principio attivo Inchieste e reportage
Š Chiarelettere editore srl Soci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol S.p.A. Lorenzo Fazio (direttore editoriale) Sandro Parenzo Guido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.) Sede: via Guerrazzi 9, 20145 Milano isbn
978-88-6190-607-5
Prima edizione: febbraio 2015 www.chiarelettere.it / interviste / libri in uscita
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Progetto grafico di copertina: David Pearson www.davidpearsondesign.com
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Prefazione
“Il mio obiettivo non era divulgare i nomi degli evasori fiscali quanto richiamare l’attenzione dei mezzi di comunicazione e della politica.”
pretesto 1 f pagine 163-164
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La cassaforte degli evasori
“Racconto la mia esperienza per evitare che altri testimoni subiscano le conseguenze che ho dovuto sopportare io.”
“Si capisce perché gli uomini politici non fanno nulla per combattere l’evasione fiscale, lo strapotere delle banche e la corruzione. Proteggendo le banche, proteggono se stessi.”
pretesto 2 f pagine 137, 69
Prefazione
“I conti copiati dai sistemi informatici della banca Hsbc riguardano piĂš di 10.000 clienti italiani, oltre 12.000 francesi, quasi 11.000 britannici, 6000 statunitensi, 1800 giapponesi e altrettanti spagnoli, 1300 greci. E poi ci sono i cinesi, i brasiliani, gli argentini, i turchi, i libanesi: uomini e donne ricchissimi di 183 paesi del mondo.â€? Dalla prefazione di Angelo Mincuzzi.
pretesto 3 f pagina XV
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La cassaforte degli evasori
“Colui che perde i soldi in Italia o a Montecarlo è lo stesso che li guadagna in Svizzera. Perdite e guadagni sono totalmente falsi perché i soldi non cambiano proprietario.” “Dentro un’azienda o una banca basta una sola persona contraria al mantenimento del segreto per far saltare tutto.”
pretesto 4 f pagine 80, 163
Prefazione
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“L’Italia ha avuto più informazioni degli altri paesi ma da Roma è arrivato uno stop: le leggi italiane, a differenza di quelle spagnole, non consentivano l’uso giudiziario di informazioni ottenute attraverso canali non ufficiali.”
“In Europa non ci sono leggi per la tutela dei testimoni che denunciano reati scoperti nei luoghi di lavoro. I whistleblowers o lanciatori d’allerta sono indifesi.”
pretesto 5 f pagine 105, 136
HervĂŠ Falciani
La cassaforte degli evasori con Angelo Mincuzzi
chiarelettere
Hervé Falciani (1972) è un ingegnere informatico italofrancese. Dal 2009 ha cominciato a collaborare con le polizie di diversi paesi permettendo loro di accedere al sistema informatico della banca privata Hsbc, un colosso internazionale con sede a Ginevra, dove lavorava dal 2001. Inseguito dalla polizia svizzera, Falciani si è rifugiato in Francia e nel 2012 è stato arrestato in Spagna. La cosiddetta Lista Falciani (130.000 nomi) ha reso possibile il recupero di milioni di euro evasi da cittadini soprattutto francesi e spagnoli. L’11 dicembre 2014 Falciani è stato rinviato a giudizio in Svizzera per spionaggio economico avendo svelato il segreto bancario. Qualche giorno prima i magistrati francesi e belgi avevano messo sotto inchiesta la stessa banca Hsbc per frode fiscale organizzata, riciclaggio, associazione a delinquere e intermediazione finanziaria illegale grazie alle prove fornite da Falciani, causando anche gravi imbarazzi diplomatici con la Svizzera. I dati dei clienti italiani sono pervenuti all’Italia nel 2010. Anche l’Argentina ha da poco denunciato la Hsbc per aver aiutato quattromila suoi cittadini a evadere il fisco. Infine le Authority americane, inglesi e svizzere hanno inflitto alla banca ingenti multe per aver manipolato il mercato dei cambi. Nel 2014 si è candidato alle elezioni europee per la Spagna con il Partido X. Angelo Mincuzzi è caporedattore e inviato del quotidiano «Il Sole 24 Ore» e autore di importanti inchieste su politica ed economia. Ha pubblicato con Giuseppe Oddo il libro Opus Dei. Il segreto dei soldi. Dentro i misteri dell’omicidio Roveraro (Feltrinelli 2012). Nel 1992 ha seguito l’inchiesta Mani pulite e negli anni successivi le indagini sul crac della Parmalat, della Fondazione San Raffaele di Milano e delle società dei Ligresti. Ha scritto sulle inchieste e i processi di Silvio Berlusconi e su numerose altre indagini giudiziarie legate all’evasione e ai paradisi fiscali. Nel 1989 ha raccontato da Berlino Est i fatti che hanno portato alla caduta del Muro e da Bucarest la caduta del regime di Ceausescu.
