€ 1,00 mensile di cultura cinematografica
2016 senza un attimo di tregua
Si chiude un’annata ricca di cambiamenti importanti
Con Mario...on the road
Un ritratto del grande fotografo scomparso a 87 anni
L’anno buono del cinema d’essai
In arrivo una ricca proposta di film d’autore
Doppio sguardo per celebrare la Memoria Un ciclo di appuntamenti per la Giornata della Memoria
Le contraddizioni della società all’IDFA
Il festival di Amsterdam conferma la forza del documentario
Memorie di un esperto di film
Ovvero come la Tv mi ha spinto al cinema
16
2016 numero 1 anno XXXVI
Titoli di coda sul 2015: un anno da ricordare
Gennaio
Ancora un anno a tutto cinema
Nessuno siamo perfetti, ritratto di Tiziano Sclavi Il 13 gennaio Giancarlo Soldi incontra il pubblico di Cinemazero
spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi
Ancora un anno a tutto cinema
Andrea AndreaCrozzoli Crozzoli
Editoriale
2016 senza un attimo di tregua Il 49mo rapporto del Censis ha fotografato un’Italia in “letargo esistenziale collettivo“, un paese dove sembra prevalere il “giorno per giorno” abbinato a una “pericolosa povertà di progettazione per il futuro, di disegni programmatici di medio periodo”. Come al solito, l’interesse particolare, il soggettivismo, l’egoismo individuale non maturano valori collettivi o unità di interessi. A tutto ciò, inoltre, corrisponde un’antica, profonda, strutturale debolezza antropologica, dove i soggetti restano inermi. Sempre secondo il Censis però nel 2015, per la prima volta dopo anni, la quota di famiglie che hanno aumentato la capacità di spesa è superiore a quella delle famiglie che l’hanno ridotta (25% contro 21%). Mentre sfiora il 20% il totale delle famiglie che non riescono a coprire le spese con il proprio reddito. Se la televisione continua a catturare una quota di telespettatori pari al 96,7% della popolazione, aumenta progressivamente l’attenzione verso i nuovi supporti: web tv, mobile tv, tv satellitari, smart tv connesse alla rete. Internet, infatti, raggiunge una penetrazione del 70,9% della popolazione italiana. Gli smartphone, stando al Censis, sono impiegati regolarmente da oltre la metà degli italiani (il 52,8%), mentre i tablet sono diventati di uso comune per un italiano su quattro (26,6%). Non da meno i social network, con Facebook in testa, frequentato dal 50,3% dell’intera popolazione e addirittura dal 77,4% dei giovani under 30. Complessivamente però siamo in un “letargo esistenziale collettivo“ dove il ciclo per la carta stampata è negativo con un meno 11,4%, Negativo, anche se in misura molto minore, l’andamento della lettura dei libri (meno 0,7%): ovvero gli italiani che ne hanno letto almeno uno nell’ultimo anno sono solo il 51,4% del totale. Ma, anche se il paese è in letargo, Cinemazero continua imperterrito la sua attività di centro di cultura cinematografica, riservando anche al 2016 dodici mesi ricchi di novità, cambiamenti e gradevoli sorprese. Per ragioni di spazio siamo costretti semplicemente ad elencare una parte di quanto bolle in pentola iniziando con la buona novella che prevede la ripresa, dopo la breve sosta nel 2015, del festival Le voci dell’inchiesta tanto apprezzato dal pubblico della destra tagliamento. Sul fronte degli autori, oltre ai consueti incontri con i registi in occasione della presentazione del loro ultimo film, il 2016 vedrà un esaustivo omaggio a Agnès Varda, regista, sceneggiatrice e fotografa francese ma belga di nascita, pioniera e rappresentante della Nouvelle Vague, premiata con un Leone d’Oro a Venezia che è stata definita dalla critica "la prima regista femminista". Il 2016 porterà anche ad un cambiamento della veste grafica ed un ampliamento dei contenuti del nostro sito web www.cinemazero.org, con un’app per smatphone, con una versione online di CinemazeroNotizie più ampia e con una serie di link utili per gli approfondimenti, fino alla possibilità di acquistare finalmente on line il biglietto che avrà anche il posto numerato. Non servirà, quindi, più venire al cinema mezz’ora prima dello spettacolo o accalcarsi all’ingresso della sala per occupare il posto più gradito. Tutto questo sarà superato con l’acquisto online del biglietto. Nel 2016 verrà anche costantemente selezionata, monitorata e aggiornata la programmazione e l’offerta sempre più numerosa dei contenuti digitali. Sull’Aula Magna Centro Studi e sui lavori per la realizzazione dell’attesa quarta sala, dovrà vedersela chi vincerà il bando per il rinnovo della convenzione per la concessione della struttura con l’Amministrazione comunale. Chi vivrà, vedrà! Ovviamente!!
In copertina Giuseppe Tornatore e Olga Kurylenko, regista e interprete dell’attesissimo La corrispondenza da gennaio sugli schermi di Cinemazero
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Gennaio 2016, n. 1 anno XXXVI
Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Manuela Morana Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Elena d’Inca Direzione, redazione, amministrazione Via Mazzini, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica
SI chiude un’annata densissima e piena di cambiamenti per Cinemazero
Titoli di coda sul 2015: un anno da ricordare
Riccardo Costantini
Chi si ferma è perduto
Per Cinemazero il 2015 è stato un anno importante. Difficile trovare un'ordine e una gerarchia fra le molte cose successe, che sono state per varia natura gli ingredienti di un'annata densissima e piena di cambiamenti. Trovando complicato scegliere fra gli oltre 150 eventi speciali realizzati, considerando sempre come il cinema di città di Pordenone sia aperto praticamente tutti i giorni dell'anno, diamo privilegio al cambio di sede che ha portato anche gli Uffici di Cinemazero - dopo una lunga permanenza in quel di Piazza della Motta, al Convento di San Francesco - a palazzo Badini. Insieme all'attigua Mediateca si è così completato non solo un faticoso trasloco, ma una più complessa operazione di riorganizzazione del funzionamento della struttura di Cinemazero. Cruciale il posizionamento dell'archivio audio e fotografico (negativi e file digitali) proprio nei locali fra uffici e Mediateca, che garantisce e garantirà un travaso naturale fra i patrimoni e la loro valorizzazione. Infatti, in un 2015 ricco di anniversari, a essere protagonista a livello italiano e internazionale è stato il patrimonio pasoliniano, che nel quarantennale della morte dell'autore ha visto Cinemazero pubblicare due volumi chiave per la bibliografia relativa (Accattone e le Conversazioni con Gideon Bachmann), prestare foto a istituzioni di mezza Europa (da Amburgo a Parigi, passando per San Sebastian...), girare i cinema di tutta Italia con i materiali su Salò, realizzare una mostra di sorprendente successo come "Inafferrabile: lo sguardo di Pasolini" o un'istallazione sonora come PPP Piano Pianissimo di Michele Spanghero e