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€ 1,00 mensile di cultura cinematografica
A ciascuno (o quasi) il suo Oscar
Rinascono Poesie a Casarsa
2019 numero 3 anno XXXIX
Come un premio può far crescere un festival
Berlinale: una selezione di documentari finalmente di qualità
Un progetto del Centro Studi e Ronzano Editore con Graziella Chiarcossi
Cinemazero e Libera uniti contro le mafie
Venerdì 15 marzo Enza Rando presenta Lea di Marco Tullio Giordana
Gioconda Belli protagonista a Dedica 2019
Martedì 12 marzo in anteprima nazionale a Cinemazero Las Sandinistas
Donne che raccontano, donne che lottano,
Cinemazero festeggia l’8 marzo con Neda Day e Le Voci dell’Inchiesta
Berlinale 2019-1919
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Marzo
Colpi di scena e conferme nella cerimonia più attesa dell’anno
Von Lubitsch to Lubitsch
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Colpi di scena e conferme nel corso della cerimonia più attesa dell’anno
Andrea Crozzoli
Editoriale
A ciascuno (o quasi) il suo Oscar
L'Academy Award o semplicemente Oscar è il premio cinematografico più prestigioso, inventato dalla cinematografia leader nel mondo, cioè quella americana. È anche il più antico premio cinematografico, assegnato per la prima volta nel 1929 ovvero tre anni prima della nascita della Mostra del Cinema di Venezia, a sua volta il più antico festival cinematografico al mondo. Proprio all’Italia, nel corso degli anni, sono stati assegnati il maggior numero di Oscar per il miglior film straniero. In totale sono stati ben 14. Il nostro carnet di vittorie a Hollywood è cominciato molto presto: nel 1948 viene premiato Sciuscià di Vittorio De Sica come “premio speciale” perché all’epoca non era ancora stata istituita la categoria del miglior film straniero. Due anni dopo, nel 1950, viene assegnato un altro Oscar, sempre come “premio speciale”, a Vittorio De Sica per Ladri di biciclette. Terzo Oscar nel 1965 per De Sica con Ieri, oggi e domani e un quarto nel ’71 per Il giardino dei Finzi Contini. È il periodo d’oro del cinema italiano e l’anno prima, 1970, è sempre italiano il miglior film straniero con Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri. Nell’albo d’oro dei premi Oscar ricorre anche Federico Fellini che vince il suo primo Oscar nel 1957 con il film La strada, bissando l'anno seguente con Le notti di Cabiria (1958). Una doppietta straordinaria cui seguirono: Otto e mezzo (Oscar nel 1963) e poi Amarcord (1974). Oltre all'Oscar alla carriera assegnato nel 1993, anno della sua morte. Come non ricordare poi i nove Oscar vinti da L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci nel 1987. Dopodichè sono andati sempre più diradandosi gli Oscar per l’Italia: nel 1990 a Nuovo cinema paradiso di Giuseppe Tornatore, nel 1992 a Gabriele Salvatores per Mediterraneo. Bisognerà attendere, quindi, il 1999 e La vita è bella di e con Roberto Benigni per riavere l’Oscar come miglior film straniero. Premio che riapparirà all’orizzonte solo nel 2014 per La grande bellezza di Paolo Sorrentino. Da allora non siamo più riusciti ad entrare nemmeno nella rosa della cinquina dei candidati, ovvero ad arrivare nemmeno secondi, il che avrebbe significato in ogni caso essere soltanto i primi degli sconfitti. Gli Oscar 2019 sono stati amministrati dall’Academy in maniera ineccepibile, tanto che qualcuno ha citato il famoso manuale Cencelli che veniva usato nella prima Repubblica per distribuire gli incarichi di governo. Miglior film a una storia di integrazione razziale ambientata 50 anni or sono, quando l’integrazione negli Usa era ancora tutta da costruire. Una lezione di civiltà, un monito a conoscere l’”altro”, a superare il problema della pelle. Il favorito nei pronostici a miglior film, TUTTI GLI OSCAR 2019 non avendo conoMiglior film: Green Book sciuto la sala cineRegista: Alfonso Cuarón - Roma matografica Attrice protagonista: Olivia Colman - La favorita (causa Netflix) Attore protagonista: Rami Malek - Bohemian Rhapsody come sua naturale Attore non prot.: Mahershala Ali - Green Book destinazione ha Attrice non prot.: Regina King Se la strada potesse... ricevuto anche il Miglior canzone: Shallow di Lady Gaga (A Star is born) Colonna sonora: Black Panther premio (meritatisScenegg non originale: BlacKkKlansman simo) alla regia. E Scenegg originale: Green Book infine ricorderemo Effetti visivi: First Man questo 2019 per Montaggio: Bohemian Rhapsody l’intensa biopic su Film straniero: Roma Freddie Mercury Suono: Bohemian Rhapsody Montaggio sonoro: Bohemian Rhapsody che ci parla anche Fotografia: Roma di tanto altro. Scenografia: Hannah Beachler - Black Panther Costumi: Ruth E. Carter - Black Panther
In copertina Pierfrancesco Diliberto (Pif), protagonista del film Momenti di trascurabile felicità di Daniele Luchetti,prossimamente in sala a Cinemazero. (foto di Elisa Caldana elisacaldana.com)
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Marzo 2019, n. 3 anno XXXIX ISSN 2533-1655
Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Manuela Morana Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Elena d’Inca Direzione, redazione, amministrazione Via Mazzini, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica
Berlinale: una selezione di documentari finalmente di qualità
Come un premio può far crescere un festival
Riccardo Costantini
Berlinale 2019
C'era una volta il mondo del documentario a Berlino. La tradizione del festival aveva sempre imposto un criterio di selezione soprattutto politico, cioè più il film era impegnato e toccava temi di assoluta attualità, più avrebbe trovato posto e visibilità internazionale, grazie alla vetrina delle sezioni Forum e Panorama. Si sa il mondo si aggiorna in fretta, e così nel giro degli ultimissimi anni il panorama della kermesse berlinese è profondamente cambiato. Il direttore uscente Dieter Kosslick consegna all’entrante Carlo Chatrian un’ultima selezione che farà modello, efficace, in particolare perchè imperniata sulla rilevanza del premio per il miglior documentario che la Berlinale riserva. Si sa, in questi casi la differenza la fa spesso il denaro: il premio è uno dei più ricchi a livello mondiale. Ecco che così, mentre in altri anni si era provato profondo imbarazzo nel visionare sugli schermi del festival documentari di scarso valore, mai come quest'anno si è avuta la sensazione di trovarsi davanti ad alcune delle cose più interessanti della stagione. Va subito detto che il premio principale è andato a Talking About Trees del sudanese Suhaib Gasmelbari, forse non uno dei film più entusiasmanti. Il suo lavoro ha innegabilmente un pregio: la storia dei registi agèe animatori del Sudanese Film Club e impegnati seppur anziani a riaprire un cinema a Khartum (dove la settima arte non esiste da decenni) nonostante la censura politica e religiosa, è sicuramente romantica e affascinante, ma la prima parte del film è soporifera. Meritatamente - e non è una novità - uno dei premi del festival è andato a Erde di Nikolaus Geyrhalter, già ospite a Le voci dell'inchiesta alcuni anni or sono, da tempo uno dei migliori documentaristi internazionali. Il suo lavoro, totalmente dedicato all'epopea dell'uomo intento a scavare la terra (gallerie, miniere, fondazioni di città, cave di marmo…), come d'uso è basato sul suo talento - a tratti gelido - nell’osservare implacabile l'azione e i protagonisti, fino a quasi sospendere la possibilità di giudizio dello spettatore. La forza del suo cinema è soprattutto in questa sospensione, che più è intensa, più consente al pubblico di alzare la posta in gioco e riflettere in maniera più complessa sul fenomeno. Le macchine, le trivelle, le scavatrici, l'uomo davanti alla vastità dello scontro con la materia rappresentano cristallizzati una lotta davvero eterna, che oggi nel suo film prende gli accenti di una amara riflessione ecologica. Ci piace ricordare, tra gli altri, il lavoro di Maryam Zaree, anch'essa premiata, con il suo Born in Evin, che con tutta probabilità vedremo a il prossimo Le voci dell'inchiesta. La protagonista-regista è nata in una prigione per crimini politici in Iran, da dove, in fasce, è riuscita ad uscire in braccio alla madre per trasferirsi definitivamente in Germania. Con tono a tratti leggero, a volte commovente, con alcuni rari materiali d'archivio, racconta delle persecuzioni per la differenza di pensiero rispetto alla linea dominante della rivoluzione iraniana, nonché riflette sui traumi indelebili che il carcere politico infligge. Da segnalare poi come abbiano ben figurato due autori italiani come Agostino Ferrente e Adele Tulli. Il primo, con il suo Selfie ha ricostruito la triste e nota vicenda di un ragazzo ucciso per errore da un carabiniere in un quartiere di Napoli, imperniandola sui video selfie realizzati su commissione del regista da due dei migliori amici della vittima. Il risultato è sicuramente originale e toccante, anche per l'eccezionale empatia che suscitano i due. La modalità originalissima del film aiuta poi a riflettere sullo statuto dello strumento utilizzato (oggi abusato). Il film della Tulli, Normal, si sofferma invece sugli stereotipi di genere che attanagliano la cultura italiana: con una scelta forte dal punto di vista stilistico la regista, con l'aiuto di un montaggio ritmato e accompagnato da efficacissime musiche, mostra senza commento alcuni dei comportamenti quotidiani di nostri connazionali, in particolare in gruppo, che vanno dal grottesco al comico e dimostrano quanto lavoro ci sia ancora da fare sul’emancipazione dagli stereotipi di genere, verso il superamento di un maschilismo datato e comunque onnipresente.
