Tadrart - Acacus Oggi, 10.000 anni fa

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ARTE IN ROCCA Massimo Tosello Tadrart - Acacus Oggi, 10.000 anni fa a cura di Giandomenico Semeraro Rocca Sant’Angelo in Lizzola (PU)


Guido Formica

sindaco di Sant’Angelo in Lizzola


Attraverso il deserto E’ sempre un piacere per il Comune di Sant’Angelo in

reportage di “oggi”. La fotografia è rappresentazione,

Lizzola, per la nostra comunità, ospitare le proposte

parziale, ma comunque rappresentazione in grado di

del Prof. Giandomenico Semeraro.

riproporre in un quadro espressivo la sfera creativa

In questo caso sperimentiamo un campo nuovo, per

dell’autore.

noi, dell’arte contemporanea: la fotografia, in questo

L’arte in genere deve attirare, o comunque attira da sé,

caso l’opera-reportage di Massimo Tosello, cioè un

ma mi auguro che possa invece spingere le classi

viaggio di luce (la foto) nell’assoluto del deserto del

dirigenti ad organizzare “eventi” anche piccoli, per

Sahara e nel tempo di antiche civiltà.

poter sancire il diritto di una comunità, dei cittadini,

A parte queste considerazioni dobbiamo subito dire che

alla partecipazione alla cultura.

le foto sono “belle” e questo giustifica da sé il motivo

La crisi economica di oggi, le annesse difficoltà

dell’esposizione e solo guardando e partecipando si

finanziarie e la scarsa attenzione alla vita culturale

può giustamente percepire il “senso” delle immagini.

invece potrebbero determinare un deserto ancor più

Infatti le immagini sono istanti di vita , raccontano

gelido.

“qualcosa”, evocano e suggeriscono e la fotografia

Il nostro impegno va nella direzione opposta, con la

mescola spazi e colori rilanciando il tempo della nostalgia. L’esposizione

offre

completare la missione. ai

cittadini

“meraviglie” e sorprese per lo sguardo. D’altronde nella postmodernità della nostra epoca, la foto, il video e l’installazione sono mezzi espressivi per rappresentare l’antropologia di un presente globalizzato. “L’oggetto” il

Sahara,

dell’opera il

speranza di non perderci,

deserto

è per

eccellenza, anche se quello di Atacama in Cile è più arido e inospitale. Un tempo è stato una savana (forse), poi il cambiamento climatico locale ha determinato il collasso della civiltà. E’ chiaro nell’opera il senso della fotografia e del

di uscire dal deserto, di


Giandomenico Semeraro

Gi첫, al centro


Le opere di Massimo Tosello che questo catalogo

guerresco, viene a mutarsi radicalmente, tale per cui

documenta, raccolte nella Rocca di S. Angelo in

diviene a pieno titolo, grazie all’arte contemporanea,

Lizzola, testimoniano nel modo più lampante il senso,

osservatorio sul mondo di oggi, e le persone che lo

la portata dell’assunto che l’arte è veicolo di pace, e di

abitano. Ciò naturalmente assumerà di volta in volta

conoscenza. Potremmo anzi dire che l’arte è veicolo di

valenze e forme diverse, ma queste opere di Tosello

pace proprio perché veicolo di conoscenza (oltre che

portano con sé tale innegabile virtù: pace, che è ad un

tante altre cose, naturalmente). In grado di cambiare

tempo figlia della bellezza e della curiosità.

le persone ed i luoghi.

Curiosità e conoscenza, come sopra accennato,

Si veda - anzi, si ascolti - la West-Eastern Divan

che comportano la lettura dell’opera d’arte come

Orchestra formata da giovani musicisti di Israele e dei

documento di civiltà. Ciò, grazie alla sua esclusiva

Paesi Arabi, fondata da Daniel Barenboim e Edward

definizione formale: come si sa, o si dovrebbe sapere,

Said…

è la lingua –la sua precisione, la sua ricchezza- la sola

Ecco perché tutti i fondamentalismi religiosi, tutte

possibilità che abbiamo in quanto umani per ergerci

le dittature, vogliono distruggere le opere d’arte, da

al di sopra della soglia di belluina stolidità che, per

Hitler ai talebani.

