, la moglie di Francesco lo aveva invitato a palazzo e, senza avvisarlo, l’aveva posto dinanzi a quel Leonardo da Vinci, come lui pittore e progettista degli oggetti più disparati, sempre pronto, a quel che si diceva, ad abbozzare disegni strabilianti che poi lasciava a mezzo per saltare da un posto all’altro, da una occupazione all’altra. Caduto il Moro, il vagabondo era venuto a rifugiarsi a Mantova col suo codazzo di ragazzini sbruffoni, sempre a bere e a vociare sotto al portico del Broletto, quando non a far di peggio. La marchesa aveva accolto Andrea e i profughi nel salone dei Trionfi, mentre le sue donne andavano e venivano intorno a schiere di gentiluomini in rotta, a offrire scaldini gonfi di brace. Isabella, nel suo lungo vestito verde serpentino e rosso porfido, che echeggiava le meste insegne ducali, era illuminata a squarci dalle fiamme del

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un minuto, riflette sempre un universo già visto e fa venire le stesse vertigini che stordiscono davanti alla pianura sempre uguale. Ma c’è forse qualcosa che la marchesa si soffermi a contemplare più di un minuto, o di un secondo solo? Non sia mai. Lei progetta, assegna, intesse. Sì, è vero, Andrea non le perdona di avere rinunciato ai suoi ritratti. Ha perfino rifiutato di posare col marchese Francesco per la pala della Vittoria, ossia di celebrare il momento irripetibilmente glorioso di quel marito nato guerriero, e costretto a farsi ambiguo ambasciatore. Ripudiare lui, Mantegna, famoso per saper cogliere nello sguardo una inclinazione sconosciuta anche al modello! Durante la prima e unica prova, Isabella aveva avuto l’impudenza di protestare che l’aveva “mal fatta”. La marchesa “non riconosceva il suo sembiante…”. Ma già: lei le sue inclinazioni vuol governarle in segreto, pensa Andrea, senza lasciarle trapelare, se non quando siano già divenute pura diplomazia dei sentimenti. Ha paura che qualcuno riconosca le sue ansie senza parole e gliele strappi di mente per mostrarla in giro nuda, quella sua anima gonfia e lieve come una vela sempre agitata da venti capricciosi, magari con un colpo di pennello. Così, Isabella preferisce l’omaggio di facili allegorie: come quel Parnaso e quel Trionfo della Virtù che Andrea aveva eseguito per i suoi studioli, e che gli hanno lasciato in cuore una insoddisfazione profonda come

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bre che la luce naturale incide come spettri sulle sue superfici. Questo Andrea lo ha saputo da sempre: da quando, ragazzetto sudicio e snello, fissava le geometrie tracciate dal gregge dei signori De Lazara lungo i pascoli intorno a Carturo, prima di radunare gli animali nel tramonto; da quando la smorfia allegra e violenta del patrigno Squarcione lo sfidava a districarsi nel groviglio di stracci di una bottega quasi buia. Ogni volta che pregavano Andrea di disegnare organi o facce di palazzi, vasi o voliere, la matematica dell’Alberti e il suo bisogno di plasmare le cose secondo il posto che avrebbero occupato nel paesaggio circostante si mischiavano a un po’ del mestiere appreso dal patrigno, e gli guidavano la mano come a un re capace di vigilare sul dettaglio e sull’insieme, sul cosmo minimo e su quello immenso: Andrea faceva aprire finestre nelle chiese, perché i raggi veri scherzassero con quelli dipinti, disegnava finti oculi ispirati a quelli aperti sui tetti dei templi romani, lasciava che le figure degli affreschi fingessero un passo oltre la cornice del muro. alla fine della vita, andrea sa di avere dipinto come un architetto, di avere progettato come un pittore.

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Tanto, dunque, lo indisponeva il pensiero di servire Isabella, da preferire alla sua Mantova in festa quella Roma ostile. E al ritorno si era ritirato a leggere Appiano e Svetonio, per rifinire col loro aiuto quei Trionfi di Cesare, fantasticati sui primi esemplari a stampa del Petrarca, che allora pensava dovessero imporre la sua firma più autentica nel mondo. Da lì in avanti, ogni contatto con Isabella era divenuto un gioco astuto di forze, sotto cui covava una stima inquinata dalla malevolenza. Ah, quanto aveva segretamente goduto, il vecchio maestro, non appena la marchesa aveva mosso le pedine sbagliate sul tavolo delle alleanze, rischiando di precipitare con l’adorato Moro!

camino, così da assomigliare a un motivo di quelli che le palpebre serrate impongono alla mente. Aveva gli occhi lucidi, il volto striato di viola e di pianto: eppure così sembrava ancora più fiera, orgogliosa perfino della paura e del dolore. “Maestri, tener qui con me due pezzi simili di gloria mi fa superiore a tutti gli eserciti francesi” aveva dichiarato, attirando verso di sé il Mantegna con un gesto flessuoso delle braccia. In un angolo accanto al corridoio, Leonardo, abbigliato di velluto nero, con quel suo berretto enorme nelle mani e la barbaccia incolta, si era girato verso il vecchio pittore rasato di fresco, staccandosi appena dal capannello di giovani in mezzo a cui appariva come perso. Mentre Isabella faceva le presentazioni, il toscano continuò a sussurrare parole sulle labbra del suo Melzi, l’allievo prediletto. Intanto strizzava quegli occhi sottili e avidi, lasciandoli vagare lungo i muri. Andrea non gradiva le sorprese, di nessun genere, e sostava di sbieco, corrucciato. Ma in cuore lo solleticava un filo di divertimento, da quando si era accorto che la marchesa temeva che sfoderasse i suoi consueti toni burberi davanti a quello straniero di fama da cui lei esigeva a tutti i costi un ritratto. “Ho mostrato al nostro ospite la Camera dipinta, caro maestro” disse al Mantegna con una nota appena stridula nella voce. “E mi diceva or ora che ammira assai anche queste tele imperiali.” “Dicevo, per la precisione, che le preferisco addirittura” la interruppe Leonardo con un breve inchino. “Malgrado i temi

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espressioni con lo stesso virile distacco con cui lui ha dipinto quelle dei martiri, dei trafitti, dei crocifissi.

Ha incespicato per i campi, in mezzo alle pievi bruciate dai francesi, tra canali aridi e mulini abbandonati, mentre tutte quelle rocche e quelle fortezze inutili che i marchesi avevano fatto costruire da un borgo all’altro, a mano a mano che si rendevano conto della fragilità del loro piccolo ducato sperso tra i giganti

un peccato, poiché gli paiono pieni di corpi obbligati a danzare in una festa senza musica. Eppure, perfino in quelle curve così aristocratiche, per dispetto, il pittore di corte è riuscito a infilare un dettaglio tanto quotidiano e umile da strabiliare, un pezzo intruso che se ne sta lì, straniero e maligno, ad alludere al vero posto in cui Andrea vorrebbe talvolta costringere la pretenziosa padrona: una ramazza per pulire le stanze. Arrancando lungo un torrente quasi secco, tra la gramigna e i bagliori delle falci levate come rapaci prima di ripiombare sul grano, il vecchio ricorda il giorno in cui Isabella bambina, in visita al futuro sposo, gli aveva domandato seria “di ritrarla in battaglia”. Ah, come aveva fiutato l’animo d’intrigante, il solitario Andrea! Tanto che si era adoperato in ogni modo per schivare le nozze tra Isabella e Francesco, e quindi i preparativi di cassoni e arazzi, accampando la scusa di una malattia più grave del vero, per rimanere in quella Roma che pure l’aveva deluso come capita coi miti incarnati. Nella città eterna, gli affreschi per la cappelletta di Innocenzo VIII gli avevano fruttato così pochi soldi e tardi, che il fatto, unito al cruccio della nuova padrona, lo aveva reso ancora più intrattabile. Così dipinse quei sette tondi con le sette virtù e abbozzò appena, lì accanto, un’ottava figura di vecchia. Quando il papa andò a visitarlo al lavoro e gli domandò cosa rappresentasse, Andrea scandì senza batter ciglio: “L’ingratitudine, Eccellenza”.

Solo quand’era arrivato da poco tempo a corte aveva affrontato di petto la pianura, in quella Morte della Vergine che riflette dentro la tavola dipinta, raddoppiato, il lago visibile oltre la finestra della cappella di san Giorgio. O, forse, già allora intuiva che quel paesaggio tremolante e impassibile è lo scenario naturale della morte, e rappresenta, anzi, la coscienza che un uomo campato a lungo quanto lui, o come l’indimenticabile marchese Ludovico, ha della sua vicinanza nel corso dell’intera vita. Se attraverso i dipinti Andrea ha assorbito il clima di questi luoghi nel suo disegno prosciugato e aspro, con le incisioni ha offerto invece la verità diabolica della malinconia: dentro i grovigli di mostri fantastici, tra i centauri e le zuffe marine, sono finiti tutti i deliri partoriti dalla sua mente durante quelle ire proverbiali che, in gioventù, l’amico Ulisse attribuiva a Saturno, il pianeta capace di gonfiar gli uomini simili a lui di bile nera e di renderli a un tempo secchi e freddi, rozzi come contadini e contemplativi come filosofi. Ma Andrea sa che anche quei deliri da cane rabbioso, al pari della sua inguaribile pigrizia, sorgono dalla medesima piattezza rassegnata che lega le pagine dei libri e le paludi. E così sono i suoi viaggi reali: brevi, febbrili sogni, subito inghiottiti dal tempo elegiaco della città di Virgilio e dei Gonzaga. Eppure, quello che il vecchio ha intrapreso ormai da parecchie ore è un viaggio estremo: e d’improvviso immagina che si svolga su una tela, che un pittore stia spiando le sue

Mentre stava seduto a guardare l’erba pregna di rugiada, i suoi pensieri si sono attorcigliati in volute sempre più larghe, fino a perdersi dentro il biancore dell’alba. Allora il vecchio si è voltato verso la contrada del

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G.D

VOLUME MONOGRAFICO

COPERTINA E INTERNO, IDENTITÀ, PACKAGING, ANIMAZIONE

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GRUPPO FIORI

COLLANA MONOGRAFICA

COPERTINE E INTERNI

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aAntenna

Gli uomini, credo, la chiamano sintesi dialettica. Essere stati dapprima niente più che metallo ottuso e informe; poi, quando si diventa un lungo spillo luminoso, esistere soltanto come parte di un televisore, come intelligenza umana accumulata fuori dall’uomo e che la maggior parte della gente non è più in grado di capire ma solo di manovrare, torcere, spostare secondo le leggi di una magia sofisticata. Quindi, dopo che la tivù è precipitata nella spazzatura, essere divelti e finire nelle mani dei bambini che ti usano come una spada, un compasso, un cavalletto: cioè, per la prima volta, come uno strumento che il cervello e le mani adoperano con uguale sapienza. Così, nel pattume, arrivare a valere come una pura forma gratuita, un gioco sublime e necessario; conquistare la magia prima e nuda delle cose davanti al primo uomo nudo.

cCarta

«Come lontani i giorni in cui ripagavate più dell’oro la mia luce d’argento più abbondante sulla terra dell’acqua, i giorni in cui strapparmi alla bauxite vi era così penoso che perfino nel vittorioso vento dell’ottimismo più spensierato e mite cominciaste per mano dei bisnonni unico tra i metalli a riciclarmi (prima che andassi a rifinire complicate armi o a finire nei vostri schiacciasassi in forma di lattina...). Ma ora sono ovunque e non costo più nulla – come il lampo con cui mi tocca il sole alla mattina. Io regnerò ignorato perché ubiquo, perché senza segreto leggero e duttile in ogni mio stampo come una buccia, come il vostro alfabeto».

Scarto di lavorazione di stampaggio Alluminio

Antenna tv estensibile Ferro, rame

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Lettere dai rottami

Lettere dai rottami

fFato

Il poeta latino che disse di voler lasciare un monumento più perenne del bronzo dimenticò che era il bronzo delle spade a portare ovunque la sua parola; parola che professori con facce di bronzo ripeterono nei secoli, che monete di bronzo continuarono ad acquistare sotto ogni governo e che oggi una nuova età di bronzi in serie riconduce nel fiume dell’oblio.

gGola

Lama di falciatrice Acciaio

«Da noi il vecchio proverbio cane non mangia cane non ha avuto mai corso: per sua natura infatti qualunque morsa morde sempre tutto, le altre morse perfino con più gusto. E molte mie compagne ora qui fremono perché vorrebbero essere le macchine che stritolano, abbattono, assottigliano tenere ferma almeno qualche abbruttita vittima, una piastra o forse un compensato, tornare insomma ad essere i kapò che sono state. Ma chiari segni dicono che qui solamente la materia si ricicla – non più la forma, non il mio mestiere. E se anche un giorno dalle mie molecole sorgerà un’altra morsa, vorrei non ricordasse più gli istanti terribili in cui simile a un artiglio stretto alla gola offrivo i pezzi immobili ad aguzzini ignari (ché gli uomini, ormai sordi agli ultrasuoni, non odono le urla da sgozzati dei legni, dei metalli lavorati...). Ma se potessi invece diventare quasi innocente - se potessi senza soffocarle e nemmeno abbandonarle solo tener le cose, dolcemente... Perché sappiatelo: il sogno di ogni morsa (e la rende crudele la coscienza di quanto sia vano) un po’ somiglia a quello del burattino Pinocchio, che morrebbe felice per risorgere bambino: è il sogno di mutarsi in una mano che stringe pari a pari un’altra mano».

