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Š Chiarelettere editore srl Soci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol S.p.A. Lorenzo Fazio (direttore editoriale) Sandro Parenzo Guido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.) Sede: via Guerrazzi 9, 20145 Milano isbn 978-88-6190-707-2 Prima edizione: settembre 2015

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Guido Lombardi Salvatore Striano

Teste matte

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Sommario

teste matte Prima parte. Sasà e Totò

5

Seconda parte. Soldi e uomini

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Terza parte. Teste matte

395


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avvertenza Sebbene la storia narrata sia ispirata alla vita e ai ricordi personali di Salvatore Striano, questo libro è costruito come un’opera di finzione. Fatti, personaggi, luoghi e situazioni entrano nel presente romanzo esclusivamente al servizio della logica narrativa e sono da considerarsi frutto della creativitĂ degli autori.


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teste matte

ÂŤAma tutti, credi a pochi e non far del male a nessuno.Âť william shakespeare, Amleto


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Alle vittime, ai giovani strappati alla vita. Vi chiedo perdono con tutto me stesso.


Tutti possiamo morire. Ogni giorno. Ma non tutti viviamo con questo pensiero. Non tutti pensiamo che ogni volta che mettiamo il piede fuori di casa possiamo essere uccisi. Ho trovato la soluzione ai problemi della mia famiglia creandomi sempre nuovi nemici addestrati a uccidermi. Si piangeva perché spesso veniva colpita gente innocente. Si piangeva perché era sempre più difficile trovare una via d’uscita. Si combatteva colpo su colpo, il nostro credo era non diventare come loro, come la camorra, ma il rischio di somigliarle era sempre più alto. Abbiamo fatto una rivoluzione, abbiamo destabilizzato il potere dei boss dicendo no una dieci cento volte a ogni cattiva richiesta che fosse un’estorsione, un abuso, un ricatto. Eravamo contro tutti, con il solo appoggio della brava gente del quartiere. La nostra storia è cominciata quasi per gioco una mattina di trent’anni fa. A nove anni e già orfani dell’innocenza.


Prima parte

Sasà e Totò



Uno

Le macchine scorrono, veloci e senza fine. I cinque bambini sono fermi sul ciglio del marciapiede, osservano di sbieco il semaforo. È verde. Aspettano. Hanno paura, ma sono bambini coraggiosi. Le due cose non sono in contraddizione. A Napoli li chiamano «scugnizzi»: sono cresciuti per strada, sfuggendo ai genitori, quando ci sono, e alle regole. Non hanno cibo né soldi, ma possiedono l’abilità unica di procurarseli miezz’a via. Vivono di gente distratta, la signora che cammina con la borsa un po’ aperta, l’uomo che scende dalla macchina per comprare il giornale dimenticando lo sportello socchiuso. I loro occhi sono piccole telecamere che scrutano tutto, alla ricerca delle mille occasioni che la strada nasconde. Il semaforo passa all’arancione e il ticchettio del loro cuore rallenta fino a fermarsi. Rosso! Le auto si arrestano mentre i loro occhi si aprono improvvisi, inghiottiscono l’aria e l’ultimo rimorso che la paura consente prima del tuffo. Si lanciano. Corrono a perdifiato in mezzo alla strada, sfiorano paraurti e urtano passanti, per riemergere illesi dall’altra parte. Un ultimo sguardo d’intesa li rassicura, e in un attimo sono dentro il grande magazzino. Non appena li vedono entrare, le commesse del reparto cosmetici indietreggiano spaventate: le testoline scure si sparpagliano ovunque, rapide come formiche alla ricerca di molliche cadute per terra. Hanno pochi secondi per rubare rossetti, mascara, barattoli di cipria, tutto


