Per le mamme che sono precarie e hanno paura del futuro Per le mamme che hanno partita Iva e ce la potrebbero fare, se lo Stato le aiutasse Per le mamme che un tempo indeterminato ce l’hanno, ma non basta a essere felici Per le mamme che vorrebbero un figlio, ma hanno paura di buttarsi Per le mamme che vorrebbero chiedere al marito: mi aiuti? Per le mamme che si domandano ogni giorno: ma quanto costano i figli? Per le mamme che vorrebbero un figlio, ma il figlio non arriva Per le mamme che sono incinte e non sanno come dirlo al lavoro Per le mamme che stanno pensando di adottarlo Per le mamme che sono incinte e non sanno dove partorire Per le mamme che hanno partorito, sono a casa e si sentono stanche (e un po’ sole) Per le mamme che hanno scelto di restare a casa Per le mamme che si sono separate e si chiedono se ce la faranno Per le mamme che fanno tutto da sole, perché i nonni non ci sono
I S B N 978-88-6190-608-2
788861 906082
Elisabetta Ambrosi
GUERRIERE PREFAZIONE DI
Lia Celi IL MANIFESTO DELLE NUOVE MAMME ITALIANE
www.chiarelettere.it
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Elisabetta Ambrosi GUERRIERE
Elisabetta Ambrosi è nata Roma e ha conseguito una laurea e un dottorato in Filosofia politica. Giornalista professionista, ha collaborato con varie testate nazionale. Oggi scrive per “Il Fatto” e Vanityfair.it, dove cura il blog “Sex and (the) stress”. È autrice di NON È UN PAESE PER GIOVANI (con Alessandro Rosina), INCONSCIO LADRO. MALEFATTE DEGLI PSICOANALISTI, CHI HA PAURA DI NICHI VENDOLA?, MAMMA A MODO MIO. GUIDA PRATICA ED EMOTIVA PER NEOMAMME FUORI DAL CORO e SOS TATA 6--9 ANNI.
14,00
Cuore in gola, telefonino all’orecchio, orologio sotto gli occhi, sono le mamme acrobate di oggi che inseguono un equilibrio tra lavoro, famiglia, figli e se stesse. Donne abituate a salti mortali, a silenziose battaglie quotidiane su mille fronti, mentre lo Stato sembra dimenticarle. Queste combattenti sono le nuove mamme italiane di cui ci parla Elisabetta Ambrosi. Come riuscire a sopravvivere in mezzo agli ostacoli? Se lo Stato promette servizi che non mantiene, vara leggi sulla tutela delle madri lavoratrici che poi non fa rispettare, mentre il lavoro dà sempre meno reddito, l’innovazione più radicale deve partire dalla piccola repubblica rappresentata dalla famiglia. Non resta che rimboccarsi le maniche, trovare strategie alternative, scegliere bene le battaglie da combattere per indirizzare al meglio le energie. La prima a farlo è stata proprio Elisabetta Ambrosi che ha deciso di indagare le tattiche di sopravvivenza quotidiana di amiche e donne conosciute attraverso il blog “Sex and (the) stress”, alle quali ha chiesto di raccontare le loro giornate, la ripartizione dei carichi in famiglia, la divisione dei ruoli con il padre, il percorso professionale, il lavoro attuale, lo stipendio e ciò che vorrebbero dallo Stato. Ne nasce un libro fatto di voci femminili, precarie, autonome, partite Iva, dipendenti, per le quali avere un figlio non è più una scelta normale, è un lusso. Ma anche un vademecum alla sopravvivenza, fisica e mentale, fatto di consigli da mettere in pratica per far quadrare i conti.