Morsetto Ottone

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Lettere dai rottami

Lettere dai rottami

Ora che le mani degli operai hanno afferrato il gomito di grondaia per smistarlo tra i mucchi di rame, sulla sua superficie rugginosa si sono perse per sempre le impronte digitali del ladro che arrampicandovisi una notte d’estate per entrare in una stanza al primo piano di una villetta di campagna e vedendo al suo interno, avvinghiata al marito, la donna che aveva amato in gioventù e dopo il cui rifiuto aveva deciso di darsi al crimine, è scivolato proprio in quel punto e si è spiaccicato al suolo. Il pezzo di tubo ritroverà le sue impronte molti anni più tardi, trasformato nel rivestimento di un rosario che la donna, dopo aver fatto riaprire la bara del ladro, gli infilerà tra le mani ormai scheletrite. Intanto, poco lontano, nel cortile della fabbrica che ricicla i metalli, risplende la fede che in seguito alla morte dell’uomo lei ha gettato via con le sue nozze, e che sarà rifusa in un passepartout.

mMotore

lLadro

Raccordo di tubi Rame

31 Lettere dai rottami

Guardate questo pezzo di motore: la sua carne fu tolta un giorno al cuore della terra rifusa in una lega e posta al centro di un cuore d’automobile. Oggi di nuovo si decomporrà, domani sarà ancora carne d’industria o carne da cannone. È la sua vita un cerchio, come quella d’ogni essere immortale che eternamente torna. Solo la vita del giovane eroe il cui cuore pulsava poche ore fa nel medesimo abitacolo corre verso l’ignoto in linea retta. Per questo solo l’uomo ha bisogno di sempre immaginare la forma immensa di un Motore Immobile a cui salire un giorno e con fatica per questo impara a riciclare, cioè ad aiutare il cerchio, lui mortale, di quello che non nasce e che non muore. Ma la fatica è il prezzo dell’onore unico e vero che può sperare una creatura vinta dal tempo e dalle cose: anziché distruttore per finta scegliere d’essere custode per davvero.

Collettore di scarico Alluminio

33 Lettere dai rottami

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??Domanda

Antenne fibbie morse rondelle ganci forche attaccapanni e funi catene ruote e tubi e motori e serrature e rubinetti spirali ferri tranci di specchietti o un unico rottame? E la materia più bassa somiglia al più alto spirito (entrambi muti, entrambi duraturi nel movimento perenne) o nel metallo immenso, ancora indenne e fitto nelle zolle giace Dio e nei dettagli estratti dalla terra s’annida il diavolo che dice Io? E tutti gli strumenti così forgiati sono solo servi dell’uomo, del suo desiderio folle o sono invece i suoi veri padroni? E a quale oscuro gancio metafisico è appesa ognuna di queste domande? Nessuno sa. Ma forse nell’oscillare lieve di quest’altro gancio levato a un argano qualunque cova l’unico oracolo possibile: come un artiglio s’agita nel vuoto e ora sembra una lettera da leggere ora invece l’ignoto, l’illeggibile spettacolo del mondo...

Gancio Acciaio

7 Lettere dai rottami

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DAMIANI EDITORE

ANTOLOGIA “TU NON UCCIDERE”

PROGETTO EDITORIALE, RICERCA ICONOGRAFICA, FOTOGRAFIA, COPERTINA E INTERNI

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urce, questo significa che il ogetto del carattere è aperto contributi della comunità di edesigner, di insegnanti e tori.

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LOESCHER EDITORE

amè ogetto Loescher per facilitare la lettura

La q rischia di essere confusa con p e b. Difficolta nel stare sulla linea di lettura Ascendenti e discendenti allungate creano più spazio tra le righe rendendole distanti tra di loro.

Una q alternativa scatta solo se compare nei paraggi delle lettere critiche.

Interventi base sul Kind Regular PROGETTO RICERCA, LETTURA FONT DESIGN, FACILITATA ART DIRECTION “MACRAMÈ” ILLUSTRAZIONI, COPERTINE E INTERNI

Difficoltà di distinguere le s lettere e riconoscere la paro spaziatura è troppo stretta

Accentuando le differenze n disposizione delle grazie tra elementi tenderanno meno un’unità quando accostati.

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Difficoltà di distinguere alcune lettere dalle forme simili o con assi di simmetria Dal Gentium il Kind eredita le forme ben distinte di bd, ae, Il

Difficoltà di distinguere la elle minuscola dalla i maiuscola Un’ulteriore differenziazzione nella grazia aiuta a distinguere.

Difficoltà di non confondere la p con q, b, d, o Una spaccatura dell’arco della p ne facilita la distinzione.

Le grazie modificate rompono l’eccessiva continuità.

Le combinazioni ni/nn/nr tendono a formare un insieme che può somigliare a una m. La i alternativa crea un certo grado di discontinuità. ß chialab book design 10 tav.59 di 71


3. I set delle possibilità Difficoltà nel mantenere l’attenzione su una riga quando questa è troppo lunga

un progetto Loescher per facilitare la lettura a cura di Chialab in collaborazione con Luciano Perondi

La differenziazione contestuale

Righe con meno di 65 battute.

1. La pagina

Disturbi al riconoscimento delle lettere dati dalla carta: riflessi (troppo lucida), trasparenza (troppo sottile), contrasto eccessivo o insufficiente (troppo bianca o troppo grigia) Carta ‘uso mano’ di grammatura adeguata.

Difficoltà nel distinguere le lettere a dimensioni troppo ridotte del carattere Dimensione carattere (corpo) generosa ma non eccessiva e calibrata per fasce d’età dei lettori.

Difficoltà nel ritrovare il punto di lettura dopo una sopensione Capoversi ben segnalati facilitano la memorizzazione della pagina e scandiscono i contenuti. Macramè Un progetto Loescher per facilitare la lettura

Difficoltà nel ritrovare la riga giusta ogni volta che si va alla riga successiva Spazio tra righe (interlinea) generoso ma non eccessivo e calibrato per fasce d’età dei lettori.

Mungeva capre e mucche, badava ai cammellini, cucinava il riso con la carne e non si lamentava mai per i calli ai piedi che le spuntavano a ogni migrazione della sua famiglia allargata. Le storie erano il miglior modo per non pensare alle fatiche della vita reale. Quei ginni pericolosi e assatanati, quelle belve feroci assetate di sangue, quegli eroi dalle magnifiche doti servivano a dimenticare che la vita non era un regalo e che la si doveva conservare ogni giorno a suon di volontà. «Perché l’unica cosa che ci rende davvero liberi è la volontà» diceva il nonno, il signor Jama Hussein, il padre di mia madre che non ho mai conosciuto. La vita della mia famiglia è un lungo atto di volontà. Quando mamma mi raccontava le sue storie io, nata e cresciuta a Roma, tremavo come e più di una foglia. Ma non scappavo, perché volevo sempre arrivare alla fine. Vedere il cattivo punito e il buono in trono. Un mondo manicheo che mi rassicurava. Un mondo crudele, ma chiaro. E poi come ogni bambino che si rispetti ero un po’ sadica. No, non pensate male di me ora. Sono una donna dolce e sensibile, sono miele e zenzero, sono cannella e cardamomo. Sono zucchero di canna. Lo so che le parole appena pronunciate mi dipingono come una , una bevitrice di sangue umano. Ma nelle fiabe si sceglie un sistema di vita e di morte. Ci si lega al mondo ancestrale dei nostri antenati. Quando in un’antologia delle medie ho letto la fiaba di Biancaneve ho capito che l’Europa e l’Africa hanno tanti punti in comune. Nella versione originale raccolta dai fratelli Grimm il finale è ben diverso da quello che tutti conoscono. La perfida matrigna viene invitata allo sposalizio.

Una lettera non si legge mai da sola, ma in relazione a ciò che la precede e che la segue. Kind dispone di forme diverse per la stessa lettera, che si sostituiscono automaticamente ogniqualvolta il riconoscimento è compromesso dall’accostamento di lettere dalle forme troppo simili.

I set stilistici del Kind

Kind predispone di una serie di Set stilistici gestibili nei software di impaginazione attraverso il menù Open Type. È possibile aumentare e diminuire il numero di differenziazioni attivando e spegnendo i singoli set a seconda dei bisogni specifici del progetto editoriale.

Difficoltà nel ricomporre le parole spezzate dalla sillabazione

Kind Regular Kind Italic Kind Bold Kind Bold Italic

Poche parole spezzate grazie alla composizione a bandiera sinistra con sillabazione solo su parole con almeno 10 lettere, e dopo le prime 5 lettere.

op op po po ri ri ni ni ir ir in in rr rr nn nn rm rm mi mi mr mr im im mm mm rn rn mn mn nr nr Kind Regular Set 1 ✓ Le combinazioni ni/nn tendono a formare un insieme che può somigliare a una m. Le grazie modificate creano una certa discontinuità utile alla distinzione.

Modifiche lievi Macramè Un progetto Loescher per facilitare la lettura Cliente Loescher Editore Progetto Chialab, in collaborazione con Luciano Perondi Lavoro 2308 Offerta 2672 Responsabile Beppe Chia, Alex Weste Data Maggio 2012 Tavola 4 di 8

Cliente Loescher Editore Progetto Chialab, in collaborazione con Luciano Perondi Lavoro 2308 Offerta 2672 Responsabile Beppe Chia, Alex Weste Data Maggio 2012 Tavola 2 di 8

Spezzare il tratto della p, che altrimenti somiglierebbe alla o, aiuta il riconoscimento.

Modello di letture classico. Il lettore legge fluentemente romanzi e saggi, non ha difficoltà nel riconoscere caratteri con forme simili.

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Per evitare che la combinazione delle lettere r/i forma una specie di n, una grazia della n è stata modificata.

Il Il Kind Regular Set 2 ✓

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Un’ulteriore differenziazzione aiuta a distinguere la i maiuscola dalla elle minuscola.

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Kind Regular Set 3 ✓

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Una q alternativa evita che la q in forma tradizionale sia in prossimità di lettere che le somigliano nella struttura.

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Non tutti i lettori sono uguali

cq cq piq piq biq biq bouq bouq duq duq

cq cq oq oq uq uq qu qu pq pq bq bq eq eq aq aq Kind Regular Set 4 ✓

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Le lettere q, b, e p nella forma minuscola si somigliano, per cui quando sono vicine la q acquisisce la forma maiuscola.

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Si è lavorato in un ambiente open source, questo significa che il progetto del carattere è aperto ai contributi della comunità di typedesigner, di insegnanti e lettori.

Kind: il carattere Loescher facile da leggere Il carattere dal quale si è partiti con le modifiche è il Gentium disegnato da Victor Gaultney, un carattere open source costantemente aggiornato e di ottima fattura.

http://scripts.sil.org/cms/scripts/page.php?item_id=Gentium

Più diverse meno equivoci

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La font Kind Regular

Illusi innovativi! Sull’acqua del mincio minuscolo a pasqua l’opportunità mnestica imminente è dubbia e irrisoria, qui non si rinominano i minuti e tutto ciò è opinabile. La q rischia di essere confusa con p e b. Difficolta nel stare sulla linea di lettura

Interventi base sul Kind Regular

Ascendenti e discendenti allungate creano più spazio tra le righe rendendole distanti tra di loro.

Una q alternativa scatta solo se compare nei paraggi delle lettere critiche.

Difficoltà di distinguere le singole lettere e riconoscere la parola quando la spaziatura è troppo stretta. Accentuando le differenze nella disposizione delle grazie tra n e i, gli elementi tenderanno meno a formare un’unità quando accostati.

bdaeIlIlpqpqqmmniniririri,.:,.: Eccessiva continuità e regolarità nelle forme delle lettere.

Difficoltà di distinguere alcune lettere dalle forme simili o con assi di simmetria Dal Gentium il Kind eredita le forme ben distinte di bd, ae, Il

Cliente Loescher Editore Progetto Chialab, in collaborazione con Luciano Perondi Lavoro 2308 Offerta 2672 Responsabile Beppe Chia, Alex Weste Data Maggio 2012 Tavola 3 di 8

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Kind Regular Set 6 ✓ Una e dalla forma maiuscola facilita la distinzione delle lettere e/a, che, pur essendo disegnati con tratti distinti, potrebbero confondersi per una certa simmetria speculare.

Modifiche incisive

Modello di letture dedicato. Il lettore legge con difficoltà, non riconosce lettere simili, ha difficoltà nel ricomporre le parole spezzate dalla sillabazione, spesso torna indietro sulla riga.

Attivando progressivamente i set 1, 2, 3, 4, 5, 6 aumenta la quantità di glifi alternativi e l’incisività delle differenziazioni. In questo modo ogni prodotto editoriale può essere calibrato in relazione alla tipologia di lettore previsto.

