fondazione dolomiti . progettare luoghi per la cultura

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p ro g et tare lu oghi pe r la cu lt u ra

FONDAZIONE DOLOMITI alfonso di sabato . tommaso lolli . chiara turchi



ai caparbi


Indice

I.

Riflessioni sull’ex colonia Eni

Una premessa critica sulle strategie d’intervento

II.

La proposta funzionale

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Un contenitore culturale sotto il patrocinio della Fondazione Dolomiti; l’articolazione di più funzioni nel tempo e nei padiglioni

1. Le funzioni 1.1

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La cultura. Il turismo culturale, i festival e le fiere.

1.2 La valorizzazione del territorio. Il consorzio. 1.3

L’accoglienza e i servizi. Le attività continuative.

1.4

La Fondazione Dolomiti. La nuova sede e le attività coinvolte.

III.

Il progetto per la Colonia.

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1.

Il parco montano e la Colonia.

.35

Un sistema di relazioni tra Borca di Cadore, la Colonia e la montagna.

1.1

L ’accessibilità: l’apertura del perimetro della Colonia come prima strategia.

1.2 Gli spazi per lo stare: le radure e le aree pavimentate. 1.3

2.

Il paesaggio I unti panoramici e i cinema sul paesaggio.

L’intervento sulla Colonia: identità e gerar chia dei nuclei Gli elementi d’insieme.

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L’intervento sui padiglioni: leggere e interpretare lo spazio.

3.1

Il padiglione AS

3.1.1

Criticità e potenzialità: Le dimensioni, lo spazio, la luce; la struttura, la vetrata, l’altezza

3.1.2 La proposta progettuale I lucernari, le nicchie soggiorno, l’auditorium, l’arredo.

3.2

I dormitori Sud

3.2.1 Il sistema dei dormitori

3.2.2 Il ponte

3.2.3 Criticità e Potenzialità del caso pilota: il dormitorio MF. L’altezza, la luce, le connessioni; il modulo, la struttura, la facciata Sud 3.2.4

3.3

La proposta progettuale Le doppie altezze, la profondità, la permeabilità visiva, l’arredo.

Le strategie per i restanti padiglioni

3.3.1 Il sistema refettorio, infermeria e padiglione servizi. La Fondazione Dolomiti e le sue attività. 3.3.2

I dormitori Nord. Reinterpretare il dormitorio di Gellner.

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indice

3.



Una premessa critica sulle strategie d’intervento

I

RIFLESSIONI SULL’EX COLONIA ENI


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Riflessioni sull’ex colonia ENI

Il tema del riuso e del recupero funzionale degli edifici è inevitabilmente sempre più pregnante nel fare architettura contemporaneo, ponendo come questione critica emergente l’approccio agli edifici afferenti alla denominazione di moderni. L’occasione proposta dal tema di riprogettare la Colonia Eni a Borca di Cadore è in più particolarmente ricca e densa, date le ingenti dimensioni combinate al valore architettonico, storico e artistico del complesso, come recentemente dimostra la sempre maggior attenzione e interesse con cui viene considerato, sia in ambito istituzionale di tutela che accademico. Le aspettative collettive sono oltremodo alte, come testimoniano il PAT del Comune di Borca di Cadore: importante esempio di architettura del ‘900 ad opera dell’architetto Gellner che rappresenta una peculiarità fondamentale del comune ma che […] ha perso le proprie caratteristiche originarie di traino essenziale dell’economia turistica locale richiedendo ora interventi coordinati ed innovativi per una sua nuova valorizzazione tale da estendere i suoi influssi positivi su tutta la comunità borcese. pg. 7

Il complesso è visto nell’aspetto di crescita potenziale, a livello economico e di immagine, per aumentare l’attrattività e la visibilità di Borca di Cadore e del territorio afferente. Da qui l’idea di inserire all’interno del complesso una funzione fortemente attrattiva, identitaria e trainante. Una delle fonti primarie di turismo per l’ex Colonia Eni, data la suddetta unicità del complesso, è rappresentata dal turismo architettonico: Settore che potrebbe invece contraddistinguere il comune di Borca rispetto ai contermini è quello del “turismo dell’architettura” che trova in Corte una risorsa con caratteristiche uniche che potrebbe costituire una valida base per superare il problema della stagionalità dei flussi turistici favorendo la specializzazione dell’offerta verso target turistici (in gran parte da organizzare) comunque non suscettibili di concorrenza da parte di realtà turistiche contermini attualmente di maggior richiamo. pg 12

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Et aut et volestis voluptatus evel ipsume culpa qui ommolla et plaut landae

I

Una premessa critica sulle strategie d’intervento


Si è cercata quindi una funzione che fosse pubblica, e che permettesse, benestante l’inserimento di nuove attività che rivitalizzassero i padiglioni, una sua fruizione potenzialmente continua nel tempo, aprendone i confini e non creando una situazione di chiusura e autoreferenzialità. D’altro canto, la complessità dell’articolazione spaziale della Colonia offre la più unica che rara opportunità di adoperare una strategia compositiva anche a livello funzionale, giustapponendo più funzioni diverse, benché compatibili, all’interno dei diversi padiglioni; la possibilità di avere dei nuclei indipendenti ma legati insieme, permette di rendere la Colonia, a tutti gli effetti, permeabile, attiva e attrattiva.




Un contenitore culturale sotto il patrocinio della Fondazione Dolomiti; l’articolazione di piÚ funzioni nel tempo e nei padiglioni

II

LA PROPOSTA FUNZIONALE


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LA PROPOSTA FUNZIONALE

Questo approccio analitico ha quindi guidato i criteri decisionali nella proposta funzionale qui presentata. La scelta è ricaduta sull’inserimento di un ventaglio di funzioni afferenti al mondo della cultura e della promozione territoriale, per dare al complesso la forza di essere elemento trainante nello scenario proposto, come sottolineato anche dagli studi statistici della regione: Tra le forze energiche, in grado di imprimere un impulso innovativo alla società e all’economia, va sicuramente citata la cultura, intesa come crescita per la persona e per il sistema economico; (rapporto statistico 2015, Veneto, pg.1)

la relativa perifericità dell’area è una problematica che va in realtà vista e considerata su un bacino di utenza ben più ampio di quanto non figuri quello dei soli residenti: l’analisi dei flussi turistici e delle potenzialità ricettive della zona evidenzia come il territorio, specialmente dalle Olimpiadi di Cortina del 1956, sia di per sé preparato all’accoglienza di un numero di turisti che fa lievitare esponenzialmente la frequentazione del territorio. Nel caso specifico borcese, la ricettività va sicuramente letta considerando anche la presenza storica del Villaggio Eni, che decuplicava il numero di residenti, benché stagionali. La capacità ricettiva degli alberghi permetterebbe di incrementare di più del doppio la popolazione residente contemporaneamente nel comune di Borca (nota su portale turismo veneto), mentre la proporzione tra unità immobiliari residenziali e unità immobiliari per residenze stagionali è di 1 a 3 (nota su ufficio tecnico comunale). Da questi dati risulta chiaro come l’inserimento di una funzione di ampio respiro possa già avere le basi su un pubblico di potenziali fruitori ampio, eterogeneo e in costante afflusso. Ipotizzare come garante e gestore del complesso la

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la proposta funzionale

II

Un contenitore culturale sotto il patrocinio della Fondazione Dolomiti; l’articolazione di più funzioni nel tempo e nei padiglioni.


