Cinemazeronotizie marzo 2016

Page 1

€ 1,00 mensile di cultura cinematografica

Alla regista modenese è dedicato l’omaggio de Le Voci dell’Inchiesta

Le Voci dell’Inchiesta 2016

Presto la nona edizione tra documentario e “cinema del reale”

Non solo Orsi a Berlino

Gianfranco Rosi con Fuocoammare trionfa alla Berlinale

Guardateli negli occhi

Come riconoscere chi ha assistito a una proiezione in pellicola

Scrivere di cinema

Al via il concorso per aspiranti giovani critici cinematografici

16

Marzo

Liliana Cavani: il cinema come indagine sulla vita

2016 numero 3 anno XXXVI

CinemazeroCard, i vantaggi non “bastano” mai!

La vita è un film, vivila da protagonista grazie a Cinemazero

Arte dall’Olocausto

In mostra al Deutsches Historiches Museum di Berlino

La bellezza della diversità

Intervista a Ivan Cotroneo in sala a fine marzo con Un bacio spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi


La vita è un film, vivila da protagonista grazie alla CinemazeroCard

Andrea AndreaCrozzoli Crozzoli

Editoriale

CinemazeroCard, i vantaggi non “bastano” mai! Festeggia trentacinque anni di ininterrotta attività questa piccola rivista di cultura cinematografica. Uno spazio libero e aperto che, nel corso di tutti questi anni, ha accompagnato con passione, attenzione e complicità l’attività, a volte frenetica, dell’associazione culturale Cinemazero. Tutta questa longevità e costanza nella pubblicazione è stata possibile grazie alle migliaia di persone che ogni anno hanno sottoscritto la CinemazeroCard; una Card di cui una quota, infatti, è destinata alla sottoscrizione dell’abbonamento annuale alla rivista CinemazeroNotizie. Una Card quindi che significa non solo cinema a prezzi scontatissimi ma anche condivisione di percorso culturale e condivisione di obiettivi. La CinemazeroCard, dal costo contenuto di soli 15 euro, è valida per 12 mesi dal momento in cui viene sottoscritta (può essere acquistata in qualsiasi momento dell’anno presso la cassa del cinema in Piazza Maestri del Lavoro o alla Mediateca Pordenone in via Mazzini) e dà diritto all’ingresso ridotto a 5 euro (mercoledì 4 euro se non festivo o prefestivo) per tutti gli spettacoli nelle tre sale di Cinemazero. Il possessore della Card può acquistare anche l’abbonamento a 5 ingressi per soli 20 euro (validità 4 mesi dall’emissione con utilizzo max per spettacolo di 1 ingresso). Ma non basta. Per i sottoscrittori della Card che hanno meno di 25 anni l’ingresso in SalaGrande è di soli 3 euro. Ma non basta. I possessori della Card di Cinemazero ricevono un’informazione costante, in tempo reale, via mail e sms sulle varie iniziative particolari e sugli eventi. Per le pubblicazioni edite da Cinemazero la Card dà diritto ad uno sconto del 20% sul prezzo di copertina. Inoltre è disponibile in cassa o in Mediateca l’elenco completo di negozi, bar e ristoranti della città, che attraverso convenzioni mirate danno diritto a particolari sconti e promozioni. Ma non basta. Fino al compimento del 18° anno di età, in maniera completamente gratuita, è disponibile su semplice richiesta la Zero18Card che permette di godere delle agevolazioni previste per i possessori della CinemazeroCard e di entrare nel mondo della Mediateca altrettanto ricco di offerte e possibilità. Ma non basta. Grazie ad un accordo di reciproca collaborazione con il Centro Espressioni Cinematografiche (che gestisce il Visionario e il Cinema Centrale di Udine), i possessori della CinemazeroCard godono dello stesso trattamento dei tesserati Cec, fruendo di tutti gli sconti a loro riservati. Dopo trentacinque anni di ininterrotta attività sono cresciute ormai diverse generazioni di nuovi spettatori frequentando quasi esclusivamente le sale di Cinemazero. Alcuni di questi spettatori hanno anche scelto di sottoscrivere la CinemazeroFriendCard che dà diritto, per un anno, all’ingresso gratuito a tutti gli spettacoli ed eventi promossi, e per questo li ringraziamo sinceramente. Per i prossimi dodici mesi vorremmo ora riuscire ad avere la sottoscrizione ancora di molte altre nuove Card, che significano nuovi abbonamenti alla rivista, nuovi spettatori con cui percorrere un cammino fatto di buon cinema e buona cultura. Per questo chiediamo ai vecchi possessori della CinemazeroCard di farsi anche loro promotori in prima persona di nuove sottoscrizioni invitando amici, parenti e conoscenti ad acquistare la CinemazeroCard per il 2016 in nome, parafrasando Pier Paolo Pasolini, della scandalosa forza rivoluzionaria della cultura.

In copertina i tre giovani protagonisti del film Un bacio il nuovo film di Ivan Cotroneo, sugli schermi di Cinemazero dal 31 marzo.

cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Marzo 2016, n. 3 anno XXXVI Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Manuela Morana Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Elena d’Inca Direzione, redazione, amministrazione Via Mazzini, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica


