15 Giorni - Numero 82 - 30 Novembre 2017

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GUBBIO quindicinale d’informazione Giovedì 30 Novembre 2017 Anno V Numero 82

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L’OCCHIO LUNGO

ENTRANO IN AZIONE 13 TELECAMERE NEL CENTRO STORICO. SONO IN CORSO I LAVORI DI INSTALLAZIONE. SPERIMENTAZIONE DAL 15 GENNAIO PER DUE MESI CON FASCE ORARIE DIVERSE TRA LA PARTE ALTA DELL’ACROPOLI E L’ALTRA DENTRO LE MURA. I DISPOSITIVI SERVIRANNO PER CONTROLLARE LE TARGHE DI AUTO, CAMION E CICLOMOTORI. PREVISTA ANCHE LA VIDEOSORVEGLIANZA PER LA SICUREZZA



COPERTINA

TELECAMERE PER FARE CASSA

ARRIVA IL “GRANDE FRATELLO” NEL CENTRO STORICO. SI STANNO INSTALLANDO I DISPOSITIVI CON UN SISTEMA INTEGRATO ANCHE PER LA VIDEOSORVEGLIANZA MIRATA ALLA SICUREZZA. FINIRANNO SOTTO CONTROLLO LE TARGHE DI AUTO, CAMION E CICLOMOTORI. SPERIMENTAZIONE AL VIA DAL 15 GENNAIO PER DUE MESI CON FASCE ORARIE VARIABILI A SECONDA DELLE ZONE di MASSIMO BOCCUCCI

Se lo devono essere chiesti parecchie volte a palazzo Pretorio: perché gli altri Comuni guadagnano un sacco di soldi dalle telecamere attivate nel centro storico e Gubbio no? Tanto più adesso che il Comune eugubino è pieno di debiti e cerca in tutti i modi di rimpinguare le proprie casse sempre più asfittiche. È stato spiegato che controllare gli accessi vuol dire salvaguardare l’acropoli e che la videosorveglianza torna utile anche per contrastare i fenomeni criminali, dai furti agli atti vandalici che sono una piaga consolidata. Il sistema sarà integrato con le doppie telecamere per filmare le targhe dei veicoli controllando anche gli accessi, pronte a scovare chi entra senza autorizzazione e nelle ore interdette per rifilare le multe spedite direttamente a domicilio (eugubini e turisti senza distinzione), e per la videosorveglianza mirata alla sicurezza come supporto per contrastare la criminalità. Ci sono squadre di operai all’opera per piazzare i basamenti e i supporti tecnici, con la posa dei cavi per la rete e l’allestimento della centrale operativa. Sui social si sono aperte discussioni perfino sull’impatto ambientale, visto che in qualche caso si riscontrano effetti deturpanti nel contesto architettonico. INFRASTRUTTURE E SERVIZI I commenti popolari riguardano soprattutto l’opportunità del provvedimento in questa fase storica segnata dalla devastante crisi economica con possibili ripercussioni negative per il commercio e la stessa capacità di richiamo del centro storico, dovendo sempre fare i conti con le scarse inadeguate infrastrutture a livello di parcheggi e servizi di mobilità alternativa. Le tredici telecamere non faranno sconti: leggeranno le targhe di auto, mezzi pesanti e ciclomotori, con i riscontri se siano in possesso o meno del permesso per circolare nella zona a traffico limitato (Ztl) avviando gli eventuali provvedimenti sanzionatori. LA MAPPA Le telecamere si posizionano in questi punti strategici: Porta Vittoria, Porta Romana (saranno due), Porta Santa Lucia, Porta Metauro, all’inizio di via della Repubblica, Cavour, XX Settembre, Baldassini, Savelli della Porta, Fonte Avellana e Mazzatinti (due). Altre quattro sono destinate a vigilare sulle uscite dalla città. È annunciato un periodo di sperimentazione dal 15 gennaio per due mesi. Sarà L’occhio in via Cavour vietato entrare dalle ore

13 alle 15 e dalle 20 alle 8 del mattino successivo nella parte bassa entro le mura e fino a via Baldassini, mentre nell’area di piazza Grande il divieto sarà più stringente, specie nei giorni festivi. Il progetto registra una spesa di 175 mila euro, di cui 135mila per le strumentazioni Telecamere all’ingresso di via dei Consoli e 40mila per l’installazione. Per il sindaco Filippo Mario Stirati il provvedimento è volto “a regolamentare la circolazione a beneficio di tutti. Ci saranno fasce orarie e anelli di percorrenza. Verranno tenute nella massima considerazione le esigenze turistiche, commerciali e dei residenti. Non intendiamo penalizzare nessuno ma soltanto rendere più vivibile e ordinata la città”.

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ATTUALITÀ

La Corte dei Conti chiede i soldi a Goracci & C.

DANNO ERARIALE: DI QUESTO DEVE RISPONDERE LA GIUNTA COMUNALE DEL 2012 PER UN TERRENO MESSO ALL’ASTA E POI CONCESSO A UN ALTRO CITTADINO. PER I GIUDICI È STATO UN FAVORE PER UNA PERSONA, DANNEGGIANDONE UN’ALTRA

Cerca soldi la Corte dei Conti nei confronti dell’ex sindaco Orfeo Goracci e dei suoi ex assessori Maria Cristina Ercoli, Lucio Panfili, Graziano Cappannelli, Marino Cernicchi, Renato Enzo Albo, Sauro Monacelli, Riccardo Farneti, Renzo Menichetti e Aldo Cacciamani attualmente consigliere comunale della lista di maggioranza “Liberi e Democratici”. È chiamato a esprimersi il collegio giudicante composto dal presidente Salvatore Nicolella e da Chiara Vetro (relatrice) e Pasquale Fava. L’ex giunta risponde di danno erariale per un terreno a Sioli, nel buranese, messo all’asta e poi invece consegnato in affitto simbolico a un altro cittadino. La magistratura contabile chiede 11.715,60 euro in via solidale, di cui 8.000 derivanti dal risarcimento a Pietro Gallo e il resto per spese legali (non c’è prescrizione), dopo essersi attivata in seguito a un articolo del Messaggero, pubblicato il 24 marzo 2012 nell’ambito dei resoconti sull’inchiesta Trust. LA STORIA Al Tar per l’Umbria si era rivolto Pietro Gallo, aggiudicatario di una proprietà comunale per 35mila euro su una base d’asta di 20mila. Successivamente la Giunta Goracci decise di revocare quella gara d’asta e di lasciare il terreno ad Antonio Bellissimo che occupava l’appezzamento con un prefabbricato concesso dal Comune dopo uno sfratto a Perugia. Il Tar accolse il ricorso e nella sentenza del La giunta del secondo mandato di Goracci 10 agosto 2012 sot-

tolinea che “gli atti sono illegittimi per vizio motivazionale e nel loro insieme evidenziano uno sviamento di potere”. Il Comune non fece ricorso al Consiglio di Stato. La linea difensiva, con Marco Luigi Marchetti (difende Goracci, Cernicchi, Monacelli e Cacciamani), Ubaldo Minelli (per Ercoli, Panfili e Farneti), Francesco Gagliardi (per Albo), Luigi Santioni e Claudio Fiorucci (per Cappannelli), Paolo Rosati e Marzio Vaccari (per Menichetti), rivendica la legittimità degli atti supportati all’epoca da pareri tecnici, con alcuni assessori che sostengono di non aver partecipato a tutti i passaggi decisionali. INCHIESTA TRUST Questa storia figura nell’inchiesta Trust, sul presunto sistema di potere messo in piedi da Goracci, di cui è in corso il processo di primo grado al tribunale di Perugia con imputati lo stesso ex sindaco, alcuni ex assessori e dipendenti comunali. Nelle 55 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Carla Maria GianIl Gip Giangamboni gamboni, che il 14 febbraio 2012 ha portato all’arresto di Goracci e altri, si legge di pressioni e minacce che sarebbero state rivolte dall’ex sindaco all’allora dipendente Renzo Rughi sul terreno in questione (“Guai a te se lo metti in vendita”) con lo scopo - secondo gli inquirenti “di favorire il Bellissimo (che la procura inquadra testualmente come legato a Goracci da vincoli politici e amicali) e recando ingiusto danno al Gallo che, nella sua qualità di confinante, avrebbe potuto esercitare il diritto di prelazione”. M.Boc.