Sommario
Prefazione. L’uomo che vale miliardi di Angelo Mincuzzi
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la cassaforte degli evasori
Prima parte. La mia sfida ai padroni del mondo Addio segreto bancario La vita in paradiso Le due anime della Hsbc La trappola: il viaggio a Beirut Lo scandalo dei nomi
Seconda parte. Lo strapotere delle banche Il segreto è tutto A ciascuno il suo paradiso fiscale L’Italia, la Grecia e gli altri La svolta I soldi del crimine e la corruzione dei politici
Terza parte. Che fare?
Un sistema per difendere i «lanciatori d’allerta» Una nuova finanza L’impegno politico La lotta all’evasione fiscale
Appendice
I documenti interni della Hsbc Le percentuali corrisposte agli intermediari
7 14 27 40 50 67 84 104 112 126 135 146 154 159 167 184
Prefazione
L’uomo che vale miliardi di Angelo Mincuzzi
Il fantasma di Bouvet L’isola di Bouvet, a metà strada tra l’Africa e l’Antartide, è il posto più remoto del pianeta. Sulla sua superficie, quasi interamente coperta di ghiaccio, vivono leoni marini, foche, gabbiani e pinguini, oltre ad alcune specie di vegetali semplici come muschi e licheni, ma nessun essere umano. Com’è possibile allora che un suo abitante abbia aperto un conto e depositato dei soldi in una delle più grandi banche del mondo? È una delle tante domande che si pongono gli investigatori francesi quando, nel 2009, cominciano a esaminare migliaia di file della Hsbc Private Bank sequestrati nel computer di un dipendente dell’istituto. Da dove salta fuori il misterioso cittadino di Bouvet, se l’isola non ha neppure un residente? È un errore di chi ha trascritto quei dati o una procedura interna per proteggere l’identità di un importante evasore fiscale? E per quale motivo un istituto come la Hsbc avrebbe alterato i suoi registri inventando una falsità così grossolana? Il «fantasma di Bouvet» è uno dei 127.000 clienti della Hsbc Private Bank di Ginevra finiti al centro di un caso che nel 2009 ha fatto tremare il mondo bancario svizzero. Il 20 gennaio di quell’anno, su richiesta della magistratura elvetica, la Procura di Nizza perquisisce una casa sulle colline di Mentone, al confine con l’Italia, e sequestra il computer del suo proprietario, Hervé Falciani, ingegnere informatico nato nel 1972 a Montecarlo ma con doppia cittadinanza, francese e italiana.
