politecnico di milano corso di laurea in design di interni (01) design e arti / a.a. 2017-18 prof. matteo pirola chiara sangermani
misure / galleria personale
03 04 06 28 50 73
introduzione lista opere /1 l’artista si misura con il corpo /2 l’artista si misura con lo spazio /3 l’artista si misura con il visitatore bibliografia
indice
“il
contenuto
DELL’ARTE
prima
del
il senza non è
design.
L’ARTE
design, contenuti,
è
ARTE
design,
decorazione.”
da
2
viene
Jeffrey
Zeldman
sono sempre stata affascinata dal mondo dell’arte contemporanea, eppure non l’ho mai capita. sa, alle superiori ho studiato lingue, arte era una materia secondaria. in giro per musei ci andavo già, ma senza qualcuno che te la spiega, l’arte mica la capisci. sembrava tutto bello, certo, ma queste opere vorranno pur dire qualcosa, no? ecco, allora ho capito che l’arte va capita. e come capirla? non lo so, perchè probabilmente non l’ho capita neppure ora, però stavolta ci ho provato. ho capito che per apprezzarla bisogna studiare, scavare dentro agli artisti, leggere la loro storia. ho capito che non è tanto l’opera in sè ad essere arte, ma è l’idea dell’artista, la sua ricerca ed il suo percorso, che poi diventa opera. in questa galleria ho raccolto alcune opere che rappresentano ciò che ho imparato di nuovo, opere che qualche anno fa non avrei capito o che mi sarebbero solo sembrate belle (o anche no). ho cercato anch’io di misurarmi con l’arte, spero per stavolta di aver capito bene.
03
intro
klein / antropometrie pipilotti / open my glade ORLAN / the reincarnation of saint orlan pane / azione sentimentale ader / broken fall (organic) denervaud / janvier dort schneemann / up to and including her limits mendieta / arbor de la vida beecroft / VB52 fischer / francesco fontana / attese rinke / boden, wand, ecke, raum woodman / house #4 horn / finger gloves la pietra / il commutatore
04
(01) (02) (03) (04) (05) (06) (07) (08) (09) (10) (11) (12) (13) (14) (15)
05
(16) (17) (18) (19) (20) (21) (22) (23) (24) (25) (26) (27) (28) (29) (30)
bonvicini / no head man alis+filliol / a perdita d’occhio penique productions / el claustro mauri / cattedrale vegetale IED / f-light festival abramovic / imponderabilia nauman / green light corridor munari / abitacolo imhof / faust ono / cut piece wurm / one minute sculptures garutti / corale ORLAN / Êxperimental mise en jeu mingwei / the mending project abramovic / the artist is present
/1
l’artista si misura con il corpo
antropometrie yves klein 1960 08
09
(01) l’antropometria è una tecnica che prevede l’uso del corpo come pennello per dipingere la tela. le modelle di yves klein si intingevano nel colore (blu klein) per poi appoggiarsi alla tela verticale, lasciando così l’impronta del loro corpo. in questo modo l’artista non ha diretto contatto con l’opera d’arte, non dipinge egli stesso, ma diventa il regista di una sorta di performance. klein, infatti, segue costantemente le modelle durante la creazione dell’opera e le dirige nei movimenti. dall’innovazione del “corpo come pennello” si passerà molto presto al “corpo come tela”, principio della tecnica della body art, sviluppatasi negli anni successivi.
open my glade pipilotti rist 2000 new york 10
11
(02) la performance, tradotta poi in video-installazione (9 video per 1 minuto ciascuno) per i maxischermi di times square a ny, vede l’artista deformare il proprio viso schiacciandolo contro la finestra di un grattacielo. la giocosità e ironia di questo gesto, tipicamente ricondotto ai bambini, si confonde con una sorta di claustrofobica sensazione di trappola. la contrapposizione ai classici schermi pubblicitari delle grandi città, inoltre, rimanda ad una provocatoria idea di solitudine che si fa largo nella società odierna. l’artista grida silenziosamente al mondo di liberarla, denunciando non solo la sua solitudine ma anche la sempre crescente ed eccessiva attenzione al mondo ammaliante, quanto finto, che la circonda.
