V PREMIO GIUSEPPE NARDINI 2016 Anno 2016 Numero Unico Copia omaggio Forte dei Marmi
PREMIO GIUSEPPE NARDINI
AUGUSTUS DAY SPA
AUGUSTUS BEACH CLUB
WEDDING & BEACH PARTY
www.augustushotelresort.com
Editoriale
DA DOVE NASCE L’IDEA DEL PREMIO
I
l Premio Nardini nasce principalmente per ricordare il caro amico “Beppe” prematuramente scomparso, l’amore per l’ambiente e la tenacia con cui portava avanti la sua idea di unione tra il mare di Forte dei Marmi e la montagna del Parco delle Alpi Apuane. Da questo triste evento abbiamo voluto far nascere qualcosa di positivo, in linea con lo Statuto ed i principi della nostra Associazione. L’aggregazione sociale, la promozione dell’attività sportiva all’aria aperta, la promozione del nostro territorio sono i temi principali che muovono il nostro impegno sia nelle passeggiate settimanali che nell’organizzazione di eventi straordinari come il Premio Nardini. L’importanza del premio che la Ciclistica Forte dei Marmi organizza ormai da 5 anni, è testimonianza del fatto che le persone apprezzano questo tipo di iniziative e che cominciano a sentir proprio un territorio meraviglioso come la Versilia ed il Parco. A dimostrazione di questo abbiamo avuto testimonial molto vicini, sia per lavoro, che per scelta di vita, alle tematiche ambientali e alla promozione sostenibile del territorio. Primo tra tutti Michil Costa, premiato dell’edizione 2012, che ci ha portato l’esempio della sua terra, Corvara e le Dolomiti. Il suo impegno va ben oltre la sua professione di albergatore, mira infatti al raggiungimento e alla promozione di altri nobili valori quali la dignità dell’essere umano, la solidarietà e l’eco-sostenibilità e non considerando il profitto come unico parametro di valutazione di successo dell’azienda o dell’individuo. A seguire, nel 2013 Mauro Rosi, vulcanologo di fama mondiale e fortemarmino doc, che conosce a fondo la Versilia e le sue montagne, ha ricevuto il Premio con la preghiera, essendo un amico e concittadino, di diffondere il nostro messaggio anche in altri territori. Nel 2014 il Premio è stato consegnato a Licia Colò, da sempre impegnata nella difesa dei diritti degli animali e nella tutela dell’ambiente, seguita nel 2015 da Giobbe Covatta anche lui impegnato nella difesa dell’ambiente e nella tutela dei diritti umani. Anche per quest’anno abbiamo scelto una testimonial vicina al mondo della natura e della difesa dell’ambiente, la conduttrice Tessa Gelisio, al fine di poter trasmettere al meglio il nostro messaggio di “Rispetto dell’uomo e dell’ambiente e promozione eco-.sostenibile del territorio”.
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Con il Patrocinio di V PREMIO GIUSEPPE NARDINI 2016
MCMXIV
Comune di COMUNE DI Forte dei Marmi FORTE DEI MARMI
SOMMARIO COMUNE DI MINUCCIANO
Il Sindaco di Forte dei Marmi Umberto Buratti ............................................................... 4 L'Assessore Alessio Felici ................................... 4 Il Sindaco di Stazzema Maurizio Verona ............................................................... 5
Michelangelo a Seravezza ............................. 26 Il Comune di Seravezza .................................... 32
VOLTE FORTE
Il Comune di Stazzema ...................................... 38
A mio padre .......................................................................... 6
I Liguri Apuani in Alta Versilia .................. 62
A Giuseppe Nardini ................................................... 7
Habemus Templum................................................... 70
Tessa Gelisio personaggio 2016 .......... 12
1962 Racconto di un’estate ........................ 74
Il Trofeo velico ................................................................ 14
Messina 1994.................................................................... 78
Il Comune di Forte dei Marmi ................. 18
Nelle terre alte coltiviamo nuovi fiori.............................................. 80
Il programma Bandiera Blu........................... 24
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COMUNE DI STAZZEMA
Levigliani Bene Comune................................... 52
con 1 9 1 4In collaborazione - 2 0 1 4
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Campagna di Informazione a cura dell’O.T.D. del Comune di Forte dei Marmi
18 Carlo Sebastiani
Photo by
38
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IMPRONTE Numero Unico Natura Cultura Avventura 5° PREMIO GIUSEPPE NARDINI 2016 Direttore responsabile: Dino Vené Hanno collaborato a questo numero: Francesca Bonin - Dino Vené Fotografie di: Filippo Landi, Maurizio Stella e per gentile concessione degli inserzionisti Progetto grafico e impaginazione: Fiammetta Tongiani, Gabriele Moriconi, Editografica - Pietrasanta La presente pubblicazione, in distribuzione gratuita è stata stampata in 3000 copie con il patrocinio del Comune di Forte dei Marmi in occasione del 5° Premio Giuseppe Nardini, 24 Luglio/20 Agosto 2016 Dal 1999 il Tour Operator Impronte si impegna a proporre un turismo diverso, più responsabile, qualunque sia la meta la priorità è viaggiare in sicurezza! Vogliamo che i nostri clienti mettano nello zaino la volontà di condivisione, il rispetto dell’ambiente, delle culture locali e la volontà di costruire un rapporto autentico con gli altri. Le nostre destinazioni:
Botswana, Etiopia, India, Kenya, Madagascar, Malawi, Maldive, Marocco, Mauritius, Mozambico, Namibia, Oman, Rwanda, Seychelles, South Africa, Sri Lanka, Tanzania, Uganda, Zambia, Thailandia, Vietnam, Laos, Cambogia, Birmania, Malesia, Indonesia, Giappone, Corea del Nord, Alaska, Canada, Islanda, Stati Uniti.
Anno 2016 Numero Unico Copia omaggio Forte dei Marmi
ANNO 2016 - V PREMIO GIUSEPPE NARDINI - NUMERO UNICO - COPIA OMAGGIO
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V PREMIO GIUSEPPE NARDINI 2016
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Dove trovarci: Via Giovanni Cimabue, 22 Lido di Camaiore - Lucca (LU) 55041 Tel: +39 0584 630817 / Fax: +39 0584 1712003
Foto di copertina: Maurizio Stella
PREMIO GIUSEPPE NARDINI
dal 1924
Pizzeria “Da Valè” Piazza Giuseppe Garibaldi, 4 - Forte dei Marmi Tel. 0584 89361
IL SINDACO DI FORTE DEI MARMI
Umberto Buratti
MCMXIV
Comune di Forte dei Marmi
© Alessandro Moggi per ForteMagazine
È
sempre con emozione che ricordiamo l’amico e concittadino Giuseppe Nardini. Il Premio a lui intitolato, oltre a ricordare l’uomo, vuole essere anche un omaggio al suo impegno verso le tematiche ambientali, portate avanti con tenacia e determinazione. Ancora una volta questa manifestazione si svolgerà su un doppio binario: lo sport e la salvaguardia ambientale, essendo legata alla cerimonia della Bandiera Blu. Sarà una giornata da vivere all’aria aperta, a contatto con la natura, in un ideale abbraccio fra il territorio costiero e l’entroterra, egregiamente organizzata dalla Ciclistica Forte dei Marmi, in collaborazione con la famiglia Nardini e l’Ente Parco delle Alpi Apuane. La natura e lo sport insieme saranno i protagonisti di questo evento, vissuto nel ricordo di un caro amico e concittadino. Rivolgo il mio ringraziamento agli organizzatori della manifestazione e a tutti coloro che vorranno essere presenti per rivolgere un affettuoso saluto a Giuseppe Nardini.
ALESSIO FELICI Assessore
R
icordo con affetto Giuseppe Nardini, il paladino dell’ambiente, prematuramente scomparso. A lui è stato dedicato il Premio omonimo, giunto quest’anno alla quinta edizione, affinché si possa portare avanti il forte messaggio che ha cercato di trasmettere durante la sua vita. Il Parco delle Apuane, in “questa cara domenica di luglio”, accoglierà la sua gente e gli appassionati dello sport e del vivere con la natura, per una festa da condividere tutti assieme come una volta. Sarà una giornata dedicata a scoprire anche l’entroterra, con le sue tradizioni e la sua cultura. Un modo diverso per stare a contatto con l’ambiente e ricordare un caro amico che non è più fra noi.
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interventi istituzionali
IL SINDACO DI STAZZEMA
Maurizio Verona
È
con piacere che invio un messaggio di saluto sulla rivista del Premio Giuseppe Nardini che ricorda un amico del nostro territorio, dal mare alla montagna, come titolava lo scorso anno. Giuseppe era un vero amante della sua terra, residente sulla piana, ma da sempre impegnato per la difesa delle sue Apuane per consegnare ai giovani un territorio ancora integro e ancora ricco delle proprie tradizioni. E’ questa la sfida che dobbiamo accogliere in questi anni: per fare il bene di questa dobbiamo costruire una economia che si confaccia alle sue tradizioni, alle sue inclinazioni, alle sue caratteristiche: abbiamo bisogno di una montagna che continui a vivere in cui costruire le ragioni economiche per rimanere ed evitare l’abbandono. Quest’anno abbiamo ricordato i venti anni dell’alluvione in Versilia e dopo la ricostruzione che è stata una sfida vinta tutti assieme grazie ad una pagina di buona politica che possiamo consegnare ai posteri, ma la messa in sicurezza del territorio è un percorso in divenire che non si esaurisce mai percorso in divenire che non si esaurisce mai ed oggi dobbiamo guardare a quello che resta da fare. Guardiamo a progetti di recupero dei nostri versanti attraverso la valorizzazione e lo sviluppo della filiera bosco – legno – energia, di gestione sostenibile del bosco, di sviluppo della filiera del legno. Dopo il 5 marzo 2015 fummo i primi a denunciare il pericolo delle migliaia di piante abbattute per l’alveo dei fossi e siamo in attesa di risposte e di finanziamenti ad hoc. Ma siamo ottimisti, perché vediamo sorgere una piccola economia che punta sul recupero ad uso turistico di alcuni manufatti, piccole aziende agricole condotte da giovani che fanno una scelta diversa e che recuperano tradizioni dall’agricoltura di paese con produzioni biologiche, all’allevamento, fino alla coltura dei prodotti del bosco come nel caso del Mulino di Pruno o in altre località dove si è tornati ad accendere i metati per l’essiccazione delle castagne. Sono timidi segnali, come il ritorno di una
vivacità culturale nei borghi con tante iniziative che animano i paesi con la riscoperta di alcuni luoghi della cultura in cui da anni non si faceva più niente. L’obiettivo di noi amministratori deve essere quello di essere capaci di ascoltare e aiutare questi imprenditori della montagna e questi appassionati del nostro territorio e della sua storia e tramutare questi segnali in azioni amministrative. Sarebbe piaciuto a Giuseppe Nardini vedere questo ritorno alla montagna come segnale di ripresa dell’economia e non come nostalgia di un passato che non può tornare. Il Comune di Stazzema cerca di favorire tutto questo. Lo facciamo con risorse che cerchiamo di destinare prima di tutto alla difesa del suolo e alla sicurezza del cittadino, ma anche alle attività culturali perché sentiamo che è da noi stessi che riparte il rilancio e la difesa di questo patrimonio stupendo. 5
A MIO PADRE
La lettera del figlio Daniele
E
ccoci qua, per il quinto anno “in questa cara domenica di luglio”. E non è cosa da poco!!! Il lavoro per organizzare questa manifestazione è tanto e quindi è giusto ringraziare tutti coloro che hanno permesso la riuscita di questo evento (ma anche dei precedenti). Quindi GRAZIE, perchè riuscite a farci trascorrere una piacevole giornata tra le “nostre” Alpi Apuane nel ricordo di Giuseppe Nardini (ovvero il mio babbo). Meta di quest’anno sarà Levigliani. I ricordi che affiorano associando questo paese a mio padre non possono che riguardare l’Antro del Corchia. Per lui l’Antro era un po’ come il “fiore all’occhiello” del Parco. Ricordo che, poco tempo dopo l’apertura, ci propose (a me e alla mia famiglia) di andarlo a visitare. L’idea di affrontare un percorso lungo 1978 m e composto da 1005 gradini non ci esaltava più di tanto, ma il suo entusiasmo fu tale da lasciarci coinvolgere. Alla fine ci andammo e...ne valse la pena!!! Lì, nel cuore della montagna, immersi in una “foresta” di stalattiti e stalagmiti, ammirammo lo spettacolo che la natura può offrirci. E forse fu proprio in quell’occasione che iniziai a capire la passione che il babbo provava per le nostre Apuane. Oggi questa passione la ritrovo un po’ in me e di questo gliene sono grato... di questo, e di tutti quei ricordi che mi ha lasciato e che mi fanno capire che...insomma dai, ammettiamolo: io e mia sorella avevamo un gran bel babbo!!!
AG E N Z I A I M M O B I L I A R E
Via Mascagni, 8 5 5 0 4 2 F O RT E D E I M A R M I ( L u ) Te l . 0 5 8 4 8 3 0 9 6 - F a x 0 5 8 4 8 2 6 2 7
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ricordi
A GIUSEPPE NARDINI Contrada Il Ponte
I
n sessant’anni di attività, la Contrada il Ponte ha visto tante (anzi tantissime) persone vestirsi di rosso e di blu per rappresentarla. Come se fossimo in un opera letteraria, possiamo suddividerle in varie categorie: ci sono i personaggi principali, i personaggi secondari, le comparse e, in casi rari , gli antagonisti. Giuseppe Nardini (Beppe di Pretino per noialtri di Vaiana) faceva parte, neanche a dirlo, della prima categoria. Già, perchè in Contrada c’è nato e cresciuto e vi è rimasto fino all’ultimo. Ma più che per la quantità di tempo che c’è stato (tanto sì, ma ahimè poteva essere di più), lo ricordiamo per ciò che ha fatto. E’ stato sbandieratore, staffettista, calciatore, si è vestito per la sfilata, si è vestito per la scena e negli ultimi anni è stato la voce narrante di essa, è stato consigliere occupandosi del festival e del miccio ed è stato anche Presidente dal 1993 al 1995. E sotto la sua presidenza il Ponte ha ottenuto ben 9 vittorie nelle manifestazioni ufficiali. Insomma, ha fatto tanto ma soprattutto lo ha sempre fatto con passione, spirito di iniziativa e con la voglia di chi cerca di far arrivare i propri colori sul gradino più alto del podio in ogni competizione. Beppe ha contribuito a scrivere pagine importanti della storia della nostra Contrada e per noi rimarrà sempre un esempio, una guida, un punto di riferimento...ciao Beppe, ci manchi!!! La tua Contrada
S Contrada
il Ponte
toricamente il ponte è simbolo di unione e separazione, è metafora delle contraddizioni umane essendo la costruzione architettonica più stabile e fragile al tempo stesso. E proprio come un ponte, l’esistenza umana può crollare improvvisamente ma la sua presenza non verrà mai dimenticata. Un antico proverbio cinese recita così: “sono più numerosi gli uomini che costruiscono muri di quelli che costruiscono ponti”. Ecco, nella nostra personale simbologia, l’amico Giuseppe è stato proprio un costruttore di ponti! È riuscito sempre ad unire la montagna e il mare, le due grandi passioni della sua vita. È riuscito a costruire rapporti umani grazie al suo ruolo di eterno consigliere e confidente di tutti. Come la Contrada è stato e sarà sempre un simbolo per tutti quelli che lo hanno conosciuto e lo portano nel cuore. Simbolo del rispetto per la vita, come difensore della natura in tutte le sue forme. Soprattutto simbolo ed esempio da seguire, nella vita di tutti i giorni, per la sua famiglia, i suoi amici e tutta la nostra Contrada. Sono già passati quattro anni eppure in ogni manifestazione legata al Palio, il ricordo va sempre al suo sorriso e a quel suo diplomatico modo di affrontare le sfide. Ci manchi Beppe! 7
sport e ambiente
CICLISTICA FORTE DEI MARMI
ciclisticafortedeimarmi.com info@ciclisticafortedeimarmi.org
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territorio
Bellezza, Eleganza, Passione! “Bacci Profumerie” nasce a Forte dei Marmi nel 1996 grazie alle incredibili doti manageriali di Silvia Bonugli ed alla sua spiccata sensibilità verso l’universo femminile che, proprio nella nuova profumeria di Via Barsanti, ha proposto da subito e tutt’oggi, l’assortimento più completo abbinato alla professionalità del suo Staff in un ambiente raffinato ed elegante. “Bacci Profumerie” raccoglie ed offre alla sua Clientela maison prestigiose ed oltre 30 brand internazionali. Una profumeria selettiva dove la cosmesi d’eccellenza propone trattamenti per il corpo e per il viso. Da “Bacci” tutti i profumi da uomo e da donna e tutto per il make-up.
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HOTEL AUGUSTUS
...immersi nel fascino della storica Villa Agnelli
Luogo ideale per un soggiorno di relax al mare o come punto di partenza per visitare le città d’arte e le bellezze dell’alta Toscana, immersi nel fascino della storica Villa Agnelli
S
ul litorale toscano, tra il mare e le Alpi Apuane, circondata da giardini e pinete rigogliose, Forte dei Marmi è sinonimo di quiete e di elegante villeggiatura. L’Augustus Hotel & Resort, con le sue ville, il suo parco e la sua storia è protagonista indiscusso di Forte dei Marmi e della Versilia. Fino dagli anni Venti, dalle prime scoperte di questo litorale da parte di artisti, intellettuali, aristocratici e uomini d’affari alla ricerca di privacy e comfort, cresce la fama di questo piccolo centro incastonato tra finissima spiaggia, pinete e lo scenario unico delle Alpi Apuane. Nel 1926 Edoardo Agnelli, figlio del 10
Senatore Giovanni, fondatore della FIAT, e padre di Gianni, acquistò la neo-rinascimentale Villa Costanza, fatta costruire dall’ammiraglio Morin all’inizio del Novecento. Nasce la conosciutissima e mitologica Villa Agnelli, dove la grande famiglia di Torino trascorse lunghe e letterarie villeggiature per più di trent’anni. La presenza della famiglia Agnelli, costante fino agli anni Sessanta, contribuì ad attrarre a Forte dei Marmi esponenti dell’alta borghesia e dell’aristocrazia di tutta Italia, inaugurando un modello di villeggiatura dallo stile ricercato ed esclusivo del cosiddetto “vivere in villa” che nasce attorno a Villa Agnelli e alla sua pineta con lo svilupparsi di costruzioni immerse nel verde. Una zona strategica, un po’ segreta e riservata non lontana dal centro del paese e vicina al mare. Oggi la Villa Agnelli è l’Hotel Augustus Lido, una delle ville centrali
dell’Augustus Hotel & Resort, nato agli inizi degli anni Cinquanta, dalla trasformazione di un’altra famosa villa, dallo stile caro all’élite artistica e letteraria che frequentava la zona e che era molto attenta alle istanze del Movimento Moderno: così l’architettura anni Trenta trovò a Forte dei Marmi terreno fertile. Primo nucleo della nascita dell’Augustus Hotel & Resort è Villa Pesenti, gioiello del nuovo stile modernista, progettata dal famoso architetto Osvaldo Borsani. Successivamente Augusta Pesenti nel 1953 alzò di un piano la villa originale trasformandola nell’Augustus Hotel, per oltre venti anni l’unico hotel De Luxe dell’intera Versilia. Attorno a questa struttura principale, caratterizzata da balconi utilizzati come veri e propri salotti all’aperto, furono costruite negli anni successivi nel grande parco sette ville dal gusto eclettico, realizzate
ospitalità
da artisti e architetti di cui la signora Augusta fu mecenate. Una piscina gioiello inserita nell’angolo più lussureggiante del giardino e, dalla seconda metà degli anni Sessanta, la Nave, moderna struttura immersa nella pineta caratterizzata da lunghi camminamenti terrazzati che ricordano i ponti delle navi da crociera, completano l’Augustus Hotel & Resort. In queste splendide ville di charme, tutte diverse e particolari, hanno soggiornato personalità del cinema, dell’arte, della cultura e del jet set giunte da ogni parte del mondo. Protetti e coccolati, in totale privacy, vi hanno soggiornato abitualmente personaggi come Jimi Hendrix, Charlton Heston, Oriana Fallaci, Eugenio Montale, Francesco Messina, Mario Monicelli, Paul Anka, Vittorio Gassman, personaggi dello spettacolo e dello sport e molti degli stessi eredi Agnelli. Ancora oggi personaggi famosi e famiglie importanti scelgono Forte dei Marmi e l’Augustus Hotel & Resort, come luogo ideale per la felicità dei loro bambini. Il resort, si arricchì nel 1969 quando fu incorporata Villa Agnelli, valorizzando la vocazione ricettiva dell’abitazione, destinata ad accogliere la numerosa famiglia degli Agnelli, che vi villeggiava circondata da una nutrita schiera di amici, ospiti e domestici. Un soggiorno che ancora oggi mantiene le caratteristiche di esclusività e riservatezza,
grazie al sottopasso che solo gli Agnelli poterono costruire per raggiungere la spiaggia onde evitare l’attraversamento del viale a mare. Questo sottopassaggio resta a tutt’oggi unico in tutta la Versilia. Attraverso un vialetto di ortensie, si raggiunge lo stabilimento balneare che, nato inizialmente come capanno sulla spiaggia e hangar di ricovero dell’idrovolante di famiglia, conserva il fascino della gioiosa cornice descritta da Susanna Agnelli in Vestivamo alla Marinara. In questi ultimi anni grande è stata l’attenzione della famiglia Maschietto nel mantenere alta la qualità degli edifici e dei servizi, con continue migliorie ed innovazioni. Recentissimo esempio il nuovo fitness center realizzato in collaborazione con Technogym nell’edificio La Nave, dove il concept di benessere va oltre la palestra e prosegue con un percorso integrato di attività fisica outdoor nel parco, con proposte personalizzate nell’adiacente Day Spa e presso il ristorante La Fontana e La Sirena e il nuovissimo lounge bar per assaporare i gusti degli speciali menù wellness. Sulla spiaggia, il rinnovato stabilimento balneare Augustus Beach Club è dotato di piscina di acqua salata riscaldata, oltre 100 tende attrezzate, postazione per trattamenti benessere
con possibilità di praticare molti sport acquatici, due ristoranti e sala convegni. La sera il ristorante Bambaissa, con veranda sul mare, è una delle cucine più raffinate della Versilia, particolarmente indicato per feste esclusive e cene in spiaggia a lume di candela. L’Augustus Hotel & Resort a Forte dei Marmi, la più esclusiva località della riviera toscana, è il soggiorno ideale per fruire delle grandi risorse artistiche, paesaggistiche e mondane del territorio, un incontro culturale nella Villa della Versiliana, una visita alle istallazioni e alle gallerie d’arte di Pietrasanta, un aperitivo a La Capannina, il mitico shopping nelle boutiques del centro, i giganteschi Yachts a vela dei cantieri Perini a Viareggio, i marmi delle cave di Michelangelo, le architetture Liberty, la rutilante vita notturna delle discoteche e molto altro. La famiglia Maschietto, protagonista sin dagli anni ’50 della storia del resort, gestisce ancora oggi l’Augustus Hotel & Resort e l’altro hotel di famiglia, l’Hermitage Hotel & Resort, all’interno di un bellissimo parco a due passi dal centro di Forte dei Marmi. 11
TESSA GELISIO Personaggio premiato 2016 Intervista di Andrea Montaresi te e di certe tematiche, non bisogna continuarne a parlarne tra addetti ai lavori, ambientalisti, bisogna far capire alle altre persone quali sono i comportamenti sbagliati, le cose che danneggiano tutti quanti e quindi è fondamentale contaminare tutti i livelli di comunicazione. Dico sempre: è più importante parlare di ecologia e di ambiente , di natura, di territorio, di tutti questi valori su Novella 2000 che su Focus. Tra i tuoi tanti progetti TV c’è Pianeta Mare, l’Italia ha più di 7000 km di coste, un patrimonio enorme tra luci ed ombre, anche sulla costa toscana ci sono stati un po’ di problemi, secondo te si dovrebbe o potrebbe fare di più?
C
ome nasce in te quello che poi diviene un vero e proprio impegno per l’ambiente, che arriva sia alle trasmissioni che al tuo blog Eco-centrica? Sono nata in una famiglia di ambientalisti, i miei genitori fin da piccola mi hanno parlato di problematiche ambientali, mi hanno fatto viaggiare, mi hanno fatto capire tante cose, quindi nascendo in una famiglia di ambientalisti è tutto molto più facile perché si cresce con una consapevolezza, una conoscenza maggiore. È ovvio che tutti i bambini hanno un innato amore per gli animali, per la natura, però se questo amore non viene nutrito, se viene deviato, se non viene educato correttamente poi si perde. Io invece ho avuto la fortuna di essere innaffiata di ambientalismo e questo mi ha portato poi ad avere una specie di missio12
ne. Mi sembra così assurdo che abbiamo un pianeta fantastico e lo stiamo rovinando, un po’ come se uno avesse un giardino attorno a casa e se lo distruggesse.. . e poi come fai a vivere in casa se hai il giardino distrutto? Mi viene naturale parlare di questi temi perché la conoscenza è veramente l’unica arma che abbiamo per fare in modo di non rovinare tutto, anche perché siamo tutti sulla stessa barca oltretutto. Visto il tuo ruolo di giornalista, scrittrice, presentatrice tv, quanto è importante e come si può declinare il ruolo dei media generalisti per la promozione di queste tematiche e la tutela del territorio? È molto importante che lo facciano i media generalisti io sono contraria ad una ghettizzazione dell’ambien-
È sconvolgente che una percentuale altissima di comuni in tutta Italia non abbia l’allaccio alle fognature, non ci siano sistemi di depurazione delle acque reflue, è abbastanza agghiacciante se pensiamo che siamo nel terzo millennio in una delle nazioni più “evolute” del pianeta. Ho un gran rammarico per l’ultimo referendum sulle trivelle perché, anche se all’atto pratico non cambierà nulla perché comunque secondo me il quesito su cui era il referendum sarà bocciato dall’Unione Europea perché non esiste che le licenze siano a vita se si tratta di un bene pubblico, però è anche una questione di coinvolgimento della popolazione, mi aspettavo un risultato diverso. In mare c’è ancora molto inquinamento solido, da qualche parte questi rifiuti arrivano, mi sembra incredibile che qualcuno butti i rifiuti per terra, o in mare o nei fiumi. Altro problema che riguarda il mare è l’inquinamento più impattante, quello chimico che è il più pericoloso, dalle industrie a tutte quelle attività che usano sostanze chimiche che poi vanno a finire in mare e se le mangiano i pesci
il personaggio
tacci” dalla mia vita. Vivo meglio e sto meglio. Hai condotto nella tua carriera da “Capodanno on ice” a “Informa” format insomma legati allo star bene ed all’attività fisica. Quanto è importante per te stare in movimento? C’è spazio nella tua vita oltre che per le scelte eco-centriche anche per quelle sportive? Nella mia vita praticamente ho provato tutti gli sport però non ho per niente lo spirito agonistico ma solo quello sportivo, da piccola quando arrivavo ad un passo dal pre-agonismo mollavo e cambiavo sport ed oggi faccio sempre sport ma senza troppa fatica, faccio bicicletta, yoga, nuoto, fitness, tennis, vario molto, quando mi annoio mollo tutto, non sono una di quelle che deve sudare, fare fatica, mi fermo un pochino prima di fare fatica. Il movimento è fondamentale e poi ora con il cane faccio almeno due ore al giorno di passeggiate. Che rapporto hai con la Versilia e con il suo essere terra tra mare e monti?