contrario, caratterizza le sorti della nostra storia sul

Nel nostro caso specifico cercherò di

affrontare

pianeta. E’ la lingua che ci salva dalla schiavitù, e la

maniera

sua padronanza era costantemente richiamata da Don

doverosamente articolata

Milani ai suoi giovani allievi di Barbiana in Mugello.

tali punti di riflessione,

Ad essa fa da necessario corollario la curiosità, la

che

in

fondano

quale è apertura verso l’Altro e, quindi, arricchimento.

primariamente su tratti

si

In mancanza di esso vi è la sconfitta civile, la quale

di godimento visivo,

si accompagna a quella culturale –quando la cultura

ma già uno, anch’esso

non venga intesa per soli suoi meriti formalistici,

fondamentale, andrà

puro-visibilisti per quel che riguarda le arti visive, i

indicato

quali in sé non ci dicono proprio nulla.

subito, primario

Ora, per l’appunto (ed ecco di nuovo l’importanza delle

nell’impostazione

perché

fotografie di Tosello) nel nostro caso è chiara come il

complessiva progetto

il

sole la connotazione “documento di civiltà”, a me così

espositivo

che

cara, così come con grande chiarezza ne ha scritto il

alla Rocca - da cui il

grande antropologo Claude Lévi-Strauss in ripetute

titolo Arte in Rocca

occasioni: senza l’opera, che è il più elevato momento

- vuol avere. Questa,

di riflessione su sé stesso che l’essere umano ha

infatti, da strumento che

saputo darsi, noi non potremmo mai sapere delle sue

in origine era difensivo,

emozioni, delle sue tensioni, della sua vita. Ciò, in ogni


periodo storico, ed a maggior ragione per le stagioni

e neanche godere, di quello che hanno visto, di come

passate o remote. Sappiamo che fisicamente è fatto

oltretutto ne hanno goduto, persone da cotale e

così e così, ma ci mancherebbe tutto il resto, ovvero

cotanto passato.

la Storia. Signori, questa è la lezione della storiografia

In mezzo a quel che oggi è deserto –assoluto- ed una

francese, da Lévi-Strauss a Chastel, a Duby, i quali

volta invece era terreno rigoglioso, ricco di acque ed

ultimi, insieme ad altri che non sto qui a ricordare,

animali. Oggi, niente: Sahara. E comunque è bene

hanno dato volto vero a quella stagione meravigliosa

guardare un po’ più addentro la faccenda, come

che è il Medioevo.

sempre.

Qui però andiamo ben più addietro nel tempo, fra i

Deserto, e fin qui niente di male. Tanto tempo fa erano

quattro ed i diecimila anni avanti Cristo!

terre fertili –oggi succede anche da noi…restiamo in

Dunque, cerchiamo di organizzare il ricco materiale

Africa, però, e proprio nel suo cuore.

che abbiamo dinnanzi agli occhi, e seguiamo le

Il luogo dell’assoluto (indipendentemente dal fatto di

classiche 5 W dei giornalisti (What? Cosa?; When?

essere credenti o meno), terra di eremiti, ed in cui una

Quando? Where? Dove? Who? Chi? Why? Perché),

volta ha avuto origine la specie umana. Due estremi

che potranno assisterci con praticità e sintesi. E’

del medesimo percorso: carne e trascendenza,

molto importante sapere dove siamo, per apprezzare

musica e silenzio, Mozart e Cage, con Klein.

quel che vediamo.

Parecchi anni fa un fotografo danese, Jasper Høm,

Di cosa si tratta, innanzitutto?

già a suo tempo assistente di Henri Cartier-Bresson,

Pitture rupestri, e graffiti.

mi parlava del mestiere di reporter: “è molto difficile,

Del quando si è appena scritto, assai ampio essendo

devi avere l’intuito necessario per essere nel posto

l’arco di tempo coperto.

giusto, al momento giusto, e guardare nella direzione

Dove?

(Ecco

che

ritorna,

geograficamente,

giusta”.

l’osservatorio).

