Le mani sulla città

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Davide Milosa è giornalista de “il Fatto Quotidiano”. Da sempre si occupa di cronaca nera e giudiziaria con particolare interesse per le infiltrazioni mafiose nel Nord Italia.

Giuseppe Spina, colonnello dei carabinieri

16,00 Progetto grafico: David Pearson www.davidpearsondesign.com

www.chiarelettere.it I S B N 978-88-6190-087-5

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“QUESTA, PURTROPPO, È UNA STORIA VERA. COME DISSE UNO ’NDRANGHETISTA: ‘NOI ABBIAMO IL PASSATO, IL PRESENTE E IL FUTURO’.”

Gianni Barbacetto Davide Milosa LE MANI SULLA CITTÀ

Gianni Barbacetto è giornalista de “il Fatto Quotidiano”. Per Chiarelettere ha pubblicato MANI SPORCHE (con Peter Gomez e Marco Travaglio, 2007).

LE MANI SULLA CITTÀ I BOSS DELLA ’NDRANGHETA

VIVONO TRA NOI E CONTROLLANO MILANO Gianni Barbacetto Davide Milosa

Milano-Italia. “Abbiamo fatto una città!” Lo dicono loro: centinaia di uomini della ’ndrangheta che vivono tra noi. Frequentano gli stessi bar, e probabilmente il supermercato dove facciamo la spesa l’hanno costruito loro. Ma noi continuiamo a ignorarlo. Quello che stupisce è lo stile di vita. Vite da ricchi, condotte nella più totale normalità. Auto da centomila euro e vestiti firmati. Imprenditori dalla faccia pulita come copertura. Avvocati un tempo insospettabili. Giovani ragazzi milanesi che diventano corrieri della droga. Storie straordinarie e incredibili, tutte raccontate con nomi e cognomi. Succede a Milano, oggi: una città che ha toccato il fondo. È questa la sfida a cui sono chiamati il sindaco Giuliano Pisapia e la nuova amministrazione. La borghesia milanese vive tranquilla, intanto i boss sono proprietari di decine di locali, ristoranti e discoteche alla moda. Veri e propri uomini d’affari, che all’occasione sono pronti a trasformarsi in spietati criminali. La città è cosa loro, guai a ostacolarli. In questo libro per la prima volta li vediamo muoversi per le vie del centro, andare allo stadio, cenare insieme e trattare partite di cocaina, costruire palazzi e centri commerciali, celebrare matrimoni a due passi dal Duomo. Ma anche intimidire, minacciare e uccidere, quando serve. E stringere rapporti con la politica, eleggere i propri candidati nelle istituzioni. Molti boss adesso sono in carcere, ma hanno passato il bastone del comando ai figli. Finalmente li vediamo. Ora tocca a noi reagire.



