€ 1,00 mensile di cultura cinematografica
Due volumi aggiungono tasselli importanti alla bibliografia di Pasolini
PFA - Piccolo Festival dell’Animazione
Otto edizioni, sette location per vedere il meglio dell’animazione
TFF...ovvero dove tutto ebbe inizio A Torino la 33esima edizione del Festival
L’uomo fa il suo giro
Cinemazero incontra Giorgio Diritti e il suo cinema
Natale 2015: tutti i film sotto l’albero Il meglio del cinema d’autore a Natale in sala
Zerorchestra: vent’anni di musica e cinema
In dicembre un grande concerto per festeggiare
Pathè de films
15
Dicembre
PPP: l’importanza dell’opera e dei documenti
2015 numero 11 anno XXXV
“Che cosa sono le nuvole?”
Quale futuro aspetta Palazzo Badini?
A Parigi nasce un multiplex innovativo spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi
Quale futuro aspetta Palazzo Badini?
Andrea AndreaCrozzoli Crozzoli
Editoriale Editoriale
Che cosa sono le nuvole? «Ah, straziante, meravigliosa bellezza del creato!». Così risponde Totò a Ninetto Davoli che gli ha chiedeva «Che cosa sono le nuvole?». Sono ormai due burattini inservibili e Domenico Modugno li ha gettati in discarica da dove vedono per la prima volta il cielo. È l’ispirato finale dello stupendo cortometraggio di Pier Paolo Pasolini Che cosa sono le nuvole (episodio del film Capriccio all’italiana). Quella poetica frase diventa anche il congedo cinematografico e il commiato dal mondo di Totò. È il 15 aprile del 1967, appena ultimate le riprese del film, quando Totò muore d’infarto. Come in tutte le opere pasoliniane anche qui sono diversi i livelli di lettura e di riflessione; livelli sempre amari e metafisici sui limiti della nostra esistenza. Ancora una volta Pasolini con Che cosa sono le nuvole traccia il confine tra apparenza e realtà, falso e vero, divenire ed essere. Pasolini inoltre traccia una metafora del potere, eterno e polimorfo nel muovere i fili dell’uomo-burattino a suo completo piacimento. La spietata “società dei consumi” ci dice Pasolini serve solo a spremere gli uomini come limoni, per poi buttarli nella discarica quando “non servono più”. Queste riflessioni, proposte da Pasolini quasi cinquanta anni or sono, tornano alla mente quando si legge sulla stampa locale alcuni propositi di un prossimo candidato alle elezioni per la carica di sindaco di Pordenone. Questa è una rivista di cultura cinematografica per cui non faremo nomi nemmeno sotto tortura e non vogliamo entrare assolutamente nell’agone politico; non intendiamo minimamente insinuarci nella singolar tenzone ma si resta esterefatti quando il giornale riporta che, nel programma del candidato sindaco prossimo venturo, c’è “... palazzo Badini da dare ai commercianti del centro per farne «un outlet di qualità in grado di contrastare i centri commerciali»...”. Ma il candidato, che dovrebbe governare la città, non è stato informato che il palazzo è ora sede delle principali realtà culturali pordenonesi? Che si è stabilita nel mezzanino del palazzo una Mediateca, quella di Cinemazero, frequentatissima dalla cittadinanza, con oltre 40.000 prestiti, quasi 10.000 utenti registrati all’anno e così via? Per sbarrare poi la strada ad ogni possibile rientro della Mediateca nei luoghi dai quali proviene, il programma del nuovo candidato sindaco dopo l’outlet indica “...in piazza della Motta dove ci saranno nuovamente nobile interrompimento, il santo in centro, verde e panchine, e l’ex convento adibito a teatro stabile delle compagnie sperimentali...”. Dulcis in fundo, per far sognare i propri concittadini, il candidato sindaco aggiunge anche “...In una città in cui gli spettacoli a teatro finiranno alle 21.30, «immaginate di passeggiare in piazza Pescheria e trovare il mercato del pesce...”. Non abbiamo proposte da fare, non facciamo politica, mai fatta e men che meno vogliamo farla ora. Ma spogliare palazzo Badini della sua ritrovata centralità culturale per trasformarlo in outlet ci sembra, a dir poco, impraticabile. Certo, essendo “...tantissime le idee snocciolate e «verificate anche in termini economici»...” nel programma del candidato, è umano che qualche “dettaglio” sfugga!!
In copertina Giorgio Diritti che sarà ospite della Mediateca di Cinemazero per presentare il suo ultimo libro L’uomo fa il suo giro il prossimo 20 dicembre.
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Dicembre 2015, n. 11 anno XXXV Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Manuela Morana Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Elena d’Inca Direzione, redazione, amministrazione Via Mazzini, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica
Due volumi aggiungono tasselli importanti alla bibliografia pasoliniana
Riccardo Costantini
“Ciò che davvero resta, è questo alone... il fantasma di Pasolini”, diceva Franco Cordelli nel 2005 in occasione del precedente anniversario pasoliniano. Parole che suonano attuali ora che il quarantennale è (quasi) passato e molte delle iniziative realizzate si sono poi rivelate di dubbia utilità e risultato, pensate forse solo per “celebrare a tutti i costi”. Molte di queste sono state realizzate con enorme dispendio di risorse, anche pubbliche, purtroppo perpetrando - abusando anche di un eccesso di comunicazione del periodo - quell'idea di “santificazione” in ogni forma del poeta cineasta. È un fenomeno che spesso ha finito per nuocere alla figura di Pasolini stesso, facendo dimenticare l'unica cosa fondamentale: la sua opera. Come Cinemazero, secondo tradizione, si è cercato di concentrarsi sui documenti. Oltre alla mostra fotografica - di grande successo - “Inafferrabile: lo sguardo di Pasolini” (catalogo disponibile in Mediateca!), l'installazione sonora di Michele Spanghero “PPP – pianissimo”, la distribuzione in tutti i cinema d'Italia e in DVD di Salò o le 120 giornate di Sodoma, con un ampio lavoro sulle fonti, si è arrivati a realizzare due volumi di respiro nazionale: Accattone. L’esordio di Pier Paolo Pasolini raccontato dai documenti a cura di Luciano De Giusti e Roberto Chiesi (edizioni Cineteca di Bologna / Cinemazero) e Pier Paolo Pasolini. Polemica, Politica, Potere. Conversazioni con Gideon Bachmann (edito da Chiarelettere). Il primo racconta la nascita di Accattone, il primo film di PPP, da sempre avvolta nell’aura del mito. È un piacere – anche per i meno avvezzi al cinema pasoliniano – scoprire l'articolata vicenda che ha portato Pasolini a esordire alla regia. Il volume ricostruisce le stazioni di questo “calvario esaltante e glorioso”, che vengono narrate attraverso la loro ricostruzione documentale. Assumendo questa prospettiva, il volume ripropone i più significativi reportage dal set; le prime dichiarazioni rilasciate dallo scrittore che diventa regista; le testimonianze di chi collaborò all'impresa: Bernardo Bertolucci, Adele Cambria, Adriana Asti, Franca Pasut, Paolo Ferrari e molti altri; il “Diario