molto altro ancora... E sempre nell'ambito degli anniversari - il centenario della nascita di Orson Welles - s'iscrive un altro momento chiave non solo dell'annata ma della storia di Cinemazero, cioé l'evento inaugurale della Mostra del Cinema di Venezia 2015 con un tutto esaurito da 1400 persone per il complesso restauro de Il mercante di Venezia, film ritrovato e ricomposto da Cinemazero stesso, coinvolgendo laboratori tedeschi, italiani, olandesi, ma soprattutto maestranze ed eccellenze locali. Un film che ora vive e viene proiettato in tutto il mondo, da New York (MoMA) a Tokyo, da Torino a Lisbona, ottenendo ottimi riscontri critici per la coraggiosa ricostruzione. Iniziative pasoliniane e wellesiane che hanno portato una parte di Pordenone in giro per il pianeta. Contando sulla lunga esperienza professionale Cinemazero ha anche affrontato la sfida di gestire un nuovo cinema come quello di Lignano Sabbiadoro, che - con gli amici del CEC di Udine - ha portato in sala dopo anni di "digiuno" migliaia di spettatori nella località balneare. Sempre con Udine, ma questa con la "casacca" condivisa della Tucker Film, in sala sono arrivati diversi capolavori di Ozu - regista giapponese di culto - praticamente mai visti in Italia, con un sorprendente successo di pubblico in tutta la nazione. Sul fronte locale non si può non ricordare i numeri più che raddoppiati della Mediateca, capace di prestare 200 film al giorno ad altrettante famiglie, con picchi di oltre trecento nei fine settimana: un vero nuovo polmone culturale in pieno centro, che va a costituire con Teatro Verdi, Biblioteca Civica, sale di Cinemazero e Casa dello Studente una spina dorsale forte e culturalmente strategica per lo sviluppo della città. Infine non si può dimenticare come tutte le attività abbiano sempre avuto una ricaduta didattica ed educativa, con la crescente richiesta di laboratori e mattinée che coinvolgono migliaia di studenti e decine di scuole, o ancora come una delle esperienze chiave e più innovative sia stata quella dello Young Club, dove davvero a fare le proposte culturali sono i giovanissimi. E ancora FMK, Arene estive, Occhi dell'Africa... Se per tutto il resto lo spazio a nostra disposizione è tiranno, preme dire che dietro queste iniziative c'è sempre un progetto articolato, fatto di piani e strategie, di confronti e di cambiamenti, di amministrazione etica del bene comune: perché siamo convinti che la cultura costi e debba costare, almeno per la "comunità", ma che sia sostanza preziosa per essa e il suo futuro.
Un ritratto del grande fotografo scomparso all’eta di 87 anni
Angela Felice
Mario Dondero
Con Mario on the road
Dario, Eduardo o Pier Paolo. Ci sono persone, rarissime, di cui basta dire il nome e per tutti, anche oltre la cerchia degli intimi, non serve aggiungere altro. Si sa subito chi sono, cosa hanno fatto, cosa ci hanno lasciato in dono. E così è per Mario, che al secolo faceva Dondero, un cognome che squilla come un rintocco di campana allegra. Mario per dire di un “angelo necessario”, come lo chiamò l’amico Danilo De Marco, di un dolcissimo poeta della fotografia e di un messaggero di umanità pura che ora ha preso congedo dal mondo. A lui si devono alcuni tra gli scatti più memorabili del secolo scorso, destinati a finire sui libri di storia: come quello, stupendo, che immortalò a Parigi nel 1959 il gruppo del Nouveau Roman, sorpreso con spontaneità come per una foto da gita scolastica; o quello, struggente, che fissò Pasolini e sua madre Susanna, così vicini, così lontani; o i moltissimi altri di una lunga lista di fotografati, di volti illustri o dell’amata gente comune come i portuali, di cui Mario, milanese di nascita ma genoano nell’anima, era l’orgoglioso portabandiera. Risultati eccezionali per vibrazioni di autentica sincerità, che tuttavia non sorprendono se si ha avuto la fortuna di conoscerne l’autore. Mario prima di tutto era una creatura umile, anche timida, curiosa e dal cuore grandissimo, un partigiano di libertà e verità rimasto ragazzo dai giorni della Resistenza cui aveva partecipato giovanissimo o dalla bohéme squattrinata del Bar Jamaica di Brera, agli esordi di una vita da leggenda che lo ha portato in giro per il mondo, ma che al danaro ha sempre dato pochissimo peso. E perciò Mario era un irresistibile seduttore, una calamita di umanità e un maestro di scatti inimitabili, perché tramiti visivi di incontri reali e non esiti di una anodina progettazione estetica. Bastò seguirlo sulla piazza di Casarsa, quando ci mise piede nel 2010 in occasione della mostra delle sue foto pasoliniane organizzata a Casa Colussi. Dopo un po’ era come se ci avesse abitato da sempre, al centro com’era di un crocchio di persone sorridenti, ammaliate e pronte a cantare con lui Les feuilles mortes o, volendo, Bandiera rossa, bis a richiesta del suo repertorio di abile chansonnier. Di aneddoti simili sono piene le testimonianze degli amici che lo hanno frequentato con gioia. Tra i tanti ne rispolvero uno anch’io dal serbatoio dei miei ricordi. Una volta, sempre a Casarsa, gli propongo di accompagnarlo in auto alla stazione di Mestre, dove doveva “assolutamente” prendere nel pomeriggio un treno che lo portasse a Milano, in tempo utile per una partita di calcio in notturna. Autostrada o strada normale? Normale, normale, ça va sans dire. E poi di tempo ce n’è, anche per un pranzetto in qualche trattoria ruspante fuori mano. Detto fatto e si parte, ma lungo il tragitto, più che i chilometri, accumuliamo ore su ore di ritardo, allarmante per me e non per lui, serafico come non mai. Nella trattoria, a un certo punto, lo perdo di vista , ma, come niente fosse, lo riacciuffo in cucina, dove intrattiene amabilmente e fotografa i cuochi. Va a finire anche che, non so proprio come, ci ritroviamo proprio nell’odiata autostrada senza essere passati per il casello, ma all’uscita Mario sfodera una affabulazione così suadente che convince l’addetto della nostra buona fede e strappa un pedaggio maggiorato di poco. Morale: arriviamo a Mestre ben oltre le 20, invece delle 16 previste, e finalmente Mario si infila nel primo treno che trova. Causa non ultima del ritardo era stato anche un altro fatto. In un tratto di campagna lo sguardo di Mario è attirato da una infilata di viti. Mi fa fermare e mi invita a camminarci in mezzo, così come mi viene, giusto perché lui possa farmi qualche foto, in ricordo –dice- della nostra bella gita vagabonda. Scatta di qua, scatta di là, e intanto passa anche lì una buona ora. Quelle foto non le ho mai viste, anche perché sospetto che il mio svagato fotografo avesse dimenticato di caricare il rullino. Pare gli succedesse spesso. Non importa. Quelle foto invisibili, Mario amico carissimo, sono meravigliose, le più belle che mi siano state fatte. E che grazia aver fatto con te un piccolo pezzo di strada.