principio attivo Inchieste e reportage


Michele Ainis, Tina Anselmi, Claudio Antonelli, Franco Arminio, Avventura Urbana Torino, Andrea Bajani, Bandanas, Gianni Barbacetto, Stefano Bartezzaghi, Oliviero Beha, Marco Belpoliti, Daniele Biacchessi, David Bidussa, Paolo Biondani, Nicola Biondo, Tito Boeri, Caterina Bonvicini, Beatrice Borromeo, Alessandra Bortolami, Giovanna Boursier, Dario Bressanini, Carla Buzza, Andrea Camilleri, Olindo Canali, Davide Carlucci, Luigi Carrozzo, Andrea Casalegno, Antonio Castaldo, Carla Castellacci, Mario José Cereghino, Massimo Cirri, Fernando Coratelli, Carlo Cornaglia, Roberto Corradi, Pino Corrias, Andrea Cortellessa, Riccardo Cremona, Gabriele D’Autilia, Vincenzo de Cecco, Luigi de Magistris, Andrea Di Caro, Franz Di Cioccio, Gianni Dragoni, Giovanni Fasanella, Davide Ferrario, Massimo Fini, Fondazione Fabrizio De André, Fondazione Giorgio Gaber, Goffredo Fofi, Giorgio Fornoni, Nadia Francalacci, Massimo Fubini, Milena Gabanelli, Vania Lucia Gaito, Giacomo Galeazzi, Bruno Gambarotta, Andrea Garibaldi, Pietro Garibaldi, Claudio Gatti, Mario Gerevini, Gianluigi Gherzi, Salvatore Giannella, Francesco Giavazzi, Stefano Giovanardi, Franco Giustolisi, Didi Gnocchi, Peter Gomez, Beppe Grillo, Luigi Grimaldi, Dalbert Hallenstein, Guido Harari, Riccardo Iacona, Ferdinando Imposimato, Karenfilm, Giorgio Lauro, Alessandro Leogrande, Marco Lillo, Felice Lima, Stefania Limiti, Giuseppe Lo Bianco, Saverio Lodato, Carmelo Lopapa, Vittorio Malagutti, Antonella Mascali, Antonio Massari, Giorgio Meletti, Luca Mercalli, Lucia Millazzotto, Davide Milosa, Alain Minc, Angelo Miotto, Letizia Moizzi, Giorgio Morbello, Loretta Napoleoni, Natangelo, Alberto Nerazzini, Gianluigi Nuzzi, Raffaele Oriani, Sandro Orlando, Massimo Ottolenghi, Antonio Padellaro, Pietro Palladino, Gianfranco Pannone, David Pearson (graphic design), Maria Perosino, Simone Perotti, Roberto Petrini, Renato Pezzini, Telmo Pievani, Ferruccio Pinotti, Paola Porciello, Mario Portanova, Marco Preve, Rosario Priore, Emanuela Provera, Sandro Provvisionato, Sigfrido Ranucci, Luca Rastello, Marco Revelli, Piero Ricca, Gianluigi Ricuperati, Sandra Rizza, Marco Rovelli, Claudio Sabelli Fioretti, Andrea Salerno, Giuseppe Salvaggiulo, Laura Salvai, Ferruccio Sansa, Evelina Santangelo, Michele Santoro, Roberto Saviano, Luciano Scalettari, Matteo Scanni, Roberto Scarpinato, Gene Sharp, Filippo Solibello, Riccardo Staglianò, Luca Steffenoni, theHand, Bruno Tinti, Gianandrea Tintori, Marco Travaglio, Elena Valdini, Vauro, Concetto Vecchio, Giovanni Viafora, Anna Vinci, Carlo Zanda, Carlotta Zavattiero.

Autori e amici di

chiarelettere


Sommario

“Ma ti rendi conto? Abbiamo fatto una cittĂ ! A Milano lavoriamo noi.â€? Maurizio Luraghi, imprenditore edile in affari con i boss, condannato per associazione mafiosa.

pretesto 1 f pagina 121

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Le mani sulla città

“Ci sono 13 politici lombardi che hanno ricevuto i voti della ’ndrangheta.” Nicola Gratteri, procuratore aggiunto a Reggio Calabria.

“Esiste un tessuto della nostra imprenditoria che ha interesse a fare affari con le organizzazioni criminali. Vi è un degrado culturale nel quale le organizzazioni criminali si buttano a pesce. Continua a non esserci la folla di imprenditori davanti alla mia porta, nonostante non si fermino i danneggiamenti, gli atti di intimidazione, gli incendi... Non è solo per paura che gli imprenditori non denunciano.” Ilda Boccassini, procuratore aggiunto a Milano.

pretesto 2 f pagine 13, 150


Sommario

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“Questa è gente che cultura ne ha poca. Però ci sanno fare. Li ho portati a due incontri importanti con due grosse banche italiane e li hanno scioccati.” Giuseppe Melzi, avvocato, ha difeso i risparmiatori truffati dal crac di Michele Sindona. Arrestato per riciclaggio nel febbraio 2008. È definito “consulente giuridico-finanziario della cosca”.

pretesto 3 f pagina 216


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Le mani sulla città

“Nicola Padulano è un operaio siciliano e un gran lavoratore. Fa il sindacalista. Nel 2005 lavora per la cooperativa Ytaca. L’impresa gestisce il carico, lo scarico, il trasporto e lo stoccaggio delle merci. Il suo committente è la Sma, uno dei marchi più noti della grande distribuzione alimentare. La Ytaca è di proprietà del boss Marcello Paparo. Padulano raccoglie le proteste degli operai e organizza qualche sciopero. Il dirigente della Sma contatta Paparo: ‘Eh, ma guardi che questo inizia a crearci dei problemi’. Il boss manda un’ambasciata a Padulano facendogli sapere che se si dimette otterrà un corposo extra… Poco dopo due uomini aspettano Nicola sotto la sua abitazione. ‘Padulano!’ gridano. Lo massacrano di botte. Il fatto è riportato nel mattinale della Questura. Nessun giornalista lo ritiene rilevante: così a Milano un’aggressione in puro stile mafioso passa per l’ennesima volta sotto silenzio.”

