L'intoccabile

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principio attivo Inchieste e reportage


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Legenda delle immagini sul retro di copertina 1

Il documento di cessione della società Chil Post da Tiziano Renzi, padre di Matteo, alla moglie Laura Bovoli. Prima del fallimento il padre del premier ha venduto la parte sana alla moglie, salvando così il patrimonio dai creditori. Tra i beni, i contratti e i fondi trasferiti risulta anche il Tfr di Matteo Renzi, assunto come dirigente dall’azienda prima di essere eletto presidente della Provincia. I contributi sono versati prima dalla Provincia, poi dal Comune.

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Atto di modifica della fondazione renziana Big bang, ora Open (novembre 2013, a un mese dalle primarie in cui Renzi conquisterà la segreteria del Pd), che vede l’ingresso dell’attuale ministro Maria Elena Boschi ai vertici insieme ai fedelissimi Marco Carrai, Alberto Bianchi e Luca Lotti.

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Elenco creditori della società Chil Post. Tra questi figura il Credito cooperativo di Pontassieve, che concede un mutuo di 500.000 euro senza alcuna garanzia. Il Credito cooperativo è guidato dall’amico di Renzi Matteo Spanò, già direttore della Florence Multimedia, la società creata dall’attuale premier quando era presidente della Provincia, poi passato alla presidenza del Museo dei ragazzi, con Renzi sindaco di Firenze.

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Il piano stilato nel 2012 da Diego Volpe Pasini, consigliere di Berlusconi, per vincere le elezioni politiche. Il progetto, con il benestare di Marcello Dell’Utri e Denis Verdini, identifica Matteo Renzi come l’unico possibile erede del Cavaliere.

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La lettera del procuratore Pier Luigi Vigna che nel febbraio 2012 lascia l’incarico di consulente del Comune di Firenze, rimproverando a Renzi di usare il ruolo di sindaco come trampolino per la sua carriera politica.

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Rendiconto finanziario annuale dell’associazione Link (2011). Le entrate compaiono sotto la voce «erogazioni liberali», senza alcuna indicazione sulla provenienza.

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L’ultimo affidamento della Provincia di Firenze governata da Matteo Renzi alla società Florence Multimedia, guidata dai fedelissimi di Renzi, che riceve dall’ente circa 10 milioni di euro in cinque anni.

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Atto costitutivo e statuto dell’associazione Link, la prima fra quelle create da Renzi per finanziare la sua ascesa politica. Solo la Link ha incamerato circa 800.000 euro. Renzi non ha mai reso noti i nomi dei finanziatori.

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Elenco contributi elargiti da alcuni parlamentari del Pd alla fondazione Big bang, poi Open, di Matteo Renzi.

10 Bilancio 2013 della fondazione Open. Alla voce «oneri per servizi» sono indicate le spese per promozione e propaganda. Nel 2012, anno delle primarie perse contro Bersani, la fondazione investe 812.000 euro, nel 2013, anno delle primarie vinte da Renzi, 693.000 euro. 11 La lettera di dimissioni dell’assessore al Bilancio del Comune di Firenze Claudio Fantoni (2012), che rimprovera all’attuale premier la totale noncuranza nei confronti della situazione contabile del Comune. 12 La prima relazione del ministero dell’Economia e delle finanze sulle casse della Provincia nell’era Renzi. L’indagine contesta «gravi irregolarità» su spese per un totale di circa 20 milioni di euro.


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“Tra dieci anni questo qui o è presidente del Consiglio o è in carcere.” Giuseppe Matulli, ex leader democristiano in Toscana e tra i primi sostenitori di Renzi, 2004.

pretesto 1 f pagina 62


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“La sola cosa che siamo certi si potrebbe fare è il coinvolgimento del solo giovane uomo che ci fa vincere: Matteo Renzi.” Dal documento “Rosa tricolore”, stilato dai vertici del Pdl per vincere le elezioni politiche del 2013.

pretesto 2 f pagina 29


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“Senza Denis Verdini ora Renzi chissà cosa farebbe. Gli deve tutto il suo successo. Di sicuro non sarebbe premier.” Diego Volpe Pasini, tra i più intimi consiglieri di Berlusconi.

“Nel dicembre 2011 la Corte dei conti e il ministero dell’Economia segnalano numerose irregolarità nella gestione renziana della Provincia dal 2004 al 2009. L’indagine contesta una spesa complessiva di 20 milioni di euro.” Le indagini fanno riferimento soprattutto alle spese della Provincia per finanziare la Florence Multimedia, società creata da Renzi e guidata dai suoi fedelissimi.

pretesto 3 f pagine 32, 69


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“Matteo ha partecipato alla Ruota della fortuna perché lo segnalai io a Mike.” Nicola Bovoli, zio di Renzi, amico di Mike Bongiorno e per anni in affari con Publitalia e Fininvest.