Il 2016 si annuncia ricco di film d’essai
L’anno “buono” del cinema d’essai
Marco Fortunato
Un altro anno di grande cinema
Se l’annata cinematografica appena conclusa verrà ricordata soprattutto per il clamoroso exploit dei cartoni animati – con due titoli come Inside Out e Minions che da soli hanno contribuito in maniera determinante a risollevare le sorti dell’intero mercato – il 2016 potrebbe essere l’anno buono per il riscatto dei film d’autore, la cui offerta si annuncia molto ricca fin dai primi mesi dell’anno. Si parte presto, anzi prestissimo, il 5 gennaio, con Carol di Todd Haynes ambientato nell’America degli anni Cinquanta. Il film vede protagonista l’inedita coppia Cate Blanchett – Rooney Mara e il loro amore, in un melodramma tutto al femminile che prova a raccontare la condizione della donna durante quel un periodo storico durante il quale l’omosessualità era vista come un’imbarazzante malattia da curare. Se la tematica può ricordare La vita di Adele (che proprio a Cannes conquistò la Palma d’Oro nel 2013) a dividere radicalmente le due opere è la rappresentazione del sentimento: tanto “carnale” quella di Abdellatif Kechiche quanto “spirituale” quella di Haynes, che si regge su un filo di erotismo sottilissimo, sempre e solo accennato ma ricco di eleganza e tensione. Una storia d’amore, ma dei giorni nostri, è al centro anche de La corrispondenza firmato dal premio Oscar Giuseppe Tornatore, che dirige un altro premio Oscar – il sessantasettenne britannico Jeremy Irons premiato nel 1990 per Il mistero Von Bulow di Schroeder – in scena insieme all'attrice e modella ucraina Olga Kurylenko. È lei ad incarnare lo splendido volto di una giovane studentessa universitaria che impiega il tempo libero facendo la controfigura per la televisione e il cinema. La sua specialità sono le scene d'azione, le situazioni di pericolo che nelle storie di finzione si concludono fatalmente con la morte del suo “alter ego” (della finzione ovviamente) mentre a lei piace riaprire gli occhi dopo ogni morte, la fa sentire invincibile. Ma un giorno il professore di astrofisica di cui è profondamente innamorata sembra svanire nel nulla, costringendola ad iniziare un’indagine molto impegnativa che la obbligherà a fare i conti con il suo passato. Lo stesso giorno (il 14 gennaio) uscirà anche Revenant – Redivivo di Alejandro González Iñárritu che ha già collezionato 4 nomination al Golden Globe, tra cui miglior film, miglior regia e miglior attore. Tratto da una storia vera, il film racconta l'epica avventura di un uomo (Leonardo DiCaprio) che cerca di sopravvivere grazie alla straordinaria forza del proprio spirito, dopo essere stato attaccato da un orso nel corso di una spedizione ed essere stato dato per morto dai suoi compagni di viaggio. Solo la sua profonda determinazione e l'amore per la sua famiglia gli permetteranno di sopportare inimmaginabili sofferenze e trovare la forza di affrontare un terribile inverno nelle terre vergini del Nord America. Toni western e ambientazione invernale anche per The Hateful Eight scritto e diretto da Quentin Tarantino nel quale un cast stellare (Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Tim Roth solo per citarne alcuni) interpreta un gruppo di persone rimaste intrappolate in un saloon dopo che una tempesta di neve ha bloccato la loro diligenza. Tra inevitabili tensioni e colpi di scena, in quello che sembra diventare un microcosmo dell’America di quegli anni, lo spargimento di sangue è assicurato. Spazio al divertimento in Ave, Cesare! l’ultima commedia brillante di Ethan e Joel Coen (che aprirà la prossima Berlinale), ambientata negli ultimi anni dell'Età d'Oro di Hollywood. Con, tra gli altri, Josh Brolin, George Clooney e Scarlett Johansson, racconta una giornata della vita di un “fixer”, ovvero di un faccendiere di uno studio cinematografico alle prese con numerosi problemi da risolvere. Infine due film d’inchiesta. Il primo, Truth, di James Vanderbilt, scritto dalla giornalista e produttrice televisiva Mary Mapes (interpretata da Cate Blanchett) che per anni ha lavorato alla trasmissione della CBS 60 minutes, al fianco dell’anchorman Dan Rather (Robert Redford), Truth narra le vicende del cosiddetto “Rathergate”, sulle rivelazioni circa i presunti favoritismi ricevuti da George W. Bush per essere assegnato alla Guardia Nazionale dell’aeronautica anziché finire in Vietnam. Il secondo, Spotlight, diretto da Tom McCarthy ,vede sullo schermo Mark Ruffalo, Michael Keaton e Rachel McAdams. Presentato fuori concorso (e molto apprezzato) alla 72ª Mostra di Venezia, racconta le indagini dei giornalisti del quotidiano The Boston Globe sull’arcivescovo Bernard Francis Law, accusato di aver coperto alcuni casi di pedofilia avvenuti in diverse parrocchie della cattolicissima città. Inchiesta per cui il giornale vinse il Pulitzer nel 2003.