pretesto 4 f pagine 329-331


Sommario

“Qui i calabresi sono la spina dorsale del Pdl. Farei la campagna elettorale con la pistola in bocca.� Carlo Antonio Chiriaco, direttore sanitario Asl Pavia, arrestato nel luglio 2010 per associazione mafiosa.

pretesto 5 f pagine 64, 70

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Š Chiarelettere editore srl Soci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol S.p.A. Lorenzo Fazio (direttore editoriale) Sandro Parenzo Guido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.) Sede: via Melzi d’Eril, 44 - Milano isbn 978-88-6190-087-5 Prima edizione: settembre 2011 www.chiarelettere.it blog / interviste / libri in uscita

00_romane.indd 8

26/07/11 11.10


Gianni Barbacetto Davide Milosa

Le mani sulla cittĂ

chiarelettere


Gianni Barbacetto, giornalista, scrive su «Il Fatto Quotidiano». Ha lavorato al «Mondo», all’«Europeo», a «Diario». Collabora a «Micromega» e al «Venerdì di Repubblica». È direttore di Omicron (l’Osservatorio milanese sulla criminalità organizzata al Nord). Nato a Milano, laureato in Filosofia, ha cominciato a lavorare per la radio (Radio Milano Libera, Radio Città, Radio Rai). Negli anni Ottanta, ha contribuito a fondare il mensile «Società civile», che ha diretto per una decina d’anni. Si è molto divertito, anni fa, a condurre un programma televisivo di economia e finanza su una tv privata (Rete A). Ha realizzato, con il regista Mosco Boucault, il documentario per la rete franco-tedesca Arte sul Lodo Mondadori, mai trasmesso in Italia. Ha lavorato per la tv (Annozero, Blunotte), il cinema (A casa nostra di Francesca Comencini), il teatro (A cento passi dal Duomo di Giulio Cavalli). I suoi libri: Milano degli scandali (con Elio Veltri), prefazione di Stefano Rodotà, Laterza, 1991; Campioni d’Italia, prefazione di Enrico Deaglio, Tropea, 2002; B. Tutte le carte del Presidente, Tropea, 2004. Compagni che sbagliano, il Saggiatore, 2007. Il guastafeste, Ponte alle Grazie, 2009. Se telefonando, Melampo, 2009; Il grande vecchio, Bur Rizzoli, 2009. Con Peter Gomez e Marco Travaglio ha pubblicato Mani pulite, Editori Riuniti, 2002, e Mani sporche, Chiarelettere, 2007. Davide Milosa, giornalista, scrive su «Il Fatto Quotidiano». Ha lavorato per il quotidiano free press «City», per il «Corriere della Sera» nella redazione delle Grandi cronache. Ha collaborato con «il manifesto», con «Narcomafie», con «S Sicilia» e «S Calabria». Nato a Milano nell’agosto del 1972, è laureato in Storia della filosofia contemporanea con una tesi sull’ateismo nell’opera di Albert Camus. Nel 2009 ha fondato il sito milanomafia.it con l’obiettivo di raccogliere e ordinare il materiale sulla presenza delle cosche in Lombardia e dare visibilità a notizie che i grandi giornali troppo spesso tengono nel cassetto. Da sempre si occupa di cronaca nera e giudiziaria con particolare interesse alle infiltrazioni mafiose nel Nord Italia.