Fondazione Dolomiti UNESCO risulta una scelta plausibile e confacente, data la centralitĂ geografica del sito rispetto ai sistemi dolomitici ed alla sua rilevanza storica, turistica e, potenzialmente, economica. Risulta comunque evidente come quelle sottoelencate

FIERE DI CINEMA

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la proposta funzionale

siano proposte tipo, e la conseguente progettazione degli spazi possa permettere l’organizzazione anche di tipologie altre di eventi, considerando l’elasticità e la modificabilità dello spazio un prerequisito ormai fondamentale per garantire il perdurare di un intervento di architettura di queste dimensioni e portata.

FIERE D’ARTE

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1. LE FUNZIONI 1.1 La cultura

Come riportato dalle statistiche della regione Veneto, “il turismo culturale non conosce crisi” (Statistiche maggio 2015): nonostante i soggiorni si accorcino, aumentano nel numero specialmente quando la meta è un’attrattività culturale. Si è quindi pensato di inserire due eventi di richiamo nazionale per rendere la Colonia un palcoscenico d’eccezione, con la possibilità che la risonanza a scala nazionale la conduca ad essere conosciuta e rivalutata. Contando la necessità di valorizzare il territorio senza però saturarlo, si evidenzia la possibilità di alternare le funzioni nel corso del tempo, con rispettiva cadenza annuale, e del raggio di influenza, esercitando per limitati periodi dell’anno un richiamo nazionale, ma offrendo nel restante tempo i servizi per il territorio. Si è deciso di affiliare queste attività ad un ente patrocinante esistente come quello della Biennale di Venezia, rispettivamente la sezione della Mostra Internazionale del Cinema relativa alle produzioni indipendenti, e una fiera d’arte per artisti emergenti/a concorso parallela alle Biennali d’Arte e di Architettura. Questo sostenuto da impalcature minori, come la programmazione di workshop, corsi e altre modalità di coinvolgimento. Generando un afflusso elastico, queste funzioni si inseriscono nella Colonia promuovendo un nuovo tipo di attrattività nella zona. Si è quindi proceduto a identificare realtà analoghe su suolo nazionale che potessero fornire dati e numeri su cui impostare la proposta progettuale. (vedi appendice con i festivals)

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la proposta funzionale

Il turismo culturale,i festival e le fiere d’arte



1.2 La valorizzazione del territorio

Il tema del consorzio è una risposta alla pianificazione generale della Provincia di Belluno, nel momento in cui tema cardine è il potenziamento e il sostegno alle realtà produttive, artigianali e agricole del territorio del Bellunese (Relazione Generale PTCP pp. 30-35). Risulta infatti che, nonostante circa il 36% (stesso luogo, pg30) delle attività produttive sia artigianale e/o manifatturiero, tale produzione rimanga legata ad una dimensione esclusivamente locale. Il progetto di architettura difficilmente può contribuire a piani di rilancio economico ed imprenditoriale, ma la Colonia può diventare la vetrina in cui produttori, artigiani e imprenditori espongono i loro prodotti, fregiandosi di loghi consorziali, che permettano di ottenere più riconoscimenti commerciali. Tutelare i prodotti del territorio avendo un luogo in cui esporli periodicamente può contribuire,sul piano commerciale ma anche su un piano conoscitivo e d’immagine, ad adempiere agli ambiziosi piani della Provincia. Le esposizioni del consorzio sono organizzate come tematiche e a cadenza settimanale, accompagnate da esposizioni, dimostrazioni e conferenze.

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la proposta funzionale

Il consorzio



1.3 L’accoglienza e i servizi

Il tema del consorzio è una risposta alla pianificazione generale della Provincia di Belluno, nel momento in cui tema cardine è il potenziamento e il sostegno alle realtà produttive, artigianali e agricole del territorio del Bellunese (Relazione Generale PTCP pp. 30-35). Risulta infatti che, nonostante circa il 36% (stesso luogo, pg30) delle attività produttive sia artigianale e/o manifatturiero, tale produzione rimanga legata ad una dimensione esclusivamente locale. Il progetto di architettura difficilmente può contribuire a piani di rilancio economico ed imprenditoriale, ma la Colonia può diventare la vetrina in cui produttori, artigiani e imprenditori espongono i loro prodotti, fregiandosi di loghi consorziali, che permettano di ottenere più riconoscimenti commerciali. Tutelare i prodotti del territorio avendo un luogo in cui esporli periodicamente può contribuire,sul piano commerciale ma anche su un piano conoscitivo e d’immagine, ad adempiere agli ambiziosi piani della Provincia. Le esposizioni del consorzio sono organizzate come tematiche e a cadenza settimanale, accompagnate da esposizioni, dimostrazioni e conferenze.

la proposta funzionale

Le attività continuative


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1.4 La Fondazione Dolomiti

La Fondazione Dolomiti non è però solo intesa come ente garante e organizzatore degli eventi: all’interno del programma funzionale viene incluso lo spostamento della sede operativa ed amministrativa della Fondazione, come da necessità e richiesta emersa dal confronto con l’Associazione Culturale Edoardo Gellner Architetto 1909/2004. La fondazione UNESCO presenta richieste spaziali comuni alle architetture per uffici – sale riunione, postazioni di lavoro, uffici per i dirigenti, un auditorium per le conferenze; in più, organizza corsi di formazione relativi a temi di mantenimento e valorizzazione della montagna, che sono localizzati in un contiguo sistema di aule. Si è anche pensato di affiliare ai corsi di formazione, altri palinsesti didattici prendendo spunto da iniziative già collaudate sul territorio di formazione imprenditoriale alpina. Questi corsi, della durata di sei mesi, offrono la possibilità di studiare a fondo proposte imprenditoriali che valorizzino la montagna e di collaudarle. Per questo, a completamento del sistema, è anche inserito uno spazio di co-working, di modo che gli studenti a fine corso possano avere inclusa una struttura, benché per un periodo di tempo determinato, in cui iniziare la propria attività; possibilità lavorativa che viene comunque aperta a qualsivoglia altro genere di impresa secondo le modalità correnti relative a questa tipologia di postazione lavorativa. Tutto questo aspetto permette di creare un circolo virtuoso di valorizzazione del sistema montano, inteso sia nelle sue componenti culturali – ricerca, comunicazione e divulgazione, sia nelle sue componenti economiche, di trasmissione e rivalorizzazione consapevole.

la proposta funzionale

La nuova sede e le attività coinvolte



II

IL PROGETTO PER LA COLONIA




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IL PARCO MONTANO E LA COLONIA

Approcciare il progetto della Colonia include inevitabilmente un ragionamento operativo sulla relazione con l’intorno, sia esso il nucleo edificato di Borca o il paesaggio montano. Identitariamente autonoma e funzionalmente integrata, la nuova Fondazione Dolomiti, si pone come elemento che lega queste due entità eterogenee.