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ATTUALITÀ

VOGLIA DI INDIPENDENZA LE VICENDE CATALANE ACCENDONO LE RIVENDICAZIONI SECESSIONISTE ANCHE IN ITALIA. A GUBBIO SI RICORDA LA REPUBBLICA DI SAN MARTINO, EVOCATA ANCHE CON UNA SERIE DI MEMORABILI GOLIARDICI MANIFESTI, E LA LIBERA UNIVERSITÀ DI ALCATRAZ DI JACOPO FO di MASSIMO BOCCUCCI

C’era una volta la Repubblica di San Martino, con tanto di esibizione goliardica di manifesti per chi ha buona memoria. C’è oggi nelle campagne eugubine verso Perugia la Libera Università di Alcatraz, quartier generale di Jacopo Fo Stemma sammartinaro in piazza figlio di Dario, che batte bandiera propria rivendicando autonomia di pensiero e di idee. Alcatraz è stato definito, in un’inchiesta del quotidiano Il Tempo, un ecovillaggio che si proclamò repubblica e poi nazione onirica indipendente basata sul no agli sprechi, sull’energia pulita e una propria moneta. Per non dire di chi pensa che Gubbio non possa continuare a stare con l’Umbria del Pd che si ricorda della città soprattutto quando deve chiedere i voti alle elezioni, immaginando di trovare miglior sorte con le Marche in alleanza con Urbino e il mai dimenticato Ducato del Montefeltro. Può tradursi semplicemente in voglia di indipendentismo, coi rigurgiti arrivati dalle vicende spagnole per la rivolta della Catalogna. Ce ne sono parecchi sul territorio italiano che non si arrendono allo Stato succhiarisorse per mantenere il sistema di poltrone e privilegi e vogliono la secessione. AUTONOMISTI D’ASSALTO Nel Lazio c’è chi sogna la restaurazione della “Res Publica Romana”. Pensiamo agli autonomisti della Val d’Aosta, che non hanno mancato di comunicare la loro vicinanza ai “cugini” catalani indipendentisti. A Barcellona era presente pure una delegazione della Süd-Tiroler Freiheit, gli indipendentisti della provincia autonoma di Bolzano. Esiste anche la Federazione arpitana, movimento indipendentista che sulla carta comprende 9 regioni, 6 delle quali costituirebbero

l’attuale Savoia francese, più la Valle d’Aosta e vasti territori del Piemonte occidentale. C’è pure “Plebiscito Friulano”, formato da aspiranti secessionisti. Più che famosa, poi, è la “Liga Veneta”, di cui si rammenta l’azione dei “Serenissimi” al campanile di piazza San La Libera Università di Alcatraz Marco. Avanti con “Toscana Stato”, fino a ricordare nell’agosto 1996 la storia di Seborga, centro medievale di 360 residenti a ridosso di Bordighera, provincia di Imperia, che proclamò l’indipendenza. ISOLANI AGGUERRITI II secessionismo sardo fu molto solidale con gli indipendentisti scozzesi al referendum del 2014, e in dipendentisti sardi si sono recati anche a Barcellona per solidarizzare coi catalani. Nel 1945, in terra siciliana, è il bandito Salvatore Giuliano ad assumere la carica di colonnello dell’Evis, l’esercito volontario per l’indipendenza della Sicilia, una formazione paramilitare che fiancheggiò il movimento indipendentista siciliano con la speranza di staccarsi dall’Italia e annettersi agli Usa. Storia a parte, però, una creatura a sua immagine è nata nel 2004 proclamandosi movimento nazionale, democratico e trasversale aspirante a una Sicilia pienamente indipendente e sovrana. Ci sono, poi, i Siciliani liberi, nati nel 2016, presenti in alcune liste elettorali e impegnati a creare lo Stato di Sicilia, e accanto c’è il Movimento rivoluzionario indipendenza siciliana. Nel Mezzogiorno, però, a farla da padrone sono anche i movimenti che rinnegano il Risorgimento e sognano il ritorno del Regno borbonico.

CANTIERE Nel cantiere opera la ditta locale Ikuvium RC, impegnata di recente nei lavori della Cattedrale

SANTA CROCE, TEMPO DI LAVORI

SI PROCEDE CON L’INTERVENTO GRAZIE AI 2,4 MILIONI DEL MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE, PER L’IMPEGNO DIRETTO DI ROCCO GIRLANDA OGGI DIRIGENTE ANAS, E UN CONTRIBUTO DI 30MILA EURO DEL FONDO AMBIENTE ITALIANO PER IL RIFACIMENTO PITTORICO DEL SOFFITTO DEL PRESBITERIO Si va verso la ristrutturazione della chiesa di Santa Croce della Foce con 2,4 milioni del ministero delle Infrastrutture, grazie all’impegno diretto di Rocco Girlanda oggi dirigente Anas, e per il rifacimento pittorico del soffitto del presbiterio un contributo di 30mila euro del Fai-Fondo Ambiente Italiano e Intesa Sanpaolo assegnato nell’ambito del progetto “I Luoghi del Cuore”, il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare (hanno votato in 12.329 nel 2014). I lavori del rifacimento pittorico s’inseriscono nel più ampio progetto di recupero della chiesa, oggi inagibile, per la sistemazione idraulica del torrente Carmignano e per il ripristino dei danni provocati dal suo dissesto alla chiesa gestita dalla Confraternita di Santa Croce della Foce. La chiesa è da oltre cinque secoli il riferimento primario della processione del Cristo Morto il Venerdì Santo. È importante il restauro del soffitto del presbiterio andato perduto sul finire degli anni ’70 a seguito di un incauto lavoro di rifacimento del tetto.

ITER OPERATIVO Verrà ricostruito sulla base della documentazione fotografica esistente replicandone l’impianto decorativo originario utilizzando colori naturali con tecniche tradizionali e tracciando le principali linee costruttive, le campiture di fondo, le lumeggiature e le ombreggiature, al fine di poter permettere una lettura corretta dell’insieme. Inoltre, il restauro del fregio presente nel presbiterio, dipinto con la tecnica del mezzofresco, comporterà il consolidamento della materia pittorica e degli intonaci di supporto, e l’integrazione delle lacune presenti. L’intervento è della ditta locale Ikuvium Rc, già impegnata anche nei lavori in cattedrale. L’attuale non decorazione a finto sughero, stravolse la bellezza del presbiterio contraddistinto dalla presenza di una macchina d’altare del 1669 intagliata e dorata, dove sono poste le venerate immagini del Crocifisso cinquecentesco e della Madonna Addolorata.

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ATTUALITÀ

Madonna del Ponte, a messa con gli stivali

ABITANTI INFURIATI PERCHÉ L’AREA ATTORNO ALLA NUOVA CHIESA È SOPRAFFATTA DA FANGO E POLVERE A SECONDA DEL CLIMA. LA PARROCCHIA DOVREBBE OCCUPARSI DELLE OPERE DI URBANIZZAZIONE MA NON HA I SOLDI, MENTRE IL COMUNE DIVORATO DAI DEBITI NON SA CHE FARE

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Sono infuriati gli abitanti di Madonna del Ponte, tanto da presentare un esposto ai Carabinieri e in Comune per la mancata realizzazione delle opere di urbanizzazione e per chiedere se la nuova chiesa di Madonna del Ponte sia provvista del certificato Lo sterrato verso la chiesa di agibilità. Sullo sfondo c’è un contenzioso tra l’Amministrazione Comunale e la parrocchia per gli oneri di urbanizzazione che secondo l’ente ecclesiastico non possono ricadere interamente sulle spalle del privato, essendo la strada di accesso alla chiesa un collegamento verso altre aree e non esclusiva. Fatto sta che alla messa o alle attività parrocchiali, compreso il catechismo, ci si deve andare con gli stivali di gomma se piove e con la torcia elettrica quando fa buio. E fatto sta che risulta impugnato l’atto sottoscritto nel 2013 con un tavolo di confronto aperto senza al momento la soluzione. La segnalazione più accorata ci è venuta da William Scesi, che si è fatto portavoce del maumore popolare nella zona.

TENTATIVI D’INTESA L’ipotesi allo studio è che le opere di urbanizzazione (parcheggi, aree verdi e illuminazione per 268mila euro di lavori preventivati) vengano realizzate dal Comune L’attuale parcheggio (che però è divorato dai debiti) in cambio della restituzione da parte della parrocchia della Suc (Superficie utile coperta) non effettivamente utilizzata, circa 3.500 metri quadrati con un valore di mercato di almeno 200 euro al metro quadro. Secondo l’accordo di quattro anni fa, la parrocchia dovrebbe farsi carico dell’urbanizzazione entro il 2023 ma il cantiere è fermo per mancanza di soldi. Per questo alla chiesa si può accedere solo attraverso una strada sterrata che è sopraffatta da fango o polvere a seconda del clima, mentre di sera è buio pesto e parcheggiare è un problema. M.Boc.


IL CASO

CERI, SERVE UN PIANO PER LA SICUREZZA

SE NON VERRÀ MESSA A PUNTO IN TEMPI RAPIDI UNA PROPOSTA DAL COMUNE E DALLE ASSOCIAZIONI COINVOLTE NELLA FESTA, ARRIVERANNO LE IMPOSIZIONI DA PERUGIA CON IL RISCHIO DI PESANTI LIMITAZIONI E RIPERCUSSIONI Non si potrà fare come a San Martino per la Cuccagna dove le barriere per la sicurezza erano di plastica, praticamente finte. Per la festa dei Ceri servirà ben altro. E il piano per la sicurezza dovrà essere studiato a Gubbio perché se ci mettessero le mani a Perugia sarebbero problemi grossi, visto che in piazza Grande e durante tutta la corsa non ci sono mai stati sistemi di prevenzione da potenziali atti delinquenzali o peggio ancora terroristici. C’è un problema di sovraffollamento al mattino in piazza Grande, compreso lo scempio ignorato di quanti salgono sul muretto senza alcuna protezione, e c’è una calca incontrollata nel pomeriggio quando i Ceri affrontano il percorso che li porta in basilica. Si fanno discussioni, in mezzo a qualche riunione, e si cercano mediazioni che dovranno tradursi da qui a breve in una proposta tecnico-operativa organica e convincente per indurre prefettura e questura a non occuparsi direttamente del piano sicurezza che sarebbe oltremodo restrittivo e penalizzante.

