PERCHÉ CE LA POSSIAMO FARE
Possiamo battere la crisi? Non sarà facile, ma la risposta è sì. Se sapremo guardare l’Italia con occhi diversi da quelli delle agenzie di rating, con l’affetto e la curiosità necessari a cogliere i nostri tanti talenti. Ermete Realacci prova a farlo. Racconta, dal Nord al Sud, storie di un’alleanza tra imprese e comunità, tra ambiente e nuovi modi di vivere che possono traghettarci verso un paese più desiderabile e più competitivo. È Green Italy. Dove la green economy sposa le vocazioni nazionali, tiene insieme le tradizioni con l’elettronica e la meccanica di precisione. Punta su qualità, ricerca e conoscenza per produrre un’economia più sostenibile e innovativa. Si apre ai mercati globali e rinsalda i legami con il territorio, facendosi forte della coesione sociale e del capitale umano. È la via di un patriottismo dolce che può cambiare l’Italia. Un’idea di futuro per l’economia, la società, la politica. Ermete Realacci, ambientalista e parlamentare, è presidente onorario di Legambiente. Ha promosso e presiede Symbola, la Fondazione per le Qualità italiane. Ha scritto con Antonio Cianciullo il libro SOFT ECONOMY (Bur, 2005).
Ermete Realacci GREEN ITALY
“PICCOLO IL MIO, GRANDE IL NOSTRO.” Giovanni Pascoli
“CHI GOVERNA DEVE AVERE A CUORE MASSIMAMENTE LA BELLEZZA DELLA CITTÀ, PER CAGIONE DI DILETTO E ALLEGREZZA AI FORESTIERI, PER ONORE;PROSPERITÀ E ACCRESCIMENTO DELLA CITTÀ E DEI CITTADINI.” Costituto di Siena, 1309
Ermete Realacci
GREEN ITALY Ivan Lo Bello Alberto Meomartini
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9
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POSTFAZIONE DI
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Pamphlet, documenti, storie reverse
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Autori e amici di
chiarelettere Michele Ainis, Tina Anselmi, Claudio Antonelli, Franco Arminio, Avventura Urbana Torino, Andrea Bajani, Bandanas, Gianni Barbacetto, Stefano Bartezzaghi, Oliviero Beha, Marco Belpoliti, Daniele Biacchessi, David Bidussa, Paolo Biondani, Nicola Biondo, Tito Boeri, Caterina Bonvicini, Beatrice Borromeo, Alessandra Bortolami, Giovanna Boursier, Dario Bressanini, Carla Buzza, Andrea Camilleri, Olindo Canali, Davide Carlucci, Luigi Carrozzo, Gianroberto Casaleggio, Andrea Casalegno, Antonio Castaldo, Carla Castellacci, Mario José Cereghino, Massimo Cirri, Marco Cobianchi, Fernando Coratelli, Carlo Cornaglia, Roberto Corradi, Pino Corrias, Andrea Cortellessa, Riccardo Cremona, Gabriele D’Autilia, Vincenzo de Cecco, Luigi de Magistris, Andrea Di Caro, Franz Di Cioccio, Gianni Dragoni, Giovanni Fasanella, Davide Ferrario, Massimo Fini, Fondazione Fabrizio De André, Fondazione Giorgio Gaber, Goffredo Fofi, Giorgio Fornoni, Nadia Francalacci, Massimo Fubini, Milena Gabanelli, Vania Lucia Gaito, Giacomo Galeazzi, don Andrea Gallo, Bruno Gambarotta, Andrea Garibaldi, Pietro Garibaldi, Claudio Gatti, Mario Gerevini, Gianluigi Gherzi, Salvatore Giannella, Francesco Giavazzi, Stefano Giovanardi, Franco Giustolisi, Didi Gnocchi, Peter Gomez, Beppe Grillo, Luigi Grimaldi, Dalbert Hallenstein, Guido