Aperte le prenotazioni per il ricco ciclo di matinée a Cinemazero
Manuela Morana
Giornata della Memoria
Doppio sguardo d’autore per celebrare la Memoria
La settimana in cui si celebra la Giornata della Memoria (27 gennaio) vede Cinemazero impegnata in un ciclo di matinée dedicate alla Shoah, proponendo alle classi scolastiche di Pordenone e provincia una selezione di film che offrono una testimonianza del passato e un'occasione di riflessione e confronto. La Giornata, sancita da una legge dello Stato del 2000 per mantenere vivo il ricordo delle milioni di vittime del nazismo, di quanti dunque vennero mandati a morire nei campi di sterminio, costituisce una ricorrenza di alto valore civile, in occasione della quale gli studenti e gli insegnanti escono dalle aule per ritrovare al cinema e sul grande schermo le tracce della storia. Due sono le opere cinematografiche proposte quest'anno. La prima, di produzione tedesca, dal titolo Il labirinto del silenzio, seppur diretta da un regista poco noto, Giulio Ricciarelli, vanta già una prestigiosa candidatura all'Oscar come migliore film straniero. La trama vede al centro un giovane procuratore alle prese con i primi noiosi incarichi nella Francoforte della fine degli anni Cinquanta. Qui si imbatte in un giornalista grazie al quale viene in possesso di alcune carte. Apprende che un vecchio soldato nazista, attivo in un campo di nome Auschwitz, è attualmente in ruolo come professore in una scuola elementare, il che, secondo lui, non è ammissibile. Di Auschwitz però apparentemente nessuno sa un granché, se non che si trattava di un campo di lavoro e che un ex soldato sia stato reintegrato nella normale società è cosa ordinaria, poiché la Germania nazista è stata già giudicata a Norimberga ed è evidentemente impossibile escludere dalla vita del dopoguerra chiunque avesse un ruolo nel capillare apparato del Reich. Sarà grazie a delle testimonianze e a una ricerca personale che il protagonista inizierà a comprendere la realtà del campo polacco e gli sarà affidata l’indagine sui responsabili di ciò che vi accadeva. È qui che il giovane magistrato, fresco delle utopie di resurrezione della Germania e convinto che del nazismo si sapesse già quasi tutto, inizia ad addentrarsi nel “labirinto del silenzio”. Il regista Giulio Ricciarelli sceglie di raccontare Auschwitz attraverso il dolore e l’indignazione di chi la scopre, mostrando il nazismo da una prospettiva nuova e incredibilmente coinvolgente, capace di suscitare nello spettatore una profonda compassione e indignazione. Il film suggerisce anche una riflessione sulla nostra storia, su quanto crediamo di essere informati e su quanto poco effettivamente lo siamo. La seconda opera proposta è invece firmata da un maestro del cinema russo contemporaneo, Aleksandr Sokurov, già autore di capolavori come Faust (Leone d’Oro a Venezia), Arca russa, Moloch. Francofonia - Il Louvre sotto occupazione, questo è il titolo, esplora il rapporto tra l’arte e il potere. La storia vede come protagonisti due uomini eccezionali: il direttore del Louvre Jacques Jaujard e l’ufficiale dell’occupazione nazista il conte Franziskus Wolff-Metternich, prima nemici, poi collaboratori. Grazie alla loro alleanza molti dei tesori del Louvre saranno salvati. Il grande museo parigino diventa un esempio vivo di civiltà e l'occasione per Sokurov per dimostrare che un museo è molto più di un luogo dove preservare l’arte. Essi sono il DNA autentico della società civile, un organo vivente della città dove batte il cuore di una nazione. La visione dei film de La Giornata della Memoria è consigliata alle classi delle scuole secondarie di secondo grado. Alcune proiezioni saranno introdotte con l'aiuto di Monica Emmanuelli (Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione di Udine) Per le classi delle scuole primarie e secondarie di primo grado si suggerisce di scrivere a didattica@cinemazero.it per ricevere informazione sui titoli disponibili e concordare le proiezioni.
IDFA: il festival di Amsterdam conferma la forza del documentario
Le contraddizioni della società, fra muri e scontri di culture
Riccardo Costantini
International Documentary Film Festival Amsterdam
C'è un luogo in Europa dove più di altri oggi si pratica il Cinema: Amsterdam e il suo festival del documentario, l'IDFA. Paradossale pensare che le due parole “cinema” e “documentario” sono state per tanti anni indicatrici – a torto - di generi e di forme di narrazione profondamente diversi, quasi appartenessero a un media differente . Per il pubblico generalista ci è voluta Venezia 2013 (presidente di giuria Bertolucci) per sdoganare il documentario: il leone d'Oro a Sacro GRA (fra l'altro, forse il più debole dei solidi film di Gianfraco Rosi) ha testimoniato l'avvenuto “sconfinamento” del cinema del reale nel più largo calderone del cinema. In realtà è da molto prima, come in un moto di resistenza culturale, che la realtà chiede spazio nella narrazione cinematografica: sono innumerevoli i capolavori (nel senso proprio del termine, spesso invece usato a sproposito da uffici stampa e giornali) usciti negli ultimi anni che partono da una visione del mondo senza la mediazione della fiction. La conta fra i film di finzione, invece, è molto più scarna. E' in crisi la narrazione cinematografica come comunemente intesa? Forse sì. Se tanto si è parlato della presunta – davvero solo “presunta” - assoluta originalità di The Lobster o Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza, è forse proprio perché in un panorama troppo ristretto su canoni e forme consolidate è ormai difficile dire qualcosa di diverso o con forme particolari. Dall'altra parte mai come in quest'epoca la possibilità di “vedere” il reale è diventata preponderante, assoluta, necessaria, ed è quindi il pubblico stesso a “tornare” verso il documentario, a chiedere l'esistenza di racconti dell'attualità e del mondo. In un festival come l'IDFA il pubblico della città, gli addetti ai lavori, gli autori gremiscono le sale in ogni ordine di posto a qualsiasi ora, facendo correre occhi e mente sulle tematiche più varie. Naturalmente, molti i film su i contrasti culturali e religiosi, in particolare con l'Islam protagonista: c'è la storia (Sinner in Mecca) del regista gay mussulmano ortodosso che filma il suo pellegrinaggio a La Mecca, dove ogni anno hanno luogo centinaia di esecuzioni di omossessuali a poche centinaia di metri dalla Ka’ba, la pietra sacra per l’Islam; c'è l'incredibile vicenda di Omar Khadr (The Guantanamo child), il ragazzino quindicenne rinchiuso nell'allucinante prigione cubana per supposti super terroristi, ora fattosi uomo e che con difficoltà ritorna all'aria libera; c'è anche la storia tutta italiana di Napolislam, dove nelle numerose moschee dell'area vesuviana molti sono i napoletani veraci che decidono di convertirsi all'Islam, anche molto ortodosso; non va dimenticato poi che i principali premi sono tutti andati a Sonita, storia poetica ed emozionante di una ragazza afghana rifugiata in Iran, che sogna di emanciparsi come donna e affermarsi grazie al rap. Molti anche i film che affrontano con ironia e rigore, con forme documentaristiche godibili e moderne – non più solo immagini shockanti e “aggressive” -, il tema dello spreco alimentare, dell'abuso di carne, sia per la produzione che per il consumo, nonché delle conseguenze ambientali: in Need for meet la regista racconta la sua via al vegetarianismo, dopo aver scoperto come mangiare la carne piaccia al suo cervello più del sesso; in Wastecooking il coraggioso autore austriaco sopravvive per più di un mese organizzando lauti banchetti per decine di persone con solo – ottimo e fresco – cibo trovato nella spazzatura. Pazzesca, nel vero senso del termine, la situazione sociale russa, raccontata in particolare da due incredibili documentari: Crocodile Gennadiy, in cui un prete – un misto fra un “Rambo”, un padre, un educatore, un pugile, un politico – riscatta con forza bambini drogati dalle strade di Mariupol, sotto l'incombere in città della guerra russo-ucraina, e Credit for Murder, dove il regista (ebreo!) si infiltra nelle comunità neonaziste che si macchiano di crimini di strada razzisti di rara violenza. Se però, per concludere questa rapida e per nulla esaustiva carrellata, si deve trovare un tema che più è apparso trasversale, è quello dei muri, che dividono paesi, civiltà, sogni e realtà, di chi parte e di chi resta: fra gli altri, imperdibile Walls, che associa le storie di chi vuole lasciare Messico (verso gli Stati Uniti) o Zimbabwe (Sudafrica) o Marocco (Spagna). Dove vedere questi film in Italia? A Le Voci dell’Inchiesta, ad aprile, a Cinemazero.
