Un nuovo contratto per tutti

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“TRA IL PALAZZO E LA PIAZZA C’È UNA NEBBIA SÌ FOLTA O UN MURO SÌ GROSSO...” Francesco Guicciardini

Tito Boeri è professore ordinario all’Università Bocconi di Milano e direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti. Ideatore e coordinatore del sito www.lavoce.info, è anche editorialista de “la Repubblica”. Tra le sue più recenti pubblicazioni: CONTRO I GIOVANI (con Vincenzo Galasso), Mondadori; COME STA CAMBIANDO L’ITALIA (con Richard Baldwin e Giorgio Barba Navaretti), Il Mulino. Pietro Garibaldi è professore ordinario di Economia politica all’Università di Torino. Ha lavorato come economista al Fondo Monetario Internazionale. È direttore del Collegio Carlo Alberto, fondato dall’Università di Torino e dalla Compagnia di San Paolo. Redattore del sito www.lavoce.info, è anche editorialista de “La Stampa”. www.chiarelettere.it I S B N 978-88-6190-049-3

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788861 900493

10,00 Progetto grafico: David Pearson www.davidpearsondesign.com

La disoccupazione è calata negli ultimi dieci anni, ma gli italiani sono insoddisfatti: i loro salari sono più bassi della media europea ed è sempre più difficile entrare nel mercato del lavoro dalla porta principale. Soltanto uno su dieci riesce a trasformare il contratto a tempo definito in un’assunzione a tempo indeterminato. Se poi perdi il lavoro e non appartieni a una grande impresa nessuno ti aiuta. E allora, cosa fare contro la precarietà? I rimedi ci sono: contratto unico senza scadenza per tutti i lavoratori e con tutele gradualmente crescenti. Occorre anche un salario minimo e riformare gli ammortizzatori sociali. Sarà così possibile rilanciare il lavoro e aiutare i giovani, le donne e i disoccupati di tutte le età, smettendo di sostenere solo chi è dentro il mercato. A costo zero per il contribuente. Ma perché nessun governo finora lo ha fatto?

Tito Boeri Pietro Garibaldi UN NUOVO CONTRATTO PER TUTTI

“MOTIVI DI EFFICIENZA E DI EQUITÀ RICHIEDONO CHE SIA RIDOTTA LA SEGMENTAZIONE DEL MERCATO, STABILENDO REGOLE PIÙ UNIFORMI, IN BASE A CUI IL RAPPORTO DI LAVORO ACQUISISCA STABILITÀ CON IL PASSARE DEL TEMPO.” Mario Draghi, 31 maggio 2006

UN NUOVO CONTRATTO PER TUTTI Tito Boeri Pietro Garibaldi PER AVERE PIÙ LAVORO, SALARI PIÙ ALTI E MENO DISCRIMINAZIONE



Proposte REVERSE


Autori e amici di

chiarelettere Michele Ainis, Avventura Urbana Torino, Andrea Bajani, Gianni Barbacetto, Stefano Bartezzaghi, Oliviero Beha, Marco Belpoliti, Daniele Biacchessi, David Bidussa, Paolo Biondani, Tito Boeri, Caterina Bonvicini, Beatrice Borromeo, Alessandra Bortolami, Giovanna Boursier, Carla Buzza, Olindo Canali, Davide Carlucci, Luigi Carrozzo, Andrea Casalegno, Carla Castellacci, Massimo Cirri, Fernando Coratelli, Pino Corrias, Gabriele D’Autilia, Andrea Di Caro, Franz Di Cioccio, Gianni Dragoni, Giovanni Fasanella, Massimo Fini, Fondazione Fabrizio De André, Goffredo Fofi, Massimo Fubini, Milena Gabanelli, Vania Lucia Gaito, Pietro Garibaldi, Mario Gerevini, Gianluigi Gherzi, Salvatore Giannella, Francesco Giavazzi, Stefano Giovanardi, Franco Giustolisi, Didi Gnocchi, Peter Gomez, Beppe Grillo, Guido Harari, Ferdinando Imposimato, Karenfilm, Giorgio Lauro, Marco Lillo, Felice Lima, Giuseppe Lo Bianco, Saverio Lodato, Carmelo Lopapa, Vittorio Malagutti, Giorgio Meletti, Luca Mercalli, Lucia Millazzotto, Angelo Miotto, Letizia Moizzi, Giorgio Morbello, Alberto Nerazzini, Raffaele Oriani, Sandro Orlando, Pietro Palladino, David Pearson (graphic design), Maria Perosino, Renato Pezzini, Telmo Pievani, Paola Porciello (web editor), Marco Preve, Rosario Priore, Emanuela Provera, Sandro Provvisionato, Luca Rastello, Marco Revelli, Gianluigi Ricuperati, Sandra Rizza, Marco Rovelli, Claudio Sabelli Fioretti, Andrea Salerno, Laura Salvai, Ferruccio Sansa, Evelina Santangelo, Michele Santoro, Roberto Saviano, Matteo Scanni, Roberto Scarpinato, Filippo Solibello, Riccardo Staglianò, Bruno Tinti, Marco Travaglio, Elena Valdini, Carlo Zanda.


