La paga dei padroni

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Giorgio Meletti è responsabile della redazione economica del Tg La7. Ha lavorato al “Corriere della Sera”, dove si è occupato in prevalenza dell’industria pubblica e degli incroci tra economia e politica. Ha curato con Luca De Biase, BIDONE.COM (Fazi 2001), storia della bolla internet all’italiana.

Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat,“la Repubblica”, settembre 2006.

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“MI SONO LIMITATO A DIRE QUELLO CHE PENSO E CHE MOLTI DOVREBBERO GIÀ SAPERE... È INUTILE PICCHIARE SU CHI STA ALLA LINEA DI MONTAGGIO PENSANDO DI RISOLVERE I PROBLEMI... QUANDO SI PERDONO 3 MILIONI DI EURO AL GIORNO E UNO PENSA CHE SIA COLPA DEGLI OPERAI, VUOL DIRE CHE HA SALTATO QUALCHE PONTE SULLA SUA STRADA.”

Gianni Dragoni Giorgio Meletti LA PAGA DEI PADRONI

Gianni Dragoni è inviato de “Il Sole 24 Ore”. Si occupa di temi legati all’industria pubblica, le privatizzazioni, i bilanci delle società di calcio. Cura la rubrica PAY WATCH, che analizza le retribuzioni dei manager delle società quotate.

LA PAGA DEI

PADRONI BANCHIERI, MANAGER,IMPRENDITORI.COME E QUANTO GUADAGNANO I PROTAGONISTI

DEL CAPITALISMO ALL’ITALIANA Gianni Dragoni Giorgio Meletti

I numeri fanno impressione. Mentre la Borsa nel 2007 ha perso l’8 per cento circa, gli stipendi dei manager sono saliti del 17 per cento. Idem per il 2006. Intanto le retribuzioni medie dei lavoratori non crescono e sono tra le più basse d’Europa. Aumento di stipendio senza risultati: ecco la nuova formula del capitalismo vincente. Se l’Impregilo nel 2004 e nel 2005 ha perso centinaia di milioni, l’amministratore delegato Pier Giorgio Romiti ha ricevuto negli stessi anni compensi per più di 2 milioni di euro. COSÌ FAN TUTTI. Manager, banchieri e capitani d’industria restano immuni da responsabilità. Se c’è qualcosa che non va la colpa è sempre della politica o del mercato internazionale. Questo è un viaggio nel capitalismo italiano raccontato attraverso le retribuzioni (e le prestazioni) della nostra classe dirigente. Un sistema granitico, di signorie e vassallaggi. I nomi sono sempre gli stessi da anni: Ligresti, Pesenti, Berlusconi, Tronchetti Provera, Moratti, Agnelli, Colaninno, Romiti, De Benedetti, Caltagirone, Benetton... E poi c’è Mediobanca, l’epicentro del potere finanziario da sempre, la scatola nera del privilegio. La parola chiave è una sola: obbedienza. Allora lo stipendio milionario è assicurato. Come insegna la saga infinita dei dirigenti pubblici, spostati da una parte all’altra, sempre con buonuscite record, e dopo aver accumulato, molto spesso, perdite disastrose. E quella dei capitalisti senza capitali, che controllano una società con un’altra società, un’altra ancora, un’altra... Così hanno diritto a pochi dividendi, ma il potere è loro, basta una firma ed ecco che scatta il compenso d’oro. La politica si può criticare. Ma guai a criticare loro, gli imprenditori. Guai a criticare Confindustria, oggi governata da Emma Marcegaglia. Eppure almeno una domanda va fatta: perché se Confindustria Sicilia decide di espellere chi paga il pizzo lo stesso trattamento non vale per chi ammette di aver pagato tangenti? Nel marzo 2008 Antonio Marcegaglia, numero uno della Marcegaglia Spa, ha patteggiato undici mesi di reclusione, pena sospesa, per corruzione.


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