di Accattone” nel quale Pasolini fissò le vicissitudini occorse durante la gestazione; gli interventi sul film di amici scrittori, quali Carlo Levi e Alberto Moravia. Risultano di particolare rilievo gli scritti inediti dello stesso Pasolini: il primo trattamento che prevedeva un finale diverso, le sue osservazioni rivolte al giurista che difese il film contro la censura, le note manoscritte per la presentazione del film a Torino nell’ambito delle celebrazioni del centenario dell’unità italiana. I vari documenti vengono infine integrati dagli interventi di due fini studiosi del cinema di Pasolini come Stefania Parigi e Roberto Chiesi. Il secondo volume, Pier Paolo Pasolini. Polemica, Politica, Potere. Conversazioni con Gideon Bachmann, racconta con le loro parole la lunga storia del rapporto di amicizia intellettuale fra Gideon Bachmann e Pasolini, che durerà dal 1959 fino alla morte del poeta. Bachmann, fotografo, regista di documentari (vincitore anche di un Leone d'Argento alla Mostra del Cinema di Venezia), giornalista, critico cinematografico, registra durante le frequentazioni con Pasolini ore e ore di conversazioni: bobine su bobine di nastro custodite da Cinemazero, che, ora, nel quarantennale della morte, diventano testi – ripuliti e ricomposti nel delicato equilibrio fra rispetto filologico delle parole e necessità di una fluidità di lettura – e si offrono come un documento fondamentale per intendere il pensiero dell'ultimo Pasolini. Ricostruiti per intrinseca e naturale necessità in un “abbecedario” rapsodico, trovano posto fra le pagine i temi fondamentali di tutta l'opera pasoliniana, uniti da una costante, precisa, lucida, articolata riflessione sul funzionamento del “potere”, inteso in senso ampio e raccontato nella sua complessità che – mai come in Italia – ha avuto infinite sfaccettature e intricate reti di sviluppo, influenzando società, arte, cultura, progresso ed evoluzione di un paese e un popolo intero. Riflessione, quella che esce da queste pagine prese nel loro complesso, di una – purtroppo – tremenda attualità, con l'usuale bruciante sensazione tutta delle analisi pasolinane di suonare drammaticamente anticipatrici, o, semplicemente, così logica e precisa da risultare senza tempo.
Bibliografia pasoliniana
Pier Paolo Pasolini: l'importanza dell'opera e dei documenti
Il Festival raggiunge l’ottava edizione toccando ben sette diverse location culturali
Paola Bristot
PFA 2015
PFA - Piccolo Festival dell’Animazione Cinemazero di Pordenone sarà una delle sette location culturali d'eccellenza della nostra regione - insieme a Studio Tommaseo e Cinema Miela di Trieste, Visionario di Udine, Villa Manin di Passariano di Codroipo, Cinecity di Lignano e Dobialab di Dobbia di Gorizia - che accoglierà a dicembre il Piccolo Festival dell'animazione. L'iniziativa giunta quest'anno alla sua ottava edizione e ideata da Vivacomix con la direzione artistica di Paola Bristot e main sponsor il festival sloveno Animateka, torna dunque in Friuli Venezia Giulia per mostrare al pubblico la migliore produzione d'autore di cortometraggi e lungometraggi animati provenienti da tutto il mondo: un cinema “invisibile”, ricco e variegato, e che vive ingiustamente ai margini della programmazione cinematografica delle sale italiane. Il festival approderà a Pordenone martedì 15 dicembre con un doppio evento: il masterStill da "Haircut" di Virginia Mori class mattutino per gli studenti delle secondarie di secondo grado e la serata di proiezioni per il pubblico. Ospite d'eccezione in entrambe le occasioni, grazie alla collaborazione con La Cineteca di Bologna, sarà uno dei massimi interpreti internazionali del disegno animato: il bulgaro-canadese Theodore Ushev. Al suo fianco ci sarà anche Michele Bernardi che al Piccolo festival presenta il suo The Life after/for PINA dedicato alla celebre coreografa e ballerina tedesca. Da fuoriclasse dell'animazione italiana, Bernardi ha iniziato con la Pimpa di Altan e La Linea di Cavandoli per arrivare a Tre Allegri ragazzi morti, Le Luci della centrale elettrica e tanti altri offrendo alla musica il suo talento visionario. Il programma della giornata, nel dettaglio, prevede: alle 9:00, il matinée coi film della categoria Opere prime creati da giovani autori delle più celebri scuole di animazione - Polish National Film School di Lodz (Mosaic, the waltz of spleen di Andrea Guizar), CSC di Torino (Cosmoetico di Martina Scarpelli), NFTS di Beaconsfield (Edmond di Nina Gantz, Pineapple Calamari di Kasia Nalewajka), Estonian Academy of Arts di Tallinn (Velodrool di Sander Joon), HSLU di Lucerna (Ruben Leaves di Frederic Siegel), AKV di St. Joost (A Morning Without Coffee di Jelle van Meerendonk), da SHAR Studio di Mosca (About a Mother di Dina Velikovskaya) - e dagli outsider Ewa Smyk (The Deal), David Ssumpf (Kovbojsko), Francesco Aber e Alessandro Mattei (The Age of Rust). La platea potrà inoltre dialogare con Ushev e conoscere la sua straordinaria arte. Di origine bulgara, Ushev si occupa dal 1999 di cinema di animazione. Il suo segno contiene elementi tipici del costruttivismo russo e della geometria astratta. Compositore delle colonne sonore dei suoi film, Ushev mette la sua raffinata abilità compositiva al servizio di narrazioni intimistiche, personali, senza mai perdere di vista l'attualità (suo è Joda, il film animato in difesa del regista iraniano Jafar Panahi). Ushev sarà nuovamente in sala in serata, quando dalle 21:00 prenderà il via la lunga maratona di film in competizione del Festival provenienti da Italia, Estonia, Croazia, Svizzera. In questa occasione, aperta a tutta la cittadinanza, sarà mostrata la sua ultima opera Sonámbulo. I due autori inoltre incontreranno il pubblico nel pomeriggio, dalle 18:00 alle 19:00 presso mod-o, lo spazio di coworking di Cordenons. Il Piccolo Festival dell'animazione consente al pubblico di votare i film al termine delle proiezioni. I migliori film saranno proclamati il 30 dicembre prossimo al cinema Visionario di Udine. Il Piccolo Festival dell'animazione è promosso da Associazione Viva Comix col contributo di Regione Friuli Venezia Giulia, in partnership con Animateka Film Festival (main partner) e Stripburger, C.E.C. - Centro Espressioni Cinematografiche, Cinemazero, Azienda Speciale Villa Manin, Visionario, CAV - Centro per le Arti Visive, TriesteContemporanea Dialoghi con l'Est Europa, DobiaLab, Cinecity, con la collaborazione di Comune di Udine, Comune di Trieste, Comune di Pordenone, Comune di San Vito al Tagliamento, Istituto Italiano di Cultura (Lubiana), OTTOmani Laboratori, Ordine degli Architetti di Pordenone, IIML di Udine, Scuola Media “Valussi” di Udine, Liceo Artistico “Galvani” di Cordenons (PN), Hamelin, Accademia di Belle Arti di Bologna, PaperMoon e La Cineteca di Bologna, programma Erasmus Plus. Informazioni www.vivacomix.net, facebook e Instagram.