Sommario

le mani sulla città

Tavola 1: Le mani sulla città Tavola 2: Le mani sulla provincia Questo libro

2 4 9

Prima parte. La politica secondo i boss 11 La nuova capitale della ’ndrangheta Affari d’oro a Milano e dintorni

13 63

Seconda parte. Sangue, terra e cemento

99

Barbaro-Papalia: i padroni di Milano Il volto pulito della ’ndrangheta Vecchi e nuovi sindaci

101 115 133

Terza parte. La città della coca 153 ’Ndrangheta e coca Traffici internazionali Grandi alleanze Quelli di Duisburg

155 163 191 201


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Le mani sulla città

Quarta parte. La capitale del riciclaggio 207 Un cittadino al di sopra di ogni sospetto Il clan Onorato e i suoi bravi ragazzi Insider trading mafioso Da Provenzano ai Casalesi

209 227 243 251

Quinta parte. All’ombra dell’Ortomercato 267 Cent’anni di storia Il regno dei Morabito

269 283

Sesta parte. Grandi affari e grandi opere 307 ’Ndrangheta ad alta velocità Con i Paparo non si sgarra

309 329

Settima parte. Epopea ’ndrangheta 341 Il clan Papalia I clan Trovato e Flachi

343 381

Ringraziamenti 409 Appendice 411 Indice dei nomi

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le mani sulla cittĂ


le mani sulla città 01 VIA RISTORI  Il Gibson Bar si trova al centro di una brutta storia

di usura ed estorsioni, p. 20.

02 VIA BASTIANO PORRONE  Alla discoteca Le Banque Letizia Moratti

festeggia l’ultimo giorno di campagna elettorale, p. 29.

03 via Montenapoleone  Nel quadrilatero della moda c’è la sede

della Kreiamo, i proprietari in affari con i boss, p. 39.

04 Piazza Sempione  All’Immobiliare Girasoli arriva il boss

Salvatore Barbaro, p. 101.

05 Corso XXII marzo  Chiesa di Santa Maria del Suffragio, durante

il matrimonio i boss invitati progettano affari, p. 170.

06 Via Angelo Emo  Il gotha del narcotraffico si ritrova al ristorante

Il meridionale, p. 182.

07 Largo Richini  Lo studio dell’avvocato Giuseppe Melzi,

l’insospettabile riciclatore, p. 209.

08 bar Ebony  Vicino a piazzale Loreto, s’incontrano i «bravi ragazzi»

della ’ndrangheta, p. 229.

09 Piazza Diaz  A due passi dal Duomo, il boss Giovanni Morabito

è titolare del bar ristorante Samarani, p. 289.

10 For a King  Il night club della ’ndrangheta, p. 292. 11 via cima  Gambizzato Onorio Longo, il 2 maggio 2007, p. 334. 12 via rospigliosi  Ucciso Giovanni Di Muro, il 4 novembre 2009,

p. 233.

13 Bar Magenta  L’assessore Giovanni Terzi partecipa a un aperitivo

elettorale a cui sono presenti anche uomini della cosca Flachi, p. 61. 14 Via Rucellai  Arrestato il boss Pasquale Forti, esponente della cupola della ’ndrangheta, p. 174. 15 Via Mozart  In una delle vie più eleganti di Milano ha sede la Las Vegas Srl, che ricicla 5 milioni di euro, in poco più di un anno, p. 257. 16 Via Manzoni  Al Grand Hotel et de Milan l’emissario dei boss incontra un ufficiale dei servizi segreti libici, p. 351. 17 via orti  Il boss Antonio Strangio parte dalla sua casa, destinazione Amsterdam, per incontrare il fratello Sebastiano, latitante, p. 202. 18 viale brianza  Vi risiede Antonio Piromalli, una vita normale e rispettabile, ma gli uomini della Squadra mobile di Milano lo arrestano al rientro da un viaggio a New York. Capo d’accusa: associazione mafiosa, p. 270. 19 Piazza Dergano  Il boss Pepè Flachi aspetta armi in pugno un balordo che l’ha sfidato, ma al suo posto arriva la polizia, p. 389. 20 Via valtellina  Alla pizzeria Bio Solaire si vedono i boss, p. 405. 21 viale Certosa  Al Madison si combinano affari importanti, p. 214. 22 De Angeli  Alla fermata della metropolitana c’è il bar Metro. Al bancone serve i clienti Bruno Talia, cognato di Giuseppe Morabito, detto ’u Tiradrittu, p. 359.


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le mani sulla provincia 01 albairate  Trattativa per un grosso carico di cocaina a casa del boss

Luigi Bonanno, p. 196.

