La cura

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Un pessimismo duro e compatto come una lastra di piombo. Ma la cura è possibile. Ecco un decalogo di proposte (dopo un’impietosa denuncia) per costruire una società basata sul merito, la legalità e l’uguaglianza. Un’uguaglianza dei diritti, dal basso. Troppi giovani bravi e onesti restano al palo. Troppe donne emarginate. Troppi singoli contro il concistoro delle lobby. Troppi spiriti liberi lasciati soli contro il conformismo dei partiti, dei sindacati, delle chiese. Serve una terapia d’urto. Cominciamo stabilendo una penalità per chi concorra a ottenere lo stesso lavoro dei propri genitori, il sorteggio al posto delle lottizzazioni, la rotazione delle cariche, l’ineleggibilità contro i conflitti d’interesse... E per promuovere realmente la democrazia inseriamo il referendum propositivo, la possibilità di revoca da parte degli elettori, la mozione di sfiducia verso rettori, dirigenti, presidenti... Per vincere la guerra c’è una camicia di gesso da mandare in pezzi. Michele Ainis, costituzionalista, opinionista, saggista, insegna a “Roma Tre”. Fra i suoi libri: per Laterza, LA LEGGE OSCURA e VITA E MORTE DI UNA COSTITUZIONE; per Mondadori, SE 50.000 LEGGI VI SEMBRAN POCHE; per Rizzoli, LE LIBERTÀ NEGATE; per Garzanti, STATO MATTO e CHIESA PADRONA.

CONTRO IL POTERE DEGLI INETTI PER UNA REPUBBLICA DEGLI EGUALI

Michele Ainis LA CURA

“VOLETE BUONE LEGGI? BRUCIATE QUELLE CHE AVETE, E FATENE DI NUOVE.” Voltaire

“I CITTADINI SONO UGUALMENTE AMMISSIBILI A TUTTI GLI INCARICHI E IMPIEGHI PUBBLICI SECONDO LE LORO CAPACITÀ, E SENZA ALTRA DISTINZIONE CHE QUELLA DELLE LORO VIRTÙ E DEI LORO TALENTI.” Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, 1789

LA CURA Michele Ainis

www.chiarelettere.it I S B N 978-88-6190-071-4

9

788861 900714

14,00 Progetto grafico: David Pearson www.davidpearsondesign.com

UN DECALOGO PER RICOMINCIARE DA ZERO



Pamphlet, documenti, storie reverse


Autori e amici di

chiarelettere Michele Ainis, Avventura Urbana Torino, Andrea Bajani, Bandanas, Gianni Barbacetto, Stefano Bartezzaghi, Oliviero Beha, Marco Belpoliti, Daniele Biacchessi, David Bidussa, Paolo Biondani, Tito Boeri, Caterina Bonvicini, Beatrice Borromeo, Alessandra Bortolami, Giovanna Boursier, Carla Buzza, Andrea Camilleri, Olindo Canali, Davide Carlucci, Luigi Carrozzo, Andrea Casalegno, Antonio Castaldo, Carla Castellacci, Pietro Cheli, Massimo Cirri, Fernando Coratelli, Carlo Cornaglia, Roberto Corradi, Pino Corrias, Riccardo Cremona, Gabriele D’Autilia, Vincenzo de Cecco, Andrea Di Caro, Franz Di Cioccio, Gianni Dragoni, Giovanni Fasanella, Massimo Fini, Fondazione Fabrizio De André, Goffredo Fofi, Massimo Fubini, Milena Gabanelli, Vania Lucia Gaito, Pietro Garibaldi, Mario Gerevini, Gianluigi Gherzi, Salvatore Giannella, Francesco Giavazzi, Stefano Giovanardi, Franco Giustolisi, Didi Gnocchi, Peter Gomez, Beppe Grillo, Guido Harari, Ferdinando Imposimato, Karenfilm, Giorgio Lauro, Alessandro Leogrande, Marco Lillo, Felice Lima, Stefania Limiti, Giuseppe Lo Bianco, Saverio Lodato, Carmelo Lopapa, Vittorio Malagutti, Antonella Mascali, Giorgio Meletti, Luca Mercalli, Lucia Millazzotto, Angelo Miotto, Letizia Moizzi, Giorgio Morbello, Loretta Napoleoni, Natangelo, Alberto Nerazzini, Gianluigi Nuzzi, Raffaele Oriani, Sandro Orlando, Antonio Padellaro, Pietro Palladino, Gianfranco Pannone, David Pearson (graphic design), Maria Perosino, Roberto Petrini, Renato Pezzini, Telmo Pievani, Paola Porciello (web editor), Marco Preve, Rosario Priore, Emanuela Provera, Sandro Provvisionato, Luca Rastello, Marco Revelli, Piero Ricca, Gianluigi Ricuperati, Sandra Rizza, Marco Rovelli, Claudio Sabelli Fioretti, Andrea Salerno, Laura Salvai, Ferruccio Sansa, Evelina Santangelo, Michele Santoro, Roberto Saviano, Matteo Scanni, Roberto Scarpinato, Filippo Solibello, Riccardo Staglianò, Luca Steffenoni, theHand, Bruno Tinti, Marco Travaglio, Elena Valdini, Vauro, Concetto Vecchio, Carlo Zanda.


