Mff 82 09 settembre 2016 srgbok 150

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MFf

Magazine For Fashion

n. 82. SETTEMBRE 2016. Solo in abbinamento con MF/Mercati Finanziari - IT Euro 5,00 (3,00 + 2,00) trimestrale

Supplemento al numero odierno di MF/Mercati Finanziari. Spedizione in abbonamento postale L. 46/2004 art. 1 C. 1 DCB Milano

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international edition

Al centro, Fausto Puglisi con modelli e calcianti vestiti con la sua linea. Foto Tommy Ton

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FAUSTO PUGLISI

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n. 82. SETTEMBRE 2016. Solo in abbinamento con MF/Mercati Finanziari - IT Euro 5,00 (3,00 + 2,00) trimestrale

the wowness thom browne

Thom Browne e modelli con look della sua linea. Foto Tommy Ton

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n. 82. SETTEMBRE 2016. Solo in abbinamento con MF/Mercati Finanziari - IT Euro 5,00 (3,00 + 2,00) trimestrale

Dries Van Noten e modelli con look della sua linea. Foto Tommy Ton

DRIES VAN NOTEN

the wowness

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n. 82. SETTEMBRE 2016. Solo in abbinamento con MF/Mercati Finanziari - IT Euro 5,00 (3,00 + 2,00) trimestrale

Otto modelli con look Junya Watanabe man. Foto Tommy Ton

the wowness JUNYA WATANABE

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44449 daVid-tc Giaccone, con cappuccio, in daVid-tc. da un iniZiale substRato di poliesteRe/poliammide Giapponese, i capi in daVid-tc sono assemblati e poi simultaneamente tinti e tRattati con un aGente anti Goccia. duRante la tintuRa in capo sotto pRessione a 130°c, il caloRe tRasFoRma Radicalmente la stRuttuRa e la mano della mateRia. dentRo al cappuccio, secondo stRato RemoVibile in panno di lana. tasche a tRapeZio applicate sul FRonte, ad entRata supeRioRe chiusa da patella e automatico, lateRale chiusa da Zip. cintuRino con automatico ReGolabile ai polsi. inteRno staccabile in nylon ultRaleGGeRo dal peso di soli 26 GRammi al metRo quadRo imbottito con le miGlioRi piume ad inieZione diRetta. tinto in capo. collo a listino. chiuso da automatici.

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Foto Stefano Roncato

Louis Vuitton

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Maison Margiela

Comme des garçons

Moncler gamme bleu

Bobby Abley Edward Crutchley

Katie Eary

Junya Watanabe

Loewe J.W.Anderson

Thom Browne

Valentino

Ann Demeulemeester

Gucci

Marcelo Burlon county of Milan Roberto Cavalli

Palm angels

openview

the wowness by STEFANO RONCATO

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Take a walk on the wild side. Come cantava Lou Reed. A prima vista, un safari onirico, un mondo incantato, un’animal (fashion) house che si è svelata uscendo in passerella. Dove convivono orsacchiotti naïf, pesci tropicali, fauna da iscrizioni sacre, volpi spuntate da una fiaba. Una collisione un po’ troppo all’unisono? Sembra più una risposta. Si presenta a tratti come una fuga dalla realtà. O forse, più inconsapevolmente, potrebbe essere una metafora della realtà e dei suoi personaggi. Una Fattoria degli animali 3.0, con miraggi lisergici da quei rave party tanto rievocati in stagione. Squali intorno all’isola, rapaci pronti a cogliere l’attimo, felini ruggenti e serpenti velenosi. Tutti presenti nelle iconografie di stagione. In un cortocircuito estetico che probabilmente lavora con il subconscio, uno shock di ritorno visti i recenti scossoni creativi. Show cancellati, designer che si scambiano rapidi il testimone, la guerra dei Roses dietro la sala prove. Terremoti in alcuni casi e, si sa, gli animali sono i primi a sentirne i segnali. È una questione d’istinto. E il nuovo numero di MFF - Magazine For Fashion, dedicato alle collezioni uomo per la primavera-estate 2017, inizia il suo racconto proprio partendo dall’istinto, dono speciale e scettro invisibile di talento. Compie un viaggio visivo affidandosi all’occhio rapido di un fotografo come Tommy Ton, pronto a immortalare con scatti dal graffio street quattro storie di copertina dalle intensità molto personali. Tra il debutto a tinte forti e potenti di Fausto Puglisi con l’uomo. Alla libertà creativa evocata dalle creazioni di Dries Van Noten. O a quella magia interiore sprigionata da Junya Watanabe. Fino al surfing notturno immaginato da Thom Browne. Dove volteggiano ragazzi alati e piumati. Con maschere da gabbiano o funny-scary da pescecane. Soundtrack. Dum dum dum dum dum dum…

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ARMANI.COM



24 | MFF-Magazine For Fashion

contents spring-summer 2017

20 e 21

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lucio vanotti Ludovica Tofanelli

30 e 31 facecool Angelo Ruggeri

44 e 45

buyers picks Francesca Manuzzi e Michela Zio

32 e 33 Moodboard Ludovica Tofanelli

46 quick chat Angelo Ruggeri

34 arrivals Ludovica Tofanelli

48 e 49 models Angelo Ruggeri

36 waiting for Ludovica Tofanelli

50 a-venue Francesca Manuzzi

38 family business Francesca Manuzzi

52 e 53 accessor-hype Angelo Ruggeri

40 Lucas Ossendrijver Francesca Manuzzi

54 a 61

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openview Stefano Roncato

Un momento dello show di aitor throup

fausto puglisi Stefano Roncato - Foto Tommy Ton

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Scopra di piu’.

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contents spring-summer 2017

62 a 69

thom browne Stefano Roncato - Foto Tommy Ton

70 a 77

dries van noten Stefano Roncato - Foto Tommy Ton

78 a 85

junya watanabe Stefano Roncato - Foto Tommy Ton

86 e 87 dialettica co-branding Ludovica Tofanelli 88 e 89 post rebel Rosario Morabito 90 a 99 the best Raf Simons Prada J.W.Anderson Dolce & Gabbana

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Gucci Louis Vuitton Valentino Gosha Rubchinskiy Comme des garçons Balenciaga

il tableau vivant di tommy hilfiger

100 a 112 trends MTV awards Giallo Dark night Parà Safari Optical Rainbow 115 e 117 grooming Francesca Manuzzi 118 a 121 International & Address

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il finale di versace

in covers

contents spring-summer 2017

fausto puglisi tra modelli e calcianti con i suoi look

thom browne e modelli vestiti con la sua linea

dries van noten e modelli con la sua collezione

Otto modelli con outfit junya watanabe man

Models: Julian Schneyder @ D’men; Luis Coppini @ Elite; Miguel Davila @ Joy; Lutza Horvath @ Monster; Roxy Kiscinska @ Next; Chiara Mazzoleni @ The Fabbrica; Varg Holmqvist @ Wonderwall; Angelo Pagano Calciante squadra Rossa; Raffaele D’Eligio Calciante squadra Bianchi

Models: Jean Lemerse @ Bananas; Federico @ Premium; Thomas Sneessens @ M; Paul-Alexandre Haubtmann @ Marilyn

Models: Oliver Kumbi @ Elite; Elmer Blavarg @ Premium; Benno Bulang e Jonas Glöer @ Tomorrow Is Another Day

Models: Antoine Larrera de Morel; Camille Douieb; Jeremy Herbo; Pierre de Reimpre; Aleksandr Mizev @ Karin; Leo Topalov @ Marilyn; Lazar Balaban @ Studio; Pierre Paulin @ VIP

Servizi di Stefano Roncato FOTO Tommy Ton @ Thecollectiveshift

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PEOPLE

facecool

Dieci protagonisti della street style fashion photography. Che in questi anni hanno riscritto i concetti di creatività visiva attraverso immagini uniche, immortalate sulle strade più cool del mondo. By Angelo Ruggeri

BILL CUNNINGHAM WORK FOR: The New York Times / WHERE: NYC Il progenitore della street style photography. Tutti lo ricorderanno vestito di blu elettrico, con la sua macchina al collo, in giro per le strade di New York City in bicicletta, pronto a scattare anche in movimento e con una mano sola. Lo scorso 25 giugno Bill Cunningham si è spento a 87 anni. Una vita dedicata alla moda, che lo ha portato a diventare fotografo ufficiale per The New York Times, firmando la rubrica On the street. Dopo aver lasciato la Harvard university, aveva iniziato come giornalista per WWD e Chicago Tribune.

ACIELLE (@styledumonde) WORK FOR: Style Du Monde / WHERE: Belgium Nel 2008 ha fondato il primo sito belga di street style, oggi diventato uno dei più grandi e conosciuti in tutto il mondo. Acielle ama fotografare con l’anima. Le sue fotografie scattate sulle strade più cool durante le fashion week worldwide, infatti, sono selezionate e regolarmente pubblicate da Vogue.com e da The New York Times. Ma la moda non ha sempre fatto parte del suo lavoro. Dopo la laurea in ingegneria informatica, ha ricoperto per qualche anno il ruolo di manager presso alcune delle più famose banche americane.

MELODIE JENG (@melodiejeng) WORK FOR: herself / WHERE: NYC Recentemente ha firmato la campagna pubblicitaria della New York fashion week maschile per l’autunnoinverno 2016/17. Ma la sua prima passione rimane senza dubbio la fotografia di street style. Che arricchisce, unita a lavori indipendenti, il suo blog thenycstreets.com. Melodie Jeng è forse una delle fotografe più presenti fuori dalle location dei fashion show. Non importa il marchio, per lei lo stile è ovunque. E deve essere immortalato. Grazie a questa sensibilità, è stata chiamata, da The Wall Street Journal, da Vogue America, da WWD, da Gucci e anche da J.W.Anderson, a collaborare per alcuni progetti speciali.

ADAM KATZ SINDING (@le21eme) WORK FOR: Le 21ème / WHERE: NYC Nelle sue fotografie c’è la sensibilità di San Francisco, la città in cui è nato nel 1983. E c’è anche la velocità irresistibile della Grande Mela, che lo ha adottato, quando ha deciso di lavorare nel mondo della moda. Adam Katz Sinding ha ricevuto la sua prima macchina fotografica in eredità dal padre, dopo la sua morte. E da allora, non si è più fermato un attimo. Da Los Angeles a Tokyo, passando per l’Europa, ha scelto di immortalare lo street style «non autentico» delle persone, così ama definirlo. E pubblicarlo sul blog le21eme.com che ha fondato nel 2007 per condividere con il mondo virtuale la sua passione per la fotografia.

PHIL OH (@mrstreetpeeper) WORK FOR: streetpeeper.com / WHERE: NYC Nato a Chicago, solo nel 1998, quando si è trasferito nella Grande Mela per studiare alla New York university, ha scoperto la sua passione per il mondo della moda. Dopo la laurea, ha passato un anno con lo zaino in spalla e 10 dollari al giorno. Ha lavorato per una start-up americana, come barista, fotografando le persone che incontrava. Fino a quando ha deciso di fondare il suo blog di street style, come scusa per poter viaggiare nel mondo, nei posti più cool e conoscere persone. Proponendo però qualcosa di diverso dagli altri blog competitor: la ricerca delle foto per marchio indossato. Ed è stato subito un successo.

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LEE OLIVEIRA (@leeoliveira) WORK FOR: Lee Oliveira Media Group / WHERE: Sidney Originario del Brasile, Paese che ha lasciato per andare a studiare business a Londra. Successivamente, stanco del suo lavoro, si trasferisce in Australia e nel 2010 fonda la sua agenzia che inizialmente curava il blog eponimo di street style, ricco di foto scattate durante le fashion week più importanti. Con il passare degli anni, il suo studio sviluppa altre qualità come lo styling e la consulenza creativa, offrendo ai clienti (fra gli altri, The New York Times e Vogue Italia) un servizio a 360 gradi. Ma la grande passione per Oliveira rimane la foto di strada, ancora alla ricerca del vero messaggio che la moda vuole trasmettere.

MAXIM SAPOZHNIKOV (@maximsap) WORK FOR: fashiontomax.com / WHERE: milan In una parola? Creativo. A 360 gradi. Perché lui ama fotografare, scrivere e, con il suo team, organizzare eventi fashion in tutto il mondo. Oltre ovviamente a scattare selfie in compagnia di designer e influencer del settore più famosi, come Stefano Gabbana e Anna Dello Russo. Maxim Sapozhnikov collabora da anni con Vogue Brazil, Vogue Thailand e Vogue Japan, ma il suo amore più grande è per fashiontomax.com, il magazine online, da lui stesso fondato, ricco di servizi e video esclusivi con i protagonisti del mondo della moda. Oltre a una sezione dedicata esclusivamente alla moda street style. La sua preferita.

SCOTT SCHUMAN (@thesartorialist) WORK FOR: thesartorialist.com / WHERE: NYC Nel 2005 ha fondato il suo blog, The Sartorialist, oggi considerato la bibbia della street style photography. Da allora, Scott Schuman è invitato a tutte le fashion week del mondo, non solo per fotografare le persone fuori dalle location, bensì anche per vederle come ospite. Infatti è diventato un vero protagonista del fashion business: firma campagne pubblicitarie, redazionali, collaborazioni (l’ultima quella con Roy Roger’s presentata lo scorso gennaio) e libri (tre fino a oggi). Perché la fotografia rimane uno dei modi di comunicare più validi del decennio: focalizza il centro dell’immagine e racconta gli aspetti più importanti della realtà.

TOMMY TON (@tommyton) WORK FOR: himself / WHERE: Canada Non solo fotografo. Bensì un image-maker. Tommy Ton ha iniziato la sua carriera come fotografo di party nella sua città natale Toronto, dopo aver ricoperto il ruolo di assistente, fin dall’età di 16 anni, del designer Wayne Clark e a quello di commesso e buyer per il department store Holt Renfrew. Grazie alla sua passione per la moda, è diventato editorialista per il magazine Flare e consulente per il sito di vintage couture di Linda Latner. Questa esperienza lo spinse a lanciare un progetto online di fotografia nel 2005, che lo ha reso famoso in tutto il mondo. E apprezzato da Style.com e GQ.com, con cui ha collaborato per diversi anni.

KOO YOUNGJUN (@youngjunkoo) WORK FOR: himself / WHERE: NYC Mix & match. È così che si riassume la sua filosofia di vita. Un istinto creativo, rapido, elettrizzante, simile a quello che lo ha fatto trasferire in America dalla Corea del sud, per studiare inglese. O come quello che ogni volta gli fa premere il tasto della sua camera nel punto giusto, al momento giusto, mettendo a fuoco il soggetto giusto. Tra i vicoli della Grande Mela, specialmente nel distretto del Meatpacking, Koo Youngjun scatta in media al giorno 2 mila foto e ne sceglie al massimo 50. Alcune selezionate per il suo blog iamkoo.com. Altre per le sue collaborazioni, fra tutte quella con il prestigioso New York Magazine.

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backstage

MOODBOARD

Il divertimento che irrompe nella moda. Massimo Giorgetti per la sua Msgm traccia i ricordi 90s di un rave dancefloor romagnolo. By Ludovica Tofanelli

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Il racconto visual di una notte passata sulla riviera romagnola, una delle tante o forse una in particolare, prende forma nella collezione uomo primavera-estate 2017 firmata Msgm. «L’ispirazione di questa stagione sono i party in discoteca», racconta Massimo Giorgetti, immerso nel suo nuovo spazio estetico fatto di silhouette over e skinny, mixando il lucido e l’opaco e oltrepassando il vestire canonico tra pantaloni da jogging arricchiti da rouches e parka fluttuanti. «Ho immaginato giovani ragazzi ascoltare i Bestie boys e i Pet shop boys fino alla mattina, teenager indossare colori acidi e ballare tutta la notte… La generazione Mtv divertirsi sul dancefloor», così lo stilista riminese traccia le memorie di un passato non troppo lontano e ripercorre quel divertissement sbarazzino che appartiene all’estate, rivivendo i lidi di cui lui stesso è originario e mettendo in contatto le nottate di ieri con le mattine di oggi. Sono frame di vita altrui custoditi negli scatti Beach & disco firmati Massimo Vitali. Che diventano i frammenti di una narrazione in

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prima persona tra il denim slavato e le maglie sportive. «Ho pensato a me, alle serate passate assieme agli amici, serate di puro divertimento e di allegria, in pieno stile Msgm». Voci rap irrompono dagli anni 80 e passano per un pop elettronico. È una generazione di nuovi e vecchi boys che attraversano i 90s nella loro versione videomusicale. Sono immagini vivide e suoni bombastic quelli che compongono il mood della new generation avvolta nell’estate firmata Msgm. Ripetutamente boys per un clubbing tutto all’italiana. Un risveglio sulle spiagge della Romagna, con il tepore dell’alba che accarezza una palette tra il primario e il pastello, composta da incursioni di rosso, profili rosati e invasioni di blu. E tutto prende

una piega virtuale tra stampe digitali e texture pixelate. Mentre gli occhi si aprono al ricordo del dancefloor e della nottata rave. Un tripudio di accessori metallici, tra moschettoni e cordoncini, che risuonano tintinnando ad ogni passo calcato all’interno del club. Le sneakers si consumano a ritmo di musica mentre i dettagli sparkling delle paillettes riflettono tra le luci psichedeliche della notte e i raggi solari del nuovo giorno. «I can’t stand the sight». Il colore esplode quando la temperatura si alza e la vista rimane abbagliata. E rimane una sensazione. Per qualcuno profonda e lacerante, per qualcun altro come sottofondo di una nota diffusa. Perché poi la domanda che rimane è solo una. «So what do you feel?».

sopra, il moodboard della sfilata msgm spring-summer 2017

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fashion moments

arrivals

newcomers, debutti e nuovi ruggiti creativi. Un passaggio di testimone che nel mondo menswear battezza Un pool di nomi ai blocchi di partenza, pronti a trasformare l'esprit estetico. BY ludovica tofanelli

STELLA MCCARTNEY La filosofia green di Stella McCartney conquista anche l’uomo. La designer brit, attiva sul fronte eco-friendly con una label dall’estetica sostenibile, rafforza il suo universo con la linea maschile, permeata nel Dna dagli stessi codici del ready-towear donna. Dopo gli appuntamenti a porte chiuse con i buyer e il massimo riserbo sui dettagli, la stilista svelerà la collezione a novembre, per poi portarla nelle boutique a dicembre.

JUSTIN O’SHEA @ BRIONI Da fashion director di Mytheresa a direttore creativo della griffe del gruppo Kering, con un percorso tra Scoop New York e Saks Fifth avenue. Justin O’Shea compie il suo debutto stilistico dando via alla vibrante rivoluzione Brioni, dopo l’uscita di Brendan Mullane. Una nuova vita fatta di armoniche dissonanze, che inizia con un logo dalle referenze goth, passa per collezioni ready-to-buy e arriva ai Metallica come volto dell’adv. Il tutto con un’attitude da rockstar e un défilé che celebra l’alta sartoria durante la settimana dell’haute couture parigina.

FAUSTO PUGLISI Fearless. Fausto Puglisi entra in scena con le sue creature fiere e grintose. Il designer di Messina, che dal 2013 guida la creatività della maison Ungaro, ripercorre i codici iconici del suo mondo femminile, amato da pop-star come Madonna e Katy Perry. E li declina per la prima volta in un’etichetta maschile. Tra realtà ipervisive e simbologia greco-romana.

DEMNA GVASALIA @ BALENCIAGA La nuova era del tailoring Balenciaga è firmata Demna Gvasalia. Dopo il debutto a febbraio con il ready-to-wear donna, il creativo georgiano di nazionalità tedesca, che vanta un passato da Maison Margiela e Louis Vuitton ed è l’hot ticket del momento con la sua Vetements, porta per la prima volta in passerella l’uomo della maison di monsieur Cristobal. E lo fa con un twist architettonico tra silhouette maxi e dettagli iper-couture.

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M.X MAXIME SIMOËNS «Voglio finalmente vedere le mie creazioni per la strada». Con queste parole Maxime Simoëns sigilla il suo debutto al maschile. Il creativo, laureato alla Chambre syndicale de la couture parisienne, scrive un nuovo capitolo del suo racconto estetico dopo la separazione da Lvmh, che ne ha supportato la crescita fino al 2015 e la pausa dalle passerelle femminili. Per il suo menswear Simoëns guarda a un universo street&urban, delineando un wardrobe contemporaneo che gioca con grafismi e linearità.

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James Rodriguez, Footballer

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FASHION MOMENTS

waiting for

Dopo i chiacchierati giri di poltrone, ecco i prossimi hot ticket di stagione. Un QUINTETTO eccellente che è atteso alla prova donna con la sfilata per la primavera-estate 2017. by ludovica tofanelli

PIERPAOLO PICCIOLI @ VALENTINO L'altra faccia della medaglia. Se Maria Grazia Chiuri ha deciso di prendere il volo verso Dior, Pierpaolo Piccioli è rimasto con dedizione alla direzione creativa di Valentino, che lo ha accolto nei suoi atelier ben 17 anni fa. Ora, dopo otto anni di stile condivisi con Chiuri, il creativo prepara il suo attesissimo e imprevedibile debutto in singolo. Per continuare a permeare la maison romana della sua visione estetica, fino a oggi pervasa di estro artigianale ed etereo romanticismo. E trovare nuove forme di espressione creativa.

MARIA GRAZIA CHIURI @ DIOR Diorevolution. Maria Grazia Chiuri lascia gli atelier di Valentino, rompendo il sodalizio creativo con lo storico partner professionale Pierpaolo Piccioli. Dopo aver iniziato insieme da Fendi, 26 anni fa, il duo creativo si era trasferito da Valentino, passando 17 anni negli atelier di Piazza Mignanelli e assumendo insieme la direzione creativa negli ultimi otto anni. Poi, l'annuncio, Dior. Chiuri prende il volo e si trasferisce in avenue Montaigne a Parigi. Conquistando il titolo di prima donna al timone della maison francese, per delineare la nuova femminilità del prêt-à-porter femme, dell’haute couture e degli accessori.

JONATHAN SAUNDERS @ diane von furstenberg Ready-to-Saunders. Il creativo scozzese approda alla corte di Diane von Furstenberg nel pieno del suo rilancio, tra pillole see-now buy-now e proiezioni su un nuovo futuro contemporary. A traghettare la griffe newyorkese verso nuovi lidi sarà il designer appassionato di stampe e colori, che nel frattempo ha chiuso la sua etichetta lanciata nel 2003. Nella Big Apple porterà il suo passato al timone del ready-to-wear Pollini, dopo aver militato negli uffici stile di Chloé ed Emilio Pucci.

BOUCHRA JARRAR @ LANVIN Nata a Cannes e con un’anima da couturier. Quindici anni dietro le quinte, passando dalla gioielleria di Jean-Paul Gaultier, a Balenciaga nell’era Ghesquière, fino a guidare la couture di Christian Lacroix. Poi, nel 2010, il debutto con la sua label haute couture, congelata oggi per assumere la direzione creativa di Lanvin nell'era post Alber Elbaz. Un arrivo sussurrato con la collezione resort, facendo trapelare un romanticismo dal sottofondo lineare. Un assaggio, prima del debutto sulla nuova passerella parigina.

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ANTHONY VACCARELLO @ YVES SAINT LAURENT Classe 1982, nazionalità belga e un passato costellato da premi, che spaziano dal Hyères international festival of fashion and photography nel 2006 all’Andam fashion award nel 2011. La storia di Anthony Vaccarello comincia con un biennio in Fendi, passa per il lancio della propria linea e arriva alla chiamata di Donatella Versace per guidare l’etichetta Versus. Oggi tocca a Saint Laurent. Dopo Hedi Slimane, Vaccarello si prepara a rompere il silenzio sulla nuova identità stilistica che darà alla maison con l’atteso défilé nella Ville lumière.

