CinemazeroNotizie Settembre 2014

Page 1

E 1,00

mensile di cultura cinematografica La Mediateca apre i propri archivi e vi invita a scoprire la nuova sede!

Venezia 71, la rinascita del cinema italiano Grande attesa per la 71ma Mostra del Cinema di Venezia

Le infinite forme

Diritti, De Luca, Piccolo, Moscati: tra cinema e letteratura

Guardare per vedere

La rivoluzione settembrina di cinemazero investe anche la didattica degli audiovisivi

Man Ray a Villa Manin

Pittore, fotografo, cineasta e creatore di oggetti; il 13 settembre si inaugura

Cinema a passo di danza

Il Friuli Venezia Giulia si conferma ancora una volta terra di cinema

La dinasty di hollywood

I Barrymore, Chaplin e il Technicolor protagonisti dal 4 all’11 ottobre al Teatro Verdi

Locarno, la riscoperta del cinema sociale

Resoconto della 67ma edizione del prestigioso Festival

14

Settembre

New Opening

2014 numero 08 anno XXXIV

Il futuro del cinema tra presente e passato

Le prossime sfide di Cinemazero: tecnologia, qualitĂ e una nuova sala

spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicitĂ inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi


Le prossime sfide di Cinemazero: tecnologia, qualità e una nuova sala

AndreaCrozzoli Crozzoli Andrea

Editoriale

Il futuro del cinema tra presente e passato Il consumo di cinema, anche quello culturale o d’essai, in questi ultimi tempi si è fatto velocissimo. Dopo pochissimi mesi dall’uscita in sala il film è disponibile in dvd per visioni casalinghe. Se pensiamo alla nascita di Cinemazero, nel lontano 1978, quando inaugurò le sue proiezioni con Gangster Story di Arthur Penn, pellicola che restò disponibile presso i distributori a oltre dieci anni dall’uscita. Quella disponibilità lunga dieci anni si è ridotta ora a 60/90 giorni al massimo. Ecco perchè Cinemazero ha dovuto avviare un intervento di ritrutturazione della SalaGrande con un primo lotto di lavori che permetterà di arrivare nel 2015 alla quarta sala. Per il secondo lotto si conta sul DDL Cultura della Regione Friuli Venezia Giulia che favorisce l’adeguamento tecnologico delle sale cinematografiche sostenendo gli interventi fino all’ammontare massimo del 50 per cento della spesa ammissibile. Su questo fronte si è mosso finalmente anche il Ministero dei Beni Culturali, grazie al Decreto Franceschini per la cultura, che riconosce alle piccole sale cinematografiche la possibilità di beneficiare per gli anni 2015 e 2016 di un credito di imposta del 30% sui costi sostenuti per il restauro e l’adeguamento strutturale e tecnologico. Sarà quindi concretamente fattibile il quarto schermo con il quale Cinemazero riuscirà a programmare prontamente tutti i nuovi film della stagione e non, come ora accade, rinviarli al limite dell’uscita in dvd o smontare un film, che ha ancora delle potenzialità di pubblico, per far posto alle new entry. Con esclusione della sola estate, ogni weekend dell’anno, infatti, escono sugli schermi setto/otto film di cui oltre la metà d’essai. I quattro schermi permetteranno a Cinemazero, unica struttura cinematografica in città, di non privare il suo piubblico dei nuovi film in uscita. Rinnovarsi costantemente, per Cinemazero, è l’unico modo per rimanere sul mercato. La priorità iniziale era il passaggio al sistema digitale per non rimanere senza film. Ora, con il sistema digitale, se molte cose si sono semplificate, altre hanno subito nuovo impulso e ai film si sono affiancate serate live con concerti, balletti ed opera lirica. Anche se il film, ancora, rappresenta il cuore pulsante del consumo culturale in sala. Film che registi come Quentin Tarantino, Christopher Nolan, J.J. Abrams e Judd Apatow, vorrebbero, però, ancora girare in pellicola, in modo da permettere la sopravvivenza del supporto che ancora oggi, più di ogni altro, è sinonimo di cinema. Non poteva rimanere insensibile un cinefilo puro e appassionato come Martin Scorsese, che ha redatto una lettera aperta in cui afferma che “... Non sto suggerendo di ignorare l'ovvio: l'HD non sta arrivando, è già qui ... Quindi potremmo tranquillamente dire che il futuro è qui, che la pellicola è scomoda e imperfetta e difficile da trasportare e facile a rovinarsi e deperibile, e che è tempo di dimenticare il passaro e dire addio – potremmo davvero farlo facilmente. Troppo facilmente. Sembra che ci vogliano ricordare di continuo che il cinema è, dopo tutto, un business. Ma il cinema è anche una forma d'arte ... La pellicola, ancora oggi, offre una tavolozza visuale più ricca di quella dell'HD. E dobbiamo ricordarci che la pellicola è ancora la migliore manie- ra di conservare i film, l'unica a prova di tempo. Non abbiamo alcuna garanzia che il digitale durerà nel tempo, sappiamo che la pellicola lo farà, se adeguatamente conservata e curata ...”. Su questo Cinemazero con la Cineteca del Friuli, hanno dato vita nel 1982 alle Giornate del Cinema Muto che ha contribuito a cambiare il corso della storia del cinema sulla conservazione.

In copertina: Alba Rohrwacher nel film di Saverio Costanzo Hungry Hearts

cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Settembre 2014, n. 08 anno XXXIV Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Marianita Santarossa Direzione, redazione, amministrazione P.zza della Motta, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Grafiche Risma Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica


La Mediateca apre i propri archivi e vi invita a scoprire la nuova sede!

Elena D’incà

Siete abituati a conoscere la Mediateca di Cinemazero come un grande archivio con oltre 11.000 film in dvd e 14.000 libri dedicati al cinema, un patrimonio di grande valore culturale da prendere in prestito, da consultare, da sfogliare..., ma forse non sapete che a breve la Mediateca inaugurerà in una nuova sede una nuova vita! Dopo un breve periodo di chiusura del servizio, necessario per completare il trasloco e l'allestimento degli spazi, la Mediateca di Cinemazero riaprirà le proprie porte nella prestigiosa sede di Palazzo Badini. Un edificio nel cuore della città, attualmente sede di Turismo FVG e futura sede di alcune associazioni culturali attive in città, che nasce con l'ambizione di diventare il palazzo della cultura e dei festival cittadini. All'interno di questo noto Palazzo, e con la consapevolezza di far parte di un nuovo progetto culturale, nascerà la nuova Mediateca di Cinemazero. Il progetto di allestimento degli spazi e dei servizi ha l'ambizione di voler trasformare la Mediateca in un luogo di sperimentazione e di conoscenza, non solo un luogo dove prendere in prestito film o libri dedicati al cinema ma, un ambiente nel quale film e libri sono solo una delle molte possibilità di scoperta e di apprendimento offerte agli utenti. Uno spazio accogliente, che offre la possibilità di conoscere divertendosi e che allo stesso tempo apre le porte all'uso consapevole dei nuovi media. Un arredamento moderno ed una suddivisione degli spazi pensata sulle esigenze dell'utente che sarà libero di accedere a tutti i patrimoni e ai contenuti digitali... questi sono solo alcuni degli ingredienti che daranno vita alla nuova Mediateca. La nuova Mediateca vuole essere uno spazio capace di accogliere persone che non avrebbero abitualmente visitato la Mediateca, e che scelgono di andarci anche solo per passare del tempo in un luogo accogliente, per leggere un giornale su un tablet, per vedere un film in streaming, per conoscere il calendario degli eventi promossi dalla Mediateca. Uno spazio giovane ed aperto ai giovani con connessione internet gratuita, con accesso in streaming a film e video indipendenti, con corsi di formazione, e (novità) una postazione di video gaming. Senza voler svelare troppo vi anticipiamo alcune delle anime che costituiranno la nuova Mediateca: un salottino confortevole con poltrone, pouf e cuscini, dove sarà possibile consultare oltre 55 riviste dedicate al cinema, all'arte, ai media ed alla musica, una zona ragazzi, con una selezione di film dedicati agli under 18 ed una console Wii, una zona ristoro con snack e bevande del commercio equo-solidale, una sala visioni con 4 postazioni dedicate alla consultazione interna di tutti i film in archivio, i-pad per connettersi a banche dati digitali di film e video indipendenti, un video proiettore per cineforum ed incontri, la biblioteca con sala studio, ed infine una sala film con esposizione “a scaffale aperto” degli oltre 11.000 dvd. Infatti finalmente tutto il patrimonio audiovisivo verrà esposto su scaffali accessibili al pubblico, che potrà maneggiare liberamente i dvd senza ricorrere all'aiuto del personale esperto. In conclusione l'obbiettivo di questo nuovo progetto sarà quello di conservare e al tempo stesso rinnovare il ruolo che la Mediateca ha costruito negli anni: un servizio attento ad offrire al cittadino la qualità in patrimoni e proposte, con personale competente, formato e paziente, per dare vita anche ad un ambiente ricco di nuovi stimoli, dove la multimedialità è in funzione del cittadino. L'appuntamento quindi sarà per fine settembre quando la Mediateca aprirà le proprie porte con un'inaugurazione ricca di sorprese e dopo la quale seguirà una regolare riapertura del servizio. Vi aspettiamo!