SISTEMA DEGLI SPAZI APERTI area a prato area in calcestre area pavimentata percorso pedonale punto panoramico esterno punto panoramico interno

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Il progetto per la Colonia

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Un sistema di relazioni tra Borca di Cadore, la Colonia e la montagna


ACCESSIBILITĂ€ strada principale strada di servizio ingresso carrabile percorso pedonale percorso diretto percorso con pendenza compresa tra 0-15%

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1.1. L’accessibilità

Uno dei temi centrali è valutare l’accessibilità della Colonia: non dovendo più rispondere alle stringenti indicazioni funzionali precedenti, il perimetro può essere permeabile e accessibile, configurandosi come un parco montano; questa condizione sembra un prerequisito fondamentale per attualizzare il ruolo della Colonia. È pensato un collegamento pedonale dal Comune di Borca lungo la via Mattei e riconfigurato un accesso esclusivamente pedonale che, attraversando poi l’adunata, conduce al padiglione AS. Ridefinire l’accesso serve a porre l’accento sulla percezione della capanna, in un approccio lento e graduato, in tensione tra la visione del padiglione ai piedi del monte Antelao e della valle. L’accesso pedonale inizia da un grande piazzale in piano ricavato imponendo l’orizzontalità a un frangente di pendice; questo attimo di sosta e distensione ha il duplice obiettivo, architettonico e funzionale, di dare respiro al percorso in salita ma anche di ospitare le fermate per i mezzi pubblici che conducono alla colonia. Data la difformità di affluenze previste, il tema dei parcheggi è stato affrontato con la volontà di non creare ambiti adibiti esclusivamente a tale funzione. Si intende utilizzare i parcheggi del Comune di Borca, quelli immediatamente nelle adiacenze della Colonia per le attività di interesse locale; per gli eventi di più ampio richiamo, la proposta è invece di trovare soluzioni temporanee, come la riconversione dei campi sportivi immediatamente a Sud del complesso per il periodo necessario, di modo da non creare parcheggi che poi rimarrebbero inutilizzati alterando l’immagine della montagna. La carrabilità all’interno della Colonia viene mantenuta nei percorsi periferici, prevedendo eventi assistenziali e/o emergenziali e lo scarico e carico delle merci. La restante parte di percorsi all’interno del perimetro murario della Colonia è esclusivamente pedonale, e si sono individuati due tipi principali di percorrenza che si intrecciano: una che sale perpendicolarmente rispetto alle isoipse, e uno che invece mantiene la quota e taglia longitudinalmente tutto l’impianto. I percorsi in pendenza congiungono direttamente ambiti diversi, e fungono principalmente da assi interni di accesso e distribuzione; i percorsi in piano accompagnano invece il visitatore più lentamente nella Colonia e definiscono ambiti, ricoprendo un ruolo più ludico e di intrattenimento.

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Il progetto per la colonia

L’apertura del perimetro della Colonia come prima strategia.


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PLANIMETRIA GENERALE Il progetto per la colonia


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SCHEMA FUNZIONALE Il progetto per la colonia


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1.2 Gli spazi per lo stare

Dal confronto tra le foto d’epoca e lo stato attuale, emerge come la vegetazione abbia avuto una crescita esponenziale fino a modificare l’immagine stessa che Gellner aveva dato alla Colonia, che risulta ora immersa in modo soffocante nel bosco. Il progetto non vuole riportare la Colonia allo stato pristino, eccetto ordinari lavori di diradamento e di controllo del suolo (nota: Il suolo della Colonia è in gran parte ghiaioso, un eccessivo carico di alberi potrebbe superare il peso tollerabile dal terreno e provocare cedimenti). Si vuole però sfruttare questa situazione per creare radure e coni visuali che amplifichino la percezione degli spazi e dei padiglioni. Il percorso di accesso principale alla colonia si combina con un diradamento che permette, dove il percorso piega e si crea una spazio per lo stare, di vedere la capanna centrale mentre, durante la risalita, si può guardare a valle sedendosi sul muretto controterra che tiene il percorso. Si sono anche operati dei diradamenti puntuali per creare zone a prato: queste porzioni di spazio definite svolgono un ruolo centrale nella definizione di ambiti omogenei e identitari. Esempio ne è l’enclave che lega il complesso espositivo dei dormitori Sud, che svolge il ruolo di legante tra i vari padiglioni. Altre tre sacche sono ricavate nella parte più a ovest della colonia, che, alternando zone boscate e zone a prato, permettono di mantenere la scansione data dagli edifici anche nello spazio aperto, legando il disegno complessivo con padiglioni e punti di osservazioni posti come terminale dei percorsi. Queste zone a prato permettono di avere un incrocio tra una fruibilità urbana del parco e l’immersione nell’ambiente montano, riprendendo peraltro le radure caratteristiche di questi contesti.

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Il progetto per la colonia

Le radure e le aree pavimentate


“...fin dall’inizio avevo posto un quesito ben preciso all’onorevole Mattei, e c

peso alla sua lettura dall’esterno [...], oppure se [...] si fosse dovuto pensare dominato dall’Antelao e mirare soprattutto alla creazione di un ambiente id conttatto con la natura. Mattei non ha esitato un attimo e ha risposto: vale l un criterio guida per tutta la progettazione.

E. Gellner, quasi un diario. Appunti autobiografici di un architetto, acd Michele Merlo, Gangemi, Roma, 2008, pag. 83-84


Il progetto per la colonia

cioè se il villaggio avesse dovuto costituire un fatto visivo importante, dando a un sommesso inserimento del complesso nel grandioso quadro naturale deale per la gente che doveva trascorrere un periodo di vacanza in stretto la seconda interpretazione. Ed è stato senz’altro questo il punto di partenza e

PROSPETTO COLONIA


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1.3 Il paesaggio

È già stato affrontato il tema della percezione della Colonia da fuori, di come l’incontrollata crescita della flora abbia contribuito ad alterarne l’immagine. Non solo vedere la Colonia, ma anche guardare il paesaggio è stato trattato come tema progettuale. I percorsi in piano, dopo le zone a prato, sfociano in due ambiti all’aperto che, rileggendo la pendenza del versante, si configurano come cinema sul paesaggio. Un setto si inserisce nel terreno e determina la direzione visuale, mentre gradoni in pietra sono disposti come sedute per guardare il paesaggio incorniciato da un telaio metallico. Oltre che la possibilità di ospitare spettacoli e concerti, questi dispositivi sono posizionati in modo da guardare sempre i monti Pelmo e Croda di Lago, trovando così un momento architettonico di valorizzazione del paesaggio. Altri due dispositivi di funzione analoga sono inseriti all’interno dei padiglioni. Utili anche come landmark e per segnalare i nuovi ingressi e le nuove funzioni, due stanze sopraelevate di pongono come terminali visivi dei collegamenti in quota tra i padiglioni F e MF e i padiglioni INF e S; con la loro forma leggermente gradonata, funzionano come obiettivi in cui sedersi e traguardare a valle.