Alla regista modenese è dedicato l’omaggio de Le Voci dell’Inchiesta 2016

Il primo omaggio del nuovo corso del Festival Le voci dell’inchiesta s’irradia nella complessa opera cinematografica di Liliana Cavani, pertinente sul caos sociale economico religioso d’oggi e quanto mai adatta a leggere, con gli strumenti dell’inchiesta sia documentaria sia di finzione, la realtà. Da qui è scaturito l’assunto, anche titolo dell'omaggio, “Liliana Cavani. Istruzioni per l’uso del cinema come indagine sulla vita”, in cui ad essere scandagliati sono personaggi storici come Francesco d’Assisi (cui la regista ha dedicato - tornando più volte in cinquant’anni sulla gigantesca figura del “poverello” umbro - ben tre film), Galileo, Nietzsche, Einstein, e storie minime del XX secolo, colto nelle sue più palesi e feroci contraddizioni (Storia del Terzo Reich, La donna nella Resistenza, La pelle, Portiere di notte) oppure consegnando letture della contemporaneità attraverso testi chiave della letteratura classica mondiale (I cannibali, Milarepa), ma che si fa sguardo sull’attualità, spesso giocata in anticipo sui tempi. In particolar riguardo si rammentano l’esperienza manicomiale de L’ospite, o il mondo “a parte” della sordità in Dove siete? Io sono qui?. Per l’occasione, ad una selezione di film, scelti direttamente con la regista emiliana, si accosterà, con la cura di Fabio Francione, una selezione di testi della regista, che verranno raccolti sotto il titolo “Liliana Cavani, Follia Santità Potere Povertà - scritti e interviste, 1960-2016”, scelti proprio per la loro forza di analisi e indagine della società, della cultura contemporanea. La presenza a Le voci dell'inchiesta dell'autrice consentirà di affrontare alcune delle sue opere cinematografiche o televisive – su tutte l'ultimo documentario Clarisse, presentato nel 2012 alla Mostra del Cinema di Venezia ma poco visto - che racconta proprio con strumenti di indagine filmica il pacato, ironico, colto pensiero religioso, la fede profonda e disubbidiente, di una piccola comunità di suore di clausura, eredi della fondatrice Santa Chiara. Liliana Cavani nasce nel 1933 da una famiglia operaia. Si laurea in Lettere Antiche all’Università di Bologna. Nel 1960 si iscrive al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove ottiene il diploma con i due cortometraggi: Incontro notturno e L’evento (La battaglia), che affrontano il tema della discriminazione. Contemporaneamente vince un concorso Rai, che le permette di realizzare diversi documentari. Nel 1965 vince il Leone d’Oro al Festival di Venezia con il documentario Primo piano - Philippe Pètain processo a Vichy. L’anno successivo esordisce con il lungometraggio a soggetto: Francesco d’Assisi, prodotto dalla Rai e applaudito alla Mostra del cinema di Venezia; seguito poi da Galileo. Il suo Francesco fa commuovere profondamente per la semplicità e la verosimiglianza con cui viene interpretato; sulla figura del “poverello d’Assisi” tornerà altre due volte, nel 1989 con Mickey Rourke nella parte di San Francesco e nel 2014 realizzando un film per la Rai tv in due parti, Francesco. Il progetto che la rende celebre resta comunque Il portiere di notte(1974), che porta a termine con capitali internazionali. Questo film diviene uno dei più scandalosi film italiani mai prodotti, ma anche uno dei capolavori della Cavani. È incentrato sul tema del rapporto tra vittima (ebrea) e carnefice (ex nazista). Liliana Cavani diventa famosa come regista, tanto da essere invitata come membro della Giuria del Festival di Berlino del 1979. Nella sua carriera dirige attori del calibro di Marcello Mastroianni e Burt Lancaster. Ma la sua carriera non si ferma solo alla direzione di film, che entrano nella storia del cinema italiano contemporaneo; bensì si sposta anche a quella di opere liriche, per esempio La Traviata, presso la Scala di Milano, l’Opèra di Parigi e il Maggio Musicale Fiorentino. Il suo modo di fare cinema riceve molte polemiche soprattutto per le tematiche da lei affrontate e il suo modo di metterle in scena. In un’intervista lei stessa ammette che fare film è un mezzo per dare una forma ai suoi pensieri. I suoi film mescolano alla perfezione antichi miti Foto di Deborah Beer (c) Cinemazero classici con nuove visioni novecentesche.

Le Voci dell’Inchiesta: omaggio a Liliana Cavani

Liliana Cavani. Istruzioni per l’uso del cinema come indagine sulla vita


A Pordenone dal 13 al 17 aprile la nona edizione del festival con ospiti e anteprime

Le Voci dell’Inchiesta

Le Voci dell’Inchiesta, torna per indagare l’oggi Le Voci dell’Inchiesta scalda l’attesa per la nona edizione – dal 13 al 17 aprile – con alcune anticipazioni. Il festival torna con la volontà di aprire uno sguardo sulla più stretta attualità – dai cambiamenti del costume all’evoluzione geo-politica internazionale, dalle trasformazioni sociali, ai nuovi linguaggi fino all’ambiente – mettendo al centro il “cinema del reale”: un cardine ideale attorno al quale ruoteranno incontri ed omaggi ai protagonisti del cinema e del giornalismo, in una trentina di appuntamenti, tra eventi e documentari italiani e internazionali, selezionati nei più importanti festival del mondo (IDFA, Scheffield Doc/Fest, Götheborg, Toronto, Tribeca, New York Doc...). Il palinsesto offrirà una serie di anteprime nazionali, spesso accompagnate dai registi, in un’ampia panoramica su temi oggi cruciali, tra cui il fenomeno migratorio senza precedenti che sta attraversando l’Europa, infrangendosi davanti a nuovi muri di filo spinato, proprio in quei Paesi che ancora portano i segni di una guerra vicina e sconvolgente, come in The fog of Srebrenica, film sui sopravvissuti al più grande massacro avvenuto in Europa nel secondo ‘900. Altri muri e confini angusti sono quelli di Guantanamo’s Child: Omar Khadr, con cui Michelle Shepard e Patrick Reed mostrano quanto sia sottile il confine tra giustizia, difesa e persecuzione. L’Omar del titolo infatti ha il triste primato di essere il primo bambino processato dagli USA dalla fine della Seconda Guerra Mondiale (ha passato una decina d’anni a Guantanamo per un’accusa mai pienamente provata), perché dal 2001 i bambini coinvolti in conflitti in cui muoiono soldati americani vengono reclusi in prigioni di massima sicurezza e, una volta adulti, processati ed eventualmente puniti. Di sconcertante impatto è anche Credit for Murder dell’ex soldato israeliano Vladi Antonevicz, che getta un’inquietante luce sui gruppi di neo nazisti presenti e tollerati in Russia. Il regista, dopo essersi imbattuto su YouTube in un video shock di una decapitazione, decide di indagare, infiltrandosi per sei anni in uno di questi gruppi, mostrando le atrocità che compiono nella totale impunità e con la collusione del governo russo. Con Crocodile Gennadiy restiamo in area sovietica, dove per tre anni Steve Hoover ha seguito Gennadiy Mokhenko, che dal crollo dell’URSS prende con sé i giovani senzatetto che trova, li carica nel suo furgone e li obbliga a disintossicarsi nella sua clinica/ fattoria, con grande buonafede e altrettanta mancanza di autorizzazione. Alla fine degli anni ‘90 c'erano infatti circa 160.000 ragazzini senza casa che vivevano per le strade dell'Ucraina, esposti allo sfruttamento sessuale, alla tossicodipendenza e all'HIV. La ricognizione sui festival internazionali ha poi fatto emergere la necessità di raccontare la famiglia contemporanea, mettendo accanto alla cosiddetta “famiglia tradizionale” quella allargata, omoparentale, o con genitori separati. Guillaume Frédéric in Claer Years raccoglie dieci anni di diario intimo, in cui ha ripreso tutto. Documenta la gravidanza dell’amore della sua vita, Claire, fino alla sala parto, esplorando strada facendo le proprie idee sulla paternità, tra cui andare in Perù per un rituale di purificazione ayahuasca che prepari la nuova vita come padre. Le sue osservazioni sono spesso poetiche e autoironiche, ritmate da animazioni che sottolineano ogni nuova fase nel suo rapporto, compresa la sua fine. L’attenzione all’analisi politica è rappresentata invece da Requiem for the American Dream: un dialogo di 4 anni tra i registi Peter Hutchison, Kelly Nyks, Jared P. Scott e Noam Chomsky, in cui si espone il profetico decalogo che ha portato la società americana (o non solo) a una disuguaglianza senza precedenti. Non poteva mancare un argomento “must” delle Voci dell’Inchiesta: la coscienza ecologica, affrontato anche in chiave molto divertente, grazie allo chef-attivista austriaco David Gross, che in Wastecooking: make food, not waste combatte lo spreco alimentare creando deliziose pietanze con l’utilizzo di alimenti destinati alla spazzatura. Per conoscere gli aggiornamenti, gli ospiti e sottoscrivere l’abbonamento al festival (e usufruire dei benefit predisposti): www.voci-inchiesta.it, www.facebook.com/VociInchiesta