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guerriere
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Pamphlet, documenti, storie REVERSE
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© 2014 Chiarelettere editore srl Autori e amici di
chiarelettere Ali Ag˘ca, Michele Ainis, Tina Anselmi, Claudio Antonelli, Franco Arminio, Avventura Urbana Torino, Andrea Bajani, Bandanas, Gianni Barbacetto, Stefano Bartezzaghi, Oliviero Beha, Marco Belpoliti, Eugenio Benetazzo, Daniele Biacchessi, David Bidussa, Paolo Biondani, Nicola Biondo, Luigi Bisignani, Tito Boeri, Leonardo Boff, Sandra Bonsanti, Caterina Bonvicini, Beatrice Borromeo, Alessandra Bortolami, Mario Bortoletto, Giovanna Boursier, Dario Bressanini, Carla Buzza, Maria Antonietta Calabrò, Andrea Camilleri, Olindo Canali, Davide Carlucci, Nicolò Carnimeo, Luigi Carrozzo, Gianroberto Casaleggio, Andrea Casalegno, Antonio Castaldo, Carla Castellacci, Giuseppe Catozzella, Giulio Cavalli, Mario José Cereghino, Pasquale Chessa, Luca Ciarrocca, Marco Ciriello, Massimo Cirri, Giuseppe Ciulla, Marco Cobianchi, don Virginio Colmegna, Alessandra Coppola, Fernando Coratelli, Alex Corlazzoli, Carlo Cornaglia, Mauro Corona, Roberto Corradi, Roberta Corradin, Pino Corrias, Andrea Cortellessa, Riccardo Cremona, Gabriele D’Autilia, Andrea De Benedetti, Vincenzo de Cecco, Luigi de Magistris, Andrea Di Caro, Franz Di Cioccio, Sergio Di Cori Modigliani, Salvo Di Grazia, Andrea Di Nicola, Stefano Di Polito, Stefano Disegni, Gianni Dragoni, Paolo Ermani, Duccio Facchini, Giovanni Fasanella, Davide Ferrario, Massimo Fini, Fondazione Fabrizio De André, Vittorio Dotti, Dario Fo, Fondazione Giorgio Gaber, Goffredo Fofi, Giorgio Fornoni, Nadia Francalacci, Massimo Fubini, Valentina Furlanetto, Milena Gabanelli, Vania Lucia Gaito, Giacomo Galeazzi, Mauro Gallegati, don Andrea Gallo, Bruno Gambarotta, Andrea Garibaldi, Pietro Garibaldi, Claudio Gatti, Mario Gerevini, Gianluigi Gherzi, Salvatore Giannella, Francesco Giavazzi, Stefano Giovanardi, Franco Giustolisi, Didi Gnocchi, Peter Gomez, Beppe Grillo, Luigi Grimaldi, Massimiliano Griner, Giuseppe Gulotta, Dalbert Hallenstein, Guido Harari, Stéphane Hessel, Riccardo Iacona, Ferdinando Imposimato, Roberto Ippolito, Karenfilm, Alexander Langer, Giorgio Lauro, Alessandro Leogrande, Marco Lillo, Felice Lima, Stefania Limiti, Giuseppe Lo Bianco, Saverio Lodato, Carmelo Lopapa, Rosetta Loy, Daniele Luttazzi, Paolo Madron, Vittorio Malagutti, Ignazio Marino, Antonella Mascali, Antonio Massari, Grammenos Mastrojeni, Giorgio Meletti, Luca Mercalli, Lucia Millazzotto, Davide Milosa, Alain Minc, Fabio Mini, Angelo Miotto, Letizia Moizzi, Giorgio Morbello, Edgar Morin, Anna Maria Morsucci, Giampaolo Musumeci, Loretta Napoleoni, Natangelo, Alberto Nerazzini, Paolo Nori, Gianluigi Nuzzi, Raffaele Oriani, Sandro Orlando, Max Otte, Massimo Ottolenghi, Antonio Padellaro, Pietro Palladino, Gianfranco Pannone, Arturo Paoli, Antonio Pascale, Walter Passerini, David Pearson (graphic design), Maria Perosino, Simone Perotti, Roberto Petrini, Renato Pezzini, Telmo Pievani, Ferruccio Pinotti, Carlo Porcedda, Paola Porciello, Mario Portanova, Marco Preve, Rosario Priore, Emanuela Provera, Sandro Provvisionato, Franca Rame, Ilaria Ramoni, Sigfrido Ranucci, Luca Rastello, Ermete Realacci, Marco Revelli, Piero Ricca, Gianluigi Ricuperati, Sandra Rizza, Alberto Robiati, Iolanda Romano, Raphael Rossi, Vasco Rossi, Marco Rovelli, Claudio Sabelli Fioretti, Andrea Salerno, Giuseppe Salvaggiulo, Laura Salvai, #salvaiciclisti, Ferruccio Sansa, Stefano Santachiara, Evelina Santangelo, Michele Santoro, Michele Sasso, Roberto Saviano, Luciano Scalettari, Matteo Scanni, Roberto Scarpinato, Gene Sharp, Filippo Solibello, Marina Sozzi, Giovanni Spinosa, Riccardo Staglianò, Franco Stefanoni, Luca Steffenoni, Daniel Tarozzi, theHand, Bruno Tinti, Gianandrea Tintori, Marco Travaglio, Gianfrancesco Turano, Elena Valdini, Vauro, Mario Vavassori, Concetto Vecchio, Gianluca Versace, Giovanni Viafora, Francesco Vignarca, Anna Vinci, Carlo Zanda, Alessandro Zardetto, Carlotta Zavattiero, Luigi Zoja.