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Il progetto per la colonia

I punti panoramici e i cinema sul paesaggio


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L’intervento sulla Colonia. Gli elementi d’insieme

L’INTERVENTO SULLA COLONIA Gli interventi sul costruito partono dalla lettura ed interpretazione degli spazi esistenti, affrontando alcuni temi centrali come la luce e le altezze interne degli edifici; l’obiettivo perseguito tramite il progetto è quello di ridare identità e vitalità alla Colonia tramite interventi mirati all’adeguamento della struttura, riconoscendo tuttavia la complessità del progetto originale e valorizzandone gli elementi costitutivi. L’uso della maglia modulare, l’affaccio prevalentemente a Sud e la sottolineatura di alcune viste privilegiate sono elementi costanti nel progetto di Gellner, che vengono mantenute ed utilizzate come matrice compositiva e strumento di controllo. La diversità delle impostazioni funzionali ha però indotto un ragionamento sull’effettiva attualità di determinate soluzioni architettoniche, che sono state ridefinite o adeguate a seconda delle nuove necessità. Esempio ne è l’impianto distributivo dell’intera Colonia: articolato come sistema aperto, è impostato per rispondere all’esigenza di una percorrenza biunivoca tra gli spazi giorno e gli spazi notte; esigenza che risulta non più necessaria alla nuova destinazione funzionale. Pertanto sono stati inseriti nuovi collegamenti in quota, che in parte risolvessero il tema dell’accessibilità tra i padiglioni e in parte permettessero una percorrenza circolare tra di essi; questa strategia ha implicato poi la definizione di porzioni di spazio aperto come ambiti raccolti e identitariamente riconoscibili, afferenti a nuclei di padiglioni. La definizione di nuclei è parte essa stessa del progetto strategico; tuttavia la maggiore autonomia dei nuclei periferici e la chiusura del sistema non vuole però in alcun modo precludere la centralità del padiglione AS, che viene comunque inteso come padiglione principale: viene infatti qui inserita la sala centrale e rappresentativa della nuova Fondazione, utilizzabile come centro conferenze o cinema, e, al piano superiore, la caffetteria, come spazio principale di ingresso ed accoglienza in tutto il sistema. Il sistema dei dormitori Sud è concepito collettivamente come sede del Consorzio e centro espositivo, relazionato con una propria porzione di spazio aperto; i dormitori Nord sono invece ripensati nelle modalità insediative, necessità data dal cambio di fruitori dello spazio, ma vengono mantenuti in-

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La colonia

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tatti sotto il profilo funzionale; i padiglioni S e INF, legati da un ulteriore passaggio in quota, si articolano attorno ad uno spazio aperto pavimentato e ospitano la sede della Fondazione Dolomiti. Quest’ultimo sistema invade anche il padiglione RS al piano sotto il refettorio, riconvertito a ristorante, con una serie di aule per i corsi di formazione.

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Leggere e interpretare lo spazio

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L’INTERVENTO SUI PADIGLIONI 3.1 Il padiglione AS


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IL PADIGLIONE AS Il padiglione AS si colloca al centro del sistema articolato della Colonia Eni, risultandone il perno centrale tra i dormitori ed i servizi. La capanna centrale rappresenta quindi il primo contatto, visivo e fisico, con il sistema Colonia. Una volta riconosciuta ed accolta questa centralità, la proposta progettuale si basa sull’identificazione degli elementi che rendono la capanna iconica, al fine di valorizzarli. Come processo analitico di conoscenza, si sono individuati tutti quegli elementi architettonici che, nella chiave di lettura proposta per il padiglione, potessero essere considerati come punti di forza, o potenzialità – i tratti caratteristici e identitari del progetto, e punti di debolezza, o criticità – intesi come tutti quegli elementi che, tarati su altre esigenze funzionali, necessitano di una ridefinizione spaziale.

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3.1


PROCESSO PROGETTUALE

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3.1.1 Criticità e Potenzialità

Criticità. Il piano terra risulta essere molto com-

presso date le dimensioni di profondità e larghezza (25 m x 25 m), apparendo così schiacciato, nonostante l’altezza, notevole se paragonata alla media della Colonia, di 3,60m; i massicci pilastri amplificano ulteriormente la sensazione di compressione. La capanna ha, sempre al piano terra, un apporto di luce naturale ridotto, dato che sfoga lateralmente su un piano ribassato tenuto da un terrapieno, e le alte finestrature a nastro immettono una tenue luce diffusa. Pensato per l’accoglienza e lo smistamento di squadre numerose di bambini è attualmente uno spazio privo di attrezzature, nonostante la confacente vocazione di spazio rappresentativo e d’impatto per tutto l’impianto Colonia, risultando uno spazio fondamentalmente periferico nonostante la sua centralità.

Potenzialità. Nel processo analitico e seletti-

vo dei caratteri invece più marcati del padiglione, il principale tratto distintivo è sicuramente la sua forma a capanna, che lo staglia sul retrostante profilo montuoso e lo differenzia dai padiglioni circostanti; per questo motivo i tre principali elementi che sono stati individuati come identitari e si è voluto valorizzare sono alla base dell’aspetto morfologico del padiglione: la struttura a cavalletti in calcestruzzo armato che poi si riuniscono in colmo, progettata con l’ausilio dell’ingegnere Silvano Zorzi, è sicuramente una delle emergenze della capanna, che “coniuga in modo assolutamente originale il doppio ruolo [quello strutturale e linguistico] assegnato al calcestruzzo” (Mornati, pg 9); la grande vetrata che dà verso valle, come matrice della relazione con il paesaggio e diaframma che separa e unisce l’esterno e l’interno; e lo spazio da questa contenuto, il grande spazio a tutta altezza del piano rialzato, vera e propria piazza coperta e soggiorno rappresentativo della Colonia.

