IL CAMBIAMENTO CLIMATICO Le voci dei piccoli produttori AMERICA LATINA 2015
Le voci dei piccoli produttori
Le voci dei piccoli produttori
INTRODUZIONE Gruppo San Isidro Caffè, Colombia
Contatti: Coordinadora Latinoamericana y del Caribe de Pequeños Productores y Trabajadores de Comercio Justo (CLAC) Rete Latinoamericana e del Caribe dei Piccoli Produttori e Lavoratori di Commercio Equo (CLAC) comunicacion@claconline.com Av. El Boquerón, Calle Ayagualo M-1A Ciudad Merliot, Santa Tecla, El Salvador Tel. (503) 2278-4635 http://clac-comerciojusto.org/
Cooperativa Mi Fruta, Frutta secca, Cile Cooperativa CoopeVictoria, Canna da zucchero, Costa Rica SOPPEXCCA, Caffè, Nicaragua
Fairtrade International Bonner Talweg 177 53129, Bonn Germania Tel (49) – 0 – 228 949 23 230
Banelino, Banane, Repubblica Dominicana
Edizione italiana a cura di:
Fotografie:
Pag. 1-16 Vivaio di piante di caffè (El Salvador), Luis Zúniga (www.luchozuniga.com). Pag. 6-7 Raccolta del caffè (Guatemala), Tel 010 265828 Fax 010 8681449 info@bottegasolidale.it http://www.bottegasolidale.it/
José Luis Casuso. Pag. 15 Trasportando un casco di banane (Rep. Dominicana), Luz Sosa (https://unpuntodeluz.wordpress.com).
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Quest’anno le organizzazioni dei piccoli produttori di America Latina e Caraibi hanno sperimentato gli effetti del cambiamento climatico presentatisi in differenti e numerose modalità. Prima di tutto, la rapida diffusione di malattie tra cui la ruggine del caffè nelle piantagioni di Messico meridionale, America centrale e Perù ha diminuito la produttività dei campi e aumentato i costi di produzione. In Brasile, la siccità e un’intensa esposizione al sole durante lo sviluppo delle drupe seguite da piogge molto intense durante il periodo di essiccamento, hanno determinato la diminuzione di qualità e dimensione dei chicchi. I forti venti nei Caraibi e in Colombia hanno causato la perdita di una parte del raccolto bananifero di quest’anno. E in Costa Rica la produzione della canna da zucchero è stata condizionata dalla siccità, unita ad alte temperature, seguita da piogge torrenziali. Questi sono solo alcuni esempi delle sfide affrontate da questi piccoli produttori che, nonostante le avversità, si stanno sforzando di mettere in pratica strategie di adattamento agli effetti legati al cambiamento climatico. Questo documento riassume alcune esperienze condivise dai produttori appartenenti alla Rete Latinoamericana e Caraibica dei piccoli produttori e lavoratori del Commercio Equo e Solidale (CLAC – Coordinadora Latinoamericana y del Caribe de Pequeños Productores y Trabajadores del Comercio Justo). Lo scopo è quello di illustrare la realtà mettendo a confronto gli agricoltori di differenti paesi e prendendo in
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considerazione differenti prodotti, così come alcune esperienze positive di adattamento al cambiamento climatico. La CLAC rappresenta organizzazioni che sono strutturate in maniera democratica all’interno del Commercio Equo e Solidale; sovrintende il loro consolidamento e il loro sviluppo; agevola l’assistenza ai loro membri; promuove i loro prodotti e i loro valori; e lavora per influenzare la società, la politica e le strutture economiche. Questo documento è stato sviluppato in quanto parte delle attività della CLAC allo scopo di identificare, promuovere e pubblicizzare le buone pratiche associate al cambiamento climatico condotte dai piccoli produttori delle Americhe. Speriamo che questa pubblicazione possa illustrare l’impegno e le capacità di cambiamento dei piccoli produttori e che i casi presentati servano da esempio e da spinta per altri. Tutte le organizzazioni citate in questo documento sono certificate Fairtrade e vendono i loro prodotti con questo marchio. Gli standard del commercio equo e solidale promuovono lo sviluppo sostenibile attraverso buone pratiche agricole che guidano i coltivatori a mitigare l’impatto dovuto al cambiamento climatico e a realizzare sistemi di adattamento.