PRETESTO 1

f a pagina 49

“Solo un disoccupato

su cinque (anziché quattro su cinque come avviene altrove in Europa) riceve un sussidio di disoccupazione.”

f a pagina 107

“Ci vuole comunque la volontà di fare sul serio. È da anni che si parla di riformare i nostri ammortizzatori sociali. Ma nessun governo, quale che sia il suo colore politico, lo fa.”


PRETESTO 2

f a pagina 25

“A parità di istruzione ed età, il gap salariale fra uomini e donne in Italia è circa del 26 per cento: gli uomini guadagnano più di un quarto più delle donne. Un’enormità.”


f a pagina 67-68

“La vera soluzione è duplice: primo, un contratto unico per tutti i lavoratori a tempo indeterminato che sia flessibile all’inizio ma che garantisca tutele crescenti nel tempo. Secondo, bisogna introdurre un salario minimo.”

f a pagina 126

“Per la spesa corrente lo Stato sborsa ogni anno più di 500 miliardi di euro. Una seria riforma costerebbe poco più dell’1 per cento di questa montagna di risorse. Chi si oppone non lo fa perché non ci sono i soldi, ma perché preferisce dare più risorse alle regioni che saranno decisive nella prossima tornata elettorale.”


Š Chiarelettere editore srl Soci: Gruppo Editoriale Mauri Spagnol S.p.A. Lorenzo Fazio (direttore editoriale) Sandro Parenzo Guido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.) Sede: Via Guerrazzi, 9 - Milano ISBN

978-88-6190-049-3

Prima edizione: ottobre 2008 Seconda edizione: novembre 2008 www.chiarelettere.it BLOG / INTERVISTE / LIBRI IN USCITA


Tito Boeri Pietro Garibaldi

Un nuovo contratto per tutti Con la collaborazione di Tonia Mastrobuoni

chiarelettere


Tito Boeri ha conseguito il PhD in economia alla New York University. È stato senior economist all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) per dieci anni. È stato anche consulente del Fondo monetario internazionale, della Banca Mondiale, della Commissione europea e dell’Ufficio internazionale del lavoro. Tornato in Italia, è diventato professore ordinario all’Università Bocconi di Milano, dove ha progettato e diretto il primo corso di laurea in economia interamente in lingua inglese. È direttore scientifico della Fondazione Rodolfo Debenedetti, centro di ricerca applicata sui temi del welfare e delle politiche del lavoro, fin dalla sua nascita. Proprio nella Fondazione e in Bocconi è iniziata la sua collaborazione professionale e competizione sportiva con Pietro Garibaldi, responsabile delle politiche del lavoro della Fondazione. Questo sodalizio si è sviluppato anche nell’ambito del sito di informazione economica lavoce.info, di cui Boeri è stato ideatore ed è oggi coordinatore. È membro del Consiglio della European Economic Association, research fellow del Cepr (Centre for Economic Policy Research), del Netspar di Tillburg e del Davidson Institute dell’Università del Michigan. È direttore scientifico del Festival dell’Economia di Trento. È oggi editorialista della «Repubblica» dopo aver scritto prima per «Il Sole24ore» e poi per «La Stampa». Collabora con il «Financial Times» e il «Wall Street Journal». È autore di libri per Mit Press, Oxford University Press e Princeton University Press, oltre che di diversi saggi scientifici su riviste internazionali. Tra le sue più recenti pubblicazioni in italiano: Contro i giovani. Perché l’Italia ha tradito le nuove generazioni (con Vincenzo Galasso), 2008, Mondadori; Come sta cambiando l’Italia (con Richard Baldwin e Giorgio Barba Navaretti), Il Mulino, 2007; Oltre il declino (con Riccardo Faini e altri), 2005, Il Mulino.