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Family BUSINESS q&a with Renzo and Andrea Rosso

Rosso passione. Come quella che li muove. Padre e figlio. Due generazioni. Unite dall'amore per Bassano del Grappa, la storia e la natura. Renzo Rosso è patron di Otb-Only the brave, holding che unisce sotto un'unica famiglia le realtà di Diesel, Maison Margiela, Marni, Viktor&Rolf, Staff international e Brave kid. Classe 1955, ha cinque tatuaggi e l'energia per far confluire le sue risorse su progetti come la Diesel farm, il Pelican hotel di Miami, il Bassano calcio, la Fondazione Only the brave ed editare con Assouline la sua terza biografia Radical renaissance 55+5. Andrea Rosso, primogenito, è una miniera di informazioni che viaggiano dalla cultura pop alla Seconda guerra mondiale. È direttore creativo dei prodotti Diesel in licenza e ha appena armato il battaglione Myar, brand militaria con cui si prepara a una nuova sfida. Sono membri di una storia made in Breganze, dove si trova l'headquarter dell'azienda di famiglia. Sono brave. Come i loro racconti, che parlano di coraggio, alimentazione biologica, paracaduti e del condottiero apache Geronimo, spirito guida del potere Rosso. La follia più grande che vi siate spinti a fare? Renzo Rosso: Il giorno del mio 50esimo compleanno i miei tre figli più grandi, Andrea, Stefano e Alessia, mi caricano in macchina fingendo di portarmi a prendere il regalo. Mi bendano e quando riapro gli occhi sono sulla pista di un piccolo aeroporto. Davanti a noi un aereo e quattro paracaduti pronti per il lancio. Non potevo fare marcia indietro o avrei perso la faccia. Spalle al muro, ho detto, «voglio buttarmi per primo». Per mesi ho sentito quell'adrenalina e la sensazione di essere invincibile. Andrea Rosso: Mi ha sempre spronato a buttarmi in nuovi progetti senza paura. E visto che tra noi è una sfida continua, io e miei fratelli, lo abbiamo costretto a buttarsi con il paracadute. Il più vecchio è più brave. Cos'è brave secondo lei? RR: Il coraggio di guardare alle cose esistenti e renderle attuali e di essere diversi dagli altri. Ho sempre detto a tutti i miei figli di non cercare

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di imitarmi, ma di scrivere ciascuno la propria storia. AR: Non fissare uno schermo per più di dieci minuti consecutivi. Cinque cose che avete in comune oltre al cognome. RR: L’interesse per tutto quello che è sociale, la semplicità, la fissa del calcio, l’amore per la nostra città Bassano del Grappa e la passione. AR: Il dinamismo, la curiosità per il nuovo, l’ammirazione per il passato, l’amore per la natura e tutto ciò che è naturale, la passione in generale. Qual è la sua ossessione del momento? RR: L’alimentazione biologica. AR: Myar. È una provocazione lanciare jeans lunghi due volte lo standard, quando vanno quelli risvoltati? RR: Abbiamo sempre fatto trattamenti folli, pensate ai Jogg jean. Diesel è pioniere del denim, non ci spaventa sperimentare. E sono certo che anche questi saranno un cavallo di battaglia. AR: I punk nel '77 portavano una taglia più piccola. Non è diverso. Il consiglio migliore che vi siate dati? RR: Non far vedere quello che hai, ma quello che sei. AR: Non avere mai paura, vai avanti nonostante gli ostacoli. E un regalo? RR: Mi fa tanti regali. Ma il pezzo più suo è una T-shirt del suo brand Myar che ha realizzato personalmente. AR: La sua T-shirt Geronimo, il primo pezzo che ho rubato dal suo armadio e che porto ancora oggi. Come si vede tra dieci anni? RR: Con i capelli bianchi. Per la mia famiglia voglio pace e serenità. Per il business, invece, che possa continuare con la stessa filosofia e visione, magari anche migliore. AR: Dinamico e in ricerca. Felice con la mia armata. Francesca Manuzzi

da sinistra, renzo e andrea rosso

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Lucas Ossendrijver interview by francesca manuzzi

Dieci anni messi a segno. Un dieci di cuori. Un numero su una palla da biliardo andata in buca. Dieci anni da segnare nel calendario di Lanvin. La maison di proprietà dell'imprenditrice taiwanese Shaw-Lan Wang, festeggia una decade di Lucas Ossendrijver alla guida creativa del menswear. Lo stilista olandese mette il primo mattone del post-Elbaz, dopo l'uscita del fantasista che per 14 anni ha guidato la maison. È l'inizio di una nuova era. E a sigillo di questi dieci anni lo stilista porterà negli store una capsule-anniversario. Ossendrijver, cresciuto vicino a Utrecht, da bambino amava così tanto tornire il legno che era convinto avrebbe fatto un lavoro manuale. A 17 anni, durante i corsi di architettura all'Arnheim fine arts college, ha scucito una giacca sartoriale di seconda mano. Una volta riportati alla luce layer, nastrature e imbastiture è rimasto stregato dal suo scheletro. Il resto è storia. Storia del fautore silente di un nuovo mondo, di un vestire che «non oscura la persona, ma ne tornisce la personalità». Qual è la sua regola d'oro del vestire? Libertà e scelta. Sottolineare la personalità. Gli abiti non devono oscurare la persona che li sta indossando. Si tratta di intimità, di un racconto sull'individuo. Può fare un bilancio dopo dieci anni da Lanvin? Quando ho iniziato, non era chiaro chi fosse l'uomo Lanvin. Quasi non esisteva un archivio maschile. Ho avuto l'opportunità di scrivere nuovi segni particolari su una lavagna pulita. La crescita è stata proporzionale all'incremento del business; da tre desk nel mio ufficio, ora abbiamo uno showroom con 30 tavoli. E dopo dieci anni è motivo di grande orgoglio. Soprattutto considerando la situazione attuale: one day you’re in, next day you’re out. Come celebrerete questi dieci anni? In autunno lanceremo una capsule in bianco e nero con fil rouge la cifra 10, la velocità e il cambiamento. Tre sneaker, zaino, felpa e T-shirt, illustrate con numeri, carte e palle da biliardo.

Cos'è cambiato nell'era post Elbaz? Sono molto legato ad Alber. È la ragione per cui sono da Lanvin. Scambiare pareri con lui è stato prezioso, anche se a livello pratico poco è cambiato. Ma gli stravolgimenti recenti mi hanno fatto riflettere su cosa mi abbia spinto a scegliere e amare la mia professione. Ora sono più focus. La moda è un mestiere solitario o di team? Lavoro con otto designer. Vedo il mio studio come un laboratorio in cui poter sperimentare tecniche e mettere alla prova le idee. Si comunica costantemente con l'ufficio stile, gli artigiani, la stampa o i fornitori. Si può fare poco da soli, per questo mi sono circondato di persone che amo e rispetto, non di gente che dica «sí». Un designer dev'essere un uomo di business oggi? Gli uomini non cambiano, il nostro lifestyle sí. Il business maschile è in crescita perché l'uomo ha maturato un'opinione. Acquista come la donna, in maniera impulsiva e non più per necessità. Tant'è che anche per il menswear progettiamo quattro collezioni. Questa continua domanda impone molta pressione e bisogna essere coscienti di dove si stia andando. Quali sono i suoi hot spot? Sono un grande estimatore d'arte moderna e delle gallerie del Marais di Parigi. Una è Marian Goodman. Piuttosto che Balice Hertling nel 20esimo arrondissement, in cui ha da poco esposto Cédric Rivrain, un caro amico. Amo molto anche la danza contemporanea e vado spesso al Centre national de la danse di Pantin, nei sobborghi della città. L'ultima performance che ho visto è (M)imosa con Cecilia Bengolea e François Chaignaud. Ha un sogno? Io vivo un sogno. Il mondo della moda è un universo parallelo, fantastico, che mi permette di dare alle persone un piccolo pezzo di felicità.

IN ALTO, un ritratto di Lucas Ossendrijver

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lucio vanotti interview by ludovica tofanelli

Razionale. Pragmatico. Eppure desideroso di trasmettere sensazioni viscerali. Lucio Vanotti si è ritagliato il suo spazio estetico nello scenario del made in Italy, creando un insieme sinergico di ragione e sentimento. Nella visione del designer bergamasco i riferimenti architettonici e classicisti trovano nuova linfa seguendo un ritmo emozionale. Un percorso di ricerca che nasce dal voler tradurre la bellezza, gli equilibri e le sensazioni in qualcosa di indossabile, trasformandosi in una vera e propria sfida tra il pratico e l’estetico. «Perché i capi che indossiamo devono farci sentir bene. Da questa visione non posso prescindere». Da dove nasce la sua estetica e quali sono i suoi punti di riferimento? Il mio mondo ruota attorno a un bacino culturale che spazia dall’architettura razionalista italiana al classicismo nell’arte. Rileggendo sempre tutto secondo una chiave minimalista. Mi piace prendere spunti dall’identità estetica italiana, è qualcosa che mi appartiene e sento di voler trasmettere. Pensando alla moda, non posso che citare il lavoro di Martin Margiela e i suoi anni 90. Un sottofondo ben definito, tra classico e urbano. Come lo traduce nella collezione? Quello che cerco di fare è riportare nell’abbigliamento suggestioni di equilibri e colori, tradurre le emozioni e la bellezza nei capi stessi. Con tutti i limiti che questa operazione può comportare. E che forse è la sfida più bella e interessante. La moda deve mantenere un approccio utilitaristico, sia a livello estetico che pratico… In questa estetica utilitarista che ruolo assume per lei il format della sfilata, visto il debutto a Milano meno di anno fa e quello a Pitti immagine uomo a giugno? Sono sincero, ero molto scettico riguardo le sfilate in sé. E invece mi sono ricreduto. Nella sfilata al Teatro/Armani ho trovato immensa gratificazione, si è creata una bella energia, in primis tra le persone. Il capitolo conclusivo di un percorso durato sei mesi, un momento creativo che permette di integrare diversi elementi, come la musica, per trasmette il concept dietro a un

lavoro complesso. Quella di Pitti è stata un’altra incredibile esperienza. Eravamo pochi a sfilare e l’attenzione mediatica è stata molto elevata, ne sono stato davvero soddisfatto. Le sue collezioni uomo e donna hanno dei forti richiami tra loro. Questo dialogo potrebbe essere trasposto in passerelle unendo gli show? È una prospettiva che mi interessa moltissimo. Nel mio immaginario il mondo femminile e maschile sono sempre più vicini, hanno confini labili. Spesso uso gli stessi tessuti per entrambi, cerco di creare capi simili con delle varianti che si adattino ai generi, molte volte creo capi unisex. Mi piace poter dire la stessa cosa con piccoli elementi di differenziazione. Far sfilare uomo e donna insieme sarebbe l’ideale per ricreare questo dialogo concettuale in passerella. Ma anche per questioni tempistiche e di budget, non c’è dubbio. In questo suo universo di razionalità relaxed come vive la frenesia del digitale? Uno degli aspetti che apprezzo di più della moda nel digitale è il bacino di opportunità che offre la vendita online. È un modo libero e facile di acquistare, puoi arrivare in modo diretto al consumatore. La comunicazione virtuale è interessante, i social media come Instagram permettono di venire a contatto con realtà stimolanti dal punto di vista estetico e visuale… Però credo poco al mondo degli influencer. Tanto di ciò che gira non ha un valore reale ed è privo di veri contenuti. E i suoi sogni per il futuro quali sono? Ha pensato a come potrebbe essere affiancare la sua linea alla direzione creativa di un altro brand? Non nego si tratti di una sfida che mi piacerebbe affrontare. Sarebbe bello confrontarsi con la direzione creativa di una grande griffe. E credo sia possibile farlo seguendo anche la propria linea, se si è affiancati dallo staff giusto. Per la mia collezione voglio continuare ad approfondire l’universo estetico finora proposto e consolidare la realtà delle vendite. Sarebbe bello creare un vero circolo di clienti affezionati e stabilirsi in mercati capaci di divenire veri punti di riferimento.

IN ALTO, un ritratto di lucio vanotti

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cinque domande a negozi italiani e compratori worldwide. in una classifica che seleziona le loro impressioni tra fiere e passerelle. BY Francesca Manuzzi e Michela Zio

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point of view

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Un'intervista doppia ad alta velocità. Cinque battute rapide con una coppia di big player deLl'hair styling. Per scoprire quali sono i punti chiave del loro lavoro creativo. BY Angelo Ruggeri

Davide Diodovich Founder / Davide Diodovich atelier

Giulio Panciera International ambassador / L'Oréal Professionnel

Definisca il suo lavoro con tre aggettivi Amore, passione e arte.

Semplicità, mondanità e poliedricità.

Da dove inizia a creare l’hair style per un cliente? Parto dalla comunicazione psicologica: è importante intuire cosa voglia il cliente, quale sia il suo carattere. Il capello è come un vestito, se non ti piaci non ti senti bene con te stesso. Successivamente, comincio il lavoro pratico.

Chiedo al cliente cosa abbia in mente e cerco di entrare in sintonia. Se ci sono delle direttive, ovviamente le seguo. Altrimenti, analizzo e consiglio. Una volta che mi sento a mio agio, comincio il trattamento.

Cosa non le piace del suo lavoro? Il disordine, solo se genera confusione nell’ambiente e non aiuta a essere più creativi.

Le valigie troppo pesanti quando viaggio. O quando devo solo eseguire, senza mettere del mio.

Uno dei momenti lavorativi più belli della sua vita? A Londra, quando mi sono occupato dell’hair style di Natalie Portman, durante la promozione di uno dei film di Star Wars. Due giorni insieme a un’attrice umile, dolce e intelligente.

Tre anni fa, al Festival di Cannes, quando mi sono occupato dell’hair style di Natasha Poly, che Vogue Paris poi ha definito «Best look of the day».

Un sogno nel cassetto ancora da realizzare? Vorrei aprire un nuovo atelier che porti il mio nome all’estero, magari a New York City. Per far conoscere il mio modo di lavorare anche oltreoceano.

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Vorrei essere la persona di riferimento, per quanto riguarda l’hair style delle celebrity, al prossimo Festival del cinema di Venezia.

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REPORT

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Le esclusive, i volti più richiesti e i nomi nuovi dalle sfilate springsummer 2017. Secondo il parere di casting director internazionali, per rivelare i modelli più cool della stagione. By Angelo Ruggeri

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THANKS TO: MARIA GIULIA AZARIO, MAURILIO CARNINO @ MTC CASTING INC., MARIA VANESSA CONTINI E GIUSY NATALE @ VANESSA CONTINI+ NAT, DANILO DI PASQUALE, GISELLA GENNA, ADAM HINDLE @ADAM HINDLE CASTING, CATERINA MATTEUCCI @ RANDOM PRODUCTION, DANIEL PEDDLE E DREW DASENT @ THE SECRET GALLERY INC., ARDEA PEDERZOLI @MARABINI BAIOCCHI, BARBARA PFISTER @ BARBARA PFISTER CASTING, ARIANNA PRADARELLI @ ARIANNA PRADARELLI CASTING, SIMONE BART ROCCHIETTI @ SIMO BART CASTING, ALEXANDRA SANDBERG, CAMILLA TISI @ TO THE MOON STUDIO, GIULIA VENTURINI E FEDERICA MENNEA

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set design

a-venue

super architetture, installazioni teatrali e opere d'arte. ecco i migliori allestimenti iconici ideati da progettisti deluxe. BY Francesca Manuzzi

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«PHILIPP PLEIN ALL STARS» realized in collaboration with Emiliano Frangipane From Studio

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Production by MY BEAUTIFUL CITY

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time capsule

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fausto puglisi servizio stefano roncato foto tommy ton @ THECOLLECTIVESHIFT

Il pavimento del suo nuovo studio oggi è come una sala prove messa in orizzontale. Frammenti di tessuti preziosi, dettagli di ricami in progress, abiti tratteggiati in quella essenzialità che può dare solo il tratto di una matita. Sembrano prendere energia direttamente dalla terra, sono pronti alla trasformazione, a compiere la magia. Del colore, dei cristalli, della sensualità per diventare quegli altari della seduzione che sono gli abiti di Fausto Puglisi. «Non amo le mezze misure», dice il designer originario di Messina, che mantiene la promessa. Il suo percorso estetico diviene un racconto a tinte forti, uno stream of consciousness alla Joyce con un domino irrefrenabile. D’immagini, di ricordi, di suggestioni, di persone, di nomi, di luoghi. Senza omertà, poco diplomatico, molto vero. Com’è stato debuttare con l’uomo? In realtà volevo farlo da sempre. Avevo già in mente la mia donna con il suo uomo. Mi sono buttato, avendo delle referenze chiare, gli uomini liberi, le persone reali. La gente che mi piace soprattutto quando vado al sud…. Al sud dove? Sarà anche di tendenza dirlo, ma Napoli per me è sempre un’ossessione, è come una droga. Lo è anche Palermo, che è più nera, aristocratica e severa per certi spetti. Palermo è bianco e nero, estrema, assoluta, Napoli multicolor e più folle, come la Florida. C’è una follia che è anche Pulcinella, che è teatrale. Penso inoltre a Rio de Janeiro. La Florida l’ho vissuta, può sedurre e spaventare, un posto unico in America, che va oltre Miami, dove si trova un’irrazionalità spaventosa. Tutto ciò che può spaventare è estremamente attraente. Napoli, Rio, Palermo, la Florida. Cose le accomuna? Sono tutti luoghi con crash culturali forti. La forza viene dalla strada. La creatività viene o dai re o dal Quartiere Zen di Palermo, dai Quartieri spagnoli di Napoli, da Secondigliano, dalle favelas di Rio. Mi piacciono le donne e gli uomini audaci e sicuri di sé. E questa sicurezza è più presente nelle situazioni difficili, dove inventi il tuo stile di vita. Questo uomo è il massimo rappresentante del popolo. È un Masaniello, ce l’avevo sempre in testa. Vesto come voglio, faccio quello che

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voglio, sono un re. Non perché tu lo sia veramente ma perché ti senti re. Adoro il mito del «non ho niente da perdere». Solo così riesci ad essere veramente libero. Diceva prima che anche esteticamente ama un vestire ipervisivo, un glamour da quartieri spagnoli… Assolutamente. E ancora torniamo all’idea di Napoli e di Dolce & Gabbana. Il mito dell’italianità l’hanno sempre portato avanti dal minuto zero. Che fosse Sophia Loren, Sciascia e Verga, il neorealismo o Il Gattopardo, va dato loro il merito di averlo fatto sempre in modo straordinario. È un tributo alla libertà all’italiana. La libertà e la felicità spaventano. Sa cosa diceva Pirandello? Che se ami te stesso riesci ad amare davvero l’umanità. L’umanità è la più grande fonte d’ispirazione. Perché ha significato tanto per lei quando l’hanno chiamata per Spiga 2? In quel periodo avevo deciso di andare via dall’Italia. Nel 2009 e nel 2010 avevo fatto le selezioni Who’s on next e per due volte sono stato escluso. Due volte chiamato e due volte eliminato. Sbattuto fuori da qualsiasi situazione, avevo un agente che non era presente e che ho mollato subito il giorno in cui mi ha detto che non sarei diventato nessuno. E appena l’ho fatto, ecco casualmente la chiamata per Spiga 2. Era un’occasione per avere visibilità, per rimanere in Italia. Da lì è iniziato concretamente tutto. Cosa le dicevano Domenico Dolce e Stefano Gabbana? Sono persone forti, vere e leali e sono stati il primo stimolo ad andare avanti e a non mollare. Sono legatissimo a loro, non solo per la chance che mi hanno dato, che è stato un modo unico per mostrare il mio prodotto. Ma anche per quella dimensione di famiglia. Stefano e Domenico ovviamente ma anche Alfonso (fratello di Domenico Dolce, ndr), Simona Baroni, i ragazzi del negozio, le persone del Martini, persino le cameriere che erano come delle mamme. Milano era ostile per me e ho trovato una sorta di covo, di famiglia all’interno di questo mondo. Se non a Milano, dove avrebbe cercato la sua strada? In America. A New York o anche a Los Angeles, città per cui provavo un forte amore anche quando non era di moda. Mi

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son fatto tatuare la parola Hollywood su un braccio. Più di cosi… Los Angeles è un melting pot sublime di alto e basso, di mainstream e avanguardia. David Lynch convive con l’hardcore. Tutte quelle palme? Le adoro. Ovviamente con New York resta un legame indissolubile. Cosa rappresenta per lei Hollywood? Posso pensare a Sophia Loren e a Marilyn Monroe, a Clark Gable, a Greta Garbo e ai costumi di Adrian. Ma quello che penso di Hollywood è disperazione pura e quindi fascino come lo è Napoli. Sogno, incubo, delusione, tormento, disperazione, psicosi, delirio di onnipotenza, ossessione della gioventù. Hollywood rappresenta la filosofia della nostra società occidentale. È l’ego proiettato a mille, l’angoscia, la distruzione. L’ispirazione veniva da una foto di Jeff Burton, un cimitero ebraico e quindi la morte con dietro la collina con la scritta Hollywood, promessa di vita eterna. Parla di ego a mille. E il suo di ego? È altissimo. All’ennesima potenza, forse di più (ride). Vivo in un mondo proiettato all’esterno per le persone che m’interessano, quelle semplici, chi ti vende il pesce in mezzo alla strada. Mi piace darmi tanto a chi è fuori dal circuito. Mi piace la fisicità nei rapporti. Io abbraccio subito. Riguardo il mio ego, cerco di isolarmi sempre di più. Mi interessa la mia indipendenza e voglio costruire il mio

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mondo con la massima autonomia e libero da influenze esterne. Mi piace superare i confini, tutto quello che creo lo faccio con rabbia e con il cuore. Quando decidi di intraprendere un percorso non segui le mode. Io non sono il migliore, so solo che il mio progetto è diverso da tutti gli altri. A me piace celebrare il corpo come appagamento della propria personalità. E della propria fisicità. La sua visione l’ha aiutata nei rapporti con celebrity? Quelle americane l’hanno scoperto prima di quelle italiane…. Se vesti Puglisi, abbracci il mio mondo. Oggi m’interessano le celebrity che hanno voglia di costruire un immaginario. Penso a Madonna e al Rebel heart tour. Lì c’è stato un dialogo strettissimo con lei e Arianne Phillips. È stato bellissimo costruire una vera mise en scene, abbiamo lavorato notte e giorno a Long Island, dove Madonna ha fatto ricostruire il palco in un palazzetto dello sport di Nassau, riproducendo la scenografia in modo ossessivo, curando i particolari personalmente. La stessa cosa è successa facendo i costumi per il Prismatic world tour di Katy Perry. E ancora, ha visto il video di Fergie? È stato fantastico. Kim Kardashian, Natasha Poly, Amber Valletta, Ciara, un colossal. Con B Akerlund (la costumista) abbiamo lavorato come si lavora su una produzione hollywoodiana. È stato divertente ricevere un mazzo di fiori in cui Fergie si è firmata Fergie Puglisi.

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Cosa sta succedendo alla moda? Purtroppo la moda l’hanno distrutta, non esiste più. L’unico modo di avvicinare la gente è comunicare con la gente. Il mondo premia la moda quando comunica alla strada. Quando una donna vede un vestito e dice «wow, voglio sentirmi bella». O quando un uomo vede un pezzo e dice «wow voglio sentirmi figo». Quello è moda. Ma non accade se la maggior parte dei designer sono misogini. Per fortuna il mondo non è fatto da misogini. Ma da donne che si piacciono, da uomini che amano le donne. Da uomini che amano gli uomini anche e che vogliono uomini belli. Non è solo misoginia, è anche il gusto dell’orrido rispetto al maschio. A me interessa esplorare territori nuovi e guardare il mondo a 360°. Per me la moda è cultura. Io

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sono onnivoro, mi piace il basso e l’alto, il trash e il sofisticato, la cultura pop e quella classica. Ma per capire il trash devi leggere Sciascia e gli Scritti corsari di Pasolini. Questo rapporto complicato con i consumatori si riflette sulla crisi delle vendite? C’è un problema, un monopolio delle multinazionali. Bisogna andare avanti con le proprie forze, io so che meglio di casa mia non c’è niente per me. Non ambisco a entrare in un grosso gruppo. Oggi ci sono stilisti bravissimi mossi dai pupari, i burattinai. Come nella tragedia dei pupi, appaiono e scompaiono, oggi ci sono, domani non si sa. Io sono pupo e puparo di me stesso. Io decido tutto e soprattutto non devo spiegazioni a nessuno. È mai stato approcciato per vendere a un grosso gruppo del lusso?

