Miniera di pirite di Roi
• La miniera di Roi è situata a quota 1650 metri s.l.m. a Malga Ciapela a sinistra del Ru de Roi.
In questa miniera, attiva fino agli anni 1953/1954, lavorarono per circa un anno una decina di minatori.
La miniera di pirite di Roi venne abbandonata in quanto non redditizia.
Si dice che fu il macellaio di Rocca Pietore, Giovanni Dal Col, ad eseguire la prima perforazione alla ricerca del filone di pirite, seguendo alla lettera la leggenda raccontata da una donna a due teste, la “Pupazza”, secondo la quale “ … quando la miniera di Roi si scoprirà, tutta Rocca si arricchirà”.
Oggi si può osservare il vecchio ingresso della miniera e raccogliere alcuni campioni di roccia ricchi in pirite nelle antiche discariche della zona.
Miniere di ferro del Fursil
• Le prime testimonianze sulla miniera di siderite ( carbonato di ferro) del Fursil risalgono al 1177, quando Federico Barbarossa le assegnò al Convento di Novacella.
• Numerosi sono i forni fusori attivi in passato a Caprile, in Val di Zoldo, a Selva di Cadore e a Vaparola e in Val Badia.
• Tra il XV ed il XVI secolo venne costruita la famosa “Strada della vena”, oggi rimessa a posto e perfettamente percorribile, che consentiva di trasportare il ferro dal Fursil fino alla Val Badia nei forni del Vescovo di Bressanone.
• La strada da Posalz , dopo aver toccato Larzonei, passava per il castello di Andraz, costruito su un grande masso nei pressi dell’omonima località; da qui proseguiva per Valparola dove sorgevano i forni fusori: in questa zona, infatti, c’era legname in grande quantità e non mancava l’acqua per poter far funzionare i forni. Buona parte del ferro ritornava poi a Colle Santa Lucia per essere venduto ai mercanti veneti.
• Nel 1316 le miniere vennero vendute a Guadagnino Avoscan, un imprenditore agordino facente parte di una delle famiglie più ricche ed importanti della zona. Nel 1330 venne stipulato un atto tra Guadagnino Avoscan e Rizzardo Da Camino, facente parte della omonima e potente famiglia. Le miniere vennero così definitivamente staccate dal Vescovo di Bressanone: affluirono allora minatori da tutto il Veneto e le miniere acquisirono un grande valore economico.
• Dissidi e dissapori tra i proprietari e lavoratori veneti ed i vescovi durarono per molti altri anni fino alla guerra del 1508/09 tra l’Impero e Venezia, quando le miniere vennero definitivamente assegnate alla Chiesa.
• Durante l’ultimo periodo di funzionamento delle miniere i forni che acquisirono grande importanza furono quelli di Caprile: nel 1753 la miniera venne chiusa.
• E’ da segnalare che il ferro del Fursil contiene una discreta percentuale di manganese che lo rende resistente all’aggressione meteorica e particolarmente adatto per la costruziione di armi bianche (spade, coltelli, ecc.). Le numerose piccole lenti di siderite hanno un tenore metallico che varia dal 37% al 45% e non presentano tracce di pirite. E’ molto povera in fosforo e la silice si aggira attorno al 10%.
• In attività dal 1938 al 1945 ad opera della ditta BREDA.
Miniere
Miniere di rame della Val di Gares
Col Negher• Nella zona di Campigat era attiva una miniera di rame. L’imbocco, oggi allagato, si trova nei pressi del sentiero che sale alla Forcella Cesurette dal Pian di Giare.
• Si tratta di una galleria lunga circa 35 metri che porta ad un fornello ed ad un cunicolo lungo circa una ventina.
• La roccia estratta veniva portata a Forno di Canale ( oggi Canale d’Agordo) per essere fusa nei forni della famiglia Remondini di Bassano.
• Un’altra miniera da cui veniva ricavato rame era situata nella zona ai piedi del Col Negher, l’alto sperone scuro di rocce vulcaniche che domina la testata della Valle di Gares.E’nota anche con il nome di Miniera di Valbona.
• Le miniere vennero sfruttate a partire dal 1450 circa.
• Con la grande e tremenda alluvione del 1748, le miniere vennero danneggiate in maniera irreparabile e successivamente abbandonate.
Bus del Piombo (galena)
• Si tratta di una piccola cavità, lunga appena un metro e mezzo, posta sul vecchio confine italo-austriaco, nei pressi di Caprile.