Bene, Massimo Tosello ha fatto proprio questo:

Siamo nel cuore del Sahara (lett. deserto), ai confini

innanzitutto l’intuizione giusta, quella di accettare

fra Algeria, Niger, Libia.

l’invito di una guida tuareg a partire dall’Italia in

Chi le ha fatte?

pochi giorni. Le foto che ne sono derivate nel corso di

Persone. L’uso di firmare la propria opera è nato in

una campagna durata dieci giorni, che ha avuto tutti

Italia, molto molto tempo dopo i suscritti reperti.

i crismi di una spedizione scientifica, sono il frutto

Perché?

felice di quello slancio iniziale, che peraltro è anche

Tanti i motivi, dai buoni auspici per la caccia, al

figlio di quel mal d’Africa di cui Tosello soffre da anni

racconto, al tratteggio paesaggistico, al semplice

ed anni. Ecco quindi il ‘posto giusto’.

umano divertimento, fino ai riti iniziatici.

Ancora: più addentro al lavoro. Se la fotografia è, in

Certamente se queste pitture non fossero state

buona parte, fatta di luce, ebbene a maggior ragione

ritratte da Tosello noi non potremmo vedere niente,

nel caso presente, perché se è vero che le pitture



rupestri si trovano di norma in spazi chiusi –grotte e quant’altro- che non creano problemi che un piccolo gruppo d’illuminazione non possa risolvere, al contrario sono i graffiti che ne creano molti; ciò nel senso che se non ci si pone nella posizione giusta, con una luce solare che sia radente, ed insomma all’ora giusta, sono praticamente invisibili. Ecco qui la necessità di ‘guardare nell’opportuna direzione’. Attesa, allora, e la conoscenza di come la luce si comporterà su questo o quel supporto roccioso. Solo il combinarsi di questi fattori permette la qualità dell’immagine, che traduca la grana dell’impasto, la sua freschezza, rispettandone l’età. Tempi lunghi, fatti di spostamenti continui per valli, gole, anfratti arsi da sole impietoso, ed attese per i pochi momenti veramente buoni. Vicino per certi aspetti ad Ansel Adams, solo che qui non si compie il miracolo della natura, bensì quello della mano dell’uomo. Vicino per altre vie a Cartier-Bresson, di nuovo lui, capace di attendere ore per cogliere ‘l’attimo fuggente’ come voleva che fosse. Passato l’attimo, svanita la possibilità dello scatto, cosa rimarrebbe? Niente. Non il ‘vuoto’ del deserto (spazio/aria/suono da riempire), no: niente. Semplicemente, noi non sapremmo che lì sono stati i nostri fratelli che hanno amato, odiato, cacciato, vedendo se stessi nel mentre lo facevano, e ne hanno tracciato, graffito, dipinto memoria. Documento di civiltà, grazie a loro, e oggi grazie all’obiettivo raffinato di Tosello. E’ quasi incredibile la ricchezza di motivi cui si assiste, fra i geometrici e gli antropomorfi, all’origine ma già al


centro dell’abilità calligrafico scrittoria. Racconto che

Se i così detti potenti della Terra avessero consuetudine

si distende per miglia e miglia, modulato per vocabolari

di frequentare il grande tempio della Storia, il mondo

ed accenti anche molto diversi fra loro, come giusto,

sarebbe meno intriso di sangue, meno bagnato di

ad opera di comunità ricche numericamente, fatte

lacrime.

di numerose, diversificate, alacri, finanche giocose

E’ un tempio grande più di quello egizio, frequentato

menti creative.

dal greco Solone.

Spirali o più complessi labirinti accompagnano

E’ il tempio sconfinato che nelle sue dimensioni

quasi fossero comun denominatore un florilegio di

celesti Dante poté contemplare: “miro e angelico

personaggi - cacciatori o meno -, vestiti di loro abiti.

templo / che solo amore e luce ha per confine” (Par.

