a noi
“...fin dall’inizio avevo posto un quesito ben preciso all’onorevole Mattei, e cioè se il villaggio
avesse dovuto costituire un fatto visivo importante, dando peso alla sua lettura dall’esterno [...], oppure se [...] si fosse dovuto pensare a un sommesso inserimento del complesso nel grandioso quadro naturale dominato dall’Antelao e mirare soprattutto alla creazione di un ambiente ideale per la gente che doveva trascorrere un periodo di vacanza in stretto conttatto con la natura. Mattei non ha esitato un attimo e ha risposto: vale la seconda interpretazione. Ed è stato senz’altro questo il punto di partenza e un criterio guida per tutta la progettazione.
”
E. Gellner, quasi un diario. Appunti autobiografici di un architetto, acd Michele Merlo, Gangemi, Roma, 2008. pag. 83-84
indice
I
IL TERRITORIO
1.
IL QUADRO INTER-REGIONALE pg. 10 pg. 20
1.1 I sistemi alpini 1.2 Il sistema delle infrastrutture 1.3 Gli scenari futuri
2.
pg. 23
LA MORFOLOGIA DELLA VAL BOITE
2.1 La valle tra paesaggio naturale e presenza umana 2.2 Il soleggiamento e la copertura boschiva 2.3 Le altimetrie
3.
1.
45 47 49 51
pg. 54
BORCA DI CADORE, CANCIA, IL VILLAGGIO CORTE La struttura dell’ambiente costruito Il sistema viabilistico Il villaggio turistico “Corte di Cadore”
pg. 56 pg. 61 pg. 62
IL VILLAGGIO ENI NEL TEMPO
2.1 2.2 2.3 2.4
III 1.
pg. 31
pg. pg. pg. pg.
IL VILLAGGIO
1.1 1.2 1.3
2.
pg. 29
LA MORFOLOGIA DEL TERRITORIO COMUNALE
3.1 Il sistema territoriale 3.2 Aspetti geomorfologici 3.3 Il sistema normativo 3.4 Le fragilità del territorio
II
pg. 28
Il progetto Corte di Cadore e la figura di Enrico Mattei Non solo Borca: il villaggio per vacanze nella cultura architettonica italiana L’evoluzione storica del villaggio 1963 – 2017. la colonia dopo Mattei
pg. pg. pg. pg.
68 75 77 83
LA COLONIA
I CARATTERI COMPOSITIVI
1.1 1.2 1.3
La struttura dell’ambiente costruito Evoluzione temporale Sistemazione del verde
pg. 88 pg. 93 pg. 96
6
1.4 Il sistema della colonia 1.5 Il dormitorio misto, padiglione MF 1.6 La capanna centrale, padiglione AS 1.7 Il refettorio, RS 1.8 I padiglioni Servizi ed Infermeria, padiglioni S ed INF 1.9 Le capanne gioco, padiglioni A1, A2, A3
2.
pg. 98 pg. 106 pg. 112 pg. 118 pg. 124 pg. 130
I CARATTERI MATERICI pg.136 pg.139
2.1 I materiali e i fenomeni di degrado 2.2 Il progetto di conservazione
INDICE DEGLI ELABORATI
Tav. Infrastrutture e sistemi territoriali Tav. Il sistema paesaggio. Alta Val Boite Tav. Il sistema territoriale, Borca di Cadore Tav. Il sistema naturale, aspetti mofologici Tav. TrasformabilitĂ del territorio, il sistema normativo Tav. FragilitĂ del territorio il sistema normativo Tav. Infrastrutture e sistemi territoriali. Borca di Cadore, Cancia, Villanova Tav. Materiali e fenomen di degrado. Relazione di restauro e conservazione Note sul comportamento termico della colonia
BIBLIOGRAFIA RAGIONATA
pg.12 pg.30 pg.46 pg.48 pg.50 pg.52 pg.57 pg.136-8 pg.141 pg.153
pg.155
7
parte I IL TERRITORIO
9
10
1
.1
IL QUADRO INTERREGIONALE I SISTEMI ALPINI
I
n un primo momento, il lavoro di analisi si è incentrato sulla messa a punto di un inquadramento territoriale efficacie del villaggio ENI, insieme con lo studio dei sistemi macro-strutturali che lo coinvolgono da un punto di vista e paesaggistico e infrastrutturale. Corte di Cadore è situato nel cuore delle Dolomiti Bellunesi, tra i patrimoni ambientali assoluti della regione Veneto, in località Borca di Cadore. Il paese si trova in Val Boite, che si estend e per circa 30 km da Cortina d’Ampezzo al Piave, plasmata dal torrente che le da il suo nome. Il contesto paesaggistico merita poi, e di per sè, una messa a fuoco specifica: Le Dolomiti sono un insieme di gruppi montuosi delle Alpi Orientali italiane, comprese tra Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli; il 26 giugno 2009 il Comitato Esecutivo della Convenzione sul patrimonio materiale dell’umanità dell’UNESCO, riunita a Siviglia, le ha dichiarate Patrimonio dell’umanità. Il 13 maggio 2010, facendo seguito allo specifico impegno preso nei confronti dell’UNESCO di garantire una gestione efficace e coordinata del Bene Dolomiti, le Province
11
e le Regioni coinvolte hanno costituito la Fondazione Dolomiti – Dolomiten – Dolomites – Dolomitis UNESCO, individuando nove sistemi dolomitici. Due di essi disegnano la Valle e, con essa, il paesaggio del Vilaggio ENI: il numero uno, Pelmo, Croda da Lago ed il numero 5, delle Dolomiti Settentrionali. Con la sua superficie di 4.344 ettari, tutta in provincia di Belluno, il sistema Pelmo-Croda da Lago si estende lungo una direzione nord-ovest/ sud-est compresa tra la Valle del Boite a est, la Val di Zoldo e la Val Fiorentina a sud, la Val Codalonga a ovest e la Val Costeana a nord. Il sistema, dominato dal massiccio del Pelmo, è uno dei più belli e celebrati delle Dolomiti. Il Pelmo, per la sua particolare forma che ricorda un gigantesco sedile, è definito dai locali il Caregon del Padreterno, il trono di Dio. La leggenda narra che Dio, conclusa la creazione delle Dolomiti, si sedette esausto proprio sul Pelmo per ammirare la sua opera. Il Pelmo è ricordato anche per essere stata la prima conquista dell’alpinismo dolomitico, grazie all’ascesa portata a termine da sir John Ball nel 1857. Non c’è solo il Pelmo, comunque: gli scorci e le viste di cui si può godere girovagando nel primo sistema
con le Tofane, il Cristallo e le Dolomiti Cadorine. Il gruppo delle Dolomiti di Sesto e dei Cadini si trova nella parte più nord-orientale delle Dolomiti ed è caratterizzato da massicci spettacolari che si innalzano per oltre 2.000 metri da vasti altopiani rocciosi. Oltre alle Tre Cime di Lavaredo, sicuramente uno tra i gruppi dolomitici più conosciuti e rappresentativi, all’interno del sistema si trovano la Croda Rossa (3.146 m), la Punta Tre Scarperi (3.152 m), la Croda dei Toni (3.094 m) e i Cadini di Misurina (Cadin di San Lucano 2.839 m). La Val d’Ansiei separa il gruppo delle Dolomiti di Sesto-Cadini da quello del monte Cristallo, dominato dalla cima omonima (3.221 metri). La Valle di Landro separa le Dolomiti di Sesto-Cadini dal gruppo Braies-Sennes-Fanes e dalle Tofane, area che occupa la parte nord-occidentale e centrale delle Dolomiti Settentrionali. Questa zona comprende, tra le altre cime, la cresta del Lagazuoi (2.762 m), le Tofane (Tofana di Rozes 3.225 m, Tofana di Mezzo 3.244 m e Tofana de Inze 3.238 m) e il gruppo delle Conturines. Le Dolomiti Cadorine, a sud-est, sono dominate dal Sorapiss (3.205 m), dalle Marmarole (2.932
sono molti e di grande impatto, tra i più conosciuti di tutta la regione dolomitica. In particolare, il panorama dal passo Giau verso la Croda da Lago fa parte ormai dell’iconografia classica delle Dolomiti. Sebbene identificato con il nome delle due cime più note, il sistema è costituito da diversi gruppi distinti. Il gruppo formato dal Pelmo (3.168 m) e dal Pelmetto (2.990 m) è separato dalle cime dei Lastoi de Formin (2.657 m), della Rocchetta (2.469 m) e della Croda da Lago (2.701 m) da una catena di bassi colli che si estende in direzione nord-sud e che comprende il Col della Puina e il Col Roan. C’è anche il gruppo del Cernera (2.657 m) – definito dal rio dei Loschi, dalla forcella Giau e dal rio Mondeval – che comprende il Corvo Alto (2.455 m), il Verdal (2.491 m) e il Col Piombin (2.313 m). Le Dolomiti Settentrionali, Il più vasto tra i sistemi Dolomiti UNESCO, si estendono invece per 53.586 ettari nelle province di Belluno e Bolzano. Delimitato dalle valli Pusteria, Sesto, Badia, dalla valle di San Cassiano e dalle valli del Boite e del Piave, il sistema è composto da quattro aree principali: le Dolomiti di Sesto-Cadini, i gruppi di Braies-Senes-Fanes
12
Augsburg
IL SISTEMA TERRITORIALE VIABILITA’
ALPI ORIENTALI
INFRASTRUTTURE
IL SISTEMA TERRITORIALE ALPI ORIENTALI
SS51
autostrada ferrovia trenino delle Dolomiti strada statale / provinciale
Mnchen
Strada Statale 51 di Alemagna aereoporto
In n
Ammer see
La Suddivisione Orografica Internazionale Unificata del Sistema Alpino (SOIUSA) è un sistema di classificazione geografica e toponomastica delle Alpi. Basandosi su aspetti geologici, geomorfologici, idrogeologici e fitogeografici, ed essendo inoltre compilata nelle lingue italiana, francese, tedesca, slovena (oltre a mantenere i toponimi nei dialetti locali), la SOIUSA è una chiave internazionale di lettura della complessa orografia delle Alpi. 1
strada statale / provinciale
F iu
Starnbe rgersee
SOIUSA sezione n.31 - Dolomiti
Chiemsee
Rosenheim
Salzburg ch
trenino delle Dolomiti
sito UNESCO - buffer zone
Strada Statale 51 di Alemagna aereoporto
PAESAGGIO
SS51
PAESAGGIO
sito UNESCO - core zone
SHE ALPEN ERI Y BA
I NOVE SISTEMI DOLOMITICI
aereoporto dismesso
NATURALE parco naturale
Il 13 maggio 2010, facendo seguito allo specifico impegno preso nei confronti dell’UNESCO di garantire una gestione efficace e coordinata del Bene Dolomiti, le Province e le Regioni coinvolte hanno costituito la Fondazione Dolomiti – Dolomiten – Dolomites – Dolomitis UNESCO. Si tratta delle Province di Belluno, Bolzano, Pordenone, Trento, Udine, e delle due Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto. 2
1
Pelmo, Croda da Lago
2
Marmolada
3
Pale di San Martino, San Lucano, Dolomiti Bellunesi, Vette Feltrine
4
Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave
5
Dolomiti settentrionali
6
Puez-Odle
7
Sciliar-Catinaccio, Latemar
8
Bletterbach
9
Dolomiti di Brenta
Nationalpark Berchtesgaden Naturpark Karwendel
Innsbruck
idrografia TIROL
PAESAGGIO
Villaggio ENI - Borca di cadore
OROGRAFIA
O r i e n t a l i
A l p i
inquadramento Lunga Via delle Dolomiti
SOIUSA sezione n.31 - Dolomiti La Suddivisione Orografica Internazionale Unificata del Sistema Alpino (SOIUSA) è un sistema di classificazione geografica e toponomastica delle Alpi. Basandosi su aspetti geologici, geomorfologici, idrogeologici e fitogeografici, ed essendo inoltre compilata nelle lingue italiana, francese, tedesca, slovena (oltre a mantenere i toponimi nei dialetti locali), la SOIUSA è una chiave internazionale di lettura della complessa orografia delle Alpi. 1
Naturpark Rieserfener-Ahrn
SS51
1
Naturpark Texelgruppe Naturpark Drei Zinnen
sito UNESCO - buffer zone
SS51
6
Cortina d'Ampezzo
Bolzano
T o rr
DOLOMITI
ve
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Parco Naturale Adamello Brenta
F iu
8
Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi
1
Pelmo, Croda da Lago
2
Marmolada
3
Pale di San Martino, San Lucano, Dolomiti Bellunesi, Vette Feltrine
Parco Naturale Monte Corno
4
3
4
Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave
5
Dolomiti settentrionali
6
Puez-Odle
7
Sciliar-Catinaccio, Latemar
8
Bletterbach
TE ENE PI V L A PRE
me
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Treviso
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Dolomiti di Brenta
n ta
Parco Naturale Regionale della Lessinia
Vicenza Lago di Garda
P
Verona Padova
inquadramento Lunga Via delle Dolomiti
F iu
fonte: Atlante orografico delle Alpi. Soiusa. Suddivisione orografica internazionale unificata del Sistema Alpino Sergio Marazzi, Priuli & Verlucca, 2005
1
Parco del Mincio
3
fonte: www.ciclabiledolomiti.com
4
Ad
ig e
Parco Regionale dei Colli Euganei
2
fonte: Valentina Scaglia, “Treni di montagna torna la ferrovia delle Dolomiti”, laStampa, 22 feb 2016. Web. 19 feb 2017.
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Mantova
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Venezia
Golfo di Venezia
Ta gli am Fiu me
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Trento
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fonte: Statuto della Fondazione Dolomiti Dolomiten Dolomites Dolomitis UNESCO www.dolomitiunesco.info
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Belluno 9
Parco dell'Alto Garda
Villaggio ENI - Borca di cadore
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SS51
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PAESAGGIO
2 SS51
I NOVE SISTEMI DOLOMITICI
9
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sito UNESCO - core zone
5
SS51
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INFRASTRUTTURE E SISTEMI TERRITORIALI
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ferrovia
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idrografia
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OROGRAFIA
parco naturale
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PAESAGGIO
autostrada
NATURALE
PAESAGGIO
VIABILITA’
aereoporto dismesso
INFRASTRUTTURE
LUNGA VIA DELLE DOLOMITI SISTEMA TERRITORIALE
PASSO CIMABANCHE 1.530 m
POMAGAGNON 2.450 m
MONTE CRISTALLO 3.221 m
TOFANA DI DENTRO 3.238 m TOFANA DI MEZZO 3.244 m TOFANA DI ROZES 3.225 m
CORTINA D’AMPEZZO 1.224 m
PUNTA SORAPIS 3.205 m
MARMOLADA 2.932 m
CIMA AMBRIZZOLA 2.716 m MONTE CERNERA 2.657 m
BECCODIMEZZODI 2.603 m
SAN VITO DI CADORE 1.011 m MONTE ANTELAO 3.264 m
CALALZO DI CADORE 806 m
BORCA DI CADORE 942 m PIEVE DI CADORE 878 m
MONTE PELMO 3.168 m
VODO DI CADORE 870 m
VALLE DI CADORE 852 m
VENAS DI CADORE 860 m
m) e dall’Antelao, che con i suoi 3.264 m è la seconda vetta più alta delle Dolomiti dopo la Marmolada.
CIMA DEI PRETI 2.703 m
ca. Basandosi su aspetti geologici, geomorfologici, idrogeologici e fitogeografici, ed essendo per altro compilata nelle lingue italiana, francese, tedesca, slovena (oltre a mantenere i toponimi nei dialetti locali), la SOIUSA è una chiave internazionale di lettura della complessa orografia del sistema alpino. L’orografia del territorio rende complessa la con-
Entrambi i sistemi rientrano poi nella SOIUSA: Suddivisione Orografica Internazionale Unificata del Sistema Alpino, un sistema fondamentale alla loro classificazione geografica e toponomasti-
14
LUNGA VIA DELLE DOLOMITI VISTA ASSONOMETRICA
4 2
3
7 1
5 6
nessione infrastrutturale col Villaggio ENI. Per quel che riguarda l’accessibilità sulla grande scala, si sono alalizzati i tempi di percorrenza in riferimento alla città di Venezia, che è ben collegata al contesto europeo attraverso trasporto su gomma, ferro e aereo.
15
8
1
TOFANA DI MEZZO 3.244 M S.L.M. 46°32’13.1”N 12°03’02.6”E
2
16
MONTE CRISTALLO 3.221 M S.L.M. 46°34’37.6”N 12°11’56.9”E
PUNTA SORAPISS 3.205 M S.L.M. 46°30’29.0”N 12°12’39.6”E
3
CIMON DEL FROPPA 2.932 M S.L.M. 46°30’27.6”N 12°20’24.7”E
17
4
5
CIMA AMBRIZZOLA 2.716 M S.L.M. 46°28’41.0”N 12°05’57.2”E
6
MONTE PELMO 3.168 m s.l.m. 46°25’12.72’’N 12°07’59.52’’E
MONTE ANTELAO 3.264 M S.L.M. 46°27’03.81’’N 12°16’02.46’’E
7
CIMA DEI PRETI 2.703 M S.L.M. 46°20’32.35’’N 12°25’15.78’’E
8
SUDDIVISIONE SISTEMI ALPINI CLASSIFICAZINOE SOIUSA
27 25 22
24
23
21
17
14
12 9
8
15 10
31
28 11
20
18 19
16
13
26
34 36
29 30
32
7
5 6
4
3
1 2
ALPI SUD-OCCIDENTALI
ALPI NORD-OCCIDENTALI
1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13 14
Alpi Liguri Alpi Marittime e Prealpi di Nizza Alpi e Prealpi di Provenza Alpi Cozie Alpi del Delfinato Prealpi del Delfinato
Alpi Graie Prealpi di Savoia Alpi Pennine Alpi Lepontine Prealpi Luganesi Alpi Bernesi Alpi Glaronesi Prealpi Svizzere
ALPI SUD-ORIENTALI
ALPI NORD-ORIENTALI
26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36
21 22 23 24 25
Alpi Settentrionali di Stiria Alpi della bassa Austria Alpi Retiche Meridionali Alpi e Preapi Bergamasche Prealpi Bresciane e Gardesane Dolomiti Prealpi Venete Alpi Carniche e della Gail Alpi e Prealpi Giulie Alpi di Carinzia e di Slovenia Prealpi Slovene
Alpi Calcaree Nordtirolesi Alpi Bavaresi Alpi scistose Tirolesi Alpi Settentrionali Salisburghesi Alpi del Salzkammergut e dell’Alta Austria
20
ALPI CENTRO-ORIENTALI 15 16 17 18 19 20
36
35
33
Alpi Retiche Occidentali Alpi Retiche Orientali Alpi dei Tauri Occidentali Alpi dei Tauri Occidentali Alpi di Stiria e Carinzia Prealpi di Stiria
36
1.2 SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE COLLEGAMENTI E PERCORRENZE
MH RE
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SS51
VILLAGGIO ENI
Borca di Cadore GÉ
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autostrade
ferrovie
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città europee
aereoporti collegati con Venezia
Circa la viabilità in direzione Borca di Cadore, il mezzo di trasporto più diretto è l’automobile o il trasporto pubblico su gomma, eccezion fatta per con un treno regionale che termina la corsa a Calalzo di Cadore, per poi proseguire con una navetta autobus che conduce a Cortina e fa tappa anche a Borca. Il servizio di trasporto pubblico locale fa una
città di Venezia
villaggio ENI - Borca di Cadore
fermata all’interno del Villaggio Eni, relativamente ben collegato nonostante il contesto montuoso. L’arteria principale che attraversa tutta la val Boite è la strada statale di Alemagna – SS51: inizia a San Vendemiano, in provincia di Treviso e termina a Dobbiaco (in provincia di Bolzano). È ad oggi nodale nel contesto dei flussi turistici vero il Cadore, la
21
MEZZI PUBBLICI IN VAL BOITE
CORTINA D’AMPEZZO AURONZO DI CADORE LOZZO DI CADORE SAN VITO DI CADORE
CALALZO DI CADORE TAI DI CADORE
BORCA DI CADORE
30
FBUS 029
ss 51 st ra da di al emag na
31 32/3 34 36
038
LONGARONE
BOLOGNA VENEZIA JESOLO BELLUNO
val Boite ed il Comelico. E’ stata per molto tempo un’importantissima arteria di collegamento tra la pianura veneta e i paesi di lingua tedesca (da qui il nome Alemagna, antico sinonimo di “Germania”) almeno fino alla costruzione della rete autostradale. La strada fu, per altro, una direttrice di comunicazione tra l’Europa centrale e Venezia già in epoca crociata.
Le sue origini sono verosimilmente preromane, con ogni probabilità un semplice tratturo che via via si trasformò in una via di comunicazione vera e propria. Sullo stesso tragitto della SS51 si trova la Lunga via delle Dolomiti, un itinerario ciclabile da Cimabanche a Calalzo. Il tragitto ha una lunghezza di 47,5 km (Cimabanche – Cortina 13,5 km /
22
900 800 700 600
500
500
400
400
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minuti a VENEZIA
Stuttgart Zürich Lyon Torino Milano Genova Firenze
A CONFRONTO:
Bologna Trieste Ljubjana Wien Münich
600
Bologna Trieste Ljubjana Wien Münich
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100
Cortina - Calalzo di Cadore 34 km), per una durata di 3-4 ore. In alcuni punti costeggia la strada Alemagna in altri si trova su un persorso sterrato che ricalca il vecchio sedime della ferrovia del “trenino delle Dolomiti” (attualmente dismesso), su un terreno per il 30% sterrato e il 70% asfalto.
23
Bologna Trieste Ljubjana Wien Münich
minuti a VENEZIA
minuti a VENEZIA
900 800 700
Stuttgart Zürich Lyon Torino Milano Genova Firenze
Zürich Lyon Stuttgart Torino Milano Genova Firenze
IN TRENO DA:
IN BUS DA:
Bologna Trieste Ljubjana Wien Münich
Stuttgart Zürich Lyon Torino Milano Genova Firenze
IN AEREO DA:
minuti a VENEZIA
TEMPISTICHE E PERCORRENZE
1.3 GLI SCENARI FUTURI
FERROVIE ALPINE CON PREVISIONI
BASEL ZÜRICH
INNSBRUCK
CHUR
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DAVOS
FORTEZZA
SCUOL
GÖSCHENEN
MALLES
ANDERMATT ST. MORITZ
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BOLZANO
BORMIO
CORTINA D’AMPEZZO
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DOBBIACO
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TRENTO
MILANO
CALALZO DI CADORE
GORIZIA
PRIMOLANO FELTRE
VERONA
PADOVA
TRIESTE
VENEZIA
TORINO
linee ferroviarie
Ferrovia della Val Venosta 60 km _1h15min
confini
TRENINO DELLE DOLOMITI 360 km _7h40min
Tunnel in fase di studio
stazioni ferroviarie
TRENINO DELLE DOLOMITI previsione
Glacier Express 219 km _ 7h37min
idrografia
linee ferroviarie esistenti
TRENINO DELLE DOLOMITI previsione
Bernina Express 145 km _3h
Glacier Express 219 km _ 7h37min
Ferrovia della Val Venosta 60 km _1h15min
Bernina Express collegamento bus
TRENINO DELLE DOLOMITI 360 km _7h40min
Tunnel in fase di studio
Ferrovia dello Stelvio previsione
“Il vecchio Trenino delle Dolomiti che fino agli anni Sessanta arrivava fino al centro di Cortina d’Ampezzo, potrebbe tornare a vivere all’interno di un megaprogetto che prevede il collegamento tra Bolzano e le principali destinazioni turistiche delle Dolomiti orientali, intercettando il traffico turistico di mezza Europa.“
24
Lon
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PISTE CICLABILI CON PREVISIONI
BASEL tes
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FORTEZZA GÖSCHENEN ANDERMATT BOLZANO
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CORTINA D’AMPEZZO
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TORINO
Eurovelo 5 3900 km
Eurovelo 7 7409 km
Eurovelo 9 1900 km
Eurovelo 6 3653 km
Eurovelo 8 5900 km
Lunga Via delle Dolomiti 47,5 km La Piave 135 km
La ricerca ha poi coinvolto l’individuazione di quelle dinamiche di implementazione della rete nodo-viabilistica e di investimento in ambito di paesaggio con le quali l’approccio interpretativo e progettuale al villaggio ENI deve, necessariamente, confrontarsi. Anzitutto, si segnala che il proseguimento della Lunga via delle Dolomiti sarà presto realizzato nella forma di una direttrice di mobilità lenta della lunghezza di 135 km, a connettere le dolomiti con il mare secondo uno sviluppo anulare esteso su entrambe le sponde del fiume Piave. Il progetto, che porta il nome di La Piave, paesaggi, percorsi, territori prenderà av-
“Da Dobbiaco a Calalzo di Cadore (o viceversa), un itinerario ciclabile inserito tra le Dolomiti. Dalle Tofane alle Marmarole, passando ai piedi del Pelmo, del Srapis e dell’Antelao. La pista ciclabile è stata realizzata sul percorso dell’ex ferrovia e tocca diverse delle località turistiche del Bellunese.”