L’amore per l’ambiente come lo vivi nel quotidiano? Lo applico con uno stile di vita eco-centrico, nel senso che mangio frutta e verdura, prodotti biologici, pesce povero, tra l’altro in Versilia va tantissimo la razza che dalle altre parti d’Italia non la mangia nessuno, pesce povero che invece andrebbe incentivato perché essendo appunto povero
vuol dire che è poco sfruttato e quindi va incentivato nel consumo. Mangio frutti di stagione, pulisco la casa in maniera naturale, igiene personale fatta naturalmente, cerco fondamentalmente di ridurre il mio patto ambientale in tutti gli aspetti della mia vita e questo mi permette oltre di ridurre l’impatto ambientale anche di vivere meglio. Io ho una vita salubre e sana proprio perché ho allontanato tutti i “prodot-
È una delle zone in cui secondo me c’è la qualità di vita migliore in assoluto che abbia mai visto perché c’è tutto, nel senso che sei sul mare e questa è la cosa più bella della vita, ci sono tutti i servizi, hai delle belle cittadine, c’è gente non sei isolato, hai le montagne dietro, per fare sport è una figata infatti vanno tutti in bicicletta, ci sono le pinete, il lungomare, sport all’aria aperta. La Versilia è veramente una località del benessere, secondo me, ma del benessere vissuto non di quello artificiale, è il massimo. 13
IL TROFEO VELICO
Nel Lago di Gramolazzo, si svolgerà il Trofeo velico Giuseppe Nardini di Franco Dazzi
I
l 20 di Agosto prossimo, nel Lago di Gramolazzo, in Garfagnana, si correrà il Trofeo velico Alpi Apuane intitolato, dopo la sua prematura morte, a Giuseppe Nardini, che questo Trofeo volle fortemente in quanto rappresentava e rappresenta tutt’ora la sintesi di un profondo, sincero e serio Ambientalismo. Oggi in tanti, ricordando Giuseppe, dichiarano di aver condiviso le sue idee e di essere stati dalla sua parte: moltissimi di questi non dicono il vero. Per questo credo sia opportuno, proprio per onorare la sua memoria in modo corretto e veritiero, ripercorrere le tappe principali dell’azione ambientalista di Giuseppe per consentire, a chi lo voglia, una personale riflessione sulle proprie idee ed i propri comportramenti sia di ora che di allora. Prima ancora che Giuseppe diventasse Presidente del Parco delle Alpi Apuane, quando formammo il gruppo consiliare “Verde” nel Consiglio Co14
munale di Forte dei Marmi, la nostra azione politica tesa a salvaguardare l’ambiente in tutte le sue forme, si evidenziò in quella che definimmo l’”Opzione Zero”. L’Amministrazione Comunale di Forte dei Marmi stava per approvare un Piano Regolatore assai “pesante”, che prevedeva molte nuove costruzioni anche nella zona di Roma Imperiale. Noi ci schierammo all’opposizione di quel Piano e proponemmo l’ “opzione Zero”, cioè niente nuove costruzioni su tutto il territorio del paese, neanche più un mattone. Facemmo l’ostruzionismo nell’ultima riunione del Consiglio Comunale al punto che la stessa Amministrazione “sbiancò” quel Piano, ritenendolo eccessivamente cementificatorio. Le elezioni amministrative ci dettero ragione e riconfermarono, per i verdi, due consiglieri comunali: il sottoscritto e Arnaldo Federigi. Oggi molti affermano di essere stati d’ac-
cordo con noi all’epoca. Di molti sono certo del contrario e di altri, tutti sanno che l’affermazione di aver condiviso le nostre posizioni è assolutamente ………di “circostanza”……se così non fosse non si spiega il motivo per cui, poi, su Forte dei Marmi c’è stata veramente una “colata” di cemento. Ma, la storia ci insegna che le grandi rivoluzioni sono state fatte da minoranze, da piccoli gruppi, incompresi dai contemporanei perché le loro idee anticipavano il futuro. C’è voluto il passare del tempo per comprenderli…..così quando, con la Presidenza del Parco delle Alpi Apuane si ebbe la possibilità di portare avanti i concetti di Sostenibilità di Partecipazione di Educazione alla Sostenibilità, pur consapevoli di non essere ancora capiti e quindi nemmeno condivisi, non abbiamo mai fatto un passo indietro, convinti che il tempo prima o poi ci avrebbe dato ragione……e così è
sport e ambiente
stato: oggi la consapevolezza che il nostro Pianeta ed il nostro ambiente sono all’estremo è assai molto più diffusa e su questa via con Giuseppe alla Presidenza del Parco delle Alpi Apuane abbiamo precorso i tempi facendo assumere all’Area Naturale Protetta un ruolo fondamentale nella formazione delle nuove generazioni. Su questa via non fummo soli ovviamente, Giuseppe ebbe la fortuna come Presidente di trovare nell’Ente Parco persone già orientate sulla strada dello Sviluppo Sostenibile: dal Direttore Bartelletti, alle Guardie del Parco, al personale tecnico, in tutti gli uffici insomma, non vi furono ostacoli alla sua linea politica, bensì, al contrario, grande collaborazione e condivisione. I nemici, o meglio gli avversari erano fuori, negli Enti Locali governati da una classe politica più sensibile alla ricerca del consenso elettorale che non all’Ambiente.
Il nostro Paesaggio, questo nostro Patrimonio Naturale da anni aspetta una governance che sappia valorizzalo turisticamente in alternativa ad una economia dipendente dall’estrazione di un bene non rinnovabile. Ogni atto amministrativo, ogni giorno doveva e ancora oggi probabilmente, deve, fare i conti con il rischio della soppressione dello stesso Ente. Giuseppe seppe barcamenarsi brillantemente tra queste due realtà e forse è anche per questo che, alla fine, si è cercato di minimizzare i risultati della sua azione. Il Trofeo Velico nel Lago di Gramolazzo è sopravvissuto e con esso tutta la sua valenza ed importanza turistica ed educativa. Esso rappresenta ormai un baluardo, un punto di riferimento per tutti coloro che lottano per l’affermazione di una alternativa alla attuale economia. Questo è stato il messaggio di Giuseppe condiviso e portato avanti da
tutti coloro che collaborarono con lui ognuno nel proprio ruolo. E questo dobbiamo affermare, se vogliamo rendere giustizia alla sua memoria e se vogliamo ricordalo per quello che veramente fece, perché Giuseppe non fu solo uomo buono ed onesto fu anche un politico coerente, condivisibili o meno, certamente rispettabile ed oggi, man mano che la sensibilità per l’Ambiente si va affermando, l’attualità del suo pensiero è sempre più concreta e reale.
15
ini
N io G iu s e p p e
FORTE DEI MARMI - LEVIGLIANI - GRAMOLAZZO 24 LUGLIO - 20 AGOSTO 2016 “QUESTA CARA DOMENICA DI LUGLIO” Premiata 2016 TESSA
GELISIO
PROGRAMMA GENERALE DOMENICA 24 LUGLIO
ATTIVITÀ SPORTIVE: BICI DA STRADA, MOUNTAIN BIKE, NORDIK WALKING E TREKKING Ore 7.00 Ore 12.30 Ore 13.00 Ore 13.30
Ritrovo e partenza da P.zza F.lli Meccheri, località Vaiana Forte dei Marmi Cerimonia di consegna Bandiera Blu al Comune di Stazzema Consegna del premio Giuseppe Nardini 2016 a Tessa Gelisio Buffet con prodotti tipici locali offerto a tutti i partecipanti
Per coloro che non praticano attività sportive sarà garantito il trasferimento da Forte dei Marmi a Levigliani e ritorno al seguente orario:
Ore 8.30 Partenza scuole Ugo Guidi di Forte dei Marmi Ore 15.30 e 18.00 Partenza da P.zzale Geremia Barsottini di Levigliani Possibilità di visite guidate alle grotte dell’Antro del Corchia e alle Miniere d’Argento Vivo con prezzi convenzionati (si consiglia abbigliamento e scarpe idonee). All’interno del Premio Nardini è inserito l’evento ludico sportivo per bambini “Il piccolo speleologo”, che fa parte del progetto “MUTH&H – Move up to be healthly and happy”. Età minima dei partecipanti: 8 anni
PUNTI RACCOLTA ISCRIZIONI (Obbligatoria) Ufficio Informazioni Turistiche Comune di Forte dei Marmi - Bar da Pretino, Piazza F.lli Meccheri Località Vaiana CONTRIBUTO DI PARTECIPAZIONE E 12,00 (comprensivo di trasporto e ristoro)
SABATO 20 AGOSTO
Ore 10,30
Regata velica “Trofeo Parco delle Alpi Apuane” riservata alla classe Optimist in collaborazione con la Compagnia della Vela di Forte dei Marmi presso il lago di Gramolazzo nel comune di Minucciano
Al termine della regata premiazione e consegna del Trofeo Nardini al vincitore della categoria. N.B.: Tutti coloro che parteciperanno ad attività sportive dovranno firmare una liberatoria
Per informazioni: 0584 280292 - 0584 280253
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Campagna di Informazione a cura dell’O.D.T. del Comune di Forte dei Marmi
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5° PREMIO “GIUSEPPE NARDINI”
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PERCORSO TREKKING E NORDIC WALKING ORE 7,00 RITROVO E PARTENZA IN PULLMAN PIAZZA F.LLI MECCHERI - VAIANA, FORTE DEI MARMI 0RE 8,00 INIZIO PERCORSO DA LEVIGLIANI
PERCORSO MTB ORE 7,00 RITROVO E PARTENZA PIAZZA F.LLI MECCHERI - VAIANA, FORTE DEI MARMI 0RE 8,00 INIZIO PERCORSO DA LEVIGLIANI
PERCORSO BICI DA STRADA ORE 7,00 RITROVO E PARTENZA PIAZZA F.LLI MECCHERI - VAIANA, FORTE DEI MARMI ARRIVO PREVISTO A LEVIGLIANI ORE1712,00
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IL COMUNE DI FORTE DEI MARMI 18
Forte dei Marmi
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Per descrivere Forte dei Marmi occorre partire dal suo nome, che rievoca Il Fortino, denominato “Fortezza Granducale” Testi a cura dell’ufficio stampa del comune Fotografie di Maurizio Stella e Filippo Landi
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orte dei Marmi ha festeggiato nel 2014 un compleanno speciale: il centenario della sua autonomia. Il 26 aprile 1914, infatti, da piccola frazione del Comune di Pietrasanta, diventò comune indipendente, grazie ad una proposta di legge firmata dal Re Vittorio Emanuele III proprio in quella data. Ma una storia più antica, che risale al 1513, racconta del Lodo arbitrale di Papa Leone X figlio di Lorenzo il Magnifico, che decretò il distacco della Versilia storica (composta oggi dai Comuni di Forte dei Marmi, Pietrasanta, Seravezza e Stazzema) da Lucca a favore di Firenze. Da allora fino al 1859 con il nome di Capitanato, poi di Vicariato di Pietrasanta, la Versilia storica rappresentò una specifica unità territoriale ed amministrativa nell’ambito della Repubblica di Firenze, del Ducato e infine del Granducato di Toscana, retto prima dai Medici e quindi dagli Asburgo-Lorena. Per descrivere Forte dei Marmi occorre partire dal suo nome, che rievoca Il Fortino, denominato “Fortezza Granducale”, perché fatto costruire dal Granduca Pietro Leopoldo a difesa del territorio nel periodo che va dal 1782 al 1788 e da cui 20
il paese ha preso il nome. Oggi è diventato il cuore e il simbolo del paese, nonché spazio espositivo per l’arte. A Forte dei Marmi è nata la Regina Paola di Liegi e Gianni Agnelli da giovane vi ha trascorso le sue vacanze. Oggi vi risiede il Maestro Andrea Bocelli. Ed è sempre qui che i più grandi artisti del Novecento hanno trovato l’ispirazione per le loro opere. Da Thomas Mann a Aldous Huxley, da Boecklin a Hildebrandt, da Montale a Ungaretti, da Carrà a Soffici. Se questa è la storia, il presente offre una realtà fatta di eleganza e sobrietà, con servizi personalizzati e un territorio coscientemente mantenuto a misura d’uomo. Non è un caso che la bicicletta sia il mezzo privilegiato per muoversi e non solo in estate. In bici si va al mare, al “Mercato del Forte”, che ogni mercoledì mattina (in estate anche la domenica) attira migliaia di visitatori, oppure semplicemente in giro per il paese a curiosare fra le ville dell’elegante quartiere di Roma Imperiale. Ma il cuore pulsante di Forte dei Marmi è il centro, dove le più grandi griffe della moda italiana e internazionale hanno aperto i loro showroom. Da Prada a
Forte dei Marmi
Gucci, da Trussardi a Louis Vuitton, da Cavalli a Moncler, i più famosi stilisti hanno voluto una vetrina al Forte. Ma anche i gourmet trovano qui il loro paradiso. Ristoranti stellati o squisitamente autoctoni propongono menu ricercati e piatti tipici della tradizione locale, come l’aragosta rosa in guazzetto di champagne e gli spaghetti con le arselle, le acciughe fritte e le seppie. Forte dei Marmi ha saputo promuovere la sua immagine e l’offerta turistica e con il tempo e tanto lavoro, ha fatto dell’accoglienza il proprio valore aggiunto. SCHEDA DI FORTE DEI MARMI Forte dei Marmi è un comune di 7.500 abitanti che si sviluppa su 9 km2 di territorio, lungo la costa settentrionale della provincia di Lucca, al confine con quella di Massa Carrara. Insieme a Pietrasanta, Seravezza e Stazzema fa parte della Versilia storica, la fascia di territorio che prende il nome dal fiume che l’attraversa. Oltre al centro, è suddiviso in quattro frazioni: Caranna, Vaiana, Roma Imperiale e Vittoria Apuana. Politicamente, dal 29 maggio 2007 è amministrato da una lista civica di centro sinistra (Amo il Forte). L’economia cittadina si basa esclusivamente sul turismo. 97 stabilimenti balneari 57 alberghi + 2 B&B 56 ristoranti 1 locale notturno: La Capannina di Franceschi Sono queste le cifre delle strutture ricettive locali, alle quali vanno aggiunte le case private. L’accoglienza turistica, infatti, a Forte dei Marmi si basa, in parte, anche sugli affitti delle abitazioni, che nei mesi estivi diventano la residenza di villeggianti, italiani e stranieri.
In bici si va al mare, al “Mercato del Forte”, che ogni mercoledì mattina attira migliaia di visitatori... Luoghi di interesse - Da un punto di vista storico, il Fortino è il cuore e il simbolo del paese. L’edificio da cui il paese ha preso il nome. Si tratta di un vero e proprio “forte” fatto costruire nella seconda metà del XVIII secolo dal Granduca Leopoldo e che oggi è diventato sede del Museo della Satira e della Caricatura, dove vengono organizzate le mostre dei più famosi vignettisti italiani e internazionali. Altro punto di riferimento cittadino è il pontile, “la passeggiata” nel mare con alla spalle lo scenario delle Apuane. Nato nel lontano 1877 come ponte caricatore per il marmo, è stato interamente ricostruito alla fine della seconda guerra mondiale. Per quanto riguarda la vita notturna, La Capannina di Franceschi è l’unico locale presente sul territorio ed è nata nel lontano 1929, per mano della famiglia Franceschi. La lista dei nomi famosi che nel corso degli anni hanno frequentato Forte dei Marmi è molto lunga. Nel Novecento il paese divenne dimora di numerosi artisti e intellettuali, italiani e internazionali, che dettero vita ad un circolo culturale: Il IV Platano, rimasto per anni punto di riferimento e riscoperto in questi ultimi anni dagli amministratori. 21
Estate al FORTE territorio
2016
Arte | Cultura | Spettacolo
PINETA EMILIO TARABELLA | Inizio spettacoli ore 21.15 |
LUGLIO Giovedì 14 … dedicato ai bambini Compagnia TCP La gallinella rossa Domenica 17 Assessorato all’Ambiente Cerimonia Bandiera Blu 2016 Lunedì 18 Omar Bresciani …E m’innamorai! Musica e memoria degli anni ‘60 (ingresso a pagamento) Mercoledì 20 Misericordia Forte dei Marmi Chi è di scena? Giovedì 21 … dedicato ai bambini Compagnia Il Baule Volante Attento Pierino…Arriva il lupo! Venerdì 22 Associazione Internazionale Padre Kolbe Prenditi cura di me Lunedì 25 Circolo Culturale Festivalmare Aspettando il Festivalmare Mercoledì 27 Professione Danza ASD Il Circo Giovedì 28 Associazione Un Cuore Un Mondo Not(t)e per il Cuore (ingresso a pagamento in beneficenza)
Venerdì 29 ABC Onlus La Marinara in concerto Domenica 31 Assessorato Politiche Giovanili Rock’in Forte
AGOSTO Lunedì 1 La Matita di Dio Beauty Girl (ingresso a pagamento)
Mercoledì 3 Angelo Polacci Angelo Polacci in… “Ecco l’Artista”
Lunedì 8 agosto Palio dei Bagni Ore 11.00 Pontile
Giovedì 4 … dedicato ai bambini Compagnia Coquelìcot Teatro Al lupo! Al lupo!
Venerdì 26 agosto Corteo Storico Ore 21.30 Piazza Dante
Venerdì 5 Compagnia dialettale Albetreta Un è anco ariva la mi’ òra Lunedì 8 Teatro dell’Accadente The Gin game (ingresso a pagamento) Giovedì 11 … dedicato ai bambini Compagnia Colombre Teatro In un soffio Giovedì 18 … dedicato ai bambini Compagnia Coquelìcot Teatro Semi Venerdì 19 Angelo Barberi Band Tre generazioni in musica Lunedì 22 Fortemarmini nel mondo Let’s Rap Together Martedì 23 Caterina Ferri in… Araba Fenice, rinasco insieme a voi Mercoledì 24 Gruppo per Servire Miscuglio in Musical Giovedì 25 Acid Queen Tributo a Tina Turner (ingresso a pagamento) Martedì 30 Assessorato Politiche Giovanili Rock’in Forte Mercoledì 31 Assessorato Pubblica Istruzione I bambini dei Centri estivi in Estate al Forte 2016
Martedì 2 Assessorato Turismo e Cultura Un abbraccio alla vita Spettacolo dialettale in favore dell’Ass. Per Donare una Vita ONLUS del Prof. Ugo Boggi Per i più piccoli richiedi “L’Agenda dei Bambini” all’Uff. Informazioni Turistiche 22
FESTEGGIAMENTI SANT'ERMETE
Sabato 27 agosto Tradizionale “Focata” Ore 21.00 Piazza Garibaldi Domenica 28 agosto Per tutta la giornata Fiera per le vie del paese Ore 22.00 Piazza Navari – Pontile Spettacolo pirotecnico della ditta vincitrice del Festival Internazionale Fuochi d’Artificio 2016
VILLA BERTELLI Associazione I Colori per la Pace 26 luglio ore 21.00 Spettacolo di beneficenza Tel. 0584 787251
CONCERTO DEI VINCITORI
Del Concorso Nazionale di Pianoforte “Marco Bramanti” Giovedì 4 agosto ore 21.00 Bagno La Perla
MOSTRE
MUSEO DELLA SATIRA E DELLA CARICATURA
Da luglio a ottobre Renziade - Da Rignano a Palazzo Chigi l’epopea del Sindaco degli Italiani Per informazioni: www.museosatira.it 0584 280262
VILLA BERTELLI
Via Mazzini 200, Vittoria Apuana 2 giugno – 4 settembre 2016 Girolamo Ciulla. Metamorfosi e magia Giugno: da martedì a venerdì 16-20; sabato e domenica 10-13/16-20 Luglio e agosto: tutti i giorni 17-23 Ingresso libero
CASA MUSEO UGO GUIDI Via Matteo Civitali 33
2 luglio - 23 luglio Villa Schiff - Montignoso - Premio Ugo Guidi VIII "Il Maestro presenta l’Allievo" 17 luglio - 29 luglio “Artisti al mare” collettiva pittura e scultura a cura di Toscana Cultura 23 luglio - 28 agosto - Scala Stazzema Omaggio a Ugo Guidi: dal Museo di Forte dei Marmi allo Studio Simi di Stazzema 31 luglio - 15 agosto Patrizio Gelli “Panni” al Forte Riccardo Boccardi “Foglie Polimeriche” a cura dell' Associazione culturale Gli Otto Venti di Pistoia 18 settembre - 13 ottobre VII Mostra Collettiva Collezione Museo Ugo Guidi per le Giornate Europee del Patrimonio del MIBACT Aperto su prenotazione 348-3020538 museougoguidi@gmail.com Orario mostre: tutti i giorni 18-20 - Lunedì chiuso
MOSTRE IN STRADA
Da giugno a settembre La Marguttiana 2016 - Via G. Pascoli
tutti i giorni 18.00-24.00 - www.lamarguttiana.it
PREMIO SATIRA POLITICA 17 settembre 2016 44° Premio Internazionale Satira Politica Capannina di Franceschi - Ore 17.30
MOSTRE MERCATO Mostra mercato Evergreen Forte proposta da Ass. Utinam 17 -18 - 19 giugno Piazza Dante venerdì 12.00-23.30 / sabato 10.00-23.30 domenica 10.00-20.00
MERCATI Mercato Vittoria Apuana Dal primo venerdì di giugno al quarto venerdì di settembre 8.00-13.30 Mercato dell’Antiquariato Piazza Dante Ogni secondo fine settimana del mese Per il weekend di Ferragosto 13-14-15 agosto Mercato Donne in campo Piazza Donatori di Organi Prima e terza ed eventualmente quinta domenica del mese 8.30-13.00 Vittoria Apuana Seconda e quarta domenica del mese 8.30-13.00
Comune di Forte dei Marmi
Assessorato Cultura e Turismo
Mercato Piazza Marconi Tutto l’anno ogni mercoledì mattina 8.00-13.30 Da Pasqua a fine ottobre anche la domenica, stesso orario Mercato Piazza Donatori di Organi Tutto l’anno ogni mercoledì mattina, 8.00-13.30
ESCURSIONI GUIDATE SULLE ALPI APUANE CAI Sez. Forte dei Marmi 26 giugno: Speleogita 3 luglio: San Rocchino - Alto Matanna Rifugio Forte dei Marmi 10 luglio: Alpeggio in frutta a Casa Colleoni 17 luglio: Alpe della Grotta - Rifugio CAI Forte dei Marmi - Concerto 31 luglio: Marmitte dei giganti 14 agosto: Le antiche viabilità di Alpeggio 21 agosto: Monte Forato dal sentiero numero 12 e ferrata Per info: + 39 3664441666 segreteria@caifortedeimarmi.it
ANTRO DEL CORCHIA LEVIGLIANI Visite guidate Sistema Corchia Underground (Grotta Antro del Corchia, Miniere Argento Vivo e i Musei di Levigliani) dal 2 al 5 giugno - 11 e 12 giugno dal 18 giugno al 31 agosto: da lunedì a domenica settembre: prima settimana e successivi altri fine settimana Servizio bus navetta gratuito da Forte dei Marmi ogni giovedì mattina Per info: www.antrocorchia.it - 0584.778405 info@antrocorchia.it
16-17 luglio dalle 10.00 alle 17.00 5° edizione tiro in targa Loc. Pianello, Levigliani 3 luglio 25° Trofeo Monte Corchia, corsa podistica non competitiva 6-7 agosto Levigliani WineArt
EVENTI SPORTIVI
LUGLIO
10 2° Trofeo Giorgio Salvatori Open organizzato dalla Compagnia della Vela Forte dei Marmi 16-17 Trofeo F.lli Meccheri FINN organizzato dalla Compagnia della Vela Forte dei Marmi 21-24 1° Raduno Internazionale Barche Offshore d’epoca organizzato da Club Nautico Versilia
territorio 23-24 Trofeo Honu Race Open organizzato da Yachting Club Versilia 24 Gara Ciclistica Trofeo Giuseppe Nardini organizzata dal Comune di Forte dei Marmi 30 Trofeo Città di Forte dei Marmi Giovani organizzato da Yachting Club Versilia 31 Trofeo Città di Forte dei Marmi Open organizzato da Yachting Club Versilia
AGOSTO 7 Trofeo YCV Open organizzato da Yachting Club Versilia 10 Trofeo Angelo Barberi Derive d’epoca organizzato dalla Compagnia della Vela Forte dei Marmi 13 Regata dell’Amicizia Optimist laser - organizzata dalla Compagnia della Vela Forte dei Marmi 16 Regata La Rotta delle Tartarughe Multiscafi organizzata da Yachting Club Versilia 20 Regata Trofeo Velico Parco Alpi Apuane Giuseppe Nardini Lago di Gramolazzo (Minucciano) organizzata dal Comune di Forte dei Marmi 21 Trofeo Paolo Buratti Open organizzato dalla Compagnia della Vela Forte dei Marmi 26 Regata Dune Classic Aide organizzata da Yachting Club Versilia 28 Crociera S. Ermete Open organizzata dalla Compagnia della Vela Forte dei Marmi e da Yachting Club Versilia
SETTEMBRE 3 Regata Dune Mosse Open organizzata da Yachting Club Versilia 10-11 Gara Triathlon Internazionale organizzata da Garmin Trio 25 Trofeo “Buffoni” organizzato da A.S.D. Gruppo Ciclistico F. Buffoni
SAGRA GASTRONOMICA CONTRADA IL PONTE 6-20 agosto ogni sera dalle 19.30 Servizio al tavolo - ballo con orchestra Via Olmi, loc. Vaiana Parco Scuola Elementare
BURRACO 6 – 13 – 20 – 27 luglio 3 – 10 – 17 – 24 agosto Piazza Garibaldi ore 20.00 Organizzato da Ass. ABC Onlus Per info: 338 9885719
BRIDGE 19 agosto Piazza Dante ore 21.00 Toscana Bridge sotto le stelle Organizzato da Ass. Forte dei Marmi Bridge Per info: 335 5486930
Per Informazioni: UFFICIO INFORMAZIONI TURISTICHE FORTE DEI MARMI Via Spinetti, 14 - Forte dei Marmi - Tel.: +39 0584 280292 - 280253 forteinfo@comunefdm.it - www.myfortedeimarmi.it - Per prenotazioni alberghiere: www.myforte.eu
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IL PROGRAMMA BANDIERA BLU, ECO-LABEL Ph: Adriano63
L’obiettivo principale è quello di promuovere nei Comuni rivieraschi una conduzione sostenibile del territorio
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l Programma Bandiera Blu, Eco-label Internazionale per la certificazione della qualità ambientale delle località rivierasche è attualmente riconosciuto in tutto il Mondo, sia dai turisti che dagli operatori turistici, come un valido eco-label relativamente al turismo sostenibile in località turistiche marine e lacustri. “Bandiera Blu” è condotto dall’organizzazione non-governativa e no-profit “Foundation for Environmental Education” (FEE). Tale Programma è operativo in Europa dal 1987. Con l’inizio del nuovo secolo la FEE ha sottoscritto un Protocollo di partnership globale con il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) quindi, un Protocollo d’Intesa con l’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite (UNWTO), di cui è anche membro affiliato. Adesso il Programma inizialmente europeo è stato esteso in 49 24
paesi in tutto il Mondo. L’obiettivo principale del Programma Bandiera Blu, è quello di promuovere nei Comuni rivieraschi una conduzione sostenibile del territorio attraverso una serie di indicazioni che mettono alla base delle scelte politiche, l’attenzione e la cura per l’ambiente. I criteri del Programma vengono aggiornati periodicamente in modo tale da spingere le amministrazioni locali partecipanti ad impegnarsi per risolvere, e migliorare nel tempo, le problematiche relative alla gestione del territorio avendo come obiettivo un’attenta salvaguardia dell’ambiente. La valutazione delle auto-candidature, inviate ogni anno compilando uno specifico questionario e allegando idonea documentazione a supporto, avviene attraverso i lavori di una Commissione di Giuria, all’interno della quale sono presenti rappresentanti
di enti istituzionali quali Presidenza del Consiglio-Dipartimento del Turismo, Ministero delle Attività Agricole e Forestali, Comando Generale delle Capitanerie di Porto, ENEA, ISPRA, Coordinamento Assessorati al Turismo delle Regioni, DECOS -Università della Tuscia, nonché da organismi privati, quali la Federazione Nazionale Nuoto – Sezione Salvamento, i Sindacati Balneari SIB-Confcommercio e FIBA-Confesercenti, che ne condividono il fine e l’approccio metodologico. Già da alcuni anni, per la valutazione delle candidature, è stato introdotto l’iter procedurale certificato secondo la norma UNI EN ISO 9001-2000. Quest’anno, il riconoscimento è stato riconfermato per la Versilia intera e nel corso della stagione dovranno essere garantiti e monitorati i requisiti previsti dal programma. In quest’ottica, il Comune di Forte dei Marmi ha voluto dare risalto all’azione svolta dai giovani sul territorio comunale in ordine alle attività di comunicazione ed informazione rivolte, sia a residenti, che agli ospiti estivi. Il proficuo rapporto con il Liceo classico “G. Carducci” di Viareggio vede anche quest’anno lo svolgimento di uno stage a cui parteciperanno 9 studenti, che durante l’arco estivo si alterneranno sul territorio per far conoscere tutte le opportunità ambientali in termini di patrimonio e di servizi, con l’impegno di raccogliere segnalazioni, critiche e spunti di miglioramento dei servizi. Il lavoro svolto da questi ragazzi è ormai diventato un fiore all’occhiello della campagna Bandiera Blu. La loro serietà, professionalità e giusto modo di interloquire con le persone, gli ha fatto conquistare negli anni la stima di tutti i portatori d’interesse.