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PRETESTO 1 f a pagina 37
“Dopo il terzo figlio, mi chiamarono e mi dissero: ‘Senti, abbiamo capito che vuoi fare la mamma, ti diamo un’ottima buonuscita, pensaci’.” Silvia, part time e madre di tre figli.
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PRETESTO 2
f a pagina 8
“ Questo libro è fatto di voci, di amiche, conoscenti, donne con cui sono venuta in contatto attraverso il mio blog, che con generosità hanno risposto a domande come queste: Quante volte a settimana hai la signora delle pulizie? Chi sparecchia? Quanto guadagni? Come vorresti cambiare il tuo lavoro? Hai avuto i figli che desideravi o ne vorresti altri? Sei libera? Sei felice?”
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f a pagina XX
“ Va bene, lo Stato fa schifo, promette servizi che non mantiene... ma perché aspettare? L’innovazione più radicale deve partire dalla piccola repubblica rappresentata da ogni famiglia, da ogni coppia.” Dalla prefazione di Lia Celi.
f a pagina 36
“ In effetti, visto il mio ruolo non possono declassarmi, ma lo sai, ci sono mille modi in cui le donne vengono degradate dopo la maternità.” Anna, caporedattrice in un settimanale, mamma di Marco.
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PRETESTO 3
f a pagina XVIII
“ Le statistiche parlano chiaro: i paesi più progrediti, felici e fecondi sono quelli in cui le donne, madri e no, possono spendere i loro talenti e le loro competenze nel lavoro e nella politica con la stessa libertà degli uomini.” Dalla prefazione di Lia Celi.
f a pagina 31
“ Con l’aiuto di stick e del calendario, ho cercato di saltare esattamente i mesi nei quali restare incinta avrebbe significato partorire al momento del rinnovo del contratto...” Sara, co.co.co in un’associazione non profit, neomamma.
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f a pagina XV-XVI e XXII
“La maternità è sempre l’inizio di una guerra, che vede da un lato la neomadre e dall’altro una coalizione di volenterosi sabotatori, datori di lavoro, colleghi, politici di colori assortiti, preti, suocere, pubblicitari, rotocalchi... Ora tocca a noi combattere casa per casa, a cominciare dalla nostra.” Dalla prefazione di Lia Celi.
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© Chiarelettere editore srl Soci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol S.p.A. Lorenzo Fazio (direttore editoriale) Sandro Parenzo Guido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.) Sede: Via Guerrazzi, 9 - Milano isbn 978-88-6190-608-2 Prima edizione: settembre 2014 www.chiarelettere.it blog / interviste / libri in uscita
La citazione in occhiello è tratta da Astrid Lindgren, Pippi Calzelunghe, edizioni Salani, Milano 2009, pp. 81-84. I versi della poesia La pozzanghera di Wisława Szymborska citata alla pagina 68 sono tratti dalla raccolta Opere, a cura di Pietro Marchesani, collana La Nave Argo, Adelphi, Milano 2008, p. 591. Le citazioni alle pagine 94-95 sono tratte da Ho adottato mamma e papà, a cura di Laura Monica Majocchi, Edizioni Centro Studi Erickson, Trento 2010.