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Sì ma non mi interessa, io voglio restare Fausto Puglisi in tutto e per tutto, voglio andare avanti con la mia storia, so che è difficile. C’è il monopolio dei grossi gruppi ma per fortuna il cliente finale è troppo intelligente e non accetta più guide e compromessi. Se i vestiti non piacciono restano appesi a una gruccia. Un altro problema, ci sono direttori creativi bravissimi che stanno un anno o poco più nelle maison. E poi si passa a un altro. Il cliente finale non riesce più a comprendere la direzione creativa. Il giro di valzer non aiuta il consumatore. Quanto è difficile rimanere indipendenti? Non facile. Non m’interessa se appaio presuntuoso ma devo crearmi una muraglia attorno. Le tue armi sono la tenacia e il lavoro duro. E la libertà, quella fa paura a tanti, dà fastidio.

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Io per molti sarei già morto. Ma sa che tutta questa invidia porta una gran fortuna? Quali sono i prossimi progetti che ha in mente? Concentrarsi sulla donna curandola ossessivamente. Ed esasperare l’uomo all’ennesima potenza, collezione con cui siamo entrati nei migliori negozi del mondo con questa prima stagione. Come li vedo insieme? Due ribelli. Possono uscire dai Quartieri spagnoli o entrare a Buckingham palace. Ripeto, mi interessano i contrasti forti. Lancerebbe una collezione d’alta moda? Nelle mie collezioni ci sono sempre pezzi d’alta moda e per alta moda intendo italianità, artigianalità e mancanza totale di paura. Mi piacerebbe dedicarmi a un’intera collezione ma trovo più

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interessante mixare i concetti di slow e fast. Un chiodo ricamato a mano e indossato con un leggings di spandex è la couture dell'oggi. Mi piace pensare a una donna che guida la moto vesitita alta moda. Quanto le sue origini siciliane hanno impattato sul suo gusto estetico? La Sicilia è un altro crash fortissimo. Da bambino respiri cose che ti entrano dentro e non puoi capirlo davvero se non sei nato lì. Niente è mai filtrato, è come un pugno nello stomaco. Le donne che vedevo, il loro modo di abbigliarsi era una dichiarazione di potere. E mi piace la moda come iconografia del potere. Vedere le mogli dei carcerati prendere la granita. Biondo platino, leggings stampati, tanti gioielli, seduzione. Il mare è nel mio dna. I pescatori, il sole che ti brucia la pelle, i colori accecanti. Certi pescatori, mi creda, hanno molto più stile di tanti manager. Lo stile non è legato ai vestiti. Per me Pablo Picasso in canottiera, camicia aperta e mutande è la personificazione dello stile. Lo stile è fierezza, cultura, sensibilità, anima. La Sicilia è greca, è barocca, è araba, è spagnola. E io sono tutto ciò insieme. Io non ci posso fare nulla, mi piacciono le personalità forti. O estremamente colte. Come Nilde Iotti, una donna che ha fatto la storia

dell’Italia in senso democratico, ha lottato per dei diritti, chicchissima con vestiti a pois e capelli impeccabili quando la vedevo in televisione. Mi piace mescolare Cicciolina a Nilde Iotti. Parla di donne. E Donatella Versace? Per me Donatella è la donna più bella del mondo. Quando sorride è bellissima. È la più bionda, la più curata, mi piace il suo corpo che è un emblema italiano. Lei è una musa ispiratrice. È la donna che io vorrei vestire. Nel lancio dell’uomo a Firenze, nel cast ha inserito anche dei carcerati… Dico sempre una cosa, non sono nessuno per giudicare. Non penso in generale che il mondo vada bene. Questi ragazzi sono uomini, sono umani, ho sentito i loro racconti, mi hanno scritto delle lettere piene di umanità e di bellezza, hanno storie in cui spesso mancano figure di riferimento. Ho pianto. Credo nel riscatto, nella riabilitazione umana. Mi creda, questa esperienza mi ha arricchito tantissimo. Ma chi sono io per giudicare? Vorrei accoglierli, andrei in carcere a fare lezioni di moda. Ho detto una cosa: «Avete sognato troppo e vi siete bruciati». Ma è umano. Succede. Full translation at page 118

Stylist: Miguel Arnau @ close up; Styling assistant: Ginevra Lavinia Giusti; Hair: Piero Bastiani @ l'Oréal; Make up: Michele Magnani @ MAC; models: Julian Schneyder @ D'men; Luis Coppini @ elite; Miguel Davila @ joy; Thiago Perri @ major; Silke Linger e Sita Abellan @ Monster; Varg HOLMQVIST @ wonderwall; Andrea Liccioli, Riccardo Cheloni e Vieri Cervelli Calcianti squadra Azzurri; Alberto Mangani, Raffaele D’Eligio e Stefano Misiti Calcianti squadra Bianchi; Angelo Pagano Calciante squadra Rossa. Ha collaborato: Francesca Manuzzi; photo ASSISTANT: DAN ROBERTS; Post Production: Hannah Kuo. Looks: Fausto Puglisi Men’s spring-summer 2017 and Women's Resort 2017

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thom browne servizio stefano roncato foto tommy ton @ THECOLLECTIVESHIFT

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Quella piccola bandierina di grosgain dai tre colori precisi. Che spunta sulle giacche, dal retro delle scarpe portate con i suoi famosi shorts, che lui stesso indossa. Sotto quelle giacche precise, striminzite, fittate a dovere. Uno degli elementi della new silhouette, marchio di fabbrica di Mr. Thom Browne. Che sin dalla sua prima collezione, targata 2004, ha compiuto un terremoto d’ordine, rimettendo in riga la silhouette maschile. Dalla precisione manicale, dalla pulizia iconica. Raccontanta sempre con show-performance teatrali, viaggi in frammenti di memoria, onirici e naif con tocchi di provocazione. L’ultima, la spiaggia di surfisti dark, i precedenti stampati nella mente. Il matrimonio al maschile, l’uomo-gheisha. I toy soldier con labbra dipinte. Gli astronauti o l’ufficio un po’ Mad men presentato a Pitti immagine uomo. Richiamano gli anni 50 e 60 americani, graffiano con qualche distorsione, raccontano l’abbigliamento maschile come una fiaba sartoriale. Una fairy tailoring. Declinata anche al femminile, con le sue femme uscite da un serial d’antan a stelle e strisce. «Il prossimo step? Continuare a crescere», spiega lo stesso Browne dopo i cambiamenti nella sua società per garantire l’espansione, il nuovo socio di maggioranza Sandbridge capital, l’arrivo come ceo di Rodrigo Bazan, ex Alexander Wang. Ne è passato di tempo da quando aveva iniziato nel 2001. Con cinque abiti e un piccolo negozio by-appointment-only. Da dove è partito per il suo ultimo show? È iniziato realmente da idee semplici. Il surfing, i giovani, utilitarian items. È il mio approccio Parla di giovani... Quanto sono importanti le nuove generazioni per lei? Quello che è più importante per me è quando le persone vivono nei loro vestiti. E non li trattano in modo prezioso, li usano. E questo è il motivo per cui ho voluto che i ragazzi si svestissero di fronte a tutti. Perché è come accade nella realtà. Ha molto charme. Dagli astronauti al matrimonio fino all’allestimento ufficio a Pitti immagine uomo. Cosa c’è in ogni show che appartiene a lei, al suo background? Non arriva da nulla di definito del mio passato. Ma da immagini che ho nella mia mente. È fondamentale interpretarli in una maniera diversa ed è per questo che non uso dei riferimenti letterali o didascalici. Niente foto o non si realizzano moodboard. Mi piace che siano come li sento nella mia mente. A volte dimenticandoli, li mischio e li rendo ancora più interessanti. Per regalare un feeling… Mi piace che le persone capiscano da dove venga il tutto. Ma sempre rivisto con un’ottica diversa. Ed è la cosa più importante per me. Come si trova a disegnare per altri marchi come Moncler o Brooks brothers? Funziona bene finché comprendo e apprezzo come sia il brand. Trovo sia l’unico modo per una collaborazione. Ci vuole una stima reciproca. Attenzione a tagli e fit di giacche, pantaloni, scarpe. Da dove arriva questo suo stile così preciso? Penso sia semplicemente il mio gusto personale. Mi piace che tutto sia in ordine, regolare, uniforme. Come a una scuola militare... Amo l’idea dell’uniformità e la confidence, l’individualità dell’uniforme. La moda maschile sta cambiando. Show cancellati, designer che si spostano velocemente. Cosa sta accadendo al menswear? Immagino che tutti stiano cercando di capirlo. So quello che funziona per me e amo fare la sfilata. Il mio business sta andando molto bene e non vedo il motivo di cambiare. È importante che ciascuno capisca cosa è meglio per se stesso. Ed è interessante vedere come si cerchi di approcciare con nuove vie. Iniziando nuove sfide. Sandbridge capital ha acquisito la maggioranza della sua società dalla giapponese Stripe international. Ed è arrivato un nuovo manager. Come leggere questi cambiamenti nella sua società e nel suo business? Tutto sta funzionando molto bene da qualche anno. E volevo essere pronto a trarre vantaggio da questo momento positivo. Voglio assolutamente crescere. Voglio assolutamente essere in grado di fare tutto quello che posso. La mia relazione con il Giappone è sempre stata buona e rimarranno sempre coinvolti in parte. Per me, volevo qualcuno che mi aiutasse a realizzare una crescita decisa. Qual è il prossimo step?

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Continueremo ad approcciare le collezioni allo stesso modo. La donna sta diventando sempre più importante, quindi un grande focus sul womenswear. L’uomo è sempre stato importante. Ma voglio aprire dei negozi perché penso non ci sia niente di meglio che avere controllo sull’esperienza che compiono le persone. Arriveranno nuove collezioni? No. Tra pre e main uomo e donna, siamo a quota 12 collezioni l’anno. Penso sia già molto. Avendole citate, cosa pensa di tutto questo meccanismo che si è creato di pre-collezioni fino all’odierna dichiarazione di fare see now buy now? È necessario? Anche in questo caso, ciascuno deve capire cosa è meglio per se stesso. So che è stato buono per il mio business. Per me ha funzionato. Sfila a Parigi con la sua linea o con Moncler gamme bleu a Milano. Ma si sente più americano o più europeo? I feel very American. Internazionale certamente ma mi sento molto americano e voglio che la gente veda sempre un’american sensibility nella mia collezione. È importante mostrarne stima perché in qualche modo c’era una così vera american appreciation in tutto il mondo negli anni 50 e 60. Molti fuori lo mostrano più degli americani. È stato un po’ perso negli anni 70 e 80. E riportarlo indietro e farlo apprezzare internazionalmente è qualcosa che voglio fortemente. Lo scorso anno, durante la New York fashion week dedicata all’uomo, ha lanciato la parte tailoring… Sta andando bene, ho comprato la fabbrica che è a New York. Perché anche se nelle mie sfilate ci sono delle idee di provocazione, la qualità degli abiti rimane fondamentale. Quella collezione è di abiti classici beautifully made. Le piace vivere nella Grande Mela? È il centro del mondo? Amo stare a New York ma amo molto viaggiare. E molto del mio lavoro avviene quando sono fuori. Come riesce a far quadrare tutti questi lavori diversi? Devi semplicemente farlo, non hai scelta. Mi piace essere organizzato e ho intorno a me delle persone valide. Schedule che ci deve ovviamente essere. Ma dipende anche dal modo di approcciare il design. Tutto è disegnato dalla testa ai piedi fin dall’inizio, non è una questione di styling finale. Cosa ha in mente quando disegna la collezione? Tutto il look. Ma lei disegna? No. Ho l’idea in mente, sono come dei bozzetti concettuali. Che all’apparenza non sono facili da leggere, il mio team in ufficio è in grado di interpretarli. Ha detto che nelle sue sfilate anche se l’abito ha una fattura perfetta c’è sempre un tocco di provocazione… Quando li realizzi così perfetti, ci deve essere un elemento per renderli un po’ imperfetti. Quello che è totalmente perfetto non è interessante. Ci vuole un tocco di personalità. Il matrimonio o i toy soldier. Cosa voleva dire con quelle sfilate? Dare un twist al menswear dall’interno? Voglio che si abbia uno sguardo diverso. Un’idea facile da comprendere e qualcosa che non sia così immediatamente comprensibile. Ti fa pensare. Differentemente. Cosa pensa dell’ultima ondata di provocazione negli altri show? Non guardo le altre sfilate. Questo rende più facile il mio lavoro di designer. A volte quando vedi troppo, può essere intimidatorio. È così facile essere influenzato a livello di subconscio. Dico sempre che l’ignoranza è una benedizione. Ci sono designer che ama? Chi realizza qualcosa d’interessante e di coraggioso. Rei Kawakubo. Non c’è nessuno come lei. Parliamo di un genio creativo… Apprezzo la qualità. E tutti quelli che approcciano il design come pure design. Avendone il tempo, visti gli impegni, disegnerebbe una grande fashion house? Non abbandonerei mai il mio marchio ma ce n’è una che disegnerei. Quale? Non lo dirò. Italiano o americano, ad esempio? Nessuno dei due. Francese? … (ride) Full translation at page 118

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Hair: Anthony Turner for Bumble and bumble; Make up: Sil Bruinsma for Streeters and The Mac pro team Models: Wiktor Sudol @ 16men; Christian Garcia, Jean Lemerse, Lucas Dambros, Mayeul Dupuy e Truls Martinsson @ Bananas; Raphael Hatt e William Los @ Elite; Jakub Pastor, Serge, Sergei Kutukov e Thomas Sneessens @ M; Paul-Alexandre Haubtmann @ Marilyn; Hans Hatt @ MP; Federico e Leo Maribo Jensen @ Premium; Luca Stascheit @ Success. Casting director:Â Alexandra Sandberg Ha collaborato: Francesca Manuzzi; Photo assistant: Dan Roberts; Post Production: Hannah Kuo. Looks: Thom Browne spring-summer 2017

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Libertà. Quella prima, fondamentale parola che diventa la soluzione per comprendere il mondo di Dries Van Noten. Diviene la chiave per aprire un universo dove tutto si sposa con naturalezza, con quello stile ed eleganza che è nel Dna del designer di Anversa. Libertà creativa di poter volare tra arte e musica, design e danza, tra viaggi e cibo, tra nuove generazioni e storia. Libertà di poter crescere in modo: «Naturale, organico», come spiega lui stesso. Per sfoggiare un’orgogliosa indipendenza della sua fashion house, di cui lo stilista diventa emblema, portabandiera di una business strategy più legata al cuore e alle sensazioni. Sensazioni, feeling che ricordano quelli sprigionati con le sue sfilate. Come l’ultima dell’uomo, dove i modelli sfilavano di fronte a un muro con milleduecento vecchi fanali d’automobile. Per una luce totale, abbagliante, magica. Anche per l’ultima sfilata uomo, ha scelto uno show denso di emozioni… Per me è importante realizzare la mia collezione e mostrarla con una visione. Ma visti i tempi che corrono, con tutto questo mix di questo e quello, di gender, era fondamentale anche che fosse un man show. A masculine man show. L’uomo merita di essere qualcosa di più di una presentazione di accessori. Cosa rappresenta il menswear per lei? Mi piace lavorare sull’uomo, mi piace lavorare per la donna. Fin dai miei primi lavori, sono sempre stato affascinato dal mescolare elementi dai due guardaroba. Ma alla fine una collezione maschile è puramente man for man. Nessun problema se qualche donna compra pezzi per lui. Ma nel mio concetto, nel mio modo di concepire una collezione, penso al maschile e non a qualche via di mezzo tra uomo e donna. Cosa pensa di quello che sta accadendo alla moda maschile? Come la fila di show cancellati… Molte aziende stanno andando verso il prodotto e non verso la creatività. Però la creazione è l’inizio di tutto. Il business non sta andando molto bene a tutti. Toccando ferro, per noi è sempre in crescita. È una bella sfida, pensando anche al recente Brexit, non sappiamo cosa accadrà. Probabilmente molti pensano che per avere un ritorno più elevato, debbano presentare più prodotto. Ma poi hai fashion house che lanciano pre-collection, un’altra collezione, una main… Le persone sono semplicemente annoiate da questo. Amo la moda e ho sempre guardato quello che fa la gente. Ed è tutto dire se non guardo più le pre-collezioni di altri, sono già stufo. È un peccato. Meglio concentrarsi e attirare l’attenzione piuttosto che organizzare sfilate per mostrare dei noiosi navy suit. Non è quello che la gente cerca. E cosa vuole la gente? Faccio un’analogia con il cibo, che per me è altrettanto importante. La gente ne è molto interessata adesso. Cinque anni fa, andavi in un ristorante tre stelle, con cinquanta camerieri intorno. Oggi i top restaurant hanno uno chef, una ragazza che serve, una bottiglia di vino buonissimo ma dal nome impronunciabile. C’è una ricerca del local. Ricordo un film italiano dove si ritornava a una produzione artigianale del formaggio. È quello che sta accadendo. Non serve costruire negozi come tempi di marmo, serve un prodotto differente, un approccio differente. Cosa impariamo dal cibo, è che non puoi comprarlo da Internet. Il cibo è una buona learning school per la moda, per capire come le persone hanno incominciato a pensare. Lo stesso accade per i viaggi. Cinque anni fa andavi in vacanza in un hotel cinque stelle. Ora vai su una montagna dove devi mungere la mucca per avere il latte. È un approccio diverso ma un po’ sta impattando la moda. Più vicini quindi a come la gente vive… In questa sfilata, abbiamo collaborato con un calligrafo, un ragazzo russo di 23 anni. Passa la giornata a scrivere. La casa è coperta di carta con tutte le diverse opzioni di scrittura. È così bello che le persone abbiano queste passioni. Cosa ne pensa della new wave dall’Europa dell’Est? Ok, adesso, si è ossessionati da Demna (Gsavalia) e Gosha (Rubchinskiy) ma penso che la creatività ora venga da tutto il mondo. Nel mio studio abbiamo ragazzi da Slovacchia, Polonia, Italia, Inghilterra, Olanda e America. È un gruppo internazionale, semplicemente un gruppo di giovani ragazzi. Vedono le stesse cose, leggono le stesse cose, guardano le stesse cose su Internet o su Instagram. La nazionalità non è così importante adesso. Lei ha scelto l’indipendenza per la sua fashion house, con una formula di crescita molto personale… La nostra business strategy è di non avere una business strategy. Scherzi a parte, abbiamo ovviamente i nostri piani ma la crescita deve avvenire in maniera naturale. Organica, direi, che forse è la parola che più si addice. Incontriamo persone interessanti, nascono delle belle opportunità. Avviene lo stesso con l’opening dei negozi. Quando inaugurato a Parigi, non era nei nostri business plan. Ma abbiamo trovato questo spazio, ci siamo innamorati e abbiamo aperto. È così per noi. Lei ha detto di amare molto la moda. Cosa in particolare?

Tutto. Siamo viziati a lavorare in un settore del genere. Un po’ sottostimiamo quanto siamo fortunati. Con cose interessanti da fare e da vedere, investire nei giovani, l’opportunità unica di essere davvero creativi. E poi è vero, oltre a fare dei bei vestiti si guadagna anche. E i nuovi talenti hanno spazio per iniziare. Se comunichi nel modo giusto, vieni notato. Come è entrato nel mondo fashion? Sono cresciuto in un negozio. I miei genitori avevano un fashion store, nel countryside vicino ad Anversa. Fin da piccolo, ho sempre viaggiato con loro a Parigi, Milano, Firenze a comprare le collezioni. Per me era una cosa naturale continuare in quella direzione. Quando sei piccolo hai solo due modi di reagire. O lo detesti e diventi ribelle. Oppure lo ami. Ho avuto due educazioni, la scuola e quella nel fashion store. E dall’altro lato, mio padre che mi forzava al giardinaggio. Ogni fine settimana dovevo farlo per lui, cosa che odiavo in quel momento. Ma che sono tornato ad amare. Quando avevo 18 anni sono scappato in città e avevo detto che non avrei mai più messo piede in un giardino. Ma verso i 30-35 anni è scattato il momento di terrazza, vasi, di una casa con il verde e le piante. Dove sono finiti i famosi Sei di Anversa? Sono ancora in giro. Ci continuiamo a vedere, siamo amici e in contatto. Recentemente ho incontrato Walter (Van Beirendonck, ndr) a una sfilata alla Royal accademy di Anversa. Che è una piccola città, quindi capita abbastanza spesso di incrociarsi. Come si è sentito quando è stato fatto il suo nome per disegnare grandi maison? Sono già abbastanza impegnato con le mie collezioni. Anche se non ho pre-collection, è un lavoro a tempo pieno. Prendo tutto molto seriamente, amo la parte di creazione, anche nelle piccole cose. Ci sono grandi designer che vanno in ufficio e dettano delle linee guida e preferiscono essere lontani quando il team sviluppa la collezione. Io amo essere coinvolto in tutto, anche nel decidere la grandezza del ricamo o del cristallo di un’applicazione. Da David Bowie al sedicesimo secolo. Da dove nascono gli input che forgiano l'anima delle sue collezioni? Non arrivano mai da soli o nello stesso momento. Sono sempre un’associazione di idee. È un’atmosfera che vuoi raccontare. Questa stagione era il ritorno al craft, al fatto a mano. Con rustic material come il lino. Quando penso a craft l’associazione naturale è al perdiodo dell’art and craft. Con rielaborazioni di tapestry ad esempio. Ma sei aperto a vedere cosa accade. Vai a Freeze e vedi giovani artisti che lavorano le ceramiche… Colleziona arte? Non collezioniamo. Compriamo cose che ci piacciono. Collezionare vuol dire essere ossessionato da una certa cosa. Per me, può essere costoso o di poco prezzo, di valore o meno, qualcosa di plastica trovato per strada o un bell’artwork. Può essere arredamento o arte. Non faccio differenze. Cosa pensa quando vede qualcuno vestito Dries Van Noten? Mi piace. E mi piace vedere come lo indossano. Chiaro che sia un bel complimento vedere qualcuno vestito dalla testa ai piedi con i pezzi della mia collezione. Ma è bello osservare come la interpreta qualche giovane, che deve risparmiare i soldi per comprare, che acquista una maglietta e la indossa con il suo stile personale, con le maniche arrotolate, con i jeans. Usano i vestiti per raccontare qualcosa di loro stessi. Come i modelli che a fine sfilata ricevono una T-shirt che magari indossano alle prove dello show la stagione seguente. Completamente scolorita, perché l’hanno indossata e lavata più volte. È importante guardare alle nuove generazioni? Certamente, perché ogni generazione vuole lasciare la propria impronta, vuole mostrarsi in un modo diverso. E oggi con i social media, lo vedi. E la moda diventa uno strumento importante per esprimere chi sei e cosa fai. Che rapporto ha con i social media? Sono parte del mondo, puoi amarli od odiarli. Come l’automobile. Ti piace guidare la macchina? Ma non sono ossessionato. È ossessionato da qualcosa? Forse. Ma non voglio raccontare tutto. Qualche rammarico? Sono felice con quello che ho fatto. Ma sento che per raggiungere questo ho dovuto prendere delle decisioni, fare dei sacrifici. Ma non mi posso lamentare. Le piace la definizione di designer o è riduttiva? Una definizione è sempre in qualche modo limitante. Io penso più alla libertà. Di fare, di lavorare con il mio team, che diventa sempre più importante perché non puoi fare tutto da solo. Devi essere creativo come singolo per realizzare una collezione ma devi essere più creativo per scegliere le giuste persone attorno a te. Stimolarli, sfidarli. Ma anche dar loro la libertà di andare contro quello che tu stesso chiedi. Full translation at page 118

Stylist: Nancy Rohde @ Streeters; Hair: Matt Mulhall @ Streeters; Make up: Rudi Cremers @ Touch by Dominique; models: Giosuè Napolitano e Oliver Kumbi @ Elite; Sup Park @ Marilyn; Elmer Blavarg @ Premium; Baptiste Faure @ Success; Benno Bulang e Jonas Glöer @ Tomorrow Is Another Day Ha collaborato: Francesca Manuzzi; photo ASSISTANT: DAN ROBERTS; Post Production: Hannah Kuo Looks: Dries Van Noten spring-summer 2017

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Un’antenna. Percepisce segnali del futuro ed è capace di raccontare quello che accadrà. Tessuti. Linee. Colori. Stampe. Fantasie. Le celebri collaborazioni con altri marchi. Oggi calcano la passerella di Junya Watanabe con i suoi show dall’imprinting deciso. Domani diventano inspiring per tutto il sistema moda. Con un meccanismo lost in traslation. Non c’è bisogno di troppe parole, parlano abiti che sono come pensieri tridimensionali, proiezioni frutto di riflessioni per il designer nato a Fukushima e laureato al Bunka fashion college di Tokyo. Poi, come si sa, cresciuto nel mondo Comme des garçons, sotto l’ala protettrice di Rei Kawakubo, anima creativa del marchio nipponico che è una filosofia estetica. Non concede molte interviste, non esce a fine sfilata. Ma il suo pensiero è lucido e affascinante, quando si ha la fortuna di entrare nel suo mondo. Avantgarde e reale allo stesso tempo. Iper creativo ma senza ripudiare il business. Tra show techno-onirici e sfilate in contesti super street, come l’ultimo menswear. Con graffiti sulle pareti e tatuaggi sui volti. Una passerella che segna i 15 anni dal debutto della sua linea maschile. Starting point per capire come avviene il suo processo creativo. «Quando decidiamo su un tema, iniziamo la ricerca e cerchiamo di andare in profondità. Diventare maniaci è la base della nostra creazione». Tatuaggi anche sul viso. Stampe dal sapore musicale. Da dove arriva per la sua gang della primavera-estate 2017? Ho tratto ispirazione dal look e dallo spirito di retro gangsters. Con un approccio molto leggero e quasi umoristico verso quello che indossavano e alle loro buffonate. I truffatori da quattro soldi e gli scagnozzi del film Gatto nero, gatto bianco (del regista Emir Kusturica, ndr) sono un’ispirazione. Il debutto e la prima sfilata del suo uomo sono targati 2001... Come è cambiato il suo menswear in quindici anni? Da dove inizia a disegnare una collezione? In ogni collezione cerchiamo un nuovo approccio a livello internazionale. Questo anche a causa del nostro desiderio di qualcosa di differente. Quando decidiamo su un tema, iniziamo la ricerca e cerchiamo di andare in profondità. Diventare maniaci è la base della nostra creazione. Una volta ha detto: «Per la donna, cerco quello che non è stato ancora visto. Per l’uomo, gioco all’interno delle regole». Il suo menswear è più «real» mentre il womeswear è ancora più avantgarde? Ha approcci differenti?