Forte dei Marmi
MISERICORDIA DI FORTE DEI MARMI È il frutto della storia di persone che vivono lo spirito di gratuità La Fraternita di Misericordia di Forte dei Marmi, nata nel 1930, è un’Associazione di Volontariato iscritta nell’apposito Registro della Regione Toscana. Come recita lo Statuto “scopo della Fraternita è l’esercizio, per amore di Dio e del prossimo, a mezzo dei Confratelli, di Opere di Misericordia.” Per questo motivo, nel corso del tempo i Volontari hanno sempre cercato di essere fedeli a questo mandato, cercando di mettere mani e cuore nel realizzare “Opere di Misericordia” Corporali e Spirituali. L’azione della Misericordia di Forte dei Marmi si basa su alcuni valori che sono considerati di fondamentale importanza: gratuità del servizio, anonimato, carità cristiana ed uguaglianza, spirito di fratellanza, professionalità, territorialità. Le nostre attività spaziano dal soccorso e trasporto sanitario con ambulanze (in convenzione anche con il Servizio
118), al trasporto sociale, trasporto personalizzato disabili anche in convenzione con il Comune di Forte dei Marmi, trasporto pazienti ai centri di fisioterapia, trasporto pazienti per terapie presso i centri oncologici, trasporto pazienti presso gli ospedali per visite ed esami, prelievi domiciliari, consegna dei medicinali al domicilio dei pazienti con particolari patologie, assistenza infermieristica, assistenza domiciliare sociale e sanitaria, servizio civile, gruppo donatori di sangue Frates ed onoranze funebri. La Misericordia di Forte dei Marmi è inoltre Protezione Civile dal 1991 con moltissime operazioni di aiuto ed assistenza condotte in Italia ed all’estero. Dal 14 dicembre 2015 ospita, previa sottoscrizione di apposita convenzione con la Prefettura di Lucca ed in accoglimento all’appello di Papa Francesco all’Angelus del 6 settembre 2015, un piccolo gruppo di profughi.
La Misericordia è il frutto della storia di persone che vivono lo spirito di gratuità, e che dunque assumono il “debito di amore” verso gli altri come dimensione esistenziale della loro vita, perché è sempre più quello che si è ricevuto che quello che si è dato.
Misericordia di Forte dei Marmi Via Padre Ignazio da Carrara, 32 Via San Camillo, 18 Forte dei Marmi LU misericordiaforte@tiscali.it segreteria@misericordiadelforte.org 0584 752133 - 0584 752149 0584 753035
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MICHELANGELO A SERAVEZZA di Tessa Nardini
“El luogo da cavare è molto aspro, e gli uomini molto ignoranti in simile esercizio” L’evento che porta Michelangelo a Seravezza è il Lodo di Leone X perché in seguito al passaggio della Versilia Storica sotto l’orbita fiorentina, nel 1515 la comunità di Seravezza dona le montagne all’Opera di Santa Maria del Fiore e Michelangelo viene costretto dal papa ad abbandonare le ben avviate cave di Carrara per scoprire la vena di marmo a Seravezza. La disperazione dell’artista è grandissima tanto che, nelle lettere ad amici e collaboratori, lamenta di trovarsi a lavorare in montagne vergini e a trattare marmi che sono aspri quanto il carattere della gente che abita la zona. Una
volta compiuta la fatica in montagna si doveva poi trasportare il marmo fino al mare, ma come? “Solo paludi! Solo paludi!” scrive Michelangelo al papa. Volente o nolente Michelangelo arriva in Versilia e il 15 marzo 1518 e il 14 aprile dello stesso anno firma due contratti a Pietrasanta per la realizzazione della facciata della chiesa di San Lorenzo. Il primo contratto viene stipulato con gli scalpellini di Settignano ai quali si chiede una fornitura di marmo dalle cave di Cappella e Trambiserra, collocate rispettivamente sotto e di fronte alla pieve di San Martino alla Cappella. Col secondo contratto Michelangelo, forse resosi conto di dover accelerare coi lavori o dell’inadeguatezza degli scalpellini di Settignano, roga un se-
Costantino Paolicchi, Sogni di Marmo, Bandecchi & Vivaldi, Pontedera, 2005. Giorgio Giannelli, La bibbia del Forte dei Marmi, Roma, edizioni Versilia Oggi, 1979. Le lettere di Michelangelo Buonarroti, a cura di Gaetano Milanesei, Firenze, Le Monnier, 1875. 4 Le lettere di Michelangelo Buonarroti, a cura di Gaetano Milanesei, Firenze, Le Monnier, 1875. 5 Metodo usato nelle cave in passato per spostare blocchi di marmo. 6 Gli studiosi ipotizzano che Michelangelo abbia vissuto nella casa della famiglia del Sarto annessa alla chiesa della Santissima Annunziata, abitazione portata via, insieme alla chiesa, durante la piena del 1885. 7 Religioso e letterato seravezzino, noto per essere stato amico e padre spirituale del Carducci. 1 2 3
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condo contratto con quelli di Pietrasanta ai quali si chiede di cavare dal monte Altissimo blocchi di marmo adatti alla realizzazione di figure1. Michelangelo vive anni di difficoltà e di ansia in queste montagne così belle e aspre: pensate che a causa della ripidezza di Trambiserra era impossibile praticare la lizza, così i cavatori erano costretti a buttare i blocchi di marmo fino all’alveo del fiume, con grande perdita del materiale. Questo sistema si protrae fino all’Ottocento inoltrato e tutti i detriti di marmo, che inevitabilmente finivano nel fiume, hanno contribuito ad aggravare la piena del 1885, di cui parleremo poi. Grandi problemi anche per i trasporti, occorreva infatti tracciare una via a suon di picconi sulle montagne e una volta a valle le complicazioni aumentavano a causa della zona paludosa. Michelangelo costruisce la famosa Via del Marmo che partiva dalle cave e terminava poco prima dell’odierna piazza Garibaldi di Forte dei Marmi. L’artista per tutto ciò che concerne l’escavazione, il trasporto e l’imbarco dei marmi in Marina trova in Donato Benti un prezioso collaboratore. Dovendo il Buonarroti recarsi spesso a Firenze per affari ha bisogno di qualcuno che gestisca tutto, così con il contratto del 27 aprile 1518 nomina Donato Benti suo procuratore con il compito di sovrintendere a tutte le operazioni in sua assenza. Il rapporto tra i due è di totale fiducia e il burbero Michelangelo, serio e con pochi amici, si rivolge con grande affetto al Benti: “Maestro Donato mio caro”, così iniziano quasi tutte le lettere. C’è anche uno scalpellino originario di Settignano che riesce a far sorridere il burbero Michelangelo, un certo Domenico di Giovanni di Bertino, detto il Topolino: “Di minuta corporatura e veloce nel muoversi, Domenico era ve-
Michelangelo Buonarroti
“Solo paludi! Solo paludi!” scrive Michelangelo al papa... nuto in Versilia con l’incarico non solo di sbozzare le figure a Michelangelo, ma di sorvegliare l’imbarco dei marmi in Marina”2. Una bella grana sono questi cavatori, i litigi frequenti, la voglia di lavorare non molta “...Circa a’ casi vostri, detto Cecone mi dice che e’ Pietrasantesi che io messi a cavare, ànno lasciato l’impresa e non fanno niente: le qual cosa non credo. Presto sarà di costà. A Voi mi raccomando. Vostro fedelissimo Michelangelo scultore in Firenze”3. I problemi non si limitano a scaramucce tra cavatori o lamentele per la paga, purtroppo si verificano anche fatti più gravi, nella lettera dell’agosto 1518 indirizzata a Berto da Filicaia: “La strada si può dire che sia finita perché resta da fare poco (…) e tutte queste cose saremo fatte in quindici dì, se ci fussino scalpellino che valessino qualcosa”. “Io ho la cholonna cavata giù nel canale. E’ stata maggior cosa che io non stimavo a collarla giù: eccisi fatto male qualcuno, e uno s’è dinocolato e morto subito, e io ci sono stato per mettere la vite”. Il povero Michelangelo conclude così “El luogo da cavare è molto aspro, e gli uomini molto ignoranti in simile esercizio”4. Probabilmente il periodo di Seravezza è stato davvero difficile, privo anche delle comodità più elementari, pensate che nelle lettera a Pietro Urbano nel settembre 1518 scrive “Se tu sei guarito, e ti pare di venire insino qua, porta-
mi due camicie”. Una seconda colonna si rompe nel settembre del 1519: la stavano calando da Trambiserra con il sistema dell’ulivella5 quando un anello si spezza e la colonna finisce in mille pezzi nel fiume. In questa occasione Michelangelo si altera con Donato Benti che aveva fatto fare l’anello al compare Lazaro ferraro, il quale aveva evidentemente usato ferro scadente. Un frammento di colonna sarebbe stato rinvenuto nell’Ottocento e il reperto oggi si trova nel giardino di Villa Henraux. Un’iscrizione è stata incisa nella colonna: “Michelangelo buonarroti/ del monte altissimo primo ardito/ lavoratore ai primi di maggio 1514/ una grossa colonna discese/ che per rottura di attrezzi con grave pericolo degli astanti/ a valle precipitando si infranse/ questo rinvenuto frammento/ oggi a noi attesta l’accaduto”. L’iscrizione contiene due errori: come abbiamo visto l’anno non è 1514 ma 1519 e la colonna viene calata non dall’Altissimo ma da Trambiserra. Nel portico della chiesa della Misericordia di Seravezza c’è una vecchia lapide un tempo apposta sulla casa dove pare sia vissuto Michelangelo negli anni in cui si trovava a Seravezza6. E’ stata scritta da Cecco Frate7 e recita: “Michelangelo Buonarroti che nel MDXVIII cedendo al volere di Leone X apriva le cave del Monte Altissimo ne’ tre anni durati a domare l’asprezza de’ luoghi e l’imperizia della gente abitò in questo luogo”. In realtà Cecco Frate commette un errore: Michelangelo non avrà il tempo di cavare blocchi dal monte Altissimo perché nel 1520 il papa lo solleva dall’incarico e la facciata rimarrà incompiuta. La Via del Marmo creata da Michelangelo viene prolungata fino all’Altissimo per volere di Cosimo I nel 1567, e l’escava-
zione del marmo può iniziare anche lì. Cosa dire sull’attività estrattiva prima di Michelangelo? Il marmo veniva estratto sulle nostre montagne già dal X-XI secolo, e utilizzato esclusivamente in ambito locale. Col XIV secolo l’attività cresce, le cave della Ceragiola e di Solaio sono sfruttate intensamente e il marmo, lavorato da abili scalpellini, viene imbarcato al porto di Motrone e inizia a circolare. Anche l’apertura del cantiere del duomo di San Martino e i lavori di ristrutturazione alla pieve di Santo Stefano a Vallecchia contribuiscono a dare grande impulso alle due cave nominate sopra. Si tratta pur sempre di un’attività estrattiva di qualità ma quantitativamente limitata, per l’avvio di una fiorente industria marmifera, al livello di Carrara, bisogna attendere Michelangelo e ringraziare Cosimo I per il forte impulso che ha dato alle cave. Tratto da: Tessa Nardini e Stefania Neri, Versilia Insolita. Quello che le guide tradizionali non dicono, Pezzini, 2016.
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territorio
fratelli
IMBIANCATURA VERNICIATURA STUCCHI RESTAURI DECORAZIONI
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sport e ambiente
IL “VELO CLUB MAGGI 1906”
Amicizia, solidarietà e ripetto per la natura e per l’ambiente
A
nche quest’anno siamo orgogliosi di far parte del Premio Giuseppe Nardini, grande presidente del Parco delle Alpi Apuane, soprattutto nostro amico, di Forte dei Marmi e della montagna Versiliese. Ed è proprio da persone come lui che nasce la nostra ispirazione per il “VELO CLUB MAGGI
1906”. Al momento siamo un centinaio di tesserati tra cicloturisti, cicloamatori e soci sostenitori, che oltre alla “smisurata passione” per le due ruote, condividiamo tre valori per noi fondamentali: amicizia, solidarietà e ripetto per la natura e per l’ambiente. Grazie al forte entusiasmo e partecipazione abbiamo deciso di intraprendere questa nuova avventura fatta di tanti progetti ed obbiettivi, alcuni tra l’altro già raggiunti. Abbiamo collaborato per realizzare “Servizio mobilità garantita”, un mezzo di trasporto ad uso gratuito per le persone disabili e svantaggiate. “Diabetes No Limits”, “Arco de alegria”, un progetto per aiutare i bambini boliviani promosso dall’associazione “Ancora in viaggio - Mauro
Talini”. Ma le nostre ambizioni sono grandi, quindi vi invitiamo a segiurci sulla nostra pagina Facebook “Cicli Maggi” per essere aggiornati sulle nostre iniziative e per dare ad una bici 1000 speranze...REALIZZABILI!!!
CICLI MAGGI Viale Morin 83/a - Forte dei Marmi Tel 0584 89529 www.ciclimaggi.it - info@ciclimaggi.it 29
VIA PIAVE
Street food e cultura a un passo dal centro
L
a Via Piave è diventata negli ultimi anni un vero e proprio polo d’attrazione alternativo al centro, frequentata da giovani che alimentano la movida serale. Il merito di tutto ciò, è dovuto ad alcune aziende che ,con dedizione e professionalità, ottengono notevoli successi nonostante la posizione decentrata. La gelateria “La Chicca” richiama giornalmente centinaia di persone 30
con un prodotto di elevatissima qualità completamente artigianale. Non solo gelato ma anche torte di qualsiasi dimensione e forma. Il gelato prodotto, a detta di molti, è il migliore di Forte dei Marmi. Affianco c’è “Il Piper di Lore’ “ bar ma anche vero e proprio locale con musica, feste a tema e ottimi drink. Con la “Piadineria da Lore’ “, che sfama il popolo della notte, movimentano le serate fortemarmine
per un divertimento assicurato. Un po’ cultura, in questo contesto di divertimento, è garantita dalla “Libreria del Forte” che propone le ultime novità in fatto di libri ma anche autori che in più occasioni presentano personalmente le loro opere. Sarete accolti da giovani competenti che sapranno consigliarvi al meglio la buona lettura per i vostri momenti di relax.
Cibo e Cultura
GELATERIA LA CHICCA Via Piave 15 Forte dei Marmi 0584 787054
IL PIPER DI LORE’ Via Piave 19 Forte dei Marmi 328 7768842
PIADINERIA DA LORE’ Via Piave 38 Forte dei Marmi 333 3770031
LIBRERIA DEL FORTE Via Piave 36/A Forte dei Marmi 0584 81285
territorio
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Seravezza
IL COMUNE DI SERAVEZZA 33
Tutto il territorio di Seravezza è piuttosto ricco dal punto di vista paesaggistico, poiché si estende dalla pianura, con i suoi oliveti e i laboratori di marmo, alla montagna, con i sentieri, le vette maestose tra le quali quella dello stupendo Monte Altissimo Testi a cura della Fondazione Terre Medicee Fotografie di Maurizio Stella e Filippo Landi
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ERAVEZZA e le sue eccellenze Seravezza, sita ai piedi delle Apuane, si pone come una delle porte d’accesso naturali al Parco delle Alpi Apuane, una vasta area protetta, ricca di sentieri trekking e punteggiata di antichi borghi caratteristici, in cui si sono sorti diversi bed and breakfast, che caratterizzano l’accoglienza turistica del territorio. Tutto il territorio di Seravezza è piuttosto ricco dal punto di vista paesaggistico, poiché si estende dalla pianura, con i suoi oliveti e i laboratori di marmo, alla montagna, con i sentieri, le vette maestose tra le quali quella dello stupendo Monte Altissimo, la vegetazione di boschi rigogliosi, le cave di marmo. Altro vanto del luogo è poi la cucina, con i suoi 34
piatti tipici, come i tordelli di carne, i matuffi, la ribollita, la focaccia di granturco di Seravezza e tanti altri, da scoprire e assaggiare nei ristoranti disseminati su tutto il territorio. Seravezza Capoluogo Nel capoluogo, la cui piazza è mirabilmente disegnata da palazzi storici, di assoluto interesse artistico è da segnalare il Duomo, ricco di marmi policromi, al cui interno spicca la Pentecoste del Passignano, l’Oratorio della Santissima Annunziata, detto anche Oratorio della Madonna del Ponte, completamente ricostruito dopo la grande alluvione del 1885, e soprattutto Palazzo Mediceo, antica residenza estiva della famiglia fiorentina dei Medici, splendido edificio
Seravezza
località La Cappella, “ Insi trova la bellissima
rinascimentale, di incerta attribuzione, taluni propendono per Ammannati altri per Buontalenti, dal 2013 riconosciuto dall’ UNESCO quale Patrimonio Mondiale dell’ Umanità. Al suo interno si organizzano importanti mostre d’arte e si trova il Museo del Lavoro e delle Tradizioni Popolari della Versilia Storica, in cui sono raccolte oltre duemila testimonianze, databili tra la fine del Settecento e la metà del Novecento, dell’attività agricola, domestica ed estrattiva. Durante la stagione estiva, viene organizzato un calendario di manifestazioni ,”Estate a Seravezza”, che comprende spettacoli teatrali, musicali, piccole mostre, rassegne cinematografiche. La festa raggiunge il suo apice nei primi 10 giorni di agosto, quando il centro storico di Seravezza va alla riscoperta delle attività artigianali ed artistiche: “Le Antiche Botteghe”. Qui, per una settimana, tornano a fiorire le botteghe artigiane dove si possono ammirare e acquistare i manufatti del vetro, della ceramica, del ricamo, della tessitura... Si arriva così al 10 Agosto, giorno di San Lorenzo, Patrono di Seravezza, che viene festeggiato con la fiera e con una precessione seguita dal suggestivo falò sul greto del fiume, durante la sera della vigilia. La pieve romanica di San Martino Non lontano da Seravezza, in località La Cappella, si trova la bellissima pieve romanica di San Martino, interamente in marmo, famosa per il suo rosone, denominato Occhio di Michelangelo, opera realizzata su disegno del grande artista, che qui soggiornò tra il 1518 e il 1520, per estrarre marmi, su incarico dei Medici, destinati alla facciata della Chiesa di S. Lorenzo a Firenze. Nei tre anni di permanenza in Versilia, Michelangelo aprì il tratto di strada che da Sera-
pieve romanica di San Martino, famosa per il suo rosone, denominato Occhio di Michelangelo, opera realizzata su disegno del grande artista, che qui soggiornò tra il 1518 e il 1520
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vezza conduce al caricatoio dei marmi ai piedi delle cave di Trambiserra e Cappella, sistemò ed allungò il tracciato lungo il fiume, da Seravezza a Corvaia e da qui a Querceta, quindi condusse un nuovo tratto fino alla marina, dove i marmi venivano imbarcati sui navicelli. Potenziò quindi l’escavazione nelle cave già attive di Ceragiola e l’avviò, in concreto, in quelle di Trambiserra e Cappella. I laboratori del marmo: eccellenze della scultura internazionale Nel 1821, dopo un lungo periodo di abbandono delle attività estrattive e di lavorazione del marmo, Marco Borrini di Seravezza divenne proprietario di gran parte degli agri marmiferi dell’Altissimo, costituendo con il francese Jean Baptiste Alexandre Henraux una società per la riapertura e lo sfruttamento di quei giacimenti e in poco più di un decennio lo sviluppo dell’industria estrattiva assunse proporzioni eccezionali. In quegli anni alla Società furono affidate prestigiose commesse, come, ad esempio, i grandi quantitativi di marmo per la Cattedrale di Sant’Isacco a San Pietroburgo. Oggi Henraux S.p.A. è azienda leader di settore, che produce anche cultura di alto livello attraverso la propria Fondazione. Nata, quest’ultima, con l’intento di recuperare e dare continuità al progetto e alla straordinaria esperienza di Erminio Cidonio, Amministratore unico della società Henraux negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, che riuscì a realizzare, presso gli stabilimenti di Querceta, un polo internazionale di scultura, con la presenza di 35
artisti del calibro di Henry Moore, Hans Arp, Henri Georges Adam, Isamu Nuguchi, Francois Stahly, Emile Gilioli, Georges Vantongerloo e numerosi altri, che dettero vita a una stagione artistica e culturale di grande vitalità. L’Henraux S.p.A. da alcuni anni ha riattivato all’interno delle proprie strutture produttive il settore della scultura, diventando un punto di riferimento per noti artisti di fama nazionale ed internazionale. Altra realtà di eccellenza nel settore della scultura in marmo è lo Studio Giorgio Angeli. Lo studio è un prestigioso laboratorio di scultura contemporanea, sorto a Querceta, negli anni ’70. Fin dagli esordi Giorgio Angeli ha voluto creare un luogo fertile in cui gli artisti trovassero ispirazione e vedessero realizzate le proprie sculture, destinate sia al mercato nazionale che a quello estero. Da ricordiamo “Slide Mantra”, opera di Isamu Noguchi, destinata ad un parco di Miami ed esposta davanti al padiglione Americano nell’ambito della Biennale di Venezia del 1986. Tra i numerosi artisti che hanno scelto di lavorare presso il laboratorio: Adami, Cascella, Ceroli, Daniel C. & Associates, Finotti, Metzler, MOG, Noguchi, Pomodoro, Ritchie, Tarabella, Yasuda. Con il tempo lo studio si è ampliato articolandosi in capannoni, dove sono collocati i macchinari per la lavorazione, alternati ad ateliers riservati agli artisti. Da segnalare, inoltre, la Fondazione Arkad, con il suo studio di scultura che ha sede nella città di Seravezza, in un complesso architettonico ricco di fascino e di storia: nel 1561 vi si trovavano, infatti, le peschiere per l’allevamento delle trote dell’adiacente Palazzo Mediceo. Nel 1847, venne edificata una grande segheria di marmi tuttora conservata, che dal 1999 è stata acquistata dalla Società Artco, per diventare un luogo destinato alla creazione di opere d’arte e dato in comodato alla Fondazione Arkad per lo sviluppo di attività 36
culturali. I promotori della Fondazione Arkad sono gli scultori di fama internazionale Cynthia Sah e Nicolas Bertoux. Il Palio di Querceta La più importante manifestazione folkloristica è senz’altro il Palio dei Micci di Querceta. E’ una disputa a carattere storico, che si tiene tra otto contrade nella prima domenica di maggio. ll palio consiste in una corsa di otto asini (detti micci nel vernacolo locale), guidati da fantini, ognuno in rappresentanza di una delle otto contrade che partecipano alla manifestazione. La manifestazione ha inizio già nella mattinata, con la sfilata dei gruppi musici e sbandieratori delle otto contrade, per le vie dei borghi della pianura di Querceta e con la S. Messa domenicale nella seicentesca chiesa di Santa Maria Lauretana, attorno alla quale si sarebbe originariamente sviluppato l’abitato. Successivamente, nella centrale piazza Matteotti ha luogo la tradizionale benedizione dei micci. Nel pomeriggio prima della corsa molte persone sfilano con i due colori della propria contrada. La corsa, che ha luogo nel tardo pomeriggio, comprende sei giri di un tracciato in un circuito ad anello. La Fondazione Terre Medicee La Fondazione Terre Medicee è stata creata dall’Amministrazione Comunale di Seravezza per valorizzare e gestire il restaurato Palazzo Mediceo organizzando importanti eventi culturali che si svolgono sia presso il Palazzo stesso, riconosciuto Patrimonio Mondiale Unesco nel 2013, e nelle adiacenti Scuderie Granducali. Ogni anno il programma culturale della Fondazione è ricco di eventi e spettacoli che richiamano l’attenzione dei grandi media (tv, quotidiani, periodici) e soprattutto può vantare un pubblico sempre numeroso grazie alla qualità delle
Seravezza
proposte, frutto di collaborazioni con importanti istituzioni culturali. Gli eventi organizzati nel corso dell’anno dalla Fondazione spaziano in vari settori culturali: dall’arte alla gastronomia, dal teatro al cinema, ai laboratori didattici e ludici per i bambini rivolgendosi in questo modo ad un target molto ampio sia per età che per interessi. Tra i prossimi eventi di punta, la mostra dedicata a Primo Conti e il Festival Blues, che quest’anno giunge alla sua II edizione. La mostra, Primo Conti, un enfant prodige all’alba del ‘900 - a cura di Nadia Marchioni, che sarà allestita al Piano Nobile di Palazzo Mediceo, intende illustrare i primi trent’anni di attività di Primo Conti (Firenze 1900 - 1988), dal suo incredibile esordio pittorico all’età di undici anni, fino ai capolavori della prima maturità.