25
ma anche nel quadro di un progetto di mobilità lenta più ampio, con sviluppo su scala territoriale. Potrebbe poi costituire un ulteriore punto di forza e rilancio per la Val Boite la riattivazione del tratto di ferrovia Calalzo – Cortina – Dobbiaco, a completamento dell’itinerario del Trenino delle Dolomiti. L’infrastruttura, un anello ferroviario, potenzierebbe la rete di trasporto su ferro della zona Dolomiti strategicamente a cavallo tra Veneto e Trentino, mentre determinerebbe una riconnessione con gli altri sistemi ferroviari dell’arco alpino.
vio nell’estate 2017 ed entro la fine dell’anno prossimo potrebbe essere concluso. Nessuna operazione mista pubblico-privato, nessuna nuova cubatura da realizzare e fondi interamente pubblici: 2,2 milioni di euro. Il committente è il Consorzio Bim Piave, insieme agli Osservatori del paesaggio Medio Piave, Montello Piave e Colline dell’Alta Marca e al genio Civile. L’intervento potrebbe costituire un grosso indotto turistico per la regione, mentre il Villaggio Eni diventerebbe un punto d’interesse particolare non solo nel contesto dell’itinerario ad oggi esistente, 26
28
2
LA MORFOLOGIA DEL TERRITORIO
.1
LA VALLE TRA PAESAGGIO NATURALE E PRESENZA UMANA
La Val Boite si presenta come un sistema nel quale la presenza umana ha, storicamente, fatto i conti con una contestualità naturale d'eccezione, in tutti i sensi. La marcata eterogeneità di soleggiamento, orografia e vegetazione è qui rintracciabile in quelle che sono e furono le scelte insediative ed infrastrutturali della popolazione nel tempo. Per questo, il lavoro di analisi si è voluto concentrare sulla “morfologia del territorio", inteso in questo caso come coesistenza di un paesaggio naturale fortemente identitario e di una secolare opera antropica di adattamento ad esso. Partendo, dunque, da una scala di definizione di 1:25000, si è scelto di confrontare dati naturalistici basilari (il sistema delle acque, la percentuale di copertura boschiva dei versanti, la presenza di prati, pascoli e ghiaioni, l'estensione di ghiacciai e nevi perenni) con i principali segni di presenza umana (le aree edificate, le direttrici viabilistiche asfaltate, la ferrovi a). Ne emerge sostanzialmente l'importanza fondamentale rivestita dal fiume Boite, sul quale si diramano le principali connessioni infrastrutturali e si articolano le diverse zone abitate. Esso ha storicamente rappresentato la principale arteria di collegamento ed incontro, anche culturale, tra paesi e villaggi, favorendo la progressiva costruzione di
una vera identità cadorina (di cui l'unione politica delle "Regole" è la dimostrazione) e consentendo, in tempi non così lontani, l'intercomunicazione tra questi luoghi ed il resto della regione (pensiamo, per esempio, al lungo sodalizio politico e commerciale con la Serenissima, che proprio grazie al trasporto su chiatta lungo il Boite otteneva gli approvigionamenti di legname necessari alla realizzazione ed al mantenimento della sua potente flotta). Si è poi pensato di approfondire la questione del soleggiamento, così diverso tra i vari versanti e così fondamentale per lo sviluppo di insediamenti vegetali ed umani. Si noti che, soprattutto in inverno, le ore di luce piena a disposizione sono drammaticamente esigue, soprattutto sul fronte Pelmo della valle. Può, senza dubbio, essere letta sotto questa luce la grande varietà della copertura boschiva che caratterizza l'area. Il pino silvestre (una pianta spiccatamente eliofila) risulta essere, ad esempio, la specie dominante sul versante della colonia, quello per l'appunto più soleggiato, mentre è quasi del tutto assente su quello opposto. In questo senso, è anche stato possibile verificare e meglio comprendere la scelta di Gellner in merito al fronte su cui edificare il villaggio. Ricordiamo infatti che il programma orig-
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2.2 IL SOLEGGIAMENTO E LA COPERTURA BOSCHIVA STUDIO OMBREGGIAMENTO 21 DICEMBRE | SOLSTIZIO D’INVERNO
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21 GIUGNO | SOLSTIZIO D’ESTATE
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inale dell'ENI aveva designato come area prescelta quella sulle pendici del Pelmo, sull'altro lato del fiume, in virtù della migliore copertura boschiva. Fu proprio l'architetto, dopo i primi sopralluoghi, a contraddire la previsione iniziale, optando per un versante meno boscoso (a causa della presenza di ghiaie e depositi detritici, poi recuperati tramite rinzollamento artificiale) ma meglio illuminato. La grafica proposta, a tal proposito, confronta la situazione ai solstizi, evidenziando come d'inverno il soleggiamento si limiti all'esigua fascia oraria 9.00 – 15.00. Come accenato, si riportano poi le principali specie arboree presenti, per meglio comprendere la composizione del paesaggio della valle. Infine, si è scelto di approfondire il tema delle altimetrie, in modo da restituire complessità e ricchezza dell'orografia locale. Nello schema relativo alla definizione dell'invaso spaziale della valle vengono considerate le principale soglie di altitudine, così
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da enfatizzare lo sviluppo dei rilievi e la proporzione dei due grandi massicci di Pelmo ed Antelao. Nelle sezioni trasversali progressive, invece, un approccio "tomografico" tenta di leggere l'andamento dei rilievi dall'ingresso della valle al suo termine orografico, nell'ampezzano, mantenendo come punto di riferimento e confronto la posizione del fiume.
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IL SISTEMA PAESAGGIO
ASPETTI MORFOLOGICI E ANTROPICI
VIABILITÀ ferrovia viabilità principale | strade statali
viabilità secondaria | strade provinciali viabilità secondaria | strade comunali
IL SISTEMA PAESAGGIO | ALTA VAL BOITE
viabilità residenziale strade sterrate sentieri viabilità ciclabile
AREE URBANE aree edificate edifici
ELEMENTI NATURALI fiumi e laghi cretti fiumi e torrenti ghiacciai e nevi perenni aree boscate | copertura > 70% aree boscate | copertura 30% > 70% aree vegetazione rada prati e pascoli ghiaioni
* eleborazioni grafiche di dati e materiale reperiti presso il portale cartografico della regione Veneto (www.regione.veneto.it/web/ambiente-e-territorio/geoportale)
2.3 LE ALTIMETRIE SVILUPPO OROGRAFICO
A B MONTE CRISTALLO
8
TOFANE
PUNTA SORAPIS
7
6 MONTE ANTELAO
MONTE PELMO
ITE BO TE N E TORR
5
4
1
2
B
3
A
Villaggio Eni
quota compresa tra 2000 e 2500 metri
quota superiore ai 3000 metri
quota compresa tra 1500 e 2000 metri
quota compresa tra 2500 e 3000 metri
torrente Boite
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1
4000 m
MONTE PELMO
MONTE ANTELAO
1
0m 4000 m
0m 4000 m
MONTE PELMO
MONTE PELMO
MONTE ANTELAO
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MONTE PELMO
MONTE ANTELAO
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MONTE PELMO
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4000 m
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A
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MONTE ANTELAO
CATEGORIE FORESTALI ESSENZE PRINCIPALI NELLA VALLE DEL BOITE
Aspetti paesaggistici di questo genere, specie quando di questa rilevanza, sono inevitabilmente stati alla base delle scelte progettuali di Gellner, dalla definzione cromatica della colonia in dialogo con i colori delle diverse essenze, alla collocazione ed all’ orientamento degli edifici. In questo senso, solo la completa comprensione delle
dinamiche in campo, anche ove dialettiche, può dar luogo ad un’ opera progettuale che, altrimenti, finirebbe per cadere nell’autoreferenzialità.
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FAGGETE Costituisce un consorzio rado di faggio e varie conifere, su sottobosco simile a quello della pineta a mirtilli; nell’ambito delle faggete è il consorzio più lucivago. E’ correlato evolutivamente con le pinete, con l’interposizione più o meno evidente e durevole di una fase a peccio. Si localizza preferenzialmente in stazioni esposte (soggette ad escursioni termiche), relativamente povere e soggette a periodi di siccità (alternanza).
BOSCO DI LATIFOGLIE L’aggettivo deciduo deriva dal latino de cadere e si riferisce al fatto che le piante perdono le foglie durante la stagione fredda: sono piante caducifoglie. In queste aree, le stagioni presentano differenze di temperatura molto accentuate: caldo umido in estate e freddo in inverno. In una foresta mista, in autunno si accende un tripudio di colori: dal verde delle foglie degli alberi sempreverde, almarrone, giallo, arancio e rosso degli alberi caduchi. Le foglie cadute aggiungono sostanze nutritive al suolo e, in primavera, prima che spuntino le nuove foglie, vi è luce sufficiente per la crescita dei fiori. LARICETO Si presenta come un mosaico di collettivi arborei su zone a pascolo o ad arbusteto subalpino (con ginepro nano). E’ un tipo spiccatamente microtermo (posto al limite superiore della vegetazione arborea), ma molto eliofilo, in quanto soggetto ad elevata irradiazione e ad evidenti escursioni climatiche. Si localizza in stazioni povere e secche, spesso a contatto (o più o meno compenetrato) con le praterie alpine a nardo e/o festuca varia.
ESSENZE DECIDUE
ALNETE Varie formazioni che spaziano da boschi elevati ad arbusteti su suoli paludosi o impregnati, talvolta con acqua libera alla superficie. Vegetazione a carattere azonale, ricca di megaforbie o comunque di specie spiccatamente nitro-igrofile. I tre tipi sono incentrati rispettivamente nella fascia collinare, montana e subalpina e divengono progressivamente più lucivaghi con la quota; le esigenze termiche sono decrescenti, ma comunque gli ambienti d’elezione si caratterizzano per escursioni poco pronunciate. ACERI-FRASSINI Appare spesso in frammenti di limitata estensione, sotto forma di siepi o boschetti con fisionomia e composizione transitorie. Questo tipo di vegetazione si afferma in situazioni edafiche da medie a moderatamente nitro-igrofile, ma non (o solo temporaneamente) estreme. E’ un tipo antropogeno che può evolvere verso varie formazioni, da quelle mesofile con rovere a quelle nitroigrofile con ontani e latifoglie nobili.
PECCETA È un tipo di pecceta con fisionomia e composizione non dissimili da quelle delle abetine tipiche, con cui esistono infatti rapporti dinamici. La presenza nel sottobosco di elementi di pineta delinea un tipo di vegetazione più lucivago e soggetto a forti escursioni termiche; il consorzio può essere quasi stabile in stazioni con clima tendenzialmente altimontano-endalpico. In altre situazioni l’attuale composizione è conseguenza pregresse utilizzazioni che hanno provocato una “scopertura” e quindi una “continentalizzazione” della stazione, inducendo inoltre un certo grado di xericità. MUGHETE Appare come un intricato arbusteto di pino mugo, quasi puro o frammisto ad elementi di brughiera subalpina a rododendro ferrugineo e mirtilli. E’ un tipo di vegetazione estremamente microtermo, che si spinge oltre al limite superiore della vegetazione arborea, manifestando grande eliofilia e tollerando escursioni climatiche estreme, periodi di pronunciata aridità e colonizzando substrati primitivi poveri ed acidi.
CONIFERE ANTROPOGENICHE Nelle Alpi, le conifere improntano il paesaggio soprattutto nelle aree più interne a clima continentale, dove prevale la componente boreale. Nell’arco alpino i boschi di conifere sono diffusi da est a ovest e comprendono numerosi tipi, differenziabili in base alla specie prevalente (pino silvestre, pino nero, pino uncinato, abete rosso, abete bianco, larice, pino cembro), al tipo di gestione, alla fascia altitudinale, all’esposizione e ai fattori microclimatici.
ESSENZE SEMPREVERDI
PINO SILVESTRE É una pineta quasi pura, ma in essa il pino assume sviluppo più elevato e sotto copertura si trovano sporadiche latifoglie. E’ un tipo di ambienti poveri, ma meno estremi, con deboli possibilità evolutive verso consorzi di latifoglie (rovereti o faggete a seconda della variante submontana o montana). Almeno parzialmente costituisce, insieme al precedente, un tipo originario come dimostrato dalla presenza di Alnus incana relitto nel sottobosco.
PIGEO-FAGGETO Pecceta con faggio subordinato e presenza più o meno abbondante di elementi di pineta. I consorzi montani dominati da peccio costituiscono un tipo di vegetazione ad impronta mesofila, con esigenze edafiche e termiche non dissimili da quelle delle faggete, rispetto alle quali risultano però tendenzialmente più acidofili, lucivaghi e soggetti a forti escursioni. Possono essere quasi stabili in località con clima tendenzialmente endalpico, ovvero in condizioni limite per il faggio. Più frequentemente l’attuale composizione è conseguenza di pregresse utilizzazioni che hanno provocato una “scopertura” e quindi una “continentalizzazione” della stazione. ABIETETO Si presenta come un bosco relativamente rado di abete e (peccio) su sottobosco dominato da ericacee ed erbe graminoidi. L’ambiente è relativamente umido e costante rispetto a quello delle faggete, ma meno di quello degli altri abieteti. Il sottobosco comprende specie lucivaghe (elementi di pineta o di pecceta xerica), adatte a suoli poveri ed iperacidi. E’ un tipo limite per le esigenze dell’abete ed appare spesso più o meno durevolmente degradato in pecceta secondaria
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LA COLONIA DOPO MATTEI 1963-2017 alle normative regionali sono assimilabili agli alberghi. Gli ESERCIZI EXTRA-ALBERGHIERI invece sono una categoria che include i campeggi e le aree attrezzate per camper e roulotte, i villaggi turistici, le forme miste di campeggi e villaggi turistici, gli alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale, gli alloggi agro-turistici, le case per ferie, gli ostelli per la gioventù, i rifugi di montagna, gli “altri esercizi ricettivi non altrove classificati” e i bed and breakfast. La somma degli esercizi alberghieri e extra-alberghieri viene definita con la categoria più generale degli ESERCIZI RICETTIVI.
L’obiettivo principale di questa analisi è quantificare qual è l’incidenza del turismo nella zona considerata, partendo da una scala più ampia fino a raggiungere nel dettagli le informazioni circa la zona dell’Alto Cadore - Val Boite. Le fonti principali che sono state consultate per poter redigere queste analisi sono: - ISTAT: Istituto nazionale di statistica – Regione Veneto http://statistica.regione.veneto.it/ - PTCP: Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale http://ptrc.regione.veneto.it/ptcp E’ opportuno dare alcune definizioni necessarie a comprendere le analisi. Gli ARRIVI indicano il numero di clienti arrivati, distinti in residenti e non residenti, che hanno effettuato il checkin nell’esercizio ricettivo nel periodo considerato. Le PRESENZE indicano invece il numero delle notti trascorse dai clienti negli esercizi ricettivi nel periodo considerato. Gli ESERCIZI ALBERGHIERI sono una categoria che include gli alberghi da 1 a 5 stelle, i villaggi albergo, le residenze turistico-alberghiere, le pensioni, i motel, le residenze d’epoca alberghiere, gli alberghi meublè o garnì, le dimore storiche, gli alberghi diffusi, i centri benessere (beauty farm), i centri congressi e conferenze e tutte le altre tipologie di alloggio che in base
A scala regionale, risulta evidente che Venezia detiene la percentuale di più alta di arrivi registrati con il 51%, seguita da Verona (24%) e Padova (10%). Analizzando nel dettaglio i dati di arrivi e presenze mensili, emerge che la soglia minima si registra nel periodo compreso tra novembre e febbraio, mentre il picco è raggiunto nel mese di agosto. Le tendenze nel periodo compreso tra il 2002 e il 2014 possono essere definite positive e crescenti. Passando alla scala provinciale, il capoluogo Belluno registra il numero più alto (quasi 36.000 arrivi annuali), seguita da Feltre con circa 20.000 arrivi; Cortina d’Ampezzo ne registra circa 1/6 rispetto a Belluno (quasi 6.000 arrivi). Le caratteristiche del territorio si
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SANTO STEFANO DI CADORE - DOBBIACO
DOBBIACO
TORRENTE BOITE
5.920 numero abitanti 226.030 arrivi 1.000.296 presenze
CORTINA D’AMPEZZO
numero abitanti 2.113 arrivi 7.451 presenze 24.010
SAN VITO DI CADORE
768 numero abitanti 18.475 arrivi 78.199 presenze
BORCA DI CADORE
861 numero abitanti 1.011 arrivi 1.948 presenze
LAGO DI VODO
VODO CADORE
LAGO DI CADORE
1.862 numero abitanti 20.151 arrivi 103.056 presenze
SS 51bis DI ALEMAGNA
CALALZO DI CADORE
VALLE DI CADORE
FIUME PIAVE
SS 51 DI ALEMAGNA
SS 51 DI ALEMAGNA
A27 - BELLUNO - LONGARONE
2.001 numero abitanti 2.839 arrivi 6.555 presenze
numero abitanti 3.832 arrivi 7.500 presenze 25.630
PIEVE DI CADORE
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riflettono nei dati mensili: non si registra una crescita costante che raggiunge il suo picco nel mese di agosto, ma piuttosto si registra una tendenza costante nel periodo compreso tra dicembre e marzo, un picco negativo nel mese di aprile, che poi ricomincia a salire, toccando il massimo nel mese di agosto. Per quanto riguarda le tendenze nel periodo compreso tra il 2002 e il 2014, si può vedere che, rispetto alle tendenze regionali, si registra un andamento negativo.
patibili
a
quelli
della
provincia
di
Belluno.
Entrando b più nello specifico della zona dell’Alto Cadore (già analizzato per quanto riguarda i temi paesaggistici), si è scelto di selezionare dati più precisi e puntuali. Il primo dato riguarda la relazione tra il numero di abitanti e gli arrivi per singola città/paese. Risulta evidente che Cortina d’Ampezzo è la città con il numero di arrivi più alto. I suoi esercizi ricettivi sono molti numericamente, e sono molto vari per quanto riguarda le categorie.
A livello invece di STL (sistema turistico locale) Dolomiti si registrano dei dati com42
one architettonica, non si possa dimenticare il bacino di utenza ben più ampio, rispetto a quello dei soli residenti, cui gli sforzi progettuali debbano tendere.
Cortina d’Ampezzo è seguita da Borca di Cadore, che quindi risulta essere il secondo paese per numero di arrivi. Il paese registra n. 365 unità immobiliari di residenti annuali, e n. 1.114 unità di immobili stagionali. Questi dati rendono evidente quanto il turismo abbia svolto e svolga tuttora un ruolo dirimente nei quotidiani processi vitali di Borca di Cadore; sicuramente influenzato dalla costruzione all’epoca del Villaggio Corte di Cadore - creando probabilmente ex novo l’immaginario turistico per la zona - anche oggi è chiaro come, in un processo di conoscenza e produzi43
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3
LA MORFOLOGIA DEL TERRITORIO COMUNALE
Il lavoro di analisi territoriale si è incentrato anzitutto sullo studio delle relazioni che legano Borca di Cadore ai comuni limitrofi, in particolare i confinanti San Vito di Cadore e Vodo di Cadore. Da questo punto di vista, lo studio si è concentrato sul rilievo di aspetti socio-infrastrutturali, naturali e geomorfologici, normativi e/o legati alla pianficazione. Ne emerge che, lungo il corso del fiume Boite, i diversi paesi costituiscono un sistema unico per quanto riguarda molti servizi. Da un punto di vista naturalistico e geologico, inoltre, è stato possibile mettere in luce peculiarità e fragilità divenute poi linee guida per la definizione dell’approccio progettuale al villaggio ENI, mentre le diverse prospettive pianificatorie comunali hanno fornito i termini di confronto necessari all’inquadramento delle diverse proposte progettuali in un’ottica di sviluppo “futuribile” dell’area. Il lavoro è stato sviluppato a partire dai PAT (piano di assetto del territorio dei diversi paesi) ed è qui articolato in quattro momenti principali, al fine di meglio restituire la complessità degli ambiti in-
dagati. Nello specifico, si sono evidenziati aspetti strutturali del territorio (1), naturalistici e geo-morfologici (2), le dinamiche fondamentali legate all’ambito della trasformabilità del territorio stesso (3), così come quelle relative alle sue fragilità (4). In ognuno di essi, l’indicazione dei principali aspetti viabilistici e naturali si connota come termine minimo di confronto, orientamento e riferimento.
45
fonte: P.A.T. “Borca di Cadore” - Allegato “A” alle Norme di Attuazione Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Soprintendenza della Regione Veneto
1,2 3
4 fonte: P.A.T. “Borca di Cadore” - Norme Tecniche - art. 8: Invarianti di natura Ambientale, Paesaggistica e Agricola
La perimetrazione dei centri storici è effettuata sulla base della L.R. n. 80/1980. | fonte: P.A.T. “Borca di Cadore” - Norme Tecniche - art. 25: Centri storici e nuclei di antica formazione
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La perimetrazione dei nuclei di antica formazione è effettuata secondo quanto previsto all’Atlante Regionale dei Centri Storici. | fonte: P.A.T. “Borca di Cadore” - Norme Tecniche - art. 9: Invarianti di natura Storico - Monumentale
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fonte: P.A.T. “Borca di Cadore” - Norme Tecniche - art. 9: Invarianti di natura Storico - Monumentale
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3.1 IL SISTEMA TERRITORIALE turistico-economica nel contesto inter-comunale. Il ruolo chiave giocato dal villaggio ENI nel contesto della Val Boite è per altro apprezzabile a partire da ovvie constatazioni di carattere dimensionale, vista la proporzione con l’abitato di Borca e le sue diverse zone (Cancìa, Borca e Villanova).
Si registra immediatamente una sostanziale condivisione dei servizi al cittadino tra i tre comuni, in particolare per quanto riguarda quelli legati all’istruzione, alla sfera socio-ricreativa e religiosa. Il traffico (prevalentemente su gomma) si articola principalmente sulla strada statale, direttrice primaria sulla quale lo sviluppo insediativo delinea una struttura inter-urbana e sociale condivisa, ravvisabile anche nello stretto dialogo costituito con l’eterogenea orografia del territorio e con la sua ricca compresenza di superfici boscate, rocciose, ghiaioni, prati di fondovalle. Il fiume Boite rappresenta inoltre un importante corridoio ecologico nel quadro del sistema naturalistico-faunistico della vallata tutta, concorrendo alla definizione di un’immagine che è dunque marcatamente sistemica. Parallelamente, da un punto di vista normativo, è subito possibile inquadrare l’ottica strategica che connota le posizioni socio-politiche assunte dai comuni in relazione al villaggio ENI: esso è anzitutto definito come Ambito Territoriale Omogeneo (ATO), caratterizzato da edifici che costiuiscono “invariante storico-monumentale”. E’ inoltre inquadrato nel cosiddetto “Programma Complesso Corte”, che prevede prioritariamente, in alternativa a logiche di rilocalizzazione, una azione progettuale rilevante sui volumi esistenti finalizzata al loro riutilizzo e valorizzazione, anche in ottica di crescita
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IL SISTEMA TERRITORIALE STRUTTURA
NORMATIVA confine comunale ATO: ambito territoriale omogeneo Villaggio Eni L’ATO delimita il territorio comunale interessato dalla presenza del Villaggio Corte, che si sviluppa in sinistra orografica del torrente Boite, a monte dell’edificato di Cancia. Gli edifici che compongo il villaggio Corte costituiscono invariante storico-monumentale, e l’intero complesso del Villaggio è da valorizzare e tutelare in ottica di sito museale permanente.1
Programma Complesso “Corte” Il Programma Complesso “Corte” prevede prioritariamente, ancor prima dei possibili interventi di rilocalizzazione, delle rilevanti azioni progettuali sui volumi esistenti finalizzate al loro riutilizzo e valorizzazione, con le conseguenti positive ricadute in termini sociali, turistici ed economici oltre che di recupero architettonico.2
aree sottoposte a Decreto di Tutela 3
STRUTTURA
aree sottoposte a Decreto di Tutela 3 NATURALE superfici boscate corridoio ecologico 4 rocce frane e ghiaioni prati di fondovalle torrente Boite
STRUTTURA
corsi d’acqua secondari VIABILISTICA SS 51 di Alemagna strade primarie strade secondarie strade terziarie
STRUTTURA
strade sterrate URBANA centro storico 5 nuclei di antica formazione 6 aree di urbanizzazione consolidata alberghiera edificato edifici di valore monumentale e testimoniale 7
SERVIZI
aree di urbanizzazione consolidata produttiva
SERVIZI
MORFOLOGIA DEL TERRITORIO | BORCA DI CADORE
BORCA DI CADORE
LUOGHI DELL’ISTRUZIONE
luoghi dell’istruzione
asilo nido
attività produttive
scuola primaria di primo grado
colonia Eni
scuola primaria di secondo grado
Villaggio Eni
polo universitario
AL CITTADINO municipio luoghi di culto
LUOGHI SOCIO-RICREATIVI impianti sportivi impianti sport invernali
fonte: regione.veneto.it/web/ambiente-e-territorio/geoportale
1,2
Le categorie forestali individuano porzioni di territorio coperte in prevalenza da una determinata specie arborea; non si tratta quindi di un’informazione assoluta ma piuttosto un’informazione più generale sulla composizione del sistema della flora locale.
