Voglia di cambiare

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Con, in APPENDICE, una sintesi del RAPPORTO ATTALI per la liberazione della crescita francese.

“DOBBIAMO ELIMINARE GLI ENTI INUTILI, DOBBIAMO CACCIARE DALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE I FANNULLONI E GLI INCAPACI E RIMPIAZZARLI CON GIOVANI INTELLIGENTI E INNOVATORI, DOBBIAMO CONDURRE UNA LOTTA SENZA TREGUA ALL’EVASIONE FISCALE FACENDONE RICADERE GLI EFFETTI POSITIVI SU CHI LE TASSE LE PAGA FINO ALL’ULTIMO EURO.” Dall’intervista a Franco Bassanini, ex ministro, tra i 43 saggi che hanno partecipato alla stesura del Rapporto Attali per la liberazione della crescita francese, di cui in Appendice è riportata una sintesi. 13,60 Progetto grafico: David Pearson www.davidpearsondesign.com

www.chiarelettere.it I S B N 978-88-6190-038-7

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788861 900387

Salvatore Giannella VOGLIA DI CAMBIARE

Salvatore Giannella da oltre trent’anni è alla scoperta di storie e personaggi “luminosi”, carichi di realtà e di favola. Lo ha fatto come cronista e inviato dell’Europeo e come direttore di Genius e di Airone, uno dei maggiori successi editoriali del dopoguerra. Attualmente cura le pagine di cultura e scienze del settimanale Oggi, per il quale ha pubblicato la recente inchiesta sulla “meglio” Europa, da cui trae spunto questo libro.

VOGLIA DI CAMBIARE SEGUIAMO L’ESEMPIO DEGLI

ALTRI PAESI EUROPEI Salvatore Giannella Enzo Biagi

CON UNA TESTIMONIANZA DI

Le morti sul lavoro, il precariato, le case sempre più costose, i trasporti che non funzionano, l’energia, la sicurezza stradale, lo smaltimento dei rifiuti, la parità tra i sessi: in Italia sembrano problemi insormontabili. Non abbiamo più fiducia nel futuro, e siamo i MENO FELICI in Europa. Cosa ci succede? Questo libro è per noi che fatichiamo a pensare positivo: dimostra che i problemi, anche quelli grandi, si possono affrontare e superare, basta guardare ai modelli di eccellenza dei nostri cugini europei e vedere come hanno fatto. La SVEZIA ha quasi azzerato le morti bianche, conquistando il primato mondiale della sicurezza sul lavoro grazie all’ombudsman dei lavoratori, ovvero il delegato per la salute e la sicurezza. E guai a fare i furbi (due ministri sono stati costretti alle dimissioni per aver retribuito in nero la baby sitter e non aver pagato il canone tv). Con l’invenzione della corsia dinamica, in SPAGNA non si vedono più ingorghi in entrata e in uscita dall’autostrada, mentre i treni corrono superveloci. A Friburgo, in GERMANIA, i cittadini hanno detto no al nucleare, ma contemporaneamente hanno detto sì alle energie «dolci» e trasformato l’energia solare in un formidabile business. L’INGHILTERRA ha scelto i migliori architetti per progettare case popolari di pregio e quartieri a misura d’uomo, e con controlli severi ha dimezzato le stragi sulle strade. I DANESI non hanno più l’incubo della precarietà grazie alle “flessicurezza”, mentre a Copenhagen i rifiuti vengono bruciati nel cuore della città, in regola con le leggi (e con tecnologia made in Italy). Risolvere i problemi si può. La buona politica è alla nostra portata. Parola di Franco Bassanini, uno dei “saggi”, chiamato a riformare la Francia, qui intervistato. Proviamo a recuperare coraggio, onestà e fiducia.