Non si potrà andare per le lunghe, come l’infinito dibattuto sull’Ente Ceri o sul consorzio per tutelare l’immagine della festa annunciato senza alcun seguito concreto. Non potrà essere neanche come per cambiare qualcosa della festa, limitando gli eccessi e le storture, con le discussioni che si aprono alla vigilia di ogni festa per poi chiudersi rapidamente senza alcun intervento risolutivo. Stavolta serviranno soluzioni vere e bisognerà fare presto. La convinzione diffusa, a livello istituzionale e dei soggetti coinvolti nell’organizzazione, è che qualsiasi intervento di ordine e sicurezza pubblica non dovrà incidere né intaccare il rituale. Prospettiva nobile, giusta, pertinente. Questo va tradotto in pratica, individuando i diversi momenti di criticità della manifestazione con la pianificazione delle misure da adottare. È una corsa contro il tempo. Se sui tavoli perugini non arriveranno proposte risolutive concrete, allora ci saranno imposizioni, con il Comune ovviamente pronto a scaricare in quel caso ogni responsabilità. M.Boc.

ENTRA NEL VIVO LA CORSA VERSO L’ELEZIONE DEI CAPODIECI 2018 Superato il solstizio ceraiolo lo scorso 15 novembre, in città si comincia a respirare nell’aria un’atmosfera particolare in vista delle elezioni dei capodieci, previste nella seconda domenica di gennaio. Al vaglio le prime candidature (ancora tutte ufficiose) dopo che i ceraioli di San Giorgio poche settimane fa

sono stati chiamati a rinnovare lo statuto, e quindi anche il motodo di voto. Prima di Natale è prevista anche la cerimonia di investitura dei Capitani della festa 2018, Francesco Rossi e Mauro Guardabassi, estratti dal bussolo il 15 maggio 2016.

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IL CASO

Scuola, lo scandalo dei “nuovi” indirizzi A GUALDO TADINO E CITTÀ DI CASTELLO SI SONO INVENTATI ALTRE SPECIALITÀ PER GLI ISTITUTI SUPERIORI. E COME AL SOLITO I POLITICI SALGONO SUI CARRI

A Gualdo Tadino hanno chiesto e ottenuto, per ora dalla Provincia che ha autorizzato aspettando il pronunciamento della Regione, due nuovi indirizzi al polo scolastico “Casimiri”. Si tratta di grafica e comunicazione e professionale per l’agricoltura e i servizi rurali. Il sindaco gualdese Massimiliano Presciutti, piddino doc, ne ha fatto un cavallo di battaglia. Il “Casimiri” conta 520 studenti e ha già 5 indirizzi: scientifico, scienze applicate, linguistico, geometri, professionale per il commercio. A Gubbio ci sono indirizzi del tutto simili agli ultimi richiesti da Gualdo Tadino, ovvero la sezione design dell’artistico al polo liceale “Mazzatinti” e l’agrario al “Cassata”. A Città di Castello si sono inventati la curvatura sportiva da inserire nell’indirizzo finanza e marketing del polo tecnico “Franchetti-Salviani” quando tale indirizzo è previsto nell’ordinamento scolastico esclusivamente per i licei scientifici come nei casi di Gubbio, Foligno e Narni. Le due autorizzazioni per Gualdo Tadino, approvate all’unanimità in Provincia, così come l’iniziativa autonoma a Città di Castello contrastano nettamente con le ultime linee adottate dalla Regione dell’Umbria che

QUESTIONE APERTA

TRASPORTO SCOLASTICO, L’ASSEGNAZIONE RESTA SUB JUDICE Rimane alta l’attenzione sull’appalto del servizio di trasporto scolastico, con l’atteso pronunciamento dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) presieduta dal magistrato Raffaele Cantone e l’incognita di prospettati ricorsi legali destinati a fare altro rumore dopo l’insediamento nell’attività della ditta frusinate Turismo Fratarcangeli Cocco di Fratarcangeli Vincenzina Sas. Ci sono vicende in sospeso, dopo le furibonde polemiche politiche, che chiamano in causa diversi aspetti della gara d’appalto, dai parametri economici e le caratteristiche operativo del servizio fino allo storico e altre questioni in capo alla ditta vincitrice. Dopo lunghi anni è rimasta esclusa la ditta locale Cotrape (Cooperativa trasporti pubblici eugubina) con negative ripercussioni economico-occupazionali in un territorio già pesantemente minato dalla crisi. Le due gare d’appalto legate ai servizi scolastici hanno visto approdare due realtà di fuori regione, di Frosinone (per i trasporti) e Guidonia (la cooperativa Kairos per la gestione degli asili al posto della locale Progetto Infanzia di cui ha assorbito una parte del personale a condizioni contrattuali più basse), mentre si attende il prossimo appalto da circa tre milioni sui servizi sociali attualmente gestiti da Asad. Ci sono state sui servizi sociali le prime schermaglie politiche con il consigliere comunale Francesco Gagliardi del centrodestra pronto a mettere sotto la lente d’ingrandimento il prossimo bando con i relativi criteri.

prevedono per ogni indirizzo di nuova attivazione la chiusura di un altro e che nella stessa area territoriale non vi possano essere dei doppioni. I politici sono pronti a cavalcare ogni appetito delle singole comunità e dei sindaci anche perché c’è un triennio elettorale alle porte (2018 le elezioni Politiche, 2019 le Europee e le Comunali, 2020 le Regionali). A Gubbio tutto tace. La giunta e il Consiglio Comunale pensano alla ruota di piazza Quaranta Martiri, il Pd non può parlare perché a Gualdo Tadino e Città di Castello comanda il Pd con gli amici degli amici, e allora tocca ai due presidi Maria Marinangeli e David Nadery alzare la voce con i rispettivi consigli d’istituto che contestano i provvedimenti richiamando le linee adottate e gli equilibri già raggiunti negli ultimi anni.

I BRAVI STUDENTI A TEATRO

Si chiama progetto di premialità, voluto dal dirigente della scuola media “Nelli-Mastro Giorgio”, Isa dalla Ragione, per riconoscere il merito scolastico raggiunto dagli alunni, “con la speranza e la convinzione - viene evidenziato dallo stesso istituto eugubino - che passi un messaggio tanto semplice, quanto importante: il sacrificio e l’impegno alla fine pagano e nulla può essere raggiunto nella vita senza tempo e fatica. Si registra la partecipazione degli alunni meritevoli delle classi terze, che hanno assistito al musical “Mamma mia” in scena al Teatro Lyrick di Assisi.

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LIONS CLUB GUBBIO Idea regalo Natalizia che rappresenta quelli che sono i colori della nostra passione Eugubina

Li trovate tutti i fine settimana sotto la logge dei tiratori o presso il laboratorio Ceramiche Aldo Fumanti (anche personalizzabili). È una iniziativa di beneficenza del Lions e Leo Club Gubbio


IL CASO

Le nozze a Palazzo tra mugugni e critiche

REALTÀ E ORGANIZZAZIONI PRIVATE ESTERNE SONO COINVOLTE NELL’ORGANIZZAZIONE DEI MATRIMONI NEL PROGETTO VARATO DALLA SOPRINTENDENZA, D’INTESA CON IL COMUNE, CHE CONSENTIRÀ DI UTILIZZARE GLI SPAZI RESI CELEBRI DELLA RELAZIONE TRA BATTISTA SFORZA E FEDERICO DI MONTEFELTRO di MASSIMO BOCCUCCI

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Chi si occupa di matrimoni, con tutti i servizi nessi e connessi non l’ha presa bene l’operazione palazzo Ducale. Circolano critiche e malumori perché sarebbero coinvolte realtà e organizzazioni private esterne del settore nella decisione della Soprintendenza, d’intesa con il Comune, di aprire a quanti vogliono sposarsi i saloni dell’edificio rinascimentale. Viene fatto notare come il settore pubblico non possa mettersi a fare l’imprenditore, coinvolgendo peraltro soggetti privati senza gare d’appalto, specialmente in tempi di crisi e in un territorio come quello eugubino dove le maggiori aziende locali sono pesantemente ridimensionate e le attività produttive e commerciali continuano a chiudere o vanno avanti tra mille difficoltà. L’iniziativa al palazzo Ducale, regolata da un’intesa con il Comune, prevede che le sale diventino una location per cerimonia. Paola Mercurelli Salan, direttore del museo, ha spiegato che c’è la possibilità “di utilizzare gli spazi che hanno avuto la loro storia, come l’amore tra Battista Sforza e Federico da Montefeltro. Vogliamo condividere queste atmosfere con gli sposi grazie alla collaborazione con il Comune e Olimpia Productions”.

PROGETTO REGIONALE In questa operazione c’è il progetto “Destination Wedding” che attivo da cinque anni sul territorio nazionale è approdato in Umbria per creare un brand legato proprio ai matrimoni attraverso una startup con i musei e luoghi di cultura iniziata L’evento lancio di Palazzo Ducale da circa un anno. Gubbio entra così ufficilamente nel circuito Umbria Destination Wedding, il progetto di incoming turistico che ha ricevuto il sostegno della Regione, redatto dall’agenzia Olimpia Productions e che mira a fare del cuore verde d’Italia la méta preferita per location di matrimonio sia per chi risiede nel territorio e sopratutto per chi lo vorrà scegliere da fuori. Umbria Destination Wedding è già stato presentato a Perugia e ora approda a Gubbio scegliendo palazzo Ducale. Partner pubblici sono la Soprintendenza, ente gestore per conto dello Stato del museo che mette a disposizione la location, e il Comune. Accanto a loro i privati. Gli assessori Oderisi Nello Fiorucci e Gabriele Damiani hanno espresso soddisfazione per questa iniziativa, ritenuta dall’Amministrazione Comunale in piena sintonia con una concezione di politica e di strategia turistica.