Pubblico in crescita per la 33esima edizione
Andrea Crozzoli
TFF: la sigla potrebbe far pensare al Tokyo Film Festival o al Toronto Film Festival, in realtà siamo al Torino Film Festival, nella città dove nacque l’industria cinematografica italiana. Forse perchè da qui partirono i regnanti di Savoia per Roma capitale, compresa quella regina Margherita follemente appassionata di fotografia; forse perchè la città è la più vicina a Lione patria dei Lumière. Fatto sta che qui, grazie ad Arturo Ambrosio, che si affermerà̀ come il primo autentico produttore cinematografico, nel 1904 venne costruito il primo teatro di posa dove il cinema italiano mosse i primi passi. Per arrivare nel 1913 a Giovanni Pastrone che diede inizio alle riprese di Cabiria che uscirà̀nel 1914 in una versione sontuosa e articolata di circa tre ore ottenendo un successo di pubblico e di critica straordinario, superiore a quello di tutti i film storici italiani precedenti e successivi. Il film di Pastrone sarà anche il primo, nella storia, ad essere proiettato alla Casa Bianca e ad ispirare registi come David W. Griffith o Cecil B. De Mille. Da cotanta progenie Emanuela Martini, direttrice della manifestazione dopo Nanni Moretti e Gianni Amelio, ha confezionato un festival con un cartellone di 200 titoli. Troppo affollato, a detta di Alberto Barbera direttore del Museo del Cinema e della Mostra del Cinema di Venezia e questa polemica ha tenuto banco per un paio di giorni sulla stampa torinese. Nel frattempo quella specializzata era invece al cinema Classico, dove erano relegate le proiezioni per la stampa, senza alcun contatto con la città, con il tessuto che sostiene il festival. In questa specie di isola, popolata dai soliti naufraghi festivalieri, si veniva immersi in mondi, storie, lingue, tradizioni tra le più diverse, a colpi di sette pellicole al giorno. Si passava dall’Africa nera di Gold Coast del danese Daniel Dencik, storia del botanico Wulff (Jakob Oftebro, nella foto sotto) che nel 1836 nel continente nero vuole insegnare agli africani a gestire una piantagione e nel contempo si oppone alla tratta degli schiavi, abolita ufficialmente dalla Danimarca nel 1792 (primo paese europeo ad abolire tale pratica), ma tollerata clandestinamente per altri 50 anni; ai ghiacci polari del nord del Canada a nord di Montreal in Les loups (nella foto in basso) di Sophie Deraspe dove si spinge la delicata protagonista in cerca delle sue radici, di un padre che non ha mai conosciuto. Entrerà a fatica in questa comunità di cacciatori di foche e leoni marini; persone indurite dalle condizioni durissime di vita fra tempeste di ghiaccio e gelido artico. Per tornare subito dopo alla calura insopportabile di un luglio francese nell’assolata ed arida campagna de Coup de chaud di Raphaël Jacoulot dove l’apparente pacifica comunità è messa alla prova dalla presenza di un adolescente difficile, diverso, che potrebbe far del male a qualcuno anche se finora non ha fatto niente. Al regista non interessa l’epilogo che vediamo già all’inizio del film, a Jacoulot interessa indagare su come gli abitanti di un tranquillo villaggio affrontano queste “scene di caccia in bassa baviera”. Fra neve, vento e cielo grigio, invece, fa muovere i suoi personaggi il regista russo Alexey German in Under Electric Clouds, ovvero sette capitoli per un totale di 130 minuti dove i personaggi entrano ed escono dalla nebbia per raccontarci com’è la Russia oggi. Epica e poesia sono mescolate in questo film dalla sceneggiatura, così la definì un critico alla Berlianle 2015, “denutrita”! Ad alleviare questo borbardamento serrato di film, che fa perdere il senso dello spazio tempo, per fortuna c’è anche una fresca commedia demenziale, citazionistica, ad alto tasso ematico come Moonwalkers di Antoine Bardou Jacquet, storia di un agente americano che deve contattare Stanley Kubrick per fargli girare la scena dei primi passi dell’uomo sulla luna. Splatter da far invidia a Tarantino!!!
33mo Torino Film Festival
TFF ovvero dove tutto ebbe inizio...