L’esposizione vuol rendere omaggio all’artista che per tutta l’esistenza mantenne un forte legame con il territorio versiliese, suggerendo la possibilità di un’inedita ricostruzione delle vicende biografiche che qui si snodarono a partire dai soggiorni estivi a Viareggio dal 1914, quando fu in contatto con Nomellini, Chini e, dall’anno sucessivo, Viani e Pea, grazie al supporto di documenti e puntuali confronti formali. Il 14 luglio, invece torna il Festival Blues organizzato in collaborazione con l’Ass. Culturale Alexandre Mattei, che quest’anno vedrà sul palco musicisti di fama internazionale quali: The M Tom Blacksmith Jaime Dolce Marcos Coll blues band featuring Stefano Ronchi www.seravezzabluesfestival.it
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territorio
IL COMUNE DI STAZZEMA 38
Stazzema
Con il Lodo di Papa Leone X del 1513, dopo essere stato oggetto di contese tra Lucca e Firenze e gli stati limitrofi, il territorio di Stazzema fu annesso al Capitanato di Pietrasanta sotto la Signoria Fiorentina Testi di Michele Morabito Fotografie di Filippo Landi
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l territorio di Stazzema è un territorio tutto da scoprire e racchiude in sé comunità millenarie che ci hanno lasciato una eredità straordinaria in termini di bellezze e di ambiente da vivere. Bellezze spesso nascoste nei boschi o addirittura all’interno di cavità carsiche fatte di cunicoli invisibili all’occhio o capaci di mozzare il fiato come la Pania della Croce, regina delle Apuane o il Monte Forato in cui il 21 giugno si può vedere il passaggio del sole. Un territorio felice, rigoglioso, legato alle proprie tradizioni, in cui l’arte, la cultura, i mestieri tradizionali, vanno a braccetto con la modernità, in cui le strade si mescolano alle antiche mulattiere che da sempre collegano i Paesi e consentivano i rapporti tra i diversi borghi e gli scambi culturali e commerciali tra le diverse comunità e gruppi di case. Il Comune di Stazzema si estende, nonostante la vicinanza al mare, interamente ad altitudini collinari e montane, trovandosi infatti nelle Alpi apuane. Si compone di 17 frazioni abitate ed una Col di Favilla ormai abbandonata. Il territorio stazzemese fu abitato fin dall’età del ferro e poi dagli etruschi come testimoniano dei ritrovamenti di sepolture preromane e le numerose incisioni rupestri presenti in Cardoso, Terrinca ed Arni. Il territorio fu abitato dai Liguri Apuani e strenuamente 39
difeso con i lunghi pennati, che costituiva l’arma tipica delle popolazioni autoctone, dagli attacchi dei Romani che furono pesantemente sconfitti nel 186 a.C. presso il cosiddetto Saltus Marcius individuato da alcuni storici locali nella gola che collega l’attuale paese di Pontestazzemese all’abitato di Cardoso. La risposta di Roma fu tremenda e portò alla deportazione delle popolazioni liguri apuane nel Sannio. In età medioevale si svilupparono i borghi le cui origini sono molto diverse, testimoniate dai toponimi, che hanno portato diverse bellezze di cui è ricco il territorio, Pievi, chiese, tra cui la bellissima Pieve di Santa Maria Assunta del paese capoluogo. Ogni borgo mantiene una propria caratteristica e una propria tipicità, oltre che un proprio Santo Patrono ed una propria festività. Con il Lodo di Papa Leone Decimo del 1513, dopo essere stato oggetto di contese tra Lucca e Firenze e gli stati limitrofi, il territorio di Stazzema fu annesso al Capitanato di Pietrasanta sotto la Signoria Fiorentina: Stazzema era da secoli nota per le sue attività manifatturiere per la presenza in zona di numerose miniere della Versilia, che qualcuno fa risalire addirittura agli Etruschi, ma 40
che sicuramente appartengono al periodo Romano, e che interessano tutta l’area che va da Valdicastello, attraversa tutto il territorio di Sant’Anna per spostarsi poi alla zona di Farnocchia, di Mulina, di Gallena, del Cardoso ed infine al di là della Pania, a Fornovolasco nei pressi di quella che attualmente viene chiamata Grotta del Vento. Ci sono poi altri siti minerari vicino a Ripa di Seravezza e a Levigliani dove esistevano e ancora ci sono tracce due miniere di minerale di mercurio. La toponomastica della zona è ancora sintomatica delle attività estrattive. Oltre al paese di Gallena che prende appunto il nome dal minerale estratto in quella zona “galena argentifera” esistono altre località chiamate “argentiera” e precisamente a Sant’Anna e vicino a Ruosina di Seravezza. Esistono infine nel territorio del comune di Stazzema le località di Calcaferro e di Buca della Vena dove veniva estratto il minerale di ferro. Sull’intero territorio esistono ancora vari manufatti (archeologia mineraria), vecchie gallerie e nel fondovalle vecchie infrastrutture che nei secoli scorsi erano ferriere. Questa vocazione manifatturiera ed estrattiva trovava riscontro nell’antico stemma della vicaria
Stazzema
di Stazzema (andato perduto) e di cui si ha notizia nei Commentarii di Vincenzo Santini che raccontano che lo stemma perduto riportava al centro un braccio coperto di armatura in atto di battere un martello sull’incudine rappresentato nel colore nero che campeggiava nello stemma. Gli altri colori, il rosso e l’azzurro, erano propri della comunità. Col passare del tempo, lo stemma è stato completamente modificato. Nello stemma attuale comparso dopo l’Unità d’Italia l’antico lavoro è ricordato da due pestelli neri, posti accanto al giglio fiorentino, sormontato da un castello e illuminato da un sole d’oro. In Stazzema fu attiva per lungo tempo la scuola pittorica di Filadelfo Simi, pittore nato a Levigliani, che aveva scelto Firenze per l’insegnamento, ma che in estate trasferiva in Stazzema la sua dimora ed il suo studio che dopo la sua morte fu portato avanti dalla figlia Nerina. Alla scuola stazzemese appresero l’arte pittorica centinaia di pittori ancora attivi in tutto il mondo. La frazione di Sant’Anna di Stazzema, che oggi conta poche decine di abitanti, è tristemente nota per la strage nazifasci-
“ Ogni borgo
mantiene una propria caratteristica e una propria tipicità...
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sta avvenuta il 12 agosto 1944 in cui furono 560 le vittime tra abitanti del paese, versiliesi e persone che provenivano da diverse parti d’Italia, che si trovavano lì perché venuti in villeggiatura: che si erano rifugiati lì come in altre frazioni montane per sfuggire ai tedeschi. Nel 1996 il territorio è stato distrutto da una alluvione il 19 giugno 1996 che fece 13 vittime nel paese di Cardoso. Il territorio è stato recuperato e messo in sicurezza. 41
“Ruosina è stata
un’importante sede della lavorazione del ferro
I 18 Paesi: RUOSINA Il Paese è quello che si trova alla altitudine più bassa, per metà nel Comune di Seravezza e per metà nel Comune di Seravezza e si snoda lungo l’asse viario che dalla piana porta verso la parte montana. Tra il XVII e il XVIII secolo, nel periodo in cui qui dimorava la Regia Magona Medicea di cui ancora oggi si possono scorgere tracce evidenti negli stemmi e nelle vecchie architetture industriali poste nei diversi siti lungo i torrenti Vezza e Cansoli, Ruosina è stata un’importante sede della lavorazione del ferro. La trota di marmo che si trova di fronte alla Chiesa è stata posta in ricordo di una fortunata pesca effettuata qui da Cristina di Lorena, moglie del Granduca Ferdinando I de’ Medici, nel 1603. La Chiesa Principale è intitolata a San Paolo e Sant’Antonio da Padova e risale al XVI secolo. L’oratorio invece è intitolato a Santa Lucia e San Francesco Saverio e si trova sull’imbocco della mulattiera che conduce a Retignano. Dalla fine del ‘700 e per quasi tutto l’800 il borgo è stato uno dei centri 42
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più importanti del Comune di Stazzema: era sede municipale, sede del primo ufficio postale nel Comune (e che a tutt’oggi resiste) e vi erano numerose botteghe, negozi ed attività. PONTESTAZZEMESE Il paese, fatta eccezione per alcuni piccoli nuclei abitativi sparsi, si snoda quasi interamente lungo la Via Provinciale. Sorge alla confluenza di due torrenti, il Mulina ed il Vezza, ed è sede municipale e centro amministrativo di tutto il Comune di Stazzema. Da qui si dipartono baricentricamente tutte le direttrici di collegamento verso le frazioni “Alto Versiliesi”. Sullo sfondo si possono ammirare il caratteristico Monte Forato (1223 m.) e la Pania della Croce (1859 m.). La Chiesa, che conserva un trono in legno di Cipriani, è dedicata a S. Antonio da Padova, festeggiato il 13 Giugno. Vicino al plesso scolastico di Pontestazzemese si può ammirare il “Sacrario degli Alpini”, inaugurato nel 1972 e dedicato
Stazzema
agli alpini caduti nella Seconda Guerra Mondiale in Versilia. In memoria di Don Innocenzo Lazzeri, medaglia d’oro a valor civile, ucciso sulla piazza della Chiesa di Sant’Anna di Stazzema, vittima delle barbarie della Seconda Guerra Mondiale, è stato collocato sul lato della casa natale un busto in bronzo corredato da una lapide in marmo, datato 1962. In località Fornetto si trova una lapide che testimonia la presenza del poeta Giosuè Carducci in questo borgo. CARDOSO Il paese nasce nel 1407 dalla fusione di tre villaggi: Cardoso, Malliventre e Farneta. Cardoso è noto soprattutto per le sue cave della pietra omonima che oggi è nota per essere impiegata in soglie, stipiti, scalini, capitelli e per un’architettura versatile che può abbracciare diversi stili dal classico al moderno. Da Cardoso si diparte una serie di sentieri con diversi livelli di difficoltà che permettono di raggiungere numerose località suggestive, tra le quali Colle Mezzana, Palagnana, il Monte Forato ai piedi del quale si trova la chiesa di San Leonardo di origine romanica; la chiesina viene chiamata dai paesani “santuario” sebbene non lo sia ed è oggetto di particolare devozione popolare. Si trattava di un Oratorio di cui si hanno notizie sin dalla fine del Medio Evo: nelle selve sopra Cardoso esisteva un villaggio denominato Casamenta di cui tutt’oggi si conservano tracce murarie. Detto villaggio era situato subito sopra l’attuale Colombetta e lungo la vecchia via provinciale che collegava gli abitati di Pruno e Stazzema con altri paesi esistenti e quindi prosegui-
va fino a Lucca: se ne hanno cenni in diversi storici e negli archivi diocesani. Risulterebbe essere stato messo a ferro e fuoco da Castruccio Castracani, intorno al 1325 divenuto signore di Lucca, durante una delle sue frequentissime incursioni nei contestati territori della Versilia, ma non se ne conosce la data precisa sia della costruzione che della sua distruzione. Varie leggende, giunte fino ad oggi, hanno accompagnato la scomparsa di questo villaggio; qualcuno ci parla di presunti ritrovamenti di tesori monetari nascosti nelle case distrutte, ma una in particolare vuole che l’attuale chiesetta di S. Leonardo, sia stata edificata lì dove ora si trova, in ricordo e in sostituzione di quella una volta esistente nel villaggio delle Casamenta distrutto dal Castracani. La Chiesa del paese, costruita nella prima metà del ‘700 in onore di Santa Maria Assunta, si trova di fronte alla torre campanaria del 1745, contiene un fonte battesimale in marmo scolpito da Donato Benti nel 1528. Il tiro della boccia è lo sport preferito in paese, esercitato da giovani e vecchi la mattina del giorno di Pasqua. Questo borgo, pesantemente distrutto dall’Alluvione del 19 Giugno 1996, fu prontamente ed esemplarmente ricostruito e modernizzato grazie alla forza dei suoi abitanti e ai numerosi investimenti pubblici che seguirono l’evento. Lungo la strada principale di Cardoso si trova il “Palazzo della Cultura”, costruito come sede della Casa del Fascio e quindi utilizzato come teatro. L’archivio comunale ivi custodito è andato perduto nell’alluvione del 1996. Oggi il Palazzo della Cultura è apprezzata sede di mostre, convegni ed altre iniziative culturali. 43
VOLEGNO Il nome di questo piccolo borgo deriva probabilmente dai Liguri-Apuani (“Belenio”: colui che brilla o “Belen”: Dio del Sole). La chiesa è stata edificata i Primi del ‘900 sopra l’antico oratorio della “Madonna delle Grazie”, festeggiata l’8 settembre, risalente al 1500. Le porte della chiesa sono di “gusto moderno”, realizzate da un artista tedesco. Vicino alla chiesa spicca la torre campanaria di stile neo-gotico eretta nel 1888, dalla caratteristica forma a punta. Nel 1769 Volegno, insieme a Pruno, produceva i migliori bachi da seta della zona. Fino agli Anni Sessanta dello scorso secolo veniva praticata l’estrazione di una pietra conosciuta come “Pietra di Volegno” o “Cipollino” riconoscibile dal colore bianco-azzurrognolo-verde. Questa attività è cessata poiché la scarsità della materia prima e la disagiata posizione delle cave rendevano troppo difficoltoso e poco economico proseguire le estrazioni. Questo marmo si può vedere ancora in forma di piastre nelle vie del paese. Volegno, insieme alle comunità di Pruno e Cardoso, organizza diverse attività culturali e tradizionali. È un paese all’avanguardia per quanto riguarda le energie rinnovabili in quanto, come Pruno, è riscaldato a biomasse di legno vergine. PRUNO Tutto il borgo è arroccato e sembra svilupparsi attorno alla torre che si trova sul punto più alto del paese. La visione che ci offre è di un’incantevole bellezza e ci permette di ripercorrere la storia attraverso i suoi tortuosi e particolari vicoli, caratterizzati dai tipici scorci sulla vallata e sullo scenario maestoso che si apre verso il comprensorio apuano. Nel paese si staglia, con il campanile a pianta quadrata, la Pieve romanica di San Nicolò eretta intorno all’anno Mille sulla quale si possono notare evidenti segni paleocristiani. La pieve romanica (XIII sec.) fu ampliata a tre navate nel 1614. Tra il 1696 e il 1707 vennero realizzati l’altare in marmo bianco e le tre statue correlate ad opera degli scultori carraresi Andrea An44
dreolli e Tommaso Baratta, mentre la fonte battesimale è del XIII sec. Sicuramente caratteristica è la struttura a tre rampe di scale edificata attorno al campanile, che permette di scendere dal livello della strada a quello della piazzetta della chiesa. Negli ultimi anni è stato svolto un lavoro di recupero dell’archivio parrocchiale del Paese. La comunità di Pruno, insieme alle comunità vicine, si adopera da sempre per organizzare eventi culturali di particolare rilievo come il “Solstizio d’estate” che si svolge ogni anno intorno al 21 Giugno. Nel periodo del Solstizio d’estate il sole, sorgendo, passa attraverso il grande arco naturale del Monte Forato, così chiamato per questa singolare caratteristica, lo stesso accade con la luna durante il Solstizio d’Inverno. Questo fenomeno è ben visibile dal paese di Pruno. Suggestiva la visita nel verde del bosco al “Ponte di Pruno” e al “Mulino dei Frati” divenuto grazie ad un progetto dell’Unione dei Comuni della Versilia un laboratorio ambientale. Vicino a questi ultimi, sorge un sito d’arrampicata La Torre di Belen. Sia dal paesino di Pruno che da Cardoso inizia un sentiero che prelude ad un’escursione di circa 30-40 minuti e che porta alle cascate di Acquapendente, le più grandi di tutto il massiccio delle Apuane. Con un salto di circa 40 metri disegna delicate trame sulla roccia, luogo romantico e attrattiva naturalistica e turistica. Inoltre partendo dal paese è possibile effettuare escursioni verso le vette delle Apuane e visitare gli alpeggi delle Caselle, Pereta, Rocchetta e Poggiogo che testimoniano passate attività di transumanza.
“Nel 1769 Volegno,
insieme a Pruno, produceva i migliori bachi da seta della zona
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Stazzema
LE MULINA Tra il XV e il XVII secolo Mulina era rinomata in tutta la Toscana Medicea e del Rinascimento per lo sviluppo delle miniere di ferro, ferriere, polverifici e miccifici. La produzione di utensili, armi e micce, avveniva all’interno di opifici di proprietà della famiglia Pocai. Tale attività è cessata tra il 1950 ed il 1960. Il paese in realtà si compone di tre borgate: Carbonaia, Culerchio e Calcaferro. A Carbonaia si trovano la scuola Materna e l’incubatoio ittico per le trote; a Culerchio è situata la Chiesa Parrocchiale di San Rocco con annesso “Parco della Rimembranza” che ricorda le vittime del nazifascismo e di tutte le guerre ed in particolare il parroco Don Fiore Menguzzo ucciso assieme alla famiglia il 12 agosto 1944. Nei pressi della borgata di Calcaferro, in un paesaggio pittoresco, si trovano le sorgenti delle Molinette, da cui sgorgano ottime acque oligominerali. Da qui è possibile fare una bella passeggiata sul sentiero che conduce a Farnocchia e scoprire i vecchi siti delle miniere di ferro, i mulini ed un bel ponte di epoca rinascimentale-medicea in discrete condizioni di manutenzione. STAZZEMA Il paese è situato in una posizione strategica dalla quale si può dominare tutta la vallata e godere di un microclima davvero unico vista la sua posizione rivolta quasi tutto il giorno al volgere del sole. L’avamposto del paese è la Pieve di Santa Maria Assunta, eretta nel IX secolo e ampliata e ristrutturata nel XII. All’interno si trovano opere degli scultori Benti, del pittore Ficherelli e un antico organo che risale al XVII secolo. La torre campanaria è letteralmente abbarbicata su una rupe dallo strapiombo vertiginoso. Un’altra Chiesa a nord del paese è dedicata a Santa Maria delle Nevi. Passeggiando per le caratteristiche stradine incontriamo numerose fontane: la più bella è la fontana di Carraia del XVI secolo. Altro importante segno di un glorioso passato è la Torre Medicea o Torre dell’Orologio del XVIII secolo. La
sua costruzione risale al 1738, probabilmente per volere del Vicario di Stazzema, il quale dipendeva direttamente dai Granduchi De’ Medici; e furono loro molto probabilmente a finanziare l’opera, che servì per dare alla frazione che era già capoluogo dal 1600 la possibilità di scandire il tempo, tramite un battente che batte su di una campana. In origine sulla facciata dove si trova l’ingresso vi era una meridiana in marmo bianco, tutt’oggi visibile e funzionante, fu poi aggiunto un orologio meccanico con quadrante in marmo, del tutto simile a quello della Torre di Arnolfo di Cambio, sulla Torre di Palazzo Vecchio, a Firenze; ovvero una lancetta unica, ma non da una parte sola, bensì attraversante tutto il quadrante, il che da impressione che la lancetta segni ore e minuti, in realtà ad una sommità c’è la punta, la quale segna realmente l’ora. La torre alta 15 metri, si trova all’inizio di Via IV Novembre, ma si affaccia anche sulla piazza centrale del paese, Piazza Umberto I. Poco sotto la Pieve sorge un piccolo gioiello, il Santuario della Madonna del Piastraio, unico santuario mariano della Diocesi di Pisa. Sul luogo del Santuario ed al posto di esso, un tempo sorgeva una “marginetta” (edicola) con l’immagine della Madonna del Bell’Amore. Date le cattive condizioni del dipinto Bartolomea Bertocchi, paesana che si occupava dell’accoglienza dei pellegrini, commissionò al pittore Guglielmo Tommasi una nuova immagine della Madonna con il Bambino (1772). In seguito alle grazie concesse ad alcuni pellegrini dall’immagine della Madonna, la devozione mariana al Piastraio assunse sempre più importanza e molti ex-voto vennero donati alla chiesa. Ogni giorno i cavatori nel percorso di ritorno dal lavoro si fermavano a rendere omaggio all’immagine della Madonna che si trovava originariamente in una edicola, attorno a cui poi si sviluppò il complesso del Santuario, per una preghiera. Nel 1821, data la crescente affluenza dei fedeli, Don Costantino Apolloni decise di costruire il santuario sul luogo della “marginetta”. Il culto mariano del Piastraio, unico santuario mariano della Diocesi di Pisa, venne ricordato da Papa Giovanni Paolo II 45
dal balcone del palazzo arcivescovile di Pisa il 24 settembre 1989. La Seconda Guerra Mondiale e la chiusura delle cave causarono il declino dell’edificio. Il paese ha accolto numerosi artisti tra i quali piace ricordare la famiglia Simi, Pietro Annigoni e Mario Parri. Una visita, merita, la casa/studio della famiglia Simi, disegnata dallo stesso artista secondo il gusto degli edifici della campagna francese e fu il suo rifugio a partire dagli anni ’90 del ‘800 in cui operò e realizzò alcune delle suo opere più importanti. Recentemente è stato restaurato e reso fruibile dall’intervento di alcuni privati. Oggi possiamo riscoprire un po’ d’arte alla Casa del Berlingaio dove vengono organizzate esposizioni di notevole interesse. Da qui si possono intraprendere escursioni ed arrampicate verso l’Alpe della Grotta, il Monte Procinto e il Monte Forato. POMEZZANA Il paese, alle pendici del Monte Matanna e del Colle della Castellina, è circondato da boschi di castagno, ma la vista si apre anche sulle Alpi Apuane e sulla vallata. L’economia del paese originariamente si reggeva sull’artigianato del ferro, di cui oggi si ha un’importante testimonianza nei laboratori artigiani “Milani” in cui si producono gli attrezzi per la scul46
tura del marmo richiesti in tutto il mondo. A Pomezzana si possono ammirare: la Chiesa di San Sisto, la cui prima notizia risale al 1377, ricca di opere di arte sacra e arredi, come una croce a stile in argento databile tra la fine del XIII secolo e inizio del XIV, la tela l’ultima cena risalente agli inizi del ‘600 di Gaspare Mannucci, e le più recenti stazioni della via crucis lignee dell’artista artigiano Pietro Milani.; l’Oratorio di Santa Maria delle Grazie (detto della “Margine”) che risale al 1300 e l’Oratorio di San Rocco sull’Alpe (detto “al Monte Croce”) presumibilmente di epoca medioevale. Il campanile di Pomezzana, dopo il secondo crollo, venne ricostruito nel 1915 su nuove fondamenta spostate più a valle e profonde 15 metri: rimane ancora oggi leggermente inclinato, ma grazie alle solide basi è rimasto in piedi. Dal borgo si possono raggiungere a piedi il Rifugio Forte dei Marmi, l’Alto Matanna e la foce di San Rocchino. FARNOCCHIA Farnocchia è rinomata per la sua aria pura e il panorama che si apre verso le Alpi Apuane e, poco sopra, verso il litorale Tirrenico. L’origine del paese risale al preromano dei Liguri Apuani. Proprio all’inizio del paese si trova la chiesa di San Michele Arcangelo che nella sua struttura originaria risale a prima dell’anno Mille. Al suo interno si possono ammirare interessanti allestimenti sacri attribuibili a Roberto Cipriani, Lorenzo Stagi ed altri famosi artisti e l’organo che risale al 1748. La pila che si trova sulla piazza della Chiesa, appartiene ad una fontana costruita nel 1659 e trasferita lì negli anni ‘80. La casa comunale, edificata nel 1670 e oggi adibita a sala della filarmonica, serviva per le riunioni dei governatori e dei capi di famiglia. Nel 1820 molte famiglie lavoravano
Stazzema
nella fabbricazione di canne da fucile e da scoppio, di acciarini per armi da fuoco, forbici e temperini. E’ ancora attiva la “Filarmonica Santa Cecilia” di Farnocchia fondata nel 1850, per volontà di due uomini dal talento eccezionale: Giuseppe Razzuoli e Roberto Cipriani ed è tutt’ora attiva. Si tratta di due famiglie di artigiani locali importanti in tutta la Versilia: la famiglia Razzuoli alla fine del 1700 ha fondato la prima bottega di argenterie, mentre la famiglia Cipriani sempre negli stessi anni si è affermata nella lavorazione del legno.
disponibile solo nelle montagne di Retignano, un insolito mix di mischio, turchino e bardiglio fiorito. Decisero di avviare una sessione estrattiva e spedirono subito via mare diversi blocchi marmiferi in Inghilterra dove alcuni monumenti sono in marmo versiliese. Il campione inviato piacque fin da subito agli inglesi, che decisero di avviare un commercio con Retignano. Nel 1821 i due imprenditori, Beresford e Grybrin, con l’appoggio locale, fondarono una compagnia e presero in affitto da Francesco Guglielmi, per nove anni e con il canone di 6000 scudi, una cava (Messette) dalla quale spedirono marmo in Inghilterra. Gli abitanti di Retignano furono particolarmente attivi nel contribuire alla ripresa dell’industria marmifera in Versilia, impegnandosi nelle cave di Gabro, Ajola, Gordici e Messette, facenti parte del complesso delle cave di Mont’Alto di Retignano. Nel 1845 i retignanesi si opposero all’imprenditore inglese William Walton, in quanto i suoi traffici marmiferi danneggiavano i loro terreni destinati al pascolo e alla raccolta di castagne e legne. Dal 2002 il paese ospita la sede del CERAFRI: Centro per la Ricerca e l’Alta Formazione per la Prevenzione del Rischio Idrogeologico, in collaborazione con l’università di Firenze. Dal paese è possibile intraprendere delle passeggiate verso le cave di Monte Alto dove un tempo avveniva l’estrazione di bardiglio fiorito brecciato e penice rossa. Attraversando alcune cave dismesse è possibile raggiungere l’abitato di Volegno.