Kind Regular Set 1 ✓

Sono state modificate tutte le lettere che presentano similitudini formali. Si è intervenuti con lievi modifiche volte a rompere il più possibile la continuità e la regolarità senza distruggere la forma e la struttura delle parole.

Macramè Un progetto Loescher per facilitare la lettura

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Kind Regular Set 5 ✓ Le coppie mi/mm/mn possono confondere per le tante ‘gambe’ simili, una m dalla forma maiuscola facilita la distinzione.

2. Il carattere Open Source

mm mm mn mn nm nm im im ea ea mi mi mu mu ae ae

Difficoltà di distinguere la elle minuscola dalla i maiuscola Un’ulteriore differenziazzione nella grazia aiuta a distinguere.

Difficoltà di non confondere la p con q, b, d, o Una spaccatura dell’arco della p ne facilita la distinzione.

Le grazie modificate rompono l’eccessiva continuità.

Le combinazioni ni/nn/nr tendono a formare un insieme che può somigliare a una m.

La punteggiatura normale rischia di scomparire per le dimensioni ridotte.

La i alternativa crea un certo grado di discontinuità.

La punteggiatura di dimensioni maggiori è più evidente.

La combinazione r/i tende ad assomigliare alla n La i alternativa crea un certo grado di discontinuità.

Oggi faccio la foto a Michele. Con il cellulare di mia sorella Valeria. Lei va alle superiori e torna non prima delle 14,30. Così io scarico la foto nel computer di papà che non si sveglia fino a stasera (ho il cavetto e ho fatto le prove con altre foto), la stampo, poi cancello la foto sul cellulare e lo riposiziono sotto il letto. Stamattina Valeria era quasi impazzita perché non trovava il cellulare. Mamma alla fine l’ha accontentata e con il suo, ha composto il numero di quello di mia sorella per farlo squillare. Ma io l’avevo spento! Ovviamente! Però la paura che mi scoprissero era così forte che sono dovuta andare in bagno tre volte. La prima, la seconda, la terza. Faccio tutte le cose in ordine come mi ha insegnato il dottore. Meglio dire Gustavo anche se la mamma quando si rivolge a lui lo saluta sempre con “dottore, alla prossima, sono in ritardo spietato!” Io dentro di me lo chiamo Gustavo gusterò…un gelato, un panino, a seconda delle preferenze del momento. Gustavo gusterò, dice che devo mettere sempre le cose in sequenza per aiutare il mio cervello a essere ordinato. Sono dislessica. Vabbè non è come avere il mal di pancia. Non è una malattia. Non ti fa venire i dolori, solo ti confonde un po’. Se penso a qualche anno fa...direi che CONFUSA lo ero un po’ tanto. Confusa e impaurita. Sì, la paura di essere stupida mi aveva presa anche se mamma e papà mi dicevano che non era vero. 18

Macramè Un progetto Loescher per facilitare la lettura Cliente Loescher Editore Progetto Chialab, in collaborazione con Luciano Perondi Lavoro 2308 Offerta 2672 Responsabile Beppe Chia, Alex Weste Data Maggio 2012 Tavola 5 di 8

Ma io continuavo ad avere paura. Ora no, non più. Ora mi sono fatta coraggiosa e Gustavo gusterò dice che sto andando alla grande, in più stamattina il mio obiettivo è una foto di Michele. Mia sorella cercava il cellulare dappertutto. A me era preso proprio il terrore e avevo paura che mi si leggesse sulla fronte la frase: è nel mio zaino. Comunque alla fine mia madre stanca e inviperita perché eravamo in ritardo “spietato”, come dice sempre lei, l’ha trascinata fuori di casa dicendole che del cellulare poteva farne a meno quel giorno. Lei urlava: – no no no no… come farò se mi arrivano messaggi… ? – A dire la verità uno è arrivato. Di un certo Diddi. Naturalmente l’ho letto. L’unica cosa chiara era la faccina sorridente. Comunque, devo riuscire ad avere una foto di Michele. Aspetto che mamma se ne vada. Ha provato a dire: – se vuoi Maria Vittoria aspetto che suoni la campanella! – Ho fatto la faccia di chi vede un ragno nel panino. Lei ha riso e ha detto: – ok ok sei grande! Vado che sono in un ritardo spietato. – Mi sono appostata in posizione strategica evitando di salutare le mie compagne di scuola. Sto dietro alla colonna di mattoni del portico della scuola. Per fortuna l’ingresso della primaria e della secondaria è unico. Ho il cellulare pronto, con lo sportellino già aperto. Lui arriva con il pullman. Abita un po’ fuori città, in via 19

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TI CHIAMI LUPO GENTILE

Sono dislessica. Vabbè non è come avere il mal di pancia. Non è una malattia. Non ti fa venire i dolori, solo ti confonde un po’. Se penso a qualche anno fa... direi che CONFUSA lo ero un po’ tanto. Confusa e impaurita.

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LUISA MATTIA

LOUIS SACHAR BUCHI NEL DESERTO

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Dovrai scavare un buco al giorno, compresi sabato e domenica. Ogni buco deve avere una profondità di un metro e mezzo ed essere largo altrettanto, in tutte le direzioni. Come unità di misura userai il badile. La sveglia è alle quattro e mezza.

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TI VOLIO TANTO BENE DIARIO VOCALE DI MARVI DISLESSICA INNAMORATA

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2 Volume 3B Unità

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Riprese e sviluppi di paradigmi classici Neocriticismo, vita, LIBRI SCOLASTICI ZANICHELLI filosofie della neoidealismo VARI, COLLANA SCUOLE MEDIE S ono molti gli artisti della prima metà del Novecento che, rifacendosi a diverse forme di avanguardia, utilizzano una delle immagini più celebri dell’arte occidentale – la Gioconda – per manifestare il proprio desiderio di innovazione. Come accade in Fernand Léger, ciò significa, da un lato, rottura di schemi ereditati, ma, dall’altro, indica anche una qualche continuità, dal momento che l’immagine “classica” resta il riferimento sorgivo, ancorché alterato e trasfigurato. In maniera analoga, sulla base dell’urgenza dei nuovi problemi, alcuni indirizzi di pensiero attingono a fonti divenute “classiche” (Kant, Goethe, la scuola storica di metà Ottocento, Hegel) per individuare strumenti concettuali, spunti e orientamenti utili ad affrontare la crisi in cui si dibattono la cultura e il sapere del tempo.

PROGETTO E IMPAGINAZIONE, ART DIRECTION FIGURE

Fernand Léger, La Gioconda con le chiavi, 1930. Biot, Musée Fernand Léger.

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Inferno canto I tracce 1-2

Inferno canto

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> Luogo selva oscura; pendio verso il colle > Figure allegoriche tre fiere: lonza, leone, lupa Il primo canto della Commedia serve da prologo all’intero poema, e non a caso può considerarsi “fuori numerazione”, all’interno del sistema simbolico dell’opera. Essa infatti è composta di 100 canti, così distribuiti: Inferno 34, Purgatorio 33, Paradiso 33; ma i 34 dell’Inferno vanno considerati, appunto, come 1 più 33. Questo primo canto, dunque, complica la numerologia dantesca, aggiungendo all’ossessione del “tre” e dei suoi multipli, allusiva al mistero centrale della fede cristiana – quello della Trinità – la suggestione armonica dell’unità e della cifra perfettamente squadrata. Come la divinità cristiana, la Commedia si presenta subito, insomma, una e trina, specchio umano e poetico della misteriosa perfezione divina. In questo canto proemiale Dante dispone schematicamente, ma con grande efficacia, le pedine essenziali del suo racconto. Fin dall’inizio capiamo che sarà un racconto allegorico, in cui dietro ogni cosa narrata potrà celarsi un senso ulteriore, simbolico, segreto: la selva su cui si apre il poema è sì una selva, ma anche il simbolo di un fatale smarrimento nel peccato, e così via. Fin dall’inizio è chiaro che il protagonista è Dante, lo scrittore stesso; siamo dunque di fronte a un racconto autobiografico che l’autore pretende che noi consideriamo vero, anche se le cose narrate saranno davvero “dell’altro mondo”. Sarà il racconto della conversione di Dante dal male al bene: dai vizi, simboleggiati nelle tre bestie feroci che qui gli sbarrano la strada, alla riconquista della grazia divina e alla visione stessa di Dio, in Paradiso. Ma questo cammino di conversione non si consumerà nell’interiorità dell’animo del poeta: esso si svolgerà attraverso un viaggio vero e proprio nei tre regni ultramondani dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso, in modo che Dante

el mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura!

1 Nel mezzo… di nostra vita: all’età di trentacinque anni. Secondo la Bibbia, infatti, l’età tipica dell’uomo è di settanta anni (Salmo 89, 10: «dies annorum nostrorum septuaginta anni»), e Dante aveva già affermato (Convivio IV, xxiii, 6-10) che il «punto sommo di questo arco [dell’esistenza umana]» doveva ravvisarsi «tra il trentesimo e il quarantesimo anno», e «ne li perfettamente naturati [cioè negli individui di natura più perfetta] […]

nel trentacinquesimo anno». Dante era nato nel 1265, quindi l’inizio della Commedia viene collocato dall’autore nel 1300; più precisamente, come si ricava da altri passi del poema, nella primavera di quell’anno, o la sera del Venerdì Santo (8 aprile) o più probabilmente del 25 marzo (che era il Capodanno fiorentino, detto ab incarnatione, nove mesi esatti prima del Natale). 2-3 selva oscura… diritta via: simboli, rispettivamente, del

possa ritornare sulla retta via a contatto con l’esperienza della dannazione, della penitenza e della beatitudine paradisiaca. A contatto, insomma, con la vicenda drammatica dell’uomo e della sua storia, di peccato e di grandezza. Perché, infine, questo non sarà solo il racconto della conversione di Dante, ma sarà insieme anche la parabola esemplare di un itinerario morale, valida per chiunque voglia passare dal buio del peccato allo splendore della Grazia. Che cosa accade in questo primo canto? Dante si trova solo, di notte, smarrito in una selva paurosa, incapace di trovare una via d’uscita. Non sa rendersi conto neanche lui di come e quando vi sia capitato. Con le sue sole forze, vincendo i terrori notturni, egli riesce comunque a districarsene: di fronte a lui, oltre il margine di quella paurosa foresta, si erge un colle appena baciato dai primi raggi del sole, e il suo cuore subito si rinfranca. Ma per poco. La strada gli viene subito sbarrata da tre belve feroci: una lonza (una sorta di leopardo), un leone e una lupa. Specie quest’ultima appare così aggressiva che Dante comincia a retrocedere. Ma ecco che qualcuno appare a soccorrerlo. È Virgilio, il famoso poeta latino autore dell’Eneide, l’idolo letterario di Dante. Ma Virgilio non è qui come poeta; o almeno, non solo come poeta. Egli è qui per salvare Dante dalla ferocia delle tre belve, e specie della lupa. È qui, anche, come profeta, visto che egli predice la prossima sconfitta di tale bestia, che sarà, egli assicura, ricacciata all’Inferno da un veltro, un levriero da caccia provvisto di tutte le virtù contrarie ai

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peccato e della via del bene. 4 dura: ardua. 5 esta… forte: l’insistita allitterazione (eSta Selva Selvaggia e aSpra) vuole sottolineare la difficoltà e l’intrico della selva (selva selvaggia è anche figura etimologica e replicazione); forte: compatta, impossibile a penetrare. 6 nel pensier… paura: «solo a ripensarci fa rinascere il terrore di quella esperienza».

vizi della lupa. Soprattutto, però, Virgilio si offre a Dante come guida. Per sconfiggere la lupa e guadagnare la luce che adesso invade il colle al di là della selva, Dante dovrà affrontare un lungo pellegrinaggio attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso: viaggio certo fuori dell’ordinario, ma come rifiutare? Il canto si chiude con Dante che si affida, senza riserve, alla protezione di Virgilio. Questi gli eventi, ovvero il racconto letterale di questo primo canto. Il suo sovrasenso allegorico è, sotto vari aspetti particolari, di ardua e controversa decifrazione (la profezia del veltro, per esempio), ma il disegno generale è assai chiaro. Il canto presenta lo smarrimento di un’anima nel buio del peccato (la selva tenebrosa), il suo desiderio di cambiare vita e di ritornare alla luce del vero e del giusto (l’uscita dalla selva, il colle solatìo), il riemergere delle inveterate abitudini peccaminose (le tre fiere, allegorie della lussuria, della superbia e della cupidigia), lo scoramento (il retrocedere verso la selva), l’intervento di un soccorso esterno (Virgilio) e l’inizio di un lungo percorso di conoscenza e di docile accettazione della grazia divina (il viaggio ultramondano). Virgilio, in particolare, rappresenta in questo disegno le risorse della ragione umana che, come qui viene subito precisato, saranno capaci di accompagnare Dante fino alla soglia del Paradiso, ma non oltre. Per penetrare nella beatitudine di Dio occorrerà un guida più alta (Beatrice), ovvero, occorreranno le risorse della fede, della speranza e della carità che Virgilio, in quanto pagano, non ha potuto conoscere.