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Come creatore, cerco di realizzare qualcosa di eccitante, credendo che quell’eccitazione venderà. È lo stesso per l’uomo e la donna. Come ha incontrato Rei Kawakubo e com’è interagire con lei? In che modo definirebbe il progetto Comme des garçons? Raramente lavoro con lei direttamente né ricevo consigli giorno per giorno. Certamente sono ispirato dal suo modo di lavorare e dall’environment di Comme des garçons che lei crea e in cui vivo quotidianamente. I co-branding sono diventati molto popolari. Lei è stato tra i primi a collaborare con altri marchi come Moncler, Levi’s, All stars… Da dove ha avuto l’idea? Perché sono progetti così di successo? È facile realizzare abiti simili ai classici. Ma l’imitazione non potrebbe mai esprimere la storia che sta dietro gli originali. Volevo produttori con un background attraente per creare pezzi su misura per il mio gusto e aggiungere quei capi alla mia collezione. Quello era il punto di partenza del mio lavoro con altri marchi. Scelgo le collaborazioni che sento di aver bisogno per la collezione. Cosa è richiesto oggi a un designer, di essere più creativo o più business oriented? Fare soldi è un dato di fatto nel business. La società ha dei target rigorosi che si aspetta io raggiunga. E penso che le vendite siano un certo metro di misura del successo. L’equilibrio tra tutto questo e la creatività risiede sempre nella mia mente. Anche se l’obiettivo del mio creare non è soddisfare i nostri clienti business, sarebbe inutile se nessuno prestasse attenzione. Lo standard è la mia day-to-day life, la mia vita che vivo giorno per giorno. Ho messo su delle antenne per verificarlo. Fondamentalmente, nelle mie collezioni propongo quello che penso sia buono. E che, come risultato, riesca a conquistare la simpatia dei nostri clienti. È mai soddisfatto di una sua collezione? Forse è qualcosa di personale ma non ho mai pensato: «Questo è the best». Quanto è difficile creare qualcosa di interessante oggi? Anche io sento la crisi di non poter più creare qualcosa che penso sia nuovo. Ma posso solo fare del mio meglio. Full translation at page 118

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Hair: Martin Cullen @ Streeters; Make up and tattoos: Lili Choi @ Artlist models: Antoine Larrera de Morel; Camille Douieb; Jeremy Herbo; Pierre de Reimpre; Aleksandr Mizev @ Karin; Leo Topalov @ Marilyn; Lazar Balaban @ Studio; Pierre Paulin @ VIP Casting director: Shige Kaneko. Ha collaborato: Francesca Manuzzi. Photo assistant: DAN ROBERTS Post Production: Hannah Kuo. Looks: Junya Watanabe Man spring-summer 2017

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business view

dialettica co-branding

una collisione estetico-commerciale per Valorizzare un marchio e raggiungere nuovi consumatori. in Un discorso a due voci per far sposare logiche di business e strategie di comunicazione. by ludovica tofanelli Business e immagine. Brand e designer. Accessibilità e desiderio. È un processo dialettico quello capace di dar vita alla realtà del co-branding. Un sodalizio creativo e commerciale che si sviluppa attorno ad argomenti apparentemente antitetici che creano un nuovo vocabolario comune. Per guadagnare visibilità, acquisire valore, conquistare un nuovo pubblico. Un fenomeno che ha trovato linfa nelle collezioni maschili della spring-summer 2017 culminando poi nella passerella cool-couture della stagione, Vetements. Una sfilata che ha visto salire in pedana ben 18 co-branding, esasperando il concetto all'ennesima potenza. Il designer georgiano alla guida del collettivo creativo, Demna Gvasalia, che vanta inoltre la direzione stilistica di Balenciaga, ha griffato i suoi capi con label come Brioni, Dr. Martens, Manolo Blanhik, Canada Goose e Comme des garçons, solo per citarne alcuni. Un’operazione creativa, estetica, un gioco di stile. Forse, non solo. Come evidenziato dalla società di consulenza EY, i co-branding sono capaci di dare un significativo apporto ai marchi in termini qualitativi. A spingere i marchi in questa direzione, sottolinea la società-network tramite la sua divisione fashion & luxury, è un potenziale di vantaggi che vede in prima linea l’incremento della visibilità. Che passa per la possibilità di raggiungere audience differenti, fino a ottenere risultati positivi dal punto di vista dei ricavi, con prezzi più alti, cross selling e foot traffic. E da quello dei margini, visto il sell-through elevato per le collezioni capsule. Una questione, però, più qualitativa, che quantitativa. Da un punto di vista di fatturati, infatti, le collaborazioni che hanno fatto la storia dei co-branding non sembrano aver avuto la capacità di impattare notevolmente sui turnover. Secondo stime di analisti, considerando anche che i brand difficilmente rivelano i profitti generati da questi progetti, le collaborazioni con designer promosse da Target avrebbero apportato ciascuna al gruppo un fatturato aggiuntivo compreso tra i 20 e i 50 milioni di dollari. Meno dell’1% del giro d’affari totale che tocca la vetta dei 73 miliardi di dollari. Fenomeno comprensibile soprattutto alla luce dei quantitativi limitati messi in vendita, visto che la maggior parte delle collaborazioni tra marchi vanta l’edizione limitata. Nessun impatto particolare nemmeno guardando alla possibile relazione tra market cap e lancio della collaborazione. Soprattutto oggi che questi laboratori creativi a due hanno catturato l’attenzione delle realtà minori e dei designer indipendenti. La stagione dell’uomo conclusa a luglio ne è la dimostrazione. «I clienti vedono queste collaborazioni come un’occasione unica per acquistare un pezzo cult. Proprio perché spesso sono in edizione limitata, il valore percepito è più alto e tendono a divenire molto popolari», ha spiegato Lisa Aiken, fashion director di Net-a-porter, aggiungendo: «Abbiamo avuto tante incredibili collezioni co-branded. Di recente abbiamo lanciato Kate Moss for Equipment e Iro + Anja Rubik, che hanno ottenuto ottimi risultati in termini di vendite. È certamente un trend che abbracceranno molti altri brand». La nascita di una vera e propria tendenza. A dettarne le regole, però, non è una direzione stilistica definita, ma una vera e propria strategia, definita in particolare dal fenomeno legato allo spostamento dell’immagine, per portare le due realtà, insieme, a un nuovo livello. «La chiave di forza di un co-branding sta in due variabili fondamentali», ha spiegato Mario Dell’Oglio, presidente della Camera italiana buyer moda e titolare delle luxury boutique Dell’Oglio di Palermo, «pensandola nei termini dell’unione tra un designer e un marchio, deve esserci innanzitutto un vero interesse per il designer… Deve avere una sua forza. Dall’altra parte è importante ciò che lo stilista riesce a mettere in termini di creatività, determinando uno spostamento del marchio dal suo percepito tradizionale. Se il co-branding cavalca questi due elementi, allora possono nascere collezioni vincenti e interessanti per il mercato… Come la collaborazione tra Rick Owens e Adidas». La percezione dell’immagine da parte del cliente diventa così rilevante all'interno del fenomeno Vetements, che ha elevato i suoi partner a nuovi livelli. Una chiave di lettura per com-

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prendere questo genere di collaborazioni, che seguono una logica a due, un binomio di visioni e il loro incontro in una nuova dimensione. «Il co-branding offre grandi potenzialità di sviluppo», ha raccontato Agostino Poletto, direttore marketing e vicedirettore generale di Pitti immagine, «se pensiamo al concetto di capsule o di collezione limited edition, pensiamo a qualcosa che di base è autoreferenziale. Il co-branding invece, al contrario, basa la propria ricchezza sull'innesto di due pensieri differenti, di generazioni differenti, di visioni moda o artistiche diverse tra loro, se non addirittura antitetiche, che trovano una propria dialettica espressiva comune». Proprio la 90ª edizione della kermesse fiorentina dedicata alla moda maschile si è rivelata la piattaforma ad hoc per esprimere questa voglia di reinventare se stessi mentre si reinventa l’altro. «L'essenza di ciascun brand non viene stravolta ma rivitalizzata, reinterpretata», ha continuato Poletto, «i valori di ogni label non sono solo mantenuti, ma esaltati laddove possibile. E dal punto di vista del business si tratta di un fenomeno in grande ascesa. Funziona sia per i marchi, sia per i compratori, sempre rivolti verso modalità innovative di ricerca, riflettendo anche un cambiamento nei gusti degli acquirenti finali. Il co-branding è un'operazione trasformista, un fenomeno forte

che gioca su livelli dissimili, con effetti interessanti in termini di nuova linfa anche per manifestazioni come Pitti uomo. Basti pensare alle collaborazioni viste sulla passerella di Gosha Rubchinskiy». Proprio il giovane creativo russo è stato protagonista della kermesse fiorentina con il suo lavoro urban & cool, svelando co-branding con marchi storici italiani come Robe di Kappa, Lotto, Sergio Tacchini, Fila, Superga, oltre all’americana Levi’s. Un nuovo capitolo per il racconto di marchi che fanno parte del retropensiero comune. «Si tratta di un bel modo per dare valore ai brand», ha concluso Andrea Bonecco, buying manager de La Rinascente, «nel caso di un co-branding come quello di Ports 1961 ed Everlast, la strategia diventa interessante facendo avvicinare i clienti alla prima linea, quella del designer, che diventa più avvicinabile e con prezzi più accessibili. E permette al brand di chiamare a sé un pubblico fino a quel momento rimasto lontano, grazie soprattutto alla visibilità data dalle passerelle. È un messaggio che strizza l’occhio al commerciale». Un'ulteriore conferma dell’interesse nutrito dal mondo stesso dei retailer, in attesa di un feedback commerciale da parte dei consumatori, che nel corso dell’anno vedranno sbarcare nelle boutique una carrellata di collezioni dalle doppie etichette.

alcuni esempi di co-branding. nella foto grande a sinistra, Gosha Rubchinskiy con robe di kappa. dall'alto, in senso orario, la proposta ports 1961 con everlast, un giubbino junya watanabe con levi's, vetements con reebok e le scarpe firmate rick owens e adidas

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in queste pagine, l’immagine Pier 2 scattata da Kevan Christiaens, Matt Schultz e Pier Group tratta da Art of Burning Man, libro firmato da NK Guy ed edito da Taschen

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overview

post rebel

Dai club romagnoli anni 90 di MSGM a quelli 80s di Kenzo a Manhattan. Dal citazionismo rÉtro di Gucci all’interrail concettuale di Prada. la moda gioca a reinterpretare la ribellione di una generazione post rock, post green e post rave. by rosario morabito L’evasione della giovinezza, la ribellione adolescenziale. Dalle sfilate uomo springsummer 2017 è emersa una tendenza che ha lambito trasversalmente brand molto diversi, e di cui ciascuno ha raccontato una serie di elementi chiave. Un trend che, se da un lato guarda al passato come fonte d’inspirazione, dall’altro riesce a cogliere lo spirito di questo tempo. Nel farlo, le passerelle maschili si sono sintonizzate con la sensibilità estetica delle nuove generazioni che in questi anni vanno formandosi, in bilico fra istanze politiche, consapevolezza green e voglia di evasione. L’epoca, frammentaria e frammentata, in cui si definisce la youth culture contemporanea si configura come un caos globale in cui, tuttavia, si riescono a scorgere tre grandi aree tematiche. Oggi come qualche decennio fa, la dimensione politica è nuovamente preponderante e sembra impossibile non schierarsi. L’identità del singolo torna a essere definita in maniera determinante anche dalla visione che si ha del e per il mondo. E se ieri lo scacchiere era internazionale, ma con parti in causa meglio identificabili, oggi il conflitto si esaurisce dentro confini globali in cui tutto si mescola. Generazione Erasmus e generazione Brexit, ma anche generazione Hillary e generazione Trump: l’incertezza dei due continenti a cui restano appese le sorti del pianeta è diventata un feuilleton 3.0 che i millennial cavalcano a colpi di meme. C’è poi la questione dell’environment, anch’essa tutta politica. I giovani consumatori, che le passerelle dello scorso giugno hanno cercato di rappresentare, sono forse la prima generazione nella storia in cui la coscienza ambientalista è un tratto caratterizzante. Così come i figli degli anni 80 crescevano nella nozione del consumismo, i millennial sono green per definizione, circondati da emergenze come global warming e sostenibilità. L’esibizionismo spinto e solipsistico dei social network convive con un approccio al prodotto di moda che è etico, aperto alle logiche del riuso e dell’economia circolare, con un grande amore corrisposto per il vintage. Dopo la festa continua degli anni 80 e il nichilismo dei ’90, il decennio che più somiglia alla compagine attuale sembra essere quello dei 70s: anni a tinte forti che hanno lasciato impronte culturali basilari per lo zeitgeist contemporaneo. Nella sua somiglianza al presente, gli anni 70 sono anche un’epoca i cui stilemi parlano ai ragazzi del Terzo millennio. Stranger Things, la serie televisiva targata Netflix, fa del citazionismo un linguaggio visivo che ne decreta il successo come fenomeno di costume istantaneo. Allo stesso tempo, la sensazionale ripresa di Gucci si deve anche al fatto che la felice ispirazione rétro di Alessandro Michele ha una matrice individualista, che del passato rifà proprio il mantra del free yourself: la regola che non ci sono regole. Così è successo per l'estetica gender bending di designer come J.W. Anderson, ma anche per quella transgenerazionale che riporta i teen e i loro sogni in primo piano. È neo-romanticismo? Anche, ma soprattutto rivoluzione gentile: un concetto di cui la youth culture contemporanea è necessariamente intrisa, dopo avere filtrato con un immaginario revival degli eccessi dei padri. In questo scenario, il tema dell’evasione, sia intesa come alternativa all’impegno che come necessità individuale, emerge come terzo tratto caratteristico dell’estetica dominante e il menswear della prossima stagione fornisce la consueta istantanea del presente. Evadere, cercare una dimensione parallela in cui distrarsi, è un fil rouge che lega le varie sottoculture giovanili dalla loro prima apparizione, ogni volta con derive diverse. Oggi si tratta di evasione pacifica e nel reale. Di viaggio e di incontro, più che di astrazione e conflitto, di appuntamento a Coachella o nel deserto del Nevada per il Burning man festival. L'età dell'oro della riviera romagnola, con le sue discoteche che hanno segnato un’epoca, dal Cocoricó al Pascià torna, per esempio, nella collezione di Msgm. Il brand raccoglie istantanee dell'adolescenza del suo fondatore Massimo Giorgetti e le traduce in una collezione i cui accenti fluo rappresentano il nuovo cool a bassa definizione. Dove prima c’era il BritPop di Glastonbury, e prima ancora i mega raduni rock a Woodstock, oggi l’icona di stile di riferimento è Olly Alexander, frontman degli Years&Years, e il suo sound synth-pop: il testimone passa definitivamente a un festival-culture per cui il rito catartico della danza collettiva è insieme natura e metropoli. Paesaggio e skyline. E lo stile si adegua, virando necessariamente in direzione sportiva e funzionale. Componenti che ritornano nell'estate di Kenzo, ispirata alle notti di club leggendari come il Sound factory di Manhattan, da cui la premiata ditta Leon-Lim ha preso in prestito dettagli fluo da apporre a stampe animalier iper realiste e short a vita alta abbinati a bomber e top oversize. Guarda al mondo dei club anche Kris Van Assche per Dior, prediligendo la scena post-industriale di Manchester e dell’Hacienda, culla dell’acid house. Ma la nuova evasione vuol dire anche sentirsi cittadini del mondo, connessi nella dimensione del viaggio: un aspetto per cui l'uomo Prada si equipaggia per un trekking sartoriale, seguendo un proprio dinamismo mentale prima che vestimentario. Mentre l’estetica funzionale tout court si tinge di nostalgia agonistica con Gosha Rubchinsky e il suo power co-branding, in collaborazione coi nomi storici dello sportswear italiano. Nel riflettere contraddizioni ed evoluzioni del presente, il menswear nuovo fonde istanze di ribellione giovanile a attitude molto pratiche e neo-conformismi, fornendo il guardaroba che più si addice a una generazione di post rebels.

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The Best

raf simons Scatti in bianco e nero di corpi statuari, di volti languidi, pensierosi, a tratti angoscianti. I ritratti iconici di Patty Smith e di Blondie. Immagini pornografiche di organi maschili, atteggiamenti ambigui e riferimenti alla sessualità di primi piani floreali. Per questa collezione, Raf Simons ha scelto le fotografie di Robert Mapplethorpe che diventano stampe su camicie e T-shirt, indossate sotto maxi maglie pesanti, declinate in colori pop. L’atmosfera erotica continua poi con cinture strette al collo, salopette di pelle portate a torso nudo, pullover corti, abbottonature simili a quelle delle divise marinare e berretti di leather sadomaso. Il tutto reso unico da un’estetica essenziale.

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MFF-Magazine For Fashion | 91

The Best

prada Direzione Adventure land. Per raccontare la nuova generazione di esploratori tecnologici. Zaino iperaccessoriato in spalla, con appesi scarpe eleganti per ogni occasione, giubbotti super leggeri, fasce grafiche nei capelli e sandali dal sapore active portati con i calzettoni. In un mix elettrizzante di sport e tailoring, di outdoor e rave party. «È una collezione che risponde all’urgenza di raccontare l’adesso. Fresca, leggera, attuale», ha spiegato Miuccia Prada. Tra stampe a fantasia, come scatti di Google Earth declinati in colori fluo, su giacche antipioggia. E vignette sui pescatori islandesi che rendono funny e accattivanti camicie e maglie dalla mano morbidissima.

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The Best

j.w.anderson

Favole d’infanzia, come Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry. E un turbinio di domande che affolla la mente dei bambini durante la crescita. Che diventano fonte di ispirazione per le forme e i colori dell’intera collezione. «Tutti siamo stati piccoli», racconta il designer, «ma non è una questione di essere nostalgici, piuttosto di tornare un po’ bambini nell’approcciarsi al mondo della moda». Un menswear playful, ironico e funny, animato da puzzle, composizioni e corone giocattolo proposte in nuances pop. E, allo stesso tempo, inaspettatamente elegante, grazie al mix tra volumi, sovrapposizioni e texture ricercate. Interpretazione allegra di una fairytale moderna, dedicata all’universo maschile del futuro.

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The Best

dolce & Gabbana Un festival musicale griffato #DGMusica, composto sulle note della cultura young contemporanea. I generi jazz, hip-hop, blues, dance e pop si trasformano in stampe swing per blazer luccicanti e felpe deluxe. I completi classici in bianco ottico alla Louis Armstrong presentano forme esagerate. Realizzati per uomini dai gusti musicali variegati e sofisticati. «Ci siamo immaginati di essere in Sicilia», raccontano i due designer, «di partecipare a un concerto, un happening sotto le palme o i banani della Favorita o del Giardino botanico di Palermo. Abbiamo così fuso diverse culture per creare qualcosa di nuovo, che avesse un po’ il linguaggio intenso e immediato». Proprio come quello di un video musicale.

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The Best

gucci

Un viaggio marino onirico, che crea amici immaginari e magnifiche ossessioni. In compagnia di spiriti vaganti. «Quando creo, mi sento un po’ come un bambino archeologo che cerca nella sabbia e trova cose non preziose in assoluto ma preziose per sé», racconta Alessandro Michele, mente creativa della maison. «In collezione c’è quello che immagino dell’Asia, dei mostri e di ciò che è lontano da dove vivo». Come le stampe marine, popolate da animali ciclopici ma anche da Donald Duck, che impreziosiscono i capispalla dal profumo 70s. O come le cerate da marinaio declinate in colori pop, da indossare con pantofole brodé e calze di pizzo, che si intravedono sotto calzettoni di spugna rosa shocking.

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MFF-Magazine For Fashion | 95

The Best

louis vuitton Un viaggio ad alta intensità di contaminazioni. Tra Africa e Inghilterra. Il fil rouge? La musica. «C’è sempre qualcosa di Londra nascosto qua e là», spiega Kim Jones, direttore artistico dell'uomo. «Questa volta è l’influenza del punk, sebbene attraverso il Continente nero. Dove la serie di ritratti Renegades di Frank Marshall con le gang di biker del Botswana dipingono la fusione delle due estetiche disparate». E si aggiungono all’eleganza della maison. Trench coat sartoriali trasparenti con stampa Monogram, bomber in suède effetto animalier, giacche sahariane per safari urbani. Tutti declinati in nuances pallide, scolorite dal sole.

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The Best

valentino

Citazioni army con una nuova visione di moda. Che punta dritta all’obiettivo. Con una ispirazione precisa nella mente, la mostra Unfinished: thoughts left visible in scena al Met Breuer di New York. Per raccontare la couture maschile da un lato non glamour. Ma piÚ legato al processo, alla realizzazione, all'essere non finito come scelta estetica precisa. I ricami, le applicazioni e le lavorazioni sono sapientemente interrotti. Sui giubbini dal tocco sportivo che riprendono anche l’iconica pantera del 1967, sulle maglie camouflage, su sahariane e caban dai fregi preziosi. E sulla maglieria ricca di stelle e aquile militari.

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The Best

Gosha Rubchinskiy Provocazione underground all’ennesima potenza. Tra sproporzioni di suit portati quasi a caso e sportswear iconico dal sapore vintage. Che sfociano in una confusione creativa irresistibile. «Quando creo non mi pongo un obiettivo di stile o decade», racconta il designer. «Scruto l’immagine di qualche cool kids su Instagram, intercetto qualsiasi arte visiva vicina alla mia estetica e mi apro a un dialogo continuo con il pubblico, con chi indossa una mia T-shirt o acquista una felpa». Come quelle realizzate in co-branding con i marchi cool degli anni 90, tra questi Robe di Kappa, Fila, Levi’s e Sergio Tacchini. Da indossare con shorts in denim tagliati a mano e pantaloni oversize della tuta con coulisse in vita.