Grazie al Centro Studi di Casarsa, all’Editore Ronzani e alla collaborazione di Graziella Chiarcossi
Franco Zabagli
Il primo libro di Pasolini*
Rinascono Poesie a Casarsa
Nel 1942, a vent’anni, Pier Paolo Pasolini pubblica Poesie a Casarsa, il suo primo libro: una raccolta di quattordici poesie scritte nel dialetto di Casarsa della Delizia, il paese del Friuli occidentale di cui era originaria la madre. Un piccolo libro senza particolari raffinatezze tipografiche, «ma in compenso» – scriveva il poeta esordiente in una dedica – «modesto e schivo», e dal quale non era certo facile immaginarsi la strepitosa avventura poetica che ne sarebbe seguita. Per Pasolini, quella di scrivere in dialetto fu un’intuizione che corrispondeva alle più intime necessità d’espressione, una scelta grazie alla quale seppe Piero Paolo Pasolini (Krivec, 1947, CRAF) subito liberarsi dagli impacci dell’esausta lingua poetica che s’imponeva ancora in quegli anni, e orientare una volta per tutte la propria vocazione verso un imprevedibile, coraggioso sperimentalismo, che resterà sempre il segno essenziale di tutta l’opera sua. Per le circostanze che determinarono la fortuna di Poesie a Casarsa si è a volte parlato perfino di «leggenda», più che altro per il fatto che il volumetto poté finire in mano nientemeno che a Gianfranco Contini, critico già allora autorevolissimo, e forse il solo ad avere insieme la finezza d’orecchio e lo speciale estro filologico necessari a riconoscere una novità così eccentrica. E un libro così ‘leggendario’ della poesia del Novecento italiano meritava da tempo di esser riproposto nella forma, anche materiale, di allora: proprio come uscì nel ’42, con le sue acerbità – nella scrittura del dialetto, nella «non bella traduzione letterale» (Contini) che accompagna i componimenti – ma con la bellezza misteriosa, fragile e irripetibile che hanno le poesie che i poeti scrivono quando sono ancora ragazzi. Un ricordo abbastanza circostanziato dei suoi esordi poetici Pasolini lo scrive in un testo intitolato Al lettore nuovo, pubblicato nel 1970 come introduzione a un’antologia delle tre principali raccolte di poesie italiane che aveva fino allora pubblicato – Le ceneri di Gramsci (1957) La religione del mio tempo (1961) e Poesia in forma di rosa (1964) – e alle quali era essenzialmente legata la sua identità di poeta. All’epoca, per i successi ottenuti col cinema e per la potente, ‘scandalosa’ originalità delle sue polemiche sociali, Pasolini ha ormai raggiunto una celebrità assai più vasta di quella a cui solitamente si arriva con la letteratura; quello del Friuli appare come un tempo lontanissimo, e le pagine iniziali di Al lettore nuovo sembrano quasi render conto di cose che più nessuno sa, o ricorda.“Io non ho cominciato a scrivere versi con Le ceneri di Gramsci: ho cominciato molto prima, nel 1929 a Sacile, quando avevo sette anni appena compiuti, e frequentavo la seconda elementare. È stata mia madre che mi ha mostrato come la poesia possa essere materialmente scritta, e non solo letta a scuola («Vitrea è l’aria...»). Misteriosamente, un bel giorno, mia madre, infatti, mi presentò un sonetto, composto da lei, in cui esprimeva il suo amore per me (non so per quali costrizioni di rima la poesia finiva con le parole «di bene te ne voglio un sacco»). Qualche giorno dopo scrissi i miei primi versi: dove si parlava di «rosignolo» e di «verzura». Credo che non avrei saputo distinguere allora un rosignolo da un fringuello, come del resto un pioppo da un olmo: e del resto a scuola (ad opera della signora Ada Costella, toscana, mia maestra in quella indimenticabile seconda elementare) Petrarca certo non si leggeva … Ho scritto da allora in poi intere collezioni di volumi o di versi … Dal ’37 al ’42, ’43, vissi il grande periodo dell’ermetismo, studiando con Longhi all’università, e vivendo ingenue relazioni letterarie coi miei coetanei che si interessavano di queste cose… Nel 1942, infatti, uscì a mie spese, presso la Libreria Antiquaria del signor Landi, il mio primo volumetto di versi, Poesie a Casarsa: avevo esattamente vent’anni; ma le poesie lì raccolte le avevo cominciate a scrivere circa tre anni prima – a Casarsa, il paese di mia madre – dove si andava ogni estate nella povera villeggiatura presso i parenti che il magro stipendio di mio padre ufficiale ci permetteva ecc. Erano poesie in dialetto friulano...una quindicina di giorni dopo che il libro era uscito ho ricevuto una cartolina postale di Gianfranco Contini, che mi diceva che il libro gli era tanto piaciuto che l’avrebbe immediatamente recensito. Chi potrà mai descrivere la mia gioia? Ho saltato e ballato per i portici di Bologna; e quanto alla soddisfazione mondana cui si può aspirare scrivendo versi, quella di quel giorno di Bologna è stata esaustiva: ormai posso benissimo farne per sempre a meno”. *[dalle prime pagine del volumetto accompagnatorio intitolato Il primo libro di Pasolini]
Evento promosso dal Presidio “Ilaria Alpi – Miran Hrovatin” di Casarsa della D. – S. Vito al T.