“È stato Verdini a consegnarmi a Renzi al ballottaggio.” Giovanni Galli, candidato sindaco di Firenze per il Pdl nel 2009.

pretesto 4 f pagine 22, 28


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“Scusami, Riccardo, abbi pazienza, Matteo deve andare di corsa a Milano in trasmissione alle Invasioni barbariche, ha bisogno di andarci in elicottero, ce l’hai disponibile?” Andrea Bacci, presidente del cda della Florence Multimedia, società controllata dalla Provincia di Firenze, al telefono con Riccardo Fusi, titolare dell’azienda di costruzioni Btp, 12 dicembre 2008.

pretesto 5 f pagina 71


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Š Chiarelettere editore srl Soci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol S.p.A. Lorenzo Fazio (direttore editoriale) Sandro Parenzo Guido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.) Sede: via Guerrazzi 9, 20145 Milano isbn 978-88-6190-631-0 Prima edizione: novembre 2014 www.chiarelettere.it blog / interviste / libri in uscita Progetto grafico di copertina: David Pearson www.davidpearsondesign.com

Per essere informato sulle novitĂ del Gruppo editoriale Mauri Spagnol visita il sito www.illibraio.it


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Davide Vecchi

L’intoccabile

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Davide Vecchi (1974), giornalista, si occupa principalmente di cronaca giudiziaria e politica. Ha seguito, tra l’altro, la vicenda Monte dei Paschi di Siena, il caso Ruby che ha coinvolto Silvio Berlusconi, il fallimento del Credito cooperativo fiorentino di Denis Verdini e lo scandalo veneziano legato al Mose. Ha svolto inchieste su Renzi e il potere renziano, con articoli ripresi dai principali media italiani. Ha lavorato per l’Adnkronos e «l’Espresso», dal 2010 è a «il Fatto Quotidiano».


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Sommario

Prefazione di Marco Travaglio XIII l ’ intoccabile

Questo libro

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Prima parte. I padrini 9 Nicola Bovoli, un maestro in famiglia 11 Denis Verdini, lo sponsor nel centrodestra 24 Marco Carrai, il coprotagonista nell’ombra 35

Seconda parte. L’irresistibile ascesa al potere 49 Una carriera politica a dispetto del partito 51 Spese pazze in Provincia 61 Gli appalti della cricca 71 L’inchiesta Castello sbaraglia gli avversari 84 Sindaco di Firenze, il trampolino di lancio 97 Le casseforti e i finanziatori di Renzi 112 La rottamazione e la sfida a Bersani 127 La conquista di Palazzo Chigi 144 Appendice. I documenti 155


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Prefazione di Marco Travaglio

Matteo Renzi non è soltanto il più giovane presidente del Consiglio della storia d’Italia, davanti a Benito Mussolini. È anche il più osannato e soprattutto il più misterioso. A parte le solite agiografie dei turiferari al seguito, nessuno finora aveva davvero investigato a fondo e sistematicamente le radici della sua irresistibile (o resistibile?) ascesa politica. Nessuno – men che meno il vasto pubblico che stravede per lui con percentuali di consenso formidabili – sa davvero come il giovanotto di Rignano sull’Arno abbia costruito il suo sistema di relazioni e protezioni nell’attesa di metter fuori il periscopio e uscire allo scoperto con la sua prima vera campagna elettorale: quella del 2003-2004 che lo portò alla presidenza della Provincia di Firenze. E di lì, in meno di sette anni, sulle poltrone di sindaco della sua città, di segretario del Pd e infine di capo del governo. Il primo ad averci provato sul serio, con un lavoro certosino e appassionato, è stato Davide Vecchi, cronista di gran razza, che per «il Fatto Quotidiano» pedina Renzi da un paio d’anni. E le cose che ha scoperto, per il nostro giornale e per questo libro, sono a dir poco illuminanti. Solo gli ingenui possono pensare che un boy scout di provincia, noto fra gli amici come «il Bomba» per la spiccata attitudine a spararle grosse, possa scalare il potere in un paese come l’Italia con una tale rapidità e facilità, e soprattutto da solo. A spiegare la strepitosa arrampicata non bastano le sue innegabili doti di coraggio, prontezza, velocità, abilità comunicativa e sintonia con la pancia del paese, rimasta a digiuno dopo il ventennio berlusconiano. Il self-made man è roba americana, non