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The Best

comme des garçons

Trench coat trasparenti d'ispirazione ottocentesca, da cui si intravedono giochi di layering virtuale. Tagli sartoriali per capispalla tecnologici in plastica con scritte da murales. Kilt 2.0, cappe asettiche da laboratorio e tuniche realizzate in rete da cantiere, a maglie larghe, declinate in rosso e nero. O ancora, formate da spago frettolosamente annodato. Le stesse nuances sono riproposte su completi giacca e shorts, impreziositi da stampe realizzate in collaborazione con Fornasetti, che ripropongono bocche e visi iconici black & white. A completare i look, parrucche e copricapi dall'allure futuristica, che si sviluppano verso l’alto, tridimensionalmente, come corone barocche stilizzate.

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MFF-Magazine For Fashion | 99

The Best

balenciaga Ultra couture da uomo. Silhouette volutamente esagerate. Forme boxy dalle dimensioni over e spalle powerful, per la prima collezione maschile disegnata da Demna Gvasalia. «Cristobal (Balenciaga, ndr) era un sarto. E mi è sembrato giusto iniziare dal tailoring», racconta il designer, «ma non in una percezione classica perché questa maison è sinonimo di sperimentazione nelle silhouette e nelle forme. E nella realizzazione, dove ho rimesso tutto quello che deve essere presente in una giacca». Come le carte logate che compaiono nelle pochette. Allo spirito del gigantismo, si contrappongono silhouette più skinny, allungate da catene dorate finissime e stivali zeppati come altari, tra broccati e colori intensi. Fino a una sera ispirata alle alte cerimonie ecclesiastiche.

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Ami

Msgm

Ktz

Tim Coppens

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Calvin Klein collection

Givenchy

Astrid Andersen

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Neil Barrett

Nasir Mazhar

Kenzo

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Dior homme

Perry Ellis

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Tommy Hilfiger

Gosha Rubchinskiy

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Marc Jacobs

Adidas x White Mountaineering

trends

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102 | MFF-Magazine For Fashion

Z Zegna

Damir Doma

Gucci

Rick Owens

trends

giallo Salvatore Ferragamo

Msgm

Lou Dalton

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Paul Smith

Hermès

Haider Ackermann

Philipp Plein

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TOKYO

NEW YORK

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104 | MFF-Magazine For Fashion

Versace

Trussardi

Di Liborio

Etro

Septwolves

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Rick Owens

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Miaoran

Dolce & Gabbana

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106 | MFF-Magazine For Fashion

Juun.j

Marcelo Burlon county of Milan

Les hommes

Dior homme

Emporio Armani

Moncler gamme bleu

Dondup

Salvatore Ferragamo

Pal Zileri

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Prada

Dries Van Noten

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Miharayasuhiro

Valentino

Versace

Ports 1961

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parĂ Givenchy

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108 | MFF-Magazine For Fashion

Diesel black gold

Dondup

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110 | MFF-Magazine For Fashion

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MFF-Magazine For Fashion | 111

Dolce & Gabbana

Issey Miyake

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Henrik Vibskov

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112 | MFF-Magazine For Fashion

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international

english Fausto Puglisi Story by Stefano Roncato Photos by Tommy Ton @ Thecollectiveshift Today the floor of Fausto Puglisi’s new studio is like a fitting room turned on its side, covered in fragments of precious fabrics, part-finished embroidered details, and clothes dotted with the simplicity only a pencil line can provide. They seem to draw energy directly from the ground, ready to be transformed, to create magic. To take on colour, crystals and sensuality and become the shrines to seduction that the clothes created by Fausto Puglisi represent. The designer, originally from Messina, Sicily, says “I don't like doing things by halves", and he certainly keeps his word. His aesthetic journey is a story of bright colours, a Joyce-like stream of consciousness with an unstoppable domino effect, made up of images, memories, influences, people, names and places. With no code of silence, highly undiplomatic, and very true to life. How was your menswear debut? To be honest it's something I've always wanted to do. I already imagined my woman with her man. I threw myself into it, with clear references, free men and real people. People I like, in particular from my visits to the south of Italy... Where exactly? It's a rather trendy thing to say now, but Naples has always been an obsession for me, like a drug. The same goes for Palermo, which is darker, more aristocratic and more uncompromising in certain aspects. Palermo is black and white, extreme and absolute, whilst Naples is multicoloured and crazy, like Florida. It has a sort of theatrical madness, like Punch and Judy. The same goes for Rio de Janeiro. I've lived in Florida, and it can both seduce you and frighten you: it’s a unique part of America, even more so than Miami, which is terrifyingly irrational. Anything with the power to frighten is extremely attractive. What do Naples, Rio, Palermo and Florida all have in common? There are all places with major culture clashes. The power comes from the street. The creativity comes either from the kings or from the Zen District of Palermo, the Spanish Quarters in Naples, the Secondigliano, or the Rio favelas. I like bold and confident men and women. And this confidence is more clearly visible in difficult situations, where you invent your own lifestyle. My man is the ultimate representative of the people. A Masaniello character that I've always had in mind: ‘I dress however I want, I do whatever I want, I'm a king’. Not because you actually are a king, but because you feel like it. I love the myth of not having anything to lose. That's the only way you can truly be free. You were saying before that aesthetically people also like hyper-visual clothing, Spanish Quarters glamour… Absolutely. And once more we’re back to the idea of Naples and Dolce & Gabbana. They have always carried the myth of Italian identity from the very beginning. Whether it be through Sophia Loren, authors Leonardo Sciascia and Giovanni Verga, neorealism or Giuseppe Tomasi di Lampedusa’a The Leopard, they deserve the credit for having always done it in an extraordinary manner. A tribute to Italian freedom. Freedom and happiness are scary. Do you know what author Luigi Pirandello said? That if you love yourself, you are capable of truly loving humanity. Humanity is the biggest source of inspiration. Why did it mean so much to you when they asked you to do Spiga 2? At the time I had decided to leave Italy. I had competed in the Who’s On Next competition in both 2009 and 2010, and both times I was booted out. Two phone calls and two eliminations. I was thrown out of everything, and I had an agent who was never around and who I ditched immediately on the day he told me that I would never achieve anything. And as soon as I did that, I just happened to receive the call for Spiga 2. It was an opportunity to gain some visibility and to stay in Italy. And that's really when everything started. What did Domenico Dolce and Stefano Gabbana say to you? They are strong, true and loyal people, and they provided my first stimulus to push on and not give in. I am extremely close to them, not just because of the chance they gave me, which was a unique way to show off my product, but also due to the family dimension. There’s Stefano and Domenico, obviously, but also Alfonso (Ed: Domenico Dolce’s brother), Simona Baroni, the guys at the shop, the people at Martini and even the waitresses, who were like mothers to me. I had found Milan hostile, and they gave me a sort of refuge, a family in this world. If you hadn't gone to Milan, where would you have gone to seek your fortune? America. New York or Los Angeles, cities for which I had a lot of love before it was fashionable. I've got the word Hollywood tattooed on one of my arms. You don’t get much more passionate than that… Los Angeles is a sublime melting pot of high-brow and low-brow, mainstream and avant-garde. David Lynch alongside hardcore. And all those palm trees? I love them. Obviously I still have an indissoluble connection with New York. What does Hollywood mean to you? I could mention Sophia Loren, Marilyn Monroe, Clark Gable, Greta Garbo and Adrian's costumes. But what I really see in Hollywood is pure desperation, and therefore it has the same attraction as Naples. Dreams, nightmares, disappointment, torment, desperation, psychosis, the delusion of omnipotence and an obsession with youth. Hollywood represents the philosophy of our Western society. Egos multiplied by 1000, anguish and destruction. My inspiration was a photo by Jeff Burton of a Jewish cemetery, and therefore death, with the hill with the letters spelling out Hollywood behind it, promising eternal life. Talking about large egos... How’s yours? It’s huge. Infinitely large, or perhaps even bigger (laughs). I live in a world where I look outwards to the people that interest me, simple people, the people who sell you fish on the street. I like to devote myself to people who are out of the loop. I like the physicality of the relationships; I embrace it immediately. As for my ego, I’m increasingly trying to isolate myself. I want to maintain my independence, and I want to build my world with the maximum possible autonomy, free from outside influences. I like to break down boundaries, everything I create is done with anger and with my heart. When you decide to take a particular path, you don’t follow fashions. I am not the best; all I know is that my designs are different from all the others. I like to celebrate the body as a way of satisfying your personality. And your physicality. Has your vision helped you in your relationship with celebrities? The Americans discovered you before the Italians… If you wear Puglisi, you embrace my world. Nowadays I'm interested in celebrities that want to build an imaginary world. Take Madonna, for example, and her Rebel Heart tour. In that case I had a very close dialogue with her and Arianne Phillips. It was wonderful to build a true mise en scène: we worked night and day in Nassau on Long Island, where Madonna had had the stage rebuilt in a sports centre, reproducing the scenery obsessively, and taking care of the details herself. The same applied to the costumes for Katy Perry’s Prismatic World Tour. And have you seen the Fergie video? It was fantastic. Kim Kardashian, Natasha Poly, Amber Valletta and Ciara, who is a huge star. We worked with (costume designer) B Akerlund like you would on a Hollywood production. It was amusing to receive a bunch of flowers, which Fergie had signed ‘Fergie Puglisi’. What is happening to fashion? Unfortunately fashion has been killed, it no longer exists. The only way to bring people closer is to communicate with them. The world rewards fashion when it communicates with people on the street. When a woman sees a dress and says “wow, I want to feel beautiful". Or when a man sees an item and says “wow,

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I want to feel cool". That's fashion. But it doesn't happen if the majority of designers are misogynists. Luckily the world is not created by misogynists, but by women who like themselves, and by men who love women. And by men who love men, and want beautiful men. It's not just misogyny, it's also awful male fashion taste. I'm interested in exploring new ground and seeing the world from all angles. I see fashion as culture. I am an omnivore, I like both low-brow and high-brow, trash and sophistication, pop culture and classical. But to understand the trash you have to read books by Sciascia and Pasolini’s Corsaire Writings. Is this complicated relationship with consumers reflected in the problems with sales? The problem is the monopoly held by the multinationals. You have to carry on as best as you can, I know that running my own company is my best option; I have no ambitions to join a large group. Nowadays there are extremely talented designers being directed by their puppeteer masters. And just like puppet show tragedies they appear and disappear, today they're here, tomorrow they're not. I am both puppet and puppet master. I decide everything, and above all I don't owe anyone any explanations. Have you ever been approached to sell your company to a large luxury group? Yes, but I'm not interested. I want to remain Fausto Puglisi in all aspects, I want to continue my story, no matter how difficult it is. The large groups have a monopoly, but luckily end customers are too intelligent, and no longer accept compromises or being told what to do. If they don't like the clothes, they stay on the hanger. Another problem is that there are excellent creative directors who only stay a year or so at a fashion house, before moving on to another. And so the customer can no longer follow the creative direction the brand is taking. A merry-go-round does not help consumers. How difficult is it to remain independent? It's not easy. I know this might seem pretentious, but I have to build a wall around me. Your only weapons are tenacity and hard work. And freedom, which frightens or annoys a lot of people. A lot of people would prefer it if I were dead. But all this envy brings with it a lot of good luck. What future projects do you have in mind? I will concentrate on womenswear, working on it obsessively. And I will expand menswear as much as possible, the collection that got into the best shops in the world in our first season. I see my man and woman as two rebels. They could be coming out of the Spanish Quarters or going into Buckingham Palace. As I said before, I like strong contrasts. Would you ever release a haute couture collection? My collections already include haute couture pieces, by which I mean Italian style, craftsmanship and a total lack of fear. I would like to dedicate myself to creating an entire collection, but I find mixing the concepts of slow and fast too interesting. Today’s couture consists of a hand-embroidered studded jacket worn with spandex leggings. I like to imagine a woman driving a motorbike while dressed to the nines. To what extent have your Sicilian origins influenced your aesthetic taste? Sicily represents another huge culture clash. As a child you breathe in things that make their way inside you, something you can't truly understand if you're not born there. Nothing is ever filtered, it's like a punch in the stomach. The way the women I saw there dressed was a declaration of power. And I like fashion to depict power. I saw the wives of prisoners buying slushies. Platinum blondes, with printed leggings, lots of jewellery and seduction. The sea is in my DNA. Fishermen, the sun burning your skin and blinding colours. And believe me, some fishermen have a lot more style than many managers. Style is not connected to your clothes. For me, Pablo Picasso in his underpants wearing a boater hat and with his shirt unbuttoned is the epitome of style. Style is pride, culture, sensitivity and soul. Sicily is Greek, Baroque, Arabic and Spanish. And I'm all these things at once. There's nothing I can do about it, I simply like strong personalities. Or extremely cultured people. Like Nilde Iotti, a woman who crafted the history of Italy in a democratic sense, who fought for people’s rights and who was always extremely chic with spotty dresses and impeccable hair whenever she was on television. I like to mix Nilde Iotti with (porn star) Cicciolina. Talking of women - what do you think of Donatella Versace? I think Donatella is the most beautiful woman in the world. When she smiles she’s extremely pretty. She has the most blonde hair, and she takes care of herself like nobody else. I like her body; it’s an Italian emblem. She is my muse, and the woman I would most like to dress. When you launched your menswear collection in Florence, you also included some prisoners in the cast... I have always said that I am not one to judge. In general I don’t think the world is in good shape. These guys are men, they’re human. I listened to their stories - they wrote me letters full of humanity and beauty, and often their stories lack a figure to look up to. I cried. I believe in redemption, in rehabilitation. Believe me, I learned an awful lot from the experience. But who am I to judge? I want to welcome them with open arms; I’d like to go into prison and give fashion lessons. One thing I said was: “You dreamed too much and got burnt”. But you’re human. It happens. Thom Browne Story by Stefano Roncato Photos by Tommy Ton @ Thecollectiveshift A small grosgrain flag made up of three precise colours appears on Thom Browne’s jackets and on the back of his shoes, paired with his famous shorts, sported by the man himself. Below those carefully honed, tiny, perfectly fitting jackets, part of his new silhouette and one of his trademark motifs. Ever since his first collection in 2004, Mr. Thom Browne has shaken things up, putting the male figure back where it belongs. His work is marked by obsessive precision and iconic, clean lines, and always narrated with theatrical show-performances, journeys into fragments of memory, dreamlike and naive with a hint of provocation. The most recent featured a dark beach full of surfers, whilst previous creations remain etched in the memory: the male wedding and male geishas, toy soldiers with painted lips, astronauts, and the slightly Mad Men-inspired office, presented at Pitti Immagine Man. They recall 1950s and 1960s America, biting with occasional distortion, and describing male clothing like a sartorial fairytale: fairy tailoring, you could say. There's also a women’s version, with ladies who seem to have sprung out of an old American soap opera. “The next step is to keep on growing”, Browne explained, following the changes at his company with a view to expansion: the new majority shareholder Sandbridge Capital and the arrival of Rodrigo Bazan, formerly of Alexander Wang, as CEO. Quite some time has passed since he began in 2001, with five suits and a small by-appointment-only shop. What was the starting point for your latest show? It actually began with simple ideas. Surfing, young people and utilitarian items. That's my approach. Speaking of young people - how important are the new generations for you? The most important thing for me is that people live in their clothes, rather than treating them as something precious. That's why I wanted the guys to undress in front of everyone, because it's what happens in real life. It has a lot of charm. From astronauts and weddings to office furniture and Pitti Immagine Man. What does each show have that stems from you and your background? They don’t come from anything definite in my past, but rather from images that I have in my mind. It is crucial to interpret them in a different way, which is why I never use literal or pedagogical references. There are no photos, or you can't create mood boards. I like them to be how I imagine them in my mind. Sometimes I forget them, mix them up and make them even more interesting. To create a feeling… I like people to understand where everything is coming from, but always reconsidered from a different viewpoint. That is the most important thing for me. How do you find designing for other brands such as Moncler or Brooks Brothers? It works well as long as I understand and appreciate what the brand is about. I find that is the only way collaboration can work. You need mutual respect.

You pay close attention to the cut and fit of your jackets, trousers and shoes. Where does this extremely precise style of yours come from? I think it's simply my personal taste. I like everything to be in order, regular and uniform. Like a military school… I love the idea of uniformity and confidence, and the individuality of uniform. Men's fashion is changing, with cancelled shows and designers changing jobs rapidly. What is happening to menswear? I imagine everyone is trying to figure that out. I know what works for me, and I love producing runway shows. My business is going well and I see no reason to change. It is important that everyone understands what is best for them. And it is interesting to see the new approaches people are trying, taking on new challenges. Sandbridge Capital has bought the majority of your company from the Japanese firm Stripe International, and you have a new manager. How should these changes be seen in the context of your company and your business? Everything has been going well for several years, and I wanted to be ready to take advantage of this positive time. I really want to grow. And I really want to be able to do everything that I am capable of. My relationship with Japan has always been good, and they will always play a role. Personally, I wanted someone who would help me achieve significant growth. What is the next step? We will continue to approach the collections in the same way. Women's fashion is becoming increasingly important, so we will focus a lot on womenswear. Menswear has always been important. But I want to open some shops, because I don’t think there is anything better than having control over people’s experience. Will there be any new collections? No. With the men's and women's pre-collections and main collections, we have 12 a year. I think that's already plenty. As you've mentioned them, what do you think about the whole mechanism that has led to pre-collections and the latest promise of see now, buy now? Is it necessary? Here too, everyone has to work out what works best for them. I know that it was good for my business. It worked for me. You show your range in Paris and your Moncler Gamme Bleu pieces in Milan. But do feel more American or more European? I feel very American. International, undoubtedly, but I feel very American and I want people to always see an American sensibility in my collections. It's important to respect it, because in some ways in the 1950s and 1960s there was true American appreciation across the world, with many people outside America more passionate than the Americans themselves. But this was lost a little in the 1970s and 1980s. I would really like to see it brought back and appreciated internationally. Last year, during the men’s part of New York Fashion Week, you launched a tailoring section... It's going well: I have bought the factory in New York. Even though my fashion shows have some provocative ideas, the quality of the garments remains fundamental. This is a collection of classic, beautifully made suits. Do you like living in the Big Apple? Is it the centre of the world? I love being in New York, but I also really like travelling. And a lot of my work happens when I'm away. How do you manage to balance all these different projects? You simply have to do it, there's no choice. I like being organised, and I have some excellent people around me. Obviously, I have schedules to follow. But it also depends on my way of approaching design. Everything is designed from scratch, from head to toe. It's not a question of simply applying the final styling. What do you have in mind when you design the collection? The whole look. Do you draw? No. I have the ideas in my mind, like conceptual sketches. These aren't easy to read at first, but my team in the office can interpret them. You said that your fashion shows always contain a hint of provocation, even if the item is made perfectly… When you make garments so perfectly, there has to be something that renders them a little imperfect. Completely perfect things aren't interesting. You need a touch of personality. What did you want to get across with your fashion shows based around the wedding or the toy soldiers? Did you want to give menswear a twist from the inside? I want it to have a different look, with an easy idea to grasp and something that is not so immediately comprehensible. Something to make you think. Differently. What you think of the latest wave of provocation in other peoples’ shows? I don't watch any other fashion shows. It makes my work as a designer easier. Sometimes, when you see too much, it can be intimidating. And it is so easy to be influenced subconsciously. I always say that ignorance is bliss. Are there any designers you particularly like? Anyone who creates interesting and courageous items. Rei Kawakubo. There's nobody like her. A creative genius... I appreciate quality. And everyone with a ‘pure design’ approach to design. If you had time, given your commitments, would you design for a major fashion house? I would never abandon my brand, but there is one fashion house I would design for. I’m not telling you which one, though. Is it Italian or American? Neither. French? … (laughs) Dries Van Noten Story by Stefano Roncato Photos by Tommy Ton @ Thecollectiveshift Freedom. This first, fundamental word is the key to understanding the world of Dries Van Noten, to open up a universe where everything matches effortlessly, with the style and elegance that is in the Antwerp-born designer’s DNA. Creative freedom that allows him to fly between art and music, design and dance, travel and food and history and the younger generations. And freedom to grow in a “natural, organic” way, as he himself puts it, to flaunt his fashion house’s proud independence. The designer epitomises this independence, acting as the standard bearer for a business strategy designed predominantly around emotions and feelings, similar to those produced by his fashion shows. Like his most recent menswear show, where the models paraded in front of a wall covered with 1200 old car headlights, in a dazzling, magical expanse of light. You latest menswear show was once again packed full of emotion... I think it’s important to create and show my collections with a certain vision. But given how things are going, with all this mixing of this and that, of different genders, it was also crucial that this was a men’s show. A masculine men’s show. Men deserve more than just a presentation of accessories. What does menswear mean for you? I like working on men, and I like working for women. From my very first projects I have always been fascinated by mixing elements of the two wardrobes. But at the end of the day a menswear collection is purely by a man, for men. It’s fine for women to buy items for their man. But my concept, my way of understanding the collection, is based around men, and not some kind of middle way between man and woman. What is your take on what is happening to men's fashion? Cancelled shows… Many firms are concentrating on products and not on creativity. But creation is what starts everything off. Business isn't going very well for everybody, but touch wood, we have never stopped growing. It's a big challenge, especially given the recent Brexit, as we don't know what will happen. A lot of people probably think that to get better returns they have to offer more products. But then you have fashion houses launching pre-collections,