Mediateca Pordenone di Cinemazero

New Opening


Grande attesa per la 71ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

Marco Fortunato

Festival di cinema

Venezia 71, la rinascita del cinema italiano "Spesso non si pretende dai festival quello a cui essi dovrebbero necessariamente provvedere: non solo una fotografia del presente, ma la capacità di vedere le cose in altro modo". Con queste parole il direttore Alberto Barbera ha aperto la presentazione della 71a Mostra del Cinema di Venezia (27 agosto – 6 settembre) svelando un programma che lascia decisamente poco spazio ai divi “pop” per puntare, senza nascondersi, sul cinema di casa nostra. Dei 55 film selezionati infatti, in rappresentanza di quaranta Paesi del mondo (tra cui Georgia, Azerbaijan, Croazia, Emirati Arabi Uniti e Qatar), quasi la metà parlano italiano. A partire dalla selezione ufficiale dove, dopo il Leone d’Oro a Sacro Gra lo scorso anno, saranno tre (su venti) i film tricolori in lizza per il massimo premio: Il giovane favoloso di Mario Martone, Anime Nere di Francesco Munzi e Hungry Hearts di Saverio Costanzo. Dopo il successo di Noi credevamo, insignito di ben 7 David di Donatello, Martone si presenta al Lido con un progetto ambizioso, quello di raccontare la breve esistenza di Giacomo Leopardi partendo da una sceneggiatura basata sugli scritti e sull’epistolario dell’autore, dandogli il volto di un coraggioso Elio Germano e cercando di approfondire i lati ironici e spregiudicati del suo pensiero. Una sfida non semplice e per questo attesa con molto interesse sia dal pubblico che dalla critica. Altrettanto impegnativo, e per questo stimolante, il lavoro di Francesco Munzi, giovane regista e sceneggiatore formatosi al Centro Sperimentale di Cinematografia, che porta in concorso Anime nere una sorta di western, ambientato al giorno d’oggi, incentrato su una famiglia di criminali calabresi vicini alla 'ndrangheta. In una dimensione sospesa tra l’arcaico e il moderno si svolge il racconto di tre fratelli che dal Sudamerica e dalla Milano della finanza sono costretti a tornare nel paese natale, sulle vette selvagge della Calabria, per affrontare i nodi irrisolti del passato scoprendone gli aspetti più emotivi e contraddittori. Grande curiosità anche intorno ad Hungry Hearts titolo inglese scelto da Saverio Costanzo (che ha firmato il successo La solitudine dei numeri primi), per la sua sesta fatica con protagonisti Alba Rohrwacher e Adam Driver. Il film ruota attorno all'incontro casuale a New York di un uomo e una donna, della nascita di un figlio e il loro ritrovarsi davanti a una scelta di vita o di morte. Tre opere molto diverse ma con un minimo comune denominatore: il rapporto con il testo scritto. Se Martone ha scelto direttamente uno scrittore come protagonista anche gli altri due italiani hanno scelto di trarre ispirazione da altrettanti romanzi, rispettivamente «Il bambino indaco» di Marco Franzoso, nel caso di Costanzo e il libro di Gioacchino Criaco (dal titolo omonimo al film) per Munzi, a ribadire ancora una volta la relazione che da sempre unisce cinema e letteratura. Un discorso che può essere esteso anche a Pasolini di Abel Ferrara, secondo molti il quarto titolo italiano (per adozione) in corsa al Leone d’Oro. Una coproduzione franco-belga-italiana, con Willem Dafoe nella parte del protagonista e Riccardo Scamarcio in quella di Ninetto Davoli, impegnata a ricostruire le ultime 24 ore di vita di Pasolini senza alcuna concessione allo scandalo e con la promessa - fatta dal regista stesso - di svelare una volta per tutte «chi ha ucciso veramente Pier Paolo». Italia protagonista nella selezione ufficiale dunque, ma non solo. Diverse le proposte tricolori in Orizzonti, la sezione dedicata ai giovani autori, dove troviamo Senza Nessuna Pietà, storia di povertà e strozzinaggio di Michele Alaique, interpretata da Pierfrancesco Favino (anche nelle vesti di produttore), La vita Oscena di Renato De Maria, ispirato all’autobiografia di Aldo Nove e Belluscone, una storia siciliana di Franco Maresco che ritorna, non più in coppia con Ciprì, con film che vuole raccontare il rapporto unico tra l'ex Premier e la Sicilia, attraverso le disavventure di un impresario palermitano di cantanti neomelodici e organizzatore di festa di piazza. Fuori concorso, ad alimentare le consuete polemiche che fanno da strascico a ogni Festival che si rispetti ci penserà con tutta probabilità il film di Sabina Guzzanti, La trattativa. Fuori concorso «per l'argomento trattato», come ha commentato ironicamente la regista stessa sul suo sito web, la pellicola è stata interamente girata all'interno di un teatro di posa, dove alcuni attori drammatizzano documenti ufficiali della trattativa intercorsa tra Stato italiano e mafia, dando voce ai vari Marcello Dell'Utri, Giancarlo Caselli, Massimo Ciancimino. Sempre fuori concorso e sempre firmati da autori italiani anche i documentari Italy in a day di Gabriele Salvatores e La zuppa del demonio di Davide Ferrario, oltre al lungometraggio Perez, opera seconda di Edoardo De Angelis, regista