Gruppo San Isidro, Caffè, Colombia
Gruppo San Isidro, Caffè, Colombia
PRODUTTORI, ECOSISTEMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO CAFFÈ Località: Colombia, dipartimento di Huila, municipio di Acevedo, Vereda San Isidro. Organizzazione: Gruppo San Isidro
Il Gruppo San Isidro si trova in una regione caratterizzata da numerosi rilievi, in cui il caffè viene coltivato a diverse altitudini, partendo da 1630 fino a 1900 metri sul livello del mare. Si ottiene un caffè di alta qualità in armonia con la natura. La crescita della pianta del caffè richiede condizioni particolari, in modo da assicurare una produzione di alta qualità e una elevata produttività. A partire dalle prime fasi della coltivazione, la presenza dell’acqua è fondamentale per lo sviluppo dei semi e per la crescita delle piante. Quando queste entrano nella loro fase produttiva, è importante mantenere il terreno in ottime condizioni libero da parassiti e malattie, insieme a una buona esposizione al sole e a temperature ottimali. L’esposizione al sole può essere gestita utilizzando delle piante che generano ombra, soprattutto specie endemiche e/o piante barriera che permettono un incremento di biodiversità. A causa delle attività umane, la zona ha subito gli effetti della deforestazione intorno alle sorgenti d’acqua e l’espansione dei terreni destinati all’agricoltura, che hanno portato a un deterioramento delle condizioni ambientali, a variazioni del regime delle precipitazioni, e periodi più lunghi di siccità. Gli incendi delle foreste sono aumentati negli ultimi anni, alterando l’equilibrio ambientale della regione e aumentando la vulnerabilità nei confronti dei cambiamenti climatici. Il cambiamento climatico ha influito sui raccolti. Le eccessive precipitazioni piovose hanno causato la diminuzione delle produzioni. E quando l’estate e la stagione asciutta sono più lunghe, le drupe del caffè vengono attaccate da parassiti e malattie. La salute dei raccolti dipende dalle condizioni dell’ecosistema. Bisogna coniugare gli sforzi dei produttori con quelli dei vicini e della comunità intera, dal momento che le soluzioni a questi problemi dipendono da azioni coordinate a livello regionale. La contaminazione delle acque, la deforestazione e la mancanza di una “coscienza ambientale” sono stati i problemi principali di questa regione.
PROGETTO SVILUPPATO DAI PRODUTTORI
www.cafesanisidro.com.co Numero dei Soci: 82 Terreno: 600 ettari
Fin dagli inizi, il gruppo San Isidro si è sempre impegnato nella protezione dell’ambiente e nelle buone pratiche agricole. Una delle azioni più importanti è stata quella di garantire le fonti di approvvigionamento idrico ai nostri soci e ai nostri terreni. Abbiamo lavorato per creare un sistema per coltivare il caffè in armonia con la natura, per formare zone d’ombra per le coltivazioni utilizzando le foreste e gli alberi da frutta. Miller Olaya, il direttore dell’organizzazione, commenta: “Insieme ai nostri soci e con il supporto delle amministrazioni, al momento siamo i proprietari di più di 200 ettari di foresta protetta. Grazie a questo, il nostro scopo è quello di unificare i vari segmenti della foresta per permettere la protezione dei fiumi e delle varie zone semi montuose. Con il sostegno delle istituzioni, abbiamo condotto studi sulla fauna e sulla flora di queste aree protette, e grazie a questo progetto, abbiamo identificato un esemplare relitto di Quercia Nera, (specie endemica della regione) e varie specie endemiche di uccelli”. Avere portato avanti queste azioni è servito ad unire gruppi di giovani, figli e figlie dei nostri soci e dei nostri vicini, e che sono stati coinvolti nei processi di presa di coscienza ambientale e di studio delle risorse del territorio. In questo modo, ora abbiamo a disposizione un certo numero di bambini e ragazzi che sono birdwatcher e guide, ed è presente un sentiero ecoturistico a scopo di educazione ambientale. Questo progetto abbraccia un arco di tempo di tre decenni. Grazie all’iniziativa dei fondatori del gruppo di
