L'imposta patrimoniale

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“Semplificare il groviglio delle imposte sul reddito è la condizione essenziale affinché gli accertamenti cessino di essere un inganno, anzi una farsa. Affinché i contribuenti siano onesti, fa d’uopo anzitutto sia onesto lo stato… Oggi, la frode è provocata dalla legge.”

www.chiarelettere.it I S B N 978-88-6190-243-5

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788861 902435

Date: 06/09/2011 Designer: David Pearson e. david@davidpearsondesign.com t. +44 (0) 20 7837 6654

LUIGI EINAUDI I N S T A N T

B O O K

L’IMPOSTA PATRIMONIALE C H I A R E L E T T E R E

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€ , Progetto grafico: David Pearson

Luigi Einaudi L’imposta patrimoniale

         Luigi Einaudi (‒)

CHIARELETTERE Instant Book

Bisogna ricreare fiducia. Questo è il miracolo dell’imposta straordinaria sul patrimonio.

Trimmed size: 110·0mm (w) x 180·0mm (h) Spine width: 6·0mm ISBN: 9788861902435 Special instructions: Each title in the Instant Book series uses 1 x PANTONE colour (PANTONE 206 U) and 1 x process colour (black); is to be printed on a cotton-rich, uncoated cover board (approx. 300gsm) and finished with matt varnish or equivalent invisible sealant. The front cover artwork is to be subtly debossed (see page 2 for deboss guide).



instant book Discorsi e testimonianze di pensiero libero, piccoli saggi, articoli, lettere. Contro censure e condizionamenti. Libri politici per cercare un’altra politica e ritrovare un pensiero forte. Libri del passato pensati per il futuro. Usiamoli.


luigi einaudi (Carrù, 1874 – Roma, 1961)

Economista, politico e giornalista italiano, è stato il secondo presidente della Repubblica. Intellettuale di fama mondiale, già senatore del Regno nel 1919, con l’avvento del fascismo si dimise e, durante la Seconda guerra mondiale, si rifugiò come esule in Svizzera. È considerato uno dei padri della Repubblica italiana. Vicepresidente del Consiglio, ministro delle Finanze, del Tesoro e del Bilancio nel IV governo De Gasperi, tra il 1945 e il 1948 fu governatore della Banca d’Italia, incarico che abbandonò quando fu eletto presidente della Repubblica. Suo figlio, Giulio, fondò la casa editrice che porta il suo nome. Tra le sue molte opere vanno ricordate: Lo scrittoio del Presidente, Prediche inutili, Lezioni di politica sociale, Saggi sul risparmio e l’imposta, Le prediche della domenica.


Luigi Einaudi

L’imposta patrimoniale

chiarelettere


© Chiarelettere editore srl Soci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol S.p.A. Lorenzo Fazio (direttore editoriale) Sandro Parenzo Guido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.) Sede: via Melzi d’Eril, 44 – Milano ISBN 978-88-6190-243-5 Prima edizione: settembre 2011 www.chiarelettere.it BLOG / INTERVISTE / LIBRI IN USCITA


Sommario

Nota editoriale Perché non oggi di Francesco Giavazzi

VII IX

L’imposta patrimoniale

L’imposta patrimoniale è la sola democratica?

3

Imposta sul patrimonio ed imposta sul reddito

9

La bugia e le sue conseguenze

17

Le imposte che non diminuiscono mai

25

Il miracolo della straordinaria patrimoniale 31 L’imposta sugli incrementi di patrimonio

39

Manomorte tributarie

47

L’imposta successoria

55



Nota editoriale

Il saggio L’imposta patrimoniale fu pubblicato per la prima volta dalle Edizioni de «La città libera» nel marzo del 1946 quando molto accesa era la discussione e il confronto su come far ripartire l’economia italiana dopo la tragedia della guerra e il collasso economico. Allora Luigi Einaudi ricopriva l’incarico di governatore della Banca d’Italia (dal 5 gennaio 1945 all’11 maggio 1948) ed era componente della Consulta nazionale. Il suo contributo si inseriva in una serie di pubblicazioni del Partito liberale italiano che consistevano in fascicoli «in cui sono dibattuti i più vivi problemi del momento», come si legge nella quarta, e nella collezione di quaderni in cui «sono accolti studi personali di carattere storico e filosofico-politico». Evidente in questa iniziativa e in altre dello stesso periodo il rilievo che rivestiva il pensiero liberale. Alla collezione collaboravano voci importanti come Carlo Antoni, filosofo (Della storia d’Italia, Ciò che vivo e ciò che è morto della dottrina di Marx), Guido Carli, futuro governatore della Banca d’Italia (La riforma industriale in Italia), Sergio Steve, economista, esperto di finanza (La riforma tributaria in Italia), Eugenio Artom, membro della Consulta e dirigente del Partito liberale (Previdenza e assistenza sociale), Giuseppe Medici, liberale e poi senatore e ministro Dc (La riforma agraria in Italia), Umberto Zanotti Bianco, filantropo e ambientalista, futuro presidente di Italia Nostra, Leone Cattani, segretario del Partito liberale nel 1945 e poi tra i fondatori del Partito radicale nel 1955, Niccolò Carandini, anch’egli tra i fondatori del Partito radicale e del Movi-


VIII L’imposta patrimoniale mento europeo italiano, Giambattista Rizzo, senatore e membro della Consulta. L’obiettivo era quello «di suscitare un moderno liberalismo volto all’avvenire e capace di operarvi con arditezza, secondo lo spirito della sua costante tradizione». Tempi molto lontani. Il saggio è pubblicato con il permesso della Fondazione Luigi Einaudi, che ringraziamo.