3.2 ASPETTI GEO-MORFOLOGICI Nell’ambito del sistema val Boite risulta poi fondamentale rilevare che l’area è variamente tutelata dall’UNESCO come parte del sistema dolomitico, patrimonio dell’umanità. In particolare, il vincolo si articola in “core areas” (i veri e propri nuclei di interesse, nel nostro caso le vette di Pelmo ed Antelao) e “buffer zones”, ovvero fasce di territororio che hanno un ruolo di tampone o cuscinetto nei confronti dell’antropizzazione, in un’ottica di protezione delle area nucleo. L’interesse naturalistico si lega non soltanto all’orografia, di per sè eccezionale, ma anche e soprattutto al ricchissimo patrimonio floristico della valle. Nello specifico, l’area dei tre comuni presenta una spiccata eterogeneità di specie vegetali, che popolano i versanti in accordo con le diverse situazioni di soleggiamento, temperatura, presenza d’acuqa e natura del suolo riscontrabili.
diffusione nell’area inter-comunale di bivacchi e rifugi, fondamentali per la fruizione di questo enorme patrimonio ed oggetto di sempre maggiore interesse da parte delle diverse municipalità.
Le diverse municipalità registrano questa incredibile ricchezza secondo la nozione di “categoria forestale” (le categorie forestali individuano porzioni di territorio coperte in prevalenza da una determinata specie arborea; non si tratta quindi di un’informazione assoluta ma piuttosto generale e relativa alla composizione del sistema della flora locale). Nell’ambito della relazione dell’edificato col sistema del verde, inoltre, è interessante notare la
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IL SISTEMA NATURALE STRUTTURA
NORMATIVA confine comunale aree cuscinetto-buffer zone Dolomiti UNESCO
STRUTTURA
Le aree tampone o cuscinetto (buffer zones) sono costituite da fasce di territorio contigue alle core areas, di sufficiente estensione e naturalità, e che svolgono nei confronti di queste ultime un’importante funzione di protezione ecologica, limitando gli effetti dell’antropizzazione mediante una sorta di effetto filtro.
NATURALE torrente Boite corsi d’acqua secondari corsi d’acqua minori corsi d’acqua temporanei rocce
STRUTTURA
frane e ghiaioni VIABILISTICA SS 51 di Alemagna strade strade sterrate
STRUTTURA
sentieri URBANA edificato colonia ENI rifugi e bivacchi
CATEGORIE
MORFOLOGIA DEL TERRITORIO | BORCA DI CADORE
ASPETTI MORFOLOGICI
FORESTALI
1
PRATI PERENNI
pascoli prati fondovalle DECIDUE
latifoglie alnete arbusteti larici salici e speci ripariali acero frassino faggeti SEMPREVERDI
mughete pino silvestre peccete piceo faggeto abieteti area inquadramento 2000
1 fonte: P.A.T. “Borca di Cadore” - Norme Tecniche - art. 8: Invarianti di natura Ambientale, Paesaggistica e Agricola 2
fonte: P.A.T. “Borca di Cadore” - Norme Tecniche - art. 16: Armatura Am-
bientale 3
Il P.A.T. individua simbolicamente gli ambiti da destinare prioritariamente alla creazione di “nuove centralità urbane”, evidenziando con tale simbolo la necessità di sopperire nel disegno urbano alla progettazione di luoghi centrali unitari, piazze, piazzette, aree urbane di sosta, ricreazione e riposo, spazi attrezzati per manifestazioni, incontri, mercatini ecc. anche con l’organizzazione di addizioni volumetriche in cui possono essere ospitate piccole attività commerciali o di ristoro. | fonte: P.A.T. “Borca di Cadore” - Allegato “B” alle Norme di Attuazione
4
Le infrastrutture che il P.A.T. indica relative a nuove viabilità di progetto costituiscono un’indicazione sommaria rispetto all’ubicazione degli effettivi tracciati, che andranno definiti in fase di P.I. con specifica progettazione di massima, preliminare o definitiva e con riferimento alla programmazione delle opere pubbliche. | fonte: P.A.T. “Borca di Cadore” - Norme Tecniche - art. 36: Viabilità e Reti di Trasporto
3.3 IL SISTEMA NORMATIVO Punto fondamentale del lavoro di anlisi è stato naturalmente la lettura e l’interpretazione delle linee guida tracciate dalle amministrazioni in materia di pianificazione. A tal proposito, si riporta anzitutto collocazione e e natura delle diverse unità di paesaggio previste dal P.A.T. (Piano di Assetto del Territorio), ovvero di quelle porzione di territorio comunale che possono considerarsi omogenee da un punto di vista geografico - naturalistico.
definiti in fase di P.I. con specifica progettazione di massima, preliminare o definitiva e con riferimento alla programmazione delle opere pubbliche.
Da un punto di vista viabilistico, si registra inoltre la previsione di nuovi tracciati ciclo pedonali potenzialmente interessanti dal punto di vista degli interlacciamenti anche alla scala della valle, mentre evidenziamo l’ipotesi di deviazione della direttrice viabilistica principale della valle, dal centro dell’abitato di Borca a nord, sul versante dell’Antelao, in prossimità della colonia. Questo aspetto potrebbe cambiare radicalmente il rapporto tra il paese ed il villaggio ENI, che acquisirebbe per altro un ruolo paesaggistico tutto nuovo nell’economia degli spostamenti veicolari a livello territoriale. Va comunque puntualizzato che, parafrasando il documento stesso, le infrastrutture che il P.A.T. indica relativamente alle nuove viabilità di progetto costituiscono un’indicazione sommaria rispetto all’ubicazione degli effettivi tracciati, che andranno
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TRASFORMABILITA’ DEL TERRITORIO STRUTTURA
NORMATIVA
confine comunale aree cuscinetto - buffer zone Dolomiti UNESCO Le aree tampone o cuscinetto (buffer zones) sono costituite da fasce di territorio contigue alle core areas, di sufficiente estensione e naturalità, e che svolgono nei confronti di queste ultime un’importante funzione di protezione ecologica, limitando gli effetti dell’antropizzazione mediante una sorta di effetto filtro. 1
UNITÀ DI PAESAGGIO
U.P. (unità di paesaggio): versanti boschivi U.P. (unità di paesaggio): versanti rocciosi U.P. (unità di paesaggio): ambito sportivo-ricreativo U.P. (unità di paesaggio): villaggio ENI
STRUTTURA STRUTTURA
Il Piano di Assetto del Territorio suddivide il territorio in ambiti che possono considerarsi omogenei per gli aspetti geografico-naturalistici e paesaggistici, definiti “unità paesaggistiche” corrispondenti agli Ambiti Territoriali Omogenei. 2
NATURALE
torrente Boite corsi d’acqua secondari VIABILISTICA
SS 51 di Alemagna strade primarie strade secondarie strade terziarie
STRUTTURA
strade sterrate URBANA
PREVISIONI
| MORFOLOGIA DEL TERRITORIO BORCA DI CADORE
IL SISTEMA NORMATIVO
DI PIANO
edificato colonia Eni servizi di interesse comune esistenti
STRUTTURA URBANA
creazione di centralità urbana 3 linee preferenziali sviluppo insediativo (vincolo PAI) limite nuova edificazione servizi di interesse comune di progetto MOBILITÀ
viabilità principale di progetto
NATURALISTICO-SPORTIVO
superficie agricola convertibile
4
viabilità secondaria di progetto
4
viabilità secondaria da riqualificare ipotesi tracciato ferroviario (Borca di Cadore) 4 ipotesi tracciato ferroviario (San Vito - Vodo Cadore) 4 viabilità ciclo-pedonali di progetto
ambito per la formazione del parco comunale pista sci nordico di progetto
3.4 LE FRAGILITA’ DEL TERRITORIO L’analisi ha comportato, inevitabilmente, la valutazione della situazione geologica caratterizzante l’area, nell’ottica di un’interpretazione corretta e realistica delle criticità e degli eventuali rischi correlati e, di nuovo, in riferimento alla documentazione geo-morfologica contenuta nel P.A.T. Anzitutto, registriamo la presenza di falde detritiche situate ai piedi del versante, come conseguenza del deposito di frammenti e blocchi prodotti dalla progressiva disgregazione, nei secoli, della parete. Questa situazione risulta fortemente caratterizzante molte zone del Cadore e lo stesso Gellner riflettè a lungo sulle derivanti implicazioni a livello paesaggistico e costruttivo, arrivando infine ad optare per il “rinzollamento” artificiale del versante in esame, di pari passo con la realizzazione degli edifici. La presenza di piccoli corpi di frana, canali di scolo e depositi detritici rocciosi, a loro volta plasmati nel tempo da acqua, ghiaccio e ruscellamento delle acque superficiali, si configura dunque più come una condizione diffusa e comune nella regione che come una peculiarità dell’area in esame, e la storia dell’agricoltura, del pascolo e dell’architettura rurale cadorina da sempre fa i conti con questo aspetto.
la municipalità individua diverse aree di rischio (da 1 a 4) in relazione all’entità dei danni che comporterebbe un evento di frana o discesa di materiale in quantità consistente. La presenza o assenza di alberi, infatti, insieme alla prossimità più o meno accentuata di un centro abitato, sono fattori che incidono fortemente sulla valutazione di cui sopra. La questione è in realtà di competenza provinciale e regionale, interessando più comuni e legandosi in generale al sistema Val Boite nel suo complesso. La portata potenziale dei danni in caso di frana è stata comunque gestita “a monte” (letteralmente), con la creazione di ulteriori bacini di scolo posizionati a quote più alte, così da ridurre l’impatto sui centri abitati.
Nei pressi del villaggio, va comunqur segnalata la presenza del cosiddetto “canalone di cancìa”, ovvero la direttrice di scolo detritico che discende il versante a nord della colonia con sfogo nella “cassa di espansione delle piene” situata tra l’abitato ed il villaggio ENI. Nello specifico, si tatta di un cono di trasporto di massa costituita da acqua, elevate concentrazioni di sedimenti di varia idimensione ed altro materiale. In relazione a questo aspetto,
52
FRAGILITA’ DEL TERRITORIO STRUTTURA
NORMATIVA
STRUTTURA
NATURALE
STRUTTURA
VIABILISTICA
confine comunale
torrente Boite corsi d’acqua secondari
SS 51 di Alemagna strade
STRUTTURA
URBANA
STRUTTURA
strade sterrate
GEOLOGICA
edificato colonia ENI
falde detritiche 1 Si tratta di deposito detritico situato al piede di pareti o versanti molto ripidi, costituito da clasti eterometrici, privi in genere di materiale fine interposto. La causa principale dell’accumulo del detrito di falda è la caduta per gravità di frammenti e blocchi, prodotti dalla disgregazione della parete, che si assestano secondo un angolo di riposo variabile con la forma e le dimensioni del materiale. Il detrito può essere stato anche rielaborato da fenomeni di gelo-disgelo e dal ruscellamento delle acque superficiali.2
coni da trasporto di massa 1 Le colate di detriti, a livello internazionale note come debris flow, consistono in una miscela contenente acqua, elevate concentrazioni di sedimenti di varia dimensione e altro materiale (e.g. legname). 3
corpi di frana attivi 1 corpi di frana non attivi 1 Alle voci “corpi di frana” sono indicate sia le frane di scorrimento, che quelle di colamento che quelle di crollo.
cassa di espansione delle piene 1 canalone di Cancia VALUTAZIONE
| MORFOLOGIA DEL TERRITORIO BORCA DI CADORE
IL SISTEMA NORMATIVO
DEI RISCHI zone di pericolosità P2, P3 e P4 4 Le zone P2, P3 e P4 del P.A.I. equivalgono alle zone idonee a costruzione B, C e D del P.A.T.
area inquadramento 2000 1
fonte: P.A.T. “Borca di Cadore” - Carta Geomorfologica fonte: P.A.T. “Vodo di Cadore” - Carta Geomorfologica fonte: P.A.T. “San Vito di Cadore” - Carta delle Fragilità
2
Glossario Banca Dati Geologica delle aree emerse e sommerse - ISPRA
3
F. Soatto - Le colate di detriti, 2013/2014
4
Piano di Assetto Idrogeologico del bacino idrografico del fiume Piave (D. Lgs. 152/2006) - Carta della Pericolosità Geologica 1/2
II
IL VILLAGGIO
55
56
1
.1
BORCA DI CADORE, CANCIA, IL VILLAGGIO CORTE LA STRUTTURA DELL’AMBIENTE COSTRUITO
Si è già introdotto il tema della particolare proporzione del Villaggio Corte rispetto all’abitato di Borca, aspetto di per sè rilevante da un punto di vista dimensionale. Si è cercato, a questo punto, di mettere in luce la distribuzione delle funzioni notevoli nel comune, registrando al contempo la situazione infrastrutturale. Anzitutto, è stata indagata la struttura dell’ambiente costruito: Nello specifico, sono stati mappati tutti i corpi di fabbrica esistenti, con particolare attenzione alla diversa natura architettonico / funzionale di ciascuno. In seguito, si sono diversificati quelli
a carattere temporaneo (baracche e pensiline), monumentale, testimoniale e soggetti a vincolo, di cui si è poi stilato un rilievo fotografico. Particolare attenzione è stata riservata agli edifici con fronte attivo, analizzati nella specificità della loro destinazione d’uso (funzione ricettiva, funzioni commerciali/produttive, funzioni culturali e di servizio al cittadino), con riferimento speciale al centro “storico” di Borca.
57
STRUTTURA
NORMATIVA
STRUTTURA
BORCA DI CADORE, CANCIA, VILLAGGIO ENI
NATURALE
confine comunale 1 ATO*: ambito territoriale omogeneo Villaggio Eni
superfici boscate
L’ATO delimita il territorio comunale interessato dalla presenza del Villaggio Corte, che si sviluppa in sinistra orografica del torrente Boite, a monte dell’edificato di Cancia. Gli edifici che compongo il villaggio Corte costituiscono invariante storico-monumentale, e l’intero complesso del Villaggio è da valorizzare e tutelare in ottica di sito museale permanente.2
superfici a copertura erbacea 3
frane e ghiaioni greti e letti di fiume torrente Boite corsi d’acqua secondari
STRUTTURA
rocce nude VIABILISTICA
strade 4 strade sterrate sentieri ponti pista ciclabile parcheggi Bus
STRUTTURA
SISTEMA DEI SERVIZI | BORCA DI CADORE, CANCIA, VILLANOVA
SISTEMA DEI SERVIZI
fermata autobus 5
DEL COSTRUITO
edifici baracche costruzione di legno prefabbricato leggero, lamiera o anche muratura, adibita al ricovero temporaneo di persone, animali o deposito attrezzi. 6
tettoie/pensilina copertura sostenuta da pilastri o a sbalzo tipo pensilina. Sono rappresentate solo quelle a carattere permanente come capannoni senza o con esigue parti in muratura. 7
edifici di valore monumentale e testimoniale 8 edifici di valore monumentale vincolati 9 edifici con fronti attivi rappresentazione planimetrica dei perimetri degli edifici nei quali sono evidenziati i fronti che attraverso porte, finestre, vetrine, passaggi contribuiscono alla vitalità di questi. 10
tessuto urbano discontinuo, principalmente residenziale con uso misto muri controterra muri controterra soggetti a vincolo 11 barriere frangiflutti Opera in muratura (cemento armato) destinata a proteggere un bacino dal moto ondoso e da eventuali interramenti o ad orientare correnti, costituito da una diga non collegata con la terraferma. 12
spazi pavimentati verde pubblico attrezzato campi sportivi
Le fonti utilizzate per realizzare la tavola sono principalmente: CTR del 1998 aggiornata con il supporto di Gis, Google Maps e Bing Mappe. Nel dettaglio: 1,2 fonte: P.A.T. “Borca di Cadore” - Allegato “A” alle Norme di Attuazione 3 Rilevazione tramite l’uso del Gis, Geographic International System, per superfici a copertura erbacea si intendono graminacee non soggette a rotazione. 4 vedi schema numero 2 in alto “percorsi e infrastrutture” 5 fonte: https://www.google.it/maps/ place/32040+Borca+di+Cadore+BL 6,7 fonte: Codifica Ctr, Regione Veneto - Unità di Progetto per il SIT e la Cartografia pag. 3 8 fonte: P.A.T. “Borca di Cadore” - Norme Tecniche - art. 9: Invarianti di natura Storico - Monumentale 9,11 Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Soprintendenza della Regione Veneto 10 Specifiche analizzate nello schema numero 1 in alto “Analisi funzionale, destinazioni d’uso dei fronti attivi” 11 fonte: Codifica Ctr, Regione Veneto - Unità di Progetto per il SIT e la Cartografia pag. 41
ANALISI FUNZIONALE H R
CORTINA [18 km]
S. VITO DI CADORE [6 km]
° cc
C
* H H H H *
R S
LONGARONE [35km]
FUNZIONI
VODO DI CADORE [3 km]
COMMERCIALI/PRODUTTIVE
RICETTIVE ristoranti/bar H hotel R residences C campeggi appartamenti punto informazioni
negozi supermercati stazione di rifornimento stabilimenti produttivi
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ANALISI FUNZIONALE, IL CENTRO ABITATO DI BORCA DI CADORE
H R
° cc
* H H
DI SERVIZIO AL CITTADINO
CULTURALI biblioteca museo di storia naturale “Maestra Olimpia Perini” Cc organizzazione culturale
farmacia ambulatorio/pronto soccorso banca poste S spa palaghiaccio
61
CORTINA
S. VITO DI CA
1.2
IL SISTEMA VIABILISTICO
CORTINA [18 km]
S. VITO DI CADORE [6 km]
LONGARONE [35km]
VODO DI CADORE [3 km]
SS 51 strade secondarie strade private strade sterrate
sentieri pista ciclabile tracciato ferroviario di progetto
La mappatura ha comportato una suddivisione macroscopica del tema, poi specificata e analizzata più nel dettaglio in termini di gerarchia stradale, al fine di definire quali tratti appartengono al comune di Borca e quali sono invece di proprietà privata e, su tutti, della Minoter. Si è poi registrata la presenza di tutte le infrastrutture e le linee che attraversano e/o collegano Borca con Cortina in direzione Nord e con la parte sud della regione, arrivando (idealmente) fino a Belluno e Venezia. E’ stata inoltre rilevata la rete sentieristica, mentre si riporta il già citato tracciato ferroviario di progetto (vedi “Trenino delle Dolomiti”), in quanto importante stimolo per
futuri investimenti in ambito turistico/attrattivo. Una ricerca significativa, sul tema delle percorrenze, è restituita nel diagramma radiale che evidenzia i tempi richiesti, per un’andatura media, con punto di partenza all’ingresso della colonia. Si è tentato di scegliere destinazioni notevoli quali Farmacia, Supermercato, luoghi dell’istruzione e il municipio. I colori indicano, in questo caso, 4 diverse fasce di tempo. Il tutto è stato poi affiancato alla mappatura puntuale dei confini amministrativi, assieme al rilievo dei principali elementi naturali, in modo da restituire un quadro completo.
62
1.3
IL VILLAGGIO TURISTICO “CORTE DI CADORE”
L’ABITATO DI BORCA DI CADORE E IL VILLAGGIO
CASE 6-7/N
EX STAZIONE BORCA
BORCA CENTRO VILLAGGIO ENI
COLONIA
CASE 2/N-O CAMPEGGIO CASE 4-5/N-E HOTEL BOITE CHIESA RESIDENCE CASE 3/S
abitato Borca di Cadore Villaggio Eni connessione principale con il Villaggio
Può essere a questo punto introdotto il Villaggio, nella sua essenza architettonica e storica. Il complesso consta di 260 ettari, ad altitudine compresa tra i 1000 m slm e i 1800 m slm, ed è costituito da 263 abitazioni unifamiliari, denominate “villette”, 2 strutture alberghiere, un centro servizi, la colonia infantile, un campeggio fisso e una chiesa, progettata per l’apppunto in collaborazione con Carlo Scarpa. Come già sttolineato, Mattei seppe concepire i propri collaboratori e operai non esclusivamente come forza lavoro ma come persone, aventi doveri e diritti. Proprio per questo fu un leader molto esigente dal punto di vista professionale, che pretendeva di dare un servizio di alto livello all’Italia del
dopoguerra senza dimenticare i diritti che i suoi dipendenti meritavano: su tutti, il tempo libero. La sua grande apertura mentale lo spinse a concepire un complesso dove si potesse scegliere come passare le proprie vacanze, prevedendo una grande varietà di destinazioni funzionali, di cui ripercorriamo dati e caratteristiche fondamentali: - Il villaggio: è la modalità più intima di passare le vacanze con i propri cari. Prendere una casa in affitto per un breve periodo di tempo è la soluzione più flessibile che dà più libertà alle famiglie per trascorrere assieme del tempo. Nel caso del villaggio E.N.I., Mattei vuole dare la possibilità a tutti di potersi permettere un periodo
63
L’UTILIZZO DEL VILLAGGIO ENI, CONFRONTO TRA PASSATO E PRESENTE
1963 Stato di abbandono
Utilizzo stagionale (dicembre-marzo, giugno-settembre)
DISTANZE PERCORRIBILI A PIEDI Tempi di percorrenza indicativi per una andatura media con punto di partenza dall’ingresso della colonia ENI. Il Villaggio ENI è collegato al centro città dalla linea 030 Dolomitibus 100 m 2.5 m in
m 5900 in 81 m
SCU
0m n i 4m
OLA
30
ARIA PRIM O DI S. VIT ORE
MUN
BAU
ICIPIO
CE
CAD
1600 m 23 m in
P TO
SS
distanze percorse esclusivamente a piedi
ERM ARK
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SUP
NC
BA
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ET
BU
distanze più probabilmente percorribili a piedi distanze saltuariamente percorse a piedi
m 00 n mi 16
13
1100 m 14 m in
12 0 15 0 m mi n
distanze raramente percorse a piedi 64
CASE 6-7/N
EX STAZIONE BORCA
BORCA CENTRO VILLAGGIO ENI
COLONIA
CASE 2/N-O CAMPEGGIO CASE 4-5/N-E HOTEL BOITE CHIESA RESIDENCE CASE 3/S
2017 Utilizzo estivo (giugno-settembre)
Utilizzo occasionale`
di riposo in una località di montagna, lontani dalla città e dai ritmi del lavoro, mettendo a disposizione gratuitamente una piccola casa unifamiliare dotata di svariati comfort (garage, frigorifero, forno a gas, camino). Le villette potevano ospitare da 4 fino a 8 persone, che potevano soggiornarvi per 20 giorni. Generalmente, ogni famiglia decideva in autonomia come passare le proprie giornate: gite mattutine, passeggiate in montagna e attività all’aria aperta erano le occupazioni principali di questo tipo di soggiorno. - La colonia, attiva solamente nel periodo estivo, dava invece la possibilità ai figli dei dipendenti E.N.I. residenti in Italia e all’esterno di passare le vacanze in compagnia dei propri coetanei sotto la sorveglianza delle assistenti. La tipologia della colonia trova le sue radici nel-
la seconda metà dell’800 e fino agli anni 90 porta avanti la sua filosofia dell’abitare condiviso tra bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni. In questo caso la struttura poteva ospitare fino a 600 bambini per quattro settimane e, grazie alla sua articolazione architettonica, riusciva a tenere collegati 16 edifici contenenti ciascuno una diversa funzione. - L’Albergo Boite e il Residence Corte permettevano un soggiorno massimo di 14 giorni per dare la possibilità a tutti di godere della vacanza in montagna. Fin dall’epoca dei greci e dei romani la tipologia dell’albergo era vista come la destinazione principale delle persone più abbienti e il servizio che questi due hotel davano era diverso dalla case del villaggio o dal campeggio o dalla colonia: per evitare anche lo stress dovuto alla preparazi-
65
EDIFICI DI RILEVANZA VALORE MONUMENTALE E TESTIMONIALE one dei pasti questi due hotel predisponevano di stanze di diversa dimensione dove poter alloggiare e di un ristorante dove poteva ci si poteva nutrire. - Ad una quota più alta, in mezzo al bosco, troviamo il campeggio, composto da 44 capanne fisse in legno sollevate da terra che riuscivano a ospitare fino a 6 persone. Ogni 11 capanne si forma-
BORCA DI CADORE
66
1
MUNICIPIO
2
EX STAZIONE FERROVIARIA
3
CHIESA DI SS TADDEO E SIMONE APOSTOLI
4
CIMITERO
5
CHIESA DI SAN ROCCO
va un gruppo che faceva riferimento ad un proprio centro servizi contenente anche una grande aula comune con camino. Canti, giochi, escursioni e lettura erano le principali attività del campeggio. Questo accampamento sembra un richiamo vero e proprio allo scoutismo, pensiero che ha già trovato il tempo di affermarsi durante gli anni nascendo nei primi del 900 puntando ad uno stile di vita più rudimentale e a stretto contatto con la natura.