Cinemazero e LIBERA uniti nell’impegno contro le mafie
Manlio Piva
Insieme contro le mafie
“Qui siamo nel West, dove, se la leggenda diventa realtà, vince la leggenda.” Così risponde il giornalista al senatore Stoddard (James Stewart) che, inutilmente, gli ha appena raccontato tutto il suo passato per scrollarsi di dosso quel delitto che non ha commesso ma che ha fatto la sua fortuna politica. Aver ucciso in duello il bandito Liberty Valance non fa onore al suo senso di giustizia di “uomo di legge”, ma tant’è, come al solito ha ragione lo zotico John Wayne (Tom), che in quei luoghi di frontiera c’è cresciuto, e alle remore velleitarie dell’etica borghese preferisce la spiccia concretezza del giudizio popolare. Tom: Qui la legge non conta, qui un uomo si fa giustizia con le proprie mani. Stoddard: Ma come? Questa è la stessa cosa che mi ha detto ieri sera - proprio la stessa - che mi ha detto Liberty Valance. Ma che razza di gente siete tutti quanti? Sapete benissimo che Liberty Valance è un criminale, un assassino, un volgare ladro da strada e vorreste che io usassi i suoi stessi metodi?! Io sono un uomo di legge! (L’uomo che uccise Liberty Valance, J. Ford, 1962) Chi è più “simpatico”? Chi ha rinunciato a tutti i suoi sogni per non tradire la sua integrità, la sua umana compassione? Stoddard parla, Tom agisce, Valance muore e così Stoddard “vince” la sua battaglia contro l’illegalità e fa carriera mentre Tom perde tutto. Cambiate i nomi, usando magari qualche colorito nomignolo dialettale, cambiate la collocazione geografica (Brenta, Magliana, Corleone): la struttura narrativa la conosciamo bene, una delle varianti di tanti film, oggi diventati un genere, una fiction virale. I film sulla mafia sono (erano) questo: la lotta fra le leggi dello Stato e la legge del più forte. A noi sembra che per chi vive in queste realtà di frontiera, le varianti (escatologiche, fideistiche) siano due: credere che il bene, la giustizia, alla fine comunque trionferà, oppure che non c’è speranza e gli “eroi” immolati, lungi dal testimoniare la forza dell’etica civile, sanciscono invece lo status quo criminale, che ammannisce la leggenda per “salvare” la realtà. Perché c’è poco da fare: come Liberty Valance (non sfugga il nome!), i “cattivi” sono i più affascinanti, rapiscono il cuore e la pancia; è solo il cervello, la legge morale, che ci frena. Caduto questo tabù, ecco che i boss mafiosi sono esseri umani come noi, con i loro sentimenti, con le loro debolezze, a cui sanno reagire con il loro vitalismo, il loro coraggio. Sono un modello: la vita è una lotta e loro sanno come vincerla o almeno ci provano. Per sopravvivere nel west (Scampìa?) niente remore morali, solo istinto animale. Cosicché ormai, in Romanzo criminale o Gomorra, tanto per fare due esempi fra le serie più popolari, la lotta non è nemmeno più fra lo Stato e la criminalità, questo è ormai sullo sfondo di un mondo di faide famigliari, in cui gli accenti diventano piuttosto quelli di una soap: meglio J.R. o Bobby (Dallas)? Ciro o Genny (Gomorra)? Allora, batCINEMAZERO | VENERDì 15 MARZO | ORE 20.30 taglia persa? Sì, se la realtà si riduce a una semplificante mitopoiesi, morale o immorale che sia, se la Giustizia si confonde con la Legge. No, se l’orizzonte è quello del preDI MARCO TULLIO GIORDANA sente percepito da uno sguardo che non si fa imbrigliare ALLA PRESENZA DELL’AVV. ENZA RANDO dalle regole della catarsi ma punta sui fatti, sull’analisi della INGRESSO LIBERO loro complessità, per valutare a-moralmente da che parte stare, non per il proprio bene ma per quello di tutti. Questa missione demistificante è la difficile, mai rappacificante, azione della cultura come impegno civile. Quella di uno scrittore come Sciascia o di registi come Marco Risi e – sicuramente – Marco Tullio Giordana, che con il suo Lea racconta la storia di una testimone di giustizia calabrese, che seppe opporsi allo strapotere della ‘ndrangheta a costo di morirne. Una grande storia di denuncia e di impegno, un modello civile di coraggio che vede tra i protagonisti l’avvocato Enza Rando - responsabile Ufficio legale di Libera e vice Presidente nazionale di Libera - che ha avuto una parte importante nella vicenda di Lea Garofalo e sarà presente in sala per introdurre la proiezione. L’evento si inserisce nell’ambito del viaggio di LiberaIdee in FVG, una settimana - dall’11 al 16 marzo (mercoledì 13 marzo alle 20.30 Don Luigi Ciotti sarà a Casarsa per l’incontro Mafie a NordEst - Quale percezione e quale realtà)- di eventi, appuntamenti, incontri, utilizzando linguaggi differenti, per riaccendere l’attenzione sui temi della lotta alle mafie e corruzione e per presentare i dati della ricerca sulla percezione di mafie e corruzione nella nostra regione. Un grande viaggio da nord a sud dell’Italia, partendo dalla conoscenza per scatenare la fantasia, la creatività, l’innovazione con modalità nuove come il cinema, il teatro, la musica. Un percorso di oltre 200 tappe in Italia e in Europa, che porterà i coordinamenti locali di Libera ad animare un dibattito locale che, a partire dai dati, ha l’obiettivo di riscrivere l’agenda dell’associazionismo in tema di mafie e corruzione, l’ampliamento della rete e l’assunzione di responsabilità di tanti più soggetti possibili in merito. Cinemazero è tra questi. Per far svaporare la leggenda e affrontare la realtà.
LEA
Martedì 12 marzo alle 20.45 a Cinemazero in anteprima nazionale Las sandinistas
Cristina Savi
Dedica 2019
Gioconda Belli protagonista a Dedica
Sarà un film in prima nazionale a suggellare la collaborazione fra il festival Dedica e l’associazione Thesis con Cinemazero: un appuntamento inserito nel calendario della 25.edizione della rassegna, in programma dal 9 al 16 marzo, a Pordenone, incentrata su Gioconda Belli. Nicaraguense, poetessa, giornalista e scrittrice di fama internazionale, autrice del best seller La donna abitata - tradotto in 14 lingue e venduto in più di un milione di copie - che racconta gli anni del suo impegno civile e politico, Belli è stata una fra i più autorevoli portavoce della rivoluzione sandinista; dal 1970 ha partecipato alla resistenza contro una delle più brutali dittature latinoamericane fino al 1975, costretta a fuggire dal regime di Somoza e a riparare in esilio, prima in Messico e poi in Costa Rica. ¡Las sandinistas!, il film-documentario di Jenny Murray (con Dora María Téllez, Sofia Montenegro, Daisy Zamora, Gioconda Belli, Claudia Lopez Alonso, Monica Baltodano, Nicaragua/USA 2018, 96 minuti, sottotitoli in italiano) che sarà presentato martedì 12 marzo, alle 20.45, racconta un aspetto meno noto di quella rivoluzione: la storia “dimenticata” di un gruppo di donne che hanno operato scelte di vita coraggiose per lottare in nome delle riforme sociali durante la rivoluzione del 1979 in Nicaragua – fra le quali appunto la stessa Gioconda Belli che compare diverse volte nel film - e la successiva guerriglia dei contras sostenuta dagli Stati Uniti. A distanza di anni, queste stesse donne continuano la loro battaglia per l’uguaglianza e la giustizia seriamente limitate dall’attuale governo del Paese. Un tema, che il pubblico potrà approfondire grazie alla partecipazione alla serata - organizzata in collaborazione con Le voci dell’inchiesta - della protagonista di Dedica, impegnata in una conversazione con Riccardo Costantini, responsabile eventi di Cinemazero e direttore artistico del festival “Le voci dell’inchiesta” e Giorgio Tinelli, politologo ed esperto di Centro e Sud America, uno dei massimi esperti delle questioni nicaraguensi. “La guerra – racconta Belli in un passaggio dell’intervista realizzata dalla scrittrice Federica Manzon per la monografia che Dedica pubblicherà in occasione del festival – per me c’è sempre stata: ho vissuto in una dittatura da quando sono nata e ho combattuto quella dittatura. Poi c’è stata la meravigliosa vittoria della rivoluzione e tutta l’euforia che ne è seguita, ma un anno e mezzo dopo eravamo di nuovo in guerra contro l’esercito dei Contras, i gruppi armati controrivoluzionari costituiti in parte dalla vecchia Guarda Nazionale di Somoza e sostenuti dagli Stati Uniti (…). Per nove anni il Nicaragua ha vissuto in uno stato di guerra, sotto la minaccia costante degli Stati Uniti. E poi, quando pensavamo che ogni cosa si fosse calmata, lo scenario è cambiato ancora e dall’aprile dell’anno scorso ci troviamo in un diverso tipo di guerra, ma sempre di guerra si tratta. La nostra libertà è di nuovo in pericolo, le nostre vite e il nostro futuro sono di nuovo in pericolo. Ho sempre pensato che non avrei mai più voluto vivere in un paese sottoposto a una situazione simile, non me lo merito, nessuno se lo merita. La guerra ha avuto un ruolo centrale nella mia vita, mi ha insegnato molte cose, ma ora non ha più nulla da insegnarmi”. I biglietti del film “¡Las sandinistas!” saranno in prevendita dal 5 marzo a Cinemazero (in cassa, nella sede della Mediateca e on-line: www.cinemazero.it). Il programma completo del festival Dedica comprende 12 appuntamenti, fra spettacoli, conversazioni, musica, arte, libri, percorsi per giovani e famiglie. Tutti i dettagli sul sito www.dedicafestival.it.