the reincarnation of saint orlan ORLAN 1990 12
13
(03) in un periodo in cui la body art vive la sua massima espansione, ORLAN si discosta dalla più comune performance per affrontare una ricerca artistica molto particolare che la accompagnerà per lunghi anni. tramite svariate operazioni chirurgiche l’artista affronta il tema della bellezza e dell’identità, rivendicando la libertà di intervento sul corpo. a partire dal maggio 1990 subisce numerose operazioni, studiate come vere e proprie performaces, durante le quali ridisegna il suo volto e corpo secondo i classici modelli rinascimentali. come spiegato nel suo manifesto, ciò che interessa all’artista è l’atto dell’intervento chirurgico e il conseguente spettacolo del corpo modificato, da sempre luogo di dibattito pubblico.
azione sentimentale gina pane 1973 14
15
(04) la performance vede l’artista, interamente vestita di bianco, procurarsi alcune ferite al braccio usando le spine di un bouquet di rose che tiene in mano o una lametta. con il gesto del taglio, molto frequente nelle sue opere, l’artista intende andare oltre l’autolesione per concentrarsi su temi quali la spiritualità e l’amore per il prossimo. il taglio è il modo per liberarsi dell’involucro esterno (il corpo) e permettere all’altro di vedere cosa c’è dentro, condividere il dolore. la performance appare come un rituale religioso, ma è piuttosto un culto laico della figura donna e del suo corpo.
broken fall (organic) bas jan ader 1971 16
17
(05) la performance, testimoniata da un filmato 16 mm in bianco e nero, vede l’artista appeso ad un ramo di un albero che si dondola nel vuoto fino a cadere nel fiume. la caduta, tema ricorrente nelle opere di ader, rappresenta per lui il fallimento. l’artista si regge al ramo fino a che le sue forze glielo consentono, poi si lascia cadere come a dimostrare la finitezza dall’uomo e il conseguente fallimento della vita.
janvier dort caroline denervaud 2016 18
19
(06) l’opera esprime a pieno l’intera ricerca artistica della denervaud, da sempre attenta a come il movimento del corpo esprima le emozioni più intrinseche. le performances e opere, infatti, mostrano come la sua produzione artistica sia direttamente e strettamente collegata all’uso del corpo. attraverso movimenti fluidi ed organici, l’artista traccia segni con il pennello sulla tela su cui si muove. i suoi movimenti non hanno un ordine preciso o un disegno studiato, ma seguono il flusso delle emozioni che l’artista prova in quel momento. il suo happening, quindi, si traduce in tele “sporcate” da un tratto che rappresenta movimento, emozioni, tempo.
up to and including her limits carolee schneemann 1976 20
21
(07) in questa performance l’artista è appesa al soffitto tramite un’imbracatura e dipinge la tela usando il proprio corpo. assumendo varie posizioni e ondeggiando nel vuoto, la schneemann arriva a segnare tramite un pastello la superficie sotto di lei e sulle pareti circostanti. l’opera è per l’artista un’importante strumento di denuncia verso la scena dell’espressionismo astratto, o action painting, dominata fino a quel momento da figure maschili.
arbor de la vida ana mendieta 1976 22
23
(08) in questa performance l’artista ricopre il suo corpo nudo di fango e si fotografa attaccata ad un albero, con le braccia alzate, mimetizzandosi con esso. la ricerca artistica della mendieta, infatti, la porta per tutta la sua carriera a confrontarsi e misurarsi con la mimesi del suo corpo con l’ambiente circostante: l’artista si fonde con la terra, l’acqua e l’erba, in performances quasi sempre solitarie. con questa esperienza vuole testimoniare la finitezza e l’immediatezza della vita, in contrasto con l’eternità della natura che ci circonda.