VILLAGGIO ENI
6
CHIESA DI “NOSTRA SIGNORA DEL CADORE”
7
HOTEL BOITE
8
COLONIA
9
10
11
CAMPEGGIO
RESIDENCE “CORTE DELLE DOLOMITI”
VILLETTE
67
1
.1
XXX XXX
68
2
IL VILLAGGIO ENI NEL TEMPO
.1 IL PROGETTO CORTE DI CADORE E LA FIGURA DI ENRICO MATTEI
Approcciarsi alla colonia ENI significa comprenderne a fondo il carattere di unicità ed assoluta identità. Risulta dunque inevitabile, in quest’ottica, indagare tanto le sue ragioni progettuali, formali e costruttive quanto la parabola intellettuale e professionale del suo autore, Edoardo Gellner, la cui attività di progettista è per altro estremamente ricca e longeva, permeata dell’incontro culturale e geografico di più mondi: dall’ambiente istriano ed austrico di Abbazia, luogo di nascita, all’avventura di Corte e del cadore, fino al grande ed incompiuto Villaggio ENI a Gela, in Sicilia.
nel 1954, con le prime trattative tra Gellner e l’ingegner Dina, incaricato dal fondatore del gruppo di comunicargli il suo interesse a realizzare in Cadore un grande villaggio turistico per i propri dipendenti. Enrico Mattei, fondatore dell’ENI, era un partigiano. Aveva combattuto nella lotta al nazifascismo alla testa delle formazioni di ispirazione cattolica. Il suo grandioso progetto industriale ed il suo impegno nella guerra di liberazione erano declinazioni di un medesimo nazionalismo, democratico e repubblicano. Nell’Italia del dopoguerra, poverissima, ancora insanguinata e colpita dalle distruzioni del conflitto, Mattei era uno dei pochi ad immaginare per l’industria della penisola un ruolo da protagonista nel processo di americanizzazione dell’economia occidentale: il miracolo economico. La sconfitta del fascismo aveva caricato la società italiana di straordinarie tensioni ideali. La creazione del sistema democratico coincideva con l’apertura delle frontiere e con la ricerca di un nuovo modello di sviluppo.
Il lavoro di analisi si è quindi orientato, in una prima fase, verso un tentativo di ricostruzione dell’arco di “vita” della colonia, da confrontarsi con le tappe chiave del percorso personale e professionale di Gellner stesso alla ricerca di esperienze e, magari influenze, che potrebbero aver plasmato i caratteri del progetto. Il rapporto tra l’istriano ed il gruppo ENI, allora in un momento di grande espansione, inizia ufficialmente 69
EDOARDO GELLNER, L’ENI E IL VILLAGGIO
70
2017
menzione del paesaggio del consiglio d’Europa da parte del Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo)
71
progetti residenziali e commerciali a Cortina d’Ampezzo, la cui conca costituisce l’ultima propaggine della Val Boite a settentrione. Nel 1951, in particolare, viene scelto per redigere il piano regolatore della città, in vista per altro delle prossime Olimpiadi invernali. Mentre questa fase progettuale raggiunge il suo culmine con la realizzazione di Palazzo Telve e del Palazzo delle Poste, iniziano le prime trattative col gruppo ENI, con Gellner a rivestire il solo ruolo di consulente. Presto il rapporto si intensifica e l’architetto compie una serie di sopralluoghi per conto di Mattei, in particolare alla Colonia marittima di Cesenatico. Nei primi mesi del ‘55 assume ufficialmente l’incarico per il progetto Corte e l’attività progettuale viene preceduta da una serrata opera di studio del contesto, soprattutto dal punto di vista paesaggistico. In questa immersione intellettuale nella cultura e nel patrimonio naturale del cadore gioca un ruolo fondamentale il lungo lavoro di documentazione, ridisegno, fotografia e catalogazione dell’architettura rurale della regione, alla ricerca dei suoi principi identitari. Si veda a proposito il volume “Architettura rurale nelle Dolomiti Venete”, probabilmente il testo in assoluto più approfondito e completo sull’argomento.
Il paradigma petrolifero: alta intensità di energia, nuove forme di produzione, nuovi materiali e nuovi prodotti a basso costo. Mattei, nominato nel 1945 commissario dell’AGIP (l’ente pubblico creato dal fascismo nel 1926), voleva affermare la presenza autonoma del capitalismo italiano sulla scena internazionale, in previsione dell’eplosione mondiale dei consumi di petrolio. Loccasione per la creazione dell’ENI, nel 1953, era rappresentata dalla gestione dei ricchi giacimenti di metano nella pianura padana, da sottrarre all’oligopolio dei capitalisti privati che già controllavamo l’industria elettrica, alcuni collegati a grandi gruppi internazionali americani. Nei piani di Mattei lo sfruttamento del metano di Caviaga, nel lodigiano, rappresentava il punto di edificazioni di una grande multinazionale italiana a guida manageriale. L’ENI diventava una delle pochissime imprese della penisola in grado di competere sulla scena internazionale: oleodotti e metanodotti, raffinerie ed impianti chimici, piattaforme petrolifere e stazioni di pompaggio – in associazione con i paesi in via di sviluppo -, impianti chimici e distributori di benzina, informazione e campagne pubblicitarie, erano le tappe di un processo di sviluppo aziendale agente della modernizzazione e della civilizzazione del paese. L’incontro con Gellner avviene poichè quest’ultimo è a capo, dalla fine degli anni ‘40, di una serie di
72
CATASTO 1953/4 Il progetto si concentra inizialmente sulle case dei dipendenti, con più variazioni sul tema dell’abitazione monofamiliare realizzata direttamente sul piano inclinato del versante e sospesa su setti portanti, a guadagnare l’orizzontalità. Il 20 agosto del ‘55 viene ultimato ed approvato l’ultimo campione, DF3, a precedere l’inizio dei lavori il 3 settembre dello stesso anno. Parallelamente iniziano i lavori per la colonia, con l’inizio dei lavori di sbancamento in data 23 giugno ‘55. I primi padiglioni a prendere forma sono il dormitorio maschile e l’infermeria, entrambi completati a cavallo tra ‘56 e ‘57. Hanno luogo nello stesso periodo i primi calcoli strutturali per i grandi cavalletti in calcestruzzo armato del padiglione AS, in collaborazione con l’ingegner Zorzi. L’attività di Gellner risulta da subito attiva su più fronti, lo studio si amplia ed inzia la collaborazione con Carlo Scarpa per il progetto della chiesa, probabilmente l’elemento più iconico del villaggio. Il 1958 vede la realizzazione dei padiglioni servizi, refettorio e dormitorio misto, a precedere l’inaugurazione della capanna centrale a maggio e, quindi, l’entrata in funzione ufficiale della colonia, in data 29 luglio. Iniziano contemporaneamente la progettazione del campeggio e della struttura portante della chiesa, col professor Guidi Castelli, mentre la costruzione vera e propria si articola, a più riprese, a partire dal dicembre dello stes-
so anno. Nel 1959 viene commissionata la realizzazione di altri due padiglioni dormitorio per la colonia, mentre le case entrano addirittura nella quinta fase di edificazione (saranno in tutto 7). Il 1962 vede la consacrazione della chiesa e segna purtroppo la fine del sodalizio Gellner – Mattei, che morirà in circostanze poco chiare l’anno successivo. Con la dipartita del fondatore, l’interesse della dirigenza ENI per il progetto paternalistico del villaggio diminuisce drasticamente, anche a fronte dei crescenti costi di mantenimento. L’attività di Gellner nel Cadore, tuttavia, non si ferma. Nel 1965 progetta il palazzo municipale di Borca, per poi redigere il piano viabilità dell’intera valle nel 1971. Per la verità, l’interesse per la valle non verrà mai meno del tutto, se è vero che nel ‘73 lavora ad un progetto di ampliamento del villaggio, mentre addirittura a metà anni 90, prossimo alla morte, firma il progetto per un centro multiuso e congressi, sempre a Borca.
73
VTA B: VILLAGGIO TURISTICO AGIP BORCA IL VILLAGGIO ENI “CORTE DI CADORE”
1 Conferenza di inaugurazione del Villaggio ENI Borca di Cadore - 1958 Archivio Storico ENI Roma
Villaggio ENI Borca di Cadore -1962 Archivio Storico ENI Roma
Villaggio ENI Borca di Cadore -1962 - vista complessiva Archivio Storico ENI Roma
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Adunata
Archivio Storico ENI Roma
Campeggio
Archivio Storico ENI Roma
Una delle case del villaggio ENI Archivio Storico ENI Roma
Chiesa Nostra Signora del Cadore Archivio Storico ENI Roma
Albergo Boite
Archivio Storico ENI Roma
75
2.2
NON SOLO BORCA IL VILLAGGIO PER VACANZE NELLA CULTURA ARCHITETTONICA ITALIANA
dopoguerra, determinata dalla forte espansione delle economie occidentali e da un dialogo responsabile tra le parti sociali sulle tematiche del lavoro, si apre una fase fondamentale per la costruzione dello stato sociale. E’ in questa fase che diverse aziende già attive in ambito sociale danno nuovo slancio al proprio impegno, costruendo nuovi alloggi e rafforzando i propri apparati assistenziali sulle strutture del dopolavoro”. (D. Grandi, Le origini del welfare aziendale: dalle colonie operaie ai fringe benefits)
La costruzione del villaggio si colloca nel quadro delle politiche sociali intraprese dall’ imprenditoria illuminata italiana nel secondo dopoguerra, di cui Enrico Mattei è uno dei principali promotori. Nonostante ciò, non possiamo considerare questo un processo del tutto nuovo, in quanto già a fine Ottocento molti imprenditori avevano avvertito il dovere sociale di garantire un futuro ai propri lavoratori e alle relative famiglie. Tra i casi più noti citiamo quelli di Cristoforo Benigni Crespi a Crespi d’Adda, di Gaetano Marzotto a Valdagno e di Alessandro Rossi a Schio. In particolare si tratta di villaggi operai il cui assetto urbanistico era imperniato sulla presenza della fabbrica sviluppata lungo l’asse viario principale. Il padrone della fabbrica provvedeva a tutti i bisogni dei dipendenti e delle loro famiglie cui venivano messi a disposizione l’abitazione e tutti i servizi necessari alla vita della comunità: chiesa, scuola, ospedale, teatro, bagni pubblici, spacci alimentari e di vestiario. E’ però “nella congiuntura favorevole del secondo 76
COLONIA AGIP A CESENATICO
77
2.3
L’EVOLUZIONE STORICA DEL VILLAGGIO
78
LA COSTRUZIONE DEL VILLAGGIO
79
EVOLUZIONE STORICA DELLA COLONIA 1955-1963 F. Achleitner, P. Biadene, E. Gellner, M. Merlo, Edoardo Gellner - Corte di Cadore, pp. 242 Skira, Milano 2002
1955/6
1956/7
1958
1958/9
1960/62
1963
Il progetto vero e proprio si concentra inizialmente sulle case dei dipendenti, con più variazioni sul tema dell’abitazione monofamiliare realizzata direttamente sul piano inclinato del versante e sospesa su setti portanti, a guadagnare l’orizzontalità. Il 20 agosto del ‘55 viene ultimato ed approvato l’ultimo campione, denominato “DF3”, a precedere l’inizio
dei lavori il 3 settembre dello stesso anno. Parallelamente iniziano i lavori per la colonia, con i primi sbancamenti in data 23 giugno ‘55. Prendono forma il dormitorio maschile e l’infermeria, entrambi completati a cavallo tra ‘56 e ‘57. Hanno poi luogo, a cavallo degli stessi mesi, i calcoli strutturali per i grandi cavalletti in calcestruzzo armato del padigli80
DIAGRAMMA DEGLI EVENTI EDILIZI VILLAGGIO TURISTICO 1954-63
one AS, in collaborazione con l’ingegner Zorzi. L’attività di Gellner, dunque, risulta da subito attiva su più fronti, lo studio si amplia ed inizia la collaborazione con Carlo Scarpa per il progetto della chiesa, probabilmente l’elemento più iconico del villaggio. Il 1958 vede la realizzazione dei padiglioni servizi, refettorio e dormitorio misto, a precedere l’inaugurazione della capanna centrale a maggio e, quindi, l’entrata in funzione ufficiale della colonia, in data 29 luglio. Iniziano contemporaneamente la progettazione del campeggio e della struttura portante della chiesa, col professor Guidi Castelli, mentre la costruzione vera e propria si articola, a più riprese, a partire dal dicembre dello stesso anno. Nel 1959 viene commissionata la realizzazione di altri due padiglioni dormitorio per la colonia, mentre le case entrano addirittura nella quinta fase di edificazione (saranno in tutto 7).
na purtroppo la fine del sodalizio Gellner – Mattei, che morirà in circostanze poco chiare l’anno successivo. Con la dipartita del fondatore, l’interesse della dirigenza ENI per il progetto paternalistico del villaggio diminuisce drasticamente, anche a fronte dei crescenti costi di mantenimento. L’attività di Gellner nel Cadore, tuttavia, non si ferma. Nel 1965 progetta il palazzo municipale di Borca, per poi redigere il piano viabilità dell’intera valle nel 1971. Per la verità, l’interesse per questi luoghi non verrà mai meno del tutto, se è vero che nel ‘73 lavora ad un progetto di ampliamento del villaggio, mentre addirittura a metà anni ‘90, prossimo alla morte, firma il progetto per un centro multiuso e congressi, sempre a Borca. La vicenda dell’ampliamento del Villaggio Corte è per altro lunga e duramente dibattuta, tant’ è vero che nella precisissima documentazione con la
Il 1962 vede la consacrazione della chiesa e seg-
81
PROCESSO DI “RINZOLLAMENTO” AREE “INZOLLATE” PRIMA DELLA COSTRUZIONE
F. Achleitner, P. Biadene, E. Gellner, M. Merlo, Edoardo Gellner - Corte di Cadore, pp. 242 Skira, Milano 2002
Aree “inzollate” Percorso carrabile Percorso secondario Sentiero Ingresso principale Ingresso secondario
quale Gellner annota settimanalmente il corso dei lavori di sua supervisione compaiono decine di riunione fissate con la dirigenza su questo tema, tutte senza esito finale positivo. Era in realtà nell’animo dell’architetto, demiurgicamente legato al versante dopo i tanti anni di lavoro su di esso, l’idea di un sistema di dimensioni addirittura doppie rispet-
to a quanto effettivamente edificato, con un intero centro servizi dislocato su più corpi di fabbrica legati da rampe pedonali, grandi piazze vista valle, centri commerciali e sportivi, nuove residenze. L’esito di quest’immensa opera di immaginazione, tutta giocata sul dialogo tra la moderna logica im82
IL PROGETTO COMPLETO IL COSTRUITO E IL SUO COMPLETAMENTO
Edificato Villaggio ENI realizzato Progetto integrativo del Villaggio ENI (non realizzato) Strade esistenti Strade di progetto (non realizzate)
1 Quartiere residenziale personale permanente 2 Piscina 3 Campi di tennis 4 Eliporto 5 Campo sportivo 6 Salone - Auditorium 2000 posti 7 Complesso alberghiero 8 Piazzale arrivi - accettazione, servizi turistici, poste, banca, telefoni
9 Piazza del mercato, con negozi di generi
di prima necessità
10 Cinema 11 Piazzale degli svaghi - bar, ristorante, caffè, dancing 12 Piazzale coperto con negozi 13 Centro culturale - Biblioteca, Sala conferenza, Museo 14 Centro per l’infanzia, asilo 15 Servizi satelliti per le zone residenziali
prenditoriale di Mattei e l’inesauribile energia progettuale di Gellner, è di fatto una città a sè, del tutto autonoma rispetto all’abitato di Borca e per altro in perenne rapporto di conflittualità per quel riguarda la percezione della stessa da parte degli abitanti. Ciò non stupisce se si mette a fuoco non solo lo squilibrio innegabile, per quanto non necessariamente negati-
vo, che il progetto ha comportato in un’area rurale e montana a livello culturale, ma anche e soprattutto la proporzione dimensionale tra il Villaggio Corte e l’abitato. Si veda, a proposito, il catasto del 1953, dove per la prima volta si può apprezzare interamente l’estensione davvero stupefacente dell’intervento.
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2.4
LA COLONIA DOPO MATTEI 1963-2017
Dopo la morte di Mattei la colonia continua la sua attività per lungo tempo, fino al 1992, quando si registra la dismissione ufficiale del villaggio turistico. L’iter, per altro, è alimentato da crescenti spinte politiche in direzione della privatizzazione delle grandi imprese pubbliche dello stato, culminanti nell’approvazione della Legge 474 del 1994. L’evento, di per sè epocale a livello nazionale e segnale di rottura definitiva di alcuni degli schemi che avevano caratterizzato la prima repubblica, porta rapidamente alla vendita del 70% del capitale azionario dell’ENI, alla sua conseguente privatizzazione ed alla vendita del suo immenso patrimonio immobiliare.
novativo e rivolto alla valorizzazione, tramite eventi ed installazioni artistiche temporanee, di siti ad elevato potenziale attrattivo quali, appunto, la colonia.
Nel 2000, il gruppo Minoter – Cualbu acquista l’intero complesso di Corte di Cadore, procedendo poi alla ristrutturazione di alcune sue parti (su tutte le case, le più appetibili a livello di mercato). Viene aperto un centro Wellness nelle immediate vicinanze della colonia in modo da incentivare il turismo nell’area di Borca, mentre viene addirittura avviata la costruzione di nuove residenze. Nel 2014 inizia poi la collaborazione con Dolomiti Contemporanee, associazione con finalità di promozione del patrimonio naturale e culturale dell’area dolomitica, molto attiva sul territorio. In particolare viene avviato “Progetto Borca”, format culturale in-
Fabiano de Martin Topranin per Progettoborca, 2014
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III
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LA COLONIA
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1
.1
I CARATTERI ARCHITETTONICI SCHEMI INTERPRETATIVI
“Lo schema a padiglioni che è stato adottato per la realizzazione del complesso della colonia è risultato dall’analisi di diversi fattori, quali: l’organizzazione. Il problema educativo dei bambini, la topografia del terreno, il paesaggio, il rapporto con le altre costruzioni del villaggio. Considerazioni di carattere estetico-architettonico hanno però avuto un peso determinante: non si riteneva infatti possibile trovare un’espressione architettonica soddisfacente per una costruzione a monoblocco che avrebbe dovuto soddisfare tante e così disparate esigenze. [...]
bella; zone costituite da depositi di ghiaie, anche conistenti. Nella progettazione del complesso queste preesistenze hano avuto parte importante, in quanto si è cercato di piazzare gli edifici sulle zone aride per salvare invece le consistenze di vegetazione ad alto fusto. Il numero e la mole di diversi padiglioni erano infatti tali da destare qualche preoccupazione nei riguardi di un loro inserimento nel paesaggio. A tale scopo la morfologia del luogo, caratterizzata da un terreno mosso e a forti dislivelli, con una vegetazione densa alternata a prarti e a radure, è stata assunta come dato di progetto. Il verde individuato nei suoi campioni più interessanti, è divenato l’arredo principale degli spazi esterni, su scala diversa e maggiore rispetto alle zone residenziali, in rapporto al maggior volume degli edifici”
L’unità dell’insieme non è stata ottenuta solo grazie all’omogeneità del carattere arcohitettonico, ma anche mediante il collegamento dei vari edifici fra loro, sottolineati dai corpi delle rampe. [...]
M. Merlo, a cura di V. Fois , Edoardo Gellner, Percepire il paesaggio - Living Landscape, Skira, 2004
L’area di 6.5 m sulla quale sorge il complesso della colonia presentava in origine una notevole diversità: zone a vegetazione rigogliosa di fusto(abeti, pini e larici) alternate ad altre con vegetazione più magra di pino silvestre, ugualmente
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IL SISTEMA MODULARE RIPETIZIONI DEL MODULO NEGLI EDIFICI E NELLO SPAZIO APERTO
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ACCESSIBILITA’ INGRESSI E PERCORRENZE
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PERCORSI INTERNI RAMPE E BLOCCHI DI RISALITA
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DESTINAZIONE D’USO FUNZIONI
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1.2
CONFRONTO TEMPORALE
LE PENDICI DELL’ANTELAO
VERSANTE SUD OVEST ANNI ‘50
VERSANTE SUD OVEST 2016
AEROFOTO IGM 1957
AEROFOTO BING MAPS 2016
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FOTO AEREA DEL COMPLESSO DELLA COLONIA APPENA INAUGURATA
FOTO DELLA CHIESA DI NOSTRA SIGNORA DEL CADORE
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PADIGLIONE M: PRIMA
LABIRINTO: PRIMA
MURO DI CINTA: PRIMA
PADIGLIONE M: OGGI
LABIRINTO: OGGI
MURO DI CINTA: OGGI
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1.3
SISTEMA DEL VERDE
ABACO DELLE ESSENZE E SISTEMAZIONE DELLO SPAZIO APERTO
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1.4
IL SISTEMA DELLA COLONIA
Al fine di definire e sistetizzare i caratteri costruttivo-spaziali determinanti della colonia, il lavoro di analisi ha comportato un’indagine architettonica dei suoi padiglioni principali: capanna centrale, dormitorio misto, capanne gioco, refettorio, padiglione servizi ed infermeria.
Si anticipa che la selezione degli edifici oggetto di analisi specifica non è casuale: la scelta è ricaduta, infatti, sui corpi di fabbrica più signifcativi o in quanto modelli sostanzialmente ripetuti, con variazioni sul tema, all’interno del complesso o, al contrario, in quanto unici.
Anzitutto sono stati messi in luce gli elementi costitutivi fondamentali dei fabbricati, come le strutture portanti, le coperture, i dispositivi di tamponatura e quelli di distribuzione. In questa fase si sono definiti specifici esplosi assonometrici al fine di coglierne le inter-relazioni, di pari passo con un rilievo fotografico puntuale degli stessi. Allo stesso tempo sono stati indagate tematiche spaziali comuni ai vari edifici con lo scopo di evidenziare strategie progettuali ed eventuali punti di contatto/ opposizione nella risoluzione di problematiche di carattere generale, quale il rapporto spazi serviti / serventi, quello spazio / luce, edificio / terreno.