amato da Kusturica (anch'esso presente a Venezia 71 con un episodio del film corale Words with Gods). I portabandiera tricolori non mancheranno anche nella sezione documentari che quest’anno si caratterizza per una forte impronta biografica. Tatti Sanguineti parlerà di Giulio Andreotti ne Il Cinema visto da Vicino, Marco Spagnoli disegnerà un ritratto di Sophia Loren in Donne nel Mito mentre Giorgio Treves mostrerà una vita interamente dedicata al cinema, quella di Gian Luigi Rondi. A questi si vanno ad aggiungere Poltrone Rosse, Parma e il cinema di Francesco Barilli e Animata resistenza di Francesco Montagner e Alberto Girotto. Uscendo dai confini della produzione nazionale (decisamente dominante, dicevamo, visto che sono ben 26 i film italiani o coprodotti dall’Italia presenti alla Mostra) da non perdere Birdman di Iñárritu, evento di apertura della kermesse, pellicola che racconta la storia di attore in disgrazia che tenta di rilanciarsi portando sul palco di Broadway la sua interpretazione più famosa, uno scalcagnato eroe mascherato. Il film del regista messicano, già autore di 21 grammi, Babel e Biutiful, ha come protagonisti Michael Keaton, Edward Norton, Emma Stone e Naomi Watts (che saranno presenti sul red carpet del Lido). In concorso anche Trois coeurs (Tre cuori) di Benoit Jacquot, storia d’amori, coincidenze ed imprevisti con Charlotte Gainsbourg e Chiara Mastroianni, e il progetto europeo, a giudicare dai paesi dov'è stato girato, The Cut di Fatih Akin. Il nuovo film del regista turco - ritirato a sorpresa dalla selezione di Cannes il giorno precedente all'annuncio del programma ufficiale, scelta dettata da "ragioni personali" a detta dell’autore - chiude la trilogia sull’Amore, la Morte e il Demonio (iniziata da Akin con La sposa turca e proseguita con Ai confini del paradiso) con un’opera dal respiro epico sul genocidio degli armeni. Da tenere d’occhio anche Roy Andersson, regista svedese che presenterà il film A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence, anch’esso parte di una Trilogia che segue due uomini che si muovono attraverso il tempo e lo spazio, dai tempi dell'Antico Testamento al presente, e 99 Homes di Ramin Bahrani con la star di The Amazing Spider-Man, Andrew Garfield, nei panni di un uomo “normale” che finirà per trovare il successo grazie alle vendite immobiliari. Altri contendenti al Leone d’Oro la regista iraniana Rakhshan Bani Etemad, con Tales, girato nel Paese martoriato dalla guerra civile, il giapponese Tsukamoto, in corsa con Fires on the Plain – che riprende atmosfere crude cupe sviluppando la poetica caratteristica di questo autore - e il cinese Wang con Red Amnesia, che ruota attorno ad una vedova in pensione la cui vita viene stravolta quando comincia a ricevere misteriose e anonime telefonate. Ci sarà anche Kim Ki-Duk, vincitore nel 2012 con Pietà che aprirà però le Giornate degli Autori con One on One. In questa sezione troveremo anche Dancing with Maria il documentario del monfalconese Ivan Gergolet (di cui si parla ampiamente a pag. 9) prodotto da Transmedia, ancora fresca dell’incredibile successo, partito proprio dalla proiezione del Lido, di Zoran il mio nipote scemo. Grande curiosità per l'annuncio della presentazione del director's cut di Nymphomaniac 2 di Lars Von Trier, forse uno dei capitoli più attesi della mostra, dove arriverà anche il bello e maledetto James Franco per presentare il suo L’urlo e il Furore, adattamento del capolavoro omonimo di William Faulkner. Dopo aver presentato a Cannes, pochi mesi fa, la sua versione di un altro complesso capolavoro dello stesso autore (As I Lay Dying) l’eclettico attore e regista si rimette alla prova narrando le vicende della famiglia Compson, aristocratici del Sud caduti in disgrazia, sullo sfondo del Mississippi dei primi del ‘900. Sul fronte degli ospiti i più attesi troviamo l’elegantissima Catherine Deneuve e l’immortale Al Pacino, presente a Venezia con due film, The Humbling e Manglehorn, quest’ultimo in concorso. Arriverà anche l’infaticabile Manuel De Oliveira, che alla veneranda età di 105 anni presenterà il suo O velho do restelo. Insomma l’impressione è che la carne al fuoco sia davvero molta e che la promessa fatta da Barbera di dare vita ad un Festival che sappia proporre una valutazione del mondo con altri occhi e attraverso tipi di cinema diversi e nuovi, per permettere al pubblico di venire a contatto con un altro cinema possibile, di intuire percorsi alternativi o semplicemente prossimi a venire, sia stata mantenuta. E che, per una volta, l’Italia possa giocare un ruolo da protagonista, perché quest’anno al Lido il suo cinema c’è e si vede. Nei numeri, nella qualità e nella diversità delle scelte. Alla giuria, presieduta quest’anno da Alexandre Desplat, celebre compositore francese di colonne sonore, e composta, tra gli altri, dal nostro Carlo Verdone, dall'attrice Joan Chen, dall'attore Tim Roth e dal regista Elia Suleiman, il compito di decidere se questa “rinascita” merita anche un premio.


Diritti, De Luca, Piccolo, Moscati: tra cinema e letteratura

Elisabetta Pieretto

Cinema&Letteratura

Le infinite forme Saranno quattro gli appuntamenti in scena a pordenonelegge dal 17 al 21 settembre prossimi, nati dalla collaborazione tra Cinemazero e la Festa con gli autori, per fotografare e testimoniare l'incontro di due mondi sempre più intersecanti, il cinema e la letteratura. Se le trasposizioni cinematografiche sono oramai all'ordine del giorno, sempre più assistiamo a incursioni da un mondo all'altro, con registi che esordiscono come scrittori di narrativa e scrittori che sentono il bisogno di andare oltre la parola, completandola con l'immagine. Il tutto senza dimenticare gli anniversari che contano, come quello legato a Sergio Leone e l'ormai consueto appuntamento con gli oscar della critica, le premiazioni di Scrivere di cinema Premio Alberto Farassino. Ad aprire, l'incontro con uno dei registi italiani contemporanei più intransigenti, Giorgio Diritti, che esodisce come scrittore con il suo primo libro di narrativa, Noi due. Dopo aver mostrato nei suoi film l'Italia nuda, nelle sue ferite e desideri, attraversando le pieghe della Storia e le vicende quotidiane fatte di coraggio e di paura, da Il vento fa il suo giro a L'uomo che verrà fino a Un giorno devi andare, Diritti porta la sfida dentro al suo primo romanzo, incentrato sulla storia di Carlo e Alice obbligati a una scelta difficile, quella di lasciare la loro terra d'origine, un'Aquila devastata dal terremoto, per andare verso Nord dove li attende una possibilità di lavoro e quindi di vita. Segue l'appuntamento con il critico Italo Moscati che, a cinquant'anni dall'uscita in sala di Per un pugno di dollari, presenterà il libro Sergio Leone. Quando il cinema era grande. In un avvincente intreccio di film e vita, Moscati racconta la storia di uno dei più grandi registi che il cinema italiano e internazionale. La sera, poi, a Cinemazero si potrà rivedere la copia restaurata dell'opera che apre la famosa “trilogia del dollaro”. Sarà poi la volta di un incontro speciale, quello con Erri De Luca: La musica provata, il titolo della sua ultima opera, è sia un libro che un documentario. Nel primo De Luca racconta tutta la musica da lui provata: la musica della scrittura, ma anche quella che si ascolta, che colma le nostre giornate, quella che si canta. Nel secondo, De Luca accetta di essere ripreso in questa sua narrazione in cui la parola scritta diventa musica con l'aiuto di amici, tra cui Stefano Di Battista, Nicky Nicolai e Gian Maria Testa. De Luca presenterà in anteprima La musica provata, in un incontro fatto di parole, di immagini e di musica, accompagnato da Stefano Di Battista, Nicky Nicolai e Lucio Bardi. Come ogni anno, infine, ci saranno le consuete premiazioni di Scrivere di cinema, cui hanno risposto al motto “Critici e ribelli!” centinaia di giovani dai 15 ai 25 anni di tutta Italia. Ospite d'onore sarà lo scrittore Francesco Piccolo, Premio Strega 2014, sceneggiatore di molti film di successo come Il capitale umano, con il quale ha vinto il David di Donatello. Spetterà alla giuria costituita da Mauro Gervasini, Nicola Lagioia, Adriano De Grandis e Viola Farassino scegliere i vincitori per le due sezioni di gara, Young adult (15-19 anni) e Under 25 (20-25 anni). In palio un workshop redazionale all'interno del Festival Internazionale di Roma, in collaborazione con Alice nella città. Verrà inoltre assegnato il Premio del Territorio, riservato agli studenti della Provincia di Pordenone; in questo caso sarà la giuria formata da otto docenti del territorio a decidere il vincitore. Per conoscere le date e gli orari di questi appuntamenti e per consultare l'intero programma del festival: www.pordenonelegge.it.