Pietro Garibaldi, 40 anni, vive e lavora a Torino, dove dal 2004 è professore ordinario di Economia politica all’Università degli Studi. Sempre a Torino, nel 1995, ha sposato Alessandra. È padre di Giulia (13 anni) e di Tommaso (10 anni). Oggi insegna all’università in cui ha studiato, dopo aver trascorso più di dieci anni fuori da Torino. Ha conseguito il Master of Science (1993) e il Phd (1996) alla London School of Economics, e ha iniziato la sua carriera negli Stati Uniti a Washington, dove ha lavorato per tre anni come economista nel dipartimento di ricerca del Fondo Monetario Internazionale. Il legame tra mondo degli studi e mondo della politica economica, tipico del Fondo Monetario Internazionale, sono stati una caratteristica in tutta le sue esperienze. Tornato in Italia nel 1999, è diventato professore associato all’Università Bocconi. Alla Bocconi e alla Fondazione Rodolfo Debenedetti si devono il lungo legame di lavoro e di amicizia con Tito Boeri. L’atto costitutivo di lavoce.info nel luglio 2002 rappresenta una tappa simbolica di una lunga collaborazione, che è però fatta anche e soprattutto di faticosi articoli scientifici. Nell’estate del 2004 è stato chiamato dall’allora ministro Domenico Siniscalco come consulente economico del ministero dell’Economia e delle Finanze. Lavorare direttamente per quindici mesi sui principali documenti di finanza pubblica è stato il momento di maggior contatto con «il fare» della politica economica. Dal 2006 è direttore del Collegio Carlo Alberto, un’istituzione fondata dall’Università di Torino e dalla Compagnia di San Paolo. Il Collegio è anche il luogo con cui continua la sua lunga collaborazione con Domenico Siniscalco. Dal 2007 è consigliere di Sorveglianza e membro del comitato di controllo di Intesa San Paolo. Oltre a essere redattore di lavoce.info, scrive regolarmente su «La Stampa».



Sommario

un nuovo contratto per tutti Questo libro

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Gli italiani e il lavoro 3 - La giungla dei contratti 4 - Maggiori tutele 6 - Salari e produttività 7 - Una serie di proposte 7

Cosa è successo al mercato del lavoro

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Gli incredibili ultimi dieci anni 11 - Il boom dell’occupazione 12 - Più lavoro, più povertà 13 - Quanti sono i «precari» 15 - Un drammatico divario 17 - I giovani stanno peggio degli altri 19 - Salari bassi e fuga dei cervelli 21 - Una scelta obbligata: o madre o lavoratrice 22 Disparità salariale tra uomini e donne 24 - Il Sud: mai così lontano 26 - Federalismo in salsa italiana 28 - Quando Rocco e i suoi fratelli restano a casa 29 - Perché non conviene andare a Milano 31 - La strada tortuosa del bonus occupazione 33 - Inefficacia del bonus occupazione 35 - Gli interventi specifici per il Mezzogiorno 37 - Quanto costano i contratti di programma 39 - La delusione della legge 488 40

Riformare il lavoro. Il contratto unico

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La rivoluzione silenziosa 43 - Due mercati del lavoro: posto fisso e lavoro temporaneo 44 - Perché l’occupazione è cresciuta: immigrati, bonus e bassi salari 45 - Lo Statuto dei lavoratori 47 - Protezione solo sul posto di lavoro 49 - Un po’ di storia 50 - L’articolo 18 52 Quarantaquattro contratti in fila per tre col resto di due 54 - Flessibili o precari? 56 - Genesi e sviluppo di un mercato «duale» 57 - Limiti e abusi della legge Treu 58 - I contratti a progetto 61 - L’eredità della


rivoluzione silenziosa 63 - Quattro problemi 65 - Il contratto unico a tempo indeterminato 68 - Domande e risposte 71

Riformare i salari. Nuova contrattazione e salario minimo

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Il prezzo del lavoro 77 - Salari piatti, italiani più poveri 78 - Tasse svedesi, stipendi greci 80 - Quanto si lavora in Italia. E all’estero 82 - Una sera d’estate, quindici anni fa 84 - La stagione della concertazione. Da politica economica a teatrino 86 - Le patologie del sistema del 1993 87 - Salari e produttività 90 - La bozza di Confindustria 92 - Pregi e difetti della proposta 94 - Il premio a due livelli 97 - Chi negozia il contratto? 99 - Il salario minimo 101