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PRINCIPIO ATTIVO Inchieste e reportage


Avventura Urbana Torino, Andrea Bajani, Gianni Barbacetto, Stefano Bartezzaghi, Oliviero Beha, Marco Belpoliti, Daniele Biacchessi, David Bidussa, Paolo Biondani, Caterina Bonvicini, Alessandra Bortolami, Giovanna Boursier, Carla Buzza, Olindo Canali, Davide Carlucci, Luigi Carrozzo, Carla Castellacci, Massimo Cirri, Fernando Coratelli, Pino Corrias, Gabriele D’Autilia, Andrea Di Caro, Giovanni Fasanella, Massimo Fini, Fondazione Fabrizio De AndrÊ, Goffredo Fofi, Massimo Fubini, Milena Gabanelli, Vania Lucia Gaito, Mario Gerevini, Gianluigi Gherzi, Salvatore Giannella, Francesco Giavazzi, Stefano Giovanardi, Franco Giustolisi, Didi Gnocchi, Peter Gomez, Beppe Grillo, Ferdinando Imposimato, Karenfilm, Giorgio Lauro, Marco Lillo, Felice Lima, Giuseppe Lo Bianco, Carmelo Lopapa, Vittorio Malagutti, Luca Mercalli, Lucia Millazzotto, Angelo Miotto, Letizia Moizzi, Giorgio Morbello, Alberto Nerazzini, Sandro Orlando, Pietro Palladino, David Pearson (graphic design), Maria Perosino, Renato Pezzini, Telmo Pievani, Paola Porciello (web editor), Marco Preve, Rosario Priore, Emanuela Provera, Sandro Provvisionato, Luca Rastello, Marco Revelli, Gianluigi Ricuperati, Sandra Rizza, Marco Rovelli, Claudio Sabelli Fioretti, Andrea Salerno, Ferruccio Sansa, Evelina Santangelo, Michele Santoro, Roberto Saviano, Matteo Scanni, Filippo Solibello, Bruno Tinti, Marco Travaglio, Carlo Zanda.

Autori e amici di

chiarelettere


“Io mi auguro che l’Italia possa finalmente diventare un paese normale... Con un giornalismo che torni a consumare la suola delle scarpe.” Dalla testimonianza di Enzo Biagi.

PRETESTO 1 f pagina 3


“Non intendo abbandonare la politica, voglio tornare a farla per dire ciò che penso.” Dalla lettera di dimissioni al Senato di Franca Rame.

“Caro Sindaco, è ora che tu cominci ad ascoltare le voci che sembrano inutili.” Dai sette messaggi di Tonino Guerra al sindaco del suo paese.

PRETESTO 2 f pagine 172, 164


“Che c’entra la ‘meglio Europa’ con la tangenziale nord di Torino? C’entra… Due uscite (Venaria e corso Regina), due Italie, due modi di fare le cose, farle bene e farle male.” Dal restauro della reggia alla tragedia della ThyssenKrupp.

“È sbagliato dire che le donne non vogliono fare figli. La verità è che non possono.” Dall’intervista a Franco Bassanini.

PRETESTO 3 f pagine 137-38, 188


“I treni Ave sono talmente puntuali che le ferrovie spagnole, prime al mondo, assicurano il rimborso del 100 per cento del prezzo del biglietto per ritardi superiori ai cinque minuti.”

“In Svezia, un’operaia ha bloccato la produzione nella sua fabbrica perché ha segnalato delle mancanze nel sistema di sicurezza… l’ispettore le ha dato ragione e la produzione è ripresa solo dopo aver sistemato la falla… Un operaio del bergamasco che ha segnalato condizioni rischiose per i lavoratori è stato accusato di mobbing e sospeso tre giorni dal lavoro, senza stipendio.”

PRETESTO 4 f pagine 83, 14


“Immaginate di poter essere licenziati con un preavviso di soli cinque giorni… da subito riceverete un’indennità di disoccupazione dell’80 per cento… E poi, entro tre mesi, l’Ufficio pubblico del lavoro preparerà un job plan su misura per voi, che vi potrà trovare non solo un nuovo lavoro, ma un buon lavoro.” La "flessicurezza" in Danimarca.