another collection, a main collection… And people have simply got bored of it. I love fashion, and I've always kept an eye on what people are up to. And it says it all that I no longer look at other firms’ pre-collections - I'm already fed up of them. It's a shame. It’s better to concentrate and draw attention to yourself than to organise shows to display boring navy suits. It's not what people are looking for. So what do people want? I'll make an analogy with food, which, in my view, is equally important. It’s something people are very interested in at the moment. Five years ago, you'd go into a restaurant with three Michelin stars and 50 waiters around you. Nowadays the top restaurants have one chef, one girl serving and a bottle of extremely tasty wine with an unpronounceable name. People are looking for something local. I remember an Italian film where they went back to producing cheese by hand. And that's what's happening. You don't need to build marble temples for your shops, you just need a different product, a different approach. Something we are learning from food is that you can't buy it on the internet. Food is a good learning curve for fashion, to understand how people have started to think. The same is happening for travel. Five years ago, you'd go on holiday to a five-star hotel. Nowadays you go halfway up a mountain where you have to milk a cow if you want any milk. It's a different approach, but it is having an impact on fashion. Closer to how people live… For this fashion show we worked with a calligrapher, a 23-yearold Russian guy. He spends the day writing. His house is covered in paper with all his different styles. It’s great that people have these passions. What do you think about the new wave from Eastern Europe? People might currently be obsessed with Demna (Gvasalia) and Gosha (Rubchinskiy), but I think nowadays creativity is coming from all over the world. In my studio we have guys from Slovakia, Poland, Italy, England, Holland and America. It's an international group, just a group of young guys. They see the same things, read the same things, and look at the same things on the internet or on Instagram. Nationality is no longer so important. You chose to plough an independent furrow for your fashion house, with a very personal growth model... Our business strategy is to not have a business strategy. Joking aside, we obviously do have plans, but growth has to happen spontaneously. Perhaps ‘organically’ is the best word for it. We meet interesting people and good opportunities arise. The same thing happens with shop openings. Opening a shop in Paris was not in our business plan. But we found this space, fell in love with it and opened a store there. That's how we work. You said you really love fashion. What particular things do you like? Everything. We are spoiled working in a sector like this. We tend to undervalue how lucky we are. With interesting things to see and do, young people to invest in, and the unique opportunity to be truly creative. And it's true that as well as making beautiful clothes, you can also make a decent living. Also, new talents have space to make their mark. If you communicate in the right way, you get noticed. How did you get into the world of fashion? I grew up in a shop. My parents had a fashion shore in the countryside near Antwerp. I always travelled with them to Paris, Milan and Florence to buy collections from a very young age. For me continuing in this direction came naturally. When you're small you only have two ways of reacting. Either you hate it and rebel against it. Or you love it. I had two separate educations, at school and in the fashion store. Not to mention my father forcing me to garden. Every weekend I had to do it for him, something I hated at the time. But I’ve ended up loving it. When I was 18 I ran away to the city and vowed that I would never set foot in a garden again. But when I was around 30-35, I suddenly wanted a terrace, pots and a house surrounded by greenery and plants. What happened to the famous Antwerp Six? They're still around. We still see each other, we are friends and in contact. I recently met Walter [Ed: Van Beirendonck] at a fashion show at the Royal Academy in Antwerp. It's a small city, and so we cross paths fairly frequently. How did you feel when your name was mooted to design for large fashion houses? I'm already busy enough with my own collections. Even though I don't do pre-collections, it's a full-time job. I take it all very seriously, and I love the creation part, even the little things. Some great designers come into the office, set out the guidelines and prefer to be away when the team develops the collection. I prefer to be involved in everything, including deciding the size of the stitching or the right crystal to apply. From David Bowie to the sixteenth century - where do you get the inspiration for your collections? It never comes alone or at a single moment. It is always a group of ideas, an atmosphere I want to describe. This season saw a return to craft, to handmade, with rustic materials like linen. When I think of craft, the natural association is with the Arts and Crafts Movement. Revisiting tapestry, for example. But I keep my eyes open to see what is going on. I go to Freeze and see young artists producing ceramics… Do you collect art? We don't collect anything. We buy things we like. Collecting means being obsessed by a certain thing. For me it can be expensive or cheap, valuable or not, something made of plastic found on the street or a beautiful artwork. It can be furniture or art. I don't differentiate. What you think when you see someone dressed in Dries Van Noten? I like it. And I like to see how it is being worn. It's clearly a huge compliment seeing someone dressed from head to toe in my collection. But it's also nice to observe how certain young people interpret it, guys who have to save up their money to buy it, and who buy a T-shirt and wear it in their own personal style, with rolled up sleeves and jeans. Using the clothes to describe something about themselves. Like the models who receive a T-shirt at the end of the fashion show, and who perhaps wear it to the rehearsals for the next season’s show. Completely faded, because they have worn it and washed it multiple times. It is important to look to the younger generations? Of course, because every generation wants to leave its own mark, and show itself in a different light. And nowadays, with social media, you see it. Fashion is becoming an important tool to express who you are and what you do. What relationship do you have with social media? It's part of the world, you can either love it or hate it. Like cars. Do you like driving? But I'm not obsessed. Are you obsessed by anything? Perhaps. But I don't want to give everything away. Do you have any regrets? I am happy with what I have achieved. But I feel that to get this far, I’ve had to take some decisions and make certain sacrifices. But I can't complain. Do you like how designers are defined, or is it reductive? A definition is always limiting in some way. I prefer to think about freedom. Freedom of action, and freedom to work with my team, which is becoming increasingly important because you can't do everything by yourself. You have to be creative as an individual to create a collection, but you have to be even more creative to choose the right people to surround you. To stimulate and challenge them. But also to give them the freedom to go against what you yourself asked for. Junya Watanabe Story by Stefano Roncato Photos by Tommy Ton @ Thecollectiveshift An antenna that captures signals from the future and can describe what will happen. Fabrics. Lines. Colours. Prints. Patterns. Renowned partnerships with other brands. Today they tread Junya Watanabe’s catwalk, in his shows that ooze determination. Tomorrow they become an inspiration for the entire fashion system. With a mechanism that gets lost in translation. There’s no need for too many words, because the clothes speak for themselves: they are like 3D thoughts, projections that stem from the reflections of the designer who was born in Fukushima and who graduated from the Bunka Fashion College in Tokyo. He famously then grew up in the world of Comme des Garçons,

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MFF-Magazine For Fashion | 119 under the protective wing of Rei Kawakubo, the creative spirit behind the Japanese brand and aesthetic philosophy. He doesn’t give many interviews, and he doesn’t come out at the end of shows. But when you are lucky enough to enter his world, his thinking is clear and enthralling. He is avant-garde and real at the same time. Ultra-creative, but without renouncing business sense. Combining techno/dreamlike shows and runway shows in super-street contexts, like his latest menswear offering, with graffiti on the walls and tattooed faces. This catwalk marks 15 years since his debut menswear collection, and is a good starting point for understanding how his creative process works. “When we decide upon a theme, we begin our research, and try to go deep into it. Our creation is based on becoming maniacs”. Facial tattoos. Music-inspired prints. Where did you get the idea for your Spring/Summer 2017 gang? I drew inspiration from the look and feel of retro gangsters. I took a very light and almost humorous approach to what they wore and their antics - the small-time hustlers and henchmen in the farcical film Black Cat, White Cat (Ed: directed by Emir Kusturica) were an inspiration. Your first menswear show was in 2001... How has your menswear changed in fifteen years? What is your starting point when designing a collection? In every collection we look internationally for a new approach, partly because of our desire to do something different. When we decide upon a theme, we begin our research, and try to go deep into it. Our creation is based on becoming maniacs. You once said: “For the women’s collections, I try to look for what has yet to be seen. For the men’s collections, I play within the rules”. Is your menswear more ‘real’ and your womenswear more avant-garde? Do you have different approaches? As a creator, I try to create something exciting, believing that excitement will sell. It’s the same for both men’s and women’s. How did you meet Rei Kawakubo? What is working with her like? How would you define the Comme des Garçons project? I rarely get to work with her directly, nor do I get any day-to-day advice. I am certainly inspired by her way of working and the environment at Comme des Garçons, which she creates, and I live in. Co-branding has become very popular. You were one of the first to collaborate with other brands such as Moncler, Levi’s and All Stars... Where did you get the idea? Why are your collaborations so successful? Making clothes that are similar to the classics is easy. But imitation could never express the story behind the originals. I wanted makers with an attractive background to make pieces tailored to my taste, so I could then add those pieces to my collection. That was the starting point in my work with other makers. I choose the partners that I feel I need for the collection. What is most important for a designer today: being creative or being business-oriented? Making money is a given in business. The company has strict targets that it expects me to achieve, and I also believe sales provide a certain measure of success. The balance between all of this and creativity is always on my mind. Although the objective of my creation is not to please our business customers, it would be useless if nobody paid any attention. The standard is set in my day-to-day life. I put up my own antennae to verify my own standard. Basically I propose what I think is good in my collections, and as a result we win over our customers. Are you ever satisfied with your collections? Maybe it’s a personal thing, but I have never thought “this is the best”. How difficult is it to create something interesting today? I too feel the crisis of not being able to create anything that I think is new any more. But I can only do my best.

Pycckий Фаусто Пульизи Репортаж Стефано Ронкато Фото Томми Тон @ Thecollectiveshift Пол в его новой студии сегодня выглядит как примерочный зал, расположенный вертикально. Кусочки дорогой ткани, ещё незаконченные вышивки, наброски платьев выполнены с таким минимализмом, который может дать только штрих карандаша. Кажется, что они берут энергию прямо от земли, они готовы преобразоваться, совершить чудо в цветах, кристаллах, чувственности, чтобы стать алтарём обольщения в нарядах Фаусто Пульизи. «Мне не нравится неопределенность», - заявляет дизайнер родом из Мессины, который сдерживает свое обещание. Его эстетический путь превращается в повествование в ярких красках, в поток сознания Джойса с неукротимым каскадом. Образы, воспоминания, внушения, люди, имена, места… Без утаиваний, не слишком дипломатично, очень правдиво. Как прошел дебют мужской коллекции? Честно говоря, я всегда хотел её сделать. Я уже представлял мою женщину со своим мужчиной. Я предался своей идее, у меня уже были четкие представления: свободные мужчины, реальные люди. Люди, которые мне нравятся, особенно когда я уезжаю на юг… Куда на юг? Может быть это тенденция, но Неаполь для меня всегда наваждение, как наркотик. То же самое хочу сказать и про Палермо, более черный, аристократичный и суровый, в некотором плане. Палермо черно-белый, экстремальный, абсолютный. Неаполь – многоцветный и более безумный, как Флорида. Есть театральная Пульчинелла, которая тоже является безумием. Театральным. Я также думаю о Рио-де-Жанейро. Флоридой я жил, она может соблазнить и напугать, это уникальное место в Америке, которое опережает Майами, где существует невероятная иррациональность. Всё что может пугать – экстремально привлекает. Неаполь, Рио, Палермо, Флорида. Что их обобщает? Все эти места имеют сильный культурный взрыв. Силу получают от дорог, творчество от королей или квартала Дзен в Палермо, кварталов Спаньоли или в Секондильяно Неаполя, от фавел в Рио. Мне нравятся женщины и мужчины смелые и уверенные в себе. Именно эта уверенность проявляется больше всего в сложных ситуациях, где ты придумываешь свой стиль жизни. Этот мужчина – максимально представлен народом. Это Мазаньелло, он всегда в моей голове. Одеваюсь как хочу, делаю что хочу, я – король. Не потому, что ты действительно король, а потому что ты чувствуешь себя королем. Обожаю миф про «мне нечего терять». Только так ты можешь быть действительно свободным. Вы говорили, что эстетически они любят одеваться очень ярко, некий гламур испанских кварталов… Несомненно. Еще раз вернёмся к идее Неаполя Dolce & Gabbana. Миф об итальянском стиле испокон веков всех интересовал. Будь то София Лорен, Щаща и Верга, неореализм или Il Gattopardo («Леопард») – всем им нужно отдать должное за их необыкновенность. Это дань свободе по-итальянски. Свобода и счастье пугают. Знаете, что говорил Пиранделло? Если ты любишь себя, то сможешь по-настоящему полюбить человечество. Человечество – самый большой источник вдохновения. Почему для вас так важен тот момент, когда вас позвали в Dolce & Gabbana ? На тот момент я решил уехать из Италии. В 2009 и 2010 г. я представил свою кандидатуру на Who’s on next и оба раза не прошёл. Два раза вызван и два раза не прошел. Я был выставлен за дверь какой бы то ни было возможности. У меня был сотрудник, которого не было рядом и которого я покинул в тот же день, когда он мне сказала, что я никем не стану. И как только я это сделал, совершенно неожиданно меня зовут в Dolce & Gabbana. Это был шанс заявить о себе и остаться в Италии. С того момента всё и началось.

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Что вам говорили Доменико Дольче и Стефано Габбана? Это большие люди, настоящие и честные. Именно они были моим первым стимулом продолжать и не сдаваться. Я очень привязан к ним, и не только за тот шанс, что они мне дали, но который был единственным способом представить мои изделия. Я благодарен и за ту большую семью, что нашел в лице, конечно же, Стефано и Доменико, но также и Альфонсо (брат Доменико Дольче, прим. редактора), Симоны Барони, ребят из магазина, людей из Martini, даже официантов, которые были мне как родные. Если не в Милане, то где бы вы искали ваш путь? В Америке. В Нью-Йорке или Лос-Анджелесе. Это те города, к которым я питал сильную любовь даже тогда, когда они не были в моде. Я сделал себе татуировку «Hollywood» на руке. И этим всё сказано… Лос-Анджелес – величайшее место слияния всех культур высоких и низких слоев, основной тенденции и авангарда. Дэвид Линч сосуществует с хардкором. А все эти пальмы? Я их обожаю. Конечно же, с Нью-Йорком останется всегда неразрывная связь. Что для вас представляет Голливуд? В голову приходит образ Софи Лорен и Мерлин Монро, Кларка Гейбла, Греты Гарбо и костюмы Адриана. Но то, что я думаю о Голливуде – истинное отчаяние, т.е. он так же прекрасен, как и Неаполь. Сон, кошмар, разочарование, мучения, отчаяние, психоз, мания всемогущества, наваждение молодежи. Голливуд представляет философию нашей западной культуры. Эго в максимальной проекции, тревога, разрушение. Вдохновение снизошло на меня от фотографии Джеффа Бертона, на которой было запечатлено еврейское кладбище, следовательно смерть, на фоне холма с надписью Hollywood, обещающей вечную жизнь. Вы говорите о максимальной мощности эго. Какое оно у вас? Очень высокое. Энной мощности, а может и больше (смеётся). Я живу в мире, обращенном наружу, к интересующим меня людям, простым, которые продают тебе рыбу на улице. Мне нравится стараться для тех, кто находится за пределами моды. Мне нравится телесность в отношениях. Я обнимаю сразу. Что касается моего эго, я всё больше стараюсь изолироваться. Мне нравится моя независимость и я хочу создать мой мир в максимальной автономности и без влияния внешних воздействий. Мне нравится выходить за грани, все мои работы я создаю с яростью и душой. Когда ты решаешь начать какой-то путь, ты не следуешь моде. Я не лучший, я знаю лишь то, что мой проект отличается от остальных. Мне нравится превозносить тело, как удовлетворённость своей индивидуальностью и физической природой. Ваше видение помогло вам в отношениях со знаменитостями? Американских открыли раньше итальянских… Если ты одеваешься в Puglisi, ты охватываешь мир. Сегодня меня интересуют знаменитости, желающие создать определенный образ. В работе с Мадонной и Reabel heart tour произошел очень тесный диалог с ней и Арианной Филлипс. Мне очень понравилось создавать настоящую инсценировку, работать день и ночь в Лонг-Айленд, где Мадонна заставила переделать сцену в манеж Нассау, воспроизводя сцену маниакально, лично курируя детали. То же самое произошло при выполнении костюмов для концертного тура Prismatic world tour для Кэти Перри. Вы видели видео Ферги? Это было невероятно! Ким Кардашян, Наташа Поли, Амбер Валлетта, Чира… Потрясающе! С Би Акерлунд (костюмер) мы работали так, как работают на голливудском производстве. Было занимательно получить букет цветов от Ферги, подписанный Ферги Пульизи. Что происходит сейчас с модой? К сожалению моду разрушили, её больше нет. Единственный способ сблизить людей – общаться с ними. Мир награждает моду тогда, когда общается с улицей. Когда женщина видит одежду и восклицает «Вау, я хочу чувствовать себя прекрасной!», или когда мужчина видит какую-то вещь и говорит «Вау, хочу выглядеть крутым!». Это и есть мода. Но этого не произойдет, если большинство дизайнеров являются женоненавистниками. К счастью мир состоит не из женоненавистников, а из женщин, которые нравятся себе и из мужчин, которые любят женщин. Из мужчин, которые любят мужчин, даже если желают мужчин красивых. Речь не только о женоненавистничестве, а ужасном вкусе к мужчине. Мне же интересно открывать новые горизонты и видеть мир на 360°. Для меня мода – это культура. Я всеядный, мне нравится высокое и низкое, мусор и изысканность, культура поп и классика. Но чтобы понять мусор нужно прочитать Щаща и Пиратские рассказы Пазолини. Эти сложные отношения с потребителями отражается негативно на продажах? Проблема в том, что существует монополия многонациональных корпораций. Нужно рассчитывать на собственные силы. Я знаю, что лучше моего дома для меня ничего не существует. У меня нет сильного желания войти в крупный концерн. Сейчас много прекрасных стилистов, которыми руководят кукловоды, марионеточники. И как обычно происходит с куклами, они появляются и пропадают, сегодня есть, а завтра – кто знает. Я кукла и кукловод самого себя. Я сам все решаю, а главное, я никому не должен ничего объяснять. Вам приходилось когда-нибудь сталкиваться с вопросом продажи крупному люксовому концерну? Да, но меня это не интересует. Я хочу остаться Фаусто Пульизи во всем и для всех. Хочу продолжать мою историю и понимаю, что это нелегко. Есть монополии крупных корпораций, но к счастью конечный клиент слишком умён и не принимает наставлений и компромиссов. Если одежда не нравится, то она останется висеть на вешалке. Другая проблема – есть много замечательных креативных директоров, которые задерживаются на этой должности год или чуть больше в модном доме, а потом на его место приходит другой. Конечный клиент уже не в состоянии понять креативную дирекцию. Такие круговороты не помогают потребителю. Насколько сложно остаться независимым? Это непросто. Мне наплевать, если буду казаться самонадеянным, но мне приходится ограждать себя стеной. Твоё оружие – твердость и упорная работа. А также свобода, она многих пугает и раздражает. Для многих я уже умер. А вы знаете, что вся эта зависть приносит удачу? Какие следующие проекты вы наметили? Сконцентрироваться на женском образе, неотступно заботясь о нем, и вызвать сильный гнев мужчины – это коллекция, с которой мы вышли на лучшие магазины мира первого сезона. Как я их вижу вместе? Два бунтаря. Они могут выйти из испанских кварталов или войти в Букингемский дворец. Повторяю, мне нравятся сильные контрасты. Хотели бы вы создать коллекцию высокой моды? В моих коллекциях всегда есть изделия высокой моды. Под этим понятием я подразумеваю итальянский стиль, ручную работу и полное отсутствие страха. Мне бы хотелось посвятить себя целой коллекции, но меня больше прельщает смешивать медленные и быстрые концепты. Расшитая вручную косуха с леггинсами из спандекса и есть высокая мода сегодня. Мне нравится идея женщины за рулем мотоцикла в одежде кутюр. Насколько ваши сицилийские корни повлияли на ваш эстетический вкус? Сицилия – это ещё один сильный «взрыв». В детстве ты живешь среди вещей, которые становятся частицей тебя самого и тебе становится непонятно, действительно ли ты родился там. Ничего не отфильтровывается, это как удар в солнечное сплетение. Женщины, которых я видел, их стиль наряжаться был символом силы. Мне нравится мода с точки зрения иконографии силы. Жены заключенных, пьющие граниту… Светлые платиновые

волосы, леггинсы с рисунками, много украшений, обольстительность. Море у меня в крови. Рыбаки, палящее солнце обжигает кожу, ослепляющие цвета. Поверьте, некоторые рыбаки обладают большим стилем, некоторые менеджеров. Стиль – это гордость, культура, чувствительность, душа. Сицилия греческая, барокко, арабская, испанская, а я всё вместе взятое. Ничего не могу поделать, мне нравятся сильные личности, или же предельно культурные. Как например, Нильде Иотти – женщина, которая внесла огромный вклад в историю Италии в плане демократии. Она боролась за права, носила всегда шикарную одежду в горошек и безупречно уложенные волосы, когда я видел её по телевизору. Мне нравится смешивать образ Чиччолины с Нильде Иотти. Вы говорите о женщинах. Что скажете о Донателле Версаче? Для меня Донателла самая красивая женщина в мире. Она прекрасна когда улыбается. Она самая блондинистая, самая ухоженная, мне нравится её тело, оно – итальянская эмблема. Она моя муза вдохновительница. Она та женщина, которую я бы хотел одеть. В показе мужской коллекции во Флоренции вы одели моделей даже как заключенных… Я всегда говорю, что я никто, чтобы осуждать людей. Я не думаю, что в мире все идет хорошо. Эти парни – люди, живые, я слышал их рассказы, они писали мне письма, наполненные человечностью и красотой, часто в их историях нет исходных образов. Я плакал. Я верю в искупление, в реабилитацию человека. Поверьте, этот опыт очень обогатил меня. Кто я такой, чтобы осуждать их? Я бы хотел принять их, я бы пошел в тюрьму проводить уроки моды. Я сказал одну вещь: «Вы слишком много мечтали и этим сожгли себя». Но это свойственно человеку. Так бывает. Том Браун Репортаж Стефано Ронкато Фото Томми Тон @ Thecollectiveshift Маленький флажок из корсажной ленты, на которой четко выделяются три цвета, появляется на пиджаках, на задниках обуви, которая носится с его знаменитыми шортами и в которых он сам ходит, а также под этими строгими, зауженными, подогнанными должным образом по фигуре пиджаками, которые являются одним из элементов нового силуэта, фабричная марка мистера Тома Брауна. С самой первой коллекции 2004 года она создала сумятицу в порядке, переустраивая мужской силуэт. Маниакальная точность и идеальная чистота линий представлены в виде театрального шоу, путешествий в обломках памяти, сюрреального и наиф с ноткой вызова. На последнем представлены серфингисты «дарк», запечатлённые в памяти прецеденты, мужчина-гейша, оловянный солдатик с накрашенными губами. Астронавты или же офис с немного безрассудными мужчинами представлены на выставке Pitti immagine uomo, они вызывают в памяти 50-е и 60-е американские годы, царапают представление каким-нибудь искажением, повествуя о мужской одежде, как о швейной сказке. Сказочный стиль, склоняющийся к женскому, с моделями, вышедшими из американских сериалов былых времен. «Следующий шаг? Продолжать расти», - объясняет сам Браун после перемен в своей компании с целью её расширения. Теперь новый держатель контрольного пакета акций Sandbridge capital, а исполнительный директор Родриго Базан, заместивший Александра Вонга. С тех пор, как в 2001 г. он начал свою деятельность с пятью платьями и магазином by-appointment-only (только по записи) прошло много времени. С чего началось ваше последнее шоу? Все началось с очень простых идей. Сёрфинг, молодежь, утилитарные элементы. Таков мой подход. Вы говорите о молодежи… Насколько для вас важны новые поколения? Для меня самое главное, чтобы люди жили в своей одежде. И чтобы они не обращались с ней, как с хрустальной вазой, а использовали её. Именно по этой причине я хотел, чтобы мои модели разделись перед всеми, потому что это так, как бывает в реальности. В этом много шарма. Астронавты, женственность в мужчине, офисная обстановка на выставке Pitti immgine uomo… Что есть в каждом шоу, что принадлежит вам, вашему заднему плану? Это не происходит из чего-то, определенного моим прошлым, а из представлений, которые находятся в моей голове. Очень важно интерпретировать их каким-то другим способом, поэтому я и не использую художественные и дидактические изображения. Никаких фотографий или мудбордов. Мне нравится, что они такие, как я их чувствую в своем воображении. Иногда, подзабыв, я смешиваю их и делаю ещё более интересными. Чтобы подарить ощущения… Мне нравится, что люди понимают откуда все берется, но всегда следует пересматривать идеи с другой точки зрения. Это для меня самое главное. Как вы находите дизайнерскую работу для таких брендов, как Moncler или Brooks brothers? Все хорошо, если я понимаю и ценю бренд. Думаю, это единственный способ сотрудничества. Необходимо взаимное уважение. Внимание к крою и подгонке пиджаков, брюк, обуви. Откуда у вас такой четкий стиль? Думаю, это всего лишь мой личный вкус. Мне нравится, когда все в порядке, правильно и форменно. Как в военной школе… Мне нравится идея единообразия, уверенности и индивидуальности униформы. Мужская мода меняется. Много аннулированных шоу и быстро сменяющихся дизайнеров. Что происходит с мужской модой? Думаю, все бы хотели это понять. Я знаю, что необходимо для меня и люблю делать показы мод. Мой бизнес идет очень хорошо и я не вижу повода для перемен. Важно, чтобы каждый понимал, что для него является лучшим. Очень интересно наблюдать, как ищутся подходы к новым идеям, бросая новый вызов. Sandbridge capital приобрела контрольный пакет акций компании у японской Stripe international, появился новый менеджер. Как отразились такие перемены на вашей фирме и в бизнесе? Все идет очень хорошо уже несколько лет и я хочу извлечь максимальную пользу из этого положительного момента. Я, во что бы то ни стало, желаю развиваться и быть в состоянии делать все, что могу. Мои отношения с Японией всегда были хорошими и всегда останутся партнерскими. Я бы лично хотел, чтобы кто-нибудь помог мне реализовать решительный рост. Каким будет следующий шаг? Мы будем продолжать реализовывать наши коллекции как и раньше. Женский образ заслуживает все большего внимание, поэтому мы будем очень фокусироваться на женской одежде. Мужской образ всегда был важным для нас, но я хочу открыть магазины, поскольку думаю, нет ничего лучше, чем держать под контролем человеческую практику. Будут ли новые коллекции? Нет. Учитывая пре- и главную мужскую и женскую коллекции, у нас уже набирается 12 в год. Думаю, это уже много. Что вы думаете о всех этих выдуманных механизмах пре-коллекций и недавнего заявления создать формулу see now buy now (увидел – купил)? Нужно ли это? В этом случае тоже каждый должен понять, что лучше для него самого. Знаю, что моему бизнесу это помогло. Для меня это сработало.