CRONACA

FURTI, ASSALTI CONTINUI

SONO COSTANTEMENTE PRESE DI MIRA ABITAZIONI E ATTIVITÀ NEL CENTRO E IN PERIFERIA. LA MACCHINA DELLA SICUREZZA FA I CONTI CON ORGANICI RIDOTTI E LA MANCANZA DI FONDI Siamo alle solite: c’era una volta Gubbio isola felice, oggi invece sempre più ostaggio di ladri, teppisti e delinquenti. Non è come le metropoli, ci mancherebbe altro, ma i fenomeni di delinquenza non accennano a placarsi. I furti vanno a ondate e i responsabili colpiscono senza lasciare traccia cavandosela puntualmente. Ai malintenzionati basta perlustrare una zona e tenere sott’occhio qualche famiglia per poi agire indisturbati tra zero controlli. Hanno fatto così di recente in via Mameli a Sant’Agostino irrompendo negli appartamenti per rubare gioielli e denaro in contante. In un caso hanno portato via perfino un giaccone e un paio di scarponi usati in ottimo stato: si sa che con l’inverno possono tornare utili e comprarli al negozio costa. A San Secondo, nella zona Shanghai, sono state prese di mira le case attorno al vecchio stadio di San Benedetto lasciando danni a porte e infissi.

LOTTA IMPARI I ladri agiscono utilizzando vari sistemi: il più gettonato è l’uso dei discendenti delle canale di gronda per salire fin sui terrazzi e da qui forzare le porte finestre. Le denunce ai carabinieri non sortiscono effetti pratici, tanto che qualcuno rinuncia per evitare gli adempimenti burocratici. Siamo fermi a qualche passerella istituzionale di tanto in tanto a Palazzo Pretorio con promesse sul miglioramento dei livelli di sicurezza alle quali non segue alcun intervento concreto. Gli organici delle forze dell’ordine non risultano potenziati, i pattugliamenti dei carabinieri sono condizionati da un organico al di sotto degli standard, i vigili urbani sono per lo più impegnati in atti amministrativi per l’attività d’ufficio e di prevedere un sistema pubblico di telecamere non se ne parla per mancanza di soldi.

MARIA LUISA D’ALESSANDRO RIPARTE DA FERMO

di casacca per quanti passano da un partito Maria Luisa D’Alessandro ha preso possese da uno schieramento all’altro. Maria Luisa so, il 20 novembre scorso, del nuovo incariD’Alessandro è stata ricevuta dal sindaco di co di Prefetto a Fermo. Nella città capoluogo Fermo, Paolo Calcinaro, e ha avuto parole di di provincia marchigiano ha aperto il nuovo apprezzamento nei confronti della città e per capitolo professionale dopo l’esperienza a l’accoglienza proponendosi una conoscenza Pompei e nel ricordo anche del periodo traapprofondita per poter compiere le proprie scorso a Gubbio come commissario straorfunzioni di coordinamento e raccordo tra le dinario dal maggio 2013 per un anno fino diverse Istituzioni statali e locali presenti sul alle elezioni che hanno portato all’elezione di Filippo Mario Stirati. Il commissariamen- D’Alessandro col sindaco di Fermo territorio della provincia. Al termine dell’incontro, dopo averla omaggiata con un’antica stampa sulla citto è stato vissuto come una risposta forte e concreta, con un tà, il sindaco Calcinaro ha accompagnato il prefetto a visitare il dirigente dello Stato a gestire la situazione di fronte a uno Teatro dell’Aquila. La dottoressa D’Alessandro è stata nominascenario politico ormai da lunghi anni fin troppo scadente, ta prefetto a gennaio di quest’anno dal consiglio dei ministri. pieno di contraddizioni e soprattutto caratterizzato da cambi

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L’ORDINAZIONE EPISCOPALE

SCOCCA L’ORA DI PAOLUCCI BEDINI

Tutto è pronto per il solenne ingresso nella Diocesi del nuovo vescovo Luciano Paolucci Bedini, nominato lo scorso 29 settembre. Il 3 dicembre ci sarà, dalle ore 16, l’ordinazione episcopale e quindi l’insediamento per la prima volta non in cattedrale ma nella chiesa di San Domenico a San Martino. Si prepara a subentrare a Mario Ceccobelli al quale Paolucci Bedini ha rivolto l’invito a restare a vivere a Gubbio, come fece lo stesso Ceccobelli con il predecessore Pietro Bottaccioli nel 2005, anche se in questo caso sembra deciso che Ceccobelli lascerà la città per andare a Collevalenza con la possibilità di un incarico in Curia a Perugia al fianco del cardinale Gualtiero Bassetti e del vescovo ausiliario Paolo Giulietti. Il nuovo vescovo raggiungerà Gubbio dopo aver percorso per tre giorni il Sentiero Francescano, con alcuni pellegrini eugubini che lo attenderanno durante le tappe del percorso (lo stesso Paolucci Bedini ha chiesto però di non “strumentalizzare” nè di rendere la cosa alla stregua di un evento mediatico, desideroso unicamente di vivere questo momento in preghiera e raccoglimento lontano dai riflettori). Dal Vescovado in vista della giornata del 3 dicembre hanno fatto le cose in pompa magna dal punto di vista organizzativo, con il servizio accoglienza, quello per la sicurezza e la gestione mediatica dell’evento. Alla solenne concelebrazione, con la prevista presenza di cardinali, vescovi e religiosi provenienti anche dalle Marche, seguirà un incontro conviviale presso le sale inferiori del Centro Servizi Santo Spirito per il quale don Giuliano Salciarini e don Luca Lepri hanno mobilitato i circoli parrocchiali e associativi con il menù a base di antipasti, penne al sugo, porchetta, dolci e vino a volontà.

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L’ULTIMA OMELIA Una Basilica gremita in ogni ordine di posto nella funzione che ha concluso l’episcopato

IL SALUTO COMMOSSO DI MARIO CECCOBELLI: “ACCOGLIETE IL MESSAGGIO DI SANT’UBALDO”

“Non limitatevi a celebrare la festa di Sant’Ubaldo, la sua presenza non sia solo quella delle immagini, statue e reliquie custodite gelosamente nelle vostre case, ma sappiate accogliere il suo messaggio ancora attuale: pace e concordia, fede e vita cristiana”. È il passaggio forse più significativo nell’omelia con la quale mons. Mario Ceccobelli ha voluto salutare il proprio gregge, con la Diocesi eugubina che l’ha voluto omaggiare a sua volta con una grande partecipazione nella funzione eucaristica tenuta presso la Basilica di Sant’Ubaldo lo scorso 26 novembre. A quasi 13 anni dall’ordinazione episcopale, avvenuta il 29 gennaio 2005, Ceccobelli ha voluto ripercorrere un cammino che di fatto arriverà a compimento alla vigilia dell’entrata dell’Avvento. “Quando arrivai a Gubbio eravamo alle porte della Quaresima, così che mi sembra davvero di aver vissuto questo tempo come se si fosse trattato di un anno liturgico, scandito da momenti ben precisi. Ho desiderato tanto concludere il mio episcopato in questo luogo tanto caro agli eugubini, dove salgono con gioia molte volte durante l’anno e dove i ceri

vi vengono portati tre volte, di corsa e “hilariter”, per rendere omaggio al loro Patrono, per salutare io stesso Sant’Ubaldo, ma non in maniera definitiva, perché spero di poter tornare a contemplarlo e invocarlo affinché continui a essermi compagno di viaggio per il tratto di strada che dovrò ancora percorrere prima di essere con lui nel Regno”. Ceccobelli è stato salutato con affetto non solo dai confratelli della diocesi eugubina, ma anche dalle autorità e istituzioni e non ultimo dalla Famiglia dei Sangiorgiari, col presidente Vittorio Fiorucci che l’ha omaggiato di una pergamena per il servizio svolto in tutti questi anni. La serata, animata dai canti dei Cantores Beati Ubaldi del maestro Renzo Menichetti (cappella musicale della cattedrale eugubina), si è conclusa con un momento ricreativo preceduto da un breve concerto d’organo di Eugenio Becchetti. “Sarò sempre lieto di tornare in questa terra dalla quale ho ricevuto tanto”, ha concluso Ceccobelli. Un pensiero condiviso e apprezzato da tanti fedeli che gli hanno tributato affetto e grande riconoscenza. R.Bar.


REDAZIONALE È uno dei problemi più comuni ma il più delle volte è anche quello più sottovalutato

IL MAL DI SCHIENA NON VIENE PER CASO

QUANTO LA POSTURA INCIDE SUI DOLORI VERTEBRALI O ARTICOLARI? QUANTO È IMPORTANTE PREVENIRE E RIEDUCARE? PER CHI È CONSIGLIATO? I problemi legati alla postura sono di estremo interesse. Gli studi pubblicati sull’argomento concordano sul fatto che il problema è endemico: colpisce in pratica almeno una volta nella vita e riguarda quasi la totalità della popolazione. Alcune attività e azioni protratte nel tempo come piegarsi in avanti, inchinarsi, sbilanciare il corpo da un lato, un peso corporeo eccessivo non fanno che aggravare lo sforzo dei muscoli e legamenti connessi a quel movimento scorretto, contribuendo alla comparsa di dolore che, in funzione alla sede maggiormente sollecitata, potrà presentarsi come dolore cervicale, dorsale o lombare. Una scorretta deambulazione per cattivo appoggio del piede (esempio: distorsione recente o passata), una vecchia pubalgia non trattata, un diaframma molto teso per alterata respirazione per lo sport o eccessivo stress di vita quotidiana. Tutte queste cause generano con il tempo sintomi come dolore, al quale bisognerà trovare rimedio! Di fronte a tali fenomeni l’azione più corretta ed efficace è rappresentata dal decontrarre le tensioni muscolari e dal riequilibrio della postura. CORREZIONE + PREVENZIONE = RISOLUZIONE Da un’attenta valutazione posturale vengono reperite le informazioni necessarie che ci permettono di individuare le cause effettive del problema e creare un programma personalizzato utilizzando diverse metodiche al fine di raggiungere l’obiettivo, cioè eliminare il dolore e vivere a pieno la nostra vita.