Perché non oggi di Francesco Giavazzi

Scrive l’autore nel libretto che vi apprestate a leggere: «Il miracolo che l’imposta straordinaria patrimoniale è chiamata a compiere in Italia è davvero grande: nientemeno che mutare a fondo la psicologia del contribuente. [...] Essa infatti gli dice: “Vivi sicuro e fidente. Io vengo fuori ad intervalli rarissimi, dopo una grande guerra, nel 1920 e poi, forse di nuovo, nel 1946, per mettere una pietra tombale sul passato e liquidare il grosso delle spese derivanti dalla guerra. Per l’avvenire tu pagherai solo le imposte ordinarie che tu stesso, per mezzo dei tuoi mandatari in parlamento, avrai deliberato per far fronte alle spese correnti dello Stato. Saranno alte o basse a seconda tu vorrai. Se tu amministrerai bene le cose tue non saranno mai gravose”. [...] Il miracolo che essa [la straordinaria patrimoniale] deve compiere [...] è dare per la prima volta ai contribuenti italiani, coi fatti e non con le prediche di noialtri economisti, la sensazione precisa che si vuol mutare rotta [...] che è finita l’era lunga (1860-1945) dell’incremento continuo ed esasperan-


X L’imposta patrimoniale

te delle imposte ordinarie sul reddito. Gli aumenti [saranno d’ora in poi riservati] ai momenti di pericolo, alle grandi opere trasformatrici [...]. Anche gli italiani sono disposti a veder raddoppiate, triplicate le aliquote delle imposte sul reddito quando la patria fa ad essi appello per una causa giusta. [...] Ma perciò occorre che il peso dell’insieme delle molte inspiegabili imposte sul reddito sia ridotto ad un limite ragionevole». Le condizioni dell’Italia nel 2011 sono molto distanti da quelle che Einaudi riteneva giustificassero un’imposta patrimoniale. Quante volte questa classe politica ha annunciato di voler «cambiare rotta»? Quante volte ha promesso che le tasse d’ora in poi sarebbero state «alte o basse a seconda che tu vorrai [e comunque] mai gravose» e che «è finita l’era lunga dell’incremento continuo ed esasperante delle imposte». Qual è stata «la guerra», quali «le grandi opere trasformatrici» che stanno a fronte del nostro debito, salito dal 60 per cento del Pil nel 1980 al 120 dieci anni più tardi? Negli anni Novanta le privatizzazioni ridussero il debito di dieci punti in rapporto al Pil, abbassandolo in poco più di un quinquennio dal 117 al 107 per cento. Ma quel beneficio ce lo siamo «mangiati» nel decennio successivo e il debito è oggi tornato al 118 per cento. Altro che «mutare rotta» e «por fine all’era lunga dell’incremento continuo ed esasperante delle impo-


Perché non oggi XI

ste»: venduti i gioielli di maggior valore, la spesa al netto degli interessi ha ricominciato a crescere (sale dal 41 al 46 per cento del Pil nel decennio successivo alle privatizzazioni) e cresce di un punto (dal 45 al 46 per cento) anche la pressione fiscale. Questi governanti hanno perduto la fiducia dei contribuenti. Non la riguadagneranno con una patrimoniale, il cui beneficio oggi farebbe la fine delle privatizzazioni degli anni Novanta. Per riguadagnare la fiducia è necessario dimostrare, anno dopo anno, di essere capaci di produrre quegli avanzi di bilancio che sono necessari per sostenere il debito. A questo scopo tassare i redditi da capitale alla stregua di ogni altro reddito (cioè non con un’aliquota separata, bensì sommandoli agli altri redditi) non solo sarebbe equo, ma aiuterebbe anche a produrre quegli avanzi di bilancio. E la patrimoniale? Lasciamola, come scrive Einaudi, per il giorno in cui avremo governanti sulla cui credibilità nessun contribuente potrà nutrire dubbi – se mai verranno.


“Semplificare il groviglio delle imposte sul reddito è la condizione essenziale affinché gli accertamenti cessino di essere un inganno, anzi una farsa. Affinché i contribuenti siano onesti, fa d’uopo anzitutto sia onesto lo stato… Oggi, la frode è provocata dalla legge.”

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Date: 06/09/2011 Designer: David Pearson e. david@davidpearsondesign.com t. +44 (0) 20 7837 6654

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Luigi Einaudi L’imposta patrimoniale

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