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Elisabetta Ambrosi
Guerriere Prefazione di Lia Celi
chiarelettere
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© 2014 Chiarelettere editore srl Elisabetta Ambrosi è nata a Roma, dove tutt’oggi vive. Dopo una laurea e un dottorato in Filosofia politica, è diventata giornalista professionista e ha lavorato a lungo nella rivista di cultura «Reset» e collaborato con numerosi quotidiani e riviste nazionali (tra cui «la Repubblica», «Europa», «Il Riformista», «l’Unità», «A», «Myself»). Oggi, come free lance, pubblica i suoi articoli su «il Fatto Quotidiano», dove si occupa della rubrica settimanale Il conformista, e su «Vanity Fair», dove cura il blog Sex and (the) stress. Scrive di cultura, editoria, tv, politica, lavoro e temi sociali, bioetica, questioni di genere, infanzia. Ha all’attivo alcuni libri: Non è un paese per giovani (con Alessandro Rosina, Marsilio, 2009), Inconscio ladro! Malefatte degli psicoanalisti (La Lepre Edizioni, 2010), Chi ha paura di Nichi Vendola? (Marsilio, 2011), ha curato Sos Tata. Dai 6 ai 9 anni (Kowalski, 2012) e Mamma a modo mio (Urra-Feltrinelli, 2013).
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Sommario
Prefazione. Arrenderci mai di Lia Celi
XV
guerriere Questo libro Prima parte. Il lavoro La mia giornata Aspetto un figlio, in che lingua lo dico? Dimmi che contratto hai, ti dirò che gravidanza avrai Rientro in ufficio, se il problema è nella testa (degli altri) Mamme a partita Iva, ma che fatica Tempo indeterminato, non sempre un idillio Part time, sogno o trappola? Top manager, troppo lontane da noi terrestri Quelle che restano a casa Io, mia mamma, mia nonna allo specchio
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© 2014 Chiarelettere editore srl Seconda parte. Il corpo Figlio sì, figlio no, ma la crisi non aiuta L’industria del bebè Volevo solo restare incinta Mamme adottive, combattenti al quadrato Ospedale che vai, parto che trovi Nascita, la voglio umana Rientro a casa, giorni da incubo (e padri in fuga) Non chiamatela (sempre) depressione post partum L’allattamento è mio e lo combatto a modo mio Il sesso delle mamme
69 71 78 84 90 96 102 107 112 117 123
Terza parte. L’organizzazione Cronache di ordinaria follia Padri (ancora) troppo lontani Mamme separate: metà soldi, doppio lavoro Sfamarli ogni sera, questo è il problema Colf ? Più o meno un’utopia Compiti a casa, ovvero studia l’oviparo dopo cena La sua salute, tra corse dal pediatra e amletici dubbi La guerra del lettone (e delle regole) Incubo estate: cento giorni per lui, venti per te Quel terzo tempo inesistente
129 131 138 143 149 154 159 166 173 181 188
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Š 2014 Chiarelettere editore srl Quarta parte. I soldi Dal passeggino al pannolino, il baby è un salasso Se per il nido bisogna vincere la lotteria Rebus tata, ovvero quando manca la nonna chilometro zero Maschio o femmina, il baby sitter costa troppo Corsi di sport, per pagarli accendo un mutuo? Cibi biologici, costi stellari Scuola pubblica o privata, comunque gratis non è Quando la famiglia viaggia Adolescenti succhia-soldi Aiuti dai nonni, quel prezzo da pagare
195 197 205
Conclusione. Piccolo elogio della difesa creativa Ringraziamenti
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Prefazione
Arrenderci mai di Lia Celi
L’esercito nemico Meno male che i due film 300 e 300-L’alba di un impero hanno reso Sparta un mito pop. Così non farò troppo la figura della saccente ricordando che nella polis più aristocratica e militarista della Grecia antica nessuno aveva diritto a una pietra tombale, tranne due categorie: gli uomini caduti in battaglia e le donne morte di parto. Ottusi e protofascisti finché si vuole, gli spartani, ma venticinque secoli fa avevano già messo a fuoco la semplice verità che ai nostri contemporanei va pazientemente spiegata e debitamente illustrata con un libro come quello di Elisabetta Ambrosi: la maternità è la guerra delle donne. Se vigesse ancora la severa legge di Sparta, non vi sarebbero quasi più lapidi con nomi femminili: grazie ai progressi della medicina e dell’igiene, partorire un figlio non è più un rischioso corpo a corpo con l’imponderabile, come fino a pochi decenni fa. Ma è sempre l’inizio di una guerra, lo scoppio di un conflitto la cui dichiarazione era stata siglata otto mesi prima dalle due lineette rosse sul test di gravidanza. E che vede da un lato la neomadre, dall’altro una coalizione di volenterosi sabotatori – formata da datori di lavoro, colleghi e colleghe, politici e politiche di colori