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criticità e potenzialità

Le dimensioni, lo spazio, la luce, la struttura, la vetrata, l’altezza


MODULARITÀ_STATO DI FATTO

LUCE_STATO DI FATTO

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LUCE_STATO DI PROGETTO

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MODULARITÀ_STATO DI PROGETTO


PROCESSO PROGETTUALE

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3.1.2 La proposta progettuale

Da queste valutazioni pregresse nasce la volontà di intervenire assecondando le geometrie particolari della capanna: l’inserimento di lucernari, porta luce al piano terra, rileggendo gli scarti tra i cavalletti originali e unendo i due livelli della capanna; questi sono anche tagliati in modo da non sopralzare rispetto alle falde, così da non alterare l’immagine esterna del padiglione. Al piano terra identificano degli spazi di sosta, le nicchie soggiorno, che regolamentano anche il rapporto con il teatrino esterno con puntuali possibilità di uscita e determinano un più intenso rapporto con la luce naturale. Un cinema/auditorium, definito attraverso un volume rivestito in legno che poggia su uno zoccolo in calcestruzzo, si inserisce invece nella parte più interna del piano terra, permettendo così di ridurre la profondità dello spazio di ingresso e di localizzare una funzione che non necessita di ingenti quantità di luce naturale nella zona meno illuminata dell’ambiente. Al piano rialzato, una caffetteria svolge la funzione di vero e proprio punto di accoglienza della Colonia nel salone più rappresentativo del complesso. Lo spazio ha una sua naturale tensione longitudinale grazie alle due vetrate che chiudono il padiglione, e le sue studiate asimmetrie interne lo arricchiscono e completano. L’intervento prevede l’inserimento di alcuni elementi d’arredo: un unico e grande tavolo, in grado di confrontarsi con le ingenti dimensioni dello spazio, oltre che favorire la convivialità, si pone longitudinalmente rispetto alla capanna, rileggendo la tensione lineare tra le due vetrate. Non vengono volontariamente introdotti nuovi elementi mobili di difficile compatibilità con lo spazio esistente, ma sono utilizzati gli sgabelli L09 progettati da Gellner per la Colonia. Inseriti in diaframmi grigliati che accolgono il visitatore e gestiscono lo spazio, se ne è reinterpretato il ruolo ludico e interattivo, sfruttandone la componibilità multipla. Per risolvere la quota funzionale della caffetteria, bancone, mensole e cucinotto sono posizionati in un modulo sotto il soppalco, così da non invadere lo spazio a tutt’altezza e occupare una porzione altrimenti poco gestibile del piano data la pendenza della falda. Due ante a scomparsa permettono di chiudere il cucinotto.

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criticità e potenzialità

I lucernari, le nicchie soggiorno, l’auditorium, l’arredo



SEZIONE PROSPETTICA AA Et aut et volestis voluptatus evel ipsume culpa qui ommolla et plaut landae



PIANTA QUOTA + 33.00 m Et aut et volestis voluptatus evel ipsume culpa qui ommolla pianta piano et plaut terra landae 1:100


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PIANTA QUOTA + 37.00 m



SEZIONE BB


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3.2

I DORMITORI SUD


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1 - La distribuzione che serve i dormitori M, F, MF, rappresentati nello schema, non consente una percorrenza circolare, facendoli risultare dei cul-de-sac. I padiglioni sono prioritariamente pensati per una percorrenza prevalentemente interna, rispetto a un rapporto con l’esterno.

2 - La strategia di progetto si

pone come obiettivo ridurre la perifericità dei tre padiglioni dormitori trasformandoli in un polo attrattivo all’interno del sistema colonia. La risposta progettuale è un’enclave che mette a sistema i tre padiglioni, lo spazio aperto tra loro compreso e la capanna gioco.

3 - Il risultato è un collegamento in piano alternativo alle rampe che permette nuove percorrenze e disegna un nuovo fronte verso il parco montano. Lo spazio aperto descritto dagli edifici è trattato a prato: al centro dell’attenzione è posta, così, la capanna gioco.

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3.2 I DORMITORI SUD

Il complesso dei dormitori Sud comprende un dormitorio femminile, uno maschile – prime edificazione di tale destinazione funzionale costruite tra il 1955 e il 1956, un dormitorio misto e tre capannine gioco, che completano l’intervento nel 1959. Tale complesso risulta, al di là di declinazioni particolari di ogni padiglione, uniforme e univoco: è collegato da un unico sistema distributivo e i padiglioni sono uniti nella loro matrice compositiva dallo modulo strutturale, che permette un trattamento uniforme dello spazio, dei prospetti e degli arredi. Questi spazi sono stati progettati per rispondere ad un preciso e organizzato programma funzionale: le percorrenze erano separate per bambini e bambine, di modo che non si incontrassero all’interno dei dormitori. Il decadimento della precedente funzione implica un ripensamento e una ridefinizione dello spazio e dei suoi collegamenti in quanto ci si confronta con attività e flussi di tipo diverso che non necessitano di impostazioni spaziali così definite; benché queste vengano coinvolte all’interno del nuovo assetto come elemento di ricchezza progettuale. Intesi quindi questi padiglioni come impalcatura ideale e concreta di un sistema più complesso ed articolato, si è partiti con la definizione di una strategia progettuale complessiva per l’intero sistema. Si è cercato di dotare il complesso dei dormitori di un’identità più marcata e di renderli un polo attrattivo nel sistema Colonia, andando a legare gli edifici con un collegamento sopraelevato. Questo intervento permette di conseguire il duplice obiettivo di dare un fronte al complesso anche dal lato parco, creando invece all’interno un’enclave definita; funzionalmente, unisce nello specifico i padiglioni F e MF su una medesima quota in piano (+ 13,85 m); benché alterando l’originale sistema distributivo dei padiglioni, questa nuova connessione permette, grazie alle risalite interne, di passare in quota tra tutti gli edifici, integrandosi al passaggio in piano già presente tra M ed F, aumentando l’identità sistemica dei padiglioni, nonché la loro accessibilità.

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il sistema dei dormitori sud

3.2.1 Il sistema dei dormitori


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Il ponte è pensato come elemento leggero e di linguaggio differente rispetto alle architetture preesistenti; la scelta compositiva di non inserirlo nelle immediate adiacenze dei padiglioni nasce dalla volontà di identificazione istantanea delle nuoce modalità di intervento. Più che nelle sue forme, il disegno vuole essere la ripresa libera di elementi gellneriani combinati insieme: la scelta di materiali locali come il legno contrapposti a materiali moderni come la lamiera di copertura; il passo regolare e modulare della struttura, rotto però dall’eccezione di alcuni moduli che raddoppiano, con l’espediente di sostegno in mezzeria che Gellner ha utilizzato sia nel refettorio che nell’Hotel Boite, riprendendolo da tradizionali metodi locali. Lo spazio interno però rompe la modularità dell’insieme con un percorso composto di spezzate, che articolano nicchie e creano occasioni espositive, interrotto da porzioni di percorso interamente vetrate per riconquistare improvvisamente l’estroversione. Il vero punto panoramico si colloca però all’estremità sud del ponte, configurandosi come una macchina fotografica per sedersi e conquistare la profondità e la vastità della Valboite.