Gianfranco Rosi vince l’Orso d’Oro

Andrea Crozzoli

Non possiamo che gioire per l’Orso d’Oro 2016 vinto a Berlino da un Gianfranco Rosi incredulo e dal suo Fuocoammare. Gioire per il riconoscimento al cinema italiano, al documentario sociale, all’attenzione nei confronti dei migranti. La gioia va scemando, però, di fronte ad alcune “perplessità di sguardo” (come le hanno chiamate) del buon regista Rosi, quella mancanza della “giusta distanza” per citare il titolo di un film del compianto Carlo Mazzacurati, dove diceva che per trovare la verità è necessario mantenere la giusta distanza dagli avvenimenti, specialmente se questi coinvolgono persone. Non è certo un fuoriclasse Rosi ma sa trovarsi nel posto giusto al momento giusto e così si porta a casa premi vari a dispetto di altri colleghi magari più talentuosi, autoriali, geniali o rigorosi di lui. Questa giusta distanza non gli interessa più, il suo tentativo evidente è di piacere, di mettere in scena, di sedurre con la storia. Ha scritto un critico a proposito dell’Orso d’Oro a Rosi: «È il mondo dei festival, bellezza!» e in questo mondo non sempre, almeno non quest’anno, il film premiato è in assoluto un capolavoro. Si è solo trovato in mezzo ad altre opere fragili, avvitate su loro stesse, incompiute, prive di motivi di interesse. Le cose interessanti si sono viste altrove, nella nutrita sezione Panorama o nella Berlinale Special Gala dove The Music of Strangers: Yo-Yo Ma and the Silk Road Ensemble di Morgan Neville (gia’ premio Oscar per il documentario 20 Feet from Stardom) ha catalizzato l’attenzione. Protagonista il celeberrimo violoncellista Yo- Yo Ma che riunisce, simbolicamente sulla via della seta, fra estremo oriente e Europa, 15 musicisti sradicati dai loro paesi in un Ensemble che fonde e riproduce le sonorità dei paesi dai quali provengono, in maniera a dir poco esaltante. La musica riunisce la forza e il potere universale dell’arte e della cultura, fondendo magicamente le diverse esperienze in uno straordinario unicum dal potere esaltante tanto che alla fine di ogni performance sullo schermo scattava in sala a Berlino un sincero e lungo applauso. La musica per questi artisti è una ragione di vita, di riscatto, di dialogo e contatto con l’altro. Il regista Neville riesce, attraverso la musica, ossia la cultura, a far dialogare in perfetta armonia storie e sensibilità estremamente diverse fra loro. Ovazioni in sala. Il CD con la stupenda colonna sonora si trova anche on line.

66mo FilmFestSpiele

Non solo Orsi a Berlino


I film che non vorresti vedere in alcun altro posto che non sia un cinema

Paolo Cherchi Usai

Guardateli negli occhi

Come riconoscere qualcuno che ha assistito ad una proiezione cinematografica in pellicola di nitrato d'argento Si potrebbe iniziare e chiudere questa storia con il Napoléon di Abel Gance (1927), The Messenger di Bill Viola (1996) e Film di Tacita Dean (2011), tre espressioni dell'immagine in movimento definite dalla loro risonanza come «monumenti»: uno creato per il cinema, uno per l'altare di una chiesa e il terzo per una galleria d'arte. La loro evidente importanza, comunque, può essere meglio compresa iniziando questo viaggio cambiando prospettiva. Molti di noi si sono approcciati all'osservazione dei dipinti attraverso le fotografie. Per decenni gli studenti di storia dell'arte hanno studiato attraverso riproduzioni in bianco e nero. In linea di massima, questo limite non ha spento il loro interesse in quelle opere. Attorno alla metà del 20° secolo ci fu un vivace dibattito attorno alle riproduzioni a mezzatinta, da preferire rispetto alle equivalenti a colori in stampa offset. Il fatto che una persona non potesse osservare facilmente il dipinto originale non era affatto un deterrente allo sforzo di comprenderlo attraverso altri mezzi. Presto o tardi sarebbe arrivata un'opportunità per trovare il metodo giusto, al punto che stava all'osservatore decidere se fosse necessario ciò accadesse o meno. Molti di noi sono anche diventati amanti della musica attraverso riproduzioni audio – radio, fonografo, files digitali e così via. E ancora, questo non ha dissuaso i fan dell'Opera dal frequentare le esibizioni live, nella misura in cui hanno potuto permetterselo economicamente. A dire il vero, c'è ragione di credere che siano state proprio le registrazioni sonore a riaccendere l'interesse del pubblico nei confronti della musica medievale e rinascimentale. E si potrebbe andare avanti con esempi tratti da altre arti, con la consapevolezza però che il paragone con il cinema non può essere spinto troppo oltre. Tuttavia, non c'è assolutamente nulla di male nel guardare un film sul piccolo schermo. Molte persone hanno scoperto la storia del cinema sull'evanescente e lattiginosa superficie di uno schermo televisivo analo-