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San Isidro, gli sforzi si sono concentrati sulla protezione e sulla conservazione di frammenti di foreste e di sorgenti idriche. Il gruppo ha gestito il progetto grazie a proprie risorse, alla vendita del caffè equo e solidale e ad altri progetti, che hanno permesso l’acquisto di ettari di foresta. Questo è un importante passo avanti, benché non sia sufficiente per mitigare le conseguenze che stiamo vivendo a causa del cambiamento climatico. Il progetto coinvolge 80 famiglie socie, e altre 700 che vivono nei dintorni delle aree dove si concentra il lavoro. Nella zona protetta è stato possibile assicurare una costante presenza di acqua, anche nei periodi asciutti (cinque acquedotti convogliano le acque di cinque sorgenti naturali). Con il procedere del progetto, abbiamo migliorato la qualità del terreno, con un conseguente aumento di produttività e di qualità del caffè. Inoltre, gli attacchi dei parassiti tra cui il “tarlo del caffè” (Hypothenemus hampei) sono significativamente diminuiti. Infine, gruppi di giovani sono parte attiva nei processi di produzione e conservazione. Le iniziative riguardano centri educativi e progetti lavorativi per motivare bambini e ragazzi allo scopo di proteggere le risorse naturali della regione. Questo è un risultato che si può vedere nel presente e da continuare nel futuro.
UNO SGUARDO VERSO IL FUTURO L’associazione punta su una maggiore efficacia dei progetti dedicati all’aumento della presa di coscienza sull’educazione ambientale da diffondere presso i vicini, i contadini, le scuole e le comunità nel loro insieme. Continueremo a promuovere un uso efficiente dell’acqua, il miglioramento del terreno con l’uso di fertilizzanti organici e la costituzione di orti domestici per migliorare la sostenibilità alimentare dei nostri soci. Continueremo a insegnare ai giovani l’uso delle energie alternative e il graduale abbandono di quelle inquinanti. E continueremo ad investire su queste iniziative, acquistando nuovi lotti di terreno per aumentare le riserve e la protezione delle acque.
Gruppo San Isidro, Caffè, Colombia
“Mentre ci prendevamo cura delle riserve forestali, abbiamo imparato a riconoscere le specie di uccelli presenti nelle nostre piantagioni di caffè e abbiamo iniziato a prendere coscienza del riscaldamento globale e del cambiamento climatico”. Aydee Solano – Socio
Gruppo San Isidro, Caffè, Colombia
“Con l’acquisto di riserve e con la loro conservazione, siamo stati in grado di garantire acqua per le nostre comunità e abbiamo imparato ad aumentare la nostra sensibilizzazione su come avere cura dell’acqua” Carlos Francisco Tovar – Socio e Responsabile
Cooperativa Mi Fruta, frutta secca, Cile
Cooperativa Mi Fruta, frutta secca, Cile
PRODUTTORI, ECOSISTEMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO FRUTTA SECCA UVA PASSA Località: Cile, Quinta regione, Provincia Los Andes, Bacino dell’Aconagua. Organizzazione: Cooperativa Mi Fruta