Cinemazero festeggia l’8 marzo con Neda Day e Le Voci dell’Inchiesta
Donne che raccontano, donne che lottano
Manuela Morana
Giornata Internazionale della Donna
Giornata Internazionale della Donna: per conoscere, porre domande, aprire nuovi spazi di riflessione. L'8 marzo si celebra al cinema con un doppio appuntamento per studenti e insegnanti a Cinemazero (7 e 8 marzo) e al Cinema Zancanaro di Sacile (9 marzo) grazie alla volontà dell'associazione Neda Day insieme con Cinemazero e Comune di Pordenone, offrendo una delle visioni più emozionanti del cinema documentario degli ultimi anni. Si tratta di Radio Kobani di Reber Dosky, opera che, dopo aver conquistato il premio come miglior film al Bergen Film Festival, al Camerimage, al Copenaghen DOX, al Nederlands Film Festival, al Tirana Film Festival e il Premio del pubblico al Madrid Doc Film Festival, ha chiuso l'edizione 2018 de Le Voci dell'Inchiesta, lo scorso aprile. Forte del marchio di qualità impresso dal festival tutto dedicato all'inchiesta cinematografica e al cinema del reale internazionale che aprirà i battenti nella sua 12ma edizione il 10 aprile prossimo, e che vede l'associazione Cinemazero come sua ideatrice e promotrice, il ciclo di tre matinée in programma a marzo sarà un’occasione preziosa per scoprire cosa sia successo a Kobane, città a nord della Siria, nella regione del Kurdistan. Prima occupata e poi distrutta dallo Stato Islamico. Attraverso le narrazioni di una radio libera, rifugio e conforto per sopravvissuti, soldati e musicisti, il film restituisce uno dei ritratti più intensi e toccanti mai realizzati su uno dei luoghi simboli della guerra siriana. Può il sole sorgere anche sulle rovine? A seguito alla liberazione della città, Dilovan, una giovanissima reporter curda di soli vent’anni, apre una stazione radio col suo amico Biter. La sua voce incontra quelle di coloro che abitano i campi-profughi, i sopravvissuti, i combattenti, gli artisti che tentano di dare espressione al quotidiano. Le trasmissioni sembrano contribuire a dare serenità agli ascoltatori, mentre gli spettri del passato fanno a braccio di ferro con le visioni di un futuro possibile. Radio Kobane è l'opera che verrà commentata in sala dai componenti dell'associazione presieduta da Taher Djafarizad, Neda Day, animatori da sempre di azioni per la tutela dei diritti delle donne, con speciale riguardo per la lotta al contrasto del fenomeno delle “spose bambine”, insieme con Nasrin Ramanazali, attivista kurda e segretaria generale delle donne in Germania. La platea di studenti e insegnanti potrà dialogare con loro al termine della proiezione. Completa la proposta per celebrare la Giornata Internazionale della Donna, la proiezione serale per tutta la cittadinanza del film I Am The Revolution di Benedetta Argentieri, l'8 marzo alle ore 20:45. Il film di coproduzione americana, diretto da una reporter, alza il velo sulla vita di tre donne simbolo della lotta contro il conservatorismo in mezzo alla guerra e al fondamentalismo promuovendo l'esigenza di essere rivoluzione piuttosto che di fare rivoluzione. Sono tre donne rivoluzionarie che rischiano la propria vita per scelte diverse. Si chiamano: Yanar Mohamed che organizza attraverso dei rifugi per donne in fuga dalla tratta, da violenze familiari e dalla prostituzione “un piccolo esercito di schiave pronte a combattere fino in fondo per i diritti delle donne”; Rojda Felat, comandante in capo delle Forze Siriane Democratiche, l’alleanza tra milizie curde e arabe sostenute dagli USA che ha sconfitto l'ISIS nel Nord della Siria e riconquistato Raqqa, a capo di circa 60mila uomini e donne armati, praticando una parità di ruoli e diritti impensabile in qualsiasi altro esercito; Selay Ghaffar, portavoce del partito della Solidarietà dell’Afghanistan, unico partito laico e progressista del Paese e l’unico con una leader donna. Queste donne praticano la democrazia più avanzata che possiamo immaginare nei contesti meno favorevoli possibili. Queste donne testimoniano la rivoluzione necessaria ovunque. Ce la faranno a imporre la loro Rivoluzione in Medio Oriente? Alla serata sarà nuovamente presente l'attivista kurda Nasrin Ramanazali, chiamata a portare la sua testimonianza delle condizioni di vita un intero popolo di donne vittime e insieme combattenti e coraggiosamente in prima linea nelle difesa e tutela dei propri diritti. Per prenotare la partecipazione alle proiezioni-evento mattutine per studenti e insegnanti, scrivere a didattica@cinemazero.it
Expo mirabili
Lorenzo Codelli
Autodeterminazione ♀
Berlinale 2019 -1919 Von Lubitsch zu Lubitsch Ubiquo era e resta der Berliner Ernst Lubitsch nella sua metropoli. L'abbiamo rivisto raffigurato sorridente nella hall del maestoso Babylon Kino (accanto alla porta delle toilettes femminili!), una sala che sta festeggiando i 90 anni con una valanga di eventi. L'abbiamo reincontrato al caffé-restaurant Lubitsch, proprio di fronte al Filmkunst 66, un cinema trendy nella chicchissima Savignyplatz. Ma soprattutto come dominus della straordinaria mostra «Berlin in der Revolution 1918/1919». L'ultimo piano del Museum für Fotografie Helmut Newton - il mio museo prediletto - pullula di documenti sul turbolentissimo periodo succeduto all'abdicazione del Kaiser. In esposizione solo materiali d'epoca: foto di grandi reporter quali Willy Römer, poster di grafici illustri quali Paul Telemann, cartoline ingiallite. Nessun fac-simile nè blow-up cioè. Dai pannelli pendono lenti d'ingrandimento con cui si possono identificare le sembianze di folle di spartachisti barricaderi, militari armati, leader politici trascinatori. In quel sehr heiß biennio il ventiseienne Ernst Lubitsch, già affermato attor comico e regista, dirige la bellezza di sedici film. In alcuni di essi impiega vaste masse di comparse affamate prese per la strada. E riflette sulle rivolte in atto, in particolare nel suo delirante kolossal francofobo Madame du Barry. La mostra illumina i rapporti tra la realtà sociale e le rappresentazioni offerte dal cinema, dal teatro, dal cabaret. Applausi a Ludger Derenthal, Evelin