PRETESTO 5 f pagine 29-30


Š Chiarelettere editore srl Soci: Gruppo Editoriale Mauri Spagnol Spa Lorenzo Fazio (direttore editoriale) Sandro Parenzo Guido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare Spa) Sede: Via Guerrazzi, 9 - Milano ISBN 978-88-6190-038-7 Prima edizione: aprile 2008

www.chiarelettere.it BLOG / INTERVISTE / LIBRI IN USCITA


Salvatore Giannella

Voglia di cambiare

chiarelettere


Salvatore Giannella, giornalista professionista dal 1974, è nato in Puglia nel 1949. Vive e lavora a Milano dal 1975. Studi classici, laurea in lettere moderne. È sposato, ha due figli. Diventa pubblicista collaborando con il settimanale «Oggi». Dopo aver partecipato a Genova all’esperimento di un giornale in cooperativa, «Il lunedì», nel 1975 è chiamato all’«Europeo» da Tommaso Giglio, e diventa direttore del settimanale dieci anni dopo. Nel 1986 viene chiamato da Giorgio Mondadori a dirigere «Airone», il primo e più diffuso mensile di natura e civiltà. Lascia «Airone» nel 1994 e crea Editoriale Delfi, struttura specializzata in progetti ed eventi, servizi e realizzazioni per l’editoria e per l’economia dei turismi. Nel 1999 scrive il libro L’Arca dell’Arte, in collaborazione con lo storico pesarese Pier Damiano Mandelli, per raccontare la storia del soprintendente delle Marche che, nel corso della seconda guerra mondiale, diede rifugio e salvezza nel Montefeltro a migliaia di opere d’arte. Allo stesso argomento dedica la sceneggiatura del film documentario per Rai Educational La lista di Pasquale Rotondi che vince il premio della Presidenza della Repubblica all’Art Doc Film Festival di Roma 2005, come «miglior film dedicato all’arte italiana». Dal 1997 è tra le principali firme di «Oggi» (Gruppo Rizzoli - Corriere della Sera) per i temi della cultura e delle scienze. Tra i riconoscimenti ricevuti, il premio Zanotti Bianco (1978) e, dieci anni dopo, il premio dei Club Unesco. Nel 2007 ha ricevuto a Rimini la medaglia d’oro del comitato scientifico internazionale del Centro Pio Manzù, presieduto da Mikhail Gorbaciov, «per aver alimentato la mente degli italiani chiarendo preoccupazioni, scovando personaggi e scavando nella storia e nelle storie, creando sostegni con racconti carichi di realtà e di favola». Paulo Coelho lo ha salutato come «cronista della luce». Ama Italo Calvino dal quale ha raccolto l’invito a illuminare «personaggi e mondi che tenebre non sono e a dar loro forza».


Sommario

Il mondo normale che vi auguro di Enzo Biagi

3

Prologo

5

Di lavoro in Italia si muore. In Svezia no Sicurezza sul lavoro e parità tra i sessi Per saperne di più

22

La «flessicurezza» della Danimarca Il lavoro non è più un problema Per saperne di più

79

95

Gran turismo alla francese Perché la Francia ci ha stravinti Per saperne di più

59

74

I trasporti record della Spagna Strategie vincenti per migliorare la qualità della vita Per saperne di più

39

54

La «mia» casa nel Regno Unito BedZed, un esempio di architettura sostenibile e a misura d’uomo Per saperne di più

25

34

Le dolci energie della Germania Dire no al nucleare e guadagnare con l’energia solare Per saperne di più

11

106

99


La fortuna dei bambini in Finlandia I figli come capitale sociale da tutelare Per saperne di piĂš

111

120

Altri consigli utili dall’Europa Le eccellenze da emulare

125

Torino, Italie Venaria Reale e ThyssenKrupp: due storie opposte

137

I fogli sospesi. Parole di ieri per riflettere oggi sulla buona politica

149

Testi di Pericle, Michael Ende, Rita Levi-Montalcini, Cornelius Castoriadis, Tonino Guerra, Mario Pirani, Franca Rame, Giorgio Nebbia

Consigli Gli indirizzi per partire, studiare e lavorare in Europa

177

APPENDICE Intervista a Franco Bassanini

181

Il Rapporto Attali

205

Ringraziamenti

223


voglia di cambiare



A Giacomo e Giuliana, Valentina e Max, e a tutti i giovani che cercano in Europa la loro nuova cittadinanza attiva