RETIGNANO Viene chiamato il Paese del Sole per la sua posizione privilegiata Nacque come villaggio romano tra il 560 e il 580 e divenne comune autonomo nel 1100. La chiesa, Dedicata a San Pietro Apostolo, si presume che possa risalire al VIII secolo ed è interamente rivestita in marmo. In essa sono presenti opere di notevole interesse eseguite dallo scultore Lorenzo Stagi e dalla sua scuola come l’acquasantiera a calice del 1500 e i tabernacoli dei due altari a sinistra della porta laterale, oltre due colonne di marmo bardiglio di particolare interesse. Nel centro del paese si trova un’altra piccola chiesa, l’Oratorio di Santa Maria Assunta, anch’essa di incerta datazione, presumibilmente risalente alla fine del XVII secolo. Al suo interno si trovano un organo acquistato dai Padri Francescani a Pisa ed altre opere sempre dello Stagi e della sua scuola. Nel ’700 si sviluppò a Retignano una redditizia produzione del baco da seta, dato che i bozzoli di Retignano erano considerati i migliori della Versilia. Verso il 1820, un gruppo di imprenditori francesi e britannici visitò la Versilia. Mentre il francese Boumond e famiglia si stabilirono a Riomagno, Seravezza, l’inglese James Beresford e il suo socio Gybrin preferirono Retignano. Con l’aiuto degli abitanti, nell’estate del 1820 trovarono nella cava della Canaletta un pregiato marmo
LEVIGLIANI Levigliani è un paese dalle antiche origini: a testimonianza di questo sono i rinvenimenti di reperti di epoca Etrusca e di una necropoli ligure-apuana. La Chiesa risale al XVI secolo ed è dedicata alla Visitazione do Maria Santissima. L’economia prevalente del paese deriva dall’attività estrattiva del bacino marmifero del Monte Corchia dal quale si estraggono due tipi di marmo: Arabescato e Venato Corchia, richiesti in tutto il mondo. Il borgo si trova in una posizione strategica dal punto di vista escursionistico: è punto di partenza per Mosceta, Pania della Croce e Monte Corchia, quest’ultimo in parte visitabile anche all’interno. Poco distante dal paese, infatti, vi è l’innesto della galleria artificiale che permette l’accesso alle grotte turistiche Antro del Corchia: il più importante complesso carsico d’Italia ed uno dei maggiori del mondo. Con il sistema “CORCHIA UNDERGROUND” è possibile completare il percorso visitando anche le miniere, le più antiche dell’Alta Toscana, ed i musei (Museo della Pietra Piegata e Museo di Comunità e d’Impresa “Lavorare Liberi”). Levigliani ha dato le origini all’illustre pittore Filadelfo Simi, come testimonia la targa in marmo posta sulla casa natale e un dipinto che si trova nella Chiesa. Il paese vanta un importante complesso bandistico La “Fi47
larmonica di Santa Cecilia”, che nasce nel 1904 sotto la direzione del Maestro D’Amato di Seravezza e del Presidente Mansueto Neri di Levigliani. TERRINCA E’ il paese più abitato del Comune di Stazzema, si trova adagiato ai piedi del Monte Corchia ed è secondo alcune fonti il paese più antico della Versilia. La zona era abitata da secoli come dimostrano le testimonianze prima della scrittura: particolarmente significative le incisioni rupestri come quelle sul cosiddetto Masso di Terrinca venuto alla luce nell’aprile 1998. Su altri massi minori attorno era state censite cruciformi e coppelle. Si tratta di un masso di circa sei metri quadri e si trova a poca distanza dalla traccia (praticamente scomparsa) di un antico sentiero. La traccia si individua chiaramente, non però sulle carte topografiche ed era praticata fino a più di cent’anni fa, poiché saliva dalla valle del Giardino nella direzione del passo Fordazzani. Successivamente la zona fu abitata dai liguri apuani e poi dopo la dominazione romana, dai longobardi. A questo periodo risale la citazione del paese di Terrinca: infatti, un certo nobile longobardo, Tassilone, figlio di Autchisio fa il suo testamento, ordinando che gli esecutori testamentari vendano molti dei suoi beni, ne dispongano come meglio crederanno per l’anima sua; nel caso che essi non possano venderli, ne dispone egli stesso donandoli a varie chiese e luoghi pii. (arch. Arciv. Lucca). Nell’elenco delle varie donazioni troviamo: “Aveas Monasterio Sancti Petri in campo Magiore parte mea de casas, vel res in loco Terrinca. La Chiesa è dedicata ai Santi Clemente e Colombano: in un documento per il pagamento delle “decime” del 1296 per la prima volta si testimonia l’esistenza della parrocchia, la cui fondazione affondava le radici nei secoli precedenti. Nel 1376 Terrinca risulta come comune autonomo assieme 48
a Levigliani e in un documento del 1386 si ha la prima notizia della dedica della Chiesa ai Santi Clemente e Colombano. La Chiesa si presenta al suo interno riccamente ornata di marmi, con un pregevole dipinto della Madonna del Carmelo del 1600 e lo storico Organo concertistico risalente al 1896, della Ditta Agati-Tronci. Nell’Oratorio di San Rocco si trova una tela raffigurante la Madonna con San Rocco e San Sebastiano attribuito a Guglielmo Tommasi. Il paese è molto operoso sul piano delle attività culturali ed è famoso il Circolo dei Colombani, voce autorevole e attiva per le fonti storiche dell’Alta Versilia. Nei pressi del paese è possibile ammirare numerose “marginette” (edicole) risalenti al 1600 e un tempo ricovero per il viandante e per gli animali ma, soprattutto, luogo di preghiera del singolo come della collettività. Appartenevano alla comunità gli alpeggi di Puntato e Campanice dove si trova l’Oratorio di San Giovanni Battista. ARNI Il paese di Arni, 916 metri sul livello del mare, fu per secoli un alpeggio diviso tra le comunità della Cappella e di Vagli. Nella valle si trovavano numerosi filoni metalliferi di rame, ferro e piombo, sfruttati fino alla seconda metà dell’Ottocento. Arni è famoso per le sue cave di marmo e ancora oggi l’attività economica prevalente è quella legata all’estrazione. La prima cava di marmo fu aperta nel 1849 dal Signor Sancholle Henraux, ma la vera svolta per l’economia locale si verificò con la costruzione della via d’Arni che univa le cave alla riviera e lo scavo della Galleria del Cipollaio (1875-1879). La chiesa parrocchiale, dedicata a Sant’Agostino in onore al Patrono della chiesa madre di Vagli di Sotto, venne iniziata intorno al 1820. In località Campagrina, sul versante destro della Turrite, esisteva già un’altra piccola chiesa, dedicata a Santa Maria Maddalena. Il campanile della chiesa, invece, iniziato nel 1900, fu concluso solo nel 1927. Questo borgo è interessante anche da un punto di vista escursionistico: oltre ai numerosi sentieri che conducono, ad esempio, al Monte Altissimo e al Giardino Botanico P. Pellegrini, poco distante dal paese si può osservare il fenomeno delle “Marmitte dei Giganti”, enormi cavità semisferiche scavate nelle rocce carbonatiche dall’azione erosiva e vorticosa delle acque correnti.
Stazzema
SANT’ANNA Antico alpeggio del comunello di Farnocchia, originariamente si basava su un’economia prevalentemente legata all’agricoltura e alla pastorizia e sull’estrazione mineraria che è proseguita sino alla metà del ‘900. Universalmente nota per il feroce episodio avvenuto il 12 Agosto 1944, giorno nel quale vennero uccise oltre 560 persone da un comando SS. Dal 2000 Sant’Anna di Stazzema è sede del Parco Nazionale della pace come simbolo della Cultura di Pace e della condanna verso ogni forma di oppressione o guerra, salvaguardia del valore supremo della resistenza verso ogni tentativo di annullamento dei valori democratici conquistati nella libertà del dopoguerra. Il Monumento dell’Ossario, il Museo e la Via Crucis sono a testimonianza delle barbarie nazifasciste. Il paese è formato da un nucleo centrale dove troviamo la Chiesa, intitolata a Sant’Anna e risalente al XVI secolo, e da piccoli borghi sparsi. La Chiesa di Sant’Anna di Stazzema fu costruita attorno al 1550 con annesso camposanto e fu ampliata nel 1863 quando durante la sua visita pastorale il Cardinale Cosimo Corsi concesse l’ampliamento di sette metri. Le vicende della Chiesa sono legate a quella della strage del 12 agosto 1944 quando i nazifascisti uccisero nella sola mattinata 560 tra donne, vecchi e bambini. 132 tra cui il parroco Don Innocenzo Lazzeri, medaglia d’oro al valor civile , furono falciati dalle mitragliatrici di fronte alla Chiesa, le cui panche
“ Arni è famoso per le sue
cave di marmo e ancora oggi l’attività economica prevalente è quella legata all’estrazione
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furono usate per bruciare i corpi. La chiesa stessa fu data alle fiamme e l’organo gravemente danneggiato dai colpi di artiglieria. Nel luglio 2007, più di un sessantennio dopo, la musica è tornata nuovamente ad allietare la piccola chiesa, grazie ad un nuovo organo, fatto costruire e donato da due musicisti tedeschi, i coniugi Maren e Horst Westermann di Essen, i quali, fin dal 2002, avevano iniziato a raccogliere fondi organizzando concerti benefici Germania e in Italia. Da allora un Festival Organistico vede ogni estate importanti musicisti italiani e tedeschi esibirsi nella piccola chiesa di Sant’Anna. Ogni anno in migliaia visitano il Museo Storico della resistenza costruito nell’edificio che accoglieva originariamente la scuola elementare costruita su iniziativa di un giovane 49
brigadiere dei carabinieri. La scuola una volta esaurito la destinazione per cui era stata edificata, fu trasformata grazie agli abitanti di Sant’Anna di Stazzema in Museo inaugurato nell’autunno del 1982, dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, il Primo Presidente che venne in visita a Sant’Anna di Stazzema. Il Museo divenne Centro Regionale della Resistenza con la Legge Regionale Toscana n.39/91. L’edificio è stato ampliato nel 2007 ed è oggi dotato di una dotazione multimediale all’avanguardia. Nei dintorni sono ancora visibili tracce dei siti minerari “Argentiera” (dove fin dall’antichità venivano estratti i minerali di galena argentifera) e “Monte Arsiccio”, attiva fino agli anni ‘80 nell’estrazione di ferro e solfuri misti. Sant’Anna è raggiungibile in auto percorrendo una strada panoramica che si snoda tra le colline versiliesi o, a piedi, da Farnocchia, da Capriglia-Capezzano o da Valdicastello, attraverso alcune antiche mulattiere facenti parte della Via Francigena. LA CULLA Delizioso borgo costruito su un ripido pendio, interamente circondato da uliveti. Le case e la chiesa poggiano su strati orizzontali di roccia situati sulle propaggini meridionali del Monte Gabberi. Godendo di un clima fresco e ventilato, grazie all’apertura verso il mare, è un ottimo luogo di villeggiatura e punto panoramico privilegiato: da qui si riescono a vedere sia la piana che la costa. La chiesa è dedicata a Sant’Antonio da Padova e ai Santi Angeli Custodi ed è stata 50
costruita nel 1680. La canonica fu invece costruita nel 1795 ed eretto il fonte battesimale. Dal paese è possibile raggiungere a piedi il Monte Gabberi. PALAGNANA Sorto come alpeggio estivo del borgo di Stazzema, il paese è situato ai piedi del Monte Matanna e del Monte Croce e costituisce l’estremità meridionale del Comune e si trova sul versante della Garfagnana da cui è raggiungibile con le auto e collegato al resto del Comune solo attraverso i sentieri. Le sue case sparse, lungo il crinale della montagna e declinate verso il torrente Turrite, sono interamente circondate da boschi di castagni e da faggete. Meta amata dagliescursionisti che, attraverso i sentieri CAI possono raggiungere i roccioni del Monte Croce e Matanna. La Chiesa, dedicata a Sant’Antonio Abate, fu costruita nel XVIII secolo su iniziativa dei pastori che si erano insediati sul territorio. La struttura è molto semplice, costituita da un’unica navata. All’interno si trova una tela raffigurante Sant’Anna ed altri Santi ad ornamento dell’altare maggiore. GALLENA Il piccolo borgo vanta origini antiche. Il nome stesso è di origine romana (Galena) ed legato all’escavazione e alla fusione del minerale piombo-argentifero, la galena, appunto, che qui si estraeva e fondeva, come testimoniano i profondi cunicoli ancora esistenti. La chiesa, che si trova all’inizio del
Stazzema
paese, è dedicata a Santa Barbara ed è stata ristrutturata ed affrescata da Nathan Wasserbauer intorno alla fine degli anni ‘90. Questo paesello rappresenta sicuramente un luogo dove di possono trovare tanta quiete ed aria buona, un vero rifugio per ritemprarsi dallo stress della vita cittadina. COL DI FAVILLA DISABITATO Detto anche Colle di Favilla, è un piccolo borgo, nel comune di Stazzema, tra i più alti nelle Alpi Apuane, ed è ormai disabitato da molti anni. Si trova a 940 metri di quota a cavallo del colle boscoso che dalla cresta NE del monte Corchia si dirige verso Isola Santa ed è sovrastato dal possente Pizzo delle Saette. Dal piazzale antistante la chiesa si gode di bella vista anche sul monte Freddone e sul Monte Sumbra e, di fronte, c’è una fonte dove si incontrano i due sentieri che arrivano a questo borgo. Il paese subì gravi distruzioni durante la seconda guerra mondiale durante la guerra di Liberazione, e fu completamente abbandonato negli anni ’60 anche se nel censimento del 1961 sono indicati ancora alcuni residenti. L’area di Col di Favilla era anticamente un alpeggio di Levigliani e quindi un insediamento a carattere stagionale sin dal XVII secolo e la chiesa viene fatta risalire al 1640, però solo intorno al 1880 si trasformò in un borgo con popolazione stabile. Le case erano costruite con la pietra locale e con i tetti ricoper-
ti da ardesia. Le principali attività degli abitanti, chiamati colletorini, furono la pastorizia, la produzione del carbone da legna, la lavorazione dei metalli presso il Canale delle Verghe dove erano delle ferriere, l’estrazione del tannino dal castagno destinato alle concerie del pisano e l’impagliatura delle sedie. Una modesta agricoltura di sussistenza è testimoniata dai terrazzamenti, sostenuti da muri a secco, ancora presenti in zona. Di rilievo è la chiesa dedicata a Sant’Anna madre della Madonna, che, dopo le devastazioni sacrileghe del 1968-1970, fu restaurata e riconsacrata nel 1979. Nel 1983 fu affissa all’esterno un lapide marmorea a ricordo dell’evento, un’altra lapide affissa nel 1982 a cura dell’UOEI di Ripa di Versilia ricorda don Cosimo con i versi di una sua preghiera. Il campanile è dietro la chiesa e svetta massiccio tra la vegetazione. Una lapide di marmo, posta alla sua base, ricorda la sua costruzione nel 1670 ed il cappellano Vannucci. I discendenti degli antichi abitanti ritornano al paese per la festa di Sant’Anna, il 26 luglio, e qualcuno sta cercando di risistemare le vecchie abitazioni anche se la maggior parte del paese è desolatamente distrutta. Un comitato, formato dai discendenti degli antichi abitanti, del borgo tiene viva la festa di Sant’Anna ed ha provveduto al restauro della chiesa ed alla sistemazione del cimitero e pensa di adibire la canonica a punto di accoglienza per gli escursionisti.
Abbigliamento Uomo Forte dei Marmi Via Mazzini 2 0584 83826 Pietrasanta Via Mazzini 55 0584 630008 Viareggio Via Garibaldi 79 0584 583277 Lucca Via S. Croce 42 0583 48661
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Levigliani
LEVIGLIANI BENE COMUNE 53
Dalla fine del Settecento buona parte delle famiglie di Levigliani è legata da un “patto di proprietà” su vasti possedimenti intorno al paese
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requentare Levigliani, questo vivace e piacevole paese dell’Alta Versilia, è interessante non soltanto perché qui si gode di uno splendido clima, di belle vedute e di molte occasioni di visita delle montagne circostanti, ma anche perché si ha l’opportunità di scoprire ed apprezzare i particolarissimi meccanismi socio-economici che da secoli regolano la vita di questa comunità. Meccanismi assolutamente originali e meritevoli di essere fatti conoscere. Dalla fine del Settecento buona parte delle famiglie di Levigliani è legata da un “patto di proprietà” su vasti possedimenti intorno al paese: boschi, pascoli, cave di marmo, itinerari e luoghi di interesse storico e naturalistico. Questi possedimenti sono detti “Beni Comuni” e vengono gestiti in maniera comunitaria attraverso una speciale Commissione Amministratrice che si rinnova ogni tre anni. Le cave di marmo, ad esempio, sono affidate invece ad una seconda Cooperativa, la Sviluppo e Futuro, che gestisce il sistema turistico-culturale “Corchia Underground” ed è composta per lo più da giovani del posto, che godono così di nuove e promettenti opportunità di lavoro proprio nel paese in cui sono nati. Questo sistema intelligente e virtuoso di gestione comune delle risorse paesane è stato nel tempo messo alla prova, ha conosciuto avversità e crisi, ma ha sempre reagito ad ogni nuova difficoltà, fortificandosi anzi passaggio dopo passaggio fino a diventare un potente motore di benessere e di sviluppo. Senza dubbio, uno dei momenti decisivi in questo esemplare percorso di 54
lavoro libero e comunitario a Levigliani è stata la creazione – sessant’anni fa – della Cooperativa Condomini, l’azienda che gestisce in concessione gli agri marmiferi del Corchia e che esporta in tutto il mondo materiali pregiati per l’architettura e la scultura. La Condomini – oggi una delle principali realtà estrattive del distretto lapideo apuo-versiliese – ha dato e dà lavoro e indirettamente incide in maniera sensibilissima nell’economia e nella vita del paese: ha sostenuto insieme alla Comunione dei Beni Comuni la nascita della Coop. Sviluppo e Futuro dei giovani del paese facendo nascere un piccolo gioiello quale il Museo di Comunità e d’Impresa “Lavorare Liberi”, luogo di memoria, scrigno che custodisce la storia di Levigliani, dei suoi beni indivisi e dei lavoratori liberi del Corchia; sostiene e incoraggia le realtà associative del paese, anche in ambito sportivo e del tempo libero. Il marmo e quindi la Condomini sono diventati l’elemento centrale di quella “filiera di comunità” che sta alla base del Sistema Levigliani. Una filiera in cui i Beni Sociali, il dinamismo imprenditoriale della Condomini, la continua crescita della Sviluppo e Futuro, le opportunità offerte dall’ambiente (il marmo, le bellezze paesaggistiche, l’Antro del Corchia) e il forte senso comunitario della popolazione riescono a dare risposte convincenti in termini sociali e – cosa ancor più significativamente in momenti di crisi come quello attuale – anche in termini economici ed occupazionali. Un modello vincente, dunque, che poggia su antiche e solide fondamenta.
Levigliani
LEVIGLIANI
Le origini ed il “Comunello” di Levigliani
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urono gli Apuani, popolazione di stirpe ligure, i primi abitanti di questi territori. Nel II sec. A.C. aggrediti dai Romani e dopo aspre lotte, la fiera stirpe degli Apuani fu sconfitta e deportata nel Sannio ed i territori furono colonizzati dai Romani (180 A.C.). Il nome di Levigliani è un toponimo prediale latino che deriva probabilmente dall’onomastico Laevilius, cioè possedimenti di Levilio. Notizie certe del paese appaiono solo nel 1308 dagli Statuti della Repubblica di Lucca che faceva parte della giurisdizione di Pietrasanta, mentre nel 1484 Levigliani era compreso nella Vicaria di Stazzema come quasi tutte le frazioni dell’Alta Versilia. L’istituzione della Comunione dei Beni Comuni, talvolta detta anche Comunello, risale al 1794. Nel 1793 furono censiti i terreni limitrofi al paese appartenenti al Gran Duca di Tosca-
na e venduti a 67 capi famiglia abitanti in Levigliani. Questi appezzamenti di terreno, per volontà degli stessi acquirenti, costituirono un unico bene; fu cosi stabilito che ogni componente delle 67 famiglie vantava uguali diritti di sfruttamento sul terreno diventato di comune proprietà. Tale diritto è passato agli abitanti di Levigliani discendenti da tali famiglie fino ai giorni nostri. Nonostante l’istituzione del Comunello risalga a più di 220 anni fa è ancora oggi molto sentita dagli abitanti di Levigliani: attualmente i Beni Comuni sono gestiti da una Commissione Amministratrice con l’incarico di amministrarli e gestirli nell’interesse della Comunità. In tempi recenti, il Comunello, grazie all’economia principale basata sull’escavazione del marmo, è riuscito ad investire e sviluppare anche la vocazione turistica del territorio che ruota principalmente intorno al sistema turistico-culturale “Corchia Underground”. 55
Sistema turistico-culturale Corchia Underground
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l Sistema turistico-culturale Corchia Underground è composto da quattro luoghi d’interesse: l’Antro del Corchia, le Miniere di Argento Vivo, il Museo della Pietra Piegata e il Museo di Comunità e d’impresa “Lavorare Liberi”; oltre queste attrazioni offre una varietà di escursioni nel Parco delle Alpi Apuane e alle Cave di Marmo. Il sistema è un laboratorio di valorizzazione economica fondata su beni ambientali naturali, cave di marmo ed archeologie minerarie; un modello unico nel panorama italiano dell’accoglienza e dello sviluppo sostenibile. L’attuale proposta turistica racconta la relazione tra uomini ed ambiente, nel loro processo di sviluppo locale. Nato con l’acquisizione di una proprietà indivisa a beneficio degli abitanti è ufficialmente riconosciuta anche dal recente Piano Paesaggistico della Regione Toscana. Il Sistema è un esperimento di fusione tra beni ambientali ed opere antropiche, che assurgono a strumenti di didattica, storytelling, affabulazioni ed indagine storica, antropologica, in altri termini culturale, nel suo significato di tutto quanto concorra alla formazione dell’individuo sul piano intellettuale e morale e all’acquisizione della consapevolezza del ruolo che gli compete nella società. GROTTA TURISTICA ANTRO DEL CORCHIA Incastonata tra gli spettacolari scenari del Parco delle Alpi 56
Apuane, la Montagna Vuota porta con sé i segreti di milioni di anni di storia geologica: l’Antro del Corchia ha una estensione di oltre 70 km di gallerie e pozzi, con 1.200 metri di dislivello massimo: un sistema di condotti carsici sviluppati in 2 km cubici di roccia, che lo rendono il più grande complesso sotterraneo d’Italia ed uno dei maggiori in Europa. La visita guidata alla grotta turistica ha come punto di ritrovo Piazza Geremia Barsottini, in Levigliani. Con un bus navetta ci si trasferisce all’ingresso dell’Antro del Corchia, ricavato in una cava di marmo abbandonata, a 860 m sul livello del mare: una bellissima terrazza sulle Alpi Apuane. I visitatori sono accompagnati all’interno del complesso carsico da operatori professionalizzati, che intrattengono gli ospiti con indicazioni sui temi della geologia, del carsismo e della speleologia. Il percorso si snoda per circa 2 Km all’interno della grotta grazie ad un sistema combinato di passerelle in acciaio e passaggi su roccia naturale, a bassissimo impatto ambientale, che consentono di penetrare nel cuore delle Alpi Apuane in tutta sicurezza. Una volta terminata l’escursione i visitatori avranno la possibilità di rilassarsi presso l’ingresso della grotta, dove è possibile godere di un panorama meraviglioso, trovare ristoro e fermarsi al negozio souvenirs con minerali, prodotti in marmo e ricordi dell’esperienza appena vissuta.