gico, e si sono innamorati del cinema non a dispetto di, ma grazie ad esso. Potremmo spingere questa argomentazione ancora più oltre, ricordando le storie personali di coloro che hanno visto sia film a colori che trasmissioni in bianco e nero, e che non solo le hanno apprezzate ma che si sono anche sentiti presi alla sprovvista dalle loro incarnazioni cromatiche reali. La loro esperienza incarna due categorie di spettatori cinematografici redicalmente differenti, ma intimamente connessi: ci sono coloro che vivono o hanno vissuto in aree così remote da render loro impossibile fruire del cinema sul grande schermo; e ci sono coloro che non avrebbero potuto fruire del cinema, ma che hanno deciso di fare un extra sforzo e cercare un posto nel quale un grande auditorium e degli spettatori avrebbero dato una nuova dimensione alla loro esperienza visiva. Da un punto di vista morale,


questi due tipi di spettatori meritano lo stesso rispetto ed attenzione. Non importa come ci si faccia coinvolgere dal cinema, fintanto che la «relazione» risulti genuina. Non sta di certo a noi giudicare se ci sia o meno autenticità in questa relazione, ma ci sono film che rendono l'argomento «andare al cinema» più coinvolgente. Surprise, Surprise (1991), una pubblicità di due minuti realizzata per British Airways proiettata in 35 mm nei cinema inglesi, è un meraviglioso esempio sul tema. Totò a Colori (Steno, 1952), verosimilmente il capolavoro di Antonio de Curtis per il grande schermo, introduce una variabile geografica alla questione: dovrebbe essere fruito e goduto non solo in un cinema affollato, ma anche, e idealmente, in Italia. Come tutti i premium quality slapstick dell'era del muto, Pass the Gravy (Fred L. Guiol, 1928) sembra piatto e fiacco senza un pubblico e uno schermo di tela. Non è chiaro se Eega (S.S. Rajamouli, 2012) sia mai stato distribuito in 35 mm o meno, ma la sua proiezione sul grande schermo condurrà ad una «sospensione dell'incredulità» al livello dell'apoteosi visiva sperimentata assumendo stupefacenti. Se proiettato in un cinema dotato di THX, Bad Boy Bubby (Rolf de Heer, 1993) provoca lo stesso effetto col suo design sonoro; con sistemi movibili di masking e la copia appropriata, l'ultima pellicola «panoramica» di Portrait of Jennie (Il ritratto di Jennie, William Dieterle, 1948) va addirittura ben oltre trasformando il lungo preliminare dell'Academy ratio in un improvviso orgasmo cinematografico da 10 minuti. Riconoscerete subito quelli che lo hanno visto per la prima volta su una copia in 35 mm in nitrato. Chiedetegli del film. Guardateli negli occhi. Paolo CHERCHI USAI, Curatore Senior del Motion Picture Department alla George Eastman House di Rochester, New York, è professore associato alla University of Rochester, Curatore Residente al Telluride Film Festival e Curatore Emerito del National Film and Sound Archive d'Australia. E' co-fondatore delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone e della L. Jeffrey Selznick Scool of Film Preservation, della quale è attualmente direttore. Le sue pubblicazioni più recenti includono Film Curatorship: Archives, Museums, and the Digital Marketplace (Synema, 2008), La storia del cinema in 1000 parole (Il Castoro, 2012). E' autore del lungometraggio sperimentale Passio (2007), adattamento del suo libro The Death of Cinema (BFI, 2001); un altro progetto cinematografico con musiche dal vivo eseguite dall'Orchestra Alloy è attualmente in pre-produzione.


Al via la quattordicesima edizione del concorso dedicato ad Alberto Farassino

Scrivere di Cinema

Concorso nazionale per giovani aspiranti critici cinematografici Scrivere di Cinema Premio Alberto Farassino, giunto alla sua quattordicesima edizione, è l’unico concorso nazionale di critica cinematografica per giovani presente in Italia; i critica cinematografica per giovani presente in Italia ed è promosso da Cinemazero, Fondazione Pordenonelegge.it, il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e MYmovies.it. Da sempre attento alla passione dei giovani per il cinema e per la scrittura, ha consolidato per questa edizione due importanti premi volti a formare futuri nuovi critici: la partecipazione a un campus internazionale che vede coinvolte alcune tra le principali testate di critica cinematografica di tutto il mondo all’interno del Far East Film Festival di Udine, il maggiore festival europeo di cinema popolare dell'Estremo Oriente, e la collaborazione con il blog di approfondimento culturale e cinematografico, Minima&Moralia. Scrivere di Cinema, intitolato al critico Alberto Farassino, uno dei protagonisti della critica italiana, attento ai giovani sia come spettatori che come autori, è indirizzato a tutti gli aspiranti critici tra i 15 e i 25 anni residenti in Italia, che dal 19 febbraio potranno iscriversi e iniziare a mandare le loro recensioni, il tutto sulla pagina di MYmovies e dedicata al concorso: scriveredicinema.mymovies.it I partecipanti dovranno recensire un film della presente stagione cinematografica; due le sezioni di gara: Young Adult (15-19 anni) e Under 25 (20-25 anni). Una giuria di critici professionisti - composta da Mauro Gervasini (direttore di Film Tv, selezionatore per la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia), Nicola Lagioia (fondatore del blog Minima&Moralia scrittore, editor per Minimum Fax, conduttore della pagina culturale di Radio3 e selezionatore per la Mostra del Cinema di Venezia) e Adriano De Grandis (critico del Gazzettino e responsabile della sezione Triveneto del Sncci), presieduta da Viola Farassino (costumista per il cinema, la televisione e il teatro) - avrà il compito di leggere gli elaborati pervenuti e decretare i vincitori. I primi tre classificati per entrambe le sezioni di gara entreranno a far parte di una redazione che collaborerà con Minima&Moralia per un anno intero, esperienza che prosegue proprio a fronte dell’entusiasmo tanto dei giovani partecipanti dello scorso anno che del giurato Nicola Lagioia. Scrivere di Cinema fornirà ai sei neo-redattori anche un carnet di ingressi al cinema. I premi rispecchiano lo spirito e l’obiettivo del concorso: permettere ai ragazzi di misurarsi con l’articolato mondo cinematografico, vivere accanto a professionisti di primo piano e mettere il proprio talento alla prova dei fatti. L’importante premio della categoria Under 25 di quest’anno lo conferma e incrementa rispetto alle passate edizioni, allargando lo scacchiere del confronto. Il vincitore conquista infatti la possibilità di partecipare al campus internazionale all’interno del Far East Film Festival, insieme ad altri sette giovani aspiranti critici provenienti da Europa e Asia, e immergersi in una settimana di incontri e laboratori incentrati su cinema e scrittura, guidati dal critico Mathew Scott. Accanto al concorso nazionale, viene riproposto, dopo il successo dello scorso anno, il Premio del Territorio FriulAdria Crèdit Agricole, promosso in collaborazione con il Centro Espressioni Cinematografiche e rivolto agli studenti delle provincie di Pordenone e di Udine. Una giuria formata da docenti del territorio sarà chiamata a premiare la migliore recensione scritta dagli studenti della Regione con una card che garantirà un anno di cinema gratis nelle sale di Cinemazero di Pordenone, del Visionario e del Cinema Centrale di Udine. Momento clou dell'edizione 2016 di Scrivere di cinema saranno come sempre le premiazioni, in programma nell’ambito di pordenonelegge, Festa del libro con gli autori (14-18 settembre 2016). L'appuntamento si rinnoverà alla presenza dei finalisti e di centinaia di studenti, ospite d'onore sarà un grande protagonista del cinema italiano contemporaneo: testimonial 2016 di Scrivere di cinema, racconterà al pubblico la sua visione e la sua esperienza sul fronte della scrittura dedicata al cinema.