I film che non vorresti vedere in alcun altro posto che non sia un cinema
Bruce Goldstein
Stavamo vedendo i film
Memorie di un esperto di film, o come la TV mi ha spinto al Cinema Sono cresciuto a New York, che nel 1960 aveva più canali televisivi che mostravano vecchi film di qualsiasi altro luogo negli Stati Uniti. I canali 2, 4, 5, 7, 9, 11, e 13 sono stati tutta l'educazione al cinema di cui avevo bisogno - la mia cinémathèque privata. C'era 'The Late Show', 'The Late Late Show', 'The Late, Late Late Show' (non scherzo), e, il migliore di tutti, 'The Million Dollar Movie', che mostrava lo stesso film per un'intera settimana, più volte al giorno; in questo modo ho avuto modo di vedere più e più volte - in quei giorni pre-VHS le gemme della biblioteca RKO Radio, compresi i musical di Astaire e Rogers, King Kong (1933), e anche Quarto potere (1941) esultando come pazzi! Non c'erano le copie "restaurate". Le stampe erano per lo più 16 mm e piuttosto malridotte. Ma non ci importava. Stavamo vedendo i film. Ma a volte erano massacrati per fare spazio alla pubblicità. Mi ricordo di un passaggio di Silk Stocking (1957) di Rouben Mamoulian, un musical interpretato da Fred Astaire e Cyd Charisse, su 'The 04:30 Movie', uno spettacolo quotidiano pensato per le casalinghe. Andò avanti fino alle 6:00, quando toccava al telegiornale della sera, e dovevano far stare in 90 minuti un lungometraggio e circa 15-20 minuti di spot - e Silk Stocking durava 117 minuti. Così come hanno risolto? Eliminando tutti i numeri di canto e danza! Billy Wilder e I.A.L. Diamond hanno brillantemente preso in giro questa pratica nel 1960 con The Appartment (che consiglio vivamente di vedere in un cinema, con un pubblico, preferibilmente alla vigilia di Natale o a Capodanno - io l'ho mostrato in entrambi i giorni, servendo champagne nel secondo): Jack Lemmon, solitario nel suo squallido appartamento, fa zapping su un deserto di western di infima categoria, trova momentaneo sollievo quando capita su un canale che mostra Grand Hotel (1932, "interpretato da Greta Garbo, John Barrymore, Joan Crawford, Wallace Beery", con questi nomi iconici scanditi dal presentatore in un grande crescendo) - ma Lemmon fa clic sul suo telecomando con disgusto appena si rende conto che è solo uno specchietto per le allodole per introdurre terribili pubblicità. Questo mi ha portato a cercare di vedere i vecchi film al Museum of Modern Art e in altri luoghi, e sono stato, di nuovo, fortunato ad essere new yorkese. La città ha avuto una lunga storia di seconde visioni, di cinema d'archivio e d'essai - una vera e propria cultura cinematografica. Le copie non erano sempre le migliori, ma erano senza pubblicità e complete (più o meno). E c'erano cose nuove da scoprire che la televisione non offriva: i film non censurati, per esempio, e un intero pantheon nuovo - Fellini, Bergman, Renoir, et al. - di film in lingua originale sottotitolati. Ma perché qualcuno dovrebbe voler andare in un cinema al giorno d'oggi, quando si può ottenere praticamente qualsiasi cosa immediatamente a portata di mano (letteralmente) - e nelle copie incontaminate? (Questo è l'assunto, naturalmente, ma non del tutto vero.) Questa è la stessa domanda che mi sono fatto alla fine degli anni '80, quando ho iniziato a
fare la programmazione di materiale d'archivio al Film Forum. L'Home video era veramente decollato e i cinema d'archivio chiudevano, cadendo come anatre in un tiro a segno; l'opinione condivisa prevedeva che la gente non avrebbe pagato per vedere qualcosa che potreva facilmente noleggiare e vedere a casa. Così decisi di contrastare questa convinzione, proponendo quelli che consideravo veri eventi cinematografici: film muti con accompagnamento dal vivo al pianoforte, classici in 3D, film in fornato widescreen (prima che il letterbox diventasse una pratica comune), e anche i film con strani artifici degli anni '50 come il William Castle di The Tingler (1959, dove le sedie del cinema erano elettrificate per dare brevi scosse agli spettatori nei momenti di maggior tensione (ndr)) - nessuno dei quali potrebbe essere replicato in casa, almeno non facilmente. Continuo a credere che l'andare al cinema dovrebbe essere un evento - che ogni proiezione dovrebbe essere in qualche modo speciale. Questo è qualcosa che i multiplex hanno perso di vista completamente. Quindi che film vorrei vedere solo in un cinema? Sarei ipocrita se dicessi "qualsiasi film", dal momento che ho visto nuovi film sugli aerei che non sarei andato a vedere in un teatro neanche morto (chiamiamo giustamente questi film "i film da aereo") . Ma la maggior parte dei grandi film si vedono al meglio in un cinema con tanto pubblico: la cosiddetta "esperienza comunitaria". Con tutti i "dispositivi di distrazione" spenti, naturalmente. Scegliere solo tre film è un compito arduo, quindi offro una scelta alternativa per ciascuna delle mie selezioni.
The Cameraman o Speedy Sono le ultime grandi commedie mute di, rispettivamente, Buster Keaton e Harold Lloyd. Entrambi sono stati realizzati nel 1928, entrambi sono ambientati a New York al culmine dell'Era del Jazz, ed entrambi possono ora essere visti quasi perfettamente in 35mm. Ed entrambi, ciascuno con un inseguimento finale che innesca il tifo partecipe del pubblico, sono la cosa più divertente che possiate vedere in un film - soprattutto se visto con la musica giusta. (In realtà, ognuno di questi capolavori del muto può essere sostituito anche da: The General di Keaton (1926), Steamboat di Bill Jr. (1928), Our Hospitality (1923), o Seven Chances (1925) o Lloyd’s Safety Last (1923), Grandma’s Boy (1922), The Kid Brother (1927) o The Freshman (1925)). Lawrence d'Arabia o West Side Story Non mi importa quanto sia grande il vostro televisore di casa, questi film devono essere visti sul grande, grande schermo. Lawrence (1962) è senza dubbio la migliore qualità di immagine prima dell'avvento del digitale. Se avete visto West Side Story (1961) a casa, avrete guardato il vostro smartphone ogni pochi minuti. Ma al cinema, è avvincente. The French Connection o The Talking of Pelham One Two Three . The French Connection di Friedkin del 1971 è senza dubbio il più grande thriller degli anni '70, forse qualsiasi decennio. Ma l'ancor più grintoso Pelham 123 (sto parlando dell'originale di Joseph Sargent del 1974, interpretato da Walter Matthau, non dello scadente remake), anch'esso girato in esterni a New York, è in pratica ciò che è stato richiesto ad altri innumerevoli thriller: "una corsa senza pause sulle montagne russe" Bruce Goldstein, destinatario di uno speciale Premio del New York Film Critics Circle per la sua programmazione visionario, è il direttore del programma d'Archivio del Film Forum di New York, per il quale ha realizzato oltre 350 festival cinematografici e guidato le ristampe di oltre un migliaio di film classici. Nel 1997, ha fondato Rialto Pictures, una società di distribuzione specializzata in ristampe dei classici del cinema.