La Cooperativa Mi Fruta produce uva da tavola e uva passa. La decisione di produrre uva passa è stata presa per diversificare la produzione così da diminuire la dipendenza da un solo prodotto, aggiungere valore ai prodotti stessi e lavorare un prodotto meno deperibile, con meno rischi legati all’esportazione. L’uva da tavola è il principale prodotto esportato dal Cile. È caratterizzata da un’elevata deperibilità e da una complicata gestione post-raccolto e di conservazione. I soci della cooperativa Mi Fruta sono presenti nelle cittadine di Los Andes, San Esteban e Santa Maria della provincia di Los Andes, nella regione di Valparaiso. Questa zona appartiene al bacino del fiume Aconagua, caratterizzato da un clima mediterraneo caldo, con una lunga stagione asciutta. Le piogge nei mesi autunnali e invernali ammontano a più di 400 millimetri. In estate le temperature sono elevate, specialmente nelle zone vallive più chiuse. Masse di aria calda e asciutta scendono dalle montagne, aumentando le temperature a fondo valle a oltre 34°C, con un picco di oltre 40°C nel 2014. L’aumento delle temperature, i prolungati periodi di siccità e la diminuzione della qualità del terreno stanno minando la produttività del terreno e aumentando i costi di produzione, rendendo la produzione meno remunerativa per i piccoli produttori locali. Il cambiamento climatico ha avuto conseguenze su questa regione, soprattutto sul raccolto dell’uva da tavola, dal momento che le temperature sono aumentate drasticamente nel periodo della vendemmia rendendo la gestione post-raccolto della frutta più difficoltosa. Inoltre, un periodo di siccità si è protratto in questi cinque anni alterando i rischi connessi, e di conseguenza, la produttività.
PROGETTO SVILUPPATO DAI PRODUTTORI
www.mifruta.cl Numero dei Soci: 28 Terreno: 170 ettari
La cooperativa ha lavorato lungo tre linee principali di azione: miglioramento e protezione del suolo, miglioramento delle capacità tecniche dei produttori e diversificazione della produzione, con l’utilizzo del sole quale fonte alternativa di energia per l’essiccamento dei grappoli. È stato predisposto un programma per migliorare la qualità del suolo, basato su procedure diagnostiche che includevano il riconoscimento del tipo di suolo, interventi e formazione basata su pratiche di gestione sostenibile. Su queste basi, sono state realizzate attività quali l’incorporazione di materia organica nel terreno e la produzione di compost. Per diversificare la produzione e diminuire la dipendenza da un prodotto così fragile quale è l’uva da tavola, i produttori hanno optato per l’uvetta. L’utilizzo del sole per l’essiccazione vuole dire che è necessaria la sola energia solare quale fonte energetica e che non sono necessari additivi per conservare l’uva passa. L’uvetta sultanina che si trova comunemente nei negozi richiede un trattamento a base di anidride solforosa per mantenere il suo caratteristico colore dorato, e quindi non è da considerare naturale. Quando l’uva viene lasciata asciugare al sole per ottenere l’uva passa scura, questa viene posizionata su setacci in plastica all’aperto, dove viene lasciata asciugare per un periodo variabile dai 15 ai 20 giorni. Quando l’asciugatura è completata, le uvette vengono lavate e i rametti rimossi, poi vengono pesate e confezionate. Questo prodotto naturale è molto apprezzato in paesi tra cui Inghilterra e Italia.
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UNO SGUARDO VERSO IL FUTURO L’organizzazione ha ricevuto fondi da terzi per mettere in pratica il progetto, ma dichiara che sia la formazione dei produttori che il miglioramento delle condizioni del terreno siano progetti che debbano essere portati avanti in forma continuativa. L’organizzazione continua ad operare, ma ha bisogno di fondi per incrementare gli sforzi destinati al miglioramento del terreno, in linea con lo studio condotto.