E poi animali e ancora animali, e via a seguire, monti e ziqqurat! Un alfabeto che si dipana nello spazio (logico) come nel tempo (logico), per la massima parte non zoppicante, ma anzi di alta definizione, e di grande, piacevole vicinanza a noi, ad ulteriore definizione del suo forte valore antropologico, culturale, ma che trovo più preciso chiamare umano a pieno titolo, ad ulteriore dimostrazione che l’arte è sempre contemporanea. Voglio terminare queste righe riportando le parole di un grande filologo, studioso del medio oriente e delle origini dell’Europa, Giovanni

XXVIII, 53-54). (G. Semerano, La favola dell’indoeuropeo, 2005, pag. IX)

Semerano,

che

trovo

della

massima importanza, a ribadire quanto fin qui scritto, per l’attualità ed il grande spessore di queste opere di Massimo Tosello: Ci giunge la risonanza di lotte locali fra popoli da cui ripetiamo i nostri primi lumi culturali. E’ il perenne complesso di Caino. Ma in seguito noi trasferimmo lontano quelle contese e accendemmo i continenti.


i luoghi





























Massimo Tosello è nato a Padova nel 1954. Dopo la maturità scientifica studia Astrofisica all’Università di Padova e, al contempo, consegue il diploma in Musica Elettronica al Conservatorio di Padova. Nel 1978 inizia l’attività fotogiornalistica collaborando con vari quotidiani e periodici nazionali. Dal 1979 al 1983 è corrispondente delle agenzie ANSA e Associated Press. Tra i volumi pubblicati, La casa veneziana nella storia della città dalle origini all’ottocento (Marsilio, Venezia 1986), vince alla sua prima edizione il premio europeo come miglior libro di architettura. Nel 1982 affianca all’attività fotogiornalistica quella della realizzazione di fotografie scientifiche, collaborando con vari istituti dell’Università di Padova e della Regione Veneto. Per conto della Fondazione Benetton nel 1991 ha condotto una serie di sperimentazioni, prima analogiche e poi digitali, per la restituzione del cinquecentesco Manoscritto 29, quasi completamente carbonizzato. Nel 1992 assume l’incarico di Technical Editor della rivista “Fotopratica”; collabora poi con la rivista “Fotografare”, “Rivista della Montagna”, “Photo Italiana” e “Applicando”. Attualmente per il settimanale “Fotonotiziario” cura il settore professionale e digitale. Nel 1993 con Angelo Schwarz e Adriano Tomba fonda la Scuola di Fotografia Alpina. Nel ‘93 e ‘94 tiene alcuni seminari sullo Zone System presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 1997 al meeting fotografico internazionale di San Marino tiene un workshop sulla fotografia digitale

e nel 1998 uno stage sul restauro virtuale dei manoscritti per il Master Europeo “Archeology and Dynamics of Writing” presso l’Università Internazionale di Venezia. Nel 2000 viene scelto come fotografo per rappresentare l’Italia al salone internazionale PhotoSynkiria di Salonicco. Da alcuni anni impiega la fotografia come strumento nel rilevamento georeferenziato del territorio, realizzando in questo senso nel 1997 una delle prime campagne sul campo in Italia con un’analisi del territorio montano della Sardegna. Nel 2004 ha tenuto un corso sul rilevamento fotografico del territorio presso l’Istituto di Agraria dell’Università di Torino. Nel 2005 ha operato come consulente e docente per conto della Biblioteca Nazionale di Milano e per il Politecnico di Torino per l’archiviazione digitale e la costituzione di archivi informatici on-line dei volumi e dei manoscritti d’epoca. Sempre nel 2005 ha condotto una campagna fotografica sui dipinti e le incisioni rupestri nel Sahara algerino (Tadrart-Acacus). Nel 2007 e 2008 ha realizzato un reportage a carattere antropologico in Etiopia. Dal 1995 è docente di Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino.


Giandomenico Semeraro Giù, al centro The work of Massimo Tosello documented in this catalogue, exhibited in the fortress of S. Angelo in Lizzola, Is the most obvious testimony of the sense, the weight of the assumption that art is a vehicle of peace, and understanding. We can therefore say that art is vehicle of its own peace because it is vehicle of understanding (as well as many other things, naturally). With the capacity to change people and places. We can see this – or rather, hear this – listening to the Western-Eastern Divan Orchestra made up of young musicians from Israel and Arab Nations, founded by Daniel Barenboim e Edward Said… It is for this reason that all religious fundamentalists and all dictatorships wish to destroy art, from Hitler to the Taliban. In this case I will attempt to tackle, as a just obligation, in a rigorous manner such points of reflection. These points of reflection are founded primarily on the aspects of pure visual pleasure, one of which is in itself fundamental and will be the first argument touched, because it’s crucial for what the overall approach of the fortress exhibition – from which its name derives Art in Fortress – wishes to achieve. The fortress, in fact, an instrument in its origin defensive, bellicose, has been radically mutated so that it has become an observatory of today’s world and the people who inhabit it, all thanks to contemporary art. This naturally, from time to time will assume different values and forms, but the works of Tossello communicate an undeniable virtue: Peace, which is in itself the child of beauty and curiosity. Curiosity and understanding, as mentioned above, brings us to read art as a documentation of civilization. This, due to its exclusive formal definition: as we know or should know, is the language – its precision, its wealth, the only possibility that we have as human