• Lo scavo avviene in rocce dolomitiche ( Dolomia del Serla) ricche di mineralizzazioni di galena, un solfuro di piombo.
• Pur non sfruttata economicamente, questa mineralizzazione è interessante in quanto associata alla vicina sorgente sulfurea, che trabocca sul letto del Cordevole a quote decisamente inferiori. Questa sorgente venne sfruttata nei secoli scorsi per curare malattie della pelle.
Sorgente Solforosa
Miniere di mercurio di Vallalta
• Si tratta di miniere che sfruttavano un ricco giacimento di cinabro ( solfuro di mercurio) e in parte di mercurio nativo.
• Questo giacimento, scoperto nel 1735, venne sfruttato inizialmente solo nella sua parte superiore, mentre il primo vero e proprio sfruttamento avvenne nel 1852, quando l’ingegnere minerario Bauer fece aprire la grande galleria di esplorazione detta O’Connor, lunga 196 metri. Nel 1855 venne aperta un’altra galleria, la Berti, che raggiunse una profondità di oltre trenta metri rispetto alla precedente.
• La profondità massima delle gallerie di estrazione arrivò a circa 140 metri.
• Il materiale estratto, cinabro, veniva lavato, cernito e frantumato prima di essere inviato ai forni, dove, con il calore, si sviluppavano vapori di mercurio che, con tubi di distillazione prima di ghisa e poi di legno, veniva fatto condensare; lo zolfo, sotto forma di anidride solforosa, veniva poi recuperato.
• Numerosi furono poi i cambiamenti apportati per migliorare le tecniche di estrazione e produzione.
• Nel 1860 una grande alluvione del Torrente Pezzea provoca l’inodazione delle gallerie: viene succesivamente costruita una nuova galleria per non perdere lo sfruttamento dell’ammasso di cinabro, considerato ancora promettente.
• Nel 1869 la Società Veneta Montanistica cede in affitto ad un imprenditore agordino, Giovanni De Manzoni, la miniera che raggiunge nel frattempo la profondità di 223 metri e continua a fornire buone quantità di materiale.
• L’attività estrattiva, divenuta poi economicamente non redditizia, cessa definitivamente nel 1878.
• Da segnalare, nella zona, numerose altre piccole miniere che, attive nei secoli scorsi, fornirono piccole quantità di rame e ferro.
Miniere di ferro della Valle di San Lucano
• Al contatto tra le rocce vulcaniche del Monte Prademur-Cima Pape e le Pale di San Lucano, esistevano in passato alcune miniere di ferro che servivano ad alimentare l’industria di chiodi, fiorente un tempo nella Valle di San Lucano.
• Una miniera era localizzata nella Valle di Gardes nei pressi di malga Lastia, un’altra in Val Reiane in località Col de la Vena.
• Nel 1748, in seguito alla grande alluvione che colpì l’intero territorio agordino, le miniere vennero distrutte e da allora le loro tracce sono andate perdute.
• Il ferro ricavato veniva portato alle fucine dei signori Crotta: ancora oggi una frazione di Taibon Agordino si chiama Forno di Val.
• Una miniera venne data in concessione nel 1743 a Giovanni Antonio Crotta: era situata tra l’attuale abitato di Col di Prà e Pont. Doveva rifornire di ferro le vicine miniere di Valle Imperina, ma vennero fatte chiudere nel 1748 perché consumavano troppo combustibile.
• I forni di Taibon rimasero in fuzione dal 1394 al 1509 Guarda altre foto
Miniera di oro de I Vori
• Si tratta della grande illusione che affascinò per breve tempo gli abitanti dei comuni di Gosaldo e Primiero: la miniera cosiddetta dei Vori, vicino al villaggio di Bortolazze
• (Gosaldo).
• Si pensò di aver individuato uno dei più grandi giacimenti di quarzo aurifero d’Italia e il 3 novembre 1948 alcuni alpigiani iniziarono un primo sfruttamento in località Fusina Vecchia vicino al villaggio di Ross.
• I giornali diedero grande importanza a quello che venne chiamato Eldorado, ma ben presto si capì che non valeva economicamente la pena di intraprendere ulteriori scavi.
• L’oro, infatti, era disponibile in piccolissime quantità.
• In tutto lavorarono alla miniera, che dopo poco tempo fu abbandonata, soltanto otto persone.