79

il sistema dei dormitori sud

3.2.2 Il ponte


DIVISIONI FUNZIONALI IN TESTA E CORPO DELL’EFDIFICIO

schema compositivo

sezioni trasversali

80


il sistema dei dormitori sud

passaggio maschile passaggio femminile passaggio misto

distribuzione

collegamento in piano collegamento in rampa

81


processo progettuale

82


3.2.3 Criticità e potenzialità del caso pilota

Il complesso dei dormitori Sud comprende un dormitorio femminile, uno maschile – prime edificazione di tale destinazione funzionale costruite tra il 1955 e il 1956, un dormitorio misto e tre capannine gioco, che completano l’intervento nel 1959. Tale complesso risulta, al di là di declinazioni particolari di ogni padiglione, uniforme e univoco: è collegato da un unico sistema distributivo e i padiglioni sono uniti nella loro matrice compositiva dallo modulo strutturale, che permette un trattamento uniforme dello spazio, dei prospetti e degli arredi. Questi spazi sono stati progettati per rispondere ad un preciso e organizzato programma funzionale: le percorrenze erano separate per bambini e bambine, di modo che non si incontrassero all’interno dei dormitori. Il decadimento della precedente funzione implica un ripensamento e una ridefinizione dello spazio e dei suoi collegamenti in quanto ci si confronta con attività e flussi di tipo diverso che non necessitano di impostazioni spaziali così definite; benché queste vengano coinvolte all’interno del nuovo assetto come elemento di ricchezza progettuale. Intesi quindi questi padiglioni come impalcatura ideale e concreta di un sistema più complesso ed articolato, si è partiti con la definizione di una strategia progettuale complessiva per l’intero sistema. Si è cercato di dotare il complesso dei dormitori di un’identità più marcata e di renderli un polo attrattivo nel sistema Colonia, andando a legare gli edifici con un collegamento sopraelevato. Questo intervento permette di conseguire il duplice obiettivo di dare un fronte al complesso anche dal lato parco, creando invece all’interno un’enclave definita; funzionalmente, unisce nello specifico i padiglioni F e MF su una medesima quota in piano (+ 13,85 m); benché alterando l’originale sistema distributivo dei padiglioni, questa nuova connessione permette, grazie alle risalite interne, di passare in quota tra tutti gli edifici, integrandosi al passaggio in piano già presente tra M ed F, aumentando l’identità sistemica dei padiglioni, nonché la loro accessibilità.

83

il sistema dei dormitori sud

L’altezza, la luce, le connesioni; il modulo, la stuttura, la facciata Sud


processo progettuale

84


3.2.4 La proposta progettuale

Il padiglione MF è stato poi scelto come edificio campione, nelle analisi e nelle proposte progettuali, del complesso formato dai tre dormitori a Sud. Come nel precedente caso studio riguardo il padiglione AS, ci si è posti la questione di identificare quali potenzialità e quali criticità fossero proprie dei dormitori Sud. Una delle questioni più pungenti è sicuramente l’altezza interna: essendo stati progettati per accogliere il risposo notturno di bambini, presentano un interpiano molto contenuto: 2,44 m che si abbassa a 2,09 m sotto trave, compressione accentuata dalla dimensione longitudinale del piano, che tiene la lunghezza di tutto l’edificio pari a 36 m. Tutte le attività collettive dei bambini erano previste in luoghi appositi, lasciando ai dormitori un uso strettamente notturno, non rendendo problematico il limitato apporto di luce naturale: da Sud, per via della rampa interna di distribuzione interposta tra la facciata e la camerata; da Nord, per via delle alte finestre a nastro, il cui compito precipuo era provvedere all’adeguato ricambio d’aria per le camerate. Come punti di forza abbiamo identificato invece quegli elementi che restituiscono l’identità, singola e collettiva, ai dormitori: il tetto a falda è simbolo della ricerca linguistica di Gellner, volta a combinare elementi della tradizione locale e attitudini e tecnologie moderne (: aberrato dalle ricerche puriste del funzionalismo, viene ripreso sia in vece di simbolo sia come elemento di autenticità funzionale, in contrasto con il cristallizzarsi di un codice estetico più che sperimentale). Il prospetto Sud è pensato come affaccio della Colonia a valle, e riflette pienamente gli studi e le ricerche cromatiche e tecnologiche di Gellner, declinate, data la funzione, in forma ludica. L’elemento che però più è sembrato rilevante è una componente astratta del progetto, la maglia strutturale ed il suo modulo, rappresentati fisicamente dalla struttura seriale a cavalletti; questa infatti, oltre che espediente strutturale, è anche matrice ed ente regolatore della composizione dei prospetti, delle spazialità e degli arredi.

85

il sistema dei dormitori sud

Le doppie altezze, la profondità, la permeabilità visiva, l’arredo



VISTA ASSONOMETRICA SISTEMA DORMITORI SUD



PIANTA SISTEMA DORMITORI SUD QUOTA + 15.50 m



disegni tecnici

IL CASO PILOTA: DORMITORIO MF


92


Et aut et volestis voluptatus evel ipsume culpa qui ommolla et plaut landae



Et aut et volestis voluptatus evel ipsume culpa qui ommolla et plaut landae

sezione longitudinale

SEZIONE PROSPETTICA


96


PROSPETTO NORD

97

PIANTA QUOTA +12.80 m


98


PROSPETTO SUD

99

PIANTA QUOTA +10.10 m


LEGENDA

1

Schermatura del soffitto. Sistema di listelli di legno, sostenuti da "L" metalliche agganciate alle travi in cls, per schermare l'illuminazione a soffitto.

2

Montanti verticali metallici. Profili metallici coadiuvanti la struttura e di aggancio per l'arredo fisso.

3

Trave metallica. Profili metallici a "L" di sostegno per le passerelle espositive e di irrigidimento strutturale.

4

Tavolo espositivo. Piano ligneo agganciato ai montanti verticali, provvisto di ingressi a ribalta.

5

Binato metallico. Profili metallici a "C" giustapposti agganciati ai cavalletti esistenti, orditura principale del sistema espositivo.

6

Parapetto. Lamiera metallica forata, piegata e agganciata alle travi a "L". Corrimano costituito da un profilo ligneo a sezione circolare.

7

Basamento del tavolo espositivo. Lamiera metallica forata, piegata, di sostegno al tavolo e di stivaggio per il materiale espositivo.

8

Pavimentazione lignea. Pavimentazione modulare composta da quattro orditure lignee e listelli di maggiore sezione agganciati alla struttura principale.

9

Orditura lignea. Sistema composto di listelli di legno, distanziati con spessori e messi in tensione con tiranti metallici.