La rivoluzione settembrina di Cinemazero investe anche la didattica degli audiovisivi

Silvia Moras

Settembre sarà per Cinemazero e per la Mediateca Pordenone di Cinemazero un mese di grandi cambiamenti, una vera e propria rivoluzione per luoghi, contenuti e progetti. Da questo rinnovamento non potevano esimersi le proposte avanzate dall'attività didattica degli audiovisivi che da anni promuoviamo e per la quale vantiamo l'accredito Ministeriale. Parlando di didattica degli audiovisivi, della sua modernità e carica innovativa in ambito scolastico, è interessante riportare le parole scritte da Pierangela Diadori: “Molti dei tradizionali strumenti didattici diventano improvvisamente incompleti (il libro di testo, la voce del docente, i realia presenti nella classe) e si sente la necessita di aggiungere a questi anche immagini, contesti, voci e suoni diversi che portino in classe la realta di tutto il mondo associato alla lingua oggetto di studio. Quale strumento piu adatto di un filmato per realizzare tutto questo?” . Esaustiva in tal senso è anche l'opinione di Michele Marangi “La molteplicita dei livelli di significazione insita in ogni frammento audiovisivo, implica la consapevolezza che di fronte ad un medium come il cinema, ...si possano verificare differenti tipologie di comunicazione e coinvolgimento tra testo/oggetto di studio e spettatore/discente, in una dimensione ora di assolutezza esaustiva ora di complementarieta dialettica” . Usare un filmato significa proporre una sollecitazione di vari canali comunicativi e sensoriali di diversa complessità; durante la visione vengono infatti coinvolti canali visivi e sonori e si espone lo studente a più codici comunicativi. In questo senso la grande svolta è anche nelle mani del docente che non dovrà quindi proporre un uso dell'audiovisivo puramente illustrativo, che reitera la prassi , ormai desueta, dei “cineforum” in voga qualche decennio fa. Il mezzo audiovisivo costituisce una valida possibilita di cambiamento che, se imboccata, conduce a un capovolgimento dei ruoli docente discente e a un impressionante ampliamento degli obiettivi didattici che diventano di larghissimo respiro. Il mezzo audiovisivo diventa un potente strumento di autoformazione, di autocoscienza e di percezione maggiormente ampliata di se e degli altri. Può divenire modalità di introspezione per riflettere sulle proprie dinamiche interpretative e unitamente possibilità di approfondimento delle proprie conoscenze enciclopediche e dello sguardo sulla realtà che ci circonda. La scuola e l’istruzione in generale sembra però avere ancora molte remore di fronte alla possibilità di imparare divertendosi, creando a volte scollamento tra la realtà quotidiana e concreta sperimentata dai discenti in cui video e ludicità, e un’educazione ancorata a modelli di insegnamento appartenenti a un’altra era tecnologica e comunicativa, in cui il video è solo proposto per puro nozionismo; Roberto Maragliano già una decina di anni fa sosteneva che “una delle piu importanti caratteristiche dell universo dei media (non e un caso che così frequentemente la si rimuova in sede scolastica) consiste nella drastica apertura che essi operano nei confronti della dimensione ludica. Il bambino, il ragazzo e anche l’adulto giocano con i mezzi, grazie alla complicità, alla facilità, alla piacevolezza degli strumenti di accesso alle macchine, e in questa loro attività recuperano nella dimensione orizzontale (l’analogia, il confronto, il mettere tutto in rapporto con tutto) quel che eventualmente perdono nella dimensione verticale (l’approfondimento, l’isolamento dell’unità di conoscenza). In questo senso e da recuperare e convertire ad un uso pedagogico una filosofia del gioco... Chi sa giocare, e i giovani e i bambini sanno farlo (in particolare sfruttando la componente ludica sempre presente nei media), non esce dal mondo, ma anzi fa entrare il mondo nei suoi spazi mentali e operativi, e quindi lo pone in discussione: non restringe ma allarga le dimensioni della realtà” . Da questi presupposti parte l'offerta formativa di Cinemazero che per il nuovo anno scolastico sarà ricca di cambiamenti sia per i docenti, ma anche per i formatori e i genitori. Non rimane altro che attendere la presentazione della nuova offerta formativa!

Cinema&Didattica

Guardare per vedere


Pittore, fotografo, cineasta e creatore di oggetti; il 13 settembre si inaugura

Antonio Giusa

Cinema&Arte

Man Ray a Villa Manin Dal 13 settembre 2014 all’11 gennaio 2015 Villa Manin presenta una grande mostra dedicata a Man Ray (1890-1976) a cura di Guido Comis e Antonio Giusa e con la collaborazione della Fondazione Marconi di Milano. Con oltre 300 opere, provenienti dagli Stati Uniti, dalla Francia, dalla Svizzera e dall’Italia, fra fotografie, oggetti, dipinti, disegni e film sperimentali, l’esposizione ripercorre la vita e l’opera di uno degli artisti più significativi del Novecento, autore di vere e proprie icone del secolo scorso, come Le Violon d’Ingres, figura femminile con due intagli di violino sulla schiena e Cadeau, ferro da stiro con la piastra percorsa da una fila di chiodi. La straordinaria inventiva dell’artista viene raccontata attraverso un ricco percorso espositivo che permette così di scoprire, oltre all’artista, anche Man Ray uomo e di seguirlo nella lunga e movimentata carriera fra Stati Uniti ed Europa, dagli anni d’esordio fra New York e Ridgefield - New Jersey, sede di una vivace colonia di artisti - alle prime opere dadaiste; dall’arrivo a Parigi nel 1921, alla fuga dalla Francia occupata nel 1940; dagli anni di Hollywood, dove Man Ray si stabilisce al ritorno in America, agli ultimi due decenni di vita trascorsi a Parigi. Si tratta di un percorso articolato in una successione di approfondimenti che hanno per tema la scoperta della vocazione all’arte, il rapporto con gli amici artisti e il contributo alla definizione dell’estetica dadaista e surrealista, l’elaborazione di tecniche fotografiche come il rayograph (realizzato senza la macchina fotografica) e la solarizzazione, l’immagine della donna, le sperimentazioni cinematografiche e altri ancora. Già a partire dal periodo newyorchese, quando strinse amicizia con Marcel Duchamp, e a maggior ragione negli anni parigini, Man Ray frequentò molti fra i più importanti artisti del Novecento: oltre al citato Duchamp, Francis Picabia e Pablo Picasso, poi Henri Matisse, Giorgio De Chirico e Constantin Brancusi, solo per citarne alcuni. L’esposizione mette in evidenza il sodalizio sia umano che creativo con queste figure e molte altre attraverso gli indimenticabili ritratti a cui Man Ray affidò il loro ricordo, ma anche attraverso opere di Man Ray stesso o degli artisti citati che testimoniano le curiosità e gli ambiti di ricerca condivisi. Così come dalle amicizie con i colleghi artisti, la vita e l’opera di Man Ray furono segnate dall’incontro con donne affascinanti: Kiki de Montparnasse, Meret Oppenheim, Lee Miller, Juliet Browner e molte altre che non furono solo modelle e, spesso, amanti, ma vere e proprie muse capaci di ispirare, attraverso il proprio corpo, alcune delle sue opere più celebri, per giungere ai magnifici ritratti che Man Ray scattò alla moglie Juliet Browner nel corso degli anni. Oltre a un’ampia selezione di fotografie femminili la mostra presenta opere in cui i corpi delle donne si fondono con architetture, oggetti geometrici, forme inanimate. L’erotismo di queste immagini lascia trapelare anche l’interesse per il marchese De Sade, che grande influenza esercitò sugli artisti surrealisti. La creatività di Man Ray si espresse anche nei film sperimentali girati negli anni Venti: Retour à la raison, Emak Bakia, Les Mystères du Chateau du dé, Etoile de mer, testimonianze di eccezionale inventiva nell’uso della cinepresa e oggi unanimemente considerati fra i capolavori della cinematografia surrealista. I film saranno inseriti nel percorso espositivo e saranno proiettati la domenica pomeriggio a Villa Manin nel corso del ciclo Intorno a Man Ray: directeur du mauvais movies curato da Carlo Montanaro, che presenterà inoltre una serie di altre esperienze cinematografiche che presentano il prolifico ambiente culturale parigino e gli amici artisti di Man Ray. Accompagna l’esposizione un catalogo edito da Skira con i contributi critici di Guido Comis, Antonio Giusa, Janus, Carlo Montanaro e con un ricordo dell’artista di Giorgio Marconi.