Cooperativa CoopeVictoria, canna da zucchero, Costa Rica
Cooperativa CoopeVictoria, canna da zucchero, Costa Rica
PRODUTTORI, ECOSISTEMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO CANNA DA ZUCCHERO Località: Costa Rica, provincia di Alajuela, Area occidentale del Paese. Organizzazione: Cooperativa CoopeVictoria
La cooperativa CoopeVictoria è stata fondata nel 1943, la prima in Costa Rica. I suoi soci producono canna da zucchero a quote più basse (800 m s.l.m.) e caffè a quote più alte (1200 m s.l.m.). La coltivazione della canna da zucchero ha bisogno di stagioni ben definite e stabili. Variazioni della piovosità o dei periodi asciutti alterano il regolare sviluppo della pianta, con la conseguente diminuzione di concentrazione degli zuccheri e quindi una resa minore del raccolto. Questo si verifica anche quando l’escursione termica diurna è minima. In caso di scarse precipitazioni, la pianta non riesce a svilupparsi nella maniera adeguata, mentre piogge molto intense concentrate in poche ore causano l’erosione del suolo e inondazioni, dal momento che il terreno possiede una limitata capacità di assorbire la pioggia caduta. Un altro modo con cui il cambiamento climatico influisce sui produttori è l’aumento delle malattie legato alla variabilità delle condizioni climatiche. Un incremento medio della temperatura di più di 2,5°C negli ultimi quattro anni ha causato alterazioni permanenti ai raccolti, e l’erosione causata dalle precipitazioni molto intense della durata di poche ore è diventata incontrollabile in alcuni appezzamenti di terreno. Tutti questi cambiamenti hanno portato a una minore produttività, con una conseguente diminuzione degli introiti e alla diminuzione di redditività della canna da zucchero, con conseguenze negative sui produttori e sulle comunità vicine.
PROGETTO SVILUPPATO DAI PRODUTTORI
www.coopevictoria.com Numero dei Soci: 3024 Terreno: 3869 ettari
I soci di CoopeVictoria sono consapevoli del fatto che tutti sono responsabili per il cambiamento climatico e, di conseguenza, stanno mettendo in pratica varie attività volte a ridurre le emissioni di gas serra. Queste attività includono la gestione e il riutilizzo dei rifiuti prodotti dalla lavorazione della canna da zucchero e la produzione di biodiesel. La cooperativa lavora 170˙000 tonnellate di canna da zucchero ogni anno, generando tonnellate di rifiuti organici quali fanghi residuali e ceneri, utilizzati nella fabbricazione di fertilizzanti organici, ridistribuiti a tutti i soci della cooperativa a costo zero. Nel 2015 la cooperativa ha ridistribuito oltre 4˙000 tonnellate di fertilizzante organico ai propri soci, riducendo quindi l’utilizzo di sostanze chimiche nei campi ed evitando la contaminazione delle acque della comunità. I produttori hanno inoltre sviluppato un programma il cui scopo è quello di proteggere le sorgenti d’acqua e di ridurre le emissioni causate dall’utilizzo dei combustibili fossili. Tutti i soci della cooperativa, delle comunità locali e delle scuole partecipano alla realizzazione di questo progetto che consiste nel riciclaggio degli oli vegetali esausti e dei grassi animali prodotti nelle cucine di case e aziende. Questi residui vengono raccolti in collettori di scarico comuni. Al momento, vengono trattati oltre 6˙000 litri di oli esausti al mese, producendo in questo modo circa 5˙000 litri di biodiesel. Questo viene utilizzato dai soci della cooperativa e anche per i macchinari della cooperativa. Il riciclaggio di questi oli evita la contaminazione di 60 milioni di litri di acqua al mese, dal momento che un solo litro può contaminare 10˙000 litri di acqua. Il progetto del riutilizzo dell’olio è basato sulla formazione della comunità, il che è essenziale per ottenere l’olio e trattarlo in maniera adeguata, generando così energia pulita (biodiesel). Il riciclaggio degli oli esausti genera un profitto che rende possibile la
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continuazione della collaborazione didattica e fornisce un incentivo economico alle scuole partecipanti per il loro impegno nella raccolta degli oli usati e per la loro funzione di centro di raccolta, assicurando in questo modo la sostenibilità del progetto. Le emissioni dei gas serra sono state ridotte. Inoltre, oltre 30 centri educativi delle comunità locali sono stati coinvolti nel programma “I guardiani delle Acque”, insieme a vari acquedotti locali che gestiscono l’erogazione idrica della zona.