10 Profilo metallico. Profilo metallico di irrigidimento e coadiuvante il sostegno delle griglie lignee.

11 Componente metallico della pavimentazione. Tubolare metallico a sezione quadrata.

12 Pedana lignea. Pedana espositiva e per dimostrazioni, con struttura e rivestimento ligneo. Parete verticale che funge da parapetto al piano superiore.

13 Lampada Anselmo Parete.

14 Sgabello L09. Sgabello ligneo componibile, disegnato da Edoardo Gellner.

15 Serramento interno. Cornice e montanti in metallo, vetro fisso e banda apribile basculante. Configurabile con un sistema di mensole metalliche per fini espositivi.

16 Pavimentazione esterna. Rete metallica sovrapposta ad una vasca di ghiaia.

17 Serramento U-glass. Cornice metallica, doppio strato di vetro U-glass opalino con camera all'interno.

18 Serramento esterno. Serramento a doppia altezza. Cornice e montanti in metallo, vetro fisso e banda apribile basculante. Configurabile con un sistema di mensole metalliche per fini espositivi.

19 Parapetto metallico. Tubolare metallico a sezione quadrata.

100

sezione AA


disegni scala 1:50 B

A

101


LEGENDA

1

Schermatura del soffitto. Sistema di listelli di legno, sostenuti da "L" metalliche agganciate alle travi in cls, per schermare l'illuminazione a soffitto.

2

Montanti verticali metallici. Profili metallici coadiuvanti la struttura e di aggancio per l'arredo fisso.

3

Trave metallica. Profili metallici a "L" di sostegno per le passerelle espositive e di irrigidimento strutturale.

4

Tavolo espositivo. Piano ligneo agganciato ai montanti verticali, provvisto di ingressi a ribalta.

5

Binato metallico. Profili metallici a "C" giustapposti agganciati ai cavalletti esistenti, orditura principale del sistema espositivo.

6

Parapetto. Lamiera metallica forata, piegata e agganciata alle travi a "L". Corrimano costituito da un profilo ligneo a sezione circolare.

7

Basamento del tavolo espositivo. Lamiera metallica forata, piegata, di sostegno al tavolo e di stivaggio per il materiale espositivo.

8

Pavimentazione lignea. Pavimentazione modulare composta da quattro orditure lignee e listelli di maggiore sezione agganciati alla struttura principale.

9

Orditura lignea. Sistema composto di listelli di legno, distanziati con spessori e messi in tensione con tiranti metallici.

10 Profilo metallico. Profilo metallico di irrigidimento e coadiuvante il sostegno delle griglie lignee.

11 Componente metallico della pavimentazione. Tubolare metallico a sezione quadrata.

12 Pedana lignea. Pedana espositiva e per dimostrazioni, con struttura e rivestimento ligneo. Parete verticale che funge da parapetto al piano superiore.

13 Lampada Anselmo Parete.

14 Sgabello L09. Sgabello ligneo componibile, disegnato da Edoardo Gellner.

15 Serramento interno. Cornice e montanti in metallo, vetro fisso e banda apribile basculante. Configurabile con un sistema di mensole metalliche per fini espositivi.

16 Pavimentazione esterna. Rete metallica sovrapposta ad una vasca di ghiaia.

17 Serramento U-glass. Cornice metallica, doppio strato di vetro U-glass opalino con camera all'interno.

18 Serramento esterno. Serramento a doppia altezza. Cornice e montanti in metallo, vetro fisso e banda apribile basculante. Configurabile con un sistema di mensole metalliche per fini espositivi.

19 Parapetto metallico. Tubolare metallico a sezione quadrata.

102

sezione AA


103


LEGENDA

1

Schermatura del soffitto. Sistema di listelli di legno, sostenuti da "L" metalliche agganciate alle travi in cls, per schermare l'illuminazione a soffitto.

2

Montanti verticali metallici. Profili metallici coadiuvanti la struttura e di aggancio per l'arredo fisso.

3

Trave metallica. Profili metallici a "L" di sostegno per le passerelle espositive e di irrigidimento strutturale.

4

Tavolo espositivo. Piano ligneo agganciato ai montanti verticali, provvisto di ingressi a ribalta.

5

Binato metallico. Profili metallici a "C" giustapposti agganciati ai cavalletti esistenti, orditura principale del sistema espositivo.

6

Parapetto. Lamiera metallica forata, piegata e agganciata alle travi a "L". Corrimano costituito da un profilo ligneo a sezione circolare.

7

Basamento del tavolo espositivo. Lamiera metallica forata, piegata, di sostegno al tavolo e di stivaggio per il materiale espositivo.

8

Pavimentazione lignea. Pavimentazione modulare composta da quattro orditure lignee e listelli di maggiore sezione agganciati alla struttura principale.

9

Orditura lignea. Sistema composto di listelli di legno, distanziati con spessori e messi in tensione con tiranti metallici.

10 Profilo metallico. Profilo metallico di irrigidimento e coadiuvante il sostegno delle griglie lignee.

11 Componente metallico della pavimentazione. Tubolare metallico a sezione quadrata.

12 Pedana lignea. Pedana espositiva e per dimostrazioni, con struttura e rivestimento ligneo. Parete verticale che funge da parapetto al piano superiore.

13 Lampada Anselmo Parete.

14 Sgabello L09. Sgabello ligneo componibile, disegnato da Edoardo Gellner.

15 Serramento interno. Cornice e montanti in metallo, vetro fisso e banda apribile basculante. Configurabile con un sistema di mensole metalliche per fini espositivi.

16 Pavimentazione esterna. Rete metallica sovrapposta ad una vasca di ghiaia.

17 Serramento U-glass. Cornice metallica, doppio strato di vetro U-glass opalino con camera all'interno.

18 Serramento esterno. Serramento a doppia altezza. Cornice e montanti in metallo, vetro fisso e banda apribile basculante. Configurabile con un sistema di mensole metalliche per fini espositivi.

19 Parapetto metallico. Tubolare metallico a sezione quadrata.

104

sezione BB


105


LEGENDA

1

Schermatura del soffitto. Sistema di listelli di legno, sostenuti da "L" metalliche agganciate alle travi in cls, per schermare l'illuminazione a soffitto.

2

Montanti verticali metallici. Profili metallici coadiuvanti la struttura e di aggancio per l'arredo fisso.

3

Trave metallica. Profili metallici a "L" di sostegno per le passerelle espositive e di irrigidimento strutturale.

4

Tavolo espositivo. Piano ligneo agganciato ai montanti verticali, provvisto di ingressi a ribalta.

5

Binato metallico. Profili metallici a "C" giustapposti agganciati ai cavalletti esistenti, orditura principale del sistema espositivo.

6

Parapetto. Lamiera metallica forata, piegata e agganciata alle travi a "L". Corrimano costituito da un profilo ligneo a sezione circolare.