vb52 vanessa beecroft 2003 castello di rivoli 24
25
(09) tema centrale di quest’opera è la messa in scena del corpo, da sempre una costante nella ricerca artistica della beecroft. la performance prevede una lunga tavolata imbastita con un ricco banchetto. le commensali, 32 donne, siedono nude al tavolo per consumare una cena lunga sette ore. a scandire il tempo sono solo i cibi che si susseguono secondo un preciso ordine cromatico (cibi bianchi, poi arancioni, poi verdi e così via). l’opera, grazie alla centralità del cibo e la nudità delle donne, vista come simbolo di paure e angosce represse, costituisce un importante riferimento autobiografico per l’artista che si ispira al suo “libro del cibo”, personale testimonianza degli anni di bulimia che ha vissuto da bambina.
francesco urs fischer 2017 firenze 26
27
(10) la scultura, parte di una coppia di sculture-ritratto di francesco bonami e fabrizio moretti, è esposta tra le sculture classiche rinascimentali di piazza della signoria a firenze. proprio in mezzo all’arte classica ed eterna, infatti, l’artista urs fischer ha voluto rappresentare la caducità della vita e la finitezza umana, in contrapposizione alla durevolezza ed eternità dell’arte. le sculture, infatti, interamente realizzate in cera e accese come candele si consumano lentamente sotto gli occhi dei passanti. resteranno accese fino ad arrivare al loro completo scioglimento, ritornando così alla forma primordiale della materia, come a testimoniare un ciclo vitale.
/2
29
(01)
l’artista si misura con lo spazio
concetto spaziale / attese lucio fontana 1957 30
31
(11) l’opera, parte di una numerosa serie, rappresenta per l’artista la massima realizzazione del movimento dello spazialismo, di cui è tra i maggiori esponenti. le opere sono caratterizzate da uno o più tagli verticali, netti e decisi con cui l’artista divide la tela monocroma. ciò che interessa è l’idea, il gesto: non si limita a dipingere la tela, ma piuttosto la squarcia, sottolineando così la sua matericità. il taglio della tela non vuole evidenziare il vuoto, bensì lo spazio che sta dietro, che diventa ora parte dell’opera stessa.
boden, wand, ecke, raum klaus rinke 1970 32
33
(12) l’uso del corpo come strumento di misura dello spazio che ci circonda è da sempre un tema centrale nella ricerca di rinke. in questa performance-studio, di cui rimane testimonianza grazie ai suoi scatti, l’artista declina varie le posizioni possibili di un corpo in relazione ad un muro, ad un angolo, al pavimento e all’intera stanza. per rinke, il muro è il mezzo delle possibilità di libero movimento del corpo; l’angolo rappresenta protezione e reclusione, ma è allo stesso tempo sinonimo di punizione; lo spazio costituisce il mezzo di distribuzione libera. nella produzione di rinke si osserva inoltre una particolare attenzione alla composizione fotografica e scultorea che deriva dalle sue performances.
house #4 francesca woodman 1976 providence, rhode island 34
35
(13) parte di una serie di fotografie scattate all’interno di una casa abbandonata a providence, la woodman si ritrae in varie posizione mentre si mimetizza con lo spazio che la circonda. talvolta diventa parte della parete tramite l’ausilio della tappezzeria scrostata, altre, come nel caso di house #4, si fonde con gli oggetti entrando letteralmente a far parte di essi. l’interpretazione si divide tra un richiamo al fotografo surrealista man ray e una denuncia sociale alla necessità per le donne dell’epoca di nascondere e mascherare loro stesse.
finger gloves rebecca horn 1972 londra 36
37
(14) i finger gloves sono guanti progettati come protesi della mano, parte di una vasta collezione di estensioni corporee prodotte dalla horn. sono costituiti da cinque dita della lunghezza di un metro che vengono indossati dal performer e usati come vere e proprie protesi. grazie al materiale molto leggero, le mani sono libere di muoversi senza alcuno sforzo. a questo proposito afferma l’artista che indossando i guanti è capace di toccare e perfino sentire un oggetto. l’uso dei guanti, infatti, amplifica nelle sue mani la sensazione tattile, facendole realmente percepire la matericità di un oggetto pur controllando la propria distanza da esso.