1 La selva oscura, la paura, la notte

L

a Commedia comincia di botto, senza preamboli: «Verso i miei trentacinque anni, nell’età che si considera metà della vita umana, mi trovai nel mezzo di una

I

selva spaventosa, incapace di trovare la via giusta per uscirne. Ancora adesso, a ripensarci, provo gli stessi brividi, se devo dire quanto irta, impenetrabile e selvaggia era quella selva». Così inizia Dante, ed è un inizio peculiare. Basta confrontarlo con l’inizio delle altre due cantiche (Purgatorio e Paradiso) dove Dante si presenterà in veste di poeta, lieto di potersi lasciare alle spalle la crudele materia infernale (Purgatorio) e ben consapevole della sfida espressiva che lo attende, al momento di

ridire le cose viste nel Regno celeste (Paradiso). Lì, sulla soglia delle altre due cantiche, Dante invocherà in suo aiuto, come i poeti classici, le muse, Calliope in particolare, e Apollo stesso, padre di ogni poesia. È ben vero che anche qui, nella prima cantica, Dante premette un proemio, ma nel secondo canto: O muse, o alto ingegno, or

m’aiutate; / o mente che scrivesti ciò ch’io vidi, / qui si parrà la tua nobilitate (vv. 7-9).Il che ribadisce che l’Inferno veramente ha una scansione peculiare (1 + 33) e che il suo primo canto va considerato d’introduzione a tutta l’opera, mentre è il secondo che “apre”

veramente la prima cantica. Tuttavia, l’effetto narrativo non cambia: il racconto della Commedia parte amputato di ogni preambolo, di ogni dichiarazione poetica, di ogni avviso al lettore. Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura. Sembra che l’unica preoccupazione sia quella di cominciare, e alla svelta, trascinando noi lettori nel cuore di una situazione narrativa angosciosa, carica di ansia e di spavento. D’altronde, che cosa c’è di più elementare, per cominciare un raccon-

to, di un protagonista smarrito in un bosco? È l’archetipo delle fiabe ancestrali; è anche, per un poeta nutrito di cultura francese come Dante, un archetipo dei racconti di cavalleria da lui tanto amati, dove lo smarrirsi del cavaliere nella foresta è circostanza narrativa assai tipica. Tanto più che, lo capiremo subito, è notte: trovarsi solo, di notte, in una foresta senza uscita… Dante non spiega come è entrato in questa selva, anzi, dice che «ci si è ritrovato» e, più precisamente ancora, che non saprebbe ridire come vi era entrato, tanto era pien di sonno quando smarrì la giusta direzione. La Commedia dunque comincia con una specie di soprassalto: come se uno, uscito di strada senza accorgersene, come un sonnambulo, improvvisamente si riscuotesse e si guardasse intorno realizzando, con terrore, di trovarsi in un luogo sconosciuto e pericoloso. Un inizio di racconto così impressionante (e, non a caso, rimasto così impresso nella memoria dei lettori di Dante) è anche, allo stesso tempo, una scena allegorica. Che cos’è una «allegoria» per Dante e per gli uomini del suo tempo? In generale, tenendo presente l’etimologia stessa del termine (che deriva dal greco allos, “altro”, e rein, “dire”), allegoria significa “parlare d’altro”, ovvero che in un discorso, oltre al senso letterale immediatamente comprensibile, ve ne sono altri («sovrasensi») nascosti, e di meno immediata comprensibilità. Dante stesso nel Convivio, a proposito della lettura delle Sacre Scritture, propone di applicare ai testi biblici tre diversi livelli di senso: al-

legorico, morale e anagogico. In seguito, scrivendo a Cangrande della Scala a proposito del suo Paradiso, egli semplifica il discorso, distinguendo fra l’allegoria dei teologi, più sottilmente complicata, e quella dei poeti, che consiste semplicemente nel rivestire di belle immagini messaggi morali più profondi. Per quanto riguarda l’inizio della Commedia, e per tutto questo primo canto, il sovrasenso allegorico del testo è, nelle sue linee generali, molto evidente, quasi schematico: la selva in cui Dante si smarrisce è allegoria della vita di peccato, da cui è così arduo uscire; la diritta via è insieme un sen-

tiero vero, concreto, che non si riesce a ritrovare e, allegoricamente, la “via del bene” smarrita; solo il sorgere del sole su un colle, oltre la selva, significherà per Dante la speranza di uscire dall’oscurità del vizio verso la luce della virtù. D’altronde, se si guarda un poco più a fondo in questa allegoria, si vedrà che

essa non è poi così schematica. Che cosa significa, infatti, esattamente, il soprassalto di paura su cui si apre la Commedia? Che cosa vuol dire essere entrati nella

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passo ai managers delle nuove società per azioni, le corporations, il cui sistema di divisione fra direzione e controllo da una parte e proprietà nominale dall’altra (le azioni) permetteva di raccogliere e investire enormi quantità di risparmio. Le grandi banche private di investimento (J.P. Morgan, Kuhn & Loeb) fecero la parte del leone, appoggiando e finanziando le grandi fusioni, acquistando ovviamente la propria quota, spesso decisiva, di controllo, dando [così] inizio alla fase del capitalismo finanziario. Il trust divenne il simbolo della nuova America, mentre il vecchio mito del piccolo produttore indipendente perdeva sempre di più le sue basi reali». Che il capitalismo finanziario abbia una grande influenza sul mondo della politica è cosa che viene da sé e di cui torneremo a dire nei prossimi paragrafi.

La guerra e la pace

1 Gli Stati Uniti tra conservatorismo e progressismo Gli Stati Uniti d’America, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, si trasformano in una società industrializzata. La concentrazione delle imprese razionalizza la produzione ma conduce alla formazione dei grandi monopoli. Il legame tra affari e politica è all’ordine del giorno. Solo una bassa percentuale di lavoratori si iscrive ai sindacati, che a volte difendono esclusivamente le aristocrazie operaie, abbandonando a sé stessi manovali generici, donne, neri e immigrati. In questo scenario si sviluppa un importante movimento progressista, che si scaglia contro il potere dei monopoli e la corruzione politica. Sulla sua scia, due presidenti, Roosevelt e Wilson, adottano cauti provvedimenti contro il Big Business, che non intendono annientare ma regolamentare, per frenare la protesta operaia, che intanto si è colorita di venature socialiste. Sullo sfondo si profila l’intervento degli USA nel primo conflitto mondiale. 1. La crescita economica e i trusts

Transcendental Graphics / Getty Images.

Tra la fine del XIX secolo e lo scoppio della Prima guerra mondiale gli Stati Uniti d’America vanno marcando quei tratti che presto ne faranno la prima nazione al mondo, sia per produzione di manufatti sia per risorse finanziarie. Alcuni dati offrono la misura della crescita in atto. Nel 1914 la popolazione è salita a 95 milioni di abitanti, triplicandosi rispetto ai 31,5 del 1860; le ferrovie, nel 1870 giunte a 79 mila chilometri di binari, ora ne contano 400 mila; le automobili circolanti sono 2 milioni, cifra non altrimenti confrontabile – perché il mezzo è di recente invenzione – se non sapendo che nello stesso anno in Italia ce ne sono 24 mila. Inoltre gli operai degli stabilimenti siderurgici sono quasi 300 mila, a fronte dei 140 mila del 1879. Vero è che proprio gli impianti siderurgici tra il 1879 e il 1909 scendono da 792 a 654, un calo che si spiega con il fenomeno della concentrazione delle imprese (trust), fenomeno di tale forza che ogni anno scompare una media di 13 mila aziende medio-piccole, o perché fallite o perché assorbite dai colossi industriali. Questi, a loro volta, acquisiscono sempre maggiore efficienza, dimensioni via via più estese, controllo verticale dell’intero ciclo produttivo – dall’estrazione del minerale grezzo nelle miniere alla sua lavorazione metallurgica negli altiforni, alla produzione di manufatti, come tubazioni, armi, strutture in acciaio per la costruzione dei grattacieli ecc. – e, conseguentemente, la possibilità di stabilire i prezzi, in uno scenario in cui la concorrenza è assente. «Dal 1909 – scrive A. Testi – l’1% delle imprese produceva il 44% delle merci industriali [generando] un regime economico molto vicino al monopolio. I grandi capitani d’industria avevano ceduto il

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| percorso 11 | 1905-1929 New York |

L’American Sugar Refining Company è nota negli USA come il trust dello zucchero. Nel 1907 controlla infatti il 98% del mercato della raffinazione dello zucchero. Nella foto, una cartolina pubblicitaria dello zucchero prodotto appunto dall’ASR all’inizio del Novecento.

2. Le organizzazioni operaie

L’assenza di competizione che caratterizza la società statunitense è attestata dalla presenza di grandi trusts. Il più vasto è quello della U.S. Steel Company, che non ha rivali nel campo dell’acciaio. Gli si affiancano l’American Sugar Refining Company, nella produzione e nel commercio dello zucchero, l’Amalgamated Copper Company, unico attore in quello del rame, e l’American Tobacco Company, che fa altrettanto in quello del tabacco. Situazioni analoghe in tutti gli altri settori, dal carbone al petrolio, alla gomma, al latte ecc.

Una tale concentrazione della ricchezza ricade negativamente sia sulla massa dei consumatori, che subiscono i prezzi di un sistema economico in cui c’è assenza di competizione, sia su quella degli operai, che si trovano a contrattare salari e condizioni di lavoro con una classe padronale conscia del proprio strapotere e del connesso sostegno politico. Riguardo al mondo operaio, la rappresentanza sindacale, benché imponente in termini di cifre assolute, non arriverà mai a essere apprezzabile in proporzione al totale dei lavoratori. Una debolezza che si spiega anche col fatto che il proletariato statunitense soffre di scarsa solidarietà di classe: c’è antagonismo tra gli operai qualificati (skilled) e quelli non (unskilled), tra bianchi e neri, tra uomini e donne, tra «americani» e immigrati, questi ultimi fonte inesauribile di una manovalanza generica sempre abbondante ☞ p. 88. La prima importante organizzazione operaia sono i Knights of Labor (Cavalieri del lavoro), che, in controtendenza, dal 1881 tesserano i loro iscritti senza problemi di qualifica, sesso o razza. Sensibili agli ideali egualitari e cooperativisti del socialismo utopistico e cristiano, i Knights si muovono tanto sul terreno sindacale quanto su quello politico. Nel primo ambito chiedono la giornata lavorativa di 8 ore, la parità salariale tra uomini e

Il Noble and Holy Order of the Knights of Labor nasce nel 1869, fondato da sette sarti di Philadelphia. Nonostante il suo nome evochi il mondo medievale e la sua ritualità, che all’inizio non mancarono, presto l’Ordine fa sue le più avanzate istanze democratiche, difendendo operai, contadini e artigiani. I Knights, che nel programma avevano escluso lo sciopero come strumento di pressione, vi ricorrono nel fervore degli anni Ottanta, conseguendo due importanti vittorie contro la Union Pacific Railroad (1884) e la Wabash Railroad (1885), colossi delle ferrovie. Nel 1896, tra i suoi iscritti vi saranno 50.000 afroamericani e 10.000 donne. Nella foto, le delegate all’assemblea dei Knights of Labor del 1886. Bettmann / Corbis.

| capitolo 1 | Gli Stati uniti tra conservatorismo e progressismo |

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Il centro del mondo

New York il tempo e lo spazio

Ci stiamo abituando un po’ alla volta alle costruzioni di grande altezza, e così anche le idee convenzionali, nate da ciò che siamo abituati a guardare, un po’ alla volta cambiano.

«Harper’s Weekly» 1894

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industria e aree ad alta densità

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immigrazione negli usa nel 1910 CANADA

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New Orleans

città industriali da 17 a 35 abitanti/km² più di 35 abitanti/km²

Valori espressi in migliaia

finanza, produzioni, investimenti investimenti e guerra Vengono realizzati molti investimenti a Cuba e nelle Antille e si attua un controllo delle risorse dell’America centro-meridionale. Durante la Prima guerra mondiale il sistema produttivo statunitense è alimentato dalle richieste europee.

Fiducia finanziaria Lo sviluppo economico è favorito dalla fiducia dei consumatori negli investimenti finanziari. Il grande numero di investimenti è reso possibile dalla velocità dello scambio di informazioni, legata allo sviluppo tecnologico.

new York e detroit New York diviene il principale centro finanziaro. La grande produzione industriale avviene però in città come Detroit dove ha sede la Ford. Lo stabilimento di Highland Park, grazie alla catena di montaggio, produce più di 1.000 veicoli al giorno.

la crisi del 1929 Gli ingredienti che contribuiscono al periodo di grande sviluppo (dimensione finanziaria, rapidità dei flussi informativi) sono tra le cause della bolla speculativa e del crack del 1929, dovuto proprio alla distanza tra le speculazioni finanziarie e l’economia reale.

finanza, produzioni, investimenti

broadWaY Al n. 26 ha sede Standard Oil, holding del petrolio che controlla decine di società. A nord si trovano i teatri le cui insegne luminose bianche danno a Broadway il soprannome di Great White Way. Il primo teatro a usare insegne luminose mobili è il Knickerbocker: nel 1906, per il lancio, The Red Mill, un mulino rosso illuminato gira le sue pale davanti al teatro. 1898 Il trattato di Parigi pone fine alla guerra ispanoamericana.