Il Friuli Venezia Giulia si conferma ancora una volta terra di cinema

Beatrice Fiorentino

Dancing with Maria di Ivan Gergolet è uno dei due film italiani in gara alla 29.a Settimana internazionale della critica, concorso parallelo alla Mostra del Cinema di Venezia, organizzato dal Sindacato nazionale critici cinematografici italiani e dedicato esclusivamente alla scoperta di opere prime. Il primato del film consiste nell’essere il primo e unico documentario mai selezionato fino ad oggi nella SIC. Una scelta che, come ha spiegato pochi giorni fa il delegato generale della Settimana della Critica, Francesco Di Pace, durante la conferenza stampa di presentazione che si è tenuta a Roma, non è stata influenzata dalle ultime tendenze in ambito di “cinema del reale”. «Le mode non c’entrano – dichiarava – eravamo solo in attesa del titolo giusto e questo è davvero un sorprendente film d’esordio». Dancing with Maria è il ritratto di una donna eccezionale, Maria Fux, energica e passionale danzatrice ultra-novantenne che a Buenos Aires è diventata un’istituzione con la sua scuola di danzaterapia dedicata principalmente, ma non solo, a persone con deficit motori e mentali. Come lo ha definito lo stesso Di Pace: «Il film è l’emozionante incursione di un regista in un mondo poetico e coinvolgente, dove la parola, il movimento, la musica, i corpi, disegnano l’essenza stessa del cinema, nei suoi significati più profondi». Prima di arrivare al Lido questo lavoro aveva già attirato l’attenzione, partecipando ancora in fase di lavorazione all’ultima Berlinale Talents per la distribuzione della triestina Manuela Buono (distributrice dell’ormai celebre Zoran, il mio nipote scemo) e il montaggio di Natalie Cristiani. Con l’umiltà e la prudenza che contraddistingue l’autore, Gergolet disse all’epoca che il film andava per prima cosa finito, senza pensare prematuramente ai Festival. E oggi che il Festival veneziano lo ha accolto, lui prosegue sulla stessa linea, senza troppo concedersi agli onori e con i piedi ben piantati per terra. «Calma, ragazzi, calma» non fa che ripetere a quanti lo incontrano e magari si lasciano prendere dall’entusiasmo del momento, manifestando la speranza nell’arrivo di possibili premi. Gergolet non si scompone. «Per noi è già tanto essere arrivati qui – afferma serafico -. Non ce l’aspettavamo proprio, sapevo che Igor Princic aveva iscritto il film alla selezione ma quasi come un atto dovuto, francamente nessuno di noi pensava che saremmo stati presi». «In questi mesi il film ha preso la sua forma definitiva – racconta ancora – a Berlino abbiamo avuto i feedback necessari per concluderlo. Per limarlo, affinarlo, per dare più peso ad alcuni aspetti piuttosto che ad altri. Ma soprattutto sono arrivate le musiche originali composte da Luca Ciut, che sono la vera e propria ossatura del film e di cui andiamo tutti fieri. Anche perché un film sulla danza ha bisogno di musica». Dancing with Maria ha tutte le carte in regola per potersi rivelare il nuovo evento nel segno del “Sistema Cinema FVG”. Produzione Transmedia del goriziano Igor Princic (lo stesso di “Zoran”), il contributo del Fondo regionale per l’audioviosivo FVG e, come anticipato, le musiche del compositore triestino Luca Ciut. Ma il film nasce in realtà come un documento privato, senza l’ambizione di farne un lungometraggio. «L’idea è nata dopo un viaggio che ho fatto a Buenos Aires con mia moglie per accompagnarla a un seminario tenuto da Maria Fux. Lei mi aveva chiesto di farle un regalo. Voleva che portassi con me la telecamera per intervistare Maria, senza nessun tipo di pretesa, solo per portarci dietro un ricordo di quell’esperienza. Io raccolsi l’intervista, Maria mi permise di riprendere anche alcuni passaggi del suo seminario e al rientro ho montato quel materiale. È stato Igor Princic, vedendo quei cinque minuti di montaggio qualche mese dopo, a rendersi conto delle potenzialità che c’erano. Mi ha rispedito immediatamente in Argentina per proporre a Maria di lavorare insieme a un film». Non si tratta di un bio-pic, assicura il regista «Non si racconta la sua carriera, ma piuttosto il modo in cui la danza può cambiare la vita della persone». Maria Fux è stata informata il giorno stesso dell’annuncio alla conferenza stampa, «è felicissima – dice Gergolet – per lei è stato un grosso impegno avermi col fiato sul collo per quasi quattro anni. Se poi sarà presente a Venezia lo sapremo solo all’ultimo momento, non perché non voglia concedersi, anzi, ma perché lei è una vera artista, vive l’attimo e non fa mai programmi a lungo termine». Più per indole che per scaramanzia, Gergolet guarda al presente più che al futuro. «Non ci penso. Ho già raggiunto il mio risultato e da questo film non chiedo altro. Poter stare per tanto tempo vicino a una donna così grande, è stato un enorme regalo. Una persona che giorno per giorno, alla sua età, dimostra che finché il cuore batte ed entra aria nei polmoni si può vivere e gioire, lascia un insegnamento indimenticabile». Però in cantiere c’è già un nuovo progetto: «Sto scrivendo il prossimo film, stavolta si tratta di una fiction». Ambientata – ça va sans dire – in Friuli Venezia Giulia. Terra di cinema. L’ondata di cinema “Made in Fvg” prosegue inarrestabile, e investe di meritati successi i tanti talenti del territorio che possono finalmente emergere grazie a una fitta rete di professionalità e alla capacità di “fare sistema”. Dopo Zoran, si rinnova a Venezia l’ottima tradizione cinematografica della regione. Con un film non-fiction che promette fin d’ora di attirare l’attenzione su di sé.

Registi emergenti

Cinema a passo di danza


I Barrymore, Chaplin e il Technicolor protagonisti dal 4 all’11 ottobre al Teatro Verdi

Giuliana Puppin

Le Giornate del Cinema Muto

La dynasty di Hollywood Sono i Barrymore, la più grande dinastia dello spettacolo d'America, i protagonisti della principale rassegna della 33.esima edizione delle Giornate del Cinema Muto in programma a Pordenone, al Teatro Comunale Giuseppe Verdi, dal 4 all'11 ottobre prossimi, con replica dell’evento finale con l’orchestra domenica 12 ottobre. Come e più dei Kennedy nella politica, i Barrymore hanno dominato la scena sin dall'Ottocento, passando dal teatro allo schermo con uguale successo. A Pordenone si vedranno le pellicole del periodo d'oro di Lionel, Ethel e soprattutto di John Barrymore, divo assoluto per la straordinaria presenza scenica e per l’avvenenza (era soprannominato “il Grande Profilo”), dalla vita tumultuosa e sregolata. Sarà proprio John Barrymore nel ruolo del Cavaliere des Grieux, a fianco della splendida Dolores Costello, all'epoca sua moglie (entrambi sono i nonni di Drew Barrymore), a inaugurare il festival con il film When a Man Loves (Gli amori di Manon Lescaut), del 1927, di Alan Crosland dalla pièce dell'Abbé Prevost. La serata riproporrà tale e quale la prima di New York del 3 febbraio 1927, con la colonna sonora Vitaphone composta da Henry Kimball Hadley, considerato all’epoca uno dei maggiori compositori classici americani e al centro oggi di una notevole riscoperta. Perfettamente integrata con le immagini e i personaggi, è una delle migliori sincronizzazioni che ci arriva dagli albori del sonoro. Completano il programma alcuni cortometraggi Vitaphone – due con Beniamino Gigli, Giuseppe de Luca, Marion Talley e Charles Hackett in alcuni estratti da Rigoletto, un terzo con il duo comico canoro Van e Schenck, che fu molto popolare negli USA. Di grande interesse promette sin d'ora di essere la proposta dei due rulli sopravvissuti di The Eternal City girato a Roma nel 1922 da George Fitzmaurice, in cui un altro Barrymore, Lionel, interpreta il ruolo del capo del partito comunista e viene rappresentato come un autentico criminale. Il film, che non nasconde una spiccata simpatia per il fascismo, e vede la partecipazione di Benito Mussolini e del re d'Italia Vittorio Emanuele III, era stato considerato perduto. I ruoli di Lionel includono l’eroe del dramma sulla guerra civile The Copperhead (1919) e Mathias nel famoso dramma ottocentesco The Bells. I CENTO ANNI DI CHARLOT – LUCI DELLA CITTÀ - In tutto il mondo si celebra il centenario dalla prima apparizione di Charlot, il personaggio-simbolo creato da Chaplin negli studi Keystone nel gennaio 1914. Le Giornate del Cinema Muto dirette da David Robinson, biografo ufficiale di Chaplin, gli rendono omaggio con l’evento speciale di chiusura, City Lights (Luci della città, 1931) accompagnato dal vivo con la partitura orchestrale dello stesso Chaplin restaurata da Timothy Brock e diretta da Günter Buchwald. Un altro evento legato a Chaplin sarà la performance di Ichiro Kataoka, la star benshi giapponese che torna alle Giornate dopo lo scorso anno. L’arte del benshi – l’attore che accompagnava i film muti in Giappone, commentando lo sviluppo della vicenda e dando voce a tutti i personaggi – è stata tramandata di generazione in generazione, e Kataoka-san è l’erede diretto di cento anni di tradizione. GLI ALBORI DEL TECHNICOLOR - Un’ampia rassegna con trenta film completi e alcuni significativi estratti a colori celebrano il centenario della Technicolor. Fra i titoli più noti, che saranno proposti in due prime serate, la brillante commedia avventurosa The Black Pirate (Il pirata nero) in cui Douglas Fairbanks sfoggia alcune delle sue più spericolate prodezze acrobatiche, e il leggendario Ben-Hur del 1925 con Ramon Novarro, prodotto dalla MGM e diretto da Fred Niblo (fra gli assistenti alla regia un giovane William Wyler, che oltre trent’anni dopo avrebbe diretto la versione sonora). Ricchissime infine, come di consueto, anche le sezioni “parallele” che comprendono “Risate sovietiche”, il “Canone rivisitato” e uno spazio dedicato al cinema delle origini.