UNO SGUARDO VERSO IL FUTURO La cooperativa CoopeVictoria valuta di notevole entità gli sforzi che sta compiendo per proteggere l’ambiente. Nonostante ciò, questi sforzi risultano insufficienti in confronto agli effetti del cambiamento climatico con cui i nostri produttori si stanno confrontando. L’apertura al cambiamento di alcuni aspetti comportamentali è un importante passo avanti. I produttori dovranno inoltre essere preparati a investire in sistemi di drenaggio e irrigazione, in strategie per controllare i parassiti, in azioni di conservazione del suolo, per affrontare al meglio gli effetti legati al clima. La cooperativa è in cerca di finanziamenti per portare avanti i progetti di conservazione delle foreste, protezione delle risorse idriche, promozione di sistemi agro-forestali e di promozione della rigenerazione delle “zone cuscinetto” naturali.
SOPPEXCCA, caffè, Nicaragua
SOPPEXCCA, caffè, Nicaragua
PRODUTTORI, ECOSISTEMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO CAFFÈ Località: Jinotega,Nicaragua. Organizzazione: Soppexcca
L’unione di cooperative agricole SOPPEXCCA è stata fondata nel 1997 e ha sviluppato un modello partecipativo democratico e sostenibile, con una particolare attenzione alla presenza dei giovani. I produttori della zona in cui opera SOPPEXCCA hanno osservato che le aree che in precedenza erano adatte alla coltivazione del caffè ora non lo sono più a causa del cambiamento climatico. Come risultato di queste condizioni avverse, alcuni contadini hanno smesso di coltivare caffè e hanno dovuto cercare produzioni alternative. Come conseguenza dell’attività antropica, la regione è stata colpita negativamente dalla deforestazione nelle zone che circondano le risorse idriche, dall’incendio delle foreste e dall’espansione del terreno destinato all’agricoltura, che tutte insieme hanno causato il deterioramento delle condizioni ambientali e hanno aumentato la vulnerabilità dei produttori nei confronti dei cambiamenti climatici. I soci di SOPPEXCCA coltivano il caffè in zone semi montuose, caratterizzate da pendii con inclinazione del 30 – 40% e molto facilmente soggetti all’erosione, la quale è aumentata con le piogge intense. Anche temperature più elevate, lunghi periodi asciutti e una distribuzione irregolare delle piogge hanno condizionato il ciclo delle fioriture, lo sviluppo delle drupe e, in generale, la produttività della pianta, influendo negativamente sull’economia agricola della zona. Le alterazioni subite dalle piante hanno portato a un aumento degli attacchi di insetti e funghi, in primo luogo della ruggine del caffè, che ha devastato le piantagioni della regione nel 2013.