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1.1
IL SISTEMA DELLA COLONIA
33 100
33 1
.1
XXX XXX
PLANIMETRIA GENERALE
PROSPETTO 1:333
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PROSPETTO GENERALE
SEZIONE TRASVERSALE
SEZIONE TRASVERSALE
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IL DORMITORIO MISTO, PADIGLIONE MF
ELEMENTI ARCHITETTONICI
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SCHEMI INTERPRETATIVI
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salto di quota dovuto al terrapieno quota lineare
Il dormitorio misto MF (maschi/femmine) è l’estrema propaggine meridionale della colonia, ultimo di una sequenza di cinque fabbricati sostanzialmente simili tra loro e coerenti per strategia progettuale adottata. Si compone di un piano porticato, parzialmente aperto sul paesaggio, e di 4 piani – camerata sovrapposti e collegati da lunghe rampe collocate sul lato sud – est dell’edificio. Da un punto di vista distributivo, è connesso al resto del sistema tramite l’innesto della lunga direttrice
di rampe in direzione nord – sud, pensata su due livelli indipendenti l’un dall’altro, ad isolare le percorrenze destinate ai ragazzi da quelle delle ragazze e viceversa. Sulle teste dell’edificio si collocano corpi scale e spazi di servizio, mentre il livello più basso viene parzialmente adibito ad attività comuni. La struttura portante è costituita da travi e pilastri in calcestruzzo armato ed è controventata dalle stesse solette latero-cementizie. Ad ogni piano, in109
FOTO STORICHE
oltre, sono innestati pilastrini metallici di rinforzo, con profilo ad “H” e diposti secondo il ritmo strutturale primario, con continua alternanza a destra o sinistra rispetto all’asse di simmetria dello spazio. Lo scheletro portante che ne risulta è poi tamponato da moduli che si costuiscono, secondo proporzioni variabili, di una pannellatura tipo Eraclit e del serramento. Come anticipato, lo spazio della distribuzione principale su rampa rappresenta un’intercapedine multi – livello situata tra lo spazio notte vero e proprio, a sua volta isolato da composizioni di pannelli e vetrate, ed il prospetto esterno, mentre la copertura in lamiera è sorretta da profili metallici e tavolati lignei che si dipongono trasversalmente sul corpo di fabbrica. Spazialmente l’edificio si caratterizza, come anticipato, per una sostanziale indipendenza dei piani, adibiti a dormitorio maschile (i due superiori) e femminile (i due inferiori). La loro intercomunicazione è volutamente negata, mentre si favorisce quella degli stessi con la spina distributiva principale. La separazione tra spazio della distribuzi-
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FOTO ATTUALI
one e del dormire è netta e definita dalla parete di divisione interna, a rimarcare la natura sostanzialmente bipartita dell’impianto. Nelle camerate, l’arredo ha poi un ruolo fondamentale di disegno ed organizzazione dello spazio. Ogni modulo strutturale accoglie 4 postazioni letto, ognuna delle quali attrezzata con elementi contenitivi appositi. Lo schema viene poi ripetuto, di volta in volta specchiandosi, in accordo con la già citata alternanza dei pilastri. Ne risulta uno spazio tripartito, con una percorrenza centrale libera e priva di occlusioni visive e due fasce laterali attrezzate. Lo spazio è inoltre fortemente ribassato, anche in riferimento all’utenza infantile, fino ad un altezza sotto – trave di 2,09 metri. 111
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1.6
LA CAPANNA CENTRALE, PADIGLIONE AS
ELEMENTI ARCHITETTONICI 113
SCHEMI INTERPRETATIVI
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La capanna centrale è senza dubbio l’edificio più iconico della colonia. Collocato come perno spaziale dell’intero impianto, si definisce come spazio di rappresentanza principale. E’ organizzato su due livelli, uno dei quali soppalcato, e connesso alle percorrenze su rampa a sinistra in direzione dormitori, a destra verso la zona servizi. Alla quota più bassa, a cui si accede dallo spiazzo panoramico antistante, aveva luogo l’accettazione degli ospiti, in uno spazio fortemente ribassato, pilastrato e chiuso lateralmente da vetrate. La situazione cambia drasticamente a quella
superiore, dove gli assoluti protagonisti sono due: da una parte la grande copertura a doppia falda inclinata, longitudinalmente svasata ed orientata in accordo col dislivello, la cui struttura principale, costituita da cavalletti in calcestruzzo armato che si raccordano plasticamente in altezza, sostiene una copertura lignea rivestita da lamiera. Dall’altra, il traguardo visivo d’eccezione a sud, dove vetrate a tutta altezza riccamente disegnate dall’articolata composizione del serramento aprono lo spazio continuo sul potente massiccio del Pelmo, che si innalza oltre il fondovalle. 115
FOTO STORICHE
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FOTO ATTUALI
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1.7
IL REFETTORIO, PADIGLIONE RF
ELEMENTI ARCHITETTONICI 119
SCHEMI INTERPRETATIVI
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L’edificio si colloca sul fianco destro della capanna centrale, secondo il prospetto principale. Si articola su tre livelli, dal basso verso l’alto adibiti a locali di servizio, servizi igienici comuni, sala refettorio. Va sottolineato che da questo punto di vista, l’immagine di salute e professionalità d’avanguardia dell’impianto ENI concorreva, in una logica anche propagandistica, alla definizione di quel mito di assoluta modernità di stampo marcatamente americano che Mattei aveva sempre voluto associare all’immagine del gruppo, in netto contrasto con un Italia in ripresa ma pur sempre reduce dal recente conflitto mondiale. Sono rivelatori, in questo senso, i video-documentari che l’azienda pubblicava a scopo pubblicitario, dove l’accento viene posto a più riprese proprio sulla cura riservata alla dieta ed all’igiene dei bambini.
to ed allungato, adibito esclusivamente ad area di servizio impiantistica. La sua facciata è prevalentemente cieca, anche perchè parzialmente ipogea, e concede all’illuminazione interna una sola finestratura a nastro portata in altezza. Il piano intermedio si compone invece di un corridore di distribuzione principale a nord, che connette a sud i locali doccia e gli ambulatori medici, schermati da pannellature lignee. In questo caso il prospetto è disegnato da tamponature in legno con finestra a nastro in altezza o dalla presenza di balconate, a loro volta schermate da profili verticali per restituire una continuità di linee alla facciata esterna dell’intero livello. Il piano alto è senza dubbio il più affascinante: direttamente al di sotto della copertura, uno spazio continuo si sviluppa in direzione parallela rispetto al fondovalle, aprendosi sullo stesso grazie ad una vetrata contrappuntata da profili metallici ad “H”. Il tutto è fortemente ritmato dalla presenza della
Quanto al fabbricato, la sezione si sviluppa sostanzialmente assecondando il pendìo, ragion per cui il livello più basso si configura come uno spazio stret-
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FOTO STORICHE
struttura principale, costituita da grandi cavalletti in calcestruzzo armato che tagliano trasversalmente lo spazio da nord a sud, per poi manifestarsi in facciata a disegnare il prospetto principale. Su di essi, a sostegno della falda inclinata unica, appoggiano grandi travi lignee realizzate secondo un particolare espediente tecnologico, ideato da Gellner con riferimento alle costruzioni rurali della regione ed utilizzato anche nell’albergo Boite, poco più a monte. La grande luce, che richiederebbe verosimilmente una moderna trave reticolare in metallo, viene qui coperta da una trave composita, realizzata per mezzo della giustapposizione di più elementi lignei, longitudinalmente e trasversalmente. Lo scorrimento degli uni sugli altri è impedito da tasselli intermedi di forma cubica, mentre il sistema è reso solidale da sottili tubolari metallici che legano gli elementi in uno unico. Il refettorio ospitava i pasti dei piccoli ospiti e del 122
FOTO ATTUALI
personale di servizio, su tavoli disposti perpendicolarmente rispetto alla vetrata. Elementi di separazione intermedi in legno definivano le diverse zone di pertinenza ed identificavano ambiti particolari quali la zona adibita ai dirigenti in visita. A nord, invece, una lunga finestratura a nastro collocata in altezza e schermata da tavolati lignei, allora arricchiti dalla presenza di rampicanti, concorre all’articolata illuminazione dello spazio e segna il confine tra la sala principale ed i locali cucina, dotati di montacarichi e sale di servizio aggiuntive. Sui lati, le rampe permettono poi di accedere ai due livelli della capanna principale (a sinistra), mentre a destra si colloca la connessione con i corpi di servizio. 123
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1.8
I PADIGLIONI SERVIZI ED INFERMERIA, PADIGLIONI S ED INF
Legati alle funzioni di supporto alle attività della colonia, questi due padiglioni si collocano nella parte sud-orientale della colonia. Entrambi sono costituiti da una gabbia strutturale in calcestruzzo armato, sull’esempio dei padiglioni dormitorio, ma privi di connotazioni formali tanto accentuate e, dettaglio non da poco, di rampe interne. Lo scheletro portante è poi nuovamente tamponato
da composizioni di pannellature Eraclit ed infissi. Insieme alla centrale termica, situata a nord del padiglione servizi, la sezione complessiva asseconda lo sviluppo del declivio, disegnando però un piano orizzontale tra i due padiglioni che consente l’accesso al piano terra del padiglione servizi e al terzo dell’infermeria. Il piazzale aveva originariamente la funzione
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SCHEMI INTERPRETATIVI
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della centrale termica, mentre i piani inferiori del padiglione infermeria, con affaccio principale a sud – est, trovano uno sfogo di areazione sull’esterno tramite una profonda trincea a nord, sul lato del piazzale. In generale, entrambi i padiglioni sono organizzati secondo lo schema seguente: corridoio di distribuzione a nord a distribuire le stanze a sud.
di carico / scarico merci e per questo si segnala la presenza di un secondo ingresso carrabile, minore rispetto a quello principale, più a valle. Particolare significativo è la passerella coperta e sospesa che collega in direzione trasversale i due padiglioni, connettendo entrambi allo snodo verticale del refettorio e segnando il termine nord – ovest dello spazio. Il padiglione servizi è poi dotato di una percorrenza ipogea e di servizio alle spalle dello stesso, a ridosso 127
FOTO STORICHE
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FOTO ATTUALI
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1.9
LE CAPANNE GIOCO, I PADIGLIONI A1, A2, A3
ELEMENTI ARCHITETTONICI 131
SCHEMI INTERPRETATIVI
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Le capannine gioco rappresentano una presenza ricorrente nell’area “notte” della colonia. Si collocano in più punti, in connessione diretta con la direttrice di distribuzione principale. Di dimensioni sensibilmente ridotte rispetto agli altri padiglioni, assolvevano principalmente alla funzione di spazi gioco a disposizione dei bambini in caso di maltempo e, dunque, nell’impossibilità di stare all’aria aperta. Da un punto di vista architettonico, si costituis-
cono di una struttura a cavalletti in calcestruzzo armato a sostegno della doppia falda ligne rivestita in lamiera, irrigidita da catene lignee interne. I lati sud e nord sono tamponati da grandi vetrate, mentre l’interno, dettaglio significativo e ricorrente anche nel progetto delle “case”, è riscaldato dalla presenza della tradizionale “stube” in ceramica con decorazione in maiolica, tipica del Cadore.
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FOTO STORICHE
134
FOTO ATTUALI
135
2
.1
I CARATTERI MATERICI I MATERIALI E I FENOMENI DI DEGRADO
attraverso l’analisi di uno dei 16 padiglioni che compongono la Colonia. In questo modo si stabilisce un processo conoscitivo pilota che verrà adottato per ogni padiglione al fine di redigere un progetto di conservazione puntuale e coerente. Sulla base di conoscenze continuamente aggiornate e valide si analizza la condizione generale dei manufatti architettonici per tracciare una visione d’insieme sistematica, con l’obiettivo di rendere appropriati e qualitativamente validi il restauro e la conservazione architettonica.
La costruzione della Colonia Eni, manufatto di notevole pregio architettonico, documenta una forte attenzione nella scelta dei materiali. Il complesso architettonico è ubicato in un ambiente che presenta delle condizioni atmosferiche rigide; se mettiamo a confronto questa realtà con altre architetture coeve, anche collocate in contesti atmosferici differenti, si può affermare che lo stato di conservazione è buono. Il campo di indagine si è occupato di fare un’analisi dei degradi superficiale, in quanto la struttura non presenta caratteri di degrado strutturale considerevoli. Data la vastità dell’intervento si è redatto un abaco dei materiali e dei fenomeni di degrado generale, individuando tutti i materiali presenti e le loro diverse finiture. Con questa modalità si ottiene una conoscenza della varietà di materiali e degradi presenti nella Colonia, così da poter stabilire delle linee guida strategiche da adottare nella lettura di ogni intervento puntuale. Successivamente si è individuato un modus operandi per il rilievo dei materiali e dei fenomeni di degrado 136
INTONACO
I DEGRADO PROGETTO DI CONSERVAZIONE
PIETRA
CEMENTO
Alterazione cromatica Alterazione che si manifesta attraverso la variazione di uno o più parametri che definiscono il colore: tinta (hue), chiarezza (value), saturazione (chroma). Può manifestarsi con morfologie diverse a seconda delle condizioni e può riferirsi a zone ampie o localizzate.
Graffito vandalico
Cemento armato2 Realizzato mediante casseratura in legno costituita da assi di dimensioni e spessori differenti poste in modo irregolare
Apposizione indesiderata sulla superficie di vernici colorate.
MATERIALI E FENOMENI DI DEGRADO
SENZA PEGGIORAMENTO
CLASSIFICAZIONE DEI FENOMENI DI DEGRADO1
Macchia
FORMAZIONE DI PRODOTTI SECONDARI
Variazione cromatica localizzata della superficie, correlata sia alla presenza di determinanti componenti naturali del materiale (concentrazione di pirite nei marmi) sia alla presenza di materiali estranei (acqua, prodotti di ossidazione di materiali metallici, sostanza organiche, microrganismi per esempio).
Crosta nera
Blocchi di cemento armato Blocchi di cemento armato prefabbricato con misura standard a finitura liscia
Modificazione dello strato superificiale di alterazione del materiale lapideo o dei prodotti utilizzati per eventuali trattamenti. Di spessore variabile, è duro, fragile e distinguibile dalle parti sottostanti per le caratteristiche morfologiche e, spesso, per il colore. Può distaccarsi anche spontaneamente dal substrato che, in genere, si presenta disgregato e/o pulverulento.
Efflorescenza
Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino, pulverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può avvenire anche all’interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di cripto efflorescenza o sub-efflorescenza.
Colonizzazione biologica
Quarzite Pavimentazione in lastre di quarzite a spacco con fuga in opus incertum
Presenza riscontrabile macroscopicamente di micro e/o macro organismi (alghe, funghi, licheni, muschi etc.)
Patina biologica
PERDITA DI MATERIALE
Strato sottile, morbido ed omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde. La patina biologica è costituita è costituita prevalentemente da miccrorganismi cui possono aderire polvere, terriccio, ecc.
Deposito superficiale
Intonaco
Accumulo di materiali estranei di varia natura, quali, ad esempio, polvere, tericcio, guano, ecc. Ha spessore variabile e, generalmente, scarsa coerenza e aderenza al materiale sottostante.
Finitura a intonaco di diversi colori (giallo, blu, grigio, marrone, nero, rosso, azzurro, bianco)
Mancanza
Caduta e perdita di parti. Il termine si uda quando tale forma di degradazione non è descrivibile con altre voci del lessico.
Erosione
Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause del degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrazione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche).
Legno Perlinatura in legno di larice ad andamento orizzontale
Marcescenza
Macchie, spesso di colore biancastro, dovute alla presenza di umidità e al ristagno dell’acqua piovana.
Distacco
Soluzione di continuità tra strati superficiali del materiale, sia tra loro che rispetto al substrato: prelude in genere alla caduta degli strati stessi. Il termine di usa in particolare per gli intonaci e i mosaici. Nel caso di materiali lapidei naturali le parti distaccate assumono spesso forme specifiche in funzione delle caratteristiche strutturali e tessiturali, e si preferiscono allora voci quali crosta, scapigliatura, esfoliazione.
Esfoliazione
Cemento armato Realizzato mediante casseratura in legno a orditura regolare
RIDUZIONE DELLA RESISTENZA MECCANICA
Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli tra loro (sfoglie).
Fessurazione
Degradazione che si manifesta con la formazione di soluzioni di continuità nel materiale e che può implicare lo spostamento reciproco delle parti.
Lesione
Assenza di continuità che si determina in una struttura, muraria, in cemento armato, in carpenteria metallica. Si verificano quando vi si determinano tensioni interne maggiori di quelle compatibili con le capacità resistenti dei materiali che la costituiscono. In relazione alle diverse sollecitazioni che possono determinarle, si distinguono lesioni per compressione o schiacciamento, per trazione, per flessione, per taglio o per torsione.
Norma tecnica UNI 11182:2006, Beni Culturali - Normal; UNI Ente Nazionale Italiano di Unificazione, 13/04/2006, Milano; ICOMOS-ISCS : Illustrated glossary on stone deterioration patterns Glossaire illustré sur les formes d’altération de la pierre, ICOMOS International Scientific Committee for Stone (ISCS) . Comité scientifique international “Pierre” de l’ICOMOS
1
La definizione di tutti i materiali fa riferimento a: Collezione Edoardo Gellner, VTAB Villaggio Turistico Agip-Borca di CadoreArchivio progetti IUAV Venezia, I.U.A.V.; Venezia
2
Vernice Legno di abete verniciato con diverse tinte (giallo, bianco marrone, nero)
Pietra Cemento armato rivestito da pietra facciavista, con fugatura in malta di cemento con aggiunta di idrofugo
NON RILEVABIL
NON RILEVABIL
ERACLIT
PIETRA
ERACLIT
CEMENTO
PIETRA
LEGNO NON RILEVABIL
VEG AL PIEDE
PATINA
MATERIALE INC
CEMENTO
VETRO ERACLIT MANCANZA
LEGNO
COLONIZZ BIO
VETRO
TETTO
RAPPEZZO
RILIEVO ARCHITETTO E FOTORADDRIZZAM SCALA 1:50
1
CN_1
pannello Eraclit-calcestruzzo, compo 2.5 cm, fissati da ferri passanti e con finitura grezza o intonacata
CS_6
Travi sagomate in legno di abete ve
CS_10
muro di contenimento in c.a. rivest in malta di cemento con aggiunta d
CS_11
muro di contenimento in c.a. realizz egno costituita da assi di dimension modo irregolare.
CSe_25
serramento 110 x 110 cm in legno camera, verniciato di bianco.
CSeP_4
porta in legno di mogano 100 x 24
La definizione di tutti i materiali fa rif VTAB Villaggio Turistico Agip-Borca di I.U.A.V.; Venezia
1
Per approfondimento si vedano le tavo
BIBLIOGRAFIA
Torsello B.P., Musso S.F., Tecniche di rest Campanella C., Capitolato speciale di restauro, Milano, Il sole-24ore, 1999 AA VV, a cura di Zevi L., Manuale di 2002
Franceschini S., Germani L., Manuale o Metodologie di intervento per il resta storico, Roma, DEI, 2010
RILIEVO DEI MATERIA E DEI FENOMENI DI D SCALA 1:50 MATERIALI
LEGENDA
Intonaco INTONACO
METALLO LEGNO IMPIANTI
TETTO Metallo VERNICEdiBIANC Legno abete VETRO
Cemento armato MARCESCENZA
M
VERNICE N
I
CR
SENZA PEGGIORAMENTO
Alterazione cromatica Alterazione che si manifesta attraverso la variazione di uno o più parametri che definiscono il colore: tinta (hue), chiarezza (value), saturazione (chroma). Può manifestarsi con morfologie diverse a seconda delle condizioni e può riferirsi a zone ampie o localizzate.
Graffito vandalico Apposizione indesiderata sulla superficie di vernici colorate.
Macchia
FORMAZIONE DI PRODOTTI SECONDARI
Variazione cromatica localizzata della superficie, correlata sia alla presenza di determinanti componenti naturali del materiale (concentrazione di pirite nei marmi) sia alla presenza di materiali estranei (acqua, prodotti di ossidazione di materiali metallici, sostanza organiche, microrganismi per esempio).
Crosta nera Modificazione dello strato superificiale di alterazione del materiale lapideo o dei prodotti utilizzati per eventuali trattamenti. Di spessore variabile, è duro, fragile e distinguibile dalle parti sottostanti per le caratteristiche morfologiche e, spesso, per il colore. Può distaccarsi anche spontaneamente dal substrato che, in genere, si presenta disgregato e/o pulverulento.
Efflorescenza Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino, pulverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può avvenire anche all’interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di cripto efflorescenza o sub-efflorescenza.
Colonizzazione biologica Presenza riscontrabile macroscopicamente di micro e/o macro organismi (alghe, funghi, licheni, muschi etc.)
Patina biologica Strato sottile, morbido ed omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde. La patina biologica è costituita è costituita prevalentemente da miccrorganismi cui possono aderire polvere, terriccio, ecc.
Deposito superficiale
PERDITA DI MATERIALE
Accumulo di materiali estranei di varia natura, quali, ad esempio, polvere, tericcio, guano, ecc. Ha spessore variabile e, generalmente, scarsa coerenza e aderenza al materiale sottostante.
Mancanza Caduta e perdita di parti. Il termine si uda quando tale forma di degradazione non è descrivibile con altre voci del lessico.
Erosione Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause del degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrazione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche).
Marcescenza Macchie, spesso di colore biancastro, dovute alla presenza di umidità e al ristagno dell’acqua piovana.
Distacco Soluzione di continuità tra strati superficiali del materiale, sia tra loro che rispetto al substrato: prelude in genere alla caduta degli strati stessi. Il termine di usa in particolare per gli intonaci e i mosaici. Nel caso di materiali lapidei naturali le parti distaccate assumono spesso forme specifiche in funzione delle caratteristiche strutturali e tessiturali, e si preferiscono allora voci quali crosta, scapigliatura, esfoliazione.
Esfoliazione
RIDUZIONE DELLA RESISTENZA MECCANICA
Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli tra loro (sfoglie).
Fessurazione Degradazione che si manifesta con la formazione di soluzioni di continuità nel materiale e che può implicare lo spostamento reciproco delle parti.
Lesione Assenza di continuità che si determina in una struttura, muraria, in cemento armato, in carpenteria metallica. Si verificano quando vi si determinano tensioni interne maggiori di quelle compatibili con le capacità resistenti dei materiali che la costituiscono. In relazione alle diverse sollecitazioni che possono determinarle, si distinguono lesioni per compressione o schiacciamento, per trazione, per flessione, per taglio o per torsione.
RIDUZIONE DELLA RESISTENZA
CLASSIFICAZIONE DEI FENOMENI DI DEGRADO1
RIALI E MATERIALI FENOMENI E FENOMENI DI DEGRADO DI DEGRADO
LEGENDA CLASSIFICAZIONE DEI FENOMENI DI DEGRADO LEGENDA
Lesione Assenza di continuità che si determina in una struttura, muraria, in cemento armato, in carpenteria metallica. Si verificano quando vi si determinano tensioni interne maggiori di quelle compatibili con le capacità resistenti dei materiali che la costituiscono. In relazione alle diverse sollecitazioni che possono determinarle, si distinguono lesioni per compressione o schiacciamento, per trazione, per flessione, per taglio o per torsione.