Da “Adunanza 2001 del CAI – Matiuz”Miniere di rame di Valle Imperina
• È la miniera di rame più importante dell’Agordino.
• Conosciute già al tempo dei Romani, furono coltivate e sfruttate industrialmente a partire dal XV secolo.
• Tra il 1787 ed il 1790 viene costruito il pozzo principale (detto anche capitale) che permette una vera e propria razionalizzazione degli scavi.
• Con la costruzione di 2 macchine idrauliche si riuscì inoltre a portare la roccia estratta in superficie (1800), e cambiò definitivamente il modo di estrazione del minerale, con uno scavo più sicuro e produttivo.
• Nel 1813 si raggiunse la profondità di ben 175 metri. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, aumentano i piani di lavoro che diventano 9 facendo aumenter così la quantità di materiale asportato. Nel primo Novecento l’energia idraulica viene sostituita da quella idroelettrica.
• Il minerale estratto da Valle Imperina è pirite cuprifera
• (calcopirite) che contiene in media circa l’1,50 % di rame: il materiale, una volta uscito dalla miniera, veniva spezzato a mano e diviso in base al tenore di rame. Il più ricco veniva avviato subito ai forni, mentre il restante veniva portato alle “Roste”, dove veniva arrostito, ricavando così lo zolfo che veniva raccolto a parte. Più processi di fusione venivano poi effettuati per arricchire il minerale ed ottenere il rame metallico ( rosetta).
• Durante il periodo rinascimentale venne estratta anche una modesta quantità di galena argentifera, da cui si ottenne un discreto quantitativo di argento.
• Dopo alterne vicende, negli anni ’60, la Montecatini, divenuta nel 1910 proprietaria delle miniere, deciderà di chiudere gli impianti, cancellando così un pezzo di storia dell’Agordino.
Foto miniere di Vallalta
Mineralizzazioni
La miniera austriaca Confluenza delle acque di scarico della miniera nel T. Pezzea La miniera italianaValle di Gardes: a sinistra rocce vulcaniche, a destra rocce dolomitiche
Vulcani e scogliere nella Valle di San Lucano
Contatto tra le chiare rocce dolomitiche e le scure rocce vulcaniche – Val di Reiane
Dalla forcella delle Cesurette verso il Coston della VenaPale dei Balconi Val di Reiane, salendo verso le CesuretteMiniera di rame di Bramezza
• La miniera si trova nei pressi della Casera Bur, raggiungibile dalla frazione di Bramezza, in comune di Rocca Pietore.
• Ormai nascosta dalla fitta boscaglia e quasi completamente allagata, ha una galleria di accesso lunga circa 15 metri che ne incrocia un’altra perpendicolare.
• La gente del posto ritiene che il rame estratto servisse a costruire i campanacci delle mucche.
• Per molte persone è un mistero come sia nato un piccolo paese ( Bramezza) in posizione così scomoda e tendono a mettere in relazione questo insediamento di alta quota con lo sfruttamento di miniere di rame che forse un tempo erano più sviluppate.
Miniera di ferro di Xaiz
• La miniera forniva ferro per i forni di Canale d’Agordo.
• I forni, datati 1394, rimasero in funzione fino al 1592
Rocce vulcaniche verso la Cima Pape – Gruppo dei VanidieiScogliere coralline delle Dolomiti
• I giacimenti minerari delle Dolomiti, e quindi anche quelli dell’Agordino, sono stati interpretati in questi ultimi anni in modo differente rispetto alle teorie del passato.
• Infatti, mentre un tempo si attribuiva alla genesi dei giacimenti una causa di tipo esclusivamente vulcanico, oggi si tende a dare molta importanza all’origine sedimentaria degli stessi.
• Si pensa che le concentrazioni di minerali si siano formate al contatto tra il margine delle antiche scogliere coralline dolomitiche e gli antistanti bacini più profondi.
• In questi particolari ambienti si potevano verificare le condizioni adatte alla precipitazione di solfuri metallici: infatti si potevano avere dei piccoli bacini in cui la scarsa presenza di ossigeno portava alla formazione di concentrazioni ricche in zolfo ( basti pensare alla pirite) legate alla putrefazione di organismi sia animali che vegetali.
MINIERE DEL FURSIL
Imbocco a pozzo verticale
Cunicolo di accesso
Entrata nella miniera Fuori dalla minieraIl