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assortiti, preti, suocere, pubblicitari, rotocalchi – impegnati congiuntamente a espellerla da ogni settore della vita civile ed economica del nostro paese e a rinchiuderla fra le mura domestiche. Con ogni mezzo: moral suasion, minacce, ricatti, mobbing, trabocchetti. Dopo due o tre decenni passati a sentirsi raccontare quanto è meravigliosa, appagante, imprescindibile e socialmente utile l’esperienza della maternità, la donna italiana, quando infine ha in braccio il suo bambino, scopre di colpo di essere diventata una zeppa nell’ordinato ingranaggio della collettività, un impaccio nella catena produttiva, una persona a ridotta mobilità, non più del tutto autosufficiente, bisognosa di aiuti, assistenza e servizi per assicurare lo stesso rendimento di prima della gravidanza. Lei, che per conquistare un pezzetto di mondo delle dimensioni di una scrivania, si è sforzata di dimostrare fin dai banchi di scuola di essere una che non deve chiedere mai, ora deve chiedere sempre. Tolleranza, permessi, sostituzioni, elasticità, consigli, pasti pronti, una spesa fatta, un orecchio paziente. E quel che l’amareggia è che lei stessa, prima di quelle fatali due lineette, simpatizzava con l’esercito nemico: guardava con irritazione le colleghe che chiedevano permessi perché il bimbo aveva la febbre o uscivano dall’ufficio prima per andare ai colloqui con gli insegnanti. (Consiglio alle mamme lavoratrici: alle colleghe senza figli dite che uscite prima perché avete appuntamento con l’estetista o il corso di zumba. Troverete più comprensione.) Bentornati nel Mesolitico Quel che dovrebbe amareggiarla di più è che anche il suo potenziale alleato più prezioso, il padre del bambino, non
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Prefazione XVII
combatte al suo fianco, ma si comporta come un osservatore Onu, testimone interessato, non coprotagonista, di un conflitto che non lo riguarda direttamente. Nelle risposte delle mamme (tante) intervistate da Elisabetta, i padri dei bambini sono presenze evanescenti, figure sullo sfondo. Non lottano insieme alle loro donne per ottenere una società e un mondo del lavoro a misura di genitori e di bimbi, ma nei casi migliori comprendono, fiancheggiano, simpatizzano. Nemmeno i più progressisti si spingono a dire che madri e padri devono potersi dividere alla pari figli e lavoro. Al massimo, sostengono che le donne devono poter «conciliare». Un verbo che dovrebbe far turbinare le ovaie a ogni donna di buon senso, perché in soldoni «conciliare» significa «trovare un lavoro che ti permetta di portare a casa due soldi, così il tuo amor proprio è contento, ma anche di fare le pulizie e badare ai figli, così è contento anche tuo marito». Gli uomini non ci pensano nemmeno a conciliare e nessuno glielo chiede, neppure noi donne. Perché la nostra società, malgrado internet, i treni ad alta velocità e la fecondazione assistita, è ancora intimamente tarata sul tardo Mesolitico, culla del sistema patriarcale: compito primario delle donne è badare a famiglia e figli, agli uomini spetta procacciare il cibo e difendere il territorio. E non basta un secolo di lotte per l’emancipazione e per le pari opportunità a smantellare una struttura mentale ed emotiva che ci portiamo dietro da dodicimila anni. Così consolidata da sembrare «naturale» mentre è solo culturale, ancorché molto molto vecchia. È come se a forza di portare un abito lo confondessimo con la nostra pelle e non concepissimo nemmeno più l’idea di potercelo togliere di dosso e cambiarlo, anche se è diventato antiquato, logoro, sporco e non ci protegge più né dal caldo né dal freddo.