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quello che si può arraffare in fretta e nascondere nelle tasche dei giubbotti, di una taglia più grande per contenere più roba. Se ti avvicini puoi sentirli contare tra i denti: «23, 24, 25... Prendi quelli che costano un sacco! 33, 34, 35... Dov’è la guardia?! 45, 46, 47... Scappiamo!». Hanno finito il fiato e il coraggio, è tempo di fuggire prima che arrivi Salamandra, la guardia giurata che le commesse stanno chiamando al telefono con voce e mano tremanti. Eccolo che sbuca dal reparto abbigliamento come una furia, ma i bambini sono già fuori dal negozio... 52, 53, 54... in tre secondi attraversano la strada... 56, 57... sbarcano sul marciapiede di fronte... 59, 60... Verde! Giusto in tempo: il traffico ricomincia a scorrere, Salamandra non riuscirà più a prenderli. «Evvai!» Poi si girano a guardare verso il grande magazzino per essere sicuri della loro salvezza, ma invece di trovare la guardia che impreca contro il fiume di macchine in piena, scoprono che uno di loro è rimasto indietro. «Totò, attraversa!» gridano al compagno immobilizzato sull’orlo della strada, carico di refurtiva. Ma già un’ombra è comparsa alle sue spalle, lo afferra e comincia a strattonarlo come un cencio di poco conto. Dall’altra parte gli amici si disperano, non sanno cosa fare. La guardia blocca il piccolo mariuolo e lo sbatte contro il muro, gli fa cadere tutto quello che ha rubato, si accanisce sul bambino nell’indifferenza dei passanti. Finché non è lui a prendersi un calcio nel sedere: Sasà è tornato di corsa sui suoi passi per liberare Totò. Ma è tutto inutile: un’altra guardia ha appena raggiunto Salamandra, per i due ladruncoli è finita: li immobilizzano torcendogli le braccia dietro la schiena e li spingono dentro il grande magazzino. «State composti» ordina Salamandra. «Oh, ma dove ci vuoi portare?!» fa in tempo a dire Sasà prima di scomparire tra la folla di clienti. A pochi metri dall’ingresso, un ragazzo ha osservato la scena. Si chiama Nicola Barone, ma nel quartiere lo hanno sempre


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chiamato ’o Barone. Apre un portasigarette d’argento e dà fuoco all’ultima Marlboro. Aspira pensoso, ha perso l’attimo per intervenire. Non ha bisogno d’immaginare quello che sta per accadere a Sasà e Totò, a suo tempo ci è passato anche lui. Ora ha poco più di vent’anni e nel suo sguardo non c’è più traccia dello scugnizzo che è stato. Nel retro del magazzino, Salamandra spalanca con furia la porta del ripostiglio. È un luogo buio e sporco, dove sono ammassati secchi e stracci per pulire. Fa paura, come l’antro dell’orco che sveglia i bambini di notte. Solo che è giorno e Sasà e Totò non stanno dormendo. «Siete furbi, sì? E vediamo quanto siete furbi!» Salamandra getta dentro le sue vittime, poi lui e il suo compare si sfilano le cinture e legano i bambini allo schienale di due sedie. «Quella tua mamma si chiava agli americani!» lo offende Sasà. Di tutta risposta Salamandra raccoglie un panno sporco da un secchio e glielo strofina in faccia: «Sciacquati la bocca! Vi devo far togliere il vizio di venire qua dentro!». Con un cenno, comanda al collega più giovane di accendere la radio. L’uomo obbedisce, alzando il volume al massimo. Sasà e Totò iniziano a tremare. «Non ci fare niente, non veniamo più» lo prega Totò. «Mo’ ve ne faccio andare, ma prima devo sentire la puzza, vi dovete cacare sotto.» Salamandra apre un cassetto e ne tira fuori uno spillone lungo quanto un dito. Si avvicina a Totò, gli scopre il braccio, glielo infila nella carne. Totò urla per il dolore. L’uomo gli tappa la bocca e le lacrime del bambino gli bagnano la mano. «Lascia stare a mio cugino o ti uccido!» fa Sasà. «Tu mi uccidi? E come fai? Fammi sentire...» «Ti faccio uccidere da mio zio quando esce da carcerato!» Con un sorriso beffardo, Salamandra abbandona Totò in lacrime e si avventa su Sasà. «Penso che vai prima tu carcerato da lui, mariuolo!» gli mormora all’orecchio mentre gli infila lo spillone nel palmo della mano.


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