Mercoledì 13 gennaio alle 21.00 Giancarlo Soldi incontrerà il pubblico di Cinemazero
Silvia Moras
Incontro con l’autore
Nessuno siamo perfetti, ritratto di Tiziano Sclavi
Nell’anno del ventinovesimo anniversario di Dylan Dog, il famoso fumetto edito dalla Sergio Bonelli Editore, Bizef e Lo Scrittoio portano sugli schermi italiani la pellicola che racconta la vita e i retroscena del suo misterioso autore creatore, Tiziano Sclavi, Nessuno siamo perfetti, di Giancarlo Soldi. Presentato al Torino Film Festival nel 2014 e Menzione speciale ai Nastri d’Argento 2015, il film è un viaggio all’interno dell’universo di Sclavi, che per anni ha riempito il nostro quotidiano di storie, racconti, suggestioni, fino all’inaspettata decisione di ritirarsi da tutto e da tutti. Giancarlo Soldi, uno dei più grandi collezionisti italiani di fumetti, in passato aveva già lavorato con il “papà di Dylan Dog”, quest'ultimo scrisse per lui la sceneggiatura di Nero. Il film venne presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nel 1992, numerosi i premi vinti, tra i quali si segnalano l’Industrial Film Award di New York e il Creative Film Award di Chicago. Seguirà poi nel 2012 il documentario Come Tex nessuno mai. In Nessuno siamo perfetti tavole a fumetti e spezzoni in bianco e nero si alternano alle interviste ad esponenti del cinema, dell’arte e della cultura italiane e ai colleghi e disegnatori di Sclavi: tra gli altri Dario Argento, Sergio Castellitto, Flavio Parenti, Thony, Mauro Marcheselli - direttore Sergio Bonelli Editore - Bianca Pitzorno, Aldo Di Gennaro - disegnatore storico e autore dell’immagine della locandina del film - Roberto Recchioni, successore di Sclavi, Alfredo Castelli (autore di Martin Mystère) e Grazia Nidasio, fumettista e storica illustratrice del Corriere dei Piccoli. Il cast tecnico vanta le musiche di Ezio Bosso (candidato come miglior musicista ai David 2015 e Nastri d’Argento per Il ragazzo Invisibile di Salvatores) e la fotografia di Luca Bigazzi, pluripremiato direttore della fotografia candidato ai Nastri d’argento per Youth di Paolo Sorrentino. Soldi racconta: “Tutto nasce dal sentimento che come lettore sentivo: io soffrivo di non poter leggere le storie di Tiziano. Mi mancavano le sue sceneggiature, il suo modo di guardare il mondo. Amo il fumetto seriale e lui ne rappresentava la punta di diamante. Come dice Michele Masiero – ” Sclavi ha portato l’estetica del fumetto popolare bonelliano alla sua ennesima potenza” . E io come lettore mi sentivo orfano. La prima parte l’ho girata quindici anni fa. Tiziano si stava allontanando dalla scrittura e sentivo il bisogno di fermare quell’attimo, perché capivo che stava esaurendosi un periodo importante per il mondo del fumetto e, per fortuna, lui si è prestato a rispondermi. Ma nell’estate 2014 l’ho richiamato per girare ancora, in un modo completamente diverso. Sostanzialmente il suo atteggiamento era simile, ma volevo che il modo di filmarlo fosse profondamente diverso, soprattutto nella forma, per questo ho chiesto a Luca Bigazzi, il direttore alla fotografia de La grande bellezza, di accompagnarmi e di girare. Tiziano Sclavi é stato (parlo al passato solo perché non scrive più) uno dei più intelligenti e visionari creativi del secolo scorso. Uno dei pochi che ha saputo intercettare lo spirito dei nuovi tempi pur restando in un ambito da molti considerato leggero. Ma é difficile per un autore sincero gestire il successo, l’enorme successo. Sentiva una grande responsabilità nei confronti dei suoi lettori. Per 20 anni ci ha donato centinaia di pagine piene storie, di dolore e di amore”. Una voce scandisce: «Sono sempre stato una nullità. Da bambino, mia madre mi scambiava per mio fratello, anche se ero figlio unico. Quindi non ero neanche unico. D’altronde, mia madre crede ancora che sia mio fratello, il figlio unico». Il passaggio è tratto da Dylan Dog #19, Memorie dall’invisibile – l’albo preferito del regista – e mai come nel documentario ci rendiamo conto di quanto queste parole siano profondamente sclaviane.