1898

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1903 Panama si stacca dalla Colombia e diviene una repubblica indipendente sotto la tutela degli USA. 1903

Wall street Wall Street è la via della finanza, vi si trovano le principali banche americane. Al n. 23 c’è la sede di J. P. Morgan, grande banca con affari in ferrovie, siderurgia, telefoni e carbone. Al n. 11 si trova la Stock Exchange, la Borsa valori, più importante, negli anni Venti, della Borsa di Londra: il dollaro sostituisce la sterlina nei cambi internazionali.

1907-1914 Gli USA ottengono l’affitto perpetuo della Zona del Canale, a Panama, e l’autorizzazione a iniziare i lavori. 1904

J. P. morgan

1904 Theodore Roosevelt afferma il diritto degli USA ad agire come “polizia internazionale” nelle questioni dell’America Latina. 1907

| percorso 11 | 1905-1929 New York |

tenement east side A East Side le famiglie di immigrati e disoccupati vivono in caseggiati (tenements) divisi in abitazioni piccole, con stanze spesso senza finestre, e pochi bagni in comune. Su ogni piano arrivano a vivere 16 famiglie, le condizioni igieniche sono scarse e il rischio in caso di incendi è altissimo.

1917 Prima guerra mondiale. Gli USA entrano in guerra.

1918 Rottura delle relazioni diplomatiche tra USA e Russia.

1919 Conferenza di pace a Versailles: l’assemblea plenaria approva lo statuto della Società delle Nazioni. 1914

industria

elettrodomestici auto armi, alimenti e beni di consumo

1917

Nel 1913 un sistema perfezionato di catena di montaggio comincia a essere applicato negli stabilimenti Ford.

7 mld $ 5 mld $ 1919 1914

1914 Scoppia la Prima guerra mondiale. Le potenze europee richiedono agli USA credito, beni di consumo, armi.

1919 La Germania deve 132 miliardi di marchi quali riparazioni di guerra.

1918

1919

catena di montaggio

peR

forte domanda interna

Hire purchase L’acquisto a rate (hire purchase) si diffonde, la maggior parte delle società lo concede. Nel 1920 più della metà di beni di consumo come radio e automobili sono acquistate dai cittadini in questo modo.

la catena di montaggio

bilancio usa/europa credito debito

migliORA

cOnsente

Stock exchange

AlimentA

pRODuce

Knickerbocker theater

produzione elettricità AlimentA

Standard oil

cOntRiBuisce

AlimentA

grande disponibilità di petrolio

1924 Piano Dawes: gli USA finanziano la Germania per rimetterne in moto l’economia.

1920

| new York |

1924 Berlino può pagare il debito di guerra a Parigi e Londra che saldano il debito con gli USA.

1924

Il tempo di produzione di un’automobile si riduce drasticamente: 12h e 8’ nel 1913, 1h 33’ nella primavera del 1914. 1919 Il senato USA respinge il trattato di Versailles: gli USA non entrano nella Società delle Nazioni.

1920 Diritto di voto alle donne negli USA.

Ford T, prima vettura prodotta in grande serie. Legenda Conflitti, Acquisizioni Produzione, Scienze, Tecnologia Commercio, Economia Arte, Pensiero, Religione Amministrazione, Politica

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Il centro del mondo

FPG / Getty Images.

La Standard Oil, fondata nel 1870 da John D. Rockefeller, cresce rapidamente fino a diventare una delle prime multinazionali statunitensi. Di fatto controlla tutto il mercato petrolifero. Il suo strapotere non passa

A cambiare la vita di chi abita in città non è solo l’auto. Le si affiancano radio, lavatrici, frigoriferi, beni di uso privato che, prodotti in migliaia di esemplari, irrompono nel quotidiano. A consentirne l’utilizzo è l’impulso che viene dato alla produzione di elettricità (la crescita tra il 1899 e il 1929 è del 331%), con il risultato che nel 1929 l’energia elettrica è utilizzata dal 50% delle industrie e dal 68% delle famiglie. Molte altre co-

generale del re dei banchieri, John P. Morgan, le cui ramificazioni d’affari si estendono dalle linee ferroviarie alla siderurgia (è sua la United States Steel Company, il colosso del settore), dai telefoni al carbone. Più in là, al n° 11, c’è la Stock Exchange (la Borsa), la piazza affari che nel corso degli anni Venti ruba a Londra il primato della finanza mondiale, sostituendo il dollaro alla sterlina nei cambi internazionali.

il Vecchio Continente per 5 miliardi di dollari, vantano un credito di 7 miliardi. L’Europa è stremata. Negli USA, invece, il reddito nazionale sale dai 33 miliardi di dollari del 1914 ai 61 del 1918. Al tavolo di pace di Parigi (1919), il presidente Wilson chiede condizioni non punitive per Berlino: ma la diplomazia anglo-francese si muove su altri binari. Le pesanti clausole imposte alla Germania – 132 miliardi di marchi oro quali riparazio-

2. Manhattan, Parigi e i Caraibi

ni di guerra – creano uno stallo dell’economia europea. A risolverlo sono gli USA, nel 1924: con i finanziamenti del Piano Dawes l’industria tedesca riparte, e può ver-

L’edificio della Borsa di New York, in Wall Street, in una foto del 1915.

inosservato e nel 1911 la corte suprema degli Stati Uniti sottopone la holding alla legislazione federale antitrust, disponendone lo smembramento in 34 società distinte. La vignetta satirica di Robert Smithereens

del 1906 rapprenta la multinazionale come una piovra i cui tentacoli controllano tutti i gangli del potere: la politica, l’industria, il commercio, la finanza.

New York

1. Le luci della Great White Way Ai primi del Novecento sono piuttosto diffusi sulle riviste e in cartolina i profili (skylines) di New York, che, con i suoi grattacieli stagliati contro il cielo, è tra le prime città “verticali” al mondo. Un giornalista così commentava una di queste immagini: «Ci stiamo abituando un po’ alla volta alle costruzioni di grande altezza, e così anche le idee convenzionali, nate da ciò che siamo abituati a guardare, un po’ alla volta cambiano». Parole adatte a molti altri aspetti della vita dei primi tre decenni del XX secolo, specie se, lasciando l’Europa – continente in cui abbiamo trovato i “centri” del periodo compreso tra Seicento e fine Ottocento – ci spostiamo negli Stati Uniti. È qui che la disponibilità di petrolio, lo sviluppo di un’importante industria meccanica e la nuova organizzazione del lavoro in fabbrica (la catena di montaggio) consentono la produzione su larga scala di quell’oggetto subito diventato icona del Novecento: l’automobile. Nel 1898 ne esistono 50 marchi, diventati 291 nel 1908. Tra questi c’è quello di Henry Ford. Quando nel 1903 inizia a fare auto, nell’officina di Detroit, ne produce 1.700. Nel 1930 sono 1.158.677 e lui, inutile dirlo, è il leader del settore.

4

se mutano. Su Broadway – la larga via che taglia diagonalmente Manhattan, il cuore di New York – non è mai notte e l’illuminazione pubblica e lo sfavillio delle insegne luminose dei mille teatri regalano alla strada il nomignolo di Great White Way. Ma New York non è solo automobili e musicals. Sempre a Broadway, al n° 26 ha la sua sede la Standard Oil, una holding con le radici nel settore petrolifero – ne gestisce estrazione, raffinazione e distribuzione – che arriva a controllare 41 società di varia natura, ognuna delle quali a sua volta ne controlla altre, formando una concentrazione di potere economico percepita dall’opinione pubblica come estremamente pervasiva. Wall Street, una stretta via che incrocia Broadway, ospita le principali banche americane. Al n° 23 c’è il quartier

| percorso 11 | 1905-1929 New York |

Crescita industriale e concentrazioni finanziarie hanno un’impennata fortissima durante e all’indomani della Prima guerra mondiale. Mentre l’Europa si dissangua (in termini di uomini soprattutto, ma anche di capitali e materie prime, finalizzando ogni sforzo alla produzione bellica), gli USA, che intervengono nel 1917, si arricchiscono. Armi, alimenti e beni di consumo attraversano l’Atlantico per essere venduti agli europei; i governi di Londra, di Parigi e di altre capitali chiedono e ottengono prestiti per finanziare battaglie che ingoiano denaro e vite, nelle trincee e negli abissi dei mari. Nel 1919 gli USA, prima del conflitto indebitati con

| new York |

sare le quote di riparazione a Parigi e Londra, che a loro volta pagano i debiti contratti con gli USA. Il flusso di denaro che scorre verso gli USA non viene, però, solo dall’Europa. L’America centro-meridionale è conquistata dal dollaro e dalle cannoniere che gli aprono la strada. Le risorse, dalle banane al petrolio, sono proprietà del capitale statunitense. A Cuba e nelle Antille gli investimenti statunitensi passano dai 281 milioni di dollari del 1914 ai 1.025 del 1929. Tuttavia, la sovrapproduzione è dietro l’angolo: il denaro si incanala nella speculazione finanziaria. Il 1929, apice di una grande ricchezza, si chiude con il crollo.

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pagina

182

sezione 2. Nel centro dei testi: usi e funzioni

unità 5. Argomentare

pagina

183

Che cosa significa argomentare Argomentare è una funzione comunicativa con la quale sosteniamo, in relazione a un problema, un’opinione, o tesi, con l’obiettivo di persuadere l’interlocutore ad accettare le nostre idee o ad agire secondo le nostre prospettive. Le prove che portiamo per sostenere le nostre tesi sono dette anche argomenti, da cui l’espressione argomentare.

Le diverse occasioni per argomentare

mmmmmmmmmmmmm mmmmmmmmmmmmm mmmmmmmmmmmmm mmmmmmmmmmmmm mmmmmmmmmmmmm mmmmmmmmmmmmm mmmmmmmmmmmmm mmmmmmmmmmmmm mmmmmmmmmmmmm mmmmmmmmmmmmm mmmmmmmmmmmmm mmmmmmmmmmmmm unità

Obiettivi Essere in grado di: > individuare la funzione argomentativa all’interno di un testo; > distinguere un’argomentazione informale da un’argomentazione specialistica. > riconoscere e applicare le diverse regole e tecniche argomentative; > cogliere i rapporti tra informazione e argomentazione attraverso lo strumento fondamentale del quotidiano; > riconoscere la funzione argomentativa in altri linguaggi, con particolare attenzione al linguaggio pubblicitario.

5

Nella vita quotidiana o professionale, abbiamo spesso la necessità di argomentare. Il confronto con gli altri è di per sé occasione di dibattiti e argomentazioni. Anche la scelta del luogo di villeggiatura può diventare l’occasione di un confronto tra opinioni e proposte diverse tra i componenti di una famiglia. Ma l’argomentazione è soprattutto lo strumento che rende possibile l’esercizio della libertà di parola, nelle grandi assemblee democratiche come i Parlamenti o nelle aule dei tribunali, quando l’opinione delle parti viene messa a confronto per deciderne il destino di intere nazioni o di singoli individui. Cominciamo, quindi, con una classificazione delle occasioni e delle modalità dell’argomentare, per comprendere questa importante tipologia di discorsi e testi.

ñ Sequenza fotografica con immagini del poeta Eugenio Montale in alcune delle sue tipiche “pose argomentative”.

occasioni

modalità

esempio

discussioni e discorsi informali e privati

in famiglia tra amici al bar sul treno o in autobus

Chi parla non rispetta regole precise e si affida alle proprie emozioni, senza preoccuparsi di ordinare in modo logico il pensiero. Fa uso di sottintesi e riferimenti a situazioni note all’interlocutore.

Quest’anno vi propongo una vacanza in montagna perché abbiamo tutti bisogno di aria pulita e di tranquillità, visto l’anno di lavoro e studio appena trascorso.

discussioni e discorsi formali e pubblici

comizi annunci pubblicitari prediche esortazioni arringhe/conferenze spettacoli teatrali

Chi parla ricorre alle figure e alle domande retoriche. Le emozioni sono utilizzate in modo strategico. Nulla è lasciato alla spontaneità o all’improvvisazione. Tutto è studiato nei particolari.

Giovanni Falcone lavorava con perfetta coscienza che la forza del male, la mafia, lo avrebbe un giorno ucciso. […] Non poteva ignorare, e non ignorava, Giovanni Falcone, l’estremo pericolo che correva […]. Perché non è fuggito […]? Per amore! La sua vita è stata un atto d’amore verso questa sua città, verso questa terra che lo ha generato. Da U. Lucentini, Paolo Borsellino, op. cit.

testi scritti

gli articoli di fondo i commenti i testi divulgativi i saggi critici, scientifici e specialistici i testi filosofici i testi teatrali le riflessioni contenute nei romanzi

L’autore supporta in modo dettagliato e preciso i risultati delle proprie ricerche o convinzioni, che sono spesso il frutto di un lungo lavoro intellettuale di ricerca e documentazione. Il testo è caratterizzato da una robusta struttura logica e dall’uso degli strumenti della retorica.