il commutatore ugo la pietra 1970 38
39
(15) l’opera, parte della ricerca del sistema disequilibrante di la pietra, rappresenta l’oggetto più emblematico di tutto il suo lavoro sulla città e l’ambiente urbano. questo oggetto, costruito dall’artista come “modello di comprensione” è parte fondamentale della sua ricerca come strumento per conoscere la realtà che lo circonda, vista grazie al commutatore da nuovi ed innovativi punti di vista. la struttura, aperta e flessibile, è un rifiuto alla normale prospettiva che regola la visione dell’uomo della città.
no head man monica bonvicini 2009 londra 40
41
(16) l’opera consiste in una performance creata da vari attori, generalmente uomoni, vestiti elegantemente come dei businessmen. queste figure nere, che si stagliano nello spazio bianco ed asettico delle stanze del white cube di londra, passeggiano nella stanza tra i visitatori. talvolta, a loro discrezione, assumono strane posizioni nascondendo la testa nel pavimento, nelle pareti o nel soffitto, quasi come a volersi nascondere o proteggere dalla società .
a perdita d’occhio alis/filliol 2017 milano 42
43
(17) il duo presenta nella project room della fondazione pomodoro a milano un’opera site-specific in cui materia e non-materia si fondono in un legame imprescindibile. due sculture, create tramite schiume ad espansione, affrontano il tema del non-finito, acquisendo forme grottesche e lineamenti tragici, mentre una fitta nebbia artificiale invade la stanza e avvolge le sagome. il visitatore, alla continua ricerca di un riferimento visivo “stabile e finito�, si perde nello spazio che lo circonda, incapace di trovare un riferimento spaziale in grado di guidarlo.
el claustro penique productions 2011 querĂŠtaro, messico 44
45
(18) il collettivo realizza per un festival in messico un intervento all’interno del chiostro del convento di san josé de gracia. la produzione artistica di penique productions si basa su installazioni site-specific che lavorano sull’esistente, prevendendo la copertura di edifici, stanze o spazi pubblici gonfiando un pallone di plastica che va a stendersi sulla struttura sottostante. l’intervento punta quindi ad appropriarsi del luogo che lo ospita per snaturarlo della sua quotidianità e donargli una nuova e temporanea identità.
cattedrale vegetale giuliano mauri 2016 lodi 46
47
(19) parte di una serie costruite negli anni, la cattedrale vegetale rappresenta per giuliano mauri il compimento della sua intera ricerca artistica. l’artista del movimento art in nature colloca una cattedrale proprio nella sua città d’origine, sulle rive del fiume adda, e comunica con le sue terre. l’opera, infatti, è per mauri un tentativo di recuperare un dialogo con il luogo che la ospita. la cattedrale rappresenta la sacralità della terra e il legame imprescindibile che esiste tra arte e natura. l’opera diventa luogo di culto e aggregazione in cui esiste solo l’uomo e lo spazio che lo circonda: l’artista invita così il visitatore ad abbandonarsi alla natura e contemplare il cielo per riflettere e interagire con l’opera.
f-light festival (ponte vecchio) IED 2017 firenze 48
49
(20) si svolge a firenze nel periodo natalizio f-light, un festival dedicato a video-mapping, proiezioni, giochi di luce ed installazioni artistiche. il tema 2017 sono le frontiere, intese dai vari artisti in senso fisico e metafisico come limite ed orizzonte. le opere site-specific sono dislocate in 15 punti della cittĂ , in corrispondenza di edifici che rappresentano nuovi scenari scientifici, culturali e sociali. la luce delle opere illumina cosĂŹ i palazzi storici fiorentini, che vengono snaturati della loro quotidianitĂ e diventano per un mese teatro di nuove situazioni e nuovi spunti di dibattito sociale.