Harari, Riccardo Iacona, Ferdinando Imposimato, Karenfilm, Giorgio Lauro, Alessandro Leogrande, Marco Lillo, Felice Lima, Stefania Limiti, Giuseppe Lo Bianco, Saverio Lodato, Carmelo Lopapa, Vittorio Malagutti, Ignazio Marino, Antonella Mascali, Antonio Massari, Giorgio Meletti, Luca Mercalli, Lucia Millazzotto, Davide Milosa, Alain Minc, Angelo Miotto, Letizia Moizzi, Giorgio Morbello, Loretta Napoleoni, Natangelo, Alberto Nerazzini, Gianluigi Nuzzi, Raffaele Oriani, Sandro Orlando, Max Otte, Massimo Ottolenghi, Antonio Padellaro, Pietro Palladino, Gianfranco Pannone, Walter Passerini, David Pearson (graphic design), Maria Perosino, Simone Perotti, Roberto Petrini, Renato Pezzini, Telmo Pievani, Ferruccio Pinotti, Paola Porciello, Mario Portanova, Marco Preve, Rosario Priore, Emanuela Provera, Sandro Provvisionato, Sigfrido Ranucci, Luca Rastello, Marco Revelli, Piero Ricca, Gianluigi Ricuperati, Sandra Rizza, Vasco Rossi, Marco Rovelli, Claudio Sabelli Fioretti, Andrea Salerno, Giuseppe Salvaggiulo, Laura Salvai, Ferruccio Sansa, Evelina Santangelo, Michele Santoro, Roberto Saviano, Luciano Scalettari, Matteo Scanni, Roberto Scarpinato, Gene Sharp, Filippo Solibello, Riccardo Staglianò, Franco Stefanoni, Luca Steffenoni, theHand, Bruno Tinti, Gianandrea Tintori, Marco Travaglio, Gianfrancesco Turano, Elena Valdini, Vauro, Concetto Vecchio, Giovanni Viafora, Anna Vinci, Carlo Zanda, Carlotta Zavattiero.
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pretesto 1
f a pagina XV-XVI
“La sfida è costruire una nuova egemonia culturale che sappia coniugare tradizione, saperi, innovazione, sostenibilità, regole, senso dello Stato e dell’etica pubblica.” Ivan Lo Bello, presidente Confindustria Sicilia.
f a pagina 312
“La green economy è oggi la via lungo la quale già tante imprese cercano e trovano la soluzione alla crisi.” Alberto Meomartini, presidente Assolombarda.
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pretesto 2
f a pagina 20
“Su un totale di circa 600.000 nuovi posti di lavoro stabili creati complessivamente nel 2011 nei settori dell’industria e dei servizi, il 38 per cento, 227.000 circa, sono posti di lavoro green.” f a pagina 25
“Il comune di Torraca, 1200 abitanti in provincia di Salerno, è il primo al mondo ad aver convertito a led tutta l’illuminazione pubblica: 67 per cento di energia risparmiata, 90 per cento di inquinamento luminoso in meno, costi di manutenzione dimezzati.”
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“Non avrebbe senso andare in Cina per risparmiare, al netto del trasporto, il 10 per cento sul costo del lavoro. Quello che perdo è più di quello che guadagno… Non avrò mai la qualità, la dedizione, la fantasia, la precisione che ho dalla forza lavoro italiana.”
Averaldo Farri, amministratore delegato di Power One, azienda toscana seconda al mondo nel settore degli inverter fotovoltaici.
f a pagina 84
“Le grandi multinazionali della plastica si sono accorte dell’enorme possibilità di business ‘green’ e hanno fatto incetta di materia da riciclo: per strozzare il mercato, da una parte, e ritagliarsi ruoli da player principali dall’altra.”