02 assago  Un incendio doloso colpisce un imprenditore edile della

zona. È il territorio dei boss Barbaro e Papalia, p. 147.

03 bollate  La cosca dei Novella monopolizza il traffico di droga,

controlla i cantieri e reinveste il denaro in locali pubblici, p. 116.

04 bresso  Killer in azione sparano contro una Porsche nera, di proprietà

del cognato del boss Franco Coco Trovato: colpiti due passanti, p. 396.

05 brugherio  Sede della Ytaca, cooperativa del boss Marcello Paparo,

p. 329.

06 bubbiano  Le famiglie Trimboli e Marando, originarie di Platì,

dettano legge, p. 162.

07 buccinasco  Summit ai tavolini del bar Lyon’s, p. 361. Un camorrista

incaprettato e ucciso dai calabresi. Il suo corpo è gettato in un laghetto, p. 397. Ritrovati due bazooka da guerra modello M80 provenienti dai Balcani, p. 142. La guardia di finanza arresta il boss Salvatore Barbaro nella sua villa, p. 371. 08 cesano boscone  Sindaco indagato per corruzione: avrebbe intascato una mazzetta pagata dai colletti bianchi della ’ndrangheta, p. 48. 09 cologno monzese  Spari contro l’abitazione di un incensurato. I carabinieri si accorgono che i proiettili hanno colpito anche una Mercedes nera parcheggiata di fronte. È l’auto del boss Marcello Paparo, p. 314. 10 corsico  Al bar Salma tutti in fila per la cocaina, p. 158. 11 desio  Politici locali coinvolti nelle inchieste sulle ’ndrine al Nord. Sciolto il Consiglio comunale, p. 76. 12 gaggiano  Alla trattoria Degli angeli incontro tra i boss per la spartizione del mercato della droga, p. 198. 13 limbiate  Accesa discussione al ristorante tra i boss. Da una piccola zuffa inizia una mattanza: 14 omicidi in 7 mesi, p. 396. 14 mezzago  Summit in un capannone di via delle Industrie. Obiettivo: appalti pubblici da conquistare e spartire, p. 309. 15 pero  Un imprenditore legato ai boss sta per perdere un importante appalto per Expo 2015. I boss intervengono, e sanno essere convincenti, p. 130. 16 pogliano milanese  In fiamme il capannone di un imprenditore edile. Un lavoro da professionisti, p. 115. 17 rozzano  Al ristorante La Contea s’incontrano i boss. Menu: affari, politica e mafia, p. 44. 18 san vittore olona  Il boss Carmelo Novella è ucciso fuori dal circolo dei combattenti e reduci, p. 118. 19 segrate  Il sindacalista Nicola Padulano, che lavora in un’impresa dei boss, viene massacrato di botte, p. 331. 20 zelo surrigone  Pasquale Violi, detto Lucifero, di Platì. Questa è la sua zona, p. 162.


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A Olga e Nora G.B. A mio figlio Giorgio D.M.



Questo libro

Milano è la città in cui «la mafia non esiste». Lo affermava negli anni Ottanta il sindaco Paolo Pillitteri, lo ha ripetuto fino a ieri Letizia Moratti. Milano, già «capitale morale» del paese, è la città diventata oggi la nuova capitale della ’ndrangheta. Lo sostengono i magistrati che conducono le loro indagini tra Calabria e Lombardia. Milano è la città dove centinaia di persone sono state negli ultimissimi anni indagate, incriminate, arrestate per la loro partecipazione alle attività dei gruppi di criminalità organizzata. Molte di queste sono calabresi, ma alcune (soprattutto imprenditori) hanno cognomi e accento del tutto lombardi. Segno che, se «la mala pianta» è cresciuta così rigogliosa al Nord, è anche perché ha trovato un terreno particolarmente fertile e pronto ad accoglierla. Milano è la città dove decine di politici e amministratori pubblici hanno il loro nome stampato nelle carte delle ultime indagini. Solo contiguità innocenti, piccole distrazioni, inquinamenti inconsapevoli? Ma poi, è tollerabile che un uomo politico possa essere così distratto e sprovveduto da non rendersi conto di trattare con gli uomini delle cosche? La «linea della palma» evocata da Leonardo Sciascia è da tempo arrivata al Nord. Almeno da quando un «eroe borghese» come Giorgio Ambrosoli poteva essere ucciso a Milano da un sicario mandato dal più potente banchiere privato italiano dell’epoca, Michele Sindona, grande riciclatore di Cosa nostra,