pretesto 1

f a pagina 32-33

“In Italia non c’è più posto per chi canta fuori dal coro. Non a caso il servilismo è ormai la malattia etica degli italiani.”


pretesto 2

f a pagina 163

“Dobbiamo affiancare al referendum abrogativo quello propositivo… E c’è da sperimentare nuove forme di democrazia ‘partecipativa’ o ‘deliberativa’. Quali? Il bilancio partecipativo a Porto Alegre consegna ai cittadini il 25% delle decisioni di spesa.”


f a pagina 144

“Contro i vecchi blocchi di potere via ogni carica a vita, nelle istituzioni e nella società civile.”

f a pagina 123

“L’80% di assicurazioni e banche ospita nei propri organismi direttivi soggetti con incarichi nei gruppi concorrenti. Un’anomalia tutta italiana.” Inchiesta ufficiale dell’Autorità Antitrust, gennaio 2009.


pretesto 3

f a pagina 169-170

“La revoca degli eletti (recall ) s’adatta ai casi di cattiva amministrazione, negligenza, abuso di potere. Negli Usa esiste dal 1911… esiste in Canada, nella Federazione Russa, in vari paesi dell’America latina. C’è una ragione per vietarne l’uso alle nostre latitudini?”


f a pagina 138

“Abbiamo trasformato il rito elettorale in mito, in un lavacro che purga ogni infezione: dimenticando che ogni elezione è sempre, in realtà, una cooptazione.”

f a pagina 112

“C’è una specifica ragione se la politica preferisce i co.co.co, i contratti a termine. Perché così può scegliere i fedeli, stabilizzandoli se dimostrano obbedienza, e nel frattempo tenendoli per anni sotto schiaffo.”


Š Chiarelettere editore srl Soci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol S.p.A. Lorenzo Fazio (direttore editoriale) Sandro Parenzo Guido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.) Sede: Via Guerrazzi, 9 - Milano isbn 978-88-6190-071-4 Prima edizione: settembre 2009 www.chiarelettere.it blog / interviste / libri in uscita