being to raise ourselves above the threshold of an bestial Ignorance that which, on the contrary, characterize the destiny of our history on this planet. It’s language that can save us from slavery. The importance of its command as was primary to and demonstrated by the famous Italian priest and teacher Don Milani, who in the the 1950’s was one of the first to offer the peasant children of Barbiana in Mugello (an isolated mountain village) in Tuscany the possibility of an equal education which was up until that time reserved only for the privileged classes. To this we must necessarily add curiosity, which is opening your mind to others and is, therefore, an enrichment. Without which there would be the downfall of civilization, leading to the end of culture – when culture is not intended only for its formal merits, not purely for what one is able to see in visual arts, on its own it has nothing to communicate to us. Now, in fact (which is again the reason for the importance of Tosello’s photography) in this case it is perfectly clear what is meant by “civilization documents” so dear to me, as was so clearly explained by the famous anthropologist Claude LéviStrauss in various occasions: Without artwork, which is the highest moment or self-reflection that humans have ever taken upon, we would never understand the emotion and tensions of human life. This is true for each historical period, and even more so for those from the remote past. We would understand that physically it was in this way or that, but we would be missing all the rest, or in truth History. This, People, is the lesson coming from French historiography, from Lévi-Strauss to Chastel, and Duby. The last of these were those responsible for giving a true vision of what was the marvellous season of the Middle Ages. In this case we are going even further back in time, between the four and 10 thousand years before Christ! So, let us try and organize the rich material that we

have before our eyes, and lets follow the classic journalists 5 W’s that is: What?, when?, where?, who?, and why? Helping us to synthesise in a more practical way. Its very important to know where we are in order to appreciate the limits of time. The photographs which were derived from a ten day expedition, with all the characteristics of an official scientific mission, they are the fruit of that initial impetus, and nonetheless due to the desire of Africa that Tosello has been suffering for years. This, therefore is the right place. Going deeper into the works. If photography is, for the most part made up of light, well even more so in the present case, because if it is true that the rupestrian painting is normally found in closed spaces – caverns and the like – that don’t create problems that a small group of lights would not resolve, on the contrary, it is the scratch work that creates many problems; in the sense that if you are not in the right position with the correct lighting in the exact angle of light at a precise time of day, well then they are practically invisible. Here is when it is necessary to “look in the opportune direction”. The right moment then, and the knowledge of how the light will play on this or that rock surface. Only the combination of all these factors will allow for the accurate quality of the image, that properly interpret the grain of the colour mixture, its freshness, respecting its true age. Long time intervals made of continued transfers by valleys, gorges, sinuous recesses scorched by an impetuous sun, waiting for the few truly good moments. For certain aspects we come near to the creativity of Ansel Adams, only that here we won’t find the miracles of nature, but rather that of human intervention. Still near other choices like Cartier-Bresson, once again him, capable of waiting for hours in order to capture that fleeting moment as he intended it to be. Once past that moment, gone is the possibility to capture the image, what