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pretesto 3
f a pagina 197
“Prima abbiamo pulito le nostre acque, poi sono arrivati i riconoscimenti, la notorietà e quindi i turisti.” Stefano Pisani, attuale sindaco di Pollica e per sei anni vice di Angelo Vassallo, assassinato nella notte del 5 settembre 2010.
f a pagina 101
“C’è solo una fabbrica a impatto zero. L’energia che usa deriva al cento per cento dal sole. Produce legno, utilizza come materie prime l’anidride carbonica e le sostanze nutritive della terra. I suoi rifiuti sono l’ossigeno e le foglie. È l’albero. Noi ci ispiriamo a quella fabbrica.” Gabriele Centazzo, presidente di Valcucine, azienda che attua una cultura d’impresa all’insegna di etica, ambiente e innovazione.
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f a pagina 82-84
“Cavalcando la bolla speculativa del greggio, alimentavano la lievitazione dei costi delle materie prime: il processo di riconversione delle materie prime è partito da qui… La mia è una ribellione contro le lobby del petrolio. Per produrre un chilo di Pet riciclato ci vogliono 200 grammi di petrolio: il 90 per cento in meno di quello necessario a produrre Pet vergine.” Sergio Lupi, ex salumiere, fondatore di Revolution, che produce arredi per magazzini con plastiche riciclate e serve i maggiori gruppi italiani della grande distribuzione.
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Soci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol S.p.A. Lorenzo Fazio (direttore editoriale) Sandro Parenzo Guido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.) Sede: Via Melzi d’Eril, 44 – Milano isbn 978-88-6190-263-3 Prima edizione: febbraio 2012 www.chiarelettere.it blog / interviste / libri in uscita
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Ermete Realacci
Green Italy Prefazione di Ivan Lo Bello Postfazione di Alberto Meomartini
chiarelettere
© 2012 Chiarelettere edizioni srl Ermete Realacci (Sora, 1955) è un ambientalista e parlamentare italiano. Ha guidato fin dai primi anni Legambiente, di cui è tuttora presidente onorario. Ha promosso e presiede Symbola, la Fondazione per le qualità italiane. È stato presidente della commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera dei deputati. È responsabile green economy del Partito democratico. Impegnato da anni contro le varie forme di inquinamento, nella difesa dell’ambiente, come intreccio inimitabile di natura, storia e cultura, tipico dell’Italia. Si è occupato tra l’altro di iniziative per il risparmio energetico e le fonti rinnovabili, per la difesa dei piccoli comuni e contro l’abusivismo edilizio, di lotta alle ecomafie e di promozione delle produzioni agroalimentari di qualità e a KmZero, di commercio equo e solidale, di responsabilità sociale d’impresa. È tra i fondatori del Kyoto Club. Ha scritto insieme ad Antonio Cianciullo il libro Soft economy (Bur, 2005).
© 2012 Chiarelettere edizioni srl Sommario
Prefazione di Ivan Lo Bello
XIII
green italy Questo libro Ce la possiamo fare
3 7
Prima parte. La sfida della sostenibilità
49
Le ragioni di Archimede. Angelantoni Industrie Gli ecopannelli tuttofare. Ecoplan La carta vincente. Comieco La sostenibilità tra gli scaffali. Revolution Inverter toscani alla conquista del mondo. Power One
51 61 71 81 89
Seconda parte. Il nuovo made in Italy
99
La cucina dematerializzata. Valcucine I tessuti del futuro. Gruppo Miroglio Nanoparticelle e tradizione. Casalgrande Padana
101 111 119
Terza parte. Le frontiere della conoscenza
129
La chimica chiude il cerchio. Novamont Dal petrolio alla canna gentile. Mossi & Ghisolfi Artigiani dell’etere. Mandarin
131 143 151
© 2012 Chiarelettere edizioni srl L’eccellenza della ricerca. Laboratori nazionali del Gran Sasso Il medico in tasca. Win
161 171
Quarta parte. Dalla società all’economia
183
L’orgoglio contadino: dalle Langhe ai cinque continenti. Terra Madre Il modello Vassallo. Pollica La banca del cibo. Fondazione Banco alimentare Gli angeli dell’energia. AzzeroCO2
185 195 207 219
Quinta parte. Le radici del futuro