Riformare gli ammortizzatori

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Sussidio unico di disoccupazione e reddito minimo garantito

Se il lavoro non c’è 105 - Il «lato b» della flessibilità: lavoratori senza paracadute 107 - Sussidi di disoccupazione inadeguati. Il caso Alitalia 108 - Il caso dei lavori socialmente utili 111 - Libri di tutti i colori, ma riforme nessuna 113 - Il sussidio unico di disoccupazione 115 - Il reddito minimo garantito 117 - Questione di priorità 120 - La borsa vuota del lavoro 121 - Chi paga? 123

appendice Il contratto unico e il salario minimo

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Il contratto unico 129 - Il salario minimo 131 - Il contributo previdenziale uniforme 131


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Gli italiani e il lavoro Nell’aprile del 2002, conducemmo un’indagine, con interviste personali, casa per casa, su un campione rappresentativo di italiani fra i quattordici e gli ottant’anni. Al contrario di molti sondaggi, ponevamo una domanda non banale: «Preferite un mercato del lavoro in cui è difficile trovare un lavoro, ma una volta trovato, è molto difficile perderlo oppure un mercato del lavoro in cui è facile sia trovare che perdere un posto di lavoro?». Le indicazioni emerse da questa indagine sono state sin qui ignorate. Se Silvio Berlusconi, il presidente del Consiglio dei sondaggi, avesse studiato le risposte al nostro questionario, forse avrebbe evitato nel 2002-2003 di imbarcarsi in un conflitto sociale acuto quanto inconcludente. E se il suo successore a Palazzo Chigi, Romano Prodi, avesse riflettuto sui risultati dell’indagine, forse avrebbe convinto la sua disgregata maggioranza a non agitare inutilmente e a lungo il tema del «precariato», e a concentrarsi su quelle riforme che gli italiani mostrano di volere con questo sondaggio. A netta maggioranza, gli italiani dichiaravano allora di preferire un mercato del lavoro rigido, in cui «è molto dif-


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ficile trovare un impiego, ma una volta trovato, è molto difficile perderlo», rispetto a «un mercato del lavoro in cui è abbastanza facile trovare un impiego, ma è altrettanto facile perderlo». Erano contrari anche quando gli interventi volti a «rendere più facili i licenziamenti» venivano presentati come circoscritti ai nuovi assunti, lasciando tutto uguale per chi un lavoro ce l’aveva già. Tuttavia gli italiani accettavano maggiore flessibilità quando accompagnata da misure di sostegno al reddito dei disoccupati e aiuto nella ricerca di un impiego alternativo. Le risposte delle persone variavano, come prevedibile, in base all’età, al livello di istruzione e alla posizione sul mercato del lavoro, il che dimostrava che avevano risposto con cura. I giovani, in particolare, si mostravano più favorevoli alla flessibilità degli anziani, così come i leaureati o diplomati rispetto a chi aveva completato solo la scuola dell’obbligo. Tra gli occupati, solo imprenditori, dirigenti e liberi professionisti erano a maggioranza favorevoli a ricercare più flessibilità anche quando non accompagnata da maggiori tutele per chi perde il lavoro. Come prevedibile, i disoccupati e, soprattutto, le persone in cerca di prima occupazione erano più inclini ad accettare maggiore flessibilità rispetto a chi aveva un impiego.

La giungla dei contratti I risultati di questa indagine ci aiutano anche a capire perché il crollo della disoccupazione, passata nell’ultimo decennio dal 12 per cento a poco più del 6 per cento, non sia stato paradossalmente accompagnato da alcun miglioramento nelle percezioni degli italiani riguardo alle condizioni del loro mercato del lavoro. Al contrario, molte indagini