Levigliani
LE MINIERE DELL’ARGENTO VIVO La visita guidata alle antiche Miniere, le più antiche dell’Alta Toscana nominate addirittura in un atto del Comune di Pisa del 1153, ha una durata di circa un’ora e si sviluppa lungo un percorso attrezzato di 900 mt. alla scoperta degli antichi giacimenti, accompagnati da una guida e muniti di caschetti da minatori. Nelle Alpi Apuane meridionali sono state compiute attività minerarie fin dal XII sec. per l’estrazione di minerali di piombo argentifero, bario, ferro, mercurio con produzioni che a livello locale hanno dato occupazione massima nel XIX sec. La visita guidata inizia nel cantiere della “Cava Romana” dove si può notare il metodo di scavo a pozzi inclinati lungo le vene di roccia mineralizzate collegati all’esterno con gallerie orizzontali per il carreggio del minerale. Una delle particolarità che possiamo trovare nelle gallerie è la presenza di mercurio metallico allo stato nativo che rappresenta una rarità a livello mondiale.
Il percorso continua poi verso i cantieri della “Cavetta” al di sopra dei quali si ritrovano discenderie inclinate in cui sono installati vecchi tubi e tramogge per lo scarico del minerale dai livelli soprastanti. I minerali più diffusi di queste miniere sono Cinabro e Pirite accompagnati da piccole quantità di Mercurio nativo. Si rinvengono inoltre rari minerali, tra cui la “Leviglianite” (varietà zincifera di metacinabro) e soprattutto la “Grumiplucite” (solfuro di mercurio e bismuto), qui recentemente scoperta e descritta per la prima volta. 57
MUSEO DELLA PIETRA PIEGATA E MUSEO DI COMUNITÀ E D’IMPRESA “LAVORARE LIBERI” Il sistema museale di Levigliani è composto di due sezioni, entrambe situate nel centro storico del paese. La prima sezione, il museo della Pietra Piegata, è dedicato agli usi della pietra nel corso dei millenni, nel quale si trova anche un’area dedicata al biologo Emilio Simi, storico scopritore delle grotte Antro del Corchia. Al terzo piano la visita si conclude con l’esposizione di una “tomba a cassetta” dei Liguri Apuani, rinvenuta nella vicina necropoli in località “Le piane alte” ad un chilometro dal paese di Levigliani. La seconda sezione, il Museo di Comunità e d’Impresa “Lavorare Liberi”, è dedicato alla storia del Comunello di Levigliani e della Cooperativa Condomini. In questa sezione è possibile osservare una vasta gamma di utensili usati per l’estrazione del marmo, oltre ad una riproduzione del sito estrattivo che mostra il taglio del marmo con il metodo del filo elicoidale. 58
ESCURSIONI E TREKKING Levigliani è un’ottima base di partenza per distensive passeggiate o per più impegnativi percorsi escursionistici verso i rifugi e le vette apuane. Il sistema Corchia Underground offre anche la possibilità di realizzare escursioni accompagnati da guide ambientali, oltre al supporto logistico con bus per il collegamento dalla costa o dalle principali stazioni ferroviarie o aeroporti. Di seguito alcuni percorsi di non grande difficoltà ma da affrontare sempre con grande attenzione e debitamente attrezzati: ITINERARIO 1: Levigliani - Mosceta - Pania delle Croce Uno dei percorsi più caratteristici dell' Alta Versilia. All' estremità Est del paese si distacca sulla Dx (cartello Mosceta ) la strada Marmifera che porta dopo circa 40 minuti sul sentiero n.9 che sale a serpentina ( le voltoline ) in poco più di mezz'ora si raggiunge il passo dell' Alpino (m. 1080). Si apre davanti a noi un ampio panorama sulla massiccia
Levigliani
"Pania dela croce" e la cerchia sud delle apuane : Monte Forato, Nona, Procinto e sullo sfondo Croce e Matanna. Si segue la dorsale quasi in piano per giungere nella vallata di Mosceta con il rifugio Del Freo ( m. 1.180 ). (Levgliani Mosceta ca. ore 2,30). Il rifugio di Mosceta e la base ideale per itinerari alpinistici più impegnativi. Noi ci limiteremo qui ad indicare quello classico: l'ascensione alla "regina delle Apuane", la Pania della Croce. Dal rifugio un sentiero (n. 129) sale a Zig-Zag, piuttosto rapidamente, lungo il fianco della parete Ovest della Pania, fino alla cresta in prossimità dell'anticima nord. Li si lascia il sentiero n. 126 (che scende vertiginosamente sul versante opposto), si piega a Dx e con la massima attenzione si raggiunge la cima ( m.1859 ), riconoscibile per una croce di ferro alta diversi metri. Da questa vetta lo sguardo spazia davvero lontano: dalle isole toscane alla Liguria, dalla costa Versiliese alla Garfagnana. (circa 2 ore dal rifugio; 4-5 ore da Levigliani). ITINERARIO 2: Levigliani - Passo Croce – Fociomboli Percorso panoramico nel cuore delle Alpi Apuane è possibile percorrerlo in auto. Da notare durante il passaggio gli alpeggi delle piane di Levigliani e di Pian di Lago a circa 1000 m. di altezza. In 15 minuti d'auto si arriva a passo Croce ( m. 1160), dove si gode un ampio panorama, montano e marittimo, particolarmente suggestivo al tramonto. Sul valico la strada si biforca: il ramo destro passa sotto i torrioni del Corchia e porta alle cave di marmo dei Tavolini in prossimità della cresta della montagna ; il ramo sinistro, si dirige verso
Fociomboli (m.1280) e costituisce la base di partenza per varie escursioni alpinistiche. ITINERARIO 3: Fociomboli - Mosceta -Col di Favilla Passeggiata tra boschi, prati e paesi abbandonati. Superato il valico di Fociomboli (vedi itinerario 2) si lascia la carrozzabile per prendere la mulattiera (segn.11) che si stacca sulla sinistra e scende nel Canale delle Fredde, arrivando fino a Puntato ( m. 1100), agglomerato di baite estive per pastori. Da Puntato si prosegue sempre sul sentiero n.°11, per Colle di Favilla (m. 940) un piccolo paese da tempo disabitato, posto su un colle sovrastato dal Pizzo delle Saette. (P.sso Croce-Fociomboli-Puntato-Colle di Favilla: ca. ore 2.00). A chi ha voglia di proseguire, proponiamo un giro piuttosto lungo, ma non eccessivamente difficile: dal Colle di Favilla si torna indietro per un breve tratto, fino alla biforcazione dei sentieri 9/11. Si imbocca il sentiero a sinistra (segn. 9) che continua sul versante che guarda il Pizzo delle Saette e attraverso il Canale delle Verghe, sale sulle falde del Pizzo, per arrivare, infine ai prati della Foce di Mosceta, dove si trova il rifugio G. Del Freo. Dal rifugio si può tornare a Fociomboli direttamente per il sent. n° 129 che attraversa i versanti orientali e settentrionale del M. Corchia, offrendo una spettacolare vista su Pania e sul Pizzo delle Saette.(Giro completo Passo Croce - Fociomboli - Puntato - Colle di Favilla - Mosceta - Fociomboli: ore 4-5) oppure continuare il segnavia n°9 scendendo le Voltoline e raggiungendo il paese di Levigliani. 59
LEVIGLIANI È ANCHE MOLTO ALTRO…
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Levigliani
LEVIGLIANI WINE ART 2016 Sabato 6 e Domenica 7 agosto andrà in scena la IV° edizione del “Levigliani Wine-Art”, il Festival dell’Arte e del Vino nella Versilia Storica. Varcando il portale d’ingresso, dalla piazza principale del paese, muniti di calice a tracolla, un percorso di fiaccole e candele accompagnerà i visitatori alla scoperta delle migliori produzioni vinicole locali e nazionali e della sana cucina tradizionale versiliese. Il piacere dell’enogastronomia sarà intervallato da particolari incontri con acrobati e funamboli, strumentisti e trampolieri. Esposizioni, spettacoli e il cielo stellato di agosto completano l’atmosfera fiabesca, per due sere da trascorrere insieme nello stupendo scenario naturale dell’Alta Versilia. Levigliani Wine Art è un evento per tutti. Un format originale per un target quanto più trasversale possibile. Passare insieme delle ore al Levigliani Wine Art è l’ideale
per le famiglie che possono far divertire i loro piccoli con le animazioni a loro dedicate, dai clown ai truccabimbi, dalla magia delle bolle di sapone alla scuola di circo; è perfetto per un gruppo di amici che voglia passare, a pochi chilometri dal mare, una serata diversa scoprendo cantina dopo cantina, bicchiere alla mano, un mondo fiabesco e surreale tra dame di fuoco e giocolieri, accompagnati da tanta buona musica; è un’occasione originale per ogni coppia che desideri trascorre insieme delle ore indimenticabili, tra un piatto della tradizione locale e un bicchiere dell’eccellenza italiana, in un’atmosfera affascinante e romantica. Un appuntamento imperdibile nel contesto speciale di un antico borgo dell’Alta Versilia. Nuovi spettacoli, performance artistiche e coinvolgenti intrattenimenti, vini di qualità e cibi genuini vi aspettano. 6 e 7 agosto a Levigliani. Segnate la data sul calendario. Il Wine Art è tornato. 61
I LIGURI APUANI IN ALTA VERSILIA
Il nostro territorio ha visto la “gestazione” e la “nascita” del popolo ligure di Michele Armanini I Liguri Apuani Il popolo dei Liguri, nell’antichità, occupava un territorio più vasto di quello che oggi costituisce la Regione Liguria. Come emerge dallo studio dei reperti archeologici, verso la fine dell’età del Bronzo (intorno al 1100 a.C.), giunge a compimento il processo di formazione delle varie etnie che, diversi secoli più tardi, ci sono testimoniate dagli storici romani. L’Italia centro-meridionale è abitata dai così detti popoli proto-italici (quelli che poi saranno chiamati Sanniti, Lucani, Sabini, Umbri, Latini ecc.) e da altre popolazioni di ceppo diverso, come i proto-apuli in Puglia, i proto-etruschi nell’area tirrenica compresa tra il corso del Tevere a sud e il Lago di Massaciuccoli a nord e i Greci nelle colonie della Sicilia e della Magna Grecia; la Pianura Padana a sud del Po è 62
in quel periodo pressoché spopolata, così come gran parte dell’Appennino emiliano a est della Cisa, mentre in Veneto abitano i popoli protoveneti e tra le attuali Lombardia occidentale e Piemonte settentrionale troviamo popolazioni proto celtiche (“protogolasecchiani”). Nell’area invece che dalle Alpi Apuane meridionali giunge fino al Nizzardo e a parte della Provenza passando per la Liguria, l’Appennino Emiliano a ovest della Cisa, l’Oltrepò pavese montano ed il Piemonte meridionale si nota la presenza di una popolazione che possiamo definire, ormai con sicurezza, protoligure. Infatti i reperti archeologici di tutta quest’area mostrano chiari segni di omogeneità interna e di differenziazione con le culture limitrofe. In particolare, i reperti di quella che da lì a qualche secolo diverrà la terra de-
i liguri apuani
gli Apuani (Alpi Apuane, valli di Vara e Magra, alta e media valle del Serchio esclusa la Val di Lima) sono molto diversi da quelli del confinante popolo degli Etruschi (o protoetruschi), i quali occupavano già la Piana di Lucca e le colline immediatamente circostanti, il Pisano e le lagune intorno all’attuale lago di Massaciuccoli. Il nostro territorio, quindi, fa parte dell’area che ha visto la “gestazione” e la “nascita” del popolo ligure, mentre altre zone, in precedenza spopolate, verranno “colonizzate” dai Liguri solo nel V-IV secolo a.C. (come nel caso dell’Appennino emiliano compreso tra la Cisa e l’Abetone) o solo nel III-II secolo a.C. (come nel caso della Val di Lima e delle Pizzorne). All’inizio dell’età del Ferro (tra il IX ed il VII secolo a.C.) i Liguri, in precedenza abitanti nell’area montana, si spostano anche sulla costa, come testimoniato dalle necropoli costituite dalle tipiche tombe “a cassetta” (cioè delle fosse rettangolari foderate di lastre di pietra sul fondo, sui lati e nella parte superiore dentro alle quali veniva deposto un vaso con le ceneri del defunto e il suo corredo funebre) e emerse ad Albenga (IM), Chiavari (GE) ed al Baccatoio, tra Pietrasanta e Capezzano Pianore, quindi nella nostra Versilia. Più tardi (VI-V secolo a.C.) i Liguri subiscono una sorta di “acculturazione” per via dei continui contatti con i mercanti etruschi che frequentano la Liguria centro-orientale in cerca di materie prime e di nuovi mercati nei quali smerciare i loro raffinati prodotti, ma soprattutto per comunicare con la Pianura Padana a sud del Po, che nel frattempo è stata ripopolata proprio da coloni etruschi. In questo periodo gli Etruschi fondano vere e proprie colonie in Liguria: una di queste è Genova, ma altri piccoli scali e insediamenti etruschi sorgono in tutta la zona tra il Tigullio e la Versilia e in quei centri i nuovi venuti convivono pacificamente con i Liguri autoctoni, che in questo periodo, pur mantenendo alcuni riti e tradizioni come ad esempio quella di seppellire
le ceneri dei defunti nelle “tombe a cassetta”, adottano alcune mode e abitudini che portano a definire quelle comunità liguri “etruschizzate”. È in quel periodo che compaiono i primi segni di frequentazione ligure dell’Appennino emiliano compreso tra la Cisa e il Panaro, territorio controllato dagli Etruschi della Pianura Padana i quali, probabilmente, utilizzavano i Liguri come mercenari a guardia delle vie di comunicazione. I discendenti di quei mercenari daranno vita alla tribù ligure dei Friniati. È proprio con la decadenza degli Etruschi, tra il IV ed il II secolo a.C., che i Liguri ritrovano una propria autonomia culturale ed è in quel periodo che possiamo usare i nomi delle varie tribù in cui è suddiviso quel popolo e quindi anche quello degli Apuani: in precedenza non abbiamo prove “scritte” di una suddivisione per compagini etnico-tribali, anche se già nel Bronzo finale esistono piccole differenze tra i reperti dei diversi territori poi abitati dalle varie tribù. I Liguri Apuani costellano il territorio delle attuali province della Spezia e Massa Carrara, la Versilia, la Garfagnana e la Media Valle del Serchio di insediamenti e relative necropoli, uno dei quali, tra i meglio studiati, sorse proprio a Levigliani. 63
un fatto epocale e possiamo capire il senso di appartenenza di quelle popolazioni leggendo su alcune iscrizioni emerse a Circello come, diversi secoli più tardi, i discendenti dei deportati si considerassero ancora Ligures.
Grazie ai numerosi reperti sappiamo che i Liguri abitavano in villaggi non molto grandi, vivevano di agricoltura, pastorizia e soprattutto di mercenariato, fornendo contingenti ai più svariati eserciti dell’epoca, fatto che fornirà loro le capacità di resistere per decenni alla potenza di Roma, che nel frattempo aveva bisogno di porre sotto il suo controllo l’area in cui erano stanziati i Liguri per garantire sicurezza ai mercanti che dovevano raggiungere la Pianura Padana ed ai naviganti che dovevano sostare lungo le coste liguri, ma soprattutto per poter creare basi di partenza per le guerre in Sardegna, Corsica e Iberia. I Liguri saranno destinati a soccombere sotto l’avanzata romana, anche se gli eserciti dell’Urbe, prima di sconfiggere gli Apuani, dovranno combattere nella nostra zona per quasi un secolo, subendo anche una tremenda sconfitta narrata dallo storico romano Tito Livio. Nel 180 a.C., per porre fine alle continue ribellioni i Romani decisero di deportare parte del popolo apuano all’altro capo della Penisola, nel Sannio beneventano, nell’attuale zone di Circello e San Bartolomeo in Galdo, ma, ciò nonostante, si avranno ancora scontri con gli Apuani superstiti almeno fino al 155 a.C., dopo di ché si ebbe una progressiva pacificazione e “romanizzazione”. Narrando delle deportazioni Tito Livio parla di 47000 persone, cifra impensabile tenendo conto di vari fattori: della demografia dell’epoca (stando ai censimenti romani di poco posteriori in tutta l’Italia non vivevano più di 6 milioni di persone); della non ospitalità del territorio apuano (all’epoca la fascia costiera era impaludata, così come parte dei fondovalle di Lunigiana e Garfagnana); della ristrettezza di quello in cui vennero “sistemati” i deportati; del numero non esiguo degli Apuani rimasti in zona, che continuarono a dare filo da torcere per decenni. Nonostante questo si trattò di 64
La necropoli di Levigliani Le prime tombe a cassetta a Levigliani furono scoperte attorno alla metà dell’ottocento, quando venne rinvenuto, stando alle cronache dell’epoca, un “rozzo sarcofago” che conteneva in metallo un “serto, un brano ed una scure”. Nell’Ottocento si parlava addirittura di un centinaio di tombe rinvenute in diversi periodi. Questi dati sono in parte confermati da racconti paesani inerenti antiche scoperte. Il luogo dei ritrovamenti è costituito dalle cosiddette Piane Alte (un tempo anche La Piana), area terrazzata per scopi agricoli a monte del paese. È significativo che fra gli anziani di Levigliani sia viva la tradizione che vedeva il primo nucleo del paese proprio nell’area della necropoli. A ben vedere il nome stesso del paese potrebbe derivare da un toponimo con suffisso ligure (Leviglia?) a cui poi si sarebbe aggiunto il suffisso romano, così come ligure potrebbe essere l’idronimo Canale di Deglio, relativo ad un torrente che scorre poco distante dal paese. È opinione diffusa tra gli studiosi, infatti, che i toponimi terminanti in -eglio, -eglia, -iglio, -iglia ecc. siano relitti del sostrato ligure, mentre quelli che terminano in -ano, -ana ecc. siano dei prediali romani. Forse ad una tomba scoperta a Levigliani si riferiscono anche due acquerelli del 1921 del pittore versiliese F. Simi, raffiguranti due olle decorate a fasce rosse ed un vasetto a bicchiere o olletta d’impasto, rinvenute in un luogo imprecisato dell’Alta Versilia. Le tombe con documentazione certa sono circa una trentina, in certi casi disposte a filari ed in altri in gruppi circolari e sono tutte relative al III-II secolo a.C., quindi verso la fine dell’età Ellenistica o “seconda età del Ferro”. Tra il 1932 e il 1980 furono trovate quindici tombe a cassetta e un’ulteriore sepoltura fu asportata da scavatori clandestini al termine dell’ultimo intervento. Di questa tomba la Soprintendenza Archeologica della Toscana ha ricevuto solamente delle foto. Il materiale rinvenuto nell’800 è sostanzialmente analogo a quello delle scoperte più recenti ed è quello tipico delle tombe liguri apuane ed in genere di quelle della Liguria centro-orientale nel periodo tra il V ed il II secolo a.C. Le tombe di Levigliani erano formate da cassette costituite da sei lastre in pietra locale (una sul fondo, quattro ai lati ed una di copertura), di dimensioni un po’ ridotte rispetto
i liguri apuani
a quelle di altre necropoli apuane dello stesso periodo. Alcune cassette avevano la lastra di chiusura sigillata con argilla e altre erano circondate da carboni vegetali (come già riscontrato a Villa Collemandina, a San Romano e Filicaia di Camporgiano, in Garfagnana). Per quanto concerne la ceramica si tratta soprattutto di olle ed ollette (cioè vasi rotondeggianti con collo e orlo più stretti del corpo del vaso stesso), ciotole e coppe. Questi vasi sono spesso in ceramica fine, con verniciate fasce orizzontali di colore rossiccio o marrone, a volte associate ad altri motivi sempre dello stesso colore, decorazione tipica della ceramica dei Liguri Apuani che è stata rinvenuta anche in altri siti archeologici della Versilia, della Garfagnana e della Lunigiana (valli di Magra e Vara), ma anche nell’Appennino emiliano centrale, quindi anche nel territorio dei Liguri Friniati. Queste decorazioni sembrerebbero essere frutto di una rielaborazione di un modello proveniente dagli insediamenti etruschi della Pianura Padana. Molto particolari sono dei vasi sferici (detti olle/deinoi), uno dei quali è identico a quello della tomba di Ponzolo, di Aulla, MS, con ricca decorazione geometrica e afferente alla medesima produzione “apuana”. Esistono poi coppe e ciotole in ceramica coperta da una vernice nera piuttosto lucida, manufatti di produzione non locale che probabilmente erano frutto di scambi commerciali con gli Etruschi. Le più antiche di queste ceramiche a vernice nera provenivano dalla Campania, mentre quelle
più recenti (come quelle di Levigliani) provenivano dall’area etrusca di Volterra o Pisa, ma pare che esistessero anche esemplari di imitazione prodotti in loco. Più rare sono le forme chiuse, ad esempio una olpe (brocca), e delle coppe ad orlo ingrossato molto simili ad esemplari provenienti da centri dell’Emilia e della Lombardia. Le olle di solito contenevano le ceneri del defunto, commiste ai resti del rogo funebre, mentre le coppe o le ciotole servivano sia da coperchio al vaso cinerario sul quale venivano appoggiate capovolte, sia come contenitori di offerte di cibo o bevande, poste nella tomba secondo un rituale ben documentato in area ligure. Sono stati rinvenuti anche dei ganci in ferro che venivano incastrati nel punto di congiuntura tra le lastre laterali e quella di copertura della cassetta e che erano destinati, con ogni probabilità, a sostenere un’offerta floreale o una coppa a due anse con l’offerta potoria (costituita da vino o birra). Dentro la cassetta, oltre ai vasi, trovavano posto anche gli oggetti del corredo funebre, gli stessi utilizzati in vita dal defunto e ben differenziati in base al sesso, come è stato riscontrato in tutta la Liguria antica. Le tombe maschili contenevano molto frequentemente punte e puntali di lance e giavellotti (in altre necropoli, ad esempio a Minazzana di Seravezza, sempre in alta Versilia, o ad Ameglia, alla foce del Magra, sono stati trovati resti di elmi in bronzo o in ferro e spade, anch’esse in ferro) e almeno in un caso anche una 65
scure; punte di lancia o giavellotto in miniatura erano presenti anche nelle tombe dei fanciulli e questo la dice lunga sull’importanza della figura del guerriero nella società ligure. Nelle tombe femminili sono quasi immancabili le fuseruole in pietra o ceramica (strumento funzionale alla filatura di lana e canapa), le serie di borchie coniche in bronzo che dovevano decorare delle cinture tipiche del costume femminile ligure, ganci di cinturoni anch’essi in bronzo e ornamenti personali come armille (bracciali) a spirale in argento (spesso in area ligure terminanti con una testa di serpente), collane di vaghi d’ambra e/o pasta vitrea, verghette “avvolte” in bronzo, spirali ferma trecce, anelli in bronzo e in un caso anche d’oro con castone. Sia nelle tombe maschili che in quelle femminili sono molto frequenti fibule in bronzo (più raramente in argento) dalla caratteristica forma a foglia di olivo, che servivano ad agganciare mantelli, vesti ecc. Le armi erano molto probabilmente di produzione locale,
dato che, contrariamente a quanto avviene in altre tombe liguri apuane, non sono state trovate le spade, che di solito erano di produzione celtica. Lo stesso discorso vale per gli elmi, che potevano essere, se di bronzo, di produzione etrusco-italica (famose erano le fornaci di Arezzo), se di ferro di produzione celtica ma a imitazione del modello etrusco-italico. Non sappiamo se quelle spade ed elmi erano frutto di scambio o, più probabilmente, trofei strappati al nemico in battaglia. Infatti, tra il V e il III secolo a.C. dovevano essere all’ordine del giorno le scorrerie dei Celti che, provenienti da Oltralpe, si erano stabiliti, oltre che nei territori piemontesi e lombardi già abitati dai loro consanguinei, anche nella Pianura Padana a sud del Po, travolgendo gli Etruschi che l’avevano colonizzata a partire da qualche secolo prima. Inoltre gli elmi in bronzo del tipo noto nella Liguria Apuana erano utilizzati anche dagli Etruschi e dagli eserciti romani. Sia le spade che gli elmi venivano posti nella tomba dopo
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i liguri apuani
essere stati manomessi: le spade venivano ripiegate su se stesse, gli elmi schiacciati o frantumati. Si tratta di una defunzionalizzazione rituale, che probabilmente serviva sia a scoraggiare eventuali saccheggiatori di tombe, sia a evitare che lo spirito del guerriero defunto tornasse sulla Terra con intenzioni bellicose. Forse aveva uno scopo del genere anche l’ubicazione della necropoli, che in area ligure, nei casi in cui è stato individuato anche il sito del relativo villaggio, è sempre posta più in basso dell’abitato. Per questo motivo si è portati a pensare che il villaggio ligure di Levigliani fosse a monte delle Piane Alte e quindi non dove sorge il borgo attuale. Non è molto usuale la presenza dell’ascia, piuttosto rara in contesti liguri (il solo altro esemplare relativo all’età Ellenistica proviene dalla necropoli di Ameglia, SP), che ricorda la descrizione che fa Diodoro del paese dei Liguri, coperto da fitti boschi, per cui alcuni di essi passano l’intera giornata a
tagliare alberi con le pesanti e poderose asce che portano con sé. Gli oggetti di ornamento erano sia di produzione locale, come le fibule a foglia di olivo, che sono dette anche “apuane” perché particolarmente diffuse in Lunigiana (compreso lo Spezzino), Garfagnana (compresa la Media Valle) e Versilia, ma anche di importazione, come i grani d’ambra delle collane, che giungevano addirittura dal Baltico. Ciò non deve stupire, se si pensa che in una tomba ligure apuana di Ameglia (SP) è emersa una lamina d’oro finemente decorata che trova paralleli in Bactrinana, tra gli attuali Pakistan ed Afganistan. Ovviamente all’interno della tomba saranno stati messi anche oggetti in materiale deperibile, che in gran parte dei casi andavano distrutti già nel rogo funebre: mi riferisco alle stoffe, agli accessori in cuoio, agli utensili in legno (è facile pensare alle aste delle lance nelle tombe maschili ed ai fusi
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in legno in quelle femminili). In alcuni casi pare che però gli oggetti in metallo non siano stati esposti alle fiamme. Sembra che sia stata trovata anche l’area dove avveniva la cremazione, forse non un vero e proprio “ustrino” come nelle necropoli apuane di Ameglia e Genicciola, ma una sorta di rudimentale forno crematorio. Le tombe di più recente scoperta, probabilmente poste su terrazzamenti artificiali, erano ricoperte a gruppi da cumuli di pietrame, come riscontrato anche nella necropoli di Cafaggio di Ameglia ed è probabile che tali raggruppamenti individuino nuclei familiari. Levigliani doveva dunque essere un importante centro ligure-apuano, esistente almeno dalla prima metà del III secolo a.C. fino al periodo delle guerre romano-liguri. Da Levigliani si poteva controllare il flusso di genti o merci che transitava dalla vicina valle del Serchio per la foce di Mosceta e sfruttare i pascoli della zona sotto la Pania e il Corchia. L’abitato relativo potrebbe essere stato ubicato poco sotto al Passo Croce, da cui si possono vedere gran parte delle vette apuane (Sagro, Altissimo, Sella, Freddone, Sumbra, Corchia, Croce, Nona, Matanna, Piglione, Prana, Gabberi, Lieto, Cavallo e altre), un tratto di costa e i già citati valichi. All’epoca ciò era di vitale importanza per segnalare alle varie comunità l’eventuale arrivo di nemici. Nei pressi di Levigliani e Terrinca sono state rinvenute anche incisioni rupestri che potrebbero essere datate all’età del
“ È proprio con la
decadenza degli Etruschi, tra il IV ed il II secolo a.C., che i Liguri ritrovano una propria autonomia culturale
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Ferro, così come altre incisioni (spirali, un antropomorfo forse munito di lancia e scudo) rinvenute nella non lontana Valle del Giardino. Le numerose incisioni che riproducono delle roncole, particolarmente diffuse sulle Apuane centro-meridionali, sono invece relative a periodi più recenti e non hanno nulla a che vedere con l’età ligure: probabilmente legate al culto romano del dio Silvano, importato in zona dai coloni latini che popolarono Luni, sono databili, in alcuni casi, al massimo alla tarda epoca romano-imperiale, ma gran parte di esse sembrerebbe relativa all’età contemporanea.