Grazie, Enzo. Un ricordo, un pensiero riconoscente a Enzo Biagi, che mi indicò la strada dell’Europa e il suo sogno di un’Italia normale. E che già ci manca tanto

Un giorno Enzo Biagi, zittito dalla Rai, prima di tornare per sempre nella sua Pianaccio, mi consegnò durante uno degli incontri settimanali per la sua rubrica, amatissima dai lettori di «Oggi», una direzione e un sogno. La prima: «Vai in Europa, racconta che cosa è oggi questa nostra casa comune. Se avessi trent’anni in meno, ripartirei subito per aggiornare la geografia e l’identità del vecchio continente dove abita la speranza comune dei giovani. «In una stagione in cui la politica sta declinando, i giornalisti hanno un dovere in più verso il paese e verso i lettori: quello di assumersi il peso di indicare una strada per uscire da questo pantano e rilanciare la democrazia». Per il sogno, cedo a lui la parola.


Il mondo normale che vi auguro di Enzo Biagi

Io mi auguro che l’Italia possa finalmente diventare un paese normale, un paese in cui sia abolita la doppiezza. Io sono dalla parte di Zavattini che diceva: «Con buongiorno intendo buongiorno e basta». E, aggiungo io, liberale vuol dire veramente liberale e basta. Un paese dove funzionino scuole e ospedali: entrare in corsia e vedere che c’è la scritta «SOLVENTI», cioè quelli che pagano, e quelli che non pagano, mi pare poco bello. Un paese dove treni e aerei arrivino in orario, perché la puntualità non è mica una prerogativa fascista. Con una politica normale, che (oltre a non ammettere l’intolleranza e la paura per l’altro) non contempli il trasformismo: vedere della gente che non cambia neanche gabbana perché ha già un corredino dove ci sono tutte le giacche che vanno di moda in quel momento è uno spettacolo da cancellare. Con un giornalismo che torni a consumare la suola delle scarpe, guidato da quel sentimento potente che è la curiosità, e dalle chiare tendenze ma sempre dalla buona fede e attento al lato umano. Un paese normale dove non si interpellino i divi della televisione per conoscere il loro parere su qualsiasi argomento, dalla solitudine dell’uomo all’allevamento dei canarini. È normale un paese dove non ci sia l’emergenza come a Napoli o in Sicilia, dove la paura «marca» persino le arterie (come mi hanno detto una volta i medici che effettuano le autopsie). Un paese normale è un paese in cui l’unico punto di riferimento non è la geografia con i suoi confini, ma la legge uguale per tutti. «La rovina dell’Impero romano – scrisse inutilmente Ranuccio Bianchi Bandinelli – fu facilitata dal clientelismo amministrativo e dal caos delle leggi e non dalle orge del Satyricon.» Ma chi studia la storia?


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Voglia di cambiare

È normale il paese che aiuta quelli ai quali la natura e la politica hanno dato di meno. Un paese normale è quello in cui gli aiuti non si danno per beneficenza, grazie alle collette per soccorrere chi è colpito dalle sciagure, ma si prevedono con il bilancio dello Stato, con voci apposite. Un paese normale è quello dal quale non emigrano più i giovani migliori perché non trovano un lavoro retribuito dignitosamente. È quello in cui non c’è spazio per il grande tormento di oggi, che è l’apparire. Un’ossessione: chi non entra nello spettacolo ha la sensazione di essere escluso dalla vita. Un paese normale è quello in cui per stare a galla, per affermarsi, non bisogna più far parte del gruppo, avere il sostegno della corporazione. Un paese normale è quello in cui nessun bambino sia privo di cibo e cure. Ho incontrato in Romania i piccoli che vivono nelle fognature, come i topi, per sfruttare i tubi di riscaldamento. Un paese normale, un’Europa normale, un mondo normale, è quello in cui i bambini finiscono le loro giornate in un lettino, con le lenzuola che profumano di pulito. Capodanno 2005