Solo a scuola si possono mettere le basi per una corretta convivenza tra le culture del pianeta. Diffidenza, segregazione, ostilità, sono espressioni che si apprendono da grandi. La scuola, al contrario, è il regno delle possibilità aperte. Da L’Islam sotto casa, Marsilio Editori, Venezia, 2004

Argomentare

Esistono, dunque, modalità diverse di argomentazione a seconda delle occasioni in cui ci troviamo; è però vero che per persuadere il nostro interlocutore della validità della nostra opinione, dobbiamo: – conoscere alcuni procedimenti logici e retorici; – basare le nostre opinioni su materiali di informazione e di documentazione autorevoli, in modo da essere seriamente al corrente del tema che vogliamo discutere.

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Unità

3

14

Descartes

Le Obiezioni di Hobbes

››› lezioni 25 e 26

Un monismo materialistico

››› glossario p. 203

| lezione 14 | Una critica materialistica al cogito: Thomas Hobbes |

Lezione

14.1. La critica all’evidenza della res cogitans

Una critica materialistica al cogito: Thomas Hobbes

N Io non sono una sostanza pensante

L

e Obiezioni alle Meditazioni cartesiane, e le relative Risposte di Descartes, costituiscono nella storia della filosofia moderna un capitolo di grandissimo interesse, pur componendosi di interventi molto diversi tra loro per argomento, sviluppo e anche valore filosofico. Le critiche mosse da Thomas Hobbes non sono forse le più penetranti, ma certamente sono tra le più significative dell’intera serie. In esse, il filosofo inglese tenta di giustificare, rispetto a quella già operata da Descartes, la possibilità di un’ulteriore semplificazione tanto della realtà, quanto della sua spiegazione scientifica. Se Descartes aveva ridotto tutto il reale a due soli tipi di sostanze, il pensiero e l’estensione, Hobbes compie un passo ancora più drastico, tentando di ridurre lo stesso cogito a res extensa. A quello che viene comunemente definito il dualismo cartesiano si oppone così il monismo materialistico hobbesiano. “Monismo” indica tutte quelle posizioni filosofiche per le quali la realtà è costituita da un unico tipo di sostanza o natura 1.

1. Monismo e dualismo dualismo

indica genericamente le posizioni filosofiche secondo le quali la realtà non si può ridurre a un solo genere di sostanza

in Descartes prende la forma del dualismo mente/corpo

179

Io non sono una “passeggiata”

Soggetto del pensiero e atto del pensiero

monismo

indica le posizioni filosofiche secondo le quali la realtà è riducibile a un unico genere di sostanza

in Hobbes tutta la realtà viene identificata con la materia

on c’è da stupirsi, viste le premesse, se grandissima parte delle obiezioni mosse da Hobbes a Descartes riguardano il cogito e il suo contenuto, vale a dire le idee. Hobbes accetta senz’altro l’evidenza del fatto di pensare: se penso, non posso dubitare di stare pensando. Concede volentieri anche il fatto che, se penso, sono, perché sarebbe inconcepibile la presenza di un pensiero privo di un soggetto pensante. Ciò che viceversa non può accettare è l’ulteriore passaggio operato da Descartes, quello che conduce dal “sono” al fatto che sono un pensiero, o una cosa pensante. Avevamo già messo in luce il carattere problematico di quest’inferenza cartesiana (cfr. lez. 12). La critica di Hobbes, tuttavia, non riguarda tanto il fatto generico che Descartes trasformi il pensiero in una sostanza, quando il fatto specifico che egli preveda la possibilità di una sostanza spirituale. Portando all’estremo la mentalità propria della rivoluzione scientifica, Hobbes ritiene che la sostanza possa essere solo ciò che è misurabile e quantificabile. Essa può dunque identificarsi solo con i corpi materiali, mentre l’idea stessa di una “sostanza spirituale”, persino quando è riferita a Dio, gli appare come una contraddizione o un’assurdità manifesta. Da un punto di vista logico, non pare dunque a Hobbes che si possa dedurre in modo corretto: «“io sono pensante”, dunque “io sono un pensiero”»; tanto varrebbe, infatti, sostenere che «“io sono passeggiante”, dunque “io sono una passeggiata”». Descartes avrebbe, per mezzo di un ragionamento improprio, confuso l’atto del pensare con il suo soggetto, trasformando in una sostanza spirituale l’operazione di colui che pensa. Ma allora perché non trasformare anche l’atto del passeggiare in una “cosa passeggiante”? Il carattere generale di questa critica da un lato mostra che, interrogandosi sul problema del pensiero e dei suoi contenuti, Hobbes difende una posizione più antiquata rispetto a quella cartesiana. Descartes, infatti, non distingue chiaramente tra il soggetto del pensiero e il suo atto proprio perché questa distinzione tradizionale non gl’interessa più. Per lui è indifferente come vogliamo chiamare il soggetto – “anima”, “mente”, “lume naturale”, “intelletto” –, perché ciò che conta è solo che esso svolga l’operazione di pensare. Hobbes, al contrario, sembra voler difendere la necessità di questa distinzione 2.

2. Soggetto del pensiero e atto del pensare Descartes

Hobbes

Soggetto del pensiero e atto del pensare non sono due sostanze realmente distinte.

L’operazione è realmente distinta dalla sostanza che la compie. Quest’ultima non può quindi essere immateriale.

Il soggetto si identifica con la natura immateriale dell’atto.

L’atto si riduce alla natura materiale della sostanza.

John Michael Wright, Thomas Hobbes. Londra, National Portrait Gallery.

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Alcune norme seguite per la traduzione delle mappe CMAP nel progetto Guidetti Matteucci Colori intensi 4. Titolo scheda

0. Titolo scheda

LOGOS

LOGOS

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LOGOS

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LOGOS

LOGOS

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LOGOS

il viaggio di Parmenide

il viaggio di Parmenide

il viaggio di Parmenide

1. Concetto di partenza della lettura Maiuscolo Black

cONcETTO DI PARTENzA

è connesso con

LOGOS

può utilizzare COLORI INTENSI

2. Concetto importante. Maiuscolo Bold

Colori intensi sono applicati solo al concetto di partenza o importante. Usati per evidenziare affinità o differenze.

non evidenziano il concetto secondario

originano

attraverso linee di tre tipi

4. Predicati. Dovrebbero esserci sempre tra i concetti. Tutto minuscolo light 5. Collegamenti. Possono essere: normale evidenziato tratteggiato

3. Concetto secondario. Tutto minuscolo regular colore nero. Tutto minuscolo bold colore bianco solo su toni scuri.

Colori tenui il viaggio di Parmenide

il viaggio di Parmenide

il viaggio di Parmenide

Colori tenui sono applicati solo a concetti secondari o di passaggio Usati per evidenziare affinità o differenze.

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Arte islamica extraeuropea

Nella cultura islamica, che non fa uso di raffigurazioni, la parola scritta assume aspetti grafici particolarmente interessanti. Si sviluppa lo studio della calligrafia, ovvero del modo di scrivere le lettere. La prima lettera dell’alfabeto è J (alif) che diventa il punto di riferimento per costruire tutte le altre lettere [leggi 1 ]. La calligrafia diventa un importante mezzo espressivo in quanto attraverso di essa la parola di Dio viene trascritta sulle pareti delle moschee per essere letta dai fedeli. La scrittura, nel mondo islamico, assume quindi un valore simile a quello della pittura o delle vetrate nelle cattedrali cristiane. Per le stesse ragioni si sviluppa anche lo studio 350 di motivi geometrici. Le forme derivate da criteri matematici non sono considerate elementi decorativi, ma immagini dell’essenza dell’universo. L’astrazione riflette la spiritualità ed è definita attraverso

I motivi geometrici

la geometria, il ritmo, la simmetria. L’arte islamica si basa su forme geometriche fondamentali. Il punto (x) è un centro, un luogo infinito, non misurabile. Un punto che si muove genera una linea che, se retta, diventa il raggio (infinito) di un cerchio infinito (x). Il cerchio (l) è una forma che non ha inizio (il punto è infinito) né fine (il raggio è infinito). Per questo rappresenta l’eternità. Il cerchio è la forma primaria che origina tutte le forme. Il triangolo (l) è la seconda forma dopo il cerchio. Se si avvicinano tre cerchi in modo che si tocchino a due a due e si uniscono i tre centri si ottiene un triangolo equilatero. Collegando i tre punti di tangenza dei cerchi si ottiene un altro triangolo, sottomultiplo del precedente. L’esagono (l) è la terza forma. Si ottiene aggiungendo altri quattro cerchi tangenti e unendo i 6 centri dei cerchi esterni [leggi 2 ].

k Particolare della cupola della Moschea di Loftollah, X secolo. Decorazione in ceramica ad arabeschi, motivi calligrafici e motivi geometrici. Isfahan, Iran.

351

1 L’alfabeto cufico, così chiamato dalla città di Cufa, in Iraq, è quello adottato per scrivere il Corano. Le vocali sono costituite da punti e le consonanti sono segni curvilinei molto eleganti, a comin ciare dalla J che vediamo in questo dettaglio. La scrittura procede da destra verso sinistra. Quindi, un libro inizia dall’ultima pagina!

h Piastrelle smaltate con motivi geometrici, XIII sec. Granada. v Scrittura cufica. Iscrizione sulla parete della Moschea di Sah-i Zinda, XIV-XV secc. Mattone invetriato. Samarcanda.

2 I triangoli diventano esagoni, dodecagoni, stelle a 5 e 12 punte, in un complesso intreccio di forme geometriche che si espandono all’infinito.

h Rivestimento

in piastrelle di ceramica smaltata, 1323-1325. Madrasa el-Attarin, Fez, Marocco.

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Nuclei tematici

1

Glossario Produttività del lavoro Il termine significa: quantità di lavoro necessario per produrre un’unità di un certo bene in un certo tempo. La crescita della produttività dipende da vari fattori: –qualità del capitale fisico –miglioramento delle competenze e della manodopera –progressi tecnologici –nuove forme di organizzazione. Notabene Prima rivoluzione industriale Ñ Inghilterra, XVIII secolo Ñ da economia agricola a trasformazione della materia prima in prodotti finiti Seconda rivoluzione industriale Ñ Occidente, 1870-1920 Ñ ricerca scientifica 1 Baby-minatore. Germania, regione della Ruhr, 1905. 2 Minatori tedeschi mostrano le loro lampade di sicurezza; siamo nel 1900.

capitolo 2 La trasformazione dell’economia mondiale Online//: I luoghi della storia Percorso d'arte Strumenti di lettura 2 minuti con l'autore Carta interattiva Lettura dell’immagine

6

PEARSON

STORIA ED EDUCAZIONE CIVICA

sezione A Titolo sezione

2

In questo capitolo metteremo a fuoco uno spartiacque storico fondamentale, che sta alla base dell’avvento del mondo contemporaneo per come oggi lo conosciamo: la seconda rivoluzione industriale. Ci proponiamo dunque di comprendere:

Economia-ScienzaTecnica

Economia-PoliticaIstituzioni-Società

Economia-PoliticaIstituzioni

Le origini della rivoluzione industriale. Che cosa è stata la seconda rivoluzione industriale, in che cosa essa si differenziò dalla prima e quali furono i suoi prerequisiti;

Le origini della globalizzazione. Per quali ragioni, con l’avvento della seconda rivoluzione industriale, le economie del mondo risultarono sempre più interconnesse, ponendo le basi del fenomeno che oggi chiamiamo globalizzazione;

Il primato americano. Attraverso quali percorsi gli Stati Uniti, nel mutare del quadro storico generale, assunsero il primato mondiale nell’economia e della politica globali che ancora oggi conservano.