Вы делаете показ в Париже со своей линией или Moncler gamme bleu в Милане. Кем вы себя больше чувствуете: американцем или европейцем? Я чувствую себя истинным американцем. Конечно, я интернациональный, но чувствую себя настоящим американцем и хочу, чтобы люди всегда видели американскую чувствительность в моих коллекциях. Очень важно демонстрировать своё уважение к ней, потому что во всем мире в 50-х и 60-х годах существовала положительная оценка американского стиля. Многие демонстрируют её больше американцев. Это немного утерялось в 70-х и 80-х годах, поэтому вернуть её обратно и заставить оценить в международном плане – это то, чего я очень сильно желаю. В прошлом году во время недели мужской моды в Нью-Йорке, вы запустили портняжное дело… Всё идет хорошо, я приобрел фабрику в Нью-Йорке. Потому что, даже если в моих коллекциях и есть провоцирующие идеи, качество одежды останется основным фактором. Та коллекция включает прекрасно выполненную классическую одежду. Вам нравится жить в Нью-Йорке? Этот город – мировой центр? Мне нравится жить в Нью-Йорке, но я очень люблю путешествовать. Очень много в моей работе происходит, когда меня нет. Как вам удается согласовывать все эти разные дела? Ты просто должен это сделать, другого выбора у тебя нет. Мне нравится организованность и вокруг меня находятся нужные люди, план, который, естественно, должен быть. Но зависит и от того, как вы подходите к дизайну. Всё, с головы до ног, нарисовано с самого начала, это не вопрос конечного моделирования. О чем вы думаете, когда создаете коллекцию? Обо всем внешнем виде. Вы лично рисуете? Нет. У меня идея в голове, это как бы концептуальные наброски, которые не так-то просто понять, но моя команда в студии в состоянии интерпретировать их. Вы сказали, что на ваших показах, даже если наряд имеет идеальную фактуру, всегда есть какая-то провокационная нота… Когда ты создаешь их такими совершенными, необходим какой-нибудь элемент, который сделает их немного несовершенными. То, что абсолютно идеально неинтересно. Нужна какая-то нотка индивидуальности. Женственность в мужчине или оловянный солдатик. Что вы хотели сказать теми показами? Придать особенность мужской одежде? Я хочу дать другое воззрение, простую для понимания идею и что-то, что воспринимается не сразу. Это заставляет думать по-другому. Что вы думаете о последней волне провокаций в других шоу? Я не смотрю другие показы. Таким образом мне легче выполнять мою дизайнерскую работу. Порой, когда видишь слишком много это может быть опасно. Очень легко попасть под влияние на подсознательном уровне. Я всегда говорю, что неведение – это счастье. Вам нравятся какие-нибудь дизайнеры? Те, кто создает что-нибудь интересное и смелое. Рей Кавакубо. Она уникальна. Поговорим о творческом гении… Я ценю качество и всех, кто подходит к дизайну как к исключительно дизайну. Если бы у вас было больше времени стали бы вы работать для крупного модного дома? Я никогда не оставлю свой бренд, но кое для кого я бы поработал. Для кого? Не скажу. Итальянский или американский модный дом, например? Ни тот, ни другой. Французский? … (смеётся) Дрис Ван Нотен Репортаж Стефано Ронкато Фото Томми Тон @ Thecollectiveshift Свобода. Это первое и основное слово, которое становится решением, чтобы понять мир Dries Van Noten. Он превращается в ключ, открывающий вселенную, где все сочетается с естественностью и с тем стилем и элегантностью, что заложены в днк дизайнера из Антверпена. Творческая свобода иметь способность парить среди искусства, музыки, дизайна и танца, среди путешествий и кухни, среди новых поколений и истории. Свобода развиваться «натуральным, органичным» способом, как заявил сам дизайнер, чтобы выставить напоказ гордую независимость своего модного дома, эмблемой которого становится стилист, знаменосцем деловой стратегии, связанной с душой и чувствами. Ощущениями и чувствами, которые напоминают те, что были представлены на его показах, как, например, в последней мужской коллекции, где модели ходят по подиуму перед стеной из тысячи двухсот автомобильных фар, под ярким, ослепительным и магическим светом. На последнем показе мужской коллекции вы снова создали очень эмоциональное шоу … Для меня очень важно выполнить мою коллекцию и выложить её в каком-то представлении. Но учитывая поджимающие сроки, со всей этой суетой, гендерным миксом, главной задачей было создать шоу мужской коллекции. Мужественное шоу. Мужчина заслуживает быть чем-то большим, чем просто представлением аксессуаров. Что для вас представляет мужская одежда? Мне нравится работать над мужчиной, мне нравится работать для женщины. С самых первых моих работ я всегда был очарован смешением двух гардеробов. Но в итоге мужская коллекция – это исключительно man for man (мужчина для мужчины). Не проблема, если какая-то женщина купит что-то для него. Но в моем понимании, в моей манере «зачать» коллекцию, я думаю как мужчина, а не как что-то среднее между мужчиной и женщиной. Что вы думаете о том, что происходит с мужской коллекцией? Аннулированные шоу… Многие фирмы держат курс на продукцию, а не на творчество. Но творчество является началом всего. Не у всех бизнес идет очень хорошо. Не хочу сглазить, но у нас он постоянно растет. Это, конечно, вызов, если вспомнить недавний Brexit, мы не знаем, что произойдет. Возможно, многие думают, что для увеличения прибыли необходимо представить больше продукции. Но потом модный дом запускает пре-коллекцию, потом ещё коллекцию, одну главную… Публика от этого просто устает. Я люблю моду и всегда наблюдал за тем, что делают люди. И если я больше не смотрю пре-коллекции других, это говорит о том, что меня ими утомили. Мне жаль. Лучше сконцентрироваться и привлечь внимание, чем организовывать показы скучных костюмов в морском стиле. Это не то, что нужно людям. А что нужно людям? Это аналогично еде, которая для меня также важна. Люди сейчас очень заинтересованы ею. Пять лет назад мы ходили в трехзвездочный ресторан с пятьюдесятью обслуживающими официантами. Сегодня же топресторан имеет шефа, обслуживающую девушку, бутылку вкуснейшего вина, но с непроизносимым названием. Существует поиск ближайшего места. Помню итальянский фильм про возвращение к кустарному производству сыра. Это именно то, что происходит сейчас. Не нужно строить магазины, как мраморные храмы, нужен другой продукт, другой подход. Что мы знаем о еде? То, что её нельзя покупать в Интернете. Еда – это прекрасная школа для моды, которая учит понимать, как люди начали думать. То же самое происходит и с путешествиями. Пять лет назад мы ездили отдыхать в пятизвездочный отель. Сегодня же мы едем в горы, где придётся доить корову, чтобы попить молока.

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Это, конечно, другой подход, но он немного пересекается с модой. То есть, ближе к тому, как люди живут… Для этого показа мы сотрудничали с одним каллиграфом, парнем 23-ёх лет. Он целыми днями пишет. Его дом наполнен бумагой с многочисленными видами письма. Это просто здорово, что у людей бывают такие пристрастия. Что вы думаете о новой волне с восточной Европы? Ок, сейчас все одержимы Demna (Гвасалия) и Gosha (Рубчинский), но полагаю, что креативность происходит со всего мира. В моей студии есть ребята из Словакии, Польши, Италии, Англии, Голландии и Америки. Это интернациональный коллектив, просто команда молодых ребят. Они видят одни и те же вещи, читают одни и те же вещи, смотрят одни и те же вещи в Интернете и Инстаграме. Сейчас национальность не имеет значения. Вы выбрали независимость для своего модного дома с очень персональной формулой роста… Наша бизнес-стратегия – не иметь бизнес-стратегию. Кроме шуток, естественно, у нас есть планы, но рост должен происходить натурально. Органика, я бы сказал, боле подходящее слово. Мы встречаемся с интересными людьми, рождаются прекрасные возможности. То же происходит и с открытием магазинов. Когда было торжественное открытие в Париже, это не было в нашем бизнес-плане, но мы нашли это помещение, влюбились в него и открыли. У нас так. Вы сказали, что очень любите моду. Что именно? Всё. Мы избалованны работой в такой отрасли. Немного недооцениваем её, когда удача нас покидает. Тут много интересного можно сделать и увидеть, инвестировать в молодежь, это единственная возможность, чтобы быть действительно креативными. Правда также и то, что помимо создания красивой одежды, можно хорошо зарабатывать. И у новых талантов есть место, чтобы начать. Если ты правильно заявляешь о себе, тебя заметят. Как вы вошли в мир моды? Я вырос в одном магазине. Мои родители имели магазин модной одежды в сельской местности недалеко от Антверпена. С малых лет я всегда ездил с ними в Париж, Милан, Флоренцию, чтобы приобрести коллекцию. Для меня было естественно продолжать в том же направлении. Когда ты ребенок, у тебя есть только два способа реагировать: или ты ненавидишь и становишься строптивым, или же любишь. У меня было два образования: школа и магазин модной одежды. Но с другой стороны мой отец заставлял меня заниматься садоводством. Каждые выходные я должен был делать для него ненавистную мне на тот момент работу. Но позже я полюбил её. Когда мне было 18 лет, я сбежал в город и сказал себе, что никогда ноги моей не будет в саду. Но в возрасте 30-35 лет произошел момент, в котором появились терраса и вазы в доме с зеленью и деревьями. Куда подевалась знаменитая Антверпенская шестерка? Они еще существуют. Мы продолжаем встречаться, дружим и поддерживаем связь. Недавно я встретил Вальтера (Ван Берендонк, примечание редактора) на показе мод в Королевской академии Антверпена. Это маленький город, поэтому такие встречи происходят часто. Что вы почувствовали, когда вас выбрали дизайнером для крупных модных домов? Я уже достаточно занят своими коллекциями. Даже если у меня нет пре-коллекций я работаю полный рабочий день. Я ко всему отношусь очень серьезно, люблю креативную часть дела, даже в мелких деталях. Есть великие дизайнеры, которые заходят в офис, излагают основные принципы и предпочитают быть далеко от команды, создающей коллекцию. Я же люблю быть в курсе всего, даже в решениях размера вышивки, или кристалла на аппликации. От Дэвида Боуи к шестнадцатому веку. Как появляются задумки ваших коллекций? Они никогда не приходят одни или одновременно. Это всегда множество идей, атмосфера, которую ты желаешь изложить. В этом сезоне вернулось craft (ремесло), ручная работа, с таким крестьянским материалом, как лён. Когда я думаю о craft, естественно приходит в голову ассоциация с периодом art and craft (движение искусств и ремесел). Например, переработка гобелена. Но ты свободен видеть, что происходит. Ты идешь в Freeze и видишь молодых артистов, работающих с керамикой… Коллекция искусства? Мы не коллекционируем. Мы покупаем то, что нравится. Коллекционировать означает быть одержимым определенным предметом. Для меня это может быть дорогая или дешевая вещь, ценная или не очень, что-то пластиковое, подобранное на дороге или произведение искусства. Это может быть предмет интерьера или искусства. Для меня все однозначно. О чем вы думаете, когда видите кого-то одетым от Dries Van Noten? Мне нравится. И мне нравится видеть, как носят мою одежду. Конечно, для меня настоящий комплимент видеть кого-то одетым с головы до ног в мою коллекцию. Но мне нравится также и видеть, как её интерпретирует какой-нибудь парень, который должен экономить деньги, который покупает футболку и надевает её в своём стиле, с подвернутыми рукавами и джинсами. Он использует одежду, чтобы рассказать что-то лично о себе, как те модели, что в конце показа получают футболку, которую, возможно, наденут на пробах шоу следующего сезона, абсолютно полинялую, потому что носили и стирали её много раз. Важно ли наблюдать за новыми поколениями? Несомненно, потому что каждое поколение хочет оставить свой след, хочет отличиться. И сегодня с помощью социальных сетей это видно. Мода в этом случае становится важным средством, чтобы выразить кто ты и что делаешь. Какие у вас отношения с социальными сетями? Они – часть мира, их можно любить или ненавидеть. Как автомобиль. Тебе нравится водить машину? Но я не одержим ими. Вы одержимы чем-то? Возможно. Но я не хочу рассказывать всего. У вас есть какие-то сожаления? Я счастлив тем, что сделал. Чтобы добиться этого, мне пришлось принимать решения, чем-то жертвовать, но мне грех жаловаться. Вам нравится определение дизайнера или же оно слишком узкое? Любое определение всегда в какой-то степени ограничивает. Я больше думаю о свободе в деле, в работе с моей командой, которая становится все более важной, потому что невозможно все делать одному. Необходимо быть креативным в одиночку чтобы создавать коллекции, но нужно быть и более креативным, чтобы выбирать нужных людей вокруг себя, стимулировать их, бросать им вызов. Но необходимо и давать им свободу идти против того, чего ты сам лично требуешь. Юна Ватанабе Репортаж Стефано Ронкато Фото Томми Тон @ Thecollectiveshift Антенна. Она принимает сигналы из будущего и может рассказать что произойдет в скором времени. Ткани, линии, цвета, рисунки, импровизации… Знаменитые сотрудничества с другими брендами. Сегодня по подиуму ходят модели, демонстрируя работы Юны Ватанабе с ярким импринтингом. Завтра они станут предметом вдохновения для всей модной системы с механизмом головоломки. Не нужно много слов, за себя говорят наряды, которые похожи на трехразмерные мысли, проекции – плод рассуждений для дизайнера, родившегося в Фукушиме и получившего образование в Bunka fashion college города Токио. Затем, как мы

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уже знаем, он вырос в мире Comme des garçons под крылом покровительницы Рей Кавакубо, креативной души японского бренда, который поистине является эстетической философией. Она редко даёт интервью и не выходит на поклон в конце показа. Но его мысли светлы и обворожительны, когда вам посчастливилось войти в его мир, авангардистский и в то же время реальный, гиперкреативный, но не отвергающий бизнес, среди техно-сюрреальных шоу и демонстраций в супер-уличных контекстах, как его последняя мужская коллекция. С граффити на стенах и татуировками на лицах показ знаменует собой 15 лет с дебюта мужской линии. Это отправная точка с которой начинается его творческий процесс. «Когда мы выбрали тему, мы начинаем поиск и стараемся идти в самую её глубь. Маниакальность – основа нашего творчества». Татуировки даже на лицах. Рисунки в музыкальных тонах. С чего начнется ваша весенне-летняя коллекция 2017? Меня вдохновил образ и дух ретро-гангстеров. Это очень легкое и почти юмористическое сближение в отношении к тому, кто они носили и их шутовских выходок. Источниками вдохновения явились дешевые жулики и прихвостни из фильма «Черная кошка, белый кот» (режиссёра Эмира Кустурица, прим. редактора). Ваш дебют и первый мужской показ состоялись в 2001 г… Как изменилась мужская одежда в ваших коллекциях за пятнадцать лет? С чего вы начинаете создание коллекций? Для каждой коллекции мы ищем новый подход на мировом уровне. Мы делаем это и для того, чтобы создать что-то необычное. Когда выбрали тему, мы начинаем поиск и стараемся идти в самую глубь темы. Маниакальность – основа нашего творчества. Вы как-то сказали: «Для женского образа я ищу то, что ещё никогда не видели. Для мужского же я стараюсь быть более каноничным». Мужская одежда более реальная, в то время как женская авангардная? У вас два разных подхода? Как человек творческий я стараюсь создать чтото взбудораживающее, надеясь, что это взбудораживание принесет результаты, как для мужской, так и для женской одежды. Как вы познакомились с Рей Кавакубо? Каково это, сотрудничать с ней? Как бы вы определили проект Comme des garçons? Я редко работаю с ней непосредственно и не получаю от неё каждый день советы. Конечно, меня вдохновляют её рабочий метод и среда Comme des garçons, которую она создает и в которой я нахожусь ежедневно. Кобрендинг приобрел большую популярность. Вы были одним из первых сотрудников с такими брендами, как Moncler, Levi’s, All stars… Откуда приходили идеи? Почему это такие успешные проекты? Очень просто создать одежду, сходную с классической. Но ограничение никогда не сможет передать историю, которая скрывается за оригиналом. Я хотел работать с производителями, у которых есть интересный опыт, чтобы создать изделия под размер, по моему вкусу и добавить их в мою коллекцию. Это была отправная точка моего творчества с другими брендами. Я работаю с теми, кто необходим мне для моей коллекции. Что больше требуется сегодня от дизайнера: быть более творческим или более бизнесменом? Делать деньги – непреложный факт в бизнесе. Общество имеет четкие цели и ждет от меня их достижений. Продажи являются неким инструментом для измерения успеха. Равновесие между всем этим и творчеством всегда сидит в моей голове, даже если цель моего творчества не заключается в удовлетворении наших бизнес-клиентов, все было бы бесполезно, если бы никто не обращал на нас внимания. Я придерживаюсь стандарта day-to-day life, я живу свою жизнь день за днем. Я установил антенны, чтобы проверить это. В основном, в своих коллекциях я предлагаю то, что мне кажется подходящим и, как результат, смогло бы завоевать любовь наших клиентов. Случается ли у вас, что вы не удовлетворены своей коллекцией? Может быть это что-то личное, что мне никогда е приходило в голову, что «Это самое лучшее». Насколько сложно сегодня создать что-то интересное? Меня тоже посещают творческие кризисы, когда мне кажется, что я исчерпал свои идеи, чтобы создать что-то новое. Но все, что я могу сделать – это стараться.

中文 Fausto Puglisi 撰文:Stefano Roncato 摄影: Tommy Ton @ Thecollectiveshift 今天, 他那新工作室的地板就像一个被倒放的试衣间。 珍贵 面料的碎片、正在进行刺绣的细节、寥寥几笔就勾勒出礼服精 髓的铅笔画四处散落。它们似乎直接从地面吸取了能量,随时 准备改变,创造奇迹。颜色、晶片和性感是Fausto Puglisi礼服致 命诱惑力的源泉。来自墨西拿的设计师说道:“我不喜欢折衷 办法。”而他也坚守了承诺。他的艺术旅程是一个色彩浓烈的 故事,如同带有乔伊斯意识流不可阻挡的多米诺骨牌。图像, 回忆,暗示,人物,名字,地点。他毫无隐瞒, 一点点圆滑 世故,却又非常真实。 为什么首发要选择男装呢? 其实这是我一直想做的。我脑海中已经有了我的女人和陪伴她 的男人。 那些自由真实的人就是我明确的参照,于是我就全 身心投入了创作。特别喜欢的是那些我去南部时遇到的人…… 在南部哪里呢? 可能这样说很随大流,但是那不勒斯总使我念念不忘,就像毒 品一样。巴勒莫也是,但那里更黑暗,在某些方面,它更贵族 更严厉。巴勒莫是黑白的,极端的,绝对的,那不勒斯是多彩 而疯狂的,就像佛罗里达。还有这里戏剧舞台的Pulcinella(驼 背钩鼻的小丑)也是件疯狂的事。我也想念里约热内卢。我居 住过佛罗里达,它既有诱惑力又非常恐怖,是美国一个非常独 特的地方,那里不合理的可怕程度甚至超越了迈阿密。所有疯 狂的事物都散发致命的吸引力。 那不勒斯,里约热内卢,巴勒莫,佛罗里达。它们有什么共 同的地方? 这些地方都有强烈的文化碰撞。力量来自街道。创意来自国 王,或来自巴勒莫的禅区(Quartiere Zen),来自那不勒斯的 西班牙区,来自Secondigliano地区,来自里约热内卢的贫民 窟。我喜欢大胆而自信的男女。而这种自信常常在困难时出 现,并塑造你的生活风格。 这就是最能代表人民的人。就像 渔夫Masaniello,这样的人一直在我脑海里。穿我想穿的 ,做 我想做的,我就是国王。并不因为你真是国王,而是你感觉像 国王一样。我很喜欢“我没有什么可失去的”神话。只有这样 你才能真正的自由。 您之前说过它们很喜欢视觉冲击力强的衣服,这是西班牙区 的一种风格... 当然。这也回到了那不勒斯和杜嘉班纳的点子上。意大利风情 的神话从最初一直带动着它们向前。我们应该感激索菲亚·罗 兰,夏夏和维尔加新现实主义或者电影《气盖山河》,是他们 一直在成功地把意大利风情带到全世界。这要归功于意大利的 自由。自由和幸福让人慌乱。皮兰德娄曾经说过:如果你爱自 己,你就能真正的爱人类。人类才是一切灵感最大的来源。 为什么当大家称您为Spiga 2时,对您来说有重大的意义呢? 在那段时期,我决定离开意大利。2009年和2010年我参加了 Who’s on next的比赛,两次我都落选了。两次都被提名但是 最后还是输了。无论什么场合我都被踢出场,我当时还有个没 到场的经纪人,当那日他说我永远都会默默无名时,我便放弃 了所有。但是我终于做到了,这就是Spiga 2名称的偶然来由。 那也是一个拥有知名度,并能留在意大利的机会。一切具体的 事情都从那里开始。 Domenico Dolce 和Stefano Gabbana对您有什么看法?