Förster, Enno Kaufhold, che hanno curato la mostra e l'onnicomprensivo catalogo (1). Con una passeggiata primaverile attraverso il Tiergarten giungiamo all'ipermoderno Sony Center concepito da Renzo Piano. Su due piani della Deutsche Kinemathek ecco «Zwischen den Filmen-Between the Films». Una storia della Berlinale dal 1951 in poi narrata dalle foto scattate da reporter di vaglia: Mario Mach, Heinz Köster, Joachim Diederichs, Erika Rabau e altri. Ecco il trailer: https://vimeo.com/305315190. Anche in questo caso, le frivolità cine-festivaliere vengono messe in diretto rapporto con i drammatici eventi storici. Commuove tuttora vedere James Mason - proprio mentre da "pervertito" Humbert Humbert presenta Lolita di Kubrick alla Berlinale - ergersi sopra un predellino per scrutare Berlino Est oltre il muro e i fili spinati. Sul bellissimo poster della mostra il massimo simbolo della democrazia americana, un James Stewart un po' curvo e sofferente, rappresenta esattamente Mr. Smith Goes to Berlin. Daniela Sannwald e Georg Simbeni firmano il catalogo (2). «In Germania, a parte alcune pioniere del muto, il caso eccezionale di Leni Riefenstahl e alcune opere sporadiche negli anni '50 e '60, le registe donne iniziano ad affermarsi in maniera consistente solo alla fine degli anni'60 […]. Malgrado condizioni produttive assai diverse nelle due Germanie, vi furono parecchi temi paralleli: come conciliare carriera e famiglia, le mamme single, l'eros e il controllo delle nascite, i rapporti tra madri e figlie», scrive Rainer Rother, il curatore della retrospettiva Selbstbestimmt. Perspektiven von Filmenmacherinnen [Autodeterminazione. Prospettive delle cineaste]. Una vasta panoramica sul percorso di registe ignote attive nella DDR e di quelle della BRD affermate a livello internazionale, da Margarethe von Trotta a Katja von Garnier, Doris Dörrie, Ula Stöckl. Dal 1974, l'anno in cui Helke Sander pubblicò a Berlino il primo numero della rivista «Frauen ♀ Film», il femminismo ha fatto passi da gigante. Lo dimostrano le tre diverse pubblicazioni, su carta e DVD, che hanno orgogliosamente alimentato la rassegna (3). (1)https://www.smb-webshop.de/museen-und-sammlungen/museumsgebaeude/museum-fuer-fotografie/4021/berlin-in-der-revolution-1918/1919. (2) https://www.verlag-kettler.de/programm/zwischen-den-filmen-eine-fotogeschichte-der-berlinale (3)http://www.bertz-fischer.de/product_info.php?cPath=1_42&products_id=543; https://www.defa-stiftung.de/stiftung/aktuelles/meldung/sie-regisseurinnen-der-defa-und-ihre-filme/; https://absolutmedien.de/film/8025/Selbstbestimmt+Perspektiven+von+Filmemacherinnen.
Premio Alberto Farassino 2019
Alessandro Venier
Scrivere di cinema
Largo ai giovani critici! Torna per la diciasettesima edizione l’unico concorso nazionale di critica cinematografica per giovani: Scrivere di Cinema Premio Alberto Farassino, promosso da Cinemazero in collaborazione con Fondazione Pordenonelegge.it, il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e MYmovies.it. Scrivere di Cinema si rivolge a tutti gli aspiranti critici tra i 15 e i 25 anni residenti in Italia, che dal 4 febbraio al 16 giugno potranno iscriversi e iniziare a mandare le loro recensioni sulla pagina di MYmovies dedicata al concorso: scriveredicinema.mymovies.it Due le sezioni di gara: Young Adult (15-18 anni) e Under 25 (19-25 anni). A leggere gli elaborati e decretare i vincitori una giuria di critici professionisti, composta da Giorgio Viaro (direttore del magazine Best Movie e dei siti Bestmovie.it e Bestserial.it, direttore artistico del Cine&Comic Fest di Genova), Enrico Magrelli (critico cinematografico, conduttore di Hollywood Party su Radio3, vicedirettore del Bif&St di Bari) e Marco Contino (critico cinematografico, scrive per “Il Mattino di Padova”, “La Nuova Venezia”, “La Tribuna di Treviso”, “Il Corriere delle Alpi” ed è iscritto al Sindacato Nazionale dei Critici Cinematografici Italiani); a presiedere la giuria, Viola Farassino (costumista per il cinema, la televisione e il teatro). I premi rispecchiano lo spirito e l’obiettivo del concorso: permettere ai ragazzi di misurarsi con l’articolato mondo cinematografico, vivere accanto a professionisti di primo piano e mettere il proprio talento alla prova dei fatti. I primi tre classificati per entrambe le sezioni di gara, infatti, entreranno a far parte di una redazione che collaborerà con Minima&Moralia e con MYmovies.it. I vincitori della sezione Under 25, invece, vivranno l’esperienza di inviati al Far East Film Festival di Udine, il maggiore festival europeo di cinema popolare dell’Estremo Oriente, dove dovranno recensire i film in programma per MYmovies. Scrivere di Cinema fornirà ai neo-redattori anche un carnet di ingressi al cinema. In entrambi i casi l’obiettivo è permettere ai ragazzi di immergersi nel mondo dei professionisti del settore e testare e far crescere le proprie abilità, cimentandosi concretamente con la critica. Accanto al concorso nazionale, viene riproposto, dopo il successo degli anni precedenti, il Premio Mediateche FVG: un premio collaterale – promosso da Crédit Agricole FriulAdria in collaborazione con Mediateca Cinemazero (Pordenone), Mediateca Mario Quargnolo (Udine), Mediateca Ugo Casiraghi (Gorizia), Mediateca La Cappella Underground (Trieste) – che si rivolge a tutti gli studenti delle Scuole Secondarie di II grado della Regione FVG. La giuria di questo premio sarà composta dai responsabili dell’attività didattica dei diversi poli mediatecari e permetterà alla classe del vincitore di partecipare a un evento formativo dedicato, durante il festival Le Voci dell’Inchiesta (www.voci-inchiesta.it). Il concorso si chiuderà con le premiazioni, che avverranno nell'ambito di pordenonelegge, Festa del libro con gli autori (18-22 settembre 2019). Come ogni anno, verrà scelto un testimonial del concorso tra i protagonisti del cinema contemporaneo che verrà chiamato a raccontare al pubblico la sua visione e la sua esperienza sul fronte della scrittura dedicata al cinema. E si conosceranno i vincitori di Scrivere di Cinema Premio Alberto Farassino 2019.