Resoconto della 67ma edizione del prestigioso Festival

Ugo Brusaporco

È stato un Festival interessante, pieno di gran cinema e di nuove proposte, segnato dalle polemiche politiche che hanno portato Roman Polanski a non venire a Locarno, ma segnato anche dalla vitalità di centinaia di migliaia di giovani che hanno riempito gioiosamente tutte le sale di un festival non risparmiato dalla pioggia. È stato il 67° Festival di un città, come Locarno, che ha bisogno del Festival, ma che fatica a comprenderlo completamente, perché un Festival ha bisogno dei luoghi di un Festival e dopo 67 anni non può vivere provvisoriamente come succede qui dove la gran parte del pubblico vede i film in luoghi non adeguati per poterli godere. Piazza Grande è un simbolo, ma proprio la pioggia ha segnato la sua precarietà, deve esistere, ma non si può nascondere il resto nel suo nome. Locarno è un Festival di serie A e ha bisogno di sale cinematografiche. Può sembrare un controsenso in un momento in cui le sale scompaiono in molte città, ma proprio il Festival di quest'anno ha mostrato che esistono tanti film che possono essere visti solo al cinema,a cominciare dal Pardo d'Oro Mula sa kung ano ang noo del maestro filippino Lav Diaz, film che muore all'idea televisiva o alla visione via internet, non per le oltre cinque ore della sua durata, ma per le scelte narrative, per la grammatica cinematografica che tv movie hanno dimenticata, in nome della prevalenza della parola e del piegarsi alle esigenze del piccolo schermo. Dettati questi negati anche da un regista come Pedro Costa, premio per la regia, che nel suo Cavalo Dinheiro esalta l'idea della purezza del cinema. E nella stessa chiave va letto il senso del premio come opera prima a Song from the North della coreana Soon-mi Yoo, film nuovo e capace di far riflettere anche linguisticamente. In generale, al di là dei premi questo Festival di Locarno andrà agli archivi lasciando come ricordo dei grandi film, oltre ai citati pensiamo a Marie Heurtin di Jean-Pierre Améris che ha nobilitato la Piazza dicendo della comunità dei sordomuti ciechi e del bisogno d'umanità e santità civile che serve per aiutarli a essere autonomi e a vivere una vita dignitosa. Ecco, la parola dignità, il bisogno di essa, è quella che ha dominato questo Festival, è quella che ha reclamato a protagonista del film la bella e brava Ariana Rivoire che ha pregato di dimenticare la parola "handicap" e di sostituirla con comunità, lei cittadina della comunità di sordomuti. E di dignità parlano in Concorso il russo Durak di Yury Bykov, che segnala il bisogno di "nemici del popolo" per risollevare le coscienze abbruttite dal silenzio della civiltà, lo svizzero L'Abri del sempre socialmente impegnato Fernand Melgar, e il brasiliano Ventos de Agosto del sottovalutato Gabriel Mascaro e in Cineasti del Presente sono tanti i film che chiedono il riscatto di una umanità ferita dall'idea liberista, ma non uccisa. Qui a Locarno più di altri Festival scorrono le immagini di un cinema attento all'idea sociale, idea necessaria, tradita solo nella schizofrenica Piazza, dove a fatica si è trovato un filo conduttore, dove tutto si è consumato nella ricerca di un piacere al pubblico che assomiglia alle programmazioni di prima serata televisiva, peccato. Questo Festival sarà ricordato per la bella retrospettiva Titanus che da oggi comincia un tour che la porterà in tante altre città e nazioni ricordando, insieme alla bellezza del cinema italiano del passato, questo Festival di Locarno capace di celebrare il cinema come pochi, nonostante le polemiche che tentano di minarne il prestigio. Una postilla: Ha fatto saltare tutti sulle sedie il film pamphlet di Jean Marie –Straub À propos de Venise, 24 minuti di cinema rigoroso per raccontare la decadenza odierna di Venezia e dei Veneti. Impietosamente il grande regista paragona i veneti ai piccioni che mandano in rovina i monumenti e sporcano gli ambienti. Accusa la facilità con cui svendono le case sul Canal Grande, accusa i progetti delle grandi opere e le chiese e i palazzi che intanto cadono a pezzi. Lancia un grido d’allarme per la laguna violata e per il terreno e i fiumi traditi dalle fabbriche e ricorda come i veneziani si opposero a Napoleone: Entrate pure in città, noi abbiamo le nostre in campagna. Le testimonianze dei grandi scrittori lasciano il posto alla musica, quella che Bach imparò da Vivaldi, ma questa è un’altra storia.

Festival di cinema

Locarno, la riscoperta del cinema sociale


City Lights © Roy Export S.A.S.

OSPITA UN OSPITE DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO Anche quest’anno è attesa a Pordenone l’ondata autunnale di cinefili in arrivo da ogni parte del mondo per seguire la 33a edizione delle Giornate del Cinema Muto, che si svolgerà al Teatro Verdi dal 4 all’11 ottobre con replica dell’evento finale con l’orchestra il pomeriggio di domenica 12. L’annuncio del programma, che celebrerà fra gli altri la dinastia dei Barrymore e i centenari di Charlot e della Technicolor, è stato accolto in maniera entusiastica. Rinnoviamo perciò l’appello ai pordenonesi che hanno camere o appartamenti liberi perché accolgano quegli ospiti che sempre più numerosi indicano nella scheda di accredito la richiesta di usufruire di un alloggio presso privati. Per alcuni di loro, soprattutto studenti ma non solo, è l’unica possibilità per seguire il festival. Grazie alle molte famiglie che negli anni hanno aderito alla formula Ospita un ospite sono nate amicizie e si è rafforzato il legame tra il festival e la città. In tempi in cui il couchsurfing sta diventando una pratica via via più diffusa, c’è motivo di credere che siano sempre più numerosi i pordenonesi pronti ad aprirsi a questo tipo di ospitalità. Chiunque voglia comunicare la propria disponibilità o anche solo avere ulteriori informazioni, può contattare gli uffici delle Giornate scrivendo un’email a: infodesk.gcm@cinetecadelfriuli.org o telefonando al numero dedicato 0434 26810

Max Linder è stato un attore, regi sta e sceneggiatore francese del cinema mut o. Comico eccellente, del quale CharIie Chaplin si dichiarò allievo,lo stesso al 1923 si trasferì ad Hollywood dovdal 1921 pretò i suoi film migliori: Sette e interguai, considerato il suo capolavo anni di ro, Siate mia moglie, I tre Moschettier Zerorchestra ha scelto di musicar i, che Tre capolavori dell'età del Muto e. colonna sonora nuova fiammante con una sta da Didier Ortolan, Bruno CescompoRomano Todesco. L’organico schi selli e altri il sassofonista Francesco era tra gli Bearzatti, pluripremiato come miglior jazz ista in Italia e in Francia.