/3
(01)
l’artista si misura con il visitatore
imponderabilia abramovic/ulay 1977 bologna 52
53
(21) in occasione della settimana internazionale della performance a bologna il duo composto da marina abramovic e ulay attua un happening all’ingresso di un museo. i due si dispongono completamente nudi uno in fronte all’altro ai lati della porta costringendo i visitatori a passare tra loro; lo spazio molto stretto, però, forza il pubblico a girarsi lateralmente e scegliere di conseguenza se rivolgersi verso la abramovic o ulay. questa situazione genera un forte disagio tra il pubblico, spostando così l’imbarazzo che prova generalmente chi è nudo su chi è invece vestito. non avendo inoltre tempo di ponderare accuratamente verso chi rivolgersi, gli artisti vogliono mostrare come i comportamenti umani siano basati su elementi, appunto, imponderabili.
green light corridor bruce nauman 1970 new york 54
55
(22) parte di una lunga ricerca da parte dell’artista che si interroga sul contrasto tra l’esperienza fisica e quella percettiva dello spazio, l’opera si compone di uno stretto e lungo corridoio, completamente verde grazie al colore delle pareti e la luce fluorescente. il passaggio, fruibile dal visitatore, è così stretto che può essere attraversato solo in una direzione e costringe la persona che lo percorre a girarsi lateralmente. questa situazione crea un forte senso di disagio nel visitatore che, entrando nello spazio angusto, diventa effettivamente parte dell’opera stessa.
abitacolo bruno munari 1971 56
57
(23) l’abitacolo è tra gli oggetti di design (o meglio, d’arte) più conosciuti della produzione di bruno munari. l’opera consiste in una struttura in acciaio saldata e plastificata che viene letteralmente abitata dall’utente, non solo come letto ma come fosse l’intera camera. il modulo, definito da munari stesso un “habitat”, risulta asettico nella sua composizione, proprio perchè interamente personalizzabile. l’idea è che l’abitacolo sia plasmato sulle necessità e i gusti di chi lo abita, adattandosi a tutte le esigenze. questo oggetto rivoluziona completamente la classica concezione della camera per trasformare il letto in una vera e propria struttura in cui gli oggetti personali creano l’ambiente stesso.
faust anne imhof 2017 biennale di venezia 58
59
(24) realizzata all’interno del padiglione della germania alla biennale d’arte di venezia 2017, l’opera della imhof è un’installazione di protezione e controllo, recintata come una caserma e sorvegliata da dobermann. all’interno, un pavimento di vetro divide su due livelli il visitatore dai performers che si esibiscono in cicli da quattro ore sotto al pavimento trasparente. in questa situazione si crea così una doppia e reciproca responsabilità da parte di chi osserva o viene osservato, i cui ruoli si invertono e fondono continuamente.
cut piece yoko ono 1964 new york 60
61
(25) la performance ha avuto luogo la prima volta a tokyo ed è stata ripetuta altre volte in differenti sedi. in questa opera l’artista siede su un palco e chiede ai visitatori di tagliare via pezzi dei vestiti che indossa, mediante l’uso di semplici forbici. il visitatore si trova così immerso nella creazione dell’opera d’arte, ma al tempo stesso in una situazione di potenziale aggressività verso la donna, che è in quel momento l’oggetto d’arte. con quest’opera l’artista riflette non solo sul ruolo della figura femminile nel mondo dell’arte, ma sul reciproco rapporto opera-visitatore, trasformando l’arte da oggetto a gesto.
one minute sculpture erwin wurm 2017 biennale di venezia 62
63
(26) l’opera è parte di una serie che riflette l’intera ricerca artistica di wurm. la serie ridefinisce il concetto di scultura come atto dinamico ad opera dell’utente e non più come oggetto statico creato dall’artista. le sculture di wurm, infatti, esistono solo in funzione di un corpo che le abita. le opere ripropongono oggetti quotidiani che, tramite semplici istruzioni, vengono letteralmente vissute dal visitatore in chiave completamente nuova, ridefinendo le abitudini di routine dell’utente nella fruizione dell’oggetto. la scultura diventa così vivente, esiste cioè solo nel momento in cui il visitatore la anima, entrando realmente a fare parte di essa.