CAPOLAVORO DELLA NOUVELLE VAGUE PER UN TRAGICO TRIANGOLO AMOROSO
JULIES ET JIM
DI FRANCOIS TRUFFAUT Parigi, attorno al 1912. Il tedesco Jules e il francese Jim sono diventati amici inseparabili uniti dalla passione per la letteratura e le lingue e per le donne (che Jim presenta all'inesperto amico). Un giorno vengono colpiti dall'immagine della testa di una statua dal sorriso enigmatico. Incontreranno Catherine, che le somiglia molto. Jules ne è attratto e avverte Jim che non vuole condividerla con lui. L'amico si ritrae ma, dopo il conflitto che li impegna su fronti opposti, i due si ritrovano. Ora la coppia vive in campagna ed è nata una bambina, Sabine. Ma Catherine non ama più Jules e a questo punto Jim può ammettere anche con se stesso l'attrazione che ha sempre provato per lei. Jules è pronto ad accettare la situazione. ‘M’hai detto ti amo, ti dissi aspetta. Stavo per dirti eccomi, tu m’hai detto vattene…’ È la frase di apertura del film, pronunciata fuori campo, che lascia intendere i tempi asincroni di una coppia. Prima è lui che si dichiara e lei è titubante, poi si convince ma è troppo tardi perché lui nel frattempo ha cambiato idea. C’entra molto ovviamente con l’assunto del film, uno dei più noti di Francois Truffaut, nel quale l’irrazionalità e l’inarrestabilità dell’amore hanno un ruolo fondamentale nei rapporti di relazione. Truffaut è uno dei cardini della ‘Nouvelle Vague’ che in Francia alla fine degli anni ’50 ruppe il conformismo e conservazionismo imperante della cinematografia nazionale per intraprendere una nuova creatività artistica, spesso povera di mezzi ma ricca di ispirazione, fondata su una rappresentazione realistica della società, se necessario trasgressiva anche nei costumi. La frase citata all’inizio non è che poi contenga tratti di particolare anticonformistico, se non fosse che già il titolo dell’opera contiene una contraddizione in termini: Jules e Jim non sono un uomo e una donna, bensì due uomini, amici per giunta. La donna è invece Catherine, la quale sposa Jules e in seguito diventa l’amante di Jim. La vicenda non è di fantasia ma è tratta da un romanzo autobiografico dello scrittore francese HenriPierre Rochè che si discosta dal film solo nella parte conclusiva. Niente è banale e convenzionale in questa vicenda, come si sarà inteso e nulla è facile anche se apparentemente sembra il contrario. Jules e Jim è una storia di forti contrasti sentimentali che si fondono armoniosamente e contraddittoriamente fra di loro, di amicizia leale ed incrollabile, di amore libero da condizionamenti, ma anche di fallimento di questa filosofia di vita. In un certo senso quest’opera anticipa quelle seguenti di Truffaut che si distingue per uno stile snello, discorsivo e letterario allo stesso tempo, provocatorio nei temi ma non nel linguaggio cinematografico che utilizza nel proporli. Non era certamente semplice raccontare una vicenda così anticonformista senza cadere nel ridicolo oppure indirizzandola verso facili conclusioni. Jeanne Moreau sovrasta tutto e tutti di una spanna ed è sicuramente il personaggio simbolo di quest’opera. [da Storiadeifilm.it]
i film del mese
Un film di François Truffaut. Con Jeanne Moreau, Oskar Werner,Henri Serre. Francia, 1962. Durata 100’
Un film di Sebastián Lelio. Con Julianne Moore, John Turturro,Michael Cera. USA, 2018. Durata 102’
UNA DONNA UNICA, FORTE E FRAGILE, CAPACE DI DANZARE DI FRONTE ALLA VITA
GLORIA BELL
DI SEBASTIAN LELIO Gloria Bell ha cinquant'anni, un marito alle spalle e due figli che non hanno più bisogno di lei. Dinamica e indipendente, canta in auto a squarciagola e si stordisce di cocktail e di danza nei dancing di Los Angeles. Una notte a bordo pista incrocia Arnold, un uomo separato che sogna un cambiamento. Gloria si lancia, Gloria ci crede. Arnold ci prova ma poi improvvisamente non è più là. Volatilizzato fino alla prossima promessa. Per lui il passato è una prigione. Tra amplessi e abbandoni, Gloria finisce al tappeto ma si rialza e balla. Sebastián Lelio lo avevamo lasciato con un Oscar al miglior film in lingua straniera per Una donna fantastica, al fianco del produttore e mentore del cinema cileno Pablo Larraín. Dopo il successo di critica di Disobedience e con la sua casa di produzione Fabula, Larraín (a sua volta impegnato nel passaggio al mondo degli studios) è ancora una volta al fianco dell'amico e collega Lelio, per un'operazione che di fatto è un grande classico hollywoodiano: il remake di un film straniero, adattato alle atmosfere e ai gusti statunitensi. Gloria Bell è la versione statunitense di Gloria, il film cileno del 2013 che lanciò la carriera di Leilo. La vita quotidiana di Gloria è abbastanza solitaria: si alza, caccia dall'appartamento un inquietante gatto a pelo corto che trova sempre qualche misteriosa via per entrare, si prepara e va al lavoro cantando le canzoni disco che sente nell'autoradio. Le prospettive di pensione per lei sono lontane, ma sul luogo di lavoro le sue amicizie storiche cominciano a diradarsi. Gloria fa yoga e ginnastica, ha una vita sociale attiva, qualche volta va a ballare le hit dance del passato, perdendosi nel ritmo trascinante della musica. I figli crescono e lei è sola. L'entrata in scena di Arnold (John Turturro), un timido imprenditore conosciuto sulla pista da ballo, sembra portare uno scossone nella vita di Gloria. Stavolta però l'operazione non è un mero ricopiare in salsa americana una storia cilena di successo. Il logo di Fabula e il tocco inciviso dell'accoppiata Larraín-Leilo si sente molto più che in Disobedience, che mancava proprio di quel mordente tipico del loro cinema. Non è che Gloria Bell tutto funzioni sempre per il meglio, anzi. Si sente l'impasse di chi si muove in uno
i film del mese
Un film di Daniele Luchetti. Un film con Pif, Renato Carpentieri, Thony Francesco. Or.: Italia, 2019. Durata: 100’
Un film di Ali Abbasi. Con Eva Melander, Eero Milonoff, Viktor Åkerblom, Andreas Kundler. Svezia, 2018. Durata 101’
spazio non pienamente suo, con una storia pensata per volti e luoghi diversi accuratamente piegata per entrare al meglio in un mondo differente... Julianne Moore sa mettere a frutto un ruolo tanto raro e tanto desiderato, svelando a poco a poco un personaggio molto più complesso della classica donna che riscopre l'amore dopo i 50 anni. Anzi, il film racconta l'amore come "un miscuglio di felicità e ansia", in chiave strettamente (talvolta dolorosamente) contemporanea... C'è una libertà inaspettata e brillante in come Julianne Moore possa fumare, fare sesso e rimanersene davanti alla cinepresa senza vestiti addosso, ma senza quello sguardo pruriginoso a cui siamo abituati. Questo approccio fa sentire anche lo spettatore leggero, libero, di fronte a un film senza freni nel guardare la realtà del quotidiano, senza ingentilirla o mediarla... In quei cinque minuti finali, tra le luci rosate della pista e la musica sempre più trascinante, Leilo si concede di essere sé stesso, confezionando una chiusa memorabile ed emozionante al suo secondo, timido bussare alle porte del cinema statunitense. Terminerà come nell’originale con le note di Gloria cantata da UmbertoTozzi? [da MondoFox.it]
UNA STORIA NOTA ANCORA IN GRADO DI COMMUOVERE GRANDI E PICCOLI SPETTATORI
MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITà
DI DANIELE LUCHETTI Cosa faresti se, dopo essere morto, potessi vivere ancora un’ora e 32 minuti? È questa la domanda che viene rivolta a Paolo (Pif), morto in un incidente col motorino e che, per problemi burocratici in Paradiso, si ritrova a poter passare ancora un po’ di tempo da vivo sulla Terra. L’impiegato del Paradiso (Renato Carpentieri) spiega all'uomo che, grazie all’uso abbondante che ha fatto delle salutari centrifughe, gli verrà abbonata un’ora e 32 minuti di vita, da trascorrere assieme alla moglie Agata (Thony) e ai figli Aurora (Angelica Alleruzzo) e Filippo (Francesco Giammanco). Come sfrutterà questo (pochissimo) tempo prezioso? Lo yoga e l'Autan non sono in contraddizione? La luce del frigorifero si spegne veramente quando lo chiudiamo? Perché il primo taxi della fila non è mai davvero il primo? Perché il martello frangi vetro è chiuso spesso dentro una bacheca di vetro? E la frase: ti penso sempre, ma non tutti i giorni, che sembra bella, è davvero bella? A queste, e ad altre questioni fondamentali, Paolo cercherà di dare una risposta [www.mymovies.it]
SORPRENDENTE E IMMAGINIFICO, UN FILM CHE INQUIETA E MERAVIGLIA
BORDER - CREATURE DI CONFINE
DI ALI ABBASI Tina ha un fisico massiccio e un naso eccezionale per fiutare le emozioni degli altri. Impiegata alla dogana è infallibile con sostanze e sentimenti illeciti. Viaggiatore dopo viaggiatore, avverte la loro paura, la vergogna, la colpa. Tina sente tutto e non si sbaglia mai. Almeno fino al giorno in cui Vore non attraversa la frontiera e sposta i confini della sua conoscenza più in là. Vore sfugge al suo fiuto ed esercita su di lei un potere di attrazione che non riesce a comprendere. Sullo sfondo di un'inchiesta criminale, Tina lascia i freni e si abbandona a una relazione selvaggia che le rivela presto la sua vera natura. Uno choc esistenziale il suo che la costringerà a scegliere tra integrazione o esclusione. Sceneggiato dallo stesso regista con Isabella Eklöf e John Ajvide Lindqvist, Border racconta la storia di Tina, una doganiera nota per il suo straordinario olfatto. Per certi versi, è come se Tina riuscisse ad annusare da lontano il senso di colpa di chiunque nasconda qualcosa. Eppure, quando Vore, un uomo che sin dall'aspetto non sembra nascondere nulla di buono, le passa accanto, le sue abilità vengono messe alla prova come non mai... La vicenda svela poco e centellinando con cura ogni particolare, proseguendo, nella sua narrazione a metà strada tra atmosfere horror e thriller, a farci vivere la scoperta della ragazza, circa le attività e i complotti orditi dal suo compagno, persona che si rivelerà ancor più inquietante nei progetti, che nell'aspetto fisico. Per la regia del cinesta nativo iraniano, ma residente da quasi un ventennio a Stoccolma Ali Abbasi (classe 1981), Border - vincitore del premio Un certain regard a Cannes 2018, e tratto con qualche libertà dal romanzo dell'autore di Lasciami entrare, John Ajvide Lindqvist, co-autore della sceneggiatura del film - commistiona commedia umana a fantascienza, con un andamento da thriller sovrannaturale che si addentra all'interno delle più misteriose ed affascinanti tradizioni nordiche legate alla presenza di popoli e razze al limite del genere umano. Sfiorando pure il coté etico della sopravvivenza della specie, e problemi inerenti l'integrazione e la tolleranza della massa verso le minoranze ed i diversi, addentrandosi negli enigmi inerenti la possibilità di scelta della propria dubbia identità, fino ad una presa di coscienza dura e difficile da accettare, ma che fornisce tutte le risposte esatte ad un puzzle di vita che sino a poco tempo prima sembrava dovesse restare per sempre irrisolto. Una trama che sa catturare - anche grazie ad un calibrato ma efficace ricorso ad effetti speciali e ad un lavoro di makeup grandioso sui due protagonisti l'attenzione del pubblico e rendersi accattivante e suscettibile di un trasporto da colpi di scena piuttosto efficace. [da filmtv.it]
IMPLACABILE THRILLER TELEFONICO AD ALTISSIMA TENSIONE
IL COLPEVOLE - THE GUILTY
DI GUSTAV MOLLER Asger Holm è un agente di polizia che si è messo nei guai e per questo è stato confinato a rispondere al numero d'emergenza insieme a più anziani colleghi. Vive questo lavoro con insofferenza e agitazione, anche perché l'indomani lo aspetta il processo che deciderà della sua carriera. Quando riceve la telefonata disperata di una donna che dice di essere stata rapita, Asger decide di mettersi in gioco e fare il possibile, fino a scavalcare le regole, per non tralasciare alcuna possibilità. Il suo desiderio di redenzione si incaglia però in un caso che è molto più complesso di quello che sembra e le sue buone intenzioni rischiano di avere effetti controproducenti per sé e per gli altri. Presentato in concorso al Torino Film Festival 2018 (e agli scorsi Sundance Film Festival e Rotterdam Film Festival dove ha vinto in entrambi i casi il premio del pubblico) Il colpevole – The Guilty (Den skyldige) è l’opera prima del regista danese Gustav Möller, incentrata su una regola semplice: il film si svolge nel centralino di una stazione di polizia e tutte le storie sono raccontate indirettamente attraverso le chiamate d’emergenza. Un meccanismo portato coerentemente fino in fondo. Le storie sordide nel film di Möller non sono però mai viste, mai messe in scena, ma sono evocate, raccontate ma anche con dei rumori o dei dialoghi in sottofondo, nelle telefonate che il poliziotto Asger riceve nell’equivalente del nostro 113. Gustav Möller esordisce al cinema con una regola, forse memore del connazionale Lars von Trier che di regole se ne intende, avendo concepito Dogma, o di altri esempi della storia del cinema, come In linea con l’assassino e Locke, per quanto riguarda il telefono, o Donne di Cukor, dove vige il divieto di inquadrare esponenti di sesso maschile, o Good Kill dove la guerra è tutta vista dalle immagini dei droni. Le storie, o la storia, de Il colpevole – The Guilty seguono le regole della narrativa di genere, fatta di suspense, colpi di scena, trepidazione. E Gustav Möller, a modo suo, ripropone quei teoremi morali di Hitchcock o Lang che consistono nel far vedere le cose dalla parte del colpevole, o di chi comunque abbia commesso un crimine, di chi ha ucciso un uomo. Varie storie si intrecciano, scoprendo un punto in comune, secondo il meccanismo del crossover, e si connetteranno anche con la macrostoria, cioè quella di Asger stesso che deflagra nel classico coup de théâtre, preparato da alcuni precedenti indizi. [da quinlan.it]
i film del mese
(Tit. Or.: Den skyldige) Un film di Gustav Möller. Con Jakob Cedergren, Jessica Dinnage, Omar Shargawi Danimarca, 2018. Durata 85’
LA SCUOLA AL CINEMA | MARZO 2019
Al prezzo di € 3,00 a studente (insegnanti e adulti accompagnatori non pagano), è possibile partecipare alle proiezioni mattutine presso le sale di Cinemazero e dello Zancanaro. Ogni proiezione è un evento, accompagnato dal commento critico di un esperto. E' obbligatoria la prenotazione scrivendo a didattica@cinemazero.it Ogni mese insegnanti e segreterie didattiche ricevono tramite mail la lista di tutti gli appuntamenti in sala. Per essere inseriti nella mailing list, inviare il proprio contatto a didattica@cinemazero.it
7 e 8 marzo 2019 Cinemazero | 9 marzo 2019 Zancanaro GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA A cura di Cinemazero con Associazione Neda Day RADIO KOBANI di Reber Doski Paesi Bassi 2016, 70' L’assoluta libertà di una radio, rifugio e conforto per sopravvissuti, soldati e musicisti, restituisce uno dei più accorati ritratti mai realizzati di Kobane, città prima occupata e poi distrutta dallo Stato Islamico: il sole può sorgere anche sulle rovine.