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POLITICA

PD, la squadra di Smacchi IL CONSIGLIERE REGIONALE, NEO SEGRETARIO DEL PD EUGUBINO, HA DECISO LA SQUADRA CHE L’AFFIANCHERÀ NEI PROSSIMI MESI. SCELTA LA LINEA DELL’AMPIO COINVOLGIMENTO CON CALOGERO ALESSI NEL RUOLO DI PRESENTE E TANTI GIOVANI IN CABINA DI REGIA

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Ha scelto la sua squadra ni della lista “Responsabili Andrea Smacchi, il consiper Gubbio”, Luca Cuccarigliere regionale eletto seni della lista “Costruiamo il futuro”; membro esterno gretario del Pd dall’Unione Comunale al termine Francesco Filippetti; invidell’ultimo congresso lotati permanenti i quattro cale che nella nuova strutsegretari di circolo Katia turazione avrà come presiMeneghello, Giovanni Andrea Smacchi Nicola Aloia Mario Salciarini Manca, Francesca Cadente Calogero Alessi. La stellani e Massimo Marcelli; i tre consiglieri comunali Luca segreteria di Smacchi prevede come vicesegretari Raffaello Barilari, Marco Cardile, Virna Venerucci e il membro della Di Benedetto e Giuliano Bettelli. I membri effettivi risultano Giuseppe Merli, Eddio Rondelli, Spartaco Capannelli, segreteria provinciale Sara Cardoni; i componenti di diritto Diego Pierotti, Gianni Fabbretti, Nicola Aloia, Claudio RuSimone Mengoni segretario dei Giovani Democratici di Gubspi, Giorgia Vergari, Emanuela Ghiandoni e Luca Naticchi bio, Viviana Maringelli portavoce Democratiche di Gubbio e Andrea Ragnacci tesoriere. rappresentanti della lista “Uniti per vincere”, Mario Salciari-

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Il Lisippo conteso ancora in tribunale

CULTURA

CONTINUA LA SFIDA IN AULA SULLA RESTITUZIONE PER VIA LEGALE ALL’ITALIA E A FANO DELL’ATLETA VITTORIOSO, LA STATUA TRANSITATA PER GUBBIO E ATTRIBUITA ALLO SCULTORE, RIPESCATA NEL 1964 NELL’ADRIATICO E DETENUTA DAL 1977 DAL PAUL GETTY MUSEUM, CHE LA ESPONE IN CALIFORNIA

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Una storia giudiziaria di quelle infinite, 10 anni di sfide in tribunale a colpi di codice sulla restituzione per via legale all’Italia e a Fano dell’Atleta vittorioso, la statua attribuita allo scultore greco Lisippo databile tra il 300 e il 100 avanti Cristo, ripescata nel 1964 nelle acque dell’Adriatico da un’imbarcazione fanese e detenuta dal ‘77 dal Paul Getty Museum, che la espone a Malibù, in California. C’è di mezzo Gubbio, c’è di mezzo la famiglia Barbetti che per un certo periodo ha posseduto l’opera. All’ultima udienza davanti al giudice Giacomo Gasparini di Pesaro, il 20 ottobre scorso, per decidere sulla confisca del Lisippo si è aperta la strada alla parte finale con la seduta aggiornata al prossimo 15 dicembre per concludere il dibattimento. Poi ci sarà la decisione, la quarta sul destino dell’opera in bronzo. Il direttore del museo californiano, Stephen Clark, sostiene che non è dello scultore greco Lisippo ma è certo l’acquisto per 3,950 milioni di dollari nel ‘77 dalla Fondazione Getty Museum, in memoria di Getty senior. C’è il contradditorio contro la richiesta di confisca promossa dalla Procura della Repubblica di Pesaro in seguito al reato di contrabbando ed esportazione clandestina. RISVOLTO EUGUBINO La statua era già stata al centro di un processo ai danni dell’antiquario Barbetti di Gubbio che acquistò l’opera per 3,5 milioni di vecchie lire da Pirani e Ferri, due suoi parenti e un prete che la custodiva nella canonica. Furono assolti con formula piena dopo un primo pronunciamento

della Cassazione che rispedì il caso alla Corte d’Appello. L’opera finì in mano al commerciante d’arte tedesco Heinz Herzer. L’avvocato per conto del Getty, Alfredo Gaito, ha chiamato la sentenza della Cassazione che “non disse che la statua era un bene dello Stato italiano”, fino a rimarcare come “il ministero durante i processi a Gubbio non si costituì parte civile e non dimostrò interesse per l’opera”. LA STORIA Tutta la vicenda del Lisippo si sarebbe risolta 52 anni fa, un anno dopo il ritrovamento nell’Adriatico, se un dirigente ministeriale e la polizia giudiziaria avessero tempestivamente dato seguito a una richiesta di ricompensa per il recupero, il primo, e a un decreto di sequestro, la seconda. I fatti emergono dagli atti di un processo che negli anni ‘70 si svolse alla Pretura di Gubbio e dalla testimonianza del colonnello dei carabinieri Alferano, che nel 1965 era stato messo in contatto con un mercante romano disponibile a far recuperare la statua previo compenso in denaro come la legge prevedeva. Ma il direttore generale delle antichità presso il Ministero della pubblica istruzione dell’epoca ritenne la notizia comunicata del mercante vaga e fumosa facendo cadere la proposta. Lo stesso mercante comunque rivelò dove la statua era nascosta, ma il Lisippo da lì venne trafugato. Giacomo Gasparini è ora il quarto giudice che si deve pronunciare sulla richiesta di confisca della statua di Lisippo. Quattro giudici ma un solo pubblico ministero, Silvia Cecchi, che porta avanti la causa dal 2007 al fine di far tornare a Fano l’opera d’arte. CENTOVENTIMILA LIRE Athos Rosato, fanese, 70 anni, nel luglio 1964 ha pescato l’opera in mare. “Sono stato io a toccarlo per primo - ricorda -, all’inizio ho pensato ad un morto. La mia parte è stata di 120mila lire”

IL CASO Ci sono le transenne dal 5 maggio scorso, vietato l’accesso ai pedoni. Il Comune non risolve il problema

VIA SPERELLI ANCORA BLOCCATA

Quelle transenne sono orribili. Chiudono un tratto di strada, tanto ai pedoni quanto ai veicoli, nel cuore della parte alta della città perché c’è un muro pericolante con la situazione aggravata da quando il Comune ha deciso di abbattere un albero pensando forse che le radici fossero la causa dell’instabilità. L’ordinanza del sindaco sulla chiusura della via è stata ufficializzata dal Comune il 5 maggio scorso. Il potenziale crollo del muro di contenimento - come evidenziato dal Comune - ha indotto ad assumere il provvedimento di chiusura al fine di garantire la pubblica e privata incolumità. Ma la storia va avanti da 7 mesi senza alcun intervento messo in atto, con il sospetto che sia ancora e sempre una questione di soldi visti

i debiti che pesano sull’ente. Il Comune brilla per le passerelle e i provvedimenti lampo sul conferimento delle onorificenze in ordine sparso e le cittadinanze onorarie a buon mercato per curare l’immagine. Ma sul piano strettamente pratico e operativo ci sono situazioni pesanti, dalla crisi economico-occupazionale alla scarsa ripresa produttiva, fino all’urbanistica imbrigliata in regole e vincoli gestiti da politici occulti (non ci mettono la faccia ma brigano nell’ombra) e tecnici compiacenti specializzati nel tenere sempre pronto il freno a mano. Perfino sistemare un muro di contenimento in via Sperelli sembra diventato un problema irrisolvibile.

IL 1° DICEMBRE YOGA E SOLIDARIETÀ CON LA CROCE ROSSA ITALIANA La Croce Rossa Italiana, in collaborazione con il Centro Yoga Isvara di Sigillo, organizza il prossimo 1° dicembre a Cipolleto una serata chiamata Yoga e Solidarietà, in due incontri dalle 18 alle 19 e dalle 19,30 alle 20,30. Un’occasione importante per ritrovare benessere e armonia con se stessi, con la possi-

bilità di offrire un aiuto concreto per gli altri. Le offerte raccolte dall’incontro saranno interamente devolute per sostenere i progetti umanitari della Croce Rossa di Gubbio. L’iniziativa è propedeutica anche i corsi che si tengono ogni mercoledì dalle 9,30 alle 11 (info 320.1561213).