229
Quando il territorio vale più d’uno spot. Consorzio per la tutela dell’olio toscano Igp Sostenibilità in bottiglia. Salcheto Accadde domani. Edilana Il genio delle camicie. Sartoria Inglese
231 239 249 259
Sesta parte. La qualità per competere
267
La stampa ai tempi di internet. Arti grafiche Boccia Sulle ali delle fate. Rainbow Di cultura si vive. Editalia Dodicimila candele. Cereria Evelino Terenzi
269 279 289 299
Postfazione di Alberto Meomartini
311
Ringraziamenti
317
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Prefazione
di Ivan Lo Bello*
Superare la crisi, ora Viviamo la fase più complessa e difficile della nostra storia repubblicana. Mai come ora crisi economica e morale si sono intrecciate, in una profonda recessione che ha radici nazionali e internazionali. Per questo abbiamo bisogno di idee nuove come quelle proposte in questo libro: per mettere in moto le energie migliori del paese e affrontare la crisi. Del resto, come diceva Albert Einstein, «non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato». Nel 1989 il crollo del muro di Berlino e degli ormai logori equilibri internazionali, lungi dal rappresentare la «fine della storia», determinò una profonda accelerazione di processi storici già in corso. Mentre il mondo bipolare della guerra fredda mostrava la corda, pochi erano in grado di comprendere le profonde trasformazioni dell’apparato produttivo occidentale e la «seconda grande marcia» della Cina: una rincorsa già avviata e che di li a poco avrebbe modificato gli equilibri economici e politici mondiali. Allo stesso tempo l’Europa dopo Maastricht e il grande progetto * Presidente Confindustria Sicilia
© 2012 Chiarelettere edizioni srl XIV
Green Italy
politico ed economico della moneta unica vedeva il ritorno delle logiche e degli egoismi nazionali. In tanti ritennero allora che la storia si fosse fermata e che da quel momento una buona amministrazione avrebbe potuto sostituire la politica alta che nel secondo dopoguerra e a cavallo degli anni Ottanta e Novanta aveva scritto un pezzo rilevante della storia europea. Il nostro paese ha vissuto questi processi in modo traumatico, con il crollo del vecchio sistema politico e con una seconda repubblica che ha presto mostrato le sue debolezze strutturali. Abbiamo trascorso gli ultimi quindici anni (con l’importante eccezione dello sforzo politico ed economico per l’ingresso nell’euro) senza un progetto strategico per il nostro paese. È prevalsa l’idea di un eterno presente che ha anestetizzato tante energie e offuscato la capacità di comprendere i grandi cambiamenti in atto. Mentre i processi di globalizzazione e i nuovi paradigmi tecnologici avanzavano a ritmo serrato, modificando gli equilibri economici e sociali, nuovi vincitori e vinti si affacciavano sulla scena mondiale, nuove ricchezze e nuove diseguaglianze riscrivevano gli equilibri sociali. Credere in una nuova Italia Avremmo dovuto in questi anni combattere la cultura della rendita, il diffuso degrado civile e morale, coniugare mercato e regole, riformare e restituire prestigio e autonomia alla macchina amministrativa. Ma soprattutto avremmo dovuto credere in noi stessi, nella nostra capacità di superare le avversità storiche, di condividere sacrifici e successi. È prevalsa invece, come già in passato, un’idea «negativa», quella di un paese incapace di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità. Scriveva Guido Carli (citato da Sabino
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XV