Prologo

Viaggio nella «meglio Europa» Ho visto un paese che ha quasi azzerato le morti bianche, conquistando il primato mondiale della sicurezza sul lavoro in fabbriche e cantieri. Ho visto costruire, in un altro paese, case e quartieri popolari di pregio. Ho visto come, con quattro semplici mosse, hanno dimezzato in dieci anni le stragi sulle strade. Ho visto affiancare alla mobilità sul lavoro una straordinaria sicurezza sociale. Ho visto politici tornare a scuola, sui banchi dell’università, per aggiornarsi sulla materia a loro delegata. Ho visto bruciare i rifiuti, in regola con le leggi, nel cuore di una capitale. Ho visto al lavoro la macchina dell’industria turistica che, con dolce efficacia, ha stracciato tutti gli altri concorrenti. Ho visto un Parlamento ricco di donne alla pari di uomini. Ho visto senza ingorghi l’autostrada in entrata e in uscita da una capitale, grazie alla trovata di una corsia dinamica. Ho visto alberghi completamente free oil, funzionanti senza una goccia di petrolio, e case e fabbriche alimentate a energia solare e con altre fonti «dolci». Ho visto i cittadini dire no a una fonte di energia pericolosa per l’attuale e le nuove generazioni ma contemporaneamente dire sì ad altre fonti e partire senza indugi per le nuove frontiere. Ho visto grandi fiumi risanati e tornati a essere sede ambita di pesci pregiati.


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Voglia di cambiare

Ho visto l’equivalente di una Cassa per il Mezzogiorno creare il miracolo della rinascita di una nazione. Ho visto madri e neonati allontanati dalla depressione e dalla morte. Ho visto amministratori pubblici pagati quanto normali dirigenti e non di più. Ho visto politici che parlano chiaro, senza parole «notabili per la mancanza di contenuti» (linguaggio deprecato già da uno dei padri della nostra Repubblica, Luigi Einaudi) né messaggi in codice destinati a collegare politico a politico passando sulla testa dei cittadini. Ho visto applicare senza proteste il divieto di usare in pubblicità il corpo delle donne come oggetto per vendere qualsiasi cosa. Ho visto cittadini contenti di pagare le tasse perché ripagati a loro volta da servizi efficienti. Ho visto funzionare i controlli dell’apparato statale sui doveri dei cittadini e i cittadini mobilitarsi per chiedere l’applicazione puntuale dei propri diritti. Ho visto ministri dimettersi per non aver pagato il canone della televisione pubblica oppure per non aver versato i contributi per la colf. Ho visto ministri e amministratori pubblici comportarsi con moralità, e non solo parlare in Tv di moralità. Ho visto la Tv sottratta al potere delle segreterie dei partiti. E come un premier ha chiesto a un comitato di saggi di riformare la radiotelevisione pubblica in modo che torni a essere prima di tutto un meraviglioso mezzo di conoscenza e non solo un ricettacolo di business e vanità. Ho visto capi di governo stringere la mano alle autorità della Chiesa e poi, con rigoroso rispetto, invocare la laicità dello Stato. Ho visto paesi che hanno speso per ammodernarsi, al cui confronto il nostro paese sfigura con il suo generale ritardo del rinnovamento nelle sue strutture portanti, a causa di una lunga e colpevole imprevidenza: se almeno una parte dell’enorme debito pubblico fosse servita non a tappare i buchi nel bilancio della spesa corrente, ma a migliorare servizi e infrastrutture, non ci troveremmo oggi in questa difficile situazione. Insomma, ho visto che cosa può fare la buona politica unita alla cultura e all’istruzione quando, come accade da noi, non diventa,