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SULLE ORME DEL PAPÀ, SCAMPATO ALLA GUERRA

LA STORIA

LA STORIA DEL FIGLIO DI UN SOLDATO INGLESE CHE RIPERCORRE LA STRADA DEL PADRE FUGGITO DAL CAMPO DI PRIGIONIA A FONTANELLATO PER RAGGIUNGERE ANZIO. HA FONDATO UN’ASSOCIAZIONE IN SUO RICORDO CHE OFFRE BORSE DI STUDIO. HA AFFISSO UN VOLANTINO SULLA MADONNA DELLA CIMA

Un volantino affisso a un albero nella zona della Madonna della Cima. Racconta della fuga dei prigionieri di guerra 1943-44 e del maggiore Leslie Young. La storia, rivelata da Rodolfo Rughi su Facebook, è quella di un soldato inglese che scappa da un campo di prigionia e che nella sua fuga attraversa gli appennini, incontrando ogni volta la generosità di tanta gente. Il figlio fa lo stesso viaggio e, per riconoscenza rivelando che altrimenti non sarebbe nato, fonda un’associazione (Monte San Martino Trust di cui è presidente, con sede in Inghilterra) che elargisce le borse di studio ai giovani delle stesse terre attraversate dal padre per ospitarli in Inghilterra e l’apprendimento della lingua inglese. Dell’associazione si tratta approfonditamente nel sito http://prod.msmtrust.org.uk con tutte le istruzioni per accedere alle borse di studio. Nei vari luoghi affigge questi volantini. Il cavaliere ufficiale Nick Youg (così è firmato il

volantino dove c’è anche una mail) racconta del padre fuggito dal campo di prigionia 49 a Fontanellato, in provincia di Parma, dopo l’armistizio nel settembre 1943. “Passò brevemente in questo posto - è scritto nel volantino - e ricevette un’ospitalità generosa e premurosa dalla gente del luogo come, non c’è dubbio, tanti altri prigionieri in fuga. Sono felice di dirvi che, grazie alla vostra premura e quella di tantissimi altri coraggiosi italiani incontrati nella sua fuga, mio padre riuscì a raggiungere l’Armata Britannica ad Anzio nel febbraio 1944 e che fu in grado di finire la Guerra combattendo in Normandia”. L’uomo riferisce che dopo oltre 70 anni sta seguendo, accompagnato dalla moglie, il suo percorso attraverso l’Italia. “Lui non dimenticò mai la generosità degli italiani - evidenzia - e nemmeno io e la mia famiglia”. Lo storico Fabrizio Cece, raccogliendo una sollecitazione di Rughi, ha pubblicato sui social una serie di documenti che attestano la presenza nel territorio eugubino e l’ospitalità ricevuta dei soldati scampati ai campi di prigionia con tanto di nomi e numeri. M.Boc.

PREMIATO L’IMPEGNO Il medico eugubino insignito dal presidente della Repubblica per l’opera in Africa

ONORIFICENZA AL MERITO PER LUIGI PANATA

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“Per la sua preziosa opera volontaria di soccorso medico e umanitario offerta da molti anni in Burkina Faso”: è questa la motivazione con la quale il medico eugubino Luigi Panata, 68 anni, ha ricevuto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. È l’unico umbro tra i premiati dal capo dello Stato che ha conferito, motu proprio, trenta onorificenze al Merito della Repubblica Italiana a cittadini che si sono distinti per atti di eroismo, per l’impegno nella solidarietà, e nel soccorso, per l’attività in favore dell’inclusione sociale, nella promozione della cultura, della legalità e per il contrasto alla violenza. Il dottor Pa-

nata nel 2007 ha fondato l’associazione “L’Impegno”, al rientro dalla sua prima missione in Burkina Faso per una campagna di vaccinazioni contro la meningite. Da allora si occupa di missioni per rispondere alle necessità primarie della popolazione burkinabè: dal diritto allo studio dei bambini alla donazione di materiali e alimenti, alla realizzazione di pozzi per l’acqua. Inoltre, con il sostegno del dottor Giovan Battista Sbordone primario del reparto di oculistica degli ospedali di Branca e Città di Castello, porta ogni anno in Burkina Faso un’equipe di specialisti per effettuare gratuitamente visite e operazioni chirurgiche di natura oculistica a favore di bambini, adulti e anziani.



La posta dei lettori all’indirizzo redazione@15giorni.it

LETTERE IN REDAZIONE

LA TOPONOMASTICA DI SEMONTE, UN VERO LABIRINTO “Non vivere su questa terra come un inquilino o come un villeggiante stagionale. Vivi saldo come nella casa paterna, ama le nuvole, il libro, la macchina, ma prima di tutto ama l’uomo …”

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Forte di queste parole di N. Hikmet mi permetto di fare alcune osservazioni sulla nuova toponomastica nelle frazioni. Vivo a Semonte da più di 40 anni, ma se mi venisse chiesto l’indirizzo, ora non saprei più che rispondere: abito a Semonte in via del Casello 45 o in via delle Begonie 2? Si potrebbe giustificare questa situazione considerando che la casa dove abito, come altre che hanno la stessa difficoltà, è situata in un incrocio di strade, ma percorrendo le diverse zone del paese è possibile notare incongruenze ancora maggiori: al di là dei numeri assegnati non si sa con quale criterio, in quanto affissi alla porta della cantina, delle capanne, ai muri di recinzione... e magari non all’ingresso principale della casa, e al di là dell’uso della maiuscola per la preposizione “di” nella forma semplice e composta, ancora di più fa interrogare il nome dato alle vie. La toponomastica, oltre che fornire informazioni sull’ubicazione di strade, abitazioni, fabbricati di vario tipo, servizi, edifici storico-artistici presenti nel territorio, dovrebbe documentare, esprimere o almeno suggerire la conformazione geomorfologia del territorio oppure l’origine, la formazione, la distribuzione di un gruppo etnico che si insedia in un certo luogo. Dovrebbe essere, insomma, una componente della geografia, della storia, dell’etnologia, della cultura di un “popolo” e di un paese. Da sempre gli abitanti di un territorio hanno avuto bisogno di punti di riferimento indispensabili per i rapporti umani, per lo svolgimento dei lavori, per la dimensione sociale della vita; bisogno al quale rispondevano dando il nome alle zone, ai campi, alle strade e vocaboli, alle abitazioni, ai punti di ritrovo e di utilità comune: nomi che nascevano dalla saggezza popolare di chi li abitava, quindi inventati e assegnati in base ad una caratteristica del luogo, ad un lavoro che vi si svolgeva, alla presenza di qualche elemento che rendeva particolare quel luogo (un’edicola, una sorgente, un albero, una pietra, un edificio importante, un elemento morfologico di rilievo e altro) o al soprannome della famiglia che vi risiedeva. La toponomastica del territorio, insomma, nasceva da un “parto naturale della vita” ed era un “sapere” che si trasmetteva di generazione in generazione.

Questa era la realtà di Semonte fino a poco tempo fa quando, con un intervento “artificiale, esterno ed estraneo” a chi ci vive, si è scombinato tutto: l’affissione di targhe o targhette più o meno belle e corrette, distribuite senza tenere in nessun conto la storia, la cultura, la vita della comunità che abita questo paese, ne ha annullato o almeno sotterrato le radici e l’evoluzione nel tempo. Per fare qualche esempio: la “Croce” fulcro originario del paese, è diventata inizialmente “via della Croce” in una strada in mezzo ai campi quasi in fondo alla pianura; ora in parte corretta e trasportata di fianco alla chiesa parrocchiale, come una parentesi che spezza via dei Glicini, in parte è rimasta sempre ai margini del territorio nella zona del “Piano”, ma forse non ha ancora trovato il suo posto; il vocabolo “Maestà”, nato dalla presenza di un’edicola dedicata a Maria, è finito con l’essere, non si sa perché, “Via Maestà” in una strada a circa mezzo chilometro più avanti; la “fonte di Suelle”, ricchezza preziosa del territorio a mezza costa del Monte, è nominata in una “via di Seuelle”, che non so quanto può portare alla sorgente chi non la conosce; una delle tante strade del Piano all’inizio definita appropriatamente “via dei Rimbocchi”, nome della tecnica praticata dagli agricoltori per lo scolo dell’acqua piovana dai campi, ora è “via di Casa Gioia” non si sa il perché, in quanto non porta a quel “Palazzo Gioia” che è una delle case tipiche del mondo agricolo di Semonte: questa, come altre strade che si snodavano a reticolato nella pianura, è troncata dalla variante; non sarebbe opportuno dare un nome diverso al di qua e al di là di questo asse stradale? A molte altre strade, poi, è stato dato il nome di alberi e fiori: una scelta appropriata, rispondente a questo territorio che conserva ancora un buon equilibrio fra l’ambiente umano e quello naturale ma, proprio per questo, perché non assegnarlo rispettando, per quanto possibile, le caratteristiche delle diverse zone, dove nascono e crescono ancora spontaneamente molti alberi e fiori di quelli usati, che fra qualche anno forse non vedremo più? Come esempio, perché non chiamare “via del Pioppeto” una delle strade del Piano dove crescono filari di pioppi, “via dei Girasoli” una strada fra quei campi che d’estate si colorano di luce e di allegria a perdita d’occhio, e “via dei Ciclamini” una strada che porta verso il monte dove i ciclamini fioriscono a prati? Sarebbe davvero un’eredità preziosa per quei “figli del 2053” che sceglieranno di vivere qui, perché potranno conoscere le proprie radici e vivere in questo ambiente come se fosse la “casa dei loro padri”. Si potrà porre qualche rimedio a questo rompicapo? IOSELLA VAGNARELLI

ARBITRI Momento magico per l’assistente eugubino, designato prima a Bilbao e poi per il Napoli capolista

MATTEO PASSERI AI VERTICI IN ITALIA E IN EUROPA

È un periodo davvero esaltante quello che sta attraversando Matteo Passeri, assistente eugubino con la qualifica di internazionale. E l’ultima settimana di novembre è stata di quelle Passeri al San Mamés di Bilbao che difficilmente potrà dimenticare, con due designazioni di assoluto prestigio. La prima in Europa League, con Passeri che ha fatto parte della “sestina” della gara tra Athletic Club-Hertha Berlino (dove ci sono ancora gli arbitri di porta anziché il VAR come in Italia) potendo così calcare il prato della “Cattedrale” del calcio mondiale, vale a dire il San Mamés Barria di Bilbao, ritenuto a ragione uno degli stadi più “caldi” e pieni di fascino al mondo anche adesso che dal

2013 è stato costruito ex novo sulle ceneri del precedente. Una gara scoppiettante che ha visto i baschi imporsi in rimonta per 3-2 e guadagnarsi il pass virtuale per i sedicesimi di finaPasseri in Udinese-Napoli le della competizione. Neanche il tempo di rifiatare che il designatore Rizzoli lo ha inserito nella quaterna della gara tra Udinese-Napoli, quella di cartello del fine settimana considerando che i partenopei attualmente veleggiano in vetta alla classifica. Un’altra prestazione solida e la soddisfazione di aver dimostrato una volta di più di essere una delle eccellenze italiane nella categoria. Con tanta strada ancora da poter percorrere, vista la giovane età. R.Bar.