Venerdì 18 dicembre alle 18 Giorgio Diritti analizzerà il legame fra autore, opera e spettatori
Manlio Piva
Incontro con Giorgio Diritti
L’uomo fa il suo giro Cinemazero incontra Giorgio Diritti Come chi scrive, coloro che hanno conosciuto il cinema di Giorgio Diritti, restandone immediatamente folgorati, hanno certamente in mente un anno e una sala d’essai. Per me fu il 2006, in una sala di Padova, per molti dei lettori di CinemazeroNotizie fu quasi certamente la mitica SalaGrande in Piazza Maestri del Lavoro a Pordenone. Luogo e anno precisi, non solo e non tanto perché Il vento fa il suo giro fosse il primo lungometraggio di Diritti, ma per quell’aura che si era formata intorno al “caso cinematografico dell’anno”, quello di un film prodotto con poche migliaia di euro che aveva fatto il giro del mondo (più di 70 Festival, una quarantina di riconoscimenti) e raccolto decine di premi ma che nel suo Paese di produzione non trovava un solo distributore disponibile a portarlo nelle sale. Fu proprio la stampa specializzata, la voce di critici influenti (fra questi Morandini), la caparbietà del regista e l’aiuto di tante realtà culturali, fra cui proprio Cinemazero, a permettere di stampare sette copie del film (all’epoca non si distribuiva con gli hard disk!) e noleggiarla alle sale che ne facessero richiesta. Il pubblico vedeva il film, usciva con commenti e apprezzamenti che raramente si sentono, lo consigliava ad altri... Morale, una sala di Milano tenne il film in programmazione per più di un anno. Questo per dire che il cinema di Giorgio Diritti è un cinema fatto di coraggio. Un cinema che nasce da una impellenza etica, e punta a creare bellezza, riflessione, incontro, comunità. Ma il caso de Il vento dice anche molto sullo stato della “industria” cinematografica italiana e del cinema in generale, in cui questo coraggio non esiste, con case di produzione preoccupate solo di dare al pubblico quello che presume il pubblico si aspetti, non uscendo mai da un circolo vizioso che crea chiusura, retorica, assuefazione, ragionieristico bilancio di spese e ricavi da parte di un’industria che ripete stancamente i medesimi format, i medesimi plot. Cioè tutto il contrario delle avventure produttive del regista bolognese e dei suoi storici collaboratori (alla sceneggiatura, alla fotografia, alle musiche, alla produzione), iniziate proprio con quel piccolo grande film su una comunità delle vallate occitane, e con gli altri due che seguirono (entrambi pluripremiati: nel 2009, L’uomo che verrà, sulla strage nazista di Marzabotto, e nel 2013, Un giorno devi andare, intima récherche nella foresta amazzonica), sempre frutto di una impellenza etica oltre che artistica volta a dar voce a comunità isolate, alla verità storica di eventi sepolti dalla retorica. Le tensioni morali e antropologiche dei suoi film risentono certamente il magistero e l’influenza di Ermanno Olmi, della cui “scuola non scuola” di Ipotesi Cinema Giorgio Diritti è stato uno dei frequentatori, ma le sue sfide cinematografiche e artistiche richiamano anche la forza espressiva di un Herzog, anche se il nostro rifugge la “droga” dell’epos e si concentra piuttosto sull’eroismo quotidiano dei piccoli, dei dimenticati dalla Storia. Sono narrazioni di incontri, di riconoscimenti e della necessità di dialogo, comunicazione (sottolineati dall’utilizzo delle lingue locali), di costruzione della propria identità attraverso lo specchio dell’Altro. Sono queste le storie di condivisione dentro e fuori del set che oggi Giorgio Diritti consegna alle pagine di L’uomo fa il suo giro, edito da Laterza. È il dietro-le-quinte che narra di energie profuse per raggiungere uno scopo, che rende omaggio agli amici vecchi e nuovi che di volta in volta sostengono un progetto, intere comunità che partecipano attivamente per far sì che la propria voce e umanità raggiunga il prossimo, il regista, lo staff di volontari che, a loro volta, vivono in simbiosi con la popolazione che li ospita, umilmente, ugualmente, bisognosi. biofilmografia, Una senza dubbio, che narra una vita vissuta per e nel fare il Cinema, quello con Giorgio Diritti ospite della Mediateca di Cinemazero il prossimo 18 dicembre la maiuscola.
Il classico Woody Allen e due film d’autore nel meglio del natale cinematografico
Marco Fortunato
Arriva il Natale e tutti gli amanti del cinema si preparano alla consueta “abbuffata” cinematografica. Il menù, come da tradizione, è molto ricco e comprende proposte per tutti i gusti. Per chi non volesse fare indigestione dei soliti cinepanettoni (che quest’anno Una scena del film A perfect day ritornano all’antica formula di Vacanze di Natale ai Caraibi) anche in questo periodo il cinema di qualità promette di regalare film di sicuro interesse. Il primo titolo da segnare in agenda è sicuramente A perfect day dello spagnolo Fernando León de Aranoa, un bizzarro, ancorché credibilissimo, ritratto di un gruppo di operatori umanitari alle prese con le assurdità della guerra in Bosnia di metà anni '90. Adattamento cinematografico del romanzo Dejarse Llover di Paula Farias, il film è stato presentato nella sezione Quinzaine des Réalisateurs dell’ultimo festival di Cannes e vede i protagonisti impegnati nel tentativo di estrarre un cadavere da un pozzo che rappresenta l’unica riserva idrica della zona. Hanno solo 24 ore di tempo, dopodichè l’acqua di infetterà in maniera irreparabile e dunque diventerà imbevibile. La squadra è capitanata da Mambrú (incarnato da Benicio del Toro), un autentico mercenario, un tipo duro che ha avuto le sue schermaglie amorose con alcune colleghe ma sembra determinato, finalmente, a mettere la testa a posto. Il suo vice è il nordamericano B (Tim Robbins), un cowboy che vive in guerra, robusto e appassionato di un contundente rock’n’roll che non perde occasione per ascoltare a tutto volume nella sua jeep. Al loro fianco due ragazze poco avvezze alle emozioni forti (Mélanie Thierry e Olga Kurylenko) e il silenzioso Damir incaricato di fare da traduttore con la popolazione locale. Nessuno sparo, nessun combattimento ma tanti dialoghi, acuti, ingegnosi e divertenti. Con questi ingredienti, dosati alla perfezione, Aranoa confeziona una dark commedy che denuncia il delirio, la disumanizzazione e l’insensatezza di una guerra con le armi dell’umorismo, dove l’incazzatura viene sublimata da un’ironia oltremodo intelligente che costringe lo spettatore a riflettere. È sempre la guerra, ma questa volta la Guerra Fredda, a fare da cornice all’altro film del Natale Il ponte delle spie, – che sarà presentato in anteprima al Courmayeur Noir in Festival – che riunisce per la quarta volta due mostri sacri Steven Spielberg e Tom Hanks. I fatti narrati si ispirano a una vicenda realmente accaduta. Erano infatti le 8.44 del 10 febbraio 1962 quando due uomini si incrociarono su quello che, da allora, verrà ricordato come il “ponte delle spie”, tra Potsdam e Berlino Ovest. Uno è Gary Powers, pilota americano abbattuto durante un volo di perlustrazione in Siberia e catturato due anni prima dai sovietici; l’altro è Rudolf Abel, agente del Kgb, arrestato dagli americani nel ’57, per aver passato segreti nucleari ai russi. Da questa celebre operazione nasce l’idea di un film che ha letteralmente stregato Steven Spielberg. Il regista ha infatti dichiarato di essere rimasto così affascinato dalla sceneggiatura – scritta da Matt Charman e dei fratelli Ethan e Joel Coen – da aver scelto di sospendere il progetto fantasy a cui stava lavorando (GGG Grande Gigante Gentile) pur di aver l’occasione raccontare una storia che, a suo dire, gli avrebbe dato modo esprimere i valori fondamentali della sua nazione attraverso le azioni del protagonista, l’avvocato Donovan. Come ha dichiarato in una recente intervista alla rivista BestMovie “Negli Stati Uniti abbiamo metodi differenti da quelli dell’ex Unione Sovietica. Donovan parla di un regolamento, la Costituzione, che dà a tutti gli stessi diritti di fronte alla legge, e quindi protegge i cittadini stranieri. Sappiamo che come nazione non seguiamo sempre le regole, ma Donovan lo faceva, incarnando i nostri valori fondamentali. […] per questo ho deciso di dipingerlo come come un eroe americano, nonostante – anzi, proprio perché – difenda una spia russa.” E per finire non poteva manca Woody Allen che con Irrational Man firma il suo 46esimo lungometraggio. Al centro della storia Abe, un Joaquin Phonix nei panni di un professore in crisi esistenziale, che arriva all'università per insegnare filosofia. Beve sempre, e si porta dietro una fama da sciupafemmine, destinata ad incrinarsi quando incontro Jill Pollard (Emma Stone) una sua promettente studentessa. Allen torna ai toni della commedia con un film molto simile a Match Point sia per tematiche che per struttura dove i protagonisti sono messi di fronte a scelte estreme e, in questo modo, danno modo al regista di affrontare grandi questioni etiche: quali sono i confini dell’etica e quanto possono essere aggirati per un giusto fine? Fin quando è giustificato l’individualismo? E, soprattutto, quanto conta la fortuna nei destini di tutti noi? Per scoprirlo non vi resta che venire al cinema.