Al Deutsches Historisches Museum di Berlino fino al 3 aprile

Lorenzo Codelli

Visto a Berlino

Arte dall'Olocausto In un'ala riconcepita dall'architetto I.M. Pei per il vasto Museo della Storia Tedesca di Berlino sono esposti fino al 3 aprile cento esempi di "Arte dall'Olocausto". "Create in condizioni disumane e perlopiù con la massima segretezza, queste opere sono dovute ai prigionieri ebrei di vari campi di concentramento, campi di lavoro e ghetti. Dimostrano la capacità dello spirito umano di fronte alle avversità e alla morte", spiegano i curatori. La mostra è suddivisa in tre sezioni. "Realtà", ovvero schizzi, bozzetti, carboncini, quadri, imperniati sulle tragedie quotidiane, dalla fame alle impiccagioni in piazza. "Trascendenza": la cosciente fuga dalla realtà verso lidi espressivi sublimi. "Ritratti": una sfilata di volti memorizzati a olio, penna o pastello, anche qui al fine di sfidare la cancellazione delle memorie. Un voluminoso catalogo edito dal Museo stesso rintraccia minuziosamente le biografie e le carriere dei cinquanta artisti esposti in mostra, 24 dei quali furono assassinati dai nazisti. La simbolica farfalla sui reticolati d'un lager che compare sul manifesto - eco de All'Ovest niente di nuovo (1930) di Lewis Milestone ? - è stata dipinta nel 1941 da Karl Robert Bodek, sopravvissuto al Campo di Gurs. Questi tesori rappresentano una minima selezione delle collezioni conservate al Yad Vashem di Gerusalemme, centro internazionale per le ricerche sulla Shoah. Il successo e i premi internazionali ottenuti dal film Il figlio di Saul, diretto dall'ungherese László Nemes, hanno riaperto l'antico dibattito sulla rappresentabilità della Shoah al cinema. Afferma Nemes: "Sono rimasto sempre frustrato dalla rappresentazione della Shoah così come da quella di qualsiasi evento storico: c'è un problema di autenticità, di credibilità, ci sento costantemente la ricostituzione. E per la Shoah, la volontà di mostrare troppo, d'incanalare le reazioni dello spettatore, d'indicare i colpevoli e le vittime, contribuendo così a rassicurarlo, a mantenerlo a una certa distanza dall'esperienza reale. Una forma di mitizzazione in cui tutto viene congelato e relegato al passato" (Positif, novembre 2015). Gianfranco Rosi, vincitore dell'Orso d'oro alla Berlinale con Fuocoammare, accusato da alcuni di "pornografia" per le immagini dei corpi di migranti nella stiva, così reagisce: "Non avrei mai voluto raccontare i morti, né li ho cercati. La tragedia del barcone mi è arrivata addosso e non ho avuto scelta. Mi sono trovato di fronte a quelle immagini e sarei stato ipocrita a non usarle. Il comandante della nave mi ha spinto: «Devi andare sotto la stiva e filmare». Sarebbe come trovarsi di fronte alle camere a gas dell'Olocausto e censurarsi perché le immagini sono troppo forti. Il film è un viaggio emotivo verso quelle immagini necessarie. Nulla è gratuito, nessuno è manipolato" (Repubblica, 21/02). Torniamo alla mostra berlinese. Il pittore Pavel Fantl, medico praghese morto ad Auschwitz nel 1944, non poteva aver visto né Il grande dittatore (1940) di Charlie Chaplin, né tantomeno Vogliamo vivere! (1942) di Ernst Lubitsch. Eppure ci ha lasciato un memorabilissimo ritratto grottesco di Hitler mascherato da clown, alcolizzato, con le dita insanguinate e una chitarra rotta ai piedi; titolo "La canzone è finita", 1942-44, Theresienstadt. Inoltre la strip ad acquerello "Metamorphosis" (1944), in cui un personaggio rattrappisce perdendo quel poco che aveva via via che passa dal 1941 al 1942, al 1943, al 1944. Humour raggelante.


Da fine marzo sugli schermi di Cinemazero il nuovo film del regista de La kryptonite nella borsa