ALPE ADRIA CINEMA - TRIESTE FILM FESTIVAL
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
Trieste, Sala Tripcovic - dal 22 al 30 gennaio 2016
L’Associazione Alpe Adria Cinema è nata ufficialmente nel 1990. Suo fine preciso è sempre stato quello di promuovere e incrementare tutte quelle iniziative in materia di cinema, sperimentazione e video, che costituiscono fattore di crescita culturale e approfondimento specifico in ambito dei paesi dell’Europa centro orientale, dell’Asia centrale e dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Questo lavoro continuo di ricerca ha trovato il suo sbocco ideale in quello che è il progetto principale dell’associazione, il Trieste Film Festival. L’edizione zero del festival risale al 1987, momento storico di grandi trasformazioni e in cui la libera circolazione delle idee era ostacolata dalla divisione culturale, economica e politica tra il blocco occidentale e quello orientale. La grande sfida di allora di Alpe Adria Cinema era quella di contribuire a demolire questa divisione, mettendo alla portata di un vasto pubblico capolavori sconosciuti. Quale punto migliore da cui partire per un’avventura così particolare se non Trieste, ideale luogo di incontro tra Est e Ovest, città mitteleuropea ma soprattutto multietnica e multiculturale da sempre porta d’oriente, ricca di tradizione storica spesso travagliata, ma – forse proprio per questo – sempre attiva nel suo ruolo di ponte fra culture diverse, spesso lontanissime fra loro? Unico festival italiano espressamente dedicato al cinema dell’Europa centro-orientale, la manifestazione festeggia nel 2016 la sua 26ma edizione. Info: www.triestefilmfestival.it
JOAN MIRÒ A VILLA MANIN - INCONTRI & FILM Villa Manin, Passariano di Codroipo (Ud)
Collateralmente alla mostra Villa Manin organizza una serie di incontri e proiezioni di film (tutti in Sala Convegni alle ore 17.00 - ingresso libero) per approfondire la figura del grande artista spagnolo. A gennaio il programma prevede sabato 9 e domenica 10 la proiezione di Joan Mirò. Films and interviews 1971-1974 tre brevi documentari realizzati da Clovis Prevost. Sabato 16 e domenica 17 verrà proiettato il documentario Joan Mirò:the ladder of escape biografia filmata su Joan Miro prodotta dalla National Gallery of Arts in occasione dell’omonima mostra realizzata nel 2012 a Washington e alla Tate di Londra Sabato 23 e domenica 24 ci sarà la proiezione del documentario Mirò. Theatre of dreams che racconta dell’incontro tra il poeta e scrittore Roland Penrose e Joan Mirò mentre lavora nel suo studio di Palma di Maiorca. Infine domenica 31 conversazione con Maria Luisa Lax storica dell’arte spagnola, una delle principali esperte del periodo maiorchino dell’artista spagnolo. Info: www.villamanin.it
PORDENONESCRIVE
Pordenone - dal 22 gennaio al 13 febbraio 2016
Giunto alla sua VII edizione, pordenonescrive si presenta con una nuova veste. Innanzitutto il corso principale, di 12 ore verrà tenuto da uno dei più amati scrittori italiani contemporanei: Marcello Fois. Un ospite di eccezione che condurrà i corsisti in un viaggio dal titolo quanto mai interessante, Cosa ci insegnano i classici? Per un aspirante scrittore uno dei temi e forse ostacoli principali è spesso cogliere il proprio rapporto con la tradizione, Marcello Fois aiuterà a comprenderlo e superarlo con una lettura attenta e intelligente delle grandi opere letterarie che si trasformerà in suggerimenti per scrivere meglio. A Marcello Fois verrà affiancato Andrea Cotti, autore e stimatissimo sceneggiatore di fiction, che proporrà una serie di lezioni intitolata: Scrivere una sceneggiatura, le parole che diventano immagini, la letteratura che diventa cinema. Le regole di composizione di una storia sono molto simili per cinema Tv e romanzo. Andrea Cotti ci aprirà quindi al mondo dello storytelling, raccontando uno dei mestieri più belli del mondo. Per finire, i due curatori di pordenonescrive, Alberto Garlini e Gian Mario Villalta entreranno nel vivo del laboratorio di due grandi scrittori contemporanei, Milan Kundera e Jamaica Kincaid, analizzando in modo approfondito due loro romanzi: L’insostenibile leggerezza dell’essere e Autobiografia di mia madre. Info: www.pordenonelegge.it
NOTE DI JAZZ
Pordenone, Teatro Comunale G.Verdi - mercoledì 20 gennaio 2016, ore 18.00
Novità nella programmazione della stagione 2015/2016 arrivano al Teatro Verdi di Pordenone i Concerti delle 18, una serie di cinque lezioni/concerto dedicate al mondo del pianoforte (e infatti il sottotitolo del ciclo è “Il pianoforte che non ti immagini: divertimenti musicali per 88 tasti e non solo”), concerti che hanno in comune il fatto di essere sempre in calendario il mercoledì, alle ore 18.00, sul palcoscenico del Teatro, dove troveranno spazio artisti e pubblico insieme, con ingresso libero. L’appuntamento del 20 gennaio vedrà in scena Bruno Cesselli, Massimo De Mattia e Flavio Massarutto. Info: www.comunalegiuseppeverdi.it
(Tit. Or.: Desdè allà) Un film di Lorenzo Vigas. Con Alfredo Castro, Luis Silva, Jericó Montilla. Venezuela, 2015. Durata 93’.
(Tit. Or.: Saul Fia) Un film di di László Nemes. Con Géza Röhrig, Levente Molnar, Urs Rechn. Ungheria, 2015. Durata 107 min.
IÑÁRRITU ALLA REGIA DI UN WESTERN BASATO SUL ROMANZO DI MICHAEL PUNKE
ReVenAnt - ReDIVIVo
DI AlejAnDRo González IñáRRItu In seguito al successo di Biutiful, il regista messicano premio Oscar Alejandro González Iñárritu è stato incaricato dalla Warner di adattare "The Revenant: A Novel of Revenge", il romanzo di successo di Michael Punke uscito nel 2004 ispirato a fatti realmente accaduti. Tratto da una storia vera, Revenant - Redivivo è un'esperienza cinematografica profonda e totale che racconta l'epica avventura di un uomo che cerca di sopravvivere grazie alla straordinaria forza del proprio spirito. In una spedizione nelle vergini terre americane, l'esploratore Hugh Glass (Leonardo Di Caprio) viene brutalmente attaccato da un orso e dato per morto dai membri del suo stesso gruppo di cacciatori. Nella sua lotta per la sopravvivenza, Glass sopporta inimmaginabili sofferenze, tra cui anche il tradimento del suo compagno John Fitzgerald (Tom Hardy). Mosso da una profonda determinazione e dall'amore per la sua famiglia, Glass dovrà superare un duro inverno nell'implacabile tentativo di sopravvivere e di trovare la sua redenzione. .
IL FILM VINCITORE DELLA 72. MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
tI GuARDo
i film del mese
Un film di Alejandro González Iñárritu. Con Leonardo DiCaprio, Tom Hardy, Will Poulter. USA, 2015. Durata 156 min.
DI loRenzo VIGAS Armando Marcano è un cinquantenne venezuelano che gestisce un negozio di protesi dentarie da lui stesso messe a punto con perizia tecnica e diligente attenzione al dettaglio. Nel tempo libero Armando adesca ragazzi di strada che fa spogliare davanti a lui, senza toccarli. Uno di questi è Elder, che però non si lascia svestire, e lo apostrofa dandogli della "checca". Se Elder è orfano di padre, Armando vorrebbe vedere il proprio padre morto. Ma a poco a poco fra i due si instaura un legame che sfugge alle definizioni e che ha molto più a che fare con i rapporti di potere fra classi sociali destinate a rimanere rigidamente separate che con una sessualità per Armando confinata al solipsismo. È proprio dal contatto fisico, o dalla sua mancanza, che prende il via la storia di Armando e di Elder. Il ragazzo cerca il contatto fisico anche attraverso le botte e gli spintoni, il cinquantenne lo rifugge come oscuro precipitato di un rapporto con il padre e, forse, con una madre troppo idealizzata, che vediamo solo in una galleria fotografica simile ad un tempietto pagano. Tutto ciò che circonda Armando (esseri umani compresi) è fuori fuoco, ma quando Elder comincia a porsi al centro dell'esistenza dell'uomo più anziano, rubandogli di fatto l'inquadratura, gli equilibri saltano e le conseguenze si fanno pericolose. Con grande controllo dell'immagine, dalla palette dei colori sfumati al netto distacco fra sfondo e primo piano, il regista venezuelano Lorenzo Vigas debutta al lungometraggio con un film intenso e perturbante sceneggiato sulla base di un soggetto coscritto insieme a Guillermo Arriaga. Desde allà realizza cinematograficamente il sogno panamericano di Che Guevara poiché unisce le creatività del venezuelano Vigas, del messicano Arriaga e del cileno Alfredo Castro, l'attore feticcio di Pablo Larrain che qui incarna con lunare straniamento l'apatico Armando, sempre pronto a produrre una mazzetta di bigliettoni con cui comprare gli esseri umani che rifiuta di toccare.