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Le mani sulla città

senza che la città si accorgesse di quello che era successo, di quello che stava succedendo. Oggi, più di vent’anni dopo, la città si prepara nel modo peggiore all’Expo del cemento e degli affari. E non dimostra di aver capito la lezione impartita dal suo stesso passato. Oggi un uomo, Nicola Padulano, può essere selvaggiamente picchiato a Milano da uomini mandati dai clan, senza che gli sia dedicata neppure una riga sui giornali. Oggi una donna, Lea Garofalo, può essere rapita in pieno centro e sciolta nell’acido, senza che la città si scuota. Oggi in Lombardia si paga il pizzo, si fanno affari, si spartiscono appalti, si smerciano chili di cocaina, si riciclano miliardi, si vendono voti, senza che cittadini si ribellino e soprattutto senza che le istituzioni reagiscano in modo netto, vigoroso, visibile. In questo libro troverete ricostruiti la rete di potere, gli affari e i rapporti politici delle organizzazioni criminali a Milano e in Lombardia. Troverete i nomi e i cognomi. Ma troverete soprattutto le storie: dei boss e dei loro «bravi ragazzi», ma anche degli insospettabili imprenditori, fiancheggiatori, politici del Nord che stanno al loro fianco. Sono loro ad aver permesso che Milano sia diventata la nuova capitale della ’ndrangheta. Forse conoscere questi fatti, questi nomi, queste storie può essere un contributo a cambiare strada.



Davide Milosa è giornalista de “il Fatto Quotidiano”. Da sempre si occupa di cronaca nera e giudiziaria con particolare interesse per le infiltrazioni mafiose nel Nord Italia.

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“QUESTA, PURTROPPO, È UNA STORIA VERA. COME DISSE UNO ’NDRANGHETISTA: ‘NOI ABBIAMO IL PASSATO, IL PRESENTE E IL FUTURO’.”

Gianni Barbacetto Davide Milosa LE MANI SULLA CITTÀ

Gianni Barbacetto è giornalista de “il Fatto Quotidiano”. Per Chiarelettere ha pubblicato MANI SPORCHE (con Peter Gomez e Marco Travaglio, 2007).

LE MANI SULLA CITTÀ I BOSS DELLA ’NDRANGHETA

VIVONO TRA NOI E CONTROLLANO MILANO Gianni Barbacetto Davide Milosa

Milano-Italia. “Abbiamo fatto una città!” Lo dicono loro: centinaia di uomini della ’ndrangheta che vivono tra noi. Frequentano gli stessi bar, e probabilmente il supermercato dove facciamo la spesa l’hanno costruito loro. Ma noi continuiamo a ignorarlo. Quello che stupisce è lo stile di vita. Vite da ricchi, condotte nella più totale normalità. Auto da centomila euro e vestiti firmati. Imprenditori dalla faccia pulita come copertura. Avvocati un tempo insospettabili. Giovani ragazzi milanesi che diventano corrieri della droga. Storie straordinarie e incredibili, tutte raccontate con nomi e cognomi. Succede a Milano, oggi: una città che ha toccato il fondo. È questa la sfida a cui sono chiamati il sindaco Giuliano Pisapia e la nuova amministrazione. La borghesia milanese vive tranquilla, intanto i boss sono proprietari di decine di locali, ristoranti e discoteche alla moda. Veri e propri uomini d’affari, che all’occasione sono pronti a trasformarsi in spietati criminali. La città è cosa loro, guai a ostacolarli. In questo libro per la prima volta li vediamo muoversi per le vie del centro, andare allo stadio, cenare insieme e trattare partite di cocaina, costruire palazzi e centri commerciali, celebrare matrimoni a due passi dal Duomo. Ma anche intimidire, minacciare e uccidere, quando serve. E stringere rapporti con la politica, eleggere i propri candidati nelle istituzioni. Molti boss adesso sono in carcere, ma hanno passato il bastone del comando ai figli. Finalmente li vediamo. Ora tocca a noi reagire.


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