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Per le mamme che sono precarie e hanno paura del futuro Per le mamme che hanno partita Iva e ce la potrebbero fare, se lo Stato le aiutasse Per le mamme che un tempo indeterminato ce l’hanno, ma non basta a essere felici Per le mamme che vorrebbero un figlio, ma hanno paura di buttarsi Per le mamme che vorrebbero chiedere al marito: mi aiuti? Per le mamme che si domandano ogni giorno: ma quanto costano i figli? Per le mamme che vorrebbero un figlio, ma il figlio non arriva Per le mamme che sono incinte e non sanno come dirlo al lavoro Per le mamme che stanno pensando di adottarlo Per le mamme che sono incinte e non sanno dove partorire Per le mamme che hanno partorito, sono a casa e si sentono stanche (e un po’ sole) Per le mamme che hanno scelto di restare a casa Per le mamme che si sono separate e si chiedono se ce la faranno Per le mamme che fanno tutto da sole, perché i nonni non ci sono
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Elisabetta Ambrosi
GUERRIERE PREFAZIONE DI
Lia Celi IL MANIFESTO DELLE NUOVE MAMME ITALIANE
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Elisabetta Ambrosi GUERRIERE
Elisabetta Ambrosi è nata Roma e ha conseguito una laurea e un dottorato in Filosofia politica. Giornalista professionista, ha collaborato con varie testate nazionale. Oggi scrive per “Il Fatto” e Vanityfair.it, dove cura il blog “Sex and (the) stress”. È autrice di NON È UN PAESE PER GIOVANI (con Alessandro Rosina), INCONSCIO LADRO. MALEFATTE DEGLI PSICOANALISTI, CHI HA PAURA DI NICHI VENDOLA?, MAMMA A MODO MIO. GUIDA PRATICA ED EMOTIVA PER NEOMAMME FUORI DAL CORO e SOS TATA 6--9 ANNI.
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Cuore in gola, telefonino all’orecchio, orologio sotto gli occhi, sono le mamme acrobate di oggi che inseguono un equilibrio tra lavoro, famiglia, figli e se stesse. Donne abituate a salti mortali, a silenziose battaglie quotidiane su mille fronti, mentre lo Stato sembra dimenticarle. Queste combattenti sono le nuove mamme italiane di cui ci parla Elisabetta Ambrosi. Come riuscire a sopravvivere in mezzo agli ostacoli? Se lo Stato promette servizi che non mantiene, vara leggi sulla tutela delle madri lavoratrici che poi non fa rispettare, mentre il lavoro dà sempre meno reddito, l’innovazione più radicale deve partire dalla piccola repubblica rappresentata dalla famiglia. Non resta che rimboccarsi le maniche, trovare strategie alternative, scegliere bene le battaglie da combattere per indirizzare al meglio le energie. La prima a farlo è stata proprio Elisabetta Ambrosi che ha deciso di indagare le tattiche di sopravvivenza quotidiana di amiche e donne conosciute attraverso il blog “Sex and (the) stress”, alle quali ha chiesto di raccontare le loro giornate, la ripartizione dei carichi in famiglia, la divisione dei ruoli con il padre, il percorso professionale, il lavoro attuale, lo stipendio e ciò che vorrebbero dallo Stato. Ne nasce un libro fatto di voci femminili, precarie, autonome, partite Iva, dipendenti, per le quali avere un figlio non è più una scelta normale, è un lusso. Ma anche un vademecum alla sopravvivenza, fisica e mentale, fatto di consigli da mettere in pratica per far quadrare i conti.