1. La seconda rivoluzione industriale Il primato storico dell'Inghilterra Come già sappiamo, la storia economica dell’età contemporanea fu inaugurata da un fenomeno maturato, nella sua forma più nota ed evidente, nell’Inghilterra del XVIII secolo: la rivoluzione industriale. Essa rappresentò una fase di profondo mutamento della storia mondiale, segnato in Europa dal passaggio da un’economia prevalentemente agricola a un’economia fondata sulla trasformazione delle materie prime in prodotti finiti. In Inghilterra, la produttività del lavoro crebbe a ritmi notevolmente superiori rispetto ad altri Paesi: se durante il Settecento la produzione di un lavoratore inglese aumentò del 60% circa, in Francia nello stesso periodo crebbe solo del 20%. Il processo di cambiamento economico maturato nel corso del Settecento fece in modo che la Gran Bretagna diventasse, nell’Ottocento, il Paese economicamente più forte del mondo. Nei primi decenni del XIX secolo la produzione del settore manifatturiero inglese rappresentava circa il 25% della produzione mondiale e l’esportazione dei prodotti inglesi sui mercati internazionali si attestava attorno al 30% del totale. Il connubio tra industria e ricerca scientifico-tecnologica Fra le innovazioni più importanti perfezionate nel corso della seconda rivoluzione industriale, oltre all’applicazione dell’elettricità a fini produttivi e di illuminazione, Cronologia 1700 — 1913 PIL pro capite in alcuni Paesi dell’Europa, in Paesi extraeuropei e in territori coloniali (in dollari 1990)

Gran Bretagna Francia Italia Olanda Portogallo Spagna Cina India Indonesia Brasile Messico Stati Uniti Irlanda

1700

1820

1913

1405 986 1100 2110 854 900 600 550 580 460 568 527 715

2121 1230 1117 1821 963 1063 600 533 612 646 759 1257 880

5150 3485 2564 4049 1244 2255 552 673 904 811 1732 5301 2736

(da Developement Centre Studies – Angus Maddison, The World Economy. Volume I. A Millennial Perspective, Paris, Oecd, 2006, p. 92)

capitolo 2 La trasformazione dell'economia mondiale

7

PROGETTO E IMPAGINAZIONE, COPERTINE E INTERNI, ART DIRECTION FIGURE

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Nuclei tematici

1

EDIZIONI SCOLASTICHE BRUNO MONDADORI

STORIA Glossario Produttività del lavoro

Germano Maifreda Tempi moderni Vol.1. Dal Medioevo alla rivoluzione inglese

Il termine significa: quantità di lavoro necessario per produrre un’unità di un certo bene in un certo tempo. La crescita della produttività dipende da vari fattori: –qualità del capitale fisico –miglioramento delle competenze e della manodopera –progressi tecnologici –nuove forme di organizzazione. Notabene Prima rivoluzione industriale Ñ Inghilterra, XVIII secolo Ñ da economia agricola a trasformazione della materia prima in prodotti finiti Seconda rivoluzione industriale Ñ Occidente, 1870-1920 Ñ ricerca scientifica 1 Baby-minatore. Germania, regione della Ruhr, 1905. 2 Minatori tedeschi mostrano le loro lampade di sicurezza; siamo nel 1900.

capitolo 2 La trasformazione dell’economia mondiale Online//: I luoghi della storia Percorso d'arte Strumenti di lettura 2 minuti con l'autore Carta interattiva Lettura dell’immagine

6

sezione A Titolo sezione

2

In questo capitolo metteremo a fuoco uno spartiacque storico fondamentale, che sta alla base dell’avvento del mondo contemporaneo per come oggi lo conosciamo: la seconda rivoluzione industriale. Ci proponiamo dunque di comprendere:

Economia-ScienzaTecnica

Economia-PoliticaIstituzioni-Società

Economia-PoliticaIstituzioni

Le origini della rivoluzione industriale. Che cosa è stata la seconda rivoluzione industriale, in che cosa essa si differenziò dalla prima e quali furono i suoi prerequisiti;

Le origini della globalizzazione. Per quali ragioni, con l’avvento della seconda rivoluzione industriale, le economie del mondo risultarono sempre più interconnesse, ponendo le basi del fenomeno che oggi chiamiamo globalizzazione;

Il primato americano. Attraverso quali percorsi gli Stati Uniti, nel mutare del quadro storico generale, assunsero il primato mondiale nell’economia e della politica globali che ancora oggi conservano.

1. La seconda rivoluzione industriale Il primato storico dell'Inghilterra Come già sappiamo, la storia economica dell’età contemporanea fu inaugurata da un fenomeno maturato, nella sua forma più nota ed evidente, nell’Inghilterra del XVIII secolo: la rivoluzione industriale. Essa rappresentò una fase di profondo mutamento della storia mondiale, segnato in Europa dal passaggio da un’economia prevalentemente agricola a un’economia fondata sulla trasformazione delle materie prime in prodotti finiti. In Inghilterra, la produttività del lavoro crebbe a ritmi notevolmente superiori rispetto ad altri Paesi: se durante il Settecento la produzione di un lavoratore inglese aumentò del 60% circa, in Francia nello stesso periodo crebbe solo del 20%. Il processo di cambiamento economico maturato nel corso del Settecento fece in modo che la Gran Bretagna diventasse, nell’Ottocento, il Paese economicamente più forte del mondo. Nei primi decenni del XIX secolo la produzione del settore manifatturiero inglese rappresentava circa il 25% della produzione mondiale e l’esportazione dei prodotti inglesi sui mercati internazionali si attestava attorno al 30% del totale. Il connubio tra industria e ricerca scientifico-tecnologica Fra le innovazioni più importanti perfezionate nel corso della seconda rivoluzione industriale, oltre all’applicazione dell’elettricità a fini produttivi e di illuminazione, Cronologia 1700 — 1913 PIL pro capite in alcuni Paesi dell’Europa, in Paesi extraeuropei e in territori coloniali (in dollari 1990)

Gran Bretagna Francia Italia Olanda Portogallo Spagna Cina India Indonesia Brasile Messico Stati Uniti Irlanda

1700

1820

1913

1405 986 1100 2110 854 900 600 550 580 460 568 527 715

2121 1230 1117 1821 963 1063 600 533 612 646 759 1257 880

5150 3485 2564 4049 1244 2255 552 673 904 811 1732 5301 2736

(da Developement Centre Studies – Angus Maddison, The World Economy. Volume I. A Millennial Perspective, Paris, Oecd, 2006, p. 92)

capitolo 2 La trasformazione dell'economia mondiale

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Germano Maifreda

Tempi moderni Storia, cultura, immaginario

Dal Medioevo alla rivoluzione inglese

1

SECONDO I NUOVI PROGRAMMI

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Per contrastare questa visione, che divideva e contrapponeva tra loro i lavoratori, nel 1905 nacque l’International Workers of the World, nuovo sindacato che si rivolgeva, con una finalità esplicitamente rivoluzionaria, a tutti coloro che erano esclusi dall’AFL: operai non qualificati, immigrati, stranieri. Questa forma di sindacalismo non trovò grande radicamento nella società americana, sia a causa delle repressioni poliziesche sia in ragione della cultura del lavoro che si andò affermando negli Stati Uniti di fine Ottocento, fondata sul mito del cosiddetto self-made man, l’uomo di successo fattosi da solo e in grado di sfruttare le opportunità di una società in crescita a fini di riuscita personale. Dalla politica alla stampa periodica e ai romanzi popolari vi fu, nella cultura statunitense a cavallo tra XIX e XX secolo, una costante celebrazione della riuscita individuale e della possibilità di integrazione in una realtà sempre più multietnica, ma ancora capace di costruire una visione comune dell’uomo e dei suoi destini.

stagione di cambiamento strutturale dell’economia americana.

EDIZIONI SCOLASTICHE BRUNO MONDADORI

STORIA

L’esperienza di Rockefeller e di altri fondatori delle big corporations aprì una nuova pagina nella storia delle imprese e nell’organizzazione dei processi produttivi, nella quale i principali protagonisti erano intraprendenti uomini d’affari, spesso di modeste origini, con pochi scrupoli, ma con strategie di crescita ben precise. Negli ultimi anni del secolo costoro fecero compiere all’economia del loro Paese il sorpasso sulla Gran Bretagna e sulla Germania, relativamente alla capacità di produzione industriale e, più in generale, di produzione della ricchezza. Il ruolo dello Stato e il conflitto sociale

Germano Maifreda Tempi moderni Vol.2. Settecento e Ottocento

Contrariamente a quanto si potrebbe credere, quello statunitense fu un capitalismo di mercato in cui la regolamentazione pubblica fu tutt’altro che assente. Nel 1906 il presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt (1858-1919) denunciò la Standard Oil per cospirazione contro il libero commercio americano e nel 1909 la Corte suprema sentenziò lo smembramento obbligatorio della compagnia di Rockefeller. Negli stessi anni, nel 1914, iniziò a operare la banca centrale americana, la cosiddetta Federal Reserve, organizzata in maniera da avere i propri uffici e la propria funzionalità soprattutto nelle sedi periferiche e con mansioni di controllo del sistema bancario. Lo sviluppo e la concentrazione dell’economia statunitense suscitarono inevitabilmente malcontenti e lotte operaie. Nel 1869 venne fondata segretamente l’organizzazione dei Knights of labour (“cavalieri del lavoro”), divenuta legale nel 1878 e a cui potevano aderire tutti i lavoratori senza distinzioni di sesso, colore della pelle, tipologia professionale. Il programma dei Knights prevedeva le otto ore di lavoro giornaliere, il boicottaggio degli imprenditori che mettevano in atto comportamenti antisindacali, la creazione di cooperative fra lavoratori e il ricorso all’arbitrato nei conflitti di lavoro. Una delle iniziative di lotta promossa dai Knights of Labour divenne una data fondamentale nella storia del sindacalismo di tutto il mondo: sabato primo maggio 1886 furono indette in tutti gli Stati Uniti manifestazioni di rivendicazione della giornata lavorativa di otto ore; nei giorni successivi la polizia di Chicago attaccò ripetutamente i manifestanti; il 4 maggio una bomba scoppiò nel corso di scontri tra autorità e lavoratori, provocando morti e feriti. Da allora il primo maggio di ogni anno, in tutto il mondo, si celebra la festa del lavoro, ricordando gli avvenimenti di Chicago. Nel 1886 venne poi fondata l’American Federation of Labour (AFL), che nel 1900 aveva ormai quasi un milione di iscritti su una popolazione attiva di 29 milioni di persone. Il sindacato assunse ben presto una fisionomia di associazione di difesa dei lavoratori bianchi e qualificati; secondo l’AFL infatti i lavoratori neri o gli immigrati recenti e spesso non qualificati venivano usati dal padronato come strumenti per abbassare i salari e per far fallire gli scioperi. 34

33

Notabene Entente cordiale Ñ 1904 Ñ accordo tra Regno Unito e Francia Ñ riconoscimento delle zone d’influenza coloniale e fine di secolari conflitti tra i due paesi Conferenza di Algeciras Ñ 1906 Ñ tema: controllo internazionale sul Marocco Cronologia Il sindacalismo americano ⋆1869: Knights of labour (tutti i lavoratori senza distinzione di sesso o di razza) ⋆1886: American Federation of Labour (lavoratori bianchi e qualificati) ⋆1905: International Workers of the World (sindacato rivoluzionario)

Ñ esito: avvicinamento tra Gran Bretagna e Francia, isolamento della Germania 33 La sede della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, a Washington DC. 34 L’illustrazione rappresenta un gruppo di marines a Cuba nel 1898, durante la guerra scoppiata tra Stati Uniti e Spagna per il possesso dell’arcipelago. 35 La fabbrica della Motor Ford Company ad Highland Park, in Michigan, nel 1909. 35

Gli USA e il mondo In politica estera fu soprattutto la presidenza di Theodore Roosevelt, rimasto alla Casa Bianca dal 1901 al 1909, a favorire un ruolo attivo degli USA sulla scena internazionale. Roosevelt intervenne come mediatore nel conflitto russo-giapponese del 1904-1905, di cui parleremo più avanti; grazie al suo ruolo di mediazione in quel conflitto gli fu assegnato il premo Nobel per la pace nel 1906. Sempre nel 1904 Regno Unito e Francia avevano firmato una serie di accordi che vanno sotto il nome di Entente cordiale (“Intesa cordiale”), fra i quali spiccava quello per cui la Francia s’impegnava a non intralciare l’azione della Gran Bretagna in Egitto, mentre Londra riconosceva la supremazia francese sul Marocco. Quando la Germania, sentendosi esclusa, reagì alla nuova situazione nordafricana ne derivò una forte tensione, risolta nella conferenza di Algeciras (1906), durante la quale Roosevelt svolse ancora una volta un importante ruolo di mediazione. Nell’ambito dei due momenti rappresentati dal conflitto russo-giapponese e della conferenza di Algeciras gli Stati Uniti si dimostrarono ormai in grado di muoversi come potenza globale. L’imperialismo americano Tuttavia, anche se fu con la presidenza Roosevelt che si dispiegò la vocazione planetaria degli Stati Uniti, l’espansione imperialistica americana aveva iniziato a manifestarsi ben prima. Dopo l’azione militare del commodoro Calbraith Perry nella baia di Tokyo (1853), per costringere il Giappone ad aprire le sue porte commerciali e culturali all’Occidente, nel 1898 scoppiò una guerra tra Stati Uniti e Spagna per il possesso di Cuba, colonia spagnola in lotta per l’indipendenza. Con il trattato di Parigi del 1898 Cuba ottenne l’indipendenza sotto il protettorato statunitense, mentre Madrid dovette cedere a Washington Portorico, le Filippine e 36

36 Attivisti dell’IWW a Denver nel 1924. La scritta in calce recita: “Non essere un morto! Sii vivo, come questi ragazzi!”.