Norma tecnica UNI 11182:2006, Beni Culturali - Normal; UNI Ente Nazionale Italiano di Unificazione, 13/04/2006, Milano; ICOMOS-ISCS : Illustrated glossary on stone deterioration patterns Glossaire illustré sur les formes d’altération de la pierre, ICOMOS International Scientific Committee for Stone (ISCS) . Comité scientifique international “Pierre” de l’ICOMOS
1
Cemento
Realizzato m costituita da differenti pos
La definizione di tutti i materiali fa riferimento a: Collezione Edoardo Gellner, VTAB Villaggio Turistico Agip-Borca di CadoreArchivio progetti IUAV Venezia, I.U.A.V.; Venezia
2
Blocchi di
Blocchi di ce misura standar
Quarzite
Pavimentazio con fuga in o
Intonaco
Finitura a into grigio, marron
BIBLIOGRAFIA Norma tecnica UNI 11182:2006, Beni Culturali - Normal; UNI Ente Nazionale Italiano di Unificazione, 13/04/2006, Milano La definizione di tutti i materiali fa riferimento a: Collezione Edoardo Gellner, VTAB Villaggio Turistico Agip-Borca di CadoreArchivio progetti IUAV Venezia, I.U.A.V.; Venezia ICOMOS-ISCS : Illustrated glossary on stone deterioration patterns Glossaire illustré sur les formes d’altération de la pierre, ICOMOS International Scientific Committee for Stone (ISCS) . Comité scientifique international “Pierre” de l’ICOMOS
Legno
Perlinatura in orizzontale
Sintesi fotografica dei materiali e dei fenomeni di degrado
Cemento Materiale presente in un luogo esterno soggetto agli agenti atmosferici
Realizzato m orditura rego
BIBLIOGRAFIA Norma tecnica UNI 11182:2006, Beni Culturali - Normal; UNI Ente Nazionale Italiano di Unificazione, 13/04/2006, Materiale presente sia in luoghi Milano interni, sia esterni La definizione di tutti i materiali fa riferimento a: Collezione Edoardo Gellner, VTAB Villaggio Turistico Agip-Borca di CadoreArchivio progetti IUAV Venezia, I.U.A.V.; Venezia ICOMOS-ISCS : Illustrated glossary on stone deterioration patterns Glossaire illustré sur les formes d’altération de la pierre, ICOMOS International Scientific Committee for Stone (ISCS) . Comité scientifique international “Pierre” de Materiale l’ICOMOS presente solo negli interni
138
Sintesi fotografica dei materiali e dei fenomeni di degrado
Vernice
Legno di abe (giallo, bianco
NON RILEVABIL
La definizione di tutti i materiali fa riferimento a: Collezione Edoardo Gellner, VTAB Villaggio Turistico Agip-Borca di CadoreArchivio progetti IUAV Venezia, I.U.A.V.; Venezia
NON RILEVABIL
ERACLIT
PIETRA
CEMENTO
VEG AL PIEDE
Vetro
NON RILEVABIL NON RILEVABIL
ERACLIT
ERACLIT PIETRA
PATINA
MATERIALE INC
PIETRA
CEMENTO
CEMENTO
LEGNO
PATINA
MANCANZA LEGNO
CEMENTO
VETRO
MATERIALE INC
COLONIZZ BIO
MANCANZA NON RILEVABIL RAPPEZZO
VETRO VEG AL PIEDE
INTONACO PATINA
INTONACO
TETTO
VETRO
VEG AL PIEDE
PATINA
PATINA MATERIALE INC
MATERIALE INC
MANCANZA
MANCANZA
COLONIZZ BIO NON RILEVABIL
COLONIZZ BIO NON RILEVABIL RAPPEZZO ERACLIT
RAPPEZZO ERACLIT IMPIANTI PIETRA
LEGNO
INTONACO
ERACLIT
VEG AL PIEDE VEG AL PIEDE
IMPIANTI PIETRA MARCESCENZA CEMENTO
PIETRA COLONIZZ BIO ERACLIT IMPIANTI TETTO MATERIALE INC METALLO
PATINA MARCESCENZA CEMENTO CROSTA LEGNO NON RILEVABIL
VETRO
TETTO
RAPPEZZO
PIETRA MARCESCENZA
PIETRA
PIETRA CEMENTO VEG AL PIEDE
NON RILEVABIL VEG AL PIEDE VEG AL PIEDE
PATINA
PATINA MATERIALE INC
VEG AL PIEDE
ERACLIT MATERIALE INC MANCANZA
PATINA
CEMENTO VEG AL PIEDE LEGNO
LEGNO PATINA
VETRO MATERIALE INC
VETRO
INTONACO
PATINA
MATERIALE INC
PIETRA
CEMENTO
LEGNO
COLONIZZ BIO
RAPPEZZO
MANCANZA COLONIZZ BIO
MATERIALE INC
RAPPEZZO
MANCANZA
MANCANZA
IMPIANTI
COLONIZZ BIO NON RILEVABIL
INTONACO MANCANZA TETTO COLONIZZ BIO VETRO IMPIANTI NON RILEVABIL MARCESCENZA
RAPPEZZO ERACLIT VEG AL PIEDE
VETRO MANCANZA TETTO COLONIZZ BIO VEG AL PIEDE METALLO
VETRO ERACLIT
RAPPEZZO INTONACO MARCESCENZA ERACLIT CROSTA
IMPIANTI PIETRA PATINA
Eraclit pannello Eraclit-calcestruzzo, composto da casseri a perdere in Eraclit fissati da ferri passantie con getto interno di spessore variabile, a finitura grezza
NON RILEVABIL
ERACLIT
PIETRA
NON RILEVABIL
VEG AL PIEDE
PATINA
MATERIALE INC
VEG AL PIEDE
CEMENTO VEG AL PIEDE ERACLIT
MANCANZA
PATINA
LEGNO PATINA PIETRA
COLONIZZ BIO
MATERIALE INC
VETRO MATERIALE INC CEMENTO
RAPPEZZO
MANCANZA
Legno Tavole di legno di larice con dimensioe variabile
NON RILEVABIL
ERACLIT
PIETRA
CEMENTO
Linoleum Pavimentazione in linoleum Pirelli con finitura liscia
Gomma Pavimentazione in pannelli di gomma a zigrinatura parallela
Sintesi fotografica dei materiali e dei fenomeni di degrado
Ceramica Pavimentazione in piastrelle di ceramica
Materiale presente in un luogo esterno soggetto agli agenti atmosferici
Materiale presente sia in luoghi interni, sia esterni
Ceramica Mosaico di tessere di ridotta dimensione con finitura lucida
VEG AL PIEDE
PATINA
MATERIALE INC
MANCANZA
IMPIANTI TETTO
CROSTA
PIETRA DEPOSIT SUPER
NON RILEVABIL MARCESCENZA
CR
VETR TETTO
RAPPEZZO
I
Eraclit verniciato PIETRA BIO VetroCOLONIZZ
INTONACO PIETRA
RAP
TETTO PietraINTONACO
T
TETTO CEMENTO
M LE
Sistema di copertura (ele MATERIALE INC
PATINA
INTONACO COLONIZZ BIO
METALLO RAPPEZZO PATINA VERNICE BIANC
LEGNO DEPOSIT SUPER
Acciaio verniciato VERNICE NERA
DEPOSIT SUPER VETRO TETTO
TETTO RAPPEZZO
METALLO
VERN M
Impianti tecnologici IMPIANTI
VERNICE BIANC IMPIANTI MATERIALE INC VERNICE NERA NON RILEVABIL
FENOMENI DI DEGRADO
Vernice di finitura di tinte diverse (giallo, bianco, rosso, blu, marrone, nero, grigio)
ERACLIT
LEGNO MATERIALE INC
Vernice bianca
MANCANZA ERACLIT
CROSTA LEGNO DEPOSIT SUPER
VERNICE NERA MANCANZA
Area MARCESCENZA non rilevabile
CR CO
ERACLIT
PIETR
CROSTA superficialeDEPO Deposito diff
MARCESCENZA METALLO
VERNICE BIANC
VERNICE
TETTO Degrado generalizzato (d marcescenza ...) LEGNO VETRO
DEPOSIT SUPER
CEMENTO TETTO VEG AL PIEDE
PATINA
MATE
Crosta nera
ERACLIT CROSTA
PIETRA DEPOSIT SUPER
TETTO
LEGNO
Mancanza dello strato di VETRO IN
MATERIALE INC
MANCANZA NON RILEVABIL
COLONIZZ BIO Patina biologica ERACLIT
VEG AL PIEDE INTONACO
PATINA TETTO
MATERIALE INCbiologica METALLO VERNIC Colonizzazione
COLONIZZ BIO VETRO
Vegetazione al piede INTONACO
CEMENTO
MANCANZA LEGNO
LEGNO
COLONIZZ BIO
PATINA
CROSTA
IM
MAT
Marcescenza
MARCESCENZA
COLONIZZ BIO
RAPPE PIET
RAPPEZZO
VEG AL PIEDE
IMPIANTI
DEPOS
Rappezzo cementizio
RAPPEZZO
IMPIANTI
Materiale incongruo
PROGETTO DI CONS SCALA 1:50 RIMOZIONI
ERACLIT
CEMENTO PATINA
MARCESCENZA
VERNICE NERA
MATERIALE INC NON RILEVABIL
I
Cemento armato
VERNICE BIANC COLONIZZ BIO
VERNICE BIANC
VERNICE N
VETRO
CEMENTO CROSTA
METALLO MANCANZA
M
VETRO
R1 Rimozione materiali in
Rimozione dei materiali e degli elem ed elementi appoggiati ai parament architettonico e di conservazione, n progettuale.
R2 Rimozione rappezzi c
INTONACO TET Rimozione delle malte d’integrazion utensili manuali (scalpelli di varia di
R3 Rimozione vegetazion RAPPEZZO
Estirpazione con utensili manuali de al piede della muratura. IMPIANTI MAa Successiva applicazione di biocida
PULITURE
NON RILEVABIL
PIETRA VEG AL PIEDE
VERNICEdiBIANC Legno abete
IMPIANTI
Pulitura a secco mediante spolvera stracci, scopinetti e aria compressa vegetazione.
Pl1 Pulitura a secco con s
Pl2 Pulitura a secco con a
Pulitura a secco mediante impacch di degrado “crosta nera”.
Pl3 Pulitura a secco con b
Applicazione puntuale a pennello d quaternari in soluzione acquosa.
Pl4 Pulitura ad acqua
Pulitura di tutte le superfici con spr e a bassa pressione controllabile da orizzontali agendo dall’alto verso il
INTERVENTI PUNTUALI
NON RILEVABIL
Vernice
ERACLIT
TETTO Metallo
LEGNO
PROTEZIONI
NON RILEVABIL
Intonaco INTONACO
METALLO
CEMENTO
VEG AL PIEDE
Norma tecnica UNI 11182:2006, Beni Culturali - Normal; UNI Ente Nazionale Italiano di Unificazione, 13/04/2006, Milano
Materiale presente solo negli interni
LEGNO
Elemento trasparente in vetro con finiture diverse (vetro liscio, vetro con rete metallica a cella esagonale)
BIBLIOGRAFIA
ICOMOS-ISCS : Illustrated glossary on stone deterioration patterns Glossaire illustré sur les formes d’altération de la pierre, ICOMOS International Scientific Committee for Stone (ISCS) . Comité scientifique international “Pierre” de l’ICOMOS
PIETRA
NON RILEVABIL VEG AL PIEDE
La definizione di tutti i materiali fa riferimento a: Collezione Edoardo Gellner, VTAB Villaggio Turistico Agip-Borca di CadoreArchivio progetti IUAV Venezia, I.U.A.V.; Venezia
ERACLIT
MATERIALI
Cemento armato rivestito da pietra facciavista, con fugatura in malta di cemento con aggiunta di idrofugo
RILIEVO DEI MATERIALI E DEI FENOMENI DI D
SCALA 1:50
Pietra
2
MATEERIALI E FENOMENI DI DEGRADO
MATERIALI E FENOMENI DI DEGRADO
Norma tecnica UNI 11182:2006, Beni Culturali - Normal; UNI Ente Nazionale Italiano di Unificazione, 13/04/2006, Milano; ICOMOS-ISCS : Illustrated glossary on stone deterioration patterns Glossaire illustré sur les formes d’altération de la pierre, ICOMOS International Scientific Committee for Stone (ISCS) . Comité scientifique international “Pierre” de l’ICOMOS
1
I1 Intervento puntuale el
Trattamento antimicetico e antipar pennello di miscela di sali tossici in Consolidamento mediante applicaz modulo elastico (che si avvicini il pi legno da trattare).
I2 Intervento puntuale el
Pulitura manuale dei ferri con spazz scaglie di ruggine staccate, vecchie rimasti all’interno dei pori del mate Applicazione a pennello di due ma Applicazione successiva, con penne vulcanizzate, di una mano di fondo in solvente aromatico.
I3 Intervento puntuale sist
Elementi lignei: trattamento antimic consolidamento mediante resine. Elementi metallici: Pulitura manuale applicazione di converitore e infine
P1 Protezione
Applicazione a pennello di protetti
VEG AL PIEDE
Realizzato mediante casseratura in legno a orditura regolare
PATINA
PATINA
ERACLIT
MATERIALE INC
VEG AL PIEDE
PIETRA
MATERIALE INC
MANCANZA
MANCANZA
PATINA
COLONIZZ BIO
MATERIALE INC
Eraclit NON RILEVABIL
pannello Eraclit-calcestruzzo, composto da casseri a perdere in Eraclit fissati da ferri passantie con getto interno di spessore variabile, a finitura grezza
ERACLIT
MATERIALE INC CEMENTO
LEGNO
COLONIZZ BIO
RAPPEZZO
RAPPEZZO
Legno di abete verniciato con diverse tinte (giallo, bianco marrone, nero)
PATINA
Legno Tavole di legno di larice con dimensioe variabile
Cemento armato rivestito da pietra facciavista, con fugatura in malta di cemento con aggiunta di idrofugo
NON RILEVABIL
NON RILEVABIL
ERACLIT
PIETRA
ERACLIT
CEMENTO
PIETRA
LEGNO
VETRO
NON RILEVABIL VEG AL PIEDE
Linoleum Vetro
NON RILEVABIL NON RILEVABIL
ERACLIT
VEG AL PIEDE PATINA Pavimentazione in linoleum Pirelli con finitura liscia ERACLIT
PIETRA
PIETRA
MATERIALE INC CEMENTO
CEMENTO
LEGNO
PATINA
MANCANZA LEGNO
CEMENTO
MATERIALE INC
COLONIZZ BIO
INTONACO
ERACLIT MANCANZA NON RILEVABIL RAPPEZZO
VETRO VEG AL PIEDE
INTONACO PATINA
INTONACO
TETTO
VETRO
Elemento trasparente in vetro con finiture diverse (vetro liscio, vetro con rete metallica a cella esagonale)
VEG AL PIEDE VEG AL PIEDE VEG AL PIEDE
PATINA
PATINA MATERIALE INC
MATERIALE INC
MANCANZA
MANCANZA
COLONIZZ BIO NON RILEVABIL
COLONIZZ BIO NON RILEVABIL RAPPEZZO ERACLIT
RAPPEZZO ERACLIT IMPIANTI PIETRA
LEGNO
IMPIANTI PIETRA MARCESCENZA CEMENTO
PIETRA COLONIZZ BIO ERACLIT IMPIANTI TETTO MATERIALE INC METALLO
PATINA MARCESCENZA CEMENTO CROSTA LEGNO NON RILEVABIL
VETRO
NON RILEVABIL TETTO
VERNICE BIANC
CEMENTO
2.2
MANCANZA
Vernice
NON RILEVABIL
ERACLIT
Vernice di finitura di tinte diverse (giallo, bianco, rosso, blu, marrone, nero, grigio)
PIETRA
PIETRA CEMENTO VEG AL PIEDE
NON RILEVABIL VEG AL PIEDE VEG AL PIEDE
PATINA
PATINA MATERIALE INC
VEG AL PIEDE
ERACLIT MATERIALE INC MANCANZA
PATINA
CEMENTO VEG AL PIEDE LEGNO
LEGNO PATINA
VETRO MATERIALE INC
VETRO
INTONACO
PATINA
MATERIALE INC
PIETRA
CEMENTO
LEGNO
COLONIZZ BIO
RAPPEZZO
MANCANZA COLONIZZ BIO
MATERIALE INC
RAPPEZZO
MANCANZA
MANCANZA
IMPIANTI
COLONIZZ BIO NON RILEVABIL
Ceramica Eraclit
CEMENTO PATINA
NON RILEVABIL
ERACLIT
PIETRA
NON RILEVABIL
VEG AL PIEDE
INTONACO MANCANZA TETTO COLONIZZ BIO VETRO IMPIANTI NON RILEVABIL MARCESCENZA
RAPPEZZO ERACLIT VEG AL PIEDE
Pavimentazione in piastrelle di ceramica
pannello Eraclit-calcestruzzo, composto da casseri a perdere in Eraclit fissati da ferri passantie con getto interno di spessore variabile, a finitura grezza
LEGNO MATERIALE INC
PATINA
MATERIALE INC
VEG AL PIEDE
CEMENTO VEG AL PIEDE ERACLIT
MANCANZA
PATINA
LEGNO PATINA PIETRA
COLONIZZ BIO
MATERIALE INC
VETRO MANCANZA TETTO COLONIZZ BIO VEG AL PIEDE METALLO RAPPEZZO INTONACO MARCESCENZA ERACLIT CROSTA
IMPIANTI PIETRA PATINA
VETRO MATERIALE INC CEMENTO
RAPPEZZO
MANCANZA
Ceramica Mosaico di tessere di ridotta dimensione con finitura lucida
Legno Tavole di legno di larice con dimensioe variabile
NON RILEVABIL
ERACLIT
PIETRA
CEMENTO
Linoleum Pavimentazione in linoleum Pirelli con finitura liscia
VEG AL PIEDE
PATINA
MATERIALE INC
MANCANZA
METALLO RAPPEZZO PATINA VERNICE BIANC IMPIANTI TETTO
CROSTA
PIETRA DEPOSIT SUPER
NON RILEVABIL MARCESCENZA
PIETRA
VETRO
CEMENTO
Intonaco INTONACO
LEGNO IMPIANTI CEMENTO PATINA CROSTA VERNICE BIANC COLONIZZ BIO VERNICE NERA
MANCANZA ERACLIT DEPOSIT SUPER VETRO TETTO INTONACO PIETRA PATINA TETTO RAPPEZZO VERNICE BIANC IMPIANTI MATERIALE INC VERNICE NERA NON RILEVABIL MARCESCENZA METALLO
DEPOSIT SUPER
CEMENTO TETTO VEG AL PIEDE ERACLIT CROSTA
TETTO Metallo
METALLO
PIETRA VERNICE Legno diBIANC abete VETRO
Cemento armato MARCESCENZA
Vernice bianca
PIETRA DEPOSIT SUPER
MATERIALE INCbiologica METALLO VERNICEMANCANZA BIANC Colonizzazione
COLONIZZ BIO VETRO
Vegetazione al piede INTONACO PATINA
LEGNO MATERIALE DEPOSIT SUPERINC
Acciaio verniciato VERNICE NERA
PIETRA BIO VetroCOLONIZZ
RAPPEZZO CEMENTO
TETTO
PietraINTONACO
IMPIANTI LEGNO
TETTO
TETTO CEMENTO
METALLO
METALLO LEGNO
VERNICE BIANC VETRO
Sistema di copertura (elementi metallici, lignei...) MATERIALE INC MANCANZA COLONIZZ BIO METALLO VERNICE BIANC VERNICE NERA Impianti tecnologici IMPIANTI MARCESCENZA CROSTA VERNICE NERA MANCANZA
Area MARCESCENZA non rilevabile
CROSTA COLONIZZ BIO
ERACLIT
DEPOSIT SUPER RAPPEZZO
PIETRA
CEMENTO
CROSTA superficialeDEPOSIT Deposito diffusoSUPER VERNICE BIANC
TETTO
VERNICE NERA
TETTO Degrado generalizzato (deposito superficiale, marcescenza ...) LEGNO VETRO INTONACO PATINA
MATERIALE INC
Crosta nera
PIETRA DEPOSIT SUPER
TETTO
RAPPEZZO PIETRA
piede
PATINA
IMPIANTI CEMENTO
DEPOSIT SUPER
Rappezzo cementizio Materiale incongruo
VERNICE NERA
VETRO METALLO
IMPIANTI
TETTO RAPPEZZO CROSTA
MARCESCENZA VETRO
VERNICE BIANC
VERNICE NERA INTONACO RAPPEZZO DEPOSIT SUPER
TETTO
IMPIANTI
LEGNO
TETTO COLONIZZ BIO VETRO
METALLO
MARCESCENZA LEGNO RAPPEZZO
COLONIZZ BIO
Pl1 Pulitura a secco con stracci scopinetti e spazzole
140
Pulitura a secco mediante spolveratura con pennelli, pennellesse, stracci, scopinetti e aria compressa per eliminare depositi di sporco e vegetazione.
Pl2 Pulitura a secco con argilla
CROSTA
Estirpazione con utensili manuali della vegetazione spontanea presenta al piede della muratura. METALLO VERNICE BIANC VERNICE NERA IMPIANTI MARCESCENZA Successiva applicazione di biocida a irrorazione sulle areeeCROSTA interessate. DEPOSIT SUPER
RAPPEZZO
DEPOSIT SUPER
TETTO
VERNICE BIANC
VERNICE NERA
DEPOSIT SUPER
TETTO
TETTO
Pl1 Pulitura a secco con stracci scopinetti e spazzole Pulitura a secco mediante spolveratura con pennelli, pennellesse, stracci, scopinetti e aria compressa per eliminare depositi di sporco e vegetazione. CROSTA DEPOSIT SUPER TETTO METALLO INTONACO TETTO
VERNICE BIANC
VERNICE NERA
DEPOSIT SUPER
VERNICE Pulitura aNERA secco mediante impacchi di argilla per rimuovere il fenomeno di degrado “crosta nera”. TETTO
METALLO
Pl3 Pulitura a secco con biocida
VERNICE BIANC
IMPIANTI MARCESCENZA CROSTA Applicazione puntuale a pennello di biocida a base di sali di ammonio quaternari in soluzione acquosa. TETTO
VERNICE NERA DEPOSIT SUPER
TETTO
Pl4 Pulitura ad acqua
Pulitura di tutte le superfici con CROSTA spray d’acqua deionizzata nebulizzata MARCESCENZA DEPOSIT SUPER e a bassa pressione controllabile dall’operatore. Si opererà per settori orizzontali agendo dall’alto verso il basso. VETRO INTONACO TETTO
TETTO METALLO
VERNICE BIANC
VER
CROSTA
DEPOSIT SUPER
TET
I1 Intervento puntuale elementi lignei Trattamento antimicetico e antiparassitario tramite applicazione a pennello di miscela di sali tossici in soluzione oleosa. Consolidamento mediante applicazione a pennello di resine a basso METALLO VERNICE BIANC VERNICE NERA modulo elastico (che si avvicini il più possibile al modulo elastico del RAPPEZZO IMPIANTI MARCESCENZA legno da trattare). INTONACO
TETTO
I2 Intervento puntuale elementi metallici
METALLO
Pulitura manuale con spazzole VERNICE BIANC dei ferriVERNICE NERA metalliche per asportare le scaglie di ruggine staccate, vecchie pitture e i prodotti di ossidazione CROSTA SUPER TETTO rimasti all’interno dei pori DEPOSIT del materiale. VETRO TETTO Applicazione a pennello di dueINTONACO mani di convertitore di ruggine. Applicazione successiva, con pennello a profilo ovale di setole vulcanizzate, di una mano di fondoMARCESCENZA con vernice acrilica non pigmentata IMPIANTI CROSTA in solvente aromatico. DEPOSIT SUPER NERA I3VERNICE Intervento
Applicazione a pennello di protettivo a base di silossano oligomero.
VERNICE NERA
DEPOSIT SUPER
TETTO
VERNICE NERA
METALLO
VERNICE BIANC
DEPOSIT SUPER
TETTO
CROSTA
DEPOSIT SUPER
VE
puntuale sistema di copertura
P1 Protezione TETTO
VERNICE BIANC
VERNICE BIANC
TETTO
Elementi lignei: trattamento antimicetico e successivo RAPPEZZO IMPIANTI e antiparassitarioMARCESCENZA consolidamento mediante resine. Elementi metallici: Pulitura manuale con spazzole metalliche e successiva applicazione di converitore e infine l’applicazione di fondo di vernice.
Rimozione dei materiali e degli elementi (tamponamento apertura ed elementi appoggiati ai paramenti murari) che, secondo il progetto architettonico e di conservazione, non corrispondono a nessuna logica progettuale.
Estirpazione con utensili manuali della vegetazione spontanea presenta al piede della muratura. IMPIANTI MARCESCENZA Successiva applicazione di biocida a irrorazione sulle areeeCROSTA interessate.
COLONIZZ BIO
INTONACO TETTO METALLO Rimozione delle malte d’integrazione (di natura cementizia), mediante utensili manuali (scalpelli di varia dimensione e martello). VERNICE BIANC VERNICE NERA
R3 Rimozione vegetazione al piede RAPPEZZO
MANCANZA
DEPOSIT SUPER VERNICE NERA
TETTO
R2 Rimozione rappezzi cementizi
R1 Rimozione materiali incongrui
INTONACO TETTO METALLO Rimozione delle malte d’integrazione (di natura cementizia), mediante utensili manuali (scalpelli di varia dimensione e martello).
CROSTA VERNICE BIANC
IMPIANTI
Pl2 Pulitura a secco con argilla
MANCANZA
R2 Rimozione rappezzi cementizi
RAPPEZZO
Rimozione dei materiali e degli elementi (tamponamento apertura ed elementi appoggiati ai paramenti murari) che, secondo il progetto architettonico e di conservazione, non corrispondono a nessuna logica progettuale.