PROGETTO SVILUPPATO DAI PRODUTTORI
www.soppexcca.org Numero dei Soci: 650 Terreno: 2450 ettari
In risposta ai problemi affrontati, SOPPEXCCA ha promosso e messo in pratica iniziative che stanno contribuendo alla diminuzione dell’impatto del cambiamento climatico sulle famiglie. Questa organizzazione è impegnata in vari settori, tra cui l‘utilizzo di buone pratiche agricole per la coltivazione del caffè, la produzione alimentare e di fonti alternative di guadagno, attenzione e ripristino delle risorse naturali, la formazione e la produzione di fonti energetiche alternative. L’organizzazione promuove la coltivazione biologica con una minima dipendenza da fonti esterne, e la produzione di caffè comune con un utilizzo minimo di prodotti fitosanitari, che vengono utilizzati solamente con una tempistica specifica e sulla base dei risultati di analisi legate a malattie e infestazioni. A causa degli effetti devastanti legati alla ruggine del caffè, l’organizzazione sostiene i propri membri con fondi destinati alla rigenerazione dei terreni. Al momento questa pratica riguarda 350 ettari, a favore di 354 produttori. Inoltre, ha riservato tre appezzamenti di terreno a scopo dimostrativo, in cui undici varietà di caffè vengono valutate per adattabilità, crescita, tolleranza ai parassiti e alle malattie, qualità in degustazione e produttività. Per diminuire l’erosione, aumentare la filtrazione dell’acqua nel terreno e aumentare la presenza di materia organica, i campi di caffè e cacao vengono gestiti con tecniche agro-forestali utilizzando vegetazione in grado di produrre energia, legna da ardere e che sia in grado di fissare l’azoto, banani e alberi da frutto (inclusa la pianta del cacao). Con questo sistema i coltivatori nei loro terreni lavorano un certo numero di prodotti in grado di generare ulteriori entrate per le proprie famiglie. Allo scopo di diversificare sempre più la produzione e per promuovere la sovranità alimentare delle famiglie, l’organizzazione promuove anche la coltivazione di mais e fagioli e la realizzazione di orti domestici, in modo da aumentare la disponibilità e il consumo di verdura fresca.
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racco Per aumentare la raccolta delle acque e la ricarica delle sorgenti, sono stati costruiti nei camp campi dei soci dei micro-collettori. Grazie a questi lavori, i produttori che prima n non avevano le appropriate infrastrutture, adesso possono utilizzare l’acq l’acqua sia per scopi irrigui che domestici. Sono stati inoltre comp compiuti notevoli sforzi per ridurre la contaminazione delle acque a seguito della la lavorazione del caffè, costruendo canali di lavaggio e nità singole di la ora unità lavorazione in cui la polpa generata come rifiuto è utilizzata per produrre fertilizzante organico per le serre. L’organizzazione ha inoltre promosso l’uso di biodigestori da utilizzare nelle cucine, per diminuire l’utilizzo della legna, lo sfruttamento delle foreste e il rilascio di anidride carbonica nell’atmosfera. Per quanto riguarda la formazione, campagne annuali di educazione ambientale sono condotte nella comunità, con la partecipazione di studenti e coltivatori locali. Obiettivi principali sono la raccolta dei rifiuti e la pulizia e il mantenimento delle sorgenti idriche. A questo scopo, le zone intorno alle sorgenti naturali e lungo i corsi d’acqua vengono sottoposte a riforestazione. Viene anche distribuito materiale a scopo didattico. Sono state posizionate alcune stazioni climatiche in undici comunità allo scopo di rendere le informazioni disponibili per prendere in tempo le eventuali decisioni opportune. I dati vengono raccolti dai coltivatori e dai loro figli, che li trasmettono tramite cellulare al coordinatore tecnico di SOPPEXCCA per l’inserimento a sistema e l’analisi.
UNO SGUARDO VERSO IL FUTURO L’organizzazione spera di espandere il numero delle famiglie che stanno beneficiando dei miglioramenti delle infrastrutture per la raccolta delle acque, che è la maggiore necessità individuata dalle famiglie (al momento, sono cinquantuno i cantieri aperti).