Natale al cinema
Natale 2015, tutti i film sotto l’albero
Il 28 dicembre un grande concerto per festeggiare i vent’anni di attività
Piero Colussi
Zerorchestra
Zerorchestra vent’anni di cinema e musica Nella storia di Cinemazero il 1995 può considerarsi un anno davvero memorabile, tali e tanti sono gli eventi che lo hanno caratterizzato. I 20 anni della scomparsa di Pier Paolo Pasolini furono allora ricordati con una grande mostra a Villa Manin, accompagnata da spettacoli teatrali, convegni e un’ampia rassegna dei suoi film. Altre iniziative dedicate al poeta e regista furono organizzate in tutto il mondo: a Grado con un omaggio alle “Settimane internazionali del cinema di Grado”; a Graz con una mostra curata da Giuseppe Zigaina, a Budapest, ad Avignone e perfino a Bogotà. La Galleria Zeroimage ospitava quell’anno, fra le altre, due mostre dedicate a James Dean e a Valentino nel centenario della nascita. Michelangelo Antonioni fu l’ospite d’onore del festival Ambiente- Incontri a Sacile per la presentazione suo ultimo film Al di là delle nuvole. La mostra Gli anni luminosi dedicata a Tina Modotti dopo l’anteprima a Villa Varda venne riproposta al Teatro Valli di Reggio Emilia e a Roma presso l’Istituto Latino Americano. Le Giornate del Cinema Muto festeggiarono i 100 anni della nascita del cinematografo anche con una bellissima mostra all’ex convento di San Francesco intitolata “Luce e movimentole sette età dell’immagine” ;curata da David Robinson con il provvidenziale sostegno del mecenate J. Paul Getty (altri tempi!).
Last but not least: domenica 3 settembre 1995 alle ore 21 debutta la Zerorchestra, accompagnando in prima assoluta The Cameraman di Buster Keaton. C’è molta attesa in città per un evento davvero storico che ha radunato per la prima volta i migliori musicisti jazz del territorio di quegli anni. Il teatro è tutto esaurito, il pubblico è elettrizzato, consapevole di partecipare ad un evento straordinario. Il critico del Gazzettino di allora – Giampaolo Bonzio – raccontò così quel momento: “Nasce la Zerorchestra e Pordenone, finalmente, ha una sua orchestra jazz. Era da circa dieci anni che la città sul Noncello aspettava questo momento, da quando scomparve la mitica band di “Mario Volpe”. Domenica sera, in un gremito Auditorium Concordia, la Zerorchestra ha così posto le premesse per un lavoro molto interessante, che si annuncia originale e di qualità. Non è poco di questi tempi. E non poteva esserci occasione migliore, per lanciare questo progetto, di quella proposta da Cinemazero che ha dato alla band l’opportunità di realizzare l’accompagnamento musicale al celebre film di Buster Keaton The Cameraman, pellicola girata nel 1928 quando l’attore di Kansas City passò alla Metro Goldwyn Mayer. Le musiche, tutte frutto dell’inventiva del pianista e compositore Bruno Cesselli, sono state proposte da una big band molto variegata ma compatta, composta da Giovanni Sperandio all’oboe, Francesco Bearzatti e Gaspare Pasini ai sassofoni, Massimo De Mattia ai flauti, Mario Costalonga al trombone, Mauro Costalonga alla tromba, Didier Ortolan ai clarinetti, Romano Todesco al contrabbasso, Nevio Basso alla batteria e Luca Grizzo alle percussioni (…) Cesselli fa tesoro della sua esperienza con Kenny Wheleer ma il suo merito è soprattutto quello d’aver scelto strumentisti raffinati e sensibili,
decisamente motivati da un sogno che finalmente si avvera. Il pubblico, inutile dirlo, al termine della proiezione chiede agli artisti un bis, immediatamente concesso vista anche l’euforia nella sala. Senza dubbio un bel modo di festeggiare il genio di Keaton, a cento anni dalla nascita”. Da quel lontano giorno molta acqua è passata sotto i ponti, tantissimi i musicisti che si sono via via alternati a fianco del nucleo originario: Saverio Tasca, Mirko Cisilino, Flavio Davanzo, Matteo Morassut, Luca Colussi, Luigi Vitale, Maurizio Cepparo, Paolo Dalla Pietà, Andrea Liani, Marco Milelli, Walter Civettini, Michele Del Vecchio, Roberto Rossetti, Gabriele Rampogna, Lorenzo Marcolina e Federico Cumar. Il repertorio pur privilegiando i maestri della comicità Buster Keaton (The Goat, Seven Chances, Playhouse, Neighbors), Charlie Chaplin (Behind the Screen, The Rink, Easy Street, The Cure), Laurel & Hardy (Big Business, Putting pants on Philip, Two Tars, Liberty), Harold Lloyd (Safety Last), Max Davidson (Pass the Gravy e Call of the Cuckoo), Max Linder (Be My Wife, Seven Years Bad Luck, The Three Must Get Theres) e del cinema di animazione Walt Disney, Max e Dave Fleischer, Otto Messmer e Ub Iwerks, non ha trascurato capolavori indiscussi come Aurora di W.F. Murnau, Blackmail di Alfred Hitchcock, Beau Geste di Herbert Brenon, Le Ballet Mécanique di Fernand Lèger, Berlino, Sinfonia di una grande città di Walter Ruttmann eseguito assieme all’Orchestra Filarmonica di Pordenone. Quest’anno, la Zerorchestra ha avuto l’opportunità di esibirsi durante Le Giornate del cinema muto accompagnando sotto la direzione del maestro Gunter A. Buchwald Il Globo infuocato film tedesco del 1928 di ambiente circense. L’applauso interminabile del pubblico con il quale ha accolto i musicisti sul palcoscenico del teatro Verdi è stato il modo migliore per festeggiare i 20 anni dell’orchestra. Il 28 dicembre 2015 all’Auditorium Concordia – come 20 anni fa - la Zerorchestra festeggerà con il proprio pubblico questo straordinario traguardo con un programma composto da una antologia dei successi del passato e da una nuova partitura scritta per un altro capolavoro keatoniano College (1927). Nell’occasione parte dell’incasso verrà devoluto al progetto della Biblioteca di Sara in ricordo di Sara Moranduzzo che della Zerorchestra fu una delle più convinte e appassionate sostenitrici.
