Le mani della mafia

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© Chiarelettere editore srl Soci: Gruppo Editoriale Mauri Spagnol S.p.A. Lorenzo Fazio (direttore editoriale) Sandro Parenzo Guido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.) Sede: Via Guerrazzi 9, Milano isbn 978-88-6190-557-3 Prima edizione: marzo 2014 Progetto grafico di copertina: Sara Zampieri e Nicola Scodellaro, www.pholpo.net La casa editrice rimane a disposizione per ogni adempimento relativo ai diritti di utilizzo dell’immagine di copertina. Fotocomposizione: Compos 90 S.r.l. - Milano La prima parte del libro, «Oggi», è stata scritta nel gennaio del 2014, la seconda parte, «Ieri», riproduce il testo del 1991, pubblicato da Edizioni Associate, con i necessari aggiornamenti relativi alla Bibliografia e alla Cronologia. www.chiarelettere.it blog / interviste / libri in uscita


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Maria Antonietta Calabrò

Le mani della mafia Finanza e politica tra Ior, Banco ambrosiano, Cosa nostra. La storia continua... Prefazione di Nando dalla Chiesa

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Maria Antonietta Calabrò, giornalista professionista, lavora a «Il Corriere della Sera», ufficio di Roma. Ha pubblicato migliaia di articoli sui principali argomenti di politica italiana, riforme istituzionali, attualità giudiziaria e vaticana. Premio Saint Vincent per il giornalismo 2001, si è specializzata in giornalismo investigativo. Ha collaborato a due libri della giornalista americana Claire Sterling (Cosa non solo nostra e Un mondo di ladri). L’edizione del 1991 de Le mani della mafia ha portato alla riapertura delle indagini sull’omicidio del banchiere Roberto Calvi. Nel 1993 ha pubblicato In prima linea, volume contenente dieci interviste ai più importanti magistrati italiani (da Gian Carlo Caselli a Francesco Saverio Borrelli). Dal 2001 al 2006 è stata portavoce del presidente del Senato, Marcello Pera. Rientrata al «Corriere della Sera», ha messo a segno alcuni hit giornalistici, come l’anticipazione dell’enciclica Caritas in Veritate (luglio 2009); la prima intervista a Ettore Gotti Tedeschi appena nominato presidente dello Ior (settembre 2009); la pubblicazione del Rapporto del cardinale Versaldi sui Legionari di Cristo (maggio 2010), che ha proposto il commissariamento della Legione; la pubblicazione del Memorandum of no confidence del board dello Ior sui motivi della destituzione di Gotti Tedeschi, nel maggio del 2012. Nel settembre del 2012 è stata coautrice de I segreti del Vaticano sul caso del Corvo e su Vatileaks, un instant book pubblicato dal «Corriere della Sera» in occasione dell’inizio del processo contro il maggiordomo Paolo Gabriele. Durante gli ultimi due anni, il suo lavoro si è concentrato sulle procedure di adeguamento del Vaticano e della Santa sede alle normative antiriciclaggio (Aml) e di contrasto al finanziamento del terrorismo (Cft) del Comitato Moneyval del Consiglio d’Europa e sul processo di riforma dello Ior.


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Sommario

le ma n i del l a ma fi a Oggi Premessa alla nuova edizione Trent’anni dopo Ucciso da chi? La questione sudamericana: truffe milionarie e interessi politici I conti misti dello Ior: da Calvi a Scarano

7 25 35 46 53

Ieri Prefazione. L’Italia dei cassetti di Nando dalla Chiesa 69 Prima parte. Un miliardo di dollari I due scorpioni La lettera La «fratellanza» Il banchiere e il monsignore

77 79 99 119 139


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Seconda parte. Denaro sporco Fumo di Londra 163 Salamandra 189 Una cascata di diamanti 209 Greenback 227 L’antilope 235 Barranquilla 250 L’ufficio di Montecarlo 268 Terza parte. Al di là del ponte Dies Irae Sulle tracce dell’Agenzia Al di là del ponte