Michele Ainis

La cura

chiarelettere


Michele Ainis, costituzionalista, è un siciliano trapiantato a Roma da vent’anni e passa. A Messina, nel 1978, scrive la sua tesi di laurea con la guida di Temistocle Martines, che successivamente lo avvia alla carriera accademica, e soprattutto gli impartisce una lezione di rigore civile. A suo modo, questo stesso libro ne è una conseguenza. Ma questo libro è anche l’ultimo d’una serie fin troppo nutrita. Nell’ordine: L’entrata in vigore delle leggi (Cedam 1986); Cultura e politica (Cedam 1991); Le parole e il tempo della legge (Giappichelli 1996); La legge oscura (Laterza 1997, nuova edizione 2002, più volte ristampato); Se 50.000 leggi vi sembran poche (Mondadori 1999); L’ordinamento della cultura (Giuffrè 2003, nuova edizione 2008, con M. Fiorillo); La libertà perduta (Laterza 2003); Le libertà negate (Rizzoli 2004); Vita e morte di una Costituzione (Laterza 2006); Stato matto (Garzanti 2007); Chiesa padrona (Garzanti 2009). Ainis ha anche pubblicato, insieme a Martines, un Codice costituzionale, che ha ricevuto due edizioni per i tipi di Laterza (l’ultima nel 2002), sei edizioni per i tipi della Led (l’ultima nel 2007). Ha curato un Dizionario costituzionale (Laterza 2000), nonché – fra l’altro – Informazione, potere, libertà (Giappichelli 2005) e I referendum sulla fecondazione assistita (Giuffrè 2005). E ha firmato un centinaio di saggi scientifici su vari temi del diritto costituzionale. Dopo di che, se scrivere è una forma di nevrosi (almeno in questo caso sì), c’è da aggiungere un’intensa attività di editorialista, con più di cinquecento articoli su vari organi di stampa. Sporadicamente sul «Corriere della Sera» (nel 1997), «Italia Oggi» (1998-2000), «Il Riformista» (2003-2006), «Panorama» (2005), «Il Sole 24 Ore» (2009). In modo organico e continuativo su «La Stampa», dal 1998 in poi. Da qui qualche riconoscimento, che in Italia non si nega mai a nessuno. Per esempio il premio Tosato (1990), un premio della Cultura della presidenza del Consiglio dei ministri (1991), il premio «Libri dell’anno nella scienza giuridica» (1997 e 2004), il premio «Giurista dell’anno» da parte della European Law Students’ Association (1999), il premio «Santa Marinella» (2004). Quanto all’insegnamento, comincia nel 1984. Come ricercatore a Messina, poi a «La Sapienza» di Roma, quindi (da ordinario) all’Università di Teramo, infine a «Roma Tre». È un quarto di secolo, ti curva un po’ la schiena. Ma d’altronde siamo stati tutti più giovani in passato.


Sommario

Questo libro

xiii la cura

Una scossa per la democrazia

3

L’ascensore guasto 3 - Ingiustizia e inefficienza 6 - Crisi di legalità 10 La legge del demerito 13 - Una resistenza culturale 17 - La legge del merito 21 - Eguaglianza e libertà 23 - Come stabilire i meriti? 25 Il caso e lo Stato 28 - Il potere degli inetti 30

Primo. Disarmare le lobby

35

L’Italia delle corporazioni 35 - Lealtà di gruppo e interessi generali 39 - In difesa del «non socio» 42 - Regole di ferro per le associazioni 44 - Basta con le lobby invisibili 46 - Contro il monopolio degli ordini professionali 48

Secondo. Rompere l’oligarchia di partiti e sindacati

51

Un nuovo assolutismo 51 - Cooptati anziché eletti 53 - La strage delle garanzie costituzionali 55 - Una legge sui partiti 59 - Una legge sui sindacati 61

Terzo. Dare voce alle minoranze

65

Il divario fra i sessi 65 - Discriminazioni alla rovescia 68 - Eguaglianza fra chi? 71 - Troppa tutela ostacola la libertà di scelta? 72 - Un’offesa alla dignità? 74 - Un freno al merito? 75 - Il successo delle azioni positive 76 - Ma in Italia no 78 - Le cinque regole delle azioni positive 81


Quarto. Annullare i privilegi della nascita

85

Quanto pesa il clan 85 - Affari di famiglia 88 - Primo rimedio: la tassa di successione 91 - Secondo rimedio: «azioni negative» 94

Quinto. Rifondare l’università sul merito

97

Il disastro dell’istruzione superiore 97 - L’università gonfiata 101 - Libera laurea, libera cattedra 104 - L’esempio degli Stati Uniti 106

