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Pamphlet, documenti, storie REVERSE
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Š Chiarelettere editore srl Soci: Gruppo Editoriale Mauri Spagnol S.p.A. Lorenzo Fazio (direttore editoriale) Sandro Parenzo Guido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.) Sede: Via Guerrazzi, 9 - Milano isbn 978-88-6190-454-5 Prima edizione: ottobre 2013 www.chiarelettere.it blog / interviste / libri in uscita Foto di copertina: Daniel Schwen sotto licenza Creative Commons Attribution Share Alike 3.0 Unported
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Paolo Nori
Mo mama
(da chi vogliamo essere governati?)
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© 2013 Chiarelettere editore srl Paolo Nori, nato a Parma nel 1963, abita a Casalecchio di Reno e, come ha già detto anche un’altra volta, non sa mai cosa scrivere in queste note biografiche dove dovrebbe far finta di non essere lui, e far capire che è bravo, e intelligente, e modesto, e magro, perfino.
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Sommario
mo ma ma Allora 5 Genova 10 Comune 13 Ancora 18 Sempre a proposito 25 Ma però 29 La rivoluzione 47 Mo mama 60 Visioni del mondo 70 La lingua 76 Una divagazione 86 All’estero 88 Di chi è la colpa 94 La luce 99 Anche a Torino 105 I bambini con la testa grossa 106 Birkenau 111 La Certosa di Parma 128 La gente 132 Una femmina 136 Manca poco 153
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Obiezione 158 Argomenti 163 Un’altra cosa 171 Il Sordo 175 Un’altra obiezione 181 Quando non si sa cosa dire 188 Un prefinale 191 Anche lui 196 Un altro prefinale 204 Un finale 208 E poi dopo basta 211 E oggi 215 Nota 216
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Erano i giorni migliori, erano i giorni peggiori, era un’epoca di saggezza, era un’epoca di follia, era tempo di fede, era tempo di incredulità, era una stagione di luce, era una stagione buia, era la primavera della speranza, era l’inverno della disperazione, ogni futuro era di fronte a noi, e futuro non avevamo. Charles Dickens
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Allora
Allora. Giovedì 11 ottobre 2012, verso le sette di sera, a Parma, in piazza Duomo, ero con un ragazzo di Piacenza che si chiama Matteo. Dovevamo andare al circolo Arci Fuori Orario di Taneto di Gattatico a fare un servizio sul sindaco di Parma, e ci siam messi a parlare ci siam trovati d’accordo sul fatto che il prosciutto buono, lo fanno a Parma, la coppa buona, la fanno a Piacenza. Sul salame, non ci siamo trovati d’accordo. Lui diceva che il salame buono lo facevano a Piacenza, io dicevo che lo facevano a Parma. Allora a me è venuto in mente un mio amico armeno che, quando l’avevo conosciuto, quindici anni prima, a Erevan, mi aveva detto che lui, quand’era piccolo, gli leggevano Shakespeare in armeno, ed era così bello che lui pensava che Shakespeare fosse armeno avesse scritto le sue opere
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in armeno e ci era rimasto malissimo, quando si era accorto che Shakespeare era inglese aveva scritto in inglese. E mi aveva detto che lui, che aveva cinquant’anni, l’inglese non l’aveva mai imparato, ma se avesse imparato l’inglese e avesse letto Shakespeare in inglese lui era convinto, ancora a cinquant’anni, che non sarebbe mai stato bello come quello tradotto in armeno che gli leggevano quando era piccolo. «Secondo me io – avevo detto a quel ragazzo di Piacenza, – eran così buoni, i salami che ho mangiato da piccolo, che non posso credere che da nessuna parte nel mondo se ne faccian di più buoni.» Ecco. Dopo forse son io, forse è la mia famiglia, forse è la mia educazione, ma secondo me, Parma, non so, io ho l’impressione che Parma è una città dove, quand’ero piccolo io, negli anni sessanta e settanta, non succedeva niente. C’era come una bolla che teneva tutto sotto controllo, come se l’aria, a Parma, fosse più rarefatta, come se a Parma, le cose, andassero più lentamente che nel resto del mondo e noi, che abitavamo a Parma, era come se pensassimo che le cose che succedevano a Parma, le poteva capire solo uno di Parma. Cioè, non è neanche che lo pensassimo, era evidente.
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