Multiplex innovativo a Parigi
Lorenzo Codelli
Trend rétro in crescita
Pathé de films Il 10 settembre 2014, al numero 73 della vasta e alberata Avenue des Gobelins, XIII arrondissement - una piacevole passeggiata in discesa partendo dal Panthéon la Fondation Jérôme SeydouxPathé aveva inaugurato le proprie attività. Il 5 novembre 2015, esattamente lì di fronte, al numero 58 della stessa Avenue, ha aperto Les Fauvettes, multiplex a 5 schermi appartenente al circuito Pathé-Gaumont. Due facce della stessa medaglia destinata a innovare il contesto cinematografico, e non solo quello parigino. La Fondation Pathé è situata in un antico edificio a cinque piani, con facciata scolpita da Auguste Rodin, interni e tetto aerospaziale riconcepiti da Renzo Piano. Al piano interrato, la sala Charles Pathé - in onore del fondatore della ultra-secolare compagnia - propone ogni giorno due proiezioni di film muti, raggruppate in cicli, monografie, omaggi. In cabina proiettori 35mm, 16mm, 4K. Sophie Seydoux, che presiede la Fondation, ricorda tra i maggiori successi di pubblico della prima annata una rassegna di pellicole erotiche di vari continenti. Al pianoterra, al primo e secondo piano, mostre temporanee - in corso una dedicata al celebre disegnatore di affiches Adrien Barrère -, e una spettacolare raccolta permanente di antichi apparecchi di ripresa e proiezione. Una fila di scolaretti guidati da maestre correva in giro per le gallerie mentre le visitavo. Ai piani alti, gli archivi Pathé e un'attrezzatissima biblioteca riservata ai ricercatori. Attraversiamo la strada e entriamo a Les Fauvettes (un tempo monosala denominata Gobelins). I due ingressi sono sovrastati da stroboschermi che lanciano abbaglianti pixel in movimento. Nelle cinque sale, che vanno dai 199 ai 96 posti, vengono proiettati in prima visione esclusivamente film restaurati. Non solo "du patrimoine", cioè più o meno antichi, ma anche post-2000, in copie nuove fiammanti. I proiettori pre-digitali anche qui sono stati tutt'altro che defenestrati. Esempi: il giorno che l'ho visitato, nell'ambito d'un ciclo Wenders, lo stesso Wim introduceva la versione inedita di Fino alla fine del mondo (1991) lunga 290'. Dieci film con Belmondo, classici di Wong Kar Wai e Scorsese, Il conformista, Joe Hill, cult e riscoperte a getto continuo. Due bar, un cortile a cielo aperto, assi portanti in legno, danno l'impressione d'un caloroso chalet alpino, lontanissimo dai gelidi hangar di periferia a cento schermi. Applausi a Françoise Raynaud e Jacques Grange, archistar dell'edificio. Non v'è dubbio che le vetuste sale d'essai del vicino Quartier Latin, eroicamente sopravvissute, soffriranno perdite. Così come non v'è dubbio che, anche altrove, tanto i mega circuiti - Pathé-Gaumont domina il mercato francese anche in quanto casa di produzione - quanto le major distributrici seguiranno questo esempio. Un trend rétro che, guarda caso, ha avuto origine proprio nel Bel Paese. Jérôme Seydoux, patron dell'impero Pathé-Gaumont, nel giugno scorso ha affermato in un'affollata conferenza al Cinema Ritrovato di Bologna: "Tre anni fa sono rimasto colpito dalle migliaia e migliaia di spettatori che riempivano ogni sera Piazza Maggiore per vedere dei vecchi film. Mi sono detto che bisognava creare sale commerciali fatte apposta per soddisfare questo nuovo tipo di esigenze. Les Fauvettes ci è costata complessivamente 9 milioni di euro". Thierry Frémaux dalla prima fila gli ha chiesto: "Con quanti contributi pubblici?". Risposta: "Zero".