UN’APPASSIONATA E COMPLICATA STORIA D’AMORE CON MILLE SFACCETTATURE
Il FIGlIo DI SAul DI
láSzló nemeS Ottobre 1944. Saul Ausländer è un ebreo ungherese deportato ad AuschwitzBirkenau. Reclutato come sonderkommando, Saul è costretto ad assistere allo sterminio della sua gente che 'accompagna' nell'ultimo viaggio. Isolati dal resto del campo i sonderkommando sono assoldati per rimuovere i corpi dalle camere a gas e poi cremarli. Testimoni dell'orrore e decisi a sopravvivervi, il gruppo si prepara alla rivolta prima che una nuova lista di sonderkommando venga stilata condannandoli a morte. Perduto ai suoi pensieri e ai compagni che lo circondano, Saul riconosce nel cadavere di un ragazzino suo figlio. Lascia un segno indelebile, visivo ed interiore, l’opera prima del regista ungherese László Nemes, Il figlio di Saul (Saul Fia), selezionato in competizione a Cannes 68 e vincitore sia del Grand Prix speciale della Giuria e sia del Premio Fipresci, assegnato dalla critica internazionale. La tragedia per antonomasia, la Shoah, viene raccontata da un punto di vista poco noto, l’uomo afflitto, annichilito, annientato dall’orrore e dalla sofferenza rappresenta l’amore di tutti i padri per tutti i figli, l’aspetto di umanità più puro e quasi folle, la ricerca di un senso per vivere e morire, e lo trova nel tentativo disperato di dare degna sepoltura al corpo di un bambino – che potrebbe essere o meno suo figlio – secondo le proprie tradizioni religiose.
LA SCUOLA AL CINEMA - GENNAIO 2016
Le proiezioni si svolgono a Pordenone presso Cinemazero, in Piazza Maestri del Lavoro. Il costo del biglietto è di € 3,00 a studente (insegnanti non pagano). Per informazioni e prenotazioni, mail didattica@cinemazero.it, tel. 0434520945 (mar-ven dalle 15.00 alle 18.00)
Martedì 12 gennaio MALALA di Davis Guggenheim. Con Malala Yousafzai, Mobin Khan. Documentario, USA 2015, 93' A 11 anni, sotto falso nome, Malala Yousafzai scriveva un blog per la BBC, raccontando la vita quotidiana di una studentessa nella valle dello Swat. A 13 riceveva il Premio giovanile per la pace in Pakistan e rilasciava interviste sui media internazionali denunciando l'oscurantismo dei talebani nei confronti delle donne cui veniva negata l'istruzione. A 15 anni fu vittima di un attentanto che ha rischiato di ucciderla. Da quel momento Malala ha dato vita a un’organizzazione no profit, la Malala Fund, per sviluppare progetti educativi in tutto il mondo. Nel 2014, ha vinto il Premio Nobel per la pace.
Martedì 19 gennaio IL PICCOLO PRINCIPE di Mark Osborne. Animazione. Francia 2015, 107' Una bambina conosce un anziano aviatore e attraverso i suoi racconti il mondo del Piccolo Principe, giunto sulla terra dopo un lungo viaggio. Non era certo semplice portare al cinema il piccolo/grande libro di Antoine de Saint Exupéry senza tradirne i valori essenziali - come il rispetto della persona e della diversità, la salvaguardia dell’ambiente, la pace - e allo stesso tempo realizzare un film che sapesse parlare sia ai bambini che agli adulti. Osborne ci riesce alla perfezione con un'opera coinvolgente e raffinata.
Lunedì 25 gennaio | Martedì 26 gennaio | Venerdì 29 gennaio | Ore 11.00 La Giornata della Memoria 2016 - Alcune proiezioni saranno introdotte con l'aiuto di Monica Emmanuelli (Istituto friulano per la Storia del Movimento di Liberazione di Udine) IL LABIRINTO DEL SILENZIO di Giulio Ricciarelli. Con Friederike Becht, Peter Cieslinski. Germania 2014, 124' Candidato tedesco agli Oscar nella categoria Miglior Film in lingua straniera. A Francoforte nel 1958 un giovane procuratore scopre che un vecchio soldato nazista, attivo ad Auschwitz, è attualmente un professore in una scuola elementare, il che, secondo lui, non è ammissibile. Il racconto di Auschwitz si spiega attraverso il dolore e l’indignazione di chi la scopre, mostrando il nazismo da una prospettiva nuova.
Lunedì 25 gennaio | Martedì 26 gennaio 2016 | Venerdì 29 gennaio ore 10.30 FRANCOFONIA - IL LOUVRE SOTTO OCCUPAZIONE di Aleksandr Sokurov con Louis-Do de Lencquesaing, Benjamin Utzerath. Francia, Germania, Paesi Bassi 2015, 87' E' la storia di due uomini eccezionali: il direttore del Louvre Jacques Jaujard e l’ufficiale dell’occupazione nazista il conte Franziskus Wolff-Metternich, prima nemici, poi collaboratori. Sarà grazie alla loro alleanza che molti dei tesori del Louvre saranno salvati. Il film esplora il rapporto tra l’arte e il potere e il grande museo parigino diventa un esempio vivo di civiltà e l'occasione per rivelare quanto l’arte ci racconta di noi stessi anche durante uno dei conflitti più sanguinosi della storia.
Mercoledì 27 gennaio ore 9.00 SCHINDLER'S LIST di Steven Spielberg con Liam Neeson, Ben Kingsley, Ralph Fiennes USA 1993, 200' E' la vera storia di Oscar Schindler, industriale tedesco, che nel 1938 si lega ai comandanti militari. Quando gli ebrei sono relegati nel ghetto di Cracovia Schindler riesce a farsene assegnare alcune centinaia come operai in una fabbrica di pentole. All'inizio sembra sfruttarli, in realtà li salva. In questa opera in bianco e nero, ricca di scene straordinarie, Spielberg è riuscito a raccontare come nessun altro la Shoah.
La visione dei film de La Giornata della Memoria è consigliata alle classi delle scuole secondarie di secondo grado. Per le classi delle scuole primarie e secondarie di primo grado si suggerisce di scrivere a didattica@cinemazero.it per ricevere informazione sui titoli disponibili e concordare le proiezioni.