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di LUIGI GIRLANDA

L’ULTIMA OMELIA DI CECCOBELLI, DAL LAVORO USURANTE AL PARADISO CON SANT’UBALDO

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LA ROCCA

Monsignor Mario Ceccobelli ha iniziato il suo Paolo II sono stati una “catechesi” che il mondo ministero episcopale a Gubbio nel febbraio 2005, mai dimenticherà. L’insegnamento più grande e proprio negli ultimi tempi del pontificato di Gioprofondo è venuto da un papa che non riusciva vanni Paolo II. Erano infatti i drammatici mesi in più nemmeno a parlare, a riprova che la “logica” cui il grande Karol Wojtyla viveva il suo calvario. di Dio non è quella degli uomini. Proprio durante una veglia di preghiera per la saA tutto questo viene da pensare leggendo l’ultima lute del santo padre, svoltasi nella chiesa di San omelia di monsignor Ceccobelli, dove il ruolo suL’ultima omelia di Ceccobelli Giovanni di Gubbio, monsignor Ceccobelli ebbe premo di guida e pastore è ridotto a mero mestiea ricordare che se la diocesi aveva ancora un vescovo, dopo il re e, non sai se tra il serio o il faceto, tra quelli usuranti: “Sono pensionamento di Pietro Bottaccioli, lo si doveva proprio al convinto - ha detto il pastore - che sia giusto ritirarsi perché il papa polacco ormai morente. Molti dimenticano (o fanno finta mestiere del vescovo rientra tra i lavori così detti usuranti e a 75 di dimenticare) che il mondo cattolico di allora era profondaanni è opportuno lasciare la guida a mani più sicure e a menti mente diviso in merito alla scelta di Giovanni Paolo II di non più lucide”. Subito dopo Ceccobelli ricorda giustamente che il abbandonare la guida della Chiesa nonostante il suo stato di saruolo del vescovo è quello di essere pastore e guida del greglute. I soliti catto-progressisti, che ragionano sempre secondo ge, anche se bisognerebbe ogni tanto ricordare che “episcopo” una logica meramente umana e orizzontale, erano ovviamente (da cui il nostro “vescovo”) vuol dire primariamente “ispettoi più tenaci e impietosi sostenitori dell’idea che Giovanni Paore”, cioè colui che vigila affinché sia conservato integro, senza lo II avrebbe dovuto da tempo togliere il disturbo e dimettersi, cambiamenti o fraintendimenti, il “deposito della fede”, ossia visto che non era più in grado di guidare con vigore la barca l’autentica dottrina cattolica. Il Vescovo ha voluto poi ricordadi Pietro. A questi caparbi sostenitori dell’ideologia attivista e re il suo legame d’affetto con il Patrono, con toni sinceramente pragmatista - incapaci di comprendere che la logica del vangelo affettuosi e, soprattutto, con una fiducia incondizionata che lo è di tutt’altra natura rispetto a quella del mondo e che, dunque, ha spinto a dirsi certo della propria salvezza eterna e del proun padre, anzi il padre per eccellenza (papa vuol dire proprio prio ingresso in Paradiso accanto a sant’Ubaldo. Ecco infatti le “papà”) non è un qualsiasi presidentucolo della Repubblica, ma testuali parole a proposito del suo desiderio di tornare anche in il vicario di Cristo - a quei critici, dunque, papa Wojtyla aveva futuro a pregare il Patrono in basilica: “Spero di poter tornare a già risposto qualche anno prima ricordando che Gesù non era contemplarlo e invocarlo affinché continui a essermi compagno sceso dalla croce e che, quindi, bisognava avere fede in Dio e di viaggio per il tratto di strada che dovrò ancora percorrere abbandonarsi fiduciosi alla Sua volontà, anche quando sembra prima di essere con lui nel Regno”. Infine, monsignor Ceccobelli contrastare con la nostra logica meramente umana. In effetti, ha voluto dare un po’ di spazio anche al Vangelo, che nell’ultima molti cattolici sembrano dimenticare che la Chiesa appartiene a domenica dell’anno liturgico ha proposto le parole di Gesù sul Gesù Cristo, che sa bene come proteggerla e come trarre anche giudizio finale. Alla fine dei tempi, infatti, sarà il Cristo giudice da un suo vicario inerme e agonizzante la giusta linfa per il bene che, venendo nella gloria, dividerà i buoni dai malvagi. Ma quedelle anime. E infatti proprio gli ultimi giorni di vita di Giovanni sti sono dettagli...

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Asia, una cavalcata tricolore sognando i Giochi Olimpici LA GIOVANE AMAZZONE EUGUBINA HA CHIUSO UN 2017 INDIMENTICABILE NEL QUALE HA CENTRATO IL TITOLO ITALIANO NELLA CATEGORIA COUNTY DERBY IN SELLA A LETIZIA. “UN TRAGUARDO BELLISSIMO, DEDICATO ALLA MIA FAMIGLIA. ORA DOVRÒ DECIDERE SE DIVENTARE PROFESSIONISTA O STUDIARE”

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È cominciato tutto da un pony. Un regalo non comune per una bambina appena nato, l’inizio di una storia meravigliosa che ha portato Asia Angeloni a primeggiare a livello nazionale, con vista (perché no) Asia in azione nel Country Derby su palcoscenici internazionali. Una storia poco nota in una città come Gubbio che pure una certa dimestichezza con il mondo dell’equitazione sembrerebbe averla, ripensando anche a eventi a livello mondiale che portarono alla ribalta la cittadina umbra all’inizio del nuovo millennio. Allora Asia era una bambina che non poteva nemmeno sapere cosa gli avrebbe riservato il futuro. Un’idea più precisa se l’è fatta intorno agli 8 anni quando è tornata in sella e ha capito che quella poteva diventare la sua strada. IL PRIMO TRICOLORE Il 2017 è stato l’anno della definitiva consacrazione. Impreziosito dal titolo italiano di Country Derby conquistato a inizio ottobre nelle finali di Roma, quando la concorrenza era nutrita (25 avversari nella categoria C80) ma non tale da scoraggiare l’amazzone eugubina. “Dopo tanti anni è stata una soddisfazione enorme e tutt’altro che scontata”, racconta oggi Asia. Che in sella a Letizia, una cavalla anglo araba che curiosamente è nata negli stessi giorni in cui veniva al mondo la sua cavaliera (aprile 1999), ha trovato il giusto feeling per centrare una straordinaria impresa. “Era già da diverso tempo che avevo messo nel mirino il campionato italiano ma devo ammettere che quest’anno sono arrivata alla gara convinta di poter finalmente ottenere un risultato di grande prestigio. Mi sentivo bene in sella, sapevo che anche Letizia era in ottima forma e la prestazione offerta è stata davvero pari alle attese. So di essermi guadagnata questa opportunità con tanta fatica e dedizione, cercando di imparare ogni giorno a migliorare aspetti che per alcuni potrebbero essere trascurabili, ma che in realtà in un mondo complesso come il nostro alla lunga fanno la differenza”. Al punto da arrivare ad affermare che “non si finisce mai di imparare. Me lo ripete sempre il mio istruttore Paolo Vitali, che da tre anni segue passo dopo passo il mio percorso di crescita. E mai fare fu più azzeccata”. LA SCELTA PIÙ GRANDE Da quel pony ricevuto in regalo dal nonno (che oggi rimane il suo più grande tifoso) ne ha fatta di strada Asia, che si allena nel Centro Ippico “La Badia” di Chiaserna ma che durante i mesi invernali trascorre molto tempo presso il maneggio della Gola del Bottaccione di proprietà dell’Associazione “Amici del Cavallo”, una realtà presente da decenni a Gubbio che racchiude numerosi appassionati e box particolarmente capienti che ospitano diversi cavalli. “Per riuscire a essere competitiva ai massimi livelli – riprende Asia – è fondamentale allenarsi praticamente tutti i giorni. Non a caso a giugno concluderò gli studi (è Asia tra Oxlip e Letizia studentessa dell’indirizzo