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sezione A Titolo sezione

capitolo 2 La trasformazione dell'economia mondiale

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Germano Maifreda

Tempi moderni Storia, cultura, immaginario Settecento e Ottocento

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STORIA

Germano Maifreda Tempi moderni Vol.3. Dalla Belle Époque all’età contemporanea

vi fu la realizzazione nel settore metallurgico di nuovi forni per la produzione industriale di acciaio: il convertitore Bessemer e il forno Martin-Siemens. Questi forni resero più efficiente l’industria siderurgica e consentirono di realizzare macchinari e utensili più robusti e resistenti di quelli fatti in ferro, metallo che nelle macchine della prima rivoluzione industriale causava problemi per la sua tendenza a usurarsi rapidamente. Il convertitore Thomas, brevettato nel 1879, fece poi compiere un decisivo passo avanti nel settore siderurgico. L’acciaio permise nuove soluzioni nel campo della meccanica e, con l’introduzione nel 1870 del cemento armato, anche in quello delle costruzioni. Furono inoltre perfezionati i processi di distillazione, anzitutto del petrolio ma anche dello zucchero, dell’olio vegetale e delle bevande alcoliche. La possibilità per l’apparato produttivo di servirsi di una fonte di energia accumulabile e continuamente disponibile come l’elettricità produsse interazioni con la chimica e la metallurgia, consentendo di ottenere su vasta scala prodotti di largo impiego come l’ammoniaca, il carburo di calcio e l’alluminio. Sempre nell’industria chimica si ebbe, negli ultimi decenni dell’Ottocento, il perfezionamento di molti farmaci, come il cloroformio e i disinfettanti, dinamiti, coloranti sintetici e vernici. I benefici in campo medico In questo periodo vennero realizzate anche numerose e importantissime scoperte in campo medico. In campo epidemiologico, le ricerche di Louis Pasteur (1822-1895), Gerhard Henrik Hansen (1841-1912) e Robert Koch (1843-1910) consentirono di trovare una difesa contro antichi flagelli come la tubercolosi, la difterite, l’antrace, la peste, la lebbra, la rabbia e la malaria. Molte altre scoperte e invenzioni, come lo stetoscopio, usato nella diagnosi di molte malattie poiché permette di percepire alcuni suoni interni dell’organismo, consentirono enormi progressi nella chirurgia e, in generale, nelle condizioni igienico-sanitarie degli ospedali e nella vita quotidiana della popolazione occidentale. Una nuova organizzazione del lavoro: il taylorismo La seconda rivoluzione industriale produsse importanti innovazioni anche nell’ambito dell’organizzazione della produzione industriale L’invenzione della linea automatica per l’inscatolamento e di altre macchine per il packaging rivoluzionò le tecniche di confezionamento dei prodotti nell’industria alimentare e nella chimica di largo consumo, soprattutto farmaceutica. Sempre a partire dagli Stati Uniti, alla fine dell’Ottocento si diffuse un nuovo modo di fabbricare e assemblare parti intercambiabili definito taylorismo, dal nome del suo inventore Frederick W. Taylor (1856-1915). Si trattava di una modalità 3

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Domande alla storia Il lavoro dell’uomo Online//: Strumenti di lettura

Glossario Cemento armato Materiale da costruzione formato da:

Qual è il luogo dell’innovazione? Il laboratorio di ricerca

té così creare la sua impresa elettrica Edison Electric Light Company a New York, con l’adeguato sostegno finanziario di grandi banche d’affari.

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uando la creatività e la sperimentazione che il singolo artigiano è in grado di mettere in campo nella sua bottega o nella sua piccola officina non bastano più, diventa protagonista un nuovo “luogo” di creazione industriale – il laboratorio di ricerca – nel quale la scienza sposa la produzione industriale, sostenendola, rinforzandola e dandole solide basi teoriche.

Il caso Menlo Park A differenza di quanto era accaduto nella prima rivoluzione industriale, le innovazioni della seconda furono introdotte nel mondo dell’industria dopo essere state concepite e perfezionate all’interno di moderni laboratori di ricerca, sia formatisi presso istituzioni pubbliche, come università e istituti di ricerca, sia finanziati da fondazioni e imprese private. L’esempio più celebre di laboratorio di ricerca dell’epoca fu quello del Menlo Park, nell’omonima cittadina statunitense del New Jersey, di Thomas Alva Edison (1847-1931). Lo scienziato, che nel 1878 perfezionò la lampadina, operò infatti nel primo istituto approntato con il preciso scopo di realizzare innovazioni tecnologiche e di migliorarle costantemente, come dimostrato dai circa 1200 brevetti registrati ogni anno. Grazie alla sua numerosa equipe di ricercatori, che sperimentarono numerosi differenti materiali allo scopo di aumentare la durata delle lampade, il gruppo di ricerca di Edison riuscì a individuare la migliore combinazione di fattori chimico-fisici in grado di far diventare stabilmente incandescente un filo di cotone carbonizzato al passaggio della corrente elettrica. Nello stesso 1878 Thomas Edison po-

–calcestruzzo (una miscela di cemento, acqua, sabbia e ghiaia) –barre di acciaio (armatura) annegate al suo interno, opportunamente sagomate e interconnesse. Packaging Per la normativa italiana, è: “il prodotto, composto di materiali di qualsiasi natura, adibito a contenere e a proteggere determinate merci, dalle materie prime ai prodotti finiti, a consentire la loro manipolazione e la loro consegna dal produttore al consumatore o all’utilizzatore, e ad assicurare la loro presentazione, nonché gli articoli a perdere usati allo stesso scopo”. (art. 218 del DL 3 aprile 2006, n. 152 recante Norme in materia ambientale)

3 Il convertitore ideato da Henry Bessemer nel 1856 permetteva la lavorazione dell’acciaio in un’unica fase.

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La centralità della ricerca La storia di Edison è per molti versi emblematica della seconda rivoluzione industriale. Nella seconda metà dell’Ottocento il laboratorio di ricerca divenne sempre più parte integrante delle imprese industriali, anzi, saranno proprio i laboratori più innovativi a rappresentare il nucleo originario di molte imprese. I maggiori Paesi industrializzati, a partire dagli Stati Uniti, iniziarono così a investire massicciamente nella ricerca scientifica, creando istituzioni statali e favorendo l’estensione alle materie scientifiche dei percorsi di studio superiore e universitario. In Europa furono soprattutto le università tedesche, fornite dei migliori laboratori, a diventare un modello per l’organizzazione delle strutture universitarie di molti Paesi occidentali. Nacque in Germania il modello del politecnico, istituzione universitaria finalizzata a coniugare il sapere scientifico con quello tecnico e industriale e dedicata principalmente alla formazione degli ingegneri. La Kaiser-Wilhelm-Gesellschaft di Berlino, prestigiosissima istituzione di ricerca scientifico-industriale fondata nel 1911 e finanziata in parte dallo Stato e in parte dalle grandi imprese tedesche, entro il 1918 avrebbe già annoverato fra i suoi ricercatori ben cinque premi Nobel: Albert Einstein, Max Planck, Emil Fischer, Fritz Haber e Max von Laue.

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4 Il biologo francese Louis Pasteur ritratto nel suo laboratorio (particolare). 5 Lo scienziato americano Thomas Alva Edison con il fonografo, una delle sue invenzioni. Egli ideò anche la lampadina elettrica a filamento di carbone e il microfono a carbone; perfezionò inoltre il telefono e creò la prima centrale elettrica.

Germano Maifreda

Tempi moderni Storia, cultura, immaginario

6 I due premi Nobel per la fisica Max Planck e Albert Einstein in una foto del 1929.

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sezione A Titolo sezione

capitolo 2 La trasformazione dell'economia mondiale

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Dalla Belle Époque all’età contemporanea

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Francesco Silvestri Spazio pubblico Istituzioni e temi di cittadinanza

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I soggetti politico-istituzionali Il Presidente della Repubblica pag. 14 Il Parlamento pag. 14 Il Governo pag. 14 Il Consiglio Superiore della Magistratura pag. 14 La Corte Costituzionale pag. 14 Le Regioni pag. 14 I temi La costruzione dell’identità italiana pag. 14 La costruzione della democrazia in Italia pag. 14 Il protagonismo dei Cittadini: la società civile e il volontariato pag. 14 Educazione alla legalità: le mafie e la corruzione pag. 14 Investire sui giovani: cultura e formazione pag. 14 Il diritto al lavoro e i cambiamenti nell’economia globalizzata pag. 14 î 2 giugno 1946 lorem ispum dolor sit amet consectetuor.

14 | Cittadini d’Italia |

unità

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Come si struttura lo Stato?

Francesco Silvestri

Spazio pubblico Istituzioni e temi di cittadinanza

con il testo della Costituzione italiana

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1. Stato unitario o Stato federale?

L’Europa napoleonica costituì un vero e proprio sistema, non solo militare e geopolitico, ma anche istituzionale: l’organizzazione dello Stato francese e le riforme amministrative che ne stavano migliorando l’efficienza furono infatti estese ai Paesi sottomessi dalle armate napoleoniche.

Lo Stato nell’età moderna: rivoluzione francese e Stati Uniti d’America

A

nche se nel lungo percorso della storia umana sono stati elaborati vari modelli di organizzazione statale – dalla polis greca alla repubblica dell’antica Roma, dall’Impero romano e poi bizantino allo stato feudale medievale, fino a giungere alle monarchie assolute o alle autocrazie moderne – si può affermare che solo a partire dalla fine del Settecento gli stati nazionali abbiano cominciato a sperimentare forme moderne di organizzazione politico-istituzionale. Con la fine del lungo periodo compreso tra la prima rivoluzione inglese del 1648 e quella francese del 1789 (che rappresentò un vero laboratorio di elaborazione istituzionale e costituzionale), s’imposero due differenti forme di Stato come principali modelli di riferimento: 1. lo Stato unitario a potere centralizzato; 2. lo Stato federale a potere diffuso. Si tratta di due modelli che, pur con vari adattamenti, hanno ispirato l’architettura di quasi tutti gli organismi statali fino ai giorni nostri. Per quanto riguarda la forma di Stato centralizzato, l’origine risale all’esperienza politico-istituzionale della Francia (rivoluzione francese e impero napoleonico, 1789-1815. Per la forma di Stato federale, invece, alla formazione degli Stati Uniti d’America (rivoluzione americana, 1776.

ritto e l’uguaglianza formale dei cittadini di fronte alla legge, favorendo al contempo l’evoluzione dell’organizzazione burocratica statale sul territorio. Queste innovazioni furono talmente efficaci che vennero accolte anche dai regnanti europei spodestati nel momento in cui tornarono al potere dopo il congresso di Vienna 1814-15. Con tale compromesso tra le antiche prerogative monarchiche assolutistiche, tipiche dell’Antico regime, e le innovazioni giuridiche emerse tra la fine del Settecento e il primo decennio dell’Ottocento, si cercò di adattare la vecchia forma assolutistica dello Stato ai nuovi fermenti sociali, che vedevano imporsi la borghesia come protagonista di una società in rapida trasformazione. Nel modello di Stato unitario centralizzato – sopravvissuto in Francia, Italia e Spagna fino alla seconda metà del Novecento – il potere si concentra negli organi centrali dello stato (ministeri e altre strutture di vertice), i quali poi lo delegano alle proprie emanazioni periferiche diffuse su tutto il territorio (prefetture, uffici provinciali o regionali). Questo decentramento burocratico risponde a un criterio gerarchico e prevede forme di autonomia territoriale assai limitate. Insomma, nello Stato unitario centralizzato le decisioni vengono prese dal centro e poi trasmesse agli organi che operano sul territorio, che hanno il compito di renderle esecutive, cioè di metterle in pratica. Quindi, nella sua forma originaria, che oggi non esiste più in nessuna parte del mondo, questo modello non prevede alcun protagonismo politico dei cittadini, a parte il momento delle elezioni politiche nazionali. I cittadini, più che altro, sono i destinatari delle decisioni assunte dal vertice, ma non sono co-protagonisti politici a livello locale.

da internet, in alta definizione

ô Eugène Delacroix, La Libertà che guida il popolo, 1830, Parigi, Museo del Louvre.

da Wikimedia, in alta definizione

î Costituzione degli Stati Uniti d’America lorem sit. îî Andrea Appiani, Napoleon Bonaparte (particolare), 1805 Vienna, Kunsthistorisches Museum, olio su tela.

foto-stock, reperibile da ScalaArchives

Lo Stato unitario centralizzato

I

l modello dello Stato unitario centralizzato ha avuto molta fortuna soprattutto in Europa, rappresentando uno sviluppo dell’esperienza rivoluzionaria francese e, soprattutto, napoleonica. Il ventennio napoleonico, infatti, aveva introdotto con le sue riforme giuridiche innovazioni importanti per quanto riguarda la certezza del di-

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| Lo Stato siamo noi | unità 3 Come si struttura lo Stato? |

le parole della cittadinanza

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Autocrazia

Sistema di governo tipico dello Stato assoluto (dal latino ab solutus, che significa “sciolto” da ogni vincolo o limitazione), in cui il re, cioè l’autocrate, autolegittimava la propria autorità oppure si appellava a un diritto divino per giustificare il proprio potere. Sconfitta in Europa con la nascita degli Stati costituzionali, l’autocrazia ha continuato a caratterizzare la Russia zarista fino agli inizi del Novecento.

Forma di Stato

Il concetto giuridico di “forma di Stato” indica l’insieme dei principi e delle regole fondamentali che caratterizzano un ordinamento statale e, quindi, che disciplinano i rapporti fra lo Stato e i cittadini, singoli o associati. Spesso con questo concetto si intende anche l’insieme delle regole che disciplinano i rapporti fra lo Stato centrale e gli enti autonomi territoriali operanti al suo interno.

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