would remain? Not the “void” of the desert (space/air/sound to fill) no: nothing. Simply, we would never have known that there was where our brothers had been, having loved, hated, hunted, seeing themselves while in the act of doing them, and they traced, scratched and painted it in memory. Documents of civilization, thanks to them, and today thanks to Tosello’s refined objective lens. It’s almost incredible how rich in motifs are the images that we observe, from geometric to anthropomorphic in its origins but already centring on a certain ability of writing calligraphy. Stories that extended for miles and miles, varied for vocabulary and accents at times very different from one another, as it should be. They’re works of communities rich in there numbers, made up of many, diversified, industrious, and even playful and creative minds. Spirals or complex labyrinths accompany as if it was a common denominator such an anthology of personages – hunters or otherwise – dressed in their garments. Then the animals and yet still more animals, and along mountains and images of a ziqqurat! An alphabet that unravels in space (logical) as in time (logical), for most of the part not unsteady but instead highly defined. Of strong anthropological and cultural values that in further definition are grand and agreeably near to us, but which I would more precisely call utterly human and an ulterior demonstration that art is always contemporary. I would like to end with this last line using the words of a great philologer, scholar of the middle east and the origins of Europe, Giovanni Semerano, who gave a great deal of importance, in affirming what has been written here, for the actuality and depth of the works of Massimo Tosello. It comes to us as an eco of local conflicts between populations from which we repeat our first cultural enlightenment. And an eternal complex of Cain.

But in time we migrated away from those contentions and we illuminated the continents. If those so called dominant of the earth had the habit of visiting the great temple of history, the world would be less drenched in blood, less wet with tears. Its a huge temple more than the Egyptian ones, visited by the Greek Salone. And the temple unlimited in its celestial dimensions Dante could have contemplated : “miro e angelico templo / che solo amore e luce ha per confine” (Par XXVIII, 53-54). . G. Semerano, La favola dell’indoeuropeo, 2005, pag. IX Massimo Tosello born in Padova, Italy in 1954. After his studies in science and Astrophysics at the University of Padova, and contemporarily finished his studies in electronic music at Padova Conservatory. In 1978, he began his career as a photographer collaborating with several newspapers and national periodicals. From 1978 to 1983 he worked as a correspondent for the ANSA agency and Associated Press. Among the volumes published, “La casa veneziana nella storia della città dalle origini all’ottocento”, (Marsilio, Venezia 1986), which won the European prize for the best book on architecture. In 1982 he began to work in the field of scientific photography, collaborating with various institutes from the University of Padova and the for the Veneto region. For the Benetton Foundation in 1991 he conducted a series of experiments, first analogic and later digital, for the restoration of a 16th c. manuscript 29, almost completely carbonized. In 1992 he became technical editor of “Fotopratica” magazine and collaborated with the magazines “Fotografare”, “Rivista della Montagna”, “Photo Italiana” e

“Applicando”. At present he is working with the weekly magazine in collaboration with “Fotonotiziario” in charge of the professional and digital sectors. In 1993 together with Angelo Schwarz and Adriano Tomba they founded the Alpina School of Photography. In 1993 and ’94 he held several seminars on the Zone System at the Academy of Fine Arts in Venice. In 1997, in an international photographers meeting in San Marino Italy he held a workshop on digital photography. In 1998 he held an intensive course on the virtual restoration of the manuscripts for a masters in “Archaeology and the Dynamics of Writing” at the international University of Venice. In 2000 he was chosen as the Italian representative photographer for the international salon of PhotoSynkiria in Salonicco. In the past few years he has been involved in photography for geographical terrain reference , having realized in this sense in 1997 one of the first campaigns in this are in Italy with the analysis of the mountain territories of Sardinia. In 2004 he held a course on territorial photographical surveys for the Agrarian Institute for the University of Turin. In 2005 he worked as a consultant and professor for the National Library of Milan and for the polytechnic institute of Turin for the digital archiving and conservation of the digital archives on line of epoch volumes and manuscripts. Always in 2005, he conducted a photographic campaign on the paintings and rupestrian wall carvings in the Algerian Sahara (Tadrart-Acacus). In 2007 and 2008 he realized a reportage of anthropological character in Ethiopia. From 1995 he is a professor at the Academy of Fine Arts in Urbino.


Provincia di Pesaro e Urbino Assessorato alle Attività Culturali-Editoria Comune di Sant’Angelo in Lizzola Ufficio Cultura: dott.sa Loredana Ercolani

Arte in Rocca Torre di Sant’Angelo in Lizzola Massimo Tosello Tadrart - Acacus Oggi, 10.000 anni fa a cura di Giandomenico Semeraro progetto grafico Gian Luca Proietti www.cinabro.it stampa Ideostampa (Calcinelli PU) 2008





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