Mercoledì 03 settembre ore 21.00 Maniago

Cortile Vecchie Scuderie in caso di pioggia presso il Teatro Verdi

Domenica 28 settembre ore 20.45 Sacile

Teatro Zancanaro, Viale Zancanaro 28

Un evento organizzato da:


TINA MODOTTI - EMIGRANTE, FOTOGRAFA, RIVOLUZIONARIA La donna, la fotografa, la rivoluzionaria e anche l’emigrante. Con questa chiave di lettura è stata realizzata la mostra su Tina Modotti che venerdì 29 agosto è stata inaugurata al Geschichte und Welkulturen Museum di San Gallo, creata in stretta collaborazione con Cinemazero, che ne custodisce i preziosi scatti. Nell'Archivio Fotografico Cinemazero Images c'è un vastissimo repertorio di scatti su e soprattutto di Tina Modotti, frutto di anni di ricerca, collezione e conservazione. In particolare brillano all'interno della mostra i capolavori scattati durante gli anni messicani, periodo maggiormente fecondo e appassionato dell'attività della Modotti, che l’importante istituzione svizzera ha fortemente voluto sia per il valore dell’opera che per la forza di questo esempio di emigrante, omaggiando dunque la nutrita comunità friulana che a San Gallo ha sede. Le sue fotografie emozionano in quanto miracolo di bellezza, strappato per un attimo al dramma di un’epoca spietata. La mostra ricostruisce in maniera il più possibile documentata, sia la sua straordinaria vicenda artistica (che la vide attrice di teatro e di cinema a Hollywood prima, e fotografa nel Messico post-rivoluzionario poi), sia la sua non comune vicenda umana che la rese protagonista in quegli anni in Messico, Russia, Spagna, Germania. Info: www.hmsg.ch

I 1000 OCCHI - FESTIVAL DEL CINEMA E DELLE ARTI

Trieste, dal 12 al 16 settembre 2014

Il percorso di riscoperta delle produzioni Titanus, compiuto in questi giorni dal festival di Locarno, continua con l'edizione 2014 dei Mille Occhi. La retrospettiva locarnese, curata dal direttore dei Mille Occhi Sergio M. Germani e da Roberto Turigliatto, troverà infatti un'integrazione di altri nove titoli con l'edizione 2014 del festival triestino, che si svolgerà al Teatro Miela di Trieste dal 12 al 16 settembre (con anteprima a Roma il 9 e 10 settembre al Cinema Trevi), in partnership con la Cineteca del Friuli, la Cineteca Nazionale e la Cineteca di Bologna. Alcuni dei film in programma saranno contraddistinti dalla presenza dell'attrice triestina Laura Solari, già omaggiata nell'edizione 2013 di I Mille Occhi (in occasione del centenario della nascita) e interprete di almeno tre pellicole Titanus: il peplum Romolo e Remo (1961) di Sergio Corbucci, il mélo Ridi pagliaccio! (1941) e il morboso noir, oggi perduto, La statua vivente (1943), diretti entrambi da Camillo Mastrocinque. Il protagonista indiscusso del percorso Titanus dei Mille Occhi sarà però Raffaello Matarazzo, di cui, insieme alle esclusive per il festival triestino, verranno riproposti Difendo il mio amore (1956), e il raro Amore mio (1964), interpretato dall'italo-americana Eleonora Brown (lanciata da De Sica in La ciociara) e quasi interamente autoprodotto dall'autore, qui al suo ultimo film. Info: www.imilleocchi.com

MILANO FILM FESTIVAL

Milano, dal 4 al 14 settembre 2014

Oltre al Concorso lungometraggi, aperto solo a opere prime e seconde di registi provenienti da ogni parte del mondo, e al tradizionale Concorso cortometraggi, riservato a registi under 40, il 19° Milano Film Festival prevede focus e rassegne fuori concorso; The Outsiders, che affianca le sezioni competitive del festival, integrando i percorsi del Concorso o raccogliendo frutti emersi a margine del lavoro di selezione; la decima edizione della rassegna Colpe di Stato, che si sofferma sulla realtà complessa del sistema di potere nel mondo, sempre attenta alla sperimentazione del linguaggio e alla documentazione del reale; il Focus Animazione con la tradizionale maratona di corti al Parco Sempione e un workshop in collaborazione con Milano Film Network; Vernixage, che per il quarto anno consecutivo prova a indagare le aree interstiziali tra il sistema dell'arte contemporanea e quello del cinema; la iper-maratona di Video Espanso; gli eventi speciali Are you series?, in collaborazione con Banca Prossima, con incontri sul mondo delle serie web e la proiezione del secondo episodio della webserie vincitrice del bando, I 400 sorsi, un concorso per cortometraggi dove l'acqua è protagonista, in collaborazione con Gruppo CAP e Metropolitana Milanese, l’evento VisitSweden; l’appuntamento per i più piccoli con il milano film festivalino e infine gli appuntamenti di musica con i concerti sul Sagrato e ParkLive, un festival di concerti e dj-set in programma ogni sera al Parco Sempione. Info: www.milanofilmfestival.it

Domani accadrà ovvero se non si va non si vede

San Gallo (Svizzera), fino al 4 gennaio 2015


i film del mese

Un film di Jeff Nichols. Con Reese Witherspoon, Matthew McConaughey, Michael Shannon. USA 2013. Durata: 135 min.

(Tit. Or.: The Salt of the Earth) Un film di Wim Wenders, Juliano Ribeiro Salgado. Brasile, 2014. Durata: 100 min.

Un film di Francesco Munzi. Con Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Fabrizio Ferracane. Italia, 2014. Durata 103 min.

MATTHEW MCCONAUGHEY PROTAGONISTA DI UNA STORIA ATIPICA ED AFFASCINANTE

MUD

DI JEFF NICHOLS Due quattordicenni (Ellis e Neckbone) che vivono sulle rive del Mississippi, scoprono un giorno su un'isola, Mud, un uomo che cerca di sfuggire da chi lo sta cercando per ucciderlo. Mud è da sempre perdutamente innamorato di Juniper che ora vive nella zona e con la quale spera di fuggire. L'unica sua speranza è quella di riuscire a far scendere, dai rami di un albero, una barca per poi fuggire con la donna. I ragazzi decidono di aiutarlo, correndo non pochi rischi. l cuore del film, di questo racconto di formazione tanto Huckleberry Finn e un po' Stand by Me, è il suo focalizzarsi sul punto di vista di Ellis, sulla sua perdita d'innocenza, sul suo imparare a riconoscere i pericoli e gli inganni dell'amore e della fiducia. Mud si distanzia dal film precedente di Nichols in tutti i modi possibili: per ambientazione, per stile, ma soprattutto per il repentino cambiamento di tono che passa da quello pessimista e paranoico di Take Shelter a quello caldo e solare di questo film; così come più differenti non potrebbero essere i suoi protagonisti, visto che il Curtis intepretato da Michael Shannon era tutto incertezze e dubbi, mentre per Ellis, proprio come un bambino dallo sguardo innocente e ingenuo, il mondo è bianco e nero, senza vie di mezzo. E invece il fango richiamato dal bel titolo originale, non si riferisce solo al nome di uno dei suoi personaggi, ma all'ambientazione paludosa di gran fascino e perfettamente fotografata dal fedele Adam Stone, e alla mancanza di limpidezza tipica dell'acqua del Mississipi che può nascondere delle preziose perle o pericolosissimi serpenti velenosi, e, chissà, forse anche un inaspettato aiuto. Così come non riesce a vedere attraverso queste acque torbide, Ellis non riesce a guardare nel cuore degli adulti e capire le loro motivazioni. Il miracolo di Nichols è soprattutto nell'essere riuscito a far esprimere al meglio lo stato d'animo del suo protagonista attraverso l'interpretazione perfetta del giovane Tye Sheridan che regge davvero l'intera pellicola in maniera sempre credibile e convincente e con una sguardo tenero ma determinato che stringe il cuore. Anche il resto del cast regala una performance d'ensemble altrettanto valida, con una nota di merito in più a Matthew McConaughey ormai specializzato in ruolo di uomo duro del Sud degli States, ma che qui regala l'intepretazione più misurata ed emozionante della sua carriera..