opera per la corale vincenzo bellini alberto garutti 2000 colle val d’elsa 64
65
(27) in occasione dell’edizione “arte all’arte 2000” della città, garutti si concentra sulla ristrutturazione della corale vincenzo bellini, luogo molto caro agli abitanti del posto. in segno di memoria per ciò che riflette tra i cittadini, l’artista propone un’opera in cui il rapporto fra interno ed esterno è fondamentale: la presenza di un visitatore all’interno dell’edificio, infatti, produce una musica all’esterno che si riversa nell’ambiente pubblico. l’opera quindi non è percebibile dal reale visitatore, ma interagisce con chi ne è al di fuori, instaurando un forte legame con la città e i suoi abitanti.
expèrimental mise en jeu ORLAN 2015 66
67
(28) l’opera consiste in un videogioco in cui ORLAN è la protagonista in veste di supereroe. lo spettatore è invitato a scaricare un’app e, munito di braccialetto interattivo, collabora con l’artista per aiutarla a ricostruire il world trade center (l’artista cerca l’opposizione ai classici videogiochi in cui lo scopo è distruggere qualcosa) o a rintracciare la sua forma umana. il tutto si svolge in quattro minuti e trentatrè secondi durante i quali lo spettatore non solo entra a fare parte dell’opera, ma è colui che la dirige, portando a termine la missione o meno.
lee mingwei the mending project 2017 biennale di venezia 68
69
(29) in quest’opera l’artista siede ad un tavolo e i visitatori sono invitati a portargli capi di abbigliamento da rammendare. viene scelto un colore per il filo, generalmente differente da quello originale, per sottolineare il valore del rattoppo. il filo usato per ricucire il capo non viene staccato ma la sua bobina viene appesa alla parete. l’opera d’arte si crea quindi nel legame creato dal filo che collega le bobine appese e i vestiti rammendati che rimangono sul tavolo fino alla fine della mostra. l’oggetto diventa così un ponte tra il visitatore e l’artista e acquisisce un sentimento di appartenenza per entrambi, diventando parte attiva dell’opera finale.
the artist is present marina abramovic 2010 new york 70
71
(30) durante la performance, svoltasi al moma di new york per un periodo di circa quattro mesi, l’artista siede immobile in una stanza. i visitatori sono invitati a sedersi di fronte a lei e guardarla negli occhi; questo momento di silezioso scambio può durare pochi secondi o interi minuti. il rapporto che si instaura tra visitatore e artista è intimo e privato, è una totale apertura verso l’altro grazie al solo contatto visivo che arriva più a fondo delle parole. la performance è un continuo fluire di emozioni, che “riempiono e svuotano” allo stesso tempo.
72
(01)
(02)
(03)
(04)
(05) (06) (07)
(08)
Centre Pompidou. IKB 3, Monochrome Bleu. Disponibile da https://www.centrepompidou.fr/ TateShots: Yves Klein - Anthropometries. (2013). Disponibile da http://www.tate.org.uk/ Pipilotti Rist - Parasimpatico. (2011). Disponibile da http://www.arte.it/ Ramsawak, J. (2017). Video artist Pipilotti Rist takes over Times Square’s billboards for January’s Midnight Moment. Disponibile da https://archpaper.com/ Marvelli, S. (2014). Orlan – Tra defigurazione e rifigurazione. Disponibile da http://www.artwort.com/ Poletti, F. (2010). ORLAN AAKA ORLAN. Disponibile da http://www.vogue.it/ Scardi, G. (2012). Gina Pane: è per amore vostro. Disponibile da https://www.domusweb.it/it/arte/ Fiorini Granieri, S. Gina Pane - Donne nell’arte. Disponibile da http://iperarte.net/ Spence, B. (1999). The Case of Bas Jan Ader. Daalder, R. (2004). Bas Jan Ader in the Age of Jackass. Belous, I. Caroline Denervaud. Research through intrinsic movement and forms. Disponibile da http://www.cap74024.com/ Dolfi Agostini, S. (2017). Carolee Schneemann: un’artista contro i benpensanti di sempre. Disponibile da http://www.ilsole24ore.com/ Biennale di Venezia 2017. Carolee Schneemann. Leone d’oro alla carriera. Disponibile da http://www.labiennale.org/it/ Gandini, M. (2013). Ana Mendieta , la terra è la mia tela. Disponibile da http://www.lastampa.it/ Gambari, O., Mendieta, R. C., Merz, B., Minoli, G. (2010).