Banelino, banane, Repubblica Dominicana
Banelino, banane, Repubblica Dominicana
PRODUTTORI, ECOSISTEMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO BANANE Località: Mao, Repubblica Dominicana, Regione Linea Noroeste, provincia Valle Occidentale, in prossimità del fiume Yaqua del Norte. Organizzazione: Banelino
Banelino, l’associazione della Banana Ecologica della regione della Linea Noroeste, fu creata nel 1996 allo scopo di costituire un ente che garantisse la vendita di banane durante tutto l’anno, a prezzi equi e che permettesse ai produttori e alle loro famiglie di vivere dignitosamente, con un trattamento adeguato dei lavoratori, e con un continuo supporto allo sviluppo della comunità rurale. I soci coltivatori della Banelino sono presenti nella Regione Nordoccidentale della Repubblica Dominicana, dove predomina un clima tropicale semiarido. A causa del grande quantitativo di acqua richiesto, in questa regione è necessario usare sistemi di irrigazione per coltivare le banane. Negli anni recenti, i produttori hanno subito gli effetti di un’intensa siccità, temperature elevate, brusche variazioni di umidità e temperature e un aumento dell’intensità e della frequenza di venti e tornado. Nonostante le condizioni di aridità della zona, i bananeti vengono coltivati lungo le valli fluviali, che sono predisposte alle inondazioni. Durante i periodi di elevata umidità, le temperature elevate favoriscono l’incidenza di parassiti e malattie. Le notevoli variazioni climatiche hanno provocato danni, in primo luogo in termini di bassa produzione, distruzione e in alti livelli di alterazione delle piante. La bassa produzione limita la generazione di introiti delle famiglie, dal momento che i produttori sono costretti a investire risorse economiche maggiori per la preparazione del raccolto e del terreno in modo da diminuire gli effetti legati al cambiamento climatico e per ristrutturare le fattorie dopo gli eventi naturali. Per contrastare gli effetti della siccità, i produttori hanno deciso che era necessario investire in sistemi di irrigazione, aumentando così i costi di produzione per coprire la spesa per i macchinari, la manutenzione, il carburante e il personale addetto. I forti venti sono uno dei fenomeni che al momento incidono in misura maggiore sulle piantagioni di banane, piegando le foglie e rompendo la lamina fogliare, impedendo così la circolazione della linfa e la capacità di fotosintesi, alterando la qualità dei frutti.
www.banelino.blogspot.com.co Numero dei Soci: 290 Terreno: 1448 ettari
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PROGETTO SVILUPPATO DAI PRODUTTORI
“Ci sono cose che spettano solo a Dio, ma a Banelino, ci stiamo preparando”. Ramon Medrano, Socio
La Banelino ha predisposto un programma di biodiversità all’interno delle piantagioni di banane, creando appezzamenti dimostrativi diversificati che includono altre colture, tra cui agrumi, cacao, avocado, ciliegie, graviole. L’associazione ha lavorato allo scopo di ottenere pompe irrigue per i produttori presenti nelle regioni più vulnerabili alla siccità. Ha promosso l’uso di piante barriera per limitare l’azione del vento. Ha favorito l’uso delle piante a cuscinetto e l’incorporazione di materia organica per proteggere il suolo, e, in questo modo, prevenire o riparare gli effetti erosivi. Queste tecniche sono accompagnate da attività volte ad aumentare la coscienza e la conoscenza ambientale per prendersi cura dell’ambiente, promuovere la biodiversità e cercare alternative per l’adattamento al cambiamento climatico. Insieme al Ministero dell’Agricoltura, la Banelino sta implementando un programma di rinnovamento del terreno, utilizzando piante in vitro e favorendo l’utilizzo di piante che resistono maggiormente agli effetti del cambiamento climatico. Sono state impiantate cinque stazioni meteorologiche in punti strategici delle zone produttive allo scopo di ottenere dati per un monitoraggio del cambiamento climatico e per pianificare azioni di prevenzione.
UNO SGUARDO VERSO IL FUTURO La sfida più importante è quella di rendere la produzione agricola più efficiente, nonostante i continui effetti legati al cambiamento climatico, e di garantire la qualità dei prodotti offerti ai consumatori, per aumentare gli introiti dei produttori e migliorare la loro qualità di vita e quella dei lavoratori, delle loro famiglie e delle loro comunità. Queste azioni devono essere diffuse e replicate in molte altre realtà di coltivazioni di banane, condizionate da situazioni simili.
Grafica e impaginazione a cura di Martina Chiarini
Tel 010 265828 Fax 010 8681449 info@bottegasolidale.it http://www.bottegasolidale.it/
Traduzione a cura di Rosaria Rizza
comunicacion@claconline.com Tel. (503) 2278-4635 http://clac-comerciojusto.org/