Prologo

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per dirla con il titolo del bestseller del 2007, La Casta (Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, Rizzoli, Milano 2007). Ho visto cose che gli italiani amerebbero vedere concretizzate nelle proprie città, nel proprio paese. Amerebbero vedere realizzate da chi li governa, a ogni livello istituzionale, memori di quelle quattro parole con cui Alcide De Gasperi, altro padre della nostra Repubblica da riscoprire per la sua attualità, sintetizzava il suo pensiero sulla politica: «Politica vuol dire realizzare». Ho visto soluzioni semplici e spesso poco costose ai problemi che ci assillano ogni giorno da tanti anni, così tanti da sembrare impossibile da noi trovare soluzioni. Così tanti da suscitare palliativi e rinvii, materie in cui siamo maestri in Europa. Così tanti da far crescere antipolitica e lamenti. Da far temere una deriva qualunquista; o, per dirla con un ossimoro, la «rassegnazione speranzosa» (speranzosa perché siamo caduti così in basso che ora possiamo soltanto risalire, no?). Ogni giorno aumentano gli italiani che si lamentano. Mentre altrove ai lamenti hanno sostituito i progetti ad ampio respiro, la democrazia che decide e il controllo sui comportamenti dei politici (ha suscitato scalpore l’invocazione del presidente francese Nicolas Sarkozy a una pagella sull’operato dei ministri del governo) e il conseguente premio o rimprovero con il voto: come a scuola. Oppure il rinnovo della fiducia o la sfiducia, come in azienda ai co.co.co, perché i politici sono, o dovrebbero essere, come i co.co.co, al lavoro per un progetto: se lo realizzano, meritano la riconferma; altrimenti, a casa. Come scrive Eugenio Scalfari su «la Repubblica», in un editoriale scritto nel cuore dell’emergenza rifiuti a Napoli e in Campania, nell’inverno durissimo del governo Prodi: «Chi ha commesso questo macroscopico errore sui rifiuti? I responsabili principali sono il governatore Bassolino e il sindaco di Napoli, Russo Iervolino. Ho avuto in passato simpatia e stima per entrambi, ma adesso sia la stima che la simpatia si sono molto attenuate. Penso che dovrebbero andarsene. Scusarsi e andarsene. Mi auguro che il presidente del Consiglio glielo chieda. La loro uscita di scena non è certo la bacchetta magica per far sparire la montagna di rifiuti che ammorba la città e i paesi del circondario, ma rappresenta comunque la doverosa punizione dell’errore strategico compiuto e nel quale per anni hanno


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Voglia di cambiare

perseverato. La disistima della gente per la politica si deve principalmente a un sistema perdonatorio che premia l’insipienza e le clientele. Il contrario di una democrazia efficiente e trasparente».

La classifica dei paesi più felici Il volto della buona politica (degli altri) mi si è presentato a sorpresa, dopo un supplementare viaggio in treno attraverso la verde campagna inglese, in uno stanzino piccolo piccolo, un metro per tre, al secondo piano della facoltà di Economia dove le targhette evocano nomi laureati con il Premio Nobel, in quell’università di Cambridge che dal 1284 contende a Oxford la palma di miglior ateneo inglese. Qui un computer mi ha disegnato, tessera dopo tessera, il mosaico delle virtù del vecchio continente. Qui incontro per prima colei che ha passato molte ore delle sue giornate lavorative a cercare di individuare la «meglio Europa»: la giovane ricercatrice italiana, Luisa Corrado, docente all’università romana di Tor Vergata. Monitorando per due anni eccellenze e soddisfazioni in centottanta aree di quindici paesi europei, Luisa e i suoi collaboratori di Cambridge hanno potuto identificare i modelli virtuosi dell’Europa, quelli che vedono i cittadini più soddisfatti nei vari segmenti della società, per concludere che una forte componente del benessere della popolazione è la fiducia e l’identificazione che la gente ha nella politica e nelle istituzioni. Ha potuto illuminare le buone pratiche degli altri che noi potremmo utilizzare in Italia. Copiandoli, importandoli, adattandoli: perché quel che c’è di buono in Europa può aiutare a indicare strade per un’Italia più efficiente, più fiduciosa nella politica e nelle istituzioni, meno pessimista e disincantata. In base a questa ricerca risulta che gli italiani sono all’ultimo posto per quanto riguarda fiducia nel futuro e felicità. Sotto i miei occhi sono sfilati tabelle e grafici elaborati a partire dai dati della European Social Survey che, ribaltando i luoghi comuni dell’antropologia climatica e del Belpaese, portano in vetta alla fiducia e alla felicità i danesi, seguiti dai finlandesi, irlandesi, svedesi e olandesi. In coda alla classifica? Proprio noi italiani. Se qualcuno aveva delle illusioni, adesso deve ricredersi. Lo stereotipo dell’Italia paese spensierato e della dolce vita è ormai ufficialmente da cancellare: il