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condotte a più riprese nel tempo, come per esempio lo European Community Household Panel, documentano un netto peggioramento nel tempo della percezione degli italiani. Sono sempre più insoddisfatti e preoccupati per le condizioni del loro mercato del lavoro. In realtà l’alternativa offerta agli italiani, soprattutto ai nuovi entrati nel mercato del lavoro, è stata molto più svantaggiosa di quella prospettata nella nostra indagine. Non è stata loro offerta la possibilità di entrare più facilmente nel mercato del lavoro in cambio di maggiori rischi di licenziamento. È solo diventato più facile entrare in un altro mercato del lavoro, un mercato del lavoro secondario, parallelo a quello occupato da chi aveva contratti a tempo indeterminato, e da cui è molto difficile passare al mercato del lavoro primario. Solo un lavoratore con contratto temporaneo su dieci ci riesce ogni anno, addirittura uno su venti quando si entra nella giungla di contratti che regolano il cosiddetto rapporto di lavoro parasubordinato. Il divario fra salari d’ingresso e salari medi è andato, al contempo, aumentando. Dato che la progressione salariale in Italia avviene in grande misura sulla base dell’anzianità aziendale (i salari di fatto rispondono di più che in altri Paesi alla durata del posto di lavoro), per chi entra con contratti temporanei, e continua con tante brevi carriere aziendali, è molto difficile riuscire a colmare questo ritardo iniziale. Il rischio è che ora si torni indietro, buttando via il bambino con l’acqua sporca. I progressi ottenuti nel ridurre la disoccupazione non devono essere vanificati in nome della lotta alla precarietà. È, invece, possibile continuare le riforme del nostro mercato del lavoro, favorendo un ulteriore forte innalzamento della percentuale di persone in


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età lavorativa che hanno un impiego. E si può farlo agendo in contemporanea su due terreni.

Maggiori tutele Il primo è quello delle entrate e uscite dal mercato. Nella fase di ingresso si tratta di costruire un percorso fatto di tutele gradualmente crescenti, che non scoraggi il datore di lavoro dal procedere con le assunzioni, ma che al contempo non condanni chi inizia a lavorare a una situazione di forte instabilità nell’impiego, in cui non è possibile fare progetti di alcun tipo (dall’uscire di casa, al farsi una famiglia, ad avere dei figli). Si sa che dopo tre mesi o un anno il contratto finirà. Molti giovani vivono costantemente l’angoscia del mancato accesso a un contratto che non abbia a priori una scadenza, indipendentemente dal proprio rendimento sul posto di lavoro. Dieci anni fa lo psicodramma delle famiglie per i figli disoccupati era l’esito del concorso pubblico o il posto fisso in banca. Oggi lo psicodramma è invece quello della scadenza del contratto a termine e della sua conversione a tempo indeterminato. Nella fase di uscita dal tempo determinato si tratta di costruire dei paracadute, ampliando il grado di copertura delle assicurazioni contro la disoccupazione, che oggi in Italia coprono a malapena un disoccupato su cinque. Come si evince dalla nostra indagine del 2002, gli italiani sarebbero anche disposti a ridurre le tutele che intervengono contro il mercato, come i vincoli ai licenziamenti, se venissero loro offerte integrazioni al reddito durante il passaggio da un lavoro a un altro.


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Salari e produttività Il secondo terreno, troppo spesso ignorato nel tormentone sulla flessibilità, è quello dei salari. Fin quando le retribuzioni saranno principalmente legate all’anzianità aziendale, anziché alla produttività, ogni cambiamento di lavoro comporterà una perdita di reddito. In Paesi in cui invece le retribuzioni vengono stabilite assegnando un peso rilevante alla performance dell’azienda e del singolo, cambiare lavoro può rappresentare un’opportunità per incrementare il proprio reddito. Per queste ragioni il confronto pubblico sulle riforme delle tutele in entrata e uscita dal nostro mercato del lavoro non può essere separato da quello sulla riforma dei sistemi di contrattazione salariale, volto a stabilire dove e come si determina il salario. Il costo dell’instabilità è più basso quando è accompagnato da salari che premino il rendimento e non solo l’anzianità aziendale. Il precariato non è fatto solo di alto rischio di licenziamento. È fatto anche, e soprattutto, di salari bassi che non permettono di costruire delle fonti di reddito alternative, delle protezioni contro il rischio di perdere il lavoro. Ci è capitato di ascoltare manager di grandi aziende dichiarare di essere «i più precari di tutti in azienda» perché sulla carta possono essere licenziati da un giorno all’altro. Peccato che molti di loro guadagnino in un anno quanto un lavoratore precario percepisce nell’arco dell’intera vita lavorativa.