SCALA 1:50
VETRO
CROSTA VETRO
MARCESCENZA METALLO
MARCESCENZA
Materiale incongruo
VERNICE BIANC
COLONIZZ BIO VERNICE NERA
IMPIANTI TETTO
DEPOSIT SUPER
METALLO MARCESCENZA LEGNO
R3 Rimozione vegetazione al piede
TETTO
CROSTA VERNICE BIANC
PROGETTO DI CONSERVAZIONE
INTONACO
R1 Rimozione materiali incongrui
MARCESCENZA METALLO
CROSTA
VETRO
SCALA 1:50
TETTO
MARCESCENZA
METALLO RAPPEZZO
PROGETTO DI CONSERVAZIONE
COLONIZZ BIO VERNICE NERA
IMPIANTI TETTO MATERIALE INC
Marcescenza
IMPIANTI
LEGNO
TETTO
RAPPEZZO Vegetazione al INTONACO
CROSTA
MANCANZA
CEMENTO
MATERIALE INCbiologica METALLO VERNICEMANCANZA BIANC Colonizzazione
RAPPEZZO
MARCESCENZA
Eraclit verniciato
COLONIZZ BIO VETRO
MARCESCENZA
INTONACO COLONIZZ BIO
IMPIANTI
PATINA TETTO
VEG AL PIEDE
DEPOSIT SUPER
VETRO TETTO MANCANZA
RAPPEZZO
RAPPEZZO
TETTO COLONIZZ BIO
TETTO IMPIANTI CEMENTO
MATERIALE INC
Marcescenza CROSTA
VETRO
LEGNO
RAPPEZZO PIETRA
RAPPEZZO
VEG AL PIEDE
MANCANZA
CEMENTO
PATINA TETTO
MARCESCENZA
LEGNO
TETTO
VEG AL PIEDE INTONACO
TETTO
CROSTA
VEG AL PIEDE INTONACO
COLONIZZ BIO
ERACLIT CROSTA
COLONIZZ BIO Patina biologica ERACLIT
LEGNO
INTONACO
COLONIZZ BIO Patina biologica ERACLIT
LEGNO
MATERIALE INC
LEGNO
VERNICE BIANC
VERNICECEMENTO NERA
MANCANZA NON RILEVABIL
COLONIZZ BIO
PATINA
Crosta nera
MANCANZA NON RILEVABIL
LEGNO
CEMENTO TETTO
VERNICE NERA
MATERIALE INC
Franceschini S., Germani L., Manuale operativo per il restauro architettonico. MATERIALE INC per il restauroMANCANZA COLONIZZ BIO Metodologie di intervento e la conservazione del patrimonio storico, Roma, DEI, 2010
MATERIALE INC
IMPIANTI
VERNICE BIANC
IL PROGETTO DI CONSERVAZIONERappezzo cementizio
Mancanza dello strato di vernice VETRO INTONACO
MANCANZA LEGNO
PIETRA
TETTO Degrado generalizzato (deposito superficiale, marcescenza ...) LEGNO VETRO INTONACO
CEMENTO TETTO VEG AL PIEDE
AA VV,COLONIZZ a cura di Zevi di restauro architettonico, Roma, Mancosu, BIO L., Manuale RAPPEZZO IMPIANTI 2002
LEGNO
CEMENTO
METALLO
DEPOSIT SUPER
MATERIALE INC MANCANZA TorselloPATINA B.P., Musso S.F., Tecniche di restauro architettonico, Torino, Utet, 2003 PIETRA
ERACLIT
CROSTA superficialeDEPOSIT Deposito diffusoSUPER
MARCESCENZA
Mancanza dello strato di vernice VETRO INTONACO
CEMENTO
PATINA
VERNICE NERA NON RILEVABIL
Campanella C., Capitolato speciale di appalto per opere di conservazione e restauro, Milano, Il sole-24ore, 1999
ERACLIT METALLO
VETRO ERACLIT
INTONACO COLONIZZ BIO
ERACLIT
SCALA 1:50
FENOMENI DI DEGRADO
Pavimentazione in pannelli di gomma a
parallela NON RILEVABIL zigrinatura ERACLIT
PIETRA VEG AL PIEDE
PIETRA DEPOSIT SUPER
RILIEVO DEI MATERIALI E DEI FENOMENI DI DEGRADO
RIMOZIONI
ERACLIT
CROSTA
La definizione di tutti i materiali fa riferimento a: Collezione Edoardo Gellner, NON RILEVABIL VTAB RAPPEZZO Villaggio Turistico Agip-Borca diIMPIANTI CadoreArchivio progetti IUAV Venezia, MARCESCENZA I.U.A.V.; Venezia
LEGNO
PATINA
PULITURE
NON RILEVABIL
ERACLIT CROSTA
BIBLIOGRAFIA
VEG AL PIEDE ERACLIT
VEG AL PIEDE
Gomma
NON RILEVABIL MARCESCENZA
VEG AL PIEDE
MATERIALE INC NON RILEVABIL CROSTA LEGNO DEPOSIT SUPER
TETTO
MARCESCENZA
Per approfondimento si vedano le tavole di Rilievo e Analisi Architettonica
RAPPEZZO
METALLO MANCANZA
IMPIANTI
INTONACO
IMPIANTI
NON RILEVABIL
CEMENTO
PIETRA VEG AL PIEDE MARCESCENZA
RAPPEZZO
VETRO
COLONIZZ BIO
PIETRA
VEG AL PIEDE
VERNICE BIANC
1
MANCANZA
MATERIALE INC
METALLO
COLONIZZ BIO
IMPIANTI
MATERIALI
VEG AL PIEDE
TETTO
MANCANZA
NON RILEVABIL
Vernice
Pietra
INTONACO
FENOMENI DI DEGRADO
NON RILEVABIL VEG AL PIEDE
Cemento armato
PATINA
VETRO
RIMOZIONI
VEG AL PIEDE
LEGNO
PULITURE
CEMENTO
INTERVENTI PUNTUALI
PIETRA
PROTEZIONI
ERACLIT
RILIEVO DEI MATERIALI E DEI FEN
NON RILEVABIL
Vernice di finitura di tinte diverse (giallo, bianco, rosso, blu, marrone, nero, grigio)
ATERIALI E DEI FENOMENI DI DEGRADO PR
Vernice
TE
C
VERNICE NERA
R
TETTO METALLO
VERNICE BIANC
CENZA
CROSTA
DEPOSIT SUPER TETTO
VERNICE NERA MARCESCENZA METALLO
TETTO
CENZA
TETTO CROSTA
MARCESCENZA
VERNICE BIANC
VERNICE NERA
VERNICE NERA DEPOSIT SUPER
TETTO
TETTO METALLO
VERNICE BIANC
VERNICE NERA
CROSTA
DEPOSIT SUPER
TETTO
VERNICE BIANC
VERNICE NERA
METALLO
VERNICE BIANC
DEPOSIT SUPER
TETTO
CROSTA
DEPOSIT SUPER
VERNICE NERA
TETTO
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ALLEGATO_1 RELAZIONE DI RESTAURO E CONSERVAZIONE ica agisce maggiormente sui materiali esterni, basti pensare all’orientamento delle facciate degli edifici dove il nord presenta l’orientamento preferito per i fenomeni di degrado legati all’umidità, i fenomeni biologici legati all’acqua e alla presenza della vegetazione e, per quanto riguarda gli agenti atmosferici, la presenza frequente della neve con rilascio graduale dell’acqua.
PREMESSA La costruzione della Colonia Eni, manufatto di notevole pregio architettonico, documenta una forte attenzione nella scelta dei materiali. Il complesso architettonico è ubicato in un ambiente che presenta delle condizioni atmosferiche rigide; se mettiamo a confronto questa realtà con altre architetture coeve, anche collocate in contesti atmosferici differenti, si può affermare che lo stato di conservazione è buono. Il campo di indagine si è occupato di fare un’analisi dei degradi superficiale, in quanto la struttura non presenta caratteri di degrado strutturale considerevoli. Data la vastità dell’intervento si è redatto un abaco dei materiali e dei fenomeni di degrado generale, individuando tutti i materiali presenti e le loro diverse finiture. Con questa modalità si ottiene una conoscenza della varietà di materiali e degradi presenti nella Colonia, così da poter stabilire delle linee guida strategiche da adottare nella lettura di ogni intervento puntuale. Successivamente si è individuato un modus operandi per il rilievo dei materiali e dei fenomeni di degrado attraverso l’analisi di uno dei 16 padiglioni che compongono la Colonia. In questo modo si stabilisce un processo conoscitivo pilota che verrà adottato per ogni padiglione al fine di redigere un progetto di conservazione puntuale e coerente. Sulla base di conoscenze continuamente aggiornate e valide si analizza la condizione generale dei manufatti architettonici per tracciare una visione d’insieme sistematica, con l’obiettivo di rendere appropriati e qualitativamente validi il restauro e la conservazione architettonica.
Oltre a disinguere i materiali rispetto alla loro collocazione, sono stati raggruppati i fenomeni di degrado in quattro macro categorie; a ciascuna di queste appartengono forme di degrado equiparabili:
-SENZA PEGGIORAMENTO L’ alterazione che si manifesta attraverso la variazione di uno o più parametri che definiscono il colore: tinta (hue), chiarezza (value), saturazione (chroma). Può manifestarsi con morfologie diverse a seconda delle condizioni e può riferirsi a zone ampie o localizzate. Il graffito vandalico rappresenta l’apposizione indesiderata sulla superficie di vernici colorate. Le macchie: variazioni cromatiche localizzate della superficie, correlate sia alla presenza di determinanti componenti naturali del materiale (concentrazione di pirite nei marmi) sia alla presenza di materiali estranei (acqua, prodotti di ossidazione di materiali metallici, sostanze organiche, microrganismi per esempio). -FORMAZIONE DI PRODOTTI SECONDARI Crosta nera, strato superficiale di alterazione del materiale lapideo o dei prodotti utilizzati per eventuali trattamenti. Di spessore variabile, è duro, fragile e distinguibile dalle parti sottostanti per le caratteristiche morfologiche e, spesso, per il colore. Può distaccarsi anche spontaneamente dal substrato che, in genere, si presenta disgregato e/o pulverulento.
LINEE GUIDA PER LA CONOSCENZA DEI MATERIALI E FENOMENI DI DEGRADO DELLA COLONIA L’abaco dei materiali consiste in una sintesi fotografica che individua tre categorie a seconda della posizione del materiale all’interno del complesso architettonico: materiali presenti solo all’esterno, materiali presenti solo all’interno e materiali presenti sia all’esterno che all’interno Questa divisione è stata fatta in quanto, date le condizioni climatiche, i materiali all’interno degli edifici presentano uno stato di conservazione migliore rispetto a quelli che si trovano all’esterno. È determinante per la degradazione del materiale la sua esposizione agli agenti atmosferici. In un contesto come quello della Val Boite, alle pendici delle Dolomiti, è evidente che la condizione climat-
Efflorescenza, formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino, pulverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può avvenire anche all’interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di cripto efflorescenza o sub-efflorescenza. Colonizzazione biologica, locuzione impiegata quando vi sono licheni, muschi e piante.
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Patina biologica, strato sottile, morbido ed omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde. La patina biologica è costituita prevalentemente da microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio, ecc.
PROGETTO PILOTA: LA PORTINERIA Data la vastità della Colonia, composta da sedici padiglioni in totale, si è analizzato il padiglione della portineria (padiglione AP), individuando un processo guida esemplificativo e replicabile per tutti gli altri padiglioni. Il progetto è in scala 1:50. Il rilievo e il progetto di conservazione sviluppati per il padiglione AP stabiliscono un iter tipo per tutta la Colonia. In particolare si è concentrata l’analisi sulla facciata sud del padiglione. Questa scelta è legata anche al posizionamento del padiglione rispetto al terreno, che non presenta una pendenza sfavorevole, e alla scarsa vegetazione, che quindi facilitano il reperimento di foto e misurazioni.
Deposito superficiale, accumulo di materiali estranei di varia natura, quali, ad esempio, polvere, tericcio, guano. Ha spessore variabile e, generalmente, scarsa coerenza e aderenza al materiale sottostante. -PERDITA DI MATERIALE Mancanza, caduta e perdita di parti. Il termine si usa quando tale forma di degradazione non è descrivibile con altre voci del lessico.
-RILIEVO ARCHITETTONICO
Erosione, asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause del degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche).
Dopo aver effettuato un rilievo sul campo attraverso l’utilizzo di strumenti per la misurazione (metro, bindella, disto laser) si è riportato un disegno tecnico che illustra le geometrie del manufatto architettonico e le relative caratteristiche materiche, con l’ausilio di una simbologia grafica corredata di legenda. Utile a questa fase sono stati i sopralluoghi all’archivio storico dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia per il reperimento dei materiali originali dell’architetto Edoardo Gellner. Fotografie, disegni originali e in copia, appunti, schizzi, sono stati utili all’interpretazione del progetto e alla sua restituzione grafica. Questo procedimento si basa su un’integrazione consapevole tra i materiali reperiti e il rilievo sul campo: gli elaborati rappresentano spazi, geometrie e proporzioni, distinguendo ciò che è progetto originale da interventi successivi. Viene quindi rappresentato sia lo stato di fatto che lo stato di progetto, combinando metodologie proprie del rilievo architettonico con un’analisi conoscitiva degli elaborati originali.
Marcescenza, macchie spesso di colore biancastro, dovute alla presenza di umidità e al ristagno di acqua piovana. Distacco, soluzione di continuità tra strati superficiali del materiale, sia tra loro che rispetto al substrato: prelude in genere alla caduta degli strati stessi. Il termine si usa in particolare per gli intonaci e i mosaici. Nel caso di materiali lapidei naturali le parti distaccate assumono spesso forme specifiche in funzione delle caratteristiche strutturali e tessiturali, e si preferiscono allora voci quali crosta, scapigliatura, esfoliazione. Esfoliazione, degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli tra loro (sfoglie).
-FOTORADDRIZZAMENTO Grazie alla restituzione geometrica del disegno tecnico in scala 1:50 si è proceduto con il fotoraddrizzamento. Con l’ausilio degli strumenti fotografici si è provveduto a scattare una serie di foto in sequenza che, montate poi sul disegno tecnico, hanno reso possibile la ricostruzione della facciata del padiglione AP. Il fotoraddrizzamento trasmette in modo immediato lo stato del manufatto e i materiali che lo compongono.
-RIDUZIONE DELLA RESISTENZA MECCANICA Fessurazione, degradazione che si manifesta con la formazione di soluzioni di continuità nel materiale e che può implicare lo spostamento reciproco delle parti. Lesione, degradazione che si manifesta con la formazione di soluzioni di continuità nel materiale e che può implicare lo spostamento reciproco delle parti.
-RILIEVO DEI MATERIALI E FENOMENI DI DEGRADO È stato possibile rilevare in modo specifico e dettag143
Successivamente vengono indicati tutti gli interventi puntuali, ovvero tutte quelle operazioni che possono permettere un’asportazione dell’elemento per un restauro accurato in laboratorio, oppure per quei materiali che necessitano di un trattamento specifico con determinati prodotti: in questo caso gli elementi lignei e metallici necessitano di una pulizia, un consolidamento e una protezione diversa dai materiali lapidei del resto della facciata.
liato i materiali e il loro degrado attraverso il fotoraddrizzamento, utile anche per mappare le aree non rilevabili e i materiali incongruenti rispetto al progetto originale. Per quanto riguarda il tetto, essendo di difficile raggiungimento si deducono i materiali che lo compongono attraverso i disegni originali, ispezionando dove è possibile. Si catalogano anche gli elementi di impiantistica che non vengono consid¬erati come materiali. Ogni fenomeno di degrado è sovrapposto al materiale specifico in base alle sue proprietà.
Infine, viene applicata una protezione per rendere l’intera facciata idrorepellente.
PROGETTO DI CONSERVAZIONE
È importante sottolineare che questo progetto di conservazione è un cronoprogramma in cui le operazioni sopraelencate costituiscono un modus operandi comune a tutta la Colonia che va declinato in base alle esigenze progettuali di riuso dei progetti architettonici di ogni singolo gruppo.
Gli obiettivi che si pone questo progetto sono l’intervento sulle cause che provocano i fenomeni di degrado per rallentarne i relativi processi di degradazione dei materiali. Il programma si struttura in: _operazione tecniche di pulitura _rimozione dei processi secondari di degrado _consolidamenti _ristabilizzare la consistenza _protezione _prevenzione di possibili futuri degradi Questo progetto viene rappresentato mediante disegni grafici in scala 1:50 composti da simbologie e colori che rimandano a diverse operazioni di intervento che vengono meglio descritte in schede tecniche. In genere il progetto di conservazione lavora sinergicamente con il progetto architettonico, in questo caso, invece, il prodotto finale è stato finalizzato per un qualunque progetto architettonico, focalizzandosi sui fenomeni di degrado e sulla loro conservazione. I passaggi che vengono brevemente descritti in legenda sonoi seguenti: la prima operazione è rappresentata dalle rimozioni dei materiali che, attraverso un’accurata analisi storica e architettonica, vengono ritenuti incongrui o che possano danneggiare il manufatto come per esempio i rappezzi cementizi oppure la vegetazione al piede. In questo caso non viene effettuato nessuna operazione di consolidamento, poiché il manufatto non lo necessita. Successivamente, si avvia il processo dei vari tipi di pulitura: dapprima quelle a secco, in un secondo momento quelle ad acqua. Tra le prime troviamo le pulizie con attrezzi come stracci, scopinetti e spazzole, puliture con impacchi di argilla per la rimozione delle croste nere e le pulizie con il biocida per l’eliminazione delle colonizzazioni biologiche; in un secondo momento, vengono effettuate le pulizie ad acqua. 144
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ABACO DEI MATERIALI
C_ELEMENTI COSTRUTTIVI
costituta da assi di dimensioni e spessori differenti poste in modo irregolare
CS_Elementi Costruttivi Strutturali Structural Elements
CS_16 struttura a portale in c.a. posato in opera realizzata mediante casseratura in legno a orditura orizzontale
CS_1 pilastro in c.a. posato in opera realizzato mediante casseratura in legno a orditura regolare
CS_17 struttura a portale in c.a. posato in opera con trave sagomata 70 cm
CS_2 pilastro formato da assi di larice sp. 3 cm imbullonate
CS_4 profilo metallico IPE 160 (160x80mm), verniciato di bianco, giallo, nero
CS_18 copertura in tavole di abete rivestite di lamiera zincata tramite cartone catramato poggianti su travi in abete sorrette da cavalletti strutturali in calcestruzzo armato. Rivestimento a vista in assi di legno di larice, di dimensione variabile a nascondere la gronda in larice (a spessore variabile a seconda della pendenza) rivestita di lamiera zincata
CS_5 trave in c.a. posata in opera realizzato mediante casseratura in legno a orditura regolare
CS_19 copertura a doppia falda costituita da tavole in legno, cartonfeltro bitumato e lamiera zincata graffata
CS_6 travi sagomate in legno di abete verniciato di bianco
CS_20 soffitto costituito da perlinatura in legno di larice avvitata su un primo assito formato da listelli longitudinali agganciati a correnti trasversali in legno con interposte lastre di Eeraclit
CS_3 profilo metallico HD 160 (160 x 156 mm), verniciato di giallo
CS_7 elemento portante composto da tre terzere di legno 22x22cm sovrapposte con tiranti metallici
CS_9 travi in legno
CS_21 pacchetto di copertura costituito da tavole in legno, cartonfeltro bitumato e lamiera. Rivestimento interno in novopan spatolato olio colore bianco
CS_10 muro di contenimento in c.a. rivestito da pietra facciavista, con fugatura in malta di cemento con aggiunta di idrofugo
CS_22 solaio strutturale in c.a. composto da sottofondo alleggerito e pavimentazioni e finiture variabili
CS_8 travi binate in larice 8x16 cm
CS_11 muro di contenimento in c.a. realizzato mediante casseratura in legno costituita da assi di dimensioni e spessori differenti poste in modo irregolare
CS_23 solaio in laterocemento con massetto di pendenza a base cementizia finito a intonaco CS_24 scala in c.a. reinforced concrete staircase
CS_12 muratura in c.a. realizzata mediante casseratura a vista e finitura in pietra facciavista con fugatura in malta di cemento con aggiunta di idrofugo
CN_Elementi Costruttivi Non strutturali (tamponamenti, parapetti, schermature, pluviali, termosifoni) Non structural Elements
CS_13 setto portante in c.a. intonacato bianco CS_14 muretto in pietra grezza
CN_1 pannello Eraclit-calcestruzzo, composto da casseri a perdere in Eraclit sp. 2,5 cm, fissati da ferri passanti e con getto interno di spessore variabile, a fini-
CS_15 cavalletto strutturale in c.a. posato in opera con casseratura in legno 146
tura grezza o intonacata CN_2 pannello Eraclit-forati, composto da mattoni forati sp.12 cm e pannelli in Eraclit sp. 2 cm finitura a intonaco CN_3 parete di tamponamento in struttura metallica (montanti ipe, traversi a “C”) verniciata di giallo con parti opache in doghe di legno e vetri fissi con cornice metallica e coprifili in legno CN_4 pannello in calcestruzzo prefabbricato CN_5 pannello divisorio in mogano con rinforzi metallici orizzontali a “C” e porzioni di laminato plastico di colore azzurro, giallo
CN_16 grata metallica di protezione per le bucature d’areazione. CN_17 cancello di metallo verniciato di giallo CN_18 vano di contenimento elemento avvolgibile in calcestruzzo gettato in opera CN_19 pedane flottanti di larghezza 105cm costituite da listelli di legno 3,5x2 cm posti a 2cm di distanza l’uno dall’altro che poggiano su tre traversi CN_20 elementi “brise soleil” in legno di larice naturale e abete verniciato di giallo CN_21 termosifone metallico verniciato di grigio, giallo
CN_6 pannello tamponamento interno composto da forati intonacati
CN_22 termosifone a terra metallico verniciato di grigio, giallo
CN_7 pacchetto murario costituito da pannellatura L12.E3 + 2LP
CN_23 canna fumaria composta da mattoni pieni in cemento grigio con piastra di rivestimento in cemento grezzo fissata con staffe metalliche
CN_8 pannello in novopan spatolato a olio di colore grigio CN_9 elementi divisori docce costituiti da un sistema di tubolari rotondi verniciati di giallo che sorreggono un pannello di legno verniciato di bianco CN_10 pareti divisorie leggere in laminato plastico azzurro CN_11 parete ventilata in calcestruzzo. CN_12 pannello di legno rivestito in linoleum nero CN_13 parapetto realizzato in tavoloni di larice, spessore 5 cm, sostenuto da profilati sagomati a “U” con poggiolo in larice CN_14 parapetto costituito da elementi lignei di h. 220 cm con sostegni metallici a “C” CN_15 parapetto costituito da elementi metallici a sezione variabile verniciati
CN_24 pluviali in metallo CN_25 gronda metallica con rivestimento in legno di larice e sostegni di ferro inchiodati CN_26 elemento di raccordo tra la stube tirolese e la canna fumaria esterna in cemento bianco CN_27 condotte di ventilazione a sezione quadrata 30x30 cm verniciate di bianco a cui sono fissati tubi a sezione rotonda verniciati di giallo e grigio con funzione di asciugacapelli CN_28 passerella per accesso alla zona esterna costituita da 10 tavole di larice unite da struttura metallica brunita sul bordo esterno CSe_Serramenti CSe_1 serramento doppio composto da due telai in abete verniciato con vetro singolo e fermavetro in faggio evaporato con volata interna 147
naturale e davanzale in abete verniciato di bianco
CSe_2 sistema di scansione verticale del serramento con doppio profilo in abete a sezione cruciforme separato da un morale 3x3 cm in mogano isolato con lana minerale; serramento doppio con vetro esterno e serramento interno composto da telaio in abete verniciato con vetro singolo e fermavetro in faggio evaporato con volata interna apribile nella parte superiore, fisso e con vetro rinforzato da rete metallica a cella esagonale nella parte inferiore
CSe_12 sopraluce fisso 35x180 cm con montanti orizzontali in abete verniciato di marrone e montanti verticali verniciati di bianco, fermavetri in noce naturale e vetri con rete metallica a celle esagonali CSe_13 serramento fisso 40x290 cm con montanti orizzontali in abete verniciato di marrone e montanti verticali verniciati di bianco, fermavetri in noce naturale e vetri con rete metallica a celle esagonali
CSe_3 sistema di scansione verticale del serramento con profili metallici IPE 160 verniciati di giallo sospesi (STACCATI )da terra e dalla facciata tramite distanziali metallici saldati
CSe_14 serramento apribile a due ante di vetro trasparente e maniglia in legno di mogano
CSe_4 serramento tripartito in vetro trasparente, corrente orizzontale in larice e rete metallica a cella esagonale
CSe_15 serramento 82x82 cm con apertura a vasistas, montanti in abete verniciati di marrone e fermavetri in noce naturale
CSe_5 serramento in legno apertura a ribalta con davanzale interno in mogano CSe_6 doppio serramento 62x128 cm fisso con montante in abete verniciato di bianco, fermavetro in noce naturale e davanzale in abete verniciato di bianco
CSe_16 serramento apribile 85x134 cm con montanti fissi in abete verniciati di marrone, montanti apribili in abete verniciato di bianco e fermavetri in noce naturale
CSe_7 serramento fisso 86x73 cm con montanti in abete verniciati di marrone
CSe_17 serramento fisso 82x88 cm con montanti in abete verniciati di marrone
CSe_8 serramento fisso 85x145 cm con montanti in abete verniciati di marrone, fermavetri in noce verniciati di marrone e vetro con rete metallica a cella esagonale
CSe_18 serramento esterno 280x280 cm con montanti in abete fissi verniciati di marrone, montanti in abete mobili verniciati di bianco, fermavetri in noce verniciati di bianco, attacco a muro con ferro “L� 35x35 mm
CSe_9 serramento fisso 86,5x205 cm con montanti in abete verniciati di marrone e fermavetri in noce naturalevetro superiore di semicristallo fisso e vetro inferiore con rete metallica a celle esagonali
CSe_19 serramento 280x105 cm con montanti in abete mobili verniciati di marrone, montanti in abete apribili verniciati di bianco, fermavetri in noce verniciati di bianco
CSe_10 vetrata 84x150 cm con doppia camera, montanti in abete verniciati di marrone e fermavetri in noce verniciati di marrone
CSe_20 serramento interno a tutta altezza (250cm) composto da parti fisse e parti apribili, montanti in abete, fermavetri in mogano, coibentazione in lana minerale
CSe_11 doppio serramento apribile 62x128 cm con montante in abete verniciato di marrone, fermavetro in noce 148
CSe_21 serramenti di dimensioni modulari variabili con telaio esterno in c.a., telaio, montanti e ante in abete verniciato, fermavetro in noce naturale CSe_22 sopraluce 305x105 cm con montanti in abete, fermavetri in noce, attacco a muro con ferro “T� 35x35mm, pannelli in novopan sagomati CSe_23 serramento 280x180 cm con montanti in abete, fermavetri in noce
CSeP_3 porta 122 x 264 cm in legno di abete e finiture in noce, a doppia camera fissa, verniciata di bianco CSeP_4 porta in legno di mogano 100 x 240 cm non verniciata CSeP_5 porta in legno di noce, finitura opaca gialla o grigia, parte superiore con vetrata e rete metallica a cella esagonale
CSe_24 serramento 68 x 226 cm in legno di abete e finiture in noce, a doppia camera, verniciato di bianco
CSeP_6 porta tagliafuoco a due ante 185x200 cm con montanti fissi in abete verniciato di marrone, montanti apribili in abete verniciati di bianco e fermavetri in noce naturale
CSe_25 serramento 110 x 110 cm in legno di abete e finiture in noce, a doppia camera, verniciato di bianco
CSeP_7 porta in legno, apertura asimmetrica e rivestimento in laminato plastico giallo
CSe_26 serramento esterno 280x270 cm, montanti fissi in abete verniciati di marrone, montanti apribili in abete verniciati di bianco, fermavetri in noce naturale
A_ARREDI
CSe_27 serramento interno 280x274 cm, composto da: parte fissa con montanti in mogano e abete, tamponamento con pannello in novopan e semicristallo fisso; parte mobile con montanti in mogano e tamponamento in ondalux neutro CSe_28 serramento esterno 77x115 cm, montanti apribili verniciati esternamente di bianco, interno dei montanti in noce al naturale CSe_29 serramento esterno 39x115 cm, montanti fissi in abete verniciati di bianco
AF_Arredi Fissi e Elementi di Finitura Furniture AF_1 mobile cucina in ferro smaltato, dimensioni 232 x 65 x 90 cm, con forno a Agipgas e lavello in acciaio inox AF_2 stube ad accumulo inerziale di calore con camera di combustione rivestita in maioliche gialle decorate con motivo a spirale e con zoccolo in cemento bianco AF_3 divisori in legno fissi di altezza 45 cm AF_4 boiserie a pannelli in legno al naturale
CSe_30 serramento esterno in legno di abete ehe finiture in noce, doppia camera, montanti fissi verniciati di bianco
AF_5 mobile, per uso a toeletta o a scrivania, sospeso apribile a ribalta, con struttura in mogano e rivestimenti puntuali in cuoio, dimensioni 106 x 23 x 44 cm
CSeP_1 porta in larice a battente ad anta singola con aggiunta di serramento fisso quadrato di dimensione variabile
AF_6 armadio da camera componibile costituito da pannelli di mogano, sostenuto da profili metallici e lignei accoppiati 61 x 61 x 195 cm
CSeP_2 porta in vetro a battente a doppia anta senza telaio
AF_7 scrivania a mensola 63x232 cm, legno verniciato di grigio opaco con struttura portante in tubolare di ferro ver149
niciato di nero.