73
biblio
(09)
(10) (11) (12) (13) (14)
(15) (16) (17) (18)
(19) 74
Castello di Rivoli - Ana Mendieta. She Got Love. Di Leva, M. (2005). Vanessa Beecroft - VB52. Disponibile da http://www.exibart.com/ Vogue Italia. (2010). Vanessa Beecroft. Disponibile da http://www.vogue.it/ Lucarelli, N. (2017). Urs Fischer a Firenze. Disponibile da http://www.artslife.com/ Stoia, N. (2016). Lucio Fontana e i tagli che hanno cambiato la storia dell’arte. Disponibile da http://www.emettiladaparte.com/ Fabrizi, M. (2014). Klaus Rinke: time, space, body, transformations. Disponibile da http://socks-studio.com/ Guggenheim Museum. (2012). Francesca Woodman. Disponibile da https://www.guggenheim.org/ Garzon, M. Rebecca Horn: body art, performance & installations. Disponibile da http://www.marthagarzon.com/contemporary_art/ Corno, F. (2016). Rebecca Horn, l’arte che ricomincia dal corpo. Disponibile da http://www.softrevolutionzine.org/ La Pietra. (2011). Abitare la città. Allemandi. Bonvicini. (2009). No Head Man. Disponibile da http://monicabonvicini.net/ Bria, G. (2017). A perdita d’occhio. Alis/Filliol a Milano. Disponibile da http://www.artribune.com/ Mele, F. (2015). Penique productions – impacchettare l’aria. Disponibile da http://www.artwort.com/ SpaceInArt. (2017). Penique Productions: uno spazio “sottovuoto”. Disponibile da http://spaceinart.altervista.org/ Bonini, L. (2017). Giuliano Mauri: Cattedrale Vegetale a Lodi inaugurata da Philippe Daverio. Disponibile da
(20) (21) (22) (23) (24)
(25) (26)
(27) (28) (29) (30)
http://milanoartexpo.com/ Cattedrale Vegetale. (2015). La cattedrale. Disponibile da http://it.cattedralevegetale.info F-Light 2017. Disponibile da http://www.flightfirenze.it Nardella, D. (2017). Torna F-LIGHT, Firenze Light Festival. Disponibile da http://www.darionardella.it/ MoMA. (2010). Marina Abramović and ULAY. Imponderabilia. Disponibile da https://www.moma.org/ Guggenheim Museum. (2017). Green Light Corridor. Disponibile da https://www.guggenheim.org/ Munari, B. (1971). Che cos’è un abitacolo. DOMUS n. 496. La Biennale di Venezia. (2017). Anne Imhof - Faust. Disponibile da http://www.labiennale.org/it/ Lusiardi, F. (2017). “Faust” by Anne Imhof. Disponibile da https:// www.inexhibit.com/ MoMA. Cut Piece. Disponibile da https://www.moma.org/ Tate. (2016). Erwin Wurm: One Minute Sculptures. Disponibile da http://www.tate.org.uk/ Wurm, E. (2017). Artworks. Disponibile da http://www.erwinwurm.at/artworks/one-minute-sculptures.html Garutti, A. (2000). Opera per la Corale Vincenzo Bellini. Disponibile da https://www.albertogarutti.it/ Blasi, F. (2017). VideORLAN e il Technobody. Disponibile da https://www.culturamente.it/ La Biennale di Venezia. (2017). Lee Mingwei - The Mending Project. Disponibile da http://www.labiennale.org/it/ MoMA. (2010). Marina Abramović:the Artist is Present. Disponibile da https://www.moma.org/
75
politecnico di milano corso di laurea in design di interni design e arti / a.a. 2017-18 prof. matteo pirola chiara sangermani