Marco Fortunato

Un film sulle prime volte, quelle bellissime, come l’amore e l’amicizia, e quelle difficili, come la scoperta del bullismo e dell’omofobia. Tutto questo è Un bacio l’ultimo film di Ivan Cotroneo, da fine marzo sugli schermi di Cinemazero. Dopo il fortunato esordio con La kryptonite nella borsa (che conquistò 5 nomination ai David di Donatello e tre ai Nastri d’Argento) il regista napoletano torna dietro la macchina e sceglie il FVG come ambientazione per una storia che affronta temi di grande attualità. Il film sembra scritto a partire da recenti fatti di cronaca, in realtà però l’idea è nata molto tempo fa... Esattamente, il film è tratto dal mio libro (omonimo, edito nel 2010 da Bompiani ndr) che a sua volta si ispira ad un tragico fatto di cronaca accaduto in America nel 2008, l’omicidio di Larry King, uno studente ucciso per non aver nascosto la propria omosessualità. Ora come allora il nostro Paese non ha ancora una legge che preveda l’aggravante dell’”omofobia” ed io mi sono sentito chiamato in causa per un motivo personale e civile. In questi anni ho partecipato a molti incontri sul tema, ho conosciuto diversi ragazzi vittime o spettatori di atti di bullismo e mi sono deciso a portare questa storia del grande schermo. Come è stato il lavoro di adattamento? Insieme a Monica Ravetta, la mia sceneggiatrice, abbiamo lavorato molto, in particolare sui personaggi. Abbiamo deciso di ampliare la narrazione, ad esempio introducendo un personaggio femminile, quello di Blu, che nel libro non esiste. Il film è stato girato in Regione, precisamente a Udine, perché questa scelta? La storia aveva bisogno di un’ambientazione con precise caratteristiche. Partiamo dalla città. Ne ho girate diverse, quella che stavo cercando non doveva essere una metropoli ma, al contrario, una piccola cittadina, doveva avere un bel centro storico e un fiume nelle vicinanze. In pratica avere una dimensione che potesse sembrare “europea”. Quando ho scoperto Udine ho capito che era quella giusta. A questo punto mi serviva la scuola. Anch’essa doveva dare un’immagine non troppo legata all’Italia, cercavo un istutito che potesse richiamare per struttura quello di qualsiasi città del Nord Europa e mi serviva fosse dotato di un grande impianto sportivo perché lo sport gioca un ruolo determinante nel film. Veniamo agli attori protagonisti per il cui ruolo si sono presentati oltre 1500 candidati. Ho voluto affrontare provini “aperti”: per raccontare una storia di “prime volte” ho pensato che la mancanza di esperienza degli attori potesse essere addirittura un vantaggio. Quando ho conosciuto Rimau Grillo Ritzberger, mi ha colpito immediatamente, non aveva mai recitato prima nè fatto alcun corso, ma ho visto in lui i tratti che cercavo per il mio protagonista. Valentina Romani aveva già recitato in una fiction televisiva perciò questo è il suo debutto al cinema, mentre Leonardo Pazzagli studia recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia. Quindi per tutti, anche se in maniera diversa, è stata una prima volta. Molto interessante il lavoro fatto sulla colonna sonora all’interno della quale spicca il brano di Mika di cui ha anche diretto un videoclip. Non esiste un maestro che ha scritto le musiche del film, ho scelto di non creare una colonna sonora di commento, ma di immaginarla come una grande compilation che accompagnasse i protagonisti. Ci sono musiche generi molto diversi, dai Placebo a Blondie, fino appunto a Mika, il cui pezzo si intitola Hurts e parla delle ferite che possono provocare le parole sulle persone e per questo mi sembrava perfetto per il film. Quando ho incontrato Mika gli ho parlato e lui mi ha chiesto di leggere la sceneggiatura. Gli è talmente piaciuta che non solo ha accettato ma da lì è nata anche l’idea di lavorare insieme. Che idea si è fatto relativamente alla percezione “sociale” dei temi che ha affrontato? Ho registrato una grande spaccatura. Non voglio fare generalizzazioni ma ti posso dire che nei giovani vi è grande presa di coscienza rispetto alla propria condizione. I ragazzi sono stanchi della tendenza all’omologazione che vivono sempre di più come un ostacolo alla loro felicità e vogliono affermare la propria diversità. Purtroppo non posso dire altrettanto della cosiddetta “società civile”, quella degli adulti. Il mondo sta andando verso una direzione ben precisa, che è quella del’inclusione ma questo fa sì che le sacche di resistenza si scatenino in maniera ancora più violenta. Quindi ha fiducia nei cittadini di domani? Assolutamente. Ne avevo già prima ed è cresciuta incontrandone tantissimi in questi anni, Li ho visti appassionati, determinanti, capaci di impegnarsi soprattutto quando sono stimolati o quando si ribellano alle facilonerie che noi (adulti) diciamo su di loro.

Intervista a Ivan Cotroneo

La bellezza della differenza


DEDICA 2016. YASMINA KHADRA

Domani accadrà ovvero se non si va non si vede

Pordenone, dal 5 al 12 marzo 2016

Con la 22/a edizione di Dedica Festival, che si svolgerà a Pordenone dal 5 al 12 marzo e che ha come protagonista lo scrittore algerino Yasmina Khadra, è stata avviata una collaborazione tra Cinemazero e l’Associazione culturale Thesis, promotrice della manifestazione letteraria. Da sempre il cinema figura tra le varie espressioni artistiche previste dalla formula del festival per approfondire l’opera dello scrittore ospite. Per l’edizione 2016 le proposte cinematografiche saranno ben tre: il documentario biografico Yasmina e Mohammed. Le due voci di Khadra e due film tratti da romanzi di Khadra: L’attentato e Morituri. Nell’ambito della collaborazione con l’Associazione Thesis, Cinemazero ospiterà il 9 marzo, alle ore 20.45, in SalaGrande la serata speciale dedicata al libro e al film L’attentato. Il romanzo, molto apprezzato dai lettori ma da tempo irreperibile, è stato riedito da Sellerio in occasione di Dedica. A presentarlo al pubblico sarà Yasmina Khadra. A seguire verrà proiettato il film che il regista libanese Ziad Doueiri ne ha tratto. Info: www.dedicafestival.it

FILMFORUM 2016

Udine e Gorizia, sedi varie - dal 9 al 15 marzo 2016

FilmForum è un festival internazionale organizzato dall’Università degli Studi di Udine dedicato alla cultura cinematografica e alle arti visive contemporanee che si propone di saldare ricerca, diffusione della conoscenza ed esposizione spettacolare. La manifestazione intende da sempre intercettare e sviluppare gli ambiti artistici e di ricerca più vivaci e innovativi, ponendosi come punto di riferimento per numerosi settori del sapere contemporaneo (tra cui videogame studies, postcinema, porn studies, film heritage). FilmForum si svolge a Udine e Gorizia e propone un programma di conferenze, incontri, workshop e proiezioni. Ospita inoltre il Premio Limina per libri sul cinema italiani e internazionali. La manifestazione si rivolge a un pubblico plurale che include specialisti, studiosi e studenti di discipline legate agli audiovisivi e ai nuovi media ma anche semplici appassionati di cinema e culture visive in generale. Per la sua edizione 2016, FilmForum promuove due progetti di ricerca: “Storia del cinema senza nomi” e “Bodifications, mappatura del corpo in media cultura”. Info: http://filmforumfestival.it