他们都是坚强、真实而忠诚的人,是我不放弃继续向前的动 力。我很依赖他们,不仅仅是因为他们给了我机会,那是唯一 能够让我展示自己作品的方式,也因为这个大家庭的规模;里 面当然有Stefano 和Domenico,还有Alfonso(Domenico Dolce的 弟弟),Simona Baroni,店里的年轻人,Martin里的人,甚至 是服务员,他们都像我的妈妈。米兰对我来说充满了敌意,但 我在这里找到了个小窝,一个家庭。 如果不是米兰, 那您会去哪里发展呢? 去美国。纽约或者洛杉矶,即使不在时尚的范畴内,我对 这些城市都有一股强烈的爱。我在我的手臂上纹了好莱坞一 字。更重要的是, 好莱坞是一个巨大的熔炉,有高山也有低 谷,有主流也有前卫。大卫·林奇和铁杆粉丝共存,还有那 些棕榈树?我很喜爱它们。当然,我跟纽约之间的纽带也是 牢不可破的。 好莱坞对您来说代表着什么? 我能想到苏菲亚·罗兰,玛丽莲梦露,克拉克·盖博,葛丽 泰·嘉宝和Adrian的服饰。但我认为好莱坞是纯粹的绝望,如 同那不勒斯的魅力。梦想,噩梦,失望,痛苦,绝望,精神 病,无所不能谵妄,青少年的痴迷。好莱坞代表我们西方社会 的理念。是投射成千万种形态的自我,痛苦,破坏。这些灵感 来自杰夫·伯顿的一张照片,犹太公墓和好莱坞标志的小山后 的死亡,永生的承诺。 说到成千上万的自我。您的自我呢? 我非常自我。不可救药,或许更厉害呢(笑)。我生活在一个 世界,它向外投射到我感兴趣的人身上,那些简单的人, 就 像路上卖鱼给你的人。我希望能为边缘人做更多的事情。我喜 欢关系中的肉体接触。 我会立刻拥抱他。至于我的自我,我 尝试能更大程度地远离,我更关心的是我的独立性,我想建立 我的王国,拥有最大的自主权和自由,远离外界的影响。我想 突破界限,我带着我的愤怒和勇气创造了一切。当你决定走一 条路时,不要随波逐流。 我不是最好的,但是我的项目与所 有其他人的都不同。我喜欢 用身体庆祝来表现我的性格。也 就是我说的肉体接触。 你的视角在与名人交流时有帮助吗?那些比意大利人更早发 现你的美国人.... 如果你穿Puglisi的衣服, 你就拥抱了我的世界。现在我对那些 想要建立自己形象的名人感兴趣。我想到麦当娜和她的Reabel heart tour 巡回演唱会。在那里我和她以及Arianne Phillips有过一 段非常密切的对话。建立一个真正的舞台实在是太美妙了, 我们在长岛日以继夜的工作,麦当娜重建了拿骚体育馆内的舞 台,以着魔的方式再现了舞台的场景,并亲自打理一切细节。 同样的事情也发生在制作凯蒂·佩里Prismatic world tour演唱会 的服装上。还有,你有看Fergie的视频吗?简直太美妙了。Kim Kardashian, Natasha Poly,Amber Valletta,Ciara,都是些大制 作。和B Akerlund (服装设计师)一起,我们就像给好莱坞电影 制作那样努力工作。收到Fergie送的一束鲜花实在太有意思 了, 她还在上面签了Fergie Puglisi。 时尚界在发生着什么? 很不幸的是, 他们摧毁了时尚,时尚已经不存在了。靠近别 人的唯一方法就是与人沟通。世界会奖励那些能在街上与人沟 通的时尚。当一位女性看到一件衣服,她说:“哇,我想变得 美丽”,或者当一位男性看到一件衣服说道:“哇,我想变 得很帅”。这就是时尚。但如果大部分设计师都讨厌女人,这 就不会发生。幸运的是,世界不是由厌恶女人的人组成的,而 是由喜欢自己的女人和爱女人的男人组成,也由喜欢男人的男 人组成,他们喜欢英俊的男人。这不仅是厌女症,对男性来说 也是一种可怕的品味。我喜欢探索新的领域,喜欢360度看世 界。对我来说,时尚就是文化。我是个杂食动物,我喜欢矮和 高,垃圾时尚和精致,流行文化和古典文化。但想要了解垃圾 时尚,你必须阅读夏夏和帕索里尼的著作《写作的海盗》。 这个与消费者的复杂关系会反映到销售危机上吗? 有一个问题,就是跨国公司的垄断。我们必须用自己的力量 前进,我知道没有比我更好的品牌。我并不渴望进入一个大集 团。现在一些才华横溢的设计师像木偶般行动,一个傀儡。 就像木偶的悲剧一样,他们出现然后消失,今天还在,明天 谁也不知道。我是我自己的木偶。我决定一切,而且我不需 要向任何人解释。 曾经有大的奢侈品集团透露过购买的意向吗? 有,但我没兴趣,我只想做纯粹的Fausto Puglisi,我想继续写 我自己的故事,我知道这很困难。有大集团的垄断,但幸好客 户都很聪明,他们不再接受导向和妥协。如果他们不喜欢那些 衣服,衣服就会留在衣架上。还有另一个问题,有才华的创意 总监在一家公司停留一年或更长些时间,就会转移到另一家公 司。最终客户再也没法理解设计方向。 这像华尔兹般的转换 并不能帮助消费者。 保持独立性有多难? 这并不容易。我不在乎这是否听起来很自负,但是我必须在周 围建立一个城墙。你的武器就是坚韧和勤劳。自由让很多人害 怕,其实真的很让人很困扰。 对很多人来说我早就死了。但您知道这些妒忌能带来运气吗? 您现在在构思哪些未来的项目呢? 专注于女人并痴迷地呵护她。以及激发男人无限上升的能力, 在新的一季把我们的系列带到世界上最好的商店。我怎么看待 两者的组合呢?他们是两个反叛。我们能从西班牙区走出来或 者进入白金汉宫。我再强调一遍,我对强烈的对比感兴趣。 您会推出一个高级时装系列吗? 我推出的系列中常常有高级时装,高级时装我指的是意大利 式、手工制作以及无所畏惧的风格。我想全身心地投入到新的 系列中, 但是我觉得混搭慢速和快速的概念非常有趣。一件 手工刺绣的衣服,搭配磨损的氨纶打底裤就是今天的时装。我 喜欢想象一个开摩托车却穿着高级时装的女人。 西西里根源对您的审美情趣有多大的影响? 西西里岛也是另一个受到巨大文化冲击的地方。 从小起接受 身边给予的事物,不在这里出生,你是不会了解的。 没有什 么是被过滤,这就像在肚子上给你一拳。我看到的女性,她们 的穿着方式就是她们的权利宣言。我喜欢象征权力的时尚。看 见囚犯的妻子们拿着沙冰。铂金色的头发,穿着印花打底裤, 戴着许多珠宝,充满了诱惑。大海在我的DNA里。渔民,能 灼伤皮肤的太阳,耀眼的颜色。我相信一些渔民比很多管理者 更懂时尚。其实风格和衣服并没有关联。对我来说,穿汗衫的 毕加索,敞开的衬衫和裤子就是风格的化身。风格是自豪,文 化,灵敏度,灵魂。西西里是希腊式的,是巴洛克风格,是阿 拉伯风格,是西班牙风格。我就是这个混合体。 我不能改变 它,我喜欢强烈的个性,或极有文化的人,就像Nilde Iotti,一 个在民主的领域成就了意大利历史的女人,争取权利,在电视 上,我看到她穿着非常时髦的波点裙子和无可挑剔的头发。我 希望能混合Cicciolina和Nilde Iotti的风格。 说起女性, 你怎么看待Donatella Versace? 我觉得Donatella是世界上最美的女人。特别是她笑的时候。她 是最耀眼也最精致的女人,我很喜欢她的身材,这是意大利的 象征。她是个缪斯,也是我想打扮的女人 在佛罗伦萨推出的男装,模特里还包括囚犯... 我常说的一句话:我没有权利去评价别人。我不认为现在世界 很太平。这些男孩子是男人,是人,我听了他们的故事,他们 写给我的信里面充满了人性和美,他们的人生常常缺乏正确的 榜样。我也感动哭了。我相信救赎,相信人的改变。相信我, 这次的经验极大地丰富了我。我有什么权利去评价呢?我想迎 接他们,我想去监狱给他们上时尚课程。我说过一句话:“你 们梦做的太多,于是被毁了。”但人非圣人,孰能无过。 Thom Browne 撰文:Stefano Roncato 摄影:Tommy Ton @ Thecollectiveshift 那个有红白蓝三种明确颜色的罗缎小标志,出现在他穿着的外 套、鞋子后面及名牌短裤上,还有那些精准、紧身、裁剪得体 的外套下面。这是Thom Browne先生公司品牌的新形象的要素 之一。从他2004年发布的第一系列开始,就收到了巨量订单, 将其男装形象带入正轨。精益求精,近乎偏执,形象干净利 落。总是以戏剧化的方式展示,如同记忆中的旅行片断,梦幻 与天真交织加上一点挑衅。最近一场 ,黑色冲浪者的沙滩, 脑海中的旧痕迹。男性化的婚礼,男性艺妓。涂了嘴唇的玩具 士兵。Pitti男装展上的航天员或办公室狂人。唤醒了五六十年 代的美国风,略微失真的痕迹,展现一部男装的剪裁神话。一 个裁剪精灵。在女装上也有天分,发布了古老星形和条纹图案 的女装系列。“下一步?继续成长。”Browne解释道。经过一 系列的改变确保公司的扩张后,他成为了Sandbridge Capital的 大股东,Rodrigo Bazan担任Ceo,后者曾任Alexander Wang首席 执行官。从2001年开始,只有五件衣服和一间小的定制裁缝店 至今已经过了许久了。 最近这场秀的灵感源于什么呢? 最初真的是一些简单的想法。冲浪运动,年轻人,功利主义者 的项目。这就是我的方式 聊到年轻人……新一代对您来说有多重要呢? 对我来说最重要的是当人们开始享受他们自己着装的时候。 不是予以珍贵的对待方式,而是使用他们。这就是我让模特

们在观众前脱掉衣服的原因。生活里我们就这样做。这很有 感染力。 在Pitti男装展上从航天员到婚礼再到办公室布景。每场秀里属 于您的背景是什么呢? 这跟我过去的经历并无明确的关系,而是从我头脑里的形象出 发。最重要的是以不一样的方式来诠释它,所以我从不使用文 字或解说词作为参照。完全不用照片或舞台基调,我喜欢它们 在我脑海中的样子。有时候将它们忘记,掺和在一起,让他 们变得更加有趣。 为了馈赠一种感觉… 我喜欢人们理解所有一切的起源,并且总是改变自己的视点, 这对我来说是最重要的。 您如何看待为其他的品牌做设计,比如Moncler或Brooks brothers? 只要我能理解和欣赏那个牌子就行得通,这是合作的唯一途 径,需要互相尊重。 注重外套裤子和鞋子的式样,剪裁和合体。您独特的风格是 从哪儿来的呢? 我觉得这就是我个人的品味。我喜欢所有的东西都是整洁, 有秩序,一致的。 就像在一所军校…… 我喜欢一致和信任,制服的个性。 男性时尚正在改变。取消走秀,设计师在快速的转变。男装 正在经历什么? 我想所有人都在试着搞明白这点。我知道哪些对我行得通,我 喜欢做服装展示。我的生意发展很好,所以我没有理由改变, 重要的是每个人知道什么适合自己。看着人们试着接触新的途 径,接受新的挑战也很有意思。 Sandbridge资产收购了您在日本的公司Stripe International的大 部分。换了一个新的经理。您如何解读您公司和您业务上的 这些变化? 这些年一切都进行得很顺利。我希望抓住这个好时期从中获 益。我想一定要发展,一定要强大到可以去做我想做的事情。 我与日本的关系一直都很好,并将保持部分参与。对我来说, 我希望有人来帮助我完成有力的成长。 您的下一步计划是什么? 我们将继续按照以往的风格延续我们的系列。女性正在变得越 来越重要,所以女装会成为焦点。男性一直都很重要。而且我 想要开店,因为我觉得没有什么比利用自身的经历来满足人们 的需求更好的了。 会发布新系列吗? 不会。在预览和主打的男装和女装之间,我们每年会出12套系 列。我觉得已经很多了。 既然提到了,您对整个体系从预览系列发展到如今的这一套“ 随看随买”程序如何看?有必要吗? 在这种情况下也一样,每个人要了解自己的需求。这对我的业 务有帮助。对我来说行得通。 在巴黎时装展上您自己的服装系列或米兰时装展上的Moncler Bleu系列,您觉得自己更趋向于美国风格还是欧洲风格? 我自己感觉是十分美国风的。国际风格是一定的,但自我感 觉很美国而且我希望人们永远在我的系列中看到美国风情。 表现出此重视是很重要的,因为毕竟在50、60年代曾有过被世 界欣赏的地道美国风。很多外国人比美国人更重视这个。在 70、80年代失去了一些,把它再现并让它得到世界的欣赏是我 强烈渴望的东西。 去年,在纽约时装周男装会场上,您发布了成衣系列…… 很顺利,我在纽约买了工厂。因为即使在我的秀场上有争议, 保证衣服的质量都是最起码的。那一系列都是精美制作的经 典款礼服。 您喜欢生活在纽约吗?那里是世界的中心吗? 我喜欢在纽约,我也喜欢旅行。我的工作大都是我在外面的 时候做出来的。 您如何平衡这些不同的工作呢? 做就是了,没别的选择。我喜欢合理安排,我身边的人都很能 干。日程表一定要有。但也要根据设计图的设计方法来定。开 始时从头到脚一切都已经成型了,不存在最终风格的问题。 您在设计服装系列时会想些什么? 整体外观。 您会绘图吗? 不会。我在头脑里有构图,就像概念草图。看起来不是很容易 读懂,我的工作团队有能力诠释它们。 您说过在您的秀场中,即使一件衣服有完美的做工,也总会 引起争议…… 当你想把它们做的很完美时,必须有一个元素,让它留点不完 美。那些百分百完美的东西很无趣。需要一些个性。 婚礼或玩具士兵。您在秀场上想要表达什么呢?从内衣到男装 来一场摇摆舞吗? 我希望人们用不同的角度看待它。一个很简单的道理,和一些 不是立刻就能被理解的东西。让人深思。不一样的观点。 您对其他服装秀里那些大量的争议是怎么看的呢? 我不看其他人的秀,这样我做起设计工作来就简单很多。有时 候当你看得太多,就会心生畏惧,潜意识里很容易就会被影响 到。我经常说无知是一种美德。 您有喜欢的设计师吗? 那些作品大胆而有趣的,像Rei Kawakubo,没有人能像她一 样。 就是我们所说的设计天才…… 我重视质量。还有所有跟纯设计打交道的人。 你在工作之余如果有时间的话,会给大的时装屋做设计吗? 我永远不会放弃我的品牌,但是有一个我是愿意做的。哪个? 我不会说的。 意大利的还是美国的,譬如说? 两者都不是。 法国的? ...(笑) Dries Van Noten 撰文: Stefano Roncato 摄影:Foto Tommy Ton @ Thecollectiveshift 自由。这是理解Dries Van Noten的宇宙的首要关键词。在 这个宇宙里,一切都结合自然,结合这位来自安特卫普的设计 师血液里流淌的风格与优雅。创作的自由,可以翱翔于艺术 与音乐,设计与舞蹈,旅行与美食,历史与新一代之间。用他 自己的话说,就是可以“天然、有机”地生长。他的时装品 牌傲然独立,设计师就是品牌的标志,商业策略与心灵和感觉 紧密联系。感觉,他的时装秀让人想起释放的囚徒。例如最新 一次男装秀,模特儿在墙前走过,墙上有1200盏旧车灯。带来 眩目的魔幻光线。 最新一次男装秀,您的选择也是情绪强烈的…… 对我来说,重要的是以一定的视野进行创作与展示。但随着 时光流逝,一切都变得混杂,包括性别,所以能够做一个纯 粹的男装秀也很重要。一个阳刚的男装秀。男装秀应该不止 是展示配饰。 对您来说,男装意味着什么? 我喜欢做男装,我也喜欢做女装。从一开始,我就一直很迷 恋混合两个性别的服装元素。但最后,一个男装系列,应该是 纯粹为男人服务的。如果有女士为他买衣服,当然没有任何问 题。但在我的概念里,在我对于服装系列的理解里,我认为男 装就是男装,不是介乎于男女装之间的东西。 您如何评价男装界正在发生的事情呢?许多走秀都取消了…… 许多企业都是产品取向,而非创意取向。但创意是一切的开 始。整个市道并不是太好。且让我摸铁说一句,我们一直在增 长。这是一个很大的挑战,想想最近刚发生的英国退欧,我们 想象不到还会有什么事情发生。很有可能,许多人认为强势 回归必须推出更多产品。但是,当时装品牌推出早系列,次系 列,主系列……人们只是对此感到厌烦。我爱时装,一直在看 别人在做什么。不过我已经不再看别家的早系列,我厌倦了。 这很遗憾。最好还是集中精力,一鸣惊人,好过走很多场沉闷 的海军装秀。人们想要的不是那个。 那人们想要什么呢? 就用食物作类比,对我来说食物是很重要的。现在的人对食 物非常感兴趣。五年前,去一家米其林三星餐厅,里面有五 十个服务员。现在,最好的餐厅有一个主厨,一个服务员, 一瓶不知名的美酒。人们寻找的是本地性。我记得有一部意大 利电影,讲的是回归到奶酪的手工制作。这就是正在发生的 潮流。将商店造成大理石神庙并没有用,重要的是不一样的产 品,不一样的手法。我们从食物中学到的,就是你不能在网 上买到它。食物是一所优秀的时装学校,让你明白人们是怎 样开始思考的。这同样发生在旅游业。五年前,你会去五星酒 店度假。现在,你到深山里挤牛奶。这是另一个行业,但也 正在影响着时装。 所以说,更接近人们的生活方式…… 这次时装秀,我们与一位书法家合作,他是一位23岁的俄国 小伙子 ……他的每一天都是在写字中度过的。他的家里全是 纸,上面是各种不同的字体。人们有这样的热爱,真是一件

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美好的事。 您怎么看东欧新浪潮? 现在人们着迷于Demna (Gvasalia) 与 Gosha (Rubchinskiy),但我想创意将来自全世界。 我的工作室 里,有来自斯洛伐克、波兰、意大利、英国、荷兰与美国的年 青人。这是一个国际化的团队,也只是一个年轻的团队。他 们看见的东西是一样的,阅读同样的书,在互联网或Instagram上看同样的东西。现在国籍已经不那么重要了。 您的时装品牌选择了独立,以非常个人化的方式成长…… 我们的商业策略,就是不要商业策略。不开玩笑,我们当然是 有自己的计划的,但是应该以自然的方式成长。我会说这是有 机的,也许这个词更有吸引力。我们会见有意思的人,促成好 的机会。商店开业也是如此。巴黎店的开张,本来并不在商 业计划里。但我们找到了这个店铺,我们很喜欢,就开了一家 店。对我们来说就是这样。 您说您爱时尚。有没有特别喜欢什么呢? 一切。能够从事这样的行业,我们是备受宠溺的。我们也低估 了自己有多幸运。看的和做的都是有趣的事情,投资年青人, 有着独一无二的机会,成为真正有创意的人。而且,除了做好 看的衣服,还能挣钱。新晋的人才有空间施展。只有用对方法 宣传,就会得到关注。 您是如何入行的呢? 我是在商店里成长起来的。我的父母有一家时装店,在安特 卫普附近的乡村。我从小就跟他们到巴黎、迷恋、佛罗伦萨旅 行,购买时装系列。对我来说,继续向那个方向发展是自然而 然的。当你还小的时候,你只有两种方式应对。要么因厌恶 而叛逆。要么爱上它。我接受了两种教育,学校的教育以及时 装店的教育。另一方面,我爸爸还迫我做园丁。每个周末,我 都要为他打理花园,那是我当时最讨厌的事情。但后来我又很 喜欢。18岁的时候我逃到了城市,我说我再也不要再踏足花园 里。但到了30-35岁,我又很爱阳台、花盆,家里都是绿植。 著名的安特卫普六君子后来如何了? 他们还在活跃。我们还会见面,我们是朋友,保持着联系。最 近我见过Walter(Van Beirendonck,编者按),在安 特卫普皇家学院的一个时装秀上。安特卫普是个小城市,我 们常常会碰面。 为大品牌设计而成名是什么感觉呢? 那时我已经忙于做自己的系列。即使我不做早系列,这也是 一份非常忙碌的工作。我对一切都很认真对待,我爱创作,包 括创作小东西。有的大设计师,到办公室布置了指导纲领,就 远离了创作系列的团队。而我喜欢全程参与,包括决定绣花 或水晶的大小。 从大卫·鲍伊到十六世纪。您的时装系列灵感是从哪里来的 呢? 它们从来不会自己找上门,或同时涌现。总是创意的互通。是 一种你想要表达的氛围。这一季回归到手工制作。采用乡村风 面料,例如亚麻。当我想到手工,自然会联想到手工艺术的时 期。例如挂毯编织。但你的思想是开放的,可以接受任何可能 性。你会去Freeze去看年轻的艺术家如何制作陶瓷…… 您收藏艺术品吗? 我们不收藏。我们只是买自己喜欢的东西。收藏意味着只对某 些东西情有独钟。对我来说,它可以是贵的或便宜的,有价值 的或没价值的,街头找来的塑料品,或者美丽的艺术作品。可 以说装饰品或艺术品。都没有区别。 您看到别人身穿Dries Van Noten的衣服时会有何感想? 我喜欢。我也喜欢看他们的穿着方式。当然,看到有人从头 到脚都穿我的系列,是一个很好的表扬。但看青年人如何诠释 也很有趣,他们也许要省吃俭用才能买上一件,买一件T恤, 穿出自己的风格,卷起衣袖,或者搭配牛仔裤。借助衣服讲 述他们自己的故事。还有一些模特儿,在走秀结束之后受到 一件T恤,下一季度的试演就穿上它。完全褪色了,因为穿过 洗过太多次。 展望新一代很重要吗? 当然了,因为每一代人都想留下自己的印记,以不同的方式展 现自己。你看到,今天的方式就是社交媒体。而时尚成为了重 要的手段,去表达你是谁,你做什么。 您如何看待社交媒体? 它们是世界的一部分,你可以喜欢它也可以讨厌它。就像汽车 一样。你喜欢开车吗?但我并不对此着迷。 您迷恋某种东西吗? 也许。但我不想都说出来。 有什么悔恨的事情吗? 我对自己做过的事情很满意。但是我感到,为了达到今日的 成绩,我不得不作出某些决定,作出某些牺牲。但我也不能 抱怨。 您喜欢设计师的身份吗?或者说这是某种限制? 定义从来都是有限制的。我更喜欢自由。与我的团队共事的自 由,团队变得越来越重要,因为你不能一个人包揽所有事情。 创作一个系列,你必须是一个有创意的个体,但你必须拥有更 大的创造力,去选择合适的人与你一起工作。鼓励他们,挑战 他们。也要给他们自由,让他们敢于不恪守你的命令。 渡边淳弥 撰文:Stefano Roncato 摄影:Tommy Ton @ Thecollectiveshift 一支天线。 接收未来信号,能告诉你将有什么事情发生。面 料。线条。色彩。印花。图纹。与其他品牌轰动一时的合作。 今日渡边淳弥与他个性鲜明的时装秀登上了天桥。明日将启 发一整个时装界。带着“迷失东京”效应。无需太多言语, 衣服就如三维的思想,折射设计师的思考。他生于福岛,毕 业于东京文化服装学院。后来的故事大家都知道了,他进入了 Comme des garçons,在川保久玲的庇荫下成长。这个日 本品牌已成为一种审美哲学,川保久玲则是灵魂人物。他不接 受很多采访,时装秀后不会出来谢幕。但如果有幸走进他的世 界,你会发现,他头脑清晰,想法迷人。既前卫,又现实。 拥有惊人的创造力,但并不背离商业之道。介乎科技-梦幻的 时装秀与超级街霸背景的走秀之间,正如最新一季男装秀。墙 上有刮花,脸上有纹身。天桥,记录了他自推出首个男装系列 以来的15年时装生涯。这是了解他创作历程的出发点。“当我 们决定了一个主题,我们就会开始调查研究,力图更进一步深 入。变得癫狂,是我们的创作基础。” 脸上也有纹身。散发音乐气息的印花。您的2017春夏黑帮是 从哪里来的? 我的灵感,来自旧时黑帮的造型与精神。用近乎幽默的轻松手 法,去接近他们的打扮,他们的滑稽。那些没有钱的骗子混混 和笨蛋,电影《黑猫,白猫》 (导演埃米尔·库斯图尔卡,编 者按)也是一个灵感来源。 您的第一个男装秀是在2011年……十五年间,您的男装发生了 什么变化?您是如何开始设计一个系列的? 每一个系列我们都在寻求国际水平上的新手法。这也是由于我 们总是想与别不同。当我们决定了一个主题,就会开始调查研 究,力图更进一步深入。变得疯狂,是我们的创作基础。 您曾经说过:“对于女人,我会寻求前所未见的东西。对于男 人,我会在游戏规则内嬉戏。”您的男装更现实,女装更前卫 吗?手法不一样吗? 作为创作者,我希望做出令人兴奋的东西,我相信刺激才是卖 点。这对男女都是一样的。 您是如何认识川保久玲的?与她如何互动?您会如何定义 Comme des garçons? 我很少直接与她共事,也不会每天都收到建议。当然,她的工 作方式,以及Comme des garçons的环境,会给我启发。 这个由她创立的品牌,也是我的日常生活。 现在跨品牌合作十分流行。您是进行跨品牌合作的第一批设计 师,合作过的品牌包括Moncler, Levi’s, All stars…这个 想法是从哪里来的呢?为什么这些项目都能大获成功? 制作类似于经典的衣服很容易。但模仿却永远不能表达原创 背后的故事。我希望找到背景具有吸引力的生产者,为我的品 味量身定制,并将那些衣服加入到我的系列中。那就是我与其 他品牌合作的出发点。我选择的合作品牌,都是我觉得系列 确实有需要的。 今日设计师会面临怎样的要求?是更有创意,或是更商业导 向? 赚钱是生意之实。公司有严格的目标,希望我能达到。我认 为,销量也是衡量成功的准确标尺。这一切与创意之间的平衡 之道,一直在我的头脑里。即使我的创作目标并不是满足我们 的商业客户,但如果没有人关注我们,创作也就没有意义。标 准是我的日常生活,我每日所经历的生活。我将之放在天线上 作检验。基本上,我在系列中提出的都是我认为好的东西。作 为结果,也能够得到我们客户的赞赏。 您对自己的系列从来都不满意吗? 也许这只是个人性格,但我确实从未想过:“这个是最好 的。” 今天创作有趣的东西有多难? 我也感到难以创作新颖的东西。但我也只能尽力而为。

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