7

Basamento del tavolo espositivo. Lamiera metallica forata, piegata, di sostegno al tavolo e di stivaggio per il materiale espositivo.

8

Pavimentazione lignea. Pavimentazione modulare composta da quattro orditure lignee e listelli di maggiore sezione agganciati alla struttura principale.

9

Orditura lignea. Sistema composto di listelli di legno, distanziati con spessori e messi in tensione con tiranti metallici.

10 Profilo metallico. Profilo metallico di irrigidimento e coadiuvante il sostegno delle griglie lignee.

11 Componente metallico della pavimentazione. Tubolare metallico a sezione quadrata.

12 Pedana lignea. Pedana espositiva e per dimostrazioni, con struttura e rivestimento ligneo. Parete verticale che funge da parapetto al piano superiore.

13 Lampada Anselmo Parete.

14 Sgabello L09. Sgabello ligneo componibile, disegnato da Edoardo Gellner.

15 Serramento interno. Cornice e montanti in metallo, vetro fisso e banda apribile basculante. Configurabile con un sistema di mensole metalliche per fini espositivi.

16 Pavimentazione esterna. Rete metallica sovrapposta ad una vasca di ghiaia.

17 Serramento U-glass. Cornice metallica, doppio strato di vetro U-glass opalino con camera all'interno.

18 Serramento esterno. Serramento a doppia altezza. Cornice e montanti in metallo, vetro fisso e banda apribile basculante. Configurabile con un sistema di mensole metalliche per fini espositivi.

19 Parapetto metallico. Tubolare metallico a sezione quadrata.

106

esploso


107 Il sistema dei dormitori Sud




110


3.3 LE STRATEGIE PER I RESTANTI PADIGLIONI




114

PROCESSO PROGETTUALE


3.3.1 Il sistema refettorio, infermeria e padiglione servizi

I tre padiglioni qui presi in esame presentano situazioni spaziali e compositive molto diverse le une dalle altre, a partire dai livelli e dagli interpiani, differenti gli uni dagli altri. Anche l’immagine dei padiglioni presenta situazioni dissimili: mentre il padiglione RS ha ancora un’aura della rappresentatività del padiglione AS, grazie ai plastici cavalletti e all’imponente sala del refettorio, l’infermeria e il padiglione S offrono più modesti spazi di servizio. La difformità della situazione di partenza è stata però interpretata come elemento di potenziale arricchimento sia in ambito funzionale che da un punto di vista spaziale. I padiglioni S e INF sono stati collegati con un nuovo passaggio in quota, al cui termine è posizionato un dispositivo panoramico; pensato come una piccola stanza gradonata per guardare l’esterno, questo dispositivo funziona anche come elemento notevole per segnalare l’ingresso dall’esterno al nuovo sistema della Fondazione Dolomiti. Grazie a questo collegamento in quota è possibile definire uno spazio aperto circoscritto tra i due padiglioni, che funziona da piazzale di accoglienza e filtro tra l’ambiente montano e l’interno dei padiglioni. Il padiglione S è stato adibito a sede permanente degli uffici amministrativi della Fondazione Dolomiti, con postazioni di lavoro singole ed uffici che si dispongono nello spazio con soppalchi per creare doppie e triple altezze. La sala conferenze/auditorium viene ricavata nel perimetro della vecchia centrale termica. Il padiglione INF viene funzionalmente diviso in due: i piani che affacciano sulla piazza sono destinati agli uffici di coworking relativi alla formazione promossa dalla Fondazione, e di questa riprendono l’impostazione spaziale a soppalchi, come terrazze che degradano verso valle; i due piani sottostanti, che presentano accessi indipendenti dalla quota terra, sono adibiti ad ostello. La proposta è quella di riutilizzare gli arredi originali di Gellner e la sua disposizione spaziale, creando una doppia altezza nella testata Ovest con i servizi comuni.

115

Il sistema RS, Inf, S e dormitori F2, M2

La Fondazione Dolomiti e le sue attività


Il piano del refettorio viene lasciato spazialmente intatto, riconosciuta la sua forte caratterizzazione spaziale. I piani sotto vengono invece utilizzati per la disposizione delle aule, volumetricamente definite e figurativamente autonome. Il progetto punta, tramite un sistema di gradonate a pendenze contrapposte, a riguadagnare la possibilitĂ di affaccio ed uscita al piano terra.

116


Il sistema RS, Inf, S e dormitori F2, M2

SEZIONI TRASVERSALI INF-S

SEZIONI TRASVERSALI REFETTORIO

117


1042

1041

1040

+34.50

+30.00

118


PIANTA QUOTA +32.00 m 9

103

38

10

37

4

103

3

103

1035

10 36

10

119


PROSPETTO SISTEMA DORMITORI

120


3.3.2 I dormitori Nord

I due dormitori Nord, edificati successivamente tra il 1960 ed il 1962, presentano caratteristiche tipologiche e spaziali differenti rispetto ai dormitori Sud, in quanto hanno un interpiano più alto (3,00 m invece che 2,70 m) e la rampa di percorrenza che corre a nord. Con questi presupposti si è deciso di mantenere la funzione, alterandone però la disposizione spaziale: cambiando sia i fruitori che le rispettive esigenze, non è più prevista l’articolazione in camerate, bensì con volumi autonomi, i quali vengono inseriti all’interno della maglia modulare strutturale. I moduli variano, e si presentano in configurazione singola, doppia o per studenti con disabilità, in quanto pensati come residenza per gli studenti dei corsi di formazione, per un totale di 28 posti letto. L’affaccio a Sud, oltre che rendere confacente la disposizione di moduli abitativi, permette anche di ricavare ampi spazi nei rispettivi piani terra, adibiti a servizi comuni.

121

Il sistema RS, Inf, S e dormitori F2, M2

Reinterpretare il dormitorio di Gellner


122


Giunti alla fine di questo percorso, vogliamo anche noi concederci un ludico attimo di respiro e ringraziare tutte le persone che abbiamo fortunatamente incontrato, ripetutamente seguito o colpevolmente allontanato. Nello specifico vogliamo ringraziare le nostre docenti e relatrici, Stefania Varvaro e Rossana Gabaglio, per l’investimento pluriennale che hanno fatto su di noi; e con loro l’infinita schiera di giovani volenterosi che non si sono tirati indietro nel momento in cui sono stati chiamati ad assistere la didattica, in special modo Francesca Zaffaroni, che ha preso a cuore questa deriva sperimentale. Ringraziamo anche i nostri colleghi di tesi Daiana, Ivan, Thomas, Matteo, Federica, Alberto, Ilaria e Giulia per l’appassionata condivisione di angosce ed euforie; gli altri tesisti, fidentini o cinesi, che abbiamo incrociato per averci sempre fatto sentire indietro sulla tabella di marcia.

123

ringraziamenti

RINGRAZIAMENTI



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