Cassese nel recente: L’Italia: una società senza Stato?): «Il vincolo esterno ha garantito il mantenimento dell’Italia nella comunità dei paesi liberi. La nostra scelta del vincolo esterno è una costante che dura fino ad anni recentissimi... Essa nasce dal ceppo di un pessimismo basato sulla convinzione che gli istinti animali della società italiana lasciati al loro naturale sviluppo avrebbero portato altrove questo paese». Sempre Carli in relazione ad alcune riforme sostiene che furono concepite «per sbarrare la strada a colpi di mano sul debito pubblico da parte di una classe politica cosi debole e screditata da non avere la forza né l’autorità morale di far accettare sacrifici ai propri elettori dopo aver largheggiato nel distribuire privilegi». Questa è quasi sempre la nostra autorappresentazione che coglie alcune verità, ma lascia sullo sfondo l’Italia dell’innovazione, della scommessa «verde», della internazionalizzazione, della solidarietà, della lotta alla mafia. L’Italia del cambiamento che ha percorso in silenzio il nostro paese, e che per prima, lontana dal clamore mediatico, ha lavorato dentro la dimensione globale e le grandi trasformazioni sociali, economiche e tecnologiche. Un pezzo del paese che si è confrontato con il futuro e con le nuove sfide competitive mettendo in discussione modelli sociali ed economici ormai obsoleti. Qui sono le radici della Green Italy proposta e raccontata in questo libro. Rimane purtroppo forte dentro pezzi della classe dirigente nazionale, la vecchia Italia che si confronta con le nostalgie del passato che fu, dei tanti che a Sud e a Nord del paese ancora cercano mercati protetti, degli orfani delle svalutazioni competitive e della spesa pubblica. La sfida è andare oltre il racconto dei tanti casi di successo costruendo una nuova e duratura «egemonia culturale», in grado di proporre alla società italiana una «nuova via» che
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Green Italy
sappia coniugare tradizione, saperi, innovazione, sostenibilità, regole, senso dello Stato e dell’etica pubblica. Dentro questa ancora lunga transizione sarà necessaria una forte coesione sociale. Occorrerà aiutare i tanti che dovranno acquisire nuove e inedite competenze, offrire ai giovani percorsi formativi adeguati al nuovo scenario, includere nei processi sociali ed economici i tanti immigrati che, in un paese con demografia calante, rappresentano una delle poche opportunità di crescita. Le donne hanno e dovranno avere ancora di più nel nostro paese un ruolo fondamentale. Innovazione, sostenibilità, istruzione, cultura, coesione sociale, riduzione delle diseguaglianze sono le chiavi su cui costruire il nostro futuro. In tanti in questi anni hanno parlato del cambiamento, alcuni hanno discettato genericamente delle magnifiche e progressive sorti che attendevano il nostro paese, altri ne hanno vaticinato l’irreversibile declino, quasi compiaciuti dell’avverarsi di quello che per molti sembra un destino storico; pochissimi hanno raccontato sul campo con occhi sgombri da ogni tesi precostituita la trasformazione italiana dal Nord al Sud del paese. Coniugare tradizione e innovazione Ermete Realacci è uno dei pochi che ha attraversato l’Italia, non solo per trovare conferma a una tesi ma per capire il paese, le sue aziende, i suoi centri di ricerca, le reti di solidarietà, per raccontarne le piccole e grandi trasformazioni, per trovare nell’Italia che c’è la chiave di un comune futuro. Già nel suo precedente lavoro, Soft economy, erano emersi molti dei temi trattati in questo libro, che oggi si
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confrontano con gli effetti della crisi dei subprime e con l’attuale crisi del debito sovrano che colpisce duramente il nostro paese e una parte rilevante del continente europeo. Le valutazioni e i «racconti» di Ermete Realacci, appaiono oggi ancora più «urgenti», perché dalla crisi si esce non solo con la disciplina fiscale, ma soprattutto accelerando le trasformazioni di cui abbiamo parlato, con un «salto» rinviato troppo a lungo. I casi raccontati nel libro mostrano un’Italia capace di innovare i processi produttivi, di mettere sul mercato nuovi prodotti innovativi, di coniugare tradizione e innovazione, di modificare radicalmente i modelli di business anche in settori tradizionali e maturi. Nuovi consumi e stili di vita (non solo nei paesi occidentali) stanno accelerando la trasformazione del nostro apparato produttivo. Temi come sostenibilità, innovazione, qualità, design, tradizione e saperi sono centrali nelle strategie di molte