287 309 333

Poscritto

355

Appendici Le società controllate dalla Manic 361 - I finanziatori esteri dell’Ambrosiano negli ultimi anni 362 - I «prenditori di fondi» dell’Ambrosiano 364 - L’operazione «Protezione» 365 - I primi venti azionisti dell’Ambrosiano 366 - Le società ombra che assicuravano il controllo del Banco ambrosiano 367 - L’operazione Greenback 368 - Elenco degli istituti di credito e delle società 369

Documentazione 371 Bibliografia 377 Cronologia 379 Indice dei nomi 397


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Giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia. Il resto è propaganda.

Horacio Verbitsky


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Oggi


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Premessa alla nuova edizione

Quell’estate del 1991 Nel giugno del 1991, terminata la prima stesura di questo libro, ero giunta alla conclusione che il presidente del Banco ambrosiano, Roberto Calvi, era stato ucciso nell’ambito della lotta tra i clan mafiosi «perdenti» e «vincenti» di Cosa nostra siciliana. Non solo. L’omicidio di Calvi rappresentava a mio avviso la cartina al tornasole dei rapporti tra finanza, politica e il sottostante mondo criminale. Una tesi molto «ardita», a quei tempi, alla quale ero arrivata ricomponendo le tessere di un puzzle assai complicato disseminate fra atti, documenti ufficiali, giudiziari e non, e «fonti aperte». Perciò, quando una bella mattina del successivo mese di luglio il Gr2 delle otto annunciò quella che oggi si chiamerebbe una sensazionale breaking news, non rimasi sorpresa. Di che cosa si trattava? Uno dei pentiti più attendibili di Cosa nostra, Francesco Marino Mannoia, aveva rivelato ai magistrati i retroscena dell’uccisione del banchiere, finito stritolato nella lotta all’ultimo sangue tra cosche che a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta aveva insanguinato Palermo e New York.


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Le mani della mafia

Davanti ai pubblici ministeri del capoluogo siciliano Guido Lo Forte e Giuseppe Pignatone, il collaboratore di giustizia, protetto dall’Fbi, sostenne che Licio Gelli aveva investito il denaro dei Corleonesi di Totò Riina nella cosiddetta banca vaticana, cioè lo Ior, l’Istituto per le opere di religione. Testualmente Mannoia raccontò di «aver sentito dire da Stefano Bontade che Pippo Calò, Francesco Madonia e altri avevano somme di denaro a Roma attraverso Licio Gelli, che ne curava gli investimenti. Si diceva che questo denaro era investito nella banca vaticana». La testimonianza calzava a pennello con la mia ricostruzione. Non mi restava che integrare con le dichiarazioni di Mannoia le bozze de Le mani della mafia. Sempre nell’estate del 1991 un altro avvenimento avrebbe incrociato la storia descritta nel libro: il vertice dei Sette grandi, il G7, che si tenne a Londra dal 15 al 17 luglio. In agenda, assieme ai tanti problemi sorti con il crollo dei regimi dell’Est europeo, c’erano le questioni legate al traffico di stupefacenti e alla criminalità organizzata. Al termine dei lavori, il G7 espresse un forte appoggio al programma antidroga dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e si impegnò ad aumentare gli sforzi per ridurre la «domanda» (cioè il consumo) di stupefacenti. Ma soprattutto esortò i paesi membri a partecipare con più energia al piano antiriciclaggio del denaro sporco avviato da una speciale task force internazionale. L’invito, naturalmente, valeva per tutti. Ma l’Italia – rappresentata a Londra dal premier Giulio Andreotti – aveva qualcosa in più da farsi perdonare. Sul nostro paese pesava da mesi l’accusa di non fare abbastanza per contrastare la criminalità o, meglio, per impedire che il fiume di denaro sporco contagiasse, attraverso il nostro sistema bancario, tutta l’Europa.


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