Bartolomeo

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Vivo in cucina. In cucina tengo la mia collezione di ricette, le biografie di cuochi famosi, i romanzi nei quali il cibo ha un ruolo importante. Qui leggo, penso, scrivo e, se non sono davanti ai fornelli, immagino di trafficare con pentole e tegami. Sembrerà strano, ma ho bisogno di essere innamorato per sedermi a tavola contento. Certo, le mie mani sono ruvide, le mie dita sono sciupate dal lavoro nell’orto, e porto sempre con me quel sottile odore di patate di cui vado orgoglioso, dettagli che le donne che ho saltuariamente frequentato negli ultimi anni, hanno subito notato in me, lasciandomi prima ancora che cominciassimo a conoscerci. Una vita scontata, la mia, disseminata da incontri impossibili anche se sento che sarei capace di conquistare il cuore di una di queste donne con la mia abilità di trasformare anche un brandello di carne in un boccone prelibato e in una lezione di stile. Conosco bene la cucina: è un luogo di passioni dove si incontrano il desiderio del cibo e il piacere della seduzione. L’ambiente fumoso ne favorisce la conoscenza e custodisce il segreto dei loro appuntamenti. Gli odori li avvolgono, i vapori li ingannano, e i due fortificano la loro unione – ora sono un morbido groviglio di fili di seta – stimolati anche dalla curiosità per i sapori che stanno per gustare, e ne scaturisce un intruglio magico che darà origine a pulsioni erotiche indomabili. La passione per l’arte culinaria è uno di quegli amori che non muore mai. È una tenace e piacevole eccitazione che può curare morbi diversi, una sfida continua che tiene la mente lontana da aridi pensieri e impedisce al corpo di ammalarsi e indebolirsi - uno stato di grazia che fa sentire bene qualsiasi cosa accada - e porta a migliorare le preparazioni gastronomiche fino a raggiungere l’eccellenza. Un destino fatale. La seduzione è un gioco ambiguo che nasce in cucina ma si consuma a tavola, stregata dalla qualità del cibo, stuzzicata dall’alcol, tenuta viva dalla conversazione, ammaliata dai decori della sala da pranzo e dalla lenta liturgia della tavola. Riti familiari interiorizzati nel corso di generazioni si mescolano a ritmi naturali nei quali sono coinvolti tutti i sensi: la linfa scorre, la pressione del sangue sale e l’attesa farcita di odori diventa un gioco erotico bellissimo, perché i profumi stuzzicano l’immaginazione. Si attende la metamorfosi del cibo dal suo stato primordiale e imperfetto a piatto finito. Si attende che il sacrificio dal fascino sottile e cruento compiuto dal cuoco si trasformi, passo dopo passo, in un incantevole e sofisticato piacere. E si attende, un cerimoniale estenuante che dura l’intero arco del banchetto, di possedere chi si ama. Solo allora, quando il turbamento e il piacere dei

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