12 marzo 2019 Cinemazero ODISSEE: MIGRAZIONI, ESODI, ESILI DALL'ANTICHITÀ CLASSICA AL MONDO CONTEMPORANEO A cura di Associazione Atene e Roma e Cinemazero ANOTHER NEWS STORY di Orban Wallace, UK 2017, 90' Filmato sull’arco di un anno, percorrendo 5000 chilometri e attraversando nove paesi, Another News Story rivolge uno sguardo unico su alcune delle storie reali dietro alla “crisi dei migranti”. Un ritratto intimo dei rifugiati ma anche dei giornalisti che hanno il compito di trasformare la crisi in notizie.
21 marzo 2019 Cinemazero ODISSEE: MIGRAZIONI, ESODI, ESILI DALL'ANTICHITÀ CLASSICA AL MONDO CONTEMPORANEO A cura di Associazione Atene e Roma e Cinemazero LA NAVE DOLCE di Daniele Vicari, Italia/Albania 2012, 90' A distanza di diciotto anni da Lamerica di Gianni Amelio, Vicari ci ripropone le immagini documentarie di quel viaggio della speranza trasformandole in una narrazione condotta da chi su quella nave ('dolce' perché con a bordo un carico di zucchero che è servito, come ricorda uno degli interventi, "a tenere viva l'anima") c'era.
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
LA PEDAGOGIA DELLA DIVERSITÀ
Pordenone, dal 12 al 27 marzo Melarancia nell'ambito della manifestazione Fiaba Libera Tutti!, organizzata in collaborazione con la Fondazione Sarmede, promuove tre giornate di “formazione e divulgazione della diversità e della conciliazione” il 12, il 20 e il 27 marzo. In particolare, il primo appuntamento che si terrà il 12 marzo alle ore 18.00 presso le sale cinematografiche dell’Aula Magna si svolgerà in collaborazione con Cinemazero per creare spazi di riflessione per gli adulti che si interessano al mondo della pedagogia e dell’infanzia e vedrà impegnati i relatori, dott.ssa Anna Maso e dott. Manlio Piva, sul tema del cinema e dell’immagine audiovisiva come strumento trasformativo nella pedagogia 0-10 anni. Info: www.melarancia.it
ZERORCHESTRA PLAYS BEAUTY’S WORTH
Spilimbergo, Teatro Miotto - venerdì 8 marzo ore 20.45 A grande richiesta, dopo i due appunamenti di Lignano e Pordenone del mese scorso, continuano le proiezioni del film Beauty’s Worth con l'accompagnamento musicale dal vivo della Zerorchestra diretta dal Maestro inglese Stephen Horne, uno dei migliori accompagnatori di cinema muto a livello internazionale. Opera del regista statunitense di origine lucana Robert Vignola, Beauty's Worth ricorda un pò la favola di Cenerentola, con Marion Davies nei panni di Prudence Cole, una giovane quacchera che tenta di entrare in società mentre viene sorvegliata da due zie molto tradizionaliste. Ingresso libero. Info: www.zerorchestra.com
SAN VITO JAZZ 2019
San Vito al Tagliamento (Pn) - sabato 23 e 30 marzo, giovedì 4 aprile 2019 Jazz, jazz e ancora jazz. Torna anche quest’anno la piccola e tenace manifestazione che offre esperienze di ascolto inedite e significative. Il cartellone di San Vito Jazz 2019 inizia infatti con uno sguardo sulla nuova scena jazz britannica che sta facendo parlare di sé gli addetti ai lavori di tutto il mondo: la giovane Nubya Garcia è sicuramente una delle musiciste di punta del vasto e vitale movimento che sta elettrizzando i club londinesi. Seguono i Maistah Aphrica, travolgente band elettroacustica dove soffiano, percuotono e smanettano otto musicisti tra i più dotati e originali del Friuli Venezia Giulia che fanno “una musica immaginaria e immaginata, come essere ad una festa africana di gente che non è mai stata in Africa. Maistah Aphrica appunto!”. Chiude la rassegna il nuovo progetto del violoncellista Erik Friedlander, fresco dell’incisione del cd “Artemisia” che ha avuto immediatamente un ottimo riscontro. Con lui un supergruppo del jazz che non ha bisogno di presentazioni: il grande pianista e compositore Uri Caine, il contrabbassista Mark Helias e il batterista Ches Smith. Tre concerti per musicisti e ascoltatori visionari. Info: iat.sanvitoaltagliamento@gmail.com / Tel. 0434-80251
FILMFORUM 2019
Gorizia - sedi varie, dal 21 al 23 marzo 2019 Come ogni anno, l’Università degli Studi di Udine, Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale, organizza FilmForum (21-26 marzo 2019, Gorizia), evento composto dal Convegno Internazionale di Studi di Cinema (21-23 marzo) e da MAGIS – International Film Studies Spring School (23-26 marzo). Il Convegno Internazionale e, in maniera più specifica, la Spring School dottorale costituiscono dei momenti intensivi di formazione avanzata, elaborazione della ricerca e disseminazione a cui partecipano studenti di dottorato e magistrali provenienti da università europee ed extra-europee. In occasione del Convegno le studentesse e gli studenti possono assistere e interagire con temi relativi allo stato dell’arte della ricerca internazionale, mentre durante la Scuola possono partecipare a workshop afferenti a differenti sezioni e prospettive sui film and media studies. Il programma prevede sessioni plenarie mattutine alla presenza di keynote speaker internazionali, curatori e artisti, sessioni seminariali pomeridiane, un programma di proiezioni serali e diverse attività volte a favorire il networking. Info: www.filmforumfestival.it
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I Nostri V iaggi d i Gruppo 23/03: Venezia ² ´6XL SDVVL GL &DVDQRYDµ 30/03-01/04: Il Lago Maggiore e il Treno delle Cento Valli 03-09/04: Petra, la Giordania e il Mar Morto 07/04: Villa Bolasco e le sculture di Canova a Possagno 10-14/04: Napoli & la Costiera Amalfitana 12-15/04: , SDUFKL GL 3OLWYLFH H GHOOD .UND 0HGMXJRULH 7URJLU H¬ 13/04: Venezia ² I luoghi della musica nella Serenissima ,O &DVWHOOR GL 6WUDVVROGR H O·$EED]LD GL 5RVD]]R 22/04: Pasquetta sul Lago di Garda 22/04: Pasquetta al giardino di Sissi a Merano 24/04-02/05:In Spagna-B Bilbao, i Paesi Baschi e la Provenza 25-28/04: Long weekend a Vienna 25-28/04: La città di Roma e i suoi dintorni 03-05/05: La Maremma O·$UJHQWDULR H O·,VROD GHO *LJOLR /·(UHPR GL 6DQ &RORPEDQR H OD FLWWj GL 5RYHUHWR 10 12/05 Weekend all··is 10-12/05: isola d·Elba 18-19/05: I luoghi di Santa Rita, Gubbio e Città di Castello 25/05: Venezia ² I giardini nascosti della Serenissima 01-02/06: Milano tra nuove e vecchie architetture %UHVFHOOR H OD QDYLJD]LRQH OXQJR LO 3R· 08-09/06, 20-21/07, 08-0 09/09: Il Trenino Rosso del Bernina 23-29/06: Tour del Portogallo del Sud ² /LVERQD H O·$UJDUYH 03-08/07: Matera e la Puglia passando per le Marche 12-19/07: In Scozia, tra leggende e castelli 28//07: La festa del colore a Brunico 07/09: Bologna e il Santuario di San Luca 08-15/09: Tour Mosca e San Pietroburgo 21-28/09: Nei Balcani tra Kossovo, Macedonia e Albania 25- 1HOO·$QWLFR 'XFDWR GL 3DUPD H 3LDFHQ]D
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