Dove vedere i reperti della necropoli di Levigliani: una piccola parte del materiale è esposta presso il Museo della Pietra Piegata di Levigliani, mentre il resto verrà esposto presso il Museo Archeologico Bruno Antonucci di Pietrasanta, attualmente in fase di reallestimento. Altri reperti relativi ai Liguri Apuani si possono ammirare presso i seguenti musei: Museo Archeologico Ubaldo Formentini, Castello di San Giorgio, La Spezia; Mostra Archeologica Permanente, Pieve di Zignago, SP; Museo delle Statue Stele Lunigianesi, Castello del Piagnaro di Pontremoli, MS; Museo del Territorio dell’Alta Valle Aulella, Casola in Lunigiana, MS; Mostra Archeologica Permanente, San Romano in Garfagnana, LU; Mostra Permanente “La Fanciulla di Vagli”, Palazzo Verdigi, Vagli Sopra, LU; Museo Archeologico del Territorio della Garfagnana, Castelnuovo Garfagnana, LU; Museo Archeologico, Barga, LU; Antiquarium del Comune, Borgo a Mozzano, LU, Museo Archeologico, Camaiore, LU; infine reperti relativi alle età del Bronzo e del Ferro provenienti dal territorio apuano sono esposti anche nelle seguenti strutture: Museo Archeologico A. C. Blanc, Viareggio; Museo Archeologico di Villa Guinigi, Lucca; Museo di Archeologia Ligure di Pegli, GE, Museo Archeologico di Firenze. Per saperne di più: Michele Armanini, Ligures Apuani. Lunigiana storica, Garfagnana e Versilia prima dei Romani, Padova 2015; Lorenzo Marcuccetti, Saltus Marcius. La sconfitta di Roma contro la Nazione Ligure Apuana, Pietrasanta 2002; Lorenzo Marcuccetti, Deportazione. Il popolo delle statue stele. La storia, l’oblio, Milano 2014; AA.VV., Museo archeologico versiliese Bruno Antonucci. Pietrasanta, Pietrasanta, 1995; AA.VV., Guerrieri dell’età del Ferro in Lunigiana, La Spezia 2001; AA.VV., I Liguri. Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo, Milano 2004; AA.VV., Ancora su i Liguri. Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo, Genova 2007. 68
Move up to be healtlhy and happy/Muoviamoci per essere in salute e felici è un progetto co-finanziato dalla Comunità Europea sotto il filone Erasmus Collaborative Partnership che coinvolge un parternariato di 5 nazioni: Polonia, Italia, Romania, Inghilterra, Portogallo e che affronta i problemi di salute dell’età infantile, soprattutto il sovrappeso e le malattie ad esso collegate, la sua prevenzione e le buone pratiche per uno stile di vita salutare, fattori che incidono sullo sviluppo fisico e personale dei ragazzi e sulla loro integrazione nella società. “MUTH&H” coniuga l’apprendimento teorico con le attività pratiche attraverso il divertimento e si propone di incoraggiare i ragazzi a praticare attività sportiva ed apprendere le conoscenze e le abitudini per uno stile di vita salutare. Il programma prevede una serie di eventi formativi per genitori ed insegnanti e diversi eventi ludico-sportivi per i ragazzi. Il 24 luglio, all’interno del Premio Nardini, si svolgerà il primo evento chiamato: “Il piccolo speleologo”
programma del piccolo speleologo Ritrovo ore 8.00 in piazza degli Ortali a Levigliani. Passeggiata di 20 minuti ca attraverso un bosco di castagni e arrivo alle Miniere dell’Argento Vivo. Inizio dell’escursione del piccolo speleologo con visita alle miniere e laboratorio di speleologia, in cui verrà illustrata la professione dello speleologo, la storia, l’attrezzatura e molte altre curiosità ad esso legate oltre all’analisi dei minerali. Al termine dell’escursione pranzo per i bambini con il menù dello speleologo.
menù dello speleologo: Pasta al pomodoro Scaglie di parmigiano e patate al forno Crostata
eta’ minima 8 anni, felpa e scarpe da ginnastica obbligatorie.
Move Up Project
www.moveupproject.blogspot.com
MCMXIV
Comune di Forte dei Marmi
“HABEMUS TEMPLUM!...” :
le Alpi Apuane sono un “Unesco Global Geopark” e possono fregiarsi del prestigioso simbolo
È
iniziata nel 2001 l’avventura per il riconoscimento delle Alpi Apuane come Geoparco; sotto la presidenza di Giuseppe Nardini, per merito del suo forte e costante impegno con scelte coraggiose, si è giunti, nel 2011, all’ammissione nella European Geopark Network (EGN) - Global Geopark Network (GGN), sotto gli auspici dell’UNESCO: un obbiettivo raggiunto; ecco che la bellezza incantevole dei luoghi e dei paesaggi, la flora, la fauna, le tradizioni delle Alpi Apuane hanno cominciato ad essere riconosciute a livello internazionale. Nel 2015 è avvenuta, con successo, la “rivalidazione” ; cioè la riconferma di questa appartenenza; gli esperti, uno gallese e l’altro giapponese, hanno visitato il Parco e potuto constatarne non solo le bellezze naturali presenti ma anche quanto il Parco sta facendo per la loro valorizzazione attraverso i propri Centri Visita di eccellenza come l’Azienda Agricolo-sperimentale di Bosa, dedicata a Giuseppe Nardini, oppure l’Apuan Geolab di Equi; ma anche il “Sistema Corchia Underground” esempio di come il pubblico ed il privato, in sinergia, possono conservare e valorizzare ottenendo benefici per la collettività. La lungimiranza di Giuseppe Nardini continua a dare i suoi frutti. Il 17 novembre 2015 dovrà essere ricordato come una data storica per il nostro Parco e per le altre 119 aree mondiali che condividono la stessa missione. In una Parigi ancora sconvolta dagli attentati terroristici di venerdì scorso, la Conferenza Generale dell’Unesco ha voluto premiare la Rete Globale dei Geoparchi e, con essa, le Alpi Apuane, dopo un lungo percorso di validazione del lavoro svolto e di verifica del livello organizzativo raggiunto. Fino a ieri, questo sistema originale ed innovativo di promozione del patrimonio geologico – cresciuto lentamente dal basso in ogni angolo del pianeta – ha lavorato “sotto gli auspici dell’Unesco”, in un rapporto provvisorio e sperimentale con la stessa agenzia delle Nazioni Unite. Da oggi, le Alpi Apuane e gli altri 119 Geoparchi mondiali sono entrati a pieno titolo e dalla porta principale della sede centrale di Place de Fontenoy. Da oggi, ognuno di loro assume la denominazione legale ed ufficiale di “Unesco Global Geopark”. La Conferenza Generale, con i suoi 195 paesi membri, ha dunque ratificato lo statuto del nuovo “Programma internazionale Geoscienze e Geoparchi” (IGGP), esprimendo così il proprio riconoscimento per una gestione integrata ed interdisciplinare di eccezionali siti e paesaggi geologici. Infatti, non sono sufficienti la biodiversità e la geodiversità per raggiungere e conservare questo titolo; gli obiettivi principali e le verifiche di risultato sono di tipo gestionale e ruotano intorno alla capacità dei territori di gestire i propri geositi e il proprio paesaggio con un approccio olistico nella tutela, educazione e sviluppo sostenibile, sempre attraverso il coinvolgimento delle comunità locali.
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LEVIGLIANI nel Parco delle Alpi Apuane Le montagne che fanno da corollario inconfondibile alla Versilia balneare sono le Alpi Apuane; alle pendici del Monte Corchia si trova la ridente frazione di Levigliani, nel comune di Stazzema. Le sue antiche origini sono testimoniate da reperti archeologici di età etrusca nonché da una necropoli dei liguri-apuani, il fiero popolo che abitava queste montagne fino all’arrivo dei romani che li hanno debellati dopo sanguinose battaglie e deportati nel Sannio. Un tempo luogo di “villeggiatura” estiva, il paese è oggi animato dai turisti che vengono a visitare la grotta “Antro del Corchia”e la “Miniera dell’argento vivo” ma anche il Museo della “Pietra Piegata” e quello di Comunità e d’Impresa “Lavorare Liberi”. Queste attrazioni costituiscono il Sistema Turistico Culturale “Corchia Undergroun”, frutto della collaborazione tra la comunità locale ed il Parco Regionale delle Alpi Apuane. Nel paese, una presenza costante è quella degli appassionati di trekking, grandi e piccini, in quanto da Levigliani partono sentieri per raggiungere molti luoghi noti o meno noti delle Alpi Apuane; ma, soprattutto, si notano gli speleologi perché le Apuane sono montagne carsiche che ben si prestano all’esplorazione nei diversi livelli di difficoltà: ne è un esempio l’Antro del Corchia con i suoi 60 km di gallerie! Magnifica ospitalità sia per l’accoglienza con la presenza di Alberghi che offrono anche ristorazione, pizzerie ed un Ufficio per informazioni e prenotazione efficiente.
il Parco
Museo della Pietra piegata L’istituzione ha sede in un edificio di valore storico-ambientale della fine del XVIII secolo che ha subito una radicale ristrutturazione ed ampliamento nel 1910 ; il Parco vi ha aperto il Museo dopo un accurato recupero, funzionale anche all’attività espositiva. Il nome del museo è stato preso a prestito da una scritto di Costantino Paolicchi del 1981 “I paesi delle pietra piegata”; luoghi dove, da secoli, gli uomini conoscono il segreto di “modellare” e quindi “piegare” una “pietra” nobile e pura come il marmo. Il piano terra è dedicato ai “Marmi puri e sacri” (in niveo templo) : vi sono raccolti importanti reperti di opere di carattere religioso. Al primo piano trovano spazio diverse sezioni ; una è “I colori del marmo” (luxuriosa materia) : un’interessante raccolta di marmi colorati delle Alpi Apuane, un tempo molto apprezzati per le tarsie marmoree d’età barocca; un’altra riguarda le “Pietre di casa e di bottega” (locus alchemicus) con un denominatore comune, il mortaio; qui è conservato anche l’erbario del Parco. Il piano secondo ospita “27 secoli di storia” (marmor signum temporum”) ma anche una sala multimediale: il primo è uno spazio dove si percorrono quasi tremila anni di storia attraverso produzioni seriali di marmo come opere architettoniche o complementi di arredo; la seconda è l’area documentale del Museo con materiale filmo-grafico sulle Alpi Apuane, documenti visivi ed ipertesti sull’ambiente naturale e la storia del territorio. Infine, al terzo piano le “Tombe liguri apuani” a Levigliani (..ferrum hastae, lapides sepulcri… ): una speciale sezione archeologica che raccoglie reperti ceramici e di corredo personale ma anche sepolture del III-II sec. A. C. di questo popolo fiero ed anche misterioso.
Miniere dell’Argento vivo Le antiche miniere di mercurio si trovano sotto il paese di Levigliani, in località Riseccoli, sulla sinistra del Canale del Bosco-Canale delle Volte, intorno ai 500 m di altitudine. La visita guidata inizia da un piccolo sito minerario (Cava Romana) e prosegue nelle gallerie di una seconda e più lunga miniera (Cavetta) : la lunghezza complessiva del percorso di visita è di 900 m mentre il tempo di percorrenza è di circa un’ora. All’ingresso si è muniti di caschetti ed accompagnati da guide esperte si diventa esploratori e si fa un salto nel passato con i manichini che copiano le figure dei minatori, i carrelli colmi di materiale da lavorare, i binari: un viaggio nella storia delle attività estrattive e nelle tradizioni del lavoro. Lo sfruttamento minerario è qui iniziato nel tardo medioevo per estrarre cinabro, da cui ottenere il roso vermiglio per i codici miniati prodotti dalle stamperie di Firenze. L’interesse estrattivo incluse poi il mercurio nativo, facilmente rinvenibile in gocce metalliche lungo le vene di quarzo: da qui il nome, per il colore e la mobilità di elemento allo stato liquido. Le miniere di Levigliani presentano diversi solfuri di mercurio, zinco, ferro e bismuto, oltre al già citato cinabro; sono presenti qui, per gli appassionati, anche minerali rari se non unici, quali la leviglianite, il calomelano e la grumiplucite, nuova specie mineralogica.
Museo di Comunità e d’Impresa “Lavorare Liberi” Anche questo Museo si trova all’interno del paese, in prossimità di quello della Pietra Piegata, in un vecchio edificio recuperato in modo funzionale per accogliere strumenti di lavoro e ricostruzioni di ambienti. Infatti, si tratta di un museo dedicato alla storia del Comunello di Levigliani e della sua Cooperativa Condomini; una storia fatta di partecipazione e solidarietà, di fatica ed auto-organizzazione quale simbolo di riscatto sociale ed economico; culminato, nel 2006, con il conferimento ai soci fondatori ancora in vita dell’onoreficenza di Cavalieri del Lavoro da parte del Presidente della Repubblica. Si percepisce la fatica fisica di un lavoro difficile, pesante, pericoloso anche solo osservando gli utensili usati per l’estrazione del marmo ed entrando fisicamente nello spazio dove è ricostruito il sito estrattivo che mostra il taglio del marmo con il metodo del filo elicoidale.
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GRUPPO PER SERVIRE
Centro di Accoglienza “Gruppo per Servire” di Querceta
A
ccogliere e servire. Questi due verbi racchiudono le finalità e le attività dell’associazione che da oltre trentacinque anni opera in territorio versiliese nell’ambito del volontariato sociale, in particolare nei confronti di giovani e adulti affetti da varie forme di disabilità fisica o mentale. Accogliere senza pregiudizi, con affetto e dedizione, proponendo attività ricreative e conviviali che consentano ai portatori di handicap di superare l’emarginazione e la solitudine di cui spesso sono vittime insieme alle loro famiglie. Abbattere le barriere dell’indifferenza offrendo momenti di divertimento e svago in un clima di condivisione, amore e allegria. A tal fine l’associazione organizza ogni mese almeno una gior72
nata di aggregazione presso la propria sede, con pranzo comunitario, giochi e intrattenimento, ma anche gite al mare, passeggiate e picnic, escursioni e visite ad altre località toscane, parchi gioco ed eventi folkloristici e sportivi. Tra gli appuntamenti più attesi dai “ragazzi”, come amorevolmente li chiama il presidente dell’associazione, Ginetto Ercolini, ci sono il pranzo prenatalizio con l’arrivo di Babbo Natale e la distribuzione dei doni, la festa di Carnevale, la gita all’Acqua Park, il Presepe Vivente nel giorno dell’Epifania, lo spettacolo dei “SuperAbili”, la gita di due giorni che solitamente viene realizzata in autunno nel nord Italia. Il Centro Accoglienza non è e non vuol essere un’alternativa alle attività gesti-
te da altre istituzioni pubbliche che operano quotidianamente con i disabili, ma anzi intende interagire e collaborare con esse per favorire la socializzazione e l’inserimento dei portatori di handicap in ambiti esterni alla famiglia. In quest’ottica, con i propri veicoli, svolge servizio di accompagnamento e assistenza per bambini e ragazzi disabili in età scolare in convenzione con il Comune di Seravezza. Il “Gruppo per Servire” è un’associazione apolitica, apartitica e aconfessionale per statuto, anche se ha avuto origine in ambito parrocchiale. Durante l’Avvento del 1980, infatti, all’interno della parrocchia di Querceta l’allora vicario, don Piero Dini, e alcuni membri dell’Azione Cattolica
in vetrina
proposero di coinvolgere i giovani della Diocesi in attività di servizio verso le persone nel bisogno, per vivere appieno il messaggio evangelico. Un gruppo di volontari decise di prestare la propria opera ai portatori di handicap, e nel luglio 1981 si costituì legalmente come “Gruppo per Servire”. Il presidente Ercolini, membro dell’associazione dal 1982, ricorda le difficoltà nel prendere contatto con le prime famiglie in un momento in cui era ancora molto diffuso un sentimento di vergogna e disagio verso l’handicap che portava i parenti a tenere nascoste tali realtà. Superando la diffidenza e proponendo una visione diversa, il Gruppo si è fatto conoscere ed oggi segue regolarmente circa 25 persone disabili residenti in vari Comuni della Versilia, oltre ad alcune provenienti dalle province di Pisa e Massa Carrara. Il Centro di Accoglienza ha sede presso l’ex-Asilo Galleni, già parte dell’Opera Cardinal Maffi, oggi di proprietà della Parrocchia di Santa Maria Lauretana di Querceta. Nel corso degli anni, grazie al lavoro dei volontari e al contributo economico di molti benefattori, l’associazione ha effettuato lavori di manutenzione e riqualificazione
dell’immobile per adeguarlo alle esigenze dei portatori di handicap. Oggi la struttura dispone di venticinque posti letto, bagni attrezzati, cucine e ambienti che vengono utilizzati anche da altri utenti: ogni estate, per esempio, ospita per un mese i bambini del “progetto Chernobyl” durante il loro soggiorno marino, ed anche persone disabili facenti parte di un’associazione di volontariato bresciana. La terribile tempesta che ha colpito la Versilia il 5 marzo 2015 ha provocato danni ingenti al tetto e alle strutture esterne, parte delle quali sono state presto ripristinate grazie all’impegno dei volontari, ma creando qualche difficoltà economica all’associazione. Il “Gruppo per Servire” è un’associazione senza scopo di lucro che opera grazie ai contributi di sponsor e benefattori, ma ha nel tempo messo in atto tutta una serie di iniziative per raccogliere fondi da destinare alle attività con i “ragazzi”: partecipazione a fiere e mercati in Versilia con pesche di beneficenza, vendita libri usati e torte casalinghe, preparazione e vendita dei tipici “necci” di farina di castagne; allestimento, nella piccola chiesa presso la sede, del tradizionale Presepe Ani-
mato Versiliese, ambientato nella Versilia Storica di inizio Novecento con personaggi animati da oltre 80 movimenti elettromeccanici; realizzazione, nell’ampio campo di fronte alla sede, di un suggestivo Presepe Vivente in cui la Sacra Famiglia è affiancata da figuranti in costume che ripropongono gli antichi mestieri della Versilia (fabbro, falegname, tessitore..), fino all’arrivo dei Re Magi a cavallo; organizzazione di spettacoli con il gruppo dei “SuperAbili”, formato dai volontari e dai ragazzi del Centro, che negli ultimi dieci anni hanno portato in scena celebri musical ispirati ai successi di Broadway e della Disney. Oltre che favorire la raccolta fondi e coinvolgere attivamente i disabili, il gruppo SuperAbili rappresenta per l’associazione una possibilità per reclutare nuove forze. Agli spettacoli prendono parte alcune classi delle scuole primarie e dell’infanzia del territorio versiliese, nonché giovani e adulti esterni all’associazione che spesso, proprio imparando a conoscere i “ragazzi” in un ambiente divertente e creativo, diventano volontari a tutti gli effetti. Il Centro di Accoglienza è una grande famiglia che apre le braccia a chi vuole donare tempo e impegno al servizio degli altri. E gli abbracci e i sorrisi dei “ragazzi” rappresentano il frutto più prezioso di un’esperienza umana e affettiva di enorme valore.
Centro di Accoglienza “Gruppo per Servire” Via Galleni, 53 - loc. Querceta 55047 Seravezza (LU) Contatti 338 8684026 info@gruppoperservire.org grupposervire@virgilio.it www.gruppoperservire.org
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1962 RACCONTO DI UN’ESTATE
Ero in piena forma fisica, allegro e spensierato nonostante fossi povero in canna!
di Milvio Mori
E
ra la primavera del 1962, avevo 22 anni e avevo terminato il servizio militare. Il primo maggio iniziai a lavorare allo stabilimento balneare Bertelli a Vittoria Apuana, con l’incarico di aiuto bagnino. Venivo da un periodo, pur essendo sotto le armi, di intensa attività sportiva grazie ai giochi sportivi militari annuali. Ero in piena forma fisica, in salute, allegro e spensierato nonostante fossi povero in canna! Notai subito che al bagno Bertelli c’erano molte persone “strane”, almeno per me, gente snob, così la definivano, anche se io non capivo bene cosa volesse dire esattamente quel termine. Insomma erano persone importanti oggi si direbbero vip. C’erano anche dei nobili, a me sembrano tutti persone come le altre, persone in costume da bagno neanche tanto in forma fatta eccezione di alcune signore. Vorrei parlare in particolare di un con74
te, una persona alla mano, con cui entrai subito in sintonia. Premetto che il bagno Bertelli aveva un bagnino ufficiale, il quale non veniva mai in spiaggia e tutte le incombenze sull’arenile toccavano a me! Ritornando al conte, lo chiamerò “ Piemontese”, era di Ivrea. Il nobile Piemontese possedeva un motoscafo Riva, bellissimo, era come avere oggi uno yacht da 20 metri, lo teneva ormeggiato sulla foce del Cinquale, tra i due ponti, sul lato sud erano stati piantati dei pali tra il canniccio con qualche tavola che avevano fatto in modo di accedere alle barche ormeggiate. Il nobile Piemontese mi chiese di preparargli il motoscafo, in modo da trovarlo pronto per la navigazione nei giorni che il mare lo permetteva, portandolo poi davanti al bagnasciuga del bagno Bertelli pronto per essere utilizzato. Per me non c’era nessun problema, io arrivavo da Montignoso la mattina, caricavo la mia
bicicletta sul motoscafo, arrivavo al Bertelli, scaricavo la mia bicicletta e la sera facevo il percorso inverso. A quei tempi era più di moda rubare una bicicletta che un motoscafo! La mattina presto, quando partivo, non c’erano molte persone sul ponte o sugli argini della foce, ma la sera quando rientravo, molte persone venivano a vedere quel motoscafo con una bicicletta a bordo. Fu così che una mattina, arrivando sulla spiaggia, gettata l’ancora, presi la bicicletta per portarla sul bagnasciuga e li trovai tre ragazze che erano incuriosite da quello che stavo facendo, una di quelle ragazze si chiamava Haidi. Erano in vacanza, clienti del bagno Bertelli maestro, confinante. Devo ammettere che il giorno prima le avevo notate, ma da lontano: venivano dalla Germania, facemmo subito amicizia nonostante io conoscessi poche parole di tedesco e loro poche parole di italiano. I miei occhi però erano solo
Racconti di un’estate
così che una mattina, arrivando “ Fu sulla spiaggia, gettata l’ancora,
presi la bicicletta per portarla sul bagnasciuga e li trovai tre ragazze che erano incuriosite da quello che stavo facendo...