STEVE MCCURRY. SENZA CONFINI

Pordenone, Galleria Harry Bertoia - fino al 12 giugno 2016

In esposizione circa 100 fotografie del famoso fotografo arricchite da una sezione inedita relativa a Cuba. La selezione di immagini isolata nell'immenso archivio di McCurry, e qui proposta, ha l'intento di offrire un viaggio simbolico attraverso i suoi 40 anni di fotografia per raccontarlo come ha vissuto: Senza Confini. Confini sfidati a costo della vita, come L'Afganistan del '79 al seguito dei guerriglieri, primo a testimoniare l'importanza nevralgica di quel paese per il fragile equilibrio del mondo; la conseguente odissea dei rifugiati che gli ha valso forse lo scatto più celebre di tutti i tempi: Sharbat Gula, la mitica bambina afgana in grado di esercitare per 30 anni la medesima forza magnetica. E poi confini simbolici, che McCurry nel tempo ha fatto svanire davanti ai nostri occhi, le etnie in via di sparizione, le diverse condizioni sociali, i modi più particolari di concepire i gesti più semplici: immagini che raccontano una condizione umana fatta di sentimenti universali e di sguardi la cui fierezza afferma la medesima dignità. Senza Confini, nella sua installazione espositiva, mescolando tempi e luoghi, lascia il visitatore libero di muoversi e creare un suo personale percorso, e ritrovare le 50 icone più amate e commentate personalmente da McCurry nel catalogo, ma anche i progetti più recenti dedicati all'Africa, al Giappone alla Birmania. Info: www.comune.pordenone.it/galleriabertoia

GIÒJAM

Pordenone, Ex Convento di San Francesco - martedì 22 marzo, ore 20.45

Martedì 22 Marzo ore 20.45 presso l'Ex Convento di San Francesco a Pordenone, si terrà una serata Jam Session in memoria di Giovanni Scrizzi. In questa occasione verranno premiati due giovani talenti (uno per la sezione Musica classica e uno per la sezione Musica moderna) con una borsa di studio a lui dedicata dal titolo Amici di Gio'. Il progetto nato in collaborazione con la Scuola di Musica CEM / Polinote, vuole mettere in evidenza i giovani talenti della zona che verranno valutati da una commissione di altissima qualità, fatta dai più importanti esponenti della musica classica e moderna della regione e non solo, nonchè cari amici di Giovanni. I proventi di questo Premio arrivano dalle tante offerte raccolte lo scorso ottobre, da amici e musicisti, mettendo a disposizione libri, dischi e oggetti personali di Giovanni. Vogliamo ricordarlo così, attraverso la Musica e l'Arte che lui amava moltissimo, volendo contribuire alla formazione di alcuni giovani musicisti della zona.


Un film di James Vanderbilt. Con John Benjamin Hickey, Cate Blanchett, Robert Redford. USA, 2016. Durata 121 min.

I COEN TRASFORMANO UN DIBATTITO TEOLOGICO IN UN MARE DI RISATE

AVE, CESARE!

DI Et hAn E j o El Co En Mentre sull'atollo di Bikini gli Stati Uniti sono impegnati con gli esperimenti sulla bomba H, a Hollywood Eddie Mannix si deve occupare di trovare una soluzione ad un altro tipo di problemi. Eddie è un fixer, cioè colui che deve tenere lontani dagli scandali in cui si vanno a ficcare le star che stanno lavorando ai film di un grande Studio. Deve quindi far sparire foto osé e cercare di camuffare gravidanze fuori dal matrimonio. Quando poi accade che scompaia il protagonista di un film su Gesù, nei panni di un centurione romano, la situazione si complica. Anche perché costui è stato rapito da un gruppo di ferventi comunisti. Sono davvero pochi i registi in attività forniti di una solida conoscenza di tutti i generi cinematografici e della loro evoluzione nel corso della storia del cinema. I fratelli Coen fanno di diritto parte di questa ristretta cerchia. Il loro pregio ulteriore è quello di saperli declinare secondo letture che vanno dal dramma di impianto intellettuale alla commedia più brillante. Nell'ormai lontano 1991 (datazione che ci offre la misura della loro tenuta) la vicenda hollywodiana dello sceneggiatore Barton Fink finiva tra fiamme allucinatorie. Oggi il fil rouge di critica allo star system si è affinato grazie ad un'ironia che non nasconde l'amore per il cinema del passato ma lo depura da qualsiasi sospetto di nostalgia rétro. Le vicende del cattolicissimo Eddie Mannix (che confessa anche quante sigarette fuma di nascosto) ci fanno entrare in un mondo che ci ricorda ciò che affermava un vero sceneggiatore, Ben Hetch: "Io odio gli attori!". Qui sono tutti adatti a un ruolo ma goffi e incapaci di vivere o di accettare possibili mutamenti di caratterizzazione. Su tutti emerge il Baird Whitlock di George Clooney tanto abile sul set (anche se con qualche fondamentale defaillance) quanto capace di farsi incantare da abili mistificatori. Tra fondali finti e improbabili farm del West, i Coen ci ricordano anche come la fabbrica della finzione si nutra di un pubblico che ha fame di affabulazioni che stanno dentro e fuori dallo schermo. A quelle 'fuori' pensano le due gemelle giornaliste, interpretate da Tilda Swinton, sempre a caccia di quegli scandali che Eddie deve coprire per contratto. Così i due fratelli ci spingono a considerare quanto siano cambiati i costumi: oggi gli scandali delle star del mondo dello spettacolo non si nascondono, si creano ad arte. Sanno però fare anche molto di più: chi pensava di non poter assistere nella vita a un dibattito teologico e/o a uno sul materialismo dialettico senza annoiarsi profondamente sarà costretto a ricredersi. Anche perché se nel film precedente (A proposito di Davis) il gatto la faceva da padrone qui, davanti a un cane che si chiama Engels, non si può fare a meno di divertirsi sapendo che, come sempre con i Coen, non si sta smettendo di pensare.

UN COINVOLGENTE DRAMMA CHE ESPLORA I RAPPORTI TRA POLITICA E GIORNALISMO

t Rut h - Il PREzzo DEl l A VERIt à

DI j AMES VAn DERBIl t Nel 2005 Dan Rather, celeberrimo anchorman del network televisivo americano CBS, rassegnò le sue dimissioni in seguito alla controversia esplosa dopo la messa in onda di un servizio che metteva in discussione l'appartenenza dell'allora presidente George W. Bush alla Guardia Nazionale Aerea durante la guerra nel Vietnam. Responsabile di quel servizio era Mary Mapes, una produttrice televisiva che, per il programma giornalistico "60 Minutes", aveva realizzato molti storici scoop con grande intuito giornalistico. Maples ha poi raccontato la storia di quella controversia in un memoriale che è la base su cui James Vanderbilt, sceneggiatore alla sua prima regia (nonché erede della celebre dinastia di bramini newyorkesi), ha strutturato il copione di Truth, solido e coinvolgente dramma nella tradizione americana del cinema hollywoodiano che esplora i rapporti tra politica e giornalismo. La messiscena è classica e rigorosa, anche se dichiaratamente di parte, ovvero dalla parte di Mary Mapes e di Dan Rather, e racconta con ritmo incalzante e continui colpi di scena ciò che succede in un network televisivo quando il gioco si fa duro e i duri cominciano a giocare. Ma al di là del resoconto della vicenda realmente accaduta, Truth è una riflessione su come sta cambiando la cronaca e come, in particolare, stia scomparendo il giornalismo di inchiesta: troppo costoso, troppo pericoloso, troppo soggetto al fuoco incrociato dei poteri forti e del popolo di Internet, che se da un lato ha fatto da cane da guardia della libertà di informazione dall'altro ha dato voce a centinaia di anonimi troll e lanciatori di fango, ancor più velenosi quando il bersaglio appartiene al sesso femminile. Truth si colloca su un crinale storico, quello fra informazione vecchio stile, affamata di scoperte e coraggiosa fino all'incoscienza, e informazione nell'epoca in cui le notizie non si cercano ma rimbalzano di sito in sito, di blog in blog, senza che chi le ripropone si prenda la responsabilità di verificarne la veridicità (ma di certo si prende il gusto di fare le pulci alle rive-