imprese: la green economy oggi nella sua accezione più ampia sta dentro la catena del valore delle aziende e costituisce un fondamentale fattore di competitività. Per questo temi come la tutela del paesaggio e la valorizzazione delle nostre risorse culturali assumono un «valore» che va oltre la mera conservazione, per acquisire il ruolo di asset strategici per la capacità competitiva del nostro paese. L’impegno del mondo imprenditoriale Su questi temi è forte l’impegno del mondo imprenditoriale. Confindustria Sicilia ha recentemente sottoscritto un documento congiunto con Legambiente contro un ennesimo disegno di legge regionale sulla sanatoria delle case abusive e ha proposto di destinare una parte dei fondi
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comunitari alla demolizione degli edifici non sanabili, restituendo il territorio a una fruizione collettiva. Il recupero delle coste e del paesaggio come investimento sociale ed economico. Oggi è necessario che il nostro individualismo si coniughi con la cultura della responsabilità (anche e soprattutto verso la dimensione collettiva) e una forte etica pubblica. Il nostro paese è migliore della sua tradizionale rappresentazione: ne sono testimonianza le tante reti di solidarietà del terzo settore, associazioni come Libera e il suo impegno nella gestione dei beni confiscati, i tanti giovani che da Palermo alla Toscana e alle altre regioni si oppongono con coraggio alla presenza e alla cultura mafiosa. L’Italia è oggi frenata nella sua voglia di modernità e solidarietà da fenomeni endemici come la corruzione, l’evasione fiscale e la presenza delle mafie, che hanno un forte impatto sulla tenuta etica del paese e sulla sua crescita economica. Sono temi che tutta la classe dirigente del paese deve affrontare con una forte e duratura determinazione. Le celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia partite in sordina, grazie al ruolo decisivo del presidente Napolitano, hanno rinvigorito il nostro latente sentimento nazionale; un sentimento aperto, solidale e consapevole che il presente e il futuro del nostro paese si giocano nel quadro di un’Europa più forte e integrata. Dobbiamo ripartire da questo rinnovato sentimento nazionale e mettere definitivamente al bando quella cultura del «vincolo esterno», simbolo deteriore di un’Italia priva di un orizzonte strategico, incapace di assumersi le proprie responsabilità, condannata a un’eterna minorità!
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PERCHÉ CE LA POSSIAMO FARE
Ermete Realacci, ambientalista e parlamentare, è presidente onorario di Legambiente. Ha promosso e presiede Symbola, la Fondazione per le Qualità italiane. Ha scritto con Antonio Cianciullo il libro SOFT ECONOMY (Bur, 2005).
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“PICCOLO IL MIO, GRANDE IL NOSTRO.” Giovanni Pascoli
“CHI GOVERNA DEVE AVERE A CUORE MASSIMAMENTE LA BELLEZZA DELLA CITTÀ, PER CAGIONE DI DILETTO E ALLEGREZZA AI FORESTIERI, PER ONORE,PROSPERITÀ E ACCRESCIMENTO DELLA CITTÀ E DEI CITTADINI.” Costituto di Siena, 1309 Possiamo battere la crisi? Non sarà facile, ma la risposta è sì. Se sapremo guardare l’Italia con occhi diversi da quelli delle agenzie di rating, con l’affetto e la curiosità necessari a cogliere i nostri tanti talenti. Ermete Realacci prova a farlo. Racconta, dal Nord al Sud, storie di un’alleanza tra imprese e comunità, tra ambiente e nuovi modi di vivere che possono traghettarci verso un paese più desiderabile e più competitivo. È Green Italy. Dove la green economy sposa le vocazioni nazionali, tiene insieme le tradizioni con l’elettronica e la meccanica di precisione. Punta su qualità, ricerca e conoscenza per produrre un’economia più sostenibile e innovativa. Si apre ai mercati globali e rinsalda i legami con il territorio, facendosi forte della coesione sociale e del capitale umano. È la via di un patriottismo dolce che può cambiare l’Italia. Un’idea di futuro per l’economia, la società, la politica.
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