Sesto. Garantire l’equità dei concorsi

109

Le origini egualitarie del concorso pubblico 109 - Precari e sanatorie 111 Le mani della politica 112 - La beffa dei «concorsi interni» 114 - La via d’uscita? Sorteggiamo i commissari 115 - Ma anche il caso vuole le sue regole 118

Settimo. Neutralizzare i conflitti d’interesse

121

Chi accumula poltrone e chi rimane in piedi 121 - Politici polivalenti 123 - Il mantello dell’impunità 125 - Giustizia domestica 127 - Se il controllato controlla il proprio controllore 128 - Gli strani guardiani dell’amministrazione 130 - Tre proposte di rottura 132

Ottavo. Favorire il ricambio della classe dirigente

135

Comandanti a vita 135 - Che fare? Cariche a rotazione 138 - Un argine alla rieleggibilità 140 - Due mandati e basta 143 - La rotazione delle sedi 146

Nono. Impedire il governo degli inetti

147

Se la politica divorzia dalla cultura 147 - Lo specchio di una società 149 - Guantánamo? È in Affanistan 152 - Ministri per caso 154 - La regola: politici competenti 157

Decimo. Promuovere il controllo democratico

159

L’elettore schiavo 159 - Prove generali di democrazia diretta 161 - Se contassimo il non voto 164 - La revoca degli eletti 167 - La mozione di sfiducia 171

Dalle parole ai fatti

173

Il decalogo

175

Bibliografia

177

Ringraziamenti

185


Questo libro

Una guerra silenziosa arma l’uno contro l’altro gli italiani. È la guerra del diritto contro il privilegio, dell’equità contro l’ingiustizia. È anche la guerra dei più giovani contro il potere degli anziani. Delle donne contro le strettoie d’una società maschile. Dei singoli contro il concistoro delle lobby. Dei talenti contro i parenti. Più in generale degli spiriti liberi, dei senza partito, contro l’obbedienza cieca e serva reclamata dalla politica. Per vincere la guerra c’è una camicia di gesso da mandare in pezzi. Quella del localismo, del nepotismo, del maschilismo, del clientelismo, del corporativismo, del favoritismo, dell’affarismo e di tutti gli altri ismi che paralizzano la società italiana. Perché da queste parti l’ascensore sociale non funziona, è sempre fermo al piano di partenza. Perché ti passa la voglia di sbatterti e sudare, quando sai già in anticipo che la tua carriera dipende dal certificato di nascita che hai ricevuto in sorte, o nel migliore dei casi dalla benevolenza dei potenti. E perché infine questa situazione ti toglie slancio, dinamismo, fiducia nel futuro. Da qui un pessimismo duro e compatto come una lastra di piombo. Il futuro non è più quello di una volta, diceva il poeta Valéry. Oggi lo dice, pressoché all’unisono, il popo-


xiv

La cura

lo italiano. C’è insomma in circolo come uno scoramento collettivo, un senso di frustrazione che si è trasformato in depressione. Nessuna autorità, sia civile sia politica, riscuote più il consenso del popolo italiano. E dunque si salvi chi può. Dentro la cornice delle regole, ma più spesso al di fuori. Difatti la sfiducia nel sistema deborda fatalmente in sfiducia nelle regole che governano il sistema, nella loro capacità d’assicurare un minimo d’equità alla nostra convivenza. C’è quindi bisogno d’una cura. Anzi: serve una terapia d’urto, non basterà qualche aspirina. D’altronde le regole consuete non valgono durante un’emergenza: c’è un diritto per il tempo di pace, ma c’è anche un diritto per il tempo di guerra. E la crisi di libertà, di giustizia, d’efficienza, di legalità che si è rovesciata sull’Italia è altrettanto micidiale d’una guerra, perché ha corrotto il nostro tessuto connettivo, il nostro paesaggio umano, così come le bombe devastano il paesaggio naturale. Questa sciagurata condizione rende l’Italia un laboratorio perfetto per sperimentare soluzioni non convenzionali. Poi, se funzionano, magari in qualche caso potremmo anche esportarle: dopotutto il problema di coniugare eguaglianza e libertà all’insegna del merito è un problema universale. Però la questione si pone proprio qui a lettere maiuscole, dunque è qui che c’è maggiore urgenza d’un brevetto. Per meglio dire, c’è urgenza di un doppio colpo di frusta, sia per la società civile sia per la società politica. Rompendo il potere delle corporazioni, delle camarille, delle lobby, che sono un ostacolo all’affermazione dei migliori. Ma al tempo stesso rompendo il potere dei partiti, restituendo lo scettro ai cittadini, innervando la democrazia rappresentativa con un’iniezione di democrazia diretta. Perché nessuna terapia può guarire l’ammalato se non interviene lì dove si propaga l’infezione,