Prologo

9

sole, il mare e la buona cucina non bastano più a essere felici. Anche se su una scala da zero a dieci riportiamo in media un livello di felicità e di soddisfazione oltre la sufficienza, risultiamo tra i popoli meno felici e soddisfatti in Europa, e anche i più sfiduciati verso la classe politica. Mentre i cittadini dei paesi del Nord Europa, Danimarca in testa, infischiandosene del clima rigido, dei cieli sempre nuvolosi e della cucina grassa e monotona, risultano i vincitori assoluti del campionato europeo della politica: un’altra indagine mette i danesi addirittura in testa alla graduatoria mondiale. Questo libro nasce con l’ambizione di aiutare a individuare un orizzonte possibile per uscire dalla crisi di molti italiani. Vuole fornire una dose di ossigeno a chi respira sfiducia a pieni polmoni. Per molti, Beppe Grillo in testa, gli italiani sono stufi della politica. Sbagliato. Gli italiani sono stufi di «questa» politica: della politica che non decide e che non risolve i problemi (tranne poche e perciò più lodevoli eccezioni, anche perché non hanno voce tra la logorrea e le frequenti urla esagitate dei salotti televisivi); della politica che ha fatto crescere il distacco tra istituzioni e cittadini e, in questi ultimi, la voglia di allontanamento dalla cosa pubblica. Vorrebbero «riaffezionarsi alla politica», come ci invita a fare il presidente Napolitano. E ne vorrebbero una diversa, più giusta, più moderna, più efficace, più europea, che realizzi di più e meglio. Una politica meno autoreferenziale, meno bulimica (a partire dal 2008 il finanziamento pubblico dei partiti salirà dagli attuali duecento milioni a duecentocinquanta milioni di euro l’anno, una cifra pari al doppio del tetto massimo previsto per i contributi pubblici alla politica in Germania: paese che ha ottantadue milioni di abitanti, contro i circa sessanta milioni dell’Italia). Una politica meno egoista, più attenta al bene comune. Una politica che se dice no ad alcune soluzioni, deve avere contemporaneamente il coraggio di dire sì ad altre e affrontare strade alternative. Una politica come la vedono fare in molte parti d’Europa; come la vedrebbero volentieri presa a esempio. In queste pagine incontrerete scelte, comportamenti virtuosi e storie vere narrate qualche volta con l’aiuto di diapositive immaginarie. Ed è con una serie di diapositive immaginarie che mi piace introdurvi a questo lungo viaggio in Europa alla scoperta della buona politica, per soddisfare la voglia di cambiare e combattere la mancanza di fiducia nel futuro di molti giovani.


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Voglia di cambiare

Vediamo cosa hanno fatto i nostri cugini europei. Vediamo come funzionano questi modelli di eccellenza. Importiamo quei metodi, adattandoli alle nostre necessità. E, a proposito di spiriti animali, teniamo presente una lezione che ci viene da uno dei più importanti etologi italiani. Può esserci utile.

Elogio della buona emulazione Danilo Mainardi, docente alla Ca’ Foscari di Venezia e autore di testi fondamentali di divulgazione scientifica, ci fa capire quanto può essere importante lo spirito di emulazione negli animali, in particolare tra i topi: «Nel mio vecchissimo laboratorio dell’istituto di Zoologia dell’università di Parma avevo tanti topolini che sapevano risolvere complicati problemi. Li chiamavamo topi maestri. Poi c’erano i topolini osservatori. Questi guardavano risolvere il problema e, come per incanto, anche loro imparavano. Fantastico. Da osservatori si trasformavano in maestri e, quando l’esperimento avveniva coinvolgendo una popolazione, noi potevamo assistere al progressivo, rapido, dicevamo epidemico, espandersi della conoscenza. Non occorreva che ogni topo ripartisse da zero con la noiosa, lunga trafila dei tentativi e degli errori: c’era l’apprendimento sociale. Il sapere del singolo si espandeva, a macchia d’olio, nel gruppo. La popolazione, in breve, non era più quella di prima. Assistevamo, nella vecchia soffitta di quel glorioso palazzo, a uno degli esempi più primitivi di evoluzione culturale. Così, e per questo, i topi hanno conquistato il mondo. Sapendo trasmettere il sapere delle soluzioni. Uno scopre la nuova soluzione, gli altri lo copiano. Così vanno le cose nel mondo degli animali culturali». Trasmettere il sapere delle soluzioni: ecco il messaggio che arriva da quei sapienti spiriti animali.