di ROBERTO BARBACCI

scientifico presso il Polo Liceale Mazzatinti) e a quel punto mi troverò di fronte a una scelta molto delicata: andare all’Università, e dunque ridurre lo spazio da dedicare all’equitazione, oppure cercare di entrare nell’Accademia Italiana Equestre, di fatto tentando la via del professionismo. È una decisione che dovrò prendere anche parlandone con la mia famiglia, che sin qui ha fatto sforzi enormi per consentirmi di competere a livello nazionale”. Una famiglia dove i cavalli non erano all’ordine del giorno, ma che col tempo ha saputo sviluppare una grande passione. “Non si può non restare affascinati da questo mondo”, aggiunge Asia. Che oltre al titolo italiano Country Derby ha ben figurato anche ai tricolori di Monta da Lavoro Tradizionale (composta da quattro prove: addestramento, attitudine, abilità e sbancamento vitelli) e Addestramento Classico. “Sono due discipline differenti ma allo stesso modo molto particolari, che peraltro tornano utili anche per il Contry Derby che certamente rimane la mia disciplina preferita. In questo caso ho gareggiato con Oxlip, una cavalla purosangue di 6 anni che mi ha permesso di conquistare rispettivamente un quarto e un terzo posto. Considerando che Letizia ha 18 anni e che tra massimo 3-4 anni smetterà di gareggiare, diciamo che mi sto facendo l’idea di poterla utilizzare per il Country Derby, anche se è ancora presto per capire cosa farò tra qualche anno”. UNA NUOVA SFIDA Avrà tempo e modo per pensarci nei prossimi mesi, l’amazzone eugubina, che ogni giorno non riesce a staccarsi dalle sue cavalle grazie alle quali s’è fatta conoscere fuori dai confini locali. A primavera tornerà a Chiaserna per preparare una stagione che presenterà qualche difficoltà in più, in quanto Asia andrà a gareggiare nella categoria senior. “La concorrenza aumenterà, ma io sono serena e spero solo di potermi allenare al meglio. La mia famiglia ha sempre assecondato questo mio grande desiderio, benché una disciplina come la mia richiede tanti sforzi a livello economico e molto tempo per affrontarla nella giusta maniera. Il mio sogno nel cassetto? Facile dire che mi piacerebbe un giorno far parte di una selezione nazionale in una competizione europea o mondiale, o perché no, magari in una Olimpiade che rappresenta il coronamento di un’intera carriera”. Per la dedizione e la grinta dimostrate in questi 10 anni, certamente Asia ha dimostrato di avere tutti i requisiti per poter pensare di raggiungere un traguardo tanto ambizioso. Serviranno un pizzico di buona sorte e tanto, tantissimo impegno. Perché 600 ore all’anno in sella non si giustificano solo con una passione sconfinata. “Per me questa è una scuola di vita - conclude l’Angeloni - perché niente e nessuno mi ha insegnato tanto su come vivere quanto i cavalli e ciò che ruota loro intorno. Loro sono molto abitudinari nei comportamenti e nelle attenzioni che vogliono ricevere, ma ogni volta che salgo in sella capisco che solo se si è un tutt’uno si possono centrare certi risultati”.


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A cura di ANNALISA BOCCUCCI

PILLOLE LETTERARIE & DINTORNI

Agorà, la storia di Ipazia e del suo sapere matematico

UN FILM RACCONTA LE SCOPERTE DELLA FILOSOFA GRECO-ALESSANDRINA, ULTIMA SUPERSITE DEL SERAPEO Agorà è una pellicola del 2009 diretta dal regista spagnolo Alejandro Amenàbar che racconta i drammatici esiti delle persecuzioni anti pagane stabilite per legge dai Decreti teodosiani, sanciti da Teodosio I tra il 391 e il 392 dopo Cristo. Protagonista della storia è Ipazia, interpretata da Rachel Weisz, una filosofa e matematica che diffonde le sue idee e guida i suoi allievi all’interno del Serapeo presso Alessandria d’Egitto, un luogo simbolo del sincretismo in corso all’epoca. Lì una nutrita comunità cristiana si era stabilita a pochi metri dal maestoso tempio di Serapide, intenzionata a intraprendere una feroce e violenta opera di conversione al nuovo credo religioso che prevede anche la distruzione di uno dei simboli della cultura greco-ellenistica: la Biblioteca di Alessandria, rasa al suolo e devastata in quanto custode di testi pagani, giudicati non degni di essere tramandati ai posteri. L’indagine di Ipazia è incentrata sulla confutazione della teoria geocentrica di Tolomeo, messa in discussione grazie allo studio approfondito che la protagonista conduce sulle scoperte di un antico studioso degli astri: Aristarco di Samo, responsabi-

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le della formulazione di una teoria eliocentrica e teorizzatore della presenza di orbite ellittiche che regolano il movimento dei pianeti. Ipotesi di questo genere sembrano assomigliare molto al risultato al quale approderanno molti secoli dopo gli studi di Keplero e Galilei, servendosi ovviamente di un elemento in più, l’osservazione diretta al cannocchiale che ne conferma la validità scientifica, lasciando il tentativo di Ipazia e di Aristarco un semplice costrutto teorico seppur sorprendentemente brillante e lungimirante. Nel contesto di morte e di violenza legato alle persecuzioni e ai tentativi di cancellare l’enorme contributo culturale del mondo greco-alessandrino, Ipazia diventa il simbolo dell’amore incondizionato per il sapere. Lei paga la colpa di essere donna, in un momento storico in cui sia la cultura pagana che quella cristiana ritenevano empio l’avvicinamento delle donne allo studio della matematica, della fisica e della filosofia, ma soprattutto cade vittima del suo acume intellettuale che la porterà, nel tentativo di affermare le proprie teorie, ad opporsi a suo padre, anche lui studioso di astronomia. Lo sguardo del regista è totalmente incentrato sulla protagonista. Nonostante l’impostazione del racconto sia molto romanzata e resa cinematograficamente interessante, l’indagine del personaggio Ipazia, donna e studiosa, è molto completa ed interessante.

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CULTURA

LA POESIA DI CECILIA PASSERI CONQUISTA IL PLANET DI ROMA

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Applausi a scena aperta e sold out al teatro Planet di Roma per il recital poetico musicale con Cecilia Passeri, Mattia Baldelli Passeri e Kitao che il 16 novembre scorso si sono esibiti nel locale di via Crema davanti a un pubblico conquistato dalla poetessa eugubina. Le musiche e le interpretazioni dello spettacolo “Ordinaria Follia Tour” sono curate da Mattia Baldelli Passeri e Manuele Crocioni in arte Kitao, che con la sua loop-station ricrea le frequenze universali a 432 Hz. “Sono delle ballate scritte da Cecilia - spiega Baldelli Passeri - che sono onorato di interpretare. Mi rispecchio molto in quei testi che parlano di guerra, amore e libertà. Il recital raccoglie le produzioni letterarie più recenti di Cecilia Passeri, con 25 poesie che trattano tematiche sensibili come la violenza sulle donne, gli esodati, l’immigrazione, la sessualità per i disabili e le catastrofi naturali, comprendendo nello spettacolo le melodie rock. Il 19 novembre scorso i tre giovani, invitati da Don Paolo e Don Alberto, si sono esibiti sempre a Roma nella mensa della parrocchia di Santa Maria della Provvidenza in occasione della “Giornata Mondiale del Povero”. Il tour prosegue con numerose date tra dicembre e marzo 2018 nei teatri e festival di Cortona, Torino, Perugia, Varese e immancabilmente Gubbio.

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SECONDO POSTO IN PORTOGALLO

GAETANO ROSSI SUL PODIO ALLA BIENNALE DI AVEIRO

Riconoscimento prestigioso per l’architetto eugubino Gaetano Rossi che porta avanti nel laboratorio di famiglia l’arte del bucchero: ha ottenuto il secondo posto alla 13a Biennale Internazionale d’Arte Ceramica di Aveiro in Portogallo con l’opera “Vortice reciso”. Questa edizione della manifestazione lusitana è stata incentrata sulla produzione di ceramiche artistiche contemporanee, attraverso la stimolazione della sperimentazione e della creatività così da incentivare nuove tendenze ceramiche per contribuire allo sviluppo culturale. Sono state ammesse 196 opere tra le tantissime proposte da artisti di 20 Paesi (Portogallo, Italia, Spagna, Belgio, Brasile, Stati Uniti, Slovenia, Regno Unito, Germania, Turchia, Cina, Taiwan, Ucraina, Austria, Romania, Sud Africa, Egitto, Ungheria, Corea del Sud, Argentina. L’opera di Gaetano Rossi vuole rappresentare l’insieme dei vortici in cui si è immersi (vortice delle comunicazioni, informazioni, finanziari, migrazioni, conflitti…), ma che per l’artista bisogna rompere se si vuole dare ordine e cercare di trovare risposte a questo insieme caotico di realtà. Le opere d’arte selezionate sono in mostra fino al prossimo 4 dicembre nel Museo di Aveiro di Santa Joana, e le tre vincitrici, compresa dunque “Vortice reciso”, rimarranno di proprietà del museo per fare parte della collezione stabile.

SCOPERTA DAL PROF. CENNI

OPERA SCULTOREA CONSERVATA A MONTECATINI

Il professor Bruno Cenni, esperto d’arte e storico, ha rintracciato una rara opera scultorea. Si tratta di una vera da pozzo che nel 1905 era ancora presente nel cortile della casa medievale della famiglia Gabrielli, nel quartiere di San Martino a sinistra della porta Metauro o di Santa Croce della Foce che venne venduta forse nel 1930. Vi sono due stemmi scolpiti - evidenzia il professor Cenni –, il primo è quello dei Gabrielli identico a quello del vescovo presente sul fondo della chiesa cattedrale, mentre il secondo non è ben visibile. Questa opera è stata scoperta nello stabilimento Tamerici a Montecatini Terme dove è presente l’originale opera eugubina.

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