i film del mese

(Tit. Or.: Hail, Caesar!) Un film di Ethan Coen, Joel Coen. Con Josh Brolin, George Clooney, Alden Ehrenreich. USA, 2016. Durata 106 min.


i film del mese

lazioni altrui). Il rischio, afferma il film, è quello di dimenticare l'imperativo deontologico della seconda (e terza, e quarta) domanda per concentrarsi su sterili querelle e gogne mediatiche sempre utili a chi vuole che le notizie, quelle vere, passino in secondo piano. Un film di Thomas Vinterberg. Con Ulrich Thomsen, Fares Fares, Trine Dyrholm. Danimarca, 2016. Durata: 90 min.

UN FILM CHE RIFLETTE CON LEGGEREZZA SULLA COMPLESSITÀ DELL'ANIMO UMANO

l A CoMunE

DI t ho MAS VIn t ERBERg Copenaghen 1975. Erik ed Anna, architetto e insegnante lui e conduttrice di TG lei, hanno una figlia adolescente e si trovano ad ereditare una casa molto grande. Anna ha un'idea e spinge il marito ad accettarla: invitare alcuni amici a vivere con loro dando origine a una comune. Ben presto il gruppo si forma e si dà delle regole non sempre rispettate da tutti ma fra riunioni, pranzi e feste di Natale le cose sembrano funzionare. Fino a quando una nuova persona entra nella vita di Erik mutandone le prospettive. Nell'ormai lontano 2000 Lukas Moodysson con Together - Insieme alla sua opera seconda vinceva numerosi premi con una lettura degli anni Settanta visti con gli occhi di un bambino portato dalla madre a vivere in una comune. Moodyson è svedese ma della coproduzione faceva parte anche la Danimarca. Oggi è un danese come Thomas Vinterberg a tornare sul tema mutando però il punto di vista anche perché in una comune ci ha vissuto dall'età di sette anni a quella di diciannove. Riesce quindi a leggerne le dinamiche e le utopie con il distacco dato dal trascorrere del tempo ma anche con la comprensione e la partecipazione indispensabili. Dopo aver lasciato il piccolo villaggio in cui il pregiudizio si faceva irrimediabilmente strada di Il sospetto ed essendosi concesso una parentesi letteraria con Via dalla pazza folla, Vinterberg torna a farci riflettere sulla complessità dell'animo umano e sulla bellezza (ma anche sulla fragilità) di alcune utopie. Lo fa con mano leggera ma sapendo come e quando far emergere le pulsioni più profonde e difficilmente controllabili.

LA SCUOLA AL CINEMA - MARZO 2016

Le proiezioni si svolgono a Pordenone presso Cinemazero, in Piazza Maestri del Lavoro e a Sacile presso il Cinema Zancanaro, in Viale Pietro Zancanaro, 26 Il costo del biglietto è di € 3,00 a studente (insegnanti non pagano). Per informazioni e prenotazioni, mail didattica@cinemazero.it, tel. 0434520945 (mar-ven dalle 15.00 alle 18.00)

Martedì 8 marzo ore 9.00 Cinemazero | Mercoledì 9 marzo ore 9.30 Cinema Zancanaro di Sacile OTTO MARZO AL CINEMA UNA MATINÉE PER RIFLETTERE SULLE LIBERTÀ E I DIRITTI MANCATI DELLE DONNE L'Associazione pordenonese Neda Day in collaborazione con Comune di Pordenone - Assessorato alla Cultura, Cinemazero e Odeia, propone in occasione della Festa delle donne una matinée in sala destinato agli studenti delle scuole superiori di secondo grado per riflettere sulle libertà e i diritti mancati delle donne. Le donne nel mondo non hanno mai smesso di lottare e la loro battaglia è centro della agenda politica internazionale. Cosa rivendicano? Il diritto all'istruzione, il diritto ad avere voce nella vita economica e sociale dello stato in cui vivono, il diritto di essere rispettate nella vita civile, il diritto a scegliere il proprio futuro, sia professionale che familiare. Senza il riconoscimento di questi diritti, fenomeni come quello delle spose bambine continueranno a diffondersi. Per discutere a fondo di questi temi, l'appuntamento per insegnanti e studenti è fissato per il giorno 8 marzo alle ore 9.00 presso Cinemazero e il giorno 9 marzo, alle 9.30, al Cinema Zancanaro di Sacile con la matinée di parola e visione promosso dall'associazione Neda Day. Ospite speciale sarà Maria Rashidi. Nata in Iran nel 1956, la Rashidi vive dal 1986 in Svezia. La sua vita familiare, costellata di violenze fisiche e verbali da parte del marito, si chiude con un divorzio. Nel 1997 subisce dal marito, che non vuole perdere il suo potere patriarcale, un attacco con l'acido. A dialogare con la Rashidi saranno il dott. Taher Djafarizad, presidente di Neda Day, e la giornalista Paola Dalle Molle. La matinée a Pordenone e Sacile si completa con la visione in anteprima regionale targata Festival Le Voci dell'inchiesta 2016 del film "Mi chiamo Nojoom, ho 10 anni e voglio il divorzio" della regista yemenita Khadija al-Salami: un'opera che alza il velo sul drammatico fenomeno delle spose bambine. Per partecipare è necessario prenotare le classi, scrivendo a didattica@cinemazero.it o chiamando la Mediateca di Cinemazero 0434520945 (da martedì a venerdì tra le 15.00 e le 18.00). Il biglietto di ingresso per ogni studente è di € 4,00. Gli insegnanti hanno diritto all'ingresso gratuito.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.