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L’intoccabile

italiana. Il nostro italianissimo selfie mad man ha, dietro le spalle, robusti appoggi. La qual cosa non sarebbe affatto uno scandalo, se fosse tutto dichiarato e alla luce del sole. Purtroppo non lo è. Ogni tanto, per puro caso o incidente, capita di scoprire qualche altarino. Per esempio che, quando Matteo era sindaco di Firenze, l’amico Marco Carrai gli metteva gentilmente a disposizione, a titolo gratuito, un pied-à-terre in via degli Alfani, senza neppure fargli pagare l’affitto e in palese conflitto d’interessi, visti i numerosi incarichi pubblici che Carrai ricopre. Un’altra volta affiora un’affettuosa amicizia con il pluri-imputato uomo berlusconiano Denis Verdini, che nessuno sa di preciso quando sia cominciata né perché. E ancora, dal fallimento di una società del babbo Tiziano e dalla conseguente inchiesta della Procura di Genova per bancarotta fraudolenta salta fuori un groviglio di aziende che passano di mano in mano, fra soci effettivi e prestanome, e che soprattutto usano con disinvoltura contratti atipici di precariato e addirittura impiegano extracomunitari clandestini in nero, con strascichi di cause di lavoro che almeno in tre occasioni certificano violazioni dello Statuto dei lavoratori. Altro che articolo 18. Poi c’è il rapporto, tutto da chiarire, con Silvio Berlusconi, l’unico politico della «vecchia guardia» che il polemicissimo Renzi non attacca, non sfancula, non critica, non sfida, non contraria, non scontenta mai. Anzi, gliele dà tutte vinte. Il legame indissolubile fra i due non è mediato da Verdini: è diretto, profondo, antico e naturalmente misterioso. Nelle pagine di questo libro Davide Vecchi fornisce una chiave di lettura piuttosto credibile: segue la pista che porta allo zio Nicola Bovoli, fratello della madre di Matteo, che fu dirigente del gruppo Rizzoli e poi entrò in affari con Fininvest, al punto da raccomandare il nipote prediletto per la famosa e fruttuosa (un bottino di 48 milioni di lire in cinque puntate) comparsata alla Ruota della fortuna nel 1994: un gioco tutt’altro che d’azzardo, visto che per certi amici del Biscione le vincite erano assicurate. Poi, certo, arrivarono gli incontri ufficiali e ufficiosi: quello del 2005 fra il Caimano e il presidente della Provincia alla Prefettura


© 2014 Chiarelettere editore srl Prefazione

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di Firenze, con Verdini a fare da sensale. E quello del 2010, già con la fascia tricolore di sindaco, nella villa di Arcore: Matteo si credeva così furbo da riuscire a tenerlo segreto, ma a divulgarlo provvide l’entourage del Cavaliere, costringendolo a imbarazzate e imbarazzanti spiegazioni e insegnandogli quant’è relativo il concetto di furbizia. Ora il Pregiudicato e lo Spregiudicato si vedono di continuo e dappertutto: dal Nazareno a Palazzo Chigi, senza neppure nascondersi, anche se nel frattempo l’ex Cavaliere è stato condannato ed espulso dal Senato. Infatti considera Matteo il suo unico erede: populista, bugiardo e gattopardesco quanto basta. Infatti ne fiancheggia con entusiasmo e spudoratezza il governo (che peraltro completa la sua opera lasciata a metà). Infatti continua a sognare un «partito unico» con lui: non solo nei fatti, ma anche davanti al notaio. Basta il fatto che lo Spregiudicato di Rignano abbia sdoganato il Pregiudicato di Arcore a spiegare tanta corrispondenza di amorosi sensi? O c’è qualcosa nel loro passato che dobbiamo ancora scoprire? E ancora, tanto per fare un altro esempio: che ci faceva un uomo delle operazioni riservate Cia come Michael Ledeen al matrimonio di Carrai, in mezzo a banchieri, prelati, alti magistrati, imprenditori, nobiluomini, giornalisti, editori, top manager, finanzieri, faccendieri, oltre naturalmente a Matteo, premier e testimone dello sposo, impegnato proprio in quei giorni a dipingersi come vittima inerme e piagnucolante dei «poteri forti»? Insomma, oltre alla squadra di governo che tutti purtroppo vediamo, formata da ragazzotti e fanciulle tanto mediocri e ignoranti quanto pretenziosi e arroganti, ce n’è un’altra che dirige il traffico da dietro le quinte? Tali interrogativi ancora avvolgono il passato e il presente del selfie mad man, e dunque di noi tutti italiani da lui governati o sgovernati. E fanno de L’intoccabile un libro in progress: quando finisci di leggerlo ti rimane l’acquolina in bocca. Perché già pregusti il secondo volume.


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