IL VOLO DEL JAZZ - IIRO RANTALA
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
Sacile, Teatro Zancanaro - giovedì 10 dicembre 2015, ore 20.45
Uno dei più interessanti musicisti europei del momento, il pianista e compositore finlandese Iiro Rantala da sempre si divide con disinvoltura e pirotecnica creatività tra jazz, classica, musica contemporanea. Definito dalla rivista tedesca Jazzthing “un fenomeno naturale sui tasti”, è uno dei migliori pianisti del suo Paese ed a livello internazionale. La sua musica senza compromessi ha fatto saltare tutti i confini stilistici, tenuti insieme soltanto dalla sua abilità tecnica sconfinata, dal suo senso dell’umorismo e dal suo stile inconfondibile. A volte Rantala salta energicamente sui tasti, a volte è romantico e sensibile, a tratti gioca sul piano come un clown. È comunque sempre un pianista al di fuori di qualsiasi schema. Il suo nome è associato principalmente al trio Töykeät, uno dei più strani, divertenti e visionari trii jazz internazionali. Quando i Töykeät si sciolsero, nel 2006, dopo aver suonato insieme per 18 anni, Rantala dimostrò di aver conservato le sue abilità uniche per la nuova carriera da solista che ebbe inizio nel 2011. Nel suo ultimo album, My History of Jazz, Rantala presenta la sua visione molto personale della storia del jazz incentrata sul ruolo del pianoforte. Info: controtempo.org
JOAN MIRÒ A VILLA MANIN - INCONTRI & FILM Villa Manin, Passariano di Codroipo (Ud)
Collateralmente alla mostra Villa Manin organizza una serie di incontri e proiezioni di film (tutti in Sala Convegni alle ore 17.00 - ingresso libero) per approfondire la figura del grande artista spagnolo. A dicembre il programma prevede domenica 6 l’incontro Con gli occhi di Mirò dove verrà presentato l’albo illustrato di Paola Franceschini e si parlerà dei metodi più innovativi per parlare di arte ai bambini. Sabato 12 e domenica 13 ci sarà la proiezione del documentario Mirò. Theatre of dreams che racconta dell’incontro tra il poeta e scrittore Roland Penrose e Joan Mirò mentre lavora nel suo studio di Palma di Maiorca. Sabato 19 e domenci 20 verrà proiettato il documentario Mirò, la metamorfosi delle forme realizzato con materiali d’archivio in occasione della mostra parigina “Joan Miró 1917-1934, la naissance du monde” organizzata al Centre Pompidou nel 2004. Infine martedì 29 appuntamento con le animazioni e la visual art del Piccolo Festival dell’animazione che mostrerà come molti cortometraggi animati si ispirino anche direttamente a correnti e movimenti d’avanguardia, in particolare in riferimento al Surrealismo e alla figura di Joan Miró; ospite d’eccezione della serata l’artista Rino Stefano Tagliaferro che presentarà il suo film Beauty. Info: www.villamanin.it
ZERORCHESTRA IN SMILE. I MAESTRI DELLA RISATA Cinecity, Lignano Sabbiadoro - 20 dicembre 2015, ore 17.00
Dopo l’acclamata performance nella serata d’inaugurazione del “nuovo” Cinecity, torna la Zerorchestra a Lignano proponendo un programma divertente e pensato per un pubblico giovane. Zerorchestra in Smile. I maestri della risata, questo il titolo della serata, prevede infatti la proiezione con relativo accompagnamento musicale dal vivo di due film di Stanlio e Ollio (Big Business e The Finishing Touch) ed uno di Buster Keaton (Neighbors). Per l’occasione i componenti della nostrana orchestra cinefila saranno Francesco Bearzatti (sax e clarinetto), Luca Grizzo (percussioni ed effetti sonori), Romano Todesco (fisarmonica e pianoforte) e Luigi Vitale (xilofono). Info: www.cinemazero.it
PALINSESTI 2015
San Vito al Tagliamento, fino al 20 dicembre 2015
La rassegna d'arte contemporanea Palinsesti raggiunge il traguardo della decima edizione con un programma di quattro mostre che ribadisce, e allo stesso tempo innova, l'identità della rassegna stessa. A Palazzo Altan è allestita la mostra Città che si vedono che, in questo 2015, trentesimo anniversario della scomparsa di Italo Calvino, prende spunto dalla lettura del romanzo Le città invisibili. Alle Antiche Carceri la settima edizione del Premio In Sesto si apre internazionalmente all'Euroregione Alpe-Adria, con artisti attivi in Slovenia, Austria e Friuli Venezia Giulia. Una sezione del premio si trova a Pordenone, alla Fondazione Furlan, che ospita il vincitore dell'edizione 2014, Bruno Fadel. Il Castello accoglie una mostra personale di Stefan Doepner, intitolata A measurement measures measuring means: una riflessione sul rapporto tra arte e tecnologia, tra passato e futuro. All'Essiccatoio Bozzoli la personale di Alessandra Lazzaris costituisce un affondo sul lavoro dell'artista presente nella collezione Punto Fermo. Tutte le mostre sono visitabili il sabato e la domenica 10.30-12.30 / 15.30-19.00. Info: www.facebook.com/palinsesti/
NEL SUO QUARANTESIMO FILM ALLEN TORNA AD AFFRONTARE IL TEMA DELL MORTE
IRRATIONAL MAN
DI WOODY ALLEN Il professore di filosofia Abe Lucas (Joaquin Phoenix) è emotivamente nel suo momento più basso, incapace di dare un senso alla sua vita o di trovare alcuna gioia in essa. Abe ha la sensazione che tutto ciò che ha tentato di fare, dall’attivismo politico all’insegnamento, non ha avuto alcun senso. Subito dopo essere arrivato in un college di una piccola città per insegnare la sua materia, Abe si ritrova coinvolto con due donne: Rita Richards (Parker Posey), solitaria professoressa che vorrebbe che lui la salvasse dal suo matrimonio infelice; e Jill Pollard (Emma Stone), la sua migliore studentessa, che diventa anche la sua migliore amica. Sebbene Jill ami il suo ragazzo Roy (Jamie Blackley), trova irresistibili la personalità torturata ed artistica e l’esotico passato di Abe. Nonostante Abe mostri segni di squilibrio mentale, il suo fascino verso Jill non fa che aumentare. Però, quando lei prova a far diventare la loro relazione un po’ più sentimentale, lui la rifiuta. Il caso cambia ogni cosa quando Abe e Jill ascoltano involontariamente la conversazione di uno sconosciuto e ne rimangono coinvolti. Dopo aver compiuto una scelta drastica, Abe riesce a ritornare ad apprezzare appieno la sua vita. Ma la sua decisione innesca una reazione a catena che cambierà la sua vita e quella di Jill e Rita per sempre. Dopo Crimini e misfatti, Sogni e delitti e Match Point Allen torna a focalizzarsi sulla morte come estrema ir-ratio per liberarsi o liberare altri dai problemi. [...] Questo significa che Woody si ripete? Forse sì ma lo fa come accade con la vita di tutti i giorni che a volte ci propone gli stessi quesiti chiedendoci, col passare degli anni, di ripensare le risposte. In modo più o meno razionale e tenendo conto delle conseguenze.
(Tit. Or.: The Benefactor) Un film di Andrew Renzi. Con Theo James, Dakota Fanning, Richard Gere. USA, 2015. Durata 95’.
PRESENTATO AL TRIBECA FILM FESTIVAL UN’OPERA SUL PERDONO E SUL RISCATTO
Un film di Maïwenn Le Besco. Con Emmanuelle Bercot, Vincent Nemeth, Vincent Cassel. Francia, 2015. Durata 130 min.
UN’APPASSIONATA E COMPLICATA STORIA D’AMORE CON MILLE SFACCETTATURE
FRANNY
DI ANDREW RENZI Richard Gere è Franny, un milionario filantropico, sopra le righe, senza famiglia, né lavoro, convinto di poter alleviare il suo senso di colpa con i soldi e la morfina. Quando, dopo cinque anni, Olivia (Dakota Fanning) l'unica figlia dei suoi più cari amici tragicamente scomparsi, ritorna nella sua vita, per non perdere anche lei, è costretto a mettere a nudo il suo dolore e le sue debolezze. Il film è l'opera prima di Andrew Renzi, promettente regista di corti e documentari che per il suo debutto ha centrato in pieno la scelta del suo attore protagonista Richard Gere dimostra una forza e una capacità interpretativa in grado di portare lo spettatore giù fra i demoni della sua mente e i fantasmi del suo cuore. La leva emotiva è attivata dal suo viso, dai suoi occhi, dalla sua voce fioca e dalle mani tremanti. La fisicità trasmette in piccolissimi dettagli la sofferenza dell'astinenza, quell'urlo interiore che fa strappare i capelli, uscire in pigiama e tremare d'estate. È un lavoro delicato, il risultato di una carriera lunga, di un incedere degli anni affrontato consapevolmente. Il film è anche un'opera sul perdono, sulla redenzione: quando le scuse mancate sono ormai impronunciabili e il bisogno di assoluzione perseguita e non fa dormire.