IL TOCCANTE VIAGGIO NELLE IMMAGINI SCATTATE DA UN MAESTRO DELLA FOTOGRAFIA

IL SALE DELLA TERRA DI WIM WENDERS E JULIANO RIBEIRO SALGADO

Magnificamente ispirato dalla potenza lirica della fotografia di Sebastião Salgado, The Salt of the Earth è un documentario monumentale, che traccia l'itinerario artistico e umano del fotografo brasiliano. Co-diretto da Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado, figlio dell'artista, The Salt of the Earth è un'esperienza estetica esemplare e potente, un'opera sullo splendore del mondo e sull'irragionevolezza umana che rischia di spegnerlo. Alternando la storia personale di Salgado con le riflessioni sul suo mestiere di fotografo, il documentario ha un respiro malickiano, intimo e cosmico insieme, è un oggetto fuori formato, una preghiera che dialoga con la carne, la natura e Dio. Quella di Salgado è un'epopea fotografica degna del Fitzcarraldo herzoghiano, pronto a muovere le montagne col suo sogno 'lirico'. Viaggiatore irriducibile, Sebastião Salgado ha esplorato ventisei paesi e concentrato il mondo in immagini bianche e nere di una semplicità sublime e una sobrietà brutale. Interrogato dallo sguardo fuori campo di Wenders e accompagnato sul campo dal figlio, l'artista si racconta attraverso i reportages che hanno omaggiato la bellezza del pianeta e gli orrori che hanno oltraggiato quella dell'uomo. Un viaggio epico quello di Salgado che testimonia l'uomo e la natura, che non smette di percorrere il mondo e ci permette di approcciare fotograficamente le questioni del territorio, la maniera dell'uomo di creare o distruggere, le storie di sopraffazione scritte dall'economia, l'effetto delle nostre azioni sulla natura, intesa sempre come bene comune.

UN WESTERN DEI GIORNI NOSTRI, GIRATO NEL CUORE DELLA 'NDRANGHETA CALABRESE

ANIME NERE

DI FRANCESCO MUNZI Come in un western ambientato ai giorni nostri, dove il richiamo delle leggi del sangue e il sentimento della vendetta hanno la meglio su tutto, prende vita la storia di una famiglia criminale calabrese. Una vicenda che inizia in Olanda,


Un film di Michele Alhaique. Con Pierfrancesco Favino, Greta Scarano, Claudio Gioé. Italia 2014. Durata 95 min

Un film di Ivano De Matteo. Con Alessandro Gassman, Giovanna Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio, Barbora Bobulova, Rosabell Laurenti Sellers. Durata 92 min. - Italia 2014.

UNA STORIA D'AMORE DALL'IMPIANTO NOIR PER UN ESORDIO PRESENTATO A VENEZIA

SENZA NESSUNA PIETA DI MICHELE ALHAIQUE

A Mimmo piace molto di più costruire che rompere ossa. Vorrebbe fare solo il muratore, ma gli tocca anche fare recupero crediti tra i palazzoni dei quartieri alla periferia di Roma. Lavora per suo zio, il signor Santili, che ama e rispetta come un padre. Non sopporta invece Manuel Santili, suo cugino, viziato e arrogante. E l'avversione è reciproca. Il Roscio, che sarebbe il suo migliore amico se fosse davvero amico di qualcuno, e la mezza dozzina di dipendenti della ditta completano la famiglia. È un mondo con regole e gerarchie chiare, dove chi non sbaglia ha la pagnotta assicurata e qualche extra. Giusto o sbagliato, è l'unico mondo che Mimmo abbia mai conosciuto. Tutto cambia quando nella sua vita irrompe Tania. È bellissima, giovane e ha capito da un pezzo che nella vita deve arrangiarsi da sola. Sa che gli uomini sono pronti a spendere per averla e ne approfitta. Costretti da un imprevisto a passare una notte e un giorno insieme, Mimmo e Tania si ritroveranno uniti dal bisogno di sentirsi amati e dalla voglia di fuggire a un destino già segnato. L’eclettico Pierfrancesco Favino, che è anche produttore del film ha dichiarato: “I ruoli mi piacciono così: uomini costretti ad agire, incalzati dagli eventi – ha spiegato – Mimmo è un personaggio che deve scegliere tra la vita nel clan piena di regole e quella ignota, ma almeno pervasa da amore e comprensione, rappresentata da Tania”. E a chi gli chiedeva se il suo impegno come produttore fosse destinato a durare ha precisato: “Direi che potrei ripetere l’esperienza, credo per aiutare il cinema italiano dobbiamo metterci in gioco anche noi attori. E io darò sempre voce a chi vuole raccontare nuove storie”. SE TUO FIGLIO ADOLESCENTE FA UNA COSA GRAVE, LO DENUNCI O LO PROTEGGI?

IDI NOSTRI RAGAZZI IVANO DE MATTEO

“Sono rimasto folgorato dal libro di Herman Koch, La cena. Forse anche perché ho un figlio quasi adolescente. Mi sono chiesto, come fa lui: se tuo figlio fa una bravata grave, come ti comporti? Esplode il conflitto tra coscienza morale e felicità familiare". Ivano De Matteo ha capito subito che doveva avere i diritti del libro. "Dopo averci lavorato un anno ed esserci riuscito con mia moglie Valentina Ferlan, poi ho scoperto che li ha comprati anche Cate Blanchett che vuole portarlo al cinema nel suo debutto da regista". Due fratelli opposti nel carattere come nelle scelte di vita, uno avvocato di grido, l'altro pediatra impegnato e le loro rispettive mogli perennemente ostili l'una all'altra s'incontrano da anni, una volta al mese, in un ristorante di lusso, per rispettare una tradizione. Parlano di nulla: alici alla colatura con ricotta e caponatina di verdure, l'ultimo film francese uscito in sala, l'aroma fruttato di un vino bianco, il politico corrotto di turno. Fino a quando una sera delle videocamere di sicurezza riprendono una bravata dei rispettivi figli e l'equilibrio delle due famiglie va in frantumi. Come affronteranno due uomini, due famiglie tanto diverse, un evento tragico che li coinvolge così da vicino? Un film provocatorio, doloroso che entra violentemente nella realtà borghese della famiglia scardinandone le fondamenta. “A scatenare tutto è un accadimento che può capitare a chiunque. E ci si ritrova a dover decidere quanto si può concedere alla propria coscienza a scapito della felicità che ti sei costruito negli anni. Se tuo figlio fa qualcosa di grave lo denunci? Da questo punto di vista il film è un colpo allo stomaco. Anche dopo averlo fatto io non so ancora rispondere a questa domanda, se non che spero non accada mai".

i film del mese

passando per Milano, fino in Calabria, sulle vette dell'Aspromonte, dove tutto ha origine, e fine. Anime Nere è la storia di tre fratelli, figli di pastori, vicini alla ndrangheta, e della loro anima scissa. Luigi, il più giovane, è un trafficante internazionale di droga. Rocco, milanese adottivo, dalle apparenze borghesi, imprenditore grazie ai soldi sporchi del primo. Luciano, il più anziano, che coltiva per sé l'illusione patologica di una Calabria preindustriale, instaurando un malinconico e solitario dialogo con i morti. Leo, suo figlio ventenne, è la generazione perduta, senza identità. Dagli avi ha ereditato solo il rancore e il futuro è un treno che per lui sembra già passato. Per una lite banale compie un atto intimidatorio contro un bar protetto dal clan rivale. In qualsiasi altra terra, sarebbe solo una ragazzata. Non in Calabria, tantomeno in Aspromonte. È la scintilla che fa divampare l'incendio.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.