AF_20 sanitari in ceramica dimensioni standard bambino
AF_8 armadietto 45x90 cm, altezza da terra 30 cm, elementi orizzontali in laminato nero opaco sp. 2 cm, elementi verticali in legno di sp. 3,5 cm
AF_21 lavabo in ceramica dimensione standard bambino
AF_9 elemento divisorio di altezza 65,5 cm, altezza da terra 30 cm, pannello a finitura gialla opaca, bordatura in abete: superiore 12 cm, inferiore 8 cm
AF_22 lavabo in ceramica rettangolare appoggiato a terra AF_23 lavabo in ceramica smaltata bianca 50x60 cm
AF_10 armadiatura in legno di mogano con ante scorrevoli e ripiani portaoggetti
AF_24 piatto doccia in ceramica
AF_11 appendiabiti a parete in laminato plastico bianco spesso 2cm e altezza 11cm
AF_25 zerbino in cocco, posto filo pavimento con bordatura metallica, dimensioni variabili
AF_12 letto singolo/matrimoniale con struttura in mogano e dimensioni complessive 85 x 192 cm o 190 x 192 cm, su piedini metallici di 31 cm, con testata contenitiva e pannello scorrevole imbottito, rivestito in pelle gialla
AF_26 zerbino in gomma dimensioni 100 x 50 cm AF_27 griglia in mogano massiccio, listoni sp. 4 cm, zoccolo in vinilpelle pesante nera
AF_13 testiera in legno naturale con contenitori, imbottitura rivestita in pelle gialla, scorrevole su guide
AF_28 battiscopa in legno di faggio evaporato altezza 7,5cm
AF_14 mobile copritermoconvettore, profonditĂ 40 cm, pannello di copertura in novopan rivestito di linoleum nero sp. 3 cm, pannelli in novopan spatolati ad olio sp. 3 cm, finiture in mogano, griglia lamiera forata in alluminio anodizzato nero
AF_29 listello di rivestimento in legno di larice AF_30 piastra 90x90x6cm
AF_15 mobile copritermoconvettore di profonditĂ 58,5 cm, pannello in larice al naturale sp. 4,5 cm, griglia lamiera forata in alluminio anodizzato nero
prefabbricata
in
c.a.
AF_31 tenda plastica scorrevole AM_Arredi Mobili AM_1 armadio a due ante 122x61x195 cm
AF_16 mobile copritermoconvettore spatolato ad olio di colore giallo AF_17 panca fissa in legno di mogano o larice con sostegno metallico di sostegno a terra e mensole in acciaio
AM_2 armadio a tre ante 180x195 cm in legno truciolato con bordature in mogano e sollevato da terra di 9 cm AM_3 armadietti scorrevoli in legno a doppia anta con ganci appendiabito modulari di dimensioni 80x80 cm
AF_18 panca fissa in legno di mogano con finitura lucida con mensole incassate alle pareti
AM_4 mobile a scaffale 150x60x190 cm di truciolare bilaminato bianco con cornice spessore 3 cm, ripiani di spessore 3 cm
AF_19 sanitari in ceramica dimensioni standard adulto 150
e piedini metallici alti 20cm AM_5 mobile a scaffale 89x35x170 cm di truciolare bilaminato bianco con cornice spessore 3cm, ripiani di spessore 3cm e divisori verticali sp. 1cm, piedini metallici 20 cm AM_6 mobile a due ripiani 270x60x70 cm di truciolare bilaminato bianco, piedini metallici alti 20 cm e 52 cm di ripiano a ribalta AM_7 cassettiera composta 72x45x120 cm, con cassetti a ribalta o scorrimento, costituita da pannelli di mogano, sostenuto da profili metallici e lignei accoppiati AM_8 cassapanca lignea 100x190x100 cm, elementi di sostegno metallici, costituita da pannello principale e schienale di mogano e seduta foderata AM_9 panca mobile in legno di mogano sorretta da mensole di acciaio AM_10 sedia con struttura metallica, sedile rotondo di legno diametro 42cm e schienale di legno sagomato AM_11 tavolo di dimensioni 80x300cm e altezza 68 cm costituito da struttura in ferro, piano d’appoggio in legno rivestito da laminato plastico con finitura lignea e piedini in gomma AM_12 tavolino in laminato plastico nero 88x44x44 cm, su piedini metallici AM_13 letto singolo con struttura in mogano e rete metallica, dimensioni complessive 85 x 192 cm, su piedini metallici di 31 cm
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RIFERIMENTI ALLE TAVOLE DI PROGETTO ORIGINALI ARCHIVIO PROGETTI I.U.A.V.
GellnerVTAB_Co/01/04, GellnerVTAB_Co/01/09, GellnerVTAB_Co/07/50, GellnerVTAB_Co/07/55, GellnerVTAB_Co/07/58, GellnerVTAB_Co/07/61,
tav. tav. tav. tav. tav. tav.
GellnerVTAB_Co/02/009, GellnerVTAB_Co/02/063, GellnerVTAB_Co/02/064, GellnerVTAB_Co/02/065, GellnerVTAB_Co/02/066, GellnerVTAB_Co/02/069,
GellnerVTAB_Co/10/003, tav. 1204 GellnerVTAB_Co/10/005, tav. 1206 GellnerVTAB_Co/10/006, tav. 1207 GellnerVTAB_Co/10/007, tav. 1208 GellnerVTAB_Co/10/008, tav. 1209 GellnerVTAB_Co/10/010, tav. 1211 GellnerVTAB_Co/10/011, tav. 1212 GellnerVTAB_Co/10/028, tav. 1230
103 093 870 878 874 875
tav.137 tav. 290 tav. 291 tav. 292 tav. 293 tav. 297
GellnerVTAB_Co/03/23, tav. 157 GellnerVTAB_Co/03/31, tav. 171 GellnerVTAB_Co/03/32, tav. 172 GellnerVTAB_Co/04/18, GellnerVTAB_Co/04/19, GellnerVTAB_Co/04/20, GellnerVTAB_Co/04/21, GellnerVTAB_Co/04/22, GellnerVTAB_Co/04/23, GellnerVTAB_Co/04/24, GellnerVTAB_Co/04/25, GellnerVTAB_Co/04/26,
tav. tav. tav. tav. tav. tav. tav. tav. tav.
501 502 503 504 505 506 507 508 509
Gellner Gellner Gellner Gellner Gellner Gellner Gellner Gellner Gellner Gellner Gellner
VTAB_Co/08/03, VTAB_Co/08/07, VTAB_Co/08/08, VTAB_Co/08/09, VTAB_Co/08/12, VTAB_Co/08/07, VTAB_Co/08/03, VTAB_Co/08/07, VTAB_Co/08/08, VTAB_Co/08/09, VTAB_Co/08/12,
tav. tav. tav. tav. tav. tav. tav. tav. tav. tav. tav.
389 393 394 395 398 393 1003 1004 1005 1007 1010
Gellner Gellner Gellner Gellner Gellner
VTAB_Co/08/60, VTAB_Co/08/61, VTAB_Co/08/76, VTAB_Co/08/72, VTAB_Co/08/68,
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948 949 965 960 956
GellnerVTAB_Co/10/001, tav. 1202 GellnerVTAB_Co/10/002, tav. 1203
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ALLEGATO_2 NOTE SUL COMPORTAMENTO TERMICO DELLA COLONIA Riflettere sul riuso della Colonia ha significato prima di tutto comprenderne i valori architettonici rileggendo le spazialità gellneriane. Fin dalla sua costruzione la colonia ebbe un uso quasi essenzialmente estivo, benchè dotata di un impianto di riscaldamento. La conoscenza materica e architettonica della fabbrica permette facilmente di evidenziarne l’inadeguatezza in termini di isolamento termico e conseguente consumo energetico, considerazione che riguarda in generale gli edifici del moderno. Una doppia campagna di rilevamenti di alcuni parametri necessari per una valutazione del confort termico, quali: umidità relativa, temperatura dell’aria e temperature delle superfici (quattro pareti, soffitto e pavimento) degli ambienti più significativi, ha permesso di rendere più scientifica la deduzione logica che si può trarre dalla constatazione fisica di esigui spessori murari, della sottile struttura delle coperture, della ridotta consistenza dei serramenti e della corposa presenza di ombrose alberature. I mesi di luglio e agosto registrano, a Borca di Cadore, le temperature massime più alte dell’anno che tuttavia non superano i 22°/23°. L’articolazione dei percorsi distributivi della colonia interpreta a tutti gli effetti questa condizione climatica nell’accogliere l’esigenza di muoversi tra un padiglione e l’altro sempre dall’interno e nel dotarsi di spazi di ritrovo e di gioco al coperto. Introdurre nuove funzioni significa prevedere una valutazione del confort ambientale e delle possibili strategie da mettere in atto per conservare e salvaguardare i caratteri identitari dei vari padiglioni di cui si compone la colonia. I rilevamenti sono stati effettuati in agosto e in gennaio per confrontare il comportamento termico dell’edificio in condizioni climatiche alquanto diverse, piena estate e pieno inverno. I valori di confort sono stati calcolati mettendo a sistema una serie di parametri valutativi rilevati tra cui: temperatura dell’aria, umidità relativa e temperatura media radiante. Sono stati inoltre introdotti alcuni parametri indicativi dello stare di una persona all’interno di uno spazio quali: attività metabolica (relax, 60w/mq) e resistenza del vestiario (invernale 1 mqxk/w). I risultati confermano scientificamente ciò che si poteva desumere dalla constatazione diretta e possono costituire la base per una valutazione puntuale delle tecnologie da impiegare nel progetto di riuso. La ricerca progettuale non si è però spinta in tal senso. Si è ragionato in termini di scelte più generali considerando come alcune strategie di base possano contribuire ad un miglioramento sostanziale del comportamento termico della colonia. Tra queste può essere progettata una calibrata coibentazione dei muri.
L’impaginato architettonico gellneriano infatti lavora generalmente con leggeri scarti tra struttura portante (sempre posta in evidenza) e tamponamenti rendendo particolarmente critico l’inspessimento delle tamponature stesse. Possono essere utilizzati pannelli isolanti, ma solamente di ridotto spessore, non risolvendo i ponti termici dati dalla presenza figurativa del telaio strutturale. Inoltre il volume della rampa di distribuzione nei padiglioni sud può essere concepito come una “serra” e può, anche nella stagione invernale, specialmente in gennaio (mese in assoluto più soleggiato), sfruttare l’irraggiamento solare. A questa strategia si accompagna uno sfoltimento selettivo della vegetazione cresciuta in modo eccessivo, per un generale riequilibrio tra ombreggiamento e soleggiamento. Oppure ancora il progetto può valutare l’inserimento di volumi autonomi all’interno della struttura di Gellner nei quali è più semplice il controllo dell’efficienza termica. *Pmv(predicted mean vote) indicatore di conforto (da -3 a +3) Tutti i valori invernali risultano al di fuori del range di confort valutabile con questo programma (che non considera temperature sotto i 10 gradi e superiori a 40 gradi) perciò si stabiliscono pari a -3 di default
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BIBLIOGRAFIA RAGIONATA BIBLIOGRAFIA RAGIONATA SEZIONE STORICA
COLONIE, VILLAGGI E BACKGROUND SOCIALE DEGLI ANNI ‘60 D. Grandi, Le origini del welfare aziendale: dalle colonie operaie ai fringe benefits S. Guidarini, Metanopoli: la città di Mattei, in Abitare, p. 140, P. 144, 2003 P. Bonifazio, P. Scrivano, Olivetti costruisce, Milano, Skira, 2001, p. 6, p. 30 P. Lavedan, Histoire de l’urbanisme. Époque contemporaine, Paris, H. Laurens, 1952 V Balducci, Un’ architettura per l’infanzia: colonie di vacanza in Italia, quaderni acp, 2011 pag 9 E. Gellner, Urbanistica, N.32, 1960 Queste sono le fonti delle citazioni che sono state usate nel testo sulle colonie e i villaggi che hanno fatto Chiara e Giulia. Come posso inserirle in questo contesto?
EDOARDO GELLNER ARCHITETTO -
Mancuso F., Edoardo Gellner: il mestiere di architetto, Milano, Electa, 1996
Monografia dell’opera di Gellner.
La monografia resta sicuramente l'ultima opera di Gellner, non solo per l'eccezionale documentazione, ma soprattutto per la struttura logica e la composizione grafica e architettonica del volume.
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Merlo M., Edoardo Gellner: quasi un diario. Appunti autobiografici di un architetto, Roma, Gangemi, 2009
“Quasi un diario" nasce come una serie di appunti legati fra loro a mo' di zibaldone dalla coerenza del discorso e dal sottile filo della successione cronologica degli eventi. Riferimenti che spesso nel racconto saltano o vengono a mancare soprattutto perchè non è ancora chiaro a Gellner cosa rappresenti quello scritto che sta prendendo forma: solo un primo nucleo di appunti che dovranno poi essere successivamente sgrossati e affinati, oppure un testo che troverà spazio all'interno di quel libro che nel frattempo Gellner sta creando sul vecchio tecnigrafo in legno dello studio con la pazienza e la cura del tipolitografo. Le fotocopie e gli ingrandimenti di foto, documenti, disegni e maschere di testo vengono incollati con cura negli spazi indicati nelle griglie del menabò; le pagine si succedono in lunghi nastri poi ripiegati a fisarmonica a formare il volume. Gellner è sempre stato un grande artigiano, non ha mai spiegato in termini accademici le ragioni del suo fare, ha solo detto: "guarda, cosí sta meglio" e spostando con le lunghe dita i ritagli e i pezzettini di carta sparsi sul tavolo improvvisamente la pagina acquistava senso ed equilibrio all'interno del discorso narrativo del capitolo. Parlare per immagini era un suo grande dono.
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Gellner E., Architettura anonima ampezzana: nel paesaggio storico di Cortina, Padova, F. Muzzio, 1981
L’analisi delle architetture di Cortina d’Ampezzo fu oggetto di uno studio dell’architetto Edoardo Gellner “Architettura anonima ampezzana” del 1981 in cui l’autore indagava il “rapporto che esiste tra l’artificiale e il naturale, fra le case rurali ed il paesaggio, che nel loro insieme formano un unicum indissolubile” . Gellner si mostra critico nei confronti dell’architettura costruita dalla fine dell’ottocento in poi, in quanto non rispetta le tradizioni secolari del costruire degli abitanti del luogo identificando la causa nella trasformazione della città da comunità dedita ad attività agricole e pastorali a meta di turismo privilegiata.
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Gellner E., Architettura rurale nelle Dolomiti venete, Cortina [d’Ampezzo]: Dolomiti, 1988
In questo studio l’arch. GELLNER, tra l’altro, dimostra come sia pressoché impossibile inquadrare l’edificio storico della montagna bellunese dentro precostituite griglie tipologiche e come, su matrici elementari comuni e comuni esigenze, si sia corrisposto con un’estrema varietà di soluzioni all’interno delle stesse aree insediative, con connotazioni specifiche a marcare l’identità tra una vallata e l’altra.
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Pozzetto M., Merlo M., Edoardo Gellner: interni, Milano, Skira, 2003
A fianco alla cospicua produzione architettonica, Edoardo Gellner ha sviluppato dagli anni Cinquanta a oggi un'interessante attività di designer di interni e arredi. Questo libro riporta un'analisi degli stimoli culturali che potrebbero aver influenzato il giovane arredatore nel decennio di lavoro precedente gli studi di architettura e che, verosimilmente, gli hanno consentito di attraversare indenne - a differenza di molti colleghi - lo sconvolgimento dei principi sui quali erano basate le regole e gli stessi concetti di arredo e di architettura degli interni nel passaggio dalla produzione artigiana a quella industriale.
ENRICO MATTEI E L’ENI
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Deschermeier D., Impero Eni. L’architettura aziendale e l’urbanistica di Enrico Mattei , Bologna, Damiani, 2008
Il libro considera tutti gli elementi del mondo creato dall'Ente Nazionale Idrocarburi e dal suo leggendario presidente, Enrico Mattei. Dalla costituzione dell'ente, durante i primi anni Cinquanta, alla creazione, nel giro di un decennio, di un vero e proprio impero, il volume ripercorre pressoché tutti i più significativi episodi architettonici e urbanistici ENI in territorio italiano ed estero. Con materiale fotografico inedito proveniente dagli archivi storici del gruppo petrolifero, il libro documenta, fra gli altri, i complessi residenziali di Gela e di Ravenna, quelli ricreativi di Corte di Cadore nelle Dolomiti e di Pugnochiuso nel Gargano, nonché metanodotti, stabilimenti, aree di servizio e progetti da cui emerge forte coerenza stilistica, grande funzionalità e, soprattutto, sbalorditiva velocità di esecuzione (con esiti straordinari anche nel settore del marketing, dell'editoria e del design). Un impero che raggiunge il suo culmine con Metanopoli, la città edificata alle porte di Milano, simbolo autentico del boom economico italiano. Un'ascesa breve e fulminea, quella dell'impero Eni, che si interrompe prematuramente con la morte, non priva di misteri, dello stesso Mattei nel 1962.
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Cannizzaro A., Edoardo Gellner: architetture organiche per Enrico Mattei, 1954-1961 , Roma, Gangemi, 2006
Proprio in quegli anni tra il 1954 e il 1962 un architetto, Edoardo Gellner, e il suo committente, Enrico Mattei, danno vita a un progetto sociale che si propone di dimostrare che è possibile un nuovo rapporto tra risorse, società e capitale. Queste idee trovano oggi nuovi motivi di interesse sia per l'importanza storica della vicenda ancora tutta da ricostruire sia per l'attualità del messaggio contenuto nelle architetture del villaggio di Corte di Cadore e nello stesso progetto non realizzato per la città aziendale di Gela. Corte di Cadore e Gela rappresentano per molti aspetti due realtà antitetiche: la vacanza e il lavoro; la montagna e il mare; il nord e il sud dell'Italia degli anni ‘50; un progetto realizzato e un progetto sognato. Quello che accomuna Corte di Cadore e Gela è forse meno immediato da comprendere ma non meno affascinante: da un lato il progetto sociale che Mattei stava conducendo all'interno dell'ENI, dall'altro la sensibilità e la capacità progettuale di un architetto che si trova nella condizione di poter applicare quanto di meglio allora si andava sperimentando all'interno dell'INU.
IL VILLAGGIO DI CORTE DI CADORE -
Achleitner F., Biadene P., Gellner E., Merlo M., Edoardo Gellner Corte di Cadore, Milano, Skira, 2000
Una monografia dedicata al villaggio turistico di Corte di Cadore, progettato da Edoardo Gellner e prezioso esempio di connubio tra architettura e natura. Il 18 agosto 1958 venne inaugurato ufficialmente il primo stralcio di un villaggio di vacanza per circa seimila abitanti su un’area di duecento ettari: un’esperienza unica per dimensione e rara per atteggiamento progettuale. Un’architettura per il turismo destinata a rimanere isolata nel panorama nazionale, pur imponendosi rapidamente all’attenzione della critica anche internazionale, prevalentemente nordica, sensibile alle problematiche paesistiche ed in particolare del costruire in montagna.
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Gellner E., Mancuso F., Carlo Scarpa e Edoardo Gellner: la chiesa di Corte di Cadore, Milano, Electa, 2000
Testo monografico sulla chiesa di Nostra Signora del Cadore, frutto del lavoro a quattro mani di Gellner e Scarpa. -
Gellner E., Merlo M., Fois V., Percepire il paesaggio – Living landscape, Milano, Skira, 2004
Percepire il paesaggio tenta di dare del villaggio fondato dall'Agip a Corte di Cadore una lettura in chiave nuova e per certi versi trasversale. Per Edoardo Gellner il valore di quella che viene considerata la sua opera maggiore sta nell'integrazione delle parti, nel continuo salto di scala tra particolare e generale, tra interno ed esterno, tra costruito e ambiente naturale (la cui somma per Gellner equivale a paesaggio). Il principio di salvaguardia del paesaggio preesistente e l'attenzione nei confronti del nuovo ambiente da realizzare iniziano con la scelta del luogo e con l'intima interpretazione delle emergenze e delle possibilità offerte; il resto si direbbe quasi una conseguenza. SEZIONE ANALISI
SISTEMA TERRITORIALE -
Marazzi S., Atlante orografico delle Alpi. Soiusa. Suddivisione orografica internazionale unificata del Sistema Alpino, Priuli & Verlucca, 2005 www.bibliocai.it
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Il testo in questione (tratto dal sito di cui sopra) tratta di una proposta di aggiornamento della tradizionale ‘Partizione delle Alpi’ del 1926 e di normalizzazione delle diverse suddivisioni alpine nazionali in un'unica classificazione europea dei gruppi montuosi delle Alpi, finalmente concretizzata nell’«Atlante orografico delle Alpi. SOIUSA». (SOIUSA: Suddivisione Orografica Internazionale Unificata del Sistema Alpino). La SOIUSA, basandosi su aspetti geologici, geomorfologici, idrogeologici e fitogeografici, ed essendo inoltre compilata nelle lingue italiana, francese, tedesca, slovena (oltre a mantenere i toponimi nei dialetti locali), è una chiave internazionale di lettura della complessa orografia delle Alpi e un'innovativa proposta di aggiornamento per superare le tradizionali partizioni pur valide, ma concepite nell'ottica ristretta di ogni singolo Paese, a respiro quindi nazionale.
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Statuto della Fondazione Dolomiti Dolomiten Dolomites Dolomitis UNESCO www.dolomitiunesco.info
Le Dolomiti non sono un’ininterrotta catena di cime, bensì nove sistemi montuosi tra loro separati da vallate, fiumi, altri gruppi di montagne. I 142mila ettari che formano il Bene UNESCO costituiscono un sorta di arcipelago, distribuito su un’area alpina molto più vasta e suddiviso in cinque Province diverse tra loro dal punto di vista istituzionale e amministrativo. Il 13 maggio 2010, facendo seguito allo specifico impegno preso nei confronti dell’UNESCO di garantire una gestione efficace e coordinata del Bene Dolomiti, le Province e le Regioni coinvolte hanno costituito la Fondazione Dolomiti – Dolomiten – Dolomites – Dolomitis UNESCO. Si tratta delle Province di Belluno, Bolzano, Pordenone, Trento, Udine, e delle due Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto. La Fondazione, che rappresenta il referente univoco sia per il Ministero italiano dell’Ambiente sia per il Comitato per il Patrimonio mondiale UNESCO, ha il compito di promuovere la comunicazione e la collaborazione tra gli Enti territoriali che gestiscono e amministrano – ciascuno secondo il proprio ordinamento – il territorio definito dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.
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Geoportale Regione Veneto https://www.regione.veneto.it/web/ambiente-e-territorio/geoportale
Il GeoPortale Regionale, attraverso il Catalogo dei Dati Territoriali, è lo strumento che consente di ricercare, consultare, scaricare i dati e i servizi territoriali messi a disposizione dalla Regione del Veneto.
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Glossario Banca Dati Geologica delle aree emerse e sommerse – ISPRA Soatto F., Le colate di detriti, 2013/2014
SISTEMA LEGISLATIVO
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P.A.T. Borca di Cadore
Il 23 aprile del 2004 la Regione Veneto ha emanato la nuova legge in materia urbanistica, una legge innovativa sia nei principi fondatori (sviluppo sostenibile, partecipazione, concertazione) che negli strumenti di pianificazione proposti. Essa introduce infatti una concezione più articolata dello strumento urbanistico comunale, suddividendolo in un Piano di Assetto Territoriale (PAT) e un Piano degli Interventi (PI), il primo contenente le disposizioni strutturali per lo sviluppo futuro del territorio, e il secondo le disposizioni operative per l'effettiva realizzazione delle stesse.
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Piano di Assetto Idrogeologico del bacino idrografico del fiume Piave
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Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Soprintendenza della Regione Veneto
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