Con, in APPENDICE, una sintesi del RAPPORTO ATTALI per la liberazione della crescita francese.

“DOBBIAMO ELIMINARE GLI ENTI INUTILI, DOBBIAMO CACCIARE DALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE I FANNULLONI E GLI INCAPACI E RIMPIAZZARLI CON GIOVANI INTELLIGENTI E INNOVATORI, DOBBIAMO CONDURRE UNA LOTTA SENZA TREGUA ALL’EVASIONE FISCALE FACENDONE RICADERE GLI EFFETTI POSITIVI SU CHI LE TASSE LE PAGA FINO ALL’ULTIMO EURO.” Dall’intervista a Franco Bassanini, ex ministro, tra i 43 saggi che hanno partecipato alla stesura del Rapporto Attali per la liberazione della crescita francese, di cui in Appendice è riportata una sintesi. 13,60 Progetto grafico: David Pearson www.davidpearsondesign.com

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Salvatore Giannella VOGLIA DI CAMBIARE

Salvatore Giannella da oltre trent’anni è alla scoperta di storie e personaggi “luminosi”, carichi di realtà e di favola. Lo ha fatto come cronista e inviato dell’Europeo e come direttore di Genius e di Airone, uno dei maggiori successi editoriali del dopoguerra. Attualmente cura le pagine di cultura e scienze del settimanale Oggi, per il quale ha pubblicato la recente inchiesta sulla “meglio” Europa, da cui trae spunto questo libro.

VOGLIA DI CAMBIARE SEGUIAMO L’ESEMPIO DEGLI

ALTRI PAESI EUROPEI Salvatore Giannella Enzo Biagi

CON UNA TESTIMONIANZA DI

Le morti sul lavoro, il precariato, le case sempre più costose, i trasporti che non funzionano, l’energia, la sicurezza stradale, lo smaltimento dei rifiuti, la parità tra i sessi: in Italia sembrano problemi insormontabili. Non abbiamo più fiducia nel futuro, e siamo i MENO FELICI in Europa. Cosa ci succede? Questo libro è per noi che fatichiamo a pensare positivo: dimostra che i problemi, anche quelli grandi, si possono affrontare e superare, basta guardare ai modelli di eccellenza dei nostri cugini europei e vedere come hanno fatto. La SVEZIA ha quasi azzerato le morti bianche, conquistando il primato mondiale della sicurezza sul lavoro grazie all’ombudsman dei lavoratori, ovvero il delegato per la salute e la sicurezza. E guai a fare i furbi (due ministri sono stati costretti alle dimissioni per aver retribuito in nero la baby sitter e non aver pagato il canone tv). Con l’invenzione della corsia dinamica, in SPAGNA non si vedono più ingorghi in entrata e in uscita dall’autostrada, mentre i treni corrono superveloci. A Friburgo, in GERMANIA, i cittadini hanno detto no al nucleare, ma contemporaneamente hanno detto sì alle energie «dolci» e trasformato l’energia solare in un formidabile business. L’INGHILTERRA ha scelto i migliori architetti per progettare case popolari di pregio e quartieri a misura d’uomo, e con controlli severi ha dimezzato le stragi sulle strade. I DANESI non hanno più l’incubo della precarietà grazie alle “flessicurezza”, mentre a Copenhagen i rifiuti vengono bruciati nel cuore della città, in regola con le leggi (e con tecnologia made in Italy). Risolvere i problemi si può. La buona politica è alla nostra portata. Parola di Franco Bassanini, uno dei “saggi”, chiamato a riformare la Francia, qui intervistato. Proviamo a recuperare coraggio, onestà e fiducia.


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