MON ROI - IL MIO RE DI
MAIWENN LE BESCO Tony, quarantenne e madre di un bambino, si infortuna gravemente un ginocchio sciando. Durante il lungo periodo necessario per la riabilitazione ha il tempo per ripensare al proprio rapporto con Georgio e a come dall'amore siano arrivati ai contrasti più accesi. Maïwenn è finalmente riuscita a girare una storia che, per sua stessa ammissione, le girava intorno da anni. Le domande sono quelle di sempre: come è nato il loro amore? Cosa lo ha reso così intenso e poi così distruttivo? Come ha potuto rifiutare ma anche accettare atteggiamenti e azioni che la offendevano nel profondo?. Sono temi già trattati un infinito numero di volte dal cinema. Come trovare un modo originale per tornare a parlarne? Innanzitutto scegliendo di rappresentarlo attraverso una fascia d'età (i 40 anni) in cui si potrebbe, illusoriamente, presupporre che un uomo e una donna abbiano una maggiore consapevolezza dei propri sentimenti e della propria disponibilità verso un rapporto di coppia 'maturo'. Poi adottando il punto di vista femminile senza alcun manicheismo ma anche con la precisa intenzione di leggere il comportamento di un maschio capace di divorare, grazie anche alle proprie indiscutibili doti di seduttore a 360°, chi afferma di amare.
i film del mese
Un film di Woody Allen. Con Emma Stone, Joaquin Phoenix, Parker Posey. USA, 2015. Durata 96 min.
LA SCUOLA AL CINEMA - DICEMBRE 2015
Le proiezioni si svolgono a Pordenone presso Cinemazero, in Piazza Maestri del Lavoro. Il costo del biglietto è di € 3,00 a studente (insegnanti e accompagnatori non pagano). Per informazioni e prenotazioni, mail didattica@cinemazero.it, tel. 0434-520945 (mar-ven dalle 15.00 alle 18.00)
Martedì 1 dicembre 2015 ore 10.30 - Pier Paolo Pasolini MAMMA ROMA di Pier Paolo Pasolini. Con Anna Magnani, Franco Citti, Ettore Garofalo - Italia 1962, 114'. Visione consigliata a studenti dai 16 anni Introduce Riccardo Costantini, curatore del volume Pier Paolo Pasolini. Polemica Politica Potere. Conversazioni con Gideon Bachmann, Chiarelettere editore, 2015 Mamma Roma, prostituta, decide di cambiar vita e di diventare rispettabile. Va a stare col figlio Ettore, cresciuto in una cittadina di provincia, in un appartamento alla periferia della capitale, ma il ragazzo, saputa la verità sul passato della madre, delinque, è arrestato (...) il film ha momenti di coinvolgente vigore stilistico: "... e, dietro, il dolore autentico, severo, compatto, che è la tremenda vocazione di Pasolini, il porto infernale da cui partono e al quale arrivano tutte le sue esperienze" (cit. T. Kezich per Morando Morandini). Venerdì 4 dicembre 2015 ore 9.00 - Giornata internazionale delle persone con disabilità. Evento promosso da Fondazione Bambini e Autismo Onlus VINCENT VAN GOGH - UN NUOVO MODO DI VEDERE di David Bickerstaff, documentario - Paesi Bassi 2015, 90’ Il cinema si è occupato di Van Gogh con sensibilità diverse andando da Brama di vivere di Vincente Minnelli e George Cukor a Vincent e Theo di Robert Altman. Non dimenticando Akira Kurosawa che in Sogni, avendo come complice Martin Scorsese, entrava nelle opere del Maestro. In questo documentario è la volta dell'attore Jamie de Courcey (la cui somiglianza con il pittore è straordinaria) offrirci la fisicità del protagonista senza però mai invadere il campo e, soprattutto, senza mai trasformare l'operazione in una docufiction. La parola viene lasciata alle lettere indirizzate al fratello, ai curatori e dirigenti del Museo e a un discendente. Ogni opera viene poi ricollocata nel tempo della sua realizzazione evitando qualsiasi didatticismo [...] per farla parlare così come Van Gogh pensava che dovesse accadere. (G. Zappoli, MYmovies.it) Martedì 15 dicembre 2015 ore 9.00 - Lezione-evento a cura di Vivacomix PICCOLO FESTIVAL DELL’ANIMAZIONE 2015 - Selezione dei migliori cortometraggi di animazione d'autore provenienti da tutto il mondo. Alla presenza di Paola Bristot e dell'artista Theodore Ushev Il programma prevede la proiezione di una selezione di lavori della categoria Opere prime creati da giovani autori delle più celebri scuole di animazione e l’incontro con Theodore Ushev tra i massimi interpreti contemporanei del cinema di animazione e dell'illustrazione. Data da definire L'ORA DI EDUCAZIONE CIVICA Si propone una proiezione-evento dedicata alla questione migratoria, alle comunità di migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati, per riflettere sui diritti umani fondamentali e sul valore degli ideali umanitari, su temi che incidono sulla quotidianità dentro e fuori le aula scolastiche. Sul grande schermo arrivano tre documentari frutto del lavoro di indagine compiuto dal regista veneto Andrea Segre, grazie alla collaborazione con ZaLab. A Sud di Lampedusa (Italia 2006, 31'), che racconta la faccia nascosta di un'emigrazione di cui noi spesso vediamo solo l'ultima tappa, lo sbarco nell'isola di Lampedusa; Mare chiuso (Italia 2012, 60') dove si racconta del respingimento in Libia, tra il maggio 2009 e il 2010, di diverse centinaia di migranti africani intercettati nel canale di Sicilia; Come il peso dell'acqua di Giuseppe Battiston, Stefano Liberti, Marco Paolini e Andrea Segre, puntata trasmessa su Rai3 in occasione del primo anniversario della strage di Lampedusa che aveva causato l'anno prima la morte accertata di 366 persone, oltre a circa 20 dispersi. A introdurli un video esclusivo realizzato dal regista Segre per questo progetto. La visione sarà introdotta e seguita da un dialogo con studenti e insegnanti.