”
per Haidi! Alta, bionda, simpatica, portava gli occhiali da vista che la rendevano ancora più affascinante. La cosa non sfuggì all’occhio attento delle sue amiche che cominciarono a prenderla in giro. Ci vedevamo sempre sulla spiaggia nonostante io fossi sempre impegnato con i miei “snob”, potevo dedicargli poco tempo e la cosa mi faceva arrabbiare. Mi feci coraggio, e la invitai ad uscire la sera con me. Ne fu subito entusiasta ed io ero al settimo cielo! È incredibile come nonostante la difficoltà della lingua, quando si vuole la stessa cosa, si riesca a capirci ugualmente, questa cosa mi avrebbe insegnato ad affrontare il mondo in seguito, in tante occasioni, ma in quel momento ancora non sapevo cosa sarebbe diventata la mia vita di “vagabondo” . La sera stessa ci trovammo sul pontile con le sue amiche ed altri due ragazzi della zona, uno di questi parlava tedesco, era stato qualche
anno in Germania, anche lui era un bagnino. I due ragazzi avevano uno una vespa e l’altro una lambretta, io avevo la mia bicicletta, una Maino sportiva, comprata alla bottega di Buffoni, dove avevo lavorato all’età di dodici anni fino ai diciassette. Decidemmo di andare a ballare alla Capannina del Cinquale, feci un cenno ad Haidi di salire sulla canna della bicicletta, mentre gli altri partivano con i loro scooter! Il viaggio da Vittoria Apuana al Cinquale non lo scorderò mai un po’ scomodo ma meraviglioso, mentre pedalavo lentamente Haidi era li tra le mie braccia, sentivo il suo profumo, non quello che si era messa comprato in qualche profumeria, ma il suo. Era una sensazione incredibile mai provata. Ballammo fino a tardi, ridemmo e scherzammo fino ad essere esausti. La musica era magica, quella dei primi anni 60, irripetibile. Tornammo indietro sempre con la mia bicicletta, riprovai le stesse sensazioni. Quando ci lasciammo non potemmo fare a mano di baciarci, un bacio lungo ed appassionato, pensai “questo non sarà l’ultimo!”. Mentre tornavo a casa a riposare per qualche ora, pensai a tutto quello che si diceva sulla Germania e sui teschi in quegli anni, e mi dissi quanto è brutta, iniqua, inutile, cattiva ed odiosa la guerra, se poi si incontrano due giovani come
noi e si ritrovano a vivere insieme certi momenti. Nei giorni successivi le cose proseguirono a meraviglia, sempre in sella alla mia bicicletta con Haidi, andammo da Oliviero e poi anche alla Capannina di Franceschi, molto in voga a quei tempi, dove, tra l’altro trovai una signora , cliente del Bertelli, che ballava guancia a guancia con un giovanotto che non era suo marito… i mariti arrivavano il venerdì sera e ripartivano il lunedì mattina, quella sera era mercoledì. In quei giorni chiesi al conte Piemontese se potevo usare il suo motoscafo per portare Haidi a fare un giro, lui senza battere ciglio mi disse: “ stasera fai il pieno”. Haidi si presentò all’orario stabilito, ma con le sue amiche, la cosa mi fece piacere e andammo a fare il bagno ad un paio di chilometri al largo. Il giorno successivo però riuscii a portarla a fare un giro in barca. Il signor Giuseppe (chiamiamolo così), aveva portato al bagno Bertelli un gozzo di 4 metri con vela latina. Tutti i giorni lo mettevo in acqua e la sera lo tiravo in secco, il signor Giuseppe non veleggiava mai, allora gli chiesi di provarlo e lui acconsentì. Con Haidi partimmo verso le 15, appena arrivati a qualche centinaio di metri a largo, si alzò una brezza che spingeva verso Viareggio, era il maestrale. Per un po’ 75
Racconti di un’estate
za andammo, sempre con la mia bicicletta, a ballare e poi a passeggiare al chiaro di luna sulla spiaggia, ormai io avevo imparato abbastanza bene la lingua tedesca e lei l’italiano. L’estate, e con lei, il mio lavoro proseguiva. Molte persone arrivavano ed altre partivano, abbronzati e di buon umore . Per una decina di giorni tutto proseguì tranquillo, Haidi si stava allontanando da i miei pensieri per lasciar posto ad una ragazza con una chioma corvina e due occhi scintillanti con un tipico accento veneto, riuscì ad attirare la mia attenzione e la sera dopo in bicicletta con me, per andare sul lungo mare a divertirci. Il suo modo
veleggiammo, poi mi resi conto che dovevamo anche tornare in dietro e virai di bordo, solo che la brezza si era rafforzata, e fui costretto a bordeggiare a lungo prima di rientrare, dovevo essere di ritorno per le 16, invece rientrammo per le 16.30. Sul bagnasciuga c’era ad aspettarmi il bagnino ufficiale, si era dovuto alzare dalla sedia del suo ufficio e andare in spiaggia a fare il suo mestiere, aprire gli ombrelloni agli “snob”! Era molto arrabbiato, così Haidi imparò una nuova parola in italiano pronunciata dal sottoscritto nei confronti del bagnino ufficiale, vaffa…. Giunse la fine delle vacanze di Haidi. La sera prima della sua parten-
di parlare era diverso dal tedesco, il dialetto veneto era più dolce e sereno, ci si capiva meglio! Ci furono altre ragazze che salirono sulla mia bicicletta, l’estate del 1962 fu mitica, irripetibile, anche perché da li a poco avrei iniziato un avventura che mi avrebbe portato in giro per il mondo, e ovunque ho sempre trovato una bicicletta pronta per essere usata. P.S. Anni dopo andando alla pensione Bertelli, dove lavorava una mia zia mi disse che era passata di li una ragazza bella, bionda con occhiali ed era straniera, aveva chiesto di me. Mia zia le disse: “ forse è in Africa”, Haidi sorrise e la salutò.
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MESSINA 1994 Milvio Mori
ra la primavera del 1994, ero appeEmente na rientrato dall’Egitto, più precisadal Cairo, dove avevo soggior-
nato tre mesi per lavoro. Fui mandato dalla mia società, una multinazionale italo svizzera, come supervisore al montaggio di un impianto per il trattamento dei fumi di un inceneritore di rifiuti solidi urbani. Il posto dove era situato questo impianto, era nella così detta zona falcata di Messina, chiamato S. Ranieri. Non era altro che una cittadella fortificata costruita dagli spagnoli ai tempi dei Borboni. Negli anni 60, più o meno qualcuno, decise di costruire un doppio forno per bruciare i rifiuti solidi urbani di Messina e dintorni. A mio giudizio una cosa criminale. Al centro di un ampio cortile fortificato furono così costruiti i due forni. Da sottolineare che erano di proprietà e gestiti dal comune. I forni erano fermi da alcuni anni e messi sotto sequestro dalla magistratura, causa forte inquinamento da diossine della città. Quando, come supervisore del progetto, presi possesso dell’area, controllata di giorno da una guardia del comune, e di notte da guardie giurate, mi resi subito conto che l’edificio di quattro piani, attiguo ai forni, era in mano ad una ventina di extracomunitari di origi78
ne magrebina, i quali avevano costruito delle baracche fatiscenti sugli spalti fortificati di quella parete di cittadella. La corrente elettrica e l’acqua erano allacciate alle utenze del comune. Questo, tutto sotto gli occhi dei guardiani diurni e notturni. Per arrivare al cancello d’entrata, si passava tra due file di baracche che erano, in parte abitazioni, in parte stalle per cavalli usati nelle corse clandestine notturne sul lungomare tra Messina e Ganzirri. Voglio premettere che Messima, a mio modesto giudizio, era una città con potenzialità elevate e con scorci stupendi e ineguagliabili, anche se troppo spesso ormai, come in varie parti di questo nostro stupendo paese, rovinata per seguire interessi privati ed egoistici. Il traffico era incredibilmente e sistematicamente caotico e pericoloso, i parcheggi erano inesistenti, le macchine stazionavano in ogni spazio libero, divieto o non divieto. I servizi di trasporto pubblico erano carenti, per non dire nulli, in certe ore della giornata il traffico era così difficile che pur provenendo dal Cairo, dove il traffico era una cosa incredibile, ritenevo quello di Messina peggiore! In una situazione del genere, avendo la necessità di circolare in città tutti i giorni, pensai che vi era solo
una cosa da fare, anche se pericolosa: procurami una bicicletta. Ero arrivato a Messina in macchina da Milano, e avevo portato con me la mia fida bicicletta da corsa, per le mie “imprese” domenicali. Però me ne occorreva una per spostarmi in città. Debbo dire che a Messina le biciclette erano quasi inesistenti, faticai non poco a trovare un negozio che trattava questo articolo. Acquistai una bicicletta semplice da donna, una Graziella, sarebbe servita poi a mia moglie quando sarebbe venuta a trovarmi e insieme saremmo andati a visitare le bellezze della Sicilia. Andare in giro in bicicletta per Messina non era proprio cosa semplice. Per gli automobilisti ero un intruso, un disturbatore, avevano nei miei confronti comportamenti diversi, quasi tutti erano incuriositi, qualcuno capiva che se fossero circolate più biciclette e meno macchine, la vita si sarebbe semplificata anche a loro, ma la realtà era quella che era! Avevo preso alloggio al residence “Il giardino sui laghi” a Ganzirri, un posto bellissimo, pieno di fiori, di fronte a Scilla e Cariddi con lo stretto davanti alla mia finestra. Un panorama mozzafiato. Il posto era a 10 km da Messina, certi giorni quando vi erano manifestazioni o mercati, per arrivare al lavoro occorreva più di un ora! Quindi partivo con la bici da corsa e in trenta minuti arrivavo. Tutto sommato la bicicletta era una buona soluzione. Girovagando nei fine settimana per la Sicilia, mi ero reso conto che la bicicletta era semi sconosciuta e sono convinto che potrebbe risolvere molti dei loro problemi e sono convinto che finché non decideranno di usare di più la bicicletta, non miglioreranno la loro vita quotidiana. Vicino al luogo dove stavamo montando l’impianto di trattamento dei fumi, vi era uno di quei campi dove vivevano circa 500 persone, dentro a delle roulotte e baracche fatiscenti, avevo avuto a che fare con queste persone, ragazzi e ragazze di un età intorno ai 10 anni, svegli, senza timore di nessun genere. Erano ragazzi che operavano
in giro in bicicletta
nel grande piazzale dove le macchine stazionavano prima di imbarcarsi sui traghetti delle ferrovie dello stato, ne combinavano di tutti i colori! Un giorno esagerarono: vennero a rubare la mia Graziella all’interno del cantiere. Io ero in alto su una piattaforma dell’impianto, e da sopra vidi tutta la scena. Scesi le scale a rotta di collo e li inseguii con la macchina, quando li raggiunsi stavano entrando nel loro campo, cercai di entrare anch’io, mi si pararono davanti tre tizi con un ghigno sulla faccia poco raccomandabile. Fermai la macchina di traverso sulla carreggiata. Scesi e chiesi ai tre signori di ridarmi in dietro la mia bicicletta. Mi risero in faccia! Ne nacque una discussione molto animata e
si formò una fila di macchine dietro alla mia automobile. La cosa stava degenerando ma per fortuna arrivò una pattuglia della polizia che finì per fermare il traffico in tutte e due le direzioni. Due poliziotti si avvicinarono ed io a fatica gli raccontai i fatti. Cercarono di persuadere i tre signori a restituirmi la mia bicicletta, in tanto erano arrivati i due ragazzi e la ragazza che avevano commesso il furto, erano li e se la ridevano! Indicai i tre ragazzi ai poliziotti, il tratto di strada era tutto bloccato e sopraggiunse anche una pattuglia dei carabinieri. I poliziotti chiesero i documenti ai tre signori ma facevano resistenza, allora tirarono fuori le manette, non si capiva più nulla, si era formato un as-
sembramento di persone che urlavano sia da fuori che da dentro il cancello del capo delle roulotte. Era il caos! facendosi strada tra la folla, vidi un anziano con la barba bianca che portava la mia bicicletta verso di noi, il poliziotto mi chiese se era la mia ed io risposi di si, era mia Graziella! Mi riconsegnarono la bicicletta e tutto finì. La bicicletta mi fu utile per i due mesi seguenti la mia permanenza a Messina. P.S. Per negligenza dolosa, l’impianto di trattamento dei fumi, costato al comune di Messina 1.800.000.000 di vecchie lire, non andò mai in funzione. La bicicletta però la riportai a casa!
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NELLE TERRE ALTE COLTIVIAMO NUOVI FIORI L’ importanza di trasmettere passione, storia, cultura e amore per la Montagna di Simona Pierotti - Club Alpino Italiano, Sezione di Forte dei Marmi
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uest’anno il CAI Forte dei Marmi ha condiviso parte delle proprie attività sezionali con la scuola media Ugo Guidi di Forte dei Marmi, trovando nella figura della professoressa Daniela Bonuccelli, una valida “trascinatrice”. Lei, piena di entusiasmo ed energia, ha fatto sì che gli studenti di alcune classi di prima media facessero esperienza con le nostre montagne e non solo. Una parte delle uscite, era collegata ad un progetto interno alla didattica, nel quale diversi studiosi hanno introdotto gli alunni alla ricerca delle nostre radici, partendo dai Liguri Apuani, passando per la Cultura Contadina, arrivando agli Alpeggi Apuani. Un percorso mentale e non solo, incentrato sulle Terre Alte. La parte storica è stata curata principalmente dal Dott. Lorenzo Marcuccetti, noto studioso dei Liguri Apuani e dal Dott. Michele Armanini; un uscita è stata guidata da Stefano Pucci, 80
scopritore di numerosi incisioni rupestri delle Alpi Apuane; la parte etnografica è stata seguita dal Dott. Michele Armanini, che si occupa anche di tradizioni, dialetto e folclore della Versilia, della Garfagnana, della Lunigiana e dell’ area culturalmente ligure in generale. Si è parlato di coppelle, incisioni rupestri, statue steli, luoghi di culto, realizzazione di piccoli insediamenti (come gli alpeggi) costituiti da un insieme di elementi concorrenti alla produzione e alla vita di un luogo, di leggende, attrezzi contadini e utensili della vita domestica dei nostri nonni. Il tutto è stato esposto come fosse un racconto, fatto non solo di parole ed immagini, ma anche di esperienza sul campo. Infatti le lezioni frontali, fatte in aula, hanno poi trovato riscontro in uscite sulle nostre Apuane, dove i ragazzi si sono misurati con la grandezza delle nostre montagne, imparando a dosare le proprie forze.
Obiettivo del progetto è stato quello di illustrare la storia e la cultura locali, partendo dai concetti di “riscoperta”, “identità” e “apuano”. Riscoprire, designa infatti l’atto di ritrovare interesse per un qualcosa che si è perso; mentre per identità si intende “l’essere una precisa cosa, anziché un’altra”, contraddistinguendoci come individui appartenenti ad un certo territorio, con la sua storia e la sua cultura, dove per cultura intendiamo l’insieme di usi, costumi e tradizioni. L’Identità di un luogo e del popolo che abita quel luogo viene definita da più fattori, come: il dialetto; le forme e i tipi di attrezzi legati alla vita in casa o nei campi; le tradizioni, le fiabe e le leggende; la forma e i materiali delle case e dei paesi; le unità di misura; le razze animali e vegetali tradizionali; le tradizioni gastronomiche. Tutti questi fattori concorrono a definire quella che si chiama anche “Cultura Contadina”.
CAI
“Apuano”, infine, va a identificare, in questo senso, il nostro territorio, storicamente e culturalmente omogeneo e che comprende, intese in senso storico, la Versilia (da Montemagno, Montramito e Lido in poi verso nord), la Garfagnana (da Calavorno e Diecimo in poi verso nord) e la Lunigiana (province di Massa Carrara e La Spezia). Per divulgare le conoscenze in campo etnografico relative al territorio apuano e per far vivere ai ragazzi un’esperienza pratica di quella che poteva essere la vita, il lavoro, gli spazi dell’abitante delle Nostre Terre Alte in epoche non poi così lontane, è stata effettuata la visita a Casa Colleoni, in parte adibita a Casa-Museo dell’Alpeggio dell’Identità Apuana. Si tratta di un antico alpeggio già presente nelle carte del 1764, ad un’altezza di 780 m.s.l.m. (quota alla quale si trovano un pò tutti gli alpeggi che si sviluppano lungo il
sentiero CAI n.124), sotto la Foce di Petrosciana, raggiungibile esclusivamente a piedi sia dal paese di Stazzema sia dal paese di Cardoso. I ragazzi hanno raggiunto la località partendo da Stazzema, incontrando diverse realtà lungo il sentiero, fortunatamente ancora vissute, anche se in modalità diverse, come Casa Giorgini, nata come dimora estiva dell’ammiraglio Giorgini e oggi B&B; la Casa del Pittore, “La Montanina”, antica dimora estiva di Filadelfo Simi, pittore versiliese; località Aglieta, un agglomerato di case sparse che funzionavano da alpeggi estivi e che ancora oggi vengono utilizzate dai rispettivi proprietari come “case d’alpe”; sono stati incontrati gli innesti dei sentieri che portano al Monte Procinto, al Monte Croce e al Monte Forato, indicando alle classi le particolarità che hanno i rispettivi rilievi, associandoli anche alle leggende apuane. Una volta raggiunta Casa Colleoni, i ragazzi, hanno potuto visitare la struttura, i cui interni raccontano la cucina di una volta, il ciclo del fieno, il ciclo dell’allevamento, quello del bosco, quello del lavoro dei campi, il castagneto, le ceste, l’angolo del muratore
e del cavatore, quello del falegname, la filatura, la tessitura e il “mondo del sogno”. Hanno poi potuto mettere in pratica, sotto la mia “guida”, in qualità di padrona di casa, alcune nozioni, ad esempio impastando in prima persona la focaccia con lievito naturale (levàme) cotta poi nell’antico forno a legna, imparando tecniche, ingredienti e tempistiche ormai sconosciute ai più; hanno provato a portare la secchia di rame sulla testa con il cercine; hanno imparato cosa vuol dire raggiungere la ghiacciaia sopra l’abitazione o la sorgente di acqua potabile poco sotto alla casa (in diversi si sono stupiti di quanto fossero “distanti”). ...Insomma, un buon esempio, noi crediamo, di collaborazione fra CAI e scuola; un piccolo progetto con il quale leggere il nostro paesaggio con occhi diversi, dove la singolarità di ogni realtà dovrebbe essere vista nella globalità di un sistema di elementi, fatti di una storia passata, presente e futura. Recuperare le nostre radici è un atto fondamentale per contribuire alla realizzazione di un futuro migliore e la nostra sezione, quest’anno, ha coltivato, fra le Terre Alte, questi Nuovi Fiori... 81
DIABETES NO LIMITS
L’ importanza di trasmettere passione, storia, cultura e amore per la Montagna ve: “I chilometri percorsi possano trasformarsi in gesti d’amore e di solidarietà …”. E il suo motto si arricchisce, diventa “Diabetes no limits e povertà no limits”. Le pedalate, assumono il colore della solidarietà con l’obiettivo di raccogliere fondi e aiutare i bambini dell’America Latina. Nel 2009 in Brasile, viene definito l“Atleta di Dio” e poi ancora il “ciclista della solidarietà”. Il 13 maggio 2013, mentre sta realizzando “Una bici mille speranze - dal Sud al Nord del mondo”, in Messico a Trincheras-Caborca, viene investito da un TIR, dopo aver percorso 16.142 km in 133 giorni. Mauro aveva 39 anni.
L
a bellezza di un Incontro, di un messaggio, di “una bici”… “Quando s’incontrano “persone speciali” che fanno della loro vita un dono … si sente il desiderio, non solo di ricordarle per sempre, ma di “prenderne il testimone” e di continuare a portarne il messaggio”. LA BELLEZZA DELL’INCONTRO Così è avvenuto con Mauro Talini, di Massarosa Lucca, ciclista, diabetico, insulino dipendente dall’età di 11 anni. Mauro aveva nel cuore grandi ideali: un grande amore per la bicicletta, una forza e una determinazione straordinaria, tanto da trasformare il limite della patologia del diabete in una sfida; unico nelle sue pedalate in solitaria, prima con piccoli Tour in Italia: Assisi, Roma, Loreto, ecc., poi ogni anno “osando” un po’ di più, in Europa: Fatima, Lourdes, Amsterdam, Capo Nord; ed infine nel mondo: Gerusalemme, Bolivia, Brasile, Argentina ecc. All’inizio sfida se stesso, poi sfida 82
la “sua malattia”, il diabete, fino a non chiamarla più malattia ma “condizione di vita” ed infine riscopre le caratteristiche di un grande atleta “per creare solidarietà, per contagiare al bene, per aiutare gli altri”. Viene premiato in diverse occasioni… ma il suo obiettivo non è questo. Non vuole entrare nelle competizioni. A volte viene chiamato “campione” ma a lui non piace… anche se alla fine finisce per esserlo, però “campione nella vita”. Coerente nelle sue scelte e nelle sue azioni, onesto e trasparente di pensiero, semplice e umile, uno sguardo sincero e puro. Mauro, sa guardare agli avvenimenti sempre in modo positivo, entra facilmente in relazione con gli altri con simpatia, con umorismo, con la battuta scherzosa di un toscano DOC; riesce a creare comunione, sempre sorridente e con l’unico obiettivo di portare nel mondo, a tutti ma principalmente ai bambini, un messaggio di speranza. Nel suo diario, ad un certo punto scri-
LA FORZA DEL MESSAGGIO “Ancora in viaggio, diabetes no limits e povertà no limits”. Solo così poteva chiamarsi l’Associazione per dare continuità alla testimonianza e al messaggio di questo straordinario ragazzo. Naturale e spontanea la sua costituzione, avvenuta il 10 gennaio 2015, a Quiesa Massarosa (Lucca), durante un incontro che vede radunate tante persone, amici e familiari. Si ricerca insieme il “cuore della mission e le finalità dell’Associazione e facilmente si converge: sono 4 S che ne fanno sintesi: Sport, Salute, Solidarietà e Spiritualità. Educare alla Salute, alla conoscenza e alla prevenzione del diabete particolarmente del tipo 1; sensibilizzare ai valori dello Sport, promuovere la Solidarietà, diffondere e testimoniare la Spiritualità come crescita personale creando una cultura di pace, di amore e di speranza. E tutto questo per perseguire l’obiettivo di sostegno e aiuto ai bambini e ragazzi, diabetici e/o con disabilità, che praticano anche sport, con particolare attenzione al ciclismo; bambini con situazione di disagio e di povertà nei paesi in via di sviluppo.
in giro in bicicletta
E già nell’anno 2015, si raggiunge, orgogliosamente, grazie al contributo di tanti amici un obiettivo ardito, impensabile. Finanziare all’Ospedale Mayer di Firenze, reparto diabetologia, uno strumento di diagnosi precoce della neuropatia Autonomica Cardiaca; un neurotester per le complicanze del diabete. Sono segni “benedizione” che leggiamo come “frutti” e che vanno a concretizzare una delle tante frasi che Mauro ripeteva: “Ogni incontro, ogni realtà … è come un chicco di grano, se non lo semini non puoi sapere che frutti ti dà …! Forza seminiamo, non molliamo e sempre avanti!” LA PASSIONE DELLA BICI “Non bisogna pensare che questi sforzi non cambieranno il mondo … tali azioni diffondono un bene nella società che sempre produce frutti …!” (Papa Francesco) Totalmente convinto di questa verità, Mauro si allenava, cercando le situazioni difficili per misurare le sue forze. Lo faceva nel suo territorio, nella sua terra ricca di tradizioni ciclistiche, di campioni della strada. Salite, discese, curve pericolose, buche, boschi e mare. Sperimentava come la strada univa, creando occa-
sioni di incontri, e infatti, scriveva: “la strada è il mio salotto di casa, dove accolgo le persone con gioia”. Così tra le varie e tante attività che l’OdV Ancora in Viaggio ha messo in programma, ci sono “le ciclo pedalate ”, come strumento educativo per i valori dello sport, per la valorizzazione “della natura che contemporaneamente ti mette in contatto con te stesso, il tuo respiro, il tuo io e con gli altri...” Significativa e sicuramente la più importante di tutte, la Ciclopedalata che si svolge con partenza da Seravezza e attraversa Forte dei Marmi, Pietrasanta, Camaiore, Massarosa con arrivo a Quiesa, alla Piazza intitolata a “Mauro Talini, ancora in viaggio”. Emozionante la terza edizione di questo anno 2016. Ha visto una bella partecipazione oltre 250 appassionati delle due ruote, di tutte le età, appartenenti a varie società ciclistiche, tutti sensibili e portatori del messaggio di speranza, tutti accomunati dal desiderio di diffondere il bene nella società, di creare nuove relazioni, di mettere in rete le varie realtà del territorio e di essere attenti alle necessità di persone che vivono il disagio e che sono accanto a noi. Infatti, l’Associazione AinV Onlus, in questo spirito devolverà ogni ricavato e ogni donazione
in questo anno 2016, ad Associazioni che si occupano di disagi giovanili nel territorio, tra le quali: la comunità Papa Giovanni XXIII, l’Associazione Semplicemente Genitori, la “Fattoria in Fiore” di Camaiore ecc. Davvero la strada, è metafora del vivere, ed è “via” per costruire una cultura di vita condivisa e di rispetto di quanto ci circonda. Essere affascinati da questi valori, significa essere “contagiati” ma soprattutto oggi vuol dire: coinvolgerci! Perché allora, non metterci in cammino insieme, prendendoci cura di noi stessi e degli altri, per abitare “nella nostra Casa Comune” e renderla luogo di accoglienza, di incontro e di solidarietà? La mia, è solo una domanda, o forse vuole essere un invito? Marta Graziani, mipk - 2016 “Ancora in Viaggio – Diabetes no limits e povertà no limits” – onlus
ANCORA IN VIAGGIO Diabetes no limits e Povertà no limits-onlus Via Casina, 40 Quiesa 55054 Massarosa (LU) tel 0584 974539 cell 348 5100746 C.F. 91048720469 odv.ancorainviaggio@gmail.com
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sport e ambiente
NON SOLO SERCHIO Nordic walking
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a diversi anni, ormai, NonsoloSerchio si propone come connubio tra sport e natura attraverso escursioni condotte nei paesaggi della Valle del Serchio, della Piana pisano-versiliese, dei Monti Pisani e d’Oltre Serchio, delle Alpi Apuane, della Garfagnana, delle isole dell’arcipelago toscano, trasmettendo la cura, il rispetto e la valorizzazione dell’ambiente, immergendoci nel paesaggio a 360°…cultura, tradizioni, musica,natura, diventano protagoniste delle escursioni proposte, dove tutto ci avvolge in uno spirito amichevole… Praticando un’attività sportiva quale quella del Nordic Walking si ha la chiave di lettura di una attività escursionistica correlata al benessere psico-fisico, oltre ad una opportunità di socializzazione di persone accomunate dalla voglia di star bene, all’aperto in completa sintonia con la natura. 84
COSA E’ IL NORDIC WALKING Questa pratica sportiva è nata in Finlandia come allenamento estivo degli atleti di sci nordico. E’ uno sport emergente che sta suscitando interesse in tutto il mondo data la facilità con cui può essere praticato da tutti, in ogni luogo ed in ogni stagione. Con il Nordic Walking viene praticata una camminata con appositi bastoncini, consentendo in modo facile e naturale il raggiungimento o il mantenimento di una buona condizione fisica, tonificando la propria muscolatura che viene stimolata fino al 90%. Inoltre con il Nordic Walking è possibile avere un maggior consumo calorico rispetto alla normale camminata, riducendo i rischi legati agli aumenti di peso, aumentando la resistenza ae-
robica, migliorando la coordinazione e offrendosi come tecnica antistress, contro il logorio della vita moderna. Al termine di un percorso formativo alla conoscenza della disciplina, il nordic walker sarà in grado di praticare lo sport in completa autonomia o aggregandosi al gruppo di Nonsoloserchio, partecipare ad allenamenti, escursioni, soggiorni verdi all’insegna del benessere… Non ti resta che provare per credere!!!
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