Questo libro

xv

all’origine della catena di comando. E perché il pesce, come dicono nel Meridione, puzza sempre dalla testa. Al termine di questo viaggio, dovremo perciò correggere il concetto stesso di democrazia, o almeno la falsa democrazia che conosciamo. Da qui il decalogo che percorre questo libro: dieci proposte radicali, per estirpare la malapianta alla radice. Non sempre, a questo scopo, è indispensabile coniare una regola nuova di zecca. Talvolta il rimedio esiste già, soltanto che non viene mai applicato: nella Costituzione italiana, per esempio, c’è un serbatoio di soluzioni di cui quasi nessuno sospetta l’esistenza. Oppure il rimedio era stato individuato nei secoli scorsi dai nostri antenati, per poi cadere nell’oblio: l’esperienza dell’antica Grecia può ancora impartirci una lezione. Ma in via generale in Italia l’ordine costituito ha legittimato il disordine esistente, sicché c’è bisogno di fondare un nuovo ordine, senza troppi compromessi col passato. Come osservò Voltaire (1764, p. 437), Londra divenne una città ordinata dopo che un incendio la ridusse in cenere, obbligando i londinesi a ridisegnare strade e piazze. Ecco perciò la conclusione: «Volete buone leggi? Bruciate quelle che avete, e fatene di nuove».


Un pessimismo duro e compatto come una lastra di piombo. Ma la cura è possibile. Ecco un decalogo di proposte (dopo un’impietosa denuncia) per costruire una società basata sul merito, la legalità e l’uguaglianza. Un’uguaglianza dei diritti, dal basso. Troppi giovani bravi e onesti restano al palo. Troppe donne emarginate. Troppi singoli contro il concistoro delle lobby. Troppi spiriti liberi lasciati soli contro il conformismo dei partiti, dei sindacati, delle chiese. Serve una terapia d’urto. Cominciamo stabilendo una penalità per chi concorra a ottenere lo stesso lavoro dei propri genitori, il sorteggio al posto delle lottizzazioni, la rotazione delle cariche, l’ineleggibilità contro i conflitti d’interesse... E per promuovere realmente la democrazia inseriamo il referendum propositivo, la possibilità di revoca da parte degli elettori, la mozione di sfiducia verso rettori, dirigenti, presidenti... Per vincere la guerra c’è una camicia di gesso da mandare in pezzi. Michele Ainis, costituzionalista, opinionista, saggista, insegna a “Roma Tre”. Fra i suoi libri: per Laterza, LA LEGGE OSCURA e VITA E MORTE DI UNA COSTITUZIONE; per Mondadori, SE 50.000 LEGGI VI SEMBRAN POCHE; per Rizzoli, LE LIBERTÀ NEGATE; per Garzanti, STATO MATTO e CHIESA PADRONA.

CONTRO IL POTERE DEGLI INETTI PER UNA REPUBBLICA DEGLI EGUALI

Michele Ainis LA CURA

“VOLETE BUONE LEGGI? BRUCIATE QUELLE CHE AVETE, E FATENE DI NUOVE.” Voltaire

“I CITTADINI SONO UGUALMENTE AMMISSIBILI A TUTTI GLI INCARICHI E IMPIEGHI PUBBLICI SECONDO LE LORO CAPACITÀ, E SENZA ALTRA DISTINZIONE CHE QUELLA DELLE LORO VIRTÙ E DEI LORO TALENTI.” Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, 1789

LA CURA Michele Ainis

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