Una serie di proposte Abbiamo qui voluto raccogliere una serie di proposte elaborate in questi anni per migliorare il percorso di ingres-


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so e uscita dal nostro mercato del lavoro (le riforme che intervengono sulla quantità di lavoro) insieme al processo di determinazione dei salari (le riforme che agiscono sul modo con cui il lavoro è remunerato, sul «prezzo» del lavoro), convinti delle loro forti interazioni e complementarietà. Abbiamo inserito anche una serie di proposte che riguardano il sostegno al reddito quando il lavoro viene meno (le riforme che agiscono in assenza di prezzi e quantità). Abbiamo elaborato queste proposte nelle varie istituzioni di cui abbiamo avuto la fortuna di far parte. Innanzitutto l’Università Bocconi, dove siamo stati colleghi per cinque anni, e l’Università di Torino. Ma il nostro lavoro ha beneficiato soprattutto della Fondazione Rodolfo Debenedetti, un’istituzione fondata dieci anni fa proprio per studiare le riforme del welfare e del mercato del lavoro. Negli ultimi anni, il Collegio Carlo Alberto di Torino ha fornito un supporto eccellente alla nostra attività di ricerca. Queste idee non avrebbero potuto prendere forma senza lavoce.info, quel blog collettivo che abbiamo fondato in un caldo 4 luglio del 2002. Ricordandoci quel giorno, sentiamo la necessità di ringraziare altri due fondatori. Innanzitutto Pietro Ichino, non solo perché ha fin dall’inizio commentato le nostre proposte aiutandoci ad affinarle, ma anche per il preziosissimo lavoro che sta oggi svolgendo, come parlamentare del Partito democratico, per tradurle in pratica. Ringraziamo anche Lorenzo Fazio, un altro dei soci iniziali di quell’impresa, per avere tanto insistito sull’importanza di raccogliere in un volume le nostre riflessioni. Questo non sarebbe mai stato possibile senza il lavoro di Tonia Mastrobuoni, uno di quei rari giornalisti che sa


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condurre inchieste. Un ringraziamento anche a Maurizio Del Conte e Marco Leonardi che hanno accettato di leggere le prime bozze del libro offrendoci, come al solito, commenti molto utili e puntuali.


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Tito Boeri è professore ordinario all’Università Bocconi di Milano e direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti. Ideatore e coordinatore del sito www.lavoce.info, è anche editorialista de “la Repubblica”. Tra le sue più recenti pubblicazioni: CONTRO I GIOVANI (con Vincenzo Galasso), Mondadori; COME STA CAMBIANDO L’ITALIA (con Richard Baldwin e Giorgio Barba Navaretti), Il Mulino. Pietro Garibaldi è professore ordinario di Economia politica all’Università di Torino. Ha lavorato come economista al Fondo Monetario Internazionale. È direttore del Collegio Carlo Alberto, fondato dall’Università di Torino e dalla Compagnia di San Paolo. Redattore del sito www.lavoce.info, è anche editorialista de “La Stampa”. www.chiarelettere.it I S B N 978-88-6190-049-3

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La disoccupazione è calata negli ultimi dieci anni, ma gli italiani sono insoddisfatti: i loro salari sono più bassi della media europea ed è sempre più difficile entrare nel mercato del lavoro dalla porta principale. Soltanto uno su dieci riesce a trasformare il contratto a tempo definito in un’assunzione a tempo indeterminato. Se poi perdi il lavoro e non appartieni a una grande impresa nessuno ti aiuta. E allora, cosa fare contro la precarietà? I rimedi ci sono: contratto unico senza scadenza per tutti i lavoratori e con tutele gradualmente crescenti. Occorre anche un salario minimo e riformare gli ammortizzatori sociali. Sarà così possibile rilanciare il lavoro e aiutare i giovani, le donne e i disoccupati di tutte le età, smettendo di sostenere solo chi è dentro il mercato. A costo zero per il contribuente. Ma perché nessun governo finora lo ha fatto?

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“MOTIVI DI EFFICIENZA E DI EQUITÀ RICHIEDONO CHE SIA RIDOTTA LA SEGMENTAZIONE DEL MERCATO, STABILENDO REGOLE PIÙ UNIFORMI, IN BASE A CUI IL RAPPORTO DI LAVORO ACQUISISCA STABILITÀ CON IL PASSARE DEL TEMPO.” Mario Draghi, 31 maggio 2006

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