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La cassaforte degli evasori
Quando cominciano ad analizzare i file archiviati nella memoria del computer, gli investigatori restano a bocca aperta: tra i clienti della Hsbc ci sono migliaia di società, trust e fondi d’investimento domiciliati nei paradisi fiscali. Gli agenti ritrovano anche le transazioni dei depositi bancari e tutti gli strumenti finanziari utilizzati nella gestione dei soldi, come opzioni, obbligazioni e azioni. Sullo schermo si materializzano inoltre documenti interni riservati, i nomi dei gestori che amministrano i patrimoni depositati, i rapporti scritti dopo ogni visita ai clienti e la rete completa degli intermediari, vale a dire i punti di contatto tra clienti e gestori, intersezioni strategiche nell’attività della banca. L’archivio segreto della Hsbc è, insomma, sotto i loro occhi. La Lista Falciani Il nome di Hervé Falciani compare sulle prime pagine dei giornali alla fine del 2009, quando i quotidiani europei lo identificano come l’autore dell’elenco dei presunti evasori della Hsbc di Ginevra, la cosiddetta Lista Falciani. L’attenzione dei media si concentra fin da subito sulle identità dei ricchi personaggi che hanno portato in Svizzera i loro patrimoni, quasi sempre senza dichiararli alle autorità fiscali dei propri paesi. Nessuno coglie, però, la vera portata eversiva dell’operazione. Le migliaia di informazioni finite nelle mani del fisco e della giustizia francesi – e di lì a poco consegnate, almeno in parte, alle autorità di altri paesi – sono il colpo definitivo al segreto bancario svizzero. Non era mai successo che l’intero archivio di una banca fosse copiato e rivelato alla pubblica opinione. L’azione di Falciani è uno schiaffo impossibile da digerire per il paludato mondo delle banche private e per la Confederazione svizzera, perché il giovane ingegnere italofrancese svela al mondo che nelle casse delle banche i soldi puliti si mescolano con il denaro di evasori fiscali, narcotrafficanti, mafiosi e criminali di
Prefazione
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ogni tipo. Uomini in gessato e boss con i mitra, fianco a fianco, senza distinzioni. Il guanto di sfida è lanciato a una delle banche più potenti del mondo. La Hsbc (Hong Kong & Shanghai Banking Corporation), fondata nel 1865, è un colosso con 6200 uffici in 74 paesi, 52 milioni di clienti e 254.000 dipendenti. Secondo la classifica Global 2000 del magazine americano «Forbes», nel 2014 era al quattordicesimo posto tra le più grandi società del mondo e registrava ricavi per 79,6 miliardi di dollari, profitti per 16,3 miliardi, asset per 2671,3 miliardi e una capitalizzazione di Borsa pari a 192,6 miliardi di dollari. Il ramo che si occupa dei grandi patrimoni, la Hsbc Private Bank, gestisce asset per 382 miliardi di dollari. E sono proprio le informazioni su queste centinaia di miliardi a finire, con tutto il resto, nel computer di Falciani. I conti copiati dai sistemi informatici della banca riguardano più di 10.000 clienti italiani, oltre 12.000 francesi, quasi 11.000 britannici, 6000 statunitensi, 1800 giapponesi e altrettanti spagnoli, 1300 greci. E poi ci sono i cinesi, i brasiliani, gli argentini, i turchi, i libanesi: uomini e donne ricchissimi di 183 paesi del mondo. Tra questi anche 110 conti di residenti a Niue, un paradiso fiscale del Pacifico che conta 1400 abitanti: quasi uno ogni dieci avrebbe depositato soldi alla Hsbc. Un record, se fosse vero. La guardia di finanza riceve i dati dei clienti italiani all’inizio del 2010. Poco dopo anche la Procura di Torino ottiene una lista dal procuratore di Nizza Éric de Montgolfier, che per primo ha messo le mani sui documenti sequestrati. In Italia arrivano 6963 «posizioni finanziarie» di clienti che hanno depositato oltre otto miliardi di euro. Si tratta in gran parte di imprenditori e professionisti del Nord. Gli investigatori della guardia di finanza avviano accertamenti su tremila di loro e individuano redditi non dichiarati per 570 milioni di euro, scoprendo